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Quindicinale Editrice ASD Ponte Tegorzo

Anno XLII

03.12.2020
Numero

745
QUINDICINALE DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO

Alano e Quero Vas firmano per la biosfera del Grappa - pag. 1-2
In ricordo della maestra Spadarotto - pag. 3
Se n’è andata la “nostra maestra Prest”- pag. 4-5-6
Giovani: attivato il tavolo di lavoro interdistrettuale - pag. 7
Noi nonni - pag. 12-13-14-15-16
Chiuso in redazione il 23.11.2020 - Prossima chiusura il 09.12.2020
www.scribd.com/user/9297991/liberfree
Tassa pagata/Taxe Perçue/Ordinario Autorizzazione Tribunale BL n. 8 del 18/11/80Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB BL
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IL TORNADO Sede: Via Nazionale, 25 - 32031 FENER-ALANO di PIAVE (BL). DIRETTORE RESPONSABILE: Cesare Turra. DIRETTORE OPERATIVO: Mauro Mazzocco EDITORE ASD Ponte
Tegorzo, Via Nazionale, 25 - 32031 FENER-ALANO DI PIAVE. REDATTORI: Sandro Curto, Silvio Forcellini. COLLABORATORI: Alessandro Bagatella, Ivan Dal Toè, Antonio Deon, Foto Comaron,
Fotocolor Resegati, Ermanno Geronazzo, Cristiano Mazzoni, Sergio Melchiori, Andrea Tolaini.
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direttamente ad uno dei nostri seguenti recapiti: BAR “DA RICCI” - Alano; BAR JOLE - Fener; CARTOLIBRERIA SCHIEVENIN ALBERTINA - Quero; ALESSANDRO BAGATELLA - Quero; BAR
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1 ATTUALITÀ

Alano e Quero Vas firmano per la biosfera del Grappa


(M.M.) Il progetto è ambizioso e molti partecipano
al percorso per sostenere la candidatura del Mas-
siccio del Grappa per il riconoscimento dell’area
come patrimonio dell’Unesco: Riserva di Biosfera.
Attualmente sono coinvolti 25 Comuni: Alano di
Piave, Arsiè, Asolo, Bassano del Grappa, Borso
del Grappa, Castelcucco, Cavaso del Tomba, Cor-
nuda, Feltre, Fonzaso, Fonte, Maser, Monfumo,
Mussolente, Pedavena, Pederobba, Pieve del
Grappa, Possagno, Pove del Grappa, Romano
d’Ezzelino, Quero-Vas, San Zenone degli Ezzelini,
Seren del Grappa, Solagna, Valbrenta.
Alano di Piave: il punto di vista
dell’amministrazione.
Il Sindaco di Alano di Piave, Serenella Bogana, che
vediamo in foto al
momento della firma
del dossier avvenuta
il 17 novembre, ci ha
sintetizzato così il pensiero suo e dell’amministrazione che rappresenta: “una gros-
sa opportunità per il nostro territorio che, speriamo, diventi un patrimonio finalmen-
te riconosciuto per il valore ambientale/naturalistico che rappresenta. Se il monte
Grappa è conosciuto in tutto il mondo per gli eventi tragici della Grande Guerra, da
adesso in poi, con le politiche che verranno adottate all'interno del MAB UNESCO
di salvaguardia di questo ambiente, potrà essere un modello di sviluppo sostenibile
e un volàno per il turismo; infatti le progettualità che abbiamo presentato come
Comune di Alano e in collaborazione con i Comuni confinanti del trevigiano vanno
proprio in tal senso”.
Quero Vas: una riflessione di Cristina Dalla Rosa, assessore Turismo, Ambiente, Politiche agricole e refe-
rente Valle di Schievenin, che ha firmato per il Comune.
“Dopo parecchi mesi che hanno visto le amministrazioni incontrarsi numerose volte per confrontarsi sulle temati-
che legate alla candidatura del Monte Grappa a Mab UNESCO finalmente nella giornata di martedì 17 novembre
siamo arrivati all'atto finale, ossia la firma del dossier che verrà inviato al ministero e successivamente a Parigi
per l'auspicabile approvazione. È stato un periodo ricco di incontri anche e soprattutto con la popolazione e le di-
verse categorie economiche per spiegare il significato e le migliorie che questa candidatura potrà portare a tutto il
territorio che gravita intorno al Massiccio del Grappa. Ma il lavoro naturalmente non è finito, la cosa secondo me
più importante che l'amministrazione deve fare d'ora in poi è tenere alta l'attenzione sull'argomento tra le proprie
associazioni, imprenditori e popolazione e continuare a favorire gli incontri informativi e formativi per comprende-
re fino in fondo come potersi preparare per ottenere il meglio da questo importante riconoscimento, che porterà
ancora di più il Monte Grappa tra i luoghi da visitare assolutamente.”
Informazioni dettagliate e una ricca sezione di documentazione si trovano sul sito del progetto al seguente indi-
rizzo internet: https://ilgrappa.it/, dal quale abbiamo tratto le seguenti note esplicative:
Il programma– Mab-Unesco: uomo e biosfera
Il Programma “L’Uomo e la Biosfera” (MAB – Man and the Biosphere) è un’iniziativa intergovernativa del settore
scienze dell’UNESCO che ha per obiettivo principale quello di promuovere, sin dal 1971, l’idea che sviluppo so-
cioeconomico e conservazione degli ecosistemi e della diversità biologica e culturale non siano incompatibili fra
di loro, quello che oggi chiamiamo “Sviluppo Sostenibile”.
Le riserve della biosfera
Le Riserve della Biosfera individuano in alcune aree gli ecosistemi terrestri, costieri e marini in cui, attraverso
un’appropriata gestione del territorio, si coniugano la valorizzazione dell’ecosistema e della sua biodiversità con
le strategie di sviluppo sostenibile.
Il riconoscimento di riserva della biosfera
Il riconoscimento di “Riserva della Biosfera”, per esplicita dichiarazione dell’UNESCO, non implica alcun vincolo
giuridico ulteriore, ma va inteso come occasione per affrontare e risolvere, con la partecipazione della popolazio-
ne, i problemi locali ed i relativi possibili conflitti in una dimensione globale.
Montegrappa verso la riserva della biosfera
L’IPA Terre di Asolo e Montegrappa sin dal 2016 ha avviato una serie di iniziative ed eventi pubblici, pensati con
l’intento di far maturare conoscenza e consapevolezza ai propri stakeholder e comunità locali in merito agli obiet-
tivi e strategie del programma MAB UNESCO ed alle caratteristiche dell’essere Riserva di Biosfera, valutando
condivisione e aspettative.
2 ATTUALITÀ

Dopo la conclusione dell’iter di approvazione definitiva del Dossier di candidatura da parte dei Consigli Comunali
di tutti Comuni partecipanti al progetto, la sottoscrizione autografa del Dossier ha coinvolto i Presidenti delle tre
Unioni Montane coinvolte (Unione Montana Feltrina, Unione Montana del Grappa e Unione Montana Valbrenta) e
i sindaci dei 25 Comuni: Alano di Piave, Arsiè, Asolo, Bassano del Grappa, Borso del Grappa, Castelcucco, Ca-
vaso del Tomba, Cornuda, Feltre, Fonzaso, Fonte, Maser, Monfumo, Mussolente, Pedavena, Pederobba, Pieve
del Grappa, Possagno, Pove del Grappa, Quero-Vas, Romano d’Ezzelino, San Zenone degli Ezzelini, Seren del
Grappa, Solagna e Valbrenta. (N.d.R. in foto: il gruppo di amministratori alla cerimonia della firma del dossier)
La Cerimonia è stato l’ultimo atto formale prima della consegna del Dossier al Ministero e quindi all’UNESCO; un
momento che rappresenta un passo importante del percorso, arrivato a conclusione di due anni di lavoro sul ter-
ritorio e di condivisione con le comunità territoriali. Il Dossier di candidatura ora verrà consegnato al Ministero e
poi, attraverso il Comitato MAB nazionale, sarà trasmesso all’UNESCO.
L’esito della valutazione della Commissione MAB ICC sarà comunicato a maggio 2021.

90 lettere di sostegno al progetto biosfera


3 CRONACA

In ricordo della
maestra Spadarotto
deceduta il 19.11.2020
La notizia è stata accolta con incredulità dai Queresi e da
quanti avevano nel cuore Maria Spadarotto, la maestra
per antonomasia, che ha dedicato la sua vita
all’insegnamento. Più sotto riportiamo una testimonianza
del segno che lasciato nella vita dei suoi alunni, ripren-
dendo la notizia diffusa dal Gazzettino (ediz. Treviso)
nell’anno 2014, quando un gruppo di suoi ex alunni le ha
fatto visita in occasione del 90° anniversario.
Nominata Cavaliere della Repubblica nel 2004, ha ritirato
l’onorificenza dalle mani del sindaco Bruno Zanolla.
Nell’occasione pubblicammo il suo curriculum (Tornado
nr. 472 del 22.06.2005) e ve lo riproponiamo qui per dare conto dello
spessore di Maria Spadarotto.

Il suo curriculum
Insegnante elementare dal 1945.
Inizio di carriera con un anno di volontariato all'Asilo Infantile (oggi
scuola materna parrocchiale).
Ha insegnato nella scuola elementare per 12 anni in provincia di Trevi-
so e per 26 anni in provincia di Belluno e precisamente a Quero capo-
luogo, suo paese natale.
La scuola è stata la sua famiglia; ad essa ha dedicato disinteressata-
mente la maggior parte del suo tempo.
Segretaria del Patronato Scolastico di Quero dal 1962 fino al 1972. Fi-
duciaria dal 1966 al 1984, anno in cui si ritirò dal lavoro. Segretaria
dell'Associazione Nazionale Famiglie Caduti Dispersi in Guerra della sezione di Quero dal 1962.
Nei primi anni essa è stata molto attiva in questa sezione, affiancando il compianto Presidente Cav. Angelo Vidal,
collaborando alla realizzazione e posa della lapide Monumento ai Caduti e Dispersi in guerra di 3 aule scolasti-
che. Nel corso della carriera si è dedicata anche alle attività sociali, dando una mano in parrocchia, insegnando
ai bambini e ragazzi in qualità di catechista ed assistente.
Per tre volte ha fatto parte del Consiglio Comunale di Quero, nel periodo dal 1960 al 1975.
Dopo il pensionamento dedica tutto il suo tempo alla famiglia e all'assistenza di un pronipote.
Nella foto dello studio Fotocolor Resegati: Il sindaco Bruno Zanolla consegna il diploma alla neo Cavaliere della
Repubblica: Maria Spadarotto.

