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L’ORDINAMENTO GIURIDICO

Ogni società , ogni aggregazione umana non può vivere senza un ordinamento giuridico
cioè un sistema di regole che organizzano la vita sociale al fine di realizzare una pacifica
convivenza. L’ordinamento di una collettività costituisce dunque il suo DIRITTO.

Il diritto può essere inteso:

●In senso oggettivo è rappresentato dal sistema di regole dove ciascuna di queste regole
si chiama norma e poiché ciascuna di queste regole rappresenta il “diritto” la norme si
definiscono giuridiche.

●In senso soggettivo è considerato come il potere di agire per il raggiungimento di un


interesse giuridicamente protetto. A sua volta il diritto soggettivo si divide in:

a. Assoluto

▪ Diritti della personalità

▪ Diritti reali

b. Relativo

▪ Diritti di credito

▪ Diritti di famiglia

▪ Diritti potestativi

IL DIRITTO

Il diritto è nato per l’uomo che aveva bisogno di vivere in una società . Dev’essere un
diritto CERTO cioè quello che i consociati possono leggere e scrivere. Può essere
considerato come una necessità per la convivenza sociale, perché l’uomo solo con il diritto
potrà realizzare i suoi bisogni.

Il diritto si può distinguere in:

� Diritto PRIVATO regola i rapporti tra i singoli e/o i privati;

� Diritto PUBBLICO regola i rapporti tra pubblici poteri e i cittadini.

La linea di demarcazione tra diritto pubblico e privato non è più così netta poiché lo Stato
può svolgere delle funzioni che un tempo erano lasciate ai privati e viceversa. Inoltre,
spesso, uno stesso evento è disciplinato sia da norme di diritto pubblico sia da norme di
diritto privato.

I CARATTERI INCONTROVERSI DEL DIRITTO


Appartengono a una delle teorie del prof. Falzea dell’università di Messina secondo cui
sono:

1. Carattere UMANO il diritto è creato per l’uomo.

Nel tempo furono create altre teorie che ipotizzavano la possibilità che il diritto esistesse:

a. Nel mondo superumano (delle divinità ) → teoria che non ha avuto alcun seguito
perché non ha un fondamento scientifico.

b. Mondo subumano (degli animali) → anche questa teoria non ebbe molta fortuna
perché non si parla tanto di diritto ma di leggi di natura.

2. Carattere SOCIALE dove c’è la società c’è il diritto, e dove c’è il diritto c’è la
società (ubi societas, ibi ius – ubi ius, ibi societas).

Benedetto Croce mise in discussione la teoria robinsoniana (dal romanzo di Robinson


Crosoe) secondo cui l’uomo poteva essere contemporaneamente legislatore e destinatario
della legge. È una teoria da lui criticata perché l’uomo da solo non ha bisogno del diritto
perché vive secondo il proprio buon senso.

3. Carattere NORMATIVO il diritto va racchiuso in delle norme giuridiche per


essere un diritto certo.

LA NORMA GIURIDICA

È una regola di condotta che impone o proibisce ai consociati un determinato


comportamento.

La norma giuridica può avere due profili:

- Fisiologico → ha lo scopo di organizzare la vita sociale tra gli individui;

- Patologico → mette fine alle controversie per mantenere la pace sociale (Risolvere le
liti); se l'aspetto patologico è poco usato vuol dire che il sistema giuridico funziona,
ovvero si rispetta la volontà dell'altro.

I caratteri essenziali della norma giuridica sono:

1. GENERALITA’ poiché essa si rivolge a tutti i consociati (erga omnes).

2. ASTRATTEZZA poiché essa regola non un caso concreto ma una situazione tipo
( fattispecie astratta) cioè un fatto che ipoteticamente potrebbe verificarsi oppure no.

Più la norma è generale e astratta più è di diritto COMUNE (art.2043 sul fatto illecito)

Meno la norma è generale e astratta più è di diritto SPECIALE (es. lo statuto dei
lavoratori)

3. COERCIBILITA’ tutti i consociati sono tenuti all’osservanza della norma e in caso


di trasgressione sono sottoposti a una sanzione.
La norma è, infatti, costituita da:

▪ Un PRECETTO cioè un comando di fare o non fare

▪ Una SANZIONE è la conseguenza che l’ordinamento giuridico impone in caso di


inosservanza del precetto.

La sanzione può essere:

- Civile quando è violata una norma del diritto civile;

- Penale quando è violata una norma del diritto penale. Solitamente è punita con la
ristrettezza della libertà personale;

- Amministrativa riguarda l’illecito amministrativo. È punita con una multa.

La sanzione opera in due modi:

� DIRETTO quando costringe a ripristinare la situazione prima della violazione.

Es. La costruzione di un chioschetto abusivo.

� INDIRETTO quando obbliga a risarcire un danno.

Es. se non consegno la merce come da contratto devo risarcire il danno con una somma di
denaro.

Non bisogna confondere la norma giuridica dalla LEGGE.

La norma è il CONTENUTO della legge (CONTENITORE).

La norma giuridica è preceduta da una RUBRICA ed è divisa in COMMI.

Ogni norma NASCE nel momento in cui entra in vigore; MUORE quando perde la sua
efficacia. Essa entra in vigore il 15° giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale. Una volta entrata in vigore è uguale per tutti, non ammette ignoranza.

La norma giuridica è emanata dal potere legislativo (il Parlamento).

Il potere legislativo può essere delegato al potere esecutivo (ossia il Governo).

Anche un altro soggetto può fare diritto cioè il giudice che emana la sentenza: essa nel
momento in cui è definitiva diventa legge tra le parti.

