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Anno XXXIX
14.12.2017
Numero
696
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO
Ricariche telefoniche
occupato, ragazzi seduti sugli scalini, persone in piedi persino nei corridoi. E decine di persone che non sono riuscite
ad entrare. Tutti per vedere la prima assoluta del documentario “I 5 giorni che salvarono l’Italia” diretto da Doriano
Dalla Piazza e con la partecipazione di Bruno Alessandro (la voce dell’Ispettore Derrick nella serie TV degli anni ’80,
nella foto seduto in prima fila a Dx con la sciarpa), dello storico prof. Paolo Pozzato (autore del libro “la stretta finale”),
del giornalista Giuseppe Casagrande, già vicedirettore della testata giornalistica della terza rete RAI, di Davide Pegora-
ro, storico, e dei nostri Luca Turchetto e Fabio Malacrida. Colonna sonora emotivamente molto coinvolgente composta
da Andrea Dalla Piazza con l’arrangiamento di Francesco Zanini. All’inizio della serata, il dottor Marco Magnifico, vice-
presidente Esecutivo del Fondo Ambiente Italiano (FAI), a far conoscere la donazione dei fratelli Collavo della Malga
Fontanasecca al FAI stesso. Dopo il saluto del sindaco, Ing. Bruno Zanolla, il giornalista Giuseppe Casagrande ha
preso in mano con la dovuta energia le redini della serata conducendo gli spettatori all’inizio del documentario. Costrui-
re e proiettare un documentario della durata di un’ora e venti minuti poteva sembrare una scommessa al limite della
temerarietà, con il rischio di annoiare gli spettatori. La risposta del pubblico è stata il miglior premio al coraggio del re-
gista: forte attenzione fino ai titoli di coda e grande applauso finale, con il saluto di Bruno Alessandro commosso da
tanta partecipazione e con le note della colonna sonora a rendere ancora più forte l’emozione. Il commento più bello, è
stato pubblicato a caldo su Facebook: “esci dal Centro Culturale, fai due scalini, hai ancora negli occhi le immagini
dell’ultima scena, hai nelle orecchie le ultime note e le ultime parole, e ti ritrovì li, esattamente accanto ai gradini della
chiesa, a rivivere il dramma dei soldati uccisi perché irrimediabilmente colpiti dai lanciafiamme.” Per quanti non hanno
potuto partecipare alla serata, sono disponibili i DVD del documentario “I 5 giorni che salvarono l’Italia” presso le
edicole di Alano, Quero e Vas. (Foto R. Sudiero)
1917 avranno perso la più importante occasione per sconfiggere definitivamente l’Italia, con tutte le conseguenze che
a ruota sarebbero seguite sullo scacchiere europeo.
D. Ma chi dice questo?
R. Mentre la “retorica” italiana fino a pochi anni poneva il Monte Grappa ed il Piave a simboli della resistenza italiana
dopo Caporetto per arrivare poi nell’anno successivo a Vittorio Veneto, l’attenta ricerca di alcuni storici, fra i quali van-
no citati Marco Rech da Seren del Grappa e Paolo Pozzato da Bassano del Grappa, condotta fra i libri e i manoscritti
dei comandanti austriaci conservati negli archivi viennesi, ha fatto piena luce sulle cause della sconfitta Austrotedesca.
Si tratta quindi di un “ribaltamento” della comune percezione che abbiamo ereditato dalla “retorica” italiana, dal quale
emergono tre elementi: gli errori dei comandanti austriaci, il coraggio (riconosciuto dagli stessi austriaci) dei soldati ita-
liani che hanno saputo resistere, seppure in condizioni disperate, e la fortuna che ha tenuto distanti i generali italiani
dalle nostre montagne, impedendo loro di fare altri danni.
D. Perché un documentario e non un libro?
R. Vi erano già molti testi, e altri ne sono usciti nel centenario di Caporetto. Serviva qualcos’altro, capace di coinvolge-
re molte più persone rispetto agli appassionati di storia “divoratori” di libri. Da qui la scelta, o se vogliamo, la temeraria
scommessa di realizzare un documentario.
D. Perché temeraria?
R. La sfida era nell’inquadrare i fatti succedutisi in quei 5 giorni nei nostri paesi nel quadro più generale dei giorni se-
guiti alla disfatta di Caporetto: se non si comprende la paura della irrimediabile sconfitta che appariva ormai imminente
al Comando Supremo, non si comprende nemmeno l’importanza delle Battaglie combattute nei nostri paesi. Ma gli
elementi da prendere in considerazione erano così tanti che condensarli in un documentario significava prendersi molti
rischi.
D. Per esempio, quali rischi?
R. La durata eccessiva. Il documentario “I 5 giorni che salvarono l’Italia” dura circa un’ora e venti minuti. Questa è la
durata di un film, non di un documentario. Per rimanere entro questo limite, ho visto e rivisto la sceneggiatura più volte,
tagliando e limando parola per parola.