La visita dei suoi primi alunni estratto da “Il Gazzettino” di Martedì 6 Maggio 2014
Ormelle - (an.fr.) Molti di loro oggi sono nonni, han passato la sessantina ma non si sono mai dimenticati di Maria
Spadarotto, la loro prima maestra elementare. In occasione dei suoi 90 anni hanno voluto andare a trovarla, un
bel gruppo. Una visita che ha commosso l'anziana signora che ha mantenuto vivido nella sua mente il ricordo di
quegli alunni, oggi diventati uomini e donne adulti. …omissis…. ancor giovanissima viene mandata a insegnare
alle elementari di Roncadelle e fa i suoi primi 5 anni completi con gli ex alunni che sono andati a trovarla. Inse-
gnava sia a Oderzo che a Roncadelle. …omissis…e si trovò giovanissima a dover educare 35 mocciosi della
classe del 1946. …omissis…. «II ricordo di quegli anni - dice
l'ex alunno Sante Carnelos - ci è rimasto nella nostra memo-
ria e nel nostro cuore. La maestra Maria fu come una se-
conda mamma, lei con il suo caratte-
re montanaro e con la bontà di don-
na con vocazione di insegnante».
Nelle foto: il gruppo che ha circon-
dato di affetto Maria nella cerimonia
di consegna del titolo di Cavaliere
della Repubblica e il disegno dedica-
tole recentemente dal nostro abbo-
nato Marcello Meneghin, tratto
dall’immagine che trovate più in alto.
4 CRONACA

Se n’è andata la “nostra maestra Prest”


Maria Prest era nata a Puos d’Alpago il 5 novembre 1913 e ci ha lasciato
il 1° novembre, festa di tutti i Santi, alla bella età di quasi 107 anni
A Campo è arrivata negli anni 30 e vi è rimasta per oltre 40 anni insegnando nella scuola elementare “ Egidio
Forcellini” a tanti nostri concittadini. Raggiunta la pensione si è trasferita a Conegliano e successivamente si è ri-
tirata a San Fior nel pensionato delle Suore del Sacro Volto.
Tutti quelli che l’hanno avuto modo di conoscerla e di viverle accanto hanno ricevuto del “bene” che ha arricchito
le loro vite. La sua permanenza nel nostro paese, infatti è stata caratterizzata da generosità e dedizione unite a
sensibilità e competenza educative. Tante persone si sono rivolte a lei, negli anni, per un consiglio e un aiuto (a
volte anche materiale) e, questo, potrebbero testimoniarlo bene le tante mamme alle prese con scelte e problemi
educativi. È stata senz’altro un’insegnante all’avanguardia perché utilizzava strategie e metodi didattici davvero
innovativi per quei tempi. L’abbiamo vista, infatti, proporre lavori di gruppo per l’apprendimento cooperativo fra
pari, il famoso cooperative learning tanto in voga oggi, l’osservazione diretta della natura per lo studio delle
scienze, la costruzione di erbari, l’invenzione di filastrocche, solo per citarne alcuni. Si è prodigata anche nella
formazione nell’ambito dell’Azione Cattolica. Chi non ricorda, fra i più adulti a Campo, gli incontri che teneva a
casa sua per le famose “fiamme verdi, rosse, bianche, e le beniamine e le aspiranti”, precursori delle attuali attivi-
tà dell’A.C.R.?
Tanti sono i ricordi e le testimonianze custoditi nel cuore di chi l’ha conosciuta e le ha voluto bene.
Alcune persone li hanno lasciati affiorare ed hanno dato loro voce.
Un incontro provvidenziale
Sono Vittorina De Paoli, classe 1946. In classe quarta ele-
mentare venni “rimandata a settembre” (per essere pro-
mossa, cioè, avrei dovuto presentarmi a settembre per dare
l’esame di riparazione) assieme alla mia compagna di ban-
co, punite non per demeriti scolastici, ma per la nostra vi-
vacità. Mio papà decise che, come giusto castigo per il mio
“comportamento scorretto”, avrei ripetuto l’anno. E così fu
per me ed anche per la mia amica che, senza sentirci di-
spiaciute, ripetemmo la classe quarta…
Fu così che, provvidenzialmente, ebbi come insegnante
di quarta e poi di quinta la “signorina maestra Prest”.
Tanti sono i ricordi di quei due anni in cui mi sentivo bene
in classe, non mi pesava essere “ripetente”, anzi mi sentivo
avvantaggiata: potevo così aiutare quei compagni che ne avevano bisogno.
La maestra Prest era severa, ma buona, comprensiva, cercava tutte le maniere per coinvolgerci e di darci corag-
gio nelle difficoltà. Non ricordo d’averla mai sentita alzare la voce se qualcuno sbagliava o se non aveva fatto i
compiti. Meno che mai punizioni corporali, come purtroppo all’epoca succedeva.
Per stimolarci ci divideva in due gruppi, ciascuno con un capo eletto dai compagni. Ogni gruppo aveva una ban-
dierina che, in un cartellone dove era disegnata una scala con tanti pioli, veniva spostata verso l’alto se si rag-
giungeva un obiettivo didattico o comportamentale o tornava indietro se non si era riusciti. Naturalmente ogni
gruppo era stimolato ad arrivare per primo in cima alla scala per essere premiato.
Ci rafforzavamo a vicenda, ma anche ci sgridavamo tra di noi se, per un comportamento sbagliato o un compito
non fatto, la bandierina invece di salire verso la vetta scendeva!
La maestra Prest mi ha dato il gusto per la lettura perché aveva un modo affascinante di leggere e di raccontare.
Assecondando il mio desiderio di emularla mi prestò dei
libri da portarmi a casa e io li “divoravo”! Bei tempi! Cre-
do che proprio in quel periodo sia nato in me un primo
desiderio di “fare la maestra”, di diventare come la mia
maestra che voleva bene a tutti, che cercava di capire gli
alunni più distratti e vivaci, che escogitava mille modi per
infonderci il desiderio di imparare e di andare a scuola
volentieri. Nel nostro paese di Campo Maria Prest fu
un’istituzione: è stata anche la maestra di mio zio fra
Sempliciano, classe 1930. Il giorno in cui c’è stata la fe-
sta dei 100 anni della maestra, mio zio, ottantenne, ha
voluto essere presente portando alcuni suoi quaderni
delle elementari; li videro assieme con grande gioia e
commozione reciproca. Foto: Fra Sempliciano fa vedere alla sua maestra i quaderni che ha conservato
5 CRONACA

Ginetta, Elda, mia sorella Gianna ed io eravamo andate a trovarla anche due anni prima, per i suoi 98 anni (foto
vicino al titolo) e siamo rimaste estasiate nel sentirla parlare con quella sua voce chiara e forte di noi, del suo
Campo, dei tanti ricordi… Voleva sapere della nostra vita e di quella di altre persone che per qualche suo motivo
le erano rimaste nel cuore.
Ognuna di noi le ha raccontato qualche episodio particolare che la riguardava e che era stato determinante per la
propria vita e lei ci guardava con gli occhi lucidi, colmi ancora di tanto affetto.
Abbiamo fatto assieme delle foto che poi le ho inviato. Mi scrisse: “…E mille grazie delle foto, assai ben riu-
scite; le tengo care perché ci siete voi. E’ bello che la maestra delle bimbette, che una volta erano come
“sue” tanto le amava, ora siano le stesse (anche se già nonne) e le vogliano bene come tanti anni fa…
Grazie, grazie!”
E’ stata lei che alla fine delle elementari ha consigliato con valide motivazioni i miei genitori che facessi l’esame
di ammissione alle scuole medie di Valdobbiadene e che quindi continuassi negli studi.
E’ stata lei che tra la prima e la seconda media, su richiesta di mia mamma che si sentiva in difficoltà, ha cercato
di spiegarmi il mistero della nascita dei bambini.
Da lei noi sorelle siamo corse, spaventate e poco vestite, la notte dell’incendio del fienile di Daniele fino a che i
pompieri spensero le fiamme.
Da lei si andava, di solito la domenica pomeriggio, a vedere la televisione per ragazzi dato che ben pochi aveva-
no l’apparecchio in casa.
Da lei durante un’estate (o due estati non ricordo) con altre ragazze sono andata ad imparare come si facevano i
cartamodelli per la confezione di bavaglini, pagliaccetti per neonati…
Da lei si organizzavano le festicciole della parrocchia; ricordo in particolare una giornata missionaria in cui siamo
andati con un carretto per le strade di Campo, cantando in lingue strane, inventate, per recuperare oggetti per
una pesca di beneficenza.
Maria Prest non fu “solo” una maestra intelligente e generosa, ma è stata per tanti anni un punto di riferimento
della comunità, amata veramente da tutti.

La maestra Prest: un ricordo


Al termine delle lezioni, usciva dalla scuola con la sua cartella di cuoio che conteneva il prezioso lavoro dei suoi
scolari, e scendeva verso casa con passo deciso.
Abitava in una casetta circondata da un verde prato e alberi da frutto; un vialetto elegante, bordato da colorati
nasturzi, portava all’ingresso.
Era piccola, minuta, ma nonostante la sua esile figura, ispirava profondo rispetto ed anche un po’ di soggezione.
Lei era LA MAESTRA.
La MAESTRA PREST.
Ma dietro un’apparente riservatezza, c ‘era una persona davvero speciale. Per la piccola comunità, un punto di ri-
ferimento sicuro e affidabile, non solo a livello culturale, ma anche e soprattutto umano e sociale.
Era attenta e vigile, pronta a cogliere difficoltà e necessità dei suoi paesani, disponibile sempre a cercare solu-
zioni ai problemi che le venivano posti. Di qualsiasi natura essi fossero…
Ed eccomi li, a percorrere quel vialetto, mi soffermo a raccogliere i semi del nasturzio, pian piano, con naturale ri-
verenza, mi avvicino titubante, alla porta socchiusa..
“Entra, entra pure – dimmi, cosa c’è che non va ?”
Il latino, nei primi tempi della scuola media , mi dava qualche problema.
Ma essere lì, tra le sue “mani”, con la certezza di essere nel posto giusto, mi dava così tanta sicurezza che ben
presto superai questo scoglio.
Vi assicuro, non vi erano libri, enciclopedie o media dell’epoca, equiparabili al suo sapere, ma soprattutto alla sua
capacità e voglia di trasmetterlo.
Al termine della scuola media, su consiglio degli insegnanti, i miei decisero di farmi proseguire gli studi.
Ma gli istituti magistrali prescelti si trovavano o a Treviso o a Belluno e mio padre, non si “fidava” a farmi utilizzare
i mezzi pubblici ; quindi l’unica soluzione era trovare un Collegio che mi ospitasse.
Semplice? Non proprio.
A chi chiedere aiuto, in questa situazione?
Ma alla Maestra Prest, ovviamente! E Lei si prese in carico il problema, si mise alla ricerca - quale donna di cultu-
ra conosceva l’ambiente - e non si fermò di fronte alle difficoltà, rappresentate in questo caso dai costi troppo
elevati per le magre tasche dei miei …
Ma la piccola, minuta, caparbia … grande Maestra, risolse anche questo problema, facendomi ridurre la retta in
cambio di qualche lavoretto, che ben volentieri mi accollavo – soprattutto l’ incarico di chierichetto, alla messa del
mattino per le suore…- e qui ne avrei da raccontare!
Io personalmente, posso solo ringraziarla di vero cuore, per quello che è stata per noi, per quello che grazie a lei
ho imparato e che nella vita mi è servito più di ogni altro insegnamento:
Ciò che importa, nei rapporti umani, è il “COME” ti poni nei confronti dell’altro.
Quello che ne consegue, dipende solo da te.
6 CRONACA

GRAZIE!
Clotilde Mondin
“I miei fiorellini”...
La maestra Prest si teneva sempre aggiornata sui progressi della tecnica. Un aspetto che a volte può passare in
secondo piano. Lei aveva una macchina fotografica e fotografava (e a colori già in quegli anni). Aveva un regi-
stratore e registrava… E ci sono diverse foto che la inquadrano col registratore in mano.
Ma soprattutto incollava nella memoria del suo cuore volti e suoni, sorrisi e voci dei suoi “fiorellini” in un grembiu-
le color verde prato. Tutto a colori!
Era bello. La nostra classe è stata una classe felice, che imparava a crescere felice e insieme. Perché ci senti-
vamo voluti bene. Poi, in particolare, affiorano i ricordi di quella personale didattica basata sull’amore per i suoi
scolari. La scatola delle cianfrusaglie e i nostri occhi incollati a quella mano che apriva e faceva uscire… E le
passeggiate, imparando ad amare e a crescere alla scuola di quella madre che è la natura.
Poi siamo cresciuti…
E ti accorgi che quello che rimane non è solo riconoscenza, ma sincero affetto. Perché l’affetto genera affetto. E
questo sentimento è cosa strana, perché si alimenta anche e forse di più con la distanza.
Così, quando andavamo a trovarla (e che bello vedere la danza festosa dei suoi occhi nel vederci non uno, ma
più di uno attorno a lei) ci accorgevamo che Maria ogni giorno ricordava tutti i suoi scolari, pensava a tutti i suoi
scolari, e pregava per tutti i suoi scolari. Davvero aveva fotografato e registrato nel suo cuore non solo i volti e le
voci di ognuno di noi, ma episodi che noi forse avevamo dimenticato. Potevano essere stati per noi semplici pas-
saggi, forse insignificanti, normali episodi da bambini. Ma per ognuno di noi lei aveva un preciso ricordo, un
aneddoto, che ci ripeteva irradiando luce
da quegli occhi che vedevano sempre
meno (e che forse vedevano benissimo
ciò che è importante vedere). Dai suoi
racconti scoprivamo davvero quanto ci
aveva amati e quanto ci aveva capiti.
Quanto ci aveva visto dentro. Perché
forse proprio e soltanto amando si può
vedere e capire. E lei aveva intuito i no-
stri sogni colorati. E sui nostri sogni e
sulle nostre strade ci accompagnava
sempre, come quel giorno in passeggia-
ta lungo la strada del Tegorzo.
Perché il suo non era solo un ricordo.
Non ha mai smesso la nostra maestra,
di portarci… in passeggiata. Ma ci affi-
dava sempre, ogni giorno e tutti, nella
sua preghiera al Signore e a Maria.
Foto a lato: un gruppo di suoi scolari

