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ISTITUZIONI DI DIRITTO PRIVATO

 Testo di riferimento: PARADISO, Istituzioni di diritto privato, 8 ed. Giappichelli, Torino, 2014 Capitoli: dal capitolo 1
al capitolo 48 (esclusi capitoli 10, 44), capitolo 49 (esclusi §§ 4, 5, 6, 7, 8), capitolo 50 § 1, capitolo 51 §§ 1,2,3,
capitolo 54.

Diritto: insieme delle regole di condotta e di organizzazione di una collettività umana.

Non esiste un solo ordinamento, bensì una pluralità di ordinamenti giuridici. Oltre a quello statale italiano
costituiscono ordinamenti giuridici sovrani e indipendenti il diritto internazionale, che rivolge le proprie norme
direttamente agli Stati, e il diritto canonico, di cui sono destinatari i fedeli della Chiesa cattolica.

Rapporti fra diversi ordinamenti giuridici (S3.7) possono essere risolti con reciproca irrilevanza, con riconoscimento
o con incompatibilità.

Il consenso popolare non garantisce la giustizia del sistema, bensì dia un minimo di garanzie a tutti, alcuni interessi
sono più tutelati di altri.

Codice civile. E’ un “regio decreto”, corrispondente oggi a un decreto legislativo (atto avente forza di legge). E’
entrato in vigore il 21 aprile 1942; la sua composizione originaria è di 2969 articoli, ma alla luce della
contestualizzazione storica, economica, politica e sociale del testo normativo molte disposizioni sono state
abrogate (si parla di “defascistizzazione” del codice), e molte altre aggiunte.

La struttura del codice prevede 6 libri, che si articolano in titoli, i quali a loro volta si suddividono in capi, ed
eventualmente, in sezioni e capitoli (libri – titoli – capi – sezioni – capitoli).

Ogni proposizione indica un comma. L’andatura a capo segna la fine di un comma e l’inizio di quello successivo.

La rubrica (es. “capacità giuridica” art.1) non fa parte del testo normativo, così come non fanno parte del testo
normativo i meri riferimenti normativi del curatore del codice che solitamente si riferiscono a leggi che trattano
materie simili o affini. Il rinvio ad altre leggi è espressamente indicato all’interno del testo normativo se necessario.

Capacità giuridica.Attitudine ad essere titolare di diritti e doveri.

Capacità di agire (o legale).Attitudine a compiere validamente atti giuridicamente rilevanti.

Successione. Distribuzione del patrimonio ereditario del decuius.

Testamento. Dal punto di vista strutturale è un atto unilaterale, l’unico atto mortis causa del nostro ordinamento
giuridico: ciò significa che la sua efficacia presuppone la morte dell’individuo che ne è autore.

Donazione.E’ un contratto fra soggetti vivi, non è atto unilaterale perché non basta la volontà del donante ma è
necessaria anche quella del donatario. E’ l’unico contratto disciplinato nel libro II perché la sua disciplina presenta
numerosi punti in comune con quella della successione testamentaria.

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DIRITTI REALI

1. Di proprietà Diritto reale per eccellenza


2. Di usufrutto
3. Di uso
4. Di abitazione Diritti c.d. “minori”
5. Di superficie Diritti reali di godimento su cose altrui
6. Di servitù
7. Di enfiteusi

Il possesso non è un diritto ma uno stato di fatto.

Un atto è tipico se disciplinato dal codice civile e/o da leggi speciali.

LIBRO I – Delle persone e della famiglia [artt. 1-455]

LIBRO II – Delle successioni [artt. 456-809]

LIBRO III – Della proprietà [artt. 810-1172]

LIBRO IV – Delle obbligazioni [artt. 1173-2059]

LIBRO V – Del lavoro [artt. 2060-2642]

LIBRO VI – Della tuteli dei diritti [artt. 2643-2969]

TITOLI LIBRO IV:

I. Delle obbligazioni in generale


II. Dei contratti in generale
III. Dei singoli contratti
IV. Delle promesse unilaterali
V. Dei titoli di credito
VI. Della gestione di affari
VII. Del pagamento dell’indebito
VIII. Dell’arricchimento senza causa
IX. Dei fatti illeciti

FONTI DEL DIRITTO: “fatti” dai quali traggono origine le norme giuridiche;

Fonti di cognizione (documenti ufficiali che consentono di conoscere il testo legislativo, es. Gazzetta Ufficiale)

Fonti di produzione (atti e fatti che creano diritto)

- Scritte (leggi, regolamenti)


- Non scritte (unico es. consuetudini)

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Inoltre le fonti di produzione possono consistere in:

- Atto legislativo, indica l’iter che l’organo legislativo deve seguire per creare diritto (il nostro es. è dato
dalla Costituzione); è tipico dei paesi di civil law per cui le fonti di produzione in Italia rientrano
nell’ambito degli atti legislativi;
- Precedente giudiziario, in cui si utilizzano precedenti pronunce del giudice per creare diritto, è tipico dei
paesi di common law per cui non ammesso in Italia; la magistratura non crea diritto, tutt’al più
orientamenti interpretativi per gli altri giudici.

CAPO I prelegge art. 1*:

1. Costituzione + Leggi costituzionali


2. Fonti sovranazionali
3. Leggi ordinarie + D.L + D.LGS
4. Leggi regionali
5. Regolamenti governativi
6. Usi normativi/consuetudini

*Si noti che l’originaria configurazione dell’art. 1 e del c.c. risulta profondamente cambiato per effetto dei
mutamenti istituzionali intervenuti successivamente all’emanazione del c.c., come l’abrogazione dell’ordinamento
corporativo, l’introduzione della Costituzione, l’adesione all’UE e l’attuazione di un ordinamento regionale.

Disposizione: enunciato linguistico formulato dal legislatore.

Norma: regola sostanziale ricavabile dalla disposizione.

Fonti sovranazionali

- Diritto originario
o Trattato UE
o Trattato FUE
o Atti modificativi
o Convenzioni internazionali sottoscritte dallo Stato italiano
- Diritto derivato: provvedimenti legislativi adottati dagli organi legislativi degli stati membri, previsti
dall’art. 288 FUE:
 Regolamenti europei
 Direttive Atti vincolanti
 Decisioni
 Raccomandazioni t Atti non vincolanti
 Pareri t

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Un po’ di storia europea.

 Trattato di Roma, 1952 (istituisce la CEE, “Comunità Economica Europea”)


 Trattato di Maastricht, 1992
 Trattato di Amsterdam, 1997
 Trattato di Lisbona, 2007 (elimina la CEE)

Regolamenti.

 Elemento soggettivo: hanno portata generale (riguardano tutti gli stati e quindi tutti i soggetti di diritto
dell’UE);
 Elemento oggettivo, hanno applicazione diretta (non è necessario un atto di recepimento/approvazione
dei singoli legislatori nazionali);
 Obbligatorio in tutti i suoi elementi;

Direttive. Il loro obiettivo è la progressiva armonizzazione delle legislazioni nazionali e il dar vita a un diritto
comunitario uniforme.

Elemento soggettivo: non hanno necessariamente portata generale (saranno precisati nel testo i
destinatari);
Elemento oggettivo: prevede il raggiungimento di un obiettivo comune per i destinatari (gli strumenti atti
a raggiungere tali obiettivi vengono adottati a discrezione dei singoli stati che hanno margine di
discrezionalità sotto il profilo legislativo);
Non è immediatamente applicabile: è necessaria l’emanazione di un atto attuativo che recepisca la
direttiva e prende il nome di legge di attuazione. Lo Stato inadempiente viene sanzionato.

Decisioni. Sotto il profilo soggettivo non hanno portata generale;

LEGGI REGIONALI

Provvedimenti approvati da organi regionali che hanno competenza territoriale limitata con riguardo al potere
legislativo che detengono. Si rilevano materie per le quali v’è:

- Una competenza esclusiva dello Stato, per cui la regione non può in alcun modo legiferare;
- Una competenza esclusiva della regione, che rappresenta una competenza residuale;
- Una competenza legislativa concorrente, nella quale si realizza un concorso di competenza Stato-Regione:
lo Stato detta le norme generali, la regione durante l’attuazione si deve attenere alle linee giuda statali.

USI NORMATIVI (CONSUETUDINI)

Reiterazione costante ed uniforme di un comportamento (elemento oggettivo)con la convinzione di osservare un


comando giuridico (elemento soggettivo).

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CONFLITTO FRA FONTI

Le fonti del diritto si caratterizzano per la diversa efficacia o forza normativa, nel senso che alcune di esse hanno
prevalenza sulle altre.

Il principio gerarchico risolve le antinomie fra fonti di grado diverso: le norme promananti da una certa fonte
possono essere modificate solo da una fonte di pari grado o superiore. In caso di contrasto prevalgono le norme di
grado superiore.

Il criterio cronologico risolve le antinomie fra fonti di pari grado, per cui prevale la norma più recente.

L’abrogazione della norma soccombente può essere:

 Espressa, cioè il legislatore approva una norma ad hoc


 Implicita, in quanto si ricava dall’incompatibilità fra vecchia e nuova disciplina
 Tramite referendum abrogativo
Il criterio della competenza risolve le antinomie fra i rapporti stato-regione: serve ad indicare quale ente (Stato o
Regione) detiene la competenza normativa nelle materie oggetto di conflitto.

APPLICAZIONE DELLA LEGGE(procedimento logico del sillogismo)


DEF: sussunzione di un caso concreto in una fattispecie astratta
Sussunzione: meccanismo logico che riportauna determinata fattispecie nel caso generale previsto da una norma.
L’applicazione della legge si articola in due momenti solo logicamente distinti fra loro:
1. Individuazione della norma pertinente, fra le tante che compongono l’ordinamento;
2. Interpretazione della norma DEF: attività volta a comprendere il contenuto della disposizione e del suo significato
giuridico e di ricavarne una norma.

DEF disposizione = testo scritto, enunciato linguistico formulato dal legislatore;

DEF norma = regola sostanziale ricavabile dalla disposizione tramite interpretazione;

All’interpretazione sono affidati 3 compiti fondamentali: sciogliere le ambiguità del testo linguistico, colmare le
lacune del sistema (mediante analogia) e rimediare all’invecchiamento delle disposizioni (intendimento alle
clausole generali e alle regole cdd. Elastiche)

Classificazione dell’interpretazione del diritto in base ai soggetti:

1. Autentica (vincolante, in funzione della provenienza da atto normativo) =fornita dallo stesso legislatore al fine di
chiarire un precedente testo normativo attraverso un’apposita norma di legge, detta interpretativa; ha efficacia
retroattiva;
2. Ufficiale (vincolante)=effettuata da un organo dello stato es. Corte dei Conti;
3. Giurisprudenziale (non vincolante) =promanata dalla magistratura o giurisprudenza;
4. Dottrinale (non vincolante) =promanata dai giuristi (studiosi del diritto); può offrire spunti a 1,2,3.

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L’interpretazione è naturalmente evolutiva, nel senso che tende per forza propria a modificare nel tempo
significato e portata delle disposizioni, conformemente alle condizioni complessive della società e dei suoi valori.
Si comprende perciò come il risultato dell’interpretazione possa essere estensivo oppure restrittivo rispetto al suo
senso letterale.

Le TECNICHE INTERPRETATIVE applicabili sono due:


 Interpretazione LETTERALE (dichiarativa), la quale attribuisce alla disposizione il suo significato
meramente letterale;
 Interpretazione CORRETTIVA, volta ad attribuire ad un testo normativo un significato diverso da quello
letterale. Questa diversa sfera applicativa individuata può essere:
 Estensiva; il risultato dell’attività interpretativa fa sì che la norma abbia un ambito di applicazione più
ampio rispetto a quello ricavabile dall’interpretazione letterale; si fanno rientrare nella norma ipotesi
non previste ma coerenti alla sua ratio (lexminus dixit quamvoluit). (es. si comprendono le radiazioni
ionizzanti fra le “propagazioni” cui ha riguardo l’art. 844 relativo alle immissioni o come accadeva
prima della rif.dei condomini le scale comprendevano anche il concetto di ascensore o ancora la
stessa disp. prel. che tratta l’interpretazione della legge in realtà fa rif.a tutte le fonti del diritto)
 Restrittiva; il risultato dell’attività interpretativa fa sì che la norma abbia un ambito di applicazione
più ristretto rispetto a quello ricavabile dall’interpretazione letterale; (lexplux dixit quamvoluit) (es.
art. 1191 fa generico rif.all’incapace, invece è appropriato riferirlo al solo incapace legale, e non
all’incapace cd. naturale)

CARATTERISTICHE DELL’INTERPRETAZIONE

 Letterale: “non si può attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole”
[art. 12 prelegge]
 Globale, le parole devono intendersi non isolatamente, bensì con la connessione grammaticale, sintattica
e contestuale di esse; (es. significati diversi fra art. 8 disp. prel. e art. 7 c.c. relativamente alla parola
“uso”)
 Logica o funzionale o teleologica: il criterio funzionale vincola l’interprete alla “intenzione del legislatore”,
in riferimento alla ratio legis o scopo della norma, e quindi in base agli interessi che la norma intende
tutelare;
 Sistematica; la norma oggetto di interpretazione deve essere considerata all’interno di un sistema
giuridico, dovendosi preferire nel dubbio, l’interpretazione che la renda coerente alle altre. (es. previsione
costituzionale sulla funzione sociale della proprietà e norme civilistiche relative al diritto di proprietà)

L’ANALOGIA = Tecnica di integrazione del diritto.


Poiché vige il principio della completezza del diritto, nonostante una controversia non possa essere decisa con una
precisa disposizione a causa di una lacuna dell’ordinamento giuridico, il giudice non può rifiutare la pronuncia per
tali motivi, per cui si fa ricorso al procedimento analogico, che consiste nell’applicazione di una norma ad una
fattispecie che la norma non prevede, ma che è simile alla fattispecie contemplata dalla norma. [es. passato – art.

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1124 prima della riforma condominiale era suscettibile di procedimento analogico fra scale, fattispecie prevista, e
ascensori, fattispecie non prevista].
Ciò è possibile solamente in presenza di determinati requisiti:
 La lacuna normativa non è colmabile con interpretazione estensiva;
 La fattispecie non prevista deve essere simile alla fattispecie prevista;
 La fattispecie non prevista deve porre un problema giuridico analogo alla fattispecie prevista (identità
di ratio legis); l’applicazione analogica opera sulla base del riconoscimento di una omogeneità fra gli
interessi coinvolti;

N.B. Con il procedimento analogico non viene creato diritto.

N.B. In ogni caso il procedimento analogico non è applicabile per le norme penali ed eccezionali.La prima
limitazione risponde a un’esigenza di certezza, viva quando si tratti di comminare sanzioni così gravi. L’esclusione
delle leggi eccezionali trova ragione nel fatto che esse introducono una deroga alla regole generali, perciò
disciplinano interessi particolari, specifici e difficilmente riscontrabili in altre fattispecie.

Interpretazione estensiva Analogia legisAnalogia Iuris

APPLICAZIONE DELLA LEGGE NEL TEMPO

DEF: principio dell’irretroattività delle leggi


La legge non dispone che per l’avvenire: essa non ha effetto retroattivo. [art. 11. Prelegge]
Questo principio risponde ad un’esigenza di certezza del diritto.Funzionale a tale esigenza di certezza è la regola
per cui leggi e regolamenti entrano in vigore a partire dal quindicesimo giorno successivo a quello della loro
pubblicazione. La vacatiolegisha lo scopo di consentire ai destinatari delle norme di prenderne conoscenza:
l’ignoranza della legge non è ammessa. (Ignorantialegis non excusat) Questo principio trova un’eccezione in
campo penale in caso di “ignoranza inevitabile”.
Le regole su vacatio e irretroattività non sono assolute, tanto che gli artt. 73 Cost. e 10 disp. prel. pongono una
clausola di salvezza nell’ipotesi che sia “altrimenti disposto” nei singoli testi normativi. (es. immediata entrata in
vigore per i decreti legge, o vacatio più lunga o efficacia retroattiva degli stessi.) E’ costituzionalmente vietata solo
la retroattività della legge penale.

SUCCESSIONE DI LEGGI

Le norme cessano di avere efficacia in seguito ad alcuni fatti:

 Abrogazione*
 Dichiarazione di incostituzionalità
 Referendum abrogativo
 Scadenza del termine eventualmente previsto nello stesso testo normativo
*L’abrogazione di una norma è disposta da un’altra disposizione normativa, di pari grado o di grado superiore,
successiva alla prima. Essa può essere espressa se il legislatore approva una norma ad hoc oppure implicita, in

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quanto si ricava dall’incompatibilità fra vecchia e nuova disciplina. La desuetudine mentre può “abrogare” un uso,
non può togliere efficacia alle leggi e ai regolamenti.

La successione delle norme pone il problema della disciplina di situazioni perdurano nel tempo (si sono
verificate sotto il vigore della legge precedente e prolungano i loro effetti nella vigenza della nuova
regolamentazione) Solitamente lo stesso legislatore interviene dettando norme di diritto transitorio,
che disciplinano il passaggio dalla vecchia alla nuova disciplina (v. ad es., le disposizioni di attuazioni e
transitorie allegate al c.c.). In mancanza il problema potrebbe risolversi in base alla teoria dei diritti
quesiti, per cui i diritti acquisiti in capo ai singoli in forza delle vecchie disposizioni siano intoccabili.
Questa teoria però non fornisce un criterio per stabilire quando un diritto sia ritenuto acquisito e
rischierebbe di vanificare qualsiasi tentativo di innovazione che tocchi posizioni consolidate. Maggiore
applicazione ha la teoria del fatto compiuto: la nuova norma non tocca gli effetti già prodotti dalla
vecchia norma, bensì i nuovi o ulteriori effetti che da quella norma derivano. (v. ad es., la legge
n.121/1975 che riformò il diritto di famiglia e in particolare la disciplina del matrimonio, sia in ordine
all’età minima per sposarsi sia in ordine ai diritti e doveri dei coniugi).

APPLICAZIONE DELLA LEGGE NELLO SPAZIO

A tale riguardo occorre distinguere tra i “cittadini comunitari” (coloro che hanno la cittadinanza di uno
stato membro dell’U.E.) e gli “extracomunitari”: i primi in base al trattato di Maastricht hanno la cd.
“cittadinanza dell’Unione europea”, che assicura loro i diritti civili dello stato ospite e altresì alcuni diritti
politici, come il voto nelle elezioni amministrative locali. La condizione dell’extracomunitario viene
disciplinata organicamente nel d.lgs. n. 286/1998, limitando ai casi specificamente previsti il “principio
di reciprocità”, per il quale un cittadino di un altro Paese gode dei diritti civili in Italia solo se un italiano
gode degli stessi diritti in quel Paese. In linea generale, lo straniero regolarmente soggiornante ha piena
capacità di diritto privato.
L’atto compiuto dallo straniero da chi viene regolato? Tale problema è potenziale fonte di conflitto fra
legislazioni. Il nostro sistema si basa sul principio per cui la legge applicabile si determina non in base
alla nazionalità di soggetti, ma in relazione al tipo di rapporti. Le norme che risolvono questi conflitti
prendono il nome di “diritto internazionale privato” (non tragga in inganno il nome, sono norme di
diritto interno valevoli in Italia). La materia è stata rinnovata nel 1995; per determinare la legge
applicabile operano i cdd. “criteri di collegamento” che variano in base al tipo di rapporti:

1. La nazionalità del soggetto, valido per questioni relative a stato e capacità delle persone,
rapporti familiari, donazioni e successioni, cd. lexcivitatis)
2. Il luogo in cui si trova la cosa o nel quale l’atto è compiuto, per quando attiene a proprietà,
diritti reali, fatti illeciti, cd. lex loci;
3. Scelta delle parti, per quanto concerne le obbligazioni contrattuali o “extracontrattuali”, in
mancanza si applicano le lex loci

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In ogni caso, la legge straniera non è applicata se i suoi effetti sono contrari all’ordine pubblico (=legge in
contrasto con i principi fondamentali che regolano la convivenza sociale) (es. non tutelabile la poligamia
del saudita)

Diritto privato: è diritto privato quello che disciplina i rapporti sulla base di una reciproca posizione di
uguaglianza dei soggetti, siano esse privati cittadini o enti pubblici.si comprende allora la definizione del
diritto privato come diritto comune, nel senso che la sua disciplina è generale e si applica a tutti i
soggetti di diritto.

Diritto pubblico: è quello che attribuisce a uno dei soggetti del rapporto una posizione di supremazia o
autorità sull’altro, costretto a subire le altrui determinazioni. (es. differenza fra normale attività
lavorativa e leva militare obbligatoria, oppure fra compravendita di terreni fra privati o esproprio del
terreno da parte del comune); i poteri autoritativi speciali hanno il fine di perseguire obiettivi di
interesse generale, ciò non toglie che debbano essere fatti valere nei modi e nei limiti previsti dalla
legge.

IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA E DI SOLIDARIETA’ SOCIALE

Rem: generalità e astrattezza delle norme giuridiche rispondono all’esigenza di assicurare certezza del
diritto e parità di trattamento a tutti i consociati.

Il principio di uguaglianza viene consacrato all’art. 3 Cost. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religioni, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali”. Il principio di uguaglianza formale vieta sì ogni tipo di
privilegio e di discriminazione, ma rischia di rimanere una mera affermazione di principio di fronte a una
realtà sociale caratterizzata da disuguaglianze sostanziali di carattere economico, culturale, sociale. Si
comprende perciò come il 2° comma dell’art. 3 Cost. preveda che “è compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
diritti, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Si sancisce così il principio di uguaglianza
sostanzialerichiede a sua volta di trattare in modo diverso situazioni diseguali, seppuroperi al fine di
riequilibrare le disparità. Siffatta politica del diritto se spinta alle estreme conseguenze rischia di creare a
sua volta condizioni di diseguaglianza o di privilegio: è perciò che tali regole operano sono negli ambiti e
con le modalità dettate dalla legge, mentre in ambito di diritto privato il principio generale rimane fermo
come quello dell’eguaglianza delle persone di fronte alla legge e nei rapporti reciproci.

Il dovere economico, politico e sociale al quale fa riferimento l’art. 2 Cost. è la base su cui si ispirano,
nell’ambito del diritto privato, diverse discipline del settore: dalla funzione sociale della proprietà a varie
limitazioni della libertà d’iniziativa economica, dai doveri di assistenza familiare fino a più generali
previsioni, come il divieto di abuso del diritto e l’obbligo di buona fede nei rapporti obbligatori.

NORME DISPOSITIVE E NORME IMPERATIVE

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Il diritto privato si fonda, oltre che sulla regola della parità fra i soggetti del rapporto, sulla loro
autonomia, nel senso che in via generale è a discrezione degli interessati assumere o meno le
obbligazioni e determinarne il loro contenuto concreto. Libertà del voleresignifica che sarò vincolato
solo agli obblighi liberamente assunti. Etimologia di autonomia: (libertà di) “dare regola a se stessi”.
L’autodeterminazione incontra però alcuni limiti, la cui ratio è la tutela di particolari esigenze, siano esse
generali o di altri privati.

Nell’ambito del diritto privato si distinguono due tipi di norme:

- Dispositive, o derogabili, (costituiscono limiti all’autonomia privata) le norme che prevedono


una certa disciplina ma consentono agli interessati di stabilire essi stessi una diversa, specifica
regola per il loro rapporto (derogando alle prescrizioni dettate dalla legge) es. 1182 pagamento
somme di denaro è da farsi presso il domicilio del creditore, ma ben possono creditore e
debitore accordarsi per adempiere in altro luogo) Coinvolgono interessi privati, perciò
disponibili dalle parti;
- Imperative, o inderogabili, o cogenti, quelle che sono imposte all’osservanza dei destinatari
(es. forma scritta per il contratto di compravendita immobiliare); entrano in gioco anche
interessi generali su cui i singoli non posso incidere.

NORME DISPOSITIVE E FUNZIONE INTEGRATIVA

Posto che si è liberi di decidere se comprare o vendere un bene (autonomia privata), se il bene è
difettoso la legge sancisce che il venditore è tenuto alla “garanzia per i vizi della cosa” pur se nulla le
parti hanno preveduto al riguardo [art. 1490]. La legge pertanto interviene in funzione suppletiva o
integrativa (di completamento) di quanto preveduto dalle parti nel contratto, imponendo al venditore la
“garanzia per i vizi della cosa”, in quanto è di comune esperienza che chi compra ha interesse a una cosa
“immune da vizi che la rendano inidonea all’uso a cui è destinata”. Tale disposizione è dispositiva, per
cui le parti di comune accordo possono escludere la garanzia per vizi. L’integrazione stabilita dalla legge
torna ad essere operante disponendo che “il patto con cui si esclude o si limita la garanzia non ha effetto
se il venditore ha in mala fede taciuto al compratore i vizi della cosa”, palesandosi come norme cogente
o inderogabile, tutelando esigenze di correttezza.

Partizioni del diritto privato (materie) Si distinguono così:

- Diritto civile, che disciplina lo stato personale, i rapporti familiari, i beni, gli atti giuridici, le
obbligazioni;
- Diritto commerciale, che disciplina l’attività d’impresa
- Diritto del lavoro, che regola la prestazione di lavoro subordinato, l’attività sindacale, la tutela
previdenziale del lavoratore;
- Diritto della navigazione, disciplina i rapporti privati connessi all’esercizio della navigazione
marittima e aerea;

FATTI GIURIDICI

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Fenomeni, eventi, accadimenti, naturali o provocati dall’uomo (artificiali), giuridicamente rilevanti, idonei a
modificare la sfera giuridica dei soggetti di diritto.

Essi si suddividono in:

 Fatti naturali (= fatti giuridici in senso stretto), nei quali assume rilievo l’evento naturale in quanto tale (nella
sua materialità) si richiede la mera fenomenicità di un evento; i fatti naturali a loro volta si distinguono in:
 Eventi estranei ad attività umane; (es. art. 942–terreni abbandonati dalle acque correnti)
 Eventi che possono essere risultato di fenomeni naturali o aver visto il concorso dell’attività umana
(rileva comunque l’evento in sé); (es. art. 943 – principio di accessione)
 Atti umani (= atti giuridici); si tratta di comportamenti imputabili, riferibili a un soggetto, a una condotta
umana; tale condotta è caratterizzata dalla volontarietà del soggetto di diritto. Gli atti umani si articolano in:
 Atti leciti;
 Atti illeciti, i quali a loro volta dipendono dalla norma violata. Sono possibili dunque illeciti penali,
amministrativi e civili. Questi ultimi possono essere:
 c.d. contrattuali (=da inadempimento): “così detti” in quanto non si riferiscono ai soli contratti,
bensì a tutte le fonti dell’obbligazione (es. contratti, titoli di credito, promesse unilaterali); essi
sorgono in caso di inadempimento di un’obbligazione. Il presupposto è la lesione di un diritto
relativo(di credito).
 Extracontrattuali, sorgono quando viene violato un diritto di tipo assoluto (es. diritto alla
personalità, diritto di proprietà ecc.)

Per gli atti illeciti la volontarietà richiesta si ferma al compimento dell’atto, non anche alla volontà delle sue
conseguenze materiali.

ATTI UMANI LECITI si distinguono in:

 ATTI GIURIDICI IN SENSO STRETTO = Comportamenti umani caratterizzati da volontarietà.

Per il diritto rileva:

 L’evento (condotta umana posta in essere)


 Volontarietà del comportamento (anche se il soggetto ne ignorava o non ne voleva gli effetti giuridici)

Gli effetti al compimento volontario di tali atti si producono ex lege, cioè automaticamente. (es. costituzione di
mora)

In base alla struttura del comportamento umano si articolano:

 Atti materiali =operazioni materiali, azioni che producono una modificazione della realtànon
accompagnata da linguaggio (es. possesso prolungato, presa di possesso, impossessamento).
Anch’esse però hanno uno specifico significato giuridico.
 Dichiarazioni = comportamento che si traduce in un atto di linguaggio (testimonianze, confessioni,
intimazioni, diffide ad adempiere, avvisi, notifiche, quietanze)

Sono atti tipici per la cui validità è necessaria e sufficiente la capacità naturale. [art. 428]

N.B. Sono necessariamente tipici, perché la previsione legislativa degli effetti non può mancare.

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 Atti negoziali (=negozi giuridici) = Comportamenti umani caratterizzati da intenzionalità. Consistono in
atti di autonomia privata, cioè di disposizione della propria sfera giuridica, è strumento attraverso il quale
ciascuno realizza l’assetto dei proprio interessi.

Il negozio giuridico non è un istituto, bensì una categoria che inquadra i diversi atti di autonomia privata
positivamente previsti dalla legge, facendo leva sui suoi tratti comuni.

Per il diritto rileva:

 Evento (condotta umana);


 Volontarietà del comportamento (dell’atto);
 ***NEW*** Volontarietà dell’effetto;

Si tratta di una manifestazione di volontà finalizzata a produrre un effetto giuridico che si produce in quanto
voluto.

Gli atti negoziali sono atti tipici o atipici per la cui validità è necessaria, oltre alla capacità naturale, la capacità
legale di agire.L’effetto giuridico voluto e prodotto può consistere nel:

 Costituire nuovo rapporto giuridico;


 Regolare rapporto giuridico esistente;
 Estinguere rapporto giuridico esistente;

Classificazione degli atti negoziali in base alle manifestazioni di volontà (alla cd. struttura soggettiva)

 Unilaterali (es. promessa unilaterale)


 Bilaterali (es. contratti di scambio, come quello di compravendita)
 Plurilaterali(es. contratti di società)

Parte >= Soggetto di diritto (concetto più ampio)

Parte: centro di imputazione di diritti e doveri; (es. T+C=comproprietari parte)

Classificazione degli atti negoziali in base alla valutabilità economica:

 Patrimoniali, se economicamente valutabili; (es. contratti)


 Non patrimoniali, se non valutabili economicamente; si tratta sostanzialmente dei negozi familiari che
trovano la loro causa nel perseguimento di un interesse connesso ai rapporti di famiglia;

 Sono negozi di attribuzione quelli che mirano a realizzare l’acquisto di un diritto


 I negozi di accertamento invece hanno lo scopo di fissare il contenuto di un rapporto giuridico
preesistente

Classificazione degli atti negoziali in base a

 Inter vivos;
 Mortis causa; la produzione dell’effetto giuridico presuppone la morte dell’individuo che ne è autore;

Classificazione degli atti negoziali patrimonialiin base al titolo:

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 A titolo onerosoquelli in cui il vantaggio attribuito a un soggetto trova causa o giustificazione in un
correlativo sacrificio a carico del beneficiario. (es. compravendita)
 A titolo gratuito (es. donazione, comodato, testamento, contratti unilaterali, con obbligazioni del solo
preponente)

Es. Il contratto è un negozio giuridico bilaterale/plurilaterale, patrimoniale e inter vivos.

Ai sensi dell’art. 1324 non è possibile applicare direttamente la disciplina del contratto al diritto di recesso; è
possibile l’applicazione in via analogica se l’atto umano è negozio giuridico. ???

SOGGETTI DI DIRITTO = Soggetti destinatari delle norme giuridiche, la classificazione è la seguente:

 Persone fisiche
 Persone giuridiche
 Società di capitali (s.d.c.)
 Enti non personificati
 Enti non riconosciuti
 Società di persone (s.d.p.)
 Comitati

FORME DI CAPACITA’

CAPACITA’ GIURIDICA= Attitudine a essere titolari di diritti e doveri. Attitudine che può essere più o meno piena. La
capacità esprime un profilo quantitativo, indicando la più o meno ampia attitudine o idoneità di un soggetto a
essere “parte” di rapporti giuridici. A questo proposito possono distinguersi una capacità giuridica generale e una
capacità parziale. La capacità giuridica generale è attributo alle persone fisiche e alle persone giuridiche (cioè enti
giuridici dotati di personalità, come ad es. associazioni riconosciute, fondazioni, s.d.c., ma anche regioni, province,
regioni ecc.)

La capacità giuridica parziale è attributo di altri enti giuridici (ad. Es. associazioni non riconosciute, s.d.p.), e
dipende dalla scelta operata dall’ordinamento giuridico di riconoscere a una più ridotta attitudine a essere
portatori di interessi giuridicamente rilevanti e tutelati: non sono dotati di “personalità giuridica”.

Alla stregua dell’ordinamento positivo oggi hanno una ridotta capacità giuridica parziale anche i concepiti, cioè gli
esseri umani non ancora venuti alla luce. Hanno capacità di ricevere lasciti ereditari e donazioni, vedono tutelato il
loro interesse alla salute, anche se sostanzialmente non posso avere un pieno diritto alla vita.

Acquisto della capacità giuridica.

Con riguardo alle p.f. l’art. 1 dispone che la capacità giuridica si acquista al momento della nascita. L’estremo della
nascita è mutato dalla nozione medico-legale e consiste nell’acquisto di una piena autonomia dal corpo materno
che si considera raggiunta col primo atto di respirazione polmonare. La nascita è perciò elemento necessario e
sufficiente per l’acquisto della capacità.Non si richiede la vitalità (attitudine a continuare la vita), ciò che rileva è
che l’individuo sia nato vivo e viva almeno per un istante.

Alcuni diritti però sono riconosciuti dalla legge anche a chi non è ancora nato. La legge considera due ipotesi,
quella del nascituro concepitoe quella del nascituro non ancora concepito.

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Diritti personali. Quanto al concepito nel quadro della procreazione assistita sono vietate attività di ricerca e
sperimentazione non a fini terapeutici per l’embrione stesso, la clonazione, l’ibridazione con specie animali,
qualsiasi forma di commercializzazione, nonché la produzione di embrioni a fini diversi dalla procreazione e la
selezione eugenetica (interventi diretti a predeterminare e modificare il patrimonio genetico dell’embrione). Viene
riconosciuto un condizionato diritto alla vita in quanto il potere della gestante di interrompere la gravidanza è
limitato solo ad alcune ipotesi.

Diritti patrimoniali: il concepito ha capacità di succedere per causa di morte e di ricevere donazioni. Se concepito
fuori dal matrimonio possono riconoscerlo e possono amministrarne i beni mediante rappresentanza ancor prima
della nascita. La giurisprudenza gli riconosce il diritto al risarcimento dei danni subiti ad opera di terzi nella vita
intrauterina.

Il concepito acquista immediatamente i diritti che gli sono attribuiti, salvo che non segua poi la nascita. In tal caso,
l’acquisto perde efficacia ex tunc, fin dall’origine. Si giustifica così la condizione giuridica complessiva del nascituro
come “capacità giuridica parziale”.

Il codice poi prevede la figura del nascituro non concepito (colui che si ipotizza nascerà in futuro da una certa
persona). Essendo soltanto una speranza di vita futura non ha una generale capacità successoria ma deve essere
contemplato in testamento o in donazione, e il suo acquisto non è immediato come per il concepito bensì
subordinato al momento della nascita: questa rappresenta una condizione sospensiva per l’acquisto stesso.

Come già detto, la capacità giuridica si acquista al momento della nascita e si perde al momento della morte. Non
si possono perciò verificare forme di incapacità giuridica, come avveniva con la cd. “morte civile”.

??? (es. categoria aperta dei diritti inviolabili, come la privacy, diritti della personalità)

Limitazioni della capacità giuridica.

L’art. 22 Cost. vieta che la capacità giuridica possa essere limitata per motivi politici, stigmatizzando le leggi razziali
del 1938. Sono oggi ammissibili solo quelle incapacità giustificate o da un’esigenza di tutela del soggetto stesso. Si
parla di incapacità speciali per sottolineare il carattere speciale di tali previsioni. Esse possono essere determinate:

 Dall’età delle persone (ad. Es. divieto di lavoro per i minori di anni 16)
 Dallo stato delle persone (es. divieto di matrimonio fra persone legate da stretti vincoli di parentela, per
chi è interdetto o già sposato ex art. 85 e seg.)
 Dall’ufficio ricoperto (ad es. divieto per i pubblici amministratori di acquistare beni degli enti da essi
amministrati)

Atti compiuti in violazione di tali preclusioni sono nulli e non sortiscono alcun effetto.

Diverse dalle ipotesi sopra citate sono gli impedimentiche possono essere rimossi con un’autorizzazione, può
essere fatta valere dal solo interessato. Gli impedimenti danno luogo alla semplice annullabilità dell’atto. (es. art.
84)

MORTE DELLA PERSONA

La persona fisica cessa di esistere giuridicamente con la morte, con essa, e solo con essa, viene meno la capacità
giuridica. Il momento del decesso viene individuato nel momento in cui cessano irreversibilmente tutte le funzioni
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dell’encefalo. Con la morte della persona si apre la vicenda relativa alla sorte dei rapporti che ad essa facevano
capo, intesi come obblighi e diritti, anche di carattere morale. Questi diritti possono essere invocati da chi abbia un
interesse fondato su ragioni familiari degne di essere protette.

Il certificato di morte viene redatto dagli uffici di stato civile e deve contenere luogo, data e ora del decesso.
Secondo la cd. presunzione di commorienza la legge prevede che quando non si riesca a prova che una persona sia
morta prima di un’altra, entrambe si considerano decedute nello stesso momento.

Situazioni di incertezza relative alla capacità giuridica

 Situazione dello scomparso; allontanamento di un individuo dal proprio domicilio accompagnato


dall’assenza di notizie; tale situazione può portare su istanza degli interessati alla nomina di un curatore
incaricato dell’amministrazione del patrimonio del soggetto scomparso volta alla sua conservazione; alla
scomparsa si connettono funzioni conservative in quanto si tratta di un provvedimento temporaneo e
provvisorio che si rivela insufficiente se la scomparsa si protrae nel tempo;
 Situazione dell’assente, La scomparsa di una persona se protratta per almeno due anni può portare
alla dichiarazione di assenza, emanata dal Tribunale, che dà luogo a una situazione giuridica di obiettiva
incertezza sulla sopravvivenza della persona.La principale conseguenza di tale dichiarazione è l’apertura
del testamento e l’immissione temporanea nel possesso dei beni (e/o nell’esercizio temporaneo dei
diritti) dei soggetti che sarebbero eredi dell’assente. N.B. non si tratta di presunzione di morte ma di una
sistemazione provvisoria degli interessi dell’assente.
 Situazione di morte presunta; se sono trascorsi almeno dieci anni dal giorno in cui risale l'ultima notizia
della persona (si prescinde da una previa dichiarazione di assenza) o se la scomparsa è avvenuta in
particolari circostanze (operazioni belliche, prigionia, infortuni) tali da far apparire più probabile la morte
è possibile per i presunti eredi ottenere dal Tribunale una sentenza che dichiari la morte presunta della
persona, con tutte le conseguenze successorie e testamentarie che ne conseguono: si apre testamento o
si applicano le norme sulla successione. Se la persona ritorna o ne è provata l’esistenza vengono meno gli
effetti della dichiarazione di morte presunta: l’interessato recupera i beni allo stato in cui si trovano, e ha
diritto a conseguire il prezzo di quelli alienati, salva restando l’usucapione in favore dei possessori; un
eventuale nuovo matrimonio del coniuge superstite è nullo, ma restano salvi i loro effetti civili, in
particolare i figli avranno lo stato di figli nati nel matrimonio.

CRITERIO DI COLLEGAMENTO PERSONA/LUOGO (sede della persona)


 Dimora; luogo in cui si trova un individuo con una certa stabilità, ove la persona abita
transitoriamente, per un periodo di tempo limitato ma non in via occasionale (es. si luogo di
villeggiatura estivo, no alloggio in albergo per qualche giorno)
 Residenza; luogo di dimora abituale dell’individuo; è previsto un regime di pubblicità assolto dai
registri anagrafici dei singoli comuni: infatti il trasferimento della residenza non è opponibile ai terzi di
buona fede se non sia stato denunciato nei modi prescritti. Trasferita la residenza, si presume
trasferito nello stesso luogo anche il domicilio (se coincidevano) salvo contraria espressa
dichiarazione o prova della conoscenza da parte di terzi.

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 Domicilio; luogo che l’individuo individua indica come sede principale dei propri affari e interessi, sia
personali sia patrimoniali. Il domicilio legale è fissato dalla legge con riguardo a minori e interdetti e
trova luogo rispettivamente nella residenza della famiglia e del tutore. Il domicilio elettivoo speciale
si contrappone a quello generale perché è frutto di una scelta o “elezione” della persona, perché
riguarda determinati atti o affari. (es. contratto di locazione in cui il conduttore elegge domicilio nella
casa locata per le comunicazioni relative a tale contratto). La scelta deve essere esplicita ed espressa
per iscritto.
(1 domicilio generale, 1 o + domicili speciali)

Domicilio e residenza sono dunque concettualmente diversi ma possono di fatto coincidere, anche se non sempre.
Si pensi a un professionista con studio in una città e l’abitazione in un comune vicino.

Si tratta perciò di un elemento oggettivo che consiste in una situazione di fatto. La rilevanza di tali sedi non è
omogenea: le diverse previsioni di legge sono via via precisate con riferimento ai singoli istituti: ad alcuni fini ha
rilevanza esclusiva la residenza (es. per le pubblicazioni matrimoniali art. 94) ad altri fini il domicilio (ad es. per
l’apertura della successione art. 456), per altri ancora rileva indifferentemente.

Laddove non sia specificato, la residenza coincide con il domicilio. Il domicilio rappresenta la sede per le persone
giuridiche.

CAPACITA’ DI AGIRE
Capacità di agire DEF: attitudine a compiere validamente atti negoziali=manifestazioni di volontà atte a produrre
effetti giuridici. Consiste nell’idoneità a disporre della propria sfera giuridica, perciò a esercitare i diritti di cui si sia
titolari e ad assumere direttamente obbligazioni. Essa si acquista al diciottesimo anno d’età. La capacità di agire
dunque presuppone la capacità giuridica. (es. minorenne ha sì capacità giuridica, diritto alla vita, al mantenimento
ecc. ma non ha ancora la capacità di agire direttamente per esercitare tali diritti e tutelare i proprio interessi).
L’acquisto del 18° anno di età è fissato nel presupposto sostanziale che a tale età la persona abbia raggiunto un
adeguato livello di maturità e sia perciò in grado di provvedere direttamente ai propri interessi. Il codice designa
tale maturità come capacità di intendere e di volere.

INCAPACITÀ

La disciplina del codice distingue due ipotesi di incapacità di agire:

- incapacità di protezione, consiste in situazioni in cui la privazione della capacità di agire è volta a tutelare il
soggetto. Questa ultima a sua volta si puó distinguere in:

• Incapacità assoluta, in cui il soggetto è totalmente privato della capacità di agire, non può compiere alcun atto e
al suo posto era chiamato ad agire un’altra persona come suo “rappresentante legale”. Casi di incapacità assoluta
sono 1. la minore età e 2. l'interdizione giudiziale

• Incapacità parziale o relativa, in cui il soggetto è parzialmente privato della capacità di agire. Casi di incapacità
parziale sono 1. l'inabilitazione, 2. l'emancipazione e 3. l'amministrazione di sostegno.

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- Incapacità punitive, la privazione della capacità di agire assume una forma di sanzione. Casi di incapacità punitive
sono 1. l'interdizione legale e 2. il fallimento

MINORE ETÀ

DEF: Il minorenne è il soggetto di età inferiore ai 18 anni ex. art. 2. Si tratta di una condizione di incapacità
generale di agire, nel senso che tutti gli atti patrimoniali e personali che lo riguardano sono di competenza del suo
legale rappresentante. I soggetti che secondo la disciplina possono avere rappresentanza legale sono i genitori o in
loro assenza il tutore. Fanno eccezione “gli atti per i quali sia stabilita un’età diversa” ex art. 2. (es. sedicenne in
grado di essere parte di un rapporto di lavoro, di incassare il salario, di effettuare il riconoscimento di un figlio nato
al di fuori del matrimonio e stipulare le convenzioni matrimoniali se ammesso al matrimonio. Nell’ambito delle
decisioni relative agli interessi personali del minore una riforma sulla filiazione ha previsto che anche i minori
infrasedicenni debbano in molti casi dare il proprio assenso e comunque essere ascoltati.

Il minore pur se non ha capacità legale ha tuttavia una di intendere e di volere; occorre considerare che un’acritica
applicazione della regola sull’incapacità imporrebbe che per ogni atto, seppur minimo, intervenga il
rappresentante: così per quanto concerne gli atti negoziali quotidiani (viaggi, piccoli acquisti) il dato formale
dell’incapacità può essere superato ritenendo che il minore non agisca in proprio, bensì in qualità di
rappresentante volontario dei propri genitori, ai quali sarà formalmente riferibile l’atto. Per quanto riguarda gli
atti giuridici non negoziali è richiesta la sola capacità di intendere e di volere. Si riconosce perciò una certa sfera di
autonomia al minore: anche le libertà civili sono esercitabili dal minore ove sussista un’adeguata maturità e ciò
non lo esponga a pericoli morali o fisici.

Diritto potestativo =\ Potestà dei genitori (responsabilità genitoriale) = complesso di diritti/doveri attribuiti dalla
legge ai genitori nei confronti dei figli minori non emancipati al fine di tutelarli. Essi possono agire disgiuntamente
per gli atti di ordinaria amministrazione mentre per gli atti di straordinaria amministrazione la rappresentanza
viene esercitata di comune accordo. In caso di contrasto ciascun genitore può rivolgersi a un giudice il quale
individuerà la soluzione più adatta senza però imporla. Se necessario adottare un provvedimento con urgenza, tale
decisione è riservata al padre. [art. 316]

Qualora i genitori siano deceduti o non possano esercitare la responsabilità genitoriale (ad es. perché ne sono
decaduti) “si apre tutela”, cioè viene nominato un tutore che assumerà la rappresentanza legale dei genitori.

Il contenuto della potestà dei genitori è duplice:

-Personale, per cui i genitori hanno il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli, tenendo conto delle loro
naturali inclinazioni psico-fisiche.

-Patrimoniale, si articola a sua volta nel:

• potere di rappresentanza legale, dove "legale" sta ad indicare che il potere rappresentativo deriva dalla legge.
Esso non può riguardare gli atti personali.

POTERE DI RAPPRESENTANZA IN GENERALE

La sua disciplina prevede due figure, quella del rappresentante e del rappresentato.

DEF: potere di agire per spendita del nome altrui (in nome e per conto=nell'interesse).
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La conseguenza è che tali atti hanno direttamente effetto e ricadono nella sfera giuridica del rappresentato, per cui
è come se li avesse stipulati lui.

N.B. Potere, non obbligo

La fonte del potere rappresentativo può essere:

-Legale, il potere rappresentativo deriva dalla legge

-Negoziale; l'atto negoziale unilaterale con il quale si conferisce volontariamente il potere


rappresentativo=PROCURA=atto unilaterale (non serve il consenso del rappresentato), patrimoniale, Inter vivos

• potere/dovere di amministrazione del patrimonio

Atti di ordinaria amministrazione: atti volti a conservare l'integrità economica e giuridica del patrimonio;

Atti di straordinaria amministrazione: atti che incidono sulla consistenza economico-giuridica patrimoniale;

• diritto di usufrutto legale

INTERDIZIONE GIUDIZIALE

Forma di incapacità d’agire con finalità protettiva (assoluta)

Presupposti:

 Soggetto affetto da un vizio di mente abituale e duraturo (non significa permanente) a causa del
quale il soggetto non è più in grado di provvedere a se stesso; (es. paralizzato che presenta un vizio
fisico non può essere interdetto giudizialmente);
 Individuo maggiorenne (il minorenne ne è già privo); in determinate circostanze la procedura di
interdizione giudiziale può essere iniziata quando l’interessato realizza il compimento del 17° anno di
età;

“Giudiziale” perché lo status di interdetto deriva da sentenza del giudice.

Soggetti legittimati a divenire tutore (legittimazione attiva):

 Coniuge
 Convivente di fatto
 Parenti entro il 4° grado
 Affini (=parenti del coniuge) entro il 2° grado
 P.M. (pubblico ministero)
Lo status di interdetto ha efficacia dal giorno di pubblicazione della sentenza.
Disciplina. L’interdizione segue a un apposito procedimento giudiziale con in quale l’interdicendo viene esaminato
personalmente dal giudice: la procedura si conclude con la sentenza di interdizione (o di rigetto del ricorso) che va

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annotata a margine dell’atto di nascita per darne conoscenza ai terzi (si tratta di pubblicità-notizia) Con la sentenza
il giudice nomina un tutore (solitamente all’interno dell’ambito familiare).
L’interdetto si trova nella stessa condizione giuridica del minore, anzi gli sono vietati atti che sarebbero consentiti
al minore (ad. Es. nei congrui casi, stipula contratto di lavoro o riscossione diretta del salario). Nella sentenza di
interdizione può essere stabilito che alcuni atti di ordinaria amministrazione possono essere compiuti
dall’interdetto, con o senza l’intervento del tutore. In ogni caso egli non può essere autorizzato a contrarre
matrimonio.
Gli atti compiuti dall’interdetto in violazione delle preclusioni possono essere annullati senza dimostrare alcun
effetto pregiudizievole dei suoi interessi.
Caratteristiche – Poteri/doveri del tutore
 Rappresentanza legale (rem: non ammessa per atti personali come testamenti e matrimoni)

REGOLE DELL’AMMINISTRAZIONE

Particolare disciplina viene riservata nell’ambito degli atti di straordinaria amministrazione relativamente agli atti
di disposizione elencati nell’art. 375:
 Alienazione di beni;
 Costituzione di diritti reali di garanzia;
 Divisioni;
 Compromessi e transazioni (= atti volti a risolvere controversie);

INABILITAZIONE

L’inabilitazione consegue a una sentenza giudiziale che accerta uno stato di ridotta attitudine alla cura dei propri
interessi.

Presupposti – Categorie di soggetti suscettibili di inabilitazione

1. Soggetti con vizi di mente abituali e duraturi meno gravi a quelli che determinano interdizione giudiziale;

2. Soggetti che abusano di sostanze alcoliche/stupefacenti che espongono se stessi e la propria famiglia a
pregiudizio economico;

3. Soggetti affetti da prodigalità che espongono se stessi e la propria famiglia a pregiudizio economico; prodigo =
colui che non percepisce il valore del denaro;

4. Sordi o ciechi dalla nascita o dalla prima infanzia che non abbiano ricevuto un’educazione adeguata al loro
handicap.

Disciplina – Lo status di inabilitato si acquista mediante sentenza del giudice: tale status però non è definitivo, ma
revocabile. La stessa sentenza applicando l’istituto della curatela nomina un curatore, il quale non ha potere di
rappresentanza, ma una funzione di assistenza.

L’inabilitato gode di piena capacità di agire con riguardo alla sfera personale (ad. Es. può contrarre matrimonio) e
gli atti di ordinaria amministrazionedel suo patrimonio. Per gli atti di straordinaria amministrazione è necessaria
l’assistenza del curatore salvo specifici atti consentiti dal giudice nel provvedimento di inabilitazione.
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L’inabilitato può essere autorizzato alla continuazione di un’impresa commerciale (la gestiva in precedenza),
eventualmente subordinando l’autorizzazione alla nomina di un institore.

Emancipazione = Forma di incapacità legale di protezione parziale. L’emancipato è un minore al quale viene
conferita parziale capacità di agire in deroga alla regola generale.E’ la condizione che consegue di diritto al
matrimonio contratto dal minore sedicenne.

Disciplina: simile a quella dell’inabilitazione.

Se il minore emancipato è autorizzatoall’esercizio di una impresa commerciale egli acquista piena capacità
d’agire: il limite imposto dal legislatore è rappresentato dal fatto che in nessun caso l’emancipato può stipulare
contratti di donazione o redigere validamente testamento.

AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

E’ l’istituto generale diretto a provvedere alle esigenze della “persona che, per effetto di una infermità ovvero di
una menomazione fisica o psichica, si trova nella impossibilità …di provvedere ai propri interessi”. [art. 404]

Forma d’incapacità legale di protezione parziale; è una forma relativamente recente, introdotta nel 2004; le forme
di interdizione e inabilitazione tutelano le sole menomazioni di carattere psichico, ma non quelle fisiche: l’esigenza
del legislatore era quella di colmare questo vuoto normativo.

Pregi:

 Solo o anche menomazioni/handicap di carattere fisico tali per cui l’individuo non può provvedere a
se stesso; questo pregio ha fatto sorgere un difetto che si esplica in un problema di coordinamento:
“fisico o psichico?” Non è chiara la linea di demarcazione fra i tre istituti laddove la menomazione è di
carattere psichico;
 L’amministrazione di sostegno è uno strumento duttile, un istituto elastico, si colloca in posizione
intermedia fra interdizione e inabilitazione

L’amministratore di sostegno viene nominato di preferenza tra gli stretti congiunti dell’interessato mediante
decreto attraverso un procedimento giudiziale: il giudice in base alla situazione dell’individuo indicherà
specificamente nel relativo decreto di nomina gli atti che l’amministratore di sostegno compirà (da solo) quale
rappresentante del beneficiario e gli atti che il beneficiario può compiere soltanto con l’assistenza
dell’amministratore. Si noti che la persona conserva la capacità di agire per tutti gli altri atti (quelli che non
richiedono rappresentanza esclusiva o assistenza) e in ogni caso per gli “atti necessari a soddisfare le esigenze della
propria vita quotidiana”. [art. 409] Questo istituto ricerca un delicato equilibrio tra due esigenza di fondo: libertà
della persona e protezione dei suoi interessi. L’amministratore nell’espletamento del suo ufficio “deve tener conto
dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario” e deve informarlo preventivamente circa gli atti da compiere: in
caso di dissenso egli può ricorrere al giudice il quale adotterà “con decreto motivato gli opportuni provvedimenti”.
Vedi S. 6.13???

INTERDIZIONE LEGALE
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L’ufficio dell’interdizione legale ricorre come pena accessoria che deriva ex lege, ipso iure = automaticamente e
che riguarda tutti i soggetti condannati all’ergastolo o a una pena detentiva (reclusione) per un periodo non
inferiore a 5 anni. Interdizione “legale” infatti perché deriva direttamente dalla legge e si collega direttamente alla
condanna protraendosi per tutta la durata della condanna stessa; terminata la pena accessoria, la capacità di agire
viene totalmente riacquisita.

Disciplina applicata all’interdetto legale = Disciplina applicata all’interdetto giudiziale riguardo alla “disponibilità e
all’amministrazione di beni” = Priva il soggetto della capacità d’agire limitatamente agli atti negoziali di natura
patrimoniale: ne deriva che conserva la possibilità di compiere validamente atti di natura personale (es. può
sposarsi, fare testamento, iscriversi a un partito politico).

FALLIMENTO

L’atto compiuto dal fallito non è annullabile, ma inefficacie.

Il fallito non può compiere validamente atti inter vivos di carattere patrimoniale.

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CAPACITA’ NATURALE = DI FATTO = DI INTENDERE E DI VOLERE = INTELLETTIVA E VOLITIVA [art. 2046]

Capacità di percepire il significato economico e giuridico dell’atto che si sta compiendo, per qualsiasi causa, anche
transitoria. Consiste in un’alterazione dello stato psichico. Se tale alterazione si prolunga in modo più o meno
“abituale e duraturo” può determinare inabilitazione/interdizione. La sentenza di inabilitazione/interdizione
assorbe la capacità naturale.

Quando si acquista? Per l’ordinamento civile non è prevista un’età specifica.

La capacità naturale è presupposto fondamentale per la validità degli atti giuridici in senso stretto.

Essa assume rilievo anche in sede di imputabilità del fatto illecito extracontrattuale: il soggetto è imputabile di un
comportamento se nel momento in cui ha agito era capace di intendere e di volere.

La capacità di fatto è perciò requisito soggettivo fondamentale ai fini dell’imputabilità del fatto illecito
extracontrattuale.

Alla capacità naturale è però equiparata l’incapacità naturale auto procurata, cioè derivante da sua colpa ai fini
dell’imputabilità dell’illecito.

INCAPACITA’ NATURALE

Le incapacità legali per minore età e interdetto giudiziale limitano la capacità di agire a prescindere dal fatto che il
soggetto sia realmente incapace: anche se il minore potesse essere in grado di ben comprendere ciò che fa e
l’interdetto giudiziale trovarsi in un momento di “lucido intervallo”, l’atto negoziale eventualmente compiuto è
invalido e annullabile semplicemente dimostrando la condizione legale del suo autore.

Viceversa l’incapacità naturale è la condizione inversa di chi, pur legalmente capace, sia di fatto incapace di
intendere e di volere: vuoi perché abitualmente infermo ma non ancora interdetto, vuoi perché seppur
ordinariamente capace si trovi in condizioni di incapacità transitorie nel momento in cui compie un atto (ad es.
ubriachezza, uso di stupefacenti, ipnotismo). Per tali ipotesi è possibile annullare l’atto compiuto, ma occorre dare
prova dello stato di alterazione delle sue facoltà mentali. Provata tale circostanza, è senz’altro possibile ottenere
l’annullamento di alcuni particol

VALIDITA’ DEGLI ATTI NEGOZIALI [art. 428 scomponibile]

L’art. 428 è scomponibile e prevede tre ipotesi di annullabilità:

1.Atti unilaterali sono annullabili in caso di = Incapacità naturale + Grave pregiudizio per l’autore(es. remissione di
un debito di rilevante importo)

2. Contratti = Incapacità naturale + Grave pregiudizio per l’autore + Malafede della controparte

Malafede: percepibilità dello stato di alterazione altrui e approfittamento (non necessariamente percepito).

3. Per gli atti relativi a particolari negozi come matrimonio, testamento, donazione è prevista una disciplina
particolare che prevale su quella generale, per cui l’atto è annullabile provando la mera incapacità naturale.

Il caso: contratto stipulato da interdetto giudiziale pur in un momento di lucido intervallo è annullabile.

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N.B. L’equiparazione capacità naturale = Incapacità naturale auto procurata non è valida ai fini della validità degli atti
negoziali.

Gli atti non negoziali non sono imputabili/riferibili al soggetto privo della capacità di intendere e di volere, per cui non
sarà colpevole dell’illecito compiuto in tali condizioni.

La rappresentanza legale. La tutela.

La rappresentanza legale in questo ambito è un istituto previsto per i casi di incapacità generale di agire con il quale un
altro soggetto si sostituisce all’incapace e compie in sua vece gli atti giuridici. E’ un vero e proprio potere di
rappresentanza, l’aggettivo “legale” sottolinea il fatto che il potere è conferito dalla legge e non dall’interessato, come
avviene nella rappresentanza volontaria.

Gli atti di maggiore importanza devono essere preventivamente autorizzati dal giudice, che svolge così una funzione di
controllo.Il rappresentante può compiere direttamente atti di ordinaria amministrazione (attengono alle spese
correnti e alla ordinaria gestione del patrimonio). Sono invece di straordinaria amministrazione gli atti che variano la
consistenza qualitativa o quantitativa del patrimonio (es. vendita di un bene). Alcuni di questi devono essere
autorizzati dal giudice tutelare, altri richiedono l’autorizzazione del tribunale. Il principio ispiratore è quello della
conservazione del patrimonio, e l’amministrazione sarà perciò statica. Nel caso di atti che facciano sorgere conflitto di
interessi con l’incapace vige l’obbligo per il rappresentante di astenersi: è prevista la nomina di un curatore speciale o
protutore che garantirà l’interesse del rappresentato incapace. Gli atti compiuti dal rappresentante in conflitto con tali
prescrizioni sono annullabili e fonte di responsabilità verso l’incapace.

Con l’assistenza invece si affianca alla persone un soggetto che la assista nel compimento degli atti. Viene prevista per
i casi di incapacità relativa di agire. L’amministratore e il curatore espletano funzioni di controllo sull’opportunità
dell’atto e di integrazione della volontà dell’incapace, non sostituzione. Gli atti di straordinaria amministrazione
vanno compiuti congiuntamente dall’incapace e dal suo assistente, secondo lo schema dell’atto complesso.
Conseguenza per la violazione di tale prescrizione = previste per la tutela.

SOGGETTI DI DIRITTO (classificazione interna in base allo scopo/finalità lucrativa)

 Persone FISICHE
 Persone GIURIDICHE = Enti collettivi non personificati, soggetti di diritto distinti dai soggetti consociati;
 Enti no profit:
 Associazioni riconosciute
 Fondazioni
 Enti profit
 Società di capitali
 ENTI NON PERSONIFICATI
 Enti no profit
 Associazioni non riconosciute
 Comitati

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 Enti profit
 Società di persone

ENTI GIURIDICI

Soggetti di diritto sono non solo le persone fisiche, ma anche gli enti giuridici. Il fenomeno delle organizzazioni
collettive nasce dall’esigenza di una struttura organizzativa che trascenda il singolo individuo e la limitatezza delle
sue risorse, si affidi alla forza del numero e della stabile organizzazione per conseguire un fine comune. La stessa
carta costituzionale si preoccupa di garantire i diritti inviolabili dell’uomo non solo come singolo, ma anche nelle
formazioni sociali ove si svolge personalità. (art. 2 Cost.) Un’altra fondamentale garanzia giuridica viene
riconosciuta dall’art. 18 Cost., stabilendo che “i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente… per fini non
vietati dalla legge penale”.

SOGGETTIVITA’ DEGLI ENTI GIURIDICI

Gli enti giuridici si possono presentare diversi quanto a estensione, consistenza, natura dei compiti svolti.
Strutturalmente però ciò che li accomuna è il fatto che queste organizzazioni siano dei centri di interesse, dotati di
una propria personalità, portatori di esigenze proprie che non si identificano né si esauriscono in quelle dei suoi
membri.

Si parla di enti morali o giuridici per definire organizzazioni stabili di persone o di beni fornite di propria
individualità e autonomia che svolgono attività di vario genere volte al perseguimento di uno scopo. Sono dotati di
una certa autonomia, distinta soggettività giuridica: in tal modo il patrimonio, i debiti, le attività di tali enti
rimangono distinti da quelli sei soci.

PERSONE GIURICHE ED ENTI NON PERSONIFICATI

Si distinguono due categorie generali di enti:

a. Enti dotati di personalità giuridica: stato, regioni, comuni, enti pubblici in genere, associazioni
riconosciute, fondazioni, società di capitali, cooperative; essi sono dotati di personalità giuridica generale
(in senso proprio), possono essere titolari di tutte le posizioni giuridiche che corrispondono agli interessi
di cui sono portatori. Ovviamente non potrà essere titolare di rapporti familiari;
b. Enti non personificati: associazioni non riconosciute, comitati, società di persone. Sono dotati solo di
ridotta capacità giuridica.

Questa distinzione è andata appiattendosi nel tempo viste le modificazioni legislative che hanno consentito anche
agli enti non personificati di acquistare immobili, lasciti ereditari e donazioni. La differenza ad oggi si riduce a
esprimere un solo tratto peculiare, l’autonomia patrimoniale perfetta delle persone giuridiche, nel senso che v’è
una netta separazione fra il patrimonio e i debiti dell’ente e quelli dei suoi membri.Gli enti non personificati invece
sono dotati di autonomia patrimoniale imperfetta, mancando una netta distinzione fra il patrimonio dell’ente e
quello dei suoi soci.

La personalità giuridica si acquista soltanto a seguito di una formale attribuzione, il riconoscimento, che può
derivare direttamente dalla legge (ad es. istituzione per legge di un ente pubblico) o da un atto formale di
concessione e/o dall’iscrizione in appositi registri.

Il riconoscimento della personalità giuridica conferisce un’autonomia sotto tutti gli aspetti:

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 Punto di vista della soggettività distinta: il soggetto di diritto è distinto dalle persone che
compongono l’ente giuridico stesso;
 Sotto il profilo dell’autonomia patrimoniale: il patrimonio dell’ente è insensibile alle vicende
patrimoniali dei soggetti che compongono l’ente e viceversa;

N.B. La personalità giuridica nasce per volontà dei soggetti di diritto, i quali non necessariamente sono persone
fisiche.

Oggi il riconoscimento è subordinato soltanto a un vaglio di legittimità e non più di merito sull’opportunità
dell’iniziativa e perciò ai soli requisiti di liceità dello scopo e adeguatezza del patrimonio, al fine di garantire i
creditori dell’ente, che possono fare affidamento solo sul patrimonio dell’ente stesso.

Il patrimonio della persona giuridica si compone dal fondo di dotazione e dagli eventuali apporti di associati o
terzi.

CATEGORIE E TIPI DI ENTI GIURIDICI

Un’altra distinzione degli enti giuridici riguarda la natura pubblica o privata dell’ente stesso:

- Gli enti pubblici nascono per disposizione di un’apposita legge che li istituisce e si distinguono in
territoriali (Stato, regioni, province, comuni) e non territoriali (Inps, Inail, Asl ecc)
- Gli enti privati invece nascono per volontà privata, e precisamente da atto costitutivo, che ha natura
negoziale e può consistere in contratto o atto unilaterale. Essi a loro volta si distinguono in:

 Enti associativi (o corpotativi), caratterizzati da una pluralità di persone e dallo scopo lecito

La distinzione fra enti PROFIT/NO PROFIT è effettuabile verificando il fine lucrativo o non dell’ente stesso, cioè se
prevede la distribuzione degli utili fra i soci o associati, ascrivendo rispettivamente l’ente nelle società e nelle
associazioni, molto cresciute negli ultimi anni in concomitanza con l’affermarsi del principio di sussidiarietà, in base
al quale Stato ed enti pubblici devono favorire “l’autonoma iniziativa dei cittadini per lo svolgimento di attività di
interesse generale”. Si è così sviluppato il terzo settore, costituito da enti senza scopo di lucro
(Onlus=organizzazioni non lucrative di utilità sociale, cooperative sociali, enti di volontariato) che svolgono varie
attività di utilità sociale: assistenza alle persone, tutela dell’ambiente, promozione della cultura, della ricerca ecc…

 Enti amministrativi, sono quelli caratterizzati dalla presenza di un patrimonio


vincolato a uno scopo. Nel diritto privato appartengono a questa tipologia
fondazioni e comitati.

L’ATTIVITA’ E GLI ORGANI DELLE PERSONE GIURIDICHE

Statuto=complesso delle norme regolamentari interne. Di norma è contenuto nell’atto costitutivo. Lo statuto e
talora l’atto costitutivo devono contenere alcuni essenziali elementi, quali denominazione, scopo, patrimonio,
sede, (regole per l’amministrazione). Principio fondamentale per le persone giuridica è la pubblicità, tutti questi
elementi cioè devono essere iscritti nelregistro delle persone giuridiche istituito presso ogni prefettura. Si tratta di
pubblicità dichiarativa, perciò i fatti non registrati non possono essere opposti ai terzi. (es. amministratore

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sostituito, il fatto non può essere opposto a terzi in buona fede se la sostituzione non sia iscritta nel registro:
eventuali contratti stipulati dal vecchio amministratore saranno vincolanti per l’ente, che ne risponderà in proprio).

L’ente opera per mezzo di organi (strumenti), interni ed esterni: ai primi compete il potere di gestione, cioè di
assumere le decisioni, agli organi esterni invece compete il potere di rappresentanza, cioè di attuare le decisioni
vincolando l’ente con i terzi: a differenza del comune rappresentante, l’organo per le mansioni di sua competenza,
si immedesima con l’ente (non agisce in nome della persona giuridica, bensì “è” lo stesso ente). Questa
immedesimazione organica comporta che tutti gli atti compiuti dall’ente nell’esercizio delle sue funzioni gli sono
imputabili. L’ente risponderà degli atti illeciti dannosi compiuti dai suoi amministratori in applicazione del principio
dei preponenti (ad es. segretario di partito è responsabile di brogli, penalmente ne risponde personalmente, il
partito risponderà civilmente dei danni subiti)

L’eventuale estraneità degli atti compiuti da un organo rispetto allo scopo istituzionale dell’ente non ne pregiudica
l’efficacia esterna. (ad. es. associazione per ricerca sul cancro fa pubblicare autobiografia dell’amministratore).
L’unica condizione è che l’amministratore abbia agito nell’ambito dei poteri di rappresentanza conferitigli dallo
stato. L’amministratore poi risponderà nei confronti dell’ente.

ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE

Organizzazioni stabili di persone munite di capacità giuridica che perseguono un fine no-profit comune.Gli
elementi essenziali dell’associazione sono dunque la pluralità di persone (tanto che il suo venir meno è causa di
estinzione dell’ente) e il fine non di lucro.

Beneficiari dell’attività e dei servizi erogati possono essere terzi o gli stessi soci, e non importi che l’attività
dell’ente abbia o no un contenuto o una rilevanza economica, quanto che il suo scopo non sia quello di distribuire
il lucro, il profitto dell’attività fra i suoi soci.

Nascita.

L’associazione nasce con l’atto costitutivo che ha natura negoziale, richiede la forma dell’atto pubblico e consiste
nell’accordo fra due o più persone di dar vita al sodalizio. Deve contenere gli estremi di individuazione dell’ente:
denominazione, scopo, patrimonio e sede. Talvolta può contenere lo statuto che regola struttura, attività e vicende
dell’ente. Lo statuto può anche essere rimesso alle determinazioni dell’assemblea dei soci.

ORGANI

 Assemblea dei soci: organo preminente che detiene ed esercita il potere deliberante tramite le delibere
assembleari, oltre a determinare l’indirizzo dell’ente. (ad es. ben potrebbe decidere il mutamento dello
scopo sociale o lo scioglimento dell’associazione ove raggiunte le maggioranze richieste).
Funzionamento: l’assemblea opera con il metodo della collegialità, che tutela il socio contro l’esclusione
d’autorità, che può avvenire solo per gravi motivi e deve essere deliberata dall’assemblea; inoltre tutti i
soci devono essere in condizione di esercitare collegialmente il potere deliberante, che concretamente
consiste nel partecipare alle assemblee. Ne deriva che tutti i soci devono essere regolarmente convocati

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pena l’annullamento della delibera. Contro le delibere invalide è ammesso ricorso presso l’autorità
giudiziaria che provvederà, se del caso, al loro annullamento.
QUORUM
 Costitutivo, indica il numero minimo di aventi diritto che debbono essere presenti all’assemblea
affinché sia ritenuta valida. Corrisponde in sostanza al numero legale;
 Deliberativo, rappresenta il numero di voti affinché la delibera assembleare sia valida. Le delibere
assembleari hanno natura di atti collegiali.

N.B. La pluralità di soggetti, necessaria per far nascere validamente l’associazione non è requisito necessario
durante la vita della stessa: se gli associati recedono o vengono meno, fintanto che ne rimane anche solo uno,
l’associazione rimane in vita.

Nessun diritto individuale spetta ai soci sul patrimonio dell’ente : in caso di recesso o esclusione non potrà aversi
restituzione dei contributi versati né liquidazione della quota.

 Amministratori e C.D.A. rappresentano l’organo esecutivo, e hanno quindi il compito di dare esecuzione,
porre in essere le delibere assembleari; gli amministratori vengono nominati e revocati dall’assemblea
stessa: essa conferisce agli amministratori il potere di rappresentanza. Essi devono svolgere il loro
compito diligentemente e secondo le regole e i limiti del loro mandato e sono responsabili verso l’ente
per il loro operato.Non rispondono delle obbligazioni sociali.

Sono cause di estinzione dell’associazione quelle previste nell’atto costitutivo e nello statuto, il venir meno della
pluralità dei soci (per il venire a mancare di tutti gli associati), il raggiungimento o la sopravvenuta impossibilità
dello scopo, la delibera assembleare. Verificatasi una di queste cause si apre la fase della liquidazione: si provvede
a pagare i debiti e a devolvere il residuo patrimonio in conformità alle previsioni dello statuto. In mancanza,
provvede l’autorità governativa. Compiuta la liquidazione, la persona giuridica si estingue.

FONDAZIONI

Istituzione dotata di personalità giuridica, caratterizzata da un patrimonio vincolato a uno scopo non
lucrativo.Elementi caratterizzanti di essa sono il patrimonio (insieme di beni determinati) e la sua destinazione a
uno scopo ideale, sottraendo tale destinazione alla mutevole volontà di colo che nel tempo gestiranno l’ente: nella
fondazione non ci sono soci che indirizzano l’attività o che possono modificare o sciogliere l’ente.

Nascita.

L’ente sorge con l’atto costitutivo, che è l’atto con cui una parte (uno o più soggetti) decide di dar vita all’ente
stesso. Può assumere la forma di:

 Atto negoziale unilaterale (atto pubblico inter vivos); unilaterale perché è necessaria la
manifestazione di volontà di un solo soggetto di diritto che assume il nome di fondatore;
 Disposizione testamentaria (mortis causa);

L’atto costitutivo non può più essere revocato quando sia intervenuto il riconoscimento, formalizzato con
l’iscrizione nell’apposito registro. Mentre le associazioni in attesa di riconoscimento possono operare come enti

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non personificati mentre non sono ammissibili fondazioni di fatto ne fondazioni fiduciarie: colui che abbia iniziato
l’attività di una progettata fondazione risponderà in proprio per le obbligazioni assunte.

Per quanto riguarda pubblicità, responsabilità degli amministratori, fase di liquidazione valgono le regole già
esposte. I beni residui dopo la liquidazione vengono devoluti in conformità dell’atto costitutivo e dello statuto, e in
mancanza sono attribuiti sono attribuiti dall’autorità amministrativa ad enti che abbiano fini analoghi.

Leggi recenti hanno ampliato la sfera di possibile attività delle fondazioni configurando le cd. fondazioni speciali:
bancarie, musicali, universitarie ecc…

Funzionamento: non è prevista alcuna assemblea in quanto l’indirizzo è determinato dal fondatore.

L’organo esecutivo è rappresentato dagli amministratori che agiscono in nome e per conto della fondazione.

Elementi in comune fra associazioni riconosciute e fondazioni:

 Classificazione: entambi no-profit


 Presenza di un patrimonio
 Indicazione di uno scopo (no-profit lecito)
 Denominazione Indicate nell’
 Sede, che equivale alla residenza o domicilio delle persone fisiche atto costitutivo

Cause di estinzione.

 Cause indicate nell’atto costitutivo


 Venir meno dello scopo no-profit: ciò è possibile in due casi:
 Lo scopo è stato raggiunto;
 Si verificano situazioni e condizioni tali per le quali lo scopo non è obiettivamente più raggiungibile;

Ottenimento della capacità giuridica avviene mediante iscrizione presso il registro delle persone giuridiche,
istituto presso ogni prefettura.Sussiste un duplice presupposto/requisito:

1. Liceità dello scopo


2. Adeguatezza del patrimonio rispetto alla finalità

Dopo l’iscrizione la fondazione acquista:

 La capacità di agire esercitabile tramite gli amministratori;


 La capacità giuridica;

ENTI NON RICONOSCIUTI

Non hanno richiesto e quindi ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica. Si tratta di:

 ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE


 COMITATI

ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE

DEF: Organizzazione stabile di persone priva di personalità giuridica con scopo non lucrativo.

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La conseguenza principale del mancato ottenimento della personalità giuridica è che viene meno la netta
separazione fra i due patrimoni, perciò si parla di autonomia patrimoniale imperfetta. Per il resto, questi enti la
capacità giuridica può dirsi pressoché generale: le vecchie limitazioni che impedivano a tali enti di acquistare beni,
immobili, donazioni e lasciti ereditari.

Nonostante per partiti e sindacati sia costituzionalmente prevista la registrazione e l’acquisto della personalità
giuridica essi hanno preferito la maggiore snellezza di gestione e l’assenza di controlli pubblici che caratterizzano la
disciplina degli enti non personificati.

RIFLESSO DELL’AUTONOMIA PATRIMONIALE IMPERFETTA NELLA DISCIPLINA GENERALE DELLE OBBLIGAZIONI

Obbligazioni soggettivamente complesse (plurisoggettive) lato passivo = rapporto obbligatorio con più debitori.

T debito S

Queste forme di obbligazioni possono prevedere due tipi di responsabilità:

 Parziaria; il comune creditore deve pretendere da ogni condebitore la relativa quota di debito
 Solidale; ciascun condebitore è obbligato al pagamento dell’intero. In caso di pagamento dell’intero, libera
tutti gli altri condebitori. La ripartizione interna non assume alcun rilievo.

Tali responsabilità in ambito di obbligazioni soggettivamente complesse:

 Possono essere previste dalla legge;


 In assenza di disposizioni sono considerate solidali, salvaguardando così gli interessi del creditore.

N.B. Delle obbligazioni rispondono personalmente e solidalmente non tutti gli associati, ma solo coloro che hanno
agito in nome e per conto dell’associazione non riconosciuta.

L’associazione non riconosciuta può essere rappresentata dal 1. Direttore o dal 2. Presidente; in caso di
controversie, si parla di rappresentanza processuale;

Il fondo comune è costituito dagli apporti dei singoli soci e dai beni acquistati.

(FONDO COMUNE=APPORTI DEI SOCI+BENI ACQUISTATI)

N.B. Nessun associato può pretendere la divisione del patrimonio né la restituzione della propria quota in caso di
recesso o esclusione fintanto che l’ente è in vita.

L’omogeneità sostanziale con le associazioni riconosciute consente di applicare in via analogica le norme dettate
per gli enti personificati che non siano legate all’estremo della personalità giuridica.

COMITATI [art. 36]

Gruppo organizzato di persone (che prendono il nome dipromotori) per la raccolta di fondi destinati al
raggiungimento di un obiettivo no-profit determinato.Si caratterizzano per la presenza di una pluralità di persone
(per questo si accostano alle associazioni) e di un patrimonio vincolatoa un fine determinato (assimilandosi alle
fondazioni).

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I promotori sono semplici gestori dei fondi raccolti e non possono chiedere di mutarne la destinazione, rimanendo
vincolati agli scopi inizialmente fissati e anzi, tutti i componenti del comitato sono personalmente e solidalmente
responsabili delle obbligazioni assunte dal comitato. (DIFF. associazioni non riconosciute)

Oblatori (=sottoscrittori) = coloro che erogano offerte al comitato; i sottoscrittori sono tenuti soltanto a effettuare
le oblazioni promesse.

Il comitato raramente chiede il riconoscimento a causa del carattere transitorio dell’iniziatica, manca il tratto di
stabilità e il comitato si scioglie una volta raggiunto lo scopo o esaurite le somme raccolte.

La rappresentanza processuale spetta al presidente. (DIFF. associazioni non riconosciute).

DIRITTI ASSOLUTI

Nella categoria dei diritti assoluti rientrano i diritti della personalità e i diritti reali. “Assoluti” in quanto si possono
far valere in maniera diretta verso tutti i consociati, attribuendo al titolare la pretesa che gli altri si astengano dal
violare tali posizioni giuridiche. La soddisfazione dell’interesse del titolare si realizza direttamente ad opera del
titolare: consistono infatti nell’attribuzione di poteri o facoltà di godimento su determinati “beni”, siano essi cose
materiali o “valori” immateriali attinenti alla persona. Il diritto del titolare verso i terzi si sostanzia nella pretesa a
un generico comportamento negativo, astenersi dal turbare il godimento del bene.

I diritti di credito sono detti relativi in quanto si possono far valere in maniera diretta solo nei confronti di
determinate persone, cioè i debitori specificamente individuati dal titolo che fa sorgere il diritto stesso.
Costituiscono un pretesa specifica verso un soggetto determinato.

TIPOLOGIE DI TUTELA

Sia diritti assoluti che reali sono situazioni giuridiche protette che forniscono al titolare apposite forme di tutela
contro l’altrui violazione, al fine di reintegrare la situazione violata. Una preliminare distinzione va fatta fra tutela
reale o “in forma specifica” e tutela risarcitoria o “per equivalente”.

- La tutela reale è volta a inibire la violazione del diritto (è il caso della denunzia di “nuova opera” o di “danno
temuto”, effettuata prima che il terzo arrechi effettivamente danno se ne sussiste il pericolo) o a impedirne la
prosecuzione (si interviene una volta verificatasi la violazione al fine di reintegrare il soggetto leso nella stessa
situazione giuridica cui ha diritto, es. persona diffamata: rettifica delle false affermazioni, passaggio abusivo
sul fondo altrui: vietato ogni altro ulteriore passaggio, edificio costruito a distanza < a quella legale: riduzione
in pristino)

Queste tutele sono di tipo preventivo o inibitorio, sono ottenibili in base al dato oggettivo della non
corrispondenza tra situazione di fatto e di diritto (anche per es. in caso di buona fede dell’autore della violazione)

- La tutela risarcitoria o per equivalente pecuniario può essere riconosciuta per il pregiudizio subito, è
collegata alle conseguenza dannose della violazione del diritto e prevede un risarcimento pari al pregiudizio
arrecato; richiede quasi sempre la colpa o il dolo del soggetto agentee sposta la tutela sul piano dei rapporti
obbligatori e perciò dei diritti di credito.

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DIRITTI DELLA PERSONALITA’

Sono i diritti che tutelano i “beni” fondamentali dell’individuo, come la vita, il nome, l’integrità fisica e morale etc.
e si acquistano automaticamente alla nascita. Questo carattere è evidenziato dalla denominazione di
riconoscimento dei diritti inviolabili, quasi a sottolineare come tali posizioni giuridiche non siano attribuite o
concesse, ma che rappresentino un dato di fatto o naturale. Il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili
investono l’uomo “sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”, e operano non
solo in senso statico, vietando o reprimendo la violazione di tali diritti, ma anche in senso dinamico, impegnando lo
Stato a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza …,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Il problema attuale dei diritti inviolabili della persona è quello
della misura della loro concreta, effettiva attuazione al di là del formale e astratto, seppur fondamentale,
riconoscimento (ad es. diritto alla salute e all’ambiente, diritti degli immigrati ecc..)

ESTENSIONE E CARATTERI DEI DIRITTI DELLA PERSONALITA’

I diritti della personalità rappresentano una categoria aperta (si pensi al diritto alla privacy), suscettibile di
variazioni in funzione della coscienza sociale e della progressiva emersione di (nuovi) interessi ritenuti meritevoli di
tutela.

A questo proposito alcuni testi normativi di fonte internazionale o comunitaria (cdd. Carte internazionali dei diritti)
sono: - La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (approvata dall’Assemblea dell’Onu nel 1948) – La
Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (firmata a Roma nel
1950, cd. CEDU, rappresentano i principi generali del diritto dell’attuale UE) – il Patto internazionale sui diritti civili
e politici (firmato a NY nel 1966 – la Carta dei diritti fondamentali dell’UE (cd. Carta di Nizza), approvata nel 2000,
dal 2009 ha “lo stesso valore giuridico dei trattati” europei.

Caratteri della personalità sono l’assolutezza, l’indisponibilità, l’imprescrittibilità.

Sono diritti assoluti perché si possono far valere verso tutti (Stato e consociati), i quali sono tenuti a rispettarli e ad
astenersi da ogni lesione o violazione. Tipiche forme di tutela sono la cessazione del fatto lesivo il risarcimento che
non è più subordinato alla patrimonialità del danno.

Sono indisponibili o inalienabiliperché in linea di principio il titolare può goderne ma non può disporne (per la loro
stretta inerenza alla persona, si parla di diritti personalissimi) né può rinunciarvi (tanto che l’altrui violazione pur se
consentita dall’interessato costituirà quasi sempre illecito).

L’acquisto di tali diritti non deriva da un trasferimento da terzi, ma avviene automaticamente, “a titolo originario”,
iure proprio.

Sono infine imprescrittibili nel senso che non si estinguono per effetto del mancato esercizio protratto nel tempo.
Si prescrivono invece i diritti che nascono dai singoli episodi di violazione (es. diritto al risarcimento per
menomazione dell’integrità)

VITA

Il diritto alla vita tutela il bene dell’esistenza individuale. La protezione opera sia verso lo Stato che i consociati,
tenuti a un comportamento negativo astenersi dagli atti che ledano o violino il bene protetto. Un comportamento

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positivoè imposto ai privati soltanto nella fattispecie particolare dell’omissione di soccorso. Allo Stato-apparato
compete l’attività di prevenzione e salvaguardia della vita umana, in genere dell’incolumità pubblica.

La reazione alla violazione del diritto è di tipo penale, e consiste nelle sanzioni penali che puniscono l’omicidio. Se
la parte lesa perisce, il diritto al risarcimento si acquista comunque contestualmente all’illecito e si trasmette
perciò ai suoi eredi. Spetta inoltre in favore di alcuni congiunti, coniuge e figli in primis, il risarcimento per la
lesione del diritto della serenità della vita familiare e al mantenimento economico: la riparazione del danno può
essere quindi sia morale che patrimoniale.

Il diritto alla vita è assoluto e indefettibile, per cui anche le cd. scriminanti penali non (legittima difesa, stato di
necessità) non rendono lecito l’omicidio, ma possono escludere la punibilità dell’agente e/o la responsabilità civile
conseguente.

INTEGRITA’ PSICO-FISICA

Il diritto all’integrità psico-fisica tutela il bene dell’incolumità personale, intesa come stato di salute fisica e
psichica. La garanzia opera sia verso privati, tenuti ad astenersi da ogni atto di lesione, sia verso lo Stato, tenuti
altresì a una positiva azione di salvaguardia e promozione della salute umana, che la Cost. definisce all’art. 32
“fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

La protezione è affidata alle norme penali che puniscono lesioni e percosse e alle previsioni civilistiche sul
risarcimento di danno patrimoniale e non. Anche tale diritto è indisponibile (neppure il soggetto può ledere la
propria integrità né può consentire che altri lo facciano), ma l’ordinamento non esclude l’illiceità di comportamenti
omissivi: non esiste un obbligo di curare se stessi. Vero è che la Costituzione prevede la possibilità di imporre
trattamenti sanitari obbligatori, ma soltanto se l’omissione pregiudichi la salute di altre persone (come accade per
il ricovero coattivo dei malati mentali e per la vaccinazioni obbligatorie). E’ lecito rifiutare le cure, salvo che si tratti
di minori d’età. In ogni caso il t.s.o. “non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

ATTI DI DISPOSIZIONE DEL PROPRIO CORPO

Tutti gli atti di disposizione del proprio corpo, sia materiali (tattoo, piercing) che giuridici (l’impegno di donare un
organo) sono vietati quando producano una menomazione permanente all’integrità, o sono contrari all’ordine
pubblico o al buon costume (lesivi della dignità umana, dell’etica sessuale, del pudore). Contrari al buon costume
sono ad es. pornografia e costituzione. Risultano illeciti la donazione di gameti, la cd. “maternità surrogata”,
l’automutilazione (anche se non punita in quanto tale), il prelievo di organi o altre parti del corpo fuori dai casi
espressamente consentiti, l’alterazione del patrimonio genetico, la sperimentazione scientifica su esseri umani, le
attività sportive e gli spettacoli ad elevato livello di rischio. Sono lecitiatti di disposizione che non ledono in modo
irreversibile l’integrità (donazioni di sangue, midollo) in genere atti dispositivi su parti già staccate del proprio
corpo. Sono leciti anche gli atti dispositivi che pur diminuendo l’integrità, risultano giustificati da un interesse
superiore, come il fine della cura della persone stessa o di terzi (es. amputazione della gamba per evitare la
cancrena e la morte). E’ necessaria previo consenso dell’interessato, il quale se si trova in stato di incoscienza è
supplito dallo stato di necessità. E’ sancita la facoltà a sottoporsi a interventi di modificazione dei caratteri sessuali.

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E’ lecita la donazione di organi nei limiti previsti, è vietata la donazione dietro compenso e se il soggetto abbia
manifestato in precedenza la sua opposizione.

INTEGRITA’ MORALE

L’integrità morale designa i beni dell’onore, del decoro e della reputazione.La tutela è anzitutto di tipo penale:
costituiscono reato ingiuria (offesa all’onore e al decoro di persona presente) e diffamazione (menomazione della
reputazione altrui realizzata comunicando con altre persone, anche a mezzo stampa. La verità del fatto attribuito
non toglie illiceità alla lesione se si riscontrano caratteri offensivi o ingiuriosi nelle espressioni adoperate.

Questa tutela deve essere coordinata con la libertà di manifestazione del pensiero garantita costituzionalmente,
per cui la giurisprudenza che ha dettato i presupposti per la liceità della pubblicazione: verità della notizia, utilità
sociale dell’informazione, la continenza espositiva: le espressioni impiegate non devono contenere toni
scandalistici, sottintesi o accostamenti suggestionanti.

Sul piano civilistico, la parte offesa ha diritto al risarcimento dei danni patrimoniali e non commisurati alla gravità e
alla diffusione dello stampato e alla pubblicazione della sentenza di condanna: in caso di diffamazione a mezzo
stampa può ottenersi la pubblicazione di una rettifica sul periodico, il sequestro e la distruzione dei mezzi di
diffusione della diffamazione: può ammettersi per libri e film, risulta impossibile per pubblicazioni periodiche
(quotidiani, riviste)

IDENTITA’ PERSONALE. IL DIRITTO AL NOME

Per identità si intende il modo d’essere e l’insieme di attributi che connotano e distinguono il singolo nella
collettività sociale facendone un individuo distinto e irripetibile. Sono aspetti giuridicamente rilevanti lo stato civile
(cittadino, coniuge, figlio), il nome, la personalità morale, l’identità sessuale.

Il diritto al nome tutela l’interesse al proprio appellativo, segno distintivo e mezzo di identificazione personale. Il
nome si compone da prenome (attribuito dai genitori all’atto della dichiarazione di nascita) e cognome, appellativo
familiare che si acquista dal padre.

Il diritto al nome è garantito sia verso stato sia verso i privati, vietando che altri possano contestarne l’uso al
titolare o usarlo indebitamente (accostandolo ad es. senza consenso a un prodotto commerciale o al personaggio
di un romanzo)

La tutela del nome si concretizza nella facoltà di chiedere la cessazione del fatto lesivo, il risarcimento dei danni, la
pubblicazione della sentenza su uno o più giornali.

E’ chiara perciò l’indisponibilità del nome, che non può essere ceduto né concesso ad altri né modificato, se non
per specifici motivi, in quanto svolge anche la funzione di identificazione delle persone, di pubblico interesse.

DIRITTO ALLA PERSONALITA’ MORALE E ALL’IDENTITA’ SESSUALE

Il diritto alla personalità morale tutela il modo d’essere, i caratteri morali e le qualità intrinseche della persona.
Ciascuno ha diritto a non vedersi attribuite azioni, dichiarazioni, opinioni, modi d’essere non rispondenti al vero, a

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prescindere dal carattere disdicevole e disonorante delle false attribuzioni. (es. false dichiarazioni attribuite dai
giornali a un politico)

In caso di notizia diffusa e mezzo stampa o di trasmissioni televisive, l’interessato può prevedere la pubblicazione
di una smentita o rettifica che abbia lo stesso rilievo “tipografico” della notizia inesatta.

Il diritto morale d’autore tutela la paternità intellettuale sulle opere dell’ingegno e sulle invenzioni industriali da
chiunque la contesti o cerchi di appropriarsene. Si potrà richiedere all’autorità giudiziaria tale accertamento, ma
altresì i provvedimenti idonei a far cessare il fatto abusivo e nei congrui casi il risarcimento dei danni.

Ferma restando l’irrinunciabilità e l’intrasferibilità del diritto morale d’autore, è cedibile il diritto patrimoniale di
utilizzazione economica dell’opera.

Il diritto all’identità sessuale si sostanzia alla rettificazione delle risultanze anagrafiche quando il sesso indicato
nell’atto di nascita non corrisponda a realtà o sia stato modificato tramite interventi chirurgici.

INTIMITA’ PRIVATA.

Il diritto all’intimità privata tutela l’interesse di ciascuno al rispetto della propria vita privata e familiare (tutela
l’interesse al riserbo contro l’altrui invadenza). Si tratta di una tutela della personalità che di recente ha ottenuto
riconoscimento in ragione del moltiplicarsi degli strumenti di conoscenza e di intrusione nella vita altrui, unita alla
capillarizzazione dei mezzi di diffusione delle informazioni. Il diritto all’intimità si articola in due aspetti
fondamentali: all’immagine e alla riservatezza.

A) DIRITTO ALL’IMMAGINE

Tutela l’interesse all’uso esclusivo del proprio ritratto, vietando che venga esposto o pubblicato senza il consenso
dell’interessato (che può avvenire dietro compenso, è l’ipotesi normale per la pubblicità commerciale) o fuori dai
casi consentiti dalla legge: 1) consenso dell’interessato, 2) quando l’interessato svolge attività di interesse
pubblico, 3) quando vi sia un rilevante interesse sociale 4) quando si tratti di avvenimenti svoltisi in pubblico
(comizi, cortei) o di interesse pubblico.

Le modalità di pubblicazione impongono che si possa sempre dedurre il contesto, le circostanze in cui sono state
riprese. E’ comunque vietata la pubblicazione e l’esposizione quando l’immagine lede il decoro, l’onore, il pudore
della persona.

Un’analoga protezione è ammissibile anche per la voce.

B) DIRITTO ALLA RISERVATEZZA E ALLA “PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”

Protegge l’interesse a evitare una divulgazione pubblica delle informazioni personali tramite mezzi di
comunicazione di massa, a prescindere dal carattere disonorante di tali vicende. Si puntualizza in due aspetti
fondamentali:

1. Il diritto al rispetto della vita privata e familiare, sancendo la libertà e la segretezza della corrispondenza e di
ogni altra forma di corrispondenza, insieme all’inviolabilità del domicilio, il divieto di acquisire notizie o
immagini della vita privata altrui
2. Il diritto alla protezione dei dati personali che tutela l’interesse a un appropriato delle informazioni, più o
meno sensibili, relative alle persone fisiche (indirizzo, idee politiche ecc)
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Il controllo è esercitato dal Garante per il trattamento dei dati personali, al quale sono conferiti poteri di
vigilanza, autorizzativi e sanzionatori. Il consenso è prerogativa individuale dell’interessato.
Il diritto al riserbo va coordinato con il diritto alla manifestazione del pensiero; con riguardo all’attività
giornalistica, il codice esclude la necessità dei limiti generali dell’autorizzazione del Garante e del consenso
dell’interessato per la raccolta, la conservazione ma non in caso di diffusione pubblica, salvo l’essenzialità
dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico.

Il diritto alla privacy è sistematicamente violato dai mass media.

LIBERTA’ CIVILI (o libertà politiche)

Libertà personale: diritto a non subire costrizioni nella sfera personale e negoziale, limitazioni nei movimenti,
perquisizioni detenzioni fuori dai casi determinati dalla legge.

Libertà sessuale e matrimoniale, libertà religiosa: diritto di professare liberamente la propria fede, in forma
individuale o associata. Libertà di associazione per fini non vietati dalla legge penale; libertà di manifestazione del
pensiero con la stampa, lo scritto e ogni altro mezzo. Diritto alla libera scelta del lavoroe alla sua tutela tramite
sciopero, la libertà di iniziativa economica e il diritto alla proprietà privata.

I diritti relativi attribuiscono una pretesa specifica nei confronti di uno o più soggetti determinati. Sono tipici diritti
relativi i diritti di credito (cd. relatività dei crediti). E’ verso tali soggetti che si avrà un tutela diretta e specifica volta
a ottenere il comportamento dovuto. La tutela verso i terzi invece è soltanto indiretta, in quanti costoro al
massimo possono alterare le condizioni esterne che rendevano possibile la prestazione (es. soggetto provoca la
morte di una persona tenuta all’educazione/mantenimento dei figli, rendendo impossibile l’adempimento
dell’obbligo). I creditori danneggiati dall’illecito altrui avranno diritto al risarcimento dei danni.

RAPPORTO OBBLIGATORIO

Vincolo tra due soggetti in virtù del quale un soggetto passivo (debitore), è tenuto ad eseguire una specifica
prestazione in favore di un soggetto attivo (creditore). L’una posizione si denomina creditor, l’altra debito o
obbligazione in senso stretto.

Si parla di obbligazione quando la prestazione ha carattere patrimoniale, si parla di obbligo quando manca tale
carattere (obbligo di fedeltà fra coniugi). Il rapporto obbligatorio si caratterizza per la correlatività delle situazioni
soggettive: la situazione passiva è speculare alla situazione attiva e le è funzionale.

LIBRO IV: DELLE OBBLIGAZIONI

Elementi soggettivi:

 Debitore (passivo); soggetto gravato da obbligazione;


 Creditore (attivo); colui che ha il diritto dell’esercizio della prestazione;

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Elemento oggettivo: - Prestazione, uguale (di identico contenuto per entrambi i soggetti) e contraria;

Fonti del rapporto obbligatorio sono i fatti giuridici cui la legge attribuisce idoneità a far sorgere un rapporto
obbligatorio, sono indicate nell’art. 1173 e sono:

 Contratto;
 Fatto illecito;
 Ogni atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico;

Coerente a un quadro socio-economico caratterizzato da uno spostamento di importanza dall’istituto della


proprietà a quello delle obbligazioni appare l’impostazione del c.c. che intitola alle obbligazioni il libro IV, che nella
regolamentazione delle “obbligazioni in generale” disciplina il contratto come una (seppur la più importante), fra le
altre, fonti di obbligazione.

VINCOLATIVITA’ E COERCIBILITA’

L’obbligazione appartiene alla situazioni giuridiche passive e si caratterizza perciò per la vincolatività
(obbligatorietà del comportamento, comune a tutte le situazioni di dovere), oltre che per una peculiare
coercibilità: ove manchi un adempimento volontario del debitore, il creditore potrà agire in giudizio per far valere
la sua pretesa e chiedere l’esecuzione forzata, che può consistere in un’esecuzione in forma specifica o in
un’esecuzione per equivalente: la prima consente di ottenere coattivamente un “risultato” in tutto corrispondente
a quello dedotto in obbligazione e potrà essere chiesta ove ciò sia possibile in relazione alla prestazione
inadempiuta: consegna di cosa determinata – consegna forzata, obbligazione di fare fungibile – esecuzione a
spese dell’obbligato, di concludere un contratto – sentenza che produca gli effetti del contratto non concluso, di
non fare – la distruzione di ciò che è stato fatto in violazione di tale obbligo. In altri casi non è praticabile, ad es.
perché si tratta di fare infungibile perché l’adempimento non soddisfa più l’interesse creditorio. In tal caso si potrà
richiedere l’esecuzione forzata per equivalente: si procede alla vendita forzata dei beni del debitore e alla
successiva attribuzione del ricavato ai creditori, ottenendo un risultato economico equivalente alla prestazione
inseguita (è la forma più frequente di esecuzione forzata).

Un particolare aspetto della vincolatività delle obbligazioni è rappresentato dalle cd. responsabilità patrimoniale
del debitore, sancita dall’art. 2740 con questa previsione: “il debitore risponde dell’adempimento delle
obbligazioni con tutti i suoi beni, presenti e futuri”. Il patrimonio dell’obbligato costituisce una garanzia generica
per il creditore che può fare affidamento su essa per realizzare coattivamente la soddisfazione del suo diritto.

Il debito e la responsabilità sono coessenziali all’obbligazione: se manca la prima potrà aversi una mera garanzia
del debito altrui, come avviene per la fidejussione (contratto con cui una persona garantisce l’adempimento di un
debito altrui, per cui sarà il fidejussore a pagare in caso di inadempimento del debitore), ove manchi responsabilità
patrimoniale potrà aversi o un mero dovere di cortesia o una obbligazione naturale.

Il dovere di cortesia è giuridicamente irrilevante e la sua inosservanza non dà luogo a sanzioni.

Le obbligazioni naturali sono quegli obblighi che nascono sul terreno dei doveri soltanto morali o sociali, appaiono
socialmente richiesti, ma la legge non li impone. (es. pagamento dei debiti di gioco, o di un debito prescritto). La
legge non concede azione per ottenere l’adempimento coattivo, ma esclude che ove tali obbligazioni siano state
spontaneamente adempiute, se ne possa chiedere la restituzione.

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PRESTAZIONE

L’oggetto del rapporto obbligatorio è costituito dalla prestazione del debitore: comportamento cui il
debitore è tenuto, e nello specifico: a) l’attività che è obbligato a svolgere (es. curare un malato); b) il
risultato che è tenuto ad conseguire per soddisfare l’interesse creditorio (es. trasferimento della merce)

In alcune ipotesi perciò la prestazione dovuta viene individuata facendo riferimento alla sola attività (es.
obbligazione del libero professionista che svolta diligentemente l’attività ha adempiuto al suo obbligo,
anche se nel caso del medico il paziente non viene curato), o tramite il riferimento a un risultato (es.
vettore), o a entrambi (es. obbligazione dell’appaltatore che risulta inadempiente sia de non realizza
l’opera, sia se non compia diligentemente l’attività preparatoria per realizzare la costruzione)

La prestazione può consistere in un:

a) Dare, cioè consegna di un bene o trasferimento di un diritto. Al riguardo è importante la


distinzione fra obbligazioni generiche (hanno per oggetto cose generiche e non ancora
individuate, es. denaro, gasolio) e specifiche (hanno per oggetto cose specifiche, es. il quadro
“x”)
b) Fare, cioè un’attività materiale o giuridica; si comprende anche l’obbligo di contrarre, cioè di
stipulare contratto: ipotesi tipica è quella nascente dal contratto preliminare;
c) Non fare, prendono anche il nome di obbligazioni negative, consistono in un comportamento
omissivo, e non è prospettabile l’adempimento in ritardo; (es. obbligo di non concorrenza,
divieto di alienazione ex. art. 1379)

PATRIMONIALITA’ DELLA PRESTAZIONE E INTERESSE DEL CREDITORE

Carattere distintivo della prestazione è la patrimonialità, suscettibilità di valutazione economica. Basti al


riguardo una soggettiva valutazione in termini economici: è sufficiente che le parti abbiano considerato
patrimoniale la prestazione (es. pattuendo un corrispettivo) anche se altri non farebbero altrettanto.

La patrimonialità della prestazione è requisito per un’obbligazione, ma non è condizione necessaria per
la giuridicità, ben potendosi avere un obbligo (es. obbligo di sorvegliare un bambino affidatoci); d’altra
parte, l’impegno assunto può avere un contenuto economico senza per questo assumere carattere
giuridico (es. invito a cena da parte degli amici), potendosi avere un dovere di cortesia. La giuridicità
perciò dipende dalla legge o dalla volontà delle parti: nei casi dubbi, la pattuizione di un corrispettivo
chiarisce che detta volontà è diretta a creare vincolo giuridico perciò obbligazione (es. il vicino si
impegna a non suonare il violino in certe ore della giornata=dovere di cortesia; se l’impegno è stato
assunto dietro compenso, è indubbio che le parti si siano vincolate).

La prestazione deve inoltre corrispondere a un interesse, anche non patrimoniale, del creditore. Non c’è
necessaria corrispondere fra carattere della prestazione (patrimoniale) e natura dell’interesse (che può
essere ad es. anche culturale o spirituale). Se l’obbligazione non risponde a un interesse socialmente
apprezzabile l’obbligazione è nulla. Ciò che rileva però è l’interesse tipico, cioè quello che si riscontra
nelle obbligazioni di analogo tenore, non sempre corrisponde all’interesse concreto del singolo
creditore. (ad es. il vettore è liberato se offre il trasporto a tempo debito, anche se il creditore nel

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frattempo ha perso interesse al viaggio perché si è ammalato). L’utilità economica della prestazione può
andare anche a beneficio di terzi (come nel contratto a favore di terzi).

REQUISITI AFFINCHE’ L’OBBLIGAZIONE SIA VALIDAMENTE ASSUNTA

 Possibilità fisica;
 Possibilità giuridica;

Altri requisiti della prestazione:

 Possibile, quando l’impiego della diligenza richiesta consentirebbe astrattamente a un qualsiasi debitore
di adempiere; non costituiscono vera impossibilità semplici difficoltà di esecuzione, né l’inidoneità o
l’incapacità del singolo debitore (es. impotenza finanziaria=mancanza di denaro, pur se imputabile a
eventi straordinari e inevitabili), anche se sopravvenute dopo la nascita dell’obbligazione; la possibilità va
intesa anche in senso giuridico: è impossibile per es. alienare un bene demaniale;
 Lecita = conformità all’ordine pubblico, al buon costume e alle norme inderogabili;
 Determinata/perlomeno determinabile, cioè quando sono fissati i suoi estremi qualitativi e quantitativi. E’
sufficiente che la prestazione sia determinabile, siano fissati cioè i criteri o parametri per la sua
determinazione.

PARTICOLARI TIPI DI OBBLIGAZIONI in relazione al loro specifico oggetto

Si distinguono prestazioni fungibili, nelle quali è indifferente che ad adempiere sia il debitore o un terzo (es.
prestazione di denaro), e prestazioni infungibili nelle quali vengono in considerazione qualità personali del
debitore, per cui deve adempiere personalmente (prestazione dell’artigiano e del professionista)

OBBLIGAZIONI PECUNIARIE

Le obbligazioni pecuniarie sono obbligazioni che hanno ad oggetto una somma di denaro. Esse hanno un ruolo
centrale nell’odierno sistema economico. A rigor di termini il denaro in sé non è un bene, in quanto quasi ovunque
la valuta circolante non ha valore intrinseco (i pezzi metallici non contengono più oro o argento ed è stata
soppressa la cd. convertibilità in oro della moneta), ma consente col suo scambio di procurarsi i veri e propri beni.

Funzioni svolte dal denaro:

1. Mezzo di scambio per beni e servizi;


2. Unità di misura dei valori economici;
3. Riserva di liquidità, o capitale, assicurando una disponibilità di mezzi finanziari per impieghi futuri.
(tesaurizzazione)

Il denaro viene sempre meno in considerazione come cosa, corpus (oggetti metallici e cartacei) e rileva sempre più
nella sua funzione, tanto che si parla di astrattezza o smaterializzazione della moneta. Il denaro non viene più
trasportato materialmente da debitore a creditore, ma ciò avviene con pagamenti contabili e accrediti presso
istituti bancari: si parla così di “moneta strutturale” e di “moneta elettronica”; i pagamenti con questi tipi di
moneta a determinate condizioni hanno effetto liberatorio.

DENARO E MONETA. A) IL NOMINALISMO VALUTARIO

Principio nominalistico

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Denaro: termine generico che designa tutti i mezzi di pagamento dei diversi stati; moneta: particolare specie di
moneta che circola nei singoli Stati: il valore della moneta ora si fonda sulla solidità economica e sulla stabilità
politica dei singoli stati. All’interno del principio nominalistico si distinguono nominalismo valutario e nominalismo
del rapporto obbligatorio.

Il primo dispone che i “debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello stato al tempo del
pagamento”. E’ possibile contrarre obbligazioni in valuta estera, ma il debitore ha comunque la facoltà di pagare in
moneta legale, salvo solo il caso sia indicata la clausola “effettivo”. Il debitore perciò è tenuto ad adempiere con
moneta contante o elettronica e non può adempiere con titoli di credito che non garantiscano l’effettivo incasso di
quanto dovuto (es. si a/c, no a/b). Tale previsione soffre di una deroga: i pagamenti di importo >= 1000€ non
possono essere effettuati in contanti né tramite titoli al portatore.

INTRODUZIONE DELL’EURO

Il sistema monetario europeo ha introdotto l’euro come moneta avente corso legale nello Stato a partire dal
1.1.2002; la sostituzione lira-euro è stata retta dal principio di continuità: essa modifica il contenuto di contratti ed
obbligazioni solo per l’automatica conversione in euro degli importi espressi in lire, al cambio fisso e invariabile di
1936,27€

Nominalismo del rapporto giuridico

Fa riferimento al cd. potere d’acquisto della moneta; la moneta non è un bene, per cui il suo valore reale dipende
dalla sua idoneità ad acquistare beni e servizi, il potere d’acquisto appunto. La regola generale riguardo al principio
nominalistico detta l’irrilevanza delle variazioni del potere d’acquisto della moneta tra il momento della nascita
dell’obbligazione e quello della scadenza: irrilevanti saranno sia la rivalutazione sia la ben più frequente
svalutazione della moneta. La regola però è derogabile dalle parti, che possono istituire apposite clausole volte a
rivalutare la somma dovuta o ad agganciarla a determinati parametri: es. clausola oro, clausola numeri-indici,
clausola di indicizzazione (che adegua periodicamente i canoni di locazione sulla base della svalutazione risultante
dagli indici Istat), legge che stabilisce rivalutazione periodica di certi crediti. I privati possono inoltre concordare un
tasso d’interesse variabile in relazione all’andamento dell’inflazione.

Il principio nominalistico risulta oneroso per il creditore, particolarmente in periodi di inflazione galoppante. Al
riguardo è consolidata la distinzione fra debiti di valuta e debiti di valore.

I debiti di valuta si hanno quando l’obbligazione è già dalla nascita pecuniaria (determinata fin dall’origine con
riferimento al denaro o valuta), viceversa si hanno debiti di valore quando l’obbligazione almeno in origine è
determinata con riferimento economico a un valore economico diverso dal denaro, divengono pecuniarie in un
secondo momento. Sono debiti di valore le obbligazioni risarcitorie e quelle indennitarie: in tal caso l’oggetto
originario del debito non è direttamente il denaro, ma la reintegrazione del debito altrui. Esprimendo soltanto la
traduzione in termini monetari di quanto è dovuto, i debiti di valore si sottraggono al principio nominalistico.

GLI INTERESSI

Obbligazione pecuniaria accessoria (segue le sorti della principale) ma distinta (può formare oggetto di separati atti
di disposizione, necessita di specifica domanda giudiziale e ha un autonomo termine di prescrizione) a una
principale avente ad oggetto una somma di denaro. Consistono in una somma ulteriore dovuta da chi fruisce di

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capitale altrui. La loro entità si determina in misura % rispetto alla somma capitale e in relazione al tempo del
godimento (o del ritardo nella restituzione). Si possono distinguere 3 profili generali: funzione, fonte, saggio degli
interessi.

Funzione = compensativa o risarcitoria: compensativa rappresenta il compenso dovuto per il godimento di denaro
altrui, vengono chiamati interessi corrispettivi, hanno natura di frutti civili e rappresentano la remunerazione del
capitale (ipotesi tipica: mutuo); risarcitoria è svolta dagli interessi moratori, che presentano la caratteristica di
assorbire gli interessi corrispettivi, in quanto dovuti di norma in misura superiore.

Fonte = interessi legali o convenzionali: quelli convenzionali traggono origine da un accordo fra le parti, quanto a
quelli legali l’art. 1282 stabilisce che i crediti pecuniari liquidi (determinati o agevolmente determinabili nel loro
preciso ammontare) ed esigibili (non sottoposti a termine né a condizione o termine di pagamento scaduto)
producono interessi di pieno diritto.

Negli altri casi ricorrono solo in presenza di previsione specifica di legge: per quanto riguarda crediti non liquidi ad
obbligazione risarcitoria o indennitaria, per le prime operano immediatamente gli interessi moratori.

Saggio = la sua misura è stabilita dalle parti o dalla legge (fissata annualmente del Ministero del Tesoro, 2014 pari
al 1% in ragione annuale), e si applica sia agli interessi di fonte legale che di fonte negoziale se le parti non
dispongano diversamente. La pattuizione di un saggio superiore richiede l’adozione della forma scritta, pena la
nullità: in mancanza, gli interessi sono dovuti nella misura legale.

In ogni caso è vietata la pattuizione di interessi usurari, pena la nullità della pattuizione: sono quelli che superano il
tasso-soglia, definito trimestralmente in base al seguente calcolo: tasso medio praticato da banche e intermediari
finanziari autorizzati + ¼ tasso medio + 4%.

ANATOCISMO

Produzione di interessi da altri interessi. Essendo gli interessi un’obbligazione pecuniaria a loro volta sono
suscettibili di produrre interessi. L’art. 1283 stabilisce sono dovuti solo dal giorno della domanda giudiziale o per
effetto di una apposita convenzione posteriore alla scadenza dei primi interessi. Occorre che si tratti di interessi
dovuti per almeno sei mesi, perché nei rapporti fra privati l’anatocismo costituisce l’eccezione e non la regola. La
Cassazione recentemente ha ritenuto illegittima la prassi bancaria che imponeva il pagamento di interessi
anatocistici. La disciplina oggi consente l’anatocismo di fonte negoziale nelle operazione in c/c bancario a
condizione che sia stabilita la stessa periodicità nel conteggio degli interessi dovuti dalle banche e dai clienti.

OBBLIGAZIONI ALTERNATIVE

Obbligazione unica a contenuto (alternativo) determinabile nella quale il rapporto obbligatorio ha per oggetto due
o più prestazioni alternativamente previste (il debitore si libera eseguendo una sola delle prestazioni alternative);
Se non risulta diversamente (es. concorsi a premio), la scelta spetta al debitore. In alternativa da creditore e da
terzi. E’ un diritto potestativo per cui il suo esercizio presuppone capacità legale. Con la scelta si attua la
concentrazione dell’obbligazione, che da alternativa diventa semplice. L’impossibilità, originaria o sopravvenuta di
una delle obbligazioni rende l’obbligazione semplice e il debitore deve eseguire quella rimasta possibile. Quando
l’impossibilità sia imputabile a una delle parti, questa ne risponde o perdendo facoltà di scelta o rimanendo
obbligata al risaricmento danni.

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OBBLIGAZIONI FACOLTATIVE

Autorizzazione a una prestazione di cosa diversa (o datio in solutum). E’ dovuta una sola prestazione, ma il
debitore ha la facoltà di liberarsi eseguendone un’altra (es. debitore di obbligazione pecuniaria in valuta estera ha
facoltà di pagare in moneta legale). Nell’obbligazione facoltativa essa è semplice fin dall’inizio e una sola è la
prestazione dovuta: se essa diviene impossibile il debitore è senz’altro liberato.

SOGGETTI DEL RAPPORTO GIURIDICO: debitore e creditore

I soggetti devono essere determinati o perlomeno determinabili (devono essere fissati i criteri per la loro
individuazione) al momento in cui sorge l’obbligazione (es. promessa al pubblico: borsa di studio a chiunque vinca
il concorso).

OBBLIGAZIONI CON PLURALITA’ DI SOGGETTI (SOGGETTIVAMENTE COMPLESSE)

Si dicono plurisoggettive le obbligazioni in cui più debitori sono obbligati, o più creditori hanno diritto alla
medesima prestazione.

Lato attivo e/o passivo è plurisoggettivo (condebitori/concreditori)

Si dicono solidali passive le obbligazioni plurisoggettive in cui ciascuno dei condebitori può essere costretto a
pagare per l’intero. L’adempimento di uno libera anche gli altri. Il vincolo di solidarietà rafforza la posizione del
creditore.

Obbligazioni plurisoggettive lato passivo:

 Parziarietà passiva: ciascun condebitore è obbligato nei limiti della propria quota; la ripartizione interna
del debitore assume rilievo anche per il creditore;
 Solidarietà passiva: Ciascun debitore è obbligato l’intero; la ripartizione interna dell’obbligazione, le
singole quote non rilevano per il creditore. Il pagamento dell’intero di un condebitore libera l’altro nei
confronti del comune creditore.

[Art. 1292] La regola è la solidarietà (strumento di tutela per il creditore) se dalla legge o dall’accordo delle parti
non emerge diversamente. (cd. presunzione di solidarietà passiva)

Il debitore che ha pagato ha azione di regresso verso i condebitori in base al criterio dell’interesse: se l’interesse è
comune l’obbligazione si divide in proporzione alle rispettive quote (nel dubbio si presumono uguali). Se
l’obbligazione era stata contratta nell’interesse esclusivo di uno dei soggetti, questi sarà tenuto a rimborsare
l’intera somma a colui che ha pagato (es. fideiussore che si limita a garantire il debito altrui). Analogamente a
seguito dell’insolvenza di uno dei debitori la perdita si ripartisce fra tutti gli altri.

Si dicono solidali attive le obbligazioni plurisoggettive in cui ciascuno dei concreditori può pretendere il pagamento
dell’intero e l’adempimento conseguito da uno di essi libera il debitore verso tutti i creditori (es. cassetta di
sicurezza intestata a più soggetti)

 Parziarietà attiva: ciascun concreditore può pretendere il pagamento della propria quota;
 Solidarietà attiva: ciascun concreditore può pretendere l’intero dal comune creditore;

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La solidarietà attiva non si presume: la regola è la parziarietà se dalla legge o dall’accordo delle parti non emerge
diversamente.

OBBLIGAZIONI PARZIARIE

Sono quelle in cui ciascuno dei debitori deve, e ciascuno dei creditori può pretendere, soltanto la propria parte di
prestazione (es. crediti e debiti ereditari)

OBBLIGAZIONI INDIVISIBILI hanno per oggetto una prestazione indivisibile, va eseguita in un’unica soluzione in
quanto non sono suscettibili di frazionamento e comunque una frazione della cosa non potrebbe soddisfare
l’interesse creditorio: esse possono essere:

- Oggettive, per natura; le cose non sono materialmente o economicamente divisibili (es. cavallo,
collezione);
- Soggettive, per volontà delle parti (es. corrispettivo per il deposito di un bagaglio per 24 ore indivisibili;

Le obbligazioni plurisoggettive aventi ad oggetto obbligazioni indivisibili sono regolate dalle norme relative alle
obbligazioni solidali.

Obbligazioni oggettivamente complesse: il rapporto obbligatorio ha per oggetto una pluralità di prestazioni. (ob.
alt.)

ADEMPIMENTO (o pagamento)= esatta realizzazione della prestazione dovuta.

Con l’adempimento l’obbligazione si estingue e il debitore si libera dal vincolo obbligatorio. Rappresenta il modo
ordinario di estinzione dell’obbligazione. Per lo più ha natura di atto giuridico in senso stretto. L’adempimento
deve essere conforme ai criteri legali che definiscono i modi di realizzazione dell’interesse creditorio. Siamo
nell’ambito di diritti disponibili, perciò i criteri legali opereranno in mancanza di diversa determinazione delle parti.

Criteri legali: diligenza, buona fede, esattezza materiale, regolarità giuridica, puntualità di tempo, di luogo della
prestazione; l’idoneità di chi adempie, la legittimazione di chi riceve il pagamento.

DILIGENZA E BUONA FEDE

L’obbligo di diligenza viene sancito nell’art. 1176 e fa riferimento alla “diligenza del buon padre di famiglia”, e per
le obbligazioni inerenti all’esercizio di attività professionale, rinvia alla natura dell’attività esercitata (cd. diligenza
tecnica o professionale). Comunque si fa riferimento alla diligenza media, livello di competenza che gli operatori di
ciascun settore sono soliti impiegare per le loro obbligazioni.

La colpa, il contrario della diligenza, viene definito come “imperizia, imprudenza, negligenza, inosservanza delle
leggi, regolamenti, ordini o discipline”. La prestazione diligente pertanto implica perizia (competenza), prudenza,
attenzione nell’esecuzione del compito, oltre al rispetto di eventuali determinazioni legali circa contenuto e
modalità della prestazione. All’interno di ciascuna specie di obbligazione, il livello di diligenza richiesto sarà quello
medio.

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L’obbligo di buona fede si trova sancito nell’art. 1175 e impone a entrambi i soggetti del rapporto di comportarsi
secondo le “regole della correttezza”. E’ questa la buona fede oggettiva* (diversa da quella soggettiva del
possesso), perciò è un obbligo: quello di comportarsi in modo leale ed onesto al fine di salvaguardare l’altrui
interesse ove ciò non sacrifichi il proprio. (principio di solidarietà) (es. anche se è il debitore che deve preoccuparsi
di adempiere esattamente, il destinatario della merce deve avvisare il mittente del mancato arrivo alla data
convenuta).

*Buona fede in senso soggettivo = Ignorare di ledere l’altrui diritto;

La buona fede costituisce una clausola generale di contenuto non determinato né precisabile in astratto; il dovere
di buona fede è rigorosamente inderogabile, mentre l’obbligo di diligenza può essere parzialmente derogato: è
vietato solo l’esonero da responsabilità per dolo o colpa grave.

ESATTEZZA MATERIALE (quantitativa e qualitativa) E REGOLARITA’ GIURIDICA

Quanto all’esattezza materiale nelle obbligazioni generiche si devono prestare cose di “qualità non inferiore alla
media” e comunque “immune da vizi” che ne diminuiscano il valore o le rendano idonee all’uso cui sono
ordinariamente destinate.

MODALITA’ DI ADEMPIMENTO

 La prestazione deve essere eseguita per intero; il creditore può rifiutare un adempimento parziale, salvo che
la legge preveda diversamente, e non è tenuto ad accettare una prestazione diversa, anche se di valore
superiore; perché il debitore possa adempiere diversamente occorre il consenso del creditore (la figura
prende il nome di prestazione in luogo dell’adempimento o datio in solutum): si noti che l’obbligazione
originaria resta in piedi e si estingue solo quando la diversa prestazione è eseguita, tanto che in caso di
adempimento, il creditore potrà sempre esigere la prestazione originaria;
 Quanto alla regolarità giuridica il debitore deve adempiere con cose di cui abbia piena disponibilità. E’
inesatto il pagamento eseguito con cose altrui o gravate da diritti di terzi;

TEMPO E LUOGO DELL’ADEMPIMENTO

 Le modalità temporali di esecuzione della prestazione (luogo dell’adempimento) sono regolate mediante una
norma dispositiva all’art. 1182: in ordine gerarchico:
 Volontà delle parti e quindi dal titolo (criterio principe);
 Usi
 Natura della prestazione (es. un’auto va riparata nell’officina del debitore)
 Si applicano in via subordinata i criteri legali, che sono tre:
a) La consegna di cosa determinata va eseguita nel luogo in cui si trovava il bene nel momento in cui è sorta
l’obbligazione;
b) Obbligazioni pecuniarie (Debiti portabili); devono essere adempiute nel domicilio del creditore;
c) Debiti chiedibili; devono essere adempiuti nel domicilio del debitore;
 Modalità cronologiche di adempimento della prestazione:

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 Volontà delle parti: se le parti non prevedono nulla, la prestazione è immediatamente esigibile; se un termine
tuttavia è necessario (ad es. realizzare una costruzione) esso è stabilito dal giudice ove manchi un accordo
delle parti; spetta ugualmente al giudice su istanza dell’interessato la fissazione del termine che sia rimesso
alla discrezionalità di debitore o creditore (es. ti pagherò quando potrò); se invece stabiliscono un termine di
pagamento, esso si presume a favore del debitore, anche se le parti possono prevedere diversamente:
A favore del debitore: il debitore può adempiere prima del termine e il creditore non può rifiutare la
prestazione anticipata; se non si prescrive nulla, il creditore non può pretendere il pagamento anticipato; il
debitore che abbia pagato in anticipo non potrà pretenderne il rimborso: può solo chiedere la restituzione
dell’arricchimento conseguito dal creditore dal giorno del pagamento a quello dell’effettiva scadenza (es.
interessi legali);
A favore del creditore, vale la regola opposta. Il debitore dovrà necessariamente attendere la scadenza.

Il debitore decade dal beneficio del termine ove sia divenuto insolvente o non abbia dato o mantenuto le
garanzie promesse. E’ un’importante previsione a tutela del creditore: ove egli fosse tenuto ad attendere la
scadenza dell’obbligazione correrebbe il rischio che altri esproprino tutto il suo patrimonio, restando
incapiente. Con l’anticipata scadenza il creditore potrà invece concorrere all’esecuzione forzata sui beni del
debitore e alla distribuzione del ricavato.

Decadenza da beneficio del termine: sanzione per cui laddove il termine di pagamento previsto fosse a favore del
debitore egli diviene insolvente; la conseguenza è che il creditore può esigere immediatamente la prestazione.

Aspetti soggettivi: affinché l’adempimento produca effetti, chi sono i soggetti legittimati a pagare e a ricevere?

SOGGETTI LEGITTIMATI A PAGARE [art. 1191]

 Debitore (obbligato ad adempiere);

Pagamento = atto giuridico in senso stretto Condizione necessaria e sufficiente capacità naturale ma si
tratta di un atto dovuto;

 Qualsiasi terzo (legittimato ad adempiere)

Il creditore non può rifiutare, tale adempimento, sono previste però tre eccezioni:

1. Crediti/Debiti strettamente personali (prestazioni fungibili), intese come prestazioni in cui le qualità
personali del debitore incidono sul contenuto della prestazione; (es. contratto d’opera, il creditore può
legittimamente rifiutare l’adempimento del terzo)
2. Quando il debitore ha manifestato il proprio dissenso; ciò non obbliga il creditore a rifiutare
l’adempimento del terzo, ma lo legittima;
3. In caso di rifiuto concorde di debitore e creditore, al terzo sarà precluso l’adempimento;

Il pagamento del terzo (caratterizzato dalla spontaneità, il terzo paga in nome proprio) =\ pagamento per mezzo
del terzo (in questo caso è il debitore che chiede al terzo di provvedere e questi adempirà perlopiù in nome altrui;
così accade quando il debitore si avvale di ausiliari, es. delego banca ad effettuare il pagamento)

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In entrambi i casi se l’adempimento è inesatto è verso il debitore che il creditore potrà far valere i relativi rimedi;
chi ha diritto alla restituzione non era dovuta (es. obbligazione nulla)? Nel primo caso è il terzo, perché è lui che ha
pagato, nel secondo caso è il debitore, perché il terzo è solo un ausiliario delegato al pagamento.

Per un valido adempimento non è richiesto che il debitore sia legalmente capace di agire: l’adempimento perlopiù
ha natura di atto giuridico in senso stretto, in particolare di atto dovuto. E’ perciò sufficiente che al momento del
pagamento il debitore abbia la capacità naturale d’intendere e di volere.

SOGGETTI LEGITTIMATI A RICEVERE [art. 1180]

 Il creditore
 Un rappresentante del creditore
 Persone autorizzate o indicate dalla legge o dal giudice a riceverlo (es. cassiere, delegato, genitore del
minore, curatore fallimentare ecc.)

Le legittimazione a ricevere presuppone la capacità legale d’agire, altrimenti l’adempimento non ha efficacia
liberatoria, se questi non prova che la prestazione si è rivolta a suo vantaggio (es. minore consegna denaro al
genitore che lo impiega accortamente in un acquisto utile).

Il creditore è privo di legittimazione quando perde la disponibilità del credito (in caso di fallimento, sequestro,
pignoramento del credito) e quando ne perda la titolarità, ad es. in seguito a cessione del credito.

CREDITORE APPARENTE: soggetto che appare creditore ma in realtà non lo è. (es. rappresentante decaduto che
incassa un credito). L’adempimento ha efficacia liberatoria se il debitore dimostra di aver agito in buona fede (in
senso soggettivo), cioè di aver ignorato di ledere il diritto del creditore effettivo.

GLI EFFETTI DELL’ADEMPIMENTO sono due:

1. Si estingue il rapporto obbligatorio;


2. Il debitore è liberato e nulla più deve al creditore;

Ulteriori effetti dell’adempimento sono l’estinzione delle garanzie, reali e personali, che assistevano il credito e la
liberazione di altri eventuali obbligati, in solido o in via di regresso.

L’adempiente ha diritto di ottenere quietanza liberatoria (documento rilasciato dal creditore con il quale si attesta
il pagamento del debito) e di dichiarare quando paga quale debito intende soddisfare ove abbia più debiti verso il
medesimo creditore: è la cd. imputazione di pagamento.

IMPUTAZIONE DEL PAGAMENTO

Presupposto: uno stesso debitore abbia più debiti derivanti da fonti diverse ma omogenei (della stessa specie) nei
confronti dello stesso creditore. A quale dei debiti va imputato il pagamento?

Es. T mutuo C

T locazione C

T compravendita C

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REGOLE/CRITERI

 La scelta spetta al debitore, con il limite che nel caso di obbligazioni pecuniarie il debitore non può
estinguere il debito (capitale ottenuto) se prima non adempie al pagamento del capitale avente ad
oggetto gli interessi.
 Volontà del creditore
 Si applicano i criteri legali:
1. Il pagamento va ad estinguere il debito scaduto;
2. In caso di più insoluti il pagamento estingue il meno garantito;
3. Tra più debiti garantiti ugualmente il pagamento estingue il più oneroso per il debitore;
4. Tra più debiti ugualmente onerosi il pagamento estingue il credito/debito più antico;
5. Si applica una riduzione proporzionale dei debiti/crediti nell’inapplicabilità degli altri criteri legali;

SURROGAZIONE DEL CREDITO PAGATO

La surrogazione consiste nel subingresso di un terzo, a seguito del pagamento, nella posizione creditoria, e cioè nel
credito e nelle relative garanzie, reali e personali.Si noti che l’adempimento non estingue l’obbligazione, ma
determina il subingresso nel credito di chi paga o chi presta il denaro per tale adempimento. Istituto per cui un
terzo subentra nel lato attivo, paga e si sostituisce al creditore originario; la surrogazione può avvenire:

 Per volontà del debitore, che prendendo a mutuo una somma di denaro per pagare il debito, surroga il
mutuante nei diritti del creditore (può realizzarsi anche contro la volontà del creditore). Requisiti di essa
sono la dichiarazione espressa, sia nell’atto del mutuo che nella quietanza di pagamento, e la data certa di
entrambi gli atti;
 Per volontà del creditore, che ricevendo il pagamento da un terzo, lo surroga nei propri diritti verso il
debitore. Il subingresso si realizza se si verifica un duplice presupposto:
1. Pagamento di quanto dovuto dal debitore;
2. Dichiarazione di surroga del creditore originario, che deve essere espressa e contestuale al pagamento
n.b. il solo pagamento scioglierebbe il vincolo;
 Legale, nei casi previsti dall’art. 1203;

Se S effettua un pagamento parziale, subentra nella misura del pagamento effettuato. “Tanto si paga, tanto si è
surrogati”. Se S effettua pagamento totale, il terzo (S) si sostituisce al creditore originario.

Il surrogato acquista il credito, comprese le garanzie reali e personali, ma per converso rimane soggetto a tutte le
eccezioni opponibili al creditore originario (nullità del titolo, prescrizione del debito, etc.)

MORA DEL CREDITORE E LIBERAZIONE COATTIVA

Ricorre quando il creditore non si adopera, non coopera, non compie quanto gli compete per mettere il debitore in
grado di adempiere. Es. motivo legittimo per rifiutare l’adempimento: offerta di adempimento parziale. La
cooperazione del creditore nel ricevere o rendere possibile l’adempimento costituisce un semplice onere, non

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suscettibile di esecuzione forzata. Il debitore dal canto suo ha però diritto a non rimanere indefinitamente
obbligato. Sono previsti allora gli istituiti della mora del creditore e della liberazione coattiva del debitore.

Il procedimento che ha l’obiettivo di liberare il debitore dal vincolo obbligatorio si articola in più fasi:

1. OFFERTA FORMALE effettuata tramite pubblico ufficiale secondo le modalità prescritte nell’art. 1208, che
può essere a seconda dell’adempimento dovuto dal debitore:
- REALE; materialmente il debitore porta con sé le cose da consegnare, insieme al P.U. Questa tipologia di
offerta riguarda le obbligazioni aventi ad oggetto:
 Denaro
 Titoli di credito
 Cose mobili da consegnare al domicilio del creditore
- PER INTIMAZIONE A RICEVERE; si invita il creditore a ricevere la prestazione, e riguarda:
 Obbligazioni di fare
 Beni immobili
 Cose mobili da consegnare in altri luoghi

OFFERTA NON FORMALE, detta anche “offerta alla buona” perché non prevede tutti i requisiti dell’art. 1208: è uno
strumento di autotutela alternativo che come unico effetto produce quello di escludere la mora del debitore,
pertanto non sarà responsabile in caso di impossibilità sopravvenuta della prestazione.

L’effetto dell’offerta formale è quello di costituire in mora il creditore (mora credendi); la mora credendisi verifica
quando il creditore senza motivo legittimo rifiuta l’offerta formale.

EFFETTI della mora del creditore

- Risarcimento del danno


- Rischio impossibilità sopravvenuta ???
- Non sono dovuti frutti non percepiti dal debitore

N.B. Il debitore non può essere considerato inadempiente, ma l’obbligazione d’altra parte è ancora in piedi;

2a. Se l’offerta viene accettata dal creditore l’obbligazione si estingue e il debitore è liberato;

2b. Se l’offerta non viene accettata e se ricorrono tutti i presupposti l’offerta viene convalidata dal giudice;

In entrambi i casi:

> Gli effetti della mora credendi si producono dal giorno dell’offerta (con effetto retroattivo);

> Il vincolo obbligatorio non è ancora estinto, né il debitore è liberato. E’ prevista a tale scopo la cd. liberazione
coattiva.

3. LIBERAZIONE COATTIVA del debitore; egli adempiendo nelle mani di un terzo, estingue definitivamente
l’obbligazione; essa può avvenire mediante:

 DEPOSITO effettuato presso apposite strutture per i beni mobili;


 SEQUESTRO per i beni immobili;

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Per obbligazioni aventi ad oggetto prestazioni di fare non è possibile fare il deposito, per cui il debitore si libera
quando:

 La prestazione diviene impossibile;


 Il creditore non ha più interesse ad esigere l’esecuzione della prestazione;
 Interviene la prescrizione;

L’INADEMPIMENTO

Inesatta esecuzione della prestazione dovuta, perciò una prestazione che non abbia i requisiti di diligenza,
esattezza quantitativa e qualitativa, puntualità di tempo e di luogo, etc.

L’eventuale inadempimento del debitore può essere:

 Assoluto, se la prestazione è mancata del tutto;


 Relativo, se l’adempimento vi è stato ma risulta difforme da quella dovuta; (es. ritardo di pagamento,
inesattezza sotto il profilo quantitativo/qualitativo);

CONSEGUENZE (i criteri di quantificazione del danno variano in base a tale ripartizione)

La responsabilità del debitore può implicare:

- L’esecuzione in forma specifica chiesta dal creditore;


- Il risarcimento del danno cagionato con l’inadempimento;

L’art. 1218 stabilisce che il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del
danno se non prova che l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione
derivante da causa a lui non imputabile.

[Art. 1218] L’impossibilità della prestazione dovuta a causa non imputabile al debitore viene detta impossibilità
liberatoria dalla quale non deriva nessun obbligo risarcitorio.

La prima dottrina, più antica, prevedeva un’interpretazione restrittiva che prevedeva un doppio regime di
responsabilità caratterizzato da due requisiti affinché si prefigurasse impossibilità liberatoria:

- Impossibilità assoluta; non c’è la ben che minima possibilità di adempiere;


- Impossibilità oggettiva; l’impossibilità non dipende dalla situazione personale del debitore; nessun
soggetto in astratto sarebbe in grado di adempiere alla prestazione, l’esecuzione della prestazione risulta
impossibile per qualsiasi soggetto;

Applicando tale dottrina il debitore rischierebbe di escludere totalmente l’impossibilità liberatoria, benché egli
abbia adottato la massima diligenza possibile, se non tutto lo sforzo umanamente possibile. (es. furto in azienda di
merce già venduta, nonostante siano stati adottati i massimi sistemi di sicurezza; c’è un soggetto che può
adempiere, il ladro) (es. merce contenuta in container a causa di un nubifragio cade in mare; il recupero, benché
dispendiosissimo, sarebbe ancora possibile)

Il difetto di tale dottrina è rappresentata dal fatto che viene riconosciuta la responsabilità del debitore
indipendentemente dalla diligenza da lui adottata, nonostante abbia agito senza colpe.

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La prima teoria sostanzialmente prevede impossibilità liberatoria nei soli casi di situazioni svincolate dall’operato
del debitore, e cioè: (ipotesi di impossibilità liberatoria)

1. Fatto dell’autorità (es. decreto che mette fuori commercio una specialità medicinale venduta)*
2. Sciopero generale (non quello limitato all’impresa del debitore)
3. Forza maggiore (calamità naturali)
4. Caso fortuito (insurrezione popolare, guerra)

*(es. una nave che deve trasportare una merce viene colta da nubifragio, essa deve comunque partire a meno che
non venga emesso un bollettino dalle autorità competenti che vieti la navigazione).

