Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
15-02-2022
Disciplina mutevole nello spazio-tempo, ha diversi confini a seconda della tradizione giuridica in cui si colloca e inoltre ha diverse regole
→ quadro comparato.
Questa mutevolezza del diritto amministrativo è resa anche dal fatto che non muta solamente da Stato a Stato ma muta anche all’interno
della stessa esperienza giuridica; nel sistema italiano si ha un diritto amministrativo, derogatorio rispetto al diritto comune, che
comportano non solo l'attività, quindi i poteri autoritativi e i rapporti, ma anche in parte la responsabilità, i beni, l’organizzazione e anche
in parte i contratti: va al di là dal diritto comune. Anche in questa espansione considerevole vi sono cose che possono entrare e possono
successivamente uscire dalla sua regolazione:
es. incarichi pubblici, entrata con concorso pubblico, nello svolgimento del rapporto fino al 1993 rapporto di lavoro pubblico
ora rapporto di lavoro privato (privatizzazione);
Dal 1990 conosciuto la creazione di numerose autorità indipendenti per la regolamentazione del mercato, e tutta l'attività
ispettiva e sanzionatoria sono materie entrate nel diritto amministrativo
Orami la separazione tra diritto amministrativo e privato non è più così agevole,. ci sono molte oscillazioni tra materie regolate dal diritto
amministrativo, derogatorio, e materie regolate dal diritto privato secondo le regole generali. C’è chi pensa che il diritto privato sia più
efficiente rispetto al diritto pubblico, perché quest’ultimo ha più limiti e vincoli.
Attività negoziale della P.A.: l'amministrazione deve stipulare contratti ma i contratti possono essere alle volte privatistici o molto spesso
frutto della combinazione di regole privatistiche e pubblicistiche → contratti ad evidenza pubblica.
Negli ultimi decenni si è capito che il diritto amministrativo non ha solamente una dimensione statale, questo si è capito con l’Ue, ma
recentemente anche guardando a come si sviluppano i poteri internazionali → global administrative law. Poteri amministrativi esercitati
da organizzazioni internazionali, non classiche che sono le organizzazioni internazionali in cui gli Stati adottano trattati e accordi e poi nei
diritti interni li importano, ma organizzazioni come l’OMS, organizzazioni che sviluppano delle funzioni proprie che servono a tradurre
concretamente in azioni i loro obiettivi. Interessi che non possono più essere ben curati da regolamentazioni nazionali, si deve accordarsi a
livello globale.
Questo fenomeno pone una serie di problemi sono poteri esecutivi che adottano decisioni che possono toccare la società civile e che non
hanno meccanismi di controllo democratico. Sono per questo nate molte corti globali che cercano di assicurare una qualche forma di
controllo e inoltre nati anche meccanismi di partecipazione alle decisioni globali (regole proprie del diritto amministrativo per provare a
bilanciare i poteri che non fanno riferimento a nessun meccanismo di democrazia rappresentativo: es. pretendere la motivazione,
assicurare la trasparenza…)
→ Il diritto amministrativo si è quindi capito che non è più solamente nazionale
Il diritto amministrativo che si è formato nell'ordinamento comunitario fa vedere la circolazione dei modelli, ritenuto un tempo un diritto
che non poteva essere comparato ogni Stato ha il suo diritto amministrativo e tali erano totalmente diversi e quindi inutilità. (diritto
privato invece nuclei comuni). Il diritto europeo ha spinto alla comparazione perché la Corte di Giustizia (motore straordinario per
l’integrazione europea) non aveva quasi nulla di scritto per quanto riguarda il diritto amministrativo e quindi la Corte di Giustizia nel
momento della risoluzione di una controversia prendeva dai diritti nazionali le regole che le parevano più adatte per le sue finalità,
facendole diventare diritto dell’Ue, così facendo poneva le basi per far sì che le regole derivate dagli ordinamento specifici diventassero
regole comune per gli Stati membri → europeizzazione e uniformazione dei diritti amministrativi nazionali.