Il mio ricordo
È arrivata a Campo già insegnante e vi-
veva sopra la scuola dove insegnava. È
stata da subito accolta bene perché
educatrice e seconda mamma per i suoi
alunni. Qui vorrei che fosse Paolino a
descrivere, lui le voleva bene ,diceva
che per loro era una maestra modello,
paziente. Ricordava tutte le poesie e ce
le ripeteva anche a noi fratelli più vecchi.
Oltre all’insegnamento era presente in
molte associazioni cattoliche e sempre
di aiuto per chi ne aveva bisogno…. Se
Paolino fosse qui avrebbe scritto un libro
di racconti perché era sempre nei suoi
ricordi. Mi auguro che dal cielo guidi con
la sua preghiera i suoi alunni che lei ha
formato uomini.
Susanna Mondin
7 ATTUALITÀ

Giovani e politiche giovanili


Attivato il tavolo di lavoro interdistrettuale
di Cesare Turra
Ha preso avvio lo scorso 9 novembre il tavolo di lavoro interdistrettuale sui giovani e sulle politiche giovanili, che
si colloca all’interno del processo di costruzione del “piano di zona dei servizi sociali e sociosanitari”, il documen-
to con il quale i sindaci locali e l’ULSS1 analizzano i bisogni del territorio e programmano l’offerta dei servizi so-
ciali e sociosanitari. Il tavolo di lavoro si propone di analizzare le opportunità per i giovani di tipo educativo-
formative, culturali, lavorative, di crescita personale e di realizzazione professionale, con l’ambizioso obiettivo di
valorizzare e rilanciare il territorio montano, creando opportunità che consentano ai giovani e alle giovani famiglie
di vivere e rimanere in montagna, combattendo il fenomeno dello spopolamento, della povertà educativa, del di-
sagio adolescenziale e giovanile e promuovendo il benessere della fascia di popolazione più giovane con oppor-
tunità educativo-formative, lavorative e aggregative.
Invitati insieme ad altre testate provinciali e ad altri rappresentanti di enti pubblici e privati, abbiamo partecipato al
primo incontro che si è svolto on-line ed è durato circa due ore. Si è trattato di un primo incontro interlocutorio,
che riteniamo abbia avuto - o quanto meno ci auguriamo fosse questo l’intento - la valenza di verificare il riscon-
tro in termini di partecipazione agli inviti effettuati, più che delineare, come invece ci attendavamo, il “perimetro
operativo” degli obiettivi specifici e delle azioni concrete da adottare.
Ci ha sorpreso, infatti, la modalità di svolgimento dell’incontro: dopo una breve introduzione in cui è stato spiega-
to l’interesse degli amministratori locali alle importanti tematiche sopra illustrate e alla possibilità di finanziamenti
regionali sui progetti presentati, ai partecipanti è stato chiesto qual è la prima cosa che viene in mente se si dice
la parola “giovane”, al quale è seguito il riscontro dei consueti e inutili stereotipi come “speranza”, “futuro”, “incer-
tezza” ecc. ecc.,.
Abbiamo ritenuto, non senza un po’ di disagio, che il metodo fosse fuori luogo per degli invitati che si presumono
essere dei professionisti e amministratori abituati alle problematiche delle politiche giovanili e, nel caso dei gior-
nalisti, degli esperti di comunicazione che necessitano di dati precisi e concreti da illustrare ai propri lettori.
Confidando che nei prossimi incontri, considerata l’innegabile importanza dei temi indicati, il tavolo di lavoro entri
finalmente nel merito delle concrete azioni da attivare per dare attuazione allo sviluppo delle opportunità astrat-
tamente indicate nell’invito di partecipazione, ci permettiamo di dare il nostro contributo fornendo agli organizza-
tori alcune riflessioni.
Innanzitutto, tra i numerosi partecipanti mancavano proprio i diretti interessati, i giovani, che avrebbero dovuto
essere coinvolti fin da subito per esporre esigenze, aspettative, dubbi, ma anche offrire proposte, soluzioni e
quant’altro, visti nell’ottica di una generazione che si trova ad affrontare con armi a volte spuntate un mondo per
certi versi più complicato rispetto a quello della precedente generazione. Questa esigenza è stata fatta presente
nel corso dell’incontro e ci sentiamo di supportarla ritenendo che la presenza proattiva dei giovani possa avere
un valore aggiunto nell’individuazione degli strumenti operativi idonei al raggiungimento degli obiettivi che saran-
no oggetto delle politiche giovanili.
Un secondo aspetto che a nostro giudizio merita attenzione è quello della necessità di evitare il conflitto interge-
nerazionale. Troppo spesso, infatti, quando si vogliono adottare delle politiche a favore di una parte della popola-
zione si tende a mettere a confronto le differenze tra le parti creando conflitto. Si pensi ai binomi uomo-donna,
nord-sud, vecchi-giovani, nativi-migranti e via dicendo. Nell’affrontare gli importanti temi indicati dal tavolo di lavo-
ro, vi deve essere la consapevolezza metodologica che è solo la fattiva collaborazione e il coinvolgimento di tutte
le parti interessate che può portare a dei risultati positivi e soddisfacenti: i giovani perché sono i diretti interessati
delle politiche giovanili e portano il contributo di nuove idee e nuove sensibilità, le precedenti generazioni perché
portano il contributo dell’esperienza acquisita e, aspetto non secondario, perché spesso ricoprono i ruoli di re-
sponsabilità per decidere, attuare e finanziare le citate politiche giovanili.
In altri termini, riteniamo che il successo dell’iniziativa sarà subordinato, oltre che alla serietà degli intenti e del
metodo di lavoro, anche alla capacità del tavolo di lavoro di mettere in condivisione le decisioni e i piani da attua-
re e la sua capacità di intermediare le diverse esigenze tra le generazioni coinvolte.

Grazie
a chi rinnova l’abbonamento con il proprio codice
(M.M.) Il nostro appello comincia ad avere seguito e notiamo che diversi rinnovi, nei punti di raccolta, riportano sulla ri-
cevuta il numero di codice abbonato. Grazie a chi ci usa questa premura! Lo ripetiamo: per rinnovare l’abbonamento al
periodico portate con voi il codice abbonato che trovate sulla etichetta dell’indirizzo. Questo rende più semplice
e veloce la registrazione della conferma della preferenza che avete voluto rinnovarci. Non è difficile, vero?. Grazie a
tutti per l’aiuto!
8 ATTUALITÀ

Chi è il contatto stretto


di una persona positiva?
Informazioni utili per le persone positive al COVID 19
Chi è il contatto stretto di una persona positiva?
Si definisce contatto stretto di caso positivo al covid-19 una persona che:
● convive col caso positivo;
● ha avuto un contatto fisico diretto (ad esempio una stretta di mano) con un caso positivo o con oggetti con-
tenenti le secrezioni di un caso positivo (ad esempio un fazzoletto);
● si sia intrattenuta con un caso positivo per almeno un quarto d’ora a meno di 2 metri di distanza, senza
uso di dispositivi di protezione individuali;
● si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio un’aula, una sala riunioni…) con un caso COVID-19 in as-
senza di DPI idonei;
● ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti inqualsiasi direzio-
ne rispetto a un caso COVID-19o fa parte del personale di bordo addetto alla sezione dell’aereo/treno do-
ve il caso indice era seduto.
Mentre è in attesa della chiamata dal Dipartimento per il contact tracing, che lista di contatti può compila-
re la persona positiva? Quali dati servono?
In attesa della chiamata da parte del Dipartimento di Prevenzione, la persona che abbia ricevuto la notizia della
propria positività può predisporre una lista di tutti i contatti stretti (vedi sopra) con cui ha avuto a che fare a partire
da 48 ore prima della comparsa dei primi sintomi, fino al momento della notizia di positività e dunque
dell’immediato autoisolamento (in attesa della chiamata). Se la persona positiva è sempre stata asintomatica, ini-
zia a contare i contatti stretti a partire da 48 ore prima dell’esecuzione del tampone diagnostico, fino al momento
della notizia di positività e dunque dell’immediato autoisolamento (in attesa della chiamata).
I dati di questi contatti che il caso positivo deve fornire al Dipartimento di Prevenzione sono: nome, cognome, da-
ta di nascita (solo se disponibile per una più certa identificazione dell’individuo), recapito telefonico, breve descri-
zione del tipo di contatto intrattenuto (es. convivente, familiare cui si è prestata assistenza, amico con cui si è ce-
nato…) e quando questo contatto è avvenuto (al fine del corretto calcolo dei giorni di quarantena).
Belluno, 28 ottobre 2020

Uscita dall'isolamento e dalla quarantena


Belluno, 10 novembre 2020 

Si ricorda che la Circolare Ministeriale del 12 ottobre 2020 ha definito nuovi e più veloci tempi per l'uscita
dall'isolamento dei soggetti Covid positivi e per l'uscita dalla quarantena dei contatti di caso rimasti Covid ne-
gativi.

Al fine di semplificare i percorsi di uscita dall’isolamento e dalla quarantena di questi soggetti, considerato
l’elevato numero degli stessi in questa fase di sviluppo epidemico e la difficoltà del Dipartimento di Prevenzio-
ne di garantire stabilmente la formalizzazione tempestiva dei provvedimenti, si ritiene opportuno indicare
quanto segue:
 i soggetti Covid positivi escono dall'isolamento (della durata minima di 10 giorni), se asintomatici,
dal momento in cui ricevono il referto NEGATIVO del tampone molecolare per SARS-CoV-2 (la comu-
nicazione ufficiale da parte del Dipartimento di Prevenzione giunge solitamente 2-3 giorni dopo, forma-
lizzando l'uscita già avvenuta);
 i contatti di caso rimasti Covid negativi e asintomatici escono dalla quarantena a seguito di nega-
tività del tampone rapido eseguito al decimo giorno di quarantena. A questi soggetti il Dipartimento di
Prevenzione di regola non invia comunicazione formale.
9 ATTUALITÀ
10 CRONACA

Deceduto Valerio Giusti, ex vicedirettore Unicredit di Fener


di Sandro Curto
E’ mancato improvvisamente nelle scorse settimane Valerio Giusti, 73 anni, di VIllaga di Feltre, molto noto anche
nella nostra zona per aver ricoperto la carica di vicedirettore della filiale Unicredit di Fener per quasi cinque anni,
intrecciando diverse amicizie che lo portavano, nel dopolavoro, anche a frequentare i mitici ritrovi della falegna-
meria Balzan e della cantina da Genio. Impegnato da sempre in politica nelle file della Democrazia Cristiana,
aveva ricoperto la carica di assessore al bilancio nel Comune di Feltre nel periodo dal 2002 al 2007 quando sin-
daco era Alberto Brambilla per il centrosinistra.
Fra i suoi numerosi impegni nel mondo del volontariato ricopriva la carica di presidente del “Consorzio per la tute-
la della noce feltrina”, un prodotto locale che aveva saputo valorizzare.

Cordoglio per la scomparsa di Valerio Giusti.


Di seguito le parole di cordoglio del sindaco di Feltre Paolo Perenzin per la scomparsa di
Valerio Giusti: "Con Valerio Giusti se ne va un autentico appassionato del territorio feltrino,
un profondo conoscitore delle sue dinamiche e una persona sempre affabile e disponibile.
Presidente del consorzio di tutela della noce feltrina, è stato cittadino molto vivace della vita
frazionale di Villaga e di Tomo e della valorizzazione del versante alle pendici del Monte
Tomatico, anche dopo i drammatici effetti della tempesta Vaia, quando si adoperò per atti-
vare il recupero del legname schiantato e delle vie d'accesso silvo-pastorali alla zona.
Giusti è stato un interprete sincero dell'amore per la sua terra e la sua gente. Una dedizione
che, oltre agli incarichi professionali nel mondo bancario, lo spinse anche ad impegnarsi attivamente nell'associazioni-
smo sportivo (in particolare nell'Enal Sport Villaga) e nella vita pubblica e amministrativa, ricoprendo in questo caso il
ruolo di assessore al bilancio duran-
te il mandato del sindaco Alberto
Brambilla.
Lo ricordo - io allora giovane consi-
gliere comunale - animato nel suo
ruolo amministrativo da una autenti-
ca passione per il territorio feltrino
che lo portò ben oltre gli stretti inca-
richi amministrativi e lo vide, tra l'al-
tro, attivo protagonista nella valoriz-
zazione dei prodotti locali e tra i
principali fautori della rinascita
dell'Antica Fiera di San Matteo. A
nome personale, di tutta l'Ammini-
strazione e del Consiglio Comunale
esprimo ai familiari e agli amici un
sincero cordoglio".
(Nella foto, Valerio Giusti, al centro, durante il campo post-Vaia promosso dal Comune di Feltre in collaborazione con
Legambiente proprio a Villaga).