La seconda dottrina interpreta l’art. 1218 alla luce dell’art. 1176: se l’ostacolo all’adempimento non viene creato
dal debitore ed esso non è superabile con la diligenza media, ciò determina impossibilità liberatoria. (La diligenza
media viene intesa come la diligenza del buon padre di famiglia)

Laddove non c’è adempimento sussiste colpa (mancanza di diligenza), che può consistere in negligenza,
imprudenza o imperizia.

Si prospettano perciò due possibilità:

- Responsabilità del debitore, per cui il debitore è tenuto al risarcimento del danno;
- Impossibilità liberatoria, che determina l’estinzione del vincolo, e una liberazione senza conseguenze
risarcitorie; d’altra parte non avrà diritto alla controprestazione ove si tratti di contratti di scambio.

L’impossibilità deve essere sopravvenuta, cioè la prestazione deve essere successiva alla nascita dell’obbligazione,
e non originaria (perché renderebbe invalida l’obbligazione);

Al fine di evitare la responsabilità dell’inadempimento, in capo al debitore sussiste l’onere di provare l’impossibilità
della prestazione e inoltre che essa è dovuta a una causa a lui non imputabile, cioè che è stata imprevedibile e
inevitabile. Il giudizio su prevedibilità ed evitabilità dell’evento va condotto alla stregua dello sforzo diligente
dovuto in relazione a natura e titolo dell’obbligazione (es. frana è causa di impossibilità sopravvenuta per il
camionista che non riesce a concludere la spedizione, non lo è per il costruttore che avrebbe dovuto fare adeguate
rilevazioni geologiche).

Questa rappresenta la disciplina generale, che va coordinata con la disciplina speciale dettata per determinate
fattispecie, che possono prevedere un aggravamento o una attenuazione della responsabilità rispetto al regime
generale. Per i contratti gratuiti la responsabilità in genere è prevista solo in caso di colpa grave.

RESPONSABILITA’ DEL DEBITORE per inadempimento

La colpevolezza è uno stato soggettivo e secondo un criterio soggettivo si può distinguere in:

 Colpa (forma meno grave): mancanza di diligenza media, può consistere in base al grado di colpevolezza
a:
- Negligenza (incompetenza)
- Imprudenza (non attenzione)
- Imperizia (superficialità)
 Dolo (forma più grave): coscienza e volontà del fatto lesivo
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Nell’illecito c.d. contrattuale (da inadempimento) si presume la consapevolezza in capo al debitore, restano al
debitore le cause ignote. Un diverso onere probatorio è previsto per l’illecito aquiliano: vige infatti la regola
opposta.

Sussistono due ipotesi per cui l’impossibilità liberatoria non è invocabile:

1. Obbligazioni generiche (es. pecuniarie)


2. Responsabilità per fatto degli ausiliari: fatto doloso o colposo del terzo (es. debitore ordina pagamento
alla banca la quale però non paga il creditore)

Il rapporto obbligatorio si estingue in caso di inadempimento.

RITARDO IMPUTABILE al debitore

Ritardo: forma di inadempimento relativo, riconducibile a un’inesattezza dell’adempimento sotto il profilo


cronologico; ex. Art. 1218, stessa disciplina. E’ la forma di inadempimento relativo più frequente ma anche più
facilmente tollerata dal creditore poiché essa perlopiù non ne pregiudica l’interesse sostanziale.

Mora del debitore: è un ritardo imputabile (al debitore) e qualificato (come intollerabile, cd. intollerabilità del
ritardo)

L’istituto non si applica per le obbligazioni negative (obbligo di non fare) che sono incompatibili con il ritardo in
quanto la sua violazione costituisce di per se inadempimento definitivo ex art. 1222.

La mora può essere:

- Ex RE (ipotesi eccezionale), consiste in una mora automatica, scaduto il termine la prestazione diventa
immediatamente esigibile e il debitore è automaticamente costituito in mora, non è necessaria la
costituzione in mora; si prefigura mora ex re:
1. Se il debito deriva da fatto illecito;
2. Se il debitore dichiara per iscritto la sua volontà di non adempiere;
3. In caso di debiti portabili (es. obbligazioni pecuniarie); N.B. solo se i criteri temporali prevedono
applicazione dei criteri legali;
4. Crediti pecuniari nei rapporti fra imprese e fra imprese (lato creditore) e P.A. (lato debitore) come
ipotesi aggiuntiva;
- Ex PERSONA rappresenta la procedura di regola, il debitore deve essere costituito in mora mediante un
atto scritto con cui il creditore intima al debitore di pagare; (intimazione scritta ad adempiere)
Atto di costituzione in mora = atto giuridico in senso stretto, ritardo giuridicamente rilevante, il debitore è
tenuto a sopportare gli effetti della mora;

EFFETTI DELLA MORA DEL DEBITORE

1. Risarcimento dei danni;


2. Perpetratioobligationis; la sopravvenuta impossibilità della prestazione è posta a carico del debitore pur se
derivi da causa a lui non imputabile. La legge qui muove dal presupposto che se la prestazione fosse stata
adempiuta a tempo debito, il creditore avrebbe evitato la perdita; se però viene provato che l’oggetto della

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prestazione sarebbe ugualmente perito presso il creditore nonostante l’adempimento puntuale, il debitore è
liberato da responsabilità.

RESPONSABILITA’ PER L’INADEMPIMENTO

L’inadempimento è chiamato a rispondere delle conseguenze del suo comportamento. In caso di inadempimento il
creditore potrebbe chiedere l’esecuzione forzata in forma specifica; un’altra conseguenza dell’inadempimento è
l’obbligo al risarcimento dei danni.

La responsabilità è carattere essenziale delle obbligazioni: è vietato “il patto che esclude o limita preventivamente
la responsabilità del debitore per dolo o colpa grave”, poiché in tal modo verrebbe meno la stessa serietà o
giuridicità dell’impegno assunto. Il debitore risponde anche dell’operato degli ausiliari di cui si avvale: dipendenti,
terzi chiamati a collaborare ecc.

RISARCIMENTO

La prestazione risarcitoria si sostituisce a quella originariamente dovuta in caso di inadempimento assoluto.

La prestazione risarcitoria si aggiunge, si affianca a quella originariamente dovuta (e che rimane oggetto di pretesa)
in caso di inadempimento relativo.

L’obbligazione risarcitoria ha per oggetto la reintegrazione del patrimonio nella stessa situazione in cui si sarebbe
trovato se non vi fosse stato l’inadempimento, tramite prestazione diversa e succedanea che copra la perdita
subita dal creditore (cd. risarcimento per equivalente, solitamente per somma di denaro)

Tutto il patrimonio del debitore, presente e futuro, rappresenta una garanzia generica del creditore. [art. 2740]

L’art. 1223 prevede un duplice nesso di causalità (rapporto causa-effetto) fra evento (inadempimento) e danno
risarcito:

1. Danno emergente = mancato guadagno;


2. Lucro cessante = perdite subite;

Il nesso di causalità inadempimento-danno presuppone un rapporto di derivazione tra essi, e precisamente che
l’uno sia conseguenza immediata e diretta dell’altro. Tale requisito nasce dall’esigenza di porre un limite alle
conseguenze di cui il debitore deve rispondere. La teoria del nesso di causalità adeguato segue il criterio della
normalità (cd. regolarità causale), per cui si imputano direttamente e immediatamente all’evento inadempimento
tutte le conseguenze che possono ritenersi normali, conformi cioè a quello che ordinariamente succede a partire
da un certo fatto.

Il gradi di colpevolezza assume rilievo ai fini della quantificazione del danno.

Assume rilievo anche la prevedibilità del danno al tempo in cui è sorta l’obbligazione, al fine di evitare di disporre il
debitore a conseguenza che non poteva prevedere e che vanno oltre il limite del impegno normalmente assunto.

In caso di inadempimento colposo, vanno risarciti solo i danni prevedibili, mentre per quello doloso è previsto il
risarcimento anche per i danni non prevedibili (prevedibili + non prevedibili)

Tale distinzione non assume rilievo per gli illeciti ex. Art. 2043 e seg.

Differenze fra i due illeciti civili:

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- Presupposto
- Onere probatorio
- Criteri di quantificazione del danno

Art. 1227 ?

 Concorso del fatto colposo del creditore che concorre ad aggravare il danno; il creditore assume un
comportamento commissivo tale da aggravare il danno; il debitore non è chiamato a risarcire i danni
imputabili al fatto colposo del creditore (es. imperizia del creditore che utilizza bene difettoso e aggrava il
danno)
 Mancata cooperazione del creditore che non si adopera nei limiti dell’ordinaria diligenza, per evitare o
limitare il danno; Il debitore non è tenuto al risarcimento dei danni che il creditore avrebbe potuto evitare
comportandosi in modo corretto: si tratta di comportamento omissivo; (es. in caso della mancata
consegna della materia prima, il compratore omette di acquistarne altra sul mercato come avrebbe
potuto agevolmente fare fermando gli impianti di produzione)

L’adempimento è il modo di estinzione del vincolo obbligatorio tipico, perfetto. Esistono però

MODI DI ESTINZIONE DELL’OBBLIGAZIONE DIVERSI (alternativi) DALL’ADEMPIMENTO

Sono a carattere:

 Satisfattivi; se soddisfano l’interesse del creditore, e consistono in:


- Compensazione;
- Confusione;
- Prestazione in luogo dell’adempimento/Datio in solutum;
 Non satisfattivi, se non soddisfano l’interesse creditorio dedotto in obbligazione, e sono
- Novazione;
- Remissione;
- Impossibilità sopravvenuta per causa non imputabile;

Rem adempimento = esatta esecuzione della prestazione, il debitore non può perciò modificare unilateralmente la
prestazione se non autorizzato dal creditore.

PRESTAZIONE IN LUOGO DELL’ADEMPIMENTO [art. 1197]

Il debitore ha la facoltà ad eseguire


una prestazione diversa da quella Estinzione dei reciproci rapporti obbligatori correnti fra gli stessi
concordata nel rapporto soggetti.
obbligatorio.
Presuppone che fra gli stessi soggetti (fra uno stesso creditore o
COMPENSAZIONE [art. 1241] debitore) intercorrano una pluralità di rapporti giuridici reciproci
ES. T 500 C (aspetto soggettivo, un soggetto è al contempo creditore e
T 200 C debitore) e autonomi (profilo oggettivo, i singoli debiti derivano
da fonti diverse, es. compravendita e mutuo)
52 reciprocità – autonomia dei debiti/crediti
PRESUPPOSTI BASE:
T 300 C

La compensazione può essere:


- Legale, è disposta dalla legge e opera di diritto quando i debiti/crediti sono
 Omogenei = cose fungibili dello stesso genere;
 Liquidi = Determinati nel loro preciso ammontare;
 Esigibili = Esigibili nel loro pagamento (non sottoposti né a termine né a condizione, oppure a termine
scaduto)

Tali debiti/crediti si estinguono in modo automatico per la semplice compresenza dei tre requisiti. In ambito di
diritto processuale è utile precisare che è necessaria una dichiarazione unilaterale della compensazione affinché si
verifichi l’effetto estintivo.

- Giudiziale, è pronunciata dal giudice con sentenza costitutiva quando vengano sottoposti debiti/crediti:
 Omogenei
 Esigibili
 Non liquidi (ma di facile e pronta liquidazione)

L’effetto estintivo si produce con la sentenza del giudice.

- Volontaria, opera per qualsiasi tipo di debito-credito in quanto nasce dalla volontà e dall’accordo fra le
parti. L’accordo può essere anche preventivo, riguardante cioè debiti non ancora scaduti. Una sottospecie
di compensazione volontaria è la cd. compensazione facoltativa che attribuisce a una delle parti il diritto
potestativo di determinare con proprio atto unilaterale, la compensazione dei debiti o loro misura.

La compensazione non si verifica per alcuni crediti: in particolare la compensazione legale e quella giudiziale non
possono essere opposte a fronte di crediti impignorabili (alimenti, salari) e di crediti relativi alla restituzione di cose
affidate in deposito o illecitamente sottratte. In alcuni casi è esclusa anche la compensazione volontaria. [art. 447]

CONFUNSIONE

Modo di estinzione delle obbligazioni che si realizza quando in capo a uno stesso soggetto si riuniscono le qualità di
creditore e debitore. Detta riunione si può verificare sia a causa di morte, sia per atto fra vivi (ad es., successione
ereditaria, cessione di azienda, fusione tra società). Tale confusione determina l’estinzione dell’obbligazione e dei
relativi diritti accessori, comprese le garanzie prestate da terzi, per il venir meno della pluralità di soggetti. La
confusione non ha luogo nel caso di accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario e si realizza in modo
precario in altre ipotesi.

NOVAZIONE

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Contratto con cui le parti sostituiscono all’obbligazione originaria una nuova obbligazione; essa produce un duplice
effetto:

1. Effetto estintivo, in quanto estingue il vecchio rapporto obbligatorio;


2. Effetto costitutivo, perché se ne crea uno nuovo, diverso dal precedente;

REQUISITI

- Oggettivo, ossia l’elemento di diversità, novità fra nuova e vecchia obbligazione, detto “Aliquid novi”;
L’aliquid novi può prefigurare una novazione:
 Oggettiva se l’elemento di novità riguarda l’oggetto o il titolo della prestazione (es. oggetto da
casa a denaro, titolo da mutuo a locazione)
 Soggettiva, se l’elemento di novità riguarda il creditore o il debitore (lato passivo): la novazione
soggettiva lato passivo si effettua applicando tre istituti:
1. Delegazione
2. Espromissione
3. Accollo
- Soggettivo, rappresentato dall’ “Animus novandi”, l’intenzione di novare, l’inequivocabile volontà di
estinguere il vecchio vincolo e crearne uno nuovo, non si presume.

Con la novazione la vecchia obbligazione si estingue (e con essa tutti i diritti accessori, come interessi, garanzie reali
e personali, azioni nascenti dal vecchio titolo) e se ne crea una nuova: essa tuttavia dipende funzionalmente da
quella originaria, pertanto:

- Se l’obbligazione che si intende novare non esiste (si fonda su titolo nullo, è prescritta o già estinta) il
nuovo così come il vecchio rapporto obbligatorio non produce alcun effetto.
- Se l’obbligazione deriva da un titolo annullabile la novazione è valida solo se il debitore era a conoscenza
delle cause di annullabilità del titolo;

Differenze fra novazione oggettiva e datio in solutum

1. La prima è satisfattiva mentre la seconda è non satisfattiva;


2. Nella prima si modifica il rapporto obbligatorio già esistente mentre nel secondo si estingue e se ne crea
uno nuovo;
3. Nella dazione di cosa diversa il vincolo obbligatorio “di base” resta in piedi fintanto che la diversa
prestazione non viene eseguita

T casa C oppure T casa C

T 100 C T 100 C

[art. 1230]

REMISSIONE = Rinuncia del credito al proprio diritto. [art. 1236] E’ un negozio giuridico:

- Unilaterale, si perfeziona con la sola volontà del creditore (consiste in una dichiarazione proveniente dal
solo creditore e non necessita di accettazione del debitore);
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- Recettizio, l’atto produce i propri effetti (in questo caso estintivo) quando giunge all’indirizzo del
destinatario;
=\ non recettizio, l’atto produce i propri effetti quando viene emesso;
- Gratuito, non è previsto il pagamento di alcun corrispettivo;

L’effetto della dichiarazione unilaterale di remissione è quella di estinzione del vincolo* se il debitore nulla dice. Il
dissenso del debitore, l’opposizione debitoria priva la remissione di efficacia con effetto retroattivo, ex tunc (da
allora, fin dalla sua origine, è come se la remissione non ci sia mai stata). Il debitore dovrà solo comunicare il suo
rifiuto in un congruo termine.

Non è richiesta alcuna forma per la validità dell’atto; a tal proposito la remissione può essere:

- Espressa, mediante chiara dichiarazione;


- Tacita, se si esplica un comportamento incompatibile con la volontà di riscossione del credito. (es.
restituzione del titolo originale del credito, ad es. la cambiale).

Oggetto di remissione possono essere tutti i crediti, salvo quelli indisponibili, come gli alimenti e le retribuzioni di
lavoro dipendente.

*libera debitore e di norma tutti gli eventuali condebitori, nonché i fideiussori, producendo l’estinzione delle
garanzie del credito.

IMPOSSIBILITA’ SOPRAVVENUTA NON IMPUTABILE al debitore

E’ impossibile quando non può essere eseguita con l’impiego della diligenza dovuta. Ipotesi tipiche di impossibilità
sono comunque caso fortuito, forza maggiore, fatto dell’autorità, sciopero generale, malattia o morte del debitore
nelle prestazioni personali.

Se l’impossibilità è solo temporanea il debitore è esente da responsabilità fin quando dura l’inadempimento; se
perdura fin quando il creditore non ha più interesse a conseguire la prestazione o il debitore non può
ragionevolmente essere tenuto ad adempiere, l’obbligazione si estingue senza obblighi risarcitori.

Se si tratta di impossibilità parziale, il debitore si libera eseguendo la parte di prestazione rimasta possibile, salvo
che il creditore non abbia interesse a conseguirla.

CIRCOLAZIONE DELLE OBBLIGAZIONI

Così come i diritti sulle cose possono circolare anche i diritti di credito. Anche qui sono possibili acquisti a titolo
originario (che trovano limitata applicazione con riguardo ai titoli di credito, nei quali la prestazione è incorporata
in un bene mobile). Al di fuori di tale fattispecie, la circolazione delle obbligazioni si realizza a titolo derivativo
tramite una successione derivativo-traslativa da un soggetto all’altro: si trasferisce ad altri con le stesse
caratteristiche e gli stessi accessori che aveva in capo al precedente titolare.

MODIFICAZIONI DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO lato attivo (cambia la persona del creditore all’interno di un
rapporto obbligatorio)possono generare due fenomeni:

1. Novazione attiva; si estingue il vecchio rapporto giuridico e se ne crea uno nuovo;

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2. Successione; la modificazione da luogo a una successione nello stesso rapporto che a parte la
modificazione soggettiva rimane identico in tutti gli altri elementi; essa a sua volta può avvenire per:
- Pagamento con surrogazione; istituto per cui un terzo subentra nel lato attivo, paga e si sostituisce al
creditore originario; la surrogazione può essere:
 Per volontà del debitore (può realizzarsi anche contro la volontà del creditore) 1. Mutuo –
destinazione somma, 2. Quietanza – Provenienza somma, 3. Mutuo e quietanza devono
necessariamente avere data certa;
 Per volontà del creditore; il subingresso si realizza se si verifica un duplice presupposto:
3. Pagamento di quanto dovuto dal debitore;
4. Dichiarazione di surroga del creditore originario, che deve essere espressa e contestuale al
pagamento n.b. il solo pagamento scioglierebbe il vincolo;
5. Legale, nei casi previsti dall’art. 1203;

Se S effettua un pagamento parziale, subentra nella misura del pagamento effettuato. “Tanto si paga, tanto si è
surrogati”. Se S effettua pagamento totale, il terzo (S) si sostituisce al creditore originario.

 Legale
- Cessione del credito: contratto con cui il cedente (creditore originario) trasferisce il credito al cessionario (nuovo
creditore); in virtù di tale contratto, il debitore ceduto (nella fattispecie T) è obbligato nei confronti del cessionario.
Di regola non serve il consenso del debitore ceduto perché per lui è indifferente, irrilevante adempiere verso l’uno
o l’altro creditore: l’irrilevanza del consenso del debitore ceduto è espressione del principio di libera cedibilità.
Inoltre posso cedere un credito per estinguere un mio debito verso il cessionario: si avrà allora un contratto
solutorio, così detto perché si vuole pagare un debito tramite una prestazione in luogo dell’adempimento (es.
cessione del quinto dello stipendio, con il quale si riceve un prestito e ci si impegna alla restituzione mediante
pagamento della quinta parte del salario/stipendio)
La cessione non richiede forme particolari, salvo quelle necessarie per il più ampio contratto nel quale si inserisca.
Eccezioni al principio di libera cedibilità; non tutti i crediti sono cedibili:
- Credito a carattere strettamente personale (es. cedente professionista, cd. incedibilità oggettiva)
- Incedibilità convenzionale (pattizia) [art. 1260] con le quali le parti del rapporto originario possono
derogare il principio di libera cedibilità del credito;

Se il cessionario agisce in malafede, il cedente può opporgli il patto e rifiutare il pagamento a C, ma deve
comunque adempiere verso S: grava sul debitore ceduto l’onere di dimostrare la malafede del cessionario.

Se il cedente non osserva una clausola concordata, si ha inadempimento del creditore e quindi si prefigura illecito
c.d. contrattuale e conseguente risarcimento danni.

Differenze fra surrogazione per volontà del debitore e cessione del credito a titolo oneroso

1. Differenza strutturale (cessione del credito è un contratto, surrogazione per volontà del debitore è un atto
unilaterale, la dichiarazione di surroga);
2. Nella cessione creditoria il subingresso è svincolato dal pagamento, mentre rileva la stipulazione del
contratto; diverso è per la surrogazione: finché non c’è pagamento il terzo non entra nel rapporto
obbligatorio;
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La cessione del credito può essere: [art. 1260]

- A titolo oneroso (Normalmente la cessione del credito avviene a titolo oneroso, e spesso il corrispettivo >
valore nominale del credito);
- A titolo gratuito;
- Solvendi causa; ???

Effetti. Perfezionato il contratto di cessione, il credito si trasferisce immediatamente al cessionario unitamente ai


suoi accessori (garanzie reali/personali, interessi non scaduti ecc.)

La posizione debitore rimane immutata: in particolare il debitore potrà opporre al cessionario tutte le eccezioni
che avrebbe potuto far valere contro il cedente.

La cessione non richiede il consenso del debitore ceduto, è necessario però ne sia informato per evitare che paghi
al vecchio creditore. La cessione ha effetto per il debitore solo se una delle parti del contratto di cessione gliela
notifichi: inoltre deve risultare che il debitore abbia reso noto che è venuto a conoscenza del cambio di titolarità
del credito (accettazione del debitore ceduto). Non è comunque liberato se pur in mancanza di notificazione ne
aveva prova certa.

Ove manchi detta conoscenza, il debitore è liberato anche se abbia adempiuto a chi non è più titolare del diritto.

La notificazione ha anche l’ulteriore funzione di risolvere il conflitto fra più cessionari di un medesimo credito:
viene preferito il soggetto che per primo effettua la notificazioneo la cui notificazione viene per prima viene
accettata dal debitore.

GARANZIE (duplice tutela)

 Garanzia dell’esistenza (art. 1266): il cedente deve garantire al cessionario l’esistenza del credito (titolarità e
validità dell’obbligazione, quindi credito non nullo, non annullato, non deve dimostrare anche la solvenza del
ceduto) altrimenti si prefigura un inadempimento per illecito c.d. contrattuale e il cessionario potrà agire per
ottenere risarcimento.

Cessione di un bene inesistente: contratto nullo

Cessione di un credito inesistente: contratto valido

Opera solo in caso di cessione onerosa (a titolo oneroso o solvendi causa), può essere esclusa dalle parti ma opera
automaticamente se le parti nulla dicono.

 Garanzia della solvenza (art. 1267)

Di regola il cedente non è responsabile della solvenza (capacità di pagare) del debitore, non opera
automaticamente ma può essere pattiziamente prevista;l’art. 1267 limita la responsabilità del cedente al danno
emergente: è nullo ogni patto diretto ad aggravare oltre tali limiti la responsabilità del cedente. Non può avere
luogo se la cessione avviene a titolo gratuito.

CESSIONE PRO SOLVENDO E PRO SOLUTO

Salvo patto contrario la cessione s’intende fatta pro solvendo: tale regola riguarda l’ipotesi particolare della
cessione solutoria (figura specifica di prestazione in luogo dell’adempimento), per cui la vecchia obbligazione si
estingue solo con l’effettiva riscossione del credito ceduto. Non si interferisce con la regola della garanzia del

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cedente all’art. 1267, perché questa riguarda il credito ceduto, e non il vecchio debito da adempiere, e per legge
non comprende la solvenza del debitore.

E’ possibile che le parti abbiano convenuto la cessione pro soluto (in pagamento): il tal caso il vecchio debito si
estinguerà immediatamente per effetto dell’accordo di cessione, non rilevando a tal fine il pagamento del credito
ceduto.

MODIFICAZIONI RAPPORTO OBBLIGATORIO lato passivo

Possono aversi o per successione in un più ampio rapporto (es. successione ereditaria, fusione societaria) o
mediante tipiche figure negoziale, strumenti: delegazione, espromissione, accollo;

Principio base: per cambiare la persona del debitore serve sempre il consenso del creditore. L’art. 2740 sancisce
che il patrimonio presente e futuro del debitore è una garanzia generica, perciò se la persona del debitore cambia
rileva per il creditore, in quanto il suo soddisfacimento in caso di inadempimento potrebbe essere compromesso.
Senza il consenso del creditore è possibile solo aggiungere un nuovo debitore a quello originario, che continua a
rimanere vincolato.

Delegazione, espromissione e accollo possono realizzare due tipi di effetti alternativi:

1. Effetto NOVATIVO (modif. in senso ampio); si estingue il vecchio rapporto giuridico e se ne crea uno
nuovo (animus novandi + aliquid novi);
2. Effetto SUCCESSORIO (modif. in senso stretto); il rapporto obbligatorio resta in vita, ma il nuovo debitore
succede nella posizione facente capo al debitore originario. L’effetto successorio può essere di due tipi:
o Liberatorio o privativo; il vecchio debitore è liberato;
o Cumulativo; il debitore originario continua ad essere obbligato, ma viene affiancato da un nuovo
debitore: si cumulano le due posizioni debitorie. La conseguenza è una situazione
soggettivamente complessa con due condebitori e la disciplina applicata è quella della solidarietà
passiva. N.B. Per effetti successori di tipo cumulativo non è necessario il consenso del creditore,
in quanto il debitore originario continua ad essere obbligato, e colui che subentra costituisce per
lui un’ulteriore garanzia.

DELEGAZIONE può essere:

 PROMITTENDI (di debito): è l’incarico che un soggetto (delegante) dà a un altro soggetto (delegato) di
promettere un futuro pagamento, cioè di assumere un’obbligazione verso un terzo (delegatario)

(schema)

Operazione complessa:

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1. Incarico delegatorio (p.o.v. strutturale, contratto fra vecchio e nuovo debitore): il debitore originario
(delegante) incarica un terzo (delegato) di obbligarsi nei confronti del delegatario. E’ un contratto di
mandato ex art. 1703 in virtù del quale il delegato si obbliga ad obbligarsi, da non confondersi con la
procura, atto unilaterale dell’istituto della rappresentanza.

T è però ancora obbligato, perciò:

2. Il delegato deve adempiere all’obbligazione nascente dal contratto di mandato. L’atto di assunzione
dell’obbligazione varia in base all’effetto che si intende produrre:
_Novazione delegativa: contratto tripartitico; consenso di tutte e tre le parti (aliquid novi)
_Effetto successorio liberatorio: contratto di assunzione dell’incarico obbligatorio (no aliquid novi)
_Effetto successorio cumulativo: atto unilaterale con cui il delegato assume su di sé l’obbligazione nei
confronti del delegatario.

[art. 1268] nell’ambito dell’effetto successorio della delegazione cumulativa l’accettazione non è intesa come in
senso tecnico, ma implica un diverso effetto, cioè il beneficio d’ordine: il delegatario si obbliga a seguire un certo
ordine nelle richieste di pagamento, esigendo prima dal delegato.

Creditore delegatario

Se rifiuta o nulla dice si produce effetto cumulativo

Se accetta si può avere effetto liberatorio o cumulativo (solidarietà + beneficio d’ordine)

Lo schema appena esposto si ritrova nella “cambiale tratta”.

 SOLVENDI (di pagamento): è l’incarico che un soggetto (delegante) dà a un altro soggetto (delegato) di
pagare un terzo (delegatario)

L’incarico delegatorio qui ha un contenuto diverso, varia l’oggetto dell’incarico = incarico di pagare; N.B. Il delegato
non diventa debitore, semplicemente paga. (es. assegno bancario e mandato di pagamento)

ESPROMISSIONE

Contratto fra creditore (espromissario) e un terzo (espromittente) il quale spontaneamente (senza aver ricevuto
nessun incarico del debitore) assume su di sé verso il creditore il debito gravante su un terzo (espromesso).

L’espromittente però non paga immediatamente, ma si limita a promettere il pagamento del debito altrui.
L’espromissione perciò di norma è cumulativa perché non libera automaticamente il debitore originario, salvo che
il creditore dichiari espressamente di liberarlo. Il terzo assume la stessa posizione del debitore, e potrà perciò
opporre al creditore tutte le eccezioni che avrebbe potuto opporre il debitore originario, ad eccezione di quelle
personali, della compensazione e di quelle derivanti da fatti successivi all’espromissione. [art. 1272]

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(schema)

DIFFERENZE fra delegazione ed espromissione.

Nella prima il terzo si attiva sulla base di un incarico delegatorio, per l’espromissione invece il terzo agisce
spontaneamente: in realtà può esserci un incarico, ma esso non viene esternato, palesato al creditore
espromissario.

[art. 1272] DIFFERENZE fra espromissione ed adempimento del terzo: il terzo paga solamente; il terzo diventa
debitore.

Non è prevista espressamente come 2° comma art. 1268 ma si applica in via analogica anche all’espromissione.

ACCOLLO

Contratto fra un terzo (accollante) e un debitore (accollato) in virtù del quale il primo si assume il debito verso il
creditore (accollatario).

=\ con delegazione sta nel contenuto (la delegazione è un’operazione complessa) mentre l’accollante si obbliga per
effetto del contratto di accollo. Esso può essere:

- Interno (=semplice): atipico, non disciplinato dalla legge; il creditore non ha alcun rapporto con
l’accollante e nulla può pretendere da lui;
- Esterno; attribuisce un diritto al creditore e ha i caratteri del contratto a favore di terzi. In tal caso il
creditore potrà pretendere il pagamento anche dal terzo accollante, ormai condebitore solidale. Il
debitore originario non è liberato, perciò di regola è cumulativo. accollo novativo, liberatorio (??)

Il terzo assume la stessa posizione del debitore, e potrà perciò opporre al creditore tutte le eccezioni che avrebbe
potuto opporre il debitore originario, ad eccezione di quelle personali, della compensazione e di quelle derivanti da
fatti successivi all’espromissione, escludendo quelle contemplate all’art. 1273.

No regime delle eccezioni. Si applica in via analogica art. 1268 c. 2

RESPONSABILITA’ PATRIMONIALELa materia disciplinata nel libro VI, norma chiave art. 2740: “il debitore risponde
dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni, presenti e futuri. Il patrimonio del debitore rappresenta
una garanzia patrimoniale generale, in quanto in caso di inadempimento il patrimonio del debitore verrà
espropriato e venduto all’asta e il denaro così ricavato sarà distribuito ai creditori.

E’ convenzionalmente inderogabile, eventuali limitazioni alla responsabilità patrimoniale possono essere previste
solamente legalmente. Tali limitazioni riguardano solo beni e diritti strettamente connessi alla persona e alle sue
primarie esigenze di lavoro o sostentamento: per es. sono inespropriabili i crediti alimentari e le retribuzioni
(pignorabili solo per 1/5);

60
Viene comunque riconosciuta ai privati la possibilità di istituire patrimoni di destinazione che permettono di
vincolare determinati beni per il raggiungimento di uno scopo. I beni soggetti a vincolo di destinazione sono
soggetti a esecuzione forzata “solo per i debiti contratti per tale scopo”.

Principio della parità di trattamento fra creditori (par condicio creditorum): tutti i creditori hanno uguale diritto di
soddisfarsi sul patrimonio del debitore inadempiente, mediante il ricavato della sua vendita forzata: non rileva né
la fonte né la data di perfezionamento. Se il patrimonio del debitore è sufficiente si soddisferanno in misura
proporzionale.

La par condicio creditorum è una regola di carattere generale ma non assoluta: lo stesso art. 2741 fa salve le
“cause legittime di prelazione”. I creditori preferiti sono i titolari dicause legittime di prelazione (rappresentano
una deroga al principio della parità di trattamento) per cui hanno la facoltà di soddisfarsi con preferenza rispetto
agli altri creditori chirografari (o non privilegiati). Creditori chirografarisono creditori che godono di una posizione
di assoluta parità nei confronti del debitore, potranno soddisfarsi solo sull’eventuale residuo.

La cause legittime di prelazione sono pegno, privilegio, ipoteca (garanzie patrimoniali specifiche)

A 1000 (ipoteca)

B 600

C 150

Dalla vendita del patrimonio del debitore si ricava 1500, A creditore ipotecario ha diritto a 1000, i restanti 500
verranno proporzionalmente ripartiti fra B e C.

I creditori perciò hanno interesse a conservare e mantenere la garanzia patrimoniale generica del debitore, cioè a
che il debitore non si spogli del suo patrimonio, disponga dei suoi beni, mettendo in pericolo il soddisfacimento del
credito: la legge appresta alcuni mezzi di conservazione della garanziapatrimoniale: l’azione surrogatoria,
revocatoria, il sequestro conservativo.

Divieto di patto commissorio:ipotesi di nullità del contratto.

METODI DI CONSERVAZIONE DELLA GARANZIA PATRIMONIALE GENERICA

Strumenti utilizzabili dal creditore quando il debitore assume comportamenti tali da mettere in pericolo il
soddisfacimento del credito pregiudicando il proprio patrimonio. Sono 3:

1. Azione surrogatoria: potere attribuito al creditore di surrogarsi, cioèsostituirsi al debitore nell’esercizio


dei diritti che gli spettano verso terzi; principio di fondo: nessuno può intromettersi negli affari altrui.
Presupposti di esercizio del potere surrogatorio: 1. Inerzia del debitore (oggettiva, non rilevano i motivi e
le giustificazioni dell’omissione), 2. Pregiudizio del creditore (il patrimonio residuo non è sufficiente per
soddisfare il creditore) 3. La natura disponibile del diritto (più in generale il contenuto patrimoniale dei
diritti); [art. 2900]

L’azione surrogatoria è volta a rimediare all’inerzia del debitore;

2. Azione revocatoria [art. 2901], è diretta a reagire contro un comportamento commissivoil creditore ha la
possibilità di reagire ad atti dispositivi (in senso lato perché può riguardare anche altri atti, come la
remissione) compiuti dal debitore con cui deteriora la propria situazione patrimoniale che possano
pregiudicare il suo credito; ha l’obiettivo di far dichiarare inefficaci nei suoi confronti gli atti di disposizione
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con cui il debitore rechi pregiudizio alle ragioni creditorie; a tal fine, deve sussistere un atto di
disposizione che modifichi in senso peggiorativo la sua condizione patrimoniale (atti di alienazione,
remissione, concessione di ipoteca, rinuncia a un diritto)1. Pregiudizio per il creditore, consistente nel
fatto che il rimanente patrimonio è insufficiente a garantire il pagamento dei debiti o anche quando la sua
diversa composizione rende più difficile la soddisfazione dei crediti (es. patrimonio da immobili a titolo di
dubbia esigibilità), 2. Frode del debitore (coscienza del pregiudizio arrecato dall’atto alle ragioni del
creditore da parte del debitore).

Si noti che tali atti coinvolgono terzi, si rischia di creare un conflitto di interessi fra creditore e terzo, risolto in
questo modo: la posizione del terzo soccombe rispetto alla posizione del creditore se l’atto di disposizione è a
titolo gratuito, diversamente se è a titolo oneroso l’atto è revocabile solo se il terzo era a conoscenza
dell’intento fraudolento del debitore (conoscenza del pregiudizio arrecato). E’ possibile agire anche contro atti
dispositivi anteriori alla fonte dell’obbligazione. (es. trattativa di due mesi, atto di disposizione dolosamente
preordinato di 20 gg precedenti alla stipula del contratto al fine di non adempiere) Si agisce successivamente

La Revoca dell’atto di disposizione rendere inefficace l’atto, ma si tratta di inefficacia relativa: l’atto non è né nullo
né in altro modo invalido, è inefficace nei confronti del creditore che ha agito, per cui il bene è come se il bene
appartenesse ancora al debitore per cui può essere soggetto ad esecuzione forzata). E’ relativa anche perché
azione revocatoria non esplica efficacia nei confronti di altri creditori che non hanno agito con azione revocatoria,
bensì solo verso il creditore istante; si prescrive in 5 anni dalla data dell’atto.

3. Sequestro conservativoprovvedimento preventivo e cautelare, mezzo anteriore al compimento di atti


pregiudizievoli,emesso dal giudice su istanza del creditore che ha fondato timore di perdere la garanzia
del proprio credito. Per effetto del sequestro sorge sorta di vincolo di indisponibilità del bene; eventuali
atti dispositivi del debitore saranno inefficaci nei confronti del creditore sequestrante.

Garanzie specifiche che generano cause legittime di prelazionesono pegno, privilegio ed ipoteca. Riguardano beni
determinati o categorie di beni, non riguardano in genere l’intero patrimonio del debitore.

Queste garanzie specifiche attribuiscono a un creditore la precedenza sugli altri nella distribuzione del denaro
ricavato dalla vendita forzata dei beni del debitore; i creditori chirografari potranno far valere le loro ragioni
soltanto sull’eventuale residuo: se questo è insufficiente, essi rimangono incapienti.

PRIVILEGIO

Accordato dalla legge in relazione alla causa del credito, cioè allo scopo per il quale sono sorti. O il credito nasce già
privilegiato (es. TFR aziendale) oppure non potrà più esserlo in quanto non è consentito dalle parti stabilirlo
convenzionalmente. I privilegi cadono solo sui beni del debitore.

Può essere generale quando riguarda tutti i beni mobili o determinate categorie di beni mobili del debitore,
speciale se cade su un singolo bene, sia mobiliare che immobiliare. Quello generale dà prelazione ma non

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attribuisce diritto di seguito, mentre il privilegio speciale oltre alla prelazione offre il diritto di seguito: il privilegio
può essere fatto valere anche contro gli acquirenti successivi. Per quanto riguarda beni mobili si ritiene valido il
principio sul “possesso titolato”, per cui la cosa si acquista “libera da diritti altrui, se questi non risultano dal titolo
e vi è la buona fede dell’acquirente.”

Può succedere che su uno stesso bene concorrano più privilegi, generali o speciali, gli artt. 2777 ss. Fissano l’ordine
dei privilegi.

Rapporto tra i diversi diritti di garanzia: il pegno prevale sul privilegio speciale sui mobili, mentre il privilegio
speciale sugli immobili prevale sull’ipoteca.

PEGNO ED IPOTECA

Sono accomunati dalla natura: sono entrambi diritti reali di garanzia (caratterizzati dall’inerenza alla cosa e
dall’opponibilità erga omnes) e cause legittime di prelazione, sono caratterizzati dal cd. diritto di seguito, nel senso
seguono il bene in caso di alienazione. Per entrambi vige il divieto di patto commissorio, per cui un eventuale
patto con cui debitore e creditore si accordano prevedendo che in caso di mancato pagamento il bene oggetto di
pegno o ipoteca diventi automaticamente di proprietà del creditore è nullo. Possono avere ad oggetto beni anche
di proprietà di terzi. Un altro tratto comune è l’accessorietà: sono diritti accessori al credito. Se la cosa soggetta a
pegno o ipoteca perisce o si deteriora, il creditore può chiedere che gli sia prestata altra idonea garanzia, e in
mancanza può chiedere l’immediato pagamento (v. decadenza dal termine). Sempre nello stesso caso la garanzia si
trasferisce sull’indennità eventualmente dovuta dagli assicuratori per la perdita stessa (cd. surrogazione
dell’indennitàalla cosa nella funzione di garanzia)

DIVIETO DI PATTO COMMISSORIO

E’ vietato “il patto con il quale si conviene che in mancanza del mancato pagamento, la proprietà della cosa..passi
al creditore”, al fine di evitare approfittamenti da parte del creditore che potrebbe far leva sulla condizione di
bisogno del debitore. Sono comunque validi al cd. alienazione in garanzia (patto con il quale si stabilisce che la
cosa passi immediatamente in proprietà del creditore e che, in caso di esatto adempimento, essi torni al debitore)
e la datio in solutum (patto con cui il debitore assegna in pagamento al creditore un suo bene)

Questi espedienti potrebbero servire a mascherare un patto commissorio vietato: ove esse perseguano in concreto
tale illecita finalità, saranno nulle per frode alla legge.

DIRITTO DI PEGNO

Diritto reale che vincola un bene mobile a garanzia di un credito. Il diritto attribuisce al creditore pignoratizio la
facoltà di espropriare la cosa anche se essa sia stata lienata

Lo stesso termine “pegno” designa sia la situazione giuridica soggettiva che l’atto costitutivo del diritto.

Può avere ad oggetto beni mobili, universalità di beni mobili e diritti di credito, del debitore o di un terzo (terzo
datore di pegno).

Il contratto è reale ad efficacia reale per cui è richiesta materiale della cosa al creditore o a un terzo designato. Non
è applicabile il principio del consenso traslativo in quanto presuppone contratto consensuale. Occorre che la cosa

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rimanga in possesso del creditore, pena il venir meno della garanzia: lo spossessamento è requisito fondamentale
perché svolge una funzione di pubblicità, sia pure indiretta (mancando appositi registri).

Non è in sé un contratto formale, ma è sempre richiesta la forma scritta e la data certa quando il credito garantito
eccede 5.000 lire o quando l’oggetto del pegno è costituito da un credito: in questo ultimo caso occorre la
notificazione al debitore o la sua accettazione.

Il creditore pignoratizio entra nel possesso materiale del bene (non si tratta di una semplice detenzione, il bene
deve essere consegnato materialmente) e ha l’obbligo di custodirlo con la diligenza del buon padre di famiglia.

Particolarità costituita dal pegno irregolare, che ha per oggetto denaro o altre cose fungibili (classico es. cauzione
per contratto di locazione = doppia mensilità) per cui alla scadenza non dovrà restituire la stessa cosa (le stesse
banconote) ma l’equivalente (il cd. tantundem).

OBBLIGHI DEL CREDITORE

- Non può disporre della cosa e ha l’obbligo di custodirlo con la diligenza del buon padre di famiglia.
L’affidatario può usare la cosa solo se è necessario alla sua conservazione o se si tratta di cose fungibili. (v.
pegno irregolare)
- Al momento del pagamento del credito garantito il bene deve essere restituito

DIRITTI DEL CREDITORE

- Se si tratta di beni fruttiferi, può percepire i suoi frutti, che verranno poi decurtati dalla prestazione
dovuta;
- In caso di mancato pagamento, il creditore può richiedere all’autorità giudiziaria l’esecuzione forzata che
comporta la vendita del bene in pegnoe sul ricavato potrà soddisfarsi con preferenza rispetto ad altri
eventuali creditori chirografari oppure richiedere l’assegnazione del bene in pagamento, dando così luogo
a una sorta di datio in solutum; un’eventuale differenza dovrà essere corrisposta al debitore.

IPOTECA

Diritto reale che vincola un bene immobile (con le loro pertinenze), i diritti reali di godimento sugli stessi, un
mobile registrato o le rendite dello Stato a garanzia di un credito. Il diritto attribuisce al creditore la cd.
iusprelationis.

E’ specifica (riguarda solo beni determinati e per una somma determinata) e indivisibile perché sussiste per intero
sopra tutti i beni vincolati, sopra ciascuno di essi e sopra ogni loro parte: anche in caso di pagamento parziale il
diritto continua a gravare su tutti i beni ipotecati, salvo che non venga prevista la cd. riduzionedell’ipoteca, che
riduce la somma per cui l’ipoteca è iscritta o restringe l’iscrizione a una parte dei beni originariamente vincolati.

COSTITUZIONE: Il procedimento costitutivo è articolato in due fasi

- Possesso di un titolo
Sotto il profilo del titolo l’ipoteca può essere:
_Legale, il titolo per costituire ipoteca deriva dalla legge (es. compravendita immobiliare è per legge titolo
che mi consente di iscrivere ipoteca a garanzia del pagamento del prezzo)

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_Volontaria (convenzionale), quando il titolo per costituire ipoteca è dato da un contratto o da atto
unilaterale del debitore.
_Giudiziale, il titolo per iscrivere ipoteca deriva da una sentenza di condanna all’adempimento di
un’obbligazione, risarcimento danni o al pagamento di una somma di denaro; il creditore presentando il
provvedimento di condanna, può ottenere iscrizione di ipoteca nei pubblici registri.
- Procedere con l’iscrizione dell’ipoteca nel registro del luogo territorialmente competente, rispettivamente
per le diverse categorie di beni capaci di ipoteca nei registri immobiliari, nel PRA e nei registri navale e
aeronautico. L’iscrizione ha natura costitutiva(in mancanza di essa l’ipoteca non sorge)e funzione di
pubblicità, mentre la trascrizione ha una mera funzione di pubblicità.

Lo stesso bene può essere gravato da più ipoteche successive per crediti diversi, di grado diverso in base all’ordine
di priorità di iscrizione (il grado viene assegnato al momento dell’iscrizione): il soddisfacimento del creditore di
grado superiore è subordinato a quello di grado inferiore, che ha precedenza in ordine alla soddisfazione del
credito.

E’ possibile il fenomeno della surrogazione nel grado ipotecario, cioè la sostituzione di un creditore a un altro
nell’ordine delle ipoteche possibile sia per autonomia privata che per gli altri casi stabiliti dalla legge.

L’iscrizione ha efficacia ventennale, deve essere rinnovata mediante rinnovazione (ripetizione della formalità
dell’iscrizione). Decorso tale termine una nuova iscrizione è ancora possibile ma perdo la priorità collegata al
grado (vado sostanzialmente in coda, prendendo il grado dalla nuova data). La nuova iscrizione comunque non può
pregiudicare i terzi acquirenti: se questi abbiano trascritto il loro acquisto non si potrà procedere al rinnovo
dell’iscrizione e l’ipoteca si estingue.

Il terzo acquirente ha tre possibilità se vuole evitare di subire l’espropriazione:

1) Pagare egli stesso i creditori ipotecari (surrogandosi poi nel credito pagato);
2) Effettuare il rilascio dei beni ipotecati: il terzo farà dichiarazione alla cancelleria del tribunale che
nominerà un amministratore nei confronti di cui avverrà l’espropriazione: ciò per evitare il discredito di
una esecuzione forzata a suo nome (un eventuale differenza dal ricavato a sua favore gli sarà dovuta)
3) Effettuare la cd. purgazionedell’ipoteca, liberando i beni mediante un’offerta al creditore pari al
corrispettivo che ha pagato per acquistare il bene (comunque una somma di denaro) a tacitazione dei
crediti garantiti;

Il terzo datore non può avvalersi delle facoltà offerte al terzo acquirente e non può neppure invocare il beneficio di
escussione, può soltanto per evitare l’espropriazione pagare i creditori, rivolgendosi poi in via di regresso contro il
debitore.

ESTINZIONE DELL’IPOTECA

Può avvenire per estinzione del credito garantito (a seguito di pagamento o prescrizione), per perimento del bene,
rinuncia, vendita forzata del bene ipotecato, decorso del termine ventennale dall’iscrizione, salva resta la
rinnovazione che rimane possibile solo nei casi già visti. Una distinta causa è prevista a favore del terzo acquirente

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del bene ipotecato: decorsi vent’anni dalla trascrizione dell’acquisto l’ipoteca si estingue per prescrizione, anche se
il credito è ancora in vita.

PEGNO ROTATIVO (o fluttuante)

Questa nuova figura nasce dall’esigenza di mantenere i beni soggetti di pegno nella disponibilità del debitore
affinché possano essere gestiti o conservati al meglio. Il pegno rotativo venne introdotto per i prosciutti doc e i
prodotti lattiero-caseari riguarda la costituzione in garanzia di prodotti alimentari semilavorati, che rimangono
affidati al debitore al fine di consentirne la stagionatura e l’ulteriore lavorazione. Il pegno si costituisce con
l’apposizione di un contrassegno indelebile che ha valore di pubblicità: i beni dati in garanzia possono essere
sostituiticon altri di pari valore: ciò consente al lavoratore di completarne il ciclo di lavorazione, sostituire i beni
vincolati con altri mantenendo la garanzia, e vendere sul mercato quelli pronti.

Il pegno rotativo può riguardare anche strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, fondi di investimento quotati): il
vincolo si costituisce sul loro insieme, cioè sul valore complessivo, consentendo di sostituire i singoli titoli che lo
compongono con altri di uguale valore: ciò permette di evitare perdite di un progressivo deprezzamento e di
profittare delle opportunità di guadagno offerte dai rialzi nelle quotazioni di borsa.

PATTO MARCIANO

Il divieto di patto commissorio è stato abrogato per i “contratti di garanzia finanziaria”, cioè quelli stipulati con
banche e altri operatori professionali abilitati (pegno, cessione del credito, vendita in garanzia di strumenti
finanziari).

In dottrina si ritiene perlopiù lecito il cd. patto marciano è un patto con il quale si conviene che il bene passerà in
proprietà del creditore in caso di inadempimento, ma previa stima del suo valore da parte di un terzo, con
conseguente diritto del debitore a ricevere l’eccedenza di valore rispetto al credito garantito.

N.B. La lettura dell’art. 1176 unitamente all’art. 1218 disciplinavano la fattispecie che l’impossibilità liberatoria non
comporta alcun obbligo risarcitorio: alla luce dell’art. 1256 si evince che oltre a ciò l’impossibilità liberatorio genera
l’estinzione del vincolo.

Impossibilità ordinaria rende nullo il vincolo

Impossibilità sopravvenuta

Impossibilità temporanea: il debitore non risponde delle conseguenze del ritardo; quando cessa il motivo che
determina impossibilità temporaneo la prestazione torna esigibile.

OBBLIGAZIONI PECUNIARIE (rem: non c’è spazio per impossibilità liberatoria)

Obbligazioni aventi per oggetto somme di denaro. Esse si distinguono in:

 Debiti di VALUTA, hanno per oggetto una somma di valore in quanto tale, sono espressive di una somma
di valore; sono soggetti al principio nominalistico, perciò sottratti alle fluttuazioni del potere d’acquisto
della moneta.

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 Debiti di VALORE, sono sottratti al principio nominalistico, per cui l’ammontare della somma del debito
varia in relazione alle mutazioni del potere d’acquisto (sono suscettibili di inflazione-deflazione)

Le obbligazioni pecuniarie sono fruttifere. Producono frutti civili chiamati interessi. Nasce perciò un’obbligazione
accessoria e distinta dell’obbligazione principale (avente per oggetto la somma capitale)

Obbligazione principale = somma capitale

Obbligazione accessoria = interessi

Caratteristiche delle obbligazioni aventi ad oggetto gli interessi:

- Pecuniarietà;
- Accessorietà, perché segue le sorti dell’obbligazione principale;
- Percentualità;
- Periodicità;

2 classificazioni delle obbligazioni accessorie

In base alla fonte:

 Legale, stabilita dalla legge;


 Convenzionale, derivante dalla volontà delle parti;

In base alla finalità:

o Finalità remuneratoria; (es. interessi corrispettivi) Corrispettivo: prezzo che si paga per il fatto di godere di
denaro altrui;
o Finalità risarcitoria; (es. interessi moratori)

[Art. 1282] “Il denaro è un bene naturalmente fecondo”, producono naturalmente (ipso iure) interessi.

Norma dispositiva, “salvo che” le parti non stabiliscano diversamente. Viene riconosciuta alle parti la facoltà di
disciplinare diversamente, ampia discrezionalità riconosciuta alle parti.

Le parti possono escludere il diritto agli interessi o convenzionalmente prevedere interessi non previsti dalla legge.
Misura del tasso di interesse = saggio.

Il tasso legale entro il 15/12 deve essere stabilito dal MEF e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Tasso legale attuale = 1% su base annua; se le parti prevedono tasso < legale, può essere concordato oralmente, al
contrario (tasso convenzionale >saggio legale), tale convenzione deve essere stipulata per iscritto, pena la nullità
della clausola.

Il pagamento spontaneo di interessi > tasso legale non stipulato per iscritto configura un’obbligazione naturale,
non ha diritto alla ripetizione di quanto prestato.

Gli interessi sono sempre dovuti automaticamente dal giorno di costituzione in mora, il creditore ha diritto agli
interessi moratori anche se non ha subito alcun danno, e nulla deve dimostrare.

% int. Corrispettivi = % int. Moratori

Il risarcimento del danno ulteriore può essere richiesto ma deve essere provato; inoltre non può essere richiesto se
le parti avevano convenuto la misura degli interessi perché così facendo hanno anticipato una liquidazione
forfetaria del danno.
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ANATOCISMO def: produzione di interessi su interessi (scaduti e non pagati) [art. 1283]

Non sono ammessi interessi anatocistici se non per due casi particolari:

1. Quando vengono richiesti giudizialmente;


2. Se le parti li stabiliscono per effetto di convenzione posteriore alla scadenza degli interessi scaduti;

Sia per 1. che per 2. per interessi dovuti almeno per sei mesi.

OBBLIGAZIONI ALTERNATIVE: il rapporto obbligatorio ha per oggetto due o più prestazioni alternativamente
previste (il debitore si libera eseguendo una delle prestazioni alternative); obbligazione unica a contenuto
determinabile.

Se non risulta diversamente, la scelta spetta al debitore. In alternativa da creditore e da terzi.

Concentrazione dell’obbligazione: con la scelta l’obbligazione oggettivamente complessa diventa obbligazione


semplice.

Se la scelta della prestazione diviene impossibile per causa non imputabile dopo la scelta il vincolo si estingue
senza obblighi risarcitori. Se la scelta della prestazione diviene impossibile per causa non imputabile prima della
scelta, la prestazione dovuta si concentra su quelli ancora possibili.

Le OBBLIGAZIONI FACOLTATIVE sono obbligazioni semplici (il vincolo obbligatorio ha per oggetto un’unica
prestazione), viene concessa la facoltà al debitore di liberarsi eseguendone un’altra.

Anche se sceglie l’esecuzione facoltativa e quella principale diviene impossibile prima dell’adempimento, il
debitore è liberato.

SINGOE FONTI DI OBBLIGAZIONE

CONTRATTO
Il contratto è la fonte del rapporto obbligatorio che trova maggiore diffusione nella prassi, lo strumento principale
attraverso il quale la volontà privata regola i propri rapporti giuridici e rappresenta altresì uno dei modi derivativi di
acquisto della proprietà e degli altri diritti reali sui beni.
Il titolo II – Disciplina generale dei contratti, regola i contratti in generale, dettandone la disciplina generale che
salvo diversa previsione si applica a tutti i contratti.
DEF ex art. 1321: “accordo fra due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico
patrimoniale.”
Parte DEF: centro di imputazione di diritti/doveri, non necessariamente la parte coincide con la persona. Es. T,C
comproprietari = parte alienante se decidono di vendere.
CONTRATTO E RAPPORTO CONTRATTUALE
Il termine “contratto” indica sia l’atto di autonomia privata sia il rapporto giuridico (serie di diritti/obblighi) che ne
consegue: si tratta di caratteristica comune a tutti gli atti produttivi di effetti giuridici.
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AUTONOMIA PRIVATA E AUTONOMIA CONTRATTUALE

L’autonomia contrattuale è uno dei principi fondamentali della disciplina contrattuale, si inserisce nel quadro della
più ampia autonomia privata (libertà dei soggetti di autodeterminarsi, decidendo da sé i propri interessi personali
ed economici) e fa riferimento a una duplice libertà:
 Libertà sul se contrarre=nessuno può essere obbligato a stipulare contratto contro la sua volontà (senza
che abbia prestato consenso);

Questa libertà incontra però dei limiti, rappresentati da deroghe, eccezioni in cui vi è comunque obbligo di
contrarre anche contro la propria volontà e che possono trovare fonte:

- Legale (situazioni in cui per legge è previsto l’obbligo a contrarre)

Esso sussiste per le imprese operanti in regime di monopolio legale. Es. trasporti pubblici di linea, chi
manifesta volontà di acquistare biglietto e usufruire del servizio non può incontrare rifiuto del contraente. Il
fine è la parità di trattamento. [artt. 2957, 1679]

- Convenzionale (tale obbligo può derivare dalla volontà delle parti): esso trova applicazione in due
situazioni:
1. Contratti preliminari, con il quale due o + parti si obbligano a stipulare un certo contratto. Ad es.
trova applicazione per la stragrande maggioranza delle compravendite immobiliari

Contratto preliminareContratto definitivo

In questo ambito vengono presi in considerazione tre aspetti:

_Forma, la quale si determina “per relationem”, cioè la forma richiesta per la validità del contratto
preliminare deve esse la stessa della forma prevista per la validità del contratto definitivo.

Es. compravendita bene immobilecontratto scritto – contratto preliminarecontratto scritto

_Violazione dell’obbligo derivante da contratto preliminare; se una delle parti si rifiuta di adempiere
all’obbligo derivante da contratto preliminare la controparte può rivolgersi all’autorità giudiziaria la
quale, se ricorrono i presupposti, emette sentenza di tipo costitutivo che produce gli stessi effetti del
contratto non concluso (definitivo).

_Trascrizione del preliminare (?)

2. Mandato senza rappresentanza relativamente alla compravendita (?) (libertà contrattuale in senso
negativo)
 Libertà sul contenuto, che attribuisce la facoltà di 1. Determinare liberamente il contenuto del contratto,
modificare la disciplina legalmente prevista dai contratti tipici laddove le norme lo consentano (norme
dispositive) 2. Stipulare contratti atipici (cd. “innominati” come leasing, factoring, merchandising ecc.) Per
la loro diffusione nella prassi ben possono dirsi socialmente tipici; (libertà contrattuale in senso positivo)

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I contratti tipici sono disciplinati o nel codice civile (es. compravendita, locazione) o in leggi speciali (es. factoring,
franchising)

ATTI UNILATERALI

Diversa configurazione rispetto ai contratti viene riservata agli atti unilaterali i quali sono tipici, sia nel tipo (sono
ammissibili solo quelli esplicitamente previsti, cd. numero chiuso degli atti unilaterali), sia negli effetti (quelli tipici
previsti dalla legge). La ragione principale che muove questa diversa impostazione è data dal principio secondo cui
nessuno può incidere unilateralmente sulla sfera giuridica altrui (cd. libertà negativa, nessuno può essere vincolato
dalla volontà altrui).

Per gli atti unilaterali manca una disciplina generale: ad essi si applicano le disposizione specificamente dettate
dalla legge per ciascuno di essi e in quanto “incompatibili le norme che regolano i contratti”.

Agli atti unilaterali inter vivos di carattere patrimoniale si applica la disciplina generale dei contratti. ???

In sintesi un atto unilaterale può

a) Incidere soltanto sul suo autore: l’atto è ammesso se riguarda interessi disponibili (o costituisca legittimo
esercizio di quelli indisponibili, ad es. rinunzia, consenso a un trattamento sanitario)
b) Incidere favorevolmente su altri: è ammissibile quando l’acquisto dipenda dall’accettazione del
beneficiario o questi possa rifiutare il vantaggio acquisito con effetto retroattivo (es. proposta
irrevocabile, contratto a favore di terzi, remissione di debito)
c) Incidere sfavorevolmente su altri: è ammissibile solo quando l’autore sia a ciò autorizzato dalla legge o da
un precedente accordo fra le parti (es. diffida ad adempiere, recesso dal contratto, riscatto del
prelazionario)

Tipico negozio unilaterale è la rinunzia, l’atto unilaterale con cui il titolare dismette un diritto (es. atto di
abbandono di beni compiuto dal proprietario, remissione del debitore operata dal creditore, rinunzia all’eredità
ecc.). Non è ammesso per i diritti indisponibili, richiede la capacità d’agire e l’osservanza di forme connesse al tipo
di rapporto di cui si dispone (es. la rinuncia a diritti reali immobiliari richiede forma scritta). Inoltre deve
ammettersi in linea generale la possibilità di revoca, cioè di ritiro dell’atto se e fino a quando altri non abbiano
conseguito diritti in seguito alla rinuncia stessa.

A seguito della rinunzia il diritto si estingue, senza per ciò essere trasferito ad altri. E’ possibile che altri soggetti
conseguano un vantaggio, ma indiretto (es. coeredi accettanti vedranno accresciuta la propria quota ereditaria in
seguito a rinunzia di uno dei chiamati, o il proprietario del fondo gravato da servitù verrà liberato da quel peso). Si
ritengono indiretti perché anche se avvantaggiano gratuitamente un soggetto, non richiedono le formalità
necessarie per la donazione né l’accettazione del beneficiario.

Sotto il profilo strutturale il contratto è:


- Un atto negoziale (negozio giuridico): dichiarazione di volontà diretta a produrre effetti giuridici
riconosciuti e tutelati dall’ordinamento;
- Può essere:

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a) Bilaterale (contratti in cui intervengono due parti, intese come contrapposti centri d’interesse).
Rientrano tutti i contratti di scambio (compravendita, mutuo ecc.)
b) Plurilaterale (quelli in cui vi sono più parti, dove manca una contrapposizione di interessi; la categoria
si identifica con i contratti con comunione di scopo, quelli in cui le parti si prefiggono un comune
risultato utile (es. contratti di società e di associazione), ma che possono comprendere contratti nei
quali vi è una pluralità di parti e interessi non contrapposti (es. divisone)
- Patrimoniale (incide su situazioni suscettibili di valutazione economica)

Inoltre può configurarsi come contratto:

 A titolo oneroso quando alla prestazione di una parte corrisponde un sacrificio economico a carico
dell’altra (es. vendita, locazione, appalto)
 A titolo gratuito sono quelli connotati da un sacrificio economico unilaterale (es. donazione, comodato,
deposito)

L’onerosità o gratuità rileva per la maggior tutela apprestata al contraente a titolo oneroso e per il minor grado di
responsabilità riconosciuto all’inadempiente nei contratti gratuiti.

PARTI DEL CONTRATTO

La parola contratto indica sia l’atto di autonomia privata sia il rapporto giuridico che ne consegue. Si parla di parti
in senso formale per indicare i soggetti che emettono le dichiarazioni contrattuali, di parti in senso sostanziale
coloro in capo ai quali si producono gli effetti del negozio. Solitamente le due qualità coincidono, ma non
necessariamente. La parte sostanziale può essere chiunque abbia la capacità giuridica, mentre per la qualità di
parte formale è necessaria la capacità di agire. In tutte le ipotesi di contratto stipulato non direttamente
dall’interessato bensì da un terzo (rappresentante) è quest’ultimo la parte in senso formale, mentre la parte in
senso sostanziale sarà colui che acquisti i diritti e gli obblighi nascenti dall’atto. Naturalmente occorrerà che la
parte formale abbia la legittimazione ad essere tale. Le parti formali sono individuate senz’altro al momento della
dichiarazione contrattuale, così come solitamente avviene per le parti in senso sostanziale, anche se non sempre è
così: è possibile che la sua individuazione sia rinviata a momento successivo e sia affidata alla dichiarazione di uno
dei contraenti (es. contratto per persona da nominare) e da circostanze obiettive (es. contratto per conto di chi
spetta)

LEGITTIMAZIONE

La titolarità del diritto non implica necessariamente legittimazione al suo esercizio (es. incapace d’agire), per l’altro
ben si può essere legittimati all’atto senza essere titolari del diritto (es. rappresentante legale dell’incapace).

La legittimazione è il potere di disposizione in ordine a un diritto o a un interesse: ordinariamente, essa spetta al


titolare della situazione giuridica, ma ben può spettare ad altri, in via esclusiva (es. rappresentanza legale) o
concorrente (es. legittimazione ad adempiere). La legittimazione è necessaria per poter disporre del diritto, ma la
sua carenza comporta la mera inefficacia (e non l’invalidità) dell’atto.

FORMAZIONE DEL CONTRATTO E RAPPORTI GIURIDICI PREPARATORI

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Le trattative sono quella fase di contrattazione antecedente alla stipulazione del contratto in cui le parti tentano di
raggiungere un’intesa sul programma contrattuale. L’obbligo fondamentale che grava su entrambe le parti durante
la fase delle trattative è l’obbligo di buona fede, inteso come correttezza, lealtà e solidarietà: in sintesi l’obbligo di
salvaguardare l’interesse altrui nei limiti in cui sia compatibile con il proprio. Si noti che tale obbligo non è
circoscritto alla sola fase delle trattative, ma pende anche nel momento dell’interpretazione e dell’esecuzione del
contratto.

La responsabilità pre-contrattuale è la sanzione prevista per chi viola il dovere di buona fede nella fase delle
trattative, e obbliga a risarcire il danno arrecato alla controparte. Il dovere di buona fede si specifica in una serie di
obblighi così sintetizzati:

a) Le trattative non obbligano a portare a buon fine il contratto, anche se sussiste il divieto di rottura
ingiustificata delle trattative: cioè intervenute quando si poteva ragionevolmente ritenere che posta l’intesa
raggiunta su altri punti, l’accordo non mancherà anche per gli altri. Analogamente sono fonte di responsabilità
le trattative non serie, intraprese senza avere realmente intenzione o possibilità (economiche o professionali),
di concludere effettivamente un contratto. La responsabilità contrattuale grava su chi con la sua condotta ha
creato nella controparte un legittimo affidamento in ordine al buon esito del contratto, poi tradito dal recesso
ingiustificato.
b) La correttezza impone obblighi di informazione che rendano note alla controparte circostanze di fatto o di
diritto che rendano pregiudizievole o addirittura inutile l’affare. (es. di fronte alla richiesta di uno specifico
macchinario devo avvertire che di lì a breve nuove leggi imporranno di sostituirlo), oltre a obblighi di specifica
informazione su determinati aspetti del contratto, trasparenza delle condizioni negoziali, chiarezza nella
redazione del testo (in particolare per quelli standard e quelli fra consumatore e professionista). Tanto più sarà
responsabile la parte che inganni la controparte inducendola ad accettare condizioni più onerose (cd. dolo
incidente)
c) Uno specifico obbligo di informazione rende responsabile la parte che “conoscendo o dovendo conoscere una
causa di invalidità del contratto, non ne ha dato notizia all’altra parte”. Si ricomprendono tutti i casi di
stipulazione di un contratto invalido o inefficace, perciò nullo, annullabile o inefficace in senso stretto. Tanto
più sarà responsabile il contraente che abbia dato causa all’invalidità del contratto (es. spacciandosi per
rappresentante di un terzo senza esserne legittimato, cd. dolo determinante)

INTERESSE NEGATIVO E RISARCIMENTO

La responsabilità contrattuale comporta l’obbligo di risarcire tutto il danno arrecato: danno emergente + lucro
cessante: si parla di interesse negativo per distinguerlo dall’interesse positivo derivante dall’inadempimento di
contratto già concluso; si risarciranno pertanto le perdite subite (per viaggi, redazione di progetti, consulenze) e il
mancato guadagno che avrei realizzato impegnandomi in altri affari, sfuggitimi a causa della contrattazione
rivelatasi inutile.

RAPPORTI GIURIDICI PREPARATORI

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Le trattative anche se impongono la buona fede non obbligano a concludere il contratto, per cui le parti una volta
concluse le trattative possono avere interesse a garantirsi la facoltà di concludere l’affare alle condizioni già stabilite
e al contempo rinviare la stipulazione vera e propria a un tempo successivo: si tratta di rapporti giuridici strumentali
a quelli definitivi. Rapporti giuridici preparatori: le parti fissano il contenuto dell’affare, lo bloccano ma rinviano a
un tempo successivo la stipula del contratto definitivo. Gli strumenti sono gli obblighi di contrarre, di preferire e di
non discriminare.

