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LEGGI DELLO STATO E LEGGI REGIONALI: Le leggi statali ordinarie sono approvate dal Parlamento con
una particolare procedura disciplinata dalla Costituzione. Esse possono modificare o abrogare qualsiasi
norma non avente valore di legge, e possono essere a loro volta abrogate con referendum popolare. Di
recente innovazione invece è il ruolo delle Leggi regionali e il loro rapporto con quelle statali: l’art. 117 della
Costituzione italiana definisce le relative competenze; lo Stato ha potestà legislativa esclusiva in materie
come la giurisdizione, le norme processuali, l’ordinamento civile e penale, la giustizia amministrativa. Le
materie non espressamente riservate alla legislazione dello Stato sono quindi attribuite alle Regioni.
I REGOLAMENTI: Subordinate alle leggi vi sono tante altre fonti i diritto, come i Regolamenti e le
Consuetudini. I regolamenti sono fonti secondarie del diritto, e possono essere emanati dal Governo, dai
ministri e da autorità amministrative non statali. Hanno contenuto normativo in quanto pongono norme
generali ed astratte. I regolamenti disciplinano l’organizzazione e il funzionamento dei pubblici uffici,
regolano specifiche materie in forza di una delega o autorizzazione contenuta in una legge.
LE FONTI COMUNITARIE: Le fonti normative di matrice comunitaria si distinguono in:
1) Regolamenti: contengono norme applicabili dai giudici dei singoli Stati membri, come se fossero leggi
dello Stato. Nel caso italiano, in caso di contrasto tra un regolamento e una legge interna, prevarrà il
regolamento di matrice comunitaria (artt. 10, 11 Cost. Ita.).
2) Direttive: si rivolgono agli organi legislativi degli Stati membri e hanno lo scopo di armonizzare le
legislazioni interne dei singoli Paesi. Le direttive devono però essere attuate mediante l’emanazione di
apposite leggi. Uno Stato che si renda inadempiente all’obbligo di attuare una direttiva entro il termine
previsto dalla stessa direttiva, può essere sanzionato dagli organi comunitari.
IL CODICE CIVILE:
Nella storia moderna, intorno al 1700, ha assunto importanza rilevante il movimento per la codificazione, sia
in campo costituzionale (Dichiarazioni dei diritti dell’uomo approvate in Francia nel periodo della Rivoluzione
francese – Costituzione americana del 1787 ecc.), sia nel campo del diritto privato. In ogni caso, sappiamo
che l’idea di codice è storicamente un prodotto dell’Illuminismo (infatti i Codici civili odierni sono nipoti del
Codice napoleonico ottocentesco). Il Codice civile, nei paesi di diritto scritto (non common law), riveste un
ruolo di centralità nel sistema del diritto privato, regolando i soggetti fisici e giuridici, i beni (es. la proprietà),
l’attività (es. il contratto). Il primo grande codice di diritto privato risale all’età moderna, ed è il Codice
Napoleone del 1804, sorto dall’ideologia della Rivoluzione francese: la maggior parte dei codici emanati
successivamente in altri Paesi è di stampo Napoleonico, come ad esempio quello del Regno d’Italia,
emanato nel 1865 e per larga parte ispirato al codice francese. Il codice civile in Italia è stato modificato più
volte a partire dal 1942 in poi.
In generale, il Codice Civile contiene punti di riferimento normativo volti a regolare e quindi disciplinare i
rapporti tra Privati. Quello italiano è diviso in sei “libri”, ognuno dei quali regola una precisa area/materia:
- Libro I: “Delle persone e della famiglia” Le persone sono soggetti fisici (persona in sé, l’individuo) e
giuridici (ente astratto che rappresenta una congregazione di persone fisiche unite da uno stesso interesse).
La Famiglia è fondata sull’Atto matrimoniale.
- Libro II: “Delle successioni” Subentro a causa di morte: fenomeno di subentro, per il quale il figlio
succede al genitore (es. quando il genitore muore, il figlio diventa l’erede: successione per decesso – il
genitore morto diventa “De cuius”); Subentro a causa di contratto tra vivi (inter vivos): la successione può
avvenire anche tramite Contratto (es. il diritto di proprietà può essere ceduto attraverso un contratto).
- Libro III: “Della proprietà” La proprietà è un Diritto su una Cosa, ossia un Diritto reale (res: cosa), ma è
diversa dal Possesso e dalla Detenzione. Infatti, la Proprietà riguarda un Diritto su un bene, mentre il
Possessore o il Detentore non sono titolari di un diritto su quel bene (es. depositando l’automobile in un
parcheggio, il proprietario del garage è il Depositario, quindi diventa il Detentore. Questo non può usufruire
dell’automobile poiché non ne ha i diritti, ma ha un Potere, ossia la “Situazione di detenzione”).
Il Libro III parla anche dell’Usufrutto: è quando si diventa titolari di un Diritto Reale su una cosa altrui,
limitatamente al tempo indicato sul contratto.
- Libro IV: “Delle obbligazioni” Obbligazioni da contratto: comportamento obbligatorio di fare / non fare /
dare qualcosa; l’obbligazione lega due o più persone (Creditore e Debitore, quest’ultimo legato al primo da
rapporto obbligatorio). Obbligazioni da fatto illecito: l’art. 2043 del Codice civile afferma che “qualunque fatto
doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il
danno” (dare pecunia).