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Quindicinale

Anno XXXIX

22.02.2017
Numero

681
PERIODICO DI ATTUALIT DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO

Carnevalando a Quero - pag. 1


Festa tesseramento AUSER - pag. 2
Missione in Abruzzo per la Protezione Civile - pag. 4-5
Ottava edizione degli assaggi di prosecco - pag. 9
Pranzo di pesce al Tegorzo - pag. 11
Chiuso in redazione il 13.02.2017 - Prossima chiusura il 06.03.2017
http://digilander.libero.it/tornado
Tassa pagata/Taxe Perue/Ordinario Autorizzazione Tribunale BL n. 8 del 18/11/80Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB BL
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IL TORNADO Sede: Via J. Kennedy - 32031 FENER-ALANO di PIAVE (BL). DIRETTORE RESPONSABILE: Mauro Mazzocco. REDATTORI: Sandro Curto, Silvio Forcellini. COLLABORATORI: Ales-
sandro Bagatella, Ivan Dal To, Antonio Deon, Foto Comaron, Fotocolor Resegati, Ermanno Geronazzo, Cristiano Mazzoni, Sergio Melchiori, Andrea Tolaini.
ABBONAMENTI: ITALIA Abbonamento annuale (18 numeri) 25,00 ESTERO Abbonamento annuale (18 numeri) 50,00.
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BAR JOLE - Fener; MAURO MAZZOCCO - Quero; ALESSANDRO BAGATELLA - Quero; BAR PIAVE Carpen - LOCANDA SOLAGNA - Vas; ANTONIO DEON - Vas; BAR BOLLICINE - Scalon;
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QUERO
SABATO 25 FEBBRAIO 2017
sfilata ca
rri PROGRAMMA
ore 14.00 Apertura carnevale mascherine a Quero
con intrattenimento con I 4 Elementi
e n t i
elem
teatro di strada
i4 ore 14.00 Arrivo dei carri in piazza a Segusino
ore 14.30 Sfilata carri a Segusino
ore 16.00 Partenza carri per Quero
ore 16.30 Arrivano carri a Quero
con sfilata e premiazioni
ISCRIZIONI CARRI
entro 20 febbraio alla pro loco di Segusino
eventi@prolocosegusino.it

ta dei
PREMI
La riscoper Alle tre mascherine pi simpatiche
ITOLE
CR OSTOI e FR Alle tre mascherine pi piccole (0 a 3 anni)
zza
fatte in pia Per tutti i presenti funzioner la frasca
offerta e organizzata dalla Pro Loco.
In c a s o d i m a l t e m p o l a m a ni f e st a z i on e sa r r i n v i at a al l a se t t i m a n a su c c e s s i v a .
Stampa DBS Rasai - 01.17
2 AUSER

Festa tesseramento Auser anno 2017


di Ivana Bernardele
Passaggio di consegne al vertice dellassociazione in un clima di festa
Come da tradizione ormai consolidata, anche
questanno i Soci dellAuser si sono incontrati
domenica 29 gennaio al Ristorante Tegorzo per
rinnovare le tessere del 2017 e soprattutto per
pranzare insieme perch il Circolo al Caminetto
sinonimo di stare bene in compagnia. Lo
scorso 7 gennaio si tenuta lassemblea an-
nuale dei soci che ha votato per il rinnovo dei
componenti del nuovo direttivo e lincontro
stato loccasione pi opportuna per esprimere
alla presidente uscente signora Annamaria Dal-
la Favera, un sentito grazie per limpegno co-
stante profuso in tutti gli otto anni dei suoi due
mandati. Domenica 29 gennaio la nuova presi-
dente Signora Elda Carla Franzoia, nel salutare
tutti i presenti (ben 121 partecipanti), ha vigoro-
samente ricordato quali sono i principi di solida-
riet che caratterizzano lassociazione. La Pre-
sidente provinciale, Signora Verena dallOmo,
ha evidenziato che si lavora per la cittadinanza,
gestendo dei servizi molto importanti per la co-
munit (nonni vigili e autisti), servizi che gli enti
locali non sarebbero in grado di garantire e la
Signora Novella Codemo, a nome dei sindaci di
Alano e Quero Vas, ha condiviso queste consi-
derazioni. Molto apprezzato stato il saluto del
maresciallo Dario De Leo, comandante della
locale caserma dei Carabinieri. Pur avendo po-
co tempo a disposizione, ha voluto confermare
di persona che le forze dellordine ci sono e so-
no sempre disponibili alla collaborazione. Poi
abbiamo potuto apprezzare le pietanze della
cucina del ristorante: il Tegorzo soddisfa sem-
pre per i piatti deliziosi e ben curati e ormai
anche un luogo simbolo perch nel corso degli
anni ha ospitato una moltitudine di persone che
festeggiavano avvenimenti felici della loro vita e
anche gli incontri annuali dellAuser lo sono. Ma
il momento pi atteso, il momento magico che
crea curiosit e aspettativa certamente
lestrazione dei biglietti della sottoscrizione a
premi che, grazie anche ai conferimenti dei nu-
merosi sostenitori, sempre molto ricca. Que-
sta volta poi stata particolarmente consistente
e le signore che si occupano da sempre delle
confezioni hanno superato loro stesse presen-
tando i premi in modo stupendo. Vogliamo ri-
cordare che il ricavato di queste sottoscrizioni
aiuta a sostenere varie iniziative benefiche e di
mutuo soccorso e che il Circolo Al Caminetto
gi ha fatto un primo conferimento a favore del-
le zone colpite dai recenti terremoti. Il tempo
volato ed arrivato il momento dei saluti con la
promessa di rivederci presto perch ci sono tan-
te belle iniziative gi programmate e altre ne
arriveranno. Come ha raccomandato la Presi-
dente, chiunque abbia qualche idea, la voglia di
fare e un po di tempo da dedicare
La collaborazione di tutti sempre gradita!
Nelle foto: il passaggio di consegne fra le Pre-
sidenti, momenti della festa e, infine, la vincitrice
della sottoscrizione a premi.
3 AUSER

ASTERISCO

La foto di copertina
La foto ancora una volta opera del nostro abbonato di Alano di Piave Giorgio Mazzier, assiduo frequentatore delle
nostre montagne assieme ai fratelli Giocondo e Roberto. Giorgio anche appassionato fotografo. In questa foto ha
immortalato un camoscio nellarea delle Meatte, nel tratto che dalla Vedetta porta verso Pian della Bala, zona ca-
ratterizzata da numerosi e suggestivi passaggi tra pareti di roccia, strapiombi e gallerie.
Lo scatto stato effettuato nellanno 2016, nel mese di agosto.
4 CRONACA

La protezione Civile in Abruzzo in missione


di Alex De Boni
Nelle ultime settimane il terremoto e le abbondanti nevicate hanno messo in ginocchio molte zone del centro Italia.
Come gi capitato in tante situazioni analoghe del passato, la macchina dei soccorsi e dei volontari si messa subito
in moto. In questo contesto tanti anche i bellunesi che hanno contribuito ad aiutare le popolazioni colpite da questi di-
sastrosi eventi. Un importante testimonianza ci viene riportata da Piero Cadorin, responsabile di una squadra bellune-
se che stata impegnata a liberare un importante via di comunicazione che si trova nell' "Isola del Gran Sasso", in
provincia di Teramo. "Ho coordinato un gruppo costituito in tutto da 9 persone: 5 appartenenti alla protezione civile di
Quero Vas ed Alano di Piave e 4 dipendenti dei comuni rispettivamente di Falcade ed Auronzo di Cadore", afferma
Cadorin. "Oltre agli operatori i comuni bellunesi hanno fornito anche una terna ed una grande fresa spalaneve. Siamo
partiti con un preavviso di sole due ore ed abbiamo raggiunto Teramo dove si trova il punto di coordinamento della pro-
tezione civile. Ci stato affidato il compito di liberare completamente un importante arteria stradale molto trafficata lun-
ga circa una decina di chilometri". Il lavoro dei volontari bellunesi stato reso ancora pi complicato dalla presenza di
una notevole quantit di arbusti e detriti da sgomberare dalle strade, ma questo non stato motivo di preoccupazione:
"siamo stati accolti con entusiasmo dalla popolazione locale e nonostante la fatica siamo soddisfatti dei risultati che
abbiamo ottenuto", precisa Cristian Dalla Piazza altro componente del gruppo. Grazie anche al lavoro di tutte le forze
intervenute l'emergenza neve pian piano rientrando. Felice anche Piero Cadorin:"siamo arrivati in zone abituate a
simili nevicate, ma in quest'occasione la concomitanza del terremoto ha messo in ginocchio la gente di queste terre.
Siamo orgogliosi di aver dato loro un aiuto concreto."

Associazioni Protezione Civile e Comuni Provincia di Belluno


Relazione emergenza neve Centro Italia 2017
Su attivazione della Regione Veneto con un preavviso di due ore
come gruppo misto della provincia di Belluno abbiamo partecipato e
collaborato alla emergenza neve nel territorio della provincia di Te-
ramo con due volontari della Associazione di PC di Alano di Piave,
tre volontari della Associazione di PC di Quero, due dipendenti del
Comune di Falcade e due dipendenti del Comune di Auronzo di Ca-
dore, arrivati in serata presso il CCS di Teramo ci siamo accreditati e
il giorno dopo (marted 24/01) siamo stati destinati a operare presso
il comune di Isola del Gran Sasso dItalia visto che avevamo a di-
sposizione una pala gommata, una fresa e una fresa manuale. A se-
guito indicazioni del tecnico della provincia a cui facevamo riferimen-
to, abbiamo cominciato ad aprire la strada nei due lati non senza
qualche difficolt perch molto trafficata e con auto sepolte ai lati
della stessa, cercando di evitare ulteriori danni i volontari sono stati
divisi nei compiti, due volontari davanti ai mezzi e due dietro a gesti-
re il traffico e il rimanente a servizio dei due mezzi anche con taglio
delle ramaglie ove ce ne fosse bisogno. Abbiamo lavorato fino a sera
arrivando quasi a Pretara, per fortuna avevamo a disposizione viveri
portati da casa e abbiamo avuto da parte di alcuni cittadini qualche
caff caldo per scaldarci. Inizio lavori ore 09,00 fine ore 18,00; da te-
nere da conto di una ora di viaggio e una nel rientro in pi ogni gior-
no. Il giorno seguente (mercoled 25/01) abbiamo continuato con
lapertura della strada fino alla frazione di Ceriseto in direzione San
Pietro sempre con la stessa procedura creando un varco dove sia
possibile passare con due mezzi e creando punti di scambio durante
il tragitto per agevolare il traffico. Inizio lavori 09,00 fine ore 18,00. Il
gioved (26) siamo arrivati in localit San Pietro aprendo strade late-
rali e arrivando con qualche difficolt presso una stalla non ancora
raggiunta da nessun mezzo, anche qui con mezzi sepolti nella neve
ghiacciata ai lati delle stesse strade inizio lavoro ore 09,00 fine ore
18,00. Il venerd siamo stati impegnati ancora allallargamento in di-
scesa della strada che da San Pietro scende fino a Pretara con tagli
ramaglie e una parte della squadra stata impegnata nella strada
verso Pagliara, strada totalmente chiusa dalla neve, abbiamo colla-
borato a due mezzi con frese provenienti dal Trentino, in questo ca-
so abbiamo mandato davanti due volontari con motoseghe per se-
gnare la strada e tagliare alberi e ramaglie sepolte dalla neve, la dif-
ficolt principale era di trovare la traiettoria della strada sotto un me-
tro di neve ghiacciata, qui abbiamo lavorato fino alle ore 17,30
aprendo a stima solo met tragitto fino alla presa dellacquedotto cir-
ca 5 km di percorso fatto, usando i mezzi in maniera eccellente (da-
vanti un mezzo con fresa del trentino, in mezzo la pala per creare
slarghi e in ultimo laltro mezzo con fresa che avevamo a disposizio-
ne visto che il secondo mezzo del trentino poco dopo che siamo arri-
5 CRONACA