OBBLIGO DI CONTRARRE a) Gli obblighi legali

Trovano la loro fonte nella legge. E’ prevista in ipotesi diverse a tutela di interessi eterogenei (es. assunzioni
obbligatorie di categorie protette, come gli invalidi, nei pubblici esercizi, nei servizi di trasporto pubblico di linea).
Un’altra ipotesa rilevante è quella dell’obbligo di chi esercita un’impresa in condizione di monopolio legale di
contrarre con chiunque ne faccia richiesta osservando la parità di trattamento costituzionalmente prevista (es.
distribuzione e commercio dei tabacchi. b) Gli obblighi negoziali

Trovano la loro fonte in un’obbligazione precedentemente e liberamente assunta, come quella nascente dal cd.
contratto preliminare che si caratterizza per il suo particolare oggetto: l’obbligo di stipulare un successivo contratto.
Il vincolo preliminare fra le parti è strumentale alla stipula del contratto definitivo e può trovare ragion d’essere per
vari motivi: es. preparare la documentazione, procurarsi il denaro per pagare ecc. Molto diffuso è il preliminare di
vendita immobiliare, nella prassi impropriamente denominato compromesso.

Con il contratto preliminare le parti sono obbligate a concludere il definitivo, possono rifiutarsi solo con recesso in
autotutela se sussiste una “giusta causa”: ad es. si scopre che la casa promessa in vendita è stata costruita
abusivamente.

E’ necessario che il preliminare sia fatto nella stessa forma richiesta per il definitivo e che contenga tutti gli elementi
essenziali del contratto da stipulare: in mancanza l’impegno avrebbe contenuto indeterminato perciò nullo.

L’inadempimento del preliminare si verifica per il rifiuto di una delle parti di stipulare il definitivo: su richiesta
dell’interessato, il giudice emanerà sentenza che produca gli stessi effetti del contratto non concluso; si tratta di
specie particolare di esecuzione in forma specifica. E’ altresì prevista la possibilità di trascrivere il preliminare di
vendita immobiliare cautelandosi dal rischio che il promettente venditore alieni il bene ad altri. Il costruttore-
venditore dall’altra parte è tenuto a fornire garanzia fideiussoria per l’adempimento delle sue obbligazioni e
copertura assicurativa per gli eventuali vizi del bene. E’ prevista la possibilità di preliminare unilaterale, con il quale
il vincolo contrattuale preliminare vincola solo una parte, mentre l’altra rimane libera di decidere se stipulare o no il
contratto.

Contratto preliminare =\ contratto normativo, le parti fissano preventivamente il contenuto di contratti che esse
prevedono di stipulare in futuro: le parti non sono obbligate alla stipulazione che rimane libera, ma solo al suo
contenuto che semplifica gli accordi successivi. La figura ricorre quando tra le parti si instaurano ripetuti rapporti
d’affari dello stesso tenore o nelle contrattazioni seriali (es. contratti collettivi di lavoro), per cui le condizioni
generali sono già fissate, mentre rimangono da specificare solo i termini accessori.

OBBLIGO DI PREFERIRE. La prelazione

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La prelazione importa l’obbligo di preferire un certo contraente (prelazionario), a parità di condizioni, qualora si
decida di stipulare un certo contratto. Non si vincola nessuna delle parti a concludere il contratto, ma se e quando
deciderò di vendere dovrò preventivamente interpellare il prelazionario comunicandogli le mie condizioni (cd.
denuncia) e solo ove egli rifiuti, sarò libero di vendere ad altri.

Fonte del diritto può essere accordo delle parti (cd. patto di prelazione) o la stessa legge (prelazione legale ad es.
dell’affittuario e del vicino coltivatore diretto sui fondi rustici). Mentre la prelazione convenzionale ha solo tutela
obbligatoria (per cui in caso di inadempimento si potrò solamente chiedere il risarcimento danni), la prelazione
legale ha tutela reale, per cui in caso di vendita ad altri si potrà procedere al riscatto del bene, ottenendo il
trasferimento coattivo al prelazionario.

OBBLIGO DI NON DISCRIMINARE NELLA SCELTA DEL CONTRAENTE

La P.A. non può scegliere arbitrariamente l’altro contraente ma è vincolata da criteri di parità di trattamento e di
selezione. Un’importante deroga al principio della libera scelta dell’altro adempiente (libertà contrattuale) è
prevista anche per i privati e consiste nel divieto di non discriminare, quando esse siano motivate dalla
appartenenza razziale, etnica o religiosa, dal sesso o dalla condizione di disabilità dell’altro contraente. E’ qualificato
come illecito il comportamento di chi in base a tali motivazioni rifiuti di fornire (o fornisca a condizioni più onerose)
l’accesso all’occupazione, all’alloggio, all’istruzione, salvo che tali elementi costituiscano requisito essenziale,
legittimo e giustificato in relazione allo specifico tipo di contratto (es. attore teatrale). Quanto agli altri beni e servizi,
il divieto di discriminazione è limitato all’ipotesi in cui essi vengano offerti al pubblico.

Ove si verifichino tali discriminazioni, il giudice può ordinare la cessazione del comportamento pregiudizievole e
ogni altro provvedimento idoneo a rimuoverne gli effetti.

Il principio di parità di trattamento tra uomini e donne nei rapporti privati è disciplinato dal cd. codice delle pari
opportunità.

REQUISITI ESSENZIALI DEL CONTRATTO [art. 1325]

1. Accordo delle parti

2. La causa

3. L’oggetto

4. La forma, quando risulta prescritta dalla legge sotto pena di nullità;

La mancanza di uno solo di questi requisiti essenziali è sanzionata con la nullità del contratto=forma più grave di
invalidità di un atto. Gli elementi essenziali si distinguono da quelli accidentali, che possono essere inseriti così
come possono mancare: in particolare solo la condizione, il termine, il modo.

SOGGETTI DEL CONTRATTO E IDENTITA’ DEI CONTRAENTI

In molti casi non è rilevante l’identità personale delle parti sostanziali, perché è indifferente stipulare con questa o
con quella persona. Solo in alcuni casi la l’identità è determinante e si parla di contrattipersonali o fondati
sull’intuituspersonae (es. non è indifferente per la banca fare credito a questo o a quel cliente). Tale rilevanza
dell’identità emerge ad esempio nell’intrasmissibilità della posizione contrattuale e nella impugnabilità del
contratto per i casi di errore sulle caratteristiche personali che siano determinanti del consenso.
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ACCORDO: rappresenta l’intesa che le parti raggiungono in ordine a un certo programma contrattuale e necessita
della Convergenza di due o più manifestazioni di volontà (uguali); il contratto è un atto negoziale (dichiarazione di
volontà atta a produrre determinati effetti giuridici) per cui l’inosservanza della disciplina della capacità di agire è
causa di annullabilità.

L’accordo può raggiungersi in relazione alle modalità con cui si manifesta la volontà negoziale, e cioè in modo:

- Espresso(dichiarazione esternata con segni di linguaggio: verbalmente, per iscritto, con gesti, come avviene per le
aste)
- Tacito (palesata tramite comportamenti concludenti, a mezzo di azioni, socialmente univoche, da cui si desume
indirettamente la volontà del soggetto, es. introduco moneta in distributore automatico, salgo sull’autobus ecc.); il
silenzio serbato di fronte a un’iniziativa altrui di per sé è un semplice contegno omissivo e vale a esprimere un
consenso, a meno che non sia accompagnato da circostanze che rendano significativa tale condotta, cioè o per
disposizioni di legge o di precedenti accordi fra le parti che rendono il silenzio circostanziato (es. contratto con
clausola reso gratuito, se non rispedisci la merce significa che la accetti)

MODI DI STIPULAZIONE DEL CONTRATTO

Si distinguono diversi possibili modi di stipulazione del contratto

a) Scambio proposta-accettazione: si presenta soprattutto nelle ipotesi di contratti stipulati fra persone distanti
l’una dall’altra, che concludono il contratto tramite una corrispondenza.

[art. 1326] Il contratto è concluso nel momento e nel luogo in cui il proponente ha notizia dell’accettazione della
controparte.L’accordo è la sintesi di proposta e accettazione. ACCORDO=PROPOSTA+ACCETTAZIONE.

Proposta: atto unilaterale con cui un soggetto (proponente) sottopone a un altro soggetto (oblato) un certo
programma contrattuale. Accettazione: atto unilaterale con cui l’oblato aderisce alla proposta.

La proposta deve essere completa, cioè deve contenere tutti gli elementi essenziali del contratto, in mancanza
l’offerta avanzata potrà valere come semplice invito ad offrire.

L’accettazione deve essere conforme alla proposta, cioè completa al programma contrattuale offerto. La
divergenza su alcuni punti, anche non essenziali esclude l’accordo qualificando l’atto come nuova proposta o
“controproposta”, per cui i ruoli si invertono: l’accettante diventa proponente e viceversa.

L’accettazione inoltre deve essere tempestiva, cioè deve giungere al proponente nel termine da lui stabilito o in
quello necessario secondo la natura dell’affare o gli usi, per evitare che il proponente si veda recapitare
accettazioni tardive considerando il silenzio della controparte un rifiuto.

Sia proposta che accettazione sono negozi giuridici unilaterali recettizi (producono i loro suoi effetti quando
giungono all’indirizzo del destinatario).Il principio di cognizione effettivo sarebbe difficile da provare, perciò opera

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una presunzione di conoscenza, per cui non è richiesta l’effettiva conoscenza da parte del proponente, ma la mera
conoscibilità: rileva se è nelle condizioni di prendere visione dell’atto, e trattandosi di atti recettizi, ciò avviene nel
momento in cui giungono all’indirizzo del destinatario. [artt. 1326, 1334, 1335] E’ onere in capo al proponente
provare la legittima impossibilità di venire a conoscenza dell’accettazione.

Altro requisito comune è la forma: entrambe devono seguire la forma (legale o pattizia) eventualmente richiesta
per il contratto che si vuole concludere.Una specifica forma diversa da quelle previste per legge può essere
imposta dal proponente: discostarsi da questa volontà provoca l’inefficacia della dichiarazione.

Non sono previsti termini di accettazione, variabile dall’oggetto inteso come prestazione (es. bene deperibile) e
dalle circostanze. Anche qui il proponente può fissare un termine entro il quale deve pervenire l’accettazione;
accettazioni tardive non hanno effetto, tranne per quelle ritenute efficaci dal proponente mediante apposita
dichiarazione.

Come visto, per l’accordo di regola vige il principio della consensualità; è possibile però la possibilità di conclusione
del contratto senza accettazione espressa, bensì implicita nell’esecuzione diretta della prestazione oggetto del
contratto stesso. Ciò assume valore di accettazione tacita che deve comunque essere prontamente comunicata al
proponente, pena conseguenze per responsabilità di tipo precontrattuale.

REVOCA DELLA PROPOSTA E DELL’ACCETTAZIONE

Non tutte le trattative necessariamente si concludono con la stipulazione. Proposta e accettazione possono essere
infatti revocati, vengono privati cioè della loro efficacia. L’obiettivo del revocante è quello di impedire la
stipulazione del contratto per vari motivi. Es. l’affare non è più conveniente.

Proposta e accettazione possono essere revocate fino a quando il contratto non è concluso. Fra accettazione e
revoca prevale l’atto che per primo giunge all’indirizzo del destinatario, essendo anche la revoca un atto recettizio;
il proponente può revocare l’offerta purché la revoca giunga all’oblato prima che gli pervenga l’accettazione di
questo; è però previsto che il proponente è tenuto a corrispondere un indennizzo all’accettante qualora questo
confidando nel perfezionamento del contratto ne abbia in buona fede intrapreso l’esecuzione.

La morte o la sopravvenuta incapacità d’agire sia di proponente che di accettante avvenute prima del
perfezionamento del contratto rendono inefficace la proposta. Questa regola incontra due eccezioni che privano di
efficacia la proposta e impediscono perciò la conclusione del contratto e vale 1. per quegli imprenditori non piccoli
che emettono proposta o accettazione nell’esercizio della loro attività commerciale.Allo stesso modo non perde
efficacia 2. la proposta irrevocabile, salvo che le parti non stabiliscano diversamente. [art. 1330]

Mentre l’accettazione è sempre revocabile, la proposta è solo di norma revocabile: esistono infatti tre eccezioni
rappresentati da casi di proposta irrevocabile:

1. Proposta ferma; il proponente unilateralmente tramite una clausola di irrevocabilità (contenuta in atto
unilaterale) si vincola a tener ferma la propria dichiarazione per un certo periodo di tempo. Es. agenzia
immobiliare.

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2. Patto di opzione; questa utilità pratica può essere assicurata anche con un accordo fra le parti (cd. contratto di
opzione), nelle quali il patto di opzione si considera proposta irrevocabile per gli effetti previsti dall’art. 1329.

Opzione =\ Preliminare unilaterale

Nell’opzione c’è proposta irrevocabile, il contratto si conclude con la sola dichiarazione di volontà dell’opzionario;

Nel preliminare occorrono due dichiarazioni di volontà. In caso di inadempimento del preliminare si chiederà
sentenza costitutiva del contratto, mentre nell’opzione, si chiederà sentenza meramente dichiarativa.

Contratto con cui le parti della trattativa stabiliscono che il proponente si obbliga a non revocare la propria
proposta; di norma è un accordo oneroso, il che non esclude la gratuità.N.B. Proposta ferma e patto d’opzione
hanno stessi effetti ma diversa fonte.

3. Irrevocabilità per legge (ex lege); previsione legislativa per cui le proposte finalizzate a stipulare contratti dal
quale deriveranno obblighi per il solo proponente sono irrevocabili. [contratti unilaterali] Non solo, il mancato
rifiuto equivale ad accettazione: vige infatti il principio del silenzio vale assenso (“chi tace acconsente”), che
normalmente non assume significato legale.

Offerta al pubblico: ipotesi particolare di offerta rivolta a una generalità di persone; equivale a proposta
contrattuale quando contiene gli estremi essenziali del contratto che si intende stipulare. Il contratto anche qui si
conclude con accettazione espressa o tacita. Nell’offerta al pubblico, mancando un destinatario determinato, la
proposta non ha carattere recettizio: essa è efficace non appena sia resa pubblica e l’eventuale revoca è valida
anche nei confronti di chi non ne abbia avuto notizia.

Adesione al contratto aperto: sono contratti plurilaterali già conclusi fra due o più parti e aperti all’adesione di altri
soggetti. (es. negozio di associazione) Le adesioni devono essere indirizzate ai contraenti originari o se previsto
all’organo costituito per l’attuazione del contratto. Secondo la regola generale il contratto sarà perfezionato con
riferimento alle nuove partecipazioni quando le accettazioni giungono a conoscenza dei contraenti originari o
dell’organo preposto. Può essere prevista una previa approvazione dei nuovi aderenti (domanda di iscrizione a un
partito politico), l’adesione non configura tecnicamente accettazione ma proposta, e sarà l’atto di gradimento
dell’organo preposto/originari contraenti a configurare la vera e propria accettazione che perfeziona l’atto.

b) Inizio dell’esecuzione: il contratto in alcuni casi particolari si può concludere con l’inizio dell’esecuzione da
parte dell’oblato accettante. L’ipotesi deroga il principio secondo il cui la stipulazione si perfeziona con la
notizia al proponente dell’accettazione. E’ ammessa quando su richiesta del proponente, per la natura
dell’atto, secondo gli usi, non appare necessaria una preventiva risposta dell’accettante: il contratto si
perfeziona nel tempo e nel luogo in cui ha avuto inizio l’esecuzione. La sua mancanza comporta solo
responsabilità per gli eventuali danni.
c) Mancato rifiuto (nei contratti con obbligazioni del solo proponente): es. nella fideiussione, nell’opzione. I
contratti da cui derivino obbligazioni per il solo proponente si concludono col mancato rifiuto dell’oblato; il
legislatore muove dal presupposto che l’oblato ha senz’altro convenienza ad accettare l’offerta perciò non si
richiede un’espressa accettazione affinché il negozio si concluda. La proposta è irrevocabile e l’oblato ha

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facoltà di rifiutarla, ma la mancanza di tempestivo rifiuto equivale ad accettazione (ipotesi di silenzio
circostanziato: silenzio cui la legge attribuisce un significato tipico, in questo caso silenzio-assenso).
d) Contratti reali: criterio di classificazione degli accordi sotto il profilo del perfezionamento:
- Consensuali, si perfeziona con un semplice accordo (elemento necessario e sufficiente). La consensualità
rappresenta la regola (> parte). Es. compravendita
- Reali, è necessario ma non sufficiente l’accordo+ consegna materiale del bene (traditio) es. mutuo,
deposito, comodato=prestito gratuito [risp. artt. 1813, 1866, 1803]

Mentre la consegna nel perfezionamento reale attiene al procedimento di perfezionamento del contratto, quello
consensuale rappresenta un obbligo che troverà applicazione a contratto già stipulato.Il contratto non si estingue,
tutt’al più riceve esecuzione.

e) Contratti standard (di massa): contratti nei quali avviene una predisposizione unilaterale delle clausole
contrattuali, contenute in moduli o formulari prestampati, che il cliente può soltanto rifiutare o accettare in
blocco. Ciò risponde all’esigenza delle grandi imprese di regolare in modo uniforme la gran mole di contratti
stipulati quotidianamente, ma si presta ad abusi a danno della controparte contraente debole. Si prospettano
due problematiche, in ordine al consenso dell’aderente e in riferimento al contenuto del contratto.
1) Consenso: il cliente non solo può discute le clausole, e spesso addiviene a stipulazione senza neppure
conoscere le cdd. condizioni generali del contratto. La legge riconosce efficacia alle condizioni generali di
contratto quando l’aderente le ha conosciute o avrebbe dovuto conoscere: si tratta di un requisito di sola
astratta riconoscibilità piuttosto che della conoscenza effettiva, cioè di prenderne materialmente visione
e di comprenderne il significato (imponendo al predisponente un onere di chiarezza)
2) Contenuto: è prevista una particolare forma di tutela per le cd. clausole vessatorie, cioè quelle che
aggravano sensibilmente la posizione dell'aderente rispetto alla disciplina legale, pertanto occorre che
dette clausole siano appositamente approvate con una specifica sottoscrizione, in mancanza dette
clausole sono nulle; inoltre la legge preclude l’inserzione di clausole vessatorie nei contratti stipulati
verbalmente. Precisamente le clausole vessatorie alla luce dell’art. 1341 sono quelle che:
- Stabiliscono a favore del predisponente limitazioni di responsabilità e facoltà di recedere dal
contratto o di sospenderne l’esecuzione; inoltre quelle che sanciscono a carico dell’acquirente:
- Decadenze e limiti alla facoltà di proporre eccezioni;
- Restrizioni alla libertà contrattuale nei rapporti con i terzi;
- Tacite proroghe o rinnovazioni del contratto;
- Clausole compromissorie, che deferiscono ad arbitri privati la decisione di una futura lite;

(TUTELA CONTRAENTE DEBOLE PAG. 348)

Stipulazione=Conclusione=Perfezionamento

CAUSA

Funzione economico-sociale del contratto e giustificazione oggettiva dello spostamento patrimoniale.

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Serve per qualificare il tipo di contratto e risponde all’esigenza di una giustificazione socialmente apprezzabile del
rapporto creato: la mera volontà privata non è da sola sufficiente a creare contratto, ma deve essere diretta a
realizzare interessi meritevoli di tutela; la causa prescinde dalle circostanze concrete dei singoli contratti. Es.
scambio di cosa con corrispettivocompravendita (non rileva come viene definito il contratto fra le parti). La
causa deve essere espressa (dichiarata esplicitamente nell’atto negoziale) solo nei negozi formali, mentre è
presunta negli altri contratti tipici e nei negozi astratti). Il contratto è nullo se manca la causa o se la causa è
illecita, perciò si scontra con:

- Norme imperative, che non ammettono deroghe;


- Ordine pubblico, principi fondamentali dell’ordinamento giuridico che non sono sempre espresse in
specifiche norme, bensì implicitamente contenute nel sistema. Es. libertà matrimonio, adozione non può
essere oggetto di contratto, ecc;
- Buon costume
- Contratto in frode alla legge; si ha quanto viene utilizzato uno schema contrattuale lecito, valido, per
raggiungere un fine illecito.

CONTRATTI TIPICI

I contratti nominati sono modelli astratti o schemi tipicidi operazioni economiche. La tipizzazione di tali schemi
equivale a una preventiva valutazione circa la meritevolezza degli interessi e la tutelabilità del contratto. Potrebbe
però accadere che le parti utilizzino schemi contrattuali tipici per il perseguimento di interessi diversi rispetto a
quelli propri nel negozio utilizzato (cd. uso indiretto del negozio). In linea di principio sono consentiti solo ove si
vogliano raggiungere finalità ulteriori e diverse rispetto a quelle tipiche (es. matrimonio al fine di acquisire la
nazionalità del coniuge, alienazione in garanzia). Il contratto in frode alla legge è nullo per illiceità della causa.
Anche per i contratti atipici il controllo dell’ordinamento opera attraverso la valutazione della causa.

I contratti collegati sono contratti distinti, formalmente autonomi (propria causa e proprio interesse immediato),
ma strumentali a un più ampio interesse unitario dai quali si desume la causa complessiva dell’operazione
economica (es. acquisto macchinari e contratto di manutenzione). Il venir meno di un rapporto travolge di riflesso
anche l’altro perché fa venir meno la sua ragione d’essere (v. contratti accessori)

I negozi astratti di trasferimento della proprietà non sono ammessi nel nostro ordinamento, con l’eccezione della
cambiale, che produce i propri effetti a prescindere dalla causa. L’astrazione sostanziale consiste nell’autonomia
del negozio dal requisito della causa e perciò quale irrilevanza della causa per la validità dell’atto. Altra ipotesi in
cui sempre configurabile astrazione sostanziale dalla causa è quella di contratto autonomo di garanzia.

Illiceità: elemento contrario a norme imperative, ordine pubblico, buon costume e in caso di contratto in frode alla
legge.

Sotto il profilo della causa si possono distinguere contratti:

 A prestazioni corrispettive; contratti a titolo oneroso nei quali sussiste un nesso di reciprocità fra le due
prestazioni, per cui ciascuna parte ha sia diritti che obblighi in virtù di tale contratto; i diritti/obblighi

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gravanti una parte trovano giustificazione nella controprestazione dovuta dalla controparte. Es.
compravendita, contratto di società no perché pur essendo oneroso non è connotato dalla corrispettività;

Questa categoria a sua volta si suddivide in contratti:

 Aleatori; mentre una parte conosce esattamente la prestazione dovuta e il suo ammontare la controparte
è gravata da una controprestazione incerta sia sul se che sul quantum (entità). Es. contratti assicurativi
(l’assicurato deve corrispondere un premio assicurativo periodico mentre l’assicuratore erogherà
l’assicurazione solo in caso si verifichi fortuitamente una delle fattispecie previste da contratto)
 Commutativi; entrambe le parti hanno certezza sia sul se che sul quantum delle prestazioni da loro
dovute fin dall’inizio. I contraenti assumono su di sé solo i comuni rischi di variazione nel valore delle
prestazioni, cioè quelle derivanti dalle ordinarie oscillazioni di mercato: ove sopravvengano eventi
eccezionali che alterino la cd. alea normale del contratto, è offerto in alcuni casi il rimedio della
risoluzione;
 Unilaterali; gli obblighi sorgono in capo a una sola parte, per cui una parte ha solo obblighi, mentre l’altra
ha solo diritti.

Tendenzialmente i contratti reali sono contratti unilaterali (realiunilaterali)

MOTIVO

Ragione interna, psicologica, insieme di finalità individuali e utilità specifiche per la quale ciascun soggetto decide
di perfezionare contratto.

Di regola i motivi, anche se noti alla controparte, sono giuridicamente irrilevanti a causa della loro soggettività. I
motivi acquistano rilevanza quando si inseriscono nella struttura contrattuale, ad es. con clausola condizionale:
compro la bottega a condizione che riesca ad ottenere la licenza di commercio.Il motivo illecito rende nullo il
contratto quando è comune a entrambe le parti (ambedue i contraenti traggono profitto dalla finalità illecita) ed
esclusivo (l’unica ragione di stipulazione è il motivo illecito). Es. vendo magazzino a prezzo esorbitante perché so
che il compratore se ne servirà per falsificare monete. Il motivo erroneo rileva soltanto nella donazione e nel
testamento: l’atto è annullabile se donante o testatore hanno dato vita all’atto esclusivamente per una ragione
erronea, risultante dall’atto (es. lascio un bene a T perché errando lo ritengo mio nipote).

OGGETTO

L’oggetto può essere inteso sotto un duplice profilo:

 Prestazione
 Contenuto del regolamento negoziale (insieme delle disposizioni contrattuali, delle clausole)

Caratteristiche dell’oggetto: deve essere possibile, lecito, determinato o determinabile:

 Possibilità, sia in senso fisico (prestazione realizzabile con l’impiego della diligenza media es. impossibile
vendere azienda che non esiste) sia in senso giuridico (l’effetto divisato è giuridicamente ammissibile, non
lo è se ad es. vendo il castello di Ferrara – bene demaniale perciò extracommercio)

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 L’impossibilità originaria dell’oggetto, sia fisica che giuridica, comporta nullità del contratto, l’impossibilità
sopravvenuta comporta la risoluzione. REM: Impossibilità sopravvenuta provoca o inadempimento o
impossibilità liberatoria.
 Possono essere dedotti in contratti beni futuri (res nullius, frutti non ancora separati, cose che devono
ancora venire ad esistenza). L’alienazione di tali beni è valida ma produce effetti solo obbligatori: l’effetto
reale del trasferimento della proprietà si realizzerà nel momento in cui il bene verrà ad esistere.
 Liceità = contrarietà a norme imperative, ordine pubblico e buon costume (es. finanziario pubblico pagato
per manipolare pratiche)
 Determinatezza (oggetto definito con idonee indicazioni) o quantomeno determinabilità (oggetto
precisato in base a criteri fissati dalla legge, in via supplettiva (prezzo normalmente praticato dal
venditore, o di listino o mercuriali ove le parti non abbiano pattuito) o cogente, oppure dalle parti; (es.
non determinabile “ti vendo qualcosa” nullo, es. determinabile la compravendita di beni futuri).
Possono riferirsi a elementi esterni (quotazioni di borsa, indici, o affidare la determinazione a un terzo): in
quest’ultimo caso si parla di arbitraggio (=\ arbitrato, risoluzione di lite affidata a un privato detto
arbitro); se il terzo effettua la determinazione in modo iniquo o erroneo, la determinazione è fatta dal
giudice.

FORMA

Elemento essenziale del contratto solo nei casi specificamente previsti dalla legge.

DEF forma: modo di manifestazionedella volontà negoziale.

Regola: laddove nulla è previsto, vige il principio di libertà della forma: le parti possono adottare la forma che
ritengono più opportuna: in particolare è ammissibile sia dichiarazione espressa (volontà manifestata con segni di
linguaggio, parole o scritti, o gesti) sia tacita (per comportamenti concludenti, socialmente univoci e significativi;
anche il silenzio, se circostanziato, può costituire manifestazione tacita di volontà).

Il principio della libertà di forma non è assoluto e subisce alcune limitazioni.

L’inosservanza del requisito formale è causa di nullità.

L’atto scritto sotto il profilo giuridico significa “scritto e sottoscritto”: se manca la sottoscrizione è come se si fosse
fatto ricorso alla forma orale.

Gli atti scritti si distinguono in:

 Scrittura privata, scritta e sottoscritta dalle parti


 Scrittura privata autenticata (sottocategoria), scritta e sottoscritta dalle parti + autenticazione del notaio;
 Atto pubblico, redatta da un pubblico ufficiale (solitamente da notai) e sottoscritta dalle parti.

Atti solenni: contratti per cui il legislatore ha imposto il ricorso ad atto pubblico: donazione, costituzione di
s.d.c., convenzioni matrimoniali, atti istitutivi di fondazioni, altri atti indicati dalla legge.

L’art. 1350 (inderogabile) prescrive gli atti per la cui validità è richiesta forma scritta (scrittura privata), di regola per
tutti gli atti riguardanti beni immobili (contratti di alienazione della proprietà e degli altri diritti reali su beni

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immobili, locazioni abitative, locazioni ultranovennali, conferimenti in società del godimento di immobili per tempo
> 9 anni, contratti relativi a servizi bancari, finanziari e altri)

La forma della procura è legata alla forma richiesta per l’atto oggetto di rappresentanza.

La forma per i contratti formali la forma costituisce un requisito di validità, mentre nei contratti a prova formale la
legge prescrive la forma scritta al fine limitato della prova: il contratto dev’essere solo provato per iscritto: ove il
contratto sia stipulato verbalmente esso sarà valido, ma in caso di contestazione l’interessato non potrà provarlo
con gli ordinari mezzi di prova (es. prova testimoniale), ma solo tramite confessione o giuramento.

Scrittura privata (ad substantiam)Trascrizione dell’atto dal notaio (?)

Fino ad ora forma ad substantiam =\ FORMA AD PROBATIONEM (per la prova del contratto)

Se il legislatore prevede una forma particolare per la prova del contratto, qualora sorgano controversie
quest’ultimo impedisce l’utilizzo della prova testimoniale. [art. 1888]

Forma convenzionale: contratto scritto ricorrente per quei rapporti negoziali intercorrenti fra due parti per cui si
prevede una specifica forma per uno o più contratti. Può essere previsto sia per la validità del contratto che per la
prova, se le parti nulla specificano si presume forma convenzionale ad substantiam.

L’onere della forma scritta è assolto anche quando gli atti vengono formati con strumenti elettronici e telematica
che danno luogo a documenti informatici conformi alle regole tecniche previste (es. firma digitale).

CLAUSOLE ACCIDENTALI DEL CONTRATTO

Mentre gli elementi costitutivi fissano il contenuto minimo del contratto, i contraenti possono arricchirlo inserendo
particolari clausole che soddisfino specifiche esigenze e interessi. Per la loro frequenza e importanza risaltano le
clausole a condizione, termine e modo quali clausole accessorie dei negozi: essi incidono poi sull’efficacia del
contratto modificandone gli effetti giuridici.

CONDIZIONE

Clausola che subordina gli effetti del contratto a un avvenimento futuro e incerto. La condizione è sospensiva se
sospende l’efficacia del negozio fino a che l’evento non si sia verificato (es. ti dono il mio studio quando ti sarai
iscritto all’albo), è risolutiva se al verificarsi dell’evento essa fa venir meno gli effetti già prodottisi (es. compro la
bottega, ma se non ottengo la licenza di commercio il contratto si risolverà). Qui il contratto è immediatamente
efficace e produttivo di effetti, che in caso di avvenimento dell’evento potrebbero venir meno.

La clausolacondizionale, o condizione volontaria, è il mezzo con cui i contraenti possono attribuire rilievo ai
motivi, agli interessi specifici e individuali. In linea di principio è consentito apporre condizioni in tutti gli atti
negoziali, salvo i casi di specifico divieto normativo, in cui determinati atti non tollerano condizioni (cd. atti puri o
legittimi come cambiale, accettazione di eredità, negozi familiari in genere). Accanto alla condizione volontaria si
affianca quella legale, posta dalla legge (es. condizione legale per l’efficacia di una donazione a favore di una
nascituro non concepito è la sua nascita)

L’evento dedotto in condizione deve essere futuro (non deve essersi ancora verificato) e incerto (il suo verificarsi è
dubbio). In ordine al tipo di evento, la condizione si distingue in casuale, se il suo avvenimento dipende dal caso, e
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potestativa, quando il suo verificarsi dipende da una delle parti. In particolare è potestativa semplice quando
l’evento è collegato a un avvenimento volontario ma che coinvolge qualche interesse della parte (es. venderò la
casa se mi trasferirò a Firenze); si definisce meramente potestativa la condizione che dipende dall’arbitrio
dell’interessato (es. venderò la casa se lo riterrò opportuno). L’evento meramente potestativo rende nullo l’atto
perché derivando da una mera volontà dell’obbligato mancherebbe il requisito della serietà dell’impegno.

L’evento inoltre deve essere possibile e lecito. La condizione impossibile rende nullo il contratto se è sospensiva
(si prolungherebbe l’incertezza per un evento che non si verificherà mai), se invece la condizione impossibile è
risolutiva gli effetti prodotti dal negozio non verranno mai rimossi.

La condizione è illecita quando è contraria a norme imperative, all’ordine pubblico e al buon costume: l’illiceità
della condizione rende nullo il contratto, sia quando è sospensiva sia quando è risolutiva. L’illiceità può derivare da
comportamento illecito o da comportamenti in sé leciti, ma che la loro deduzione come condizione in un contratto
li rendono perlopiù illeciti perché realizzano una pressione indebita sulla libertà individuale (es. ti dono un bene
se sostieni ti converti a un certo credo religioso o politico).

La disciplina ricordata vale per i contratti e in genere per i negozi inter vivos, con riguardo al testamento la
disciplina è in parte diversa.

Pendenza della condizione: fino a quando la condizione non si è verificata le situazioni giuridiche che da essa
dipendono si trovano in uno stato di incertezza: la parte non ha un diritto pieno e completo, piuttosto
un’aspettativa, situazione giuridica tutelata in via preliminare e strumentale. L’acquirente di un diritto
condizionato può compiere atti conservativi, ad es. chiedere il sequestro del bene. In pendenza della condizione la
legge stabilisce che entrambe le parti devono comportarsi secondo buona fede in senso oggettivo, cioè devono
salvaguardare l’altrui interesse nei limiti in cui sia compatibile con il proprio; l’obbligo di solidarietà è qui
specificato nell’obbligo di conservare il bene e non deteriorarlo, in vista del possibile acquisto della controparte,
pena il risarcimento danni.

[art. 1359]La condizione si considera avverata ove sia mancata per causa imputabile alla parte che aveva interesse
contrario al suo avveramento.(es. pattuisco premio ai giocatori se la squadra vince un certo n° di gare, la società
non fa partecipare la squadra al campionato).

Durante la pendenza della condizione il titolare del diritto può compiere atti dispositivi, ma i suoi effetti sono
subordinati alla sorte del primo contratto. Chi ha comprato sotto condizione risolutiva può vendere il bene a terzi,
ma se l’evento si verifica la seconda sarà travolta dalla risoluzione del primo contratto.

Avveramento della condizione: si verifica l’evento contemplato, si risolve la situazione di incertezza e il contratto è
definitivamente efficace o inefficace. Ha effetto retroattivo: gli effetti retroagiscono al tempo in cui è stato
concluso il contratto, è come se il contratto avesse prodotto i propri effetti fin dal tempo della sua stipulazione o
non li avesse mai prodotti. La retroattività non è carattere necessario, per cui può essere esclusa dalla volontà delle
parti o dalla natura del rapporto: nei contratti a esecuzione continuata o periodica l’avveramento della condizione
lascia ferme le prestazioni già eseguite (es. contratto di lavoro). Inoltre la retroattività non pregiudica la validità
degli atti di ordinaria amministrazione e in genere di godimento diretto del bene: i frutti percepiti in particolare,
vanno restituiti solo dal giorno in cui è avvenuta la condizione.

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TERMINE

Il termine è il momento dal quale o fino al quale si produrranno gli effetti del contratto (cd. termine di efficacia). Il
termine è stabilito in relazione a un evento futuro e certo, può consistere in una data prefissata (cd. termine
determinato) o in qualsiasi altro accadimento purché certo (es. morte di una persona, cd. termine indeterminato).

Non in tutti i negozi è consentito apporre un termine in quanto la legge indica alcuni atti che non tollerano
l’apposizione di un termine (es. matrimonio, istituzione di erede). E’ valido il termine potestativo, clausola che
rimette alla volontà dell’obbligato la determinazione del termine iniziale o finale del rapporto, salvo la possibilità
per la controparte di richiedere al giudice la fissazione di un termine ove l’incertezza si prolunghi per un congruo
lasso di tempo.

Termine di efficacia =\ Termine di perfezione (conclusione) =\ Termine di adempimento, anche se possono


coincidere cronologicamente (es. stipulo locazione il 1° maggio pattuendo una durata dal 1° al 31 agosto e il
pagamento del canone al 31 luglio)

MODO NEI NEGOZI GRATUITI

Il modo è una limitazione apposta a un’attribuzione gratuita. (es. dono un edificio al Vescovo con l’onere di
destinarlo a centro di accoglienza) Tale obbligo grava sul beneficiario. Anche la clausola modale è un mezzo con il
quale si attribuisce rilevanza a particolari motivi o finalità dell’autore del negozio: può essere inserita solo nei
negozi gratuiti (es. testamento, donazione, comodato). La disciplina ricalca quella dettata per i motivi negli atti
gratuiti: modo impossibile o illecito si considera non opposto, salvo abbia costituito il solo motivo determinante
della disposizione. L’onere può consistere in un dare, in un fare, in un non fare e costituisce un’obbligazione
giuridicamente vincolante di chi può richiedere l’adempimento coattivo chiunque vi abbia interesse. Viceversa la
risoluzione può essere pronunciata solo se prevista o se l’adempimento abbia costituito motivo esclusivo
determinante della disposizione.

CLAUSOLA PENALE E CAPARRA (vedi metodi di pagamento del diritto di recesso)

Schema riepilogativo: CLASSIFICAZIONE DEI CONTRATTI (negozi giuridici bi-plurilaterali che costituiscono,
regolano, estinguono rapporti giuridici)

PERFEZIONAMENTO:

 Consensuali
 Reali

EFFICACIA:

 Obbligatoria
 Reale o traslativa

RAPPORTO CAUSALE TRA LE OBBLIGAZIONI CHE SORGONO FRA LE PARTI:

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 Contratti unilaterali
 Contratti a prestazioni corrispettive (o sinallagmatici)
- Contratti aleatori
- Contratti commutativi

EFFICACIA DEL CONTRATTO NEL TEMPO:

 Esecuzione immediata
 Esecuzione differita

 Ad esecuzione istantanea
 Di durata
- Ad esecuzione continuata
- Ad esecuzione periodica

INVALIDITA’ DEL CONTRATTO

Patologia del contratto, si verifica quando manchi o sia illecito uno dei suoi elementi essenziali. L’invalidità è la
sanzione che colpisce l’atto giuridicamente irregolare e in linea di principio comporta l’inidoneità dell’atto a
conseguire gli effetti cui è diretto: forme di patologia del contratto prevedono 3 istituti:

- Nullità
- Annullabilità
- Rescissione

La validità del contratto attiene all’iter formativo: un contratto è valido se il suo procedimento di formazione si è
svolto in modo corretto, conforme alle regole dell’ordinamento giuridico. La sanzione per l’inosservanza di una o
più regole attinenti al procedimento di quel contratto è l’invalidità.

L’efficacia di un contratto riguarda l’idoneità/capacità del contratto a produrre i propri effetti giuridici.

L’ipotesi più frequente è quella del contratto:

- Valido ed efficace, le altre ipotesi sono rappresentate da contratti:


- Invalidi ed inefficaci: contratti nulli;
- Invalidi ma efficaci: contratti annullabili;
- Validi ma inefficaci:
1. Termine iniziale di efficacia non coincidente con il perfezionamento contrattuale (termine: evento
futuro e certo che sospende l’efficacia contrattuale);
2. Contratto sottoposto a condizione sospensiva (condizione: evento futuro ma incerto che sospende
l’efficacia contrattuale) (es. ti vendo il libro se supero l’esame)

Termine, condizione e modus sono elementi accidentali, cioè entrano nel regolamento contrattuale, operano solo
se previsti dalle parti.

3. Falso rappresentante (contratto stipulato da falso rappresentante);

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COROLLARIO

Il negozio nullo è fin dall’inizio radicalmente inefficace, il negozio annullabile e quello rescindibile sono intanto
efficaci, ma la loro è una efficacia precaria: essa può venir meno a seguito dell’annullamento o della rescissione
pronunciata dal giudice. La nullità ha portata generale ed è posta a protezione di interessi generali della
collettività, tanto che può farsi valere da chiunque vi abbia interesse; le nullità di protezione tutelano interessi
seriali, di particolari categorie di contraenti, tanto che i cdd. “enti esponenziali” di tali interessi sono legittimati a
chiedere che esse vengano vietate a tutti gli operatori di un certo settore; l’annullabilità e la rescindibilità
garantiscono interessi individuali, e infatti la legittimazione ad agire compete solo al soggetto specificamente
tutelato.

NULLITA’

Forma più grave di invalidità del contratto che comporta la radicale e definitiva inefficacia del contratto. Il giudice
deve rilevarla d’ufficio, è irrimediabile (i contraenti non possono sanare, convalidare il negozio in modo da
renderlo produttivo di effetti, è generale (nullo in tutte le ipotesi in cui è contrario a norme imperative, salvo che la
legge disponga diversamente).

Cause di nullità

 Mancanza di un elemento essenziale del contratto : accordo, causa (illecita o in frode alla legge), oggetto
(indeterminato, indeterminabile), forma.
Relativamente all’accordo il contratto è nullo se il contratto è stipulato per gioco o a titolo esemplificativo.
 Illiceità: il contratto illecito per contrarietà a norme imperative, ordine pubblico (insieme di principi
fondamentali e inderogabili dell’ordinamento giuridico*) o al buon costume (insieme dei principi morali
comunemente accolti nella società, regole, esigenze etiche correnti in ordine al pudore, alla sfera sessuale
e alle regole di onestà e di correttezza, ipotesi perlopiù non tipizzate)
*Possono essere costituzionalmente garantiti (libertà di pensiero, di culto, di associazione) oppure no (es.
libertà di sposarsi o no, di avere o non avere figli);
 Contratti con motivo illecito comune a entrambe le parti e contratti in frode alla legge;
 Stato di violenza fisica, per cui manca la volontà contrattuale. (Es. alzare la mano del vicino durante l’asta,
prendere fisicamente la mano di uno e fargli firmare)
 Contratto sottoposto a condizione sospensiva illecita o impossibile (evento di cui il non verificarsi è certo)
 [Art. 2744] Patto commissorio

Come si può soddisfare il creditore se il debitore non pagasse? Procedimento dell’esecuzione, “Par condicio
creditorum”, parità fra creditori, creditore chirografario

Causa legittima di prelazione per pegno, privilegio, ipoteca

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Si ricava dall’art. 1418 che la nullità è virtualmente contenuta nel nostro sistema, oltre ai casi espressamente
previsti dalla legge.

MODUS OPERANDI DELLA NULLITA’

 Opera di diritto, automaticamente, il contratto è inefficace fin dall’origine;


 L’azione di nullità (azione con la quale si fa valere in giudizio l’irregolarità dell’atto) è un’azione diretta ad
ottenere una sentenza di mero accertamento.
 La legittimazione attiva (ad agire) spetta a chiunque ne abbia interesse, ai sensi dell’art. 1421 (cd. nullità
assoluta); la legislazione recente ha introdotto ipotesi di nullità relativa, che può essere fatta valere solo
da uno dei contraenti, il cd. contraente debole, rimettendo alla sua valutazione l’opportunità di far
dichiarare l’invalidità: così, ad es. per le clausole vessatorie nei contratti fra consumatore e
professionista*;
 E’ rilevabile d’ufficio; il giudice nel caso di un processo può automaticamente rilevare il vizio che rende il
contratto nullo, senza alcuna domanda di parte.
 Tempi entro i quali si può agire: azione ed eccezione sono imprescrittibili, salvi gli effetti dell’usucapione e
delle azioni di ripetizione; azione ed eccezione sono due termini processuali che indicano l’atto con cui
rispettivamente l’attore agisce e il convenuto si difende eccependo la nullità dell’atto.

*NULLITA’ DI PROTEZIONE, interessano interessi seriali, di specifiche categorie di contraenti, in particolare dei
consumatori a fronte delle clausole vessatorie. La disciplina delle nullità di protezione è caratterizzata da:

- Nullità parziale, investe solo le singole cause;

- Rilevabilità d’ufficio da parte del giudice, solo se la parte tutelata non manifesti l’intento di mantenere in vita le
clausole (con convalida);

- Inefficacia automatica e ab origine delle clausole vessatorie;

- Integrazione delle lacune derivanti dalla caducazione della clausola tramite la disciplina legislativa, anche di
natura supplettiva; ???

RECUPERO DEL CONTRATTO NULLO

La nullità non ammette sanatorie in quanto i vizi di nullità sono molto gravi. Le parti concordemente possono
procedere soltanto a una rinnovazione del contratto, cioè stipulare un nuovo contratto evitando il difetto che ha
dato luogo alla nullità.

La nullità parziale è la nullità che riguarda solo una parte o clausola del contratto (o nei contratti plurilaterali solo il
vincolo di uno dei contraenti). La nullità può interessare la singola clausola o parte oppure riguardare l’intero
contratto a secondo dell’importanza oggettiva della clausola all’interno del contratto: se essa è determinante (le
parti non avrebbero concluso il contratto senza quella clausola)la nullità della parte fa cadere l’intero contratto,
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viceversa se anche senza la parte colpita da nullità sarebbero addivenuti a stipulazione viene travolta solo tale
clausola o parte e il contratto resta in piedi : ciò per il principio di conservazione del contratto. Si noti che non
occorre alcuna dichiarazione di volontà delle parti per conservare il contratto modificato.

Cd. inserzione automatica di clausole: la legge prevede che le clausole nulle siano sostituite di diritto da norme
imperative (es. locazione a uso commerciale si pattuisce durata inferiore a 6 anni, il contratto rimane valido ma con
la correzione imposta dalla legge (nell’es. la sua durata sarà quella minima stabilita dalla legge), prezzi d’imperio
per il pane, il gas, l’energia elettrica al dettaglio).

[Art. 1424] Conversione del contratto nullo: trasformazione legale (automatica) di un contratto nullo in un diverso
contratto del quale contenga i requisiti di sostanza e di forma e si deve ritenere che le parti lo avrebbero voluto se
avessero conosciuto la causa di nullità (es. usufrutto di edificio, nullo per mancanza di forma scritta, può produrre
gli effetti della locazione). Requisiti:

- Secondo contratto di per sé valido


- Obiettiva congruità tra gli effetti del diverso contratto e gli scopi perseguiti dalle parti

La cd. conversione automatica o legaleviene disposta direttamente dalla legge e non necessità di alcuna
valutazione di congruità (es. conversione legale della servitù in diritto personale di godimento)

La cd. conversione formale avviene quando un contratto nullo per difetto di forma si converte automaticamente in
un altro tipo formale conservando gli stessi effetti giuridici, il contratto rimane invariato nel contenuto. Es. atto
pubblico nullo per difetto delle formalità prescritte vale come scrittura privata ove contenga la sottoscrizione delle
parti.

ANNULLABILITA’

Forma di patologia del contratto meno grave rispetto alla nullità: il contratto è invalido ma provvisoriamente
efficace, ma si tratta di un’efficacia precaria: produce i suoi effetti giuridici fintanto che non viene annullato
mediante sentenza di annullamento su domanda della parte tutelata.

L’annullabilità è testualmente contenuta: i casi di annullabilità devono essere testualmente previsti dal legislatore
e riguardano:

 Incapacità d’agire: condizione in cui si trovano minore d’età, interdetto e per alcuni atti, inabilitato,
emancipato e beneficiario dell’amministrazione di sostegno;
 Incapacità naturale: condizione di chi, sebbene non interdetto, sia incapace di intendere e di volere (es.
contraente ubriaco o intontito di psicofarmaci); per l’annullamento del contratto occorre dimostrare la
mala fede dell’altro contraente desunta anche indirettamente dal pregiudizio che sia derivato o possa
derivare al soggetto. Per gli altri atti occorre invece che ne risulti un grave pregiudizio, che opera come
requisito oggettivo, per cui l’atto sarà annullabile anche se il beneficiario fosse in buona fede.
 Conflitto di interessi fra rappresentante e rappresentato
 Vizi del volere/della volontà: ipotesi di alterazione della volontà negoziale che si forma (se non così fosse
l’atto sarebbe nullo), ma in maniera anomala e distorta. Si fa riferimento a:
- Errore

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- Violenza morale
- Dolo

In questi casi la volontà si è formata ma in modo viziato;

ERRORE: falsa conoscenza della realtà che porta una delle parti a un contratto che senza quell’errore non avrebbe
stipulato. L’errore è causa di annullamento del contratto a condizione che esso sia essenziale e riconoscibile
dall’altro contraente. Si può distinguere in errori vizi ed errori ostativi

Errore vizio = Errore motivo =\ errore del motivo (irrilevante tranne che per la disciplina della donazione)

DEF: falsa rappresentazione della realtà, percepito in modo alterato, falsato, e a causa di ciò si manifesta una
volontà. Questa tipologia di errore si articola in:

- Errori di fatto, riguardano una circostanza di fatto;


- Errori di diritto, sono quelli che cadono sull’esistenza o sul contenuto di una norma giuridica;

Per gli errori di diritto sono necessari 2 requisiti affinché l’errore determini annullabilità:

1. Essenzialità dell’errore (ragione unica o principale per cui si è addivenuti alla stipulazione, elemento
determinante del consenso) contiene un duplice significato:
- Errore determinante per il consenso (senza quell’errore non ci sarebbe stato contratto) oppure
- Errore deve ricadere su determinati elementi:
 Natura del contratto (es. compravendita con riserva di proprietà invece di compravendita in senso
tradizionale con pagamento dilazionato)
 Oggetto del contratto (es. credo di acquistare un ricambio originale e invece acquisto un ricambio comune)
 Qualità essenziali del bene o della prestazione oggetto di contratto (es. videocamera amatoriale invece che
professionale)
 Identità e qualità personali dei soggetti contraenti “intuitupersonae” (riguarda in genere professioni
intellettuali es. assumo un laureato ritenendolo già iscritto all’albo dei medici)
 Quantità della prestazione; il semplice errore di calcolo dà luogo a una mera rettifica.

L’ignoranza legis non è ammessa per giustificare l’errore.

2. Riconoscibilità dell’errore da parte della controparte: una persona di ordinaria diligenza si sarebbe resa
conto che la controparte stava cadendo in errore;

ERRORE OSTATIVO

La volontà si forma in modo corretto, ma viene esternata in modo errato. Si verifica perciò una divergenza fra
quanto voluto e quanto dichiarato. Questa classificazione è puramente nozionistica in quanto la disciplina
applicata è la medesima. (Es. nel contratto volevo scrivere 100, scrivo 1000)

La RETTIFICA è uno strumento sanatorio del contratto annullabile per errore per cui la parte non caduta in errore si
offre di eseguire il contratto che non si è perfezionamento per tale errore. (Es. rettifica, contratto con prezzo 100).

89
VIOLENZA MORALE (es. Intimidazione) =\ violenza fisica che determina nullità

La volontà c’è, seppur viziata, e produce accordo. Si sostanzia in una minaccia di un male ingiusto e notevole tale
da impressionare una persona sensata e indurla a concludere il contratto.

Male ingiusto: si deve minacciare la lesione di un interesse giuridicamente protetto (es. integrità fisica, vita, non la
minaccia di rompere il fidanzamento). Male notevole: di gravità tale da impressionare una persona sensata; si
tratta di un concetto astratto che va contestualizzato alle singole situazioni, facendo riferimento all’età, al sesso e
alle condizioni psicofisiche sia di chi subisce che di chi effettua la minaccia (es. se 20enne minaccia 90enne di
spaccargli la faccia, si prefigura male notevole, diversa è invece la situazione inversa); si fa riferimento a una sorta
di “media emotività”, quindi sono esclusi i casi di persone paurose o facilmente impressionabili.

L’autore della minaccia può essere un contraente o un terzo, quindi chiunque.

Male minacciato. Il contratto è senz’altro annullabile se la minaccia riguarda la persona o il patrimonio del
contraente, di un coniuge, un discendente o un ascendente in linea retta. In tutti gli altri casi non riconducibili a
queste ipotesi è il giudice che di volta in volta sarà chiamato a decidere.

N.B. Il timore reverenziale (condizione di soggezione psicologica verso persone autorevoli o influenti) non
costituisce violenza morale perché si tratta di una condizione psicologica interna al soggetto e preesistente all’atto
negoziale.

DOLO

Il dolo inteso come vizio del volere non va confuso con il dolo inteso come responsabilità del debitore.

DEF: inganno, raggiro che fa cadere in errore una parte e la induce a stipulare contratto che non avrebbe concluso
o che avrebbe perfezionato a condizioni diverse.Mentre l’errore è un evento “spontaneo”, il dolo è conseguenza di
attività ingannatoria altrui, un comportamento commissivo caratterizzato da intenzionalità.

Il dolo si può distinguere in:

- Dolusbonus; tipico dell’attività pubblicitaria e di marketing e consiste nell’esaltazione ed esagerazione di


qualità che il bene comunque possiede; è tollerato dal nostro ordinamento, non comportano né
annullabilità dell’atto né risarcimento del danno;
- Dolusmalus; consiste nell’esaltazione ed esagerazione di qualità che il bene non possiede; (es. esibisco
certificato di originalità falso di un tappeto); il dolusmalus a sua volta può determinare:
 Dolo determinante; l’attività ingannatoria è determinante a contrarre;
 Dolo incidente; il raggiro incide sul contenuto del regolamento negoziale ma senza attività
ingannatoria avrei comunque stipulato ma a condizioni diverse

Questa classificazione prefigura diverse discipline:

a) Se l’attività ingannatoriaintegra dolo determinante ed è attuata da una dei contraenti il contratto è senz’altro
annullabile;
b) Se il raggiro prefigura dolo determinante ma è ad opera di un terzo
c) Se il raggiro operato da una dei contraenti comporta dolo incidente
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d) Se l’attività ingannatoria del terzo integra dolo incidente il contratto non è annullabile ma alla parte ingannata
spetta un risarcimento danni che può essere richiesto solo nei confronti del terzo se il contraente è in buona
fede, diversamente è esigibile nei confronti di entrambi (in regime di solidarietà passiva);

???

Azione di annullamento. Domanda giudiziale diretta a far annullare il contratto; spetta alla parte nel cui interesse è
stabilita dalla legge. Ciò attribuisce a una parte la decisione sul se far annullare l’atto, quindi la possibilità di
valutarne la convenienza (cd. relatività dell’azione di annullamento). Solo eccezionalmente sono previsti casi di
annullabilità assoluta (Legittimazione assoluta ad agire solo nel caso di incapacità legale, v. artt. 119, 1441).
L’azione di annullamento si prescrive in 5 anni, e decorrono dal momento in cui cessa lo stato di incapacità o si è
scoperto l’errore o il dolo o è cessata la violenza;se l’annullamento è provocato da incapacità d’agire, dal momento
in cui cessa la causa di incapacità (maggiore età, venir meno dello status di interdizione o inabilitazione) non si fa
riferimento all’amministrazione di sostegno perché istituto recente, quando termina beneficiario
dell’amministrazione del sostegno; trascorso tale periodo rimane la possibilità di chiedere l’annullamento in via
d’eccezione, ove la parte tutelata sia convenuta in giudizio per l’esecuzione del contratto (l’azione per
l’adempimento si prescrive in 10 anni) per opera della controparte che richiede l’esecuzione coattiva.

Effetti dell’annullamento. Effetto dell’annullamento è l’eliminazione del contratto-atto e del rapporto sorto dal
contratto medesimo, con effetto retroattivo. La sentenza di annullamento è costitutiva e ha l’effetto retroattivo di
privare di efficacia il contratto: è come che il contratto non fosse mai stato stipulato, e le prestazioni
eventualmente adempiute vanno restituite perché non dovute (indebite).Non è rilevabile d’ufficio, è necessaria
una specifica domanda di parte. L’annullamento ha effetto retroattivo solo tra le parti, rispetto ai terzi non è
assoluta. (es. T sotto minaccia vende immobile a C il quale la rivende a S: annullata la prima vendita, dovrebbe
venir meno anche in diritto acquistato da S, ma non è così). L’annullamento che non dipende da incapacità legale
(pubblicamente accertabile tramite gli atti dello stato civile) non pregiudica i diritti acquistati a titolo oneroso dai
terzi in buona fede, salvi gli effetti della trascrizione. L’annullamento del contratto dà diritto al risarcimento dei
danni a titolo di responsabilità pre-contrattuale, sempre che vi sia colpa (tanto più se in mala fede) in capo all’altro
contraente.

CONVALIDA: strumento generale atto a sanare contratti annullabili a prescindere dalla causa di annullabilità che
l’ha determinato. Può convalidare colui che può chiedere annullamento, la scelta è rimessa alla sua valutazione
discrezionale. [art. 1444]

La convalida può essere:

 Espressa; negozio giuridico unilaterale nel quale si dichiara la volontà di sanare il contratto;

Sul piano contenutistico la dichiarazione di convalida presenta:

- Indicazione del contratto di riferimento;


- Motivo di annullabilità;
- Dichiarazione;

Con la dichiarazione la convalida è definitiva, il contratto diviene valido ed efficace e non è più impugnabile per
l’annullamento.

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 Tacita; l’intenzione di sanare, convalidare il contratto si ricava implicitamente da un comportamento
incompatibile con una volontà contraria; nel caso consiste nel dare spontanea e volontaria esecuzione al
contratto pur conoscendo il motivo di annullabilità;

La rettifica. La convalida è uno strumento di carattere generale, mentre il rimedio della rettifica opera solo in caso
di errore. La rettifica consiste nell’offerta di eseguire il contratto in modo conforme alle aspettative della
controparte. Al pari della convalida, la rettifica rende il contratto definitivamente inefficace.

Termini entro cui bisogna agire [art. 1442 individua il “dies aquo”]

Azione di nullità: sempre imprescrittibile. Azione: atto dell’attore con cui si instaura azione giudiziaria. L’eccezione
è imprescrittibile, posso eccepire senza limiti di tempo la validità del contratto

Azione di nullità Azioni annullabilità


Legittimazione ad agire Chiunque (art. 1421) (assoluta) Parte nel cui interesse è stabilito
dalla legge (art. 1441) (relativa*)
Rilevabilità d’ufficio Si No
Sentenza Dichiarativa (in quanto nullità opera Costitutiva
di diritto)
Prescrizione Imprescrittibile Azione 5 anni
Eccezione Imprescrittibile

Il contratto annullabile è sanabile, il contratto nullo non è sanabile

*Deroga quando contratto annullabile per interdizione legale, l’azione è assoluta

RESCISSIONE DEL CONTRATTO

Il contratto può essere rescisso quando è stato concluso a condizioni inique per la condizione di alterata libertà del
volere di uno dei contraenti.E’ una forma particolare di invalidità contrattuale, strumento che il legislatore mette a
disposizione per reagire a contratto iniquo e sanzionare l’abusivo approfittamento dell’altrui libertà negoziale (v.
debolezza contrattuale) Iniquità delle condizioni contrattuali: squilibrio fra prestazione e controprestazione
secondo i valori di mercato.

Legittimazione ad agire. L’azione di rescissione compete solo alla parte che si sia trovata nello stato di pericolo o di
bisogno. A differenza dell’annullamento si prescrive in un anno dalla conclusione del contratto e non è ammessa
convalida. E’ ammissibile solo la rettifica da parte del contraente contro cui è domandata la rescissione, intesa
come offerta di una “modificazione del contratto sufficiente per ricondurlo ad equità”. [art. 1450]

La rescissione è pronunciata dal giudice e ha effetto retroattivo solo tra le parti, non anche verso i terzi, anche
quando essi siano subacquirenti in mala fede. (es. T dona o rivende ad altri un bene acquistato con contratto
rescindibile, l’acquisto è valido)

L’ordinamento prevede due ipotesi di rescindibilità, volte a tutelare la parte in stato di bisogno e sanzionare
l’abusivo approfittamento dell’altrui libertà negoziale, in ossequio al generale divieto di abuso dell’altrui
condizione di debolezza contrattuale. Tali casi sono:

- Rescissione per stato di pericolo: lo stato di pericolo è la particolare condizione del soggetto che contrae per la
“necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona”[art. 1447] Persona intesa come

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contraente o soggetto terzo. Tale situazione di pericolo deve esserenota (conosciuta, non solamente
conoscibile)alla controparte chese ne approfitta. (es. T sta per subire un infarto, accetto le condizioni inique
pretese da un autista per trasportarmi in ospedale, oppure accetto il prezzo esorbitante richiesto dal chirurgo per
operarmi).

I requisiti affinché si prefiguri stato di pericolo sono:

 L’attualità del pericolo, sia reale che putativo;


 Il fatto che il pericolo sia conosciuto (e non solo conoscibile) dalla controparte;
 Gravità del pregiudizio temuto a beni personali (vita, onore ecc.);

(se il pericolo è immediato o il contratto diretto a salvare beni patrimoniali non è operabile rescissione)

La legittimazione ad agire spetta alla parte lesa, ma il giudice può riconoscere una ricompensa all’altra parte per
l’opera prestata. [art. 1447]

- Rescissione per stato di bisogno(azione generale di rescissione): è la condizione di difficoltà di natura economica
o finanziaria in cui versa una parte (es. impossibilitata a far fronte ai pagamenti) che prefigura una lesione
specifica, cd.lesione ultra dimidium (superiore alla metà): il valore di una prestazione deve superare di almeno il
doppio il valore della contro prestazione.L’approfittamento dello stato di bisogno si realizza quando l’altro
contraente consapevole dell’altrui difficoltà trae vantaggio da tale situazione. E’ sufficiente l’oggettivo
approfittamento della situazione di difficoltà dell’altro contraente, non rileva la volontà di arrecare danno e non si
richiedono raggiri o artifici.

(Es. T in difficoltà, vende immobile che vale a 100 vende a 80, la controparte lo sa, ma non è rescindibile, diverso se
viene venduto a 40) [art. 1448] La rescissione non domandabile per contratti aleatori.

Prescrizione [art. 1449]. Azione ed eccezione si prescrivono in un anno dal perfezionamento del contratto. Se però
il patto costituisce reato, si applicano i termini di prescrizione che prevede la legge penale. (Es. T in difficoltà
economica, stipula mutuo con C, che conosce lo stato di T, propone tasso di interesse altissimo, 20% considerato
usuraio perché supera il tasso soglia, che costituisce reato). All’usura pecuniaria si sta affiancando quella reale.

EFFICACIA DEL CONTRATTO

[art. 1372]: “Il contratto ha forza di legge tra le parti”, per cui “non può sciolto che per mutuo consenso (accordo
fra le parti) o per cause ammesse dalla legge” (es. diritto potestativo del recesso). La violazione di una o più
clausole del regolamento determina illecito cd. contrattuale.

Effetto fondamentale ed effetti finali.L’effetto fondamentale del contratto consiste nel vincolo che si instaura fra
le parti, può dirsi generale perché consegue a tutti i contratti, indisponibile (nel senso che le parti non possono né
escluderlo né rinviarlo nel tempo). Si concretizza nel divieto di sciogliersi unilateralmente dal rapporto salvo
specifiche previsioni e nell’obbligo di conservare integre le ragioni della controparte che si ritrova nel contratto
sottoposto a condizione sospensiva durante la cd. pendenza. Gli effetti finali, propri o tipici variano in relazione al
tipo di contratto e sono rivolti a soddisfare gli interessi specifici che le parti hanno inteso regolare. Le parti, entro
certi limiti, possono disporre di tali effetti finali: possono subordinarli al verificarsi di un certo evento (la
condizione) oppure rinviarli nel tempo (con l’apposizione di termine); non possono escluderli del tutto in quanto se

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non dovessero mai prodursi il contratto sarebbe inutile. In un contratto nullo non si produrrà alcun tipo di effetti,
né quello fondamentale né quelli finali; da un contratto valido quelli finali possono anche essere
temporaneamente sospesi o rinviati, ma quello fondamentale si produrrà in ogni caso.

Premesso che tutti i contratti hanno efficacia obbligatoria, in relazione alla tipologia dell’effetto che produce i
contratti si distinguono in:

 Ad efficacia obbligatoria, il cui effetto è limitato a creare un’obbligazione in capo ai contraenti; es.
locazione (diritto personale di godimento), mandato, deposito;
 Ad efficacia reale (contratti traslativi); otre ad avere effetti obbligatori producono effetti reali; il
trasferimento del diritto è immediato ed automatico, per effetto del semplice consenso (costituire ex
novo o trasferire diritti reali o diritti di credito). Es. Superficie, proprietà, mutuo, factoring;a effetto
traslativo immediato;

CRITICITA’: quando si realizza il trasferimento del diritto? Perché il rischio di perimento fortuito di un bene grava
sul suo proprietario.

[Art. 1376] Principio del consenso traslativo. Se il contratto ha per oggetto una cosa determinata ed esistente
l’accordo perfeziona il contratto e trasferisce immediatamente il diritto, e con esso i rischi di un eventuale
perimento

Principi di applicazione del principio traslativo

1. Contratto consensuale perché non ha senso valutare l’applicabilità su contratti per cui l’accordo non
perfeziona il contratto;
2. Contratto reale
3. Contratto avente ad oggetto una cosa determinata; in via interpretativa si è ricavato anche ulteriori due
presupposti:

3a. Cosa di proprietà del venditore

3b. Cosa esistente (quindi non futura)

Vendita ad efficacia reale differita = Vendita ad efficacia obbligatoria (inganno sul termine): il trasferimento del
diritto è posticipato rispetto al momento dell’accordo, il termine è usato per sottolineare coma da essa derivi
l’obbligazione di far acquistare il diritto.

[art. 1378] Ha soltanto effetti obbligatori la vendita che ha ad oggetto cose generiche, cose future e cose altrui.

Ip.1 Vendita di cose generiche: manca il requisito n.3 (cosa indeterminata). Il trasferimento del diritto avviene con
l’individuazione (specificazione di quali cose, fra le tante dello stesso genere, sono assegnate al compratore),
individuazione che può avvenire per una pluralità di casi: (es. mediante separazione delle cose, fatta d’accordo fra
le parti o nei modi da esse stabiliti, es. prelevo una copia di un libro dallo scaffalo, ma può concretizzarsi con la
consegnaal vettore o allo spedizioniere, non si tratta di consegna in quanto tale, ma in quanto una delle modalità
di individuazione).

Ip. 2 Vendita di cose future: Il passaggio di proprietà avviene quando il bene viene giuridicamente ad esistenza
(quando viene scisso dalla cosa che lo ha generato).

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Ip. 3 Vendita di cose altrui: il diritto si trasferisce quando il venditore diventa proprietario. Si verifica un doppio
passaggio traslativo.

Ip. 4 Vendita di cose alternative: la proprietà passa nel momento della scelta.

Ip.5 Vendita con riserva di proprietà: il proprietario si riserva la proprietà del bene fintanto che il compratore non
ha corrisposto l’intero prezzo (solitamente inferiore). L’art. 1523 sancisce una scissione fra il classico effetto
traslativo e trasferimento del rischio stabilendo che il compratore assume su di sé i rischi fin dal momento della
consegna.

Sotto il profilo dell’efficacia nel tempo è possibile effettuare due classificazioni:

1. Ad esecuzione:
 Immediata; l’esecuzione del contratto coincide cronologicamente con il suo perfezionamento;
 Differita; l’esecuzione del contratto è cronologicamente successiva al suo perfezionamento;

2.

o Ad esecuzione istantanea: gli effetti si esauriscono in un’unica soluzione; (es. trasferimento proprietà)
o Di durata; l’esecuzione si protrae nel tempo; esse a loro svolta si distinguono a seconda del momento
della loro esecuzione:
- Ad esecuzione periodica, obbligo di ripetere la prestazione periodicamente (ad intervalli) (es.
somministrazione)
- Ad esecuzione continuata, obbligo di ripetere la prestazione con continuità (es. locazione)

I contratti sotto il profilo del modo in cui il contratto si conclude (perfezionamento) si distinguono in:

- Consensuali, si perfezionano con un semplice accordo (elemento necessario e sufficiente). La


consensualità rappresenta la regola; con il semplice consenso il contratto si perfeziona e da esso
sortiranno gli effetti reali o obbligatori che siano. Es. compravendita
- Reali, è necessario ma non sufficiente l’accordo+ consegna materiale del bene (traditio) es. mutuo,
deposito, comodato=prestito gratuito [risp. artt. 1813, 1866, 1803]

Mentre la consegna nel perfezionamento reale attiene al procedimento di perfezionamento del contratto (può
essere considerato ulteriore requisito o elemento essenziale), in quello consensuale rappresenta un obbligo che
troverà applicazione a contratto già stipulato.Il contratto non si estingue, tutt’al più riceve esecuzione.

