IL DIRITTO TRIBUTARIO
Attività finanziaria dello Stato: le entrate a disposizione dell’Ente Pubblico sono stabilite
dalla legge ed hanno molteplici fonti:
Dall’esercizio di imprese produttive gestite dall’ente (da solo o in società con privati);
Tutte queste forme di entrate pubbliche sono state classificate dagli economisti in base a
diversi aspetti e viene chiamata CLASSIFICAZIONE ECONOMICA delle entrate.
Ad esempio, in base al rapporto tra costo e prezzo di un servizio distinguiamo il prezzo
privato (o di mercato) dal prezzo pubblico (è pari al costo totale del pubblico servizio), il
prezzo di monopolio (che è pari al prezzo privato più l’aggiunta di un’imposta giustificata
dalla posizione monopolistica dello Stato) dal prezzo politico (costituito da tassa+contributo
che è inferiore al costo totale e viene chiesto dall’ente pubblico a chi usufruisce di un servizio o
trae vantaggio da un’opera pubblica).
La distinzione più importante della macro categoria delle entrate pubbliche è data dalla
suddivisione delle entrate in:
Prestazioni patrimoniali liberamente contratte dal singole;
Prestazioni imposte, nelle quali non rientrano solo i tributi ma tutte le prestazioni che
anche se liberamente voluto dal soggetto passivo sono determinate in maniera
autoritativa ed obbligatoria dall’ente pubblico (in questo modo la libertà del singolo si
riduce nella libertà di usufruire o meno di determinati servizi pubblici).
Le risorse alle quali lo Stato (e tutti gli altri enti minori) può attingere derivano da:
attività di “iure gestionis” cioè l’attività di gestione del proprio patrimonio ed attività
connesse. Si tratta di entrate che entrano nelle casse dello stato in forza di rapporti
contrattuali o da rapporti che hanno natura negoziale di tipo privatistico.
1
attività di acquisizione “iure imperii” che deriva dal prelievo dei tributi.
Si tratta di entrate di tipo COATTIVO la cui fonte deriva dal potere dello Stato al quale
nessuno si può sottrarre e senza che concorra la volontà dell’obbligato.
Rientrano in questa categoria le sanzioni a contenuto patrimoniale che conseguono alla
violazione di un precetto giuridico; i prestiti forzosi con i quali si impone un finanziamento a
favore dello Stato mediante l’acquisto di titoli di debito pubblico (con piano di rimborso e
pagamenti di interessi predeterminati); ablazioni (es. espropriazioni); i tributi.
Il diritto tributario si pone all’interno del diritto finanziario che è l’insieme di norme che
regolano la raccolta, gestione, ed erogazione dei mezzi economici occorrenti per la vita degli
enti pubblici.
Il diritto tributario è quel complesso di norme che disciplinano l’attività dello Stato e degli
Enti pubblici diretta a far acquisire i mezzi finanziari occorrenti per il raggiungimento delle
finalità pubbliche Può anche definirsi come il complesso di norme e principi che governano
l’istituzione e l’attuazione del tributo.
Sempre nel diritto tributario accanto alle norme sostanziali (che contengono gli elementi
essenziali del tributo) abbiamo le norme formali (o procedimentali) che hanno lo scopo di
disciplinare i rapporti tra ente pubblico e contribuente.
Le entrate pubbliche sono considerate come una contropartita rispetto ai servizi e le opere
che uno Stato mette a disposizione dei propri cittadini al fine di soddisfare interessi pubblici o
generali.
L’art.23 della Costituzione sancisce il principio in base al quale “nessuna prestazione
patrimoniale o personale può essere imposta, se non in base alla legge”. Si tratta di una riserva
di legge che definisce per bene l’ambito della prestazione patrimoniale imposta che agendo
autoritativamente comporta una decurtazione del patrimonio privato. Affinchè la prestazione
possa definirsi patrimoniale deve sussistere la necessità che l’attitudine ad incidere sul
patrimonio costituisce la ratio ispiratrice della norma e che non serva per altri fini.
Alla luce di ciò, escludiamo dalle prestazioni patrimoniali imposte tutte quelle che
nonostante determinino effetti ablatori sul patrimonio privato, sono destinate a sostituire beni o
diritti (es. le espropriazioni per pubblica utilità).
La Corte Costituzionale ha allargato la cerchia delle prestazioni patrimoniali imposte
ricomprendendo anche ipotesi di prestazioni ad assetto commutativo purchè la prestazione
del privato costituisca corrispettivo rispetto ad un pubblico servizio ed abbia finalità
depauperatoria del patrimonio privato.
Rispetto all’autoritatività per aversi prestazione imposta occorre che la decurtazione del
patrimonio del privato sia disciplinata autoritativamente, cioè occorre che la determinazione
dell’obbligo (da cui deriva la prestazione imposta) non sia in nessuno modo determinata da
un privato perché deve trovare la sua fonte sempre nella leggo, regolamento o altro atto
amministrativo.
2
Per riassumere: si definirà PRESTAZIONE PATRIMONIALE IMPOSTA qualsiasi prestazione
finalizzata alla decurtazione patrimoniale del soggetto in cui l’obbligo da cui deriva (la
decurtazione) provenga e sia disciplinato da fonte autoritativa.
All’interno del genus di prestazione patrimoniale imposta si può ricomprendere varie species
quali il tributo, le ablazioni obbligatorie ed i prezzi pubblici.
Il tributo si connota per la funzione fiscale perseguita, cioè nell’essere un istituto giuridico che
consiste in una prestazione patrimoniale imposta al consociato sulla base di una fonte
autoritativa ed il cui gettito è destinato agli enti pubblici per fini pubblicistici.
c. DESTINAZIONE DEL GETTITO ALLA FINANZA PUBBLICA: il gettito che deriva dalla
prestazione imposta servirà sempre per Enti pubblci.
L’IMPOSTA E LA TASSA
L’imposta rappresenta il tributo per eccellenza in quanto contiene tutti i caratteri essenziali e
può essere definita come “prestazione coattiva dovuta dal soggetto passivo, in base ad un
presupposto di fatto, che esclude qualsiasi relazione con ogni attività dell’ente pubblico.
Si tratta quindi di un fatto economicamente rilevante, cui sono estranei l’ente e l’attività
pubblica.
L’imposta, a differenza di altri tributi, si caratterizza per la totale assenza nel suo presupposto
di qualsiasi interrelazione con l’attività dell’ente pubblico.
In questo ottica, l’elemento che distingue l’imposta da altri tributi è il diverso atteggiarsi del
presupposto, in quanto nell’imposta il presupposto appartiene alla sfera giuridica del soggetto
passivo, non dipende dall’ente pubblico (es. il reddito, possesso di un bene,ecc…).
Viceversa, negli altri tributi il fatto assunto a presupposto è legato al finanziamento di una
determinata attività o di servizio pubblico che riguarda uno specifico contribuente.
3
DIFFERENZA TRA TASSA ED IMPOSTA
L’imposta è una prestazione obbligatoria in denaro che lo Stato, le regioni e gli enti locali
prelevano ai contribuenti, per far fronte alle spese necessarie al loro mantenimento e per
soddisfare i bisogni pubblici. A differenza della tassa si caratterizza per la mancanza di
una controprestazione diretta dello Stato, ma trova fondamento nella partecipazione in
qualche modo (valutabile economicamente) alla comunità nazionale. Così, per esempio,
l'operaio, il dirigente che, prestando la loro attività alle dipendenze di un'impresa, pongono
in essere il presupposto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, o anche
l'imprenditore che, svolgendo un'attività produttiva realizza personalmente il fatto
(attività d'impresa) dal quale deriva l'obbligazione d'imposta. Ancora, chi è il proprietario
di un immobile, e quindi è titolare di un bene che produce un reddito (rendita fondiaria o
canone di locazione), è soggetto all'imposta sul reddito delle persone fisiche (salvo che
l'immobile non sia configurabile come abitazione principale) e all'imposta comunale sugli
immobili (ICI). L'imposta può presentare caratteristiche diverse a seconda degli eventi
economici che ne impongono l'applicazione e conseguentemente può essere suscettibile di
differenti classificazioni (dirette e indirette, generali o speciali, personali o reali,
proporzionali, progressive e regressive ecc.).
I CONTRIBUTI
È il terzo genus tra imposte e tasse e viene definito come “un peculiare tipo di tributo il cui
presupposto è il vantaggio economico conseguito dal contribuente (o da determinate categorie
di soggetti) a seguito di attività pubblica destinata in modo indistinto all’intera collettività”.
Consiste in una prestazione pecuniaria obbligatoria a favore dello Stato (o di altro Ente
munito di capacità impositiva).
È irrilevante il rapporto tra costo del servizio pubblico con l’ammontare del contributo.
Il contributo non trova fondamento nel principio di partecipazione alle spese dello Stato
bensì nel beneficio particolare che l’attività amministrativa reca a favore di un soggetto
individuato, il quale si troverà ad essere avvantaggiato per lo svolgimento di determinati servizi
pubblici.
4
Da ciò consegue il dovere di tali soggetti a partecipare alle spese sostenute dall’ente pubblico
in ragione di una duplice qualità: in forza del dovere di contribuzione dell’art. 53 Cost. ed in
ragione del vantaggio individuale che scaturisce dall’attività pubblica.
Contributi PROPRI:
Contributo integrativo d’utenza stradale a carico di soggetti che utilizzavano, per la
natura della loro attività, in maniera frequente determinati tratte stradali. In virtù di
ciò era previsto che questi utenti contribuissero al costo del servizio;
Contributo di miglioria specifica ed il contributo di miglioria generica che spettava
come conseguenza di un incremento di valore del proprio immobile conseguente a
lavori effettuati dallo Stato (miglioria specifica). Il presupposto del contributo è
identificabile nell’aumento del valore del bene
Contributo di bonifica è una prestazione annuale dovuta da tutti i proprietari di fondo
che hanno tratto beneficio da un’opera di bonifica. Sotto il profilo del beneficio la
Cassazione ha affermato che quel che conta “non è il miglioramente complessivo
dell’igiene e dalla salubrità dell’aria” bensì ciò che rileva è “ l’incremento di valore
dell’immobile soggetto a contributo, in rapporto causale con l’opera di bonifica”.
Contributi IMPROPRI:
Contributo per il Servizio Sanitario Nazionale (ormai soppresso) che colpiva il
reddito delle persone chiamate a tale prestazione;
Contributo di Urbanizzazione introdotto dalla Legge Bucalossi, dovuto nel momento
dell’edificazione e commisurato all’incidenza delle opere di urbanizzazione e di
costruzione;
MONOPOLI FISCALI
Il monopolio dal punto di vista fiscale rileva come quella situazione nella quale la produzione
di un determinato bene/servizio è concentrata in un unico soggetto.
Si distinguono i monopoli di diritto (è introdotto per fini di utilità generale) dai monopoli
fiscali che hanno lo scopo di procacciare un’entrata allo Stato (natura tributaria).
PARAFISCALITÀ
È una forma di prelievo obbligatorio, non di natura tributaria, tramite il quale si provvede al
soddisfacimento di importanti scopi che assicurano la sicurezza sociale/fini istituzionali.
In questa categoria rientrano i contributi previdenziali e questa categoria si distingue dai
contributi fiscali dalla destinazione d’uso.
Un altro elemento è dato dal fatto che questi contributi non interessano la generalità dei
soggetti bensì quelli appartenenti a determinate categorie.
Inoltre, vale la pena ricordare, che un contributo è sempre collegato ad un beneficio (es.
indennità di disoccupazione, integrazioni salariali, assegni famigliari, trattamento per gli
infortuni sul lavoro, pensione di invalidità).
5
CAPITOLO 2
I PRINCIPI COSTITUZIONALI DI RISERVA DI LEGGE E DI CAPACITÀ CONTRIBUTIVA
Nell’art. 23 della Costituzione è stata introdotta la riserva di legge secondo la quale “ Nessuna
prestazione personale e patrimoniale può essere imposta, se non in base alla legge”.
Si tratta di uno strumento di garanzia per far in modo che il prelievo trovi la sua
legittimazione solo nella legge e la Costituzione ha attribuito solo al legislatore la competenza
riservata in materia di imposizione fiscale. Da ciò discende che solo il Parlamento può
disciplinare le politiche delle imposte.
Per prestazione patrimoniale si intende una decurtazione patrimoniale che il privato subisce
per effetto di un’imposta (il pregiudizio patrimoniale subito dal privato deve essere l’effetto
principale, e non accessorio ed eventuale, rispetto al conseguimento di finalità pubblicistiche
e l’imposta deve risultare da “atto di imperio” o non da concorso con il privato).
Con riferimento all’art.23 la riserva di legge fa riferimento ad ogni atto normativo avente
forza di legge (rientrano anche le leggi regionali).
Inoltre, dopo un esame approfondito delle sentenze della Corte Costituzionale, si è ritenuto
indispensabile che sia la legge ad indentificare gli elementi necessari per identificare le
prestazioni (an debeatur) cioè il fatto al verificarsi del quale le prestazioni diventano dovute
(presupposto impositivo), i soggetti passivi obbligati ad effettuare le prestazioni
(contribuente) e la misura del tributo (determinazione aliquota e base imponibile).
Per quanto riguarda la misura del tributo (quantum debeatur) risulta normativamente
possibile che la legge fissi i massimi e/o i criteri di determinazione e poi spetterà all’Ente
minore disciplinare in tal senso.
La riserva di legge non riguarda tutte le norme, bensì solo quelle di diritto sostanziale,
cioè quelle norme impositrici oppure quelle norme che definiscono i soggetti passivi, l’an
ed il quantum del tributo mentre le norme che disciplinano l’accertamento e la riscossione
possono essere affidate a norme di rango inferiore.
Pertanto atti diversi dalla legge possono contenere la determinazione quantitativa delle
prestazioni, l’accertamento e la riscossione, a condizione che sia sempre la stessa legge a
stabilire i criteri direttivi, limiti e controlli.
Da ciò consegue che la riserva di legge, imposta nell’art. 23 della Costituzione, esclude la
legittimità di norme aventi valore di legge ordinaria che contrastino con essa. In
quest’ottica è sempre ammesso un intervento della Corte Costituzionale ogni qualvolta ci
siano situazioni di contrasto.
6
contributiva che rappresenta l’attitudine alla contribuzione ai carichi pubblici. In ottica
tributaria rappresenta un criterio di giustizia, in base al quale “ciascuno deve contribuire in
base alle sue capacità” (non in relazione al beneficio ottentuo).
Quindi nella riserva di legge, imposta dall’art. 53 troviamo sia il principio contributivo e
progressivo al fine di partecipare alle spese dello Stato, oltre a quello del minimo vitale.
Inoltre sempre in base alla capacità contributiva, le spese che sono “finanziabili” sono quelle
che non possono essere divise, cioè i servizi indivisibili. A ciò bisogna aggiungere, sempre
grazie alla Corte Costituzionale, i contributi di miglioria specifica che determinano nuova
ricchezza, e vengono assimilati al modello dell’imposta.
In merito alla retroattività, è stata ammmessa la possibilità che il Parlamento può emanare
norme tributarie retroattive purchè rispettino il principio dell’attualità che viene rispettato
quando si assoggettano ad imposizione fiscale, fatti del passato che hanno una capacità
contributiva ancora attuale.
CAPITOLO 3
IL SISTEMA DELLE FONTI DEL DIRITTO TRIBUTARIO
Sia il Parlamento che le Regioni sono dotate di potestà impositiva primaria. Accanto a questi
modelli abbiamo quello attribuito agli Enti locali, che in forza dell’articolo 119 Costituzione
attribuisce una competenza (seppur secondaria tramite lo strumento del regolamento)
finanziaria ed autonoma capacità impositiva.
Il principio uguaglianza tributaria discende dall’art.3 Cost. grazie alla combinazione con
l’art.53 Cost. ed in ragione di tale principio “la legge tributaria disciplina allo stesso modo fatti
e situazioni che esprimono una pari capacità contributiva ed in modo diverso fatti e situazioni
che esprimono una differente attitudine al concorso delle spese pubbliche”.
Ciò implica tassazione uguale per situazioni uguali (sotto il profilo della capacità contributiva)
e trattamenti diseguali quando la capacità contributiva è diversa.
Il legislatore deve stabilire quali sono le situazioni che danno vita a diversa capacità
contributiva, salvo poi successivo sindacato di legittimità della Corte Costituzionale.
Nel 2012, sulla spinta di pressione europee è stato introdotto nella nostra Costituzione
l’art.81 che fissa il principio del PAREGGIO DI BILANCIO, il raggiungimento di equilibrio tra
entrate e spese.
7
STATUTO DIRITTI CONTRIBUENTE
Si tratta della più grande riforma, in ambito tributario, dopo quella degli anni ’70.
Nell’articolo 1 c’è un richiamo agli articoli 3, 23, 53, 97 della Costituzione e le disposizioni
contenute in questo Statuto costituiscono i principi generali dell’ordinamento tributario e
possono essere modificate o derogate solo espressamente (mai da leggi speciali).
In fase di interpretazione, il giudice deve ricordarsi che lo Statuto dei diritti del contribuente
costituisce attuazione degli articoli costituzionali e pertanto va inquadrato, nell’ambito della
gerarchia tra le fonti, come legge ordinaria.
LE LEGGI
La legge costituisce fonte primaria per l’attuazione di norme tributarie, in quanto “ogni
prestazione coattiva, di natura tributaria, a favore di un Ente pubblico può essere stabilita solo
sulla base di una legge” (principio legalità impositiva).
DECRETI LEGISLATIVI
È l’ultima tipologia di atti aventi forza di legge ed all’interno di questa categoria di atti
emanati dall’Esecutivo, distinguiamo decreti-delegati da decreti-legge.
I decreti delegati (o decreti legislativi o leggi delegate) sono provvedimenti normativi, che
rientrano nella competenza del Governo, al quale il Parlamento ha delegato la competenza a
disciplinare determinate materie.
La legge di delega stabilisce il periodo di tempo entro il quale il Governo può adottare i decreti
delegati e fissa l’oggetto ed i criteri direttivi cui l’esecutivo deve attenersi nell’esercitare tale
sua funzione legislativa eccezionale.
La violazione dei contenuti delle legge delega comporta illegittimità costituzionale del decreto
legislativo stesso, in base all’art.134 della Costituzione.
Lo strumento del decreto legislativo delegato è stato usato per la riforma tributaria del ’70,
diventando una forma normale di produzione del diritto tributario.
DECRETI LEGGE
Si tratta di provvedimenti provvisori che hanno forza di legge al cui il Governo fa ricorso
qualora sussistano condizioni straordinarie di urgenza e necessità (art.77 Cost).
Devono essere presentati alla Camere lo stesso giorno di emanazione e perdono di efficacia ex
tunc se il Parlamento non li riconverte in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale (salvo il ricorso ad una legge formale che disciplina i rapporti giuridici sorti
durante i 60 giorni di validità delle norme).
L’articolo 2 del comma 1 dello Statuto dei diritti del contribuente, dispone che “le leggi e gli
atti aventi forza di legge che non hanno un oggetto tributario non possono contenere
disposizioni di carattere tributario, slavo quelle inerenti l’oggetto della legge medesima”.
Inoltre sempre lo Statuto, stabilisce che “non si possono istituire nuovi tributi, ne’ prevedere
l’estensione ad altre categorie di tributi già esistenti, tramite lo strumento del decreto legge.
8
I TESTI UNICI
Il testo unico, predisposto in base a delega legislativa è un vero e proprio decreto legislativo e
pertanto avrà forza di legge.
In materia tributaria abbiamo il Testo Unico delle imposte sui redditi, il Testo Unico
dell’imposta di registro, il Testo Unico dell’imposta sulle successione e donazioni.
LE LEGGI REGIONALI
Con la riforma del Titolo V della Costituzione, le Regioni sono state dotate di autonomia anche
sotto il profilo dell’autonomia impositiva.
In determinate materie le Regioni concorrono con lo Stato alla emanazione della disciplina
legislativa (le regioni devono emanare la normativa attuativa mentre lo Stato fissa i principi
fondamentali di ogni singola materia).
Le regioni hanno potestà legislativa “concorrente” (limiti fissati nei principi fondamentali
dello Stato) in materia di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario
nonché hanno potestà legislativa in materia di tributi regionali e locali.
Hanno potestà legislativa “residuale” (nelle materie che non sono di competenza esclusiva
dello Stato).