vati noi nel primo pomeriggio stato destinato ad alto incarico. Abbiamo
svolto un lavoro di gruppo affiatato grazie anche alla esperienza dei
tecnici mandati dai due Comuni a supporto dei due mezzi ,esperienza
che si dimostrata efficace in certe situazioni. Sperando il lavoro sia
stato soddisfacente.
Distinti saluti
Il coordinatore del gruppo: Cadorin Pietro - Referente del volontariato
di PC della provincia di Belluno
P.S. Un ringraziamento particolare a Cristian- Angelo- Fabio- Matteo-
volontari Protezione Civile Quero e Alano di Piave, Daniele- Alessan-
dro- Giuseppe- Andrea dipendenti Comuni di Auronzo e Falcade per la
disponibilit data in questa emergenza in centro Italia

MOSTRA
6 CRONACA

Per ricordare lantico mestiere del carbonaio


attivo da anni il comitato Pojat de Marziai
di Silvio Forcellini
Marziai anche conosciuto come il paese dei
carbonai. Fino alla met del secolo scorso molte
erano infatti le famiglie della frazione impegnate
nellarte - perch di arte vera e propria si tratta - di
trasformare la legna in carbone. Attivit esercitata
in loco o anche trasferendosi per lunghi periodi in
altre parti dItalia o dEuropa (un nostro lettore di
Marziai, a sua volta figlio e nipote di carbonai, ci
ha raccontato di avere svolto questattivit anche ad Amatrice, oggi purtroppo agli
onori della cronaca per i fatti legati al terremoto). Per circa ventanni, nel periodo
che ha preceduto la Seconda Guerra Mondiale, la meta privilegiata per questo tipo
di attivit era stata per lex Jugoslavia, in particolare lIstria e la Dalmazia. Qui in-
tere famiglie originarie di Marziai si trasferivano per buona parte dellanno -
allincirca da marzo a novembre - per produrre carbone. Proprio per mantenere vi-
vo il ricordo di un mestiere di un tempo, alcuni anni fa (nel 2006, per la precisione)
nata il comitato Pojat de Marziai (il pojat altro non che la carbonaia, la caratteristica montagnola conica al cui in-
terno avveniva - grazie alla maestria dei carbonai - la trasformazione della legna in carbone). Il comitato, presieduto da
Franco Tieppo, attualmente gestisce una parte dello stabile comunale in piazza a Marziai dove trova posto anche
lambulatorio medico. Lidea, per, quella di dotarsi di una sede propria dove allestire anche una specie di museo dei
carbonai. Lo stabile stato individuato nellex canonica di Marziai (nella foto in alto a destra), un tempo sede della latte-
ria. Il progetto c gi, quel che manca sono i fondi per realizzarlo. Per questo il comitato Pojat de Marziai - tramite il
Tornado - si rivolge a tutti coloro (istituzioni, enti o privati) che possono indirizzarlo nella ricerca di contributi atti
a rendere possibile questa sua bella idea, che merita davvero di essere sostenuta. Di seguito, tratte da Internet, al-
cune notizie su questo tradizionale modo di produrre carbone messo in atto in passato dai numerosi artisti del fuoco del-
la nostra zona. Le foto che accompagnano la descrizione ci sono state fornite dallo stesso comitato Pojat de Marziai; vi
sono ritratte, in sequenza, tre fasi della lavorazione, la fase iniziale, la intermedia e la finale.
La carbonaia
Quella della carbonaia era una tecnica molto usata in passato in gran parte del territorio alpino, subalpino e appenninico,
per trasformare la legna, preferibilmente di faggio, ma anche
di abete, larice, frassino, castagno, cerro, pino e pino mugo, in carbo-
ne. Nonostante questa tecnica abbia subito piccoli cambiamenti nel
corso dei secoli, la carbonaia ha sempre mantenuto una forma
di montagnola conica, formata da un camino centrale e altri cunicoli di
sfogo laterali, usati con lo scopo di regolare il tiraggio dellaria. Il pro-
cedimento di produzione del carbone sfrutta una combustione imper-
fetta del legno, che avviene in condizioni di scarsa ossigenazione.
La storia
Tra i lavori della montagna che testimoniano una secolare esistenza di
duro lavoro cera quello dei carbonai. Per numerosi secoli fino ai primi
del 900, i boschi italiani furono luogo di lavoro per molti di questi arti-
sti del fuoco. Il carbone prodotto veniva trasportato verso le citt per
gli usi pi disparati.
La tecnica
La preparazione del legname
La prima fase del lavoro consisteva nella preparazione della legna. I
carbonai tagliavano gli alberi, generalmente nel periodo di luna calan-
te, in una parte di bosco loro assegnato, rispettando alcune disposizioni di legge che prevedevano un diradamento delle
piante e non un esbosco. Un documento storico della fine dell800 cos recita: ... La legna di faggio per fare carbone deve
provenire dai tagli di diradamento eseguiti nelle giovani faggete e dai materiali di scarto. Dopo la diramatura del legname,
questo veniva portato ad una lunghezza di circa un metro e, dopo 10-15 giorni di essiccazione, veniva trasportato nel-
la piazza da carbone.
La piazza da carbone
Queste piccole aie erano disseminate nei boschi a distanze abbastanza regolari e collegate da fitte reti di sentieri. Dove-
vano trovarsi lontane da correnti daria ed essere costituite da un terreno sabbioso e permeabile. Molto spesso, visto il
terreno scosceso dei boschi, erano sostenute da muri a secco in pietra. In queste piazzole si ritrovano ancor oggi dei pic-
coli pezzi di legna ancora carbonizzata. Esse venivano ripulite accuratamente durante la preparazione del legname.
7 CRONACA

La costruzione della carbonaia


Stabilito quale doveva essere il centro della carbonaia, la legna veniva disposta in cerchio. Per favorire
la carbonizzazione, il legname pi grosso doveva essere spezzato. Tre pali di legno, alti circa 2-3 metri, venivano piantati
saldamente nel terreno. Questi pali erano tenuti insieme da due cerchi formati con dei rametti. proprio da questo centro
che iniziava la cottura della legna.
Solo dopo aver piantato e legato i pali, i carbonai iniziavano a costruire la carbonaia, sistemando intorno ai 3 pali prima la
legna pi grossa (in quanto richiedeva pi cottura), poi quella pi sottile, in modo da lasciare il foro centrale libero per si-
stemare poi le braci. La legna veniva ben stipata, per evitare interstizi aerati che potevano compromettere la riuscita della
cottura. Tale sistemazione richiedeva 2 giorni di lavoro, svolto con una me-
todica affinata sempre pi dallesperienza e da una tradizione secolare. Una
volta conclusa la posa, la carbonaia assumeva la tipica forma conica arro-
tondata con un raggio di base di 2-3 metri. Seguivano altri due giorni di lavo-
ro per la copertura. Nella parte in basso, si collocavano a mo di cintura rami
di abete rosso. La parte pi in alto veniva invece ricoperta da un alto strato di
foglie secche ripulite dai rametti. Questo strato di foglie doveva essere di 8-
10 cm. Particolare cura si doveva avere nel ripulire pi volte al giorno la zona
della piazza che ospitava la carbonaia. Il rivestimento di foglie veniva a sua
volta ricoperto di terriccio ripulito dai sassi, allo scopo di isolare la legna
dallaria.
La cottura del carbone
Nella fase di cottura servivano due pali, uno pi sottile per aprire dei fori di
respiro, ed uno pi grosso, usato quando si imboccava (ovvero si riempiva)
la carbonaia. Acceso un fuoco per preparare le braci, si poteva aprire la boc-
ca della carbonaia, che veniva imboccata con dei piccoli pezzi di legna e poi
avveniva laccensione mettendo nella bocca numerose braci.
Ai piedi della carbonaia si aprivano dei fori di respiro ad un metro di distanza luno dall'altro, che dovevano rimanere aperti
per tutti i 13-14 giorni di cottura. Dopo qualche ora dallaccensione, quando il fumo usciva copioso, si alimentava il fuoco
con nuova legna che doveva essere ben pressata con il palo pi grande. Si chiudeva quindi la bocca ed il fumo a questo
punto doveva uscire dai fori in basso. Per 4-5 giorni la carbonaia veniva alimentata in questo modo giorno e notte, finch
una consistente fiammata alla sommit annunciava lavvio definitivo del processo di carbonizzazione. La cottura iniziava
nella parte in alto della carbonaia, per questo i carbonai aprivano dei fori con il bastone sottile, fori che venivano poi chiusi
ed aperti via via pi in basso per spostare la zona di cottura. Dopo una decina di giorni la carbonaia assumeva un aspetto
diverso: il terriccio di copertura diventava nero e le dimensioni si riducevano notevolmente; anche i fumi che uscivano dai
fori assumevano un colore diverso. In questa ultima fase di cottura lalimentazione della carbonaia avveniva ai lati dove si
creavano degli affossamenti e non pi dalla bocca perch oramai inesistente. Per una carbonaia di 100 quintali ci voleva-
no 8 quintali di legna per alimentarlo. Nel corso della carbonizzazione la legna diminuiva del suo volume del 40% e del
suo peso dell80%. Proprio per questo il carbonaio negli ultimi giorni doveva prestare molta attenzione affinch non si
creassero dei vuoti daria allinterno che avrebbero potuto provocare lincenerimento della carbonaia. Per evitare ci do-
veva batterlo con il grosso bastone. In base al colore del fumo che fuoriusciva dai fori laterali, il carbonaio poteva vedere
landamento della combustione: solo quando il fumo era turchino e trasparente il carbone era pronto.
Lo stoccaggio
A cottura ultimata si iniziava la fase della scarbonizzazio-
ne che richiedeva 1-2 giorni di lavoro. Per prima cosa si do-
veva raffreddare il carbone con numerose palate di terra. Si
procedeva quindi allestrazione spegnendo con lacqua
eventuali braci rimaste accese. La qualit del carbone otte-
nuto variava a seconda della bravura ed esperienza del car-
bonaio, ma anche dal legname usato. Il carbone di ottima
qualit doveva cantare bene, cio fare un bel rumore. Infine
il carbone, quando era ben raffreddato, veniva insaccato e
trasportato dai carrettieri verso la pianura per essere vendu-
to. Di questo carbone si faceva uso sia domestico che indu-
striale. La procedura di produzione del carbone per mezzo
della carbonaia era identica in tutta la penisola, ma tante
sono le differenze locali nella toponimia e nei modi di dire
legati a questa tecnica.
Parole e modi di dire riguardanti il pojat bellunese
Per quanto riguarda il pojat bellunese, quelli che seguono sono termini utilizzati nella nostra provincia legati alla tecnica
della produzione del carbone: pojat - carbonaia; ra - piazzola dove era costruito il pojat; ro - cerchio di rametti che cir-
conda come sostegno i pali portanti del pojat; fumarol - palo sottile utilizzato per aprire dei fori di respiro nel pojat; furi-
gon - palo robusto utilizzato per imboccare la carbonaia; botoi - piccoli pezzi di legna con cui veniva imboccato il pojat. I
seguenti sono invece modi di dire legati al pojat: averghe mes la camisa al pojat - aver messo la camicia al pojat, ovvero
coprire il pojat di foglie, lavoro che di solito era svolto dai figli dei carbonai; darghe da magnar quande che l avea fan -
dargli da mangiare quando aveva fame (il pojat); al dovea cantar ben - il carbone, una volta cotto, doveva cantare bene.
8 COME ERAVAMO