INTEGRAZIONE DEL CONTRATTO

Accanto agli effetti in senso proprio contrattuali, altri se ne producono in forza di “fonti esterne” o di
“eteronomia”; esse mutano il regolamento negoziale senza mutarne la natura, ma limitandosi a integrare,
completare il contenuto dell’atto.

a) Quanto alla legge vengono in considerazione sia le norme dispositive che quelle cogenti o inderogabili. Le
norme dispositive operano la cd. integrazione suppletiva, supplendo a una mancata previsione del
contratto (per es. se le parti non determinano luogo e tempo dell’adempimento
b) Gli usi, quelli normativi hanno un ambito di operatività molto ridotto in quanto non possono derogare per
la loro gerarchia le norme di legge e possono avere efficacia solo quando siano da essi richiamati. Gli usi
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negoziali invece sono pratiche contrattuali diffuse, pattuizioni ricorrenti nei diversi tipi di contratto, il
codice li denomina clausole d’uso: alcune clausole essendo ricorrenti nella prassi vengono
sistematicamente inserite nei contratti e tendono a diventare una consuetudine, perciò ad essere
applicate senza che le parti vi abbiano fatto espresso riferimento; la legge le presume e sono le parti a
doverle eventualmente escludere. Esse sono in grado di derogare alle norme dispositive di legge. Gli usi
negoziali inoltre svolgono la funzione di mezzo di interpretazione delle clausole ambigue, muovendo dal
presupposto che i contratti di un certo tipo tendono a riprodurre uniformemente lo stesso contenuto (cd.
usi interpretativi)
c) L’equitàè l’equilibrio tra i sacrifici reciproci; in particolare nei contratti di scambio mira a un equilibrio
economico fra le prestazioni. Non vincola le parti all’equivalenza economica delle prestazioni ma si limita
a determinare o integrare elementi mancanti ad es. in ordine alla misura del corrispettivo. Spesso
nell’ambito di contratti a lavoro subordinato e fra consumatore e professionista avviene la cd.
riconduzione ad equità affidata al giudice in tema di ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
d) La buona fede in senso oggettivo [art. 1375] come criterio di esecuzione del contratto. La buona fede
impone di salvaguardare l’altrui interesse nei limiti in cui sia compatibile con il proprio. Da essa
discendono particolari obblighi o modalità di adempimento non previsti dal contratto o dalla legge (ad es.
obblighi di avviso, tolleranza di alcune inesattezze dell’altrui prestazione). Ad es. noleggio autobus
preventivando escursione nel luogo x, sarà contrario a buona fede il rifiuto di modificare il tragitto per
arrivarci se è equivalente.

Scioglimento del rapporto contrattuale. Il recesso.

Instauratosi il rapporto contrattuale, può sciogliersi solo per “mutuo consenso* o per cause ammesse dalla legge”
[art. 1372]. *La cessazione della sua efficacia richiede il consenso di entrambi i contraenti. Lo scioglimento del
rapporto contrattuale consegue a:

a) Mutuo dissenso; accordo contrattuale diretto a “estinguere”, secondo la previsione dell’art. 1321, il
rapporto nato dal precedente negozio. Per tale atto è necessaria la stessa forma richiesta per il contratto
che si intende estinguere.
b) Recesso; atto unilaterale col quale una parte esercita il diritto potestativo di determinare lo scioglimento
del rapporto; tale diritto può essere di fonte negoziale o legale; ilcontratto può attribuire tale facoltà a
uno solo o entrambe le parti e può subordinarlo ad alcuni adempimenti (preavviso, pagamento di multa
penitenziale). Non può essere esercitato dopo che il contratto sia stato anche solo in parte eseguito (salva
la regola valevole per i contratti di durata), rimanendo comunque escluso che con atto unilaterale si
possano sciogliere con effetto retroattivo i contratti a effetti reali. La legge in presenza di alcuni
presupposti consente di recedere liberamente dal contratto (ad es. giusta causa nel rapporto di lavoro
subordinato per il recesso del datore di lavoro). Principio generale: è ammesso il recesso nei contratti a
esecuzione continuata o periodica che siano a tempo indeterminato.

Lo scioglimento del rapporto in linea di principio ha effetti retroattivi: è come se il contratto non fosse mai stato
stipulato e le prestazioni già eseguite (es. anticipi) dovranno essere restituite. Nei contratti a esecuzione continuata

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o periodica lo scioglimento del rapporto non ha effetto per le prestazioni già effettuate che restano ferme (es.
fornitura energia).

Recesso =\ revoca, atto negoziale diretto a ritirare, privare di efficacia un precedente atto unilaterale (es. revoca
dell’atto di fondazione, della procura, del testamento). In linea di principio è sempre consentita in quanto si incide
su atti negoziali di cui si è autori.

IL CONTRATTO E I TERZI

Il contratto ha forza di legge “tra le parti”, “rispetto ai terzi non produce effetto che nei casi previsti dalla legge”.
[art. 1372, cd. principio di relatività del contratto]. La vendita di un bene altrui non produce effetti direttamente in
capo al proprietario, ma solo effetti obbligatori limitati alle parti contraenti.

Effetti del contratto rispetto ai terzi. Il conflitto tra più acquirenti di uno stesso diritto

Si pone il problema dell’opponibilità dei contratti, cioè della possibilità di far valere posizioni giuridiche nascenti da
contratti che ledano diritti altrui o sono reciprocamente incompatibili:

a) Se si tratta dell’acquisto di diritti reali su universalità di mobili, si applica la regola generale della priorità
nel tempo;
b) Quando si tratta di diritti reali su beni mobili, il conflitto si risolve in base alla regola sul possesso titolato:
prevale colui che ha conseguito per primo il possesso, purché in buona fede al momento dell’acquisto e
munito di un titolo valido anche se di data posteriore;
c) Ove oggetto del contratto sia un credito, prevale la cessione notificata o accettata per prima dal debitore
con atto di data certa;
d) Se si tratta infine di diritti personali di godimento, prevale colui che per primo ha conseguito il godimento
della cosa anche se il suo acquisto è di data posteriore, o in mancanza, colui che ha un titolo di data certa
anteriore;

Il contratto a favore di terzi

Contratto nel quale i contraenti prendono il nome di stipulante e promittente.Costituisce una deroga al principio
della relatività del contratto. Per effetto di tale contratto un soggetto terzo estraneo al contratto stesso acquista il
diritto di pretendere una prestazione dal promittente. La figura si ritrova ad es. nell’accollo, nel trasporto di cose,
nell’assicurazione sulla vita a favore di un terzo (figure tipiche); sono ammissibili anche figure atipiche. L’acquisto
del diritto di credito è immediato ed automatico in forza della stipulazione del contratto, non è necessaria alcune
dichiarazione di accettazione del terzo per acquistarlo, il quale comunque può rifiutarlo. Si noti che il terzo non
diviene parte sostanziale del contratto per cui non può agire con i rimedi offerti dalla legge a tutela dei contraenti.
Il terzo può dichiarare di voler profittare della stipulazione, e ciò ha il solo effetto di rendere irrevocabile la
convenzione a suo favore. Infatti lo stipulante può decidere di revocare o modificare l’attribuzione del beneficio in
favore del terzo fintato che quest’ultimo non ha accettato.

T (stipulante)-C(promittente) Accettazione di S*

|--------------------------------------------------------------|----------------------------------------------------------------------------

1/12 10/12

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*Rende irrevocabile l’attribuzione del credito al terzo, consolidando la sua posizione di creditore. Mentre nella
cessione del credito si trasferisce diritto di credito, in questo istituto nasce automaticamente in capo al terzo.

Affidamento, autoresponsabilità e apparenza contrattuale. La criticità sta nello scegliere se preferire la tutela
delle reali posizioni giuridiche (titolare effettivo) oppure fare affidamento sugli interessi di altri che vi abbiano fatto
affidamento senza colpa. Regola generale è quella dell’autoresponsabilità: chi pone in essere dichiarazioni
negoziali ne subisce le conseguenze in base al loro significato oggettivo, ma solo nei limiti in cui abbia suscitato nei
terzi o nella controparte un ragionevole affidamento (nei limiti in cui vi farebbe affidamento una persona di
normale diligenza). Così la dichiarazione emessa per errore può essere annullata, purché l’errore fosse
riconoscibile dall’altro contraente. Chi ha conferito un potere di rappresentanza è vincolato all’operato del
procuratore pur dopo la revoca se non l’abbia resa nota con mezzi idonei o non provi che il terzo ne fosse a
conoscenza.

Cd. Principio della apparenza:coloro che, senza colpa, hanno fatto affidamento su una situazione apparente
mantengono i diritti acquisiti su tale base (v. pagamento creditore apparente).

Il contratto simulato. Si ha simulazione quando le parti fingono di simulare un contratto ma in realtà non ne
vogliono gli effetti (simulazione assoluta) oppure vogliono gli effetti di un contratto diverso (simulazione relativa).
Questo risultato si ricava affiancando alla dichiarazione contrattuale una controdichiarazione, nella quale si
chiarisce il reale intendimento delle parti.Presupposti: contratto e accordo simulatorio: accordo volto a non
attribuire alcun effetto al contratto apparentemente stipulato.

Nella simulazione relativa il contratto simulato si interpone al contratto dissimulato, quello effettivamente voluto
dalle parti e che ha effetto se sussistono i requisiti. (es. si finge una vendita, ma in realtà ciò nasconde una
donazione)

Interposizione fittizia di persona: sottospecie di simulazione relativa, è una simulazione di carattere soggettivo,
(es. Io T fingo di stipulare con C, invece stipulo con S),

Effetti della simulazione fra le parti. Le ragioni per cui viene posta in essere una simulazione sono le più varie,
lecite o no. La legge non vieta la simulazione se le ragioni che inducono le parti a porla in essere sono lecite;
altrimenti tutta l’operazione sarà senz’altro nulla.

Tra le parti avrà effetto il contratto dissimulato, a condizione che sussistano i requisiti di sostanza e di forma. [Art.
1414] Il contratto simulato è sostanzialmente nullo, “non produce effetto fra le parti” per mancanza di volontà.

La simulazione per atto unilaterale è possibile solamente per quelli recettizi.

L’azione di simulazione è un’azione di mero accertamento, essendo diretta a far dichiarare dal giudice quale sia il
reale intendimento delle parti. Spetta a chiunque vi abbia interesse ed è imprescrittibile quando mira alla
dichiarazione di nullità del contratto simulato; si prescrive in 10 anni ove si chieda accertamento del reale assetto
voluto dalle parti col negozio dissimulato. Le parti devono provare la simulazione per iscritto tramite la
controdichiarazione, i terzi con qualsiasi mezzo, anche con testimoni o presunzioni.

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Effetti della simulazione rispetto ai terzi. A questo proposito si distinguono i terzi in genere, terzi aventi causa dal
simulato acquirente e terzi creditori. La regola fondamentale è dettata nell’art. 1415: i terzi controinteressati
possono far valere la simulazione quando essa pregiudica i loro diritti (es. inquilino a cui viene intimato lo sfratto
per necessità dal simulato acquirente). Una seconda regola stabilisce che la simulazione non può essere opposta ai
terzi che in buona fede hanno acquistato diritti dal titolare apparente, cioè dal simulato acquirente(T vende
simulatamente a C e questo approfitta della situazione apparente e dona a S: se S acquista in buona fede,
ignorando la vendita simulata, il suo acquisto rimane salvo e T potrà solo chiedere il risarcimento a C).Sono fatte
salve peraltro le regole sulla trascrizione.

Rapporti con i creditori. Posta come regola generale la regola dettata dall’art. 1415, una regola specifica viene
dettata in caso di conflitto tra i creditori del simulato alienante e i creditori del simulato acquirente. Si trovano
persone aventi interessi contrapposti: i creditori del primo vogliono far dichiarare la simulazione per poter
espropriare i beni; i creditori del secondo hanno interesse a mantener ferma la situazione apparente. [art. 1416] I
creditori del simulato alienante sono preferiti ai creditori del simulato acquirente se il loro credito è di data
anteriore alla simulazione: la ragione è data dal fatto che nel momento in cui gli è stato fatto il credito, il simulato
risultava ancora titolare dei beni fittiziamente alienati e su questi potevano fare affidamento i suoi creditori.

Il contratto fiduciario. Esso si distingue da quello simulato in quanto realizza una attribuzione effettiva a un
soggetto, ma in vista di uno scopo ulteriore.Trasferisco un bene a un creditore, con l’intesa che me lo restituirà
una volta saldato il mio debito. L’effetto del contratto è realmente voluto (es. trasferimento della proprietà) solo
che è strumentale rispetto al raggiungimento di un fine ulteriore. Il caso: voglio far pervenire un bene a una
persona e non voglio figurare come parte dell’operazione, ipotesi 1: nterposizione fittizia di persona: simulazione
soggettiva; ipotesi 2: interposizione reale di persona: es. trasferisco un bene a una persona con l’intesa che egli lo
ritrasferirà alla persona indicata.

Il negozio fiduciario rientra nel quadro dei negozi indiretti (o uso indiretto dei negozi), ed è lecito nei limiti in cui è
lecito lo scopo finale di tutta l’operazione. Se questo è illecito, tutta l’operazione risulterà illecita perché si
configura come negozio in frode alla legge.

L’obbligo del fiduciario è un vero e proprio obbligo giuridico: in caso di inadempimento il fiduciante potrà ottenere
l’esecuzione coattiva; il patto ha solo effetti obbligatori: non potrà travolgere i diritti acquistati dai terzi di buona
fede.

LA RAPPRESENTANZA

La legittimazione (competenza a disporre di un diritto) può non collimare con la titolarità del diritto stesso: ciò è
causa di un’esigenza di collaborazione che porta certi soggetti a delegare ad altri il potere di compiere atti giuridici
che lo riguardano. La rappresentanza è la forma più rilevante di sostituzione nell’attività giuridica.

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Def: “potere di agire in nome e per conto altrui”; potere attribuito a un soggetto (rappresentante) di compiere atti
giuridici che producono effetti nella sfera di un altro soggetto (rappresentato).

Per conto altrui: nell’interesse di un altro soggetto. In nome altrui: spendere il nome di un altro soggetto.

T (rappresentante) ---------------- S

C (rappresentato)

T può validamente spendere il nome di C, ne deriva che tutti i diritti e gli obblighi nascenti dal contratto ricadono
direttamente ed immediatamente nella sfera giuridica del rappresentato (C).

E’ un istituto di carattere generale, ammissibile sia per i contratti che per gli atti unilaterali (es. diffida ad
adempiere, atto di costituzione in mora, proposta contrattuale). E’ esclusa solo in alcuni atti a carattere
strettamente personale, come il matrimonio e il testamento.

FONTI [art. 1387] La rappresentanza diretta può essere conferita dalla legge o dall’interessato.

- Legale (es. dei genitori che esercitano potestà genitoriale, tutore per minorenne, orfano o minorenni privi
di genitori con responsabilità genitoriale, l’amministratore di sostegno quando il giudice lo investe della
funzione di rappresentanza, in genere nelle ipotesi di incapacità legale di agire)
- Convenzionale, volontaria (volontà negoziale della parte che prende il nome di rappresentato, il potere di
rappresentanza nasce dalla procura: struttura: negozio giuridico unilaterale; contenuto: si conferisce il
potere rappresentativo, ma non si assume alcun obbligo, per ciò non serve il consenso;

Il potere di rappresentanza può essere attribuito anche nell’interesse del rappresentante o di terzi. Ad es.
“cessione dei beni ai creditori”, contratto con cui un soggetto attribuisce ai creditori di vendere i suoi beni al fine di
soddisfarsi sul ricavato [art. 1977]. Il potere di rappresentanza conferito anche nell’interesse altrui non può essere
revocato.

La rappresentanza indiretta o interposizione gestoria. La rappresentanza diretta si contrappone alla


cd.rappresentanza indiretta: “potere di agire nell’interesse altrui ma a nome proprio” (non è una vera e propria
rappresentanza)

Rappresentante =\ “Nuncius” (nuncio) = strumento di trasmissione della volontà.

Mentre il rappresentante partecipa con la propria volontà (ad es. nella fase delle trattative), il nuncio si limita a
trasmettere la volontà di un altro soggetto tale e quale (assume il valore di una lettera). Nella rappresentanza
diretta il rappresentante è soltanto parte formale in quanto il rappresentato è parte sostanziale e come tale è
destinatario degli effetti, in quella indiretta è sia parte formale che sostanziale del contratto, che produrrà effetti in
capo al nuncio stesso. Questi dovrà poi riversarli, con un apposito atto di ritrasferimento nella sfera giuridica
dell’interessato. La figura ricorre tipicamente nelle ipotesi di mandato senza rappresentanza

La procura. Atto unilaterale per la cui efficacia non si richiede l’accettazione del procuratore in quanto gli viene
conferito non l’obbligo ma la facoltà di agire in nome e per conto altrui. La procura ha natura negoziale e la relativa
dichiarazione può essere espressa o tacita (es. discende implicitamente dal contratto di mandato, dalla

100
predisposizione di un dipendente alla cassa). Forma: la procura deve avere la stessa forma richiesta per la validità
dell’atto che il rappresentante è legittimato a compiere in nome e per conto altrui.

Può essere

- Speciale, se riguarda un singolo atto specifico;


- Generale, se attiene a più atti o generalmente per tutti gli affari del rappresentato; può riguardare
solamente atti di ordinaria amministrazione, (finalizzati a conservare la consistenza del patrimonio), quelli
di straordinaria amministrazione sono esclusi se non espressamente indicati.

Rapporto con i terzi. I terzi possono pretendere che il rappresentante giustifichi i suoi poteri e dia loro una copia
del documento di delega, che deve essere restituito al rappresentato una volta che sia cessato il potere.

Estinzione. Avviene per cause attinenti sia alla procura sia al rapporto interno di gestione tra rappresentante e
rappresentato.

- La revoca della procura è sempre possibile salvo il caso che il potere sia conferito anche o esclusivamente
nell’interesse del rappresentante, ma la revoca e le modificazioni della procura devono essere portate a
conoscenza dei terzi con mezzi idonei, diversamente, non sono opponibili ai terzi se non si prova che questi ne
avevano conoscenza.
- L’estinzione del rapporto interno di gestione comporta l’automatico venir meno del potere rappresentativo, ma
tale causa di estinzione non è opponibile ai terzi che le abbiano ignorate senza colpa.
- Morte, sopravvenuta incapacità o fallimento del rappresentante o del rappresentato;
- Scadenza del termine o compimento dell’affare per il quale il potere è stato conferito;

Vizi della volontà e stati soggettivi.

Capacità del rappresentato: capacità di agire, in quanto autore dell’atto negoziale della procura (soggetto
maggiorenne, non interdetto, non inabilitato). Capacità del rappresentante: è’ necessaria e sufficiente la capacità
naturale di intendere e di volere avuto riguardo alla natura e al contenuto del contratto.

Quanto alle situazione riguardanti ai vizi della volontà e allo stato di buona o mala fede bisogna fare riferimento al
rappresentante, poiché è la sua volontà a dare vita al negozio, salvo che i vizi riguardino “elementi predeterminati
dal rappresentato”: in tal caso rileva la volontà dell’interessato che però in nessun caso può giovarsi dello stato di
ignoranza o di buona fede del rappresentante (es. T ritiene per sbaglio che il mobile sia antico e incarica
l’antiquario di acquistarlo: qui l’errore rileva anche se l’antiquario non si era ingannato sulle caratteristiche del
bene. Se però il rappresentato era il mala fede perché conoscenza la provenienza furtiva della merce non potrà far
salvo il suo acquisto giovandosi della buona fede del rappresentante.

Conflitto d’interessi. Abuso del potere rappresentativo, comportamento considerato illecito dalla legge; ricorre
quando un soggetto che detiene il potere di rappresentanza, pur agendo nei limiti della procura, agisce senza
perseguire l’interesse del rappresentato, bensì il proprio o quello di terzi. (C procura verso T vendere immobile, T
vende a S, suo figlio, dovrebbe vendere al massimo possibile invece così è ragionevole pensare il contrario).

Sanzione applicabile: annullabilità del contratto, sempre che il conflitto sia conosciuto o conoscibile dall’altro
contraente. [art. 1394] Il solo rappresentato ha la legittimazione ad agire, e si noti che occorre dimostrare
l’oggettivo conflitto, senza dover dimostrare che l’atto del rappresentante sia effettivamente pregiudizievole o

101
dannoso per il rappresentato (ad es. anche se la vendita è fatta al giusto prezzo). L’annullabilità è esclusa quando
per la predeterminazione del contratto o previa autorizzazione del rappresentante, viene escluso alla radice ogni
possibile conflitto d’interessi.[Art. 1395] Ipotesi particolare di conflitto di interessi: “contratto con se stesso”
(Quando il rappresentante acquista per se stesso assumendo la doppia veste di acquirente e procuratore.

Rappresentanza senza potere. Cd. falso rappresentante: la sua figura ricorre per difetto di legittimazione, cioè
quando si agisce senza procura o con eccesso di potere rappresentativo. [art. 1398] Conseguenze: il contratto
stipulato dal rappresentante con il terzo è valido ma inefficace, inidoneo a produrre i propri effetti né in caso al
preteso rappresentato né verso il falso procuratore a causa del difetto di legittimazione. Il contratto non produce
nemmeno effetti obbligatori (come accade in caso di vendita di beni altrui).

Il falso rappresentante è responsabile dei danni sofferti dall’altro contraente che abbia confidato senza sua colpa
nella validità del contratto a titolo di responsabilità precontrattuale. Il terzo quindi merita tutele se era in buona
fede (se ignorava il difetto di legittimazione del rappresentante): egli potrà chiedere risarcimento danni al falso
rappresentante a titolo di responsabilità precontrattuale in quanto è stato violato il dovere di correttezza nella fase
delle trattative.

Tale contratto d’altra parte non è nullo perché la legittimazione al compimento dell’atto non è elemento essenziale
dell’atto stesso, per cui è possibile recuperare l’efficacia del contratto, attraverso lo strumento della
ratifica(procura posteriore o successiva), atto unilaterale che può essere posto in essere dal solo rappresentato
che consente di sanare difetto di legittimazione, rendendo il contratto efficace con effetto retroattivo. Efficace in
capo al ratificante fin dal principio. Può essere espressa o tacita (ad es. il ratificante riceve l’adempimento dell’altro
contraente in esecuzione del contratto) salvo sia prescritta una forma particolare per il compimento dell’atto da
ratificare.

=\ Contratto per persona da nominare. Forma di cooperazione nell’altrui attività giuridica. Contratto con il quale
una parte si riserva di nominare successivamente il soggetto nella cui sfera giuridica il contratto produrrà i propri
effetti, quindi che assumerà tutti i diritti ei gli obblighi nascenti da tale contratto. La dichiarazione di nomina del
terzo deve essere effettuata entro i 3 giorni legalmente previsti o quelli pattiziamente previsti dalle parti, altrimenti
il contratto si consolida in capo alle parti originarie. E’ necessaria l’accettazione del soggetto nominato. Clausola
che trova frequente applicazione nei preliminari di vendita e nelle vendite forzate immobiliari.

Differenze rispetto al contratto a favore di terzi: il terzo acquista automaticamente, l’accettazione non serve per
acquistare il diritto, ma solo per privare lo stipulante della facoltà di revoca; il terzo è creditore, non una parte
contraente.

Contratto per persona nominale il nominato diventa parte del contratto se accetta (è necessario il consenso), ed
assume la posizione di contraente, entra nel contratto con effetto retroattivo, come se il contratto fosse fin
dall’origine stipulato con il nominato, il contraente originario esce.

In alternativa alla dichiarazione di nomina è sufficiente la procura anteriore. La figura rappresenta una
rappresentanza eventuale (se manca la nomina o l’accettazione il contratto produce effetti tra le parti originarie)
di persona incerta(pur dichiarando di agire per altri, lo stipulante non rivela subito il nome dell’interessato).

102
Dichiarazione di nomina ed accettazione del designato sono entrambi atti unilaterali recettizi e insieme alla procura
devono avere la stessa forma utilizzata per la stipulazione del contratto, anche se non necessaria per la sua
validità, sempre che quest’ultima sia stata rispettata. [artt. 1401, 1403]Art. 1404 precisa che la persona nominata
entra nel contratto con effetto retroattivo.

Procura =\ Mandato

Sono strutturalmente e contenutisticamente diversi

1. Il mandato è un contratto mentre la procura è un negozio unilaterale;


2. Il contratto di mandato è fonte di obblighi per il mandatario, mentre la procura conferisce poteri al
rappresentante;

Il mandato richiama l’ipotesi di rappresentanza indiretta se è senza procura mentre se è con procura si applica
anche la disciplina della rappresentanza. Mandato senza procura = contratto di mandato avente ad oggetto bene
immobile (es. T acquista immobile nell’interesse di C ma in nome proprio, dovrà ritrasferire la proprietà del bene a
C). Se il ritrasferimento non avviene si applica la disciplina dell’obbligo a contrarre. [Art. 1705]Contratto di
mandato avente ad oggetto bene mobile: il secondo passaggio di proprietà è automatico poiché l’art. 1706
attribuisce la facoltà quando il mandatario esegue l’obbligo nascente da mandato. Mandato + procura = il mandato
obbliga, la procura legittima: il mandatario in virtù del contratto di mandato è obbligato ad agire per conto del
mandante e in forza della procura è legittimata ad agire in nome del rappresentato.

EFFETTO SUCCESSORIO CUMULATIVO (?)

T (accollato) ---------------- 100 ----------------- C (accollatario)

S (accollante)

[Art.1406] Cessione del contratto. Riguarda solo i contratti a prestazioni corrispettive (es. locazione) Perché nei
contratti unilaterali avverrebbe solo la cessione della posizione debitoria o creditoria.E’ il negozio con il quale una
parte, con il consenso dell’altra, sostituisce a sé un terzo nei rapporti derivanti da un contratto a prestazioni
corrispettive. La disciplina ricalca la cessione del credito, salvo alcune peculiarità derivanti dal fatto che non viene
ceduto solo il lato attivo, ma l’intera posizione contrattuale e perciò anche le obbligazioni.

Contratto trilaterale (plurilaterale): è necessario il consenso del ceduto* (contraente originario che rimane
vincolato), del cessionario (nuovo contraente al quale si trasferisce il rapporto contrattuale), del cedente (colui che
cede la propria posizione contrattuale). *Il consenso può essere espresso in via preventiva: se ciò avviene, è
sufficiente che la cessione gli venga notificata.

Limiti alla cessione del contratto:La vendita di un bene soggetto al principio del consenso traslativo non può
essere oggetto di cessione del contratto. Le prestazioni devono ancora essere eseguite, altrimenti si verificherebbe
l’ipotesi del contratto unilaterale.

La cessione non ha effetto retroattivo, e trattandosi di contratti di contratti di durata, restano ferme le prestazioni
già eseguite. Il cedente è tenuto a garantire la validità e l’efficacia del contratto trasferito, non anche il suo

103
adempimento. Se per patto espresso assume la garanzia dell’adempimento, risponderà come fideiussore del
ceduto; se il ceduto dichiara di non liberarlo, il cedente avrà una responsabilità sussidiaria. ???

[art. 1408]

Accanto alla cessione negoziale vi sono numerose ipotesi di cessione legale del rapporto: è la legge che prevede il
trasferimento automatico di un rapporto contrattuale da un soggetto all’altro (es. trasferimento dei contratti
aziendali in caso di vendita dell’azienda, trasferimento dell’eventuale locazione e assicurazione della cosa venduta)

Il subcontratto. Mentre con la cessione si realizza una successione nello stesso rapporto, col subcontratto si dà vita
a un nuovo contratto, derivato da quello precedente, che continua a sussistere tra le parti originarie. Rimangono
fermi entrambi i contratti e in linea di principio ciascuno risponde esclusivamente verso il proprio contraente.

L’ESECUZIONE DEL CONTRATTO

Il contratto efficace deve essere eseguito: devono cioè adempiersi le obbligazioni in esso previste. I criteri che
caratterizzano l’esecuzione del contratto sono gli stessi che riguardano il tema delle obbligazioni: si applicano cioè
le regole che disciplinano l’esatto adempimento, e anzitutto le prescrizioni su diligenza media e su buona fede. Su
tale disciplina incidono però disposizioni specifiche dettate per i singoli contratti, che ben possono derogare alle
regole generali. (es. nei contratti a titolo gratuito in genere si attenua il grado di diligenza richiesta)

Anomalie del sinallagma contrattuale e strumenti di tutela. Nei contratti a prestazioni corrispettive ciascuna delle
prestazioni è funzione dell’altra: si dice che sono in rapporto di corrispettività o reciprocità e tale nesso che lega le
controprestazioni prende il nome di sinallagma contrattuale. Ciascuna prestazione perciò è la giustificazione, la
causa dell’altra e si comprende che la mancanza o il difetto dell’una toglie ragion d’essere all’altra, sia quando la
mancata prestazione è mancata per la non volontà della controparte di adempiere, sia quando una prestazione sia
divenuta impossibile senza colpa dell’obbligato.

La legge appronta alcuni rimedi per il caso in cui nei contratti a prestazioni corrispettive sia alterato il sinallagma
contrattuale; si parla di difetto funzionale della causa per indicare che si tratta di anomalie estranee alla struttura
dell’atto negoziale, di sopravvenienze successivealla stipulazione del contratto e che ne impediscono il
funzionamento; i rimedi previsti sono essenzialmente due: alcuni hanno lo scopo di conservare il rapporto di
reciprocità tra le prestazioni (rimedi conservativi) altri sono diretti a far fronte alla sua definitiva inattuazione
(rimedi demolitori).

a) Rimedi conservativi
- Sospensione dell’esecuzione: ciascun contraente può sospendere l’esecuzione della sua prestazione se
le condizioni patrimoniali dell’altro sono divenute tali da porre in pericolo il conseguimento della
controprestazione. [art. 1461] (es. debitore sull’orlo del fallimento o insolvente, e cfr. l'art. 1186 sulla
decadenza del debitore insolvente dal beneficio del termine)
- Eccezione di inadempimento. 1460]
Eccezione: strumento di difesa del convenuto; =\ perché si verifica stragiudizialmente.

104
Si tratta di un mezzo di autotutela a disposizione di ciascun contraente, il quale può sollevare l’eccezione
di inadempimento e rifiutare di adempiere la sua obbligazione fintanto che la controparte non adempie
o non offre di adempiere contemporaneamente la propria (ancorando il proprio adempimento a quello
della controparte), salvo che siano previsti termini diversi o che il rifiuto non sia contrario alla buona
fede. (ad. es. medico non può rifiutarsi di prestare assistenza urgente solo perché il malato non ha il
denaro per pagarlo subito)
Le parti con la clausola “solve et repete” (clausola limitativa della facoltà di proporre eccezioni) possono
limitare o escludere la facoltà di eccepire l’altrui inadempimento. La parte vincolata pertanto deve
eseguire la prestazione, e solo successivamente potrà far valere le sue ragioni. La clausola è frequente nei
contratti standard. (ad es. non posso rifiutare di pagare la bolletta telefonica adducendo a un errore di
fatturazione)
A garanzia del contraente la legge stabilisce che deve essere approvata per iscritto e non ha effetto per le
eccezioni di invalidità del contratto. C’è da ricordare che rientra fra le clausole vessatorieper cui provoca
nullità relativa se inserita in un contratto fra consumatore e professionista.
Clausole vessatorie: producono squilibri dei diritti a danno del consumatore.
- Diritto di ritenzione: come ulteriore forma di autotutela è sancita in alcuni casi la facoltà di trattenere
presso di sé una cosa appartenente ad altri finché non sia adempiuta l’obbligazione di controparte. (ad es.
chi ha effettuato riparazioni su una cosa può rifiutarsi di restituirla fino al pagamento del corrispettivo). Si
tratta di una previsione eccezionale perciò non applicabile in via analogica ma sancita anche oltre l’ambito
contrattuale. (cfr. artt. 1152, 748, 1006, 1011, 2794)

Tali rimedi sono sempre provvisori e non definitivi, perciò quando l’inadempimento si protrae nel tempo il
contraente fedele ha due possibilità di tutela: può chiedere la manutenzione del contratto o la sua
risoluzione.

La manutenzione del contratto è un rimedio giudiziale che si consegue con la domanda in


giudizio volta ad ottenere la condanna all’adempimento ed eventualmente l’esecuzione
forzata in forma specifica.

b) Rimedi demolitori: la risoluzione

SCIOGLIMENTO DEL CONTRATTO [art. 1372]

Il contratto “non può essere sciolto che per mutuo consenso* o per cause ammesse dalla legge”

*Accordo con il quale si estingue il vincolo contrattuale.

Quando i rimedi conservativi si sono rivelati insufficienti o inattuabili, la legge offre un rimedio più radicale: la
risoluzione, che comporta lo scioglimento del rapporto contrattuale. E’ prevista per:

 Inadempimento
 Impossibilità sopravvenuta
 Eccessiva onerosità sopravvenuta

105
Queste ipotesi sono accomunate dal fatto che non attengono alla struttura dell’atto come le invalidità,
bensì provocano lo scioglimento perché derivano da cause sopravvenute, successive alla pur valida
stipulazione del contratto-atto.

La risoluzione è un istituto che riguarda di regola solamente i contratti a prestazioni corrispettive.Di regola perché
ammette ipotesi particolari, ad es. il contratto di mutuo purché unilaterale può essere oggetto di risoluzione.

Essa può operare di diritto, automaticamente, o al verificarsi di determinati presupposti, ovvero per
effetto di sentenza costitutiva del giudice. In entrambi i casi ha efficacia retroattiva, ma soltanto fra le
parti.

Può trovare applicazione quando una delle due parti è inadempiente;

Mentre l’art. 1218 riguarda la disciplina generale dell’illecito cd. contrattuale, a prescindere dalla sua fonte (senza
che assuma alcun rilievo la fonte della stessa), l’art. 1453 specifica che la risoluzione riguarda la specifica ipotesi in
cui l’inadempimento imputabile riguardi la prestazione nascente da contratto, completando la disciplina dell’art.
1218.

Risoluzione per inadempimento

E’ lo scioglimento del rapporto determinato dall’inadempimento imputabile di uno dei contraenti. Si deve però
trattare di un adempimento grave, “di non lieve entità”, in quanto quella dello scioglimento è un’ipotesi residuale.

Di fronte all’inadempimento in contraente fedele può chiedere l’esecuzione del contratto o la sua risoluzione.
Viene inoltre riconosciuto uno iusvariandi, seppur limitato: chiesto l’adempimento, potrà sempre optare
successivamente per lo scioglimento del contratto, ma non è ammessa l’ipotesi contraria perché quando viene
richiesto lo scioglimento del contratto si presuppone che la parte non abbia più interesse a ricevere
l’adempimento.

Poiché la risoluzione è determinata da inadempimento imputabile, il contraente fedele ha diritto inoltre al


risarcimento danni. In particolare, va risarcito l’interesse positivo che il contraente aveva alla regolare esecuzione
del contratto, e perciò sia il danno emergente sia il lucro cessante relativi al contratto inadempiuto.

Possono aversi due tipi di risoluzione per inadempimento:

a) Risoluzione giudiziale: si realizza con sentenza costitutiva del giudice a seguito della domanda
dell’interessato, previa verifica dei presupposti, in particolare la gravità dell’inadempimento.
b) Risoluzione di diritto (automatica e stragiudiziale). Può aversi nei seguenti casi:

1. Diffida ad adempiere (procedimento monitorio ex art. 1454); la parte cd. creditrice intima per iscritto la
controparte ad adempiere entro un termine congruo, di norma non inferiore ai 15 gg, avvertendo che in
mancanza, il contratto si considererà risolto di diritto (automatica, ipso iure). Senza l’avvertimento si
tratterebbe di un semplice atto di costituzione in mora del debitore. Vantaggi: (costi inferiori e tempi più
brevi) con la diffida ad adempiere il contraente fedele evita fastidio per la lite giudiziaria e spese
processuali, e risparmia tempo ottenendo la risoluzione automatica decorso il termine. In caso di
106
contestazione sull’inadempimento o sulla sua gravità si dovrà ricorrere al giudice il quale però si limiterà a
verificare l’esistenza dei presupposti per la risoluzione emanando una sentenza dichiarativa di mero
accertamento.

2. Clausola risolutiva espressa[art. 1456] Clausola contrattuale (non rileva se inserita fin dall’origine o
successivamente) con la quale le parti stabiliscono preventivamente che qualora si verifichi un
determinato, specifico inadempimento il contratto si risolverà automaticamente. Occorrerà solamente
che la parte interessata emetta una dichiarazione recettizia nella quale comunichiall’altra l’intenzione di
avvalersi della clausola risolutiva: da quel momento il contratto è risolto.

3. Termine essenziale[art. 1457]La prestazione deve necessariamente essere eseguita entro un certo
termine in quanto l’adempimento tardivo non potrebbe soddisfare l’interesse del creditore, come
previsto dall’art. 1174. L’essenzialità può essere:
- Oggettiva (es. compro abito per matrimonio, mi viene consegnato il giorno dopo la cerimonia)
- Soggettiva (prevista dalle parti)

Scaduto il termine il contratto si risolve automaticamente, a meno che entro i tre giorni successivi la parte che ha
diritto alla prestazione non comunichi di avere comunque interesse a un adempimento tardivo. La gravità
dell’inadempimento è insita nello stesso carattere essenziale del termine.

Risoluzione per impossibilità (non imputabile) sopravvenuta, perché quella imputabile sarebbe soggetto alla
disciplina della risoluzione. [art. 1463]

Rem: l’impossibilità originaria della prestazione rende nullo sia contratto che obbligazione, mentre quella
sopravvenuta è causa di estinzione della sola obbligazione: per quanto riguarda il contratto a prestazioni
corrispettive dal quale nasce l’obbligazione l’impossibilità sopravvenuta è causa di risoluzione del contratto
automatica, immediata e senza conseguenze risarcitorie.

Quando una delle prestazioni diviene impossibile per cause non imputabili (ostacolo non superabile con la
diligenza media), il contratto si risolve automaticamente senza conseguenze risarcitorie. La parte liberata per la
sopravvenuta impossibilità non può esigere la controprestazione, anche se possibile, e deve restituire quella che
abbia già ricevuto secondo le norme sulla ripetizione dell’indebito.(es. se la band non tiene il concerto perché il
cantante si è ammalato ho diritto a farmi rimborsare il prezzo del biglietto)

Tale regola generale va tuttavia coordinata coi principi sul trasferimento della proprietà e degli altri diritti reali. Il
trasferimento è immediato se il contratto di alienazione ha ad oggetto cose determinate e contestualmente ad
esso si realizza il passaggio del rischio di perimento fortuito della cosa dal vecchio al nuovo proprietario (res perit
domino). Egli perciò dovrà pagare il prezzo anche se la cosa perisce per causa non imputabile all’alienante prima
che la cosa stessa gli sia stata consegnata (v. art. 1465, anche per la diversa regola dettata per il caso di condizione
sospensiva)

107
1256 Riguarda l’impossibilità sopravvenuta riguardante qualsiasi prestazione, la controprestazione è disciplinata
dall’art. 1463.

[art. 1464] Se l’impossibilità è parziale, essa deve essere eseguita, la controparte può chiedere una corrispondente
riduzione della propria o chiedere lo scioglimento.

Risoluzioneper eccessiva onerosità sopravvenuta (momento di riferimento: stipulazione del contratto)[art. 1467]

Si tratta di un rimedio che riguarda solo i contratti a prestazioni corrispettive ad esecuzione differita o di durata.
Presupposto di attuazione: nel corso della vita del rapporto contrattuale si crea un eccessivo squilibrio fra
prestazione e controprestazione tale per cui una delle due prestazioni diventa eccessivamente onerosa rispetto
all’altra; la parte che subisce l’eccessiva onerosità può chiedere lo scioglimento del contratto; tale onerosità deve
derivare da eventi straordinari e imprevedibili. Siamo fuori dall’alea contrattuale (cd. rischio contrattuale) e non si
tratta di rimediare all’eventuale iniquità originaria dello scambio, ma a uno squilibrio successivo, a una onerosità
sopravvenuta rispetto alla stipula del contratto. Questa restrizione è atta ad evitare il costante e continuo ricorso a
tale rimedio, il tutto a grave pregiudizio della certezza del traffico giuridico.

Presupposti di attuazione:

- Contratti a esecuzione differita, ovvero a esecuzione continuata o periodica, e in quest’ultimo caso, il


rimedio può operare solo per le prestazioni future, non anche per quelle già eseguite. Il rimedio non è
ammesso se una delle parti ha eseguito solo in parte la propria obbligazione, perché eseguita la
prestazione, questa si è aggiunta al patrimonio del ricevente e sarà costui a dover subire il rischio di un
suo “deprezzamento” rispetto alla controprestazione.
- Onerosità “eccessiva”, deve superare l’alea normale del contratto: ordinario livello di rischio sempre
connesso a tutte le operazioni economiche (es. normali oscillazioni relative alla svalutazione della moneta
non costituisce onerosità eccessiva);
- L’onerosità deve essere dovuta a eventi straordinari e imprevisti al momento della stipula. N.B. Tali
rimedi non si applicano ai contratti aleatori, che per loro natura sono rischiosi.

Ricorrendo tali estremi la parte pregiudicata potrà chiedere la risoluzione, ma è ammessa sanatoria: la parte che
trae vantaggio evitare la risoluzione proponendo una “riduzione ad equità”, cioèuna modificazione del contratto
che ripristini l’equilibrio iniziale.Nei contratti unilaterali ha senso parlare di eccessiva onerosità non rispetto alla
controprestazione, bensì rispetto al valore che essa aveva al momento della stipula del contratto, per cui anche per
questi atti negoziali si può chiedere una riduzione o modifica sufficiente per ricondurla ad equità.

Per i contratti di durata la restituzione ha effetto ex nunc, mentre per tutti gli altri contratti ha effetto retroattivo
(ex tunc). ???ga

108
ESECUZIONE DEL CONTRATTO, ANOMALIE FUNZIONALI DELLA CAUSA E SOPRAVVENIENZE CONTRATTUALI.

LA RINEGOZIAZIONE

DIRITTO DI RECESSO

Diritto relativo di tipo potestativo e consiste nella facoltà di sciogliere unilateralmente il vincolo contrattuale con
una manifestazione unilaterale di volontà. Il diritto di recesso può avere fonte:

- Legale (es. vendita di beni di consumo da venditore a consumatore, entro 10 gg anche se non sussistono
vizi e senza). Per i contratti di durata a tempo indeterminato (illimitati sotto il profilo temporale, senza
scadenza) è sempre possibile il recesso.
- Convenzionale (le parti nel regolamento negoziale stabiliscono che una o entrambe le parti possono
esercitare il recesso, in applicazione del principio di autonomia contrattuale); bisogna distinguere fra
contratti:

 Ad esecuzione istantanea per cui il diritto di recesso può essere esercitato solo se lo stesso
contratto è anche ad esecuzione differita, cioèprima che abbia avuto principio di esecuzione
 Di durata, è sempre possibile il recesso, ma avrà effetto ex nunc, non ad effetto retroattivo: le
prestazioni eventualmente corrisposte non dovranno essere restituite.

Il diritto di recesso si esercita con un negozio giuridico unilaterale chiamato recesso, che deve avere la stessa forma
del contratto che si intende sciogliere. Spesso è collegato a un corrispettivo, che può essere:

- Multa penitenziale; prezzo che si paga per esercitare il diritto che deve essere corrisposto nel momento
in cui si recede; il recesso non avrà effetto fintanto che il corrispettivo a titolo di multa penitenziale non
sarà versato.E’ condizione di efficacia del diritto di recesso.
- Caparra penitenziale; corrispettivo per il recesso, si distingue dalla multa perché va versata subito. Se il
contratto ha regolare esecuzione esso va restituito. Se recede la parte che ha versato la caparra verrà
persa, se recede colui che ha ricevuto la caparra, egli deve restituire il doppio perché deve restituire la
caparra ricevuta, e a sua volta pagare il conto del recesso. [art. 1386]

Clausola penale e caparra confirmatoria sono due strumenti attraverso i quali si rafforza la posizione del creditore
in caso di inadempimento perché derogano la regola generale dell’onere probatorio.

Clausola penale[art. 1382]:clausola con cui si stabilisce che in caso di inadempimento o ritardo un contraente deve
eseguire una certa prestazione a favore dell’altra. Alta diffusione nella prassi, è sostanzialmente una liquidazione
convenzionaleanticipata (perché si stabilisce in anticipo rispetto all’eventuale inadempimento) e forfetaria, senza
dover dimostrare nulla e senza aver paradossalmente subito alcun danno. Ha l’effetto di limitare il risarcimento
alla penale pattuita.E’ possibile richiedere il risarcimento del danno ulteriore, se la risarcibilità del danno ulteriore
se è stata espressamente convenuta. Vantaggio: il creditore ha diritto ha diritto a ricevere il corrispettivo senza
nulla dimostrare, onere probatorio che invece è richiesto per il risarcimento del danno ulteriore.Il cumulo della
penale e dell’esecuzione può essere prevista solo se la penale è collegata al ritardo del pagamento.

La penale può essere giudizialmente ridotta in due casi: [art. 1384]

109
1. Se risulta essere manifestamente eccessiva;
2. Se la prestazione è stata parzialmente eseguita;

Caparra confirmatoria: somma di denaro o altre cose fungibili consegnate a una parte al momento della
conclusione del contratto a garanzia della serietà dell’impegno contrattuale assunto. In caso di inadempimento di
chi ha dato la caparra l’altro contraente può decidere di recedere dal contratto e trattenere la caparra a titolo di
risarcimento, se l’inadempiente è colui che ha ricevuto la caparra, la controparte può decidere di recedere dal
contratto e ha diritto ad esigere il doppio della caparra.

Differenze rispetto alla clausola penale: la caparra è prevedibile solo per contratti sinallagmatici, può essere legata
solamente all’inadempimento definitivo e si dà subito al momento del perfezionamento del contratto.

In caso di regolare esecuzione del contratto essa va restituita o imputata all’adempimento.

PROMESSE UNILATERALI

Atti negoziali unilaterali tipici. “La promessa unilaterale di una prestazione non produce effetti obbligatori fuori dai
casi ammessi dalla legge”. Tipicità delle promesse unilaterali: sono ammissibili soltanto figure considerate
espressamente dalla legge e con gli effetti specificamente previsti; le figure ammesse dal c.c. sono la promessa al
pubblico, la promessa di pagamento, la ricognizione di debito, i titoli di credito.

Promessa al pubblico. Promessa di eseguire “una prestazione a favore di chi si trovi in una determinata situazione
o compia una determinata azione” (es. premio per una tesi di laurea su un certo argomento). Il loro scopo è quello
di incentivare al compimento di azioni socialmente utili, come lo studio, l’agonismo sportivo ecc.

Ha carattere negoziale, vincola il promittente ma non ha un destinatario determinato essendo rivolta al pubblico.
Diviene vincolante non appena sia resa pubblica e può essere revocata solo per giusta causa nella stessa forma o in
forma equivalente. Salvo diversa indicazione il vincolo del promittente ha efficacia per un anno.

=\ offerta al pubblico: proposta contrattuale, liberamente revocabile, non vincola fin quando non è accettata. La
promessa è immediatamente vincolante e non richiede accettazione. E’ un atto essenzialmente gratuito: se è
prevista una controprestazione, si tratta in realtà di un’offerta contrattuale.

Promessa di pagamento e ricognizione di debito. La promessa di pagamento è l’impegno unilaterale di effettuare


una prestazione a favore di un determinato soggetto. La ricognizione di debito è la dichiarazione unilaterale con
cui un soggetto riconosce, anche implicitamente, di essere debitore di una certa somma (es. ti prego di concedermi
dilazione per il pagamento della rata di gennaio).

Entrambe possono essere titolate (si riferiscono al titolo o causa dell’obbligazione es. ti restituirò a gennaio i
10.000€ che mi hai prestato, ovvero prometto di pagarti la somme che ti deve tizio, dove la causa è
rispettivamente il mutuo e il pagamento del debito altrui) o astratte (ad es. ho ricevuto il sollecito e pagherò il
mese prossimo. In entrambi i casi tali dichiarazioni non sono per sé sole idonee a far nascere obbligazioni.Occorre
una causa sostanziale (lecita e meritevole di tutela che giustifichi giuridicamente il mio obbligo, ma l’art. 1988
attribuisce ad esse un valore probatorio dispensando il destinatario dall’onere di provare il rapporto fondamentale
110
e la causa su cui è fondato il debito. Il debito si presume esistente fino a prova contraria: si realizza perciò
un’inversione dell’onere di prova, per sarà il dichiarante se vuole evitare di pagare a dover provare che il debito in
realtà non esiste (fondato su causa illecito, risolto, già pagato). La cd. astrazione processuale agevola la posizione
del creditore. Il fenomeno dell’astrazione sostanziale si riscontra ad es. nelle cambiali: in questa non posso
paralizzare la pretesa altrui eccependo la mancanza di causa del negozio (es. compravendita nulla che ha dato
luogo all’emissione cambiaria).

La promessa cambiaria e titoli di credito. I titoli di credito sono documenti che contengono la promessa di una
prestazione a favore di chi risulti possessore del documento stesso: tali sono la cambiale, l’assegno, ma anche i
titoli del debito pubblico, le obbligazioni di una società, e altri ancora. La prestazione in essi indicata si incorpora
nel documento, che circola secondo le regole proprie dei beni mobili. Il documento oltre alla funzione probatoria
serve a legittimare, autorizzare il suo attuale possessore a riscuotere il credito. Il documento inoltre consente una
rapida e sicura circolazione del credito. Le promesse unilaterali realizzano solo una forma di astrazione
processuale (dispensano il beneficiario dall’onere di provare il rapporto sottostante, ma lasciano al dichiarante la
facoltà di dimostrare che il credito non esiste più). I titoli di credito realizzano un’astrazione processuale: sono
opponibili solo eccezioni formali, basate sul titolo documentale, e si prescinde dall’esistenza di una sottostante
causa obbligandi. Il debitore è tenuto ad adempiere, salvo poi la facoltà di agire in regresso verso altri.

Il possessore del titolo ha diritto alla prestazione se legittimato secondo la legge di circolazione del titolo. Le leggi
di circolazione sono plurime e distinguono i crediti in diversi tipi:

- Titoli al portatore (es. buoni del tesoro); trasferimento del titolo si opera con la consegna;
- Titoli all’ordine (cambiale, assegno); titoli intestati a una determinata persona, il cui trasferimento si
opera con la consegna del documento e la sua girata, cioè l’autorizzazione dell’intestatario a pagare un
altro;
- Titoli nominativi(es. obbligazioni societarie); sono intestati a favore di una persona non solo sul
documento, ma anche presso il registro dell’emittente. Il trasferimento si opera con la consegna e con
una doppia intestazione a favore del prenditore, sia su titolo che su registro.

III. FATTI ILLECITI

LA RESPONSABILITA’ PER FATTO ILLECITO o “Aquiliana” dal nome della legge romana che introdusse l’istituto
(LexAquilia)

Fonte di obbligazioni accanto al contratto e alle promesse unilaterali e consistono in atti e fatti che cagionano un
danno ad altri e sono perciò illeciti, vietati dalla legge. I fatti illeciti sono fonte di obbligazione risarcitoria:
obbligazione a risarcire, a riparare il danno cagionato ad altri, e l’istituto prende il nome di responsabilità
extracontrattuale. La qualifica “extracontrattuale” sottolinea che la responsabilità nasce al di fuori di uno specifico
rapporto obbligatorio fra le parti, in violazione non di una specifica obbligazione ma del precetto generale del
neminemlaedere: non arrecare danno ad altri. Essa ha una funzione riparatoria, cioè di ripianare il pregiudizio
subito dal soggetto leso. Ha parallelamente una funzione sanzionatoria per chi abbia tenuto una condotta

111
riprovevole e un effetto deterrente, in quanto la sanzione induce a comportamenti più prudenti e rispettosi
dell’altrui sfera giuridica. Mentre l’illecito penale è tipico, perché si può essere condannati a una pena solo se il
fatto commesso è specificamente previsto come reato dalla legge (ad es. la diffamazione), l’illecito civile è atipico:
è chiaro che “ogni reato che abbia cagionato un danno patrimoniale o non patrimoniale obbliga al risarcimento”,
per cui il reato può esser fonte di responsabilità civile extracontrattuale.

I requisiti della responsabilità. a) Il fatto.

[art. 2043] “Qualunque fatto doloso o colposo, che cagioni ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha
commesso il fatto a risarcire il danno”.Il fatto può consistere sia in un “fatto giuridico” (es. crollo di un edificio) sia
di un “atto giuridico”. Saranno rilevanti sia atti commissivi (vera e propria azione o attività) sia fatti omissivi,
purché vi sia un dovere giuridico di agire.

.b) Il danno ingiusto.

Il danno consiste nella lesione di un interesse tutelato, e si distingue il danno-evento dal danno-conseguenza.

Il danno-evento è l’accadimento derivante dalla condotta dell’agente, il risultato materiale o giuridico che si
verifica come effetto diretto e perlopiù immediato del fatto illecito (es. danneggiamento di una vettura in seguito a
un tamponamento). Il danno-conseguenza consiste nella ripercussione o ricaduta dell’evento nella sfera giuridica
della vittima (es. perdita di valore, d’uso e di scambio, che il bene subisce in conseguenza del danneggiamento). Il
danno altresì deve essere ingiusto, cioè deve concernere a un diritto o un interesse tutelato dalla legge.

Quanto ai diritti di credito, in caso di lesione o violazione proveniente da terzi i quali rendano impossibile
l’adempimento o la prestazione del debitore obbligato: i terzi non sono tenuto ad adempiere l’obbligazione che nel
suo contenuto specifico può farsi valere solo nei confronti del debitori, ma ledono il diritto al credito in quanto
alterano le condizioni esterne che rendono impossibile l’adempimento (es. fatto illecito del terzo che comporta la
morte di un debitore di una prestazione personale, di massima insostituibile o in caso di induzione
all’inadempimento, se un terzo istiga il debitore a non adempiere). Sarà comunque il giudice, sulla base di una
valutazione comparativa (tra l’interesse a vedersi corrisposto il risarcimento e l’interesse della controparte a
svolgere una certa attività) a valutare in concreto se un danno è ingiusto.

Danno patrimoniale e danno non patrimoniale. Il danno si dice patrimoniale quando il pregiudizio riguarda un
bene economico, valutabile in denaro. Il danno invece è non-patrimoniale quando il pregiudizio riguarda beni o
interessi non suscettibili di valutazione economica, come i diritti della personalità, i rapporti familiari ecc. (es.
discredito sociale derivante da una diffamazione, perdita di un congiunto che dava sostegno morale ed economico)

La giurisprudenza della Cassazione ravvisa un sistema bipolare, composto dal danno patrimoniale atipico
(risarcibile in tutti i casi costituisca danno ingiusto) e dal danno morale atipico, che limita la tutela risarcitoria ai
casi determinati dalla legge. Rappresentano categorie di danni non patrimoniali il danno biologico (lesione
dell’integrità psico-fisica della persona), il danno morale (dolore o sofferenza soggettiva) e il danno esistenziale.

Il danno non patrimoniale risarcibile. Viene individuato sia nei casi di previsione testuale sia in via interpretativa.
Tra i casi di previsione testuale rientra l’ipotesi in cui il fatto illecito costituisca reato; in secondo luogo oggi è
risarcibile il danno non patrimoniale derivante dalla violazione delle norme in materia di: illegittima detenzione,

112
ragionevole durata del processo, trattamento dei dati personali, discriminazioni contrattuali per motivi razziali,
religiosi ecc., pari opportunità tra uomo e donna, diritto d’autore, proprietà industriale, illegittima occupazione di
bene da parte della p.a. annullamento del matrimonio, licenziamento ingiurioso, violazione dei doveri genitoriali in
caso di separazione dei coniugi. In via interpretativasi ammette a risarcimento la lesione dei diritti inviolabili della
persona costituzionalmente garantiti. Si tratta di un riconoscimento aperto anche ai nuovi interessi emergenti
nella realtà sociale odierna (lesione del rapporto tra coniugi e rapporto genitori-figli, del diritto all’onore e alla
reputazione, del diritto all’immagine degli enti giuridici.

In un quadro complessivo la risarcibilità del danno alla persona è ammessa in caso di lesione dell’integrità psico-
fisica.

c) Il nesso di causalità.

Riguarda il rapporto di causalità tra fatto illecito e danno.

1) Il nesso tra condotta e danno-evento è regolato dal cd. rapporto di causalità materiale o naturale, retto da
due criteri concorrenti:
a) “Condicio sine qua non”, richiede che il fatto sia requisito o condizione necessaria per il prodursi
dell’evento;
b) “Rischio specifico”, addossa all’agente gli eventi che siano concreta realizzazione del rischio specifico
creato dall’illecito (es. T colpisce C che batte la testa e muore, T risponde della morte anche se
l’azione da lui esercitata va oltre l’intenzione dell’agente. Per contro se il casellante lascia aperte le
sbarre del passaggio a livello e due vetture si scontrano frontalmente sui binari, è vero che non
sarebbe avvenuto in case di sbarre chiuse ma lo scontro non è realizzazione del rischio specifico
connesso, pertanto non gli verrà imputato)
2) Il nesso tra evento e danno-conseguenza è regolato da cd. rapporto di causalità giuridica: è la legge che
specifica il contenuto dell’obbligo risarcitorio;

.d) Il dolo e la colpa.

Si ha dolo quando l’evento è preveduto e voluto dall’agente come conseguenza della propria azione o omissione.
Diverso dal dolo incontrato in ambito di vizi della volontà. La “volontà” richiesta riguarda propriamente l’evento
materiale, non anche le conseguenze.

Si ha colpa quando vi sia “negligenza, imprudenza o imperizia, ovvero inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o
discipline”. Ciò che rileva è che l’evento dannoso non sia lo scopo cui è diretta l’azione. Ciò che si rimprovera al
soggetto è di non aver osservato la diligenza media. La gravità della colpa, e tanto più il dolo inducono a
largheggiare nell’entità del risarcimento.

.e) L’imputabilità e le cause di giustificazione.

L’agente ai fini dell’imputabilità deve avere almeno la capacità naturale di intendere e di volere e deve aver
commesso il fatto con coscienza e volontà. L’imputabilità può mancare per difetto di coscienza o per mancanza di
libertà di agire nei seguenti casi:

a) Non sarà responsabile delle conseguenze chi non aveva la capacità di intendere o di volere al momento in cui
ha commesso il fatto. Si ricordi che la capacità naturale va verificata caso per caso, potendo sussistere anche

113
nei minori d’età e viceversa mancare nei maggiorenni. Lo stato di incapacità non giova se dipende da colpa
del soggetto(es. il soggetto si ubriaca volontariamente). In tal caso la sua responsabilità è piena e si parla di
azione in libera causa perché il soggetto era liberamente capace nel momento in cui si è posto in condizioni
di incapacità.
L’incapacità di intendere o di volere esclude la loro imputabilità, ma chiama a rispondere dei danni chi era
tenuto alla sorveglianza dell’incapace. Se il danneggiato non ottiene neanche in tal modo il risarcimento, il
giudice con riguardo alle condizioni economiche delle parti può condannare l’incapace al pagamento di
un’equa indennità.
b) La responsabilità è esclusa anche quando ricorrono le cd. cause di giustificazione, cioè circostanze che
autorizzano o addirittura impongono la condotta; la responsabilità è esclusa quando la condotta è giustificata
dall’esercizio di un diritto o dall’adempimento di un dovere (es. uso legittimo delle armi da parte di una forza
dell’ordine, obbedienza a un ordine legittimo dell’autorità). E’ inoltre esclusa quando vi sia il consenso
dell’avente diritto, purché si tratti di diritti disponibili) e quando il danno sia cagionato per legittima difesa di
sé o di altri, e purché la difesa sia proporzionata all’offesa temuta. La responsabilità è soltanto attenuata nel
cd. stato di necessità, quando cioè si è agito per la necessità di salvare sé o altri dal pericolo grave di un
danno grave alla persona (es. guidatore che per evitare uno scontro sterza bruscamente investendo altre
automobili). Al danneggiato è dovuta un’equa indennità. La scriminante opera solo se il pericolo non è stato
volontariamente causato né era altrimenti evitabile (es. non invocabile se mi sono trovato in tale situazione a
causa della velocità eccessiva).

Il danneggiante quindi risponderà dei danni che siano conseguenza immediata e diretta dell’evento lesivo, anche
se imprevedibili. Se più persone hanno concorso a cagionare il danno sono tutte obbligate al risarcimento con
vincolo di solidarietà, pur se diverso sia stato il contributo di ciascuno. Viceversa nei rapporti interni fra i
corresponsabili la responsabilità si ripartisce in proporzione della gravità delle rispettive colpe e all’entità delle
conseguenze che ne sono derivate; nel dubbio le singole colpe si presumono uguali.

La responsabilità indiretta.

La responsabilità è personale. Sono ammesse tuttavia due eccezioni, per cui sono previste due eccezioni per cui la
responsabilità incombe su soggetti diversi da chi ha commesso il fatto oppure anche su altri soggetti oltre
all’agente.

a) Responsabilità dei genitori, dei tutori, di precettori per “il danno cagionato dal fatto illecito dei figli
minori, delle persone soggette a tutela, degli allievi ed apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro
vigilanza”. Regola generale: chi è tenuto alla sorveglianza o vigilanza su altre persone risponde del danno
da queste cagionato. Ebbene, genitori e insegnanti rispondono in via esclusiva dal danno cagionato dalle
persone loro affidate quando queste siano incapaci di intendere e di volere. Essi rispondono in via
concorrente e solidale con le persone loro affidate quando queste siano naturalmente capaci perciò
responsabili in proprio. I soggetti tenuti a rispondere dell’operato altrui possono liberarsi provando di
“non aver potuto impedire il fatto”;
b) Responsabilità dei datori di lavoro per il danni arrecati dai dipendenti nell’esercizio delle loro
incombenze. Tale regola trova il fondamento nel rischio d’impresa: l’imprenditore fa suoi sia i

114
vantaggi/profitti dell’attività, sia i pesi. Il danneggiato potrà agire per il risarcimento sia verso l’agente sia
verso il responsabile diretto (la loro responsabilità è solidale); Il preponente avrà poi azione di regresso
verso il preposto.

La responsabilità oggettiva.

E’ caratterizzata dal fatto che non è richiesto il requisito del dolo o della colpa, ma il mero rapporto di causalità tra
fatto illecito e danno. Nella moderna società industriale, si sono straordinariamente moltiplicati i rischi di danno
connessi all’impiego delle grandi energie e di alta velocità, di macchine complesse e difficili da controllare. I danni
sono in una certa misura inevitabili e il relativo rischio è in buona sostanza socialmente accettato come scotto da
pagare per i vantaggi derivante dall’uso di tali mezzi.

Le singole figure di responsabilità oggettiva.

a) Esercizio di attività pericolosa, per sua natura o per natura dei mezzi adoperati: es. industria nucleare, gare
automobilistiche; l’esercente sarà responsabile dei danni cagionati a terzi salvo che dimostri di aver adottato
“tutte le misure idonee a evitare il danno”, quindi tutti gli accorgimenti offerti dalla tecnica per operare in
condizioni di assoluta sicurezze: si tratta di una prova pressoché impossibile da dimostrare, tanto che si ritiene
esclusa la possibilità solo in caso di caso fortuito o forza maggiore.
b) Circolazione di veicoli senza guida di rotaie. Il conducente è responsabile dei danni prodotti dalla circolazione
del veicolo se non prova di aver fatto “tutto il possibile per evitare il danno”. Anche qui si tratta di un’ardua
prova, per cui si ritiene esclusa la possibilità solo se il danno si è verificato per il comportamento del
danneggiato o per caso fortuito. Responsabile in solido con il conducente è il proprietario del veicolo se non
prova che la circolazione è avvenuta contro la sua volontà. Conducente e proprietario rispondono in solido
anche dei danni derivanti da “vizi di costruzione o da difetti di manutenzione del veicolo”, senza possibilità di
prova liberatoria. Dei danni derivanti dai difetti di costruzione/progettazione risponde anche il produttore,
pertanto chi abbia risarcito tali danni avrà azione di regresso nei suoi confronti perché la causa prima del
pregiudizio va attribuita a lui.
c) Cose o animali in custodia: la responsabilità grava su chi utilizza o tiene presso di sé cose o animali che
cagionino danno ad altri. Qui la responsabilità è esclusa solo in caso di caso fortuito.
d) Rovina di un edificio o di una sua parte. Il proprietario è responsabile dei danni se non prova che la rovina è
dovuta a causa diversa da difetto di manutenzione o vizio di costruzione.
e) Prodotti difettosi. Il produttore di prodotti industriali o agricoli è responsabile dei danni derivanti dai difetti di
tali beni: sono considerati difettosi quando non offrono “la sicurezza che ci si può legittimamente attendere”
(es. giocattolo per bambini verniciato con vernici tossiche).

Il risarcimento.

Ha l’obiettivo di reintegrare il soggetto nella situazione originaria, come se il danno non si fosse verificato, e deve
consistere in una prestazione atta a riparare la perdita subita. Essa può avvenire “per equivalente” o “in forma
specifica”.

Per equivalente. E’ la forma ordinaria: trattandosi di danno patrimoniale si effettua con il pagamento di una somma
di denaro pari al valore del pregiudizio. Per la determinazione del suo ammontare rinvio all’art. 2056 (criteri valevoli
per la responsabilità contrattuale): si tiene conto del danno emergente e del lucro cessante, dell’eventuale concorso
115
di colpa del danneggiato, della necessità di valutare in via equitativa il danno che non sia possibile provare nel suo
preciso ammontare. Se si tratta di danni alle persone che abbiano conseguenze permanenti (es. invalidità
lavorativa) la liquidazione può avvenire sotto forma di rendita vitalizia.

Quanto al danno non patrimoniale per definizione non può essere determinato nel suo preciso ammontare, perciò
il risarcimento più che altro ha lo scopo di attribuire un’utilità sostitutiva, una compensazione socialmente
adeguata, tanto che si potrebbe parlare di riparazione piuttosto che di risarcimento.

In forma specifica. Avviene mediante il ripristino materiale della situazione preesistente all’illecito: riparazione del
bene distrutto a spese del responsabile. Il giudice tuttavia può disporre il risarcimento per equivalente se la
reintegrazione in forma specifica è eccessivamente onerosa per il debitore: es. non possono pretendere che si
recuperi l’auto finita in fondo a una scarpata se il costo del recupero > valore dell’auto.

Responsabilità contrattuale ed extracontrattuale.

Responsabilità contrattuale: sorge in tutti i casi di inadempimento di una specifica obbligazione verso un soggetto
determinato, tanto che si parla di “responsabilità da inadempimento”;

Responsabilità aquiliana: nasce dalla violazione del generale dovere di rispetto dell’altrui sfera giuridica: incombe su
ciascuno e su tutti i consociati. Entrambi sono illeciti perché violano un obbligo giuridico, comune è la sanzione del
risarcimento del danno, ma sussistono differenze in tema di onere della prova, danno risarcibile e prescrizione:

1) Nella responsabilità contrattuale il creditore deve provare il suo credito e l’entità del danno: sarà il debitore, se
vuoel evitare la condanna, a dover provare di aver adempiuto o che l’inadempimento non gli è imputabile;
2) Nella responsabilità aquiliana, viceversa, il danneggiato deve provare non solo l’illecita violazione e l’entità del
danno, ma anche la colpa o il dolo dell’agente, salve le ipotesi di responsabilità oggettiva;
3) Se l’inadempimento non è doloso, il risarcimento è limitato ai danni prevedibili al momento in cui è sorta
l’obbligazione; nella responsabilità aquiliana non opera tale limite;
4) Il diritto al risarcimento da inadempimento si prescrive di regola in 10 anni, mentre la prescrizione per l’illecito
extracontrattuale si compie di norma in 5 anni.

