Anno XLI
20.03.2019
Numero
718
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO
Ricariche telefoniche
Quero. Alle ore 14:00 la manifestazione si è aperta con l'iscrizione delle ma-
scherine, mentre il duo Barabba e Il Carnevale intrattenevano i presenti con
uno spassosissimo spettacolo. Seguiva la sfilata delle mascherine e relative
premiazioni; da segnalare la partecipazione dei bambini della scuola dell'in-
fanzia M. V. Casamatta il cui tema, quest'anno, era l'albero in tutte le forme,
stagioni e funzioni. Scelta dettata dalla volontà di ricordare la devastazione
delle foreste cadorine avvenuta nell'alluvione di ottobre. Genitori e maestre
hanno collaborato con entusiasmo alla creazione dei vestiti e nell'allestimento
del carro. Alle 16.30 sono arrivati i carri mascherati, sette in tutto, partiti da
Vas per proseguire verso Segusino e arrivare poi a Quero colorando il pome-
riggio di festa. Per tutto il tempo il chiosco della Pro Loco ha offerto a tutti crostoli e frittelle. Grazie tutti i collaboratori!
Vincitori della sfilata mascherine: Piccoli da 0 a 3 anni: 1° Adele Bogno fata dei fiori; 2° Gabriele de Bortoli jolly; 3°
Matteo Zancanaro pirata. Grandi da 4 anni in su: 1° Giorgia Vedova Mary Poppins; 2° Emma Andreazza poliziotta;
3° Anna Mondin piratesca. Gruppi: Asilo Maria Vergerio Casamatta; Hippie 6 ragazze.
3 CRONACA
Consueto successo della sfilata dei carri mascherati organizzata dalle Pro Loco di Alano e di Fener
voluto dare un segno tangibile di sostegno alla consorella di Fener per gli ingenti danni subiti al Parco del Piave a
causa dell’esondazione del fiume alla fine di ottobre 2018.
Al termine sia i presidenti delle due Pro Loco organizzatrici, Diego Dal Bon e Lorenza Segato, che il sindaco di Ala-
no, Serenella Bogana, non hanno nascosto tutta la loro soddisfazione per la buona riuscita della manifestazione,
resa possibile - per quanto riguarda la viabilità - anche grazie al prezioso apporto dei volontari, della Protezione Ci-
vile di Alano, dei carabinieri e della polizia locale.
Le foto pubblicate in queste pagine sono di Silvio Forcellini e di Settimo Rizzotto (più qualcuna tratta dalla
pagina Fb di Oscar Licini, Cristina Mondin, Alessandra Pighetti e Valentina Spada).
5 CRONACA
6 PERSONAGGI
Ricordando Giorgio
di Silvio Forcellini
Tanta gente lo scorso 28 febbraio in chiesa a Cavarzano, paese dove risiedeva da decenni,
e tanta gente nel cimitero della “sua” Fener, dove riposerà con la moglie Nennella, per
l’ultimo saluto all’indimenticabile Giorgio Fabbiane, carissimo e generosissimo amico. Una
vita “dedicata agli amici e allo sport”, hanno scritto non a caso i suoi nipoti per ricordarlo. E
Giorgio era proprio così: se poteva dare una mano (per una pratica burocratica da espletare
nel capoluogo o altro), non si tirava mai indietro (tranne i casi in cui se ne dimenticava:
sempre disponibile sì, ma non propriamente un campione di affidabilità). Fenerese, classe
1936, nel 1958 si trasferì proprio a Belluno per lavoro (e ancor oggi, a distanza di anni, è
ricordato in particolare per aver gestito il bar in via Caffi, luogo di ritrovo e…di perdizione
per eccellenza nei pressi del vecchio ospedale). Qui, tra un’ombra e un panino serviti anche
da occasionali baristi reclutati al volo tra gli amici quando si assentava, si potevano trovare
anche gli…slittini (di cui Giorgio era allora responsabile provinciale). Oltre alla compagnia
degli amici e…delle amiche, Giorgio infatti aveva una grandissima passione per lo sport, che praticò un po’ da gio-
vane, ma di cui si occupò in seguito come giudice di gara o dirigente. Fu, tra le altre cose, socio fondatore della se-
zione bellunese dei Veterani dello Sport. E proprio per l’impegno e per la passione in ambito sportivo ricevette signi-
ficativi riconoscimenti: la “targa Leone di San Marco” della Regione Veneto, il “distintivo d’argento” della Provincia di
Belluno, la “stella d’argento” e la “stella di bronzo” del Coni, oltre al titolo di Cavaliere della Repubblica. Fu grazie a
Giorgio che, nei primi anni Settanta, un buon numero di tifosi bassofeltrini del Belluno, allora in serie C, si avvicinò
alla compagine gialloblù. Ricordo le partite casalinghe al Polisportivo, cui non mancavamo mai, precedute dal pran-
zo con la squadra e, in particolare, col “mister” Beraldo (“sennò non mi mangia”, si raccomandava con noi lo storico
dirigente Fornasier). Ricordo le trasferte a Udine, a Trento… Con Giorgio, ovviamente. E mi ha fatto un certo effetto
ritrovare, al cimitero di Fener, alcuni protagonisti di quegli anni gloriosi venuti a dare l’ultimo saluto all’amico. Tra
questi, anche “Roger” Grion, giunto appositamente da Gorizia, mitico terzino sinistro di quella squadra: non è un
caso se, per noi tifosi, “Bubacco-Cecco-Grion…” suonava allora quasi come “Sarti-Burgnich-Facchetti…” o “Cudici-
ni-Anquilletti-Schnellinger…”. Ma Giorgio - come detto - non era noto solo in ambito sportivo; per la sua simpatia e
affabilità era conosciuto un po’ ovunque, dalla provincia di Belluno…alla Russia (che aveva visitato non so quante
volte). Ma era universalmente conosciuto anche come “l’ebete”, il soprannome affibbiatogli dall’allora direttore del
Tornado, il compianto Renzo Stefano Mattei, “perché bisogna essere ebeti per perdersi ad Alleghe”. Fatale gli è
stata l’ultima visita nella sua amata casa fenerese, lo scorso mese di ottobre, ed il ritorno di fiamma della sua stufa
a kerosene: dapprima il ricovero all’ospedale di Padova, poi in quello di Agordo, dove le sue condizioni sono im-
provvisamente peggiorate e dove è mancato alla fine di febbraio. Ciao Giorgio, che la terra ti sia lieve…
21 MARZO 2019
Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo
delle vittime innocenti delle mafie
dal sito www.libera.it
Libera è una rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi,
scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, coinvolti in un
impegno non solo “contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di
criminalità e chi li alimenta, ma profondamente “per”: per la giustizia
sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica
trasparente, per una legalità democratica fondata sull’uguaglianza, per
una memoria viva e condivisa, per una cittadinanza all’altezza dello spirito
e delle speranze della Costituzione. Ogni anno, il 21 marzo, primo
giorno di primavera, Libera celebra la Giornata della memoria e
dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L'iniziativa
nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di
Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa
insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere
ricordata con il proprio nome. Dal 1996, ogni anno, una città diversa, un
lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi come un
interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. Il 21 marzo in tanti luoghi del nostro Paese
per un abbraccio sincero ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, non dimenticando le vittime delle stragi, del
terrorismo e del dovere. Il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata la
proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in
ricordo delle vittime delle mafie”.
