Anno XL
15.11.2018
Numero
712
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO
Ricariche telefoniche
Alano,
Alano, Quero
Quero Vas
Vas e
e Segusino:
Segusino:
le
le immagini
immagini dei
dei danni
danni del
del maltempo
maltempo
carrellata di immagini, di vari autori, a testimonianza della furia di vento e acqua
carrellata di immagini, di vari autori, a testimonianza della furia di vento e acqua
Le foto che pubblichiamo in queste quat-
Le
tro foto
paginechesipubblichiamo
riferiscono aiindanni
queste quat-
causati
tro pagine si riferiscono ai danni
nel nostro territorio dal forte vento e causati
nel nostro territorio
dall’esondazione dal forte
del Piave tra ilvento29 e eil
dall’esondazione
30 ottobre 2018. del Piave tra il 29 e il
30 ottobre 2018.
PAGINA 1 foto 1-2-3-4-5: il Parco del
PAGINA
Piave di Fener1 fotocon 1-2-3-4-5: il Parco
la baita della del
Pro Lo-
Piave di Fener con la baita della
co quasi interamente sotto acqua; foto Pro Lo-
co
6: ilquasi
Piaveinteramente
alle “porte” sotto acqua;
di Fener; fotofoto
7:
6: il Piave alle “porte” di Fener;
la ditta Cimolato di Segusino invasa foto 7:
la ditta
dall’acqua. Cimolato di Segusino invasa
dall’acqua.
PAGINA 2 foto 1-2: il Piave fotografato
PAGINA
dalla Croce 2 foto 1-2: il foto
del Piajo; Piave3-4:
fotografato
il Piave
dalla Croce del Piajo; foto
all’altezza del ponte di Fener; foto 3-4: il Piave
5: il
Piave sempre sul versante di Fener;5:fo-il
all’altezza del ponte di Fener; foto
Piave
to 6: sempre
la pistasul di versante di Fener;
automodelli radioco-fo-
to 6: la pista di
mandati, al Parco del Piave di Fener, completamente allagata; foto 7: le abitazioni di Basso Fener che hanno avuto automodelli radioco-
mandati,
più danni;alfoto
Parco del Piave
8: nonno di Fener,
e nipote completamente
assistono al crescereallagata; foto
dell’acqua nel7:loro
le abitazioni di Basso Fenersenza
cortile (fortunatamente che hanno
conseguen-avuto
più danni; foto 8: nonno e nipote assistono
ze); foto 9: il cortile di Basso Fener di cui sopra.al crescere dell’acqua nel loro cortile (fortunatamente senza conseguen-
ze); foto 9: il cortile di Basso Fener di cui sopra.
PAGINA 3 foto 1-2-3-4: i danni causati al Parco del Piave di Fener nei pressi della “spiaggetta”.
PAGINA 3 foto 1-2-3-4: i danni causati al Parco del Piave di Fener nei pressi della “spiaggetta”.
PAGINA 4 foto 1: la Cartiera di Vas; foto 2-3-4: la passerella e il sottopassaggio della ferrovia a Quero Vas; foto 5:
PAGINA 4 foto 1:
Santa Maria; foto 6:la ilCartiera
panoramadi Vas; foto
verso l’ex2-3-4: la passerella
oasi Cressi e il sottopassaggio
a Marziai; foto 7-8: il Parco della
del ferrovia Quero Vas; foto 5:
Piave diaCaorera.
Santa Maria; foto 6: il panorama verso l’ex oasi Cressi a Marziai; foto 7-8: il Parco del Piave di Caorera.
4 CRONACA
5 CRONACA
La fontana di Schievenin
Riflessioni su poesia e polemica
di Mauro Miuzzi
(consigliere di minoranza Capo gruppo Laboratorio Quero Vas il Ponte)
L'inaugurazione del nuovo ponte a Borgo Schievenin mi ha sollecitato una riflessione che sento di condividere. Sono
terminati i lavori di una nuova opera pubblica ed è legittimo che l'Amministrazione faccia festa, segni con la gioia il
proprio lavoro e lo condivida. Tutto bene, anch'io ho sentito il desiderio di esserci e condividere.
Alla chiusura una sorpresa con la sceneggiata di "una poesia nella quale la fontana ha risposto"... “alle critiche che
sono state mosse durante i lavori all'amministrazione e a chi ha progettato l'opera. "Mi sono sentito infastidito. Non
tanto per i contenuti della poesia, rispondere alle critiche è legittimo, poteva farlo l'amministrazione, potevano farlo i
progettisti, però con altri modi e, soprattutto, in altre sedi. Non durante una festa che proprio il sindaco poco prima
aveva definito "di tutti". Poi, perché questo l’ha fatto la fontana? Ha sbagliato la fontana a fare le critiche iniziali. Ha
sbagliato, a mio parere, ancor di più un'altra fontana nel rispondere ora in una situazione di condivisione. Una semplice
ripicca. In tutti i due i casi è stata la voce di una fontana di parte, una fontana che divide.
Personalmente mi sono sentito offeso e a disagio perché l'amministrazione nella condivisione di questo gesto ha
affermato e, ancor peggio, manifestato il proprio esercizio del potere.
Trovarsi di fronte al potere è difficile, sempre difficile, il potere è potere, che se ne dica.
Si può essere supini e accettare con rassegnazione o disperazione.
Si può essere adulatori, credendoci o più semplicemente per ignoranza, peggio per convenienza.
Si può essere critici affermando le proprie ragioni con chiarezza e ancor di più fermezza ma anche critici senza ragione
cadendo nella polemica.
E il potere qualche volta diventa arrogante, impone la propria visione e non lascia spazio alla critica. La critica, cara
fontana ci può stare, non è un lusso che non possiamo permetterci. È' esercizio democratico che va esercitato e
soprattutto compreso dalle istituzioni che non sono poste per dominare, piuttosto ascoltare e capire.
Anch'io ho svolto, da consigliere di opposizione, un'azione critica ma con lealtà. Mi chiedo: come sarebbe questo ponte
con i parapetti pieni del progetto iniziale, come sarebbe ora con la fontana in una posizione d’intersezione con l'asse
viario? Queste erano osservazioni corrette se è vero che i parapetti sono stati rivisti e la fontana spostata.