La nostra giurisprudenza ammette il cd. concorso di responsabilità contrattuale ed extracontrattuale (es. sinistro
stradale può costituite sia inadempimento che illecito aquiliano e il danneggiato potrà agire in base a entrambi gli
istituti, giovandosi della disciplina a lui più favorevole. Il viaggiatore ferito durante il trasporto ha azione
contrattuale per i danni subiti, ma può agire anche in basse alla responsabilità aquiliana, giovandosi del
risarcimento dei danni imprevedibili o della più lunga prescrizione).

Atto illecito e atto dannoso. L’inibitoria.

Le due figure di illiceità e dannosità possono ben coincidere (es. furto), ma nell’illecito può in concreto mancare un
danno (es. T attraversa il mio fondo senza danneggiare le colture) e viceversa l’atto dannoso può non causare
illecito, in quanto espressamente consentito dalla legge, e tuttavia dar luogo a responsabilità.

La qualifica di illiceità deriva dal dato obiettivo della violazione di una norma, non richiedendosi alcun altro
requisito. Per gli atti illeciti la legge prevede mezzi di tutela preventiva e reintegrativa.

Le misure preventive sono dirette a impedire il compimento, o l’ulteriore prosecuzione, dell’illecito. E’ la cd. azione
inibitoria (che inibisce, vieta un certo comportamento).

116
Le misure reintegrative hanno la funzione di reintegrare il soggetto leso nella situazione giuridica alterata.

Atti leciti dannosi.

La legge consente talvolta alcuni atti che pur sono fonte di danno per altri. Le ipotesi principali sono l’accesso al
fondo altrui per riparare o recuperare la cosa propria, immissioni intollerabili, inseguimento di animali sul fondo
altrui, revoca della proposta contrattuale. La legge contempera gli interessi in conflitto consentendo l’attività
dannosa, ma imponendo al contempo l’obbligo di corrispondere un’indennità al danneggiato: si differenzia dal
risarcimento perché non deve comprendere tutto il danno, ma costituire solo un equo ristoro o compenso per il
pregiudizio subito.

Atti illeciti dolosi.

Ipotesi in cui la responsabilità richiede sia il danno, con l’estremo del dolo, sia una specifica illiceità della condotta:
es. atti emulativi, false informazioni, storno di dipendenti, doppia alienazione immobiliare.

Le funzioni della responsabilità aquiliana.

La responsabilità soggettiva o per colpa risponde a una concezione etica e ha funzione sia sanzionatoria (punisce
chi colpevolmente o dolosamente violi l’altrui sfera giuridica) sia deterrente (perché dissuade con la minaccia
dell’obbligo risarcitorio dal tenere una tale condotta).

La responsabilità oggettiva risponde a una concezione tecnica e svolge una funzione in senso lato economico-
assicurativa. Si parla di tecnica per sottolineare che è un sistema di allocazione o ridistribuzione dei danni: esulando
una colpa o un dolo dell’agente è fuori luogo invocare risvolti etici o sanzionatori per una condotta non riprovevole,
si prospetta piuttosto un problema di allocazione delle perdite che va risolto come una questione economico-
sociale.

IV. ALTRI FATTI FONTE DI OBBLIGAZIONI

LE OBBLIGAZIONI NASCENTI DALLA LEGGE

Gli altri “fatti”, previsti dalla legge, che sono fonte di obbligazioni. [art. 1173] richiama tra le obbligazioni anche
“ogni altro … fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico”. Es. già richiamati: perimento della
cosa data in garanzia (che obbliga il debitore a prestare altra garanzia art. 2743) e l’impossibilità nell’obbligazione
alternativa (che obbliga a eseguire l’altra prestazione, art. 1288). Altre figure specificamente considerate dal c.c.
sono la gestione d’affari altrui, il pagamento indebito, l’arricchimento senza causa.

La gestione d’affari altrui. Considera l’ipotesi in cui un soggetto senza esservi obbligato e senza averne il potere
gestisce un affare altrui: può trattarsi sia di un comportamento materiale, sia del compimento di atti giuridici (es. T
irriga il fondo del vicino, vende il raccolto di un parente o ottiene una dilazione dai suoi creditori). La regola
generale vieta di vincolare giuridicamente altre persone e l’intromissione negli affari altrui costituisce di regola un
illecito. Si consideri tuttavia il caso in cui l’interessato non sia in grado di provvedere (es. perché ammalato o perché
è all’estero): l’art. 2028 prevede allora che se qualcuno, senza esservi obbligato, assume spontaneamente la
gestione di un affare altrui è anzitutto obbligato a continuarla fino a quando l’interessato non è in grado di
117
provvedervi da sé. Il gestore inoltre è tenuto ad agire con la diligenza media del buon padre di famiglia ed è
soggetto alle obbligazioni che deriverebbero da un mandato. [art. 2030]. L’interessato rimane vincolato alle
obbligazioni che il gestore ha assunto in suo nome (es. pagare l’artigiano che ha riparato la porta) e deve
rimborsarlo delle spese necessarie e utili che abbia assunto in nome proprio. Condizione per tali obblighi è che la
gestione sia stata “utilmente iniziata”, cioè che fosse vantaggiosa o necessaria al momento in cui è iniziata l’attività.
L’istituto non si applica agli atti di gestione compiuti contro l’espresso divieto dell’interessato, purché tale divieto
non sia contrario alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume (ad es. contro il divieto del proprietario ho dato
da mangiare al suo cane abbandonato e incatenato)

Il pagamento dell’indebito.Si ha quando una persona esegue una prestazione non dovuta, può accadere per i
motivi più diversi (contratto nullo, annullato o risolto, debito effettivamente esistente ma estinto, ad es. per
remissione o perché già pagato). La legge considera il pagamento dell’indebito come fonte di una obbligazione del
ricevente: egli ha l’obbligo di restituire quanto indebitamente ricevuto e chi ha pagato ha diritto di riavere la
prestazione eseguita (ripetizione). Si distinguono due ipotesi: indebito oggettivo e indebito soggettivo.

a) L’indebito si dice oggettivo quando la prestazione oggettivamente non è dovuta da nessuno. Chi ha pagato ha
senz’altro diritto alla restituzione e ai frutti e agli interessi: dal giorno del pagamento se chi lo ha ricevuto era in
mala fede; dal giorno della domanda se chi lo ha ricevuto era in buona fede [art. 2033].
b) L’indebito si dice soggettivo quando la prestazione non gli è dovuta soggettivamente, cioè da chi ha
effettivamente pagato, ma tuttavia è dovuta da una terza persona (es. per sbaglio pago la bolletta del vicino).
Chi ha pagato il debito altrui ha diritto alla restituzione solo se il pagamento è avvenuto per un errore
scusabile: se non c’è errore si ha un’ipotesi di “adempimento del terzo”, se poi l’errore è inescusabile, peggio
per chi ha pagato; quando non è ammessa la ripetizione, chi ha pagato subentra nei diritti del creditore
soddisfatto verso il vero debitore. [art. 2036]
Se l’oggetto dell’indebito pagamento è una cosa determinata, è la cosa stessa che deve essere materialmente
restituita: ove ciò non sia possibile (perché la cosa è stata alienante o è stata consumata o andata distrutta)
elemento decisivo è la buona o mala fede del ricevente. Se l’accipiens è in buona fede, egli risponderà nei limiti
del suo arricchimento, se invece è in mala fede, dovrà corrispondere l’intero valore della cosa.

Le obbligazioni naturali.

Fanno eccezione alle regole sulla ripetizione dell’indebito. Rem: obblighi nascenti sul terreno dei doveri morali o
sociali che non danno a obbligazioni giuridicamente vincolanti (es. debiti di gioco non sono obbligazioni civili, così
come i doveri di cortesia, che come pena possono comportare la disistima o il discredito, accade così anche per il
sostegno economico del convivente).

Questi doveri morali o sociali sono lasciati alla libera determinazione dell’”obbligato” in ordine al loro
adempimento: non si può pretenderne l’adempimento, ma se essi vengono spontaneamente adempiuti, non è
ammessa la ripetizione (non si può agire per ottenere la restituzione di quanto pagato). [art. 2034] “non è
ammessa ripetizione di quanto è stato spontaneamente prestato in esecuzione di doveri morali o sociali, salvo che
la prestazione sia stata eseguita da un incapace”, e la ragione è semplice. L’attribuzione patrimoniale non essendo
dovuta implica un atto di disposizione della propria sfera giuridica che richiede la capacità legale di agire.
118
Numerose sono le ipotesi in cui la legge non accorda azione ma esclude la ripetizione di ciò che è stato
spontaneamente pagato (esecuzione di disposizioni testamentarie nulle, debiti di gioco, debito prescritto, etc.), ed
altre sono enucleate dalla dottrina (la più importante è il mantenimento del convivente more uxorio).

Le prestazioni contrarie al buon costume (o immorale)

Anche qui viene esclusa la ripetizione, ma per ragioni opposte: le prestazioni pattuite se già eseguite non
ammettono ripetizione da parte di chi sia partecipe all’immoralità; pertanto, se l’immoralità è bilaterale, nessuno è
ammesso alla ripetizione (es. corruzione di un pubblico funzionario). Se l’immoralità è solo di una parte, sarà
questa a non poter chiedere la restituzione (es. in caso di concussione, es. pubblico funzionario obbliga un privato
a pagare una somma per compiere un atto del proprio ufficio. Il privato non essendo partecipe dell’immoralità può
agire per la ripetizione dell’indebito).

L’arricchimento senza causa.

Si ha quando un soggetto consegue un incremento patrimoniale in danno di un altro senza che tale incremento
abbia adeguata giustificazione, o causa alla stregua dell’ordinamento giuridico.(es. mi consegnano per sbaglio
cassa di champagne destinata al vicino e io in buona fede la consumo); comunque gli spostamenti patrimoniali da
un soggetto devono essere sostenuti da una causa lecita e meritevole di tutela, che la giustifichi giuridicamente: chi
ha conseguito un arricchimento ingiustificato, con correlativa perdita in capo ad altri, è tenuto a restituire
l’arricchimento o almeno a indennizzare l’impoverito.

L’azione generale di arricchimento senza causa.

“Chi, senza una giusta causa, si è arricchito in danno di un’altra persona è tenuto, nei limiti dell’arricchimento, a
indennizzare quest’ultima della correlativa diminuzione patrimoniale”. Quest’azione ha due caratteristiche: è
generale e residuale.

- Generale perché è concessa a chiunque si trovi nelle condizioni sopra dette;


- Residuale perché è concessa nei casi in cui il danneggiato non può “esercitare un’altra azione per farsi
indennizzare del pregiudizio”, serve per le ipotesi in cui manca una specifica previsione normativa (es.
ripetizione dell’indebito o l’azione del terzo ex. art. 936)

(es. incrementi fluviali di cui all’art. 941 comportano un arricchimento e un impoverimento ma la legge non
prevede indennizzi perché gli spostamenti patrimoniali sono giustificati da peculiari interessi perseguiti con la
disciplina delle alluvioni.

Le figure concrete di arricchimento senza causa.

a) Atto dell’arricchimento che tuttavia non sia fonte di responsabilità civile extracontrattuale (T e C studenti
usano in comune il frigo e uno consuma il vino dell’altro per errore scusabile, senza colpa quindi, dovrà
solo indennizzare il collega ex. art. 2041);
b) Atto dell’impoverito, il quale esegue una prestazione non dovuta per la quale non sia in concreto
esercitabile la ripetizione di indebito (es. loco una casa e il contratto è stato annullato non posso chiedere

119
la restituzione in natura del godimento: potrò agire con l’azione di arricchimento per farmi indennizzare
della diminuzione patrimoniale);

L’azione di arricchimento è meno favorevole di altre specifiche azione per rimediare a spostamenti patrimoniali
ingiustificati; essa prevede un doppio limite quantitativo: l’arricchimento dell’uno e l’impoverimento dell’altro.
Non si può chiedere più della propria perdita patrimoniale né più dell’effettivo vantaggio altrui (se lo studente ha
usato un vino di gran pregio per cucinare, il suo arricchimento è minore della perdita altrui, e l’indennità è dovuta
nella minor somma).

LA TUTELA DEI DIRITTI

Libro VI c.c., fa riferimento a pubblicità e prova dei fatti giuridici, oltre che a prescrizione e decadenza.

La trascrizione come forma di pubblicità dichiarativa.

La trascrizione è la più importante forma di pubblicità dichiarativa che riguarda atti relativi a a) beni immobili e
mobili registrati. Essa si attua riportando su un pubblico registro gli estremi di un atto che incide sulle vicende
giuridiche di tali beni, in modo da consentire a tutti gli interessati di prenderne conoscenza. La pubblicità
dichiarativa è una forma di pubblicità il cui assolvimento non incide né sulla validità né sull’efficacia degli atti, né
sana eventuali vizi dell’atto di acquisto, o conferisce efficacia a un atto che ne sia privo, semplicemente ne
condizione l’opponibilità ai terzi: la possibilità di far valere gli atti contro alcune “categorie” di soggetti (cd. natura
dichiarativa della trascrizione) Pertanto ad es. la compravendita di un immobile sarà valida ed efficace tra le parti
anche se non trascritta, ma non potrà essere opposta a tutti i terzi.

Per i beni mobili il conflitto tra più acquirenti si risolve in base alla regola sul “possesso titolato di beni mobili”. Per
gli immobili e mobili registrati soccorre l’istituto della trascrizione che vale a dirimere il conflitto tra più acquirenti
di uno stesso diritto dal medesimo dante causa (o alienante): tra i diversi acquirenti viene preferito quello che per
primo ha “reso pubblico il suo acquisto col mezzo della trascrizione”, anche se il suo acquisto è di data posteriore
[art. 2644].

La trascrizione non costituisce un obbligo per l’acquirente, bensì un onere, una formalità necessaria per garantirsi
contro un’eventuale, ulteriore alienazione ad altra persona che trascriva il proprio acquisto.

Atti soggetti a trascrizione. La trascrizione non riguarda direttamente i beni, bensì alcuni atti che incidono sulla
condizione giuridica di determinati beni, precisamente i beni immobili e i mobili registrati (automobili, navi,
aeromobili)

Gli atti soggetti a trascrizione sono indicati negli artt. 2643 ss., posto che “si devono rendere pubblici col mezzo
della trascrizione” tutti e soltanto gli atti indicati dalla legge. Indicazione sintetica:

1) I contratti che trasferiscono la proprietà o che costituiscono, modificano o estinguono diritti reali di
godimento oppure diritti personali di godimento ultra novennale;
2) Gli atti unilaterali che producano i medesimi effetti;
3) Le sentenze che operano un effetto analogo su tali diritti, e più in generale “ogni altro atto o
provvedimento che produce… taluno degli effetti menzionati”.

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In sintesi si tratta di atti negoziali e sentenze che trasferiscono, costituiscono o modificano diritti reali (o diritti di
godimento ultra novennali) su beni immobili e mobili registrati.

Effetti della trascrizione.

Ha efficacia dichiarativa e non costitutiva, limitandosi a dare conoscenza legale di una certa vicenda giuridica.
Trattandosi di diritti reali, essi sono secondo la regola generale opponibili erga omnes. Gli atti soggetti a
trascrizione non hanno effetto riguardo a colore che, avendo acquistato un diritto “incompatibile”, abbiano
trascritto anteriormente, e pur se il loro acquisto sia di data posteriore (es. se il 15/01 acquisto fondo rustico non
posso far valere il mio acquisto contro chi l’ha acquistato il 30/01 ma abbia effettuato la trascrizione prima di me).
La conoscenza legale inseguita dalla trascrizione serve per assicurare certezza nelle situazioni giuridiche,
attribuendo la prevalenza al primo trascrivente, prescindendo dalla sua buona o mala fede: il trascrivente in mala
fede sarà responsabile in via extracontrattuale verso il primo acquirente, ferma restando la responsabilità
contrattuale del venditore inadempiente.

In alcune province italiane (Bolzano, Gorizia, Trento e Trieste) la trascrizione ha anche efficacia costitutiva: è il cd.
sistema tavolare, basato sui libri fondiari contenenti la registrazione dei beni immobili sui quali si effettua
l’iscrizione. A differenza del sistema tavolare, la generalità dei registri immobiliari è ordinata su base personale:
fanno riferimento alle persone che pongono in essere gli atti, e non ai beni, perciò per ogni atto viene effettuata
una doppia trascrizione, una a favore dell’acquirente e una contro l’alienante. Di nome in nome si può risalire nel
tempo e ricostruire le vicende del bene. Secondo la cd. continuità delle trascrizioni se manca uno dei passaggi
anteriori le successive trascrizioni non hanno effetto, perché non sono in grado di rendere note ai terzi tutte le
vicende del bene. L’eventuale trascrizione di C vale come una sorta di prenotazioneper il caso in cui si sia trascritto
l’atto di acquisto anteriore. In particolare “quando l’atto anteriore di acquisto è stato trascritto, le successive
trascrizioni o iscrizioni producono effetto secondo il loro ordine rispettivo.

Altre funzioni della trascrizione. Funzione “prenotativa” e trascrizione delle domande giudiziali.

Si devono trascrivere le domande giudiziali riguardanti atti soggetti a trascrizione [art. 2652]. Qui la pubblicità ha la
funzione di rendere la sentenza opponibile ai terzi che abbiano acquistato il diritto controverso durante il processo.
La durata del processo non deve pregiudicare la parte vittoriosa (principio della retroattività della sentenza o degli
effetti anticipati del giudicato). In secondo luogo la trascrizione serve a mettere sull’avviso i terzi in modo che
possano evitare l’acquisto di un bene gli possa essere opposto e travolga l’acquisto stesso. In particolare vanno
trascritte le domande di risoluzione e di rescissione, di esecuzione forzata dell’obbligo di contrarre e di
accertamento della simulazione, di revoca degli atti fraudolenti, di nullità o annullamento dei contratti. Le sentenze
che accolgono tali domande vanno annotate a margine della trascrizione della domanda stessa, pena l’inefficacia
delle trascrizioni successive a carico di chi ha ottenuto il provvedimento favorevole. L’efficacia della trascrizione
della domanda giudiziale è limitata a 20 anni; l’interessato peraltro, prima della scadenza del termine, può
procedere alla sua rinnovazione, analogamente a wuantoprevisto in tema di ipoteca. Si noti che la scadenza
termine fa venir meno solo l’efficacia e non comporta la cancellazione della trascrizione, per la quale occorrerà
seguire la procedura fissata nell’art. 2668.

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Regola particolare: la sentenza che accoglie le domande di casi di nullità e di annullamento per incapacità legale
travolge anche i diritti acquistati dai terzi in buona fede che pur abbiano trascritto prima della trascrizione della
domanda giudiziale; la ragione è data dal fatto che la dichiarazione di nullità ha efficacia retroattiva erga omnes,
per l’altro l’incapacità è una causa di invalidità rilevabile consultando i registri dello stato civile, ed è dunque
conoscibile a tutti. Temperamento: nel caso in cui trascritto il contratto poi impugnato siano decorsi 5 anni senza
che sia stata trascritta alcuna domanda giudiziale, il terzo di buona fede che trascriva il proprio acquisto non sarà
travolto della sentenza che accolga la domanda di nullità o di annullamento per incapacità.

Riassunto: La trascrizione delle domande giudiziali opera come una sorta di prenotazione, garantendo a chi agisce
in giudizio la possibilità di opporre la successiva sentenza a chi acquisti diritti sul bene durante il processo.

La trascrizione del contratto preliminare.

Analogo ruolo svolge la trascrizione del preliminare di vendita immobiliare. Tale trascrizione originariamente non
era ammessa in quanto l’oggetto del preliminare non è il trasferimento di un diritto reale bensì l’obbligo di
trasferirlo. L’art. 2645-bis prevede oggi che sia obbligatoria la trascrizione dei contratti preliminari che abbiano ad
oggetto trasferimento, costituzione o modificazione della proprietà o di diritti reali di godimento su immobili
(anche se in corso di costruzione) quando detti contratti risultino da atto pubblico o da scrittura privata
autenticata. E’ invece facoltà delle parti effettuare la trascrizione, previa autenticazione delle firme, se tali contratti
sono stipulati per scrittura privata.

La trascrizione determina effetti di prenotazione analoghi a quelli per le domande giudiziali: in particolare il
promittente acquirente trascrivendo il preliminare “prenota” la possibilità di trascrivere il contratto definitivo,
rendendolo opponibile ai terzi dalla data di trascrizione del preliminare. La pubblicità perde efficacia se la
trascrizione del contratto definitivo o della domanda giudiziale di esecuzione non segue entro un anno dalla data
pattuita per la stipula. In ogni caso, la trascrizione del preliminare perde efficacia se il definitivo non venga
trascritto entro tre anni dalla trascrizione del preliminare.

Le trascrizioni a efficacia costitutiva e notificativa.

a) La trascrizione ha efficacia costitutiva in ordine a determinati atti o fatti: atti interruttivi dell’usucapione
immobiliare, per l’acquisto dei diritti reali che si realizza nell’usucapione abbreviata, per il pignoramento
di immobili. Quanto alla prima ipotesi, il titolare di un diritto reale che tema l’acquisto per usucapione da
parte del titolare dovrà trascrivere l’atto di intimazione o la domanda giudiziale.
b) Casi in cui la trascrizione ha mera funzione di pubblicità notizia: acquisti mortis causa, sentenze di
accertamento dell’avvenuta usucapione immobiliare. Tali fatti sono senz’altro opponibili ai terzi anche se
non trascritti e la pubblicità serve solo per realizzare la continuità delle trascrizioni.

Forma e titoli per la trascrizione.

Va eseguita presso l’ufficio dei registri immobiliari o l’Agenzia del Territorio nella cui circoscrizione sono situati i
beni e può ottenersi solo in forza di uno specifico titolo, cioè in forza di sentenza, di atto pubblico o di scrittura

122
privata con sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente). Occorre inoltre allegare copia dell’atto o della
sentenza da trascrivere e una doppia coppia di trascrizione che indichi i dati identificativi delle parti, il titolo di cui
si chiede la trascrizione e la relativa data, il nome del pubblico ufficiale che ha redatto l’atto (notaio o autorità
giudiziaria): omissioni o incertezze sulle persone, sul bene o sul rapporto giuridico possono comportare l’invalidità
della trascrizione.

I SINGOLI CONTRATTI

Qualificazione dei contratti. La qualificazione serve a ricondurre il singolo contratto a uno specifico tipo negoziale
(figura tipica, atipica o mista), individuando così la disciplina applicabile. E detta qualificazione si opera
essenzialmente in base alla causa concreta dell’atto: ad es. vendita o appalto, locazione o affitto (es. a nulla vale
etichettare come appalto il contrato col quale una parte assume l’obbligo di vendere un certo bene verso
corrispettivo: ciò che conta è la comune intenzione delle parti)

I CONTRATTI DI ALIENAZIONE DI BENI

LA VENDITA

La vendita è il contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa, o il trasferimento di un
altro diritto, verso il corrispettivo di un prezzo. [art. 1470]

E’ un contratto a titolo oneroso, essendo la controprestazione costituita da una somma di denaro o prezzo, e in ciò
si distingue dalla permuta. L’oggetto del contratto è un diritto, che può essere sia reale sia di credito e riguardare
qualsiasi bene, materiale o immateriale. Si tratta di un contratto consensuale in quanto si conclude col semplice
consenso: “per effetto del consenso delle parti legittimamente manifestato”.

Può aversi peraltro una vendita a effetti obbligatori: la conclusione del contratto con comporta l’immediato
trasferimento della proprietà, bensì l’obbligo a carico del venditore di procurare l’acquisto in capo al compratore
[art. 1478]. Le figure principali di vendita obbligatoria sono:

1) Vendita di cose future, cioè di cose che devono giuridicamente venire ad esistenza: la proprietà si
trasferisce “non appena la cosa viene ad esistenza”. Si noti che l’obbligazione di far acquistare la proprietà
include quella di svolgere un’attività diligente perché la cosa venga ad esistenza: di regola, la vendita di
cose future è un contratto commutativo e pertanto se, nonostante lo sforzo diligente, la cosa non viene
ad esistenza il contratto si risolve per impossibilità sopravvenuta dell’oggetto. E’ possibile che l’acquirente
se ne assuma il rischio, configurando il contratto come aleatorio.
2) Vendita di cosa altrui, il contratto non è né invalido né del tutto inefficace, ma obbliga il venditore “a
procurare l’acquisto al compratore”: può convincere il titolare del diritto a vendere direttamente al
compratore o acquistare per sé il diritto (e in tal caso per effetto della prima vendita, il ritrasferimento in
capo al compratore si realizza automaticamente. Il compratore se al momento del contratto ignorava
l’altruità della cosa, ha diritto a chiedere la risoluzione della compravendita e il risarcimento, a meno che il
venditore non glie ne abbia fatto acquistare la proprietà.
3) Vendita di cose generiche, cioè di una certa quantità di cose individuate solo nel genere. L’effetto reale si
realizza con l’individuazione fatta d’accordo tra le parti o nei modi da esse stabiliti oppure anche mediante

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consegna al vettore o allo spedizioniere. L’individuazione è un atto dovuto per il venditore, costituendo
adempimento dell’obbligo derivante dalla vendita e ha natura di atto giuridico in senso stretto.
4) Vendita alternativa, il trasferimento si realizza solo con l’effettuazione della scelta: a differenza
dell’individuazione, tale scelta ha carattere negoziale perché concorre a determinare l’oggetto stesso
dell’obbligazione.

Le obbligazioni del venditore. a) La garanzia per l’evizione.

Secondo l’art. 1476 le obbligazioni principali del venditore sono: consegnare la cosa al compratore, fargliene
acquistare la proprietà e garantirlo contro l’evizione di terzi e per i vizi della cosa.

Consegnare la cosa al compratore. Tale obbligo include quella di custodirla fino alla consegna [art. 1177]. Salvo
diversa volontà delle parti, la cosa va consegnata nel luogo in cui essa si trova al momento del contratto, insieme
con gli accessori, le pertinenze e i frutti, nonché i titoli e i documenti. Se la cosa deve essere trasportata, l’obbligo si
considera adempiuto anche mediante rimessa al venditore o allo spedizioniere. Per i contratti del consumatore
l’obbligo si considera adempiuto solo con la consegna materiale nelle mani del consumatore, ed è da tale
momento che passa al compratore il rischio del perimento incolpevole della cosa.

Far acquistare la proprietà della cosa. Obbligazione gravante se l’acquisto non è effetto immediato (o reale) del
contratto.

cd. Garanzia per evizione. Garanzia che riguarda l’ipotesi in cui terzi vantino diritti sulla cosa. In relazione ai diritti
fatti valere dai terzi si distinguono:

Evizione totale. E’ l’ipotesi in cui il terzo dimostrando di essere proprietario della cosa, riesca a farsi restituire il
bene. Il compratore, può chiedere la risoluzione del contratto e il risarcimento del danno. Peraltro il compratore,
convenuto in giudizio per la restituzione della cosa, decade dalla garanzia se non chiama in causa il venditore o se
riconosce spontaneamente il diritto del terzo.

Evizione parziale o cosa gravata da diritti di terzi. E’ l’ipotesi in cui terzo rivendichi come sua solo una parte della
cosa oppure faccia valere altri diritti sul bene; in tal caso il compratore ha diritto alla risoluzione del contratto
quando debba ritenersi che non avrebbe acquistato la cosa senza la parte evitta o gravata da diritti altrui.
Diversamente potrà richiede solo una riduzione di prezzo, salvo sempre il risarcimento dei danni.

.b) La garanzia per i vizi.

Cioè per i difetti strumentali o funzionali del bene, vizi di un certo rilievo tali da rendere la cosa inidonea all’uso
cui è destinata o tali da diminuirne in modo apprezzabile il valore (cdd. vizi redibitori, che consentono al
compratore di restituire la cosa ottenendo il rimborso del prezzo pagato).

Inoltre tali vizi devono essere occulti, cioè non conosciuti dal compratore al momento del contratto né facilmente
riconoscibili. Il compratore che voglia avvalersi della garanzia ha l’onere di effettuare al venditore la denunzia dei
vizi entro 8 giorni, dalla consegna se si tratta di vizi apparenti, dalla scoperta, se si tratta di vizi occulti, pena la
decadenzadalla garanzia, salvo solo il caso in cui il venditore abbia riconosciuto l’esistenza del vizio o l’abbia
occultata con artifici. Il termine di prescrizione decorre dal momento della consegna e si compie in un anno.

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La garanzia offre al compratore due alternative: la risoluzione del contratto, con restituzione della cosa e del
prezzo pagato, o la riduzione di prezzo; in entrambi i casi il venditore è tenuto al risarcimento dei danni se non
prova di acer ignorato senza colpa i vizi della cosa. Trattandosi di materia disponibile la garanzia può essere
pattiziamente esclusa, salvo il caso in cui “il venditore ha in mala fede taciuto al compratore i vizi della cosa”: in
tale ipotesi il patto di esonero dalla garanzia è radicalmente nullo.

Due altre ipotesi di inadempimento sono una prevista dalla legge, e l’altra elaborata dalla giurisprudenza:

1) La cosa venduta “non ha le qualità promesse oppure quelle essenziali per l’uso cui è destinata”. Il
compratore è sempre soggetto all’onere di denunzia a pena di decadenza e al termine di prescrizione di
un anno, ma può comunque ottenere lo scioglimento del contratto.
2) Vendita di cosa diversa; riguarda l’ipotesi in cui la cosa non presenta semplici difetti, ma si tratta di un
bene diverso da quello pattuito. La giurisprudenza riconosce al compratore il diritto di esperire l’ordinaria
azione di risoluzione del contratto, senza l’osservanza degli stretti termini di decadenza e prescrizione
presenti per la garanzia per vizi.

Le obbligazioni del compratore.

L’obbligazione fondamentale è il pagamento del prezzo, effettuati nel luogo e nei termini pattuiti, e in mancanza,
nel momento e nel luogo dei consegna della cosa [art. 1498].

Il prezzo è liberamente fissato, salva l’ipotesi di prezzi imposti per legge; costituendo elemento essenziale, la sua
mancanza dovrebbe comportare nullità del contratto: per la frequenza e la rilevanza sociale di tale figura la legge
interviene con numerose diposizioni integrative di volontà delle parti: designazione da parte del giudice del terzo
arbitratore, prezzi di listino o mercuriali, “giusto prezzo”, ecc.

Tipi particolari di vendita. a) Vendita di cose mobili. La garanzia di buon funzionamento.

Prevede un’ulteriore tutela rispetto a quella già vista per la garanzia vizi, in quanto mentre quest’ultima riguarda i
difetti presenti nel bene al momento della vendita, la garanzia di buon funzionamento riguarda i diritti
sopravvenuti. I termini e il contenuto della garanzia sono determinati dal contratto. In mancanza di diversa
previsione, il compratore deve denunziare il difetto di funzionamento entro 30 gg dalla scoperta e l’azione si
prescrive in 6 mesi.

Nell’ambito della vendita dei beni di consumo (consumatore-professionista, fornitura in senso ampio ecc.) la
garanzia opera per le anomalie che si palesino entro due anni (ma sarà l’acquirente a dover provare la loro
esistenza alla consegna ove si evidenzino dopo i sei mesi). La tutela prevede che:

- Il consumatore può chiedere a sua scelta, riparazione o sostituzione, senza spese per l’acquirente.
- Riduzione del prezzo o risoluzione del contratto;

L’azione si prescrive in 26 mesi dalla consegna ed è nullo qualsiasi patto diretto a escludere o limitare tale tipo di
tutela: sono ammissibili solo le garanzie convenzionali aggiuntive, che offrono una tutela più ampia.

.b) Vendita con riserva di proprietà.

E’ quanto avviene, nella vendita a rate, dove il venditore a garanzia del pagamento integrale del prezzo,
si riserva la proprietà fino al pagamento dell’ultima rata. Un’eventuale alienazione dell’acquirente
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costituirebbe reato (appropriazione indebita). Il compratore però ottiene subito la consegna della cosa e
può goderne liberamente, salvo il divieto a disporne in favore di terzi, ma per converso “assume i rischi
per il perimento fin dal momento della consegna”. Il mancato pagamento di una sola rata che non superi
l’ottava parte del prezzo non dà luogo a risoluzione e non fa decadere il compratore dal beneficio del
termine relativamente alle date successive. La risoluzione non esclude il diritto del compratore alla
restituzione delle rate già pagate, salvo il diritto spettante al venditore a un equo compenso per l’uso
della cosa e al risarcimento del danno.

c) Vendita di immobili.

Si distinguono la vendita a misura dalla vendita a corpo: nella prima il prezzo è fissato in ragione di un
tanto per ogni unità di misura (es. 10€ al mq.); si ha vendita a corpo quando il bene è venduto per un
prezzo globale e forfettario. Sono nulli gli atti di compravendita costruiti senza permesso di costruire o
in difformità dallo stesso, gli atti che costituiscono o modificano diritti reali su detti immobili, esclusi
solo i diritti reali di garanzia, le servitù e gli atti di aggiudicazione delle procedure esecutive immobiliari.

d) Vendita con patto di riscatto.

Il venditore si riserva il diritto di riavere la proprietà della cosa venduta mediante restituzione del
prezzo. E’ un contratto intanto pienamente efficace e traslativo della proprietà, ma sottoposto a
condizione risolutiva, costituita dalla dichiarazione unilaterale del venditore-riscattante. In seguito al
riscatto la proprietà della cosa si riacquista con effetto retroattivo reale e il riscatto travolge i diritti
eventualmente acquistati dai terzi, salve solo le regole sulla trascrizione se si tratta di immobili, e le
regole sul possesso titolato se si tratta di mobili. Il riscatto deve esercitarsi entro un termine massimo di
due anni per i mobili e di cinque anni per gli immobili. Il riscatto è un diritto potestativo rispetto al
quale il compratore è in una situazione dimera soggezione. Diverso è il patto di retrovendita ha effetti
obbligatori vincolando il compratore a rivendere all’alienante: è un contratto preliminare accessorio
alla vendita.

e) Altre figure particolari di vendita.


1) Vendita con riserva di gradimento; si riscontra un’opzione per cui la vendita si perfeziona solo
quando il compratore comunica al venditore il gradimento della merce con dichiarazione
unilaterale dell’acquirente.
2) La vendita a prova è una vendita soggetta a condizione sospensiva che la cosa abbia le qualità
pattuite e sia idonea all’uso cui è destinata.
3) La vendita su campione è soggetta alla condizione risolutiva della difformità fra campione e
merce consegnata.
4) La vendita cif(cost, insurance, freight) indica la somma pagata include prezzo, assicurazione e
trasporto delle cose;
5) La vendita fob(“free on board”) e indica che anche le spese di caricamento sul mezzo di
trasporto sono a carico del venditore.

Il contratto estimatorio.
126
In alcuni casi il rischio di restituzione è talmente elevato che il dettagliante non è in grado di sopportarlo
con ragionevoli margini di sicurezza: così avviene per la vendita di giornali e altra merce a passare di
moda o a perdere attualità in tempi brevi, per cui con il contratto estimatorio “una parte consegna una o
più cose mobili all’altra e questa si obbliga a pagarne il prezzo, salvo che restituisca le cose nel termine
stabilito”. Il contratto non trasferisce subito la proprietà, ma attribuisce al ricevente la disponibilità
materiale delle cose e il potere di disposizione (facoltà di vendere a terzi). Il tradensperde il potere di
disposizione sulle cose, sopporta il rischio economico che restino invendute, per contro ne mantiene la
proprietà fino a quanto il rivenditore non le abbia alienate, e potrà sia opporsi a un eventuale
pignoramento dei creditori del ricevente, sia rivendicarle come proprie in caso di inadempimento della
controparte. Il ricevente ottiene il potere di disporre delle cose, ma sopporta fin dalla consegna il rischio
del perimento incolpevole ed è obbligato a pagarne il prezzo, salvo che non le restituisca nel termine
stabilito: obbligazione dell’accipiensè soltanto il pagamento, la restituzione costituisce un’obbligazione
facoltativa.

La somministrazione.

Contratto con il quale una parte si obbliga a eseguire a favore dell’altra prestazioni periodiche o
continuative di cose e/o di servizi (es. fornitura di gas, catering, manutenzione ecc. L’entità della
fornitura può essere variata nel corso del rapporto e trattandosi di un contratto di durata se è a tempo
indeterminato, ciascuna parte può recedere previo congruo preavviso, ma il recesso non ha effetto per
le prestazioni già eseguite. La risoluzione per inadempimento può chiedersi solo se è tale da menomare
la fiducia nell’esattezza dei successivi adempimenti.

Diversa è la vendita a consegne ripartite nella quale la prestazione è unica, e ne è soltanto frazionata
l’esecuzione.

I CONTRATTI DI UTILIZZAZIONE DI BENI

La locazione.

Contratto col quale una parte si obbliga a far godere all’altra una cosa mobile o immobile per un dato
tempo, verso un corrispettivo. Si tratta di un contratto consensuale a effetti obbligatori, precisamente
attribuisce un diritto personale di godimento, e il conduttore ha solo la detenzione della cosa, non il
possesso.

Durata. Fermo restando che non deve eccedere i 30 anni la locazione può essere:

- A tempo determinato, per cui alla scadenza fissata il contratto si scioglie automaticamente, ma
può aversi una rinnovazione tacita per un uguale periodo se il conduttore rimane di fatto nel
godimento della cosa senza opposizione del locatore.
- A tempo indeterminato; le parti non hanno prefissato una scadenza. In tal caso il contratto ha
la durata stabilita dalla legge in relazione al tipo di bene locato, e si rinnova tacitamente per un
uguale periodo in mancanza di disdetta.

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Oggetto. Qualsiasi bene, mobile o immobile: esistono diversi sottotipi di locazione, la cui disciplina si
trova sovente il leggi speciali; se il bene è produttivo il contratto si configura come affitto, che si
distingue in affitto di azienda e affitto di fondo rustico;

Obbligazioni del locatore e del conduttore.

Obbligazioni del locatore, indicate all’art. 1575 sono:

-Consegnare la cosa in buono stato di manutenzione; se la cosa è affetta di vizi che diminuiscano
apprezzabilmente l’idoneità all’uso pattuito, il conduttore può chiedere riduzione del canone o
risoluzione del contratto;
-Mantenere la cosa in buono stato locativo; sono a carico del locatore tutte le riparazioni necessarie, ad
eccezione di quelle di piccola manutenzione che spettano al conduttore (es. pittura);
-Garantire il pacifico godimento della cosa locata; essendo un diritto personale di godimento attribuisce
al conduttore la pretesa esercitabile verso il locatore che questi gli faccia godere la cosa. Di fronte ai
-terzi che turbino il pacifico godimento della cosa la legge distingue due ipotesi: se il conduttore subisce
molestie di fatto (molestie da terzi che non pretendono di avere diritti sulla cosa) egli è tenuto a
difendersi da solo (ad es. con l’azione di reintegrazione); se il conduttore subisce molestie di diritto
(arrecate da terzi che pretendono di avere diritti sulla cosa) il locatore è tenuto a garantirlo
difendendolo dalle pretese altrui, assumendo eventualmente la lite giudiziaria, dal quale il
conduttore ha diritto ad essere estromesso su richiesta.

Seppur è un diritto di credito, la locazione è opponibile al terzo acquirente del bene locato. Requisito per
l’opponibilità della locazione è la data certa anteriore all’alienazione della cosa nonché la trascrizione
per i contratti di durata superiore a 9 anni. In mancanza di data certa, la locazione è opponibile solo se il
conduttore ha conseguito la detenzione prima dell’alienazione a terzi.

Obbligazioni del conduttore (art. 1587) sono:

- Prendere in consegnala cosa e utilizzarla per l’uso convenuto. Il conduttore ha facoltà di sublocare, ma
non può cedere il contratto senza il consenso del locatore; il locatore, in credito verso il conduttore per
canoni non pagati, può agire direttamente verso il sub-conduttore per esigere da lui quando questi
dovrebbe pagare il sublocatore (es. A loca a B per 1000 e questo lo subloca per 800; se B non paga il
canone A può esigere direttamente da C gli 800 che deve a B);
- Pagare il canone alle scadenze convenute;
- Restituire la cosa alla fine della locazione “nello stato medesimo in cui l’ha ricevuta”, salvo il
deterioramento ordinario derivante dall’uso. Il conduttore risponde della perdita e del deterioramento
avvenuti nel corso della locazione, salvo riesca a dimostrare una causa a lui non imputabile. Il
conduttore non ha diritto a indennità per eventuali addizioni e miglioramenti apportati alla cosa se il
locatore non li ha autorizzati o non voglia ritenerli

Le locazioni urbane. a) Le locazioni abitative. Hanno ad oggetto immobili destinati a ordinarie e


continuative esigenze di abitazione; sono escluse da tale disciplina le esigenze abitative transitorie, gli

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alloggi dell’edilizia pubblica convenzionata, le case di particolare pregio; la disciplina prevede diverse
tipologie di locazioni abitative, fra le quali si segnalano:

- Contratti liberi nel canone e nella disciplina del rapporto, salvo che per la durata minima pari a
4 anni, automaticamente rinnovabili salvo che il locatore dia disdetta;
- Contratti “convenzionati”, stipulati sulla base di contratti-tipo dove associazioni dei locatori e
dei conduttori determinano canone, durata (non < ai 3 anni) e altre condizioni contrattuali.
- Contratti di “natura transitoria”, consentono una ridotta durata del contratto e più ampia
libertà di determinazione del canone;
- Contratti a “equo canone”, analiticamente e automaticamente definiti dalla legge dove
vengono stabiliti durata minima e ammontare massimo del canone;

Tali contratti devono stipularsi per iscritto a pena di nullità. Il locatore è sempre tenuto a rispettare la
durata stabilita per la locazione e dopo la prima scadenza può negarne il rinnovo solo nei casi previsti;
per contro, al conduttore è consentito il recesso unilaterale anche prima della scadenza ove ricorrano
gravi motivi, ma non può né sublocare né cedere ad altri il contratto senza il consenso del locatore. Sono
stabilite alcune ipotesi di successione nel rapporto, cioè di cessione legale del contratto a favore di
persone legate al conduttore da vincoli di solidarietà familiare: hanno diritto di succedere nella locazione
il coniuge, alcuni parenti conviventi e il convivente more uxorio nei casi di morte del conduttore,
divorzio e separazione personale.

.b) Le locazioni non abitative.

Riguardano i locali destinati ad attività industriali, commerciali, artigianali o alberghiere. La durata del
contratto non può essere inferiore a 6 anni (9 anni per le attività alberghiere). Anche qui il locatore è
sempre tenuto a rispettare la durata stabilita per la locazione e dopo la prima scadenza può negarne il
rinnovo solo nei casi previsti; per contro, al conduttore è consentito il recesso unilaterale anche prima
della scadenza ove ricorrano gravi motivi, ma non può né sublocare né cedere ad altri il contratto senza
il consenso del locatore, salvo che venga contemporaneamente locata o ceduta l’azienda.

Si ha tacita rinnovazione se alla scadenza nessuna delle parti abbia dato disdetta.

L’ammontare del canone è liberamente fissato dalle parti, e gli aumenti per gli anni successivi al primo
sono consentiti solo nella misura del 75% della variazione dell’indice dei prezzi al consumo. Il conduttore
ha un diritto di prelazione ove il locatore decida di vendere, assistito da tutela reale: ha facoltà di
riscattare l’immobile dal terzo acquirente. Ha inoltre diritto a un’indennità per la perdita
dell’avviamento in cui i casi di fine della locazione non dovuta a suo recesso o inadempimento, per gli
immobili destinati ad attività che comportino contratti col pubblico dei consumatori.

Il leasing (o locazione finanziaria).

Figura contrattuale atipica ma socialmente diffusa: consiste nel contratto con il quale una parte concede
all’altra il godimento di una cosa verso un canone periodico e l’opzione per l’acquisto del bene alla fine

129
del contratto.
Il concessionario-conduttore si obbliga a pagare i canoni pattuiti e assumere i rischi per la perdita e il
deterioramento del bene. Alla scadenza potrà decidere se acquistare il bene fruendo dell’opzione
oppure prorogare il contratto (con canone più basso) oppure stipularne uno nuovo. Una variante della
figura è costituita dal lease-back, nel quale il proprietario di un bene (solitamente immobile) lo vende a
una società finanziaria ottenendone in corrispettivo il valore capitale e la concessione in godimento del
bene contro il pagamento di un canone, nonché la facoltà di riacquistare la proprietà alla fine del
rapporto.

Il comodato.

Contratto col quale il comodante consegna al comodatario una cosa perché se ne serva per il tempo e
l’uso determinati (è il cd. prestito d’uso gratuito). E’ un contratto gratuito ma può essere collegato a un
contratto oneroso quando il concedente voglia garantirsi la restituzione di una cosa concessa il via
strumentale per l’utilizzazione di altri beni o servizi (es. il decodificatore dato in comodato all’abbonato
di un servizio pay per view). Il comodato comunque è essenzialmente gratuito, perché se previsto un
corrispettivo lo riporterebbe nella figura della locazione. A carico del comodatario vengono imposti
alcuni oneri e comunque le spese ordinarie necessarie per l’uso della cosa. E’ un contratto reale perché
si perfeziona con la consegna. Oggetto del comodato possono essere beni sia immobili che mobili,
purché inconsumabili, la consumazione distruggendo la cosa ne impedirebbe la restituzione, mentre la
restituzione di altre cose dello stesso genere riporterebbe il contratto nello schema del mutuo, anche se
gratuito.

Il comodatario deve custodire la cosa con l’ordinaria diligenza, deve usarla solo per l’uso determinato
dal contratto o dalla natura della cosa e non può concederla in godimento a terzi. La restituzione deve
avvenire alla scadenza pattuita, dopo che il comodatario si è servito della cosa in conformità del
contratto e comunque in maniera anticipata e immediata ove sopravvenga un suo bisogno urgente e
imprevisto.

I CONTRATTI DI PRESTAZIONE D’OPERA.

L’appalto.

Contratto col quale un committente affida a un appaltatore l’esecuzione di un’opera o la prestazione di


un servizio verso corrispettivo in denaro. Ciò che caratterizza l’appalto è la qualifica di imprenditore
dell’appaltatore che assume l’incarico di organizzare i mezzi necessari o con gestione a proprio rischio.
In questo si distingue dal contratto d’opera, in cui manca organizzazione imprenditoriale e l’opus viene
realizzato essenzialmente col lavoro personale. In caso di eventi sopravvenuti che impediscono il
conseguimento del risultato previsto (opera impossibile per cause non imputabili ad alcuna delle parti),
il committente è liberato da ogni obbligazione.

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Il committente può apportare varianti al progetto originario, purché non lo stravolgano e venga
corrisposto un supplemento di prezzo. Essendo il contratto basato sulla fiducia nelle qualità e capacità
dell’impresa appaltatrice non è consentito il subappalto se il committente non vi consente; il
committente resta libero di recedere dal contratto purché indennizzi l’appaltatore per le spese
sostenute, i lavori eseguiti e il mancato guadagno.

Estinzione. Il contratto può sciogliersi in caso di morte dell’appaltatore se la considerazione della sua
persona è stata motivo determinante del contratto.

Esecuzione dell’appalto e diritti delle parti.

Il committente durante l’esecuzione dell’appalto ha diritto a verificare lo svolgimento dei lavori e dello
stato di avanzamento e ove li trovi difformi può assegnare un termine di assegnamento che se non
rispetto, può comportare risoluzione. Terminata l’esecuzione, il committente può procedere al collaudo
(verifica finale dell’opera) prima della consegna. Se il committente omette tale verifica entro un congruo
termine o riceve senza riserve la cose l’opera si considera accettata e l’appaltatore ha diritto al
pagamento del corrispettivo.

L’appaltatore è tenuto alla garanzia per le difformità e i vizi dell’opera non accettata o i cui vizi non siano
conosciuti o facilmente riconoscibili dal committente, e che questi ne faccia denunzia entro 60 giorni
dalla scoperta a pena di decadenza. L’azione per far valere la garanzia si prescrive in 2 anni dalla
consegna: il committente può chiedere che le difformità o i vizi siano eliminati a spese dell’appaltatore
oppure che il prezzo sia proporzionalmente diminuito. Se i difetti rendono l’opera del tutto inadatta alla
sua destinazione, il committente può chiedere la risoluzione, salvo in entrambi i casi il diritto al
risarcimento dei danni in caso di colpa dell’appaltatore.

Tutele maggiori sono previste per appalti aventi ad oggetto edifici: in caso di gravi difetti o rovina delle
opere, la garanzia si estende ai vizi che si manifestino fino a 10 anni dal compimento dell’opera e la
denunzia è richiesta entro un anno dalla scoperta, può essere fatta valere non solo dal committente, ma
anche dai suoi aventi causa (terzi acquirenti). Si prescrive in un anno dalla denuncia e mira al
risarcimento dei danni.

Revisione del prezzo: importante perché spesso si tratta di opere la cui costruzione può chiedere anche
un notevole lasso di tempo; la legge consente a entrambe le parti di chiedere aumenti o diminuzioni del
prezzo, purché eccedano il 10% del prezzo pattuito e per la sola misura eccedente tale limite. Altresì un
aumento del prezzo può essere chiesto dall’appaltatore quando nel corso dell’opera si manifestino
difficoltà di esecuzione non previste (es. per cause geologiche) che rendano notevolmente più onerosa
la prestazione. Si tratta di materia disponibile dalle parti, salvo il caso di appalti pubblici in cui la clausola
sulla revisione dei prezzi è obbligatoria.

Il contratto d’opera. Presenta due varianti in relazione al tipo di opera, manuale o intelllettuale.

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Contratto d’opera manuale; una persona, verso corrispettivo, si obbliga a compiere un’opera o servizio
con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione. L’assenza di vincolo di
subordinazione distingue la figura del lavoro subordinato, che si configura come obbligazione di mezzi.
L’opus è realizzato col lavoro proprio e perciò manca un’organizzazione imprenditoriale o se presente
questa è di rilievo modesto rispetto al ruolo svolto dal lavoro. Il prestatore d’opera si impegna a
conseguire un risultato. Garanzia per la difformità e i vizi dell’opera ricalca la disciplina dell’appalto,
posto che la sua attivazione è elemento decisivo per la sua attivazione. Occorre la denuncia dei vizi entro
8 giorni e l’azione si prescrive in un anno dalla cosnegna.

Contratto d’opera intellettuale; si distingue per l’oggetto, costituito da prestazioni tipiche di una
professione “liberale”: medico, avvocato, commercialista ecc. E’ necessaria iscrizione ad albi
professionali. In secondo luogo si distingue perché implica un’obbligazione di mezzi, non di risultato. Il
professionista deve adempiere con la diligenza media, valutata in relazione alla “natura dell’attività
esercitata” (cd. diligenza tecnica) e non risponderà se non consegue il risultato sperato; il prestatore
d’opera risponde solo in caso di dolo o colpa grave. Il compenso deve essere determinato
obbligatoriamente al momento del conferimento dell’incarico. Il cliente può sempre recedere dal
contratto, mentre il recesso del professionista è consentito solo se ricorre una giusta causa.

Il professionista deve munirsi di polizza assicurativa per il risarcimento dei danni derivanti dall’esercizio
dell’attività ed eseguire personalmente la prestazione: può avvalersi di sostituti o ausiliari, rimanendo
comunque responsabile del loro operato.

I CONTRATTI DI COLLABORAZIONE

Il mandato.

Contratto col quale una parte (mandatario) si obbliga a compiere uno o più atti giuridici per conto
dell’altra (mandante). Caratteristico del mandato è il carattere giuridico, non materiale, dell’attività (es.
stipulare contratto, inviare diffida ecc.). Il mandato può essere con o senza rappresentanza.Nel mandato
con rappresentanza il mandatario compie gli atti giuridici in nome e per conto del mandante, pertanto
gli effetti dell’atto si produrranno direttamente e immediatamente in capo a costui.

Procura =\ Mandato

Sono strutturalmente e contenutisticamente diversi

1. Il mandato è un contratto mentre la procura è un negozio unilaterale;


2. Il contratto di mandato è fonte di obblighi per il mandatario, mentre la procura conferisce poteri al
rappresentante;

Nel mandato con rappresentanza nasce dalla giustapposizione di un contratto (fra mandante e mandatario) e di un
atto unilaterale (procura conferita dal mandante al mandatario).

Nel mandato senza rappresentanza il mandatario compie gli atti sempre nell’interesse del mandante, ma in nome
proprio: i terzi non hanno rapporti col mandante e gli atti produrranno effetti solo il capo al mandatario; sarà poi

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quest’ultimo, in esecuzione dell’incarico, a ritrasferire in capo al mandante con successivo contratto i diritti
acquistati. Tale istituto è molto diffuso negli acquisti per immobili e mobili registrati: in caso di inadempimento, il
mandante dovrà chiedere l’esecuzione in forma specifica dell’obbligo di ritrasferire il bene acquistato.

Quando si tratti di beni mobili, esigenze di snellezza hanno portato a una deroga al principio, per cui il mandante
può direttamente rivendicare come propri i beni acquistati, sia nei confronti del venditore sia nei confronti del
mandatario (salvi solo i diritti dei terzi derivanti dal possesso titolato). Se dall’esecuzione del mandato deriva un
credito, il mandante può senz’altro esercitarlo direttamente nei confronti del debitore.

Il mandatario deve eseguire l’incarico con l’ordinaria diligenze, in particolare de informare il mandante degli
sviluppi, rispettare i limiti fissati e le istruzioni ricevute, dare comunicazione dell’avvenuta esecuzione del
mandato, custodire e consegnare le cose ricevute a causa del mandato.

Il mandato si presume oneroso, salvo diversa pattuizione, e il mandante comunque deve somministrare i mezzi
necessari per l’esecuzione, rimborsare le spese, risarcire i danni derivanti dall’esecuzione dell’incarico.

Estinzione. Il mandato si esingue per: scadenza del termine, compimento dell’atto, revoca del mandante, rinunzia
del mandatario, morte o sopravvenuta incapacità di mandante o mandatario. La revoca è libera, tuttavia se il
mandato era irrevocabile o oneroso la revoca obbliga il mandante a risarcire il danno. Non è ammessa la revoca del
mandato conferito anche nell’interesse del mandatario o di terzi, se non per giusta causa.

CONTRATTI DI CREDITO E DI GARANZIA

Il mutuo.

Contratto col quale una parte (mutuante) consegna all’altra una determinata quantità di denaro e l’altra
(mutuatario) si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie e qualità (art. 1813). Gli impieghi della
somma presa a mutuo restano di norma irrilevanti, tranne nel cd. mutuo di scopo, in cui il mutuatario è obbligato a
rispettare una certa destinazione della somma. E’ un contratto reale, si perfeziona con la consegna delle cose
mutuate. Oggetto del contratto possono anche essere cose diverse dal denaro, purché fungibili e consumabili,
diversamente si verserebbe nella figura di locazione o comodato. La proprietà delle cose passa al mutuatario, che
dovrà restituirne altrettante della stessa specie e qualità. Il mutuo si presume oneroso: “salvo diversa volontà delle
parti il mutuatario deve corrispondere al mutuante gli interessi”, dovuti nella misura legale se le parti non
pattuiscono un tasso superiore (che richiederebbe forma scritta). Il termine di restituzione è fissato dai contraenti
e se era convenuta restituzione rateale, l’inadempimento di una sola rata consente di chiedere l’immediata
restituzione dell’intero capitale. Analoga previsione è dettata per il mancato pagamento degli interessi.

La cessione dei crediti d’impresa (factoring).

E’ il contratto col quale un’impresa vende a un soggetto specializzato (intermediario finanziario chiamato factor) i
crediti inerenti alla sua attività e il cessionario si impegna a gestire tali crediti (incassarli) e a concederne anticipi sul
loro ammontare (ovviamente inferiore al loro valore nominale). Il cedente garantisce la solvenza dei debitori
ceduti, salvo rinuncia del factor-cessionario. Requisiti oggettivi e soggettivi:

- Il cedente dev’essere un imprenditore;

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- La cessione deve riguardare i crediti stipulati nell’esercizio dell’attività di impresa: può trattarsi anche di
crediti futuri (purché nascenti entro i due anni successivi).

La cessione è opponibile ai terzi (ad es. cessionari dello stesso credito o creditori del cedente) quando il factor ha
pagato il corrispettivo della cessione e il pagamento ha data certa.

La fideiussione.

Contratto col quale una parte (fideiussore) garantisce l’adempimento di un’obbligazione altrui, obbligandosi
personalmente verso il creditore. Costituisce una forma di garanzia persona del credito: mentre le garanzie reali
vincolano beni specifici e determinati, le garanzie personali impegnano tutto il patrimonio del garante,
determinando una condizione di solidarietà col debitore per il pagamento del debito. cd. dipendenza funzionale:
accessorietà rispetto al debito garantito; la fideiussione non è valida “se non è valida l’obbligazione principale”. Da
ciò discende che il fideiussore può opporre al creditore tutte le eccezioni che spettano al debitore principale; ha
larga diffusione nelle fideiussioni prestate a favore di una banca la clausola solve et repete, per effetto della quale il
fideiussore prima deve effettuare l’integrale pagamento del debito, solo allora potrà sollevare le relative eccezioni.
E’ un contratto con obbligazioni del solo proponente perché nascono obbligazioni solo a carico del fideiussore
perciò si conclude senza necessità di accettazione né da parte del creditore garantito né da parte del debitore
garantito. La dichiarazione del fideiussore deve essere espressa. Il fideiussore diviene obbligato in solido col
debitore principale. Le parti tuttavia possono convenire due attenuazione di tali regola: il beneficiumexcussionis e
il beneficiumdivisionis.

Il beneficio di escussione consente al fideiussore di chiedere la preventiva esecuzione sui beni del debitore
principale. L’azione esecutiva su tali beni si configura come onere per il creditore. Il beneficio della divisione limita
la reponsabilità di ciascuno dei fideiussori alla quota di debito assunta da ciascuno.

Il fideiussore che paga il debito è surrogato nei diritti che il creditore aveva verso il debitore: può così agire in
regresso contro di lui per ottenere il rimborso del capitale, degli interessi e delle spese.

E’ ormai ammessa anche la cd. fideiussione omnibus, cioè la fideiussione prestata per tutti i debiti che un soggetto
ha o potrà assumere in futuro verso un certo creditore, quasi sempre una banca. E’ valida la fideiussione prestata
per un’obbligazione futura se in essa è indicato l’importo massimo garantito, ma oggi è inderogabile la
disposizione che prevede la liberazione del fideiussore quando il creditore ha fatto credito al soggetto garantito
dopo il sensibile peggioramento delle sue condizioni patrimoniali.

LE DONAZIONI

Atti giuridici e atti di liberalità.

Non tutti gli atti gratuiti costituiscono donazione. In tale categoria non rientrano solo i contratti, ma anche negozi
unilaterali (es. rinuncia a un diritto, la remissione del debito).

Atto di liberalità (atto con causa liberale): atto diretto a realizzare in capo ad altri un arricchimento disinteressato,
per pura benevolenza: tipico atto liberale è la donazione di un bene perché trova ‘causa’ nell’intento di arricchire il
beneficiario in modo spontaneo e disinteressato, per ragioni di pura benevolenza. La causa di liberalità non è

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esclusa dalla ricorrenza di particolari “motivi” (es. riconoscenza per chi mi ha salvato la vita) che colorano l’atto ma
non lo snaturano.

Atti gratuiti che non costituiscono liberalità.

Ad es. per i casi di comodato, deposito, prestazione professionale resa gratuitamente a un amico o a un parente:
sono mere usi e convenzioni sociali di amicizia e parentela. D’altra parte è un chiaro interesse economico quello
che spinge il commerciante a fare “regali” ai clienti e quello sottostante al trasporto gratuito. Le liberalità possono
attuarsi direttamente tramite contratto di donazione oppure indirettamente tramite atti diversi che realizzino
comunque detta finalità liberale.

La donazione. [art. 769]

Contratto col quale una parte, per spirito di liberalità, arricchisce l’altra tramite l’attribuzione di un diritto oppure
l’assunzione di un’obbligazione. L’errore sul motivo, sia di fatto che di diritto, dà luogo all’annullabilità del
contratto se si tratta di motivo determinante e se esso risulta dall’atto (es. donazione di un bene a una persona
ritenendo erroneamente che l’abbia salvato da un pericolo. Il motivo illecito rende nulla la donazione se è
determinante e se risulta dall’atto, non richiedendosi come per gli altri contratti, che esso sia anche “comune” ai
due contraenti.

Contenuto. Contratto a effetti obbligatori che prevede il pagamento di una somma di denaro o il futuro
trasferimento di un bene (obbligazione di dare). Molto più frequente è il trasferimento di un diritto: la donazione
avrà effetti reali, immediatamente traslativi del diritto. Particolarmente frequente è la riserva di usufrutto a favore
del donante che attribuisce con effetto immediato la sola nuda proprietà del bene. Il donante può riservare
l’usufrutto anche a vantaggio di terzi, fatto salvo il divieto di usufrutto successivo. Non è ammessa né la vendita di
beni futuri né di beni altrui. Si ritiene per contro lecita la donazione di tutti i beni presenti. Il contratto come tale ha
effetti obbligatori perciò il donante sarà responsabile in caso di inadempimento, limitata ai soli casi di dolo o colpa
per la gratuità dell’atto.

La garanzia per i vizi della cosa è ristretta al caso di dolo e la garanzia per evizione è dovuta solo se il donante l’ha
espressamente promessa o se l’evizione dipende da suo dolo o fatto personale ovvero se si tratta di donazione
modale o remuneratoria.

La donazione modale.

E’ la donazione gravata da un onere o modo che il donatario è tenuto ad eseguire. Si ricorda che onere o modo è
elemento accidentale di un negozio, ma non costituisce corrispettivo della donazione che comunque riduce
l’arricchimento del donatario sul piano economico. Il modo d’altra parte è una vera e propria obbligazione
giuridica. Per conseguire l’adempimento del modo può agire qualsiasi interessato, mentre la risoluzione per
inadempimento può essere chiesta dal donante e dai suoi eredi solo se prevista nell’atto di donazione. L’onere
impossibile o illecito si considera non opposto, salvo abbia costituito il solo motivo determinante della disposizione
[art. 794].

Forma dell’atto e capacità delle parti.

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La donazione è un contratto formale, richiede a pena di nullità la forma dell’atto pubblico e l’assistenza di due
testimoni [art. 782]. Essendo contratto si richiede consenso di donante e donatario (applicazione del principio di
autonomia per cui non è consentito intervenire sulla sfera giuridica altrui senza consenso dell’interessato).

L’accettazione può essere fatta con atto posteriore alla dichiarazione del donante, entrambe le dichiarazioni sono
revocabili fin quando il contratto non è perfezionato. E’ inammissibile il contratto preliminare di donazione, a
garanzia della libertà del volere, e il carattere strettamente personale della donazione esclude poi l’ammissibilità
del mandato a donare.

Il donante deve avere “pieni capacità di disporre dei propri beni” perciò non è ammessa sostituzione del
rappresentante legale all’incapace. Quanto alla capacità di ricevere possono ricevere anche i minori, gli interdetti e
gli inabilitati, i nascituri (concepiti e non concepiti) se rappresentati e assistiti nelle debite forme.

Invalidità e revoca della donazione.

Alla stregua delle regole generali, l’annullamento può essere pronunciato per incapacità naturale, senza necessità
di dimostrare la mala fede dell’altro contraente, e per errore sul motivo, di fatto o di diritto, che risulti dall’atto e
sia determinante del consenso. Allo stesso modo, la nullità della donazione può essere determinata per violazione
delle regole generali, oggetto beni futuri o beni altrui, impossibilità o illiceità del motivo, o dell’onere a esso
collegato, ove esso sia determinante dell’atto.

cd. conferma delle donazioni nulle. Gli eredi e gli aventi causa del donante che, conoscendo la causa di nullità,
hanno confermato o dato esecuzione alla donazione dopo la morte del donante non possono far valere l’invalidità:
ciò per salvaguardare il più possibile la volontà del donante.

Efficacia. La donazione può essere a effetti reali o obbligatori e che al pari degli altri atti negoziali vincola le parti. Il
donante può revocare la donazione per fatti sopravvenuti. La revocazione per ingratitudine può proporsi quando
in donatario ha commesso contro il donante o suoi ascendenti o discendenti alcuni gravi reati oppure gli ha
arrecato ingiuria o grave pregiudizio o gli ha rifiutato gli alimenti. La revocazione per sopravvivenza di figli può
chiedersi dal donante quando al tempo della donazione non aveva o ignorava di avere figli o quando
successivamente alla donazione, egli effettui il riconoscimento di un figlio nato fuori del matrimonio. La
revocazione costituisce esercizio di diritto potestativo, ma a differenza della revoca degli atti unilaterali, non si
opera con dichiarazione unilaterale ma occorre sentenza del giudice che si pronunci con sentenza che toglie
efficacia alla donazione ma con effetto ex nunc: essa non pregiudica i terzi subacquirenti dal donatario, salvi gli
effetti della trascrizione della domanda. L’azione ha carattere personale e può essere proposta dai creditori del
donante. Altra causa di inefficacia sopravvenuta è costituita dalla condizione di riversibilità, clausole che prevede il
ritorno del bene nel patrimonio del donante in caso di premorienza del donatario e dei suoi eredi. A differenza
della revocazione, la condizione di reversibilità opera retroattivamente, con efficacia reale: le alienazioni nel
frattempo intervenute saranno caducate.

Tipi particolari di donazione.

136
Donazione remuneratoria. Fatta per riconoscenza o in considerazione dei meriti del donatario oppure per speciale
remunerazione. In considerazione del particolare motivo che la anima, il donante è tenuto alla garanzia per
l’evizione e non può revocarla.

Donazione manuale. Liberalità avente ad oggetto beni mobili ed è di modico valore: è il caso di elemosine,
erogazioni liberali a favore di istituzioni religiose o culturali, di partiti; tale liberalità si perfeziona con la traditio
(consegna materiale dei beni): è un contratto reale che non richiede la forma dell’atto pubblico.

Liberalità d’uso. Donativi ricorrenti negli usi sociali in particolari circostanze: mancia per servizi resi, regali a
parenti e amici durante le ricorrenze, anch’esse escludono il requisito di forma dell’atto pubblico.

Donazioni indirette.

Lo spirito di liberalità può trovare attuazione anche tramite “atti diversi” rispetto alla donazione. E’ il caso ad es.
della remissione del debito, della rinuncia all’usufrutto, dell’adempimento del terzo che conosca l’altruità della
cosa, dell’intestazione di un bene a nome altrui. Tali liberalità sono lecite e valide fin quando non si realizzi con tale
mezzo (negozi indiretti) una frode alla legge. Tali atti realizzano un risultato sostanziale analogo alla donazione per
cui presentano una disciplina molto simile (ad es. anch’essi sono soggetti a revocazione).

E’ possibile anche la cd. donazione mista (es. chi vende coscientemente per 100 ciò che vale 200 oppure acquista
un bene per un prezzo molto superiore al suo valore effettivo); il soggetto conosce la sproporzione tra i valori, ma è
tale differenza è voluta al fine di realizzare un arricchimento della controparte (cd. animusdonandi). Si tratta di una
giustapposizione tra vendita e donazione. Rientrano nella categoria infine la cd. vendita per una lira: qui si tratta di
una donazione indiretta, attuata per il tramite formale di un contratto di vendita.

AVV. FEDE

IL RAPPORTO GIURIDICO

Obiettivo primario del diritto civile: disciplina dei rapporti tra le persone

Rapporto giuridico: relazione fra soggetti disciplinata dal diritto (es. la relazione fra genitori e figli è un
rapporto giuridico in quanto si risolve in un insieme di diritti e doveri reciproci)

Si individuano nel rapporto giuridico alcuni elementi: i soggetti, le situazioni giuridiche e il contenuto di
tali situazioni.