Consorzio di Valorizzazione e Tutela della Noce Feltrina


Nel 2003 grazie all’amministrazione comunale di Feltre e alla scuola agraria di Vellai
viene riscoperto il valore e la tradizione della Noce autoctona. Nel 2005 decidono quindi
di istituire il “Consorzio di Valorizzazione e Tutela della Noce Feltrina” che conta circa 40
soci e ha come scopo l’ottimizzazione del prodotto che attualmente è inserito nell’albo
nazionale dei prodotti agroalimentari nazionali con la denominazione “Noce di Feltre”.
Dopo numerosi studi e meticolose ricerche il territorio di Feltre è stato rassicurato per la
cospicua presenza di alberi da Noci, che rappresentano la fonte di produzione di questo
frutto. Fortunatamente la noce ha riscosso un grande successo fra i consumatori, che ol-
tre ad avere la possibilità di gustare un prodotto locale, hanno anche la certezza di con-
sumare un prodotto seminato attraverso una scrupolosa differenziazione delle piante mi-
gliori. II Consorzio per occuparsi della qualità della produzione, suggerisce le migliori
pratiche di pulizia del terreno, potazione e concimazione. Inoltre distribuisce trappole
contro due insetti nemici, la Cydia pomonella e la Rhagoletis Completa. Le procedure di
raccolta, essicazione e conferimento al Consorzio avvengono nel mese di settembre.
Tratto da: https://www.puntoverdedolomiti.it
11 CRONACA

Ricordo di Gino Masocco


di Sandro Curto
Dopo anni di malattia ha ceduto la forte fibra del nostro abbonato alanese Luigi Masocco
detto Gino, classe 1933. Come tanti, da giovane aveva conosciuto l’emigrazione in Svizzera
per poi rientrare e lavorare nell’edilizia fino alla meritata pensione. Fino a quando la salute lo
ha sorretto era un punto di riferimento per tutta la zona delle valli di Alano, pronto ad aiutare
gli amici e a far festa con loro. Alla famiglia le condoglianze della Redazione.

Alano, le nozze d’oro di Franco & Laura


Lo scorso mese di novem-
bre hanno festeggiato le
nozze d’oro i nostri affezio-
nati lettori Franco Putton e
Laura Dal Canton, residenti
ad Alano. Infatti, come ri-
cordano i due “sposini”, «il 7
novembre 1970, nella chie-
sa di Alano, fu celebrato il
nostro matrimonio da don
Sebastiano Follador. E ora,
l’8 novembre 2020, sempre
ad Alano è stata celebrata
da don Francesco Settimo
la messa in occasione del
nostro 50° anniversario, fe-
steggiato con tanta gioia in
compagnia dei nostri figli Mirco, Manuel e Moreno, dei nostri nipoti e dei nostri amici». Agli auguri di amici e pa-
renti si aggiungano anche quelli del nostro giornale.

Alano, le 92 “primavere”
di Agnese e Terzilo
Agnese Merciani e Terzilo Collavo, di Alano di Piave, coscritti e grandi amici, nei
giorni scorsi hanno compiuti la bellezza di 92 anni. Non potendoli festeggiare come
si dovrebbe causa Covid, mi limito in questo modo ad augurare ad entrambi anco-
ra tanti anni in salute, simpatia e memoria di tutti i ricordi e racconti che gradisco
ascoltare.
Con affetto, Betty.
Tantissimi auguroni a Terzilo anche da parte dei figli Miriam, Ugo, Egidio e Sergio;
dal genero Lucio; dalle nuore Katiuscia e Melinda; dai nipoti Michele, Simone, Sa-
brina, Ilaria, Elisa e Davide.
12 COME ERAVAMO

(M.M.) L’Università
degli Adulti/Anziani di
Belluno ha pubblicato
una edizione straordi-
naria del notiziario
“SempreVerde”, sup-
plemento de
“L’Amico del Popolo”
n. 34 del 27.08.2020.
La maggior parte del
notiziario è dedicata al
tema che vedete qui a
fianco rappresentato: i
nonni, con racconti e
memorie elaborate
dagli iscritti
all’Università. Ripren-
diamo quelli della pa-
gina dedicata alla se-
zione “Conca del
Piave”, frequentata
dai corsisti del Basso
Feltrino e nelle pagine
seguenti riproponiamo
il racconto originale di
Fiorenza Bernardi, residente in Alano,
che nel giornale citato compare in
forma compressa per ragioni di spa-
zio. Ogni racconto è una lettura ricca
di sentimento e di calore, che nel vol-
gere lo sguardo al passato non dimen-
tica di spronarci per il futuro. Di questo
ringraziamo l’Università ed i corsisti,
che aspettano di ripartire in sicurezza
con le lezioni in presenza.
13 COME ERAVAMO

“Ciao Francesca!”
di Fiorenza Bernardi
Eccone un altro che sbaglia il mio nome ma che emozione! Mi piace che la gente si sbagli e mi chiami Francesca
perché era il nome della mia nonna materna, la nonna che adoravo! Amo talmente questo nome che ho chiamato
Francesco il mio primo figlio.
La mia nonna materna, Francesca Lucchetta, è nata il 13 aprile 1894 (io sono nata il 12 aprile e festeggiavamo
insieme i nostri compleanni) a Falzé di Piave, in località Sant’Anna, in una grande casa colonica dei conti di Col-
lalto; ora quella casa è diventata un ristorante. La nonna è vissuta lì, in una grande famiglia patriarcale, assieme
a nonni, zii, cugini e a tre sorelle che, diventate adulte, emigrarono in Svizzera, in Piemonte e a Santa Giustina
bellunese.
Foto a sinistra: la nonna è la prima a sinistra, in piedi
Poi, verso i vent’anni,
Francesca ha cono-
sciuto un bel giovane
dagli occhi azzurri,
dallo sguardo severo e
con un bel paio di baf-
foni attorcigliati e rivolti
all’insù, alla Vittorio
Emanuele. Si chiama-
va Michelangelo Ra-
sera ed è diventato
suo marito il 14 no-
vembre 1914.
Foto tessera: il nonno
Michelangelo Rasera,
classe 1891, chiamato Micel
La giovane coppia è andata ad abitare sul Montello, in
una grande casa (casa Saccardo) assieme a due fratelli
del nonno e alle loro famiglie.
La nonna sperava di avere subito un figlio ma non arri-
vava e lei si disperava e piangeva pensando di non po-
terne avere ma poi, dopo quattro anni, nacque il primo-
genito seguito da altri nove figli……allora la nonna pian-
geva e si disperava perché era sempre incinta!

Foto a destra: la fienagione; il nonno è il primo a sini-


stra, dietro ai bambini, e la nonna è alle sue spalle.
La bambina davanti al nonno è mia madre, Augusta
Rasera.
Durante la prima Guerra Mondiale il nonno, sergente
di fanteria, dovette combattere sul Monte Grappa e la
nonna andò profuga in Calabria dove vide, per la pri-
ma volta, il mare e si meravigliò di quando fosse
grande quella distesa d’acqua e che non se ne ve-
desse la riva opposta.Terminata la guerra tutto ritornò
normale, entrambi lavoravano nei campi e, talvolta, il
nonno prestava la sua opera in occasioni eccezionali
come per la costruzione del Canale e dell’annessa
Centrale della Vittoria di Castelviero a Nervesa della
Battaglia. (anni 1928/1930)
14 COME ERAVAMO

Foto sotto: il nonno è il primo, in piedi, a destra con delle vistose toppe ai pantaloni
Nel 1919 iniziarono a nascere i figli: Mario (emi-
grato in Francia), Gemma (morta di poliomielite a
22 anni), Albino (emigrato in Lazio, a Nemi), For-
tunata (deceduta a pochi giorni dalla nascita),
Giuseppe (emigrato in Piemonte), Augusta (la
mia mamma, emigrata in Francia), Ermenegildo
(emigrato in Australia), Angelo (emigrato in Fran-
cia), Giacomo (vissuto per tutta la sua vita con i
nonni) e Anna Maria, l’ultima, nata quando la
nonna aveva 42 anni. Quando nacque Anna Ma-
ria il primogenito aveva 18 anni e fu mandato a
chiamare la levatrice che conosceva bene la
strada!
Nella foto qui a lato: gli operai si ristorano pres-
so l’osteria centrale del paese; il nonno sta ver-
sando da bere
Negli anni ’30 la figlia Gemma si ammalò di po-
liomielite; i padroni di casa, temendo un’epidemia
e il diffondersi della malattia, diedero lo sfratto ai
nonni che furono costretti a trovare una nuova si-
stemazione. Si trasferirono in campagna Bidasio
in una casa di proprietari terrieri veneziani (Ange-
lo, Luigi e Anna Tallandini). I nonni erano mez-
zadri e un paio di volte al mese arrivavano i pa-
roni (proprietari) a controllare che tutto procedes-
se bene e a spartire i raccolti conservati con cura
nel biaver (granaio).
Durante la Seconda Guerra Mondiale i nonni si ritrovarono un’altra volta in prima linea ma questa volta non anda-
rono profughi e resistettero nella loro casa. Il nonno non dovette andare a combattere in quanto era parzialmente
sordo a causa di un’esplosione avvenuta sulla nave che lo trasportava in Libia durante la campagna di coloniz-
zazione. La nonna mi raccontava la storia di Pippo, l’aereo americano che perlustrava la zona del Piave e co-
stringeva la famiglia a stare nel buio più assoluto per non attirare la sua attenzione. I momenti più tragici erano
quando venivano sganciate le bombe e il nonno guardava la direzione che prendevano gli ordigni e dava
l’allarme. La mia mamma mi raccontava che in quei momenti vedeva i pantaloni del nonno tremare di paura. Un
giorno una granata ha colpito in pieno un grande ciliegio che cresceva non lontano dalla casa e ha distrutto la
pianta che doveva diventare il mobilio per la camera da letto di Albino, il terzogenito che era fidanzato e pensava
al matrimonio.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale iniziò finalmente per i nonni un periodo di tranquillità. Continuava il lavoro
dei campi con la sua stagionalità: l’aratura, la semina del frumento e del granoturco (biava), la cura del vigneto e
dell’orto e, alla fine di aprile, la coltura dei bachi da seta con i bigat (vermi) che venivano nutriti con le foglie di
morer (gelsi). Ricordo la puzza che riempiva el biaver (locale in cui veniva conservato il mais) che veniva riempito
di grisoe (graticci) sulle quali venivano deposti i cavalier (bachi da seta). Se tutto andava bene, se la crescita av-
veniva senza sbalzi di temperatura, dopo un paio di settimane apparivano i primi bozzoli che, per i contadini,
erano una risorsa importante. A fine giornata la famiglia si riuniva in filò, nella stalla (unico ambiente riscaldato
della fattoria), il nonno, a lume di candela o sotto la flebile luce del lume a petrolio, leggeva ai figli, ad alta voce,
libri presi in prestito in canonica; la nonna cuciva o lavorava a maglia e confezionava calzini di lana grezza per
grandi e piccini. A quei tempi i bambini giocavano con gli oggetti più strani (ossetti di maiale, sassi, cerbottane, i
cassetti del tavolo diventavano barchette da far scivolare nell’acqua dei canali…) non c’erano soldi per i giocatto-
li, ma la nonna riuscì a barattare sei uova fresche delle sue galline con una palla che divenne il primo giocattolo
vero di mia madre. Nel 1946 iniziarono a nascere i primi nipoti, Francesca e Michele divennero nonni ben 23 vol-
te! L’estate più bella della mia vita l’ho trascorsa nel ’68, dai nonni, assieme a due cugini scalmanati: Attilio, poco
più grande di me, che abitava a Nemi (Lazio) e Claudio, mio coetaneo, piemontese di Casale Monferrato. In casa
dei nonni viveva anche lo zio Giacomo con la moglie Anna ed i figli Lauretta e Silvano. In casa dei nonni viveva
anche lo zio Giacomo con la moglie Anna ed i figli Lauretta e Silvano.  Non ero mai vissuta in una famiglia così
numerosa e trovavo la cosa assai divertente. Noi ragazzini aiutavamo i nonni a rastrellare il fieno, a tagliare le
sime de grandiol (parte terminale delle piante di grano turco che veniva data alle mucche), a sgranare le pannoc-
chie per lanciarci i botoi (parte interna della pannocchia), a battere i fagioli secchi e aspettavamo con ansia i turni
dell’acqua per andare, rigorosamente scalzi, ad irrigare i campi.
Facevamo talmente tanta confusione che il nonno fu costretto a stabilire dei turni. Potevamo aiutarlo solo uno al-
la volta! A me è capitato il turno notturno! Il nonno aveva preparato i concoi (solchi) in cui faceva defluire l’acqua
del canale ed io dovevo correre in fondo al campo e urlare “La riva, la riva….” per avvisare il nonno che doveva
far deviare l’acqua in un altro solco.
15 COME ERAVAMO