Nonostante la riforma del 2001, in materia di tributo regionale abbiamo sempre potestà
legislativa concorrente: cioè lo Stato determinerà la “cornice generale” dei principi di
riferimento, (che varrà per tutti i legislatori regionali) che armonizzerà il sistema in tutte le
regioni, e le Regioni avranno il compito di “attuare” quanto stabilito nei principi generali.
Il coordinamento verticale è stato attuato con i principi della separazione delle fonti
(divieto di intervento sulle basi imponibili e sulle aliquote dei tributi che non appartengono al
proprio livello di governo, mediante l’esclusione di interventi della legislazione statale sui tributi
regionali e locali) e del divieto di doppia imposizione (è esclusa ogni forma di doppia
imposizione sul medesimo presupposto, fatte salve le addizionali previste dalle legge statale o
regionale).
9
Il coordinamento orizzontale è garantito dal PRINCIPIO DI TERRITORIALITÀ che disciplina
l’attribuzione di risorse autonome ai Comuni, Province, Regioni (è previsto un fondo perequativo
per le regioni più piccole o più povere).
Rispetto ai tributi locali, ci potranno essere tributi (locali) creati e disciplinati da leggi Statali e
tributi (locali) istituti e disciplinati da leggi regionali mentre non ci potranno mai essere dei
tributi creati esclusivamente dai Comuni, senza che la legge fissi i contenuti minimi (riserva
di legge).
In seguito alle modifiche del titolo V e per l’attuazione del federalismo fiscale si dispone che:
a. La legge dello Stato individua i tributi propri dei Comuni e delle Province definendone
presupposti, soggetti passivi e basi imponibili;
b. I comuni possono stabilire ed applicare tributi di scopo connessi ad opere a finalità
pubblica
c. Le regioni possono istituire nuovi tributi a favore di Comuni nel propri territorio
specificando gli ambiti di autonomia attribuita alle regioni.
d. Gli enti locali possono modificare le aliquote dei tributi a loro attribuiti ed introdurre
agevolazioni (es. IMU)
10
CAPITOLO 4
L’EFFICACIA NEL TEMPO E NELLO SPAZIO DELLE NORME TRIBUTARIE
Vige anche nel diritto tributario, il principio secondo il quale nessun tributo può essere
imposto retroattivamente.
L’unica caso di deroga è disciplinato dall’art.1 dello Statuto deli contribuenti nel quale viene
specificata la possibilità di intervenire successivamente sul contenuto di una disposizione
tributaria poco chiara. Si parla in questo caso di “legge di interpretazione autentica” che
estende il campo dei contribuenti o il campo dei fatti con effetto retroattivo.
Queste norme di “interpretazione autentica” possono essere introdotto solo ed
esclusivamente solo legge ordinaria e solo per casi eccezionali.
Nello Statuto dei lavoratori sono presenti altre due regole; la prima stabilisce che:
il legislatore non può introdurre a carico del contribuente, scadenze ravvicinate rispetto
all’entrata in vigore della nuova norma tributaria (cioè se si vogliono porre a carico dei
cittadini nuovi adempimenti, questi devono rispettare un periodo di vacatio di 60
giorni rispetto alla data di approvazione della relativa legge istitutiva).
Il legislatore non può con singole leggi mirate intervenire e/o modificare, a danno del
contribuente, gli ordinari termini di decadenza e prescrizione previsti dalla legislazione
fiscale.
La terza ipotesi di cessazione dell’efficacia di norme tributarie è data dalla scadenza del
termine di leggi temporanee o a scadenza.
11
possibilità che un determinato soggetto possa essere oggetto di imposizione fiscale di più
paesi. In questo caso, il principio di non collaborazione viene meno.
Si parla di ultrattività di una norma, quando questa va oltre gli effetti territoriali ed assume
efficacia anche oltre il confine nazionale creando situazioni di doppia imposizione fiscale e di
concorrenza fiscale.
Il principio dominante in materia è quello del reasonable or genuine link tra presupposto
soggettivo ed oggettivo da un lato ed Ente impositore dall’altro.
Negli ordinamenti giuridici internazionali, vige il criterio della tassazione mondiale (world
wide taxation) secondo il quale la tassazione è possibile anche al di fuori del territorio da
correlare al principio del criterio della fonte in base al quale se il reddito viene prodotto in
un determinato Stato, questo reddito sarà soggetto a tassazione del relativo Stato.
12
CAPITOLO 5
LA STRUTTURA DELLE NORME TRIBUTARIE
Le norme tributarie hanno il fine esclusivo di fornire allo Stato le risorse necessarie al suo
funzionamento, attraverso l’applicazione autoritativa di obbligazioni pecuniarie a carico di
quelle categorie di soggetti, residenti e non, ai quali siano riferibili determinati fatti o atti
significativi di potenzialità economiche tali da giustificare il concorso alle pubbliche spese.
Da ciò discende che alla norma tributaria va assegnato il carattere della strumentalità, in
quanto il suo fine è in primis quello fiscale, cioè quello di riscuotere i tributi per far in modo
che lo Stato possa funzionare al meglio.
La norma tributaria è una prescrizione costituita da una fattispecie astratta, la cui coincidenza
con la fattispecie reale (disciplinata dal legislatore) produce effetti giuridici in capo a
determinati soggetti.
NORME SOSTANZIALI: come la norma penale, anche la norma tributaria fotografa determinati
fatti oppure determinati atti giuridici per assumerli successivamente a fattispecie
dell’imposizione, cioè quei fatti che sono dotati della capacità di produrre specifiche
conseguenze fiscali. Queste conseguenze fiscali consistono in un sacrificio economico che
viene spontaneamente sopportato dal colui al quale la legge ritiene debba essere imputato il
fatto assunto e che in mancanza di spontaneo adempimento, questo sarà realizzato in via
coattiva da parte della P.A.
Bisogna distinguere tra presupposto oggettivo del tributo e oggetto del tributo.
Il presupposto assume fatti/atti giuridici in quanto rappresentativi di potenzialità
contributive (cioè di ricchezza tassabile) mentre l’oggetto consiste nella ricchezza o capacità
economica che si vuole andare a tassare con il tributo.
(Il presupposto oggettivo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) è costituito dal
possesso di un reddito mentre l’oggetto del tributo è rappresentato dalla grandezza economica
palesata dal reddito stesso). Il presupposto consente di distinguere tra imposte istantanee o
periodiche, tra dirette ed indirette.
13
Imposte ISTANTANEE (il fatto assunto a fattispecie dell’imposizione è un evento che si
perfeziona in maniera istantanea o cmq in un breve lasso temporale; tali imposte si
caratterizzano per il fatto che ogni singolo avvenimento, che è il presupposto dell’imposta, fa
sorgere una distinta ed unica obbligazione cossichè la ripetizione del medesimo fatto farò
sorgere una nuova obbligazione).
La categoria delle esenzioni non va confuso con quelle delle ESCLUSIONI perché le norme che
contemplano tali esclusioni disciplinano anche la fattispecie concreta e servono solo a
specificare il campo di applicazione della norma, individuando soggetti che saranno esclusi e
soggetti che saranno tenuti a pagare. Pertanto l’esclusione è una disposizione a cui per
definizione non corrisponde una norma.
14
CAPITOLO 6
L’INTERPRETAZIONE NEL DIRITTO TRIBUTARIO
Uno dei fenomeni di instabilità del sistema tributario italiano è costituito dalla frequente
legiferazione in materia fiscale e dal frequente uso della decretazione d’urgenza.
Il legislatore tende ad affiancare alla disciplina sostanziale di ciascun tributo (individuabile
negli elementi essenziali quali il fatto presupposto, i soggetti passivi, la base imponibile) la
disciplina formale (costituita da regole per lo svolgimento di accertamenti, riscossione,
irrogazione di sanzioni).
Inoltre bisogna tenere in considerazione che il nostro diritto tributario è un diritto senza
codice, in quanto privo di una legge generale che lo regoli nella sua interezza e l’unico punto
di riferimento in materia è costituito dallo Statuto dei contribuenti le cui disposizioni
costituiscono i principi generali dell’ordinamento.
Partendo da ciò, il diritto tributario non può sottrarsi all’applicazione delle norme generali
dell’ordinamento italiano elaborate nel corso del tempo quali l’art. 12 delle preleggi
(“nell’applicare la legge non può attribuirsi altro senso se non quello proprio del significato delle
parole secondo l’intento del legislatore”).
Inoltre sono da considerarsi prive di fondamento quelle teorie che in caso di dubbio e/o
incertezza interpretativa attribuiscono vantaggi al Fisco o al contribuente.
Rispetto all’analogia (applicazione di una fattispecie non direttamente regolata dalla legge, di
una norma giuridica regolante situazioni astratte molto simili alla fattispecie non regolata che
impone il trattamento giuridico omogeneo delle situazioni equivalenti).
Nel diritto tributario l’applicazione analogica è da escludersi per le norme sostanziali
(quelle norme che determinano gli elementi essenziali del tributo quali i soggetti passivi, il
presupposto e la base imponibile) in virtù della natura quasi penale delle norme tributarie e
dal fatto che l’analogia presuppone un vuoto normativo che nel diritto tributario non può
essere concesso per le norme sostanziali (ci sarebbe violazione del principio di legalità).
Diversamente l’interpretazione analogica potrà avvenire negli spazi vuoti che riguardano le
modalità di calcolo e di determinazione degli imponibili, procedimento di applicazione tributi,
riscossione.
INTERPELLO
Uno strumento concesso al contribuente per chiarire meglio alcune perplessità e dubbi in
merito al corretto trattamento fiscale di una fattispecie è dato dall’istituto dell’INTERPELLO.
Si definisce interpello ordinario lo strumento che permette l’attività interpretativa o di
consulenza giuridica da parte dell’agenzia delle entrate che serve ad individuare il corretto
trattamento tributario della fattispecie oggetto dell’interpello.
È disciplinato dall’art.11 dello Statuto dei diritti del contribuente che da la possibilità al
contribuente di rivolgersi alla Agenzia delle Entrate per l’interpretazione di una generalità di
norme tributarie.
Requisiti:
presentata in via preventiva rispetto alla realizzazione del comportamento del quale si
chiede l’interpretazione ed inviata alla sede regionale in virtù del domicilio fiscale del
richiedente
vi deve essere incertezza (l’amministrazione finanziaria non deve aver già emanato
circolari e disposizioni di chiarimento) e deve riguardare un caso personale e concreto
15
rispetto dei requisiti di forma con l’indicazione del contribuente, domicilio, firma
contenere la descrizione del caso concreto e la copia della documentazione
L’amministrazione centrale avrà 120 giorni di tempo, che decorrono dal momento di notifica
dell’interpello, per rispondere altrimenti il silenzio equivarrà a silenzio-assenso.
16
CAPITOLO 7
I SOGGETTI ATTIVI
Per soggettivo attivo si intende quel soggetto che ha la capacità di imposizione dei tributi.
Al vertice della struttura dei soggetti attivi, con riferimento all’ambito tributario, abbiamo il
Ministero dell’Economia e delle Finanze che tra tutti i compiti ha anche quello di
determinare le politiche fiscali ed il sistema tributario.
All’interno del Ministero abbiamo i Dipartimenti ai quali è attribuita la competenza su
determinate materie.
L’area fiscale è affidata al dipartimento per le politiche fiscali che ha il compito di studiare e
predisporre tutte le politiche fiscali.
La riscossione è stata esternalizzata al di fuori del Ministero affidandola a privati (a partire dal
2006 è compito di Equitalia) con l’ausilio della Guardia di Finanza.
AGENZIA DELLE ENTRATE: ha il compito di gestire tutte le entrate erariali che nono sono
assegnate alla competenza di altre agenzie, enti ed organi.
Ha sia il compito di assistere i contribuenti sia quello di contrastare gli inadempimenti e
l’evasione fiscale.
Nello specifico riscossione e cura del contenzioso dei tributi diretti, dell’imposta sul valore
aggiunto (IVA) e tutte le imposte dirette.
Il raccordo tra Agenzia delle Entrate e Ministero delle Finanze è dato dall’atto di indirizzo che
il Ministero è tenuto a fornire, ogni anno, che contiene la previsione degli specifici obiettivi di
programmazione fissata dal Parlamento.
Questo atto fissa le linee generali e gli obiettivi della gestione tributaria e deve essere
trasmesso al Parlamento.
Il Ministro e le 3 Agenzie (Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane e Monopoli, Agenzia
del Demanio) stipulano una convenzione annuale nella quale sono indicati i servizi dovuti e
gli obiettivi da raggiungere, le risorse disponibili, le strategie per il miglioramento, le modalità
di verifica dei risultati di gestione, ecc…
17
AGENZIA DEL DEMANIO: è un ente pubblico economico che opera nell’ambito della pubblica
amministrazione attraverso il ricorso a strumenti di tipo privatistico.
Ha competenza in merito alla gestione, razionalizzazione, valorizzazione del patrimonio
immobiliare dello Stato.
Il garante è istituito presso ogni Direzione Regionale delle Entrate (tranne in Trentino dove
sono 2) e con la legge di Stabilità (2012-2014) è diventato organo monocratico.
Possono diventare “garanti” i magistrati, prof universitari, notati, avvocati, commercialisti e
ragionieri per una durata di 4 anni (incarico rinnovabile).
La sua funzione è quella di chiedere, sulla sorta di una segnalazione effettua dal contribuente,
documenti e chiarimenti agli uffici fiscali che hanno il dovere di rispondere entro 30 giorni.
L’esito della sua attività deve essere comunicato alla Guardia di Finanza ed alla Direzione
Regionale oppure all’ufficio fiscale interessato dall’atto amministrativo ritenuto illegittimo.
Può anche rivolgere raccomandazioni ai Dirigenti degli uffici fiscali, sollecitare rimborsi nei
confronti dei contribuenti, segnalazione di pregiudizi.
Vien nominato dal Presidente della Commissione Tributaria Regionale.
GUARDIA DI FINANZA: assolve le funzioni di polizia economia e finanziaria per la tutela del
bilancio pubblico e la repressione degli illeciti tributari.
Ha la doppia funzione di polizia tributaria e di polizia giudiziaria.
18
CAPITOLO 8
SOGGETTI PASSIVI
Sono soggetti passivi coloro nei cui confronti si verifichino 2 condizioni essenziali:
[Nel caso di tassazione di redditi o patrimoni, l’imposta non può che essere fatta valere su
coloro che hanno la disponibilità di tale reddito o il possesso di tale patrimonio].
La soggettività passiva è una condizione importante nel diritto tributario in quanto la corretta
identificazione dei soggetti passivi serve per il corretto adempimento dell’obbligazione
tributaria.
In primis, non bisogna mai confondere la soggettività giuridica con la soggettività tributaria
perché molte volte possono anche non coincidere.
Infatti la soggettività tributaria è attribuita oltre alle persone fisiche e giuridiche anche ad
organizzazioni di persone o beni che ne sono prive; la dottrina ha riconosciuto che possono
essere considerati soggetti di diritto anche le organizzazioni prive di personalità giuridica,
visto che il diritto civile, le riconosce come centri di imputazione di effetti giuridici
patrimoniali (è una sorta di capacità giuridica ridotta che l’ordinamento prende in
considerazione perché coinvolge interessi pubblici superiori come la salvaguardia dell’equità
della pretesa erariale).
CASI PARTICOLARI
a. Le associazioni tra agricoltori sono soggette all’IRES cosi che tutti i costi e gli oneri che
esse sopportano nella loro attività, devono essere tenuti in considerazione nella
ricostruzione del reddito imponibile. Ne consegue che il reddito di questi enti è distinto
da quello dei singoli partecipanti e non potrà essere dedotto (cosa che invece avviene
nelle società semplici).
b. Le società semplici non sono soggette ad IRES ne ad IRPEF in quanto i loro redditi sono
imputati direttamente a ciascun socio.
c. L’impresa familiare non costituisce soggetto unitario di imposizione in quanto i relativi
redditi sono imputati a ciascun collaboratore familiare.
d. Le organizzazioni di persone prive di personalità giuridica che diventano soggetti
passivi del rapporto giuridico tributario quando il presupposto di imposta si verifica in
maniera unitaria ed autonoma (ne consegue che non possono essere soggetti di
imposta le associazioni in partecipazione in quanto l’associato non partecipa alla
gestione bensì solo al rischio di impresa).
e. La stabile organizzazione , istituto che consente di collegare ad uno Stato il reddito
prodotto all’interno del suo territorio anche se l’impresa risiede all’estero.
L’individuazione della stabile organizzazione permette di distinguere tra i redditi
imponibili nello Stato della fonte e quelli tassabili nello stato dover risiede l’azienda.
f. Il Gruppo economico di interesse europeo
19
OBBLIGATO PRINCIPALE: è la situazione più semplice nel diritto tributario per definire colui
che si trova nella situazione di fatto che la legge pone come causa dell’obbligazione tributaria.
Si dice che il legislatore tributario sia “fenomenico” perché il fulcro della normativa consiste
nella precisazione di situazioni oggettive costituenti il presupposto di imposta, rispetto
alla individuazione di situazioni soggettive.
In questo modo la pretesa impositiva scaturisce dalla individuazione dei fatti in grado di
legittimarla per poi essere indirizzata verso i soggetti che si trovano in una situazione di fatto
o di diritto.
Si definiscono CONTRIBUENTI DI FATTO i soggetti sui quali viene fatto ricadere l’onere
finanziario in cui si sostanzia la pretesa impositiva.
Il meccanismo di trasferimento di questo onere viene operato dai quei soggetti che hanno
instaurato un rapporto giuridico d’imposta con l’Erario e che hanno il compito di
accertamento, controllo e riscossione (CONTRIBUENTI DI DIRITTO).
PATTI D’IMPOSTA: un ulteriore metodo traslativo del tributo che avviene per accordo
contrattuale tra le parti
Differenze:
il responsabile è obbligato a pagare insieme ad altri (coobligazione solidale) mentre
il sostituto lo è in luogo di altri;
nella sostituzione la rivalsa è un obbligo, nella responsabilità è un diritto;
Elementi in comune:
entrambi i soggetti hanno l’obbligo di pagare l’imposta, hanno la facoltà di rivalsa.
Il sostituto va identificato nel soggetto che dovendo erogare ad altro soggetto un reddito (in
virtù di un rapporto contrattuale) ne trattiene una parte per versarla all’Erario, parte che
corrisponde all’imposta applicabile sul reddito erogato.
20
Ne consegue che il tributo anche se erogato da un soggetto diverso, grava su colui che era
obbligato a corrisponderlo, il quale percepirà quanto dovuto al netto delle tasse imponibili.
La legittimità dell’istituto deriva dal fatto che il primo soggetto (cioè il sostituto) detiene delle
somme che sono giuridicamente di un secondo soggetto.
21
Il sostituto d'imposta è il soggetto che deve operare le ritenute previste per legge, che può
identificarsi a seconda dei casi nel datore di lavoro, committente di un lavoratore
autonomo, condominio, ecc..
Il sostituto dovrà effettuare un'apposita dichiarazione annuale, da effettuarsi mediante
l'utilizzo del Modello 770.
In tale dichiarazione saranno specificate le trattenute operate sugli emolumenti corrisposti
ai singoli soggetti (sostituiti). Agli stessi soggetti, il sostituto d'imposta deve rilasciare
un'apposita dichiarazione attestante le ritenute operate, talché lo stesso possa utilizzarla
quale attestazione delle imposte trattenute e conguagliarle nella propria dichiarazione dei
redditi.
La sostituzione avviene tipicamente in due modi:
1. a titolo d'imposta, ovvero quando il sostituto deve pagare tutta l'imposta, con
l'azzeramento del debito del sostituito, il quale è libero da qualsiasi altro
adempimento: per esempio nel caso di premi e vincite, nel qual caso chi eroga il
premio opera una ritenuta a carico del vincitore a titolo d'imposta, oppure in caso di
distribuzione di dividendi soggetti alla cosiddetta "cedolare secca" vale a dire a
titolo d'imposta quando la partecipazione non è qualificata (inf. 26%);
2. a titolo di acconto, ovvero quando l'obbligazione del sostituito non si estingue, ed
egli rimane soggetto passivo dell'imposta: per esempio il caso del datore di lavoro
che opera le trattenute IRPEF sullo stipendio del lavoratore. Si parla di acconto
perché il lavoratore sarà tenuto al pagamento dell'IRPEF derivante da redditi
diversi da quello da lavoro dipendente.