I soggetti sono i titolari delle posizioni giuridiche (diritti e doveri) in cui si articola detto rapporto. La
nozione di soggetto non necessariamente coincide con quella di essere umano. Come i cd. enti morali o
giuridici sono considerati soggetti di diritto, gli animali agli occhi del diritto sono cose.

Il rapporto giuridico si caratterizza per un conflitto di interessi fra i soggetti, e la posizione a loro attribuita dal
diritto può essere di vantaggio (l’interesse del soggetto è protetto dalla norma) o di svantaggio (l’interesse del
soggetto viene sacrificato dalla norma).
SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE
DEF: Situazione in cui viene a trovarsi un soggetto per effetto dell’applicazione di una o più norme.
Tipologie di situazioni giuridiche soggettive:
137
Situazioni di pretesa=di vantaggio=attive
Situazioni di vincolo=di svantaggio=passive
Situazioni giuridiche ATTIVE:
 DIRITTO SOGGETTIVO (più importante, di più ampio contenuto) DEF = potere attribuito a un soggetto
dall’ordinamento giuridico per la tutela diretta di un suo interesse = potere di agire per la soddisfazione di un suo
interesse. Il titolare del diritto può svolgere alcune attività e/o esigere da altri l’osservanza di un determinato
comportamento, imposto dalla legge proprio al fine di soddisfare l’interesse del primo. In caso di violazione sarà
possibile agire in giudizio per ottenere coattivamente la tutela accordata dalla legge.
I diritti soggettivi possono essere disponibili o indisponibili (es. diritto al nome), in entrambi i casi il titolare rimane
libero di decidere se esercitare o meno i poteri che essi conferiscono: si dice perciò che è un potere libero.
 FACOLTA’ DEF = Specifici, concreti poteri di cui si caratterizza un diritto: non sono autonome posizioni giuridiche,
bensì semplici aspetti o manifestazioni del diritto soggettivo. Da tale mancanza di autonomia deriva che le facoltà
non possono sganciarsi dal diritto di cui sono espressione. Il diritto soggettivo è caratterizzato da facoltà.
 POTESTA’/FUNZIONE/POTERE-DOVERE DEF = potere attribuito a un soggetto dall’ordinamento giuridico per la
tutela di un interesse altrui: costituisce perciò al contempo un diritto e un dovere. Es. responsabilità genitoriale
DIFF: La potestà non è un potere libero: il titolare non ha la facoltà di avvalersi o meno di tali poteri, né può
sottrarsi dal loro esercizio (in tal senso costituiscono un dovere). La potestà perciò è un potere vincolato allo scopo
per cui è attribuito.
 INTERESSE LEGITTIMO DEF = potere attribuito a un soggetto al fine di tutelare, insieme, interessi individuali e
interessi della collettività. La tutela dell’interesse individuale si dice indiretta, in quanto tale posizione garantisce al
contempo interessi propri della collettività (ed è noto che l’interesse pubblico prevale su quello privato). L’ambito
proprio di tale figura è il diritto pubblico (es. concorso pubblico es. impugnazione matrimonio)
Interesse pubblico: assumere i migliori funzionari pubblici;
Interesse privato: assunzione da parte del singolo individuo;
 ASPETTATIVA DEF = E’ una situazione giuridica provvisoria e strumentale, tutelata e garantita al fine di garantire la
possibilità del futuro ed eventuale sorgere di un diritto. Non rappresenta un diritto, ma la speranza di diventare
titolari di un diritto. E’ tipica delle fattispecie a formazione progressiva (es. individuo che acquista bottega prima di
ottenere la licenza di commercio). L’aspettativa si distingue in:
- Aspettative di fatto, la quale non gode di nessuna tutela giuridica (es. milionario senza eredi e fedele maggiordomo
che spera di divenire erede)
- Aspettative di diritto, regolate e tutelate dal diritto (es. condizioni sospensive = gli effetti del contratto sono sospesi
fintanto che non si verifica un determinato fatto)

Firma contratto ---- aspettativa ---- avvenimento condizione (es. erogazione mutuo) ---- proprietà effettiva del
bene;

 STATUS DEF = complessiva posizione di un soggetto rispetto a un gruppo o a una collettività. (es. stato di cittadino,
coniuge, figlio). Gli status nel loro insieme formano lo stato civile della persona.

CATEGORIE DI DIRITTI SOGGETTIVI

138
- Assoluti, attribuiscono una pretesa generica, possono essere fatti valere erga omnes, cioè nei confronti di tutti i
consociati. Si tratta di un dovere generico che impone l’astensione dal violare le posizioni giuridiche garantite in
capo al titolare del diritto soggettivo.
I diritti assoluti si distinguono in:
_Diritti (inviolabili) della persona/personalità (NB non personali) es. Alla vita, al nome, all’integrità fisica, all’onore,
alla privacy/riservatezza, all’immagine. Presentano i caratteri della non patrimonialità, non trasferibilità, non
disponibilità ed imprescrittibilità.
_Diritti reali da “res”, hanno per oggetto una cosa (es. proprietà, di godimento su cosa altrui, garanzie reali). I
diritti reali a loro volta possono essere:
_Di godimento, il cui contenuto consiste nel poter godere di un bene in un certo modo
_Di garanzia, i quali attribuiscono al titolare il potere di servirsi di un bene a garanzia di un credito (es. pegno,
ipoteca). Sono sempre abbinati con un diritto di credito.
- Relativi, attribuiscono una pretesa specifica nei confronti di uno o più soggetti determinati. Sono tipici diritti relativi
i diritti di credito. Al diritto di credito corrisponde una posizione di obbligo (obbligazione se la prestazione ha
carattere patrimoniale) in capo al debitore. Es. diritto di fedeltà
- Diritti personali di godimento occupano una posizione intermedia (es. inquilino/affittuario), sono diritti di credito
aventi ad oggetto il godimento di un bene. Si differenziano dai diritti reali di godimento perché questi ultimi non
derivano da rapporto obbligatorio.

DIRITTI POTESTATIVI DEF: potere di produrre unilateralmente effetti nella sfera giuridica altrui. Alla controparte
corrisponde perciò una posizione di mera soggezione, tenuto solo a subire tali conseguenze. Potere autoritativo, o
potestà, che costituisce un’eccezione al principio dell’autonomia e della parità dei privati, oltre a quello
dell’intangibilità (la sfera giuridica altrui non può essere raggiunta da terzi senza il consenso del titolare). Può
derivare da legge (es. recedere da un contratto, dare le dimissioni da un ufficio/lavoro) o da contratto. (es. diritto di
recesso, comproprietà = comunione, contitolarità di un diritto)

Diritti potestativi e responsabilità genitoriale differiscono dal fatto che i primi sono diritti soggettivi, i quali cioè il
titolare è libero di esercitare nell’interesse proprio, la seconda invece è un diritto/dovere, cioè vincolato alla tutela
di interessi altrui, pena la sottoposizione a diversi tipi di sanzione (es. perdita diritti patrimoniali, decadenza dal
potere).

Situazioni giuridiche PASSIVE

 DOVERE, corrispondente a un diritto assoluto in capo alla controparte


 OBBLIGO, correlato a un diritto relativo di tipo personale o familiare
 OBBLIGAZIONE, corrispondente a un diritto relativo di carattere patrimoniale

Fine/obiettivo: tutelare l’interesse altrui (a un dovere/obbligo corrisponde sempre un diritto)

Gli obblighi/doveri/obbligazioni possono consistere in un dovere di fare (es. pagamento debito) o di non
fare=divieti (immissioni nocive)

 SOGGEZIONE, correlativa a un diritto potestativo

139
 ONERE, che consiste in un’attività o comportamento posto a carico di un soggetto, ma per la realizzazione di un
suo interesse. Es. onere della prova al fine dell’ottenimento della sentenza favorevole (interesse proprio) Es. onere
di fare denuncia entro 8 gg per ottenere il diritto alla garanzia per vizi. Il soggetto non è obbligato a effettuare la
denuncia, ma se vuole ottenere la tutela accordata in suo favore deve osservare nel suo interesse, il
comportamento prescritto.

L’ESERCIZIO DEL DIRITTO SOGGETTIVO E DEL SUO “ABUSO”

Diritto soggettivo rem: potere attribuito a un soggetto per la tutela di un suo interesse. Interesse: inclinazione,
aspirazione di ciascuno a conservare o conseguire un bene o servizio in grado di soddisfare un bisogno umano,
materiale o spirituale.L’esercizio del diritto consiste nell’applicazione di poteri e facoltà che esso conferisce.

L’abuso del diritto consiste in un esercizio anomalo delle prerogative attribuite al soggetto, che si avvale dei suoi
poteri in vista di uno scopo o interesse non tutelato dalla legge e che esulano dal novero degli interessi potetti, e
così facendo, arreca pregiudizio ad altri e lede interessi altrui. (es.divieto di atti emulativi, coniuge separato al
quale sono affidati i figli, trasferisce la sua residenza in altra località non per esigenze di lavoro o di salute, ma solo
per rendere più difficili gli incontri tra i figli e l’ex coniuge)

Diverso è il divieto di abuso dall’obbligo di comportarsi secondo correttezza (buona fede in senso oggettivo):
mentre il primo è un limite negativo che vieta condotte non coerenti con l’interesse protetto, la buona fede
consiste in un vero e proprio dovere positivo di comportamento, non si limita a vietare certe condotte ma può
imporre di attuarsi per salvaguardare le ragioni altrui.

A fenomeno diverso alludono altre condotte nelle quali si riscontra una situazione di vantaggio di mero fatto (e
non di una posizione giuridica).

OGGETTO DEL RAPPORTO GIURIDICO

DEF: è il bene o l’utilità, intesi in senso ampio, su cui cade l’interesse del soggetto tutelato dalla legge. In tale
accezione è tutto ciò che è in grado di soddisfare un bisogno umano, materiale o spirituale che sia.

L’oggetto si differenzia in relazione ai diversi tipi di diritti: nei diritti assoluti l’oggetto è costituito da beni, materiali
o immateriali, che costituiscono dovere generico di astensioneper gli altri consociati dall’interferire con tali diritti.
(es. diritti alla personalità, proprietà, reali di godimento, d’autore ecc…). Nei diritti relativi (o di credito) l’oggetto è
costituito dalla prestazione cui il debitore è tenuto, e dalla quale il creditore si aspetta la soddisfazione del suo
interesse. (ad es. operazioni chirurgiche, custodia di un bene, compilazione dichiarazione dei redditi ecc…)

Il contenuto è l’attività, il comportamento destinato a soddisfare l’interesse del soggetto.Nei diritti assoluti è
costituito dall’agere licere, in quanto il soggetto soddisfa da sé il proprio interesse perché dotato di poteri e facoltà
conferitogli dal diritto stesso. Nei diritti di credito invece il contenuto è costituito dall’attività del debitore. Lo
stesso oggetto perciò può essere lo stesso per rapporti di contenuto profondamente diverso, ad es. T proprietario
di un appartamento che lo concede in usufrutto a C il quale lo dà in locazione a S.

140
NASCITA E VICENDE DEL RAPPORTO GIURIDICO

Il rapporto giuridico sorge quando si verificano le fattispecie (fatti tipici cui l’ordinamento ricollega la conseguenza
della nascita di diritti e corrispondenti obblighi) previste dalla legge. “Ex facto oriturius”, il diritto nasce dal fatto.
Così come sono di previsione legislativa i fatti al cui verificarsi si modifica o si estingue il rapporto giuridico. Tali
eventi si designano nel loro insieme come fatti giuridici, che possono definirsi come gli accadimenti al cui
verificarsi la legge collega la nascita, la modificazione o l’estinzione di un rapporto giuridico.

PUBBLICITA’ DEI FATTI GIURIDICI

Def: sistema predisposto dall’ordinamento giuridico al fine di rendere agevole e garantire la conoscenza di
determinati atti e fatti giuridici, assicurando così le condizioni di sicurezza del traffico giuridico.

La funzione di pubblicità è assicurata da diversi strumenti che oltre ad informare circa la condizione giuridica di
una persona o di un bene, possono anche dare una conoscenza legale, per cui su tali atti e fatti così attestati si può
fare completo affidamento.

Si distinguono tre tipi di pubblicità:

- Notificativa, che serve a dare una semplice notizia di determinati fatti, ma la sua omissione non
influenza in alcun modo la validità o l’efficacia dei fatti stessi (es. pubblicazioni matrimoniali); tale
pubblicità si configura come obbligo, essendo prevista solo una sanzione pecuniaria per la sua
violazione, piuttosto che un onere al cui assolvimento sia subordinato l’effetto favorevole per il
soggetto.
- Dichiarativa, serve a rendere opponibili ai terzi determinati atti, e la sua omissione non tocca la
validità, bensì l’efficacia dell’atto; impedisce che nei confronti di alcuni controinteressati, possano
farsi valere gli atti stessi. Costituisce un onere. (es. residenza anagrafica, iscrizione nel registro delle
persone giuridiche, trascrizioni immobiliari). Se compro ma non trascrivo sono proprietario ma non
posso vendere ad altri, l’efficacia dell’atto è limitata.
- Costitutiva, condizione sia la validità che l’efficacia dell’atto, che non produrrà effetti neppure fra le
parti. (es. iscrizione delle s.p.a. nei registri delle società, senza non si ritiene costituita).

ESTINZIONE DEL RAPPORTO GIURIDICO

Due peculiari modi di estinzione del rapporto giuridico sono la prescrizione e la decadenza. (pag. 62)

I SOGGETTI DEL RAPPORTO GIURIDICO

Il soggetto DEF: è il titolare delle posizioni giuridiche soggettive, anzi costituisce il centro di imputazione delle
posizioni giuridiche soggettive.

Titolarità DEF: Relazione di appartenenza di un diritto o di un obbligo in capo a un determinato soggetto.


Titolo DEF: Fonte del diritto o dell’obbligo (es. contratto).

MODALITA’ DI ACQUISTO DEI DIRITTI può avvenire:


- A titolo originario, cioè indipendente dal trasferimento del diritto dal precedente titolare
141
Es. credito sorto da fatto illecito procuratomi, il diritto al risarcimento viene creato ex novo
Es. acquisto della proprietà per usucapione
- A titolo derivativo, cioè dipendente dal trasferimento del diritto dal precedente titolare
Si acquista un diritto di cui prima era titolare un altro soggetto.
Es. compravendita, donazione, successione ereditaria

SUCCESSIONI

Successione (in senso lato, ampio) ≠successione ereditaria (in senso stretto, sottocategoria) DEF: vicenda traslativa
per cui si verifica il trasferimento di un diritto dal precedente al nuovo titolare

CHI TRASFERISCE CHI ACQUISTA

Alienante Acquirente

Dante causa Avente causa

Autore Successore

N.B. non tutti i diritti possono essere trasferiti a titolo derivativo: esistono infatti i cdd. Diritti intrasmissibili o
inalienabili (es. diritti della personalità, l’uso, l’abitazione).
Le successioni possono verificarsi:
 Per atto fra vivi (inter vivos) titolocontratto
 Per causa di morte (mortis causa) = l’efficacia dell’atto presuppone la morte dell’individuo che ne è
autore. Il testamento è l’unico atto (unilaterale) mortis causa del nostro ordinamento giuridico. Titolo =
testamento, o comunque morte di un soggetto (per legge)
Criterio distintivo = titolo della successione
Le successioni inoltre possono essere:
 A titolo universale, quando il trasferimento riguarda l’intero complesso dei diritti dell’alienante
 A titolo particolare, quando vengono trasferiti specifici diritti del dante causa

Criterio distintivo = oggetto della successione

Es. inter vivos a carattere universale: fusioni/incorporazioni/acquisizioni societarie

Tutti i diritti della società incorporata passano alla società incorporatrice

Atto fra vivi=contratto di fusione

Es. inter vivos a caratte particolare: compravendita, permuta, donazione

Es. mortis causa a carattere universale: erede del decuius (per legge o testamento)

Es. mortis causa a carattere particolare: legato=decuius lascia un singolo diritto a x e un singolo diritto a y

LA PRESCRIZIONE E LA DECADENZA

Prescrizione e decadenza si collocano all'interno del VI libro, dedicato alla tutela dei diritti e costituiscono alcune
tra le più rilavanti cause di estinzione dei rapporti giuridici.

DEF: la prescrizione è l'estinzione dei diritti dovuta all' inerzia del titolare, che non li esercita per il tempo
determinato dalla legge. Si basa dunque sul decorso del tempo e ha come presupposto l’inerzia del titolare.

142
Si tratta di una previsione che trova fondamento:

- Nell'esigenza di certezza dei rapporti giuridici;

- a un rilevante interesse di carattere generale ed economico derivante da un rischio di fossilizzazione delle risorse;
il mancato esercizio del diritto tende a consolidare nel tempo una situazione di fatto che sarebbe stravolta da un
successivo, tardivo esercizio, con costi di vario tipo.

- per alcuni viene considerato un istituto di tipo sanzionatorio

In linea di principio, la prescrizione riguarda tutti i diritti, assoluti e relativi. Tuttavia, sono imprescrittibili, perciò
non soggetti a prescrizione:

- I diritti indisponibili e gli altri diritti indicati dalla legge [art. 2934 c.c], in particolare:

- La proprietà, in quanto il non uso è una delle facoltà riconosciute al proprietario [art. 948]

- Le azioni volte a far dichiarare la nullità di un atto, salvi gli effetti dell'usucapione e della prescrizione delle azioni
di prescrizione [art. 1422]

- Le facoltà (?)

Inderogabilità della disciplina

Viene sancita dall'art. 2936, il quale dispone che è nullo ogni patto diretto a modificare la disciplina legale della
prescrizione; le parti perciò non posso escluderla, né modificarne i termini, né rinunciarvi, fin quando essa non sia
compiuta: si può rinunciare infatti alla prescrizione solo quando questa è compiuta, cioè dopo il decorso del
relativo termine [art. 2937]. Il titolare del diritto può rinunciare ad esso espressamente o tacitamente, con
comportamenti "incompatibili con la volontà di valersi della prescrizione" (es. richiesta di dilazione di pagamento).

Se non fosse così, la rinuncia a essa diverrebbe una clausola di stile nei contratti e sarebbe vanificata la funzione
dell'istituto.

Art. 2934 e seg. regolano un conflitto di interessi fra il titolare del diritto e la controparte: purché si tratti di una
disciplina inderogabile, è sempre riservata al singolo la facoltà di avvalersi o meno dei suoi diritti. Pertanto spetta
alla parte interessata far rilevare, eccepire la questione dinanzi al giudice, il quale non potrebbe rilevarla d’ufficio.
La mera inerzia non comporta necessariamente l’estinzione del diritto.

La ripetizione del pagamento di un debito prescritto è esclusa. [art. 2940]

Interruzione e sospensione della prescrizione

DEF: Istituti che rispettivamente interrompono e sospendono il decorso del tempo richiesto per la prescrizione.

L’interruzione ex. Art. 2943 deriva da qualunque atto di esercizio del diritto, come:

 Domande giudiziali (per i diritti di credito si può fare a meno della domanda proposta in giudizio)
 Atti di costituzione in mora del debitore = intimazione scritta ad adempiere
 Riconoscimento del diritto operato dalla controparte

La causa di interruzione determina l’azzeramento del decorso della prescrizione e inizia a decorrere un nuovo
termine di prescrizione: il periodo trascorso perde valore e non viene computato.

La sospensione sospende il computo del tempo per il periodo in cui perdura la relativa causa. Essa si fonda
sull’esistenza di particolari rapporti tra i soggetti, che giustificano l’inerzia del titolare del diritto.

143
In particolare, la prescrizione rimane sospesa:

 Nei rapporti tra i coniugi e gli incapaci e i soggetti che ne hanno cura (genitori e figli, tutori e incapaci, ecc). [art.
2941]
 In alcuni casi in cui la particolare condizione del soggetto non gli consente di esercitare i suoi diritti.

DURATA

La prescrizione inizia a decorrere “dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere”. [art. 2935]

Computo dei giorni

Non si computa il giorno inziale (diesaquo), mentre quello finale sì (la prescrizione infatti si compie allo spirare
dell’ultimo giorno del termine). (diesaqueue) ??? Se il momento finale cade in giorno festivo, il termine è
automaticamente prorogato a quello successivo non festivo.

TERMINI DI PRESCRIZIONE

Quanto alla durata si distinguono:

 Prescrizioni ordinarie, la quale si compie, in via generale, con il decorso di 10 anni, salvo l’esistenza di norme che
prevedano diversamente
 Prescrizioni brevi, previste per ipotesi particolari, e maturano in meno di 10 anni, nello specifico si prescrivono in 5
anni:
- Il diritto al risarcimento dei danni da fatto illecito dal giorno in cui l’illecito si è verificato (in 2 anni quello derivante
da sinistri stradali)
N.B. se l’illecito civile viene considerato anche reato e prevede una prescrizione penale > 5 anni => prescrizione
penale = prescrizione civile
- Le prestazioni periodiche, come interessi e pigioni
- I rapporti societari

Si prescrivono in un termine minore altri rapporti.

- Ove sul diritto controverso soggetto a prescrizione breve sia intervenuta sentenza irrevocabile,i diritti nascenti da
essa si prescrivono in ogni caso in dieci anni (prescr. Decennale dell’actio iudicati, art. 2953)
 Prescrizioni lunghe, prevedono un termine di vent’anni. Es. diritti reali di godimento su beni altrui.

PRESCRIZIONI PRESUNTIVE diverse dalle prescrizioni estintive

Figure ibride fra prescrizioni, perché si basano sul decorso del tempo, e presunzioni, perché dal decorso del tempo
fanno discendere che il debito sia estinto.

Non provocano estinzione del diritto, ma generano una presunzione di estinzione.

Al debitore basterà invocare la prescrizione presuntiva per essere esonerato dall’onere di provare l’avvenuto
adempimento. La presunzione non è assoluta, perciò ammette la prova contraria al fine di superare la presunzione,
non tutti i mezzi di prova sono però accettati: il creditore può vincere la presunzione solo attraverso confessione o
giuramento decisorio della controparte. Non sono accettate testimonianze e documenti. Si inverte l’onere della
prova, normalmente gravante sul debitore.

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Sono previste, con termini diversi, per il diritto di osti e albergatori, insegnanti e precettori, commercianti e
professionisti. [artt. 2954-2956]

DECADENZA

DEF: La decadenza è l’estinzione del diritto dovuta al mancato compimento di uno specifico atto entro il termine
perentorio fissato dalla legge o dalle parti.

Al titolare del diritto è richiesto un onere specifico, in particolare il compimento di uno specifico atto che manifesti
la volontà di avvalersi del diritto.

Es. [art. 1495] compratore per ottenere la garanzia per vizi deve effettuarne denunzia entro 8 giorni dalla scoperta,
pena la decadenza, e deve poi agire in giudizio entro un anno dalla consegna, pena la prescrizione del suo diritto.

Rapporto prescrizione-decadenze: la decadenza non sostituisce, ma si affianca alla prescrizione. Una volta impedita
la decadenza, il diritto rimane soggetto alle disposizioni sulla prescrizione.

DIFF.1 La decadenza non ha valenza generale, ricorre solo nei casi previsti dalla legge.

DIFF.2 Non rilevano le ragioni che hanno determinato l’inerzia del titolare, perciò non trovano applicazione né
l’interruzione né la sospensione (salvo per il caso previsto nell’art. 245). La decadenza può essere infatti solo
impedita, neutralizzata solo attraverso il compimento dell’atto specificamente previsto (non da qualunque atto di
esercizio del diritto come nella prescrizione), non sono ammessi equipollenti.

DIFF.3 I termini di decadenza sono molto brevi: ciò giustifica la ratio legis che ha dato vita a questo istituto, cioè
l’esigenza di un sollecito compimento di un atto per esigenze di certezza del diritto.

Sono previsti due tipi di decadenza:

- Legale, prevista per legge, per ragioni di interesse generale o nell’interesse di uno dei due soggetti.

Nel primo caso riguarda i diritti indisponibili (DIFF.4 = può riguardare i diritti indisponibili) le parti non possono né
modificare la disciplina né rinunciarvi e il giudice è tenuto a rilevarla d’ufficio. [art.2968]

- Convenzionale, le parti possono determinarne la disciplina se verte in materia di diritti disponibili, anche
discostandosi da quanto stabilito dalla legge (norma dispositiva) es. stabilire termini diversi o particolari oneri di
forma.
Sono ammesse le decadenze convenzionali=decadenze stabilite contrattualmente, per patto.
Questa flessibilità incontra un limite: la disciplina convenzionale non deve rendere “eccessivamente difficile
l’esercizio del diritto” = termini non troppo stringenti.
Decadenza incontra uguale disciplina in materia di rinuncia e di rilevabilità d’ufficio: N.B. diventa però irrinunciabile
e rilevabile d’ufficio in materia di diritti indisponibili.

I DIRITTI REALI, termine che deriva dal latino res: sono infatti diritti su un cosa.
Tipico e fondamentale diritto reale è la proprietà, il diritto di godere e disporre liberamente di una cosa;
rappresenta il diritto di contenuto più ampio e costituisce la figura fondamentale in quanto gli altri diritti reali la
presuppongono e si innestano su di essa. I diritti reali su cosa altrui (che appartiene ad altri), i cd. diritti reali minori
145
o parziari che possono spettare a un soggetto su un bene in proprietà di altri, limitando le facoltà del proprietario.
In tale categoria rientrano i diritti reali di godimento: superficie, enfiteusi, usufrutto, uso, abitazione, servitù
prediali; essi limitano le facoltà di godimento del proprietario attribuendole a un altro soggetto, a differenza dei
diritti reali di garanzia (pegno, ipoteca, privilegio speciale), i quali piuttosto assicurano al titolare, creditore di una
certa prestazione, il diritto di soddisfarsi con precedenza sul ricavato della vendita forzata dei beni.
CARATTERI DEI DIRITTI REALI
- Immediatezza del potere, il rapporto uomo-cosa è senz’altro diretto, il diritto si realizza direttamente e
immediatamente ad opera del titolare che trae dal godimento della cosa la diretta soddisfazione dei suoi
interessi;
- Inerenza alla cosa, nesso o relazione tra il diritto e il bene, che si traduce nell’opponibilità erga omnesdel
diritto (possibilità di farlo valere verso chiunque): in particolare si segnala l’esclusività
(facultasexcludendialios) come facoltà del titolare di escludere altri dal relativo godimento, e il potere di agire
per la sua restituzione contro chi li possegga.
- Facoltà di seguito o sequela, si evidenzia in particolare nei diritti reali minori: il titolare di un diritto reale
parziario potrà far valere le sue posizioni nei confronti di tutti i successivi acquirenti del bene
- Elasticità, come idoneità del diritto a comprimersi (ad es. per il concorso di diritti reali altrui) ed espandersi
(proprietà del fondo – costruzione di un edificio sul suolo – proprietà dell’edificio). Il diritto è suscettibile di
rispandersi alla pienezza di contenuto quando quel peso venga meno.
- Tipicità: essi sono soltanto quelli previsti e disciplinati dalla legge (cd. numerusclausus): l’autonomia privata
potrà soltanto modificare il contenuto dei diritti reali tipici, mentre è vietato creare nuove figure di diritti
reali.

DIRITTI PERSONALI DI GODIMENTO

Diritti personali di godimento occupano una posizione intermedia, sono un tertiumgenus fra diritti reali e diritti di
credito (es. inquilino/affittuario), sono diritti di credito aventi ad oggetto il godimento di un bene. (vedi post-it)

LIBRO III – DELLA PROPRIETA’


TITOLO I – I BENI
DEF beni: sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti. [art. 810] Sia le cose che hanno attualmente un
proprietario, sia le cose che non l’hanno ma potrebbero averlo.
1° CLASSIFICAZIONE DEI BENI:
- In patrimonio=presenti nel patrimonio di uno o più soggetti;
- Extra patrimonio=attualmente non si trovano nel patrimonio di nessun soggetto. (Es. pesci, oggetti
abbandonati) N.B. i beni immobili non possono essere extra patrimonio perché i beni immobili
vacanti diventano di proprietà dello Stato.

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DEF beni comuni (=”res communes omnium”): cose che sussistono in quantità illimitata, di cui tutti possono godere
e rispetto ai quali non esiste alcun conflitto di interessi, non sono suscettibili di appropriazione esclusiva; (aria,
acqua, luce del sole, vento ecc.); costituiscono un vero e proprio bene solo se assoggettati al potere dell’uomo (es.
aria racchiusa in bombole).
Costituiscono beni in senso giuridico oltre alle cose materiali anche entità immateriali come l’onore, l’integrità
psicofisica, le creazioni intellettuali e il marchio: per i cd. beni immateriali (o cose incorporali) vigono regole in
parte diverse.

DEF patrimonio: insieme dei rapporti giuridici di carattere economico che fanno capo a un soggetto. Ne deriva che
sono esclusi i rapporti giuridici di carattere personale.

DEF bene in senso stretto ricavabile dall’art. 810

DEF bene in senso lato (ampio) = qualsiasi rapporto giuridico (elemento) attivo nel patrimonio un soggetto, oppure
qualsiasi utilità economica su cui un soggetto possa vantare pretese giuridicamente tutelate: rientrano perciò nella
categoria di beni i diritti di credito (entità astratta). Non costituiscono beni giuridici i sentimenti in genere (l’amore,
l’amicizia).

Vanno tenuti distinti i caratteri di disponibilità e commerciabilità, che possono essere esclusi o limitati senza che
venga meno la qualifica di bene (es. indisponibile il nome della persona, incommerciabili i beni demaniali ecc.)

2° CLASSIFICAZIONE DI BENI [art. 812]

 Immobili=non possono essere trasportati senza alternarne la funzione economica

1. Suolo

2. Sorgenti e corsi d’acqua

3. Alberi Immobili per natura

4. Edifici e altre costruzioni

La clausola generale, l’elemento caratterizzante è l’incorporazione al suolo, indifferentemente se a scopo


transitorio o permanente.

5. Mulini

6. Bagni Immobili per determinazione di legge (non essendo ancorati

7. Altri edifici galleggianti al suolo)

Il requisito aggiuntivo previsto per tali immobili è l’incorporazione permanente alla riva o all’alveo.

 Mobili=individuati per differenza: sono mobili tutti gli altri beni (DEF residuale)

Non esiste una terza categoria: “tertium non datur”

La distinzione rileva per la diversa disciplina relativamente al regime di circolazione e alla difesa dei beni: il
legislatore impone per le transazioni commerciali relative a beni immobili vincoli di forma (formali, la vendita
richiede la forma scritta) e di pubblicità (realizzata tramite appositi registri. Per i mobili invece non si richiede
né forma particolare né alcun tipo di pubblicità perché l’indirizzo di politica legislativa è quello disnellire,
facilitare il trasferimento dei beni mobili.

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Due sottocategorie dei beni mobili caratterizzati da una disciplina che per alcuni aspetti ricalca quella vigente per
gli immobili sono:

- Beni mobili registrati = iscritti in pubblici registri:


_navi
_aerei
_autoveicoli (P.R.A.=pubblico registro automobilistico)

Gli atti relativi a questi beni vanno iscritti in pubblici registri. Per il resto, e salvo disposizioni legislative specifiche
(es. codice della navigazione per le navi), si applica la disciplina generale dei beni mobili.

- Universalità di mobili (universalità di fatto) = pluralità di cose mobili appartenenti a un’unica


persona e che hanno destinazione (funzione economica) unitaria. (es.collezione, biblioteca, gregge)

Peculiarità: il valore del complesso è di norma superiore alla somma dei componenti, perciò la loro circolazione e
difesa sono soggetti a regole particolari; nonostante ciò i singoli elementi “possono formare oggetto di separati atti
e rapporti giuridici”;

Universalità di fatto per connessione si collega e contrappone all’universalità di diritto che può avere per oggetto
anche beni immobili, debiti e crediti (beni eterogenei): mentre nel primol’elemento unificante è una condizione di
fatto (la destinazione unitaria del proprietario)il legame che unisce le varie cose dipende dalla volontà del
proprietario che concretamente le riunisce e destina a una funzione unitaria, nel secondo l’elemento unificante è
la legge, che disciplina in modo unitario un insieme di rapporti giuridici. (es. eredità, azienda che possono avere ad
oggetto anche beni eterogenei)

Non costituisce universalità il patrimonio, l’insieme dei rapporti attivi e passivi facenti capo a uno stesso soggetto.
Il concetto giuridico è diverso da quello economico, perché non comprende soltanto i beni o l’attivo netto, ma
tutte le posizioni giuridiche, compresi debiti e crediti.

Al fine della responsabilità patrimoniale la legge opera un’imputazione unitaria del patrimonio: il debitore risponde
dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni, presenti e futuri.Solo nei casi previsti può aversi il
fenomeno del patrimonio separato: distacco di alcuni beni dal rimanente patrimonio al fine di destinarli al
soddisfacimento di alcune categorie di creditori; sono i cd. patrimoni di destinazione. Diverso è il cd. patrimonio
autonomo, inteso come l’insieme delle posizioni giuridiche spettanti a un ente distinto dalle persone che lo
compongono: è il caso degli enti giuridici dotati di una più o meno estesa autonomia patrimoniale.

Combinazioni di beni

Le cose semplici sono quelle i cui elementi sono a tal punto connessi fra di loro che una loro separazione
distruggerebbe la cosa stessa; (es. tavolo, animale)

Le cose composterisultano dall’unione materiale di più cose che mantengono distinto e autonomo rilievo
economico-funzionale ove separate. (es. automobile, edificio). L’unione materiale distingue la cosa composta dalle
universalità di mobili, ma resta come in queste ultime la possibilità di disporre dei singoli elementi della cosa (il
motore dell’auto, le porte della casa). La distinzione rileva se i singoli componenti appartengono a persone diverse:

148
nelle cose composte se ne può chiedere la separazione se essa non comporta un “notevole deterioramento” della
cosa stessa. [art. 939]

SI dicono divisibili i beni il cui frazionamento non altera la funzione economica delle parti e ne mantiene
proporzionalmente il valore. (es. fondo, edificio con più appartamenti). Secondo la disciplina della comunione il
comproprietario che desideri sciogliere la comunione potrà chiedere l’assegnazione di una quota in natura; in caso
di indivisibilitàsi venderà il bene e si assegnerà ai singoli una parte del ricavato.

ULTERIORI CLASSIFICAZIONI DEI BENI

- Cose generiche, considerate in base al “genus”, ossia al genere, alla categoria di appartenenza;
- Cose specifiche, individuate specificamente;

La distinzione avviene dal modo in cui viene considerato dalle parti, non dalla natura.

Una cosa generica diventa cosa specifica attraverso l’individuazione o specificazione (genericaspecifica)

1° ipotesi: contratto traslativo avente ad oggetto cose specifiche

La proprietà si trasferisce in virtù del mero consenso, accordo delle parti.

2° ipotesi contratto traslativo avente ad oggetto cose generiche

Il trasferimento della proprietà avviene con l’individuazione, specificazione.

 Cose fungibili, possono essere sostituite con altre dello stesso genere, perciò equivalenti, senza che
l’interesse dell’utilizzatore venga a soffrirne; si fanno apprezzare per la loro appartenenza a un genere e
non per specifiche caratteristiche individuali.
 Cose infungibili, non possono essere sostituite con un’altra cosa equivalente perché presentano
caratteristiche proprie, che li distinguono da altri analoghi. (es. libro con dedica dell’autore =\ dedica di
uno sconosciutofungibile, opere d’arte, prodotti artigianali non di serie)

Cose generiche Cose fungibili

Cose specifiche Cose fungibili oppure infungibili (es. libro con dedica di uno sconosciuto fungibile)

Anche questa classificazione non dipende dalla natura dei beni. La fungibilità può derivare oltre che dalla natura
del bene, anche dalla volontà delle parti. (es. pur se il denaro è bene fungibile per eccellenza, un collezionista può
avere interesse a una moneta coniata in una certa data, perciò verrà considerata infungibile). La distinzione rileva
in ordine al momento in cui nella compravendita si trasferisce la proprietà dei beni e con essa il rischio di
perimento della cosa.

 Cose consumabili, delle quali non si può far uso senza consumarle, fisicamente (cibo, carburante) o
economicamente(denaro). Essendo suscettibili di essere usate una sola volta, non possono essere
concesse in godimento a terzi. L’utilizzazione da parte di terzi può riguardare i beni inconsumabili e
deteriorabili;
 Cose inconsumabili, con il loro normale uso continuano ad esistere (es. fondo rustico): si possono
deteriorare (si parla di beni deteriorabili, come un’automobile), ma non distruggere;

LA PERTINENZA [art. 817]

149
Cose destinate in modo durevole a servizio o ad ornamento di un’altra cosa. (non in modo transitorio ma
neanche permanente). Il rapporto pertinenziale si sostanzia in una relazione di subordinazione funzionale
della cosa accessoria a favore della cosa principale.

Il rapporto pertinenziale fra i beni può essere di tipo:

- Di immobile a immobile (es. garage abitazione =\ garage in centro per lavoro)


- Di mobile a mobile (es. pertinenze navali, come scialuppe e salvagenti)
- Di mobile a immobile (es. trattore fondo agricolo)

Servizio/ornamento

Pertinenza Cosa principale

Rapporto pertinenziale

La destinazione è effettuabile dal proprietario della cosa principale o abbia un diritto reale sulla medesima
agendo con un’azione di fatto.Solitamente il bene accessorio è nella disponibilità piena del proprietario della
cosa principale.

Regime delle pertinenze [art. 818]

Posto che si è in presenza di cose del tutto distinte, dotate di autonomia economico-funzionale e che la
cessazione della qualità di pertinenza può sempre essere effettuata dal proprietario, tutti gli atti e i rapporti
giuridici aventi ad oggetto la cosa principale comprendono anche le pertinenze salvo non sia diversamente
disposto. Si tratta di una regola che sintetizza il principio “accessoriumsequitur principale” che favorisce il
mantenimento della destinazione funzionale. Sussiste però il problema della tutela del proprietario della
pertinenza: la destinazione di una cosa a pertinenza di un’altra di regola non comprime i diritti preesistenti su
di essa a favore di terzi che potranno rivendicarla. Tale tutela non può però pregiudicare gli acquirenti di
buona fede: se la cosa è un bene mobile, varranno le regole del possesso titolato; se è invece un bene
immobile, saranno salvi solo i diritti risultanti da scrittura di data certa anteriore. [art. 819] v S 42.2 ???

La cessazione della qualità di pertinenza, sempre effettuabile dal proprietario, non è opponibile a chi abbia
anteriormente acquistato diritti sulla cosa principale.

I FRUTTI [art. 820]

DEF frutti: cose prodotte da altre cose; beni che provengono da un altro bene, sia direttamente che
indirettamente.

I frutti si distinguono in frutti naturali e civili:

- Frutti naturali, provengono direttamente dalla cosa, vi concorra o no l’opera dell’uomo (es. prodotti
agricoli e minerali, legna, parti degli animali); appartengono al proprietario della cosa fruttifera salvo
che la loro proprietà sia attribuita ad altri: è il caso del fondo dato in affitto.In tal caso la proprietà
dei frutti si acquista al momento della separazione, cioè con il distacco dalla cosa madre. Finché non
avviene la separazione, i frutti formano una mera parte della cosa (anche se è possibile disporne
come cosa futura) e le vicende relative alla cosa fruttifera ricomprendono automaticamente anche i
frutti. Con la separazione i frutti divengono autonomi e giuridicamente esistenti.
150
*Vendite obbligatorie:

_vendite di cose altrui


_vendite di cose generiche

_vendite di cose future (es. applicabile alla disciplina dei frutti naturali): la regola generale prescrive che si può
disporre di ciò che esiste; il legislatore altresì prevede di disporre di ciò che giuridicamente deve ancora nascere.
L’effetto traslativo non si produce in concomitanza con la nascita del rapporto obbligatorio.

- Frutti civili, si traggono indirettamente dalla cosa come corrispettivo del loro godimento presso
terzi(…del godimento che altri ne abbia). Due esempi significativi sono:
1. Interessi dei capitali, dove i frutti sono rappresentati dagli interessi
2. Corrispettivo delle locazioni; il frutto dell’abitazione è il canone di locazione corrisposto dal
locatario al locatore, che da sfitto lo fa fruttare rendendolo un bene che produce reddito.

Essi si acquistano giorno per giorno, in ragione della durata del diritto. Così se l’appartamento locato viene venduto
o il credito fruttifero viene ceduto, vecchio e nuovo titolare si ripartiranno proporzionalmente i frutti.

BENI PUBBLICI

I beni pubblici appartengono a un ente pubblico. Si può trattare di una mera proprietà di beni spettante a un ente
pubblico, in altri casi si riscontra la presenza di un regime speciale volto ad assicurare il perseguimento dei fini
pubblici cui detti beni sono destinati. Per quest’ultima ipotesi si distinguono:

-Beni demaniali, che possono appartenere solo allo Stato o a un altro ente territoriale; sono beni del demanio
necessario (spettando al solo Stato) il demanio marittimo, idrico, militare. Fanno parte del demanio eventuale,
che appartengono a enti pubblici territoriali, strade, ferrovie, aeroporti, acquedotti, immobili e raccolte
d’interesse storico, archeologico e artistico. Appartengono specificamente al demanio comunale mercati e
cimiteri. I beni demaniali sono inalienabili, non suscettibili di possesso privato né di usucapione.
-Beni patrimoniali indisponibili, possono spettare anche ad altri enti pubblici, sono foreste, miniere, cose
d’interesse storico, archeologico o artistico ritrovate nel sottosuolo; non possono essere sottratti alla loro
destinazione se non nei modi speciali stabiliti dalla legge.

Tutti gli altri beni pubblici rientrano nel cd. patrimonio disponibile, i quali, insieme ai beni degli enti ecclesiastici
(sottraibili alla loro destinazione solo se sconsacrate), sono soggetti alle stesse norme che disciplinano i beni privati.

Una recente serie di leggi speciali hanno previsto una contrazione del patrimonio pubblico dello Stato (mediante il
cd. federalismo demaniale, cioè il progressivo trasferimento dei beni agli enti locali) e la riduzione del numero dei
beni pubblici (mediante alienazione o loro ascrizione al patrimonio disponibile).

TITOLO II – DELLA PROPRIETA’

La proprietà è il primo e fondamentale fra i diritti reali e consiste nel “diritto di godere e disporre delle cose in
modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.”

Il diritto di godere delle cose consiste nella facoltà di utilizzare il bene perseguendo fini e interessi liberamente
scelti: egli potrà decidere come e quando utilizzare la cosa, se sfruttarla direttamente o indirettamente
151
(concedendola in godimento a terzi), di trasformarla, lasciarla inutilizzata o addirittura distruggerla. Viene in
considerazione il cd. valore d’uso dei beni.

Il diritto di disporre consiste nella facoltà di alienare il bene (venderlo o donarlo) o di costituire su di essi diritti reali
minori in favore di terzi (costituire servitù, ipoteca, dare in pegno ecc). Si fa riferimento al valore di scambio, utilità
derivante dal controvalore in denaro del bene stesso.

[art. 832] CARATTERI DELLA PROPRIETA’

- Esclusività; facoltà del titolare di escludere tutti coloro che non abbiano titolo concorrente o poziore
(preferibile) per esercitare poteri o facoltà sulla cosa.
- Pienezza; in linea di principio al titolare sono attribuite tutte le facoltà possibili sul bene (anche la
facoltà di distruggere la cosa e/o di restare inerte). In linea di principio perché ormai numerose sono
le facoltà di escludere una piena libertà di godimento e disposizione. Resta comunque il diritto di
contenuto più ampio per cui non v’è un interesse tipico, bensì l’interesse concreto del proprietario
perseguibile alla stregua della disciplina positiva.

La proprietà non è un diritto sciolto da limiti e controlli. Il richiamo ai limiti e agli obblighi stabiliti dall’ordinamento
giuridico in misura sempre più accentuata evidenziano la relatività della pienezza dei poteri tanto che si è dubitato
che si possa parlare di un istituto unitario, bensì di tanti istituti quanti sono gli statuti (discipline specifiche) delle
singole categorie di beni (non esisterebbe più la proprietà, ma le proprietà), da tanto che è diversa ad es. la
disciplina dei suoli edificabili con quella dei beni di consumo.

RUOLO SISTEMATICO DELLA PROPRIETA’

Lo Statuto Albertino la definiva “inviolabile”, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo la qualificava come
“sacra”, tutte le codificazioni civili che ne trassero ispirazione la qualificarono come “assoluta”: tale configurazione
era coerente alle esigenze del nascente capitalismo che la vedeva come presupposto necessario per l’iniziativa
economica e della stessa libertà individuale; scavalcava il concetto di proprietà dell’ancien regime, caratterizzato
dalla stratificazione dei diritti di contenuto diverso in base al grado ricoperto nella piramide sociale. Si può parlare
di ruolo costituzionale della proprietà nelle codificazioni civili dell’800’: ad es. il c.c. italiano si componeva di tre
libri, il libro centrale era dedicato alla proprietà; il codice della proprietà, in particolare di quella fondiaria,
costituiva l’asse portante di tutta la disciplina civilistica. Al codice civile competeva la tutela e la garanzia della
proprietà, al codice di commercio la regolamentazione del mercato e dello “scambio professionale”.

Mentre l’agricoltura era vista come mero godimento della “naturale produttività” del suolo*, l’impostazione muta
profondamente con il codice civile del 1942 che unifica in un solo codice diritto civile e diritto commerciale,
recepisce il profondi mutamenti di ordine socio-economico (l’industria aveva preso il sopravvento sull’agricoltura,
una parte rilevante della ricchezza nazionale andava imputata ad altri fattori, primi fra tutti lavoro e capitale, il
netto declino del ruolo economico della proprietà, soprattutto fondiaria) e individua come asse portante dei
fenomeni economici,prima rappresentato dalla proprietà agraria, l’impresa, tanto che se ne estese la nozione

152
all’agricoltura introducendo la figura dell’ impresa agricola come fenomeno organizzativo dei fattori della
produzione, abbandonando la concezione precedente.* Altre conseguenze: perde rilevanza la categoria dei diritti
reali e assume importanza quelli dei diritti personali, di credito, i tipici strumenti con i quali l’imprenditore svolge la
sua attività: prende i capitali a mutuo, stipula contratti di lavoro, le stesse azioni si configurano tecnicamente come
diritti di credito.

Art. 42 Cost. riconosce e garantisce la proprietà privata .E’ frutto di un compromesso, perché specifica anche che
“la proprietà è pubblica o privata.” La garanzia è seguita dalla necessita si assicurare una funzione sociale: l’istituto
si trova conteso fra due estremi, il diritto soggettivo, come potere di agire per soddisfare interessi propri, e il
dovere di tutelare interessi altrui. Il rilievo costituzionale della proprietà appare affievolito assumendo rilevanza
centrare il lavoro, l’impresa, e la funzione di fornire sicurezza dal bisogno è svolta dal sistema di previdenza sociale.

Mentre lo stato neutrale e garantista dell’800 si limitava a vedere nella garanzia della proprietà un fine, mentre
oggi vengono considerate strumenti a servizio dell’uomo al fine della sua tutela. La funzione sociale costituisce il
principio della solidarietà sociale proclamato dall’art. 2 Cost. e può essere intesa come utilità collettiva o bene
comune; limiti e obblighi previsti dalla legge sono connaturali all’istituto perché costituiscono una delle forme in
cui si concretizza il principio di solidarietà. La funzione sociale da una parte costituisce la cornice teorica di
riferimento al cui interno si compongono e giustificano i limiti e gli obblighi già previsti dalla legge, per l’altro verso
costituisce un criterio per l’interpretazione della disciplina positiva.

a) Essa può riferirsi alle previsioni relative ai modi di godimento, che in diversi casi giunge a negare la facoltà di
distruggerlo o trascurarlo (es. norme in termini di bonifica, miglioramento fondiario, codice dei beni culturali ecc.).
Una completa libertà di decisione compete al proprietario solo con riguardo ai beni di consumo. La funzione
sociale può essere anche ai modi di acquisto, giustificando numerose disposizioni limitatrici (es, espropriazione per
motivi di interesse generale, prelazione nell’acquisto di certi beni, come di quelli di stampo culturali ai beni pubblici
territoriali o dei fondi rustici a favore di affittuari o coltivatori diretti, fino ad arrivare al divieto di alienare e alla
demolizione di costruzioni abusive.
b) Costituisce un criterio per l’interpretazione della disciplina positiva. Ciò che viene tutelato non è l’interesse astratto
ma quello concreto del soggetto, emergente anche da una comparazione degli interessi in conflitto.

Applicazione concreta di tale principio è il divieto di atti emulativi.

Il problema è quello di individuare il punto di equilibrio fra funzione sociale e garanzia costituzionale
della proprietà. A proposito la giurisprudenza della Corte costituzionale ha precisato che limiti e obblighi
sono compatibili con la garanzia costituzionale purché detti limiti siano generali (ne deriva che tutti i
vincoli particolari vanno compensati con un indennizzo) esia salvaguardato un contenuto minimo alla
proprietà così limitata. Alla proprietà deve sempre residuare un contenuto economico apprezzabile,
diversamente si darebbe luogo a un vincolo sostanzialmente espropriativo.

LA PROPRIETA’ FONDIARIA

Si distingue in proprietà agraria (o rurale) e proprietà edilizia.

Norme di carattere generale (che valgono per entrambe, artt. 840-845) nelle quali emerge quel criterio
di interesse concreto e della valutazione comparativa degli interessi in gioco.

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Art. 840 è dedicato all’estensione della proprietà in linea verticale stabilendo che “si estende al
sottosuolo, con tutto ciò che vi si contiene” (fatta eccezione per acque, miniere e beni di interesse
storico-artistico. Il proprietario tuttavia non può opporsi ad attività di terzi svolte a tale altezza o
profondità che egli non abbia interesse ad escluderle: pertanto dovrà tollerare il passaggio di teleferiche
e linee elettriche nello spazio sovrastante e di gallerie nel sottosuolo: la mancanza di un concreto
interesse esclude la legittimità di un’opposizione ad attività di terzi compatibile con tale interesse. La
nostra non è più la proprietà di tipo romanistico che si estendeva usque ad sidera et usque ad inferos.

In senso orizzontale la proprietà è delimitata dai confini del fondo, che il titolare può chiudere in ogni
momento, impedendo l’ingresso agli estranei. In mancanza di recinzioni, il proprietario deve consentire
l’accesso a chi voglia esercitarvi la caccia (salvo vi siano coltura suscettibili di danno), raccogliere funghi o
altre piante spontanee, passeggiarvi o sciarvi: ritorna anche qui il criterio dell’interesse concreto.

B non può impedire che A entri nel fondo di B per l’esercizio della caccia se A dispone della licenza.

A non può entrare nel fondo di B per l’esercizio della pesca senza il consenso di B.

L’accesso al fondo deve essere consentito anche al vicino che intenda costruire o riparare il proprio
muro e a chi voglia riprendere la cosa o l’animale proprio che vi si trovi accidentalmente, salvo il
pagamento di un’indennità ove l’accesso cagioni danno.

Codice napoleonico (1804) Assenza di limitazioni: prevedeva il godimento e la disponibilità del bene in modo
assoluto. Codice napoleonico =\ Codice civile (1942) ribadito dall’art. 42 Cost. sanciscono le facoltà di godere e
disporre in modo pieno ed esclusivo dei beni, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti
dall’ordinamento giuridico”.

Alcuni poteri possono essere temporaneamente sottratti al proprietario: ciò verifica una compressione e uno
schiacciamento del diritto di proprietà.

Es. cosa gravata da usufrutto Privazione del potere di godimento

Es. Sequestro conservativo Privazione del potere di disporre

DEF Elasticità del diritto di proprietà: quando i fattori che determinano la compressione del diritto di proprietà
vengono meno esso si riespande. Si può comprimere ed espandere.

Il diritto di proprietà è imprescrittibile.

LIMITI INERENTI AI RAPPORTI DI VICINATO

Disciplinano il rapporto tra proprietà vicine e consistono in obblighi del proprietario al fine di tutelare il vicino,
contemperare i diversi interessi e consentirne la coesistenza. Hanno ad oggetto aria, luce, igiene ecc., esigenze
fondamentali riconoscibili a ogni proprietario fondiario e garantire allo stesso il suo normale godimento.

Questa disciplina presenta 4 caratteristiche, del tutto speculari a quelle delle servitù coattive:

- Automaticità; nascono direttamente dalla legge, non è necessaria la nascita di negozi giuridici;

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- Reciprocità; tali doveri gravano su entrambi i fondi (il sacrificio di ciascuno è compensato dal
vantaggio derivante dall’analogo limite in capo al vicino);
- Gratuità; per questa limitazione il proprietario non ha diritto ad alcun tipo di controvalore
monetario;
- Imprescrittibilità; non si prescrive il diritto di “reagire” ricorrendo all’autorità giudiziaria per la
violazione subita.Questa è una facoltà che inerisce al diritto di proprietà: per sillogismo, anche il
diritto di proprietà non si prescrive.
1. ATTI EMULATIVI DEF: atti i quali non abbiano altro scopo che quello di nuocere o recare molestia ad altri.
Gli atti emulativi sono vietati (in ossequio al concetto di utilità sociale). (es. piantare pali senza nessuna
utilità sul proprio suolo e talmente alti che disturbano il passaggio di aerei sopra la proprietà)
2. DIVIETO DI IMMISSIONI NOCIVE [art. 844]: propagazioni derivanti a un fondo dall’attività svolta in un
altro, come fumi, calore, esalazioni, rumori, scuotimenti, propagazioni simili. Si tratta di ripercussioni
indirette di un’attività, senz’altro le immissioni dirette nel fondo altrui sono vietate. Devono essere inoltre
involontarie, cioè conseguenza non voluta dell’attività, altrimenti si ricadrebbe nel campo degli atti illeciti.

Gli interessi in conflitto sono perciò l’interesse a usare liberamente della cosa propria (il proprietario) e
l’interesse a non subire molestie da parte di altri: il criterio di risoluzione è dato dalla normale tollerabilità: il
proprietario che subisce le propagazioni derivanti dal fondo vicino non può impedirle se non superano la
normale tollerabilità. La soglia di normale sopportabilità dipende in concreto dalla “condizione dei luoghi” e
dal tipo di pregiudizio arrecato. (es. in città la tollerabilità è più alta che in campagna, ma può abbassarsi se è
in gioco la salute delle persone)

Parametri complementari = per gli interessi di pari rango (es. proprietà e libera iniziativa economica) l’autorità
giudiziaria:

- Deve contemperare le esigenze della produzione con quelle della proprietà;


- Può tener conto della priorità di un uso.

In caso di immissioni nocive il soggetto che le subisce può richiedere una sentenza di condanna a non fare (nella
fattispecie, cessare le immissioni illecite): tali sentenze vengono dette inibitorie.

TIPOLOGIE DI SENTENZE

 Di mero accertamento; si limita ad accertare una mera situazione giuridica di fatto, non modifica una
realtà giuridica, ma si limita a fotografarla;
 Di condanna; non si limita a mero accertamento, ma ordina ad una parte mediante pronuncia di
condanna di tenere un certo comportamento, che può consistere in un obbligo di:
-dare
-fare
-non fare
 Costitutive; il giudice costituisce, modifica o estingue una situazione giuridica che modificano lo stato di
fatto.
Es. sentenza di interdizione, di annullamento di contratto, di accertamento della paternità, di divorzio.

PROPRIETA’ RURALE
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Alla proprietà rurale il c.c. dedica una serie di disposizioni il cui rilievo normativo è più teoretico che pratico:
costituiscono un’intelaiatura di richiamo per la disciplina in concreto contenuta in leggi speciali.

PROPRIETA’ EDILIZIA E AREE EDIFICABILI

La proprietà edilizia non è espressamente contemplata nella Costituzione che non ne avvertì l’esigenza e nel c.c.
viene delineato un sommario quadro di riferimento e di rinvio alla legislazione speciale.

Il proprietario non ha più un insidacabileiusedificandi: si ritengono prevalenti sul diritto del proprietario gli interessi
pubblici alla razionale utilizzazione del suolo, per cui il privato potrà costruire solo se e nei limiti in cui gli strumenti
di pianificazione urbanistica prevedano una siffatta destinazione per singole zone e previo rilascio di un “permesso
di costruire”, rilasciato dietro pagamento del cd. contributo di costruzione, anche con lo strumento del silenzio-
assenso. Per opere edilizie di minore rilievo è sufficiente la “segnalazione di inizio attività” o la “comunicazione di
inizio lavori”.

L’espropriazione per motivi di interesse generaleè costituzionalmente prevista e parallelamente ne prevede


l’indennizzo. Espropriazione si ha sia in caso di formale trasferimento coattivo della titolarità del bene sia quando i
vincoli imposti alla proprietà privata siano tali da incidere fortemente sul contenuto economico del diritto. La
Consulta si è espressa sancendo il principio per cui anche le cd. “limitazioni espropriative” o “espropriazioni
anomale” vanno indennizzate. Anche la legislazione ha recepito positivamente tale orientamento giurisprudenziale
includendo nella nozione di espropriazione anche il “vincolo sostanzialmente espropriativo”. L’entità
dell’indennizzo deve costituire un “serio ristoro” del sacrificio imposto al privato. (nel 2001 è entrato in vigore il
t.u. in materia di espropri per pubblica utilità che determina altresì l’indennità per gli espropri)

DISTANZE FRA EDIFICI FINITIMI(= confinanti)

a) Distanze tra edifici: la regola fondamentale è stabilita nell’art. 873: la distanza fra le due costruzioni (non
fra i confini del fondo) deve essere non inferiore a 3 metri. I regolamenti locali spesso stabiliscono
distanze superiori.

Il muro di cinta, il muro divisorio e il muro sul confine può essere reso comune, previo pagamento della metà del
valore di esso e del suolo su cui è costruito (cd. comunione forzosa del muro)

b) Distanze per altri manufatti (quali pozzi, cisterne, fosse settiche e tubature) e per alberi: i primi devono
essere tenuti a una certa distanza dal confine allo scopo di preservare i fondi vicini da ogni danno alla
solidità, salubrità e sicurezza. Le distanze per gli alberi variano in relazione alle loro dimensioni e
caratteristiche.

Disciplina dell’apertura di finestre al fine di limitare gli inconvenienti di reciproco disturbo: coloro che nel
linguaggio comune vengono definite “finestre” nel linguaggio giuridico si distinguono in due specie soggette a
discipline diverse:

1. Luci; aperture che danno passaggio a luce ed aria, ma non permettono l’affaccio sul fondo del vicino;
possono essere aperte liberamente;
156
2. Vedute; apertura che permettono l’affaccio frontale, obliquo e/o laterale sul fondo del vicino; presentano
l’inconveniente di esporre il vicino alla curiosità altrui perciò devono essere poste almeno a 1,5m dal
confine se consentono una veduta diretta; a 75cmquelle che consentono l’affaccio obliquo e/o laterale.Il
criterio base è chiaramente il comodo affaccio.

Tali prescrizioni costituiscono limiti reciprociin quanto disciplinano interessi privati, perciò possono essere derogati
dalle parti, attribuendo il diritto di tenere costruzioni o vedute a distanze inferiori a quella legale: in tal caso si dà
luogo a una servitù, acquistabile anche per usucapione.

Rimedi per la violazione delle distanze fra abitazioni

Tutela in caso di violazione; la legge prevede:

- Riduzione in pristino (stato) = ripristino dello stato precedente alla violazione della norma; consiste
nella demolizione delle opere illecite;
- Risarcimento danni;

MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’= fatti ed atti ai quali è collegato l’effetto giuridico in capo a un soggetto
della proprietà di un bene.

L’art. 922 non fornisce un elenco completo (vedi ultima proposizione dell’art.).

Si distinguono in modi di acquisto a titolo derivativo ed originario:

- A TITOLO DERIVATIVO, presuppongono un precedente titolare del diritto, sono caratterizzati dalla
correlatività fra perdita e acquisto, nel senso che l’uno trova causa nell’altra, si realizza una
successione nello stesso diritto. Ne deriva che il diritto si trasferisce con gli stessi caratteri che aveva
in capo al precedente titolare, poiché nessuno può trasferire una posizione più ampia di quella che
egli abbia (nemo plus iuristransferrepotestquam ipse habeat). Dunque:
a) Se il venditore non è proprietario, nulla acquista il compratore ma v. 19.2 ???
b) Se il diritto è gravato da pesi, oneri e diritti altrui (es. servitù o ipoteca), essi continueranno a
gravare sul bene.
c) Se viene meno il diritto del venditore anche il nuovo acquisto, ricorrendo certe condizioni (per
l’esigenza di garantire la sicurezza nella circolazione dei beni), sarà travolto (es. interdetto aliena
un bene e l’acquirente lo rivende a sua volta: annullato il primo contratto verrà a cadere anche il
secondo)
- A TITOLO ORIGINARIO (fruttificazione, possesso vale titolo [1553] non elencati) Acquisti che non
trovano la loro fonte in un precedente diritto in capo ad altri, perché si tratta di un bene che non ha
mai avuto un titolare (es. pesci nel fiume) o l’acquisto è indipendente da una precedente titolarità,
bensì conseguente a un autonomo titolo; in linea di principio la proprietà si acquista libera da diritti
altrui sulla cosa: il diritto acquistato non soffre dei limiti che aveva in capo al precedente titolare,
configurandosi come un diritto nuovo.

I SINGOLI MODI D’ACQUISTO A TITOLO ORIGINARIO sono l’occupazione, l’invenzione, l’accessione, oltre
all’usucapione e al possesso titolato.

157
OCCUPAZIONE: presa di possesso di cose mobili non appartenenti ad alcuno, come le res nullius (ad es. i pesci del
mare) e le res derelictae, cioè le cose abbandonate dal proprietario: l’abbandono comporta la rinuncia al diritto di
proprietà sulla res.

L’istituto dell’occupazione si compone di due requisiti:

- Elemento oggettivo (corpus o elemento materiale), che consiste nel mero fatto del materiale
impossessamento della cosa;
- Elemento soggettivo (cd. animus), ossia l’intenzione di fare propria la cosa e diventarne proprietario. (es.
trovo TV vicino ai bidoni la carico in macchina per portarla in discarica, durante il tragitto non divento
proprietario del bene, se me lo porto a casa invece sì)
Si tratterebbe perciò di un atto giuridico in senso stretto e non di un mero fatto.
Anche le res communes omnium sono suscettibili di occupazione (es. aria racchiusa in bombole). L’istituto
dell’occupazione riguarda però le cose mobili, in quanto gli immobili vacanti spettano di diritto allo Stato o ad
alcune Regioni autonome.

INVENZIONE: ritrovamento di cose mobili smarrite dal proprietario. Il termine invenzione è un latinismo e significa
“ritrovamento”. Va subito distinta la cosa abbandonata dalla cosa smarrita: colui che la smarrisce in quest’ultimo
caso detiene ancora il diritto di proprietà, a differenza della fattispecie dell’abbandono. Il ritrovatore ne acquista la
proprietà se, consegnata la cosa al sindaco e data la pubblicità prescritta al ritrovamento, il proprietario non la
reclami entro un anno. Se il proprietario si presenti recupererà la sua cosa, ma dovrà al ritrovatore un “premio”
proporzionato al valore della cosa.

- Smarrimento
- Ritrovo
- L’inventore (ritrovatore) deve dare notizia del ritrovamento, il quale verrà inserito nell’albo pretorio
comunale per due settimane;
- Il reclamo può essere effettuato entro un anno; se ciò non avviene si realizzerà l’acquisto della proprietà a
titolo originario in capo all’inventore.

Ipotesi particolare di invenzione è la scoperta del tesoro (cosa mobile di pregio, nascosta o sotterrata, di cui
nessuno può provare di essere proprietario): esso spetta al proprietario del fondo e ove sia stata trovata da un
terzo per caso, spetterà per metà a costui. Per contro, i beni culturali(cose di interesse storico, archeologico,
bibliografico) ritrovati nel sottosuolo o fondo marino spettano allo Stato, salvo un premio al ritrovatore e al
proprietario del fondo.

L’invenzione è dunque unafattispecie complessa a formazione progressiva, caratterizzata dai seguenti elementi:

ACCESSIONE: acquisto della proprietà di un bene per effetto della sua congiunzione a un altro considerato come
principale.Il mero fatto della modificazione materiale della cosa opera una modificazione nel regime giuridico del
bene: quando una cosa accessoria si unisce a un’altra che possa considerarsi principale, la res nova si acquista in
capo al proprietario di questa (principio dell’accessoriumcedit principali), pertanto:

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- Causa dell’acquisto: fatto materiale della congiunzione fra cose;
- Titolo dell’acquisto: proprietà della cosa che la legge considera principale;4

Si distingue l’accessione da mobile a immobile (accessione al suolo), di mobile a mobile (commistione), di immobile
a immobile.

a) L’accessione da mobile a immobile(accessione al suolo)si verifica per “qualunque piantagione, costruzione od


opera” sia realizzata sopra o sotto il suolo: essa appartiene al proprietario di questo, anche se l’incorporazione
è stata realizzata dal proprietario con materiali altrui o da terzi, con materiali propri o altrui. Il suolo è sempre
considerato il bene principale, l’acquisto è immediato ed automatico e prescinde dalla volontà del dominus soli
e del costruttore.

Diritti del proprietario dei materiali: la legge tende a conservare le opere pur abusivamente realizzate con materiali
altrui, per cui la sua separazione e relativa restituzione è effettuabile solo se non reca “grave danno all’opera”; in
caso contrario potrà ottenere il valore dei materiali + risarcimento del danno. Il proprietario del suolo può
chiedere la distruzione dell’opera se costruita da terzi (iustollendi), oppure pagare a sua scelta la minor somma tra
lo speso e il migliorato. ???

Ipotesi particolare è quella di accessione invertita: se nel costruire un edificio si occupa in buona fede una
porzione del fondo attiguo, su domanda del costruttore e tenuto conto delle circostanze, il giudice può attribuirgli
la proprietà dell’edificio e del suolo occupato, previo pagamento del doppio del valore del suolo (e salvo il
risarcimento danni). Si verifica il fenomeno inverso di quello precedente, poiché il suolo occupato accede
all’edificio. La sentenza del giudice ha valore costitutivo in capo al costruttore e valore risolutivo dell’acquisto che
per effetto dell’art. 934 si era automaticamente realizzato in capo al dominus soli.

L’acquisto a favore del proprietario del fondo non si realizza nei casi in cui la legge o il contratto dispongano
diversamente, dando luogo a un diritto di superficie.

b) L’accessione di mobile a mobile (commistione) si verifica quando “più cose appartenenti a diversi proprietari
sono state unite o mescolate in modo da formare un sol tutto”. [art. 939] Se le cose non sono
economicamente separabili la proprietà diventa comune in proporzione del valore (es. sementi diverse
mescolate insieme). Se però una delle cose appare principale o è di molto superiore per valore, il proprietario
della principale acquista la proprietà del tutto, con l’obbligo di pagare il valore della cosa unita.

Si ha specificazione quanto taluno abbia elaborato una materia altrui formando una cosa nuova. Il titolo
preferenziale per l’acquisto è il lavoro dello specificatore (salvo che il valore della materia sorpassi notevolmente
quello della manodopera), che sarà tenuto a pagare il prezzo della cosa altrui.

c) L’accessione di immobile a immobile si ravvisa una serie di ipotesi, gli incrementi fluviali, che modificano il
regime o il corso delle acque e operano mutamenti nell’assetto dei fondi confinanti. L’alluvione consiste
nell’impercettibile incremento dei fondi posti sulle rive dei fiumi per effetto del deposito di detriti o a causa
del ritirarsi dell’acqua da una riva. L’avulsione è il distacco istantaneo di una parte considerevole e
riconoscibile di un fondo trasportato a vale e unito a un altro fondo; l’alveo abbandonato è il greto
abbandonato dal fiume che si trasforma in un nuovo letto. I soli casi di accessione alla proprietà privata sono

159
ormai le ipotesi di alluvione e avulsione disciplinate dagli artt. 941 e 944: gli altri incrementi fluviali vengono
attribuiti al demanio pubblico.