Il prossimo 21 marzo, la XXIV edizione della Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime
innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, si svolgerà a Padova, scelta come piazza principale,
ma coinvolgerà il Veneto, Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano. Padova sarà così il
centro dell’iniziativa nazionale che per la prima volta non coinvolgerà una sola regione, ma tre – Veneto, Friuli Venezia
Giulia e Trentino Alto Adige – in rete per i principali obiettivi della giornata: la vicinanza ai familiari di vittime della
violenza mafiosa e la traduzione della memoria viva in responsabilità e impegno. Libera ha scelto Padova per stare
vicino a chi, nel Nordest, non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere, ma per
valorizzare l’opera di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate in quella terra
difficile ma generosa per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone. «Il primo obiettivo - ricorda il
presidente e fondatore don Luigi Ciotti- è la vicinanza alle famiglie di chi ha perso la vita. Non si tratta di una
celebrazione, ma di memoria viva che si traduce in impegno e responsabilità concreta». Perché nel Nordest - e le
tante inchieste giudiziarie lo stanno a dimostrare - la criminalità organizzata ha attecchito e prosperato con lo spaccio
di droga, ma pure nel più recente traffico di rifiuti, nelle finanze, nel riciclaggio di denaro sporco con l’acquisto di
immobili, fino alle redditizie sale scommesse". Il passaggio a Nord Est di Libera è un’occasione di riflessione e
rilancio per questo territorio: si tratta di cogliere la strutturazione locale degli scambi commerciali, culturali e sociali
esistenti, che hanno prodotto ricchezza e prosperità, ma che in parte hanno anche permesso a mafie e corruzione di
diventare soggetti riconosciuti e strumenti riconoscibili in un così vasto territorio. Libera vuole porre la lente di
ingrandimento sui territori del Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia per analizzare come si sia posto in
essere un piano di sviluppo locale, a partire da un importante patrimonio naturale, e quali siano stati gli effetti
dell’incontro delle organizzazioni mafiose con il contesto imprenditoriale e politico triveneto. Andare al Nord Est per
parlare quindi di giustizia sociale, ambientale ed ecologica, per rivendicare il diritto a democratizzare lo sviluppo,
utilizzandolo per garantire lavoro, difesa dell’ambiente e partecipazione democratica alle scelte.
E noi? Il MIUR - Ministero dell’Istruzione Università Ricerca, in collaborazione con l’Associazione “Libera –
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, promuove la partecipazione delle scuole di ogni ordine e grado alla
9 ATTUALITÀ
“Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.
I bambini, i ragazzi, gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Quero, con il supporto delle Biblioteche di Alano e Quero
Vas nell’ambito del progetto LeggerMente, da alcuni anni approfondiscono a scuola il tema dell’educazione alla
cittadinanza declinato in tanti modi: la tutela del territorio, le regole della convivenza civile, diritti e doveri, la
Costituzione Italiana, la corruzione, la legalità, la giustizia…Tanti argomenti su cui ragionare, riflettere e crescere come
Cittadini con la C maiuscola (http://www.libera.it/schede-712-passaggio_a_nordest_orizzonti_di_giustizia_sociale).
Per condividere gli approfondimenti fatti in classe con le famiglie e la
comunità locale, tutti gli studenti quest’anno hanno scritto un messaggio che il 21 Il 21 MARZO
MARZO verrà recapitato a tutti i cittadini dentro la cassetta della posta. Un
pensiero importante che arriva dai bambini e dai ragazzi, che invita noi adulti a
alle 12.15
riflettere e a impegnarci per fare insieme un passo avanti in convivenza civile, tutti i bambini e i
rispetto degli altri, cura dell’ambiente, passione per la giustizia. Alle 12.15 tutti i ragazzi ci aspettano
bambini e i ragazzi ci aspettano davanti al municipio di Alano e di Quero per un davanti al municipio
momento di condivisione.
E poi? Poi c’è la possibilità di scrivere ai ragazzi, mandare loro un pensiero, far di Alano e di Quero
sapere che cosa pensiamo e dire come ci impegniamo a nostra volta per crescere per un momento di
in senso di cittadinanza. Possiamo staccare una parte del biglietto che abbiamo condivisione.
ricevuto e mandare anche noi un messaggio che può essere recapitato agli
studenti inserendolo in una cassetta delle lettere costruita dai ragazzi che si trova all’esterno delle scuole.
LETTERE AL TORNADO
Vent fort
di Giuliana Manfroi
Il 29 ottobre verrà ricordato come quel giorno tri-
ste con tanti danni nella nostra Provincia.
Carpen è stato la porta aperta a Vaia (il ciclone
che ha devastato i nostri boschi N.d.R.).
Qui ha soffiato forte, certo non provocando danni
importanti come in altri luoghi del nostro territorio,
ma facendo sentire comunque la sua forza.