Irma e Alcide Licini


nel panificio
di Colmirano (1949)
di Sandro Curto
Nel numero 679 avevamo dato la notizia della chiusu-
ra della rivendita di pane e alimentari di Colmirano.
Grazie alla famiglia Licini abbiamo ricevuto questa
bella foto depoca risalente al 1949 con Irma Spezia e
Alcide Licini in piena attivit nel panificio di famiglia.
Panificio che era stato aperto nel 1905 da Luigi Licini
e Lucia Buttol, poi passato in mano al figlio Alcide e,
dopo la sua morte, al nipote Pierluigi che con laiuto
della moglie Maria ha continuato lattivit fino al 1985. Nel 1986 arriva la famiglia Vidorin, Giovanni e Luigina, che vi
resta per circa ventanni. Dal 2006 il panificio chiude e resta aperta la rivendita di pane e alimentari prima con la fami-
glia Tessaro e, ultimamente, con le sorelle Errandi fino alla definitiva chiusura del 31 dicembre scorso.

CRONACA

Cosa ti manca per essere felice?,


incontro con Simona Atzori e Oscar De Pellegrin
di Irene Rizzotto

Il 4 febbraio, in occasione della Giornata della Vita, stata organizzata, al palazzetto dello sport di Sedico, una sera-
ta di danza e dialogo che ha avuto come protagonista Simona Atzori. Ballerina, pittrice e scrittrice, nata senza arti
superiori ma non per questo si data per vinta. Un inno alla vita che va oltre ogni limite perch, come ha scritto nel
suo libro Cosa ti manca per essere felice?, Spesso i limiti non sono reali, i limiti sono negli occhi di chi ci guarda.
Impariamo allora a sorridere alla vita, come fanno in queste foto Simona Atzori e Oscar De Pellegrin, medaglia doro
di tiro con larco alla Paralimpiadi di Londra 2012, che abbiamo avuto lonore di incontrare a Sedico.
Nelle foto (da sinistra a destra): 1) Simona Atzori firma la tesina dellalanese Irene Rizzotto a lei dedicata; 2) Simona
Atzori con Flavia Comarella e Irene Rizzotto; 3) Oscar De Pellegrin con gli alanesi Massimo Licini, Enrico Rizzotto,
Flavia Comarella e Irma Mazzier.

Nuove aperture a Fener


di Silvio Forcellini
Pur in un periodo di crisi, aprono nuovi esercizi commerciali a Fener. Il 19 febbraio stato inaugurato in via della Vitto-
ria, sulla Feltrina, Gioia Gelato, gelateria da asporto gestita da Giulio De Faveri, di Colmirano, che in questi anni
ha avuto modo di farsi una notevole esperienza nel settore della produzione artigianale. Al momento di andare in
stampa non conosciamo invece ancora la data (ma non dovrebbe mancare molto) della riapertura del Bar Gelateria
Due Valli, in piazza Dante, locale che verr gestita dai coniugi Julio Cesar Cebin e Simone Tintori e dai loro figli Ke-
vin, Laura e Giulia. Famiglia brasiliana ma da tempo immemorabile residente nella nostra zona, prima a Caorera e poi
a Fener, molto stimata e benvoluta per la sua simpatia e disponibilit.
9 CRONACA

Quero: festeggiati i primi


cinque anni del Fly
di Sandro Curto
Sembra ieri ma sono gi passati cinque anni della nuova gestio-
ne del bar Fly di via Nazionale a Quero. Il locale, nato col tra-
sferimento della Locanda di Franco Dal Canton negli anni No-
vanta, aveva poi assunto il nome di Anbaradan per i sei anni di
Ilaria e Valentina e di Nuova Locanda con Ilaria e Oliviero fino
al gennaio 2012 col subentro della vulcanica Stefania Fiabane
coadiuvata da mamma Emilia Miuzzi. E cos domenica 29 gen-
naio festa grande con amici e clienti che hanno potuto gustare
lottimo churrasco preparato dal neopensionato Checco Spilimbergo. Nelle foto (scattate da Paolo Feltrin): in alto, Stefa-
nia con mamma Emilia, lindispensabile pap Ezio e la brava e paziente collaboratrice serale Silvia Da Campo; in basso,
gruppi di avventori che hanno partecipato alla festa.

OTTAVA EDIZIONE DEGLI ASSAGGI DI PROSECCO COL FONDO

Record di presenze e raffinato men


di Sandro Curto
Si svolta sabato 11 febbraio, nella sala delle associazioni di Alano, lottava edizione degli
assaggi di prosecco col fondo organizzata dal Gruppo Alpini Valderoa e alla quale hanno
aderito i soliti cinque produttori della zona di Valdobbiadene
portando il loro prodotto. Nonostante il periodo di influenze che
ha tenuto qualcuno a casa, compreso uno degli inventori di
questa manifestazione Gino Povellato, il numero dei parteci-
panti ulteriormente salito a oltre settanta degustatori.
Questanno, dopo gli assaggi, stato proposto un ricercato
men che alternava carne e pesce ideato e preparato con
maestria dallo chef Giancarlo Sartor meglio conosciuto come Jack. Abbiamo cos po-
tuto gustare oca marinata agli agrumi, gamberoni farciti con pancetta, bombolone ripieno
di formaggi e chiodini, risotto ai frutti di mare con ghiozzo e canoce, filetto di maiale farci-
to agli scraut, cagnoletto dellAdriatico al vapore e strudel di pere e noci. Un vero trionfo
di sapori e un gran lavoro per lo staff del Valderoa che si sobbarcato il servizio ai ta-
voli. Per la cronaca, dopo le operazioni di scrutinio effettuate da Sandro Curto, Claudio
Dal Pos, Paolo Feltrin e Fabio Polloni, il capogruppo Valentino Rech ha decretato vincito-
re 2017 il vino dellazienda Francesco Follador di Santo Stefano che gi aveva primeggiato lanno scorso e nel 2013.
Nelle foto di Piero De Faveri: Valentino Rech mentre premia lazienda Follador e alcuni momenti della degustazione.

SCOPA ALLASSO

A Dal Canton-Maschio la gara del bar Al Sole


di Sandro Curto
Ottima partecipazione alla prima gara di scopa allasso dellanno organizzata, sabato 2 febbraio, dal bar Al Sole di
Quero con presenza di alcuni giovani locali, di ben tre donne e di alcuni giocatori da fuori zona. La vittoria andata alla
coppia veterana formata da Franco Dal Canton di Quero e Alfonso Maschio di Vas che hanno confermato il buon mo-
mento che li aveva gi portati di recente al terzo posto di Campo e Carpen; in finale battuta unaltra coppia protagonista
delle ultime gare (secondi a Carpen e primi a Campo) Filippin-Montini di Castelcucco. Al terzo posto, pari merito, Adami-
Fornasier di Crocetta e Marcello-Renato di Santi Angeli.
10 ATTUALIT

InInCartiera
CartieraaaVas
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La Cartiera di Vas ospiter marted 7 marzo alle 18.00 la seconda tappa dellINNOVATION TOUR promosso dal Fab
La Cartiera di Vas ospiter marted 7 marzo alle 18.00 la seconda tappa dellINNOVATION TOUR promosso dal Fab
Lab di Vittorio Veneto. Questa seconda tappa, organizzata in collaborazione con lassociazione LaCharta e il patrocinio
Lab di Vittorio Veneto. Questa seconda tappa, organizzata in collaborazione con lassociazione LaCharta e il patrocinio
del Comune
del Comunedi Quero Vas,
di Quero vedr
Vas, vedrcome
comeoggetto
oggettodididiscussione le opportunit
discussione le opportunitdella
dellastampa
stampa 3D,3D,
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espansione, ma non
espansione, ancora
ma non sfruttata
ancora appieno
sfruttata appienonelle
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sueopportunit.
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parlarneununricco
ricco parterre
parterre di esperti.
di esperti. La cittadinan-
La cittadinan-
za, con particolare riferimento a industriali e professionisti interessati, invitata.
za, con particolare riferimento a industriali e professionisti interessati, invitata.