Sono quindi colpevole di aver esercitato il diritto dovere di controllo e dato voce a chi aveva individuato questi aspetti e
ancor più colpevole per aver cercato di dare, in tutta onestà intellettuale, un contributo costruttivo?
Il disagio che ho provato è via via cresciuto.
Durante il tuo intervento, cara fontana, da subito mi si è evocata davanti un'immagine femminile, l'acqua, la madre.
Man mano che però procedevi, falsamente ironica, perdeva corpo la mamma che amorosa dà protezione ai propri figli
e amorosamente accoglie. Si rendeva concreta invece la sensazione di essere al cospetto di un comportamento non
chiaro. Non più la madre, ma la donna d’affari che difende e protegge gli "interessi" della propria famiglia.
Così anche nella polemica c'è un discrimine. C'è una polemica, tutto sommato, buona che viene condotta nell'interesse
generale. Ma anche una polemica che è fatta esclusivamente nell'interesse personale, magari non affettivo ma
egoisticamente e solamente economico.
Triste segno dei tempi purtroppo. ATTUALITÀ
Fener, restaurato il
pannello panoramico
di Silvio Forcellini
Si è svolta sabato 20 ottobre la cerimonia di inaugura-
zione del restauro del pannello panoramico in rame bat-
tuto raffigurante l’intero territorio comunale, che ora fa
bella mostra di sé a Fener all’interno del parcheggio
adiacente il Caffè Tegorzo e l’Hotel Ristorante Tegorzo.
Il merito di averlo riportato all'antico splendore va alla dit-
ta Giotto Fratelli, coadiuvata nell’occasione da Pulitura
Morosin e Car.Edil e dalle “pittrici” Luigina Villanova ed
Ester Cimolato, il tutto coordinato dalla Pro Loco di Ala-
no. Alla cerimonia di inaugurazione ha contribuito anche
l’Hotel Ristorante Tegorzo, che ha offerto ai presenti il rinfresco. Il pannello panoramico era stato originariamente
inaugurato nel novembre del 1994, commissionato dall'Amministrazione Piccolotto e realizzato dagli “artisti del ra-
me” Giorgio Giotto ed Elio Possa (nelle due foto a fondo pagina). Una vera e propria opera d’arte costata a Gior-
gio ed Elio due anni di lavoro notturno e poi donata, con gesto tanto apprezzabile quanto raro, alla comunità alane-
se, la cui amministrazione si era fatta invece carico del costo dei materiali e della posa in opera. Alcuni dati per dare
un’idea della grandiosità del complesso: 10 quintali di lastra di rame usata, 35 quintali di peso complessivo, m. 6,20
x 4,50 la dimensione massima e m. 5,20 x 2,30 le misure del solo quadro di orientamento. Quest’opera di alto arti-
gianato è formata da un tetto in struttura in legno con coppi in rame, da un pannello “minore”, pure in rame, con la
scritta “benvenuti” in quattro lingue, e dal quadro di orientamento raffigurante - come detto - l’intero territorio comu-
nale con relativa legenda. Su questo sono state incastonate ben 28 formelle lavorate raffiguranti gli stemmi del Co-
mune e della Comunità Montana Feltrina, i principali edifici, i monumenti e le malghe del nostro territorio. Dopo 24
anni, la naturale ossidazione del rame aveva reso illeggibile il tutto e i titolari della ditta Giotto Fratelli, Cristian e
Stefano, interpellati dai promotori di questa iniziativa, si sono dimostrati subito disponibili a restaurare gratuitamente
(come tutti gli altri, peraltro) un’opera frutto del certosino lavoro del padre Giorgio. Bravi.
9 CRONACA
LETTERE AL TORNADO
CRONACA
Nella prima foto, Chiara e Silvano; nella seconda, con i figli Massimo e Francesco; nella terza, con i nipoti Daniele,
Betty e Matteo.
I žuc de Fener
(s.for.) Se Caorera, grazie all’ormai popolarissima Sagra della Zucca promossa dalla locale Pro Loco e giunta
quest’anno alla sua 24a edizione, ne è ormai considerata la “capitale”, neanche a Fener si scherza in quanto a
zucche. Nelle foto, scattate nelle scorse settimane, la copiosa produzione di un nostro lettore, noto per la sua
maestria nella coltivazione e che ci ha proposto questo particolare allestimento. Precisiamo che ogni riferimento a
persone o cose o…ad “allusioni” a sfondo erotico è puramente casuale.
Venerdì 26 ottobre, nell’atrio delle scuole elementari di Alano, è stata scoperta una targa che ricorda i caduti nella
“Grande Guerra” e i civili che dovettero affrontare il profugato. Sulla targa, dono di una famiglia alanese in occasio-
ne del Centenario del primo conflitto mondiale, è incisa la seguente scritta: “Gloria a voi figli d’Italia che donaste il
vostro sangue per liberare la Conca di Alano di Piave dall’invasor”. E dopo i nomi delle 15 medaglie d’oro al valor
militare: “Alano riconoscente onora tutti gli eroi caduti nel primo conflitto mondiale ed i civili che hanno dovuto af-
frontare il profugato con enormi sofferenze e perdite”. Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco di Alano Bogana -
che, dopo aver ricordato il sacrificio dei caduti, ha però voluto porre l’accento sull’inutilità delle guerre - e il dirigente
dell’Istituto Comprensivo Sommacal, oltre agli studenti di 4a e 5a primaria e di 1a secondaria della scuola alanese e
ai loro insegnanti. Studenti che hanno impreziosito la cerimonia con alcuni canti: “La canzone del Grappa”, “La leg-
genda del Piave” e “Il canto degli Italiani” (cioè l’inno d’Italia). Dalle pagine del nostro periodico la famiglia alanese
autrice del bel gesto vuole ringraziare di cuore il sindaco Bogana, il dirigente Sommacal, gli alunni e gli studenti, le
maestre e le professoresse, i rappresentanti degli Alpini e dei Fanti e tutte le persone intervenute. Questo è stato il
primo di una serie di appuntamenti raggruppati sotto il titolo “Alano torna italiana” e promossi da Comune di Alano,
Gruppo Alpini “Valderoa” di Alano, Sezione del Fante di Alano-Quero Vas e Associazione Nazionale “Cravatte Ros-
se” del 1° San Giusto in collaborazione con Associazione Amici del Museo della Grande Guerra di Campo e Banda
Setteville.