Foto a lato: novembre 1964, 50° anniversario di


matrimonio. I nonni sono attorniati da figli e nipoti.
Io sono accovacciata davanti a mia madre che è
l’unica ad indossare un cappotto chiaro.
Vicino alla casa dei nonni e lungo i campi corre-
vano dei canaletti in cui scorreva un’acqua così
limpida e così fresca che bevevamo senza porci
alcun problema, senza pensare che, un po’ più a
monte, le donne, compresa mia nonna, vi lavava-
no i panni! Ricordo la nonna curva sulla tola da
lavar (asse in legno su cui si lavavano i panni) che
strofinava, sbatteva e risciacquava la lissia (il bu-
cato). Spesso la nonna riempiva d’acqua una
grande tina (tino) in cortile che veniva riscaldata
dal sole e diventava la nostra piscina. Non so se
lo facesse per nostro divertimento o se fosse un modo per farci fare un bel bagno collettivo. Quando, di sera, la
nonna mi accompagnava a letto ero così stanca e felice che apprezzavo anche il materasso di scartosse (foglie
secche di granoturco) nonostante scricchiolasse ad ogni mio minimo movimento. Qualche volta, soprattutto di
pomeriggio, improvvisamente, il cielo si oscurava e arrivavano i temporali; allora la nonna si spaventava molto,
accendeva una candela su un piccolo altarino con l’immagine di Cristo e un piccolo vasetto contenente un maz-
zolino di zinnie e astri colorati e recitava le preghiere implorando Dio che non facesse grandinare e non facesse
cadere fulmini sulla casa. Tra me e la nonna c’era una grande intesa e mi piaceva molto stare con lei. Il pomerig-
gio, mentre tutti riposavano e nella casa regnava un gran silenzio lei mi chiamava a bassa voce: “Vien ceo che
fon el cafè” – ci ritiravamo in cucina, la nonna preparava la moka da tre tazzine e, dopo aver bevuto il caffè, la
nonna estraeva dalla tasca della traversa (grembiule) una gelatina alla frutta e lei si beveva un goccetto di Fer-
net. Qualche volta andavamo insieme a far la spesa in bicicletta. Un giorno siamo andate al casoin (negozietto
che vendeva un po’ di tutto) e la nonna ha visto che mi ero fermata davanti ad una vetrinetta dove erano esposti
anellini, braccialetti, collane; allora mi ha detto che potevo scegliere qualcosa che mi piacesse. Io ho scelto una
collana con le perle di vetro di Murano che uso ancora spesso e conservo come una reliquia! Nei pomeriggi pio-
vosi il nonno si sedeva a capotavola e fumava il toscano, leggeva “Il Gazzettino”, “La vita del popolo” o “La Do-
menica del Corriere” e sputava il tabacco masticato nella sputacchiera. La nonna si sedeva sul sofà e chiamava
me e mia cugina, estraeva da una borsa un paio di gomitolini di lana grezza colorata e ci dava lezione di tricota-
ge e di lavori all’uncinetto. Così ho imparato a lavorare a maglia: diritto e rovescio e ho confezionato un paio di
gonnelline e di sciarpette per le mie bambole. Poi con l’uncinetto si facevano i ciapin (presine) a punto basso. I
nonni erano molto religiosi, erano dotati di fede sincera che permetteva loro di affrontare con sufficiente serenità
tutte le avversità della vita. Ricordo che la nonna pregava soprattutto per una buona morte e così è avvenuto. Si
è spenta a 82 anni, di mattina, mentre aspettava che il nonno le portasse il caffè a letto. Il nonno era disperato
perché se n’era andata senza salutarlo. Anche il nonno era molto religioso e, negli ultimi anni di vita, seguiva,
ogni domenica, la Santa Messa alla televisione. Lui era molto attratto dalle nuove tecnologie e dal progresso dei
mezzi di comunicazione. Con l’avvento del telefono si emozionava nel sentire la voce dei suoi figli lontani. Prima
del telefono si scrivevano lunghe lettere che impiegavano più di due settimane per giungere a destinazione. Da-
vanti ad ogni novità tecnologica esclamava : “Le peccà morir, chissà cossa che i farà ancora!” Ora che i nonni fi-
sicamente non ci sono più, sento la loro presenza nel profondo del mio cuore, da loro ho ricevuto molto amore e
mi hanno insegnato il rispetto per gli altri. Non li ho mai visti litigare, non li ho mai sentiti bestemmiare o criticare
qualcuno a priori. Mi hanno inse-
gnato a vivere in modo sereno, ad
affrontare le avversità con corag-
gio e determinazione.

“Ciao nonna Francesca!


Sento che nel mio dna la parte che
ho ricevuto da te è la parte predo-
minante, la mia parte migliore; io
mi sento molto simile a te e spero
di essere per i miei nipoti la nonna
che tu sei stata per me.“

Foto: 60°anniversario di matrimo-


nio. Ecco i nonni con i loro figli, i
23 nipoti e i primi 3 pronipoti che
posano davanti a loro.
16 COME ERAVAMO

Noi Nonni
Noi nonni siamo e saremo sempre la dolcezza, la tenerezza e la disponibilità per i nostri nipoti.
Siamo ormai liberi da impegni di lavoro e il dedicarci a loro è una tale gioia che ci riempie l'anima e ci fa sentire
persino più giovani. Li adoriamo i nostri nipoti e un po' li cresciamo, perchè ce ne prendiamo cura, quando i loro
genitori sono al lavoro. Non ci sostituiamo a loro, non sarebbe neanche giusto, ma li affianchiamo e per noi
nonni, almeno per me, è un vero piacere. Ci piace viziarli, coccolarli, consolarli e con loro giocare. Quante volte
ho giocato con loro a pallone, a tennis, a pallavolo oppure se il tempo era brutto con i giochi da tavolo o a fare
dolci: amavano moltissimo pasticciare con la farina! Anche fare i compiti con loro era molto bello. E poi ho letto e
raccontato molte storie, cantato loro canzoncine e filastrocche, soprattutto quando erano piccoli per farli
addormentare. Ora che sono cresciuti sono più indipendenti, ma il filo che ci lega è sempre di grande affettuosità.
I nostri nipoti sono il nostro futuro, il nostro prosieguo sulla terra. Per loro ci sentiamo ancora importanti e viviamo
così, assieme a loro, la nostra anzianità con più serenità. Nadia Mazzocco

(M.M.) Nel preparare le pagine tratte da “Sempre Verde”, notiziario dell’Università per Adulti/Anziani
uscito come numero straordinario allegato al settimanale “Amici del Popolo” lo scorso agosto, abbiamo
interpellato anche la responsabile locale della sezione “Conca del Piave”, Michelangela Ceccotto, che ha
avuto parole di ringraziamento per questa nostra iniziativa di compartecipazione ai nostri abbonati degli
scritti dei corsisti e ci ha aggiunto quello che leggete qui sopra, che, per ragioni di spazio, non ha trovato
luce sulle pagine di “Sempre Verde”. La rassegna è ora completa e ringraziamo noi il mondo di Uni3!

LETTERE AL TORNADO

Alano medaglia d’argento al merito civile


di Angelo Ceccotto
Leggo con commozione l’articolo apparso su “Il Tornado” n. 743, inerente
l’avvenuta concessione della Medaglia d’Argento al Merito Civile al Comune
di Alano di Piave. Rivivere un avvenimento così straordinario per Alano fa
piacere, ed è un segno di riconoscenza verso chi ha avuto l’idea di ripropor-
re quell’avvenimento pubblicandone il ricordo. L’evento, ormai ventennale,
ebbe una rilevanza importante, e per non smarrire il ricordo si è scritto un
libro affinché riviva nelle famiglie alanesi quell’impegno di chi con caparbie-
tà ha saputo crederci fino in fondo ponendo innanzi a tutto l’immane sacrifi-
co degli Alanesi e di tanti Caduti. Mi si conceda, nel far memoria, di rimar-
care che non è stato facile per me e per i miei Fanti, coinvolti allora in
un’avventura dove altri non ebbero fortuna. Il credere fermamente che fos-
se un atto dovuto di riscatto per la nostra popolazione, ci ha dato la convin-
zione e la forza senza resa davanti a tanta burocrazia, sfondando le porte
preposte affinché quella concessione della Medaglia d’Argento divenisse un
riconoscimento per la cittadinanza alanese. Dal lato storico non va dimenti-
cato che a liberare Alano nel lontano 1918 furono maggiormente i Fanti del-
la Brigata Re cui, per riconoscerne l’eroico valore, fu intitolata una via. E’
meritevole e dà soddisfazione ricordare certi avvenimenti che hanno lascia-
to un segno tangibile di quella che fu la liberazione di Alano e il ritorno alla
libertà del popolo Italiano. Costò caro quel sacrificio, un prezzo immane di giovani soldati che sparsero il loro
sangue sul sacro suolo della Conca delle Medaglie d’Oro. Non dimentichiamo che quell’eroico ardire contribuì
anch’esso al raggiungimento della concessione della Medaglia. Sicuramente, ci aspettavamo un valore superiore
della Medaglia secondo le nostre aspirazioni, ma dobbiamo considerare che dopo anni incombeva l’incognita di
un mancato riconoscimento poiché subentrava il tempo regolamentare scaduto per le concessioni al Merito di
Guerra. Alla fine l’estenuante burocrazia fu vinta con l’orgoglio dei Fanti, delle Associazioni d’Arma e di tutta la
popolazione comunale.

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17 ASTERISCO

La foto di copertina
(M.M.) Bella fotografia
dell’alanese Alessandra
Agrizzi, scattata in Località
“La Fossa” (870 m s.l.m.).
Belli l’inquadratura, il
soggetto ripreso ed i colori
dell’autunno che “riscaldano”
tutta l’immagine, scattata con
uno smartphone Samsung
A50 il primo novembre
scorso alle ore 13,16 F=1,7
ISO 40. La località è
descritta in numerose guide
escursionistiche, per
esempio questa: escursione
monte Tomba, Castel Cesil,
cima Palon, Archeset-Piz,
malga Barbeghera, La Fossa
(trovate la descrizione
completa al seguente link https://www.magicoveneto.it/grappa/mandria-palon-tomba/monte-tomba-castel-cesil-
cima-palon-archeset-piz.htm e sempre viene citata come luogo meraviglioso. Si trova anche qualche video, come
quello del sito per mountain bike qui citato: https://www.trailforks.com/video/2943/ Malga Barbeghera - La Fossa
(monte Palon, Alano di Piave). In primo piano si vede la “musa” (si legge con esse dura), strumento di lavoro per
portare a valle fieno e legna, guidata dalla parte anteriore per la migliore visibilità e controllo, ma anche
pericolosa se si affrontano pendii ripidi per la probabilità di esserne investiti. Nel “Dizionario del Feltrino rustico”,
di Bruno Migliorini e Giovan Battista Pellegrini, Liviana Editrice Padova 1971, viene definita come slitta da fieno.