Alessandro, scultore attento e legato alla nostra
terra e alle sue tradizioni, non si è lasciato sfuggi-
re l'attimo.
Munito dei suoi strumenti di lavoro ha dato vita a
questa nuova opera chiamandola proprio vent
fort. La si può ammirare vicino alle altre sue
sculture a Carpen, nel piazzale del bar Piave.
Grazie Alessandro.
10 LETTERE AL TORNADO
Taglio del nastro per la scuola comunale: il costo del primo stralcio è 390mila euro.
Il preside Sommacal: «Il contenitore c’è, noi dobbiamo mettere i contenuti».
Quero Vas
Indice demografico in calo
I dati del 2018 mostrano una fase improntata al segno
meno per l’andamento demografico. Una tendenza che
conferma quanto registrato negli anni scorsi, con una co-
stante flessione degli abitanti, come si può vedere dal gra-
fico allegato. Per il 2018 è molto pesante il saldo naturale,
con una differenza negativa di 19 unità, il movimento mi-
gratorio non si porta in area positiva e registra una diffe-
renza negativa di 4 unità. Resta alta la percentuale dei cit-
tadini stranieri, tenuto conto anche delle numerose nuove
cittadinanze italiane acquisite nel corso di questi anni. In
molti godono della doppia cittadinanza: italiana e straniera.
Il Mercatino
REGALO, a seguito avvenuta ristrutturazione, due pareti per doccia in cristallo temperato,
compreso i sostegni per il montaggio.
Dimensioni: 70 cm e lato porta 85 cm.
Gli interessati possono prendere contatti telefonici al 333.27 23 619.
13 CRONACA
Notizie in breve
a cura di Sandro Curto
LA MORTE DI BRUNO DAL MAS Dopo Giorgio Fabbiane, un altro grande amico ci ha lasciato nelle scorse setti-
mane, questa volta per morte improvvisa. Si tratta di Bruno Dal Mas, classe 1940, frequentatore assiduo della no-
stra zona da oltre quarant’anni, prima per la sua attività di riparazione di macchine da caffè, poi per la sua passione
per le bocce di cui era arbitro ma soprattutto per le sue grandi amicizie con i fratelli Balzan (era sempre presente
alle riunioni conviviali del lunedì in falegnameria) e con i fratelli Gerlin del ristorante Tegorzo. Personaggio che a
prima vista poteva sembrare burbero ma di grande bontà e generosità e dotato della giusta ironia. Era stato anche
consigliere comunale di Cesiomaggiore dove viveva nella frazione di Pez.
SCOPA: A SCHIEVENIN-SCHIEVENIN LA GARA DELLA “PESA” DI SEGUSINO Grande partecipazione alla
prima gara di scopa all’asso del 2019 organizzata, sabato 9 marzo, dal bar “Alla Pesa” di Segusino con padrone di
casa il simpatico ed appassionato Marcello Coppe. Vittoria a sorpresa per la coppia querese formata da Marco
Schievenin e Sergio Schievenin che ha sbaragliato tutti gli avversari piegando in finale anche la coppia favorita for-
mata dagli alanesi Sandro Curto e Luigi Licini “Cene”; al terzo posto, pari merito, Luca De Paoli-Giovanni Mondin e
Siro Bortolin-Paolo Piccolotto.
COME ERAVAMO
Carnevale alanese
del 1981
(s.for.) Questa simpatica foto (a sinistra), di proprietà di
Luciano Mondin, si riferisce a un Carnevale alanese di
tanti anni fa (era il 1° marzo 1981, per la precisione). In
primo piano, Bruno Mondin (“Cavour”), alle redini Paolo
Buttol, sul calesse Adriana Buttol ed Elvira Rizzotto.
Non c’è che dire: un giretto unico, divertente e originale.
Calciatori feneresi
(s.for.) Calciatori feneresi al leggendario “canpét”, fine
anni Sessanta-inizio anni Settanta: in piedi, da sinistra,
Claudio Lasta, Ermanno Geronazzo, Dario Spada e
Sergio Melchiori; accosciati, sempre da sinistra, Piero
Drusian, Mario Cesaro, Massimo Soppelsa e Adriano
Lasta. La foto (a destra) è di proprietà di Piero Drusian.
14 AUSER
di Alessandro Bagatella
La sera del 5 marzo scorso, alla “Miniera”, Corrado ha
voluto gentilmente offrirci una bicchierata,
accompagnata da diversi tipi di pizza, per festeggiare
in allegria ed amicizia i suoi primi 80 anni. Paolo, il
gestore, ha saputo con la sua maestria accontentare
tutti e, in special modo, il festeggiato Corrado,
portando vino, birra, caffè tutti in un gran piatto di
Dopo la pubblicazione, nel nr. 716, del vademecum è variato l’orario del Dr. Angelo Segreto. Ripubblichiamo la riga
della tabella con le indicazioni desunte dal sito dell’Aulss 1 Dolomiti. Per riavere il vademecum completo basterà sosti-
tuire la riga errata incollando questa nuova versione corretta.
Intanto li prenderei con le pinze: c’è differenza tra dati statistici e giudiziari. Nel nord le donne denunciano molto di più,
ma secondo me il dato più importante è che la violenza contro le donne è trasversale. Non è un problema degli uomini
istruiti o più poveri ma è proprio in un certo modello di uomo. Può darsi comunque che in società in cui le donne hanno
più possibilità di rompere gli stereotipi, gli uomini indisponibili a questo cambiamento si sentano più sollecitati a reagire:
ma se andiamo a guardare le vittime di violenza troviamo professioniste e casalinghe, quindi sia chi ha rotto le
asimmetrie sia le donne convinte che la famiglia sia il loro mondo e si sentono responsabili se al marito non è piaciuta la
minestra. L’unica soluzione è bloccare la violenza da subito e rifiutare un rapporto che possa evolvere in violenza.
Parliamo di femminicidi o anche di violenze più lievi?
Da un rapporto realizzato in Italia qualche anno fa è risultata evidente una diminuzione delle violenze lievi.