Sentenza Francia (Arret Blanco 1873 Trib. Conflictes): Incidente che aveva avuto come conseguenza una ferita grave ad una bambina
prodotta di un carro di manifattura di tabacco statale francese; rivolto al tribunale civile per il risarcimento dei danni → oggi fattispecie da
responsabilità per attività materiale (no esercizio potere). Nel 1872 il ragionamento che fu condotto dal commissario di Governo fu che
l’amministrazione dello Stato non era un soggetto che doveva rispondere a titolo di responsabilità extracontrattuale. Il Tribunale che
doveva dirimere la questione se giustizia civile o amministrativa: “La responsabilità in cui incorre lo Stato per i danni causati a privati dalle
persone di cui esso si vale nei diversi servizi pubblici, non è retta dai principi stabiliti dall'art. 1382 e seguenti del codice civile, per i rapporti
tra privati. Tale responsabilità, che non è né generale, né assoluta, ha sue regole speciali, che variano secondo i bisogni del servizio e la necessità
di conciliare i diritti dello Stato con quelli dei privati. Spetta, dunque, al giudice amministrativo e non ai tribunali ordinari valutare tale
responsabilità.” → il diritto amministrativo meglio regola gli affari della pubblica amministrazione perché diritto in cui meglio si
conciliano i diritti privati e quelli dello Stato: portata derogatoria, rapporti in cui un soggetto non è soggetto di diritto comune e in cui
quindi c’è anche un interesse che non ha la stessa consistenza dell’interesse privato in quanto interesse pubblico. Origine del diritto
amministrativo nella sua concezione più autoritaria
Potere di espropriazione: area di proprietà privata, senza il potere di espropriazione lo Stato non riuscirebbe a realizzare molte
infrastrutture e quindi le esigenze ad esse legate. Amministrazione persegue l’interesse collettivo e ciò giustifica il conferimento di
determinati poteri e di conseguenza anche il regime giuridico speciale per quegli atti.
Tratti originari del diritto amministrativo continentale: tra la fine 800 inizi 900
16-02-2022
Volto del diritto spiccatamente autoritario, non paritario nei rapporti con i cittadini e le libertà, diritto che serviva a garantire la forza del
potere esecutivo.
Quando a metà del 900, momento storico in cui in Germania il nazismo e in Italia il fascismo, in quel momento diritto amministrativo
molto limitativo che porta poi ad una reazione contrapposta soprattutto con l'emanazione delle Costituzioni, che limitano il potere
esecutivo. Il diritto amministrativo cambia con la Costituzione anche con il modo in cui tutela le libertà dei cittadini, chiare limitazioni
del potere esecutivo:
Libertà compresse solo attraverso la legge del Parlamento
Norme contengono molto spesso la c.d. legalità sostanziale: la legge fissa le condizioni e i limiti entro cui il potere può essere
esercitato
Diritto amministrativo cambia sotto molteplici aspetti. Cambia il rapporto con i privati: inizialmente soprattutto attraverso
giurisprudenza del Consiglio di Stato, il diritto amministrativo comincia ad avere paletti al diritto stesso ciò in funzione della protezione
dei diritti. Da diritto autoritario e diritto dell'amministrazione come soggetto superiore comincia ad attenuare questi tratti di superiorità e
quindi va verso delle logiche paritarie (ciò nel corso di un lungo periodo → mutamento graduale). Cittadini non più vissuto come
soggetto al potere, sempre posizione di soggezione, ma come soggetto che può anche trovare nel diritto amministrativo degli strumenti di
tutela e difese degli interesse. Alcune garanzie del cittadino quando viene colpito da un atto aggressivo della P.A., a partire dal potere
sanzionatorio ma dagli anni 50 la giurisprudenza elabora in presenza di qualsiasi atto sfavorevole (es. decreto espropriativo)
Cominciano ad entrare nell'amministrazione istituti propri del diritto privato, e comincia a prevedersi la possibilità che la consensualità/la
bilateralità propria dei rapporti privati concerna anche l’amministrazione. Questa contaminazione privato/amministrativo ha una
interessante direzione anche di ritorno.