FATTISPECIE

All'interno della norma troviamo la fattispecie che si può considerare la parte della
norma che descrive l’evento che intende regolare.
Essa può essere:

1. Astratta → quando considera un fatto non realmente accaduto ma descritto


ipoteticamente;

2. Concreta → quando considera un complesso di fatti realmente accaduti;

3. Semplice → quando è composta da un unico fatto (morte di un uomo segue


l’apertura della successione);

4. Complessa → quando è composta da più fatti (il matrimonio dove è necessaria la


volontà dei nubendi e dell’ufficiale dello stato civile);

5. Progressiva → riguarda una serie di fatti che si scandiscono nel tempo (es.
contratto di vendita: ti venderò casa quando ti laurei).

Nel formulare una norma giuridica bisogna seguire 3 principi:

1. UGUAGLIANZA

Art.3 Costituzione è diviso in 2 commi:

c,1: “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”

(uguaglianza formale). Il destinatario è il legislatore.

c,2: “compito della repubblica è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana […]”

(uguaglianza sostanziale). Il destinatario è il legislatore.

2. IMPARZIALITA'

La legge è uguale per tutti.

3. EQUITA'

È la giustizia del caso singolo. Il giudice, nel risolvere le controversie, può far ricorso
all'equità solo nei casi in cui sia la legge stessa che gli attribuisce il potere di decidere
secondo equità. Il giudice decide secondo equità nelle cause di modico valore e
riguardanti il patrimonio.

La giustizia può essere formale quando segue regole giuste; o sostanziale quando
riguarda un danno morale che è difficile da quantificare, e di conseguenza è possibile che
non vi sia risarcimento.

CLASSIFICAZIONE DELLE NORME

Le norme possono essere classificate in vario modo.

- Classificatorie: art. 816 c.c. classifica i beni mobili e immobili;


- Descrittive: art. 3 Cost. descrive il concetto di uguaglianza;

- Definitorie: art. 1321 c.c. definisce cos’è il contratto.

- Perfetta: munita di precetto e sanzione;

- Imperfetta: priva di sanzione.

- Precettiva: contiene un comando;

- Proibitiva: contiene un divieto;

- Permissiva: concede a soggetti particolari facoltà garantite dall’ordinamento.

� Morali: sono autopoietiche cioè regole di condotta che ciascuno si crea da solo.
Esse non assurgono a norme giuridiche poiché non si può pretendere che qualcuno si
attenga alle regole di qualcun altro.

� Giuridiche: invece sono etero poietiche cioè provengono dal soggetto terzo.

Inoltre la norma giuridica prevede delle sanzioni invece quella morale no.

Le regole del diritto e della morale possono coincidere (es. il comandamento non uccidere)
ma altre volte no (es. la legge sull’aborto, se per il diritto l’aborto è possibile per la
religione l’aborto è considerato come un vero e proprio omicidio).

"Non inquinare" "Non pagare le tasse" sono i nuovi peccati della chiesa che coincidono
con le norme giuridiche.

� Derogabile (o dispositiva): norma la cui applicazione può essere evitata


mediante un accordo degli interessati che possono derogare il contenuto della norma cioè
possono decidere diversamente;

� Inderogabile (o cogente): norma la cui applicazione è imposta dall’ordinamento,


i singoli non possono modificarla;

� Suppletiva: disciplina un rapporto che i soggetti privati hanno lasciato privo di


regolamentazione.
FONTI DEL DIRITTO

Il diritto scaturisce da alcune “fonti”, cioè da alcuni fatti che lo producono. Le fonti del
diritto sono allora i fatti o atti dai quali traggono origine le norme giuridiche. In particolare,
possiamo operare una distinzione tra le fonti in:

● Fonti di produzione sono quelle che creano il diritto;

● Fonti di cognizione sono quelle che permettono la conoscenza del diritto.

In realtà tale distinzione è solo metaforica e terminologica che non ha grande rilievo
poiché le fonti che creano la norma sono le stesse che ce la fanno conoscere.

Le fonti del diritto le troviamo elencate nel primo articolo delle “disposizioni sulla legge in
generale” (le cd preleggi costituite da 16 articoli) che precedono il testo normativo del codice
civile. L’art. 1 delle preleggi è rubricato “indicazione delle fonti”; tali fonti sono:

● Le leggi

● I regolamenti

● Le norme corporative

● Gli usi

GERARCHIA DELLE FONTI

Con riguardo alle fonti di produzione, esse si caratterizzano per la diversa efficacia o forza
normativa, nel senso che alcune di esse hanno prevalenza sulle altre: tutte le fonti sono infatti
regolate da un principio gerarchico secondo cui la norma di grado superiore abroga la norma
di grado inferiore e dunque la norma di grado inferiore non può creare contrasto con la norma
di grado superiore.

Come abbiamo visto l’ordine delle fonti è indicato all’art.1 delle preleggi, ma tale
indicazione risulta oggi incompleta per effetto dei mutamenti istituzionali intervenuti
successivamente all’emanazione del codice civile. In particolare, l’abrogazione dell’ordinamento
corporativo, l’introduzione della Costituzione, l’adesione all’Unione Europea e l’attuazione
dell’ordinamento regionale hanno profondamente inciso sull’originaria configurazione del
sistema. Sono oggi fonti del diritto, nell’ordine:

1. La Costituzione e le altre leggi costituzionali;

2. I regolamenti comunitari;

3. Le leggi ordinarie, gli atti aventi forza di legge e le leggi regionali;

4. I regolamenti governativi;

5. Gli usi.

COSTITUZIONE E LEGGI COSTITUZIONALI


Al vertice della gerarchia troviamo la Costituzione (o Carta Costituzionale) e le leggi
costituzionali.

La Costituzione è divisa in parti:

- La prima parte è dedicata alle libertà dell'uomo (diritti dell'uomo);

- La seconda parte ci parla dei diritti e dei doveri dei cittadini (famiglia, matrimonio,
proprietà );

- La terza parte è dedicata all'ordinamento giuridico (governo, parlamento e


magistratura).