D. Altro rischio?
R. Il pericolo di fare un documentario solo “didattico”, utile per chi è appassionato di storia, duro da digerire per un
pubblico più ampio. Il documentario ha una parte che “spiega” in modo immediato il quadro storico, ma in modo sinteti-
co e cercando una “costruzione” avvincente.
D. Terzo rischio?
R. Soffermarsi solo sulle sofferenze degli uomini. Il documentario affronta questo aspetto, ma in modo equilibrato, sen-
za mai farlo prevalere nel contesto generale.
D. Ultimo rischio?
R. Cadere nella retorica. Era doveroso mantenere viva la memoria di chi si è sacrificato (o è stato sacrificato): si è pre-
ferita la sobrietà delle parole all’enfasi delle frasi fatte.
D. Da quando risale l’idea di fare questo documentario?
R. La prima volta l’ho proposto nel dicembre del 2013, in una riunione a livello di territorio Feltrino. Fare un lavoro di
questo tipo però ha dei costi, e nessuno dei Comuni partecipanti voleva rinunciare al proprio “progetto particolare” per
una operazione che sarebbe stata utile per tutti. Solo alla fine del 2016, grazie alla disponibilità del Comune di Quero
Vas, è stato possibile partire con il documentario, ma a questo punto è iniziata una corsa contro il tempo per essere
puntuali all’appuntamento del centenario.
D. Costi?
R. Quando si guarda un documentario, o qualsiasi altra cosa che appare sullo schermo, ognuno lo paragona a quanto
già visto in TV o al cinema, o sfruttando il Web, ma non si pensa quasi mai a quanto è costato. Sarebbe interessante
mettere a paragone i costi Rai per lo spezzone di “Voyager” sulle trincee del monte Palon, con i costi che noi abbiamo
sostenuto per “I 5 giorni che salvarono l’Italia”, e paragonare la qualità e serietà dei due “prodotti”. Da parte nostra
possiamo dire che grazie alla partecipazione del Comune di Quero Vas siamo riusciti a coprire i costi del montaggio
(ben oltre cento ore in sala di montaggio) affidato ad una società esterna, e la fornitura dei DVD. Con la vendita degli
stessi stiamo coprendo le spese vive rimaste ancora in sospeso. Il resto è solo passione. Tutti hanno contribuito con
grande generosità ed in forma gratuita: nome per nome si possono trovare nei titoli di coda del documentario.
D. Perché non vi sono scene con personaggi in divisa?
R. per non cadere nel banale, nella fiction da dilettanti allo sbaraglio. L’unicità di questo documentario sta nella forza
della narrazione, nel rigoroso rispetto dei fatti storici. L’ultima scena, con Bruno Alessandro davanti al portale della
chiesa di Quero, ha una potenza evocativa eccezionale, che emoziona proprio perché non vi sono né costumi, né sce-
ne da film, né finti soldati. La forza di una capacità di narrazione straordinaria, esattamente sul luogo ove si consumò il
dramma, emoziona e coinvolge in modo ben più forte di qualsiasi effetto cinematografico.
D. Sfida vinta?
R. Abbiamo vinto la sfida per portare a conoscenza di tutti, anche alle prossime generazioni, una pagina importante
della grande storia scritta nei nostri paesi. Sicuramente siamo stati più seri della RAI, che in decine di ore di trasmis-
sione sulla Grande Guerra non ha mai affrontato in modo credibile il momento cruciale della svolta dopo la disfatta di
Caporetto.
D. La cosa più bella?
R. Oltre al grande contributo di Bruno Alessandro, alla competenza del prof. Paolo Pozzato, al piglio di Giuseppe Ca-
sagrande, alla passione di Davide Pegoraro, Luca Turchetto e Fabio Malacrida, la cosa più bella è certamente la co-
lonna sonora composta da Andrea Dalla Piazza ed arrangiata da Francesco Zanini. Qualcuno, al termine della proie-
zione al Centro Culturale di Quero, con la sala gremita all’inverosimile, emozionato dalla scena finale, con le note della
musica di Andrea, si è chiesto se quello che aveva appena visto era un documentario oppure qualcosa di più importan-
te.
4 CRONACA
gliardetti d’arma presenti, il maresciallo De Leo, la rappresentanza del F.A.I., il costruttore dell’aquila Roberto Svaizer, i
compaesani, che hanno aderito all’organizzazione del rinfresco, e gli sponsor, sempre gentile Paolo Berra e la Cantina
Biasiotto e, naturalmente, tutti i presenti. A tutti un arrivederci alle prossime feste a Santa Maria!
Nelle foto: alcuni momenti delle cerimonie nella frazione di Santa Maria di Quero Vas
CRONACA
Per Stefano Mazzocco
Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Stefano Mazzocco, di Carpen di
Quero Vas, il 30 ottobre ha conse-
guito presso l’Università di Trento,
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ambientale e Meccanica la Laurea
Magistrale in ingegneria Civile. Ste-
fano ha discusso la tesi con il se-
guente titolo: “Analisi del comporta-
mento di edifici alti in legno soggetti
ad azioni orizzontali”. Stefano ringra-
zia e abbraccia tutti coloro che han-
no festeggiato con lui questo suo
grande traguardo. Congratulazioni
da tutta la famiglia, in primis da
mamma Gigliola e da papà Silvano.