Nel caso di controversie tra sostituto e sostituito si dovrà ricorrere alle Commissioni
Tributarie anche se la relativa questione venga dedotta in una controversia tra privati in
quanto non può formare oggetto di cognizione incidentale.
Il responsabile d’imposta non si sostituisce nei confronti del Fisco all’originario soggetto
passivo, in quanto è semplicemente obbligato al pagamento dell’imposta insieme
all’originario soggetto passivo (si parla di coobligazione solidale dipendente).
Il Fisco potrà scegliere liberamente di escludere uno dei due, senza doversi per forza rivolgere
al debitore principale in quanto sotto il profilo legale le due posizioni sono strettamente
equivalenti.
SOLIDARIETÀ
È inconfigurabile qualsiasi ipotesi di solidarietà nel settore delle imposte personali, come è
impossibile avere la presenza di più creditori di una medesima prestazione tributaria
obbligatoria (è solo lo Stato).
Solidarietà paritetica: in questa fattispecie abbiamo più soggetti che concorrono alla
realizzazione di quella situazione di fatto (prevista dalla legge) che determina l’applicazione
del tributo. In questo caso tutti i soggetti saranno obbligati al pagamento del debito di imposta
a titolo principale ed ognuno per intero.
[es. i coeredi ai fini dell’imposta di successione, destinatari congiunti di donazione]
Solidarietà dipendente: qui sono tenuti in solido al pagamento del tributo soggetti diversi da
quelli rispetto ai quali si è verificato il presupposto di imposta.
Si tratta di soggetti che anche se non partecipano all’integrazione della fattispecie impositiva,
rispondono in solido del tributo insieme ai soggetti passivi in senso proprio.
Qui l’obbligo del pagamento nasce per i coobligati dipendenti da una fattispecie
sostanzialmente diversa rispetto a quella che determina l’obbligo impositivo a carico dei
23
soggetti in senso proprio; i soggetti coobligati soddisfano l’esigenza dell’ordinamento ad avere
una sorta di garante ex lege per il pagamento di quanto dovuto oltre che i debitori principali.
[es. notaio è obbligato in solido con le parti al pagamento per l’imposta di registro; cess. azien]
EVOLUZIONE NORMATIVA
La tematica della solidarietà è stata fortemente dibattuta all’interno dell’ordinamento italiano
con specifica attenzione alla validità della notifica effettuata nei confronti di un singolo
coobligato.
Si era giunti alla conclusione che se la notifica non è stata indirizzati a tutti i soggetti, si
potranno avanzare pretese nei soli confronti dei soggetti ai quali è pervenuta la notifica
(altrimenti ci sarebbe contrasto con il principio costituzionale dell’art.24 che garantisce la
piena tutela giurisdizionale).
Dall’altro lato, i coobligati ai quali non è stato notificato niente, potranno avvalersi delle
sentenze favorevoli che sono state promosse da chi ha ricevuto la notifica.
La norma principe è l’articolo 65 del D.P.R n 600/1973 il quale stabilisce la trasferibilità del
debito tributario (come tutti i debiti) agli eredi, i quali risponderanno in solido per le
obbligazioni che si erano formate prima della morte del de cuis.
Gli eredi hanno l’obbligo di comunicare all’ufficio delle imposte (del domicilio del dante
causa) le proprie genarilità ed il proprio domicilio fiscale; se ciò non avviene vi sarà
presunzione di notifica presso il domicilio del defunto.
Tutti i termini pendenti alla data della morte o che scadono entro i 4 mesi dalla morte, sono
prorogati in favore degli eredi di 6 mesi.
RESIDENZA E DOMICILIO
La residenza fiscale ha la funzione di individuare i soggetti ai quali sono riferibili le posizioni
debitorie ed è un elemento qualificatore della soggettività passiva, dopo la riforma.
2 principi impositivi: reddito mondiale (sono sottoposti a tassazione tutti i redditi, ovunque
prodotti) e fonte di produzione del reddito (si tassano solo i redditi prodotti nel territorio
dello Stato).
24
Si consideravano residenti, oltre alle persone iscritte all’anagrafe della popolazione
residente anche coloro che nel territorio dello Stato hanno la sede principale dei loro affari,
dimorano per più di 6 mesi l’anno, i cittadini residenti all’estero che per ragioni di servizio
allo Stato dimorano all’estero.
Con il vigente Tuir, si considerano residenti “le persone che per la maggior parte del periodo
di imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello
Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile”.
Si tratta di criteri alternativi, non concorrenti.
Per le persone fisiche i requisiti sono stabiliti dall’art.43 c.c. che prevede il domicilio il
luogo dove il soggetto ha stabilito la sede principale dei propri affari o interessi.
La residenza come la sede della sua dimora abituale dove ha fissato il centro delle sue
relazioni familiari e sociali.
La condizione di residenza deve essere mantenuta, nello stesso luogo, almeno per 183
giorni.
Per le persone giuridiche si fa riferimento alle società che per la maggior parte del periodo
di imposta (183 giorni) hanno la sede legale o amministrativa o l’oggetto principale nel
territorio dello Stato.
L’art.5 del Tuir stabilisce che le società di persone ed equiparate (di cui all’art.5) sono
soggetti passivi IRES se non residenti mentre se sono residenti risultano essere
soggetti IRPEF.
N.B. Cosa diversa è il domicilio fiscale che serve ai fini della riscossione ed accertamento
con la conseguenza che ogni atto deve provenire da quell’ufficio competente, pena la nullità
assoluta.
CAPITOLO 9
25
CAPITOLO 9
LA DICHIARAZIONE D’IMPOSTA
La fonte primaria della materia in merito alla dichiarazione dei redditi è data dal Dpr 600 del
1973 noto come decreto sull’accertamento tributario.
L’art.1 stabilisce che “ogni soggetto passivo deve dichiarare annualmente i propri redditi
posseduti anche se non ne consegue alcun debito di imposta”.
Per i soggetti che sono tenuti alla conservazione delle scritture contabili (imprenditori e
lavoratori autonomi), vi è l’obbligo di presentare la dichiarazione d’imposta anche se non è
stato percepito/prodotto nessun reddito nel corso dell’anno.
Quando ci sono più soggetti obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi (es. soci
amministratori di una società), l’adempimento di un soggetto libera anche gli altri.
CONTENUTO DICHIARAZIONE
La dichiarazione deve contenere gli elementi attivi e passivi necessari per la determinazione
degli imponibili. I redditi omessi o non dichiarati sono soggetti a sanzione pecuniaria da 1 a 2
volte la maggiore imposta dovuta a titolo di INFEDELE DICHIARAZIONIE.
26
Imposta lorda
Imposta netta
Detrazioni dell’imposta spettanti
Ritenute alla fonte subite
Versamenti in acconto eseguiti
Crediti d’imposta spettanti
Saldo finale della dichiarazione (può essere un credito d’imposta con la facoltà di
chiedere un rimborso oppure il riporto al nuovo anno oppure un debito d’imposta che
comporta il pagamento a favore dell’erario).
Per le persone giuridiche entro l’ultimo giorno del nono mese successivo a quello di
chiusura del periodo di imposta.
Sono valide le dichiarazioni che giungono in ritardo (entro 90 giorni) alle quali si
applicherà una sanzione pecuniaria. Dopo i 90 giorni la dichiarazione si considera omessa
(con le conseguenze già analizzate).
N.B. Per le persone fisiche e le società di persone, il periodo di imposta coincide con
l’anno solare.
I contribuenti con periodo di imposta che coincide con l’anno solare (persone fisiche e società
di persone) potrebbero essere tenuti anche a presentare la dichiarazione dei redditi,
dichiarazione IRAP, dichiarazione IVA.
In questo caso possono avvalersi del MODELLO UNICO (la dichiarazione fiscale dei sostituti
d’imposta non va inclusa nel modello unico ma va presentata a parte) invece di presentare
singole dichiarazioni.
27
Vanno fuori dal modello unico, i sostituti d’imposta e la dichiarazione iva dovuta dagli enti e
dalle società che si avvalgono della procedura speciale di liquidazione dell’iva di gruppo.
Il modello unico va presentato per via telematica (internet o canale telematico) o servendosi
di un intermediario abilitato.
Hanno l’obbligo dell’uso del sistema ENTRATEL:
chi è obbligato alla presentazione della dichiarazione di IVA,
i soggetti tenuti alla presentazione delle dichiarazioni dei sostituti d’imposta,
le società di capitali e gli enti commerciali
i soggetti individuati dagli studi di settore.
La presentazione delle domande mediante banche o poste italiane rappresenta una modalità
residuale per quei soggetti privi di partita IVA che:
pur possedendo redditi dichiarabili con il modello 730 sono privi del datore di lavoro
devono presentare la dichirazione per conto di deceduti.
In questo caso la banco o la posta hanno l’obbligo di trasmettere la documentazione entro 5
mesi dalla data di scadenza del termine di presentazione della documentazione cartecea.
Deve essere trasmessa per via telematica entro il 31 luglio dell’anno successivo a quello di
erogazione.
DICHIARAZIONE D’IVA
La dichiarazione annuale IVA rappresenta il riepilogo delle operazioni attive e passive
effettuate dai titolari di partita IVA nel corso dell'anno precedente a quello di presentazione
e determina la liquidazione definitiva del debito o del credito d'imposta
Vale per quei soggetti passivi di IVA, che non presentano la dichiarazione unica tra il
1°febbraio ed il 30 settembre dell’anno successivo a quello di riferimento.
28
DENUNCIA AI FINI DELL’IMPOSTA DI REGISTRO
Non ha una propria autonomia giuridico formale, rispetto alle precedenti.
Però permette di comunicare all’Amministrazione finanziaria ulteriori informazioni tramite
apposite DENUNCE.
Può trattarsi di registrazione di un contratto verbale (dove le parti hanno l’esigenza di
dichiarato l’atto e la conseguenza di dichiarare l’atto) oppure quando si verificano situazioni
rilevanti sotto il profilo fiscale, tali da richiederne una denuncia.
Si può presentare:
manualmente: il notaio entro 20 giorni dall’atto del rogito o dell’autentica (60 giorni
estero). Si pagherà direttamente nella fase di presentazione e l’amministrazione
finanziaria
via telematica: entro 30 giorni, presentate tramite modello unico informatico
compilato dal notaio e trasmesso all’amministrazione unitamente alla copia dell’atto
rogato e i documenti certificati. Qui è il notaio che dovrà pagare i tributi (imposta di
registro, imposta ipotecaria e catastale)
29
CAPITOLO 10
L’ACCERTAMENTO TRIBUTARIO
A differenza di quello che succede nel procedimento amministrativo, qui nel diritto tributario
non c’è un vero e proprio atto che segna l’avvio del procedimento bensì vi è una sequenza di
atti che si apre sicuramente con la presentazione da parte del contribuente della
dichiarazione fiscale, prosegue con l’esercizio dei poteri istruttori amministrativi e si
conclude con il classico atto di accertamento in rettifica.
Teoria costitutiva: riconosce che al verificarsi del presupposto di fatto deriva un potere per il
fisco e quindi una soggezione del contribuente. In base a questa teoria si considera l’atto di
accertamento in rettifica quale elemento costitutivo dell’obbligazione tributaria.
Però l’attività di accertamento da parte dell’amministrazione non può solo consistere nel
controllare se quello dichiarato e pagato è in linea con la capacità contributiva di un soggetto.
Infatti gli uffici hanno il compito di accertare una serie di attività, che vanno oltre la capacità
contributiva del contribuente.
30
Se leggiamo l’articolo 31 del D.P.R. 600/1973 risulta che gli uffici devono: controllare le
dichiarazioni o le maggiori imposte dovute, vigilare sull’adempimento degli obblighi relativi
alla tenuta delle scritture contabili, irrogare le sanzioni amministrative, ecc…
Ci si rende conto che risulta impossibile controllare tutti i contribuenti pertanto prende piede
il principio dell’eventualità dell’accertamento. Furono affidate alla Guarda di Finanza
l’attività di controllo attraverso le verifiche globali di categoria, consistenti nel controllo
della posizione economico-fiscale di tutti i soggetti appartenenti ad intere categorie
economiche (si concentrano le verifiche su un’intera categoria ed all’interno della di essa si
sottopongono a controllo tutti i soggetti che vi appartengono).
Controllo formale: 2 nuove procedure regolate dagli articoli 36bis e 36ter del DPR 600/1973.
Art.36 bis: procedura automatizzata da parte degli uffici che eseguono 6 test che possono
portare a correzioni e rettifiche della dichiarazione annuale.
Tutto ciò che era dovuto deve essere iscritto a ruolo (atti impositivi della riscossione) entro il
31 dicembre del secondo anno successo a quello di presentazione della dichiarazione.
L’iscrizione a ruolo viene inibita se il contribuente provvede a pagare entro i 30 giorni della
comunicazione (in tal caso le sanzioni sono ridotte di 1/3).
Art.36ter: non ci sono controlli automatizzati come nell’altra procedura; gli uffici dell’amministrazione
finanziaria provvedono al controllo formale delle dichiarazioni presentate dai contribuenti o dai sostituti
d’imposta sulla base di criteri fissati dal Ministero.
Non è un controllo a tappeto, bensì un controllo mirato sulla base di parametri economico-fiscali.
Questo controllo deve essere sviluppato entro il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello di
presentazione della dichiarazione.
gli uffici possono:
a) escludere in tutto o in parte lo scomputo delle ritenute d'acconto non risultanti dalle dichiarazioni dei sostituti
d'imposta, dalle comunicazioni di cui all'articolo 20, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 605, o dalle certificazioni richieste ai contribuenti ovvero delle ritenute risultanti in misura
inferiore a quella indicata nelle dichiarazioni dei contribuenti stessi;
b) escludere in tutto o in parte le detrazioni d'imposta non spettanti in base ai documenti richiesti ai
contribuenti o agli elenchi di cui all'articolo 78, comma 25, della legge 30 dicembre 1991, n. 413;
c) escludere in tutto o in parte le deduzioni dal reddito non spettanti in base ai documenti richiesti ai
contribuenti o agli elenchi menzionati nella lettera b);
31
d) determinare i crediti d'imposta spettanti in base ai dati risultanti dalle dichiarazioni e ai documenti richiesti ai
contribuenti;
e) liquidare la maggiore imposta sul reddito delle persone fisiche e i maggiori contributi dovuti sull'ammontare
complessivo dei redditi risultanti da piu' dichiarazioni o certificati di cui all'articolo 1, comma 4, lettera d),
presentati per lo stesso anno dal medesimo contribuente;
f) correggere gli errori materiali e di calcolo commessi nelle dichiarazioni dei sostituti d'imposta.
3. Ai fini dei commi 1 e 2, il contribuente o il sostituto d'imposta e' invitato, anche telefonicamente o in forma
scritta o telematica, a fornire chiarimenti in ordine ai dati contenuti nella dichiarazione e ad eseguire o
trasmettere ricevute di versamento e altri documenti non allegati alla dichiarazione o difformi dai dati forniti da
terzi.
4. L'esito del controllo formale e' comunicato al contribuente o al sostituto d'imposta con l'indicazione dei motivi
che hanno dato luogo alla rettifica degli imponibili, delle imposte, delle ritenute alla fonte, dei contributi e dei
premi dichiarate, per consentire anche la segnalazione di eventuali dati ed elementi non considerati o valutati
erroneamente in sede di controllo formale entro i trenta giorni successivi al ricevimento della comunicazione.
Fino al 1991 il segreto bancario poteva essere derogato soltanto in ipotesi tassative e casi
circoscritti dall’art.35 del DPR 600/1973. Si prevedeva che l’amministrazione fosse a
conoscenza di elementi che facessero ritenere il possesso del contribuente di un reddito
superiore ai 100 milioni di lire o di un reddito 4 volte superiore a quello effettivamente
dichiarato.
Era necessaria, in tal caso, l’autorizzazione del Presidente della Commissione Tributaria.
32
L’autorizzazione è concessa solo quando vi siano presupposti fondati sulla possibilità di
evasione fiscale del soggetto.
Se la richiesta riguarda solo la copia dei conti, le informazioni possono essere richieste
tramite la compilazione di alcuni questionari. Qualora l’istituto risulti inadempiente o abbia
fornito dati incompleti o inesatti, vi sarà la possibilità di ispezione presso le sedi.
Con il decreto Salva Italia, al fine di combattere l’evasione fiscale, diviene obbligatorio per
gli istituti di credito, Poste Italiane, società di gestione del risparmio, inviare copia degli
estratti conto dei propri clienti, movimentazioni, spese, ecc…. (prima del decreto il fisco
conosceva solo gli identificativi del conto, accessione e cessazione).
Ogni singolo operatore finanziario deve iscriversi al SID (sistema interscambio flusso dati).
Accesso: il potere di entrare nei locali destinati all’esercizio di attività commerciali, agricole,
professionali al fin di acquisire elementi di prova utili per l’accertamento e la repressione
dell’evasione fiscale.
È “atto autoritativo reale” che fa sorgere nel soggetto d’imposta l’obbligo di subire la
presenza attiva dell’organo accertatore, infatti non ci si può rifiutare (il rifiuto comporta
anche delle sanzioni amministrative).
Questo potere di accesso si esplica in maniera diversa a seconda del tipo di attività coinvolta.
Serve l’autorizzazione motivata del Capo dell’Ufficio Finanziario oppure il l’ok del
Comandante del reparto operativo Guardia di finanza per le attività commerciali, agricole, arti
e professioni.
Maggiori cautele sono richieste per l’accesso in studi professionali che oltre alla preventiva
autorizzazione richiede anche la presenza del professionista sottoposto a verifica. L’accesso in
assenza del professionista comporta nullità del successivo atto impositivo.
33
Per l’esame di documenti coperti da segreto professionale serve autorizzazione da parte
dell’attività giudiziaria (Procuratore della Repubblica).
Per quanto riguarda l’accesso presso l’abitazione (del soggetto passivo) serve l’autorizzazione
della Procura che viene concessa solo in presenza di gravi indizi.
Ad ogni accesso deve essere redatto un verbale (che deve essere sottoscritto), contenente le
ispezioni e le rilevazioni eseguite, le richieste fatte al contribuente e le risposte ricevute, la
sottoscrizione del contribuente (o il motivo di mancata sottoscrizione).
34
STATUTO DEI DIRITTI DEL CONTRIBUENTE E VERIFICA FISCALE
All’interno dello Statuto troviamo una serie di principi generali in tema di conduzione delle
verifiche fiscali che bilanciano sia le esigenze pubblicistiche di efficacia ed efficienza dei
controlli fiscali con quelle privatistiche dei contribuenti.
Art.12: tutti gli accessi, ispezioni e verifiche fiscali devono essere effettuate sulla base di
esigenze effettive di indagine e controllo sul luogo.
Questi atti devono essere compiuti durante l’orario ordinario di esercizio delle attività
economiche, in modo da arrecare la minore turbativa possibile alle attività del contribuente.
Gli atti raccolti, oltre il termine concesso per la presenza fisica nei locali del contribuente, non
potranno essere utilizzati perché nulli.
Il termine fa riferimento alla presenza fisica non alla durata totale della verifica.
Il comma 7 prevede che: dopo il rilascio della copia del processo verbale il contribuente avrà
60 giorni di tempo per presentare osservazioni e richieste agli uffici preposti.
L’eventuale avviso di accertamento dovrà partire sempre dopo i 60 giorni dalla consegna della
copia del processo verbale (altrimenti sarà nullo).
Tutti gli atti reperiti tramite l’attività istruttoria sono considerati atti privi di rilevanza
autonoma pertanto potranno essere eccepiti solo in sede di impugnazione dell’atto che
conclude il procedimento (avviso di accertamento).
35
METODI DI ACCERTAMENTO
Teoria dei metodi di accertamento: complesso di norme per disciplinare il modus operandi
dell’amministrazione finanziaria nel rettificare la descrizione della dimensione
qualitativa/quantitativa del presupposto d’imposizione mediante la dichiarazione
tributaria da parte del contribuente.
Nel 1950, la riforma Vanoni introduce l’obbligo di dichiarazione unica per tutti i soggetti,
nella quale bisognava indicare gli elementi attivi e passivi che erano necessari per la
determinazione dei valori imponibili.
All’Amministrazione spettava controllare le dichiarazioni dei redditi.
Il Testo unico delle Imposte Dirette del 1958, conferma la teoria dei metodi di accertamento
analitici su tutti i contribuenti cioè una volta che il contribuente aveva presentato la
dichiarazione, il reddito doveva essere accertato da parte dell’amministrazione in maniera
analitica (attraverso il controllo dei singoli componenti che costituiscono il reddito).
