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Anno XLI
10.10.2019
Numero
728
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO
SETTEMBRE 1979
SETTEMBRE 2019
40 ANNI DI TORNADO
Chiuso in redazione il 30.09.2019 - Prossima chiusura il 21.10.2019
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Tassa pagata/Taxe Perçue/Ordinario Autorizzazione Tribunale BL n. 8 del 18/11/80Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB BL
AL MOLIN TABACCHERIA
RISTORANTE - PIZZERIA
EDICOLA
Ricariche telefoniche
LETTERE AL TORNADO
La foto di copertina
per i 40 anni del Tornado
di Silvio Forcellini
La foto di copertina, scattata da Mauro Mazzocco, ritrae la gloriosa OLI-
VETTI M40 con la quale, nell’ormai lontano settembre del 1979, venivano
“battuti” i primissimi articoli del Tornado, giunto ora al ragguardevole tra-
guardo dei 40 anni di attività. La macchina da scrivere in questione (che
fa ancora bella mostra di sé nella nostra redazione), unitamente al ciclo-
stile, all’incisore elettronico e…ai trasferibili per i titoli, è stata ovviamente
sostituita dalle nuove tecnologie (i computer e le fotocamere digitali per la
composizione delle pagine e per l’impaginazione, cui provvediamo perso-
nalmente; i macchinari all’avanguardia della tipografia DBS di Rasai per la
stampa). Quel che, a quarant’anni di distanza, è rimasto inalterato è la
passione e la dedizione che mettiamo nel fare il giornale (con tutti i nostri
limiti, di tempo e di capacità), passione e dedizione che vanno di pari pas-
so con l’affetto e l’incoraggiamento dei moltissimi lettori del Tornado, che sono la nostra forza e a cui va il nostro
sentito ringraziamento in occasione di questo importante anniversario.
ll batterista querese è stato lontano dalle scene a causa di un grave incidente stradale
ATTUALITÀ
Comune di Quero Vas
Via del Fagher chiusa al traffico fino al 30 ottobre
Si avvisa che dal giorno 23/09/2019 al giorno 30/10/2019 dalle ore 8.00 alle ore 17.30 dei giorni lavorativi verrà
chiusa al traffico la strada comunale di Via del Fagher nel tratto compreso tra gli incroci che la stessa forma con la S.P.
21 (via Campagna Nord) e la S.R. 348 Feltrina, per consentire i lavori di rifacimento della condotta idrica.
Per ogni ulteriore dettaglio si rimanda all'ordinanza nr. 22 del 19/09/2019 pubblicata
sul sito del Comune, sezione Albo Pretorio, e sulla App Municipium
http://www.comune.querovas.bl.it
10 LETTERE AL TORNADO
sentito che un dipendente era originario delle nostre terre ed hanno, per un istante, abbandonato la comitiva per
cercare di incontrarlo. Grande la sorpresa nello scoprire che lì lavora Alexander Deon, con solide radici vassesi, figlio
del fratello di Viviana, che gestisce con Paolo il ristorante/pizzeria
“La miniera” di Scalon. Il papà di Alexander gestisce un ristorante
a Francoforte (Borsalino, nella foto a fianco) e sono molti coloro
che, di passaggio in Germania, si fermano per salutarlo. Nella
prima foto la testimonianza dell’incontro con Alexander per una
coincidenza non voluta e non cercata, ma che ha dato un’insolita
impronta alla visita alla BCE, dalla sede mastodontica, estesa su
41 piani, con più di 4.000 dipendenti. Un tour interessante,
guidati da un’esauriente spiegazione a cura del personale
interno. Il viaggio di Guerrino e consorte è poi proseguito lungo la
Romantic Strasse verso il Belgio, in visita a parenti, ma anche al
museo della Birra Leffe, a Dinant. Ventun giorni di viaggio, a
bordo del camper, alla scoperta di un’Europa che ha riservato
anche la sorpresa di trovare paesani in luoghi inaspettati
11 LETTERE AL TORNADO
Accoglienza… questa è la prima parola, ricca di profondo significato, che i bambini hanno sentito ripetere più volte in
questi giorni e che ha accompagnato le attività dedicate alla preparazione della festa per i bambini di classe prima. Ac-
coglienza nel senso più profondo, come hanno voluto sottolineare gli insegnanti della Scuola Primaria di Alano, che si
sono adoperati per offrire ai bambini uno spettacolo di burattini, che si è potuto fare grazie alla sensibilità e disponibilità
di Paolo Rech, burattinaio doc, che ha presentato al “Piccolo pubblico” Arlecchinate.