In foto: a Sx. Stefano davanti alla
Facoltà di Ingegneria a Mesiano. A Dx.con Alice e Filippo, i suoi nipotini.
6 CRONACA
SCOPA ALL’ASSO
come recita il regolamento - è che, per realizzarli, è vietato spendere soldi (il materiale deve essere tutto di recupe-
ro: bottoni, carta, sassi, legnetti, lattine, bicchieri, giochi, calzini, bulloni…) e bisogna arrangiarsi da soli (solo i bam-
bini più piccoli potranno farsi aiutare da mamma e papà). Verrà allestita una mostra itinerante nelle chiese della par-
rocchia. Al termine del periodo natalizio, saranno premiati i presepi più votati dai visitatori, oltre ad altri premi a sor-
presa. E’ possibile partecipare con più di un presepio. La partecipazione è gratuita. La consegna dei presepi va fat-
ta entro sabato 16 dicembre. Per informazioni: Sara (cell. 347.6148334) o Caterina cell. (347.1701535)
Domenica 26 novembre, presso la Casa delle Associazioni di Quero si sono festeggiati i compleanni dei soci nati nel
mese di novembre. Il pranzo ci ha permesso di gustare un ottimo baccalà alla vicentina con polenta preparato con
maestria. I soci volontari sono stati all’altezza del compito, si prodigano sempre dedicando tempo e lavoro perché i no-
stri incontri conviviali riescano nel migliore dei modi. Eravamo quasi 100 commensali, il pranzo è stato un grosso suc-
cesso! Riuscitissima anche la sottoscrizione a premi il cui ricavato come sempre verrà utilizzato a fini di beneficenza.
Nella foto di gruppo vediamo i nove festeggiati di turno unitamente alla Presidente del Circolo, signora Elda Franzoia.
Cogliamo l’occasione per porgere un augurio particola-
re alla signora Isolina Nani di Colmirano (qui sotto in
foto) che non ha potuto partecipare di persona alla fe-
sta e la ringraziamo per-
ché ci segue sempre con
simpatia. Il prossimo
evento si terrà domenica
17 dicembre per la festa
di compleanno dei di-
cembrini e per scam-
biarci gli auguri di Nata-
le. Ci saranno molte sor-
prese pertanto confidiamo
in una partecipazione numerosa. In foto: da Sinistra:
Vanna Mazzocco, Zelinda Schievenin, Agnese Dalla
Piazza, Maria Pia Curto, Ermelinda Cavasin, Esterina
Sbardella, Anita Barp, Fausto Novelli, Elda Carla
Franzoia (Pres.te Circolo Auser), Vittorio Fioravanti.
BOCCE
Auguri “Bio”
di Giovanni Polloni
In ogni paese della vallata c’è qualche persona o famiglia che più è rappresentativa
del territorio, vuoi per attività, operato o quant’altro. Anche a Quero esistono questi
personaggi che, per evitare involontarie dimenticanze, non nomino ad eccezione di
una che a mio parere è al top della classifica nell’ importante traguardo dei suoi no-
vant’anni. Mi riferisco al mitico “BIO” per l’anagrafe Duilio, che facesse Specia l’ho
realizzato quando ho comprato dal suo figliolo Loris una bicicletta con l’ adesivo ap-
punto cicli Specia; Bio è Bio e basta. Sono convinto che se inseriamo sul navigatore
la destinazione Bio le coordinate elaborate, nel raggio di 20 km. portino in piazza
Marconi a Quero. E da qui partono i miei ricordi di Bio; a quei tempi, metà anni cin-
quanta, la piazza era uno spiazzo rettangolare perimetralmente alberato in cui, i più
grandi, giocavano a tamburello con grande gioia di chi aveva le finestre che si affac-
ciavano sui lati corti del rettangolo, mentre quelli che ora sono ultra ottantenni tirava-
no calci a palloni dal peso e forma che non hanno nulla a che vedere con gli attuali.