Il metodo induttivo consiste nel servirsi di procedure sintetiche (o induttive) basate su valori
ed indici medi, ricavati da studi statistici.
Con la riforme del ’71 il legislatore ha voluto affermare la volontà di tassare il reddito
effettivo attraverso l’indagine analitica.
Ciò è sancito nel DPR 600/193 e nel DPR 633/1972 che la dottrina considera le “norme
generali sull’accertamento tributario”.
Ne deriva che le imprese ed i lavoratori autonomi siano tassati in base alle risultanze delle
scritture contabili obbligatorie mentre per le persone fisiche sulla base della dichiarazione
dei redditi.
Entrambe queste categorie sono tassate attraverso il metodo analitico.
Si avrà accertamento prettamente analitico quando l’amministrazione finanziaria
ricostruisce l’imponibile prendendo in considerazione le singole componenti di reddito.
36
METODO ANALITICO-INDUTTIVO: Quando però i singoli elementi risultino poco chiari o
inesatti, l’amministrazione potrà desumere (gli elementi mancanti o inesatti) in maniera
induttiva tramite presunzioni.
La riforma ha previsto per le persone fisiche non tenute alla contabilità un accertamento
di tipo sintetico.
L’accertamento sintetico, non prende in considerazione le singole componenti del reddito ,
bensì l’amministrazione individua elementi e fatti economici e ne desume il reddito, senza
tener conto delle fonti di reddito (come avviene nell’accertamento analitico).
Con l’accertamento sintetico si determina il reddito complessivo netto, dal quale però non
sono deducibili gli oneri e pertanto viene considerato dalla legge come reddito di capitale e
sottoposto all’IRPEF.
L’accertamento sintetico può avvenire in altri modi quali per esempio nei casi di spesa per
incrementi patrimoniali: quando l’amministrazione finanziaria si rende conto che con il
reddito dichiarato non ci potevano essere degli incrementi patrimoniali consistenti.
37
Il previgente accertamento sintetico determina il reddito complessivo sulla base di
elementi e circostanze di fatto certi determinando il reddito complessivo sulla base delle
spese di qualsiasi genere sostenute nel periodo d’imposta.
In questo sistema il contribuente avrà la possibilità di dimostrare che le spese sono state
sostenute anche con redditi conseguiti in anni precedenti, salva la possibilità di dimostrare
che quei redditi usati per acquistare provenivano da redditi diversi da quelli posseduti nel
periodo d’imposta di riferimento, o redditi esenti da tasse.
Con la legge Visentivi, l’accertamento di tipo induttivo è stato esteso anche alle ipotesi di
elusione che erano prive dei requisiti sopra indicati ed il controllo induttivo veniva
giustificato sull’utilizzo di determinate presunzioni che oggi vengono definiti coefficienti
di congruità e coefficienti presuntivi.
Spesometro: è l’obbligo di comunicazione telematica di tutte le operazioni effettuate tra i
soggetti IVA o anche quando il cessionario è un soggetto privato che superano i 3.600 euro.
REGIMI CONTABILI
Il legislatore fiscale impone l’obbligo delle scritture contabili per:
le società soggette ad IRES,
gli enti pubblici e privati (diversi dai soggetti IRES),
le imprese individuali che esercitano attivitità commerciale,
le S.a.S e le Snc,
le persone fisiche che esercitano arti o professioni,
le associazioni di professionisti.
38
Contabilità ordinaria: la determinazione del reddito è più dettagliata ed analitica.
Vale per le imprese individuali e società di persone che hanno superato i 400.000 euro di
ricavi (per le imprese aventi ad oggetto prestazioni di servizi) mentre è obbligatorio per tutte
le società di capital, enti pubblici e privati soggetti IRES, trust, che hanno per oggetto esclusivo
o principale l’esercizio di un’attività commerciale.
Contabilità per gli esercenti arti e professioni: con l’entrata in vigore del DPR 695/96 la
contabilità semplificata diventa il regime ordinario per i professionisti e gli artisti.
È prescritta la tenuta dei soli registri IVA, i beni ammortizzati.
Regime dei contribuenti minimi: è un regime introdotto per le persone fisiche, esercenti
attività di impresa arti o professioni che:
hanno conseguito ricavi o percepito compensi non superiori ai 30.000 euro
non hanno effettuato cessioni all’esportazione;
non hanno sostenuto spese per i lavoratori dipendenti o erogato utili agli associati;
nel triennio precedente non hanno acquistato beni strumentali superiore ai 15mila
euro.
Non potranno dotarsi di questo regime i soggetti non residenti, le persone fisiche che si
avvalgono di regimi speciali in materia IVA, i soggetti che in via esclusiva operano cessioni di
fabbricati, terreni edificabili o mezzi di trasporto.
Questo particolare regime consente una serie di semplificazioni ai fini IVA, IRAP ed imposte
dirette che consentono: esonero IVA, esenzione IRAP ed IRPEF, con applicazione di un’unica
imposta sostitutiva fissa.
I contribuenti sono esonerati dalla tenuta delle scritture contabili (hanno l’obbligo di
conservare i documenti ricevuti ed emessi) ed hanno il solo obbligo di presentare la
dichiarazione annuale dei redditi.
Il regime minimo risulterà dalla differenza tra l’ammontare dei ricavi e le spese sostenute;
Dal reddito che si determinerà si applicherà un’imposta del 5%.
Il regime dei minimi si applica per il periodo di imposta in cui l’attività è iniziata e per i
successivi 4 anni.
Si esce da questo regime quando si perdono le condizioni per accedere a tali regimi.
39
ACCERTAMENTO – CONTRIBUENTI NO SCRITTURE CONTABILI.
Si tratta di soggetti che hanno l’obbligo di presentare l’annuale dichiarazione del reddito.
Sono sottoposti a 3 tipi di accertamento: analitico, analitico-induttivo, sintetico.
Il principio cardine dell’accertamento si fonda sul fatto che l’agenzia delle entrate deve
sempre effettuare un procedimento di tipo analitico avvalendosi della dichiarazione (e
relativi allegati) e dei dati relativi agli anni precedenti.
L'Agenzia delle Entrate prende come riferimento il possesso o la disponibilità di taluni beni che sono
sintomo (indicatori) di capacità contributiva e associa agli stessi un certo reddito, utilizzando appositi
coefficienti e dati tratti da un Decreto ministeriale del Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Così facendo, individua una sorta di reddito "congruo" in relazione al mantenimento di ogni bene.
I singoli redditi associati ai beni vengono cumulati, con opportuni aggiustamenti di decurtazione, dando vita
al reddito sintetico complessivamente accertato in capo al contribuente.
Qualora il reddito individuato risulti maggiore rispetto a quello dichiarato, e lo scostamento sia superiore a
1/5 cioè il 20%, l'amministrazione finanziaria sarà legittimata a emettere un avviso di accertamento, basato
proprio su tale rideterminazione sintetica del reddito.
La ratio è, in sostanza, che se il contribuente ha potuto permettersi certe spese, avrà dovuto pur finanziarle
in un certo modo, che il fisco presume essere la percezione di redditi in nero.
Spetterà a questo punto al contribuente dimostrare che il mantenimento dei beni che risultano in suo
possesso è finanziato da redditi esenti (e come tali non suscettibili di dichiarazione), da smobilizzi
patrimoniali, da elargizioni del coniuge o genitore o, in generale, offrire qualunque giustificazione che
escluda la percezione di redditi non dichiarati al fisco.
40
Le spese effettuate devono essere in linea con il reddito dichiarato.
Se questo non accade e lo scostamento è superiore al 20%, parte una lettera in cui si chiede al
contribuente di chiarire l’origine di certi acquisti spiegando come fa a vivere al di sopra delle proprie
possibilità. Questo il meccanismo del redditometro che, nato per combattere l’evasione fiscale, è stato
caratterizzato fin dalla sua nascita da un iter travagliato. Previsto, infatti, da una legge di fine maggio 2010,
è stato poi attuato da un decreto di fine 2012, diventando però operativo solo lo scorso anno per la
necessità di tutelare il trattamento dei dati personali dei contribuenti (dopo i rilievi del garante della
Privacy). E il fisco è stato nuovamente costretto a rivederlo sfornando una nuova versione, pubblicata in
Gazzetta Ufficiale negli scorsi giorni, che si applica a tutti i redditi delle persone fisiche (dipendenti,
autonomi, pensionati o ditte) a decorrere dal 2011.
Il redditometro non potrà indagare ogni aspetto della vita quotidiana e neanche utilizzare “le spese medie
Istat” per desumere il tenore di vita del contribuente e, dunque, quanto spende. Punto quest’ultimo che
aveva suscitato polemiche sull’invasività dello strumento. D’ora in avanti, quindi, si dovranno utilizzare
“unicamente le spese effettive” per risalire ai redditi.
Il metodo induttivo potrà essere usato quando il soggetto, nonostante abbia “scritture
contabili regolari” attraverso l’utilizzo di presunzioni (fornite dal requisito di gravità,
precisione, concordanza) ci si accorge che ci potrebbe essere discordanza con quanto
dichiarato e quanto percepito.
41
L’art. 62 del DL n. 331/1993 introduce gli STUDI DI SETTORE.
Sono una ricostruzione statistica dei ricavi e dei compensi delle attività imprenditoriali e
professionali esercitate, valutati sulla base di una serie di variabili e parametri di carattere
qualitativo, quantitativo e territoriale (e.g. luogo, tipo di attività , numero dei dipendenti).
Gli studi di settore sono utilizzati con riferimento ai singoli anni d’imposta.
a) Per gli esercenti arti e professioni gli studi di settore sono applicabili solo se si
registrano scostamenti in 2 periodi di imposta su 3.
b) Per le imprese contabilità ordinaria per effetto di opzione, anche qui lo scostamento
deve riguardare 2 anni su 3. Se non vi è scostamento però si dubita sulla regolarità
contabile, lo studio di settore può comunque essere applicato.
c) Per tutti i soggetti in contabilità ordinaria, lo studio di settore è applicabile in
presenza di vizi di contabilità.
L’accertamento tramite studi di settore non esclude ulteriori accertamenti purchè siano
effettuati sulla base di elementi nuovi e diversi da quelli che emergono dagli studi di settore.
Ciascun ufficio durante il controllo tramite studi di settore, ha l’obbligo di coinvolgere il
contribuente (procedimento di accertamento con adesione) attraverso la “fase di
contraddittorio” con la quale si da la possibilità al contribuente di giustificarsi e di presentare
materiale ed informazioni a suo favore.
Prima di invitare il contribuente a comparire in contraddittorio, gli uffici competenti devono
rilevare un discrepanza di almeno 50 milioni di lire.
Nell’invito al contradditorio devono essere indicati una serie di elementi (ricavi dichiarati,
ricavi presunti, maggiori ricavi determinati dagli uffici, reddito dichiarato, reddito accertabile,
ecc..) ed i dati prodotti con il sistema Ge.ri.co.
42
Una volta conclusala fase del contraddittorio ci sono 3 esiti della procedura di accertamento:
Archiviazione: inapplicabilità studi o esistenza di cause di esclusione, giustificazione
dello scostamento dei ricavi dichiarati.
Accordo di adesione all’accertamento: il Fisco ed il contribuente raggiungono un
accordo. Possiamo avere “sconto” delle sanzioni pecuniarie, “ricalcolo” delle maggiori
imposte, modifica dei dati.
Possono usufruire di questo “accordo tributario” tutti i contribuenti e l’accordo
comporta una riduzione di 1/4 rispetto alla sanzione prevista.
Notifica di avviso di accertamento in rettifica ordinario: qui contribuente e Fisco
non sono giunti ad un accordo oppure il contribuente non si è presentato al
contraddittorio oppure non ha mantenuto fede all’accordo pagando le somme dovute.
AVVISO DI ACCERTAMENTO
L’avviso di accertamento, cioè l’atto autoritativo con il quale si determina il presupposto di
fatto del tributo (imponibile ed imposta) e quindi rettificando la dichiarazione del
contribuente o sostituendola in caso di mancata presentazione.
Devono contenere l’intimazione ad adempiere cioè rispettare l’obbligo di pagare gli importi
indicati oppure in caso di ricorso in Commissione Tributaria di pagare a titolo provvisorio.
43
Accertamento parziale: è un atto di accertamento parziale, che non pregiudica il
successivo “avviso di accertamento”.
Accertamento integrativo: è successivo all’atto di emanazione dell’avviso di
accertamento e deve contenere, a fini della validità, integrazioni dovute ad elementi
nuovi (l’elemento della novità deve essere oggettivo e determinante).
RICAPITOLANDO
All’esito della fase dei controlli fiscali, ove abbia riscontrato delle anomalie nelle dichiarazioni o
nelle denunce presentate dai contribuenti e dai sostituti di imposta, l’amministrazione finanziaria ha
la possibilità di svolgere nei confronti del contribuente vari tipi di accertamento, che si
distinguono a seconda degli strumenti utilizzati dall’amministrazione stessa nella
ricostruzione della base imponibile del contribuente, necessaria per il calcolo dell’imposta da
porre a suo carico:
1) ACCERTAMENTO ANALITICO (art. 38, commi 1-2, art. 39, comma 1 e art. 40 D.P.R.
600/1973 in materia di imposte dirette; artt. 54 e 54-bis D.P.R 633/1972 in materia di IVA)
Questo metodo, costituendo la regola posta dal legislatore per la determinazione del reddito
imponibile, riguarda tutti i contribuenti presenti nel nostro ordinamento.
Esso mira ad adeguare il reddito dichiarato al reddito effettivo, ricostruendo interamente la base
imponibile del singolo contribuente attraverso la verifica analitica (e l’eventuale rettifica) delle varie
fonti di reddito che la compongono.
b) Soggetti obbligati per legge alla tenuta delle scritture contabili (professionisti, artisti e
imprese commerciali).
Per questi soggetti si parla di ”accertamento contabile”, poichè le verifiche si basano
esclusivamente sulla contabilità tenuta dal contribuente, sulle sue risultanze di bilancio e sulla
dichiarazione dei redditi dallo stesso presentata al Fisco. Tale tipo di accertamento si rivela spesso
più efficace nella lotta all’evasione delle imprese maggiori, che per la complessità della propria
situazione contabile raramente omettono di registrare i movimenti economici, ma tendono piuttosto
a ricorrere a documenti falsi.
Questo è un procedimento utilizzabile nei soli casi in cui l’amministrazione è in grado di conoscere
le distinte fonti di reddito del contribuente. È prevista pertanto la possibilità per il Fisco di derogare
in casi tassativi alla regola dell’analiticità, procedendo ad altre forme di accertamento quando i dati
reddituali dei contribuenti non sono facilmente accessibili.
44
2) ACCERTAMENTO SINTETICO (art. 38, commi 3-5 D.P.R. 600/1973)
Questo accertamento è previsto per sole persone fisiche, e a condizione che il reddito
complessivo accertabile ecceda rispetto a quello dichiarato di almeno un quinto.
L'amministrazione finanziaria tenta di ricostruire la base imponibile nel suo complesso (in via
unitaria, a prescindere dai singoli redditi che lo compongono) basandosi su:
- le spese di qualsiasi genere sostenute dal contribuente, rapportate al livello di reddito dichiarato
per il medesimo periodo di imposta. E' obbligatorio in questo caso procedere in contraddittorio col
contribuente, affinchè questo abbia modo di dimostrare la liceità della maggiore disponibilità
monetaria rilevata (questa sarà infatti legittima qualora derivi da redditi esenti o esclusi dal calcolo
della base imponibile nel periodo d'imposta considerato);
- il ”redditometro”, uno strumento di accertamento su larga scala che, sulla base di determinati fatti
indicativi di capacitá contributiva (come ad esempio il possesso di imbarcazioni da diporto o
l'assunzione di una collaborazione domestica), consente di calcolare il ”reddito complessivo netto
presunto” del singolo contribuente.
Se, per almeno due anni consecutivi, il redditometro rileva un’incongruità fra la dichiarazione
presentata e il reddito presunto, l’amministrazione finanziaria potrà quindi procedere alla rettifica
del reddito dichiarato. Il contribuente potrà tuttavia contestare la sussistenza dei fatti-indice,
nonchè la quantificazione del reddito presunto (ad es. dimostrando che le somme utilizzate non
costituiscono ricchezza imponibile).
45
-> Qualora il Fisco riscontri dei ricavi incongrui, inviterà il contribuente a comparire in
contraddittorio col Fisco, per consentirgli di presentare controdeduzioni sui calcoli svolti o,
viceversa, di aderire all’accertamento in corso.
-> se invece rileva dei ricavi incoerenti, rettificherà il reddito del contribuente, utilizzando i normali
metodi di accertamento.
A tal proposito, il contribuente potrà richiedere ai CAF autorizzati di apporre sulla propria
dichiarazione il cosiddetto “visto pesante”, un’attestazione sulla corrispondenza fra i ricavi
dichiarati e gli studi di settore che impedisce all’amministrazione di apportare modifiche alla
dichiarazione stessa.
CONCLUSIONE DELL’ACCERTAMENTO
I vari procedimenti di accertamento porteranno infine all’emissione di un avviso di accertamento,
che andrà notificato, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a
quello in cui è stata presentata la dichiarazione (del quinto anno successivo a quello in cui avrebbe
dovuto essere presentata, nei casi di omessa presentazione o di presentazione di dichiarazione
nulla).
In caso di mancato adempimento spontaneo da parte del destinatario, il Fisco potrà così
procedere direttamente all’esecuzione dei crediti vantati, senza bisogno dell’intervento dell’autorità
giudiziaria.
46
CAPITOLO 11
LA RISCOSSIONE
Conto fiscale: è obbligatorio per i soggetti titolari di partita IVA (lavoratori autonomi ed
imprenditori) e consiste in un conto nel quale devono essere registrati i versamenti ed i
rimborsi relativi alle imposte sui redditi e all’IVA.
Il conto fiscale è uno speciale conto individuale, simile a quello bancario solo perché
registra crediti e debiti (con il fisco), ma "virtuale".
Viene aperto per i titolari di partita IVA presso il concessionario del servizio di
riscossione competente per territorio, generalmente presso gli Agenti della riscossione
di Equitalia.
Si tratta di un sistema studiato per facilitare i rapporti con il fisco e per monitorare
facilmente lo stato di riscossione dei tributi e quello dei rimborsi.
Tramite il conto fiscale, infatti, vengono registrati i versamenti ed i rimborsi relativi
alla imposte sui redditi, incluse le ritenute alla fonte (d'acconto o d'imposta); le imposte
sostitutive; le imposte versate in base a dichiarazioni integrative; IRAP e IVA.
Viene aperto d'ufficio a cura del concessionario del servizio di riscossione (es.
Equitalia), che ha l'obbligo di darne comunicazione all'interessato al quale richiede la
comunicazione degli estremi del c/c bancario da utilizzare per corrispondergli eventuali
rimborsi. Il conto corrente bancario a vui verranno versati i rimborsi può essere
anche un c/c postale (provvedimento Agenzia delle Entrate del 28/01/2011 n.5822,
punto 3.2), ma deve essere obbligatoriamente intestato al titolare del conto fiscale.
Il conto fiscale è unico per ciascun soggetto e sarà identificato tramite un numero
composto dal codice dell'ambito territoriale in cui opera l'agente della riscossione, seguito
dal numero di codice fiscale del contribuente.
Quanto al suo utilizzo, il concessionario, in qualità di gestore del conto, invia ogni anno
(entro il 20 marzo) un estratto conto dei versamenti e dei rimborsi e provvede ad erogare i
crediti dovuti, mediante il conto corrente bancario del beneficiario. Infatti, l'unico
vantaggio rilevante del conto fiscale è la possibilità di chiedere, presentando un
apposito modello, il rimborso dei crediti d'imposta, la cui erogazione - su conto corrente
mediante bonifico - avviene entro 60 giorni.
Il ricorso, però, al rimborso in conto fiscale ha avuto uno scarso successo, grazie alla
possibilità di compensare crediti e debiti d'imposta secondo quanto disposto dal D.Lgs. 9
luglio 1997, n.241, ricorrendo al versamento unitario mediante il modello F24.
47
Vengono definite ritenute dirette quelle operate dagli enti e della Amministrazioni pubbliche
mentre ritenute ordinarie quelle effettuate da qualsiasi operatore economico.