Quanto più cambiano le regole sostanziali, e quindi l'amministrazione destinatarie di logiche e istituti privati, tanto più queste
trasformazioni si riflettono sulla giustizia e sul modello di tutela del privato di fronte all'amministrazione (struttura impugnatoria del
processo: si impugna l’atto e si annulla per il modo in cui si è emanato, ma la P.A. può nuovamente emanare l’atto seguendo le procedure
previste). L. 5992/1889 Crispi: assomigliare il processo amministrativo al processo civile = più completo e tutela a 360°.
Il grande movimento della tutela dei diritti fondamentali, cominciato con la Costituzione e poi Ue e ambito internazionale
Altra evoluzione importante è dallo Stato imprenditore allo Stato regolatore. Le privatizzazioni e la nascita della autorità amministrative
indipendenti. Rapporto dello Stato con il mercato e l’economia. Dopo la Costituzione e fino alla fine anni 70 il nostro Stato ha avuto un
ruolo fondamentale nell’economia che soprattutto nella gestione dei servizi pubblici: ruolo che lo Stato faceva anche l’imprenditore e
quindi aveva creato/istituito numerosi enti pubblici ed economici attraverso cui rivestiva un ruolo di imprenditore (es. Poste, ferrovie →
monopolio). Questo modello entra in crisi per due ragioni, una economica e una di tipo regolatorio:
Molti enti pubblici pesavano eccessivamente sul bilancio statale
Inoltre l’Ue nasce per finalità di prevenzione di ulteriori conflitti armati
Queste due ragioni producono un fenomeno di privatizzazione delle grandi imprese pubbliche, lo Stato uscendo dalla catena economica e
privatizzando le imprese lasciava al mercato il ruolo di garantire ciò che prima garantiva lui
Due tipi di privatizzazione
Privatizzazione forte: Spa e cessione azioni
Privatizzazione debole: Spa e non cessione azioni
Quando lo Stato trasforma in Spa nasce la necessità di un intervento regolatorio, attività di regolamentazione on è esercitata dalle
amministrazioni classiche, ma create dalla fine anni 80 delle nuove amministrazioni c.d. autorità amministrative indipendenti (es.
antitrust, autorità garante delle comunicazioni…); autorità copiate dal sistema USA, per assicurare che nei settori privatizzati ci siano
comunque dei controlli atti a verificare che il mercato funzioni beni, sia assicurata la concorrenza, e controllo sulle tariffe che governano la
fornitura di quel determinato servizio → regolatore imparziale e neutro del settore, per questo un tipo di amministrazione diverso da
quella tradizionale, no interessi politici di una parte
Il diritto amministrativo nasce come diritto giurisprudenziale, poche norme, il grande lavoro che è stato fatto in termini di costruzione dei
suoi caratteri a partire dal regime del procedimento amministrativo è stato un lavoro del Consiglio di Stato (stessa storia del diritto
amministrativo in Francia). Poi strada divergente perché a partire anni 80 diritto positivo, marcia nel 1990 con la l. 241/1990 legge che ha
positivizzato la gran parte dei principi e regole intorno all’azione amministrativa (non è successo in Francia, fino al 2015 rifiuto della
positivizzazione delle regole amministrative, poi comunque estensione ridotta). Da questo momento la giurisprudenza ha comunque un
ruolo importante ma il legislatore è arrivato ad abusare della volontà di determinare le norme i principi della P.A.. Continua modifica della
l. 241 seppure dovrebbe essere una legge generale di principi. Cambio anche del processo amministrativo, regolato fino al 2000 da norme
risalenti, l. 205/2000 e anche con l’introduzione di un codice. Idea della codificazione del processo amministrativo è molto dibattuta nei
vari ordinamenti: la codificazione assicura alcuni diritti ma anche un meccanismo che lascia alla giurisprudenza meno spazio d’azione
(ultima idea è quella che prevale in Ue: inoltre problema di avere una legge generale è quello che amministra le proprie regole attraverso gli
Stati, che hanno già le regole procedurali)
Non c’è un elenco che può risolvere il dubbio se una certa organizzazione/organismo/ente sia o non sia una amministrazione. C’è un
elenco utile, fornito dall’ISTAT, che contiene molti esempi di P.A. però non è risolutivo perché non è esaustivo.