AZIONI (giudiziarie) A DIFESA DELLA PROPRIETA’: azioni dirette a reagire alla violazione del diritto di proprietà.

Esse hanno natura reale, attribuiscono una tutela oggettiva e in forma specifica del diritto a prescindere dagli
estremi della colpa e dal danno effettivo. Risulta frequente nella pratica il cumulo delle azioni personali, in
particolare con l’azione di risarcimento, con le azioni reali trattate.

Attorecolui che promuove, esperisce, esercita azione giudiziaria;

Convenutocolui che viene chiamato a difendersi in giudizio;

Quattro azioni sono tipiche del diritto di proprietà (dirette a tutelare il solo diritto di proprietà), una non viene
menzionata perché esperibile dal titolare di qualsiasi diritto: si tratta di un’azione di carattere generale che consiste
nell’azione di mero accertamento del diritto.

Si crea incertezza sul diritto di proprietà, contestata da qualcuno.

AZIONI TIPICHE A DIFESA DELLA PROPRIETA’

1. Azione di rivendicazione (=rivendica) “Reivindicatio” [art. 948]

Obiettivo Recuperare la disponibilità materiale della cosa.

Disponibilità materiale DEF: stato di fatto che corrisponde al possesso o alla detenzione.

Disponibilità REM: alienare, rinunciare, in generale compiere negozi giuridici relativi a quel diritto.

Lesione alla disponibilità materiale (es. furto di bene mobile, occupazione abusiva di un’abitazione di proprietà)

Rivendica DEF: azione esercitata dal proprietario privato della disponibilità materiale nei confronti del convenuto
(colui che detiene illecitamente la disponibilità materiale) al fine di ottenere una sentenza di condanna del
convenuto alla restituzione del bene.

Il legittimato attivo è colui che sostiene di essere proprietario: egli dovrà dimostrare tale sua qualità, in conformità
alla regola per cui l’attore deve provare i fatti che stanno a fondamento delle sue pretese. E la criticità consiste
proprio nel dimostrare la titolarità del diritto di proprietà: non gli basterà dimostrare un titolo derivativo di
acquisto, in quanto presuppone la titolarità del precedente dante causa, e il diritto di costui, a sua volta, la
titolarità di quello anteriore e così via procedendo all’infinito e rendendo la prova praticamente impossibile (cd.
probatio diabolica)

Principio base: “nessuno può trasferire un diritto non suo” = “nemo plus iuris in aliumtransferrepotestquam ipse
habet”

Se illegittimato passivo dopo allla domanda giudiziale “abbia cessato per fatto proprio, di possedere o detenere”
liberandosi della disponibilità materiale della cosa oggetto di contesa, il giudizio continua in capo al convenuto e se
ricorrono i presupposti la sentenza di condanna del giudice lo obbligherà a:

a) Recuperare la cosa a proprie spese e restituirla


b) Pagare un equivalente in denaro della cosa

In entrambi i casi è previsto un risarcimento danni.

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Se si sviluppa l’ipotesi a) il detentore potrebbe non avere la facoltà di restituire la cosa dovendo rendere conto a
chi gliel’ha consegnata, e potrà indicare colui per conto del quale detiene (ad es. il locatore del bene) ed essere
estromesso dal giudizio che proseguirà contro tale soggetto.

Se si sviluppa l’ipotesi b. e l’attore riesce a recuperare la cosa dal nuovo possessore/detentore, egli è tenuto alla
restituzione del corrispettivo percepito dal convenuto;

N.B. L’azione di rivendicazione non è soggetta a prescrizione (fatti salvi i diritti eventualmente acquisiti da terzi per
usucapione), perché il non uso costituisce una delle facoltà del proprietario. Tale facoltà inerisce al diritto di
proprietà, per cui per analogia si può affermare che il diritto di proprietà non si prescrive. Nessun onere di prova
grava sul convenuto.

2. AZIONE NEGATORIA(es. affermo di detenere una servitù di passaggio che non ho)

La sentenza di mero accertamento può essere positiva (se accerta l’esistenza di un diritto) oppure negativa (se
accerta l’inesistenza di un diritto).

L’azione negatoria è concessa al proprietario per far dichiarare l’inesistenza di diritti altrui sulla cosa e per far
cessare le eventuali turbative o molestie. L’oggetto del contendere non è la titolarità del diritto ma il suo
contenuto.

La sentenza che accoglie l’azione negatoria è di mero accertamento negativa.

Se sussistono anche molestie/turbative (es. affermo di detenere una servitù di passaggio che non ho ogni giorno
passo sul fondo), è possibile ottenere una pronuncia di condanna inibitoria. Se tali molestie/turbative arrecano
danno al proprietario legittimo (es. passando illecitamente sul fondo rovino le piantagioni), quest’ultimo ha diritto
ad avanzare una richiesta risarcitoria.

Il proprietario dell’immobile, legittimato attivo al quale non è contestata la titolarità della cosa, per cui è colui che
pretende di avere diritti reali sul bene che dovrà darne la relativa prova, perché non è possibile la prova di un fatto
negativo (l’inesistenza di diritti). Anche l’azione negatoria è imprescrittibile.

3. REGOLAMENTO DI CONFINI può essere istituita quando il confine tra due fondi è incerto al fine di accertarlo.
In contestazione non v’è né la titolarità, né il contenuto, bensì il suo oggetto, cioè l’estensione materiale del
fondo. La sentenza pronunciata dal giudice è di mero accertamento dell’estensione dei due fondi confinanti.
Ogni mezzo di prova è ammesso. Se le prove non riescono a chiarire la situazione di incertezza, il confine si
ricava in via eccezionale dalle mappe catastali i quali normalmente non hanno rilevanza a fini civilistici, bensì
fiscali.
4. APPOSIZIONE DI TERMINE presuppone la certezza del confine e ha lo scopo di far apporre o ristabilire a spese
comuni i termini, cioè cippi o pilieri di riconoscimento.

DEF termine: segni, opere che delimitano il confine. (es. siepi, muri, cancelli ecc.)Spese comuni a creare o
ricostruire il termine.

DIRITTI LIMITATI/PARZIALI = diritti reali su cosa altrui

I diritti reali di godimento attribuiscono un potere su una cosa altrui. I diritti reali minori o parziari in quanto “reali”
presentano i caratteri di assolutezza, inerenza alla cosa, elasticità, tipicità. Si dicono “minori o parziari”, rispetto
161
alla proprietà, perché hanno un più ristretto contenuto. Mentre il diritto di proprietà attribuisce pienezza di poteri
sulla cosa posseduta, i diritti parziali si riferiscono solo a determinati poteri, sempre però insiti nel contenuto del
diritto di proprietà e attribuiti non al proprietario, bensì a un terzo. Sono poi diritti su cosa altrui perché gravano su
beni in proprietà di altri, limitando le facoltà del proprietario e il contenuto del suo diritto, potenzialmente pieno e
completo. [sirif.all’ elasticità del diritto di proprietà] L’altruità della cosa è coessenziale a tali diritti: se la titolarità
della proprietà e quella del diritto di godimento si riuniscono nella stessa persona, il diritto minore si estingue (cd.
consolidazione)

CARATTERISTICHE

- Immediatezza; i diritti limitati permettono di soddisfarsi sulla cosa altrui immediatamente, senza alcun
intervento del proprietario.
- Ambulatorietà passiva = opponibilità ai terzi = diritto di seguito;

La passività si riferisce al lato passivo, cioè colui che subisce il diritto che comprime il diritto di proprietà.

Prendendo atto della caratteristica dell’immediatezza e non trattandosi di diritti personali, bensì reali, è irrilevante
la persona del proprietario: ne deriva l’opponibilità del diritto verso tutti i successivi proprietari: le vicende
circolatorie non rilevano.

- Numero chiuso (“numerusclausus”): sono sei e non ne possono esistere altri: superficie, enfiteusi, uso,
usufrutto, abitazione, servitù
- Termine di prescrizione lungo = 20 anni

Classificazione dei diritti reali limitati sotto il profilo del termine di durata

Mentre la proprietà è perpetua (salvo ipotesi del S seguente), i diritti reali minori possono essere:

 Perpetui;N.B. L’usufrutto, l’uso e l’abitazione devono necessariamente prevedere un termine.


 Temporanei (=”a tempo”);
La tutela di tali diritti è ammessa erga omnes, in conformità al loro carattere reale: il titolare può agire
direttamente contro chiunque si trovi nel possesso del bene (per ottenerne la restituzione) o contesti il suo diritto
(per ottenere l’accertamento del suo diritto, cd. azione confessoria), in antitesi all’azione negatoria, è diretta a far
accertare l’esistenza e/o il contenuto di un diritto reale minore.

DIRITTO DI SUPERFICIE [art. 952-956]

[rif.accessione art. 934] “salvo non risulti diversamente dalla legge”

La superficie consiste nel diritto di fare e mantenere una costruzione sopra o sotto il suolo altrui (iusedificandi)
ovvero nella proprietà di una costruzione separata dalla proprietà del suolo (cd. proprietà superficiaria)

Il diritto di superficie conferisce un duplice potere:

1. Lo “iusedificandi”, cioè il mero potere di costruire su fondi altrui; di conseguenza se il l’edificio non viene
realizzato entro 20 anni il diritto si estingue per prescrizione;
2. Il potere di acquistarne la proprietà, in deroga al principio dell’accessione;

Diritto di superficie =\ Proprietà superficiaria DEF: proprietà di una costruzione priva della proprietà del suolo su
cui insiste. E’ un diritto di proprietà. Entrambe le situazioni giuridiche costituiscono una deroga al principio dell’art.
162
934, per cui ogni opera esistente sopra o sotto il suolo appartiene al proprietario di questo. La proprietà
superficiaria può derivare o dall’alienazione di una preesistente costruzione fatta dal proprietaio

La nascita di una proprietà superficiaria può avvenire:

1. In virtù dell’esercizio del diritto di superficie (dall’edificazione realizzata in conformità al concesso


iusedificandi);
2. Mediante alienazione di una preesistente costruzione fatta dal proprietario a un terzo, per cui l’alienante
conserva la proprietà del suolo; si realizza perciò una separazione tra proprietà del suolo e proprietà delle
opere fatte sopra di esso;

La proprietà superficiaria, in quanto proprietà, è imprescrittibile, mentre il diritto di fare la costruzione si prescrive
in 20 anni.

La superficie è ricorrente nella prassi e consente diverse utilizzazioni edificatorie: si riscontra ad es. nei condomini
(la proprietà di ciascun appartamento suppone un diritto di superficie gravante sugli altri e/o sul suolo) o nelle
edicole/stazioni di servizio installate su suoli pubblici.

La costituzione può avvenire per contratto (che richiede la forma scritta), per legge (ad. es., per le opere su suolo
altrui destinate all’esercizio della servitù) e per usucapione.

L’estinzione della superficie, che in ogni caso comporta acquisto della costruzione a titolo originario in capo al
dominus soli, può avvenire per scadenza del termine (ove previsto), per le altre cause stabilite nel titolo
costitutivo, per consolidazione (riunione in capo allo stesso soggetto delle qualità di proprietario del suolo e di
superficiario). Diversa è la concessione ad aedificandum , che ha efficacia solo obbligatoria: il diritto di costruire
non richiede la forma scritta e ha carattere personale e non reale.

ENFITEUSI

L’enfiteusi attribuisce al titolare (enfiteuta) lo stesso potere di godimento che spetta al proprietario, salvo l’obbligo
di migliorare il fondo e di pagare un canone periodico. E’ una figura scarsamente diffusa. L’enfiteuta ha amplissimi
poteri di godimento: può modificare la destinazione economica del fondo, realizzare addizioni, costruzioni nel suo
“dominio utile”. La posizione del concedente si riduce a un mero diritto reale al canone. La proprietà si distingue
dall’enfiteusi per il fatto che quest’ultima si estingue per il non uso. L’enfiteuta può inoltre disporre liberamente
del suo diritto. La durata ove non sia perpetua non può essere inferiore a 20 anni e per ovviare alle incertezza che
possono derivare da tale lunga durata, il concedente ha diritto ad ottenere un atto di ricognizione(di
riconoscimento) del suo diritto prima del compimento del ventennio.

Gli obblighi riguardano il miglioramento del fondo e il pagamento di un canone che per le enfiteusi rustiche non
può essere superiore all’ammontare del reddito dominicale.

L’enfiteuta ha diritto a ottenere a sua discrezione l’affrancazione del fondo (di divenirne proprietario a pieno
titolo) pagando una somma fissata in 15 volte l’ammontare annuo del canone. Si tratta di un diritto potestativo.

Di contro il concedente ha il diritto a ottenere la devoluzione che comporta l’estinzione dell’enfiteusi e la pienezza
del dominio, ove l’enfiteuta non assolva ai suoi obblighi (non migliora il fondo o anzi lo danneggia, o è in mora nel
pagamento di due annualità di canone). L’enfiteuta in caso di devoluzione ha diritto al rimborso di
miglioramenti(qualitativi) e addizioni(quantitativi) nella misura dell’aumento di valore conseguito dal fondo.

163
Oltre che per affrancazione e per devoluzione, l’enfiteusi si estingue per decorso del termine, per perimento del
fondo e per prescrizione estintiva (non uso protratto per vent’anni).

USUFRUTTO

[Art. 832]Diritto di godere di una cosa nel limite del rispetto della sua destinazione economica.[Art. 981] L’altrui
posizione dominicale viene così compressa a “nuda proprietà”. Per l’elasticità propria dei diritti reali, essa si
estende a tutte le accessioni (gli incrementi della cosa). Relativamente al potere di godimento si avvicina alla
posizione proprietaria, differenziandosene per la durata temporanea e il limite delrispetto della destinazione
economica (intesa come identità socio-economica). L’obbligo di mantenere la destinazione economica è un limite
tipico dell’usufrutto, ma è derogabile dalla volontà privata.Il cambiamento di destinazione economica può avvenire
mediante atti materiali (es. fondo agricolo ci costruisco sopra un’abitazione) o negozi giuridici (es. appartamento
ad uso abitativo lo do in locazione per farne uno studio professionale)

Inderogabile dalla volontà privata è invece la durata temporanea, che “non può eccedere la vita dell’usufruttuario”
né durare più di 30 anni, se costituito a favore di un ente giuridico.

[Art. 932] Limita il diritto di disporre al solo usufrutto, mentre la proprietà no in forza del principio del “nemo plus
iuris”. Il nudo proprietario è il proprietario del bene gravato da usufrutto, mentre l’usufruttuario detiene la
disponibilità materiale del bene.

Oggetto dell’usufrutto può essere qualunque specie di bene, mobile o immobile, anche crediti e titoli di credito, le
azioni e le aziende, pur con le relative peculiarità.

L’usufrutto non può avere ad oggetto cose consumabili: la sua utilizzazione ne comporterebbe la perdita, materiale
o giuridica, e dunque l’impossibilità di restituirla al termine dell’usufrutto. E’ stabilito dunque che l’usufruttuario
possa comunque servirsene liberamente, pagando al termine dell’usufrutto il valore di stima concordato o
restituendo cose dello stesso genere e qualità: la proprietà della cose passa all’usufruttuario, perciò si parla di
quasi-usufrutto. Ove si tratti di cose deteriorabili l’usufruttuario può servirsene secondo l’uso ordinario, pur se ciò
ne comporti l’usura, restituendole poi “nello stato in cui si trovano”.

DIRITTI DELL’USUFRUTTUARIO

- Può utilizzare la cosa direttamente o indirettamente, traendone i frutti naturali e civili: essi “spettano
all’usufruttuario per la durata del suo diritto”.
- Può realizzare miglioramenti (incrementi qualitativi che si fondono con la cosa e ne aumenta la
produttività) e addizioni(incrementi quantitativi che rimangono distinti dalla cosa); per entrambi,
l’usufruttuario ha diritto a un’indennità pari alla minor somma tra lo speso e il migliorato al momento
della cessazione dell’usufrutto.
- L’usufruttuario è legittimato alla tutela del suo diritto sia in via possessoria che petitoria: in via petitoria gli
compete la cd. vindicatiousufructus, analoga alla rivendica della proprietà, e l’azione confessoria contro
gli contesti il suo diritto. Può agire inoltre con l’azione negatoria, chiamando in giudizio anche il
proprietario.

OBBLIGHI DELL’USUFRUTTUARIO

164
Rispetto della destinazione economica;
All’INIZIO dell’usufrutto è necessario fare l’inventario dei beni oggetto d’usufrutto e dare una garanzia
finalizzata alla futura restituzione del bene;
DURANTE l’usufrutto:
- Obbligo di usare le cose con la diligenza del buon padre di famiglia;
- Obbligo di custodia;

Oneri di gestione:

- Obbligo di amministrazione della cosa;


- Obbligo di provvedere alla manutenzione ordinaria e alle imposte relative al reddito (al proprietario
spettano le spese per riparazioni straordinarie e le imposte dominicali)
ALLA FINE DELL’USUFRUTTO restituzione della cosa al nudo proprietario nello stato in cui si trovava al
termine dell’usufrutto.

COSTITUZIONE [art. 978]

La fonte può essere:

 Legale (ad es. usufrutto legale dei genitori sui beni dei figli minori)
 Per volontà privata (per negozio giuridico) che può consistere in:
1. Testamento
2. Contratto, di forma scritta se l’usufrutto ha per oggetto beni immobili, altrimenti vale il principio di
libertà delle fonti, che possono essere: scritte, orali, tacite (per fatti concludenti) = comportamento
dal quale si evince inequivocabilmente la volontà negoziale; il contratto può essere oneroso o
gratuito: è frequente l’ipotesi della donazione con “riserva di usufrutto” (atto con in quale un
soggetto dona a terzi un bene riservandosene il godimento; ma è possibile anche che il proprietario si
riservi la nuda proprietà e alieni l’usufrutto (si parla di acquisto derivativo-conservativo, in quanto
deriva da altri il diritto il quale non esisteva e si costituisce con il contratto). Sarà acquisto derivativo-
traslativo quello ottenuto per cessione da chi sia già titolare dell’usufrutto.
3. Usucapione

L’usufruttuario ha un ampio potere di disposizione del proprio diritto: può anche costituire a favore di terzi diritti di
godimento, purché di contenuto ridotto rispetto al suo diritto.

ESTINZIONE

Le cause di estinzione possono essere:

 OPE LEGIS (automatiche):


1. Prescrizione ventennale
2. Confusione – consolidazione(riunione nello stesso soggetto delle qualità di proprietario e
usufruttuario)
3. Scadenza del termine; durata massima per legge (non è possibile usufrutto perpetuo, ma solo
temporaneo): se costituito nei confronti di persone fisiche trova il suo termine massimo nella vita

165
dell’usufruttuario se le parti nulla hanno previsto; se invece il destinatario dell’usufrutto è una
persona giuridica il termine massimo è fissato in 30 anni (la regola applicata per le persone fisiche
non è applicabile in quanto potenzialmente possono durare in eterno), per cui si possono prefigurare
3 ipotesi: le parti non prevedono termine = 30 anni, stabiliscono termine > 30 anni = 30 anni,
pattuiscono termine < 30 anni = quello vale perché al di sotto del termine legale c’è spazio per
l’autonomia privata.
4. Perimento totale della cosa;
 OPE IUDICIS, per abusi dell’usufruttuario, ossia se viene meno a uno o più dei suoi obblighi. Sono previste
diverse sanzioni, la più grave delle quali è l’estinzione dell’usufrutto che avverrà con provvedimento
dell’autorità giudiziaria. La sentenza del giudice che estingue l’usufrutto ha carattere costitutivo.

Non è ammesso l’usufrutto successivo (passaggio dell’usufrutto da una persona all’altra al momento della morte):
la trasmissione per successione ereditaria è ammessa solo quando l’usufrutto sia stato ceduto ad altra persona e
questa muoia prima del cedente e prima del termine di scadenza dell’usufrutto. In tal caso gli eredi del cessionario
proseguiranno nel godimento del diritto per il periodo residuo. Il caso: usufruttuario persona fisica con termine
non previsto, prima di decedere trasferisce il diritto a un terzo (es. donazione al figlio). Il diritto si estingue con la
morte del primo usufruttuario in quanto altrimenti la notevole compressione del diritto di proprietà sarebbe
potenzialmente perpetua e il limite facilmente eludibile: in questo modo si assicura la libera circolazione delle
nude proprietà, altrimenti non appetibili sul mercato (ratio legis).

Diritti affini di USO/ABITAZIONE

[Art. 1021] L’uso e l’abitazione sono sottospecie di usufrutto, sono minus rispetto all’usufrutto, caratterizzate da
una facoltà di godimento limitata ai bisogni del titolare e della sua famiglia. Hanno carattere personale, perciò non
possono essere ceduti. Per il resto, la disciplina applicabile è quella dettata per l’usufrutto.

L’uso può avere per oggetto sia beni mobili che immobili, mentre l’abitazione può avere per oggetto solamente
abitazioni.

L’uso è il diritto di servirsi di una cosa e di raccoglierne i frutti limitatamente ai bisogni personali e familiari, valutati
secondo la condizione sociale del titolare. (es. bisogni di Berlusconi =\ miei bisogni). Ciò che eccede tale limite
spettano al nudo proprietario.

L’abitazione è il diritto di abitare una casa nei limiti dei bisogni della famiglia, comprendendosi in essa anche figli
adottivi e persone di servizio.

Il concetto di famiglia ai fini di uso ed abitazione sono:

- Coniugi
- Figli
- Conviventi che prestano … (badanti, maggiordomi)

[Art. 1024] Divieto di cessione

Uso ed abitazione sono gli unici diritti reali di godimento incedibili, intrasferibili perché ineriscono strettamente
con la persona del titolare e della sua famiglia. (no art. 1025)

166
[Art. 1026] Spiega l’affinità fra l’usufrutto e questi due diritti: il resto della disciplina si ricava da quella
dell’usufrutto.

SERVITU’ PREDIALI [art. 1027 e seg.]

DEF: Peso imposto su un fondo (detto servente) per l’utilità di un altro fondo (detto dominante) appartenente a
diverso proprietario. L’utilità consiste in una maggiore comodità o amenità (bellezza).

CARATTERI DELLA SERVITU’

- Specialità o determinatezza, in quanto consente una utilizzazione specifica e circoscritta della cosa altrui;
- Predialità, cioè una oggettiva relazione di servizio tra due fondi;
- Accessorietà o ambulatorietà attiva, nel senso che la servitù è legata inscindibilmente ad esso e si
trasferisce automaticamente col trasferimento della proprietà del bene; l’inerenza tipica dei diritti reali
raggiunge il suo massimo grado;
a) Il “peso” consiste in una limitazione della facoltà di godimento, può essere di due tipi:
1. Obbligo per il fondo servente di non fare; vietare l’esercizio di uno dei poteri che gli spetterebbero in
quanto proprietario del fondo; (es. servitù di non edificare o sopraelevare = edificare sopra edificio già
esistente) = Servitù NEGATIVE;
2. Obbligo per il fondo servente di lasciar fare; consentire al proprietario del fondo dominante di svolgere
una certa attività sul fondo servente; (es. servitù di passaggio, dove lo iusexcludendi viene limitato) =
Servitù POSITIVE;

La servitù non può consistere in un obbligo di fare del proprietario del fondo servente (prestazioni positive). Fatto
salvo tale divieto, il contenuto della servitù è liberamente determinabile. Il codice ha voluto vietare le cd. servitù
personali: le servitù irregolari o personali sono prive del connotato della predialità e strutturalmente sono diritti di
credito (es. albergo A, ha proprietario e gestore: quest’ultimo stipula contratto con il proprietario del fondo B che
attribuiscono servitù di passaggio su quel fondo. Di conseguenza, se l’albergo chiude il proprietario non vanta
alcuna servitù); la prestazione forma oggetto di una vera e propria obbligazione. Tale peso d’altra parte può essere
liberamente determinato dalle parti nel rispetto del carattere della predialità.

b) L’”utilità” può consistere in qualsiasi vantaggio, purché stabile e oggettivo(deve afferire al fondo e non
personalmente al fondo, es. non è ammessa una servitù che abbia ad oggetto il diritto a una persona il diritto
di accedere a un fondo per esercitarvi la caccia, cd. predialità delle servitù), che rileva anche nel senso di
vietare uno “storno” a terzi delle utilità del fondo;
L’utilità ancora può consistere nella “maggiore comodità o amenità del fondo dominante” (ad. es., nel divieto
di mutare la destinazione a verde di un terreno);
c) Diversità dei proprietari dei due fondi, derivante già dal principio generale per cui il proprietario di una cosa
non può essere titolare di un diritto parziario su di essa. Sono ammesse comunque le cdd. servitù reciproche
(proprietario del fondo servente comproprietario del fondo dominante e viceversa)

167
Le servitù si distinguono nettamente dai caratteri della proprietà: non sono automatici nascendo da uno specifico
titolo esecutivo, sono unilaterali (comprimono solo uno dei due fondi), sono perlopiù onerose (dovendo essere
ricompensato il sacrificio altrui). Quando una limitazione manca di reciprocità, ben può costituirsi in servitù.

Le servitù coattive presentano caratteri opposti ai limiti imposti alla proprietà (non sono automatiche, non sono
gratuite, sono prescrittibili, non sono reciproche.

Classificazione in base al contenuto:

- Servitù negative (attribuiscono il potere di vietare qualcosa)


- Servitù positive (attribuiscono il potere di fare qualcosa sul fondo altrui), a loro volta distinte in continue e
discontinue

COSTITUZIONE [art. 1031]

 Coattiva (cd. servitù coattive, nascenti in forza di legge) [art. 1032]


 Volontaria (nascenti dal fatto dell’uomo)
 Per usucapione [art. 1061]
 Per destinazione del padre di famiglia [art. 1062]

Servitù COATTIVE [Art. 1032 e seg.]

Vengono costituite forzosamente, anche contro la volontà del proprietario del fondo servente. Sussistono
presupposti in forza del quale la legge riconosce il diritto alla servitù (=\ diritto di servitù, il quale non viene
riconosciuto ex lege).

(es. per interclusione del fondo, in forza del quale l’abitazione non ha diretto accesso alla via pubblica; se i
confinanti non consentano il passaggio la funzione sociale della proprietà verrebbe pregiudicata)

Concretamente è ottenibile:

 Per contratto;
 Con sentenza costitutiva del giudice che costituisce la servitù coattivamente (attribuisce il diritto
potestativo di ottenere la servitù a carico del vicino), ne determina le modalità d’esercizio ed attua un
bilanciamento di interessi, per cui da una parte tutela il proprietario del fondo intercluso, dall’altra
riconosce un’indennità a favore delproprietario del fondo servente;

Le figure più importanti di servitù coattive sono:

a) acquedotto attivo, che attribuisce il diritto di collocare tubazioni e canali sul fondo servente. Su tale
figura si modellano le servitù di elettrodotto e di linee telefoniche;

b) somministrazione d’acqua, che attribuisce il diritto di prelevare acqua dal fondo servente;

c) passaggio coattivo, che attribuisce il diritto di passare sul fondo altrui qualora il fondo vicino sia intercluso (non
abbia accesso alla via pubblica) o non possa provvedersi senza eccessivo dispendio o disagio.

A servitù già sorta, il proprietario del fondo servente può opporsi all’esercizio della servitù fintanto che l’indennità
non gli verrà corrisposta.

COSTITUZIONE: la servitù coattiva può essere costituita per contratto o per testamento;

168
FORMA: scritta, perché non può che avere ad oggetto beni immobili. [art. 1350]

Devono avere forma scritta tutti i contratti che costituiscono, modificano o trasferiscono diritti reali su beni
immobili.
SERVITU’ VOLONTARIE

Si costituiscono per atto negoziale, per usucapione o per destinazione del padre di famiglia. Dipendendo dalla
volontà privata le parti sono libere di determinarne il contenuto nel rispetto dei caratteri individuati dalla figura. In
via negoziale si costituiscono per testamento e per contratto, che richiedono la forma scritta e danno luogo a un
acquisto derivativo-costitutivo. Usucapione e destinazione del buon padre di famiglia danno luogo ad acquisti a
titolo originario.

SERVITU’ APPARENTI [art. 1061]: solo le servitù apparenti si possono acquistare per usucapione o per destinazione
del buon padre di famiglia.

Apparenti sono le servitù quando si hanno opere visibili e permanenti destinate al loro esercizio (vedi esempi
quaderno)Es. SERVITU’ DI VEDUTA Diritto all’apertura di vedute non consentite dalla legge.

ACQUISTO PER DESTINAZIONE DEL PADRE DI FAMIGLIA (modo di acquisto specifico per le servitù) =\buon padre
di famiglia.Ha luogo quando due fondi attualmente divisi sono appartenuti allo stesso proprietario (“il padre di
famiglia”) realizza opere tali da destinareoggettivamente un fondo a servizio dell’altro (ponendo in essere uno
stato di fatto). Solo quando la proprietà si scinde(es. si vende uno dei terreni, vengono lasciati in eredità a persone
diverse) la servitù nasce <<attivamente e passivamente a favore e sopra ciascuno dei fondi separati>>. Solo se si
vuole escludere l’operatività del meccanismo automatico della destinazione occorre un negozio giuridico (es. nel
testamento viene previsto l’estinguersi della servitù). La legge ha ritenuto conveniente mantenere l’oggettiva
situazione di servizio.

CAUSE DI ESTINZIONE [art. 1072]

L’estinzione si può realizzare per confusione, consolidazione o prescrizione ventennale.

ESERCIZIO E TUTELA DELLE SERVITU’

L’esercizio e la sua estensione sono regolati in primo luogo dal titolo costitutivo (sentenza, contratto, testamento)
e in mancanza dalla legge; due sono le regole fondamentali in proposito:

1. La servitù “comprende tutto ciò che è necessario per usarne”


2. Criterio del minor mezzo o minor incomodo; sussiste il divieto di aggravare l’esercizio della servitù perché
ne modifica il modo di esecuzione;

Relativamente alle servitù apparenti, le opere necessarie per l’esercizio della servitù sono a carico del proprietario
del fondo dominante e gli appartengono in proprietà superficiaria. Diversamente può essere stabilito dal titolo
negoziale o dalla legge (es. obbligo di manutenzione delle condutture). Obblighi estranei alla servitù si configurano
come obbligazioni reali, accessorie alla proprietà del fondo servente. Il cd. abbandono liberatorio:il proprietario
del fondo servente, nel caso in cui è tenuto in forza del titolo o della legge alle spese necessarie per l'uso o per la
conservazione della servitù (all'effettuazione di prestazioni accessorie), può sempre liberarsene, rinunciando alla
proprietà del fondo servente a favore del proprietario del fondo dominante.

[Art. 1079]

169
La tutela della servitù può avvenire sia in via petitoria mediante azione confessoria (l’opposto dell’azione
negatoria, a tutela della proprietà) sia in via possessoria.

L’azione confessoria consente al titolare di far riconoscere l’esistenza della servitù e di far cessare eventuali
impedimenti o turbative al suo esercizio: è sia azione accertante che inibitoria, e può essere integrata da sentenze
di condanna alla remissione in pristino e/o risarcimento danni.

COMUNIONE

La comunione consiste nella contitolarità di un diritto reale da parte di più persone (comproprietà, co-usufrutto
ecc.) [art. 1100]. Tali soggetti sono contitolari di uno stesso diritto. Secondo l’orientamento prevalente, si tratta di
uno stesso diritto “ripartito” fra più persone: il diritto di ciascuno, in quanto contitolare della stessa posizione
giuridica, investe la totalità della cosa (non una sua frazione o parte), ma è limitato dal concorrente diritto degli
altri.

Quota: frazione ideale dell’unico diritto di godimento che indica la misura della partecipazione di ciascuno alla
contitolarità.L’unicità del dirittospiega perché in caso di rinuncia di uno dei contitolari, la sua quota va ad
accrescere proporzionalmente quella degli altri, perché il loro diritto si espande una volta venuta meno l’altrui
limitazione, rectius: il concorso del diritto altrui sulla cosa.

La piena proprietà è l’antitesi della nuda proprietà.L’intera proprietà è il contrario di proprietà per quota.

La disciplina della comunione si è preoccupata di conciliare l’interesse individuale dei singoli con l’interesse
collettivo (quello di tutti gli altri compartecipi). L’assetto attuale registra una tendenziale prevalenza dell’interesse
collettivo, già per l’adozione del principio maggioritario: criterio di fondo però è quello per cui il gruppo ha
competenza solo per gli interessi comuni, ma non può ledere il diritto individuale dell’individuo al godimento della
cosa. La tutela dell’interesse collettivo cresce via via che si passa dal mero godimento di cose (cd. comunione
ordinaria), a comunioni caratterizzate da scopi o finalità ulteriori (es. condominio negli edifici), fino ai veri e propri
gruppi organizzati con un vincolo associativo o societario.

Resta fermo che non può individuarsi nella comunione un autonomo soggetto di diritto. Non c’è uno scopo
comune, in vista del quale nasca e viva la comunione. L’interesse comune si riassume nelle esigenze di razionale
gestione e miglior godimento della cosa. Non v’è autonomia patrimoniale dei beni in comunione, il giudice ha ampi
poteri decisori e di intervento a differenza che nelle associazioni, manca un vincolo di destinazione del bene,
ciascun partecipante può sempre chiedere lo scioglimento della comunione.

Si distinguono comunioni volontarie, create dalle parti, e incidentali, create dalla legge. Fra queste si dicono
forzose quelle necessarie, che non è possibile sciogliere per volontà unilaterale.

COMUNIONE ORDINARIA

E’ la contitolarità semplice di un diritto reale; detta una disciplina applicata anche alle altre specie di comunione
ove “il titolo o la legge non disponga diversamente”.

La comunione ordinaria è retta dal principio del concorso nel godimento: “ciascun partecipane può servirsi della
cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri di farne parimenti uso”. La quota di
contitolarità determina la proporzionale partecipazione tanto nei vantaggi quanto nei pesi. Le quote sono fissate
nel titolo e in mancanza si presumono uguali. L’altro principio fondamentale è quello maggioritario: le decisioni

170
della maggioranza vincolano anche i dissenzienti, ma non possono comunque menomare i diritti individuali,
essendo la loro applicazione limitata alle materie di interesse comune.

La sua disciplina può riassumersi sotto tre profili:

1) L’uso spetta individualmente a ciascuno, in proporzione alla sua quota e nei limiti già indicati. Il
coordinamento seguirà il criterio spaziale o quantitativo o quello temporale (es. parcheggi)
2) L’amministrazione spetta collettivamente a tutti per le decisioni di interesse comune, secondo il principio
maggioritario.
Atti di ordinaria amministrazione/regolamenti: è sufficiente maggioranza semplice calcolata in base alle
sole quote; delle obbligazioni assunte rispondono in solido tutti i partecipanti.
Atti di straordinaria amministrazione: occorre una doppia maggioranza, per capi e per quote
(maggioranza numerica dei componenti che rappresentino almeno due terzi del valore della cosa)
I dissenzienti possono impugnare le delibere ad essi pregiudizievoli e quelle assunte senza preventiva
convocazione davanti all’autorità giudiziaria.
=\ rappresentanza della comunione, che spetta disgiuntamente a ciascuno, presumendosi un
mandato tacito da parte degli altri. (es. il singolo può citare in giudizio il vicino)
3) La disposizione spetta individualmente a ciascuno, nei limiti della sua quota: ciascuno può
alienare la propria quota a terzi e chiedere lo scioglimento della comunione in qualunque
momento; la divisione si farà in natura, salvo che la cosa non sia “comodante divisibile”: in tal
caso sarà venduta e il ricavato ripartito fra i partecipanti. Il patto di rimanere in comunione è
valido per un max di 10 anni. Per l’alienazione dell’intero bene occorre il consenso unanime dei
contitolari.

CONDOMINIO NEGLI EDIFICI

Particolare specie di comunione che si instaura negli edifici: ciascun partecipante è al contempo
proprietario esclusivo di una unità immobiliare e comproprietario di alcune parti comuni. La comunione
riguarda soltanto le parti comuni ed è forzosa: trattandosi di parti strumentali o addirittura
indispensabili, essa è indivisibile. Il condomino non può rinunciare al diritto sulle cose comuni e sottrarsi
all’obbligo di contribuire alle spese, né vendere la sua quota separatamente all’unità immobiliare. Il
condominio degli edifici è caratterizzato da un “vincolo di destinazione” delle parti comuni.

Ciascun condomino ha due specie di diritti:

- Un diritto di godimento esclusivo sull’unità immobiliare di sua pertinenza e collegato ad esso,


- Un diritto di godimento concorrente sulle parti comuni. Concorrente perché deve rispettare il
pari uso degli altri e non può da solo cambiare la destinazione economica della cosa.

Entrambi i diritti sono intangibili da parte degli altri condomini, che potranno solamente collegialmente
regolamentare le modalità di godimento dell’uno e dell’altro per conciliare le esigenze di tutti e
consentire un miglior uso delle parti comuni tramite il regolamento condominiale e le decisioni prese in
assemblea.

171
La misura della comproprietà è segnata dalla cd. “quota” espressa in millesimi. La quota si ottiene dal
rapporto fra il volume espresso in m3 (es. 100m3) delle singole unità condominiali e il volume
complessivo dell’edificio (es. 1000m3). Se non sono determinate, si presumono uguali.

I condomini sono tenuti a contribuire alle spese comuni in proporzione al valore delle loro unità
immobiliari nella misura indicata nelle tabelle millesimali, redatte quasi sempre dal costruttore, ma pur
sempre modificabili collegialmente.

I debiti contratti con i fornitori sono debiti solidali di tutti ma i creditori potranno agire verso i condomini
in regola con i pagamenti soltanto dopo l’inutile escussione di quelli morosi.

La gestione del condominio è affidata a due organi: l’assemblea dei condomini e l’amministratore.

L’assemblea dei condomini è l’organo deliberativo. Per la validità delle deliberazioni si richiede: la preventiva
convocazione di tutti gli aventi diritto, il cd. quorum costitutivo (intervento di un numero minimo di condomini), il
cd. quorum deliberativo (l’approvazione a maggioranza, che si calcola per capi e per quote).

Il quorum costitutivo è maggiore nelle assemblee di prima convocazione e minore nelle altre:

In seconda convocazione: intervento di 1/3 dei condomini che rappresentino almeno 1/3 del valore dell’edificio.

Quorum deliberativo – atti di ordinaria amministrazione: approvazione di ½+1 degli intervenuti titolari di almeno
1/3 del valore dell’edificio (es. riparazioni, bilancio)

Quorum deliberativo – atti di straordinaria amministrazione: approvazione della maggioranza numerica degli
intervenuti titolari di almeno ½+1 del valore dell’edificio (es. nomina/revoca amministratori, innovazioni). Per
innovazioni più impegnative occorrono maggioranze più consistenti.

Le deliberazioni sono obbligatorie per tutti, ma i condomini assenti, dissenzienti o astenuti possono, entro 30 gg
dalla notizia, impugnare le delibere contrarie alla legge o al regolamento e chiederne l’annullamento. Sono nulle le
delibere che esorbitano dalla competenza dell’assemblea.

L’amministratore è l’organo esecutivo e ha la rappresentanza anche processuale del condominio: la sua nomina è
obbligatoria ove i condomini siano > 8. Per quanto riguarda figura e compiti, devono sottostare alle disposizioni
dell’assemblea attuando le delibere: inoltre hanno il compito di redigere il bilancio, ripartire le spese e riscuotere i
contributi dovuti a ciascuno: in caso di inadempienza possono richiedere al tribunale un decreto ingiuntivo di
pagamento verso i condomini morosi. Tutti questi compiti devono essere svolti con diligenza, competenza
professionale e onorabilità.

Il regolamento è lo statuto del condominio, contiene le norme sull’uso delle cose comuni, l’amministrazione e il
decoro dell’edifico, la ripartizione delle spese. La sua formazione è obbligatoria ove i condomini siano > 10, la sua
approvazione richiede maggioranza qualificata e deve essere tenuto in allegato al registro dei verbali delle
assemblee.

Diritto di chiedere la divisione, lo scioglimento della comunione. Al parti delle delibere non può menomare i diritti
di ciascun condomino sulla cosa propria e sulle parti comuni. Il regolamento vincola tutti i condomini, ove non sia
impugnato entro 30 gg dalla “notizia” e poi annullato dal giudice, ma vincola altresì i successivi acquirenti delle
unità immobiliari trattandosi di un’obbligazione reale.

172
NATURA GIURIDICA DELLE DELIBERAZIONI E DELLE DELIBERAZIONI ASSEMBLEARI E DEL REGOLAMENTO DI
CONDOMINIO

Le deliberazioni dell’assemblea sono obbligatorie per tutti, ma vincolano i partecipanti solo nei confronti degli altri

condomini, non all’esterno verso i terzi. Esse non hanno natura negoziale, perciò non vincolanti verso l’esterno: il

vincolo nei confronti dei terzi deriverà soltanto dall’atto con cui l’amministratore manifesterà la vera e propria

volontà negoziale (ad es. stipulando con il fornitore il contratto deliberato dall’assemblea). Le delibere assembleari

allora sono atti collettivi, la loro funzione è quella di concorrere a formare la decisione di un gruppo: i singoli voti

non rilevano di per sé, come espressione di una volontà individuale, perché nelle delibere v’è una sola parte, il

gruppo. Analogo è il discorso riguardante il regolamento di condominio, il quale di norma nasce da delibera

assembleare e ha quindi la natura di atto collettivoche incontra i limiti in ordine alle norme per l’amministrazione

del condominio e modalità di godimento delle cose comuni o in proprietà individuale; il regolamento può prendere

vita anche da un atto negoziale-contrattuale: così accade quando viene predisposto dal costruttore-venditore e

inserito nei singoli contratti d’acquisto. In tal caso, essendovi il consenso negoziale di ciascuno degli acquirenti,

esso potrebbe contenere disposizioni sui diritti individuali.

MULTIPROPRIETA’

Forma particolare di comproprietà immobiliare atipica, ma che ha conosciuto una larga diffusione nella prassi (nel

mercato delle case di villeggiatura). E’ caratterizzata dal fatto che ciascun condomino acquista il diritto al

godimento esclusivo di un alloggio in periodi prefissati nel tempo: si configura perciò come una comunione

immobiliare segnata da una modalità di godimento turnarioo “ripartito” che predetermina periodi di tempo annuali

di utilizzazione esclusiva.

L’esigenza di tutela dell’acquirente contro possibili abusi del venditore professionale (nell’ottica del contraente

debole) ha portato il codice del consumo a introdurre norme sulla disciplina dei contratti d’acquisto, non sul diritto

di godimento acquisito, che viene lasciato alla determinazione delle parti e può avere vario contenuto. I contratti

costitutivi vengono dichiarati “contratti di multiproprietà” con i quali il consumatore acquista un “diritto di

godimento … per più di un periodo di occupazione”, non meglio specificato, su un alloggio.

Si prevedono d’altra parte per il professionista obblighi di informazione, forma scritta del contratto, diritto di recesso

dell’acquirente entro un certo termine e divieto di esigere acconti o caparre prima della scadenza del termine di

recesso, per lasciare una libertà di ripensamento all’acquirente. Eventuali contratti collegati all’acquisto vengono

disciplinati, come il cd. “contratto di scambio” che consente di scambiare il godimento con titolari di alloggi siti in

altre località.
173
La multiproprietà può consistere sia in un diritto reale sia in un diritto personale di godimento. Elemento

caratterizzante rispetto alla comune comproprietà è perciò il vincolo negoziale di uso turnario, tanto che non se ne

può chiedere la divisione. Questa configurazione teorica non è però pacifica. All’inquadramento come vera e propria

comunione è di ostacolo il vincolo di indivisibilità che urta contro la disposizione imperativa dell’art. 1111; d’altra

parte non è configurabile come diritto atipico, posto il principio del numero chiuso dei diritti reali. L’opinione

prevalente inquadra tale figura non come un nuovo diritto reale, bensì una comproprietà su una nuova cosa,

delimitata e individuata non solo nello spazio ma anche nel tempo. In tal modo, il vincolo di indivisibilità derivando

dalla natura del bene, risulta coerente al sistema.

Poteri spettanti alla maggioranza: alla maggioranza compete l’amministrazione del bene; se ordinaria è sufficiente
la maggioranza semplice. La maggioranza si calcola per quote, non per capi. Se si tratta di straordinaria
amministrazione è necessaria una doppia maggioranza: una per quote e una per capi.

Atti che devono necessariamente compiuti all’unanimità: atti di alienazione, atti di costituzione di diritti reali su
fondo comune, locazioni ultra novennali (perché il comunista dissenziente verrebbe privato del bene per un
periodo troppo prolungato).

Partecipanti alla comunione, comunisti, comproprietari in caso di proprietà.

CONDOMINI [Art. 1117]

Parti comuni, in comproprietà fra tutti coloro che sono proprietari esclusivi delle unità immobiliari. Diramazione

Caratteristiche in parte diverse alla comunione ordinaria: è tendenzialmente indivisibile [Art. 1119], il condomino
non può rinunciare alle parti comuni dell’edificio, può alienare la propria quota.

Esprime la partecipazione del singolo ai pesi (spese condominiali) e ai vantaggi (potere di voto in assemblea).
Tendenzialmente le spese si ripartiscono in base alle quote millesimali. Per ascensori e scale per metà in base ai
millesimi, per metà in base al piano

Organo principale è l’assemblea di condominio, che delibera con maggioranze diverse


Organo eventuale l’amministratore di condominio, può essere nominato, è obbligatorio se i condomini sono più di
otto. Le singole unità immobiliari possono essere oggetto di comunione.

POSSESSO [art. 1140 e seg.]

Il possesso non è un diritto, ma una situazione di fatto slegata dal diritto (nel fatto che un soggetto gode di un
bene), a prescindere dalla circostanza che tale soggetto abbia o non abbia il diritto di farlo. Rileva la mera
situazione di fatto, indipendentemente dalla sua corrispondenza alla sua corrispondenza di diritto. Nella normalità
delle situazioni il possesso è legittimo perché fondato sul diritto (proprietario: titolare del diritto di proprietà e
detentore del possesso), ma non sempre è così (es. ladro non ha diritto di proprietà, ma è possessore).

174
Il possesso viene tutelato, e la sua tutela consiste nel garantire temporaneamente il mantenimento della
situazione di fatto senza alcuna preventiva indagine sulla sua titolarità: il possessore non deve provare di aver
diritto di godere della cosa e ove sia privato del possesso, può ottenere un’immediata reintegrazione.

RAGIONI DELLA TUTELA

1) Solitamente il titolare del diritto corrisponde al possessore della cosa: pertanto la tutela della situazione
possessoria di norma protegge proprio chi ha il cd. iuspossidendi (diritto di possedere);
2) La tutela possessoria è rapida in quanto limitandosi a garantire la semplice situazione di fatto esistente,
non richiede che il soggetto dia la prova spesso complessa del proprio diritto: la tutela della situazione di
fatto rende agevole la tutela della situazione di diritto. La legge utilizza la tutela del possesso anche se il
possessore non è il titolare del diritto: se al proprietario fosse lecito appropriarsi con la forza della cosa
sua, la violenza si generalizzerebbe come mezzo per far valere le proprie ragioni. Il proprietario spogliato
potrà resistere all’altrui violenza mentre messa in atto (cd. legittima difesa), e potrà tutelarsi con le azioni
a difesa del perduto possesso, fatte salve le azioni petitorie a difesa della proprietà;
3) Intento di premiare chi a differenza del proprietario inerte utilizza il bene e lo mette a frutto, recando un
vantaggio a tutta la collettività;

Vantaggi del possesso:

- Posizione di convenuto nell’azione di rivendica: chi possiede non è tenuto a dimostrare di avere un titolo a
fondamento del proprio possesso: sarà chi pretende di avere un diritto poziore a dover dimostrare tale
diritto;
- Tutela giudiziaria, tramite l’esperimento di azioni di reintegrazione nella situazione di fatto contro chi
abbia sottratto o turbato il possesso (anche contro lo stesso proprietario che si riappropri con la forza del
bene)

NOZIONE DI POSSESSO

DEF: potere sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente all’esercizio della proprietà (uti dominus, si
comporta come il proprietario)o di altro diritto reale.

N.B. il possesso non fa presumere la titolarità del diritto, è un semplice potere, non un diritto.

Si può possedere direttamente (es. possessore affitta il fondo o lascia la cosa in custodia) o per mezzo di terzi, che
ha la detenzione della cosa: il possesso diretto si compone di due elementi: uno oggettivo, il corpus (la
disponibilità materiale della cosa=\disponibilità giuridica) e uno soggettivo, l’animus possidendi (l’intenzione di
comportarsi come proprietario o come titolare di un altro diritto reale).

Per mezzo di altre persone: può esserci un possesso senza corpus, ma deve sussistere necessariamente l’animus
possidendi (es. l’inquilino ha la disponibilità materiale della cosa ma è privo di animus, ciò è banalmente denotato
dal fatto che corrisponde il canone di locazione al locatore)

L’elemento distintivo fra possesso e detenzione è l’animus possidendi.E’ detentore colui che ha il corpus ma non
ha l’animus possidendi perché la detenzione implica sempre l’obbligo di restituire la cosa.

Meno agevole rispetto alla distinzione teoria risultano le varie situazioni di fatto. L’animus possidendi è desumibile
da circostanze oggettive, potrebbe residuare un’incertezza: per tale incertezza si presume il possesso in colui che

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detiene la disponibilità materiale, il potere di fatto, a meno che non si provi che ha cominciato a esercitarlo
semplicemente come detenzione, dimostrando che la disponibilità del bene è stata conseguita in seguito a un
titolo che qualifica come semplice detenzione la disponibilità del bene. Non rileva l’animus di chi esercita i poteri
sulla cosa, ma il titolo in base al quale ha iniziato a esercitarlo.

E’ possibile passare dalla detenzione al possesso attraverso un mutamento chiamato interversione (della
detenzione in possesso), che può avvenire in due modi:

1. Il detentore fa un atto di opposizione verso il precedente possessore, non è un negozio giuridico, ma


consiste in una manifestazione esterna che renda univoco il mutamento intervenuto nell’esercizio del
potere, da detentivo a possessorio. Si manifesta perciòl’animus possidendi (es. affittuario coltiva fondo e
paga canone al proprietario, affittuario decide di costruire la casa sul fondo, mutando la destinazione
economica, ciò costituisce un atto di opposizione verso il precedente possessore denotando che
l’inquilino si vuole comportare uti dominus: ciò determina l’interversione dalla detenzione al possesso
spogliando del possesso il precedente possessore)
2. Per causa proveniente da un terzo (T detentore di una bici data in prestito da C che successivamente gliela
dona)

MODALITA’ DI ACQUISTO DEL POSSESSO

La detenzione può acquistarsi solo in modo derivativo, presupponendo un possessore dal quale si riceve la cosa.

Il possesso invece può acquistarsi:

- In modo originario con l’apprensione, o impossessamento


a) Nei casi di acquisto della proprietà a titolo originario che presuppongono l’apprensiona materiale
della cosa (accessione, occupazione, invenzione)
b) Nell’ipotesi di “opposizione al possessore”
c) Quando il possesso sia conseguito direttamente con la materiale sottrazione o occupazione del bene
altrui, anche se abusiva (es. ladri, occupanti abusivi)

Non valgono a far acquistare il possesso gli atti compiuti con l’altrui tolleranza, consentiti per benevolenza,
rapporti di buon vicinato (es. vicino che posteggia nel mio posto auto con il mio permesso).

- In modo derivativo, cioè per trasmissione del possesso dal precedente possessore; la trasmissione può
avvenire in due modi: con la consegna, materiale o simbolica che sia (comprare un maglione con la
consegna dello stesso o un immobile, con la consegna simbolica delle chiavi) oppure senza la consegna,
per cui entrano in gioco due istituti: costituto possessorio e traditio brevi mano.

Traditio brevi mano, letteralmente “Consegnare con la mano breve” (es. il vecchio inquilino che aveva in locazione
l’appartamento acquista la proprietà dello stesso senza bisogno della consegna in quanto è superflua): non avviene
la consegna in quanto chi acquista il possesso deteneva già il corpus.

Costituto possessorio(es. vendo l’azienda ma vi rimango come affittuario; corriere della Sera vendono sede storica
in Via Solferino in centro a Milano per ripianare i debiti, contestualmente a un contratto di locazione,
giuridicamente si è trasferita la proprietà ma la disponibilità materiale è rimasta in capo al Corriere, il quale diventa

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semplice detentore perché ha ceduto l’animus al fondo BlackStone acquirente). Il vecchio possessore trasferisce il
possesso a un terzo ma ne rimane detentore, non c’è consegna perché il corpus rimane al detentore stesso, si è
costituito un possesso fatto solo di animus in capo all’acquirente.

QUALIFICAZIONI DEL POSSESSO

Rilevano alcune circostanze che qualificano il possesso medesimo:

1) Lo stato psicologico del soggetto al momento dell’acquisto che qualifica il possesso come di buona fede o
di mala fede; è possessore di buona fede chi possiede ignorando di ledere l’altrui diritto. L’ignoranza non
giova se dipende da colpa grave. La scoperta del vizio o il reclamo del proprietario se successivi
all’acquisto non alterano la qualificazione del possesso come di buona fede; inoltre la buona fede si
presume: spetterà a chi la allega provare l’altrui mala fede;
2) Le modalità di acquisto qualificano il possesso come viziato ove acquistato in modo violento (per
minaccia o forza contro persone o cose, es. scippo, forzatura di lucchetto) o clandestino (acquisto
realizzato in modo da tenerlo nascosto alla pubblica conoscenza, es, furto)
3) Le modalità di esercizio del possesso lo qualificano come continuo quando non siano sopravvenute
interruzioni, naturali (per perduto possesso protratto per oltre un anno) o civili (proprietario reclama in
giudizio cosa sua o il possessore riconosce il proprio obbligo di restituirla). L’interruzione incide in tema di
usucapione.
4) La durata del possesso è soggetta ad alcune regole particolari.

Il possesso attuale non fa presumere il possesso anteriore. Tuttavia (cd. presunzione di possesso intermedio)il
possessore che dimostri di aver posseduto in tempo anteriore (abbia un titolo a fondamento del suo possesso) si
presume abbia posseduto dalla data del titolo e anche nel tempo intermedio. Spetta alla controparte provare il
contrario.

SUCCESSIONE NEL POSSESSO E ACCESSIONE DEL POSSESSO

In caso di acquisto derivativo ove si tratti di successione a titolo universale (es. eredità) si dice che l’erede continua
la personalità: [art. 1146] Il possesso continua nell’erede con effetto dall’apertura della successione; non è
necessaria l’effettiva apprensione materiale del bene, e nemmeno che l’erede sia a conoscenza dell’esistenza del
bene o della sua comprensione nell’eredità. L’erede succede nel possesso del decuiusautomaticamente. Il
possesso mantiene i medesimi caratteri e qualificazioni che aveva presso l’ereditando (cd. successione nel
possesso)

Ove si tratti di successione a titolo particolare si applica la regola generale per cui colui rileva la condizione
psicologica dell’acquirente al momento dell’acquisto, senza essere pregiudicato dall’eventuale mala fede
dell’alienante. Si dice infatti che il suo è un possesso nuovo: se ne trova conferma nel fatto che la legge gli dà la
facoltà di unire il suo possesso a quello del suo dante causa per goderne degli effetti (al fine di raggiungere il
tempo necessario per l’usucapione); si parla in tal caso di accessione del possesso (unione di due possessi diversi).
[Art. 1147] Il successore a titolo particolare può unire al proprio possesso quello del suo autore in base a una
valutazione di convenienza.

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N.B. solo in senso figurato si può parlare di acquisto derivativo del possesso: ciò che si può trasferire a un altro
soggetto è il diritto, il potere giuridico su una cosa, non il mero potere di fatto del possesso.

No art. 1145

DIRITTI DEL POSSESSORE NELLA RESTITUZIONE DELLA COSA

La tutela del possesso è provvisoria; in seguito al vittorioso esperimento dell’azione di rivendicazione da parte del
titolare, il possessore dovrà restituire la cosa. Se questa è fruttifera, dovranno essere restituiti anche i frutti nel
frattempo prodotti, poiché spettanti al proprietario. Tale principio è derogato nei riguardi del possessore di buona
fede che abbia messo a frutto il bene, seppur senza avervi diritto. E’ stabilito che il possessore di buona fede fa suoi
i frutti percepiti fino al giorno della domanda giudiziale: vanno restituiti i frutti dopo tale data e quelli che avrebbe
potuto percepire usando l’ordinaria diligenza; si vuole evitare che il possessore conoscendo l’obbligo di restituire i
frutti, trascuri l’utilizzazione del bene. Il possessore di mala fede deve restituire insieme alla cosa tutti i frutti,
percepiti e percipiendi fin dal giorno dell’inizio del possesso.

Il possessore tenuto alla restituzione dei frutti ha diritto al rimborso delle spese necessarie per la produzione.
Quanto alle altre spese erogate sulla cosa, il possessore ha sempre diritto al rimborso di quelle effettuare per
riparazioni straordinarie. Le spese per riparazioni ordinarie seguono il regime dei frutti; i miglioramenti vanno
rimborsati nella misura dell’aumento di valore della cosa se il possessore è di buona, nella minor somma tra lo
speso e il migliorato se il possessore è di mala fede. A garanzia dei rimborsi dovuti, al possessore di buona fede è
attribuito il diritto di ritenzione della cosa fino all’effettivo pagamento o alla prestazione delle eventuali garanzie
ordinate dal giudice.

AZIONI POSSESSORIE

Sono dirette a mantenere o ripristinare lo stato di fatto alterato dall’altrui intromissione, senza che assuma rilievo
lo stato di diritto. Il possessore spogliato della cosa o molestato nel godimento può far ripristinare lo stato
anteriore anche contro il legittimo proprietario perché commetterebbe a sua volta spoglio e si esporrebbe
all’azione dello spoliante e attuale possessore. Reintegrata la situazione di fatto, sarà chi pretende di avere diritto
sulla cosa a dover agire in giudizio entro un anno essere reintegrato nel possesso. Trascorso il termine, il possesso
si consolida in capo allo spoliante e il proprietario per recuperare la cosa dovrà agire con le azioni petitorie.

Le azioni a difesa del possesso sono: azione di reintegrazione (o spoglio), di denunzia di nuova opera o di danno
temuto. Sono esercitabili sia verso l’autore materiale che morale (colui che incarica altri al comportamento lesivo),
sia verso la P.U. quando si tratta di comportamenti materiali che esorbitano dai loro poteri (es. occupazione
d’urgenza senza valido atto amministrativo di supporto ma non quando si tratta di beni demaniali, perché
suscettibili di tutela possesoria solo nei confronti di altri privati. Il privato dovrà rivolgersi al tribunale
amministrativo perché quelli ordinari non possono revocare un atto amministrativo.

AZIONE DI REINTEGRAZIONE

E’ concessa a chi sia stato spogliato violentemente od occultamente di possesso o detenzione e mira ad ottenere la
reintegrazione della situazione possessoria.

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Legittimato attivo:sia possessore che detentore, sia di beni mobili che immobili, quale sia il titolo da cui deriva il
potere. E’ escluso solo il cd. detentore disinteressato, cioè chi abbia la detenzione della cosa “per ragioni di servizio
o di ospitalità”. Es. l’amico cui ho prestato la moto.

Legittimato passivo: colui che ha commesso uno spoglio violento o clandestino (la giurisprudenza interpreta con
larghezza tali estremi al fine di ampliare al massimo la tutela della situazione possessoria)

L’azione è soggetta al termine di decadenza di un annodal giorno dello spoglio o se clandestino dal giorno della
scoperta dell’autore dello spoglio.

La reintegrazione deve essere ordinata sulla semplice notorietà del fatto, senza dilazione, è fondata sul semplice
iuspossessionis (vantaggio derivante dal fatto del possesso). Anche chi ha acquistato in modo violento o
clandestino può tutelarsi con questa azione contro lo spoliato che, invece di agire in giudizio, si sia ripreso con la
forza la cosa sua.

AZIONE DI MANUTENZIONE

E’ concessa a chi sia stato molestato nel possesso di un immobile o di una universalità di mobili e mira ad ottenere
la manutenzione del possesso medesimo.

Legittimato attivo: solo il possessore di diritti reali su beni immobili o universalità di mobili.

Requisiti specifici per l’azione: possesso non viziato, continuato e non interrotto da oltre un anno, per evitare che
chi abbia commesso lo spoglio possa paralizzare l’azione di reintegrazione dello spoliato con l’azione di
manutenzione.

Legittimato passivo: chiunque compia atti di turbativa o molestia, di fatto o di diritto.

L’azione anch’essa soggetta alla decadenza di un anno mira a ottenere la cessazione della turbativa, e anche qui
resta impregiudicata la questione relativi al diritto di uno e dell’altro.

DENUNZIA DI NUOVA OPERA E DI DANNO TEMUTO

Sono azioni cautelari: mirano a preservare il bene da un pregiudizio che possa derivare da una cosa del vicino o da
una nuova opera da lui intrapresa, e dunque a ottenere provvedimenti provvisori idonei a evitare il danno.

Legittimati attivamente alle azioni di nunciazione sono sia il possessore sia il titolare non possessore di un diritto
reale di godimento.

La denunzia di nuova opera può essere esercitata quando si abbia ragione di temere che da una nuova opera
(scavo, sopraelevazione di edificio) possa derivare un danno: il giudica potrà vietare o permettere la prosecuzione
delle opere ordinando le opportune cautele.

La denunzia di danno temuto può essere esercitata quando si abbia ragione di temere un danno grave e
imminenete da un edificio, albero o cosa del vicino (es. muro pericolante). Il giudice disporrà le idonee cautele,
tecniche o giuridiche, per l’eventuale risarcimento.

GLI EFFETTI DEL POSSESSO

Diritti/obbighi del possesso (vedi azione di rivendica)

ACQUISTO DEI DIRITTI REALI MEDIANTE IL POSSESSO

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L’esercizio del possesso,a determinate condizioni, attribuisce al possessore di una cosa mobile la titolarità del
diritto di proprietà o di un altro diritto reale pure se manca un efficace titolo d’acquisto.Modi di acquisto della
proprietà a titolo originario: il possesso titolato di beni mobili e l’usucapione. Si tratta di istituti che si fondano
sull’esigenza di rendere rapida (evitando di appesantire gli acquisti con lunghe indagini sull’effettiva titolarità del
diritto) e sicura (perché alle condizioni previste si realizza un acquisto a titolo originario libero da limiti e pesi di
terzi che eventualmente gravavano sul bene) la circolazione dei beni. Per i beni immobili è previsto un sistema di
pubblicità che rende sicuro l’acquisto.

POSSESSO TITOLATO DI BENI MOBILI (o “possesso vale titolo” nella terminologia corrente)

Chi acquista beni mobili dal non proprietario ne consegue la proprietà se ricorrono le seguenti condizioni:

- L’ambito di applicazione non comprende beni immobili, beni mobili registrati (per cui è previsto l’apposito
regime pubblicitario della trascrizione) e universalità di beni mobili (destinate a una meno rapida
circolazione, per cui l’indagine sulla loro titolarità è più agevole). La regola non si applica per le opere
dell’ingegno perché manca un bene materiale su cui esercitare il possesso, perciò la sua circolazione è
insicura;
- Valido acquisto dal non proprietario, presuppone un negozio di trasferimento “a non domino” (nel quale il
dante causa non è proprietario, in quanto l’acquisto dal proprietario rappresenterebbe un acquisto
derivativo). Rappresenta una deroga alla regola del nemo plus iuris;
- Buona fede dell’acquirente: ignoranza dell’altruità della cosa (chi acquista è convinto di acquistare “a
domino”, cioè dal legittimo proprietario); si presume ma non giova se dipende da colpa grave (ad es. se
acquisto un diamante da una bancarella)
- Titolo astrattamente idoneo al trasferimento della proprietà (validità del titolo). Sono idonei i titoli che
realizzano un’immediata attribuzione all’acquirente: vendita di cosa determinata, sentenza costitutiva ex.
art. 2932, una donazione (seppur la sua idoneità sia contestata dalla dottrina). Non sono idonei i contratti
sottoposti a condizione sospensiva (non ha efficacia traslativa immediata), i contratti di divisione (ha
efficacia solo dichiarativa), un acquisto mortis causa (per perché l’erede si limita a continuare il possesso
del defunto) “Astrattamente” cioè un titolo che sarebbe in grado di trasferire il diritto se a ciò non ostasse
la mancanza di titolarità del disponente. Il titolo è solo astrattamente idoneo in quanto il dante causa è
non è dominus;
- Effettiva consegna dall’alienante non dominus all’acquirente, svolge la funzione di pubblicità che per i
mobili registrati svolge la trascrizione; occorre possesso derivativo collegato a consegna materiale, non è
sufficiente la consegna dei documenti (è in dubbio la cd. traditio brevi manu)

Nello stesso modo si acquistano i diritti di usufrutto, uso e pegno su mobili.

I diritti dei terzi si estinguono, e l’acquirente acquista il bene il bene libero. La regola possesso vale titolo si applica

anche quando il proprietario con successivi contratti, aliena lo stesso mobile a più persone: la prima che fra queste
ne consegue in buona fede il possesso è preferita alle altre, anche se il suo acquisto è di data posteriore;

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USUCAPIONE

Modo di acquisto della proprietà e degli altri diritti reali di godimento derivante dal possesso continuato per un
certo tempo e dall’altra l’inerzia del proprietario. Riguarda tutti i beni (anche se per i mobili registrati
un’interpretazione letterale ritiene sufficiente il possesso per 10 anni). E’ previsto un termine di 15 anni per
l’usucapione della cd. “piccola proprietà rurale”. L’usucapione semplifica la prova relativa alla titolarità dei diritti
reali: mi basterà accertare ad es. che abbia posseduto per 20 anni quell’appartamento. Quali che fossero gli
eventuali vizi dell’atto di acquisto, risulteranno irrilevanti poiché la proprietà si è acquistata per usucapione.

- Pacifico, non violento


- Pubblico, non clandestino

Il possesso viziato giova per l’usucapione solo dal momento in cui la violenza o clandestinità è cessata.

- Continuo; il possesso deve essere continuato per tutto il periodo di tempo stabilito dalla legge (di cui
l’importanza delle norme su possesso intermedio e possesso anteriore)
- Non deve essere interrotto; l’interruzione dipende dal proprietario attraverso domanda giudiziale
(citazione civile in giudizio) oppure naturale (si va a riprendere materialmente il bene)

USUCAPIONE ORDINARIA

Si compie in virtù del possesso continuato per vent’anni. Il possesso deve essere pacifico e pubblico, ma non è
richiesta la buona fede. Il requisito del possesso continuato può conseguirsi anche unendo al proprio possesso
quello del proprio dante causa.

USUCAPIONE ABBREVIATA

Richiede oltre al possesso continuato per un certo tempo, un titolo astrattamente idoneo a trasferire il diritto
(titolo valido ma inefficace perché proveniente da chi non è titolare del diritto alienato), la buona fede (ignoranza
non gravemente colposa dell’altruità del bene), la trascrizione del titolo, richiesta per i soli beni immobili e mobili
registrati e rileva perché è da tale momento che comincia a decorrere il possesso utile per l’usucapione.

La sua durata varia in relazione ai beni, essa si compie in:

- 10 anni per i beni immobili e per le universalità di mobili


- 5 anni per la “piccola proprietà rurale”
- 3 anni per i mobili registrati

Per i beni mobili l’usucapione abbreviata di 10 anni opera solo in cui l’acquirente, pur di buona fede, manchi di un
titolo valido, se questo vi fosse il diritto si acquisterebbe immediatamente in virtù della regola possesso vale titolo.

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