Il soggetto che eroga una determinata somma di denaro ad un terzo creditore, trattiene un
determinato importo (calcolato in base al reddito percepito). A fine anno si procederà al
calcolo esatto e definitivo di quanto dovuto dal contribuente detraendo quanto già pagato con
la ritenuta d’acconto.
È prevista la possibilità di ritenute a titolo definitivo che operano in casi particolari come la
vincita della lotteria, premi, ecc… e che esauriscono il rapporto tra contribuente e Fisco.
I versamenti devono essere eseguiti in favore della Tesoreria provinciale mediante delega ad
una banca o tramite l’ente postale.
La delega determina l’effetto giuridico della novazione (soggettiva ed oggettiva)
dell’obbligazione tributaria che diviene obbligazione della banca.
Il ruolo è un atto amministrativo plurimo che esplica i suoi effetti nei confronti di una
pluralità di soggetti (contribuenti) domiciliati nello stesso comune.
Contiene i nomi, le generalità dei debitori, codice e domicilio fiscale, indicazione del periodo
d’imposta dovuto, l’ammontare imponibile, i versamenti eseguiti, l’entità degli interessi e le
sanzioni dovute.
Il ruolo richiede che vi sia una “formazione delle cartelle di pagamento” attraverso la quale si
formano atti impositivi individuali che riproducono il contenuto del proprio ruolo.
La cartella di pagamento individuale deve essere notificata al contribuente e quest’ultimo
avrà 60 giorni di tempo per pagare l’importo dovuto altrimenti si procederà tramite
riscossione coattiva per mezzo della cartella esattoriale.
48
Si dibatte se i ruoli necessitano di una motivazione.
Pertanto si dovrà distinguere tra ruoli meramente riproduttivi e ruoli innovativi.
I ruoli meramente riproduttivi sono da individuare nelle cartelle di pagamento che sono
state precedute dalla emissione dell’atto di accertamento motivato, quindi non serve
motivazione.
Nel caso di ruoli innovati vi sarà l’esigenza di motivare il ruolo, in quanto la pretesa
impositiva non è stata precedentemente spiegata (bisognerà spiegare il petitum e la causa
petendi).
Pagare 1/3 per le imposte, contributi, premi corrispondenti agli imponibili accertati
dall’ufficio ma non ancora definitivi, dopo la notifica dell’atto di accertamento.
Pagare i restanti 2/3 se la sentenza della Comm. Tributaria provinciale è sfavorevole al
contribuente.
Pagare l’intero importo accertato dal giudice tributario di 1°grado, se tale importo è inferiore
o pari ai 2/3 del credito accertato dall’ufficio fiscale.
Pagare l’intero importo accertato dal giudice, dopo la sentenza emessa dalla Comm. Tributaria
Regionale.
Iscrizione definitiva: somme dovute già in base alla dichiarazione il termine per
l’iscrizione a ruolo è il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello di
presentazione della dichiarazione ( presento dichiarazione a maggio 2013, il termine
ultimo per l’iscrizione a ruolo è 31 dicembre 2015).
Per le somme che risultano a seguito del controllo formale operato dagli uffici, queste vanno
iscritte a ruolo entro il 31 dicembre del terzo anno dalla presentazione della dichiarazione.
Se l’accertamento è diventato definitivo il termine ultimo è il 31 dicembre dell’anno
successivo.
49
Può essere notificata anche tramite posta elettronica all’indirizzo che risulta dagli elenchi
predisposti dalla legge.
Se non vi è casa, azienda, ufficio del contribuente, l’avviso deve essere affisso nell’albo del
comune di riferimento e la notificazione si considera subito eseguita (senza aspettare l’ottavo
giorno) il giorno successivo.
PAGAMENTO
Una volta che si è perfezionata la notificazione, il soggetto ha 60 giorni di tempo per
adempiere all’obbligazione di pagamento (il sabato è considerato festivo).
Gli uffici delle entrate possono predisporre due possibilità di dilazione del pagamento:
72 rate mensili, cioè 3 anni.
48 rate mensili, cioè 2 anni con la possiblità di sospendere il pagamento per un anno.
Affinchè sia concessa dilazione di pagamento, devono sussistere temporanee condizioni che
rendono difficoltoso il pagamento (se l’importo è superiore ai 50mila euro bisogna garantire
con fideiussione).
N.B. Se non si paga anche una singola rata, si perde il beneficio della dilazione.
Un diverso istituto è quello della “sospensione ministeriale della riscossione” che opera nei
confronti di specifiche località geografiche a seguito di eventi calamitosi. Non può superare i
12 mesi.
4 TIPOLOGIE di INTERESSI :
interessi per mancato pagamento dei versamenti diretti (cioè in fase di
presentazione della dichiarazione dei redditi) che comporta un aggravio del 5%;
interessi per ritardata iscrizione a ruolo (cioè quando in fase di controllo gli uffici
accertano che il contribuente doveva di più) con un’applicazione del 4%
interessi per dilazione del pagamento con applicazione del 4,5%
interessi di mora che decorrono dopo il sessantesimo giorno dalla notifica della
cartella esattoriale e sono fissati dal Ministero.
50
SEQUENZA AMMINISTRATIVA PER PERZIONAMENTO RUOLO
Il ruolo potrà essere inibito attraverso “la sospensione amministrativa del ruolo” che
presuppone il ricorso giurisdizionale contro la cartella esattoriale ed il contribuente deve
dimostrare la garanzia di solidità patrimoniale.
La sospensione amministrativa è soggetto all’obbligo di motivazione.
ACCERTAMENTO ESECUTIVO
Una nuova normativa ha specificato che l’atto di accertamento costituisce titolo esecutivo e
precetto.
Infatti, dal 1°ottobre 2011 l’avviso di accertamento emesso dall’agenzia delle entrate per le
imposte sui redditi, IVA, IRAP, deve contenere l’intimazione ad adempiere al pagamento
degli importi.
L’avviso diventa esecutivo, decorsi 60 giorni dalla notifica.
Inoltre decorsi i 30 giorni dal termine ultimo per il pagamento.
Se l’atto di accertamento è impugnato dinnanzi alle Comm. Tributarie siccome il nuovo avviso
di accertamento contiene anche l’intimazione a pagare, il contribuente dovrà versare 1/3
dell’importo dovuto.
ESPROPRIAZIONE FORZATA
Per le somme non pagate, il concessionario procede ad espropriazione forzata sulla base del
ruolo, che costituisce titolo esecutivo, a meno che il debitore non dimostri di aver pagato
quanto dovuto.
L’espropriazione forzata può avere inizio dopo i 60 giorni dalla notifica della cartella.
51
Decorsi questi 60 giorni, il concessionario ha l’obbligo di notificare un nuovo atto con il quale
si avvisa l’intimazione di pagamento.
In questo modo si dovrà attendere almeno 120 giorni prima di pignorare i beni.
TRANSAZIONE FISCALE
Si tratta della possibilità di pagare in misura ridotta e/o dilazionata il credito tributario
privilegiato, oltre che a quello chirografario nell’ambito delle procedure di “concordato
preventivo” ed “accordi di ristrutturazione”.
La proposta deve essere presentata obbligatoriamente dal debitore .
52
CAPITOLO 12
IL RIMBORSO
Quando si parla di rimborso, in ambito tributario si deve far riferimento a quella ipotesi nella
quale il contribuente ha eseguito un “pagamento non dovuto” a priori oppure a posteriori.
Si tratta di ipotesi quali la dichiarazione di incostituzionalità di un tributo (che ha efficacia
retroattiva) oppure l’ipotesi che in fase di dichiarazione dei redditi il contribuente versi di più
rispetto a quello dovuto.
Altre ipotesi possono nascere dalle “anticipazioni d’imposta” nelle quali il contribuente
subisce delle ritenute d’acconto che fanno riferimento alla capacità contributiva degli anni
precedenti. Quindi a causa del meccanismo di anticipazione delle imposte, il contribuente ha
versato di più del dovuto.
Rimborso d’ufficio: nasce dalla ipotesi dove il contribuente versa di più rispetto a quello che
doveva versare.
Ci sono 3 ipotesi disciplinate dal DPR 602/1973 in materia di imposte sui redditi:
Art.38: gli uffici finanziari a seguito del controllo (operato ai sensi dell’art.36-bis del
dpr 600/1973) sulle dichiarazioni dei contribuenti si rende conto che errori materiali
hanno fatto versare di più di quanto dovuto. In questo caso sarà compito degli uffici
predisporre il rimborso in favore del contribuente.
Art.41: qui l’errore è commesso (non dal contribuente) bensì dagli uffici finanziari che
dovranno rimborso le maggiori somme iscritte al ruolo
Art.42: disciplina le modalità di rimborso con la creazione di “liste di rimborso”,
“elenchi di rimborso”.
53
In materia di rimborso delle imposte indirette, abbiamo diverse ipotesi:
Imposte versate per errore (pagamento indebito)
Autorimborso per effetto di una nota di variazione da parte del contribuente stesso
Credito di rimborso che deriva dal diritto di detrazione.
CAPITOLO 13
MISURE CAUTELARIA A GARANZIA DEL FISCO
Privilegi speciali: incidono su DETERMINATI beni mobili del debitore e non c’è bisogna di
attivazione della procedure di pignoramento.
In materia di imposta sui redditi, vi è un privilegio generale sui beni mobili del debitore
affidato allo Stato, in materia di crediti derivanti dal mancato pagamento delle imposte
dirette. In seguito ad una novità introdotta nel 2011, non sarà più necessaria la condizione che
imponeva l’iscrizione a ruolo dei tributi non pagati.
Inoltre è concesso un privilegio speciale che opera ai fini IRPEF ed IRES per le imposte
dovute per i 2 anni anteriori rispetto a quello per il quale si procede.
Lo Stato potrà rivalersi sui beni mobili presenti nell’azienda o in casa e sulle merci.
54
Il privilegio vale anche per i beni che non sono del debitore (tranne nell’ipotesi di beni rubati
o affidati al debitore per la lavorazione).
MISURE CAUTELARI
Le misure cautelari che possono essere richieste dall’Amministrazione Finanziaria sono, in
base all’art. 22 del D.Lgs. n. 472/1997, l’ipoteca e il sequestro conservativo.
In particolare:
1. l’iscrizione di ipoteca ha il fine di costituire una prelazione, attribuendo
all’Amministrazione Finanziaria il diritto (esercitabile anche nei confronti del terzo
acquirente) di espropriare i beni vincolati a garanzia del suo credito e di essere
soddisfatta con preferenza sul prezzo ricavato dall’espropriazione; ciò al fine di
garantire la pretesa tributaria.
Sono ipotecabili: i beni immobili, i diritti, le rendite, e tutti gli altri beni (navi, aerei, auto)
indicati dall’art. 2810 c.c.;
Le due misure cautelari possono essere chieste congiuntamente, nel caso in cui l’adozione di
uno solo dei due strumenti non fosse sufficiente a garantire la pretesa tributaria, secondo una
valutazione da effettuarsi a cura dell’Ufficio tributario richiedente.
Come previsto dall’art. 22 del D.Lgs. n. 472/1997, tali misure possono essere richieste in
presenza del fondato timore di perdere la garanzia del proprio credito, rimettendo i
relativi poteri al giudice tributario.
Un’ulteriore garanzia nei confronti del fisco è attribuita grazi al RUOLO STRAORDINARIO.
Sappiamo che il ruolo è un provvedimento amministrativo di riscossione autoritativa del
credito tributario che consente, una volta scaduti i termini per l’adempimento spontaneo cioè
60 giorni, l’avvio della riscossione coattiva mediante esecuzione forzata sui beni del
debitore.
Il ruolo straordinario ha le peculiarità di richiedere l’immediato recupero di tutte le somme
dovute a titolo d’imposta. Ciò sarà possibile quando in presenza di un contezioso, il debitore
manifesta un concreto e fondato pericolo per la riscossione dell’imposta.
55
FERMO AMMINISTRATIVO DEI RIMBORSI
Si tratta di un’altra misura cautelare che l’amministrazione finanziaria può attivare nei
confronti del contribuente che vanti un “credito d’imposta”.
Se l’autore di una violazione tributaria vanta un credito nei confronti dell’amministrazione , il
pagamento di tale credito può essere sospeso se è stato notificato atto di contestazione
oppure notifica l’atto di irrogazione della sanzione.
In mancanza di questi atti l’amministrazione non potrà sospendere il rimborso.
Nella fase di produzione del fermo, il concessionario deve inviare una comunicazione nella
quale vi deve essere l’invito ad adempiere entro 20 giorni.
Il fermo amministrativo dei veicoli comporta “l’indisponibilità del bene” e sarà impugnabili
dinnazi alle Commissione Tributarie.
IPOTECA ESATTORIALE
Non opera per la prima casa (a meno che non sia una casa di lusso) e per i beni essenziali
(individuati dal Ministero).
La norma stabilisce che decorsi i 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento, il ruolo
costituirà titolo per iscrivere ipoteca sugli immobili del debitore, pari al doppio di quanto
originariamente dovuto.
L'agente della riscossione, anche al solo fine di assicurare la tutela del credito da riscuotere,
puo' iscrivere la garanzia ipotecaria purche' l'importo complessivo del credito per cui si
procede non sia inferiore complessivamente a 20mila euro.
Se l’importo complessivo del credito per cui si procede non supera il 5% del valore
dell’immobile (da sottoporre ad espropriazione) l’agente prima di procedere
all’espropriazione deve apporre ipoteca esattoriale e solo dopo 6 mesi può mettere in vendita
la casa.
Espropriazione della casa (NO PRIMA CASA) solo se si supera i 120mila euro di debiti.
56
CAPITOLO 14
LE SANZIONI TRIBUTARIE
Soprattassa: applicata in maniera cumulativa sia con la pena pecuniaria che con quella
penale, consisteva nel pagamento di una somma in percentuale fissa che veniva irrogata
dall’ufficio che riscuoteva il tributo quando era prevista dalle leggi finanziarie.
Principio di fissità: le disposizioni contenute nella legge non potevano essere abrogate o
modificate da leggi posteriori se non per dichiarazione espressa del legislatore che ne faceva
espresso riferimento.
Questo modello fu riformato, tra il 1950 ed il 1980, con una riforma del sistema di
accertamento che introdusse analitiche previsioni sanzionatorie amministrative per le
violazioni attinenti i singoli tributi con il potere riconosciuto per i singoli uffici di irrogare
sanzioni pecenuiarie e soprattasse.
Inoltre con la legge 689/81 si fissò l’irretroattività della norma e la personalità della
sanzione.
Con la legge 516/86 meglio conosciuta come “manette agli evasori” si abrogò il principio di
fissità.
Il più importante intervento fù apportato negli anni ’90, con Visco Ministro delle Finanze,
frutto della Delega che il Parlamento aveva attribuito al Governo.
Le più importanti novità furono:
adozione di una specifica sanzione pecuniaria amministrativa assoggetta ai principi di
legalità, imputabilità, colpevolezza con la previsione di minimi e massimi determinabili
proporzionalmente al tributo che si riferiscono.
57
Riferibilità della sanzione ad una specifica persona autrice dell’illecito ed
intrasmissibilità dell’obbligazione per morte.
Nel 2003 viene introdotto un correttivo in materia di personalità della sanzione con la
previsione per soggetti dotati personalità giuridica della responsabilità esclusivamente in
capo alla persona giuridica.
In questo modo si abbandona il principio della diretta responsabilità dell’autore dell’illecito
con esclusivo riferimento ai soggetti dotati di personalità giuridica.
L’importo della sanzione può essere determinato sulla base di minimi e massimi oppure in
una somma proporzionale al tributo evaso (simile alla soprattassa).
La sanzione deve essere riferita alla persona fisica che ha commesso la violazione oppure che
ha concorso.
Con la riforma si raggiunge l’unicità della sanzione amministrativa, infatti adesso tutte le
sanzioni (che siano pecuniarie e/o soprattasse) vengono ricollegate nel novero della sanzione
amministrativa pecuniaria con l’applicazione degli importi equivalenti che si sarebbero dovuti
applicare a titolo di pena pecuniaria e/o soprattassa.
La sanzione amministrativa pecuniaria è esclusivamente riferibile alla persona fisica autrice
della violazione (fatto salvo il limite posto per le persone giuridiche).
58
PRINCIPIO LEGALITÀ: stabilito nell’articolo 3 del D.LGS 472/97 in forza del quale
l’individuazione delle condotte illecite e l’individuazione delle sanzioni sono riservate
esclusivamente al legislatore. Inoltre vi è il divieto assoluto di interpretazione
analogica (al massimo è concesso interpretazione estensiva).
Inoltre viene stabilita l’irretroattività della norma sanzionatoria cioè che “nessuno puo'
essere assoggettato a sanzioni per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce
violazione punibile.
Se la sanzione e' gia' stata irrogata con provvedimento definitivo il debito residuo si estingue,
ma non e' ammessa ripetizione di quanto pagato”.
Inoltre viene stabilito il divieto di retroattività della norma più sfavorevole cioè:
“Se la legge in vigore al momento in cui e' stata commessa la violazione e le leggi posteriori
stabiliscono sanzioni di entita' diversa, si applica la legge piu' favorevole, salvo che il
provvedimento di irrogazione sia divenuto definitivo”.
Colpevolezza: nelle violazioni punite con sanzioni amministrative ciascuno risponde della
propria azione od omissione, cosciente e volontaria, sia essa dolosa o colposa.
La colpa e' grave quando l'imperizia o la negligenza del comportamento sono indiscutibili
e non e' possibile dubitare ragionevolmente del significato e della portata della norma violata
e, di conseguenza, risulta evidente la macroscopica inosservanza di elementari obblighi
tributari.
Dolo: è dolosa ogni violazione, cosciente e volontaria, posta con l’intento di pregiudicare la
determinazione dell’imponibile o dell’imposta oppure il dolo serve ad ostacolare l’attività
di accertamento.
Si tratta di DOLO SPECIFICO in quanto l’amministrazione finanziaria ha specificato che non si
configurerà dolo quando il soggetto non ha perseguito intenzioni evasive (non è ammesso
quindi il dolo eventuale).
Gli avvocati, i commercialisti, i ragionieri, i consulenti del lavoro godono di un beneficio che la
legge ha destinato per tutti quei soggetti che svolgono attività di consulenza tributaria.
“Le violazioni connesse all’esercizio dell’attività di consulenza tributaria che comporta la
soluzione di problemi di speciale gravità sono punibili solo in caso di dolo o colpa grave”.
Si tratta di ipotesi abbastanza difficile da dimostrare, quindi si risponderà per dolo o colpa
grave quando sarà evidente l’elusione di facili norme interpretative.
59
Resp. solidale di natura civilistica in capo al soggetto giuridico che può aver tratto
vantaggio “economico-patrimoniale” dalla commissione dell’illecito ad opera della
persona che gestisce l’organizzazione aziendale. L’obbligazione solidale si estingue con
il pagamento della sanzione da parte dell’autore materiale.
In bae all’articolo 11 del D.Lgs 472/97 si considera, fino a prova contraria, autore materiale
dell’illecito fiscale, colui il quale ha sottoscritto e compiuti atti illegittimi.
Si tratta di una presunzione legale che potrà essere confutata dimostrando di non essere
l’autore dell’illecito.
Si parla di autore mediato quando un soggetto fa in modo che l’autore materiale dell’illecito
sia una persona diversa (es. incapace o nullatenente) per non incappare in responsabilità.
Vi sarà “autore mediato” ogni qual volta la volontà del soggetto che commette l’illecito, è stata
viziata dal comportamento altrui.
Non sempre è agevole definire il confine tra autore mediato e concorso di responsabilità.
Vi sono dei casi dove emerge la figura dell’autore mediato (es. comunicazione sbagliata da
parte della società di alcuni dati che poi mi faranno sbagliare la dichiarazione dei redditi).
60
Nell’articolo 7 sono descritti i metodi per la determinazione della sanzione che prendono
spunto dai principi di proporzionalità e di adeguatezza propri del diritto penale e che
devono considerare sia gli elementi soggettivi che elementi oggettivi.
La gravità è il primo elemento oggettivo che si deve valutare quando si deve quantificare la
pena e che va correlata ad un’altra serie di elementi oggettivi quali, la condotta materiale,
l’entità dell’evasione, colpa o dolo.