La Costituzione assume una rilevanza centrale nell’intero sistema giuridico che sul piano
FORMALE, si esprime nel principio di rigidità : essa, può essere abrogata o modificata solo da
un’altra legge costituzionale, e cioè una legge approvata con un particolare procedimento, più
rigoroso e fornito di maggiori garanzie rispetto alle leggi ordinarie. La posizione di superiorità
della Costituzione e delle leggi costituzionali si esprime poi nel principio gerarchico per cui tutte
le disposizioni, di fonte diversa, devono rispettarne le previsioni e quindi non possono entrare
in contrasto con esse.

Nel momento in cui una norma va in contrasto con la Costituzione, il giudice si rivolge a
un organo che ha il compito di garantire e di far rispettare quanto scritto nella Costituzione.
Quest’organo è la Corte Costituzionale la quale è abilitata a risolvere tali controversie e
stabilisce se una legge è costituzionale o incostituzionale, cioè se tale legge deve essere abrogata
o meno. La Corte Costituzionale è composta da quindici giudici nominati:

● Per un terzo dal Presidente della Repubblica;

● Per un terzo dal Parlamento in seduta comune;

● Per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa.

Questa struttura mista è finalizzata a conferire equilibrio alla Corte costituzionale.

REGOLAMENTI COMUNITARI

I regolamenti comunitari sono atti normativi dell’Unione Europea che hanno diretta
efficacia nel territorio degli Stati membri. L’efficacia dei regolamenti è subordinata solo al
rispetto dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e prevale sulle leggi ordinarie.

Le direttive e le raccomandazioni, non hanno di norma efficacia normativa diretta e


immediata ponendosi dunque al di sotto delle leggi dello Stato in quanto per essere efficaci nel
nostro Paese devono essere trasformate in legge.

LEGGI DELLO STATO, ATTI AVENTI FORZA DI LEGGE, LEGGI REGIONALI


Subito dopo ci sono le leggi ordinarie dello Stato che sono le fonti di diritto più numerose
e di contenuto più ampio. Sono atti normativi emanati dal Parlamento e a esse, sono equiparati
gli atti aventi forza di legge ossia i decreti legge e i decreti legislativi:

● I decreti legge: sono atti aventi forza di legge emanati dal Governo in “casi straordinari di
necessità e urgenza”. Essi devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni, pena
la loro decadenza. (art. 77 Cost.)

● I decreti legislativi: sono invece emanati dal Governo in forza di un’apposita legge-delega
delle Camere, che conferisce il potere legislativo su materie determinate. Si ricorre a tale
strumento quando si tratti di materie e testi lunghi e complessi (art.76 Cost.).

Leggi dello Stato sono anche i Codici: Codice Civile, Penale, Procedura civile, Procedura
penale, Navigazione, Militare di guerra, Militare di pace. Nello stesso settore gerarchico abbiamo
i CODICI DI SETTORE (Codice di consumo: sulla tutela del consumatore). La loro importanza
non sta nel loro valore formale, equiparato a quello delle leggi ordinarie, bensì nel rilievo
pratico delle materie da essi disciplinate e nella organicità e sistematicità d’impianto.

Il Codice civile del 1942 nasce dalla fusione del codice civile di stampo napoleonico del
1865 e il codice di commercio del 1882.

Al suo interno contiene circa 3000 articoli ed è suddiviso in sei libri:

1° Libro: delle persone e della famiglia. Riguarda: la capacità giuridica delle persone, i
diritti della personalità , le organizzazioni collettive e la famiglia.

2° Libro: delle successioni. Contiene la disciplina delle successioni in caso di morte e il


contratto di donazione.

3° Libro: della proprietà. È dedicato alla proprietà e agli altri diritti reali.

4° Libro: delle obbligazioni. Riguarda i contratti e i fatti illeciti.

5° Libro: del lavoro. È dedicato al lavoro, trattando l’impresa in generale, il lavoro


subordinato o autonomo, le società aventi scopo di lucro, la concorrenza.

6° Libro: della tutela dei diritti.

Il codice civile si conclude con le disposizioni di attuazione composte da 300 articoli.

Accanto alle leggi dello Stato troviamo le leggi regionali ossia atti normativi emanati
dalle Regioni. In precedenza tali leggi si trovavano un gradino più in basso rispetto alle leggi
dello Stato, ma adesso sono state equiparate grazie alla modifica dell’art.117 Cost. del 2001. La
differenza, quindi, non è più gerarchica ma si tratta di una differenza basata sulla competenza
delle materie disciplinate.

REGOLAMENTI GOVERNATIVI
Al gradino più basso troviamo i regolamenti governativi che sono atti normativi emanati
da autorità amministrative per disciplinare la pratica applicazione delle leggi. Sono emanati dal
Governo e altre autorità amministrative.

CONSUETUDINE

All’ultimo gradino troviamo l’uso, o consuetudine la quale è l’unica fonte non scritta che
nasce per effetto della costante osservanza, nel tempo, di una certa condotta. È composta da due
elementi:

1. Un elemento oggettivo: è l’usus (dal latino), ossia il comportamento ripetuto nel tempo e
sempre uguale tra i consociati;

2. Un elemento soggettivo: la convinzione (opinio iuris) che tale comportamento sia


doveroso o da considerarsi moralmente obbligatorio.

Esistono tre diversi generi di consuetudini:

● Consuetudo secundum legem (secondo la legge): è la consuetudine che opera in senso


integrativo della norma di legge;

● Consuetudo praeter legem (oltre la legge): è quella consuetudine che disciplina un


ambito non ancora disciplinato dalla legge;

● Consuetudo contra legem (contro la legge): è quella consuetudine che opera in direzione


opposta alla legge e, pertanto, illecita.
L’INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE

È un'attività fondamentale che ha due profili:

� Profilo CONOSCITIVO ha lo scopo di far conoscere il significato della legge;

� Profilo APPLICATIVO l’interpretazione permette alla norma generale o astratta


di diventare concreta, cioè di esplicare la sua funzione.