Proprio di fronte al municipio, affacciata a via Nazionale, a quei tempi non asfaltata,
c’era la bottega del nostro, da una parte appoggiata alla barberia/sartoria di Nani
Schievenin e dall’altra dall’accesso al cortile di Zatta. Bio, da sempre, si occupava di
biciclette e in quegli anni non esistevano ancora i tip-top e le pezze per riparare le fo-
rature, molto frequenti date le condizioni delle strade, venivano ricavate dalle vec-
chie, oramai irreparabili, camera d’aria. L’abilità consisteva nella preparazione delle superfici, nel giusto dosaggio e
asciugatura del mastice. Il banco da lavoro, mi sembra sia ancora quello che adopera attualmente, consisteva in due
doppi ganci calati dal soffitto ad opportuna distanza ed altezza che agganciati uno alla sella l’altro al manubrio teneva-
no il mezzo ad altezza lavorativa. L aiutava un Signore, penso suo padre, a cui mancava una mano che teneva aperta
la bottega nel mentre Bio consegnava a domicilio le bombole di gas perché nel frattempo l’attività si era ampliata ap-
punto con il gas in bombola prima e con il kerosene da riscaldamento poi. Alle biciclette si sono aggiunti i motorini,
l’azienda si trasferisce nell’attuale sede. Già precedentemente, non ricordo quando, aveva avviato il servizio di taxi per
cui il Nostro diventa noto al di fuori dei confini comunali. Come precedentemente a gestire il bar centrale arrivano le tre
sorelle: Lisa, Berta e la Luisa. La prima diventa
sua moglie e Bio si dà una calmata. Da non di-
menticare il periodo in cui dava a noleggio una
600 e siccome la disponibilità finanziaria di noi ra-
gazzi era abbastanza limitata per frazionare la
spesa a ritirare l’auto si presentavano in due salvo
poi fuori dalla visuale imbarcare fino
all’inverosimile altri ragazzi oppure prendere a
bordo chi aveva più possibilità; in tal senso ricordo
il figlio più giovane del gelataio in fondo la piazza.
Questi i miei ricordi, e non tutti, di un uomo fattosi
da solo. Altro aspetto è il lato umano di Bio; non
ricordo di averlo mai visto arrabbiato e la sua mas-
massima imprecazione era, a quei tempi, “duce-
can”. La sua disponibilità nel fornire i servizi che si
è accollato a qualsiasi ora senza mai spazientirsi
mette a proprio agio le persone. Sono convinto e
qui Gli voglio dare atto, abbia dato una mano a più
di qualche persona. Ora Bio ha compiuto 90 anni,
sfido chiunque ad affermare che li dimostra, dalle due fotografie intercorrono 5 anni; una mia fotogenico e vanitoso,
l’altra uomo novantenne socievole e pieno di vita. L’unico indizio lieve dell’età è che si aiuta con gli occhi per udire. Un
aspetto penso che in tanti condividano con me, specialmente chi ha provato l’emigrazione, come mi sentivo già lontano
quando portandomi alla stazione a Fener mi salutava in egual misura mi sentivo veramente a casa quando al ritorno mi
salutava con un stringato “setu rivà“? Nel tragitto poi il suo proverbiale “ieri sera ho fat na magnada al…..”.
Ciao Bio scusa se ho omesso qualcosa ma sai la memoria è questa.
Mi ricordi la mia gioventù. Tanti auguri amico mio! Giovanni Polloni
Sabato 20 Gennaio
AsoloTeatro in Queo che resta dei 7 nani
Certo nemmeno il Sig. Carlo, uomo coraggioso e
risoluto, figlio di contadini e lui stesso infaticabile
lavoratore della terra, poteva immaginare che aprire un
agriturismo, per appoggiare la moglie Andreina, ottima
donna di casa, ma troppo incline ad assecondare le
suggestioni più mondane e moderne della pungente
sorella Graziella, volesse dire rinunciare definitivamente
a quel meraviglioso mondo ricevuto in eredità dalla sua
famiglia e abbandonare la vita sincera della tradizione
contadina, indissolubilmente legata ai ritmi e alle forze
della natura.
Nadàl in Polonia Se ti
CRONACA
Il caso Cementirossi
Metodo Crosignani sei mesi di indagine
Segnalazione di Alda Panciera – articolo de “La tribuna di Treviso”
PEDEROBBA. «Fate entrambe le indagini epidemiologiche»: è stata la richiesta risuonata anche lunedì sera
all’incontro tenuto alla palestra di Pederobba con Paolo Crosignani e Roberto Fornasier e organizzato dalla maggio-
ranza della Consulta Ambiente. In prima fila la senatrice Pd Laura Puppato e il deputato pentastellato Federico D’Incà.
E ancora consiglieri regionali dei due partiti. La premessa era che Paolo Crosignani era stato incaricato di condurre
l’indagine col suo metodo caso-controllo, ma poi non se n’è fatto più niente perché l’Usl 2 ha avocato a sé l’indagine. A
lui la gente ha chiesto in cosa consisteva il metodo e i tempi necessari per eseguirlo. E la risposta è stata quella che si
attendevano, d’altronde già contenuta nel protocollo depositato in municipio a Pederobba: 5-6 mesi, ossia in tempi tali
da arrivare prima del pronunciamento della Commissione provinciale di valutazione di impatto ambientale sul progetto
della CementiRossi di usare plastica come combustibile nei propri forni. Quanto a come sarebbe stata condotta
l’indagine Paolo Crosignani l’ha spiegato così: «L’Usl ha le schede dal 2000 al 2016, dalle quali partire. Si verificano le
malattie respiratorie nei bambini e le malattie cardiorespiratorie negli adulti innanzitutto, di Pederobba e dei comuni vi-
cini, ma anche dei comuni dove non ci sono ricadute dei fumi della CementiRossi in modo da avere gli elementi di raf-
fronto. In un secondo momento si passa ai casi di tumore». Una illustrazione che ha convinto la gente e gli esponenti
politici presenti a chiedere con forza che oltre all’indagine a corte dell’Usl 2 sia fatta anche quella di Crosignani con
metodo caso-controllo. Al pubblico presente e a quello che da casa ha seguito la diretta streaming è apparso chiaro
che l’indagine dell’Usl ha tempi molto lunghi e prende in considerazione lo stato di salute generale della popolazione,
mentre l’indagine di Crosignani permetterebbe di avere i dati in tempi brevi e di verificare l’effettiva incidenza del ce-
mentificio sulla salute dell’intera area interessata dalle ricadute delle polveri, che
non è solo Pederobba, ma anche Cornuda, Crocetta, Alano, Segusino, Maser e
Caerano e altri comuni. (e.f.) 22 novembre 2017
GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO 16
Legenda: Umido - I.P.L. Imballaggi Plastica Lattine - Carta- Vetro - Secco C: centro F: frazioni
LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE
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Legenda: Umido - I.P.L. Imballaggi Plastica Lattine - Carta- Vetro - Secco C: centro F: frazioni
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19 CRONACA
La foto di copertina
Quale sorte
per la statua della Madonna?