Una volta analizzati gli aspetti oggettivi, bisogna tenere in considerazione gli elementi
soggettivi quali la condizione economica del soggetto, lo status sociale, i precedenti fiscali (la
pena è aumentata fino alla metà se vi è stata già violazione della stessa indole nei precedenti
3 anni).
L’articolo 8 stabilisce l’intrasmissibilità della sanzione agli eredi perché chi è estraneo ad
un fatto illecito non può essere costretto a pagare per qualcosa che non ha commesso.
Lo stesso principio non si applica quando la responsabilità è in capo al soggetto
rappresentante legale perché in caso di morte si trasmetterà al soggetto che è subentrato
nella posizione (il debito è in capo allo società).
L’articolo 9 disciplina il CONCORSO DI PERSONE che non prevede più il regime di solidarietà
(come accadeva con la legge del 1929) bensì è previsto che gli uffici procedano alla notifica di
un distinto atto amministrativo a ciascuno dei concorrenti nell’illecito (natura personale
della sanzione ed autonomia delle singole posizioni giuridiche).
Ciò richiede che per ciascun soggetto siano fatte valutazioni soggettive e oggettive per la
determinazione della responsabilità e l’irrogazione della relativa sanzione.
Un’altra ipotesi di concorso è data dalla fattispecie nella quale due amministratori della stessa
società siano obbligato in solido alla presentazione della dichiarazione fiscale. Siccome
l’inadempimento è unico, il soggetto che paga la sanzione (anch’essa unica) avrà diritto di
regresso nei confronti dell’altro soggetto (che è stato liberato grazie al pagamento dell’altro
soggetto).
Non si realizza concorso di persone, nei casi elencati di autore mediato, responsabilità del
consulente tecnico.
Mentre sono ammissibili le ipotesi di concorso doloso, concorso colposo e cooperazione
nell’illecito.
61
L’articolo 12 disciplina il CONCORSO FORMALE E MATERIALE, nonché l’istituto della
continuazione del reato.
Il 1°comma è dedicato alla disciplina del concorso formale e concorso materiale con
l’applicazione del cumulo giuridico.
“È punito con la sanzione che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave aumentata dal
quarto al doppio chi, con una sola azione od omissione, viola diverse disposizioni anche relative
a tributi diversi ovvero commette, anche con più azioni od omissioni, diverse violazioni formali
della medesima disposizione”.
Il 4°comma prevede i casi nei quali ad essere violate siano le norme sui tributi erariali più
quelle sui tributi di altri enti (tipo enti locali).
Violazioni che coinvolgono tributi di diversa natura.
In questo caso la disciplina del cumulo giuridico si applica separatamente rispetto ai singoli
tributi, aventi natura diversa (pertanto per i tributi erariali vi sarà un cumulo, per i tributi
degli enti locali vi sarà un altro cumulo).
Il 5°comma regola l’eventualità che le violazioni interessino non tributi diversi, bensì periodi
di imposta molteplici.
In questo caso la sanzione unica di base sarà aumentata dalla metà al triplo, a seconda delle
circostanze oggettive e soggettive.
Si deve trattare obbligatoriamente di violazioni della stessa indole.
Il 6°comma stabilisce che sia il concorso che la progressione sono interrotti nel momento
della contestazione della violazione.
La constatazione risulta dal verbale oppure dalla notifica dell’atto di irrogazione della
sanzione. L’interruzione serve ad impedire l’unificazione delle sanzioni una volta che il
soggetto si sia reso conto, a seguito dell’intervento dell’autorità, di essere incorso in una
violazione.
L’interruzione opera per il futuro e fa in modo che le precedenti violazioni siano unificate.
62
Il comma 8° individua le regole necessarie per raccordare ed armonizzare l’operatività
dell’istituto della progressione delle sanzioni con alcune particolari modalità conciliative o
transattive (a carattere premiale) concesse dalla normativa di settore al contribuente nei casi
di :
accertamento con adesione (è previsto che in caso di violazioni plurime, riferite a più
tributi e/o periodi di imposta, il meccanismo di determinazione di un’unica sanzione in
caso di progressione si applica per ciascun tributo e per ciascun periodo di imposta, in
deroga ai commi 3 e 5)
rinuncia all’impugnazione dell’avviso di accertamento,
la possibilità di servirsi della conciliazione giudiziale
l’istituto della definizione agevolata.
RAVVEDIMENTO OPEROSO
Si tratta dell’ipotesi in cui il contribuente autore di violazioni fiscali, voglia riparare a tale
violazioni con una sorta di “ripensamento”.
L’istituto opera se non vi sia già stata contestazione della violazione, esecuzione di accessi,
ispezioni, verifiche ed altre attività di accertamento.
È chiaro capire che il ripensamento viene premiato prima della fase ispettiva da parte
dell’Amministrazione finanziaria.
63
CESSIONE D’AZIENDA O RAMO D’AZIENDA
Qualora si verifichi una cessione di azienda o di una suo ramo, il cessionario (colui che cede)
deve ritenersi responsabile in solido con il cedente (colui che compra) in 2 fattispecie:
a. violazioni commesse nell’anno in cui è avvenuto il trasferimento e nei 2 anni
successivi;
b. violazioni già contestate nell’anno della cessione o nei 2 successivi.
Si tratta di una responsabilità sussidiaria del cessionario, in quanto l’amministrazione si farà
in primis sui beni del cedente.
Eccezioni: il cessionario rispondere per responsabilità solida illimitata quando “ha venduto
in frode a dei creditori tributari oppure quando la cessione è avvenuta entro i sei mesi dalla
contestazione di una violazione penalmente rilevante”.
64
Le sanzioni “sostanziali”, cioè legate al tributo al quale si riferiscono, sono irrogate
senza previa contestazione bensì con un atto contestuale all’avviso di accertamento
che deve essere motivato, a pena di nullità (si parla di procedimento di irrogazione
immediata).
Disciplinato dall’articolo 17 del D.Lgs 472/1997 prevede che le sanzioni collegate al tributo al
quale si riferiscono sono irrogate con atto contestuale all’avviso di accertamento, motivato
a pena di nullità.
A partire dal 2011, in base a questa procedura, gli uffici hanno l’obbligo di irrogare
immediatamente le sanzioni insieme all’avviso di accertamento quando le sanzioni sono
collegate al tributo (ipotesi di violazione sostanziale).
Inoltre vi è l’obbligo di motivazione.
Nell’istanza motiva devono essere indicati una serie di elementi e devono sussistere
obbligatoriamente i presupposti del “fumus bonis iuris”(vi deve essere un esame approfondito
che dimostra la fondatezza della domanda) ed il “periculum in mora”(si deve dimostrare il
reale pericolo di non riuscire più a rientrare nel credito erariale).
I beni suscettibili di ipoteca sono individuati nel codice civile (automobili, immobili, navi,
rendite, ecc…) mentre i beni suscettibili di sequestro conservativo sono i beni immobili,
mobili, somme di denaro e cose del debitore.
L’ipoteca serve a rendere espropriabili i beni del debitore, in caso di mancato pagamento
mentre il sequestro conservativo serve a tutelare il credito del Fisco.
Queste misure cautelari si applicano a garanzia dei crediti derivanti da sanzioni
amministrative e dalle somme dovute a titolo di pagamento dei tributi e relativi interessi.
65
La procedura consiste nel presentare un’istanza motivata al Presidente dell Comm Tributaria
Prov, che deve essere notificata alle parti interessate, le quali avranno in questo modo il
diritto di difendersi e presentare deduzioni difensive entro 20 giorni.
Decorsi i 20 giorni, il Presidente dispone con decreto la trattazione dell’istanza (le parti
devono essere informate almeno con 10 giorni di anticipo rispetto alla data di trattazione
dell’udienza).
In Camera di Consiglio si deciderà tramite SENTENZA (appellabile) sulle misure cautelari.
Le misure cautelari vengono meno se dopo 120 giorni, non viene notificato l’atto di
contestazione o l’atto di irrogazione sanzioni.
In presenza di una sentenza che accoglie il ricorso del debitore.
PRESCRIZIONE: il termine inizia a decorre dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere
oppure dal giorno in cui il debitore, scaduto il termine, era tenuto a pagare.
La riscossione si prescrive nel termine di 5 anni.
L’impugnazione del provvedimento di irrogazione della sanzione, interrompe la prescrizione
fino alla definizione del processo.
RISCOSSIONE SANZIONE
La disciplina per la riscossione della sanzione è la stessa della riscossione dei tributi
(riscossione mediante ruolo e/o versamenti diretti).
È concessa la facoltà di dilazione il pagamento in un massimo di 30 rate, qualora sia stato
richiesto dal contribuente e siano chiare le condizioni di difficoltà economica dello stesso.
Il mancato pagamento di una rata, comporta la perdita del beneficio della dilazione.
Se il ricorso viene accolto, cioè il contribuente vince il ricorso quest’ultimo deve essere
rimborsato entro 90 giorni dalla notificazione della sentenza.
Per ottenere il rimborso, il contribuente deve presentare la sentenza presso l’ufficio
competente.
66
SANZIONI PENALI
Le ipotesi di reato sono codificate nel D.Lgs 74/2000 (legge sui reati tributari).
Il reato è punito a prescindere dalla riuscita della condotta fraudolenta e quindi il reato si
realizza a prescindere dall’effettiva evasione di imposta.
Il reato è punito con la reclusione da 1 anno e 6 mesi fino ad un massimo di 6 anni.
Art.3 – Dichiarazione fraudolente mediante altri artifici: il reato punisce, con una
reclusione da 1 anno e 6 mesi fino ad un massimo di 6 anni, chi presenta una dichiarazione dei
redditi (imposte sui redditi o IVA) con indicazione di elementi attivi inferiori rispetto alla
realtà o elementi passivi fittizi.
La fraudolenza consiste nel gonfiare o svuotare i bilanci, attraverso ad esempio la
manipolazione delle scritture contabili. Quindi sono esclusi i comportamenti che non si
sostanziano in una manifestazione contabile fittizzia.
È stabilita una soglia entro la quale si realizza la fattispecie penale: l’evasione realizzata
superiore ai 30mila euro oppure che l’ammontare dei ricavi sottratti alla tassazione sia
superiore al 5% dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati nella
dichiarazione.
la dichiarazione fraudolenta mediante altri artifizi (art. 3 d.lgs 74/2000), le cui modifiche,
oltre a comprendere l’innalzamento della soglia di punibilità (da 1.000.000 a 1.500.000 euro),
riguardano anche la stessa condotta materiale del reato e, dunque, gli elementi che la
costituiscono.
Un’altra causa di esclusione è data dalle valutazioni che sballano in misura inferiore del 10%
rispetto a quanto dichiarato.
67
Errore inevitabile di diritto tributario è un esimente che opera nelle materie di particolare
complessità e l’adeguamento spontaneo del contribuente, rispetto al parere preventivo
richiesto dal contribuente su fattispecie normative complesse.
In conclusione vi deve essere evasione superiore ai 30 mila euro più indicazione fraudolenta
degli elementi passivi ed attivi
Art.4 – Il reato di dichiarazione infedele: la terza fattispecie a tutela della veridicità della
dichiarazione fiscale. La pena prevista è quella che va da 1 anno fino a 3 anni di reclusione per
chiunque dichiari elementi attivi per un ammontare inferiore oppure elementi passivi fittizi.
Ci sono 2 condizioni oggettive di punibilità: evasione superiore ai 50mila euro e omissione
elementi attivi superiore al 10% o in termini assoluti di 2 milioni di euro.
Qui la contabilità non è fraudolenta, bensi è inattendibile per omissione di registrazione dei
ricavi o di registrazione di costi fittizi (non accompagnata da fatture o documenti falsi di
supporto).
Anche in questo caso, l’elemento psicologico è quello di dolo specifico di evasione.
Art.5 – il reato di omessa dichiarazione: reclusione da 1 a 3 anni e consiste nel non prestare
la dichiarazione dei redditi, nonostante l’obbligo imposto dalla legge.
Il fatto diventa reato solo quando la mancata presentazione della dichiarazione consenta di
evadere un’imposta superiore ai 30mila euro.
Non si considera omessa la dichiarazione presentata dopo i termini previsti ma non oltre i 90
giorni dalla data di scadenza, la dichiarazione dove manca la sottoscrizione o presentata
attraverso un modello non conforme.
Anche qui è richiesto il dolo specifico di evasione, il soggetto deve avere coscienza e volontà
di omettere la dichirazione.
Nella fattispecie di omessa dichiarazione dei redditi o ai fini IVA (art. 5 d.lgs. 74/2000), ad
esempio, la soglia di punibilità è stata elevata (da 30.000) a 50.000 euro e contestualmente è
stato aggravato il relativo trattamento sanzionatorio, che è diventato quello della
reclusione da un anno e sei mesi a quattro anni.
68
L’emissione di più fattore è da ricomprendere in un solo reato e non configura ipotesi plurime
di reato in quanto il legislatore ha previsto una fictio iuris per considerare l’emissione di più
fatture un singolo reato.
Art. 10-bis - Omesso versamento di ritenute certificate: reclusione da 6 mesi fino a 2 anni.
Si tratta di un reato proprio che può essere commesso da chi riveste la qualifica di sostituto
d’imposta.
La soglia di punibilità è di 50mila euro, quindi sarà punito il sostituto di imposta che non
ottemperi all’obbligo di presentare la dichiarazione annuale d’imposta ed ometta il
versamento di almeno 50mila euro di imposte.
Il sostituto è quel soggetto che deve erogare, ad un altro soggetto, un reddito in ragione di un
vincolo contrattuale. La fattispecie si realizza quando il sostituto non versa le ritenute e
rilascia le relative certificazioni che risulteranno fittizie.
È un reato istantaneo che si realizza nel momento in cui scade il termine per la
presentazione dalla dichiarazione annuale prevista per il sostituto.
È un reato che presuppone il dolo generico, cioè la coscienza e volontà di conoscere l’obbligo
di versamento e di non adempiere a talo obbligo.
69
A seguito della riforma, la fattispecie ora ricomprende non solo le ritenute certificate ma anche
le “ritenute dovute sulla base della stessa dichiarazione”, come si precisa anche nel testo
dell’articolo, la soglia di punibilità viene triplicata, passando da 50.000 a 150.000 euro, per
ciascun periodo d’imposta.
Reato proprio cioè riferito a quei soggetti che sono tenuti al versamento IVA.
È necessario che l’imposta determinata in sede di dichiarazione non sia versata all’erario e
che questa condotta omissiva si protragga oltre il termine di versamento dell’acconto relativo
al periodo successivo.
Richiede il dolo generico, quindi la coscienza e volontà di presentare una dichiarazione IVA e
di omettere il relativo versamento delle somme indicate nella dichiarazione.
Per il reato di omesso versamento di IVA, invece, la soglia di punibilità viene innalzata alla
quota di 250.000 euro, per ciascun periodo d’imposta.
70
Reato proprio in quanto può essere commesso solo dal contribuente che dovendo operare
versamenti di imposta ricorre all’istituto della compensazione utilizzando crediti inesistenti o
il reato di indebita compensazione (art. 10-quater d.lgs. 74/2000), ove non viene modificata
la soglia di punibilità (che resta quella di 50.000 euro), ma viene diversificato il sistema
sanzionatorio a seconda che l’indebita compensazione riguardi crediti non spettanti (nel qual
caso la pena rimane quella attuale della reclusione da sei mesi a due anni) oppure crediti
inesistenti (nel qual caso la pena diviene quella della reclusione da un anno e sei mesi a sei
anni
non spettanti.
Reato proprio in quanto i soggetti sono coloro che sono qualificati come debitori di imposta.
Il fatto tipico consiste nell’alienazione simulata dei propri beni oppure dal compimento di atti
fraudolenti sui beni propri o altrui, in modo da rendere inefficace la procedura di riscossione
coattiva del credito tributario da parte del Fisco.
Nel 2010 è stata introdotta un’altra ipotesi di reato da ricomprendere in questa fattispecie che
opera nei casi di transazione fiscale (art. 182 ter legge fallimentare) qualora si indichino
“false indicazioni” nella documentazione necessaria per accedere all’istituto della transazione
fiscale.
Inoltre la condanna per taluno dei delitti previsti dagli articoli 2 (dichiarazione fraudolenta
mediante fatture false), 3 (dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici) e 8 (emissione di
fatture per operazioni inesistenti) comporta l'interdizione da tutti i restanti pubblici uffici
per un periodo non inferiore ad un anno e non superiore a tre anni, salvo che ricorrano le
circostanze previste dagli articoli 2, comma 3, e 8, comma 3.
71
2-bis. Per i delitti previsti dagli articoli da 2 a 10 del presente decreto l'istituto della
sospensione condizionale della pena di cui all'articolo 163 del codice penale non trova
applicazione nei casi in cui ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni:
a) l'ammontare dell'imposta evasa sia superiore al 30 per cento del volume d'affari; b)
l'ammontare dell'imposta evasa sia superiore a tre milioni di euro.
I reati di cui agli articoli 4 (dichiarazione infedele) e 5 (omessa dichiarazione) non sono
punibili se i debiti tributari, comprese sanzioni e interessi, sono stati estinti mediante
integrale pagamento degli importi dovuti, a seguito del ravvedimento operoso o della
presentazione della dichiarazione omessa entro il termine di presentazione della
dichiarazione relativa al periodo d'imposta successivo.
Il ravvedimento o la presentazione devono essere intervenuti prima che l'autore del
reato abbia avuto formale conoscenza di accessi, ispezioni, verifiche o dell'inizio di
qualunque attivita' di accertamento amministrativo o di procedimenti penali.
ATTENUANTI
Fuori dai casi di non punibilita', le pene per i delitti di cui al presente decreto sono
diminuite fino alla meta' e non si applicano le pene accessorie indicate nell'articolo 12 se,
prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, i debiti tributari,
comprese sanzioni amministrative e interessi, sono stati estinti mediante integrale
pagamento degli importi dovuti, anche a seguito delle speciali procedure conciliative e di
adesione all'accertamento previste dalle norme tributarie.
Per i delitti di cui al presente decreto l'applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444
del codice di procedura penale (PATTEGGIAMETNO) puo' essere chiesta dalle parti solo
quando ricorra la circostanza di cui al comma 1, nonche' il ravvedimento operoso, fatte
salve le ipotesi di cui all'articolo 13, commi 1 e 2.
Le pene stabilite per i delitti di cui al titolo II sono aumentate della meta' se il reato e'
commesso dal concorrente nell'esercizio dell'attivita' di consulenza fiscale svolta da un
professionista o da un intermediario finanziario o bancario attraverso l'elaborazione o la
commercializzazione di modelli di evasione fiscale.
2 attenuanti:
Il pagamento del debito tributario
Per tutti i reati previsti dal D.lgs 74/2000 le pene sono diminuite di 1/3 se vi è stato il
pagamento del debito e delle conseguenti sanzioni prima dell’apertura del 1°grado di
giudizio.
72
La riparazione dell’offesa, in caso di prescrizione del debito tributario.
Il contribuente che nonostante l’estinzione sul piano civilistico del debito tributario e
sottoposto al giudice penale (per i crediti estinti) è riconosciuto il diritto potestativo di
pagare la somma dovuta, prima del giudizio di primo grado.
Si tratta di una somma quantificata direttamente dall’imputato a titolo di pentimento,
proporzionata alla gravità dell’offesa (non può essere inferiore a quella del ragguaglio della
pena minima prevista per il delitto contestato).
Se il giudice accetta la proposta, il contribuente avrà 10 giorni di tempo per pagare.
Quando uno stesso fatto e' punito da una delle disposizioni del titolo II e
da una disposizione che prevede una sanzione amministrativa, si applica la disposizione
speciale (cioè quella penale).
In virtù del doppio binario, i funzionari civili hanno il diritto/dovere di proseguire le normali
attività di controllo mentre la magistratura avrà l’obbligo di attivare un autonomo
procedimento secondo le regole del codice penale.
Se nella normale attività di accertamento amministrativo è di esito positivo, nascerà un altro
processo amministrativo tributario.
In pratica il principio del doppio binario stabilisce che i due procedimenti seguono due strade
autonome.
COMPETENZA TERRITORIALE
Luogo di commissione del reato, altrimenti il luogo di accertamento del reato.