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PRO LOCO DI FENER

OGGI TRIPPA
marted 28 febbraio 2017 alle ore 20.00 presso la sala parrocchiale di Fener

con la partecipazione straordinaria degli

ORSI POPOLARI
Folk a tutta manetta! Balli e canti popolari e di montagna!
Costo: 15
Per le prenotazioni rivolgersi alla presidente Lorenza (cell. 348.8710535),
al vicepresidente Silvio (cell. 348.3142633) o al Kangur Bar entro il 25 febbraio 2017
Vi aspettiamo numerosi !!!
13 CRONACA

In ricordo di Lino Sacchet


di Silvio Forcellini
Una persona generosa e disponibile. E questo il primo pensiero che mi venuto in mente
quando, lo scorso 28 gennaio, sono stato avvertito della morte di Lino Sacchet, un altro ca-
rissimo amico che se ne andato. Conosciutissimo in zona per la sua pluridecennale attivit
di macellaio, Lino era nato nel 1936 in Francia, dove i nonni paterni Gregorio e Maria erano
emigrati negli anni Trenta da Oregne, una frazione di Sospirolo, con sette dei loro figli ma-
schi (tra i quali anche Antonio, il pap di Lino). Emigrato a sua volta in Svizzera, Lino era poi
rientrato in Italia trovando lavoro - grazie anche alle sue indubbie capacit - in varie macelle-
rie (persino a Cortina dAmpezzo, come mi aveva raccontato). A cavallo degli anni Sessanta
lapprodo a Segusino dove, poco dopo, inizi lattivit in proprio di macellaio, attivit che si
protratta in loco per una quarantina danni. Congiuntamente, Lino - dopo aver abitato nel pe-
riodo iniziale ad Alano dal cugino Ezio Lovatel - pens bene di costruirsi a Col Lonc la propria abitazione con, al pianter-
reno, il bar-ristorante che gest anche per un certo periodo (e che tuttora di sua propriet). Il suo aspetto apparentemen-
te burbero non deve trarre in inganno; bastava un istante per sciogliersi in un sorriso contagioso e lasciare spazio alle bat-
tute e agli scherzi, tipici di quandera in compagnia degli amici. Amici nei confronti dei quali era sempre estremamente di-
sponibile per qualunque necessit. A questo proposito, non era raro vederlo scorrazzare in auto in qualit di autista delle
suore dellasilo di Segusino, dove lavora la terza moglie Marta, che aveva sposato un paio di anni fa (Lino era rimasto ve-
dovo due volte). Una persona squisita, Marta, brasiliana di Vitoria ma i cui genitori sono di origini venete (il pap un Sar-
tori originario di Silea, la mamma una Mazzalovo di Feltre). Credo di potermi fare interprete del sentimento di vuoto prova-
to, alla notizia della morte, da tutti coloro che lhanno conosciuto e stimato: Lino ci mancher. Alla moglie Marta, alle figlie
Lucia ed Enrica e agli altri familiari le sincere condoglianze della redazione del Tornado, di cui Lino era un affezionato let-
tore. Ciao Lino, che la terra ti sia lieve

COME ERAVAMO

Foto del Basso Feltrino degli anni 1910-1920


a cura di Silvio Forcellini

Ho trovato per caso su Internet


queste belle foto storiche relati-
ve alla nostra zona, scattate tra
il 1910 e il 1920 e provenienti
dal fornitissimo Archivio Foto-
grafico Bianchin Paolino, e ho
pensato di condividerle con tutti i
lettori del Tornado.
Nella prima (in alto a sinistra),
che si riferisce alla Grande
Guerra del 1915-1918, si vede
sullo sfondo Colmirano distrutto
e in primo piano un cimitero
(forse austro-ungarico?) poco
sotto lattuale monumento a Ugo Bartolomei. Nella seconda (in alto a destra), che data-
ta 1917, il ponte sul Tegorzo distrutto. Nella terza (in basso a sinistra), datata 1920,
lodierna via della Vittoria a Fener (la Feltrina, insomma). Nella quarta (in basso a de-
stra), datata 1911, una veduta di Castelnuovo di Quero.
14 COME ERAVAMO

Quero: carnevale 1975


segnalazione di Claudio Campardo
A quei tempi era bello partecipare alla gara delle maschere e lo si faceva con i bambini delle classi elementari, felici di
impegnarsi in un compito diverso da quelli strettamente scolastici. Nel 1973 la classe III B vinse il primo premio con il
gruppo ispirato a Biancaneve e i sette nani. Carnevale 1974, invece, la classe IV B si aggiudicata il primo premio
sviluppando il tema Costumi medioevali. Nel 1975, la Classe V, in foto, ha vinto il primo premio con come vevano i
nostri nonni. La particolarit di queste esibizioni di carnevale che gli alunni, su indicazione del maestro, si
organizzavano autonomamente nella ricerca del materiale e dei costumi da indossare!
Nella foto che qui propongo compare anche don Donato Carelle, sempre pronto ad avvalorare le iniziative scolastiche.
Elenco alunni, da sinistra, seduti: Fabrizio Perenzin, di Dennis Berton si vede solo il cappello, Maurizia Andreazza,
Mirca Mondin, Vania Vanin, Mirta Mazzocco, Fabio Fantinel (nella carriola). In Piedi, sempre da sinistra: Piero
Sbrovazzo, Mauro Mazzocco (Classe 1964), Francesca Dalla Piazza (che alza la coppa), Tommaso Specia, Franca
Specia, Albertina Schievenin, Roberto DallAcqua, Silvio Curto.

TEATRO

Biglietto intero 10,00 , ridotto 7,00


Inizio spettacolo ore 21:00
Per contatti e prenotazioni:
salateatrorasai@gmail.com
15 ATTUALIT

Anziani, adolescenti e perfino bambini. Poveri e ricchi. Tutti appassionati dallazzardo.


Viaggio in un affare da decine di miliardi che lo Stato continua a favorire. Incassando per sempre meno.

Gli italiani si rovinano mentre i privati lucrano:


cos siamo diventati il Paese delle slot machine
articolo di Fabrizio Gatti (da lEspresso n.6 del 5 febbraio 2017) - segnalazione di Silvio Forcellini
La mattina in classe. La sera a scommettere soldi fino a tardi. Noia e slot-
machine. Lavvicinamento tra scuola e luoghi del gioco dazzardo sembra ren-
dere bene. Stasera, un mercoled qualunque tra le undici e la mezzanotte,
strapieno di ragazzini e ragazzi da spennare. I minorenni si accalcano intorno
alle ticket redeption, gli apparecchi mangiasoldi per bambini che in Italia han-
no invaso i centri commerciali: macchine della fortuna che incassano monete e,
quando si vince, sputano metri di cartoncini. I premi li hanno pensati proprio co-
s: metri di scomoda carta in modo che siano ben visibili. Avvolti come piccoli
Rambo nelle cartucciere, i vincitori si mettono poi in coda al ticket eater, il
mangia biglietti che dopo molti secondi e qualche lampo di luce restituisce un
voucher (accessorio sempre pi diffuso nella nostra societ). Ed ecco il punteggio totale della vincita da incassare: di
solito un minuscolo, inutile oggetto di plastica made in China del valore di pochi centesimi, per il quale ogni baby gio-
catore ha per speso fino a 10 euro. Gli studenti maggiorenni appena usciti dal cinema multisala saltano invece i pre-
liminari. E, sotto la sguardo del buttafuori senegalese, si infilano direttamente nella porta a vetri del Luckyville, la sala
del gioco per adulti. Domani mattina non hanno lezione? Siamo a Lissone, provincia di Monza e Brianza, lungo la su-
perstrada che da Milano sale a Lecco. Qui la rivoluzione post industriale ha gi demolito il mito del lavoro, della fatica,
del risparmio: ventanni fa nessun impiegato, nessun agricoltore, nessun meccanico brianzolo e nemmeno i loro figli
avrebbero usato cos i loro soldi. Adesso li vedi fino a notte fonda. Giovani e meno giovani, uomini e donne. Pi uomi-
ni che donne. Da come sono vestiti, non se la passano al massimo. C unasimmetria spaventosa tra il dominio delle
macchine e la sottomissione solitaria dei giocatori. File di dita illuminate dagli schermi battono svogliate sul tasto play.
Sono nuovi operai di una catena di montaggio retribuita al contrario: pagano per far andare la linea. Ma non si
danno per vinti. E, nella monotonia ipnotica dei gesti, continuano a bussare alla stessa illusione.
RECORD ITALIANO Sono loro e quelli
come loro, dal Friuli alla Sicilia, ad aver
buttato nel gioco dazzardo novantacin-
que miliardi in un anno. Nel 2016 lItalia
ha battuto il record dei record, uno schiaffo
alla crisi. Fanno la bellezza di 7,9 miliardi
al mese, 260 milioni al giorno, quasi 11 mi-
lioni lora, 181 mila euro al minuto: cio il
4,7 per cento del nostro Pil. come se
ogni persona, neonati compresi, avesse
puntato e magari perso 1.583 euro. Ci
siamo bevuti molto pi del fatturato annua-
le di Mercedes auto (83,8 miliardi), o di
Amazon (sempre in euro, 83,6 miliardi) e
perfino della Boeing che costruisce e ven-
de aerei nel mondo (90,2 miliardi). Lotto,
scommesse ai cavalli, bingo, poker? Svaghi passati di moda. Pi della met delle puntate, comera prevedibile, stata
bruciata nella solitudine degli apparecchi mangiasoldi. Secondo i risultati anticipati dallagenzia specializzata Agipro-
news, 26,3 miliardi li hanno inghiottiti le famigerate slot-machine, che incassano monete e pagano vincite fino a cento
euro. E 22,8 miliardi le videolotterie, che deglutiscono banconote e restituiscono fino a cinquemila euro ma, in caso di
jackpot, anche oltre. Risultato: quasi 50 miliardi in contanti, il 2,7 per cento del Pil. Prendiamo lAbruzzo, dove turisti e
residenti muoiono sotto le valanghe perch nessuno riesce a pulire le strade di montagna quando nevica. Gli abruz-
zesi non hanno spazzaneve efficienti, ma hanno a disposizione 11.154 slot-machine: una ogni 119 abitanti. il prima-
to europeo, condiviso con il Friuli Venezia Giulia. Eppure sia il numero di spazzaneve, sia il numero di slot-machine
con i relativi contratti di concessione dipendono sempre da enti dello Stato. C qualcosa che non funziona nella testa
delle istituzioni, se siamo arrivati a questo punto. infatti lo Stato a permettere e sostenere loverdose collettiva di
giochi a pagamento. Perch da un lato favorisce la raccolta di incassi che finiscono puntualmente a societ con sedi
fiscali fuori confine: Londra, Lussemburgo, o Cipro. Ma allo stesso tempo preleva dalle giocate tasse ridicole. Giusto
per ricordare: elettricit, gas, farmaci, ristoranti, teatro, uova, carne ci costano il dieci per cento di imposte, vestirci ad-
dirittura il ventidue per cento. Indovinate quanto versano al nostro fisco i concessionari che gestiscono le videolotte-
rie? Una minitassa del 5,5 per cento, che fino al 2011 era addirittura del 2 per cento. E le slot-machine a moneta? Il
17,5 per cento nel 2016, il 13 nel 2015, l11,8 nel 2012. Nel frattempo il pay out, cio la percentuale minima da desti-
nare alle vincite, stato ridotto dal 74 al 70 per cento della somma raccolta. Un ulteriore regalo alle poche societ au-
torizzate, tra le quali il gruppo Atlantis-BPlus della famiglia Corallo. Dai novantacinque miliardi raccolti, vanno infatti
sottratti i ricavi per gli operatori e le imposte: nel 2016 le societ hanno incassato ricavi per otto miliardi e mezzo e
16 ATTUALIT