All’interpretazione sono affidati tre compiti fondamentali:

●Sciogliere le ambiguità del testo linguistico;

●Colmare le lacune del diritto;

●Rimediare all’invecchiamento delle disposizioni in quanto solo attraverso


l’interpretazione le leggi si trasformano ed il codice si rinnova combattendo così, la sua
staticità .

I criteri d’interpretazione della legge sono indicati all’art.12 delle preleggi. In


particolare sono elencati 2 criteri:

1. Criterio letterale: è il criterio che interpreta la parola secondo il suo significato


letterale. L’interpretazione deve però intendere le parole non isolatamente, ma in
connessione tra esse e in maniera contestuale. L’interpretazione, ancora, deve essere
sistematica, poiché nessuna norma vive da sola, ma si inserisce in un complesso sistema
col quale occorre coordinarla, dovendo preferire, nel dubbio, il significato che la renda
coerente alle altre.

2. Criterio teleologico (dal greco “telos” - scopo,fine - ): è il criterio che si riferisce


al fine che il legislatore aveva nel momento in cui ha creato, scritto ed elaborato una legge;
la cd ratio legis, ossia la ragione che giustifica la creazione di una legge. L’interpretazione
può essere:

●Estensiva, quando si fanno rientrare nella norma ipotesi non previste ma sicuramente
coerenti alla sua ratio. Ad esempio l’art. 3 Cost. che riguarda l’uguaglianza di tutti
cittadini, va intesa in senso estensivo come l’uguaglianza di tutti gli uomini.

●Restrittiva, quando si escludono ipotesi che rientrerebbero nella previsione, ma che in


realtà esulano dalla “intenzione” della norma stessa. Ad esempio l’art. 832 che riguarda la
proprietà .

ANALOGIA

Viene adottata nei casi in cui “una controversia non può essere decisa con una precisa
disposizione” (art.12 delle preleggi). Il presupposto è l’esistenza di una lacuna giuridica,
cioè quando non esiste una norma in grado di regolare una data situazione. L’analogia si
divide in:
●Analogia legis: quando il giudice non riesce a individuare la norma che disciplina una
data situazione giuridica; in tal caso si applicano “le disposizioni che regolano casi simili
in materie analoghe”;

●Analogia iuris: se”il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i principi generali
dell’ordinamento giuridico dello Stato”. Tali principi serviranno al giudice per emettere
una sentenza.

Il ricorso all’analogia è sottoposto a limiti: l’analogia non è consentita né per le leggi


penali, né per quelle eccezionali (art. 14 preleggi).

TIPI DI INTERPRETAZIONI

L'interpretazione della legge non è libera, essa è una attività vincolata a criteri fissati dalla
legge. In base ai soggetti che compiono l’interpretazione essa si distingue in:

1. Dottrinale: quando è compiuta dagli studiosi di diritto che analizzando le norme


ne danno una loro interpretazione. Essi raccolgono il materiale utile all’interpretazione
delle varie disposizioni, al fine di illustrarne i vari significati;

2. Giudiziale: quando è operata dal giudice che interpreta attraverso la sentenza,


l'ordinanza o il decreto. Il giudice ascolta l’interpretazione delle parti in causa, e da una
sua interpretazione emettendo una sentenza. Una volta emanata la sentenza essa diventa
legge ma solo tra le parti, difatti il nostro ordinamento è di tipo civil law il che significa che
l’interpretazione che il giudice da alla legge può discostarsi da quella effettuata da altri
giudici. Diverso è il caso dei paesi common law in cui la sentenza di un giudice crea un
precedente e per tale ragione gli altri giudici devono conformarsi rispetto a quanto è già
stato pronunciato.

3. Autentica: quando è compiuta dal legislatore ed è contenuta in una apposita


norma di legge, detta interpretativa. Tale atto normativo presenta la caratteristica di
avere efficacia retroattiva, in quanto intende chiarire il significato di una legge
precendentemente emanata poiché poco chiara, chiarendo il valore da attribuire alla
precedente legge e troncando i dubbi sorti sulla sua interpretazione.

4. Ufficiale: quando è fatta dai pubblici ufficiali nello svolgimento delle loro
funzioni.
SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE

Il verificarsi del fatto previsto dalla norma determina la nascita di una nuova situazione
giuridica soggettiva. Da una situazione giuridica soggettiva può nascere:

●Un rapporto giuridico, ossia un rapporto tra due soggetti un soggetto attivo e un
soggetto passivo;

●Una qualità del soggetto (capacità giuridica);

●Una qualificazione di beni.

RAPPORTO GIURIDICO

I soggetti che fanno parte di rapporto giuridico sono definite “parti” contrapposte al
“terzo” ovvero colui estraneo al rapporto. Il rapporto giuridico nasce quando il soggetto
attivo ACQUISTA il diritto soggettivo.

L’acquisto può essere:

- Acquisto a titolo originario: il diritto soggettivo viene acquistato in maniera autonoma;

- Acquisto a titolo derivato: quando il diritto soggettivo si trasmette da una persona


all’altra.

In questo caso si verifica il passaggio tale fenomeno è detto successione che può essere:

1. A titolo universale → la persona subentra in tutti i rapporti di un’altra sia nella


posizione attiva che passiva;

2. A titolo particolare → quando subentra solo in un determinato diritto o rapporto.

Vicenda finale del rapporto è l’ESTINZIONE = il titolare perde il diritto senza trasmetterlo.

DIRITTO SOGGETTIVO

Le situazioni giuridiche soggettive possono essere ATTIVE o PASSIVE. La più importante


situazione giuridica soggettiva attiva è il diritto soggettivo → E’ IL POTERE DI AGIRE
PER IL RAGGIUNGIMENTO DI UN INTERESSE GIURIDICAMENTE PROTETTO.