Solidarietà la seconda parola che i bambini hanno riscoperto con il ritorno sui banchi di scuola. Solidarietà verso com-
pagni che vivono lontano, in alcuni villaggi isolati sulle montagne della Bolivia, “Amici di penna” di lungo corso per al-
cuni. Così per loro, per sostenerli nel percorso scolastico, è stata raccolta, grazie alle piccole offerte dei nostri alunni,
una somma di denaro che ci premureremo di consegnare ai rap-
presentati della Fondazione con cui collaboriamo da anni. Rin-
graziamo di cuore chi ha contribuito alla buona riuscita di questo
momento di festa e partiamo per questo nuovo viaggio carichi di
fiducia e con tante nuove idee, sapendo che con queste pre-
messe non potrà che essere un bellissimo Anno scolastico…
Buon inizio a tutti!
In foto: le targhe ricordo all’ingresso dal sottopassaggio a memoria di quanti sono deceduti sulla strada e le istantanee
fatte all’interno della galleria con i quadri fotografici di momenti storici della frazione e le pitture murali.
ATTUALITÀ
Al termine di un brillantissimo percorso di studi, l’alanese Mattia Rossi ha conseguito la laurea magistrale in Ma-
thematical Engineering presso l’Università degli Studi di Padova. La discussione della tesi - dal titolo “An extension
of the Kustaanheimo-Stiefel regularization to the elliptic restricted three-body problem” e che verteva su un proble-
ma matematico classico in Meccanica Celeste - e la successiva proclamazione si sono tenute in data 11 settembre
2019 presso il Centro Congressi “Papa Luciani” di Padova. Nel suo cammino universitario Mattia dapprima ha con-
seguito la laurea triennale presso la Scuola (ex Facoltà) di Ingegneria, precisamente il dipartimento di Ingegneria
Civile, Edile e Ambientale; successivamente ha ultimato il corso di laurea magistrale, tutto in inglese, che si chiama
per l’appunto Mathematical Engineering (Modellazione Matematica per l’Ingegneria è il nome equivalente in italia-
no). Nella prima foto, scattata il giorno della laurea, Mattia è assieme ai suoi familiari, giustamente orgogliosi: la so-
rella Giulia, la mamma Maria Angela, il papà Valtere e il nonno Giuseppe (ritratto anche nella quarta foto e che, as-
sieme all’altro nonno Marco, ha trasmesso a Mattia la passione per le bocce, altro campo in cui il neoingegnere ec-
celle). Complimenti, Mattia!
(S.C.) I protagonisti di queste due belle foto, scattate a distanza di oltre quarant’anni, sono Gianni Buttol, Luciano
Dago e Piero Scopel, tutti della frazione di Campo e tutti felicemente pensionati. La prima, che è stata esposta a
lungo al Caffè Speranza di Alano nella gestione di Domenico Scopel e Andrea Zgodda, risale alla fine degli anni
‘70, quando i nostri erano poco più che ventenni; la seconda foto è stata scattata di recente proprio all’entrata del
Caffè Speranza in piazza Martiri.
15 CRONACA
Ma come gli è venuta l’idea? Ce lo dice senza esitazioni: «Avevo quassù una settantina di galline. Giorno per gior-
no qualcuna spariva. Mi dicevano i contadini per consolarmi: «Sior, colpa de la poiana». Colpa dei falchi dicevano.