versato imposte sulle giocate per dieci miliardi. Il resto viene distribuito come vincite. La somma di ricavi e imposte co-
stituisce la spesa effettiva sostenuta per il gioco dazzardo, cio quanto gli italiani hanno sicuramente pagato nel 2016
per giocare: 18,5 miliardi, sette volte il fatturato della Ferrari e quasi il doppio del valore della casa di Maranello. Le
vincite vengono invece considerate una ricchezza restituita al Paese. Ma cos soltanto per la statistica. Nella realt,
chi ha perso non riavr mai pi indietro i suoi soldi. E chi ha vinto, molto raramente si ritrova in attivo. E tutti e due
continueranno a giocare.
VITTIME COLLATERALI Lo dimostrano le
vittime collaterali della ludocrazia, questa
nuova forma di potere economico esercita-
to attraverso lillusione del colpo di fortuna:
790 mila italiani malati di gioco, un mi-
lione 750 mila a rischio patologia. Sono i
dati raccolti da Sistema gioco Italia, la fe-
derazione di Confindustria, e ripresi dalla
Camera in una mozione approvata due
anni fa che denuncia il prezzo sociale e
sanitario dellepidemia: per curare i ma-
lati, si sfiorano i sette miliardi lanno.
Anche perch, per ogni giocatore patologi-
co grave, il costo annuale delle cure a ca-
rico dello Stato raggiunge i 38 mila euro.
Sempre secondo i dati presentati alla Ca-
mera, gioca dazzardo non solo chi se lo pu permettere ma il 47 per cento degli italiani indigenti, il 56 per
cento delle persone appartenenti al ceto medio basso. E il 47,1 per cento degli studenti tra i 15 e i 19 anni: ol-
tre un milione e 200 mila ragazzi. Gli adolescenti sono i pi esposti alla dipendenza: secondo una ricerca curata nel
2015 dallIstituto di fisiologia clinica del Cnr, l8 per cento dei giovani che giocano dazzardo ha gi comportamenti
problematici. E l11 per cento a rischio: cio, se lasciato solo, potrebbe superare la soglia della patologia. I ragazzi
puntano ovunque: bar e tabaccherie (35 per cento), sale scommesse (28 per cento), il computer di casa (19 per cen-
to).E, nonostante la legge lo vieti, il 38 per cento dei minorenni ha giocato dazzardo durante lultimo anno. Molti di loro
sono ancora bambini: l8 per cento dei piccoli tra i 7 e gli 11 anni scommette soldi in Internet.
LA SCUOLA IN SALA GIOCHI la vicinanza ad attirare gli adolescenti. Lo denuncia la relazione 2016 al Parlamento
sullo stato delle tossicodipendenze in Italia: Il 48 per cento di chi non ha giocato dazzardo durante lanno riferisce di
non avere contesti di gioco nelle vicinanze della propria abitazione o della scuola che frequenta. Circa il 44 per cento
degli studenti giocatori invece abita e/o frequenta una scuola a meno di cinque minuti da un luogo dove possibile
giocare dazzardo. Per questo le Regioni per prime, tra le quali la Lombardia, hanno vietato linstallazione di slot-
machine a meno di cinquecento metri da elementari, medie e superiori. A volte per sono le stesse scuole a portare i
loro studenti proprio dove si scommette. Ecco cosa si legge sul sito governativo dellIstituto comprensivo Piazza Ca-
duti di via Fani di Lissone, sempre in Brianza : Dopo le gare di selezione interne, il 14 aprile presso il Joyvillage di
Lissone si svolta la finale provinciale del torneo di bowling, che ha visto dominatrice la nostra scuola. Il bowling
certamente un passatempo sano, cos come il progetto bowling a scuola. Il Joyvillage per la stessa sala giochi
lungo la superstrada Milano-Lecco in Lombardia con i ticket redemption, vere slot-machine per minorenni. Ed an-
che lanticamera, in tutti i sensi, di Luckyville: la sala per adulti volutamente allestita in mezzo agli spazi per famiglie
con tavoli da biliardo, apparecchi mangiasoldi per bambini e, appunto, il bowling. Joyvillage, il villaggio della gioia, e
Luckyville, la citt della fortuna, appar-
tengono a Maxbet, societ partner di Lot-
tomatica fondata in Ucraina, con sede le-
gale a Cipro e sale giochi in Romania, Bie-
lorussia e Italia. Da quanto racconta il sito
tuttobowling.it, le scuole della provincia di
Monza ospitate da Maxbet sono molte di
pi. Un istituto superiore, il Mos Bianchi.
E addirittura sei medie inferiori: Bagatti-
Valsecchi, Aldo Moro, Caduti via Fani, Ma-
riani e due istituti intitolati a Edmondo De
Amicis. Forse non un caso che Joyvilla-
ge e Luckyville siano cos affollati di
adolescenti perfino il mercoled sera tardi.
Un gruppo di studenti maggiorenni ap-
pena entrato nella sala delle slot-machine
e delle videolotterie. Sulle macchine lam-
peggia la scritta Lottomatica, accanto a messaggi rassicuranti dellAgenzia dei monopoli. Lottomatica il colosso
economico che da Londra a Wall Street ritorna in Italia sotto il controllo del gruppo De Agostini, il glorioso modello di
editoria per bambini e ragazzi. Tutto questo soltanto quattordici anni fa non era permesso. Fino al 2003, quando furo-
no introdotte le lotterie istantanee e 350 mila slot, le giocate degli italiani oscillavano intorno ai quindici-diciassette mi-
liardi lanno. Ed era gi un primato. Nel 2004 la tradizionale estrazione del lotto dominava ancora con il 47,2 per cento
del mercato. Gli apparecchi mangiasoldi si prendevano solo il 18,1 per cento. Ma gi quellanno, in seguito ai nuovi
17 ATTUALIT

giochi autorizzati, le puntate complessive salirono per la prima volta a ventiquattro miliardi. E da allora la crescita non
si pi fermata. Un jackpot alla rovescia, guidato dalla lunga mano dello Stato. Si cominciato con il governo Berlu-
sconi dallidea di incrementare le entrate fiscali attraverso le concessioni per il gioco, per non aumentare la tassazione
generale. E nel 2009 si superato il punto di non ritorno: sempre grazie a un governo Berlusconi, con il decreto per
lAbruzzo che pretendeva di ricostruire LAquila e la provincia distrutta dal terremoto con le imposte sullazzardo, sta-
ta decisa linvasione senza precedenti di slot-machine e lintroduzione delle nuove videolotterie. Sappiamo come fi-
nita: invece della ricostruzione, lItalia diventata una disperata sala giochi. Le 397.000 macchine mangiasoldi oggi
autorizzate garantiscono ai gestori una densit media nazionale di un apparecchio ogni 151 abitanti. Battuti perfino i
medici, fermi a uno ogni 250 residenti. Siamo tra i primi sei nel mondo anche come spesa individuale: accanto ad Au-
stralia, Singapore, Finlandia, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Con appena l1 per cento della popolazione mondiale, oc-
cupiamo il 22 per cento del mercato globale.
LA MANO SOFFICE La mano soffice dei
governi ha intanto premiato gli apparecchi
pi pericolosi e onerosi per le pesanti con-
seguenze sulla salute. Un vero paradosso.
Lo ha denunciato otto mesi fa la Corte dei
conti nella relazione sul rendiconto gene-
rale dello Stato: Nellultimo quinquennio,
nonostante un aumento delle giocate
dellordine di 27 miliardi (+44 per cento),
lutile erariale ha segnato una caduta
dellordine di 300 milioni (-4 per cento). E
nel pi ampio arco temporale 2004-2015,
per ottenere un aumento di 1,1 miliardi del
gettito da giochi (+15 per cento), il valore
delle giocate dovuto crescere di 63,5 mi-
liardi (+256 per cento). nata cos la
nuova casta ludens: una generazione di investitori, manager, lobbisti, parlamentari amici, avvocati, burocrati, mate-
matici, ingegneri, politici nazionali e locali che, dietro i paramenti del gioco pulito, perseguono i naturali interessi eco-
nomici del settore. La ludocrazia d lavoro in Italia 146 mila persone. Ha piantato radici in migliaia di famiglie. Perfino
nel nome adesso pi gentile. Fin dal 2003 i ludocrati hanno fatto correggere gli articoli del Testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza, il Tulps: non si chiama pi gioco dazzardo ma gioco lecito. Il messaggio cambia. scritto
ovunque nei siti, sulle slot-machine, nelle sale giochi, accanto al logo rassicurante dellAgenzia delle dogane e dei
monopoli: Gioca senza esagerare. Se finisce male, perch hai esagerato. Secondo lo Stato, lo sviluppo di patolo-
gie dipende insomma dallindividuo. Non dallofferta di campagne commerciali invasive e potenzialmente pericolose.
NOVECENTO EURO ALLORA Eppure pubblicit, macchine, luci e suoni alludono alla possibilit di un riscatto dalla
disoccupazione o dalla quotidiana disperazione. Se non fosse cos, i grandi gruppi non piazzerebbero i loro marchi
agli incroci delle periferie pi povere. Quando poi mancano i soldi e arrivano le ingiunzioni della banca, troppo tardi
per tornare indietro. La finanziarizzazione della povert comincia da qui: i pignoramenti, le minacce di sfratto, le rate
da restituire. I debiti ci rendono pi docili. Alla peggio, la violenza esplode in famiglia. Oggi, quando si parla di az-
zardo, sostiene Marco Dotti, docente
allUniversit di Pavia, nellintroduzione del
libro Ludocrazia, un lessico dellazzardo
di massa (O/O Edizioni) curato con Mar-
cello Esposito, si dovrebbe parlare nello
specifico di azzardo di massa mediato dal-
la tecnologia e orientato al controllo inte-
grale del soggetto, non solo delle sue pul-
sioni. Gli imprenditori ovviamente si di-
chiarano tutti testimonial del gioco respon-
sabile. Ma unimpresa competitiva quotata
in Borsa o finanziata da fondi di investi-
mento pu davvero ridurre il suo RevPAC
(Revenue per available customer), cio il
fatturato per singolo cliente? La slot-
machine qui di fronte non pu rispondere. Fa soltanto il suo sporco lavoro. un robot programmato per drenare
ricchezza. Il suo cuore un algoritmo impostato secondo quanto stabilisce il comma 6 dellarticolo 110 del Tulps: una
vincita ogni 140 mila partite, durata della partita quattro secondi, costo massimo un euro a partita. Avete capito bene:
un euro basta solo per quattro secondi di gioco. Sono quindici euro al minuto, novecento allora. questa ve-
locit frenetica lanticamera della dipendenza. Proviamo allora una Vlt, le videolotterie che avrebbero dovuto ricostrui-
re LAquila. Le loro vincite sono programmate su un ciclo pi lungo: cinque milioni di partite. Infatti va addirittura peg-
gio. Lei sembra conoscere tutto dei suoi giocatori. Allinizio ti fa vincere. Da dieci euro ti porta a tredici, semplicemente
battendo a caso sul tasto. Poi si prende tutto. Finalmente i ragazzi delle scuole sono andati via. Restano gli incalliti.
Qui accanto seduta una pensionata oltre la settantina. Non stacca lo sguardo dallo schermo da almeno unora. E
continua a perdere. Allimprovviso il suo badante sudamericano, muscoloso e tatuato, risponde al telefonino: tua
figlia, le dice. Adesso non ho tempo, mormora lei, senza nemmeno voltarsi.
18 CRONACA