Soggetto che deve garantire al privato delle opportunità di tutela diverse da quelle che otterrebbe da un soggetto privato.
Regole di concorrenza la cui violazione può essere fatta valere in un giudizio (es. gare di appalti: per pubblici si può impugnare mentre il
privato può decidere nonostante l’offerta più vantaggiosa). Quando si identifica un soggetto come pubblico quel soggetto ha poi dei
poteri speciali, ma sono poteri speciali che hanno anche limiti speciali i quali forniscono delle garanzie al privato
pubblicità
gare ad evidenza pubblica
applicazione l. 241: procedimentalizzazione dell’azione, partecipazione soggetti…
Classificare un soggetto come pubblico significa dare ad esse determinate limitazioni, non significa che non varino da soggetto a soggetto
Art. 1 co. 2 d.lgs. 165/2001 t.u. p.i.: privatizzazione del pubblico impiego, ciò non significa che sia stato fatto per tutto il rapporto (es.
ingresso con pubblico concorso). “Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti
e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le
Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le
Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e
locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche
amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300. Fino alla revisione organica della disciplina di
settore, le disposizioni di cui al presente decreto continuano ad applicarsi anche al CONI.”. Elenco ai fini dell’applicazione del d.lgs., si
identifica categoria ampia ma classificazione non per l'applicazione di tutto il diritto amministrativo ma solo il d.lgs. Non P.A. tout court:
classificazione molto eterogenea
Art. 45 TFUE: “La libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione è assicurata.
Essa implica l'abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda
l'impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro.
Fatte salve le limitazioni giustificate da motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza e sanità pubblica, essa importa il diritto:
a. di rispondere a offerte di lavoro effettive;
b. di spostarsi liberamente a tal fine nel territorio degli Stati membri;
c. di prendere dimora in uno degli Stati membri al fine di svolgervi un'attività di lavoro, conformemente alle disposizioni legislative,
regolamentari e amministrative che disciplinano l'occupazione dei lavoratori nazionali;
d. di rimanere, a condizioni che costituiranno l'oggetto di regolamenti stabiliti dalla Commissione, sul territorio di uno Stato
membro, dopo aver occupato un impiego.
Le disposizioni del presente articolo non sono applicabili agli impieghi nella pubblica amministrazione.”
co. 4 alcuni incarichi per cui sarebbe strano pensare che alcuni posti siano rivestiti da impiegati di altri stati. Poteva succedere una
espansione contro la logica della deroga, la Corte di Giustizia ha specificato nella causa C-149/79, cercando di assicurare un bilanciamento
tra la deroga e una espansione successivamente lata: limitando il senso di P.A. dicendo che gli Stati membri possono riservare ai propri
cittadini solo i posti che comportano l’esercizio dell’autorità pubblica e la responsabilità della salvaguardia dell’interesse generale dello
Stato (es. la sicurezza interna o esterna)
→ diversi perimetri della P.A.