Così una mattina a Venezia, vedendo nel magazzino di un mio amico l’elica di un aereo tedesco della prima guerra
mi venne in mente di portarla sul Cornella e farla girare perché servisse a spaventare quegli uccellacci. Immaginata
l’elica sulla cima, ebbi d’improvviso l’idea di un monumento ai soldati che quassù hanno combattuto. Poi l’idea si è
dilatata e continua a dilatarsi».
E’ nata proprio così, da un’elica usata a mo’ di spaventapasseri, l’idea dell’allora proprietario, il veneziano Antonio
Bressa, di costruire un particolare “parco” a Quero, in località “Casette Rosse”, alle pendici del Monte Cornella.
Lo abbiamo appreso da un articolo del 6 gennaio 1963 di Vittorio Cossato, all’epoca cronista del Gazzettino. Uno
“strano belvedere”, come veniva definito, che strizzava l’occhio al kitsch e che certamente non poteva passare
inosservato, come si può appurare dalla foto Resegati d’epoca gentilmente prestataci da Corrado Corrà. E che non
aveva lasciato indifferente nemmeno il cronista del Gazzettino, che così scriveva nel suo articolo:
Cose incredibili a Quero. Una montagna al completo di bosco, sottobosco e rocce, per di più storica, è stata total-
mente trasformata da un originale professore di musica in uno strano belvedere che il proprietario va popolando,
anno per anno, di monumenti suggeritigli da un bizzarro estro alimentato dalle vicissitudini di un passato piuttosto
vivace e dalle personalissime concezioni di uomo apolitico ma protestatario comunque, religioso per istinto e con
ogni possibile variante di fantasia, dotato del più sconcertante ingegno nel districare dalla confusione dei principi e
dal groviglio di imprecisabili processi ideativi, quelle massime di base che gli consentono di mettere in difficoltà
chiunque affronti l’arduo problema di decidere a quale specie del genere umano appartenga.
Quero di questi giorni è spazzato dalla bufera. Vento, neve e ghiaccio non bastano tuttavia a togliergli la prerogativa
di godere dell’ampio respiro del Piave che oltre le sue famose “Strette” si apre, sassoso e maestoso, fiancheggiato
dagli alti fondali del Tomba e dell’Endimione. Meta fin dallo antico dì estive villeggiature, Quero non scolora nel
paesaggio invernale. Pur scapigliata, la bellezza di Quero ci guadagna nel variare degli aspetti. E d’estate poi -
quando più conta - ha una sicura dose di fresco da offrire ai suoi ospiti affezionati e sempre più numerosi. Ben l’ha
meritata una fortuna turistica dopo tanti bellici travagli. Sulle sue balze si è combattuto aspramente durante la guer-
16 CRONACA
ra 1915-18. Qui, alle “Strette”, i tedeschi sono stati fermati. Da qui la vittoria italiana è risalita, a palmo a palmo pri-
ma di spiegare libera le ali. Dei monti, il Cornella che signoreggia sul paese, è fra quelli che ricordano gli scontri più
sanguinosi come attesta l’iscrizione sulla base del sacello del generale Giardino eretto a Bassano.
E’ su questo monte che da anni l’ex combattente Antonio Bres-
sa, professore di oboe e corno inglese, sta erigendo i suoi mo-
numenti in un labirinto di scale e scalee, di camminamenti e di
piazzole che si affacciano panoramiche, su Quero e sulla larga,
naturale stanza che lo contiene.
Per arrivare ai monumenti e soddisfare la legittima curiosità, bi-
sogna subire l’umiliazione d’una lunga salita dando prova di pa-
zienza e di forza d’animo nel resistere alla logorante insidia di
cento e cento scalini. Bisogna soprattutto avere fiato necessario
a mantenere il passo del prof. Bressa che ci precede forte - è il
caso di dirlo - dei suoi settantasei anni, e sicuro di sbalordirci con
i monumenti, con i discorsi, con la bellavista del paesaggio. Do-
po dieci minuti di strada e al-
tri dieci di sentiero, ci aspet-
tano duecentosettantanove scalini, i primi da salire per arrivare alla “Aurora del-
la vita”, una imponente composizione, alta su due piani di colonne e dotata di
campane e sirene. E' il monumento dedicato alla maternità. Descriverlo non
conviene anche perché il prof. Bressa non intende scendere a particolari per
spiegarci riposti significati della sua opera complicata da esoterici emblemi, da
disegni e dalla presenza di volti e di figure, in bronzo o di pietra, che possono -
se si vuole e nella misura della volontà e dell’impegno - alludere a qualcosa. In-
vece, ci è stato chiarito il perché delle campane e delle sirene. Dice il prof.