Tante belle feste a Miliés, borgata di Segusino, ben organizzate dalla Pro Loco,
dal Comitato "Amici di Miliés" e dalle varie Associazioni: molto partecipate dal
numeroso pubblico, specialmente da fuori paese. Anche le due osterie hanno
funzionato bene, quasi sempre con il pienone.
Infine, anche la Chiesetta dedicata a Maria Ausiliatrice, finiti con maestria da ditte
specializzate i restauri del tetto e dell'interno, è tornata all'antico splendore ed è
stata riaperta al pubblico alla fine del mese di luglio; ma, per il sottoscritto e per
tanti altri, è successo un fatto increscioso: la statua della Madonna Maria
Ausiliatrice, che ho scolpito nel 1998 appositamente per questa Chiesetta, non è
più ritornata al suo posto ... ed è stata sostituita con un'altra statua più piccola!
Nessuno sa ancora di preciso chi abbia preso questo provvedimento ...
E qui racconto la vera storia di com'era nata l'idea della Madonna di Miliés.
Nel 1997, precisamente il 20 maggio alle ore 10 di sera, arrivarono a casa mia
Don Fabrizio Girardi (allora Parroco di Segusino) insieme a Don Angelo Furlan, i
quali erano a conoscenza che io facevo dei
lavoretti come autodidatta, e mi chiesero se
potevo realizzare uno scettro. La loro intenzione
era di portare a Miliés la Madonna grande della
Chiesa Parrocchiale per fare la Festa di Maria
Ausiliatrice il 24 maggio e mancava lo scettro da
mettere in mano alla Madonna. lo acconsentii e
andò tutto bene!
ATTUALITÀ
Complimenti Gianluca!
di Alessandro Bagatella
Gianluca Casamatta, di Carpen di Quero Vas, il 27 ottobre scorso è salito sul
podio dell’Istituto Negrelli/Forcellini di Feltre per ricevere la premiazione della
Borsa di Studio rilasciata dalla Fondazione Alessio Santa Giustina, per lo
studio e lo sviluppo dell’informatica Onlus. Assieme a Gianluca, di Carpen,
sono stati premiati altri undici allievi. A Gian Luca i più sinceri rallegramenti
da parte dei genitori, parenti ed amici e, naturalmente, anche da tutti noi.
Bravo Gianluca!
LETTERE AL TORNADO
Il Fai ha presentato il piano per far tornare a vivere i pascoli anche a Col de Spadaròt.
Nell’area teatro di una sanguinosa battaglia della Grande guerra si tornerà a produrre formaggi.
ché venisse risistemato. Attualmente Malga Fontana Secca è composta di tre fabbricati rurali, dalle rovine di una
vecchia stalla e dai resti di trincee militari risalenti al periodo della Grande Guerra: di Malga Col de Spadaròt resta-
no invece solo pochi ruderi. Oltre al valore della natura, il luogo conserva anche il peso della storia: su queste vette
si spinse infatti l’esercito italiano nel momento decisivo per la resistenza agli austriaci dopo la sconfitta di Caporetto.