In ricordo di Giovanni Berton


nato a Quero il 23.04.1926 deceduto il 01.01.2017
Giovanni Berton ha lasciato lItalia nel lontano 1949, seguendo il fratello
Giuseppe, partito lanno prima, seguito poi, nel 1950, da un altro fratello: Gino.
LAustralia fu il luogo dapprodo e l, nel 1954, spos Jessie Preston. Dalla loro
unione nacquero quattro figli: Peter, Tony, Carla e Gina Maria, ora tutti sposati ed
anche gi nonni a loro volta. Giovanni non ha mai dimenticato il suo paese
dorigine ed ritornato per la prima volta nel 1979, accompagnato dalla figlia
minore Gina Maria. La sua ultima visita risale al 2017, e in quelloccasione si fece
accompagnare dalla figlia Carla e famiglia.
Tra il primo e lultimo viaggio Giovanni ne
ha fatti altri, accompagnato dalla moglie
Jessie. Dei suoi viaggi i famigliari
ricordano una singolare coincidenza. Nel
1979 era presente al battesimo di Paolo
Scopel, figlio della nipote Luciana Berton.
Nel 2007 era presente al matrimonio di
Paolo con Erika. Giovanni era orgoglioso
delle sue origini e felice di aver fatto conoscere ai suoi famigliari i parenti, gli
amici, i luoghi italiani. Di carattere allegro, Giovanni amava molto la compagnia
e gli piaceva partecipare ai momenti di festa, in particolare quelli organizzati
dalla famiglia emigranti in Australia. In quel paese ha condotto una vita
impegnata. Ha lavorato come autista di tram, ma ha dato il proprio contributo
anche nel sociale, svolgendo le mansioni di Giudice di Pace, dedicandosi infine
al volontariato. Lo ricordano con
affetto tutti i famigliari e gli amici
per la gioia, la generosit e
gentilezza che rivolgeva verso tutti
quelli che incontrava. Ci uniamo al
suo ricordo anche noi de Il
Tornado, ricordandolo quale
nostro fedele lettore abbonato e
partecipe della vita del periodico
con varie segnalazioni dei suoi
momenti felici, che voleva condividere con la grande famiglia del giornale.
Nelle foto: Il foglio della cerimonia funebre; Giovanni con la moglie
Jessie, che lo ha preceduto in cielo; Giovanni con la moglie ed il fratello
Padre Carlo, missionario; Giovanni con i quattro figli.

LETTERE AL TORNADO
19
20 ALPINI

ORGANIZZA

PRANZO SOCIALE
DOMENICA 12 MARZO
ORE 12.30
PRESSO IL RISTORANTE AL MOLIN ALANO DI PIAVE
Dare la propria adesione entro mercoled 8 marzo
al capogruppo (cell. 348-8009749), ai consiglieri o presso la sede (il sabato dalle 16.30 alle 19.00)
LETTERE AL TORNADO

Grazie ai nostri sacerdoti


Attraverso il Tornado, vorrei far giungere i miei pi vivi sentimenti di solidariet e conforto per i nostri sacerdoti che
tanto bene fanno per le nostre anime. Desidero con queste righe lenire il loro dolore che sicuramente in questo mo-
mento molto grande. La parrocchia per me come una grande famiglia dove ognuno porta i pesi e le fatiche degli al-
tri, dove ci si sostiene a vicenda e dove gli errori e le cadute non diventano motivo di scandalo o facile giudizio, ma so-
no prove da attraversare con fede, consapevoli che il Signore ci vicino e ci sostiene sempre. Vi sono vicina e vi
sostengo con la preghiera. (Lettera firmata)
Preghiera di Don Tonino Bello* per i presbiteri
Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo, gonfia di passione la via
dei tuoi presbiteri. Riempi di amicizie discrete la loro solitudine. Rendili innamorati della ter-
ra e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della
gente e con l'olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perch non trovino
appoggio pi dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro. Liberali dalla paura di
non farcela pi. Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze. Dal Loro cuore si
sprigioni audacia mista a tenerezza. Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ci che accarezzano. Fa risplendere di
gioia i loro corpi. Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce. Perch, per essi e per tutti, lo Sposo non tarder.
Preghiera per i sacerdoti
Signore Ges, Amore Misericordioso del Padre, hai scelto i Tuoi sacerdoti tra di noi e li hai mandati nel mondo a porta-
re la Tua Misericordia, Ti lodiamo e Ti rendiamo grazie per un cos grande dono alla tua Chiesa. Ti chiediamo di riem-
pirli con il fuoco del Tuo Spirito. Conserva in tutto il loro essere, l'unzione del Tuo Santo Spirito, con cui li hai consacra-
ti. Uniscili ogni giorno attraverso l'Eucarestia al mistero della tua Morte e Resurrezione. Poni la Tua Parola sulle loro
labbra e il Tuo Amore nei loro cuori, perch portino la Buona Novella ai poveri, la libert ai prigionieri, e possano fa-
sciare le piaghe dei cuori spezzati. Tu che hai pregato e ti sei offerto per i tuoi apostoli, santificali nella Verit della tua
Parola, custodiscili dal maligno, conservali nell'unit. Hai posto il tesoro della tua grazia nei loro vasi d'argilla, per que-
sto ti supplichiamo che il potere straordinario del tuo Amore si renda visibile nella loro fragilit. Quando si sentono de-
boli trovino in te la loro forza, quando sono nel buio vedano in Te la luce, quando li invade la tristezza sii tu la fonte del-
la loro gioia, quando li prende la stanchezza trovino in te il riposo, quando si sentono soli sii Tu la loro dolce
compagnia, quando sono feriti trovino nel loro cuore trafitto la loro guarigione. Non manchi mai la preghiera e la lode
nei loro cuori e sulle loro labbra. Aiutali ad essere mediatori di misericordia per tutti tuoi figli. Falli a misura del tuo cuo-
re, perch siano strumenti di pace e di benedizione, portatori di speranza e di conforto, e chiunque li avvicina trovi in
essi l'immagine viva del Padre Misericordioso e del Buon pastore. Come hai fatto sotto la croce, affida a Maria, tua
Madre, ciascuno dei tuoi discepoli amati. concedi che Lei, che Ti ha formato alla sua immagine umana, possa formarli
alla Tua immagine divina, per la potenza del Tuo Spirito, a gloria di Dio Padre. Amen.
*Antonio Bello, meglio conosciuto come don Tonino (Alessano, 18 marzo 1935 Molfetta, 20 aprile 1993), stato vescovo di
MolfettaRuvoGiovinazzoTerlizzi.LaCongregazioneperleCausedeiSantinehaavviatoilprocessodibeatificazione.

21 LETTERE AL TORNADO

Amici della Montagna


segnalazione di Mariacristina Buttol
Si svolta al ristorante Castel Prada, la cena di chiusura dell'anno
escursionistico 2016 dove ci siamo trovati sabato 17 dicembre per una

serata in compagnia.
Ringraziamo Flavio e Andrea che con
simpatia e gentilezza ci hanno servito le loro
specialit di una rinomata buona cucina.
Un pensiero va al nostro ex presidente
Alessandro Bagatella, ringraziandolo per il
tempo degli anni passati assieme a cui
mandiamo un augurio per una ripresa di
buona salute.

La Famiglia Dal Canton ringrazia


La moglie, i figli e il fratello di Franco Dal Canton ringraziano gli amici e tutti quelli che
sono stati presenti nel decorso della malattia e al momento del commiato dal loro caro.
Al funerale sono stati raccolti 600,00 che, assieme alla donazione della famiglia, sono
stati devoluti alla ricerca sui tumori neurologici, presso il Centro Ricerche dell'Istituto
Besta di Milano.
La Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano un centro di
eccellenza nella diagnosi e nella terapia delle malattie neurologiche delladulto e del
bambino.
In particolare, i ringraziamenti della famiglia vanno al reparto del neurochirurgo dottor
Paolo Ferroli, a tutto il suo staff medico e infermieristico e alla radiologa dott.ssa M.I.
Milanesi, al dott.Longo che ha seguito e sostenuto Franco nei momenti pi difficili.
22 COME ERAVAMO

Quero: foto daltri tempi


segnalazione di Marcello geom. Meneghin
La foto, scattata con ogni probabilit dallo studio Resegati di Quero, stata ritrovata dal nostro abbonato fra le vecchie
carte di casa. Devessere stata unoccasione importante, una celebrazione tale da far schierare anche la banda del
paese! Il nostro abbonato ci ha chiesto di condividere questo scatto e lo facciamo volentieri, sperando che qualcuno
sappia darci qualche ulteriore informazione sullorigine di questa bella foto daltri tempi.