Bressa: «Le campane non debbono suonare soltanto quando uno muore. Si
debbono far sentire anche quando c’è chi nasce, quando c’è qualcuno che arri-
va, nuovo nuovo, su questo mondo e magari, per migliorarlo. Non è giusto nep-
pure, che le sirene fischino solo per i prìncipi. Facciamole fischiare per tutti; tan-
to chi nasce, nasce principe a suo modo. Basta spendere un po’, cinquecento
lire per i maschi e duecentocinquanta per le femmine. I primi hanno cento colpi
di sirena preceduti da cinque minuti di scampanio, e le seconde, ventun colpi di
sirena ma, prima e poi, ben un quarto d’ora di suono di campa-
ne. A pagare penso io. Per tutti i bimbi di Quero. Dal 1957 ad
oggi ognuno qui, al suo nascere è accolto secondo il suo sesso,
alla stessa maniera». Invece, la differente maniera prevista per
salutare l’arrivo dei maschi e delle femmine non è passata senza
suscitare reazioni. Hanno protestato da Belluno e una signora di
Chiavari ha scritto al Comune lamentando che in tempi di rag-
giunta parità fra uomo e donna ci sia ancora chi si permette di
manifestare «rumorosamente» le sue superate e contrarie opi-
nioni. «Ho dovuto spiegare - racconta il prof. Bressa - che in
realtà la differenza puramente formale ha l’unico scopo di far sa-
pere il sesso di chi è nato».
Chiuso l’incidente, il prof. An-
tonio Bressa ha potuto conti-
nuare a conquistarsi simpatia e popolarità nella zona spendendo fior di milioni
per aggiungere ai pregi naturali e storici del Monte Cornelia la singolare pittore-
sca appendice dei suoi monumenti.
Molti monumenti e tutti realizzati a forza di teleferiche nell’impervio dosso del
monte e sempre più verso la cima. Eretti con i materiali più diversi e secondo un
capriccioso estro, questi monumenti si raggiungono seguendo un complesso iti-
nerario lungo sentieri e scale faticosamente ricavati nella roccia liberata dai pri-
mitivi roveti e ingentilita di pini e robinie posti ad ombroso riparo di confortanti
panchine. Si sale, si scendi e si risale attorno del monte con lo sguardo libero di
spaziare sulla valle e sul fiume. E si giunge davanti al monumento che vuole
onorare i lavoratori. L’opera è tutta simbolica. Da onde di cemento arricchite di
smalti e di pesci in mosaico, si eleva (denunciando la velleità di una ispirazione
al Vittoriale dannunziano) la svelta prua di una nave che a mo’ di ancora ha un
grosso ragno in ferro battuto per significare l’operosità umana nel costante tra-
vaglio della mutevole realtà. «Vede - spiega il prof. Bressa - quel guerriero in bronzo con la spada levata è Alberto
di Giussano e rappresenta l’eroismo dei combattenti, più in alto c’è la maschera di Beethoven, più in su ancora il
volto in mosaico di Leonardo da Vinci: due fra i più prodigiosi lavoratori della mente. «E quel busto sistemato sulla
17 CRONACA
destra che vuole ricordare?» chiediamo noi. «Quello - risponde Bressa olimpico - quello è il busto di uno che so che
ha lavorato tutta la vita».