Castagnata a Fener
(s.for.) Due foto della castagnata organizzata sabato 3
novembre dal gruppo “Fener I Giovani” e dal bar gela-
teria “Due Valli” nel giardino della gelateria stessa.
13 CENNI STORICI
Ci sono tanti figli ai quali bisogna dare la loro mamma che li ama tanto e che li attende ansiosa, quanto te mammina
buona. Ti bacio forte forte e ti abbraccio. Tuo Ugo
Zona di guerra, 22/10/1918
Ci prepariamo col cuore colmo di gioia al gran valzer finale. Bacioni Ugo
Zona di guerra, 24/10/1918
Carissimi,
percorriamo la rossa e bella strada della vittoria. Evviva!
Canta l'aria sotto il morso dei proiettili. I nostri animi sono in festa come la natura che ha fatto indugiare la primavera
per darci una strada più degna. Oggi si può morire senza dolore. Vi abbraccio tutti forte forte. Ugo
Testimonianze orali
Racconti (testimonianze orali tramandate) raccolti dagli alunni delle attuali classi 4aA e 4aB
durante l'anno scolastico 2017/18
Giuseppe Mondin
Oggi è venuta a scuola la signora Maria Mondin, nonna di Elisa, per raccontarci la storia di suo nonno che si chiamava
Giuseppe Mondin, nato a Quero il 25/4/1879 e morto il 6/9/1956.
"Giuseppe Mondin si sposò con la prima moglie, Maddalena Longa, il 25/4/1902 e i due ebbero 7 figli: Costanza (nata
nel 1903), Giuseppina (nata nel 1904), Gioachino (nato nel 1906), Maria Anna (nata nel 1907), Tecla Policarpa (nata
nel 1911), Anna e Gemma (gemelle nate nel 1915). Le ultime due bambine morirono quando avevano un mese e il 3
maggio 1915 mancò anche la moglie. In quel periodo arrivò a Giuseppe anche la lettera di precetto che lo obbligava ad
andare a fare il soldato in guerra. Giuseppe era disperato anche perché era vedovo e aveva 5 figli che non sapeva a
chi affidare. Allora decise di risposarsi per dare una mamma a quei bambini e sposò, il 22/7/1915, una giovane quere-
se che si chiamava Maria Miuzzi (nata a Quero il 3/8/1879). Quando Giuseppe partì per la guerra lasciò a casa la sua
seconda moglie Maria, incinta, e i cinque figli avuti dalla prima compagna; nel 1916 nacque Maddalena Maria. Nel
1917, mentre Giuseppe era in guerra, la moglie e i figli furono costretti a lasciare la loro casa, la stalla, gli animali e i
campi perché Quero era stata evacuata e andarono profughi a Mel. Lì patirono la fame perché non trovavano niente da
mangiare e spesso per sopravvivere facevano l'elemosina. Erano costretti persino a raccogliere lo sterco dei muli, che
lavavano accuratamente, per ricavarne i chicchi di granoturco non digeriti, da macinare poi, per farne la farina da po-
lenta. Un giorno, andando per carità chiesero alla moglie del sindaco se avesse qualcosa da mangiare per loro, ma lei
negò e li mandò via a malo modo. Loro però videro dalla finestra che la signora aveva appena versato la polenta sul
tagliere, e allora, senza essere visti, gliela rubarono e se la mangiarono. Quando la guerra terminò e Giuseppe tornò a
casa, trovò solo la moglie e due figli (Gioachino nato nel 1906 e Maria Anna nata nel 1907); gli altri figli erano morti di
febbre spagnola durante il conflitto. Nel 1921 nacquero altre due gemelle (Giuseppina Anna che morì nel 1925 e Mad-
dalena Gemma)e nel 1925 nacque Giovanni, mio papà. Quindi Giuseppe Mondin ebbe 11 figli di cui 7 morirono di
stenti e malattie."
Poi la signora ci ha raccontato anche la storia del nonno di suo marito, Abramo Tessaro, che abitava ad Alano in locali-
tà Balzan. "Quando partì in guerra aveva due figli nati nel 1914 e 1915 e la moglie era incinta di un bambino che non
avrebbe mai conosciuto il padre, poiché morì sui campi di battaglia e fu sepolto in un cimitero di guerra in Austria."
Alano 31/01/2017 Testimonianza orale di Maria Mondin
La neonata ritrovata
Oggi è venuta a scuola la signora Assunta Collavo, nonna di Francesca, per raccontarci alcuni fatti accaduti alla fami-
glia di sua nonna Ester Nani in Rizzotto, durante il novembre 1917.
"Era il novembre 1917 e in Alano era in corso un violento bombardamento, tutti dovevano scappare, poiché ormai Ala-
no era in prima linea. Tutta la famiglia fuggì velocemente verso il Monfenera; percorrevano i sentieri irti, carichi delle
poche cose indispensabili durante la fuga. L’ultima nata della famiglia fu messa in braccio ad una zia quindicenne. Sta-
vano per raggiungere il crinale del monte quando la ragazzina si accorse che la neonata le era scivolata dalle braccia.
Tornarono indietro di corsa e, per fortuna, la ritrovarono sana e salva lungo il sentiero. Si era salvata grazie alle fascia-
ture in cui era stata avvolta! Giunti sul Monfenera riuscirono ad allontanarsi dalla zona di guerra e, con altri profughi,
raggiunsero il paese di Montecarotto (AN), nelle Marche. Il bisnonno di Assunta, Luigi Rizzotto, non volle lasciare la
sua casa che aveva appena costruito e rimase ad Alano il più possibile, ma alla fine dovette fuggire anche lui; fu co-
stretto a trasferirsi a Feltre, dove poi morì di stenti. Ai suoi prozii, Antonio e Umberto Masocco che morirono giovanis-
simi (18 e 24 anni) nell' autunno 1917, combattendo sul Grappa, è stata dedicata una via in cima al paese "Via Fratelli
Masocco". La loro sorella Teresa Masocco, terminata la guerra, andava a recuperare, in montagna, i resti dei soldati
morti sui campi di battaglia, per dar loro una degna sepoltura. Per i suoi meriti venne insignita di una medaglia al meri-
to, conservata nel museo di Campo".