Evidentemente c’è stato un cambiamento: più uomini hanno assunto un comportamento civilizzato nel quotidiano. Eppure
non diminuiscono le violenze gravi. È come se si fosse riusciti a intaccare la soglia del comportamento “spicciolo” ma non
si riesca a colpire lo zoccolo duro di quelli che ti mandano all’ospedale.
Lo Stato ha messo in campo misure volte a contrastare la violenza sulle donne, come il Protocollo Eva attivo da
inizio anno. Secondo lei si sta facendo abbastanza?
Sono misure utili ma non sufficienti. Dovremmo fare più prevenzione, anche se la Polizia fa già un lavoro interno di
sensibilizzazione: tengo spesso degli incontri con loro per parlare di questo tema. Ciò che non deve mai accadere è che
una donna che si rivolge alle strutture per denunciare maltrattamenti si senta rispondere che si tratta solo di una
discussione passeggera e che passerà. Però il problema vero è educare, fin quando si è bambini e bambine, al senso del
limite. È un tema di cui non si parla, ma con i social network si dimostra assolutamente centrale.
Si occupa del problema della violenza all’interno dei social network?
Faccio parte di una commissione parlamentare sull’hate speech nominata dalla Presidentessa Boldrini e abbiamo avuto
anche degli incontri con i rappresentanti di Facebook e Twitter. Le donne che sono sui social network ricevono molti più
insulti e proposte degli uomini. Ci sono persone che odiano le donne nel profondo. Ci sono pagine non liberamente
consultabili dove uomini mettono foto delle loro ragazze o delle loro sorelle per le loro masturbazioni virtuali, è
impressionante.
Alcuni tendono a ridurre questo problema alla sfera dei discorsi tra maschietti. Non è solo goliardia?
Esattamente, ma la goliardia si dedica prevalentemente alle donne ed è sempre sessuata. Dicono la parola “goliardia”
come se fosse normale, ma non è sempre buona, come non lo è il nonnismo nell’esercito. Per crescere non bisogna
necessariamente uniformarsi alla violenza linguistica, e l’anonimato serve a deresponsabilizzare gli uomini.
Questo tipo di linguaggio lo hanno creato i social network?
Probabilmente è sempre esistito. Anche per i ragazzi della Via Pal l’insulto era un modo di farsi amici. Ma l’arrivo dei
social network è stato come mettere una bomba atomica nelle mani di queste persone, le quali oltretutto si sentono
garantite dall’anonimato di internet. Aziende come Facebook o Twitter promettono di fare tanto, ma ancora non abbiamo
visto iniziative realmente significative, almeno in Italia. La quantità di messaggi violenti contro donne o immigrati rimossi
da queste aziende è molto maggiore in Francia e Germania che in Italia. Ma questo perché hanno la sede in Irlanda,
dove forse non colgono il senso dei messaggi pubblicati. Noi suggeriamo che abbiano una sede nei vari Paesi così da
poter filtrare meglio e avere un contatto con le forze dell’ordine. Un mese fa una ragazza ha scoperto l’esistenza di un
sito contenente linguaggi violenti contro le donne e l’ha denunciato sulla sua pagina. Facebook però ha bloccato lei, non
capendo chi fosse realmente la vittima.
La presidente della Camera Laura Boldrini è la politica italiana che più di tutte si è spesa pubblicamente su
questo tema. Non pensa che abbia ottenuto un effetto boomerang, attirando più ire che nuova sensibilità?
Le politiche ricevono più insulti rispetto agli uomini ovunque. Anche Hillary Clinton è stata insultata più di Trump secondo
gli studi americani. Essere donna non ti avvantaggia, ma ti rende anzi bersaglio di un linguaggio violento. Lei ha
trasformato il suo essere donna in una bandiera e questo agita chi ce l’ha con lei.
Dalla parola “femminicidio” al titolo “patata bollente”, come ci siamo arrivati?
Mi rendo conto che il termine “femminicidio” sia una parola violenta, ma parla dell’ammazzamento delle donne in quanto
tali, quindi è appropriata. Quello che mi rattrista è che la violenza sia necessaria per mobilitare più persone.
In che senso?
Dovremmo parlare di parità salariale e di relazioni di potere. Studio queste materie da anni e non avrei mai pensato che
dopo tutto questo tempo speso a lottare saremmo ancora stati qui a discutere di violenza, facendo inevitabilmente
passare il resto in secondo piano. “Patata bollente”… Abbiamo parlato di goliardia giustappunto. Non mi turba più di
tanto, ho sentito di peggio. Ma se mio nipotino a scuola impara il rispetto e poi apre un giornale e trova questo linguaggio
si sente legittimato. Ci sono ragazzini già alle elementari che pensano che sia normale mettere le mani sotto le gonne
delle ragazze perché lo sentono dire in giro.
Che significato ha quindi l’8 marzo?
Dovrebbe essere un giorno di battaglia. Io ogni 8 marzo sono un po’ depressa innanzitutto perché sono allergica alle
mimose (ride, ndr). Purtroppo l’8 marzo è diventato simile alla festa della mamma. Ma non è la mia festa, è come il Primo
Maggio, il giorno in cui si ricorda che la battaglia è ancora lunga. Non è un giorno da festeggiare ma un giorno in cui
prendere le misure di cosa si deve ancora fare.
Che ruolo dovrebbe avere l’uomo nell’affiancare le donne per i loro diritti?
I diritti delle donne sono una faccenda che riguarda sia le donne che gli uomini. Non solo perché dovrebbero rinunciare a
qualcosa, dato che finora hanno avuto un monopolio, ma anche perché è una battaglia che riguarda la società in cui
vivono, la nostra civiltà, la democrazia e il nostro saper vivere. La violenza sulle donne chiama gli uomini alla
responsabilità di contrastare gli altri uomini che fanno violenza. Devono lavorare per cambiare lo stesso modello di uomo.