Altri scalini e passiamo davanti alla statua di un pescatore raffigurato con un
paniere al braccio e con una mano alzata alla bocca a fare da portavoce. «Que-
sto pescatore - illustra il nostro amabile cicerone - non sta gridando la sua mer-
ce come parrebbe, bensì rivolge al popolo l’invito a svegliarsi e a progredire. Pe-
rò nessuno lo capisce: debbo decidermi a metterci un fumetto».
A questo punto la nostra perplessità è al colmo. Che il prof. Bressa, oltre a ono-
rare degnamente la maternità, l’eroismo, il lavoro, si diverta, sia pure senza cat-
tiveria, a prendersi gioco del suo prossimo? Troppi sono i simboli e di troppo
lontano significato per non servirgli da umoristici tests per i visitatori. Se pen-
siamo che è un antiquario con negozio e galleria, il sospetto prende forza. Chis-
sà quanta altra roba ha messo da parte in qualche angolo della bottega in atte-
sa di portarla quassù per farla assurgere al valore di misterioso emblema. Il co-
gnato Francesco Zorzi, veneziano anche lui e poeta vernacolo, e il nipote che ci
accompagnano sembra che avvertano il
dubbio. Sorridono, forse sono del nostro pa-
rere. Non importa. Andiamo avanti, anzi su
per altri novanta scalini e raggiungiamo il
nostro infernale Virgilio sullo spiazzo dove è collocato il monumento all’alpino.
L’opera deve essere completata da un artistico cappello di bronzo di un metro e
mezzo di altezza e di altrettanta base. Al momento sono in corso i lavori per la
sistemazione di un grande specchio tondo che è destinato a risvegliare con i
suoi bagliori il ricordo delle fiammeggianti battaglie sugli opposti monti. Ancora
scalini ed eccoci davanti al monumento “Pace e libertà nel mondo” che si con-
clude con una gigantesca aquila in rame di pregevole fattura: gira su se stessa
e muove le ali. Adesso siamo al principio di una interminabile, maestosa scalea.
Porta alla cima del Cornella o quasi dove, forse per l’autunno, sarà innalzata la
“Madonnina della pace”. Dal prof. Bressa veniamo a sapere che la statua è
pronta e che si tratta dell’unica Madonna al
mondo raffigurata con le ali. E’ l’altare a non
essere ancora completato. Comunque, è
certo che fra un anno la “Madonnina della
pace”, illuminata giorno e notte, si specchierà dal Cornella nel Piave.
Quanti milioni spesi e quanti da spendere! Più che soddisfatti il Sindaco e la po-
polazione di Quero per la singolare attrazione che serve di richiamo turistico.
Dei monumenti del prof. Bressa hanno parlato perfino giornali tedeschi. «Altri
monumenti allora?» chiediamo. «Certo - risponde il prof. Bressa sorridendo -
anzi, uno lo dedicherò anche ai giornalisti. In parte lo vedo già. Almeno nella
base: due grandi piedi di roccia. I giornalisti debbono avere bene i piedi in terra.
Al resto ci penserò». Il pensiero (la preoccupazione) è anche nostro.
Così dunque appariva al visitatore, più o meno negli anni Cinquanta e Sessanta
del secolo scorso, la proprietà di Antonio
Bressa (che, quando veniva a Quero da Ve-
nezia, abitava in una casa - ovviamente ros-
sa - in centro paese…ed era ovviamente
Duilio Specia ad andarlo a prendere o ad accompagnarlo in stazione a Fener).
Bressa morì nel 1971. Secondo i racconti che mi sono stati fatti dai queresi che
ho interpellato (e che ringrazio per le molte informazioni), da tempo voleva dona-
re l’intera proprietà al Comune di Quero in cambio della costruzione di una stra-
da d’accesso, ma non se ne fece mai nulla, e così il tutto venne successivamen-
te acquistato da Andrea Perenzin e Luigino Prosdocimo. E’ di quegli anni la
strada come la vediamo oggi; prima - per accedere alla proprietà del Bressa -
c’erano solo un sentiero e una teleferica. Solo qualche anno fa il Comune ha
acquistato parte dell’area data poi in uso al Gruppo Alpini “Monte Cornella”, che
ne cura la manutenzione, in particolare di una delle “casette rosse” che funge da
sede e deposito (le altre sono rimaste di proprietà di privati).