Alano 16/11/2017 Testimonianza orale di Assunta Collavo
Angelo Ceccotto
Oggi 23/02/2018 è venuta a scuola la signora Ceccotto Giustina, nonna di Samuele D.C., per raccontarci degli episodi
accaduti alla sua famiglia durante la Grande Guerra. Comincia raccontandoci che suo padre, Secondo Ceccotto, nel
1918 aveva 8 anni, quando suo nonno, Angelo Ceccotto dovette lasciare Alano con tutta la famiglia, per l'arrivo della
guerra in paese.
" ... Angelo, insieme alla moglie (Favero Assunta, di Signoressa) ai suoi 5 figli, e con loro alcune famiglie alanesi, do-
vette abbandonare in fretta la sua casa e i suoi beni, perché ormai il fronte dei combattimenti era arrivato proprio su
Alano. Raccolsero i pochi stracci indispensabili e partirono, a piedi verso Feltre. Lungo il tragitto, alla famiglia Somma-
riva, che viaggiava con loro e aveva 11figli, morì un figlio piccolo; poi alla stessa ne morirono altri due, per gli stenti pa-
titi. Arrivati a Feltre, Angelo pensò di recarsi a Pedavena, dove lui aveva lavorato, presso la birreria, fino a poco tempo
prima, sperando che lì avrebbe potuto trovare un aiuto dai suoi "padroni" o dai colleghi di lavoro. Ma così non fu. I pro-
fughi alanesi arrivati a Pedavena furono separati e distribuiti nelle varie famiglie disposte ad ospitarli. Ma il cibo era po-
co e tutti dovettero "andar per carità" per un po' di polenta, per un uovo o un pezzo di pane e chiedere l'elemosina,
sperando di raccogliere qualche monetina. Patirono la fame e il freddo per tre mesi e poi, visto che non erano ben visti
dalla popolazione, decisero di cambiare destinazione e di avviarsi, sempre a piedi, verso il Lago di S. Croce, sperando
15 CENNI STORICI
in un'accoglienza migliore. Qui la situazione non si dimostrò per niente diversa dalla precedente. Fame, freddo, miseria
... Dovettero adattarsi a vivere in dimore di fortuna (vecchie stalle o fienili) e anche qui dovevano "andar per carità".
Ogni tanto venivano persino picchiati e cacciati in malo modo. Spesso Angelo piangeva, non tanto per le botte ricevu-
te, ma per la fame patita da lui e dai suoi cari. Un giorno il figlio più piccolo di Angelo, passando vicino ad una vigna,
vide un grappolo d'uva che fuoriusciva da una rete di recinzione e, affamato com'era, allungò la mano e ne prese tre
acini. La padrona della vigna lo vide e cominciò ad urlargli contro, insultandolo e trattandolo da ladro. La fame era tanta
che spesso si cibavano di ortiche bollite, non avendo null'altro da mangiare. Un giorno però, girando in cerca di un po'
di cibo, videro una gallina che vagava sul prato, senza essere rivendicata da nessuno; non si fecero pregare due volte,
presero la gallina e corsero a casa. Con la sua carne mangiarono in 14 persone, facendo una gran festa! Anche i
bambini dovevano cercare di fare qualche lavoretto, in cambio di un misero pasto, per poter sopravvivere, come faceva
Secondo, che lavorava per i paesani, lassù in Alpago, costruendo muretti di recinzione. I 3 figli più grandi di Angelo (di
14/16/17 anni) furono mandati a lavorare in Germania, in una fabbrica di mattoni, nella speranza che almeno loro po-
tessero salvarsi e così lui avrebbe avuto 3 bocche in meno da sfamare. Rimasero in Germania fino alla fine della guer-
ra. Dopo la partenza dei figli maggiori Angelo e la famiglia vissero finalmente solo in 4 in una stanza! Nemmeno i figli di
Angelo andati in Germania se la passavano bene. Lavoravano per pochissimi soldi e un pasto misero al giorno; quan-
do potevano uscivano di notte e andavano nei campi a rubare le patate, che poi nascondevano sotto le assi delle ba-
racche dove vivevano, per poter nutrirsi un po' di più. Solo la figlia di Angelo (14 anni) poté avere una minima soddisfa-
zione. Lei aveva avuto la fortuna di poter andare a scuola fino alla cl.5'" così sapeva benissimo leggere, scrivere e
contare. Era una ragazza sveglia e una buona lavoratrice, e grazie alla sua abilità matematica riuscì a convincere il di-
rettore della fabbrica che la sua capacità organizzativa era superiore di quella dell'operaio capo tedesco, che fino a
quel momento, aveva comandato il suo reparto. Tanto fu che poi lei stessa venne messa a "comandare" i tedeschi del
suo reparto. Quando però tornarono in Italia, alla fine del 1918,non ebbero una buona accoglienza. Una volta arrivati
dalla Germania, in stazione a Verona, vennero insultati dagli italiani e chiamati "traditori della patria". Partirono a piedi
da Verona e pian piano arrivarono ad Alano. Lungo la strada per tornare a casa la zia trovò delle bucce di patate in
una buca all'esterno di una casa, le prese per poi mangiarle, ma venne vista, rincorsa e picchiata, con la motivazione
che quelle bucce non erano sue e non doveva prenderle! Quando tornarono ad Alano tutto il paese era stato raso al
suolo, le case erano state distrutte e tutto andava ricostruito ... fu molto dura!"
Alano 23/02/2017 Testimonianza orale di Ceccotto Giustina
Angelo Collavo
La maestra Barbara ci ha raccontato delle esperienze vissute, raccontate e tramandate dalla famiglia del nonno pater-
no Angelo Collavo(29/09/1917) e dalla famiglia del nonna materna Giuseppina(Pina) Ceccotto (1909), durante la Prima
Guerra Mondiale.