73
CAPITOLO 15
PROCESSO TRIBUTARIO
Queste le novità che riscrivono il contenzioso in chiave più snella e razionale: mediazione
tributaria estesa a tutti i ricorsi fino a 20mila euro, a prescindere che siano proposti nei
confronti dell’Agenzia delle Entrate, delle Dogane, di Equitalia o di altri enti; sì alla chance di
poter conciliare anche in secondo grado; restrizione delle possibilità di compensazione delle
spese di giudizio; più spazio allo strumento della tutela cautelare; esecutività sprint delle
sentenze; largo al giudizio di ottemperanza; innalzamento del valore delle liti per le quali il
contribuente può difendersi personalmente in giudizio e ampliamento dei soggetti abilitati
all’assistenza tecnica.
Con la circolare n. 38/E, pubblicata oggi, l’Agenzia delle Entrate commenta le novità
introdotte dal Dl n. 156/2015 di riforma del processo tributario, che troveranno applicazione
per i giudizi pendenti alla data del 1° gennaio 2016. Di seguito, in dettaglio, le novità di
maggior rilievo.
Spazio alla conciliazione - La conciliazione giudiziale diventa esperibile anche per le
controversie soggette a reclamo/mediazione e per quelle pendenti in secondo grado.
Mediazione senza confini - L’istituto del reclamo/mediazione viene esteso e diventa
obbligatorio anche per le controversie dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, degli enti
locali, degli agenti della riscossione e dei concessionari iscritti all’albo di cui all’art. 53 del Dlgs
n. 446/1997, oltre che per liti - di valore indeterminabile - in materia catastale.
Rafforzamento della tutela cautelare - La disciplina della tutela cautelare si allarga fino ad
abbracciare tutte le fasi del processo, in linea con quanto già affermato dalla giurisprudenza
costituzionale e di legittimità.
Sentenze tributarie subito esecutive e maggior tutela al contribuente - A decorrere dal 1°
giugno 2016 diventano immediatamente esecutive le sentenze non definitive nei giudizi sugli
atti relativi alle operazioni catastali, nonché le sentenze di condanna al pagamento di somme
in favore dei contribuenti, pagamento che, se superiore ai 10mila euro, potrà essere
subordinato dal giudice alla prestazione di idonea garanzia.
Largo al giudizio di ottemperanza - Viene previsto che il giudizio di ottemperanza è l’unico
strumento per l’esecuzione delle sentenze tributarie, definitive o meno, senza che possa farsi
ricorso all’ordinaria procedura esecutiva.
Maggiori chance di autodifesa per il contribuente in giudizio - Il valore delle liti in cui i
contribuenti possono stare in giudizio personalmente, senza l’assistenza di un difensore
abilitato, viene innalzato dagli attuali 2.582,28 euro a 3mila euro.
L’assistenza tecnica più a misura di Caf - La categoria dei soggetti abilitati all’assistenza
tecnica viene ampliata. In questa trovano spazio i dipendenti dei Caf, in relazione alle
controversie che derivano da adempimenti posti in essere dagli stessi Caf nei confronti dei
propri assistiti.
74
Nel diritto tributario abbiamo essenzialmente 2 gradi di giudizio di merito:
Primo grado, dinanzi alla Commissione tributaria provinciale territorialmente
competente, si può ricorrere contro gli atti emessi dagli uffici (delle Agenzie) delle
Entrate, delle Dogane e dei Monopoli, dagli Enti locali e contro le cartelle di pagamento
e i provvedimenti emessi dagli agenti e dai concessionari della riscossione;
REQUISTI GIUDICI: I giudici devono essere cittadini italiani con pieno godimento dei diritti
civili e politici, non aver riportato condanne per delitti comuni non colposi o per
contravvenzione a pena detentiva o reati tributari, essere stati sottoposti a misure di
prevenzione e sicurezza, non aver superato il 72 anno di età.
I componenti delle Commissioni tributarie possono restare in carica per un periodo non
superiore ai 9 anni (sino al 75 anno di età).
La nomina a componente della Commissione tributaria non costituisce rapporto di pubblico
impiego.
OGGETTO GIURISDIZIONE
Appartengono alla giurisdizione tributaria tutte le controversie aventi ad oggetto i tributi
di ogni genere e specie comunque denominati, compresi quelli regionali, provinciali e
comunali e il contributo per il Servizio sanitario nazionale, nonche' le sovrimposte e le
addizionali, le sanzioni amministrative, comunque irrogate da uffici finanziari, gli interessi e
ogni altro accessorio.
Aggiungiamo anche la tassa sullo smaltimento rifiuti, contributi per il servizio sanitario
nazionale, contributi per i consorzi di bonifica, contributi di urbanizzazione, canone rai,
espletamento di una funzione pubblica.
Il giudice tributario risolve in via incidentale ogni questione da cui dipende la decisione delle
controversie rientranti nella propria giurisdizione, fatta eccezione per le questioni in materia di
querela di falso e sullo stato o la capacita' delle persone, diversa dalla capacita' di stare in
giudizio.
75
Le parti del processo tributario
Trattasi del contribuente, delle Agenzie fiscali, degli altri enti impositori (ad esempio, le
Regioni, gli Enti locali, le Camere di commercio, ecc.) e dell'agente di riscossione che hanno
emesso l'atto impugnato (atto impositivo o diniego di rimborso o di agevolazione), ovvero che
non hanno emesso l'atto richiesto (ad es, ipotesi di silenzio/rifiuto ad una richiesta di
rimborso). Rientrano tra le parti processuali anche i soggetti privati di cui all'art. 53 del
decreto legislativo n. 446 del 1997, che svolgono le attività di liquidazione e di accertamento,
di riscossione dei tributi e di altre entrate delle province e dei comuni.
Con riguardo ai contenziosi di modico valore, il nuovo articolo 12 eleva a 3.000 euro il limite
entro il quale i contribuenti possono stare in giudizio personalmente.
Per l'individuazione del valore si conferma l'attuale criterio in base al quale il valore è
determinato dall'importo del tributo al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni irrogate
con l'atto impugnato; in caso di controversie aventi ad oggetto esclusivamente irrogazioni di
sanzioni, il valore è costituito dalla somma di queste.
Il giudice, come più volte ha chiarito la Corte di Cassazione (sentenza n. 8025/2015 ed
altre), deve ordinare alla parte di munirsi di assistenza tecnica fissando un termine
entro il quale è tenuta a conferire l’incarico ad un difensore, quando il valore della
causa supera i 3.000,00 euro.
76
Il giudizio di primo grado
Il processo ha inizio con la notifica del ricorso e con la successiva costituzione delle parti.
Art. 19 del DPR 546/1992
Il ricorso può essere promosso contro (gli atti che si possono impugnare sono):
accertamento del tributo;
avviso di liquidazione del tributo;
il provvedimento che irroga sanzioni;
il ruolo e la cartella di pagamento;
l’avviso di mora;
il rifiuto della restituzione dei tributi, sanzioni pecuniarie ed interessi non dovuti;
diniego e revoca di agevolazioni o il rigetto di domande di definizione agevolata;
“ogni altro atto” sottoposto alla competenza delle Commissioni Tributarie (è una norma
di apertura per la previsione di altri atti futuri da inserire in questa categoria).
Gli atti espressi di cui al comma 1 devono contenere l'indicazione del termine entro il quale il ricorso deve
essere proposto e della commissione tributaria competente, nonchè delle relative forme da osservare ai
sensi dell'art. 20.
Gli atti diversi da quelli indicati non sono impugnabili autonomamente.
Ognuno degli atti autonomamente impugnabili può essere impugnato solo per “vizi propri”.
La mancata notificazione di atti autonomamente impugnabili, adottati precedentemente all'atto
notificato, ne consente l'impugnazione unitamente a quest'ultimo (significa che si dovrà impugnare
l’atto non notificato insieme a quello successivo regolarmente notificato).
Si parla di “predeterminazione normativa” degli atti impugnabili, nel senso che è la legge
che indica quali atti possono essere oggetto di un giudizio presso le Commissioni Tributarie.
La giurisprudenza ha stabilito che bisognerà valutare concretamente l’equipollenza dell’atto ad
uno degli atti tipici presenti nell’elenco ed inoltre valutare se si tratti di Atti di accertamento o
di Atti a carattere prettamente esecutivo.
1) L’avviso di accertamento è recettizio, cioè produce i suoi effetti quando viene portato
a conoscenza del destinatario (quindi va notificato) ed inoltre va motivato. Può essere
impugnato anche per i vizi attinenti alla notificazione (in quanto atto recettizio);
77
4) Il diniego di rimborso: il contribuente che ritenga di aver diritto ad un rimborso, dopo
aver presentato apposita “domanda di restituzione” all’amministrazione finanziaria,
si vede negare a seguito di diniego o silenzio la propria istanza. In questo caso il
contribuente potrà presentare ricorso presso la Commissione tributaria provinciale
(1°grado) dopo che sono trascorsi 90 giorni dalla domanda di restituzione.
In questo caso il legislatore ha sottratto il contribuente dal rispetto della norma disciplina
dell’impugnazione (cioè entro 60 giorni) e lo ha sottoposto alla disciplina “decennale” del
“diritto di restituzione”. Questa disciplina si applica solo in caso di “silenzio” perché in caso di
rifiuto si dovrà impugnare l’atto entro 60 giorni.
La cartella di pagamento diventa impugnabile grazie ad una novità introdotta nel 1992 che
stabilisce “che la notificazione della cartella di pagamento vale la notificazione del ruolo”.
Ciò significa che non è impugnabile la cartella di pagamento, bensì la sua notificazione fa
decorrere il termine decadenziale dei 60 giorni per il ricorso contro il ruolo.
Da ciò deriva che la cartella non riproducente il ruolo è priva di valore.
L’avviso di mora è un atto non autonomo che, solitamente, ripete il contenuto del ruolo
avvisando il contribuente della sua messa in mora(in questo caso non è impugnabile).
Potrà essere impugnato, quindi diventa autonomo, quando non viene preceduto da un atto di
accertamento o da notifica di cartella di pagamento perché presenta un contenuto di esplicita
pretesa fiscale e perché è il primo atto che si inserisce nell’iter di riscossione tra contribuente
ed amministrazione.
78
“VIZI PROPRI”: con l’estensione dell’impugnabilità di atti di accertamento in senso lato
(diniego e revoca agevolazioni, definizione agevolata) la procedura che nel passato consisteva
in “prima in un atto di accertamento e poi in un atto di esecuzione” è stata stravolta in quanto
ad un atto di accertamento può seguire un ulteriore atto di accertamento.
L’espressione vizi propri quindi significa che “la notificazione di un atto consequenziale non
può rimettere in termini il contribuente per l’impugnazione dell’atto anteriore anche se la
sequenza riguarda due atti di accertamento”. Inoltre, ne consegue, che non è possibile che l’atto
di riscossione regolarmente notificato (successivo) possa surrogare quello precedente di
accertamento non notificato.
Il quadro che deriva riguardo agli atti impugnabili è quello che nelle 3 grandi fasi della
funzione amministrativa di imposizione (acquisizione dati ed elementi da parte degli uffici per
supportare l’atto da emanare, fase decisionale o provvedimentale vera e propria, fase
esecutiva con iscrizione ipoteca e riscossione coattiva) il contribuente potrà impugnare solo
nella seconda fase, decisionale o provvedimentale.
AZIONI ESPERIBILI
Il giudizio tributario è di tipo impugnatorio e si conclude con sentenza costitutiva.
Significa che il ricorrente non può agire in via preventiva con azione di mero accertamento in
assenza di un atto impugnabile emesso dall’amministrazione, ne può sottoporre ai giudici
questioni estranee a quelle contenute nell’atto impugnato.
La seconda azione è l’azione di nullità che coinvolge l’atto amministrativo quando “manca
degli elementi essenziali, è viziato da difetto di attribuzione, è adottato in elusione del giudicato,
ecc… Tale azione non è prescrittibile ed è rilevabile d’ufficio.
79
L’articolo 4 del DPR 546/1992 stabilisce la competenza territoriale.
Le commissioni tributarie provinciali sono competenti per le controversie proposte nei confronti degli enti
impositori, degli agenti della riscossione e dei soggetti iscritti all'albo di cui all'articolo 53 del decreto
legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che hanno sede nella loro circoscrizione. Se la controversia e'
proposta nei confronti di articolazioni dell'Agenzia delle Entrate, con competenza su tutto o parte del
territorio nazionale, individuate con il regolamento di amministrazione di cui all'articolo 71 del decreto
legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e' competente la commissione tributaria provinciale nella cui
circoscrizione ha sede l'ufficio al quale spettano le attribuzioni sul rapporto controverso.
Il ricorso va presentato tramite notifica a mezzo di ufficiale giudiziario che consegnerà una
copia del ricorso all’ufficio destinatario restituendo al ricorrente l’originale con la relativa
notifica.
Il ricorso può essere inoltrato anche tramite servizio postale con plico raccomandato
(senza busta con ricevuta di ritorno) oppure consegnando a mano direttamente all’ufficio
che dovrà rilasciare ricevuta di consegna.
b) del ricorrente e del suo legale rappresentante, della relativa residenza o sede legale o del domicilio
eventualmente eletto nel territorio dello Stato, nonche' del codice fiscale e dell'indirizzo di posta elettronica
certificata;
e) dei motivi.
a) della categoria di cui all'articolo 12 alla quale appartiene il difensore (riforma processo tributario) cioè
avvocati, commercialisti, ecc…;
b) dell'incarico a norma dell'articolo 12, comma 7, salvo che il ricorso non sia sottoscritto personalmente;
4. Il ricorso e' inammissibile se manca o e' assolutamente incerta una delle indicazioni di cui al comma 2, ad
eccezione di quella relativa al codice fiscale e all'indirizzo di posta elettronica certificata, o non e' sottoscritta
a norma del comma precedente.
Ovviamente tutti i soggetti devono essere legittimati a stare in giudizio mentre per gli enti
pubblici vi deve essere un’autorizzazione che indica la persona che deve stare in giudizio.
Il ricorrente deve depositare, entro 30 giorni dalla notifica del ricorso, il ricorso presso la
Segreteria della Commissione Tributaria provinciale, a pena di inammissibilità.
80
Se consegnato o spedito, il ricorso in copia originale deve essere consegnato allegando la
fotocopia della ricevuta del deposito o del documento che prova la spedizione.
L’atto di costituzione in giudizio deve contenere l’indicazione delle parti, del difensore, dell’atto
impugnato, della materia del contendere, del valore della controversia e la data di notificazione
del ricorso.
La parte resistente deve costituirsi entro 60 giorni dalla notifica del ricorso mediante il
deposito presso la segreteria del fascicolo contenente le controdeduzioni.
Nel processo tributario è vietata la prova orale quindi non è ammessa la TESTIMONIANZA
ed il GIURAMENTO.
Sarà ammesso interrogatorio formale delle parti ed ispezione di persone e cose (da
verificare).
Le parti devono rispettare il principio del contraddittorio e vi è il limite che non possono
essere tenuti in considerazione i documenti che non sono stati esibiti nel corso dello
svolgimento dell’attività di verifica dei giudici tributari.
SOSPENSIONE CAUTELARE
In base all’articolo 47. Il ricorrente ha la possibilità di richiedere alla Commissione,
competente, la sospensione dell’esecuzione dell’atto dell’amministrazione, quando da
quell’atto può derivare un danno gravo ed irreparabile.
Anche qui per la sospensione cautelare è richiesta la presenza del fumus boni iuris (da
intendere come la presenza di elementi idonei a supportare il ricorso) e del periculum in mora
(la lesione del diritto deve essere tale che anche l’eventuale successivo accoglimento del ricorso
si dimostri inidoneo ad eliminare gli effetti negativi che derivano dall’atto).
Quali sono gli atti per i quali si può chiedere la “sospensione cautelare” ?
Sia per gli atti di accertamento (avviso di liquidazione, provvedimento che irroga sanzioni, il
ruolo, la cartella di pagamento, l’avviso di mora) sia per gli atti di riscossione, in quanto
incidono sulla sfera patrimoniale del contribuente.
La sospensione può essere subordinata alla presentazione di idonee garanzie quali cauzione o
fideuissione bancaria.
L’istanza di sospensione è decisa entro 180 giorni dalla presentazione della stessa.
81
Può essere richiesta nel ricorso introduttivo oppure nel corso del procedimento di 1°
grado.
Può essere revocata, su istanza di parte, prima della sentenza di primo grado quando sono
mutate le circostanze per le quali era stato concesso.
Viene disposto con ordinanza in Camera di Consiglio oppure in casi urgenti con
provvedimento monocratico decreto del Presidente.
CONCILIAZIONE GIUDIZIALE
Regolato dall’articolo 48, consiste in un accordo che le parti hanno raggiunto per evitare il
processo, i tempi, i costi, ecc…
In questo caso il processo si estingue e cessa la materia oggetto del contendere
Oggetto del contendere (oggetto di conciliazione) potranno essere solamente le “QUESTIONI
DI FATTO” (Tizio ha venduto la merce a Caio per 100 o per 300)e le “QUESTIONI
ESTIMATIVE”( ho acquistato beni per 50 o per 100) mai le conseguenze fiscali che derivano.
N.B. Da ciò deriva che l’amministrazione non può rinunciare tramite una transazione ad
applicare una determinata aliquota prevista dalla legge di imposta applicandone una
inferiore oppure rinunciare ad applicare una determinata interpretazione favorevole
all’Amministrazione.
Nemmeno il “quantum” delle sanzioni potrà essere oggetto di conciliazione perché questo
è determinato automatiamente.
Il potere di impulso spetta sia al contribuente che all’amministrazione finanziaria ed anche
al giudice tributario.
A seguito della riforma del processo tributario, abbiamo 2 tipi di conciliazione:
“in udienza”: chiesta fino a prima di 10 giorni dalla data della prima udienza.
All'udienza la commissione, se sussistono le condizioni di ammissibilita', invita le parti alla conciliazione
rinviando eventualmente la causa alla successiva udienza per il perfezionamento dell'accordo
conciliativo. La conciliazione si perfeziona con la redazione del processo verbale nel quale sono indicate
le somme dovute con i termini e le modalita' di pagamento. Il processo verbale costituisce titolo per la
riscossione delle somme dovute all'ente impositore e per il pagamento delle somme dovute al
contribuente. La commissione dichiara con sentenza l'estinzione del giudizio per cessazione della
materia del contendere.
“fuori udienza”: chiesta in pendenza del giudizio spetterà al giudice fissare la data di
trattazione.
1. Se in pendenza del giudizio le parti raggiungono un accordo conciliativo, presentano istanza
congiunta sottoscritta personalmente o dai difensori per la definizione totale o parziale della
controversia.
2. Se la data di trattazione e' gia' fissata e sussistono le condizioni di ammissibilita', la commissione
pronuncia sentenza di cessazione della materia del contendere. Se l'accordo conciliativo e' parziale,
la commissione dichiara con ordinanza la cessazione parziale della materia del contendere e
procede alla ulteriore trattazione della causa.
3. 3. Se la data di trattazione non e' fissata, provvede con decreto il presidente della sezione.
4. 4. La conciliazione si perfeziona con la sottoscrizione dell'accordo di cui al comma 1, nel quale sono
indicate le somme dovute con i termini e le modalita' di pagamento. L'accordo costituisce titolo per la
riscossione delle somme dovute all'ente impositore e per il pagamento delle somme dovute al
contribuente.
82
1. Le sanzioni amministrative si applicano nella misura del 40% del minimo previsto dalla legge, in
caso di perfezionamento della conciliazione nel corso del primo grado di giudizio e nella misura del
50% del minimo previsto dalla legge, in caso di perfezionamento nel corso del secondo grado di
giudizio.
2. Il versamento delle somme dovute ovvero, in caso di rateizzazione, della prima rata deve essere
effettuato entro 20 giorni dalla data di sottoscrizione dell'accordo conciliativo di cui all'articolo 48
o di redazione del processo verbale di cui all'articolo 48-bis.
3. In caso di mancato pagamento delle somme dovute o di una delle rate, compresa la prima, entro il
termine di pagamento della rata successiva, il competente ufficio provvede all'iscrizione a ruolo delle
residue somme dovute a titolo di imposta, interessi e sanzioni, nonche' della sanzione di cui
all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, aumentata della meta' e applicata
sul residuo importo dovuto a titolo di imposta.
4. Per il versamento rateale delle somme dovute si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni
previste per l'accertamento con adesione dall'articolo 8 del decreto legislativo 19 giugno 1997, n.
218.
La conciliazione giudiziale
L’attuale art. 48 viene scorporato negli artt. 48, 48-bis e 48-ter.