Il 21 novembre del 1917 si consumò così la battaglia di Fontana Secca, in cui persero la vita cinquecento giovani
italiani, lungo quella via che è stata poi denominata “Alta Via degli Eroi”. A spiegare il progetto, alla presenza delle
amministrazioni di Quero Vas e di Alano di Piave, è stato il vicepresidente del Fai, Marco Magnifico, il quale fin da
subito ha sottolineato che «più si sale verso Fontana Secca e più inizia a farsi sentire un sentimento di commozio-
ne, consapevoli che questo è stato il teatro di una battaglia sanguinosa», spiegando che «l’obbiettivo del Fai è quel-
lo di riportare il pascolo in quelle zone». Magnifico ha poi proseguito aggiungendo che, dopo l’acquisizione degli
immobili, «l’intenzione è quella di riportare in vita lo stile architettonico di un tempo», senza dunque modificarne
nessun aspetto, addentrandosi poi nella specificità del progetto, il cui costo è di 1 milione e 218 mila euro. I lavori
potrebbero iniziare nella primavera del 2018, ora si tratta di mettere assieme i finanziamenti. Il progetto si suddivide
in tre parti: la prima riguarda il recupero paesaggistico e ambientale di entrambi i luoghi e prevede la riattivazione
dei pascoli con la reintroduzione di bovini da latte e in particolare della razza Burlina per la produzione di formaggi
tipici del territorio come il Morlacco e il Bastardo. All’allevamento stagionale e alla produzione casearia si aggiunge
la seconda parte, che riguarda la possibilità di pernottamento a bivacco: a questo scopo verranno restaurati e rifun-
zionalizzati gli edifici rurali, nei quali l’autosufficienza idrica ed energetica sarà garantita dall’utilizzo di fonti di ener-
gia rinnovabili. La terza parte comprende la valorizzazione storica del sito: all’interno dei fabbricati uno spazio sarà
infatti dedicato alla mappatura del fronte della Grande Guerra, grazie alla raccolta di documentazione del periodo e
dei reperti bellici che verranno conservati per essere mostrati al pubblico.
da “Il Corriere della Alpi” del 19 novembre 2017
Nell’ultimo periodo saranno stati anche poco attivi ma si sa, son giovani, e allora per farsi perdonare i ragazzi del
“Plotone Esploratori Btg Feltre” hanno mantenuto fede all’impegno preso, e la cena dei “Sapori de Lan” ha
avuto inizio. Ad accogliere gli ospiti, una tavolata imbandita con i colori dell’autunno, tra zucchette colorate, candele
e legno di betulla che, per l’evento, è diventato il piatto per un antipasto a base di formaggi e miele locali. Zucca vio-
lina e fagioli cannellini, per una vellutata al sapore d’autunno, seguita da spezzatino di cinghiale in due varianti e
polenta a volontà. Il tutto innaffiato da buon vino, che mai deve mancare e meglio se servito in bottiglione di paglia,
alla maniera “vecia”. E seppur sazi, non si poteva negare spazio a un buon strudel fatto in casa e, per chiusura, un
buon caffè “de moka” e “sgnapetta” di quella buona. Una seconda cena preambolo di un evento in grande stile, che
avverrà con l’anno venturo. E così i “boce” del Plotone sono ritornati all’opera, grazie allo sprono del buon Angelo
che, vulcano in eruzione, non smette di mandare stimoli positivi, e guai che mancassero. Ma un ringraziamento va
anche a tutti quello che credono in questo gruppo, in particolare” Ristorante da Bastian dalla “Vecia”, Malga Piz,
Luigi Codemo, Donata Nani, Luigi Spada, Cantina Biasiotto e tutti coloro che in silenzio tifano per noi. Grazie.
(Alano di Piave, 12 novembre 2017)
Sono le otto del mattino e un rombo echeggia in Piazza Martiri in quel di Alano: sono gli artisti della motosega An-
drea Piccolotto e Antonio Simioni (Kobe) che, con le loro sculture in castagno, hanno dato il via alla Festa del Rin-
graziamento. A poco a poco un susseguirsi di trattori hanno riempito la piazza aspettando la consueta benedizione
del parroco. Ad allietare i visitatori, c’era Toni Zancaner “el careghéta”, abile artigiano, alfiere dell’antica arte, co-
struttore di sgabelli e cestini, che tiene vivo il saper usar le mani. Mentre gli scultori davan vita alle sculture, i bam-
bini hanno potuto giocare ai cerchi e i più grandi cimentarsi a “piantar el ciodo” o a colpire un uovo sodo con una
monetina da due euro; per saziar la fame, le castagne e il brulè della banda Setteville, o le torte e i biscotti della
Scuola dell’Infanzia. Presenti in rappresentanza del Comune di Alano il sindaco Serenella Bogana, il vicesindaco
Angelo Zancaner, anima dell’evento, e l’assessore Cristina Dalla Rosa per il Comune di Quero. E bello è veder la
gente radunarsi, sul finir della stagione contadina, propiziando il meglio per l’anno nuovo, scongiurando disgrazie e
malanni. E allora che siano benedetti trattori e armenti, e la mano divina vegli sui lavoranti, che tanti pericoli devono
affrontare, poi tutti a pranzo da Paride, mangiando in buona compagnia, brindando alla vita sempre bella per dura
che sia.