Parte di ciò che si vede nella foto d’epoca o che è descritto nell’articolo non c’è
più, a causa del tempo, dell’abbandono, dei ladri o dei vandali. Tutte le altre foto,
che ho scattato lo scorso Ferragosto, testimoniano quel che è ancora in piedi,
anche se in stato di visibile degrado. Resta la “cappella” dove Antonio Bressa voleva essere sepolto con la moglie,
con i mosaici a indicarne i nomi. Resta l’altare della Madonna. Resta il grande cappello d’alpino. Resta la “giostrina”
con, sopra, tutti i personaggi della favola di Pinocchio. Resta il “traliccio” che sosteneva l’aquila (più in alto) e l’elica
18 CRONACA
(più in basso), con le seguenti scritte in mosaico: “L’aquila in ogni suo battito d’ali lanci nei cieli della gloria il nome
di un martire della libertà spinto all’estremo sacrificio da prorompente anelito di
giustizia e affermazione della personalità umana fra le genti” - “L’elica in ogni
suo vorticoso giro perpetui con vibrante spasimo e commozione il ricordo della
eroica morte di migliaia di italiani immolatisi nella strenua e cruenta lotta per la
grandezza di una più bella e libera Italia 1848-1945” - “Testimone il Monte Cor-
nella alla medaglia d’argento Carlo Daccò tenente 2° Artiglieria da Montagna
nato a Milano il 4-9-1898 caduto il 14 novembre 1917 qui madri e spose di tutta
Italia accomunandosi pregano Quero 14-9-1949”. L’aquila (pregevole opera di
“Gasperin” Corrà) fa ora bella mostra di sé nel giardinetto adiacente la casa di
riposo di Quero. Per quel che riguarda i pagamenti dei lavori, di solito venivano
eseguiti settimanalmente, dopo la Messa della domenica mattina, presso
l’osteria dei Resegati. E i soldi spesi dal Bressa in questa “impresa” non devono
essere stati pochi, anzi. Solo recandosi sul posto, anche adesso, ci si può ren-
dere conto del gran lavoro che ha richiesto la sfrenata fantasia di questo eccen-
trico veneziano: ogni scalino ad esempio (e ce ne sono tantissimi) è lavorato o
ricoperto di mosaici o di pietre. Che poi il risultato complessivo potesse piacere
o meno, è un altro discorso. Rimane pur sempre un pezzo di storia di Quero
che, su suggerimento di una nostra affezionata abbonata querese (partico-
larmente addolorata nel vedere l’area in questo stato), ci è piaciuto riportare alla luce sulle pagine del Tornado.
Grazie “capo”!
Grazie “capo”, per la tua dedizione al lavoro e per la lealtà e la fiducia
che hai sempre dimostrato nei nostri confronti. Ci hai accompagnato e
aiutato durante il nostro percorso, e speriamo che tu continui a seguirci
anche da fuori. I nostri più sinceri auguri affinché tu possa goderti se-
renamente un meritato relax e che tu possa realizzare i desideri rimasti
ancora nel cassetto. Con profonda stima e riconoscenza,
Cristian e Stefano Giotto
20 RASSEGNA STAMPA
Un 57enne di Quero, fuori dal giro, è finito in manette: in casa aveva un chilo e mezzo di droga.
Nella sua casa arrivavano ad acquistare “maria” e hashish anche i ragazzini.
dopo che l’uomo, T.S., 57 anni (non è stato possibile sapere il nome per esteso, ndr), è stato messo ai domiciliari a
seguito della convalida e interrogatorio di garanzia. Nella casa del pusher, che vendeva anche a ragazzini, sono
stati trovati 1 chilo e 400 grammi di hashish e un etto di marijuana.