Il diritto soggettivo rappresenta quindi un potere, una forza ed è la massima espressione


di libertà dell’individuo. Il diritto soggettivo è quindi un efficace strumento per il
soddisfacimento degli interessi.

Es. art. 2043 risarcimento del danno.

Ha due aspetti:
●Aspetto FISIOLOGICO è il potere di agire per il raggiungimento di un interesse;

●Aspetto PATOLOGICO è il potere di reagire quando questo interesse viene leso.

Il diritto soggettivo ha due momenti:

●L’esercizio del diritto → consiste nell’utilizzare i potere di cui il diritto ci dota;

●La soddisfazione dell’interesse protetto.

Non sempre l’esercizio del diritto coincide con la soddisfazione dell’interesse. Vi sono dei
diritti che si soddisfano in un momento successivo e la cui soddisfazione è vincolata
dall’attività di un altro soggetto. Ad esempio il creditore, richiedendo al debitore la somma
dovuta esercita il proprio diritto, ma lo realizzerà solo quando il debitore avrà realmente
pagato.

CLASSIFICAZIONE

I diritti soggettivi si classificano in due categorie:

� ASSOLUTI

Perché si fanno valere erga omnes nei confronti di tutti. Essi sono:

1. I diritti PERSONALITA’

Sono innati nell’uomo e sono tutelati a ventaglio: dall’art. 2 della Costituzione (che li
definisce diritti inviolabili), dal codice civile, dal codice penale e da altre leggi
complementari. Sono ad esempio il diritto alla vita, alla salute, all’onore e così via;

2. I diritti REALI

Dal latino res (cosa ) sono i diritti sulle cose.

Li distinguiamo in diritti su cosa propria (proprietà ) e diritti su cosa altrui che a loro
volta si dividono in:

- Diritti di godimento su cosa: usufrutto, uso, abitazione, superficie, enfiteusi, servitù


prediale;

- Diritti di garanzia su cosa: pegno e ipoteca.

La corrispondente situazione giuridica soggettiva passiva del diritto assoluto è il


DOVERE, il “neminem laedere” ovvero il dovere di astenersi dal turbare l’esercizio del
diritto.

� RELATIVI

Questi diritti si definiscono relativi perché si possono far valere nei confronti di uno o più
soggetti determinati o determinabili. Essi sono:
1. Il diritto di CREDITO

È una pretesa che ha il creditore (soggetto attivo) nei confronti del debitore (soggetto
passivo) affinché il debitore esegua la prestazione cioè adempia alla sua obbligazione.

2. I diritti di FAMIGLIA

Sono i diritti che i coniugi hanno l’uno nei confronti dell’altro: fedeltà, assistenza morale e
materiale, coabitazione.

La situazione giuridica soggettiva PASSIVA corrispondente al diritto di credito e ai diritti


famigliari è l’OBBLIGO. Mentre il neminem laedere è una situazione in cui non si deve far
nulla (per non turbare l’esercizio del diritto) quindi statica, in questo caso invece si ha
l’obbligo di cooperare affinché si attui il raggiungimento dell’interesse ed è quindi,
dinamica.

3. Il diritto POTESTATIVO

È il potere di agire per il raggiungimento di un PROPRIO interesse, modificando la sfera


giuridica di un altro soggetto.

Ad esempio il diritto di recesso del contratto: entro 14 giorni si ha la possibilità di


sciogliere il contratto senza precisare i motivi, in piena libertà . Oppure nel mondo del
lavoro il diritto che ha il datore di lavoro di licenziare un proprio dipendente, secondo una
valida giustificazione.

La situazione giuridica soggettiva PASSIVA che corrisponde al diritto potestativo è la


SOGGEZIONE, in cui il soggetto può solo subire e accettare la modificazione.

Ricapitolando…

Diritti assoluti → dovere

Diritto di credito e di famiglia → obbligo

Diritto potestativo → soggezione

ABUSO

Il diritto soggettivo è uno strumento di tutela dell’ordinamento giuridico che permette la


soddisfazione dei propri interessi esercitando una libertà quasi assoluta. L’unico suo
limite è l’ABUSO del diritto stesso. Le due più importanti manifestazioni di abuso sono
contenute in due norme:

� L’art. 833 rubricato ATTI D’EMULAZIONE

Sono gli atti che hanno come unica finalità quella di nuocere gli altri senza che vi sia una
reale utilità per il soggetto che li compie (ad esempio la costruzione di un muro per
togliere la vista al vicino).

Affinchè vi sia un atto emulativo è necessario un:

▪ Profilo soggettivo → è l’intenzione di nuocere ad altri e quindi di dare fastidio;


▪ Profilo oggettivo → la mancata utilità .

� L’art. 844 rubricato IMMISSIONI

Esse consistono in scuotimenti, esalazioni, rumori, fumi che da un proprietario passano ad


un altro. Le immissioni per essere valide devono superare la normale tollerabilità ed
essere perciò intollerabili. A decidere il grado di tollerabilità è il giudice che valuterà caso
per caso, prendendo in considerazione:

▪ Il luogo (zona residenziale o industriale);

▪ Le ragioni di produzione di tali immissioni (ad esempio nel caso di un Azienda che da
posti di lavoro in questo caso sarà l’azienda che continuerà a lavorare a discapito del
singolo);

▪ La priorità di preuso (come nella causa tra Mc Donald e Valentino che in questo caso si è
deciso in base alla priorità dell’uso, ossia chi c’era prima).

ALTRE SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE

Oltre al diritto soggettivo esistono altre situazioni giuridiche soggettive attive:

1. Facoltà: situazione giuridica soggettiva non autonoma in quanto vive all’interno


del diritto soggettivo. Ad esempio l’art. 832 sulla proprietà : diritto di godere e disporre
delle cose che vive all’interno del diritto di proprietà ; il godimento (godere della cosa fino
a distruggerla) e la disposizione (vendita o donazione) sono considerate due facoltà .
Proprio perché non sono autonome esse si estinguono solo se viene meno il diritto di cui
sono espressione.