(Alano di Piave, 18 novembre 2017)
26 LETTERE AL TORNADO
Sappada se
Sappada se n’è
n’è andata,
andata, ora
ora aa chi
chi tocca?
tocca?
di Angelo Ceccotto
di Angelo Ceccotto
Apprendo dal Parlamento la decisione del distacco del Comune di Sappada dalla provincia di Belluno verso il Friuli,
Apprendo dal Parlamento la decisione del distacco del Comune di Sappada dalla provincia di Belluno verso il Friuli,
scelta popolare sì, ma con l’aggravante del beneplacito del Consiglio regionale. Fa specie ora il degradante
scelta popolare sì, ma con l’aggravante del beneplacito del Consiglio regionale. Fa specie ora il degradante
rimbalzo didiresponsabilità
rimbalzo responsabilità su su quanto
quanto avvenuto,
avvenuto, con con una
una retromarcia
retromarcia inin extremisextremis del delgovernatore
governatoreveneto venetovistovistoil il
penalizzante sondaggio che si ritorceva contro di lui. Tutto questo crea ancor
penalizzante sondaggio che si ritorceva contro di lui. Tutto questo crea ancor più sfiducia, incertezze e disinteresse più sfiducia, incertezze e disinteresse
tratralalagente,
gente,oltre
oltreaainvogliare
invogliare la la medesima
medesima scelta scelta di di quei
quei comuni
comuni al al confine
confinecon conTrento
TrentoeeBolzano Bolzanoadadandarsene
andarsenedada
questa provincia bellunese abbandonata. Come non provare amarezza e risentimento verso chi si èpreso
questa provincia bellunese abbandonata. Come non provare amarezza e risentimento verso chi si è presoe esi si
prende gioco della nostra popolazione, promettendo spudoratamente con gli esiti che ora vediamo. Qualefiducia
prende gioco della nostra popolazione, promettendo spudoratamente con gli esiti che ora vediamo. Quale fiducia
possiamo avere
possiamo avere inin un un consiglio
consiglio regionale
regionale ee nel nel suosuo governatore
governatore che che pensa
pensa solo solo alal prosecco,
prosecco,affiancato
affiancatodada
quell’assessoreche
quell’assessore cheha ha portato
portato al al commissariamento
commissariamento la la provincia
provincia di di Belluno.
Belluno.Cosa Cosac’è c’èda daaspettarsi
aspettarsiora oradadaquesti
questi
personaggi fautori di risultati così eclatanti. Conosciamo il loro dribblare con la solita moina: «Non cisono
personaggi fautori di risultati così eclatanti. Conosciamo il loro dribblare con la solita moina: «Non ci sonosoldi,soldi,
colpadel
colpa delgoverno».
governo». Eh Eh già,
già, colpa
colpa deldel governo
governo se se con
con l’opera
l’opera del del Mose
Mose didi Venezia
Veneziai icontrollori
controllorisisisono sonospartiti
spartiti
qualchemiliardo
qualche miliardodidieuro.euro. Come
Come pure pure la la sorte
sorte dell’ormai famosafamosa Pedemontana
Pedemontanafuori fuoricontrollo,
controllo,avendoavendosforatosforatoogni ogni
previsione di spesa, ricorrendo
previsione di spesa, ricorrendo per tre volte per tre volte al rifinanziamento dell’opera. Così che l’illuminato governatore,vista
rifinanziamento dell’opera. Così che l’illuminato governatore, vista
l’ingarbugliatasorte
l’ingarbugliata sorte debitoria
debitoria dell’opera,
dell’opera, ha ha preso la scorciatoia
scorciatoia con con lala bell’idea
bell’ideadiditassare
tassarei iveneti,
veneti,e ei bellunesi,
i bellunesi,
ritrattandopoi
ritrattando poilalasparata
sparataininvistavista delle
delle votazioni
votazioni del prossimo
prossimo anno anno le le quali
qualiavrebbero
avrebberopenalizzato
penalizzatolelesorti sortidel
delvoto
votoal al
momentoaalui
momento luifavorevole,
favorevole, cercando
cercando di di mascherare
mascherare la cattiva
cattiva gestione
gestione con conililsolito
solitoritornello:
ritornello:«Colpa
«Colpadel delgoverno».
governo».
Se Sepoi poiguardiamo
guardiamo lala fine fine delle
delle banche
banche venete, «ancora «ancora colpa colpa del del governo»
governo» che che nonnonha hacontrollato,
controllato,mentre mentrei i
rappresentanti
rappresentantidel delConsiglio
Consiglio veneto
veneto sedevano
sedevano sul palco aa fianco fianco dei dei ladroni
ladroni che chehanno
hannodepredato
depredatoi risparmi
i risparmidella della
povera
poveragente,
gente,consistenti
consistentiinin svariati
svariati milioni.
milioni. Comportamenti
Comportamenti da da politicanti
politicanti furbacchioni,
furbacchioni,fautori fautorieeritrattatori
ritrattatoridel delcaos,
caos,
perperpoi poiapparire
apparire candidamente
candidamente risolutoririsolutori di ogni problema
problema in in campagna
campagna elettorale.
elettorale.Sicuramente,
Sicuramente,quanto quantorubato rubato
avrebbe
avrebbesostenuto
sostenutoililprolungamento
prolungamento di di una
una superstrada che che da da Ponte
Ponte delle
delleAlpi
Alpiavrebbe
avrebberaggiunto
raggiuntoPieve PievedidiCadore
Cadore
evitando
evitandol’attuale
l’attualestrozzatura
strozzatura che che crea
crea quotidianamente
quotidianamente ingorghi ingorghi nel nel traffico.