" .. Quando venne dato l'ordine di evacuazione dal paese di Alano di Piave, in tutte le abitazioni vi erano provviste, nel-
le stalle mucche e cavalli, galline e maiali, nei fienili fieno e nei granai il grano raccolto a fine estate. Mio bisnonno pa-
terno, non voleva andarsene, non voleva abbandonare casa, raccolto e bestiame. Pensò che sarebbe stata una buona
idea scappare verso il Pont della Stua, dove c'erano molte grotte e forse avrebbero potuto salvarsi. Così si avviarono
con tutta la famiglia verso le grotte. La moglie aveva partorito ma purtroppo non aveva latte; così decise di tornare di
notte in paese, nella sua casa, per prendere dello zucchero, in modo da farne un miscuglio con l'acqua, per poter poi
nutrire il piccolo. Per non essere scoperta ne fece tanti piccoli sacchettini e li legò all'interno della gonna e tornò alla
grotta. Con quello zucchero riuscirono a far crescere il bimbo, che succhiava il liquido dolciastro da un fazzoletto ba-
gnato ... "
Giuseppina Ceccotto (Pina)
" ... Nell' ottobre 1917 arrivò l'ordine di evacuazione da Alano di Piave. La famiglia di mia nonna subito pensò che ba-
stasse lasciare il paese e rifugiarsi nelle vallate in fondo al paese, così si recarono rutti in località S. Lorenzo. Qui rima-
sero per pochi giorni perché gli austriaci li scoprirono e li fecero sgomberare, senza usare le maniere forti, ma facendo
capire che era obbligatorio perché troppo pericoloso. Attraversarono allora i Solaroli, fino ad arrivare a Seren del Grap-
pa, poi proseguirono verso Feltre (presso la località La Ciusa )e di seguito verso Mel, dove rimasero per un mese e
mezzo vivendo di elemosina. Anche da qui dovettero scappare poiché non c'era nulla da mangiare e non erano molto
ben visti. Partirono alla volta del Trentino, attraversando i boschi, fino a Rovereto, dove trovarono la distruzione totale.
Dovettero perciò ripartire per una nuova destinazione ... Questa volta verso il Friuli. Arrivarono in provincia di Pordeno-
ne, nella Val Miseria. Qui il sindaco del paese dove si rifugiarono pensò che era meglio venissero divisi, per poter so-
pravvivere, per trovare almeno un po' di cibo. Ma la mamma non volle; vissero tutti insieme in una stalla con quello che
riuscivano a racimolare dall'elemosina. Il figlio più grande con il più piccolo "andavano per carità" per uno o due pugni
di farina, con cui facevano una polenta che doveva durare per più giorni ... "
Alano, marzo 2018 Testimonianza orale della Maestra Barbara Collavo
Angelo Zancaner
Oggi è venuto a scuola il Sig. Zancaner M.Giuseppe (papà della maestra Lara) a darci una testimonianza orale. È ve-
nuto a raccontarci un fatto realmente accaduto al suo papà, Angelo Zancaner, proprio il giorno 22/11/1917, in località
Cortes (Alano di Piave). "Era già arrivato l'ordine di sgombero dal paese, ma non tutti erano ancora partiti. Quel giorno,
erano state sparate tre granate dal M. Tomba verso Alano: la prima cadde e scoppiò, in località "le Erte", nel cortile
della casa di Zancaner Gervasio, colpendo un grosso albero che andò in mille pezzi e distruggendo parte della casa; la
seconda cadde nella valle vicina e la terza colpì la casa della famiglia Ceccotto, situata oltre la valle. Nello scoppio mo-
rirono circa 20 persone. Angelo, che allora aveva solo 13 anni, assistette inerme al bombardamento e di fronte a
quell'evento, a quelle morti strazianti, si spaventò a tal punto che fuggì di casa, in preda al panico, senza saper dove
andare, pur di essere lontano da quelle atrocità. Vagò per 4 giorni e 4 notti sulle montagne. Salì il M. Madal, Spinoncia,
Camparona, Camparonetta, Valderoa, i Solaroli e giù fino a Seren del Grappa. Dormì in rifugi di fortuna, in grotte o sot-
to gli alberi, al freddo e senza cibo, bevendo l'acqua delle "pose". Quando arrivò a Seren, senza saperlo, era finito pro-
prio in mezzo al nemico. I soldati Austriaci che lo trovarono, stanco, affamato e sporco, lo portarono alloro accampa-
mento e lo sfamarono. Angelo mangiò; mangiò così tanto che poi venne colpito da lancinanti spasmi intestinali, tanto
che dovette restarsene disteso in disparte, pensando di morire dal dolore, finché non gli passò. Rimase lì con "i tede-
schi", nell'accampamento militare, per circa un mese e mezzo. Nel frattempo anche la sua famiglia, disperata per la
16 CENNI STORICI
scomparsa del figlio, era dovuta scappare da Alano ed andare profuga verso Feltre, per sfuggire ai bombardamenti
sempre più cruenti e continui. Una volta giunti a Villaga la famiglia sparse la voce che stava cercando il proprio figlio,
scappato durante i bombardamenti e poi disperso tra i monti. La voce giunse fino all'accampamento tedesco e così, fi-
nalmente, Angelo poté ricongiungersi con i suoi famigliari. A Feltre però non c'era cibo per nessuno e Gervasio, il papà
di Angelo, morì di stenti poco più che quarantenne, perché si privava quotidianamente del poco cibo che aveva a di-
sposizione, per darlo ai suoi figli. Angelo, la madre e i fratelli tornarono ad Alano dopo il 04/11/1918. Il paese era di-
strutto e non c'era niente da mangiare. La ricostruzione fu lunga e molto dura".
Alano 02/11/2017 testimonianza orale Zancaner Giuseppe
"Un Paese che ignora il proprio ieri, non può avere un domani". (I. Montanelli)
"La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare". (Nelson Mandela)
Che i nostri figli, i nostri giovani e le generazioni future possano conoscere e non dimenticare ciò che i nostri avi hanno
vissuto; che possano coltivare amore per la loro patria, per la vita e per la pace; che possano costruire un futuro di fra-
tellanza, condivisione e rispetto e che possano sognare un domani migliore.
tratto dal libretto a cura di Lara Zancaner
L’anziano è stato aggredito dal fuoco in cucina mentre stava accendendo la stufetta a kerosene.
