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Quindicinale Anno XLIV 
01.06.2022
Numero
768
Editrice ASD Ponte Tegorzo
Chiuso in redazione il 21.05.2022 - Prossima chiusura il 13-06-2022
Il difficile mestiere di essere ragazzi oggi - pag. 1Lista unica a Segusino - pag. 2Borse di studio a 35 studenti - pag. 4-5Un libro per ogni bambino - pag. 11A Rimini con la Penna Nera - pag. 13
 
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Paolo
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1
 ATTUALITÀ
Il difficile mestiere di essere ragazzi oggi
di Cesare Turra
Cosa sta accadendo ai nostri ragazzi? E’ la domanda che ci si pone leggendo le notizie che con una certa frequenza appaiono sui quotidiani. L’ultima in ordine di tempo è quella riportata on-line da La Repubblica che riferisce le dichiarazioni del presidente di Save The Children Italia, Claudio Tesauro, sulla dispersione scolastica implicita, cioè l’incapacità di comprendere il significato di un testo scritto, che per i ragazzi di 15 anni sarebbe del 51%. In altre parole, ogni due quindicenni uno non sarebbe in grado di capire il senso di quanto legge. Lo stesso presidente di Save the Children, poi, ricorda come più di due milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni siano dei “
neet 
”, (Not in Education, Employment or Training), cioè persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione. Questi dati sullo scarso livello di preparazione culturale delle ragazze e dei ragazzi odierni sembra fare il paio con le notizie, più o meno ricorrenti, sulle
baby gang 
 che infestano le più grandi città, ma che si riscontrano anche nei centri più piccoli con le cronache di atti di teppismo, vandalismo, bullismo e talvolta anche violenza indistinta contro i coetanei, adulti e addirittura contro le forze dell’ordine che intervengono nelle diverse situazioni cercando di ripristinare l’ordine pubblico. L’occasione è ghiotta per gli esperti del sociale di ogni ordine e grado che, con teorie più o meno convincenti, cercano di analizzare il fenomeno. Tra le più in auge, la teoria del disagio sociale che, negli ultimi due anni, sarebbe stato causato o accentuato dalle limitazioni indotte dall’isolamento forzato in conseguenza del Covid.  Altra teoria che talvolta viene rispolverata
,
anche se sarebbe interessante approfondire il tema chiedendoci il perché, è quella dell’assenza della figura paterna che sarebbe sempre più svuotata e incapace di trovare un proprio equilibrio nell’ambito delle moderne famiglie.  Al di là delle diverse teorie che possono essere formulate sul mondo giovanile contemporaneo, di sicuro in questi decenni è cambiata la società, così come è cambiato il concetto stesso di famiglia che, nella sua evoluzione, è passata da un estremo all’altro senza fermarsi nel giusto punto di equilibrio, muovendosi da un’entità dove i ruoli erano culturalmente rigidi, ben definiti e imposti ai componenti che ne facevano parte (marito-moglie, genitori-figli), a quello di un’entità che sembra trovarsi costantemente in un equilibrio instabile e sempre sull’orlo del baratro, come testimoniato dall’alta percentuale di famiglie che si spezzano, tra gli impossibili compromessi di gestione della carriera e cura della famiglia e, forse, anche da una certa incapacità di svolgere il mestiere più difficile che ci sia: quello del genitore. Questo è un “mestiere” che nessuno insegna, ma che si impara sul campo e che ha come effetto quello di formare dei nonni meravigliosi, ma a spese di una genitorialità spesso condotta in modo inadeguato o ai limiti della sufficienza. E’ in questa evoluzione, o involuzione a seconda dei punti di vista, che i figli crescono, nella mancanza di quei punti di riferimento che una volta erano la famiglia, la scuola e, molto spesso, gli oratori parrocchiali che loro insieme costituivano un nucleo di persone autorevoli capaci di insegnare, da diversi ambiti, il significato di essere adulti responsabili, persone di valore e di valori verso se stessi e gli altri. Nel nostro tempo, forse, mancano anche gli eroi positivi con cui identificarsi, quelli che un tempo non molto lontano si trovavano nei libri d’avventura e nei fumetti, eroi che, nonostante le avversità, perseguivano quel bene che alla fine trionfava sempre con un bel “
e vissero tutti felici e contenti 
”. Con l’evoluzione della tecnologia sono cambiati i riferimenti e anche le forme di comunicazione dei nostri ragazzi: i libri, con i loro tempi lunghi di lettura, di sogno e di riflessione, stanno lasciando sempre più spazio all’immediatezza e alla velocità dei dispositivi elettronici, la realtà virtuale prende sempre più il posto della realtà concreta circostante creando falsi miti e pericolose mistificazioni. La velocità è il nuovo eroe: si acquisiscono informazioni velocemente, si comunica velocemente, si cresce velocemente. Ma in questa esasperazione della velocità, si perde il gusto della ricerca, il piacere del dettaglio, il fremito per lo sviluppo di un racconto, la soddisfazione intellettuale nel seguire un ragionamento coerente su una certa tesi e di confrontarsi con gli altri. Per quanto possa sembrare paradossale, nell’epoca del maggior sviluppo tecnologico della comunicazione, nei nostri ragazzi cresce anche il senso di solitudine indotto dallo strumento che in qualche modo li scherma dal contatto diretto con gli altri. E’ in questo mondo dell’ipervelocità e di un certo isolamento che i nostri ragazzi nascono, crescono e vivono, per cui non sorprende che un quindicenne su due non sia in grado di comprendere il significato di un testo letto, e questo non perché sia carente intellettivamente, ma solo perché non è abituato a letture di più ampio respiro. Così come non sorprende, ma fa paura, che come reazione all’isolamento e alle mistificazioni tecnologiche si possa cercare il branco dentro cui identificarsi ed esprimersi. Come si possono risolvere queste situazioni? Sicuramente non demonizzando quella tecnologia che ormai è elemento essenziale della nostra quotidianità, ma ponendola nel giusto contesto di strumento utile, ma non sostitutiva o prioritaria rispetto il nostro essere persone umane. Anche qui, c’è poco da fare, è la famiglia che,
“Quello del genitore è un mestiere che nessuno insegna, ma che si impara sul campo e che ha come effetto quello di formare dei nonni meraviliosi”
 
con la sua coesione e la sua autorevolezza fatta di credibilità, deve fungere da bussola per indirizzare la rotta dei nostri ragazzi.
 

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