traffico. Tale
Talefattibilità
fattibilitàavrebbe
avrebbeaccentuato
accentuatoil il
turismo
turismoeeil ilcommercio,
commercio,non non solo
solo dolomitico
dolomitico ma ma di tutta la
di tutta la provincia.
provincia. Meditiamo,
Meditiamo,amici amicieeamiche,
amiche,meditiamo…
meditiamo…Altro Altro
cheche dire: «Non ci sono soldi»… A questo punto c’è da interrogarsi: che sarà della Provincia di Belluno se si si
dire: «Non ci sono soldi»… A questo punto c’è da interrogarsi: che sarà della Provincia di Belluno se
continua
continuacon con questo
questo andazzo,
andazzo, tenendo
tenendo in in considerazione
considerazione le le parole
parole del del governatore
governatoreveneto venetoininpiazzapiazzaMartiri
Martiria a
Belluno qualche anno fa, il quale avrebbe assunto la piena responsabilità
Belluno qualche anno fa, il quale avrebbe assunto la piena responsabilità della Provincia dando nuovo lustro della Provincia dando nuovo lustroe e
sviluppo
sviluppo a questo territorio. Orbene, si fa memoria della delibera del Consiglio regionale veneto il quale approvò la la
a questo territorio. Orbene, si fa memoria della delibera del Consiglio regionale veneto il quale approvò
specificità
specificitàdelladellaprovincia
provincia bellunese,
bellunese, beneficio
beneficio piùpiù cheche dovuto
dovuto per per un
un territorio
territoriomontano,
montano,ma mafinfind’allora
d’allorasisiè èvenuto
venuto
meno
meno alla concessione delle deleghe spettanti, lasciando questa Provincia alla merce’ di se stessa. Se Belluno è èla la
alla concessione delle deleghe spettanti, lasciando questa Provincia alla merce’ di se stessa. Se Belluno
città
cittàpiù
piùvivibile
vivibiled’Italia,
d’Italia,èèperché
perché dall’emigrazione
dall’emigrazione ha ha saputo
saputo salvaguardare
salvaguardareeespendere spenderecon conparsimonia
parsimoniaper peril ilbene
bene
del proprio territorio, realizzando in economia le varie opere necessarie. Prendiamo in esame pure la sorte di
del proprio territorio, realizzando in economia le varie opere necessarie. Prendiamo in esame pure la sorte di
Veneto Strade, ente che riguarda anche la viabilità della nostra provincia di Belluno, la cui situazione rimbalza
Veneto Strade, ente che riguarda anche la viabilità della nostra provincia di Belluno, la cui situazione rimbalza
quotidianamente su chi la deve gestire e su chi finanzierà la parte bellunese poiché si legge che le risorse di cassa
quotidianamente su chi la deve gestire e su chi finanzierà la parte bellunese poiché si legge che le risorse di cassa
sono solo per fine anno. E poi? Non ci sono scusanti, ogni giustificazione è inaccettabile, i fatti sono già accaduti,
sono solo per fine anno. E poi? Non ci sono scusanti, ogni giustificazione è inaccettabile, i fatti sono già accaduti,
Sappada ha scelto là dove gode almeno della trasparenza e della serietà e non di promesse. Ci si chiede: è questa
Sappada ha scelto là dove gode almeno della trasparenza e della serietà e non di promesse. Ci si chiede: è questa
la specificità concessa da Palazzo Ferro Fini di Venezia per la Provincia di Belluno? Se mettiamo insieme gli
la specificità
sprechi e le ruberie, concessa da Palazzo
potremmo tutti Ferro
godere Fini
di di
unVenezia
invidiabile per progresso
la Provincia di Belluno?oltre
e benessere Se mettiamo
ad assolvere insieme gli
i vistosi
sprechi e le ruberie, potremmo tutti godere di un invidiabile progresso
problemi che mettono a dura prova il nostro sviluppo territoriale. Non vorrei diffondere pessimismo, giacché di e benessere oltre ad assolvere i vistosi
problemi
questo cheoberati,
siamo mettonoma a segnalare
dura provasituazioniil nostro disviluppo
disagioterritoriale.
affinché certi Nondeficit
vorreisiano
diffondere
risolti apessimismo,
beneficio delgiacché Bellunese. di
questo siamo oberati, ma segnalare situazioni di disagio affinché certi deficit
Chissà, forse un giorno anche la nostra provincia avrà la sua indipendenza, auspicando che prima non perda altri siano risolti a beneficio del Bellunese.
Chissà,
pezzi forse undel
importanti giorno anche
territorio la nostra L’augurio
dolomitico. provincia avrà la suasperato
di questo indipendenza,
traguardo auspicando
è possibile che prima
solo se cinon saràperda
una altri
seria
pezzi importanti del territorio dolomitico. L’augurio di questo
aggregazione politica bellunese, non quella usurante mirata solo all’accaparramento di voti. sperato traguardo è possibile solo se ci sarà una seria
aggregazione politica bellunese, non quella usurante mirata solo all’accaparramento di voti.
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