18 CRONACA
POESIA
A me pare e a me mare
di Maria Biz
Par oler de l Signor / Paron nostro redentor / son vegnista al mondo / asieme
a n fradel / che l sarìa a l me gemel. / Subito me mama l à pensà / visto che
se era in doi / “che nome ghe dae / a sti do fioi?” / “Maria e Giuseppe / Mari e
Bepi”. / L à ricordà / i genitor / del nostro Signor. / Ano 1943... / al mondo l
era in guera / tut l era in agitasion / parfìn la vegetasion. / A Comiran frasion /
del comun de Lan / i mei i avéa na casa vecia, / ben sistemà. / Davanti a la
casa / an tochet de prà / an bel giardin / che i semenéa / tuta roba genuin. /
La gente che paséa / a curiosar i fea. / Tuta sta bela verdura / proprio là in
bela visura. / Ghe n era semenà / patate, fasói, teghe, / seole, bisi e salata /
proprio vesin la piasa. / Le femene del paes / curiose le slonghéa al col / le
vardéa e do oci grosi le féa. / A veder sta belesa de roba, / la se domandea
“Jacum): / che l ghe mete la droga? / La droga l era la buasa / che le vache
le ghen féa anca masa / che le profuméa / tuta la piasa. / Na gran part / a la
metéa sul so ort / cussì al féa resusitar / anca i mort. / Col pa esa piripipì da
Uson / amigo de me pare / al lo saludea Jacum / e al ghe deséa: / “che pa-
sion che tu à / a semenar al tò prà. / Me pare al ghe dà / na ociada a l so
amigo / là in medo la strada; / orgoglioso me pare / al se metea a fisciare, / e
co do det i bafi / al se metea a ariciare. / L era soddisfà del so laor / par i paesani / al se fea onor. / Me marna l avea
pasion / a coltivar tanti fior / che a la fine la li portéa / in cesa al nostro Signor. / A la festa de la Madona de la Salute
/ e a San Jacum / a festegiar ghe n era / senpre me pare, / Quero, S’cevenin, Uson, / Fener e Lan. / L era na gran
festa tra paesan. / In quela ocasion / se movéa anca el Coro de Lan. / Al sindaco del comun / co la ricorensa del
Carneval / l onoréa co targa / e n mas de fior / al pì bel caro che féa onor. / Ringasion ste autorità / che me pare an-
ca dopo mort / i lo à ricordà / a donar na targa / al caro premià / par eser ancora / qua in tera ricordà.
a
La presente poesia è stata segnalata alla 36 edizione del Concorso 50&Più Prosa e Poesia, tenutosi a Salsomaggiore nel luglio 2018. Maria Biz vive
ad Alano Piave (BL). Ha partecipato a molti concorsi letterari ottenendo sempre premi e riconoscimenti. Le sue favole, racconti e poesie sono inseriti in
una antologia della casa editrice Bachronius. Nel 1996 ha pubblicato un libro di narrativa “La vita dei poveri” e uno di poesia “Il canto d'amore” e nel
2000 “Due cuori un'anima”. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni.
CIRCOLO A.C.L.I.
CIRCOLO A.C.L.I.
Vi aspettiamo.
Il presidente del Circolo ACLI di Alano-Quero Vas
Nicola Doro
20 ATTUALITÀ
LETTERE AL TORNADO
Monte Grappa
di Angelo Ceccotto
Monte Grappa, 14 febbraio 2019. Una
circostanza particolare in alta quota, un
invidiabile ambiente naturale d’estrema
suggestione, luogo sacro di Italianità e
della Memoria, è lì che si sono radunati i
rappresentanti di varie Associazioni dei
Comuni confinanti col monumentale sa-
crario di Cima Grappa. In questo conte-
sto, premiati dall’intercessione della Ma-
donnina del Grappa, colti da una legge-
ra brezza sibillina spruzzante qua e là
un avvolgente nevischio, si è svolto
l’incontro nel raccolto sacello per la S.
Messa, celebrata dal parroco di Onè di
Fonte, Don Gabriele, assieme al parroco
di Crespano del Grappa, Don Gaetano.
Di forte richiamo e di profondo sentire è stato quest’appuntamento permettendo di presentarci al cospetto della Ma-
dre Celeste per commemorare l’anniversario della sua mutilazione avvenuta a causa dello spostamento d’aria di
una grossa granata avversaria esplosa nelle vicinanze facendone cadere la statua dal suo piedestallo procurandole
rovinose ferite. Anch’essa, come molti soldati, non fu immune dalla tragedia causata dalla guerra, a perpetua me-
moria delle immani mutilazioni di miriadi di difensori della Patria e Caduti che lassù ora dimorano nell’eterno riposo
nel maestoso sacrario sotto la sua protezione. Commovente commemorazione e commovente ricordo espresso dai
celebranti, che hanno sottolineato l’incalcolabile sacrificio degli innumerevoli Caduti, la cui memoria era palpabile
sul sacro suolo, permettendo di rivivere una dolorosa realtà passata, riproposta alla riflessione per non cadere negli
errori e gli egoismi del passato portatori di guerre e sofferenza. A questo incontro hanno partecipato il Direttore del
Sacrario Militare Ten. Col. La Bella, il 1° Lgt. Uff. Casotto, il Presidente del Comitato “Alto Onore del Grappa” Prof.
Giuriatti e il suo predecessore Pres. Onorario Comm. Ceccotto, una rappresentanza della 22a compagnia "Skiatori"
di Romano d'Ezzelino, dei fondisti ed escursionisti storici per le vette del Massiccio del Grappa. A conclusione della
cerimonia, ritrovo presso il Rifugio Bassano di Cima Grappa per un amichevole ristoro.
21 ATTUALITÀ
ASTERISCO
Sii come
l’acqua
di Sorgente
(T.D.C.) Vi ricordate come era la Sor-
gente di San Girolamo l’indomani del
29 ottobre 2018? In quei fatidici giorni
il Piave arrivò a lambire le porte di Ca-
stelnuovo e di alcune case in località
Stazione Quero Vas, nei pressi del
sottopassaggio della ferrovia. La Sor-
gente fu ricoperta di sabbia e materia-
le portato dalla furia dell’acqua, ma nel
CIRCOLO AUSER “AL CAMINETTO”
di ALANO DI PIAVE e QUERO VAS
Domenica 24 marzo
alle ore 12:30
a Quero presso il
Ci troveremo per stare insieme in allegria, gustare i piatti tipici della casa…
e dare il benvenuto alla Primavera!