2. Status: rappresenta la qualità del soggetto all’interno della società . È la posizione


che il soggetto ricopre all’interno della società. Ad esempio, lo status di cittadino, di
coniuge o figlio e in particolare attraverso una legge del 2012 lo status di figlio legittimo e
naturale sono equiparati.

3. Aspettativa: è l’attitudine di una situazione giuridica a diventare diritto


soggettivo. Se l’acquisto del diritto deriva dal concorso di più elementi, tra i quali alcuni si
sono verificati e altri no allora si ha l’aspettativa. Ad esempio, un’eredità lasciata a
condizione che il figlio si laurei, se non lo fa non godrà mai dell’eredità. L’aspettativa
predispone la possibilità di compiere “atti conservativi”; quindi il soggetto che si trova in
una situazione giuridica soggettiva che è l’aspettativa può compiere atti conservativi per
tutelare il diritto futuro. (ad esempio la protezione del bene).

Situazione giuridica soggettiva passiva:

●Onere: si può racchiudere nella frase “se vuoi devi”, si potrà esercitare un diritto, ma per
soddisfare un proprio interesse si deve agire.

Altre situazioni giuridiche soggettive in parte attive e in parte passive:


●Potestà: è il potere di agire per il raggiungimento di un interesse ALTRUI. (È una sorta
di potere – dovere). La potestà non si deve confondere con il potere potestativo (diritto
soggettivo relativo) che è il potere di agire per il raggiungimento di un proprio interesse
modificando la sfera giuridica di un altro soggetto che si trova in una situazione di
soggezione.

INTERESSI

Per interesse s’intende qualsiasi vantaggio o utilità . In particolare distinguiamo:

●Interesse legittimo: è il rapporto che il privato ha con la pubblica amministrazione. Il


privato ha, infatti, interesse che l’amministrazione svolga correttamente il proprio
operato per far valere tale interesse si può rivolgere al tribunale amministrativo. Il privato
si rivolgere al tribunale amministrativo per ottenere una sentenza che obblighi la pubblica
amministrazione ad emanare un provvedimento dovuto o che annulli un provvedimento
illecito.

●Interessi diffusi: sono tutelati dalla Costituzione, riguardano tutti gli uomini. Ad
esempio: l’interesse che il mare non venga inquinato, l’aria non venga inquinata, il
consumatore non venga ingannato.

●Interessi collettivi: riguardano una categoria specifica (ad esempio i lavoratori).

In sintesi…

La più importante situazione giuridica soggettiva attiva è il diritto soggettivo il quale si


divide in:

1. Diritti assoluti (diritti della personalità e diritti reali→ su cosa propria/altrui→


di godimento/di garanzia)

2. Diritti relativi (diritti di credito, diritti di famiglia, diritti potestativi)

Le corrispondenti situazioni giuridiche soggettive passive sono, rispettivamente:

- Dovere (diritti assoluti)

- Obbligo (diritti di credito e di famiglia) e soggezione (diritto potestativo)

Altra situazione giuridica soggettiva passiva:

- Onere

L’unico limite del diritto soggettivo è l’abuso contenuto in due norme del c.c.:

- Art. 833 → atti emulativi

- Art. 844 → immissioni

Altre situazioni giuridiche soggettive attive:


1. Facoltà

2. Status

3. Aspettativa

Situazioni giuridiche soggettive attive e passive:

Potestà

IL SOGGETTO DEL RAPPORTO GIURIDICO (PERSONA FISICA)

CAPACITA’ GIURIDICA

Il I libro del codice civile (delle persone e della famiglia) si apre con l’art. 1 rubricato
capacità giuridica.

La CAPACITA’ GIURIDICA → è una “qualità” del soggetto e rappresenta l’ATTITUDINE


DEL SOGGETTO A ESSERE DESTINATARIO DI DIRITTI E DOVERI.

L’art. 22 della Cost. dispone inoltre che nessuno può essere privato, per motivi politici,
della capacità giuridica (insieme alla cittadinanza e al nome). Pertanto, è considerata un
elemento qualificante dell’uomo.

L’uomo acquista la capacità giuridica immediatamente alla NASCITA, entrando così nel
mondo del diritto. Essa non può essere persa in vita ma solo al momento della MORTE. I
concetti di nascita e morte li attingiamo dalla scienza medica.

Nascita

Un tempo si credeva che corrispondesse con il primo battito cardiaco, adesso invece viene
considerata la prima respirazione polmonare; inoltre non è più richiesto il requisito della
vitalità (cioè l’attitudine a rimanere in vita) poiché per considerare il soggetto vivo è
necessaria solo la prima respirazione polmonare pertanto anche se il soggetto vive solo
per pochi istanti egli acquista la capacità giuridica.

Il soggetto appena nato acquisendo la capacità giuridica, nel nostro ordinamento, può
essere destinatario di un’eredità e pochi istanti dopo la sua morte la trasmette agli eredi.
Ecco perché è importante per il diritto stabilire il momento della nascita.

Entro 10 giorni uno dei genitori dovrà dichiarare la nascita all’ufficiale dello stato civile
affinché venga formulato l’ATTO DI NASCITA. Tuttavia la madre del nato non ha l’obbligo
di riconoscere il figlio come proprio; ha la libertà di partorirlo ed essere tutelata
dall’anonimato.
Morte

Per il diritto la morte è intesa come la cessazione dell’attività celebrale, a differenza di un


tempo in cui si considerava la morte come cessazione del battito cardiaco. Oggi il diritto
riconosce quindi che anche se il cuore continua a battere la persona è da considerarsi
ugualmente morta. Entro le 24h dal decesso la morte dovrà essere dichiarata all’ufficiale
di stato civile per la formulazione dell’ATTO DI MORTE.