Giorgio Fabbiane raggiunto al volto e alla schiena ricoverato a Padova nel reparto di terapia intensiva.
ALANO DI PIAVE. Seduto in casa, ustionato dopo la fiammata, immobilizzato dallo choc: è stato salvato dall’amico.
Sergio Arrighi, 71enne di Belluno, non ci ha pensato due volte: è entrato nella casa di Fener, piena di fumo, ha pre-
levato l’amico Giorgio Fabbiane, 82enne di Belluno, e lo ha trascinato fuori. Nel frattempo sono arrivati i soccorsi
richiesti proprio da Arrighi e i sanitari hanno portato le prime cure all’82enne. Aveva ustioni di terzo grado su tutta la
parte superiore del corpo e il sospetto di lesioni interne: è stato elitrasportato al Centro Grandi Ustionati di Padova,
nel reparto chirurgia plastica ricostruttiva. Non sarebbe in pericolo di vita: si parla di una prognosi di 30 giorni.
L’incidente. I due anziani erano andati a Fener a far visita a degli amici. Poi Arrighi ha accompagnato Giorgio Fab-
biane alla casa di via Dante, nei pressi del civico 37. È l’abitazione natale di Fabbiane, originario di Fener. È di-
sabitata, ma periodicamente l’82enne ci andava per cambiare l’aria o passare qualche ora. Così anche ieri: appena
arrivato, ha acceso la stufa a cherosene aiutandosi con l’alcol. Inevitabile il ritorno di fiamma: il fuoco ha travolto
Fabbiane nella parte alta del corpo. Lesioni gravi persino sulla schiena, che facevano temere eventuali lesioni agli
organi respiratori. È riuscito a chiamare con il telefonino l’amico che era in un’altra zona di Alano. Arrighi si è preci-
pitato, è entrato e ha salvato l’amico. Nel frattempo ha chiesto aiuto al 115.
I soccorsi. Erano circa le 17 di ieri quando è arrivata la richiesta di aiuto ai vigili de fuoco. In via Dante si sono pre-
cipitati oltre agli uomini del distaccamento di Feltre, i volontari del Basso Feltrino. Intervenuta anche un’ambulanza
dell’ospedale di Feltre che ha portato l’anziano al Santa Maria del Prato. Ma le condizioni erano troppo gravi e è
stato subito elitrasportato al Centro Grandi Ustionati di Padova. La prognosi iniziale è di 30 giorni, ma solo le pros-
sime ore, vista l’età della persona, potranno dare la certezza che il pericolo è scampato. Sul luogo dell’incendio so-
no arrivati anche i carabinieri di Mel che hanno accertato che si era trattato di un incidente, escludendo ipotesi di
reato.
Il bilancio. Le condizioni dell’82enne, pensionato e vedovo, sono gravi. L’uomo ha ustioni di terzo grado nella zona
in diverse zone del corpo: collo, dorso e braccia e i medici temono le lesioni interne. Danni anche per l’abitazione
natia a cui era tanto affezionato: l’interno è completamente annerito e i locali sono inagibili. All’arrivo dei pompieri le
fiamme erano già spente. Hanno subito estratto la stufa e l’hanno sistemata all’esterno, bonificando l’interno e met-
tendo in sicurezza il locale. È il secondo caso di ustioni da ritorno di fiamma per l’alcol in poche settimane: il 6 otto-
bre scorso accadde a Sospiralo dove furono addirittura 3 i feriti.
da “Il Gazzettino” del 20 ottobre 2018
Le dimissioni di Roberto Collavo hanno interessato anche l’Unione Setteville dove, però, è stato sostituito dal con-
sigliere Andrea Collavo che, avendo fra i suoi compiti all’interno dell'amministrazione quello di promozione del ter-
ritorio, si trova spesso a collaborare con il suo equivalente nel Comune
di Quero Vas. Durante la seduta di martedì sono stati anche adeguati i
costi delle concessioni cimiteriali e sono stati individuati i criteri di as-
segnazione dei nuovi loculi e ossari. In sintesi, le tariffe sono state al-
zate a 2mila euro per i primi 40 anni e mille per il rinnovo ventennale
per i loculi e rispettivamente a 600 e 320 per gli ossari. Le concessioni
verranno effettuate in progressione verticale partendo dal basso. Fra
gli altri punti approvati tutti all’unanimità, c’è stata una variazione di bi-
lancio i cui elementi principali erano costituiti dalla necessità di rendi-
contare alla Regione le spese relative ai lavori realizzati e dall’acquisto
di arredi per la nuova scuola materna. Serenella Bogana ha voluto se-
gnalare che si sta facendo il possibile per terminare i lavori di realizza-
zione dello stabile della scuola entro fine anno. «Abbiamo chiesto - ha
spiegato - un contributo a Cariverona e, in accordo con le insegnanti,
abbiamo programmato di poter disporre di arredi completamente nuovi
entro 2 o 3 anni per poter offrire un ambiente sicuro ai bambini». Si è infine provveduto a trasferire la funzione di
pianificazione urbanistica all’Unione Setteville.
da “Il Gazzettino” del 26 ottobre 2018
Tre giorni di commemorazioni ed eventi legati al centenario della fine della Grande Guerra
hanno presentato la app “le voci della guerra” al museo di Campo mentre nella chiesa parrocchiale è stata proposta
una serata animata dai ragazzi delle quarte e quinte della primaria di Alano e dal coro di Stramare. Infine, ieri, dopo
la deposizione di una corona al monumento ai caduti adiacente alla chiesa parrocchiale, don Francesco Settimo ha
celebrato la messa al termine della quale è stata scoperta una lapide donata ad Alano dall’associazione “Cravatte
Rosse” che riporta il seguente testo: “A perpetua memoria delle Cravatte Rosse della Brigata Re cadute per la libe-
razione di Alano”. Appena il tempo si sarà rimesso, verrà collocata nell’area che ospita il monumento dedicato al
sottotenente di fanteria medaglia d’oro al valor militare Ugo Bartolomei.