CRONACA

Giulia Giannini Andreazza


laureata in Turismo
Giulia Giannini Andreazza, di Quero, ha conseguito la laurea
triennale in Turismo, Management e territorio il 3 novem-
bre con votazione di 110 su 110, all’Università Iulm di Mila-
no. La tesi discussa da Giulia aveva per oggetto, come recita
il titolo, lo studio delle “Strategie competitive nel settore dei
campeggi di lusso, il caso della laguna veneta”.
Vista la situazione determinata dalla pandemia Covid, sia la
discussione della tesi che la proclamazione a neo laureata
sono state fatte a casa in collegamento internet via pc, come
si può vedere anche dall’ambientazione della foto.
Papà Danilo e mamma Ivana Basso, la nonna Mirella e tutta
la famiglia sono molto orgogliosi e felici per il bel traguardo
raggiunto da Giulia.

Il Mercatino
VENDO MOTOSEGA
STHILL MS 271
Lama 45, mai usata, anno 2019.
Prezzo da concordare.
Solo se interessati
chiamare Sandro al 339.5928234
18 ATTUALITÀ

Il 15 gennaio la seconda selezione per diventare O.S.S.!


DGR n. 1124 del 06/08/2020 regione.veneto.it/web/formazione e istruzione/formazioneregionale
Ai destinatari degli interventi formativi è richiesto l’assolvimento al diritto/dovere all’istruzione e formazione
professionale ai sensi della normativa vigente, oppure il compimento del 18° anno di età alla data di iscrizione al
corso o il titolo di scuola secondaria di primo grado (licenza media).
Sede svolgimento corso: Feltre/formazione a distanza sincrona ed asincrona
Costo per la selezione: € 5,00 da versare all'iscrizione
Prova scritta di selezione: 15 gennaio 2021 per il secondo corso (oppure 15 aprile 2021 per il terzo
corso).
Argomenti della prova scritta: cultura generale, la figura professionale e orientamento al ruolo del OSS
(legge regionale n.20 del 16/08/2001)
A seguito della prova scritta verrà
svolto il colloquio individuale con
un'apposita commissione che valuterà
le motivazione e le propensioni
all'attività
Per iscriversi alla selezione e’
necessario presentare i seguenti
documenti inviandoli via posta
elettronica a : ossccsb@gmail.com
Copia leggibile del documento
d’identità fronte / retro e copia del
codice fiscale
Copia del titolo di studio (si
rimanda alle indicazioni sotto
riportate)
Titoli di studio conseguiti all’estero
e cittadini stranieri
In caso di titoli di studio conseguiti
all’estero (in Paesi dell’Unione
Europea ed extra Unione Europea)
dovrà essere presentata la
Dichiarazione di Valore.
I corsisti stranieri devono possedere il
certificato di competenza linguistica
rilasciato da enti certificatori (università
di Perugia – università di Siena –
università di Roma Tre – Società
Dante Alighieri), almeno di livello B1.
Sono esonerati dalla presentazione
del predetto certificato, i cittadini
stranieri che sono in possesso di uno
dei seguenti titoli di studio:
1. diploma di licenza media conseguito
in Italia; 2. attestato di qualifica
professionale conseguito in Italia a
seguito di percorso triennale di IeFP;
3. diploma di scuola secondaria di
secondo grado conseguito in Italia;
4. diploma di tecnico superiore, di
laurea o di dottorato di ricerca
conseguito in Italia; 5. dichiarazione di superamento della prova di lingua rilasciata dalla Regione del Veneto.
La “dichiarazione di valore” è un documento di natura esclusivamente informativa e redatto in lingua italiana che
descrive il titolo di studio rilasciato da un’Istituzione appartenente a un sistema d’istruzione diverso da quello
italiano ed è utilizzata per la valutazione del titolo stesso da parte della struttura competente ai fini
dell’ammissione al corso di formazione. La “dichiarazione di valore” è rilasciata dalle rappresentanze
diplomatiche italiane (Ambasciata d’Italia o Consolato d’Italia del Paese estero in cui il titolo è stato conseguito).
In alcuni Paesi esteri deve essere effettuata la “legalizzazione” del titolo di studio - allo scopo di garantirne
l’autenticità - PRIMA di chiedere l’emissione della “dichiarazione di valore” alla rappresentanza diplomatica
italiana. Se il Paese in cui è stato conseguito il titolo ha aderito alla Convenzione dell’Aja deve essere apposta
sul titolo di studio la cosiddetta “Postilla dell’Aja” PRIMA di chiedere alla rappresentanza diplomatica italiana di
emettere la “dichiarazione di valore”.
19 ATTUALITÀ

Superata la selezione la commissione valutatrice stilerà una graduatoria: i primi 30 candidati si potranno
iscrivere al corso.
La formazione è costituita da un totale di 1000 ore così suddivise:
- attività formativa teorica 275 ore in presenza o a distanza sincrona se non possibile in presenza e 205 ore di
formazione a distanza in modalità asincrona;
qualora fossero possibili le attività in presenza queste sarebbero previste con un insegnamento in aula dal lunedì
al venerdì dalle ore 15,00 alle 20,00 per un totale di 55 giornate, avvio delle lezioni febbraio 2021/ maggio 2021.
Alla conclusione di ogni modulo formativo è prevista una verifica con votazione in centesimi, la quale deve
risultare sufficiente per poter continuare il precorso.
- attività formativa pratica 520 ore dopo la formazione teorica così suddivise:
◦ 150 ore in degenza ospedaliera
◦ 170 ore in strutture per anziani
◦ 200 ore in area sociale, disabilità, assistenza domiciliare, salute mentale, suddivise in due esperienze da 100
ore.
Ogni tirocinio prevede un giudizio ed una valutazione che dovrà risultare positiva per tutte le suddette esperienze
per poter accedere all’esame finale.
La frequenza al corso è obbligatoria.
Esami finali al termine del corso.
Costo totale € 1.800 da versare in un’unica soluzione al momento dell'iscrizione al corso dopo aver
superato le selezioni.
Saranno accessibili finanziamenti regionali, per persone disoccupate da almeno 6 mesi, attraverso la richiesta di
voucher formativo di € 1.500, che sarà erogato alla fine del corso dopo approvazione regionale e comunque
qualora il richiedente abbia raggiunto la presenza di almeno il 90% del monte ore.
L'Organo di formazione provvederà a restituire la somma all'avente diritto.
Le modalità per la presentazione delle domande saranno disponibili prossimamente.
Coloro che non posseggono il requisito di disoccupazione, potranno accedere ad una borsa di studio pari a €
500. Le modalità di erogazione saranno comunicate all'avvio del corso.
La partecipazione al corso sarà regolata dagli accordi Stato/Regioni, dalle disposizioni della Regione del Veneto
e dal regolamento interno del Circolo Cultura e Stampa Bellunese.
Per informazioni,
Vi invitiamo a scrivere a ossccsb@gmail.com oppure telefonare al 320 277 7902 o al 348 604 5746.

AGRARIA MARCHI
Via Zona Industriale 68/A
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Tel. 0423.688902
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particolare cani e gatti ma anche
animali da cortile. Vendita di legna,
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riscaldamento. Vendita di articoli da
giardinaggio e di piantine da orto in
base alla stagione.
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entro il raggio di 10 chilometri.
Ad esempio: a QUERO, ALANO,
SEGUSINO, Pederobba, Cavaso,
Possagno, Monfumo, Valdobbiade-
ne, Crocetta, Cornuda…
20 ATTUALITÀ

Negozi di vicinato:
presidio
del territorio
http://confcommercioveneto.it
“Fai un regalo alla tua città. Sostieni con i
tuoi acquisiti i negozi vicini a te”. È lo slogan
fortemente simbolico ideato da Confcommercio
Veneto per sostenere le attività commerciali di
vicinato attraverso una campagna di sensibiliz-
zazione e di promozione dei negozi di vicinato.
In tutte le province del Veneto, le imprese esporranno delle vetrofanie e distribuiranno dei volantini con
l’invito alla popolazione a fare gli acquisiti nei negozi del quartiere di residenza e dei centri storici. “Il Natale si av-
vicina e sarà per tutti un Natale particolare – spiega Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto – Que-
sto sciagurato 2020 ha portato pesanti contraccolpi sulle attività commerciali cittadine, provocando riduzioni di
fatturato così pesanti che alcuni hanno dovuto gettare la spugna. Durante il lockdown molti negozi di vicinato so-
no stati fondamentali per larga parte della popolazione in tutte le città e in tutti i paesi. Con questa iniziativa –
prosegue Bertin – vogliamo sensibilizzare la gente a dare il proprio aiuto, per quanto sarà nella possibilità di cia-
scuno, ai piccoli negozi: quelli sotto casa, nelle strade dove passiamo ogni giorno, nelle piazze principali o più
decentrate, che si frequentano o si frequentavano abitualmente prima della pandemia. Il periodo che precede il
Natale, di solito destinato agli acquisiti per i regali, è il più propizio per dare questo sostegno. I negozi di vicinato
rappresentano un tassello fondamentale della comunità cittadina”.
Saranno migliaia le vetrofanie e i volantini in distribuzione in tutte le province, con una campagna volutamente
congiunta che coinvolge tutte le articolazioni provinciali dell’Associazione: un appello che vuol essere anche
l’invito a una mobilitazione ampia e condivisa, affinché il tessuto commerciale nel “cuore pulsante” delle città non
venga a spegnersi, con il rischio di un non ritorno, proprio mentre si accendono le luminarie natalizie.

LETTERE AL TORNADO

In ricordo di Diego Casanova


«La morte ci ha separati, non piangete la mia assenza,
io vi amerò dal cielo come vi ho amato in terra»
12/07/2018
Scrivo questa “lettera” per te, papà; sono due anni e mezzo da quando non ci sei
più ma il tuo ricordo è sempre vivo dentro di me.
Mio papà... Un uomo di poche parole e grandi esempi, generoso e soprattutto leale,
un uomo sfortunato da piccolo, e forse questo lo ha trasformato in quel donatore
d’amore che è stato; anche se non sapeva mostrarlo, i suoi gesti lo facevano capi-
re. Tutto quello che ho imparato da lui, ed è un’eredità immensa di valori, l’ho impa-
rato dal suo comportamento.
Purtroppo la vita mi ha fatto nuovamente conoscere la perdita di un genitore, ma grazie a mamma e alla sua
straordinaria forza, al suo enorme coraggio, alla sua grandissima umanità, sono riuscita anche io, nel mio picco-
lo, ad andare avanti senza di te. Ed oggi spero tu sia orgoglioso di me e che dall’alto il tuo benevolo sguardo
possa sempre accompagnare mamma e me. Sei volato in cielo presto, anzi troppo presto, in quell’ormai lonta-
nissimo giovedì di luglio, lasciando alle tue spalle la moglie Claudia, la figlia, la sorella, i nipoti Sonia & Luca, con
un grande dolore tuttora sentito nei nostri cuori.
Desidero dire a voi che leggete, di apprezzare di più le persone che sono in vita; appena non ci saranno più ci
renderemo conto di quanti errori abbiamo commesso, di quante volte non li abbiamo ascoltati, di quante lacrime
gli abbiamo fatto scendere e quante sofferenze abbiamo causato loro… Perdere un parente così importante è
dura, ma dentro di noi abbiamo la capacità di accettare questa enorme difficoltà e piano piano superarla, ognuno
coi propri tempi. Il tempo ci aiuta con il suo incessante avanzare, il tempo che è un ottimo alleato e ci aiuta a leni-
re anche le ferite più profonde, che tutti portiamo dentro.
Dormi in pace papà, sorridi come solo tu sapevi fare. Sappi che noi, quelli rimasti qui, faremo di tutto per
onorare al meglio la tua memoria.

la figlia Anca
21 LETTERE AL TORNADO

La scomparsa di Massimo Gino Zatta, fenerese trapiantato in Puglia.


Il papà Vittorio morì nella tragedia del Vajont.

In ricordo di un carissimo amico


di Silvio Forcellini
Era davvero una gran bella persona Massimo Gino Zatta, fenerese
trapiantato in Puglia ma sempre innamorato della “sua” Fener, che lo
scorso mese di novembre ci ha lasciato prematuramente all’età di 71
anni. E che mi ha onorato della sua preziosa amicizia. Un’amicizia nata
per caso, grazie proprio a questo giornale. E che merita di essere rac-
contata.