CAPACITA’ DI AGIRE

Il bambino alla nascita acquisisce solo la capacità giuridica. Con il compimento dei 18
anni si acquista la CAPACITA’ DI AGIRE → una qualità del soggetto e rappresenta l’
ATTITUDINE A PORRE IN ESSERE ATTI GIURIDICI RILEVANTI.

Fino ai 18 anni la persona non può agire giuridicamente, quindi non può compiere alcun
atto giuridico (art. 2 c.c.). Pertanto per gli atti compiuti dal minore si applica una “fictio
iuris” – finzione giuridica – secondo cui il minore può compiere atti come se fosse
delegato dai genitori.

Con i 18 anni la persona compie atti giuridici validamente, cioè questi atti NON possono
essere annullati. Può però accadere che una persona maggiorenne, che ha già acquistato la
capacità di agire, la perdi durante il corso della vita, per ragioni di varia natura. In questo
caso si parla di INCAPACITA’ DI AGIRE.

INCAPACITA’ DI AGIRE

L’incapacità può essere di due tipi:

1. Incapacità LEGALE di agire (assoluta e relativa)

2. Incapacità NATURALE di agire

INCAPACITA’ LEGALE di agire

L’incapacità legale di agire a sua volta si distingue in:

●ASSOLUTA → il soggetto incapace assoluto NON può compiere alcun atto, né atti di
ordinaria amministrazione né atti di straordinaria amministrazione.

- Gli atti di ordinaria amministrazione sono atti con cui si gestisce il REDDITO;

- Gli atti di straordinaria amministrazione sono atti che creano una modifica sostanziale
del PATRIMONIO (come una vendita o donazione).

Si considerano come incapaci assoluti:

A. Il MINORENNE
Il minorenne è incapace assoluto in quanto non può compiere autonomamente alcun atto.
Gli atti eventualmente posti in essere sono annullabili e potranno essere impugnati entro
5 anni dal rappresentante legale o dal minore stesso diventato maggiorenne.

Vi è un’unica eccezione che è il caso in cui il minore di età falsifica i propri documenti di
identità facendo figurare che sia un maggiorenne. Questi atti posti in essere dal minore
NON possono essere annullati. Si ritengono invece accessibili tutti gli atti necessari a
soddisfare le esigenze della propria vita quotidiana.

Ai GENITORI compete la gestione del patrimonio del minore e il compimento di ogni atto
(potere di rappresentanza):

- Disgiuntamente per gli atti di ordinaria amministrazione;

- Congiuntamente (di comune accordo) per gli atti di straordinaria amministrazione.

Qualora entrambi i genitori fossero morti, la responsabilità genitoriale e la gestione del


patrimonio competono al TUTORE, anche se offre meno garanzie, per cui per determinati
atti occorre l’autorizzazione del giudice tutelare.

B. GLI INTERDETTI

L'interdizione, nel diritto civile italiano, è il provvedimento con il quale il maggiorenne


perde la capacità d'agire, ossia la capacità di compiere atti giuridici, al ricorrere dei
presupposti previsti dalla legge. L’interdizione può essere quindi di 2 tipi:

1. Interdizione GIUDIZIALE → nasce dalla sentenza del giudice che dichiara certi
soggetti interdetti.

Può essere considerato interdetto il MALATO DI MENTE grave ed abituale tanto da non
poter provvedere ai propri interessi. L’interdizione giudiziale ha uno scopo di
PROTEZIONE per la persona malata che non riesce a badare ai propri interessi, quindi
attraverso l’interdizione si prevede che il soggetto non possa compiere alcun atto né di
ordinaria né di straordinaria amministrazione.

Il Giudice tutelare nomina un rappresentante legale ossia un TUTORE che si sostituisce


all’interdetto e agisce per nome e conto dell’incapace per la cura dei suoi interessi.
Qualsiasi atto posto in essere dal soggetto è ANNULLABILE.

2. Interdizione LEGALE → nasce dalla legge.

È una pena accessoria prevista dal codice penale disposta nei confronti di coloro che siano
stati condannati all'ERGASTOLO o alla PENA DI RECLUSIONE per un tempo non inferiore
a 5 anni. A seguito del provvedimento che dispone l'interdizione legale, il destinatario
perde la capacità di agire.
A differenza dell'interdizione giudiziale, l’interdizione legale ha uno scopo PUNITIVO, è
una pena accessoria pensata per punire ulteriormente chi ha subito una condanna
privando la persona della capacità di agire (considerata anche come morte civile, in
quanto non può più compiere nessun atto).

Va precisato che l'interdizione legale limita l'incapacità del soggetto ai soli atti che
riguardano "la disponibilità e l'amministrazione dei beni" (art. 32 c,4 c.p.) e poiché in
questo caso nel soggetto non difetta la capacità di intendere e di volere egli può compiere
atti personalissimi può contrarre matrimonio, fare validamente testamento, riconoscere
un figlio.

Gli atti compiuti dall'interdetto legale sono ANNULLABILI e l'azione di annullamento può
essere esercitata da chiunque ne abbia interesse.

●RELATIVA → si considera incapace relativo colui che può compiere da SOLO atti di
ordinaria amministrazione ma per compiere atti di straordinaria amministrazione ha
bisogno dell’assistenza (consenso) di un CURATORE nominato dal giudice tutelare. Il
curatore apponendo una sua FIRMA rende valido l’atto; se manca la firma, l’atto è
considerato non valido e verrà dunque annullato.

Gli incapaci relativi sono:

A. INABILITATI

L’inabilitato può compiere atti di ordinaria e straordinaria amministrazione da solo ma


con il consenso di un curatore. Gli inabilitati sono:

a. Coloro che soffrono di una malattia di mente non tanto grave (a differenza
dell’interdizione giudiziale);

b. Il tossico dipendente;

c. L’alcolista;

d. Il prodigo (colui che sperpera il denaro per ostentazione);

e. Il ludo patico (colui che sperpera il denaro per gioco);

f.I cechi e i sordo muti che non hanno avuto un’educazione sufficiente tale da badare ai
propri interessi.