L’omelia del parroco. E proprio a Barto-
lomei don Francesco ha dedicato una bre-
ve parte dell’omelia. «In un periodo di con-
quista e di oppressione da parte degli au-
stroungarici - ha spiegato il parroco - il sot-
totenente si è chiesto cosa potesse fare in
quella realtà per ottenere la liberazione. E
ha fatto la cosa più semplice che un uomo
e una donna possono fare: ha dato tutto se
stesso». «Fare memoria e fare testimo-
nianza soprattutto della parte migliore del
nostro passato - ha rimarcato nel suo in-
tervento il sindaco Amalia Serenella Boga-
na - devono essere il nostro compito e la
nostra missione. In una società che non
sempre rispecchia i valori e gli ideali di chi
ha abbracciato un’arma per difendere la
sua Patria, queste sono le occasioni per
riuscire a trasmetterli, anche perché pare
che la guerra non ci abbia insegnato molto,
infatti anche al giorno d’oggi ci sono situa-
zioni paragonabili a quelle vissute 100 anni
fa».
Il messaggio di Trieste. Hanno poi preso
la parola il presidente della associazione
“Cravatte rosse”, Mauro Pierazzi, e, in rap-
presentanza del Comune di Trieste, il con-
sigliere comunale Vincenzo Ressigno che
ha ricordato che per Trieste, ultima città a tornare alla madre terra (nel 1954), il ‘900 è stato un secolo burrascoso e
per questo «è fondamentale ricordare sempre il passato per avere un futuro migliore». Dopo uno scambio di doni, i
presenti, vista la momentanea assenza di pioggia, si sono recati di fronte al monumento dedicato a Ugo Bartolomei
dove è stata deposta una corona.
da “Il Gazzettino” del 29 ottobre 2018
(s.for.) A proposito della piena del Piave del 29 e 30 ottobre 2018, di cui ci occupiamo in altra parte del giorna-
le… Cinquantadue anni fa, il 4 novembre 1966, ci fu l’alluvione che mise in ginocchio parte dell’Italia (storiche le
immagini dell’esondazione dell'Arno a Firenze e dell’intervento dei cosiddetti “angeli del fango” per salvare le
opere d’arte). Questa foto, scattata da Bepi Cargnelli - si badi bene - il giorno successivo alle ore 6.30, ritrae il
Piave all’altezza del “vecchio” ponte di Fener. Il livello dell’acqua - già notevole da quanto si vede - stava già
scendendo, ma chi ha qualche anno in più ricorda che il 4 novembre l’acqua del Piave passava addirittura sopra
il ponte (come sott’acqua - fino al primo piano delle abitazioni - era andato anche tutto Fener Basso).
ASTERISCO
Alpini Quero
Ripulita la targa
sul Ponte Tegorzo
Il gruppo Alpini “Monte Cornella” di Quero ha resti-
tuito leggibilità alla targa che, all’inizio della Calno-
va, appena dopo il ponte sul Tegorzo in direzione
di Quero, ricorda le vicende del manufatto in occa-
sione della prima Guerra Mondiale, quando venne
fatto brillare per ritardare l’avanzata del nemico.
Nel 1921, a guerra finita, il ponte venne ripristinato
e si pose la targa a ricordo dell’avvenimento.
Le sorti del Ponte si trovano raccontate anche nel
diario di Maria Dal Pos, a pagina 3a, ed è possibile
leggerla grazie alla recente ristampa a cura
dell’amministrazione comunale: “ …prendemmo al-
lora la via di Alano, per Campo, perché il ponte Fe-
ner non si poteva più ripassare, stavano terminan-
do di minarlo. Trascorso appena un mezzo chilo-
metro di strada, sentimmo il strepitoso colpo del
ponte…”
La storia del ponte. “Nell’anno 1858, dopo tre an-
ni di dispendioso lavoro, dovuto all’intelligente im-
presa Cav. Giovanni e Giacomo Guarnieri,
s’inaugurava, coll’intervento di tutte le autorità pro-
vinciali e d’innumerevole popolo, il ponte. E’ un
manufatto di pietra lavorata importante sotto ogni
riguardo; ha tre arcate, ognuna della corda di metri
20,50, con ali di difesa sopra corrente ad imbuto, e
s’imbasa sopra una robusta palafitta. Dista 14 ki-
lometri da Feltre, breve tratto innanzi che il Tegor-
zo si getti nel Piave”. Tratto da nota che accompa-
gna una litografia del ponte.
Le 3 immagini qui sotto sono tratte da: http://www.altratecnica.it/storia/cinema-prealpi/2-lanteguerra/2-1-quero/2-1-quero-prima-parte-2/
E’ arrivato
Filippo…!
I bisnonni Giancarlo Billò e Rita Rech, di Quero Vas,
abbracciano il loro nipotino Filippo... in compagnia di
mamma Silvia, della nonna Graziella e della zia
Donatella e desiderano condividere la loro gioia con la
famiglia di lettori de “Il Tornado”, proponendo questa
bella foto che li ritrae assieme al nuovo arrivato.
24 LIBRI
Assalto al Cansiglio
Sabato 17 novembre alle ore 20.30 al “Centro Culturale di Quero” si parlerà di Storia
“Assalto al Cansiglio” è il nuovo libro a firma di Pier Pao-
lo Brescacin, edito per i tipi dell’ ISREV (“Istituto per la
Storia della Resistenza e della Società Contemporanea
del Vittoriese Onlus” - cfr. www.isrev.it).
Un libro che narra la genesi, l’evoluzione e l’epilogo di uno
degli episodi che più hanno segnato la lotta di Liberazione
nel Vittoriese. Due sono le domande: perché presentare
un libro del genere proprio a Quero? E perché scrivere
proprio di questo argomento e più in generale scrivere an-
cora di Storia nel 2018?