Il pulmino partirà da Alano di Piave alle ore 11:30, sarà in piazza a Quero alle ore
12:00 e da Vas e altri percorsi su richiesta.
Affrettatevi per le prenotazioni in sede!
Informazioni e prenotazioni in sede AUSER di Quero Vas tel.0439 787861
Dal lunedì al venerdì dalle ore 15:00 alle ore 17:00
24 RACCONTO
Mi Amor
di Nella Botto Tadozzi
Vicenda in tre atti e un epilogo tratta da una storia vera
Atto primo
Adalberto Pavàn detto Berto era un simpatico viveur, cordiale, affidabile e pieno di
amici. Scapolo per vocazione e grande seduttore, aveva sempre obbedito a una sua
morale: le donne degli amici non si toccano, le sposate nemmeno. Era balbuziente e
abilissimo barzellettiere, corredo che utilizzava con gran faccia tosta per divertire
l’uditorio e soprattutto le Gentili Signore.
Dopo il diploma di ragioniere, aveva deciso di continuare l’attività di famiglia Onoranze
Funebri Paradiso a cui lui aggiungeva, presentandosi serio serio alle ragazze: “E v-
vaai all’a-al di l-là c-con il s-sorriso”; e giù battute e risate, lui per primo.
Gli affari prosperavano e i suoi speravano che si decidesse a metter famiglia come i suoi amici ma lui: “Ho la v-vo-
caazione al c-celibaato.” E l’aveva mantenuta.
Finché, a settantasei anni, il destino gli aveva tirato uno scherzo. Durante un corso di salsa e bachata alla scuola di
ballo Tumbatumba, aveva perso la testa per due seducenti sorelle caraibiche color caramello, scaltre e bellissime, che
in breve tempo erano riuscite a trasformarlo in un bancomat. Lo chiamavano “Mi amòr” e lui, abbagliato dalle loro moi-
ne, sganciava. Anzi, se avesse potuto le avrebbe sposate entrambe. I suoi amici non lo riconoscevano più e temevano
che le due subdole avventuriere gli avrebbero prosciugato definitivamente il conto in banca con espedienti disonesti.
“M-macché!”, sbottava Berto. “Haa-hanno deetto che s-sono già sp-sposate. P-per uuna v-volta c-che avrei c-ceduuto
anch’io a m-mettermi l-la f-fede al dito.”
Un giorno le due caraibiche raccontarono a Berto che la loro sorella più giovane avrebbe tanto voluto rivederle ma non
avevano i soldi per pagarle il viaggio.
“E’ bella come voi?” Chiese loro Berto con gli occhi luccicanti.
“Di più!”
Finì che Berto le pagò il volo da Tegucigalpa e quella sera, in attesa che atterrasse, brindò più volte con del Prosecco
assieme alle due sorelle. Quando finalmente la ragazza apparve nella sala arrivi, lui vedeva il mondo annebbiato già
da un po’ e lì per lì non la riconobbe; gli sembrava che il suo viso non corrispondesse per niente a quello bello della fo-
to che le sorelle gli avevano mostrato. Stava per dirlo quando sentì cedere le ginocchia; si ricordò del troppo vino bevu-
to, si allentò il nodo del suo Ascot, si sedette. Poi per un attimo, ma solo per un attimo, gli balenò l’idea che si trattasse
di cataratta. ”Ma cosa mi salta in mente?” Allontanò il pensiero, lui si sentiva giovane, e poi suo padre l'aveva tolta a ot-
tant'anni.
Intanto, dopo i calorosi saluti di rito, le tre sorelle lo raggiunsero e lo stordirono con un mulinello di sguardi, sorrisi,
ammiccamenti.
L’indomani si svegliò in una camera d’albergo. Accanto a lui dormiva una ragazza color cannella, bruttina, grassoccia,
primitiva. Fece due più due e decise che non voleva assolutamente un figlio da lei. Cosa gli era preso a settantasei
anni? Ah, quelle due l’avevano irretito. Si sentì preso in giro. Scese in portineria, pagò il conto e avvisò le due amma-
liatrici che potevano venire a prendersi la loro sorella, poi sparì dal mondo.
Atto secondo
Tornò un mese dopo ma non rivelò mai a nessuno dov’era stato. Nel caffè di Piazza Flaminia le battute spiritose non si
contavano; chi gli chiedeva se si era ricoverato in una casa di riposo, chi se si fosse rifugiato in un convento, chi se
fosse stato a spassarsela in qualche posto trasgressivo. Berto assumeva allora un’espressione solenne e ieratica,
come a voler dimostrare un distacco dalle cose materiali; poi spalancava le braccia tenendo i palmi delle mani rivolti
verso l’alto, congiungeva i pollici con gli indici a cerchio e pronunciava un O-oo-oo-om che non finiva più anche per via
della balbuzie. Era irresistibile, e immancabilmente esplodeva la risata: impossibile non ridere, lo facevano tutti lui
compreso. Fu in quel periodo che lo soprannominarono mahatma.
Passavano i giorni. Ormai Berto si sentiva abbastanza disintossicato dalle due maliarde e riprese la solita vita, com-
presi gli incontri settimanali con i suoi vecchi compagni delle elementari: Agnese, Tino, Piero, Olimpia e i rispettivi con-
sorti, a cui si era aggiunto Remo, più grande di loro di otto anni, che era appena rimasto vedovo.
Ma tre mesi dopo, purtroppo, le due sorelle si rifecero vive.
Erano bellissime, gentilissime, affettuosissime e Berto non
ci mise cinque minuti per subire nuovamente il loro incan-
tesimo.
“Hola, querido!”
“Mi hermanito!”
“Perché hermanito?” Chiese Berto insospettito, che pur
con gli occhi incollati alle vicinissime e profumate scollatu-
re aveva ancora un dito dei piedi che toccava terra.
“Porque sì! Nuestra hermanita va a tener un bebé: es tu
hijo, Berto! Tienes ganas de ser un padre?”
La notizia arrivò come un fulmine. Berto si sentiva confuso, gli girava la testa, sudava freddo. Non riusciva a staccare
gli occhi dalle scollature e allo stesso tempo si immaginò con un neonato in braccio. Impallidì, dovette sedersi e pren-
der fiato. Poi svenne.