B. MINORI EMANCIPATI

Se il minore, tra i 16 e i 18 anni, con autorizzazione del Tribunale, si sposa, diviene minore
emancipato. Tale soggetto (una volta raggiunta l’emancipazione) può compiere atti di
ordinaria e straordinaria amministrazione con assistenza del curatore autorizzato dal
giudice, che può essere l’altro coniuge (se maggiorenne) o i genitori.

Ricapitolando…

Nell’incapacità legale di agire intervengono due figure:


1. Il TUTORE rappresenta → incapaci ASSOLUTI (agisce in nome e per conto
dell’incapace);

2. Il CURATORE assiste → incapaci RELATIVI (autorizza l’incapace a compiere gli


atti di straordinaria amministrazione tramite la sua firma. Quindi lo affianca ma non lo
sostituisce come invece fa il tutore).

Con essi gli interdetti (incapaci assoluti) e gli inabilitati (incapaci relativi) possono
prendere parte alla vita giuridica.

AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

La legge n.6/2004 introduce significative modifiche al codice civile individuando la figura


dell’amministratore di sostengo. L’amministrazione di sostegno (art.404) è un istituto
generale diretto a provvedere alle esigenze di protezione della persona che per effetto di
una MENOMAZIONE FISICA o PSICHICA, si trova nella IMPOSSIBILITA’, ANCHE PARZIALE
O TEMPORANEA, DI PROVVEDERE AI PROPRI INTERESSI.

I presupposti per l'amministrazione di sostegno possono essere quindi malattie fisiche


(che vengono prese in considerazione per la prima volta) o mentali o entrambe. È la
mancanza di autonomia che rende la persona bisognosa di un sostegno (di un aiuto).

L’amministratore è nominato dal giudice tutelare, che con DECRETO oltre a nominarlo,
stabilisce gli atti che può compiere a seconda delle problematiche del beneficiario. Si
tratta quindi di una figura DUTTILE che si adatta alle specifiche esigenze del beneficiario.
Il giudice tutelare indica periodicamente:

- Gli atti che il beneficiario può compiere soltanto con l’assistenza dell’amministratore;

- Gli atti che l’amministratore compirà (da solo) in qualità di rappresentante legale del
beneficiario.

La persona quindi conserva la capacità di agire per gli atti che non richiedono la
rappresentanza esclusiva o l’assistenza necessaria dell’amministratore di sostegno; in
quanto si vuole concedere alla persona un minimo di autonomia nella vita di tutti giorni.
Allo stesso tempo la denominazione BENEFICIARIO permette al soggetto di non essere
etichettato all’interno della società come interdetto o inabilitato ed è per questo motivo
che l’amministrazione di sostegno rappresenta una figura molto importante nel mondo
della disabilità .

L’amministratore è scelto di preferenza tra gli stretti congiunti dell’interessato e dovrà


tener conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario.

Con tale figura si cercano di limitare quanto più possibile i casi d’interdizione giudiziale o
d’inabilitazione, ricorrendovi solo nei casi in cui l’amministrazione di sostegno risulti
INIDONIA ad assicurare protezione al soggetto interessato (criterio residuale
dell’interdizione). Il giudice deve pertanto capire se può applicare la legge e può quindi
nominare un amministratore di sostegno. Se l'amministratore di sostegno non sembra la
figura più adatta nella situazione specifica del soggetto e allora potrà interdire o
inabilitare (in via residuale) e quindi automaticamente nominare un tutore o un curatore.

INCAPACITA’ NATURALE di agire

Nell’art. 428 viene individuata la figura dell’incapace naturale, ovvero di un soggetto


maggiorenne (capace di agire) il quale, per cause di varia natura, può trovarsi INCAPACE
DI INTENDERE E DI VOLERE (cioè incapace di comprendere e di poter scegliere
liberamente). Distinguiamo tra gli atti compiuti dall’incapace naturale:

1. Matrimonio/ testamento/ donazione: sono annullabili solo se il soggetto


dimostra che nel momento in cui ha compiuto l’atto era incapace di intendere e di volere.

2. Atto unilaterale (rinuncia di un credito): la legge protegge la persona incapace


naturale facendo si che tale atto possa essere annullato. Affinché l’atto possa essere
annullato è necessario il grave pregiudizio ossia un grave DANNO per la persona
incapace.

Ad esempio se sono debitore nei confronti di un soggetto e restituisco la somma da


ubriaco tale atto non è annullabile poiché esisteva un obbligo nei confronti dell’altro; se
invece ricevo un danno da ubriaco la legge mi difende e rende l’atto annullabile.

3. Contratto: l’incapace naturale viene tutelato dalla legge permettendo di


annullare tale contratto attraverso la sentenza del giudice. Come presupposto per
l’annullamento del contratto sono necessari la presenza di un GRAVE DANNO e la
MALAFEDE dell’altro soggetto che approfitta dell’incapacità di intendere e di volere
dell’altro.

L’annullabilità può essere richiesta dal soggetto in questione, una volta riacquistata
coscienza, entro 5 anni dal compimento.

Incapacità legale e naturale

Incapacità legale: Incapacità naturale:

●Minore età Soggetto c apace legalmente


risulta incapace nel

●Interdizione legale momento in cui pone in essere


l’atto.

●Interdizione giudiziale Il soggetto si trova


concretamente in stato di

●Inabilitazione incapacità quando compie l’atto.

●Emancipazione

●Amministrazione di sostegno

Ha rilevanza la situazione del soggetto, non lo


stato in cui era nel momento in cui pone l’atto.

stato in cui era nel momento in cui pone l’atto.

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