Alla prima domanda si risponde tenendo conto del conte-
sto storico-geografico. Quero si configura idealmente co-
me trait d’union fra quelli che furono nelle nostre zone i
due maggiori rastrellamenti tedeschi: a est quello del Can-
siglio, appunto, e a ovest quello che solo due settimane
più tardi sarebbe avvenuto sul Grappa, peraltro ad opera
dello stesso tenente colonnello tedesco Fritz Herbert Die-
rich che, a partire dal 20 settembre 1944, si trasferì con il
suo Reggimento proprio a Quero, assumendo il comando
del settore Nord-Est. Ma anche perché “Assalto al Can-
siglio” è una storia della montagna e delle sue genti e
come tale è una storia universale che non conosce confini
geografici quando si tratta di raccontare quel difficile mo-
mento che fu la lotta di Liberazione e che trovò, nella mon-
tagna, il suo alleato più fedele. Alla seconda domanda ri-
spondiamo così. Sino ad ora sull’argomento esistevano
solo alcune memorie frammentate. L’autore dopo dieci
anni di ricerca storica è quindi finalmente riuscito a rico-
struire e analizzare quella vicenda in profondità e in tutta
la sua complessità, consentendo al lettore di ripercorrere
quel rastrellamento giorno per giorno, facendolo immerge-
re in quello che potrebbe essere benissimo il copione di
un film, tenendolo ben lontano da quella noia tipica dei saggi storici, pur mantenendo tuttavia il rigore scientifico che
uno storico, in qualità di ricercatore, è tenuto ad osservare. Perché quindi fare ancora Storia nel 2018? Perché pos-
siamo continuare sì a erigere monumenti a ricordo di questi fatti, ma bisogna anche che qualcuno li renda intelligibili, li
spieghi al grande pubblico .
“Senza la parola scritta, che fissa fatti, ferma eventi e disegna protagonisti - come ben dice il Presidente dell’ ISREV
Vittorino Pianca - le pietre rimangono mute, senza voce, non riescono a parlare da sole”.
LETTERE AL TORNADO
Giorno di nozze
Un altro bellissimo matrimonio a Milies di Segusino. Il giorno 29 Settembre
Maila Marsura e Michele Sorini, sono convolati a nozze nella chiesetta di S.
Maria Ausiliatrice, che per la cerimonia nuziale era stata addobbata a festa.
Maila, di Sernaglia della Battaglia, figlia di Marta Minute e Vincenzo, ha deciso
di sposarsi in quel bellissimo borgo montano, dove 30 anni prima si sposarono
anche i genitori. Così, Maila accompagnata dal papà è partita dalla casetta dei
nonni Isidoro e Giuseppina e si è incamminata lungo la via che porta alla chie-
setta, costeggiata da una moltitudine di palloncini bianchi, dove ha incontrato
tutti gli invitati e convenuti. La cerimonia religiosa è stata celebrata da Don
Stefano Breda dell'ordine dei padri ricostruttori con lo scambio tra gli sposi di
corone di fiori oltre che delle tradizionali fedi nuziali, alla presenza delle testi-
moni Giuly e Annalisa. Genitori,
nonni, parenti e amici, circa un cen-
tinaio di persone, sono state poi invi-
tate ad un ricco rinfresco presso l'O-
stello della Gioventù St. Jory , che
per l'occasione è stato costellato da
mille bandierine e piccole luci, un ve-
ro spettacolo!!!
Agli sposi tanta salute e un splendi-
do avvenire.
I nonni Isidoro e Giuseppina
Famiglia Feltrina
Consegnati i premi “Beato Bernardino” e “Feltre & Lavoro”
Fra i premiati anche alcuni studenti del Basso Feltrino
Domenica 21 ottobre sono stati consegnati, nell’ambito della cerimonia autunnale svoltasi nella Sala degli Stemmi del
Municipio di Feltre, i riconoscimenti promossi da Famiglia Feltrina per segnalare alla comunità persone, enti, associa-
zioni o soggetti economici che si siano distinti nella vita comunitaria. Il premio “Beato Bernardino” è andato
all’Associazione Sociale Sportivi Invalidi- A.S.S.I. di Sedico. Il Premio “Feltre & Lavoro”, destinato ad attività economi-
che radicate nel territorio che si sono distinte per dinamicità, in particolare nella creazione di nuove opportunità di oc-
cupazione, è stato consegnato alla Cooperativa Valcarne. A conclusione della cerimonia sono stati premiati gli studenti
diplomati nelle superiori e di Feltre con il massimo dei voti ed è stata consegnata la borsa di studio istituita dalla fami-
glia Luca allo studente in infermieristica Michele Morandel. Il presidente di Famiglia Feltrina, Enrico Gaz, ha annunciato
che dal prossimo anno sarà istituita una seconda borsa di studio alla memoria di Daniele Ferro, brillante ingegnere che
giovanissimo ha perso la vita in incidente d’auto. Fra i premiati, si sono aggiudicati il massimo dei voti Enrica Masocco
(Alano di Piave) del liceo classico, Giorgio Scarton e Piero Soppelsa del liceo scientifico per le scienze applicate,
mentre per l’indirizzo scientifico tradizionale si sono segnalati Noemi Arboit (cento con lode) per lunghi anni residen-
te a Quero Vas, Erik Gasparini, Gloria Isotton, Mattia Mondin (con lode). Al linguistico, sempre del Dal Piaz, la lode è
spettata anche a Veronica Burtet (Marziai di Quero Vas). Gli altri due centini sono stati Nicola Dalla Sega e Donia
Mizane. All’Agrario, Edoardo Poloni e Marco Adami hanno fatto “cento”, analogamente ai colleghi dell’Itis Negrelli Da-
niel Corrent, Lorenzo Gnech e Erik Nicolao. Elisa Rosa (Quero Vas) ha ottenuto il massimo dei voti al Colotti, mentre
all’istituto Canossiano i centini sono stati Francesco Cavalieri e Valentina Bonelli.
(In grassetto i nomi degli studenti residenti o originari del Basso Feltrino)
CALCIO
Personaggi da scoprire!!!
Sabato 24 Novembre
Farine Fossili in Il mondo deve sapere
Sabato 01 Dicembre
Bruno Alessandro in
Teatro amore mio, che passione!
Un travolgente viaggio, appassionato, ricco di emozioni, nel teatro a
partire dall’autore veneto Ruzante.
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