LETTERE AL TORNADO
23 ASTERISCO

Autunno
in
Valle di San Lorenzo
fotosegnalazione di Dina Mazzier
(M.M.) La foto in redazione da parecchi mesi e ce lha proposta la nostra let-
trice Dina Mazzier, che ha voluto regalarci e condividere questa bella immagi-
ne della nota localit del Comune di Alano di Piave. Purtroppo le esigenze di
spazio non ci hanno consentito di proporla prima. Cerchiamo di rimediare ora,
ringraziando la nostra lettrice per la gentile collaborazione.
I metadati della foto ci dicono che stata scattata con una macchina fotografi-
ca Samsung modello SM-G357FZ, ISO impostato a 100, numero F=2,6, tem-
po di otturazione pari a 1/100 s. Era il 13 novembre 2016 alle ore 15.19.

MOSTRE

Mostra rosa rosa rosa


poesie visive di Luciano Morandini
comunicato a cura del Servizio Cultura / Politiche giovanili - Attivit culturali
Si inaugurata venerd 27 gennaio, alle ore 18.00, la mostra Rosa Rosa Rosa, opere
di poesia visiva di Luciano Morandini, esposte nelle sale del Polo Bibliotecario Feltrino.
Poesia visiva, poesia e scrittura visuale, singlossie*, poesia verbo visiva: intorno alle
definizioni, allo statuto e alle sperimentazioni di questa forma espressiva, negli anni
Settanta e Ottanta del secolo scorso si cimentarono numerosi autori. Luciano Morandini
prese parte a quella esperienza con interventi storico critici e soprattutto con le sue
realizzazioni creative. Da allora, bench la produzione di Morandini sia da considerarsi
esaurita intorno al 1987, suoi lavori sono stati esposti in mostre collettive e antologizzati
in catalogo fino ad anni recentissimi.
Questa sua prima mostra monografica, allestita a Feltre con materiali provenienti
dallarchivio personale custodito a San Giorgio di Nogaro, paese natale dellautore, si
propone di offrire un panorama esaustivo e in buona parte inedito della sua ricerca. Vi
sono incluse opere compiute, prime prove, documenti manoscritti e a stampa.
La mostra, curata da Luisa Gastaldo, rester aperta fino al 4 marzo negli orari di
apertura del Polo Bibliotecario Feltrino: da luned a venerd dalle 9.00 alle 18.00,
sabato dalle 9.00 alle 12.00.

*Si tratta di una voce dotta, composta dal prefissoide sin - insieme (gr. ) e lingua, che designa la sintesi di linguaggio
visivo e linguaggio verbale.

LETTERE AL TORNADO

90 anni...da leonessa!
Lo scorso 27 giugno la nostra affezionata abbonata Pierina Cimolato
Koch di Quero ha festeggiato i suoi primi 90 anni, attorniata dallaffetto
di parenti e amici, giunti addirittura dalla Svizzera, sua seconda patria.
Anche se con un bel po di ritardo, ma certi che ti saranno lo stesso
graditi, ti mandiamo i nostri rinnovati auguri e le nostre sincere
congratulazioni per questo traguardo, che hai raggiunto con la tua
inesauribile voglia di vivere e di scherzarci sempre un po su! Saranno
questi gli ingredienti giusti per vivere cos a lungo e cos serenamente?
Forse s...ma anche i geni di sicuro non mentono, dato che Pierina
stata anticipata nel traguardo dalla sorella Maria, ormai 92enne! A
Pierina, buona vita e ancora tanti auguri!!!
24 COME ERAVAMO

Metti un giorno destate


Queresi in festa il 14 agosto 1976
(M.M.) La foto ci stata portata dallabbonata querese Maria Giacomin e rimanda la memoria indietro nel tempo, fino
allagosto del 1976. In quel giorno il fotografo ufficiale della storia del paese, Antonio Resegati, ha immortalato il
gruppo che vediamo in questa pagina, riunito per una festa in onore di Padre Carlo Berton, accompagnato da un
vescovo della sua missione. In molti si riconosceranno in questa foto e per molti si accender il nostro ricordo nel
ritrovare la loro immagine in questo felice gruppo di compaesani. Grazie Maria per questo bel ricordo di gruppo!

ATTUALIT
Dal primo gennaio 2017
I cuscini (alzatine) vietati
per tutti i bambini di statura inferiore ai 125 cm di altezza.
Cambia il Codice della strada e cambiano, soprattutto, le norme che
riguardano i bambini a bordo. Nuove regole dettate dalla sicurezza, ma
che mettono fuorilegge molti dei seggiolini e, soprattutto, delle
alzate utilizzate fino allo scorso 31 dicembre.
Dal primo gennaio, infatti, cambia larticolo 172 del Codice della
Strada, cio quello dedicato al Uso delle cinture di sicurezza e sistemi
di ritenuta per bambini. Fino al 31 dicembre 2016 il sistema di ritenuta
veniva scelto in base al peso del bambino, ma dal primo gennaio 2017
cambiato il parametro di riferimento, anche se rimane invariato
lobbligo per tutti i bambini fino a 150 cm di altezza. Insomma, circa
fino ai 12 anni, i bambini hanno bisogno obbligatoriamente di un
sostegno per viaggiare in auto.
Ma la novit pi importante e che rischia di costare alle famiglie riguarda i cuscini che rialzano la seduta, le
cosiddette alzatine, booster o rialzi. Fino al 2016 essi erano consentiti per i bambini dai 15 ai 36 kg di peso,
mentre dal primo gennaio 2017 il peso diventa ininfluente e sono vietati per tutti i bambini di statura inferiore ai
125 cm di altezza. Insomma, chi ha un figlio che pesa 16 kg e non alto 125 cm deve mettere lalzatina in soffitta e
riacquistare nuovamente il classico seggiolino.
La legge stata modificata per fare in modo che la cintura di sicurezza venga posizionata nel modo giusto sul
corpo del bambino, ovvero cinga spalle e torace, senza finire allaltezza del collo, posizione pericolosa per
lincolumit del piccolo. Chi fa viaggiare i bambini in auto senza sistemi di ritenuta adeguati rischia una multa che va
da 80 a 323 euro e, nel caso di recidiva nellarco di due anni, scatta la sospensione della patente da 15 giorni a 2
mesi. Tratto da: https://it.notizie.yahoo.com/sicurezza-in-auto-cambiano-le-regole-per-i-bambini-115729390.html
25 LIBRI

Impreste: in libreria un glossario del sapere montano


Cose di vecchie case il primo volume di unopera che omaggio
alla genialit e inventiva della cultura rurale di un tempo.
Un glossario del sapere montano: questo Cose di vecchie case, primo volume
dellopera Impreste della DBS di Rasai di Seren del Grappa. Firmato da Lois Bernard,
Impreste unopera monumentale: frutto di oltre dieci anni di ricerche, racconta la civil-
t rurale tra Prealpi e Dolomiti. Oggetti, arredi, ambienti del vivere quotidiano: lautore li
passa in rassegna uno ad uno documentandone caratteristiche tecniche e funzionalit.
Non mi sono per limitato a descriverli nella loro materialit spiega lautore non vo-
levo solo raccontare perch erano fatti in un certo modo e con certi materiali e in che
modalit venivano utilizzati o chi e come li si costruiva; ho voluto piuttosto quasi entrare
in empatia con loro. Pi che restituire latmosfera di un tempo spiega lo storico Da-
niele Gazzi Bernard fa capire al lettore linventiva, la genialit, le conoscenze che per-
misero la realizzazione di tali oggetti. In questo sta leccezionalit della sua opera, che
complessivamente un omaggio a quella capacit di arrangiarsi trovando sempre una
soluzione che segno distintivo del vivere in montagna. Impreste offre una rivalutazio-
ne culturale del mondo montano che, ben lontano da ogni stereotipo, si conferma come
societ capace di esprimere ingegno e intelletto spesso sorprendenti. Per scelta
delleditore ed al fine di agevolarne la consultazione Impreste si articola in quattro vo-
lumi, ciascuno dedicato ad uno specifico ambito. Il primo Cose di vecchie case, fre-
sco di stampa e dedicato alla casa contadina dalla sua struttura e dai suoi ambienti agli oggetti che in essa si trovava-
no. In uscita nei prossimi mesi i successivi volumi: Piedi in erba e mani in pasta (il bestiame, la fienagione, la lavora-
zione del latte), La strategia del seme (cerealicoltura e ortofrutticoltura, viticoltura, fibre tessili), La ruota dellultimo
carro (Il legname, i mezzi di trasporto, lofficina del contadino). Composto di 376 pagine a colori, formato 16x23, Cose
di vecchie case impreziosito dai disegni di Renato Dal Cin ed stato realizzato con la consulenza fotografica di
Oreste Tormen. Oltre seicento le foto contenute nel libro, sia depoca che attuali, con attenzione a documentare anche
visivamente ove possibile le modalit di utilizzo degli oggetti. Una curiosit: lautore ha voluto intitolare lopera Impre-
ste, termine con cui nellarea linguistica della sinistra Piave, da cui lui proviene, si intendevano genericamente oggetti e
attrezzi del mondo contadino. In tal senso il termine parso felice quale titolo complessivo.
Lois Bernard, Cose di vecchie case, Edizioni DBS, 2016. 22 EAN 9788899369590
http://www.edizionidbs.it/shop/storia-e-cultura-locale/cose-vecchie-case-impreste/

Vas: funerali di un tempo


COME ERAVAMO

di Alessandro Bagatella
Questi due scatti di due diversi funerali a Vas sono
dello Studio Fotografico del defunto Antonio Resegati,
di Quero, di cui non si conosce lepoca. Magari qual-
che anziano di Vas se li ricorda e lascio a loro il com-
pito di datare gli avvenimenti.
In una foto, qui a lato, si testimonia del funerale di uno
dei fratelli Zugliani, componente di una famiglia di
proprietari terrieri e della cartiera di Vas.

Il secondo, invece, a destra, ricorda il funerale di un


giovane di Vas, Luciano Dallo, fratello di Arnaldo ulti-
mo esercente del Dopolavoro di Vas e grande ricerca-
tore delle vicende storiche del suo paese.
Nel primo, qui sopra, si nota la presenza di tanti sa-
cerdoti e la banda che intona il saluto al feretro, ulte-
riore testimonianza del rango del defunto.