Il 27 aprile 2014, le Parrocchie di Alano e di Quero organizzarono un


pellegrinaggio al cimitero di Fortogna, nei pressi di Longarone, dove ri-
posano le vittime della tragedia del Vajont. Nell’occasione, nel corso
della Messa celebrata da don Stefano Baccan, furono benedette le can-
dele riportanti i nomi dei morti provenienti dalla nostra zona (che io ave-
vo in precedenza ricordato sul Tornado): Giovanni Mozzelin (1934-
1963) di Alano, Vittorio Zatta (1917-1963) di Fener, Agostino Mazzocco
(1919-1963) di Quero, Ines Rizzotto (1926-1963) di Quero, Enrico Riz-
zotto (1912-1963) di Quero e Floriano Solagna (1902-1963) di Marziai
(ai quali va aggiunto anche il querese Gino Mazzocco, nato nel 1923 e
morto nel 1958 durante la costruzione della diga). Candele che furono poi consegnate ai familiari. Tra questi,
mancavano solo quelli di Vittorio Zatta, che gli organizzatori non erano riusciti a contattare perché da tempo se
ne erano perse le tracce. Tramite il numero del Tornado dedicato al 50° anniversario del Vajont, che aveva “sfo-
gliato” per caso su internet, uno dei tre figli di Vittorio Zatta, per l’appunto Massimo, si fece vivo col sottoscritto e
così il 24 maggio 2015 - al Parco del Piave di Fener - si poté procedere alla consegna della candela, fino ad allo-
ra custodita dalla signora Giuliana Siragna nella chiesetta fenerese dell’Addolorata. La consegna fu effettuata da
Germano Susanetto, uno dei promotori di quella bella iniziativa (nella foto sotto).

In quell’occasione Massimo Zatta, classe 1949, ci rac-


contò di essersi trasferito in Puglia, nei luoghi d’origine
della madre, nel 1964, un anno dopo la morte del pa-
dre. Ma di aver sempre mantenuto ricordi vivissimi di
Fener, dove ha abitato dapprima in una casa (che ora
non c’è più) all’interno del cortile del condominio ex
Sade/Enel, poi ai Faveri, nella casa ultimamente abita-
ta da Luigi Schievenin. Ci ricordò poi i suoi compagni
d’infanzia: Anna Lisa Bertoncin, Celestina Dalla Fave-
ra, Anna Rita e Tullio Dal Zotto, Toni Farenzena, Gio-
vanni Franzoia, Mario Marchese, Galliano Melchiori,
Mario Santangelo e un certo Dino Meneghin, diventato
poi una “leggenda” del basket.

Da allora le sue visite a Fener si sono fatte sempre più


frequenti, non solo in occasione del 9 ottobre, anniver-
sario della tragedia del Vajont, in cui immancabilmente
si recava al cimitero di Fortogna per ricordare il papà
Vittorio. Avendo riallacciato i rapporti con buona parte dei suoi compagni d’infanzia (e di questo non finiva di rin-
graziarmi, “riempiendomi” - senza che io avessi particolari meriti - di eccezionali prodotti enogastronomici del Sa-
lento di cui sistematicamente mi faceva dono), coglieva l’occasione di “volare” a Fener anche per altri appunta-
menti, fossero il transito del Giro d’Italia o il pranzo del Tornado. Addirittura in un’occasione, la cena “de Quéi da
Fener” in programma un sabato sera, ebbe il coraggio di prendere l’aereo il giorno stesso per ripartire la mattina
seguente, tanto era l’amore per il suo paese d’origine. Si vedeva proprio che, rivivendo qui i ricordi d’infanzia, era
felice, quasi da dimenticarsi dei problemi di salute. Ora poi che era andato in pensione, dopo una vita lavorativa
all’interno di Poste Italiane, culminata con la nomina a direttore di filiale, aveva anche più tempo per venirci a tro-
vare, oltre che da dedicare alla sua splendida famiglia, alla moglie, alle due figlie e agli amati nipotini. Purtroppo
non gli è stato possibile per molto.

Persona simpaticissima, squisita e generosa, la notizia della sua morte ha provocato dapprima incredulità, poi un
grande dolore in tutti coloro che, qui in zona, hanno avuto l’opportunità e la fortuna di conoscerlo. Mi (e ci) man-
cherà tanto. Dai molti amici di Fener (e dalla redazione del Tornado, di cui Massimo era un affezionato lettore),
un abbraccio fortissimo alla famiglia Zatta. Ciao Massimo, carissimo amico, che la terra ti sia lieve…
22 CRONACA

Nuovi habitat per gli animali selvatici


di Alessandro Bagatella
Come possiamo vedere in questa foto, scattata
con il telefonino da un abitante di Segusino, il
trenta ottobre scorso questo bel esemplare di
cervo maschio scorrazzava in Piazza Roma,
suscitando molto stupore fra la gente, anche di-
vertita e piacevolmente sorpresa da questo in-
solito incontro. Forse il cervo era stato spaven-
tato da un qualche mezzo agricolo, oppure cer-
cava cibo diverso in
prossimità delle abita-
zioni.
Anche il lupo non dà
tregua con le sue in-
cursioni notturne, in
special modo nella zona della sinistra Piave, dove reca numerosi danni agli allevatori, che
cercano con l’aiuto di ovini, caprini e qualche asinello di mantenere pulito il territorio. Qual-
cuno ha deciso di abbandonare l’attività, visti i grossi danni causati dai predatori, che caccia-
no quasi sempre in gruppo.

ATTUALITÀ

La demografia d’impresa nella provincia di Belluno al 30.09.2020


Il bilancio della nati-mortalità d’impresa resta ancora sotto tono nel terzo trimestre 2020: iscrizioni
in caduta del 30% a Treviso e del 40% a Belluno. Paradossalmente nel “periodo Covid” i dati
della demografia d’impresa evidenziano un saldo positivo apparente: +289 sedi a Treviso e +40 a
Belluno. Ma questo risultato è solo apparentemente positivo: nel secondo e terzo trimestre
dell’anno è normale osservare un rimbalzo nel numero di imprese attive, dopo un primo trimestre
caratterizzato dal concentrarsi delle cessazioni d’impresa.

Riprendiamo, dal sito della Camera di Commercio, la parte dello studio relativo alla provincia di Belluno. Per leggere lo
studio completo seguire il seguente link: https://www.tb.camcom.gov.it/content/617/Areastampa/

In provincia di Belluno, nel secondo e terzo trimestre 2020, le aperture e le chiusure di sedi d’impresa sono caratteriz-
zate da un notevole ridimensionamento, pari rispettivamente al -39,2% per le iscrizioni e al -39,5% per le cessazioni.
Complessivamente nel semestre si sono registrate 234 iscrizioni e 193 cessazioni per un saldo positivo di +41 unità
(era pari a +66 il saldo dell’analogo periodo del 2019).
Concentrando l’attenzione sui dati mensili degli ultimi sei mesi, si osserva che le iscrizioni risultano tutte con volumi in-
feriori rispetto a quelli degli stessi mesi del 2019; similmente per le cessazioni, fatto salvo il mese di agosto.
In provincia di Belluno lo stock di imprese attive al 30.09.2020 risulta pari a 13.800 unità a cui si aggiungono 4.337 uni-
tà locali dipendenti. Il confronto con la consistenza al 31.03.2020 evidenzia una crescita di +40 unità per le sedi
d’impresa e di +83 unità per le filiali dipendenti, in rallentamento le prime e in accelerazione le seconde rispetto a
quanto accaduto tra marzo e settembre 2019 (rispettivamente +82 e +47).
Il commercio ha perso complessivamente -8 sedi d’impresa rispetto a marzo 2020, di cui -5 il commercio all’ingrosso,
che al contrario cresceva di +5 unità tra marzo e settembre dell’anno scorso, e -2 il commercio al minuto (calava di -15
unità nell’analogo periodo del 2019). Il comparto risulta invece in crescita in termini di filiali dipendenti (+24) quasi
esclusivamente con attività di commercio al dettaglio (+20) con valori ben al di sopra rispetto a quelli dell’anno prece-
dente.
Appena sotto la stazionarietà le attività manifatturiere (-2 unità), che continuano a risentire, per le sedi d’impresa,
delle perdite di imprese metalmeccaniche (-6 unità) compensate solo in parte dall’industria del legno-arredo (+3), in li-
nea con quanto successo tra marzo e settembre 2019. A due cifre invece il recupero in termini di filiali dipendenti (+13)
di cui +5 unità per l’industria metalmeccanica.
Anche il settore alloggio e ristorazione si mantiene pressoché stazionario (-1) rispetto a marzo 2020 dopo la crescita
a due cifre registrata nello stesso semestre del 2019 (+19). Anche per questo settore si registra un deciso incremento
per le unità locali (+24) ben al di sopra dei risultati di un anno fa (+9).
Tra marzo e settembre 2020 l’edilizia guadagna +14 sedi d’impresa e +3 unità locali ma risulta in decelerazione rispet-
to ai risultati dello stesso semestre del 2019.
23 ATTUALITÀ

I servizi alle imprese guadagnano +14 sedi, esattamente la metà rispetto a quanto registrato tra marzo e settembre
2020 a cui si aggiungono +11 unità locali. La crescita è principalmente imputabile alle attività immobiliari (+18 sedi),
mentre si registra la diminuzione delle attività del settore trasporti e magazzinaggio (-7 sedi) a cui si aggiunge anche
una flessione delle sedi operanti nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (-5, contro le +11 dello stesso
semestre del 2019) compensata da una crescita delle filiali (+7).
Tra marzo e settembre 2020 il comparto dei servizi alle persone cresce di +4 unità in termini di sedi d’impresa, a
fronte di una quasi stazionarietà dell’anno precedente; perde invece 1 unità locale contro le -5 unità di un anno fa.
In crescita e sostanzialmente in linea con quanto accaduto nello stesso periodo di un anno fa il settore agricoltura
(+21 sedi d’impresa e +6 filiali dipendenti).
Imprese artigiane
In provincia di Belluno le imprese artigiane attive, che al 30.09.2020 risultano pari a 4.724 unità, si mantengono
sostanzialmente stazionarie rispetto al semestre precedente (+4), ma in forte rallentamento rispetto al guadagno a due
cifre riscontrato tra marzo e settembre 2019 (+36). E’ l’edilizia il settore nel quale si concentra il maggior incremento di
sedi d’impresa (+15) anche se con valori inferiori rispetto a quelli registrati nello stesso periodo di un anno fa (+25).

CRONACA

Elsa Carelle: 102 anni!


Gli auguri dei nipoti,
cui aggiungiamo quelli della famiglia de “Il Tornado”
Il compleanno il 16 novembre
"Sei partita alla fine degli anni '40
da Campo (di Alano di Piave), ti
sei sposata ed hai vissuto in Sviz-
zera per settant'anni, ma tutti noi

2018: la festa 100 anni

sappiamo benissimo che non hai mai


dimenticato la tua terra natale.
Tanti auguri zia
per i tuoi 102 anni!
I tuoi nipoti dal Veneto!"

COME ERAVAMO

Recita
all’asilo
di Alano
(S.C.) Dalla nostra abbonata Angela
Codemo riceviamo e pubblichiamo la
foto a fianco scattata all’asilo di Alano
(anno 1962 o 1963) nel corso di una
recita teatrale.

Da sinistra troviamo Maria Serena


Spada, Angelo Codemo, Rino Dal
Canton, Livio Simioni e, seminascosta
a destra, Diana Pellizzoni.
24 POESIA

Frègole de dialeto
Tratto da Bellunesi nel Mondo – nr. 5 – maggio 2014.

COME STATU?
Ti te domanda come che stàe!
I dent i me manca,
Poesie in
me s-cioza i dénòci,
sentà su 'na banca,
pien de pedòci,
dialetto
e ti te me domanda senza vergogna come che stàe,
bruta carogna!
bellunese
POLENTA
Co an struch de polenta di Alessandro Bagatella
al me stomego se contenta,
col companasego da vesÌn
ocore an gòto de vin. In mezzo ad un libro ho ritrovato
Bela tòla pareciada queste poesie dialettali, che avevo
la fa na bona vardada.
messo da parte, pubblicate sulla
Par magnar mi son content,
an struch de polenta rivista “Bellunesi nel mondo”,
mèio che nient.
scritte da un poeta dialettale, come
SE NO TE… me, Sergio Reolon, emigrato in
Se no te sbat al cao de lat no te fa butìro.
Isvizzera.
Se no te ghe met al stropol al vin se svanpìs.
Se no te che met na biéta al mànego se s-cioza. Spero di fare cosa gradita nel
Se te toca pénder co te poI, te toca pender co no te ol.
renderle pubbliche anche sul
Mèio piànder col fun te i oci nostro periodico, affinché siano
che piandèr col mal ai denòci. conosciute anche dai nostri lettori.
Co te compra varda, co te vende sera i oci.
Meio eser sot al sol, caldi, che sot la tera fredi.
Co te magna tasi, co te tas, magna.
Belumat no se deventa. Belumat se resta.