L’indagine Gli spunti investigativi sviluppati dai militari del Norm della Compagnia di Feltre, coordinati dal luogote-
nente Alberto Cominelli, erano nati da alcuni piccoli sequestri di spinelli. «Si tratta - spiegano dall’Arma - di numero-
se segnalazioni raccolte su quel territorio, suffragate da vari sequestri di piccolissime quantità di stupefacenti, ovve-
ro spinelli che erano in possesso di giovani del luogo, anche minorenni». Da lì i carabinieri si sono indirizzati verso il
vecchio pusher, che si pensava ormai da anni fuori dal giro. L’uomo aveva infatti avuto problemi con la giustizia per
spaccio una ventina di anni fa. Sembrava aver “chiuso” l’attività, ma forse la necessità economica stringente po-
trebbe averlo indotto a ricominciare.
La perquisizione Con gli elementi raccolti i carabinieri riescono a chiedere e ottenere alla Procura un decreto di
perquisizione. I militari, con unità cinofile, hanno bussato alla porta del pusher a Quero, venerdì mattina. C’è voluto
poco al cane Cjr del nucleo cinofili di Torreglia (Pd) trovare la “merce” che era stata nascosta dall’esperto pusher in
tutta la casa. «I militari del Norm, unitamente al personale della Stazione di Quero Vas e di quello del nucleo cinofili
di Torreglia (Pd), coordinati dal luogotenente Alberto Cominelli - spiegano dal comando provinciale -, hanno rinve-
nuto e sequestrato: 1,4 kg di hashish, 100 grammi di marijuana e 2700 euro in contanti, oltre a materiale vario per il
confezionamento». A quel punto T.S. è finito in cella a Baldenich e lunedì è stato messo ai domiciliari, dopo
l’interrogatorio di garanzia.
I controlli «Continua la stringente attività di prevenzione e repressione dei reati in materia di sostanze stupefacenti
da parte della Compagnia carabinieri di Feltre», sottolinea l’Arma. E ieri, sempre a Quero, in un controllo stradale è
stato trovato con droga alla guida dell’auto un 54enne di Marostica (circa 10 grammi di marijuana): è stato denun-
ciato dopo essersi rifiutato di sottoporsi ai controlli sulle sue condizioni psico-fisiche e la droga è stata sequestrata.
da “Il Gazzettino” del 19 settembre 2019
significa che il nostro museo con i suoi 140 soci distribuiti fra diversi comuni rappresenta quel valore aggiunto della
nostra comunità». La mostra sarà aperta tutte le domeniche dalle 15 alle 19, fino al prossimo 2 febbraio 2020. Per
informazioni e visite guidate: 0439/779748 - 0423/562179.
da “Il Gazzettino” del 23 settembre 2019
Acidi e scarti da spremitura trovano nuova vita nella carta, mescolati a cotone.
Il nuovo prodotto, artigianale e unico, è realizzato a mano da un maestro cartaio.
ASTERISCO
Quero, da Bari
segnalazione di Guerrino Perenzin
Non è un gioco di parole, ma l’insolito incontro che ha avvicinato
Guerrino Perenzin al signor Luigi… Quero, da Bari. Proprio così! Il
signor Luigi fa di cognome Quero ed ha voluto visitare il paese che si
chiama come lui. In vacanza al Golf Club Asolo, il signor Luigi, di
Bari, ha voluto visitare
il paese ed ha
partecipato alla festa
di via Toà. Nel corso
della serata ha anche
incontrato il sindaco di
Quero Vas, Bruno
Zanolla. D’obbligo la
foto ricordo, fatta
anche assieme ai
concorrenti per la
miglior barba e per la somiglianza al musicista Verdi. Il concorrente a
sinistra è il nostro Galiano Specia, di Carpen, non nuovo ad
affermazioni grazie alla sua florida barba. L’incontro con il signor Quero
è stato, insomma, un momento felice in una cornice festosa, una festa
nella festa che potrebbe ripetersi in future occasioni!
24 TEATRO
I prossimi appuntamenti
AUSER
CALCIO
Riflessi d’estate
Tripudio di colori con le splendide
fioriture che hanno allietato la vista
degli abitanti di Quero Vas.
LIBRI
COME ERAVAMO
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