Viene allargato l’istituto della conciliazione giudiziale, prevedendo che esso possa concretizzarsi sia in udienza
sia fuori udienza non solo avanti la Commissione tributaria provinciale ma anche avanti quella regionale. La
procedura è preclusa soltanto nel giudizio avanti la Corte di cassazione.
L’istituto non si perfeziona più con il pagamento dell’importo totale determinato in base all’accordo, ovvero della
prima rata, ma con la sottoscrizione dell’accordo tra il contribuente e l’ufficio impositore se la conciliazione
avviene fuori dall’udienza o con la redazione del relativo verbale se la conciliazione avviene in udienza.
Viene modificata la misura della riduzione delle sanzioni prevedendo che queste siano ridotte al 40% del minimo
edittale se il perfezionamento avviene nel primo grado di giudizio e al 50% se nel secondo grado.
83
di cui all’art. 13 del d. lgs. 18.12.1997, n. 471, applicata in misura doppia (cioè nella misura del 60% in luogo di
quella del 30%) sul residuo importo dovuto.
Per il versamento si applicano le norme, anche sanzionatorie, previste in materia di accertamento con adesione
dall’art. 8 del d.lgs. 19.6.1997, n. 218.
Il reclamo è uno strumento deflattivo del contenzioso, che va esperito ogni volta che si
intende presentare un ricorso, pena l’improcedibilità dello stesso.
In sostanza si tratta di presentare un’istanza obbligatoria che anticipa il contenuto del
ricorso nel senso che con questa istanza il contribuente chiede l’annullamento totale o
parziale dell’atto sulla base degli stessi motivi di fatto e di diritto che intenderebbe portare
all’attenzione nella fase giurisdizionale.
È facoltà del contribuente inserire nell’istanza di reclamo anche una proposta di
mediazione.
L’accordo di tale soluzione da titolo ad una riduzione del 40% delle sanzioni.
Per le controversie di valore non superiore a 20.000 euro, il ricorso produce anche gli
effetti di un reclamo e puo' contenere una proposta di mediazione con rideterminazione
dell'ammontare della pretesa.
Le controversie di valore indeterminabile non sono reclamabili.
N.B Il valore è determinato con riferimento alla maggiore imposta accertata, al netto delle
sanzioni e degli interessi.
84
Con la presentazione del reclamo, il contribuente oltre a sottoporre in via preventiva alla
competente struttura (agenzia delle entrate), i motivi del suo ricorso al giudice tributario può
formulare una motivata proposta di MEDIAZIONE (nella quale indicare la rideterminazione
della pretesa)con la possibilità per entrambe le parti di evitare il contenzioso.
A seguito della riforma del 2016, il reclamo trova applicazione oltre che per gli atti emessi
dall’Agenzia delle Entrate, anche per quelli emanati dai Comuni.
Si deve ritenere che la nuova disciplina trovi applicazione con riferimento ai ricorsi
notificati dal contribuente al Comune a decorrere dal 1° gennaio 2016.
Inizialmente la norma prevedeva che il contribuente che intendeva proporre ricorso avverso un
atto emesso dall’Agenzia delle Entrate il cui valore (dato dall'importo del tributo al netto degli
interessi e delle eventuali sanzioni irrogate con l'atto impugnato ovvero, in caso di controversie
relative esclusivamente alla irrogazioni di sanzioni, dalla somma di queste ultime) non fosse
superiore ad € 20.000, era tenuto a proporre preliminarmente un reclamo all’Ufficio che aveva
emanato l’atto, eventualmente contenente una proposta di mediazione.
Il novellato comma 2 dell’articolo 17-bis stabilisce che “Il ricorso non è procedibile fino alla
scadenza del termine di novanta giorni dalla data di notifica, entro il quale deve essere conclusa
la procedura di cui al presente articolo”.
Ciò significa che con la proposizione del ricorso si apre una fase amministrativa di
durata pari a 90 giorni entro la quale deve svolgersi il procedimento di
reclamo/mediazione.
Il termine di 90 giorni va computato dalla data di notifica del ricorso al Comune (data di
ricezione, nel caso di notifica tramite servizio postale) ed è soggetto alla sospensione dei
termini processuali nel periodo feriale.
Durante la pendenza del procedimento di reclamo/mediazione il contribuente non può
costituirsi in giudizio: tale costituzione dovrà avvenire entro 30 giorni dalla scadenza del
periodo riservato alla mediazione (90 giorni).
Durante tali 90 giorni viene peraltro sospesa la riscossione delle somme derivanti dal
provvedimento.
L’esame del reclamo e della proposta di mediazione spetta ad apposite strutture diverse ed
autonome da quelle che curano l’istruttoria degli atti reclamabili.
Con riferimento agli altri enti impositori ai quali è stato esteso l’istituto del reclamo, il
legislatore ha invece rimesso alla organizzazione interna di ciascuno di essi
l’individuazione della struttura eventualmente deputata alla trattazione dei reclami.
85
L’accordo di mediazione si conclude con la sottoscrizione dell’accordo tra contribuente ed
ufficio e si perfeziona con il versamento dell’intero importo dovuto effettuato entro 20 giorni
dalla conclusione dell’accordo di mediazione.
86
1 Il reclamo e la mediazione (art. 17-bis)
L’istituto del reclamo-mediazione di cui all’art. 17-bis del d.lgs. 31.12.1992, n. 546,
attualmente è limitato ai soli atti emessi dall’Agenzia delle entrate purché di valore non
superiore a 20.000 euro (importo riferito alle sole imposte, ovvero alle sole sanzioni se
queste costituiscono l’unico addebito). La disciplina viene estesa a tutti gli atti impositivi (ad
esempio, gli atti emessi dall’agente della riscossione, dall’Agenzia delle dogane, dagli enti
locali, ecc.), sempre nel rispetto del limite di valore di 20.000 euro, comprese le istanze di
rimborso. Non sono reclamabili le controversie di valore indeterminato, salvo quelle indicate
all’art. 2, comma 2, primo periodo (classamento di immobili, ecc.), né gli atti di recupero di
aiuti di stato.
A differenza dell’attuale disciplina, non è più preclusa la possibilità di addivenire alla
conciliazione giudiziale.
Il ricorso non è procedibile fino alla scadenza del termine di 90 giorni della notifica, entro il
quale la procedura deve essere conclusa. Opera la sospensione feriale dei termini.
La procedura, se si conclude con l’accordo tra le parti, permette di beneficiare della
riduzione della sanzione alla misura del 35% della somma edittale, anziché del 40%.
La procedibilità del ricorso viene identificata nel momento in cui sono trascorsi 90 giorni
dalla data di presentazione del reclamo-mediazione, periodo di tempo entro il quale la
procedura può dispiegarsi. Soltanto se il termine di 90 giorni è decorso infruttuosamente, il
contribuente può costituirsi in giudizio depositando il proprio fascicolo nella segreteria della
commissione tributaria.
Non è più necessario che il contribuente, nel ricorso introduttivo, formuli il reclamo-
mediazione in quanto, come è logico, già il ricorso costituisce il reclamo senza che sia
necessario, anche se è possibile, avanzare una proposta di mediazione.
L’oggetto della procedura è esteso anche agli atti di classamento dei beni immobili e di
attribuzione di rendita catastale. Continuano ad essere esclusi gli atti per i quali manca il
valore (ad esempio, rifiuto di iscrizione dell’ONLUS nell’apposito registro ovvero della sua
cancellazione, ecc.) e per il recupero degli aiuti di Stato.
La procedura si perfeziona con il pagamento, entro il termine di 20 giorni dalla data di
sottoscrizione dell’accordo avente ad oggetto un atto impositivo o di riscossione, delle
somme dovute ovvero della prima rata, i cui importi, termini e modalità di versamento sono
determinati nell’accordo che costituisce il titolo per il pagamento.
La stessa regola si applica anche se l’accordo è a favore del contribuente nel caso di
restituzione di somme. Qualora la controparte non dia esecuzione al pagamento, il
contribuente può agire avanti alla magistratura ordinaria al fine di ottenere un decreto
ingiuntivo, in quanto con tale atto l’ente impositore o l’agente della riscossione ha
riconosciuto il diritto ad erogare il rimborso.
Nel caso di mancato pagamento delle somme dovute entro il termine previso di 20 giorni
dalla sottoscrizione dell’atto, ovvero anche di una sola delle rate successive alla prima entro
il termine di pagamento della rata successiva, l’ente impositore provvede all’iscrizione a
ruolo delle somme residue dovute e della sanzione del 60% sul residuo importo.
Le sanzioni sono computate nella misura del 35% del minimo. Sulle somme dovute a titolo
di contributi previdenziali e assistenziali non si applicano gli interessi e le sanzioni; tuttavia,
l’art. 7, comma 2, lettera t), del d.l. prevede che la riscossione sia effettuata dall’INPS
mediante l’avviso di addebito.
Nel caso di costituzione in giudizio e di soccombenza, le spese di giudizio non sono
maggiorate del 50 %.
La riscossione e il pagamento delle somme dovute in base all’atto oggetto di reclamo sono
sospesi fino alla scadenza del termine di perfezionamento della procedura. Nel caso di
mancato perfezionamento della mediazione sono dovuti gli interessi.
L’art. 17-bis si applica, per quanto compatibile anche nei confronti dell’agente della
riscossione relativamente ai vizi propri delle cartelle di pagamento o di impugnazione del
fermo di beni registrati o di iscrizione di ipoteca.
87
TRATTAZIONE E DEFINIZIONE DEL PROCESSO
Prima della trattazione del ricorso, vi è l’esame preliminare del ricorso a cura del Presidente
della Sezione che verifica se ci sono i presupposti per l’ammissibilità del ricorso e viceversa.
I casi di inammissibilità sono indicati dalla legge .
Se il Presidente ritiene inammissibile il ricorso emana un DECRETO che non va
necessariamente motivato (in questo caso il contribuente potrà presentare reclamo alla
Commissione,entro 30 giorni).
Nei 15 giorni successivi le altri parti possono presentare documenti che ritengono opportuni.
La controversia e' trattata in camera di consiglio, salvo che almeno una delle parti non abbia
chiesto la discussione in pubblica udienza, con apposita istanza da depositare nella segreteria
e notificare alle altre parti costituite entro il termine di cui all'art. 32, comma 2.
La conseguenza è che la trattazione in camera di consiglio non ammette la presenza delle
parti e dei loro difensori.
Vi è un relatore che espone al collegio, senza la presenza delle parti, i fatti e le questioni della
controversia.
Della trattazione in camera di consiglio e'redatto processo verbale dal segretario.
Quindi non vi è contraddittorio bensì si analizzano i documenti presentati dalle parti e poi si
decide
Nella pubblica udienza le parti sono ammesse alla discussione, quindi si sente la discussione
e solo dopo si decide.
LA DECISIONE
La sentenza e' pronunciata in nome del popolo italiano ed e' intestata alla Repubblica italiana.
La sentenza deve contenere:
l'indicazione della composizione del collegio, delle parti e dei loro difensori se vi sono;
la concisa esposizione dello svolgimento del processo;
le richieste delle parti;
la succinta esposizione dei motivi in fatto e diritto;
il dispositivo.
La sentenza deve inoltre contenere la data della deliberazione ed e' sottoscritta dal
presidente e dall'estensore.
88
definisce il giudizio nel MERITO: dipende dalla teoria alla quale si aderisce.
Infatti se si considera il processo tributario come un giudizio di annullamento
(impugnazione-annullamento detta teoria costitutiva) è chiaro che il contenuto della
decisione si limita a stabilire “l’insussistenza del diritto vantato del ricorrente o la sussistenza
del diritto in caso di accoglimento della domanda.
Però quando si decide nel merito vi è un duplice limite: la delimitata materia del contendere
che non può andare oltre a situazioni estranee al diritto tributario (es. violazione di altre
norme) e la motivazione dell’atto impugnato.
Riassumendo il giudizio tributario può assumere diverse fisionomie a seconda del tipo di
sentenza del giudice (in alcuni casi di annullamento in altri di accertamento).
N.B Diversa dalla decisione parziale è l’accoglimento parziale che è sempre permesso.
La sentenza produce effetti nel momento in cui viene notificata alle parti e diventa vincolante
tra le stesse.
Da ciò discende che il giudice tributario potrà decidere in via incidentale su tutte le questioni
pregiudiziali che servono a definire la contesa tributaria e che vanno oltre la querela di falso o
la capacità delle persone.
Il giudizio è sospeso anche in altri casi.
1) Rimessione atti alla Corte Costituzionale in seguito ad un eccezione di illegittimità
costituzionale sollevato nel giudizio relativamente ad una norma che risulta decisiva
per la decisione;
89
2) Regolamento preventivo di giurisdizione
3) Istanza di ricusazione del giudice.
Una volta che è venuta meno la causa di sospensione, il processo può riprendere su istanza
di una delle parti al Presidente della Commissione sempre che non sia decorsi 6 mesi dalla
cessazione della causa di sospensione (in questo caso il processo si estingue).
Interruzione: trova il suo fondamento nella perdita della capacità di stare in giudizio o nella
cessazione della rappresentanza.
I casi di interruzione sono TASSATIVI:
Morte, cessazione rappresentanza, fallimento, interdizione, inabilitazione;
Radiazione o sospensione dall’albo dei difensori;
Gli effetti sono simili a quelli della sospensione (incapacità di proporre e produrre atti).
per inattività delle parti: inerzia delle parti protratta oltre i termini stabiliti dalla legge.
Qui la estinzione può essere disposta sia dalle parti che d’ufficio.
Le spese sono a carico della parte che le ha anticipate.
per cessazione della materia del contendere: verificarsi di fatti ed eventi che rendono
superfluo il giudizio tributario (es. ammissione del contribuente ad una procedura di
condono).
Le spese sono a carico della parte che le ha anticipate.
LE IMPUGNAZIONI
La sentenza è resa pubblico entro 30 giorni dalla data successiva alla deliberazione.
Il dispositivo è comunicato nei successivi 10 giorni alle parti.
90
Una volta che le parti hanno acquisito la copia originale della sentenza hanno l’obbligo di
notificarla alle altre parti nei successivi 30 giorni. L’adempimento di questo onore è
indispensabile per dare origine al secondo grado di giudizio mediante impugnazione.
Infatti se la parte che ha interesse all’impugnazione non adempie all’obbligo di notifica entro i
successivi 6 mesi non potrà impugnare la sentenza (risulta impossibile impugnare una
sentenza di primo grado dopo 6 mesi).
In caso di notificazione nulla, la parte può ricorrere entro 6 mesi dalla notificazione.
Rispetto alle modalità di impugnazione, la parte vittoriosa si può costituire in appello tramite
il semplice deposito di una memoria di resistenza.
Se è risultato vittorioso solo su alcuni “capi” la costituzione avviene in via incidentale entro
60 giorni dalla ricezione dell’appello principale con lo stesso atto con il quale si costituisce il
giudizio.
L’appellante deve riproporre le questioni e le eccezioni disattese nel primo grado altrimenti
queste diventeranno inappellabili. Inoltre rispetto alla presentazione di nuove domande e/o
eccezioni queste saranno accolte solo se non vanno a modificare il petitum mettendo in
discussione l’an ed il quantum.
Nemmeno la causa petendi può essere cambiata perché ciò comporterebbe una mutatio
libelli che sarà dichiarata d’ufficio o su istanza delle parti inammissibile.
Il divieto opera quando si cerchi di mutare e/o confondere la contestazione sull’esistenza
del rapporto con quella sulla misura dell’obbligo sussistente.
Rispetto alla nuove prove da introdurre in secondo grado, le uniche ammissibili sono quelle
ritenute necessarie ai fini della decisione del giudice(devono essere acquisite d’ufficio) o quelle
che la parte non ha potuto fornire in primo grado per causa a lui non imputabile.
Ricadrà su questo soggetto l’onere della prova.
La fase processuale del giudizio di secondo grado ha inizio come per il primo grado con la
notificazione o la consegna dell’atto di appello a tutte le parti presenti in primo grado.
L’atto di appello sarà depositato presso la segreteria della Commissione Regionale entro 30
giorni dalla proposizione del ricorso, pena l’inammissibilità dello stesso.
91
Gli estremi della sentenza impugnata;
L’esposizione sommaria dei fatti;
L’oggetto della domanda con indicazione dei motivi di impugnazione;
La sottoscrizione dell’attore.
Si tratta di elementi tassativi che devono essere rispettati a pena di nullità.
La Commissione Regionale esaminate le carte può disporre la rinnovazione sia degli atti nulli
in primo grado che rimettere l’intero giudizio al giudice di primo grado.
1. La commissione tributaria regionale rimette la causa alla commissione provinciale che ha emesso la sentenza
impugnata nei seguenti casi:
a) quando dichiara la competenza declinata o la giurisdizione negata dal primo giudice;
b) quando riconosce che nel giudizio di primo grado il contraddittorio non e' stato regolarmente costituito o
integrato;
c) quando riconosce che la sentenza impugnata, erroneamente giudicando, ha dichiarato estinto il processo in sede
di reclamo contro il provvedimento presidenziale;
d) quando riconosce che il collegio della commissione tributaria provinciale non era legittimamente composto;
e) quando manca la sottoscrizione della sentenza da parte del giudice di primo grado.
2. Al di fuori dei casi previsti al comma precedente la commissione tributaria regionale decide nel merito
previamente ordinando, ove occorra, la rinnovazione di atti nulli compiuti in primo grado.
3. Dopo che la sentenza di rimessione della causa al primo grado e' formalmente passata in giudicato, la segreteria
della commissione tributaria regionale, nei successivi trenta giorni, trasmette d'ufficio il fascicolo del processo alla
segreteria della commissione tributaria provinciale, senza necessita' di riassunzione ad istanza di parte.
La Cassazione può emettere anche un giudizio di rinvio con il quale si deve sostituire la
precedente sentenza con quella nuova. A fare ciò sarà un nuovo giudice di primo o secondo
grado, territorialmente diverso da quello che ha emesso la decisione nei gradi precedenti.
Anche qui vi è l’obblgio di notificare la decisione, entro 1 anno dalla pubblicazione della
Sentenza.
92
Vale solo per l’impugnazione contro le sentenze delle Comm.Tributarie contenenti
accertamenti di fatto (per i vizi di merito ci si rivolge in Cassazione) che non sono state
impugnate (REVOCAZIONE ORDINARIA)o che non sono ulteriormente impugnabili
(REVOCAZIONE STRAORDINARIA).
Alla revocazione si può ricorrere in tutti i gradi di appello, con il rispetto della disciplina
prevista per le sentenze.
ESECUTIVITÀ SENTENZE
SENTENZA 1°GRADO:
Accoglimento ricorso: bisognerà pagare l’ammontare che risulta dalla sentenza e,
comunque, non oltre i 2/3 se il ricorso è parzialmente accolto (a)
Per importi inferiori a 10.000 euro, entro 90 giorni dalla notifica delle sentenza
l’amministrazione deve dare esecuzione alla sentenza.
Per il pagamento di somme dell’importo superiore a 10.000 euro, diverse dalle spese di
lite, il pagamento può essere subordinato dal giudice alla prestazione di un’idonea
garanzia, anche tenuto conto delle condizioni di solvibilità in relazione alla consistenza del
93
suo patrimonio.
Con apposito d.m. sono disciplinati il contenuto della garanzia sulla base del contenuto
dell’art. 38-bis, quinto comma, del d.p.r. 26.10.1972, n. 633, la sua durata nonché il termine di
esecuzione a seguito dell’inerzia del contribuente protrattasi per un periodo di tre mesi.
I costi della garanzia, che sono stati anticipati dal contribuente, sono a carico della parte
soccombente all’esito definitivo del giudizio.
L’ente impositore (e i soggetti assimilati) devono eseguire il pagamento delle somme dovute a
seguito della sentenza entro 90 giorni dalla sua notificazione ovvero dalla presentazione della
garanzia suddetta. Nel caso di mancata esecuzione, il contribuente può richiedere
l’ottemperanza di cui all’art. 70 alla commissione Tributaria provinciale, ovvero a quella
regionale se il giudizio è pendente nei gradi successivi.
GIUDIZIO OTTEMPERANZA
Può essere richiesto alla Commissione Provinciale quando la sentenza di primo grado non sia
stata impugnata nei termini di legge oppure sia passata in giudicato.
In tutti gli altri casi ci si rivolge a quelle Regionale.
Va promosso contro ufficio del Ministero, Ente locale, concessionario del servizio di
riscossione (introdotta con la riforma del 2016).
94