I tuoi regali di Natale all’ “Insolito Look”

L’INSOLITO
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Piazza Martiri
Alano di Piave
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340.8994351
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e le ultime clipper per la cura della barba “Bandido”. Si ricorda che si riceve per appuntamento previa
chiamata al numero di cell. 340.8994351.
25 CRONACA

Il cantante Dalla Piazza diventa Donatore di Sangue


(M.M.) Dal palco
dei Talent di
Sanremo, che lo
hanno visto più
volte premiato, al
lettino del Centro
Trasfusionale di
Feltre. Andrea
Dalla Piazza,
cantante di Quero
Vas, ha accettato
la richiesta del
gruppo giovani
donatori di sangue dell’associazione feltrina,
mettendosi a disposizione come nuovo testimonial
della donazione di sangue.
Il suo ultimo album, “Senza far Rumore”, che registra
un meritato successo sul canale web Spotify, ha un
titolo che sembra cucito su misura per rievocare
l’azione dei donatori di sangue, che offrono la propria
solidarietà senza chiasso e con costanza. il gruppo
giovanile dell'associazione feltrina presieduta da
Saverio Marchet, ha rivitalizzato la componente dei giovani donatori, riuscendo ad avvicinare alla donazione una
nutrita schiera di nuovi volontari. Questo accade in un periodo travagliato e lascia ben sperare per il futuro. «In
questo anno», ha spiegato il presidente Saverio Marchet in un intervento per la stampa, «il bilancio è stato di 250
donazioni in meno. Il motivo è dovuto al fatto che per evitare eccedenze e scadenze del prodotto inutilizzato per
la drastica riduzione di interventi nelle sale operatorie, il centro trasfusionale ha riorganizzato, con la
comprensione e la collaborazione dei nostri volontari, l'attività di donazione commisurata al fabbisogno della
congiuntura. E i nostri volontari sono stati sempre pronti e continueranno ad esserlo, alle chiamate del Centro, in
base alle necessità, anche ora che si è tornati alla riduzione del chirurgico programmato».
In foto: Andrea con la Dr. ssa Piatti del Centro trasfusionale

Il cantante Dalla Piazza diventa Donatore di Sangue


(M.M.) Dal palco
dei Talent di
Sanremo, che lo
hanno visto più
volte premiato, al
lettino del Centro
Trasfusionale di
Feltre. Andrea
Dalla Piazza,
cantante di Quero
Vas, ha accettato
la richiesta del
gruppo giovani
donatori di sangue dell’associazione feltrina,
mettendosi a disposizione come nuovo testimonial
della donazione di sangue.
Il suo ultimo album, “Senza far Rumore”, che registra
un meritato successo sul canale web Spotify, ha un
titolo che sembra cucito su misura per rievocare
l’azione dei donatori di sangue, che offrono la propria
solidarietà senza chiasso e con costanza. il gruppo
giovanile dell'associazione feltrina presieduta da
Saverio Marchet, ha rivitalizzato la componente dei giovani donatori, riuscendo ad avvicinare alla donazione una
nutrita schiera di nuovi volontari. Questo accade in un periodo travagliato e lascia ben sperare per il futuro. «In
questo anno», ha spiegato il presidente Saverio Marchet in un intervento per la stampa, «il bilancio è stato di 250
donazioni in meno. Il motivo è dovuto al fatto che per evitare eccedenze e scadenze del prodotto inutilizzato per
la drastica riduzione di interventi nelle sale operatorie, il centro trasfusionale ha riorganizzato, con la
comprensione e la collaborazione dei nostri volontari, l'attività di donazione commisurata al fabbisogno della
congiuntura. E i nostri volontari sono stati sempre pronti e continueranno ad esserlo, alle chiamate del Centro, in
base alle necessità, anche ora che si è tornati alla riduzione del chirurgico programmato».
In foto: Andrea con la Dr. ssa Piatti del Centro trasfusionale
LIBRI

Francesco: il cristianesimo
trasforma il mondo
se si fa Vangelo
Libro della Libreria Editrice Vaticana
“Il Cielo sulla Terra.
Amare e servire per trasformare il mondo”.
Volume disponibile dal 24 novembre.
Prefazione di Martin Junge, segretario generale della
Federazione Luterana Mondiale

Descrizione

Il IV volume di scambio dei doni, la collana ecumenica di


LEV, affronta il tema del servizio e dell'amore operoso nei
conforti dei bisognosi. Saranno presentati i più importanti
testi di papa Francesco in cui parla dell'importanza del
servizio e in cui ci invita a scoprirlo come la vera chiave in
grado di trasformare il mondo.
26 LETTERE AL TORNADO

Natale 2020 con Andrea Bocelli


a cura di Antonio Spada.
(tratto da un’intervista di Angela Calvini su “Avvenire” del 15 novembre 2020)
“Il Santo Natale – afferma Bocelli – festeggia il compleanno del mondo e di Colui che ci ha dato la vita. E’ un
momento importante per riguardare la nostra interiorità, per porci in ascolto, rivolgendoci con fiducia a quel cielo
che custodiamo dentro di noi, vivendo in armonia e interpretando spiritualmente la nostra avventura terrena,
comprendendo quanto sia meraviglioso essere vivi.”
“La fede - continua Bocelli - resta il perno della mia vita. Da cattolico praticante, credo nella forza di tre parole
straordinarie: fede, appunto, speranza e carità. E devo dire che su queste tre parole ruota anche il concept del
mio nuovo disco. Sono le tre virtù teologali ma sono anche tre principi etici universali. E sono interconnessi,
perché senza la speranza restiamo intrappolati nello sconforto, senza la fede la vita è una tragedia annunciata,
senza la carità non più esserci fede e neppure speranza”.
Appuntamento il 12 dicembre: concerto di Natale
in live streaming da Parma
E’ appena uscito il suo nuovo album (Believe) con 17
brani dedicati al sacro. (Già nel 2000 aveva prodotto
l’album “arie sacre”, di grande successo).
“La musica -dice Bocelli -è voce dell’anima, penetra
nelle sfere più intime della psiche. La musica sacra
può essere portatrice di un’esperienza che vorrei dire
persino mistica, toccando le nostre corde spirituali, ci
aiuta ad ascoltare la voce della coscienza.
Il repertorio sacro ha un ruolo importante nella mia
formazione. In chiesa ci sono cresciuto, le note
dell’organo della piccola chiesa di San Leonardo a
Lajatico (dove sono nato) hanno contribuito ad
avvicinarmi alla musica. Nei miei ricordi d’infanzia, ci
sono i cori durante le processioni che seguivo
insieme a mia nonna, quando si intonava “Mira il tuo
popolo”, ci sono pagine dolcissime come “Dell’aurora
tu sorgi più bella”, c’è lo stupore e l’emozione per
quei suoni magici. Era una sorta d’invito alla
riflessione, mi aiutava, già allora, a rivolgere la mia
attenzione al cielo”.
In SPOTIFY si può già ascoltare sia “Believe” sia “Arie sacre” di Bocelli
“Il nuovo album – parole dell’artista -è un richiamo alle ragioni dell’anima, alla riflessione sul senso e sul dono
della vita...è molto coinvolgente, anche perché porta con sé un messaggio planetario di fratellanza; è un disco
che parla allo spirito, un incentivo a incontrar la propria dimensione interiore e ad ascoltarne le ragioni.”
“Il mio auspicio – conclude Andrea Bocelli – è che questi brani portino un momento di sollievo e di ottimismo. Col
concerto in streaming Believe in Christmas, auguro un Natale sereno, colmo di fiducia e di ottimismo”

ASTERISCO

Malga Paoda
e
la “posa” rosa
(M.M.) Non spaventatevi. Il colore
della “posa”* di Malga Paoda non è
dovuto a inquinamento, ma dal
riflesso del cielo che il nostro lettore
(e sovente collaboratore) Michele
Remor ha colto l’8.11.2020 alle ore
18:10 con Canon Eos7D - F=5,6 - t.
1/30 s. Un fenomeno molto
suggestivo e che distrae un poco lo
sguardo dal magnifico panorama
verso le vette dolomitiche che si
possono scorgere da lassù.
* Posa = pozza d’acqua
27 COME ERAVAMO

Per non
dimenticare
di Alessandro Bagatella
Per non dimenticare propongo ancora delle
foto risalenti al grande conflitto mondiale
1915 – 1918, periodo nel quale tutto il
mondo era in guerra. Un conflitto che ha
registrato centinaia di migliaia di morti.
Ora, con il Covid 19, un’altra guerra, da
centinaia di morti.

Qui sopra: mitraglieri austriaci sulle pendici


del Grappa e, sotto, soldati italiani sul
Monte Palone, Malpa Piz – 1915-18

Posto di osservazione Italiano. Loc. Bocaor


Novembre 1917
28 ATTUALITÀ

Premio “Innovazione sociale e sviluppo sostenibile”


seconda edizione
Presentazione domande: a partire dal 4 gennaio 2021 sino al 1 marzo 2021 ore 12.30
Si informa che la Camera di Commercio di Treviso - Belluno, tramite l'ufficio Servizi CSR - Ambiente,
bandisce la seconda edizione del seguente Concorso rivolto alle imprese delle province di Treviso e
Belluno per accogliere e premiare i migliori interventi innovativi, i progetti e/o i prodotti che
contribuiscono all'attuazione dei 17 obiettivi dell'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Il Premio ha lo scopo di incentivare il tessuto economico locale ad affrontare le criticità dell'attuale modello di
sviluppo economico (lineare), scegliendo un percorso di crescita più virtuoso ed una visione integrata della
sostenibilità diffondendo la cultura della Responsabilità Sociale d'Impresa.
Il Premio si propone di valorizzare le imprese delle province di Treviso e di Belluno che attraverso
soluzioni innovative stanno contribuendo a generare valore, benessere sociale e benefici per l'ambiente.
A chi è rivolto
Possono partecipare al concorso le imprese, di qualsiasi settore, dimensione e forma giuridica e le cooperative
sociali già iscritte al Registro delle Imprese, aventi sede nelle province di Treviso e di Belluno.
Premi
Il Premio si divide nelle tre categorie in concorso:
 Innovazione sostenibile ambientale;
 Innovazione sostenibile sociale;
 Innovazione sostenibile economica.
Sono previsti 3 premi in denaro del valore di 5.000,00 (cinquemila/00) euro ciascuno da assegnare ai primi tre
progetti classificati.
Non verranno accettate istanze di partecipazione riguardanti progetti che hanno già concorso alla prima edizione
del Premio.
Il premio sarà assegnato da una apposita Commissione di valutazione e dovrà essere utilizzato per proseguire il
processo di miglioramento virtuoso attuato o altri interventi volti all'implementazione di azioni, progetti e/o
innovazioni finalizzate alla sostenibilità di una o più delle tre categorie sopra indicate.
La Commissione di valutazione potrà decidere di assegnare i tre premi disponibili, indipendentemente dalla
categoria di appartenenza. I premi verranno pertanto assegnati secondo i punteggi ottenuti nella graduatoria, a
prescindere dalla categoria di appartenenza.
Scadenze
La domanda può essere presentata a partire dal 4 gennaio 2021 sino al 1 marzo 2021 (ore 12.30) corredata dalla
documentazione specificata nel bando, consultabile sul sito https://www.tb.camcom.gov.it

COME ERAVAMO

La piazza di Segusino negli anni ’50-‘60


di Alessandro
Bagatella
La foto,
dell’archivio di
Raimondo
Stramare, è
stata scattata
negli anni ’50 e
ritrae la piazza
di Segusino di
quegli anni. La
didascalia che
correda la foto
recita:
Segusino –
Fiera di Santa
Lucia – Piazza
Roma.
Riproponiamo
ai lettori questa
istantanea
nell’avvicinarsi
della ricorrenza
di Santa Lucia.
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