Tre mesi più tardi ancora non si capacitava, come era finito in questa situazione? Non avrebbe mai immaginato di di-
ventare padre. Però l’idea di un figlio, che inizialmente lo aveva sconvolto, adesso cominciava a prendere forma. Ave-
va perfino sentito battere il suo cuoricino mentre aspettava Yanira durante l’ecografia. Si era commosso. Meno male
che c’erano Vicenta e Ventura, loro sì che sapevano cosa serve a una mamma in attesa: vestiti premaman, massaggi,
creme antismagliature per il viso e per il corpo, parrucchiere per rinforzare i capelli. Berto non aveva mai speso così
25 RACCONTO
tanti soldi. Anche in gastronomia e al ristorante, perché Yanira aveva sempre la nausea e non se la sentiva di cucina-
re. Se solo fosse stata meno triste, e un po' più bella…
Olimpia e Agnese gli chiedevano se avesse perso il senno. “Svegliati, non vedi che quelle tre ti stanno spennando? Se
ne vanno insieme all’istituto di bellezza e ci stanno per ore. E fanno acquisti nelle migliori boutiques, non per il bambino
ma per se stesse!” Berto si riproponeva di imporre un aut aut al trio spendaccione ma poi ricadeva nel sortilegio delle
due belle incantatrici e sganciava. Finì che la culla e i primi vestitini li acquistò lui stesso accompagnato da Olimpia e
Agnese.
Atto terzo
Quando a Yanira si ruppero le acque mancava ancora un mese e mezzo al termine della gravidanza. Berto era preoc-
cupato che il bambino finisse in incubatrice ma Vicenta e Ventura lo tranquillizzarono: i neonati, nella loro famiglia, na-
scevano tutti di cinque chili, forti e sani.
Cominciò il travaglio e l’ostetrica gli chiese se voleva entrare in sala parto per far compagnia a Yanira e veder nascere
il loro bambino.
“Preferisco aspettare fuori, signora. Ho paura di svenire. Però ho bisogno di parlarle due minuti in privato, posso?”
“Veniamo anche noi!”, aggiunsero subito Vicenta e Ventura abbrancando Berto con sollecitudine.
L’ostetrica le fermò. Il loro atteggiamento era ambiguo e tutto lasciava supporre che stessero turlupinando
quell’anziano signore troppo dipendente dal loro fascino. Anche il comportamento di Yanira non era chiaro: quella ra-
gazza taciturna e sfuggente dallo sguardo triste sembrava assoggettata alle due sorelle che parlavano sempre al suo
posto e la controllavano con sguardi rapaci fintamente amorevoli.
“Ecco, signora. Volevo chiederle se in questo ospedale fate il test del DNA. Sa, quando sono solo ripenso a tutto e mi
viene il dubbio che il bambino non sia mio. Non vorrei diventare come san Giuseppe.” E Berto iniziò a raccontarle la
storia dal principio.
Ma intanto le contrazioni si intensificavano e l’ostetrica dovette interromperlo per assistere Yanira. Quella ragazza che
nell’acme della contrazione si teneva la pancia sussurrando “Mi amòr, mi amòr…” le faceva tenerezza e se la tenne vi-
cino come una figlia. Attese che il suo cuore si aprisse e il travaglio si completasse. Finché, poco prima delle spinte,
quel “Mi amòr” diventò un grido disperato. Ma non per il dolore fisico causato dall’utero che si contraeva; quel grido
proveniva dall’abisso dell’anima. L’ostetrica strinse delicatamente la mano di Yanira come per dirle “non sei sola, la-
sciati aiutare”.
La ragazza, guardandola per la prima volta negli occhi, le ricambiò la stretta e finalmente, da dov’era stato nascosto e
prigioniero per mesi, emerse il nome del suo amore: “Ramon es mi amor, él es el padre de mi hijo, solo él! Voglio dirlo
a Berto, chiamatelo, por favor.”
Un po' per essersi liberata dal peso e un po' per quella pausa dalle contrazioni che di solito precede il periodo espulsi-
vo, Janira si rilassò e si addormentò profondamente per dieci minuti. Ristorata, portò a termine con fiduciosa convin-
zione il suo compito di mettere al mondo. Pablito nacque in fretta e il suo vagito vigoroso superò le pareti della sala
parto diffondendo vivacità e buonumore nella sala d’attesa. Ma non sarebbe mai passato per un settimino secondo i
piani delle due zie imbroglione; le ecografie parlavano chiaro, e anche i suoi piedini, e poi pesava quattro chili e seicen-
to grammi.
Berto, intanto, era stato fatto accomodare in una stanza all’interno della sala parto; l’ostetrica aveva voluto proteggerlo
dalle due belle vampire, quel poveruomo aveva bisogno di raccogliere le idee. Lui si sentiva sollevato che fosse andato
tutto bene ma aveva un’aria sconvolta, sembrava invecchiato di dieci anni. Un’ora dopo finì di raccontare la sua storia
e l’ostetrica ritenne che era arrivato il momento che lui e Yanira si parlassero finalmente a cuore aperto.
Epilogo
Berto, ormai affezionato all’idea di diventare padre, decise che quel bambino andava aiutato negli studi, se un giorno
ne avesse dimostrato l’attitudine; aiutò Yanira durante i pochi mesi in cui lei restò in Italia, poi pagò il volo verso i Ca-
raibi per lei e Pablito. Di Vicenta e Ventura non seppe più nulla, erano sparite dopo aver realizzato che lui non era più
un pollo da spennare.
Spediti Yanira e il bambino, festeggiò con i suoi vecchi amici al caffè di piazza Flaminia e offrì da bere a tutti i presenti:
per poco non era diventato un altro San Giuseppe, si considerava un miracolato. Tutto il caffè convenne con viva par-
tecipazione.
E poi: era o non era il mahatma? Berto riassunse l’espressione solenne e ieratica del distacco dal mondo,
spalancò le braccia tenendo i palmi delle mani rivolti verso l’alto, congiunse i pollici con gli indici a cerchio,
poi distese le mani a piatto e le portò velocemente verso l’inguine pronunciando il suo O-oo-oo-om infinito.