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26 ATTUALIT

Progetto "famiglie in rete"


Luned 20 marzo
sala don Lorenzo Milani di Quero
alle ore 20.30
Si invita la comunit alla serata di presentazione del progetto "Fa-
miglie in rete", che si terr luned 20 marzo presso la sala don Lo-
renzo Milani di Quero alle ore 20.30.
L'iniziativa nasce grazie alla collaborazione fra ULSS 1 Dolomiti e il
Comune di Quero-Vas, con l'obiettivo di promuovere e creare una
rete tra persone e famiglie del territorio. La rete finalizzata a con-
dividere idee ed esperienze volte a supportare altre famiglie con
bambini o ragazzi in situazione di momentanea difficolt. L'iniziati-
va verr presentata dal dott. Pasquale Borsellino, ideatore del pro-
getto e Direttore dell'Unit Operativa per l'Infanzia, l'adolescenza e
la Famiglia dell'ULSS 2 Marca Trevigiana.

Per maggiori informazioni possibile contattare i numeri 0439


883170 oppure 348 492 7780,
o scrivere all'indirizzo e-mail faminrete.querovas@gmail.com.

Vi aspettiamo!

IL PROGETTO
Questa iniziativa nasce con l'obiettivo di promuovere e creare una
rete tra persone e famiglie del territorio di Quero-Vas.

COSA SONO LE RETI DI FAMIGLIE?


Un gruppo di persone e famiglie che si riuniscono a livello locale
per aiutare e sostenere, per periodi limitati e in forme diverse, fami-
glie con figli che si trovano in situazione di temporanea difficolt.
Non vengono richieste competenze particolari se non la forza pro-
pria dell'essere famiglia!

COSA FANNO?
La rete offre supporto alle famiglie attraverso forme diversificate di
solidariet, ad esempio: sostegno nei compiti scolastici, supporto
nell'organizzazione della quotidianit, accompagnamento a scuola,
accudimento per alcune ore della settimana.

Il progetto nato nel 2007 nei territori del ULSS n.8.


Dal 2015 le Famiglie in Rete sono presenti nell'ex ULSS 2 presso Alano di Piave (per l'Unione Sette Ville)
e da aprile 2016 nei Comuni di Mel, Feltre, Sedico e Sospirolo.
PER INFORMAZIONI
Martina TESSARO 0439 883170 - Silvia TOIGO 348 4927 780
E-mail: faminrete.querovas@gmail.com

CRONACA
In memoria di Guido Schievenin
di Alessandro Bagatella
Il venti gennaio scorso ha serenamente concluso il suo percorso terreno Guido
Schievenin, di anni ottantacinque. Da quindici anni Guido era ospite della Casa
Soggiorno S. Antonio Abate di Alano, dove amorevolmente, oltre che dai famigliari,
stato assistito dalle operatrici della Casa.
A Guido piaceva andare in montagna con il fratello Dario, che lo ha preceduto, e la
cognata, per passare con loro in malga lalpeggio estivo. Vedeva tanta gente transitare
in montagna e a lui piaceva dialogare con tutti.
Guido lascia nel dolore le sorelle Clementina e Zelinda, la cognata Giuseppina, che gli
sempre stata vicina. Lo ricordano i nipoti e pronipoti ed i parenti tutti.
I famigliari desiderano ringraziare tutto il personale della Casa Soggiorno S. Antonio
Abate per le amorevoli cure prestate e quanti hanno partecipato alle esequie.
Ai famigliari le pi sentite condoglianze.
27 ATTUALIT

Quero Vas: da Febbraio si rilascia la C.I.E.


Cosa
La nuova Carta di identit elettronica
il documento personale che attesta
lidentit del cittadino, realizzata in
materiale plastico, dalle dimensioni di
una carta di credito e dotata di
sofisticati elementi di sicurezza e di un
microchip a radiofrequenza (RF) che
memorizza i dati del titolare.
La foto in bianco e nero stampata al
laser, per garantire unelevata
resistenza alla contraffazione. Sul retro della
Carta il Codice Fiscale riportato anche
come codice a barre.
A cosa serve
Oltre allimpiego ai fini dellidentificazione, la
nuova Carta di identit elettronica pu essere
utilizzata per richiedere una identit digitale
sul sistema SPID (Sistema Pubblico di
Identit Digitale). Tale identit, utilizzata
assieme alla CIE, garantisce laccesso ai
servizi erogati dalle PP.AA.
Come si ottiene
La nuova Carta di identit elettronica si pu
richiedere nel semestre antecedente la
scadenza della propria Carta didentit (o in
seguito a smarrimento, furto o
deterioramento) allufficio anagrafe del
Comune di residenza.
Per velocizzare le operazioni di rilascio
consigliato prenotare un appuntamento sul
sito agendacie.interno.gov.it.
La Carta spedita direttamente al cittadino
che la ricever entro 6 giorni dalla richiesta, presso il Comune o presso un indirizzo da lui indicato.
La validit della Carta di identit varia a seconda allet del titolare ed di:
3 anni per i minori di et inferiore a 3 anni;
5 anni per i minori di et compresa tra i 3 e i 18 anni;
10 anni per i maggiorenni.
Il costo della Carta di euro 22,00 (16,79 pi i diritti fissi e di segreteria) e comprende anche le spese di spedizione.
Il cittadino dovr recarsi in Comune munito di fototessera dello stesso tipo di quelle utilizzate per il passaporto.
consigliabile, allatto della richiesta, munirsi di codice fiscale/tessera sanitaria al fine di velocizzare le attivit di
registrazione (non necessario presentare altri documenti, tranne la precedente carta di identit).

Dati i tempi di rilascio non pi immediati, verificare di avere sempre il documento


di identit in corso di validit e preoccuparsi di rinnovarlo per tempo
Spiegazioni pi dettagliate su: http://www.cartaidentita.interno.gov.it/

CRONACA

Bahija Douah
cittadina italiana
Breve ma intensa cerimonia per Bahija Douah, che ha acquistato il 18
gennaio scorso la cittadinanza italiana. Emozionata e felice, Bahija ha
prestato giuramento di fedelt alla Repubblica Italiana al cospetto
dellUfficiale di Stato Civile del Comune di Quero Vas. Alla cerimonia era
presente il figlio Omar Curto, noto ai nostri lettori per le sue gesta sportive nel
gioco del rugby. La permanenza di Bahija nella comunit Quero Vassese,
nella frazione di Carpen pi precisamente, dura dal lontano 1995 ed ora si
decisa al grande passo per diventare anche cittadina italiana.
Nelle foto la neo cittadina con il figlio Omar e lUfficiale di Stato Civile
delegato del Comune di Quero, Ivana Bizzotto, che ha ricevuto il giuramento
e presieduto la cerimonia.
28 CURIOSIT

Perch si dice O.K.?


segnalazione di Dario Spada
Perch si dice O.K.? Questa espressione stata importata in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire
dal 1943 per la precisione, anno nel quale le truppe statunitensi sbarcarono in Sicilia e iniziarono la campagna milita-
re che, nel corso dei due anni seguenti, li avrebbe portati a risalire lintera penisola. Per dire che tutto era andato bene, al
ritorno da una missione, i soldati americani usavano la O e la K come abbreviazione di zero killed (nessun morto).
Le vere origini, per, vanno ricercate pi indietro nel tempo. Per le elezioni presidenziali del 1840 il comitato di un candi-
dato, Martin Van Buren, scelse come proprio nome il nomignolo attribuito a Van Buren, a sua volta derivante dal paese di
nascita dellaspirante presidente. Il villaggio si chiamava Kinderhook e il comitato prese il nome di Old Kinderhook Club.
Lacronimo rimase nelle menti e nelle abitudini degli americani e, dopo la guerra mondiale, venne usato in tutto il mondo
per esprimere il significato di va bene. Non per lunica ipotesi perch, a dispetto della sua diffusione universale, non
vi la bench minima concordanza sulla possibile origine della locuzione. Ecco alcune delle ipotesi pi comuni:
In Russia e nei Paesi dellex Unione Sovietica forte la convinzione che derivi da (trascrizione
fonetica: ochen khorosho): il grido che solevano urlare gli scaricatori del porto ucraino di Odessa agli equipaggi
delle navi di tutto il mondo per indicare tutto bene (tutto il carico stato stivato/scaricato perfettamente). Luso
del termine O.K., iniziali della trascrizione fonetica, si sarebbe cos diffuso via mare anche al mondo occidentale.
Dal Greco Ola Kal ( ) che significa tutto bene. Per adesso questa e la precedente sono le uniche
coincidenze fonetiche e letterali del termine O.K.
Dai militari inglesi e/o americani che dopo le battaglie facevano un giro di perlustrazione per contare o recuperare
i soldati rimasti uccisi. Alla fine scrivevano su una bandiera il numero dei morti seguito dalla lettera K, liniziale di
Killed che in inglese significa uccisi. Quando, in rari casi nessuno era morto, sventolavano la bandiera con
scritto OK. Ossia zero uccisi.
Dal latino hoc est ovvero cos, molto usato come assenso nellimpero romano.
Dalla lingua dei Choctaw, una popolazione nativa americana, dove figurava la parola okeh con la stessa pronun-
cia e lo stesso significato.
Dalla lingua Sioux, una popolazione nativa americana, la trib di Toro Seduto, Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo,
dove la parola hoka hey (pronunciato hokehey) significava va bene, si pu fare, reso famoso dalla frase
hoka hey, oggi un bel giorno per morire come grido di guerra.
Secondo lopinione pi diffusa nei dizionari di lingua inglese, starebbe per Oll Korrect, cio all correct scritto de-
liberatamente in modo sbagliato per enfatizzarne il significato.
Dalla lingua Bantu uou-key (trascrizione fonetica) che sta per certamente s: lespressione potrebbe cos esse-
re filtrata dalla lingua degli schiavi africani nell'uso americano.
Dall'antico provenzale oc, che significa s.
Dalla frase gaelica och, aye, oh s, che testimonierebbe anche la sua diffusione negli USA ad opera degli im-
migrati irlandesi.
Innumerevoli sono le teorie che riconducono la locuzione alla sigla di un nome proprio, solitamente di una persona
preposta al controllo di prodotti, trattative, contratti, elenchi o simili. Tra queste figura la storia di Otis Kendall, che
agli inizi del XIX secolo lavorava al porto di New York. Il suo lavoro consisteva nel controllare le merci in carico e
scarico, ed era solito apportare le iniziali del suo nome O.K. sulle casse vidimate. OK per antonomasia.
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