Nel caffè scoppiò un boato festoso, Berto era ritornato se stesso.
In seguito, a perenne ricordo dello scampato pericolo, si comprò un canarino e lo chiamò... Indovinate come!
www.signorinabittotto.com
26 ATTUALITÀ
LETTERE AL TORNADO
CRONACA
CRONACA
Cartolina
da Fener
del 1962
segnalazione di
Alessandro Bagatella
Datata novembre 1962 questa
bella immagine panoramica di
Fener, verso >Segusino ed il
monte Cesen, che ha
viaggiato alla volta di Laveno
Mombello, in provincia di
Varese, portando un
messaggio d’amicizia e
divulgando la conoscenza del
nostro territorio. La propongo
ai nostri lettori come
testimonianza storica da
gustare e conservare con
attenzione.
di Sandro Curto
Lo scorso 24 febbraio si sono svolte le votazioni per il rinnovo delle cariche sezionali della
prestigiosa Sezione Alpini Feltre per il triennio 2019-2021. Alla presidenza è stato confermato il
Presidente uscente Stefano Mariech; per lui c'è stato in pratica un plebiscito.
Verrà affiancato dai 25 consiglieri di sezione tra i quali, con bel risultato, il nostro collaboratore
l'alpino Claudio Dal Pos, di Quero Vas, del Gruppo Monte Cornella. Al Presidente Mariech ed ai
suoi consiglieri un augurio di un proficuo buon lavoro.
30 ATTUALITÀ
(M.M.) Scatto con la “brosa” (leggero strato di brina ghiacciata) per salutare la fine dell’inverno con la speranza che la
primavera non riservi sorprese con gelate improvvise ed improvvide. La mitezza del periodo invernale ha agevolato
l’anticipo della gemmazione di molte piante e sarebbe un vero peccato dover registrare un brusco calo delle
temperature. Lo facciamo virtualmente con questa ultima copertina e lo scatto offertoci dal nostro lettore Marco
Bollotto, che ha colto, con il telefonino, un Iphone 6s impostato a 1/100 s. nr. F=2,2, una bella inquadratura con la
foglia adagiata su un letto di una comune erba che infesta i nostri prati. D’effetto lo stagliarsi della foglia grande dal
caldo color marrone sul verde orlato di brina delle foglie piccole. Un contrasto efficace, che ravviva l’immagine e desta
la nostra attenzione.
31 ASTERISCO
I gradi di parentela
LA PARENTELA. E’ il vincolo che unisce le persone che discendono dalla stessa persona o, come il codice civile
afferma , dallo stesso stipite (art. 74 cod. civ.).
Ai fini della determinazione del vincolo si distinguono:
la linea retta unisce le persone di cui l’una discende dall’altra (ad es. padre e figlio, nonno e nipote);
la linea collaterale unisce le persone che, pur avendo un uno stipite comune, non discendono l’una dall’altra
(ad es. fratelli, zio e nipote).
I gradi si contano calcolando le persone e togliendo lo stipite: tra padre e figlio c’è parentela di primo grado; tra fratelli
c’è parentela di secondo grado (figlio, padre, figlio = 3; 3 – 1 = 2); tra nonno e nipote, parentela di secondo grado
(nonno, padre, figlio = 3; 3 – 1 = 2); tra cugini parentela di quarto grado e così via.
L'AFFINITÀ. E’ il vincolo che unisce un coniuge ed i parenti dell’altro coniuge. Sono affini, perciò, i cognati, il suocero e
la nuora, ecc.. Per stabilire il grado di affinità si tiene conto del grado di parentela con cui l’affine è legato al coniuge;
così suocera e nuore sono affini in primo grado; i cognati sono affini di secondo grado, ecc. (Fonte testo: Inps)
COME ERAVAMO
Quando la corriera
si.. maschera..
Lo SquolaMus
(M.M.) La ditta ha da poco festeggiato i 90 anni di
attività e ne abbiamo dato conto nelle pagine dello
scorso numero. A riprova della vivacità della ditta e
della sua capacità di essere parte viva della comu-
nità in cui opera proponiamo queste foto, prove-
nienti dall’archivio della stessa Baratto Autoservizi,
che ci mostrano un’insolita corriera adibita a…
SquolaMus! Era un carnevale di tanti anni fa
(2002), in quel di Valdobbiadene, famoso per le sfi-
late di carri, cui si dedicavano con passione schie-
re di volontari. Un ricordo di genuino divertimento
32 ATTUALITÀ
Save
The
Park
Salviamo il Parco del Piave
30 03 2019
PRO LOCO
FENER
LIBRI
Questo Piatto di grano
Frutto della ricerca su migliaia di documenti e testimonianze, la storia della colonizza-
zione dell'Agro Pontino negli anni '30 e '40 del Novecento ne esce per molti aspetti di-
versa dalla narrazione tradizionale. Le lamentele, le proteste delle famiglie coloniche,
che, in luogo delle promesse di vita migliore, trovarono in Pontino la miseria di sempre,
nonostante gli immani sacrifici per trarre raccolti da terreni che si dimostrarono, troppo
spesso, scarsamente produttivi. Viene contestata inoltre l'idea di una colonizzazione
conclusa brillantemente nel 1939 con l'assegnazione di tutti i poderi realizzati, quando
invece, ancora nel '42-'43, si disponevano nuovi arrivi e nuove assegnazioni, in conti-
nua sostituzione di coloni disdettati o costretti dalle malattie al rimpatrio. Nel narrare le
fasi, le modalità, le scelte della colonizzazione, il focus resta puntato sulle conseguenze
che le decisioni ebbero sulle famiglie coloniche, le vere protagoniste di quella vicenda.
Ad esse quest'opera vuol rendere giustizia, preservandone i nomi, i volti, le origini e le
vicende dall'oblio in cui, non di rado, il procedere senza soste della Storia relega le sto-
rie silenziose degli umili. Autore: Giulio Alfieri - Atlantide Editore pp. 374 Anno 2018
La curiosità: nel libro sono citate anche famiglie di origine querese
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