Terza nozione direttiva 24/2014, art. 2: si considerano “amministrazioni aggiudicatrici” lo Stato, gli enti pubblici territoriali, gli organismi
di diritto pubblico e le associazioni costituite da uno o più di tali enti pubblici territoriali o da uno o più di tali organismi di diritto
pubblico. Nozione che può sembrare più ristretta è in realtà definizione più ampia che però vale solo per l’applicazione della direttiva per i
contratti pubblici. Nozione sostanzialistica: sua applicabilità negli Stati membri a prescindere dalle specifiche differenze nazionali
21-02-2022
Ue deve emanare una disciplina che regola il modo in cui le P.A. si procurano sul mercato dei beni, servizi o forniture con 27 Stati membri
e ognuno con il proprio sistema amministrativo e idea di P.A., diverse categorie al suo interno categorie di enti pubblici. Non si può usare
le categorie di uno Stato membro ma deve cercare di ritagliare le nozioni in maniera sostanzialistica, non guarda tanto alle nozioni, ma si
vuole P.A. con certe caratteristiche debbano applicare le norme comunitarie per l’aggiudicamento di contratti pubblici. Organismi di
diritto pubblico: non P.A. tradizionali, prima elaborata dalla Corte di Giustizia quando le veniva chiesto dai giudici se un certo organismo
andasse o meno ricompreso tra quelli che erano soggetti alle norme sull’evidenza pubblica; la Corte nella sua giurisprudenza
Organismo istituto per soddisfare interesse generale avente carattere non industriale o commerciale: esclusi tutti i soggetti con
finalità di lucro (elemento teleologico)
Organismo con personalità giuridica di diritto privato o diritto pubblico
Attività finanziata in modo maggioritario dallo Stato, da enti pubblici territoriali o da altri organismi di diritto pubblico oppure
gestione soggetta al controllo di questi ultimi o il cui organo di amministrazione, direzione o vigilanza sia costituita da membri
dei quali più della metà è designata dallo Stato e dagli enti pubblici territoriali: si guarda chi lo finanzia e chi lo governa
Collegamento strutturale e funzionale con lo Stato e gli enti pubblici territoriali. Non rileva la veste societaria privatistica
Bisogno di invidiare impresa che potesse garantire il servizio di trasporto e facchinaggio per le squadre nazionali e nel magazzino federale di
Roma. La FIGC invita alcune imprese a presentare la loro offerta, offerta economicamente più vantaggiosa, poi aggiudica il contratto
senza motivazione. Aggiudica il contratto alla impresa De Vellis e l’impresa Consorzio Ge.Se.Av presenta ricorso al TAR Lazio.
Quando le P.A hanno bisogno di procurarsi beni, servizi o forniture sul mercato devono ricorrere ad un contratto ad evidenza
pubblica, questi contratti si possono scindere in due fasi
o Pubblicistica: fase, insieme di atti e operazioni, che l’amministrazione compie per individuare il contraente cui intende
aggiudicare il contratto → dare notizia della gara attraverso un bando pubblico che serve a comunicare agli operatori
economici della gara (attraverso diverse procedure), poi comparazione delle offerte attraverso una Commissione
costituita ad hoc e al termine del confronto individua la migliore offerta (economicamente vantaggiosa), infine
graduatoria. Deve arrivare alla miglior offerta perché sta utilizzando risorse pubbliche (fin dal 1923 il criterio della
pubblica amministrazione è la convenienza economica date le risorse pubbliche), anche altre finalità per l'ordinamento
comunitarie mira a soddisfare l’interesse del mercato unico → il mercato dei contratti pubblici sia un mercato aperto a
tutta l’Ue
o Privatistica: fase retta dal cc. Contratti a doppio stadio: pubblico e privato fasi si congiungono dall’aggiudicazione e
dopo un periodo di tempo non inferiore ai 35 gg le parti stipulano il contratto, contratto di natura bilaterale che apre la
fase privatistica.
La fase di scelta del contraente come pubblicistica ha come conseguenza che gli atti che la scandiscono sono atti amministrativi, ciò
porta la conseguenza che l’atto finale può essere impugnato dalle imprese che non sono risultate vincitrici. Da vincoli
all’amministrazione e dare alle imprese il modo di controllare, attraverso l’impugnazione, che l'amministrazione abbia osservato le
regole → forza dell’evidenza pubblica. Stabilire che un soggetto deve o non deve applicare le norme ad evidenza pubblica significa
sottoporlo ad un regime di impugnabilità/contestabilità che non si ha se la volontà contrattuale si forma fuori da un contratto ad
evidenza pubblica
Davanti al TAR Lazio, compiendo la sua analisi circa la natura della FIGC dà ragione al Consorzio Ge.Se.Av. ma FIGC aveva eccepito
aveva fatto valere l'inammissibilità del ricorso in quanto non organismo di diritto pubblico e quindi non tenuta a contratto ad evidenza
pubblica. La Federazione decide di appellarsi dinanzi al Consiglio di Stato. Il giudice analizza alla luce della giurisprudenza della Corte di
Giustizia e della direttiva per vedere se coincidono le caratteristiche della FIGC con la nozione di organismo di diritto pubblico da queste
proposto
Alle Federazioni sportive nazionali, competenti ciascuna per una singola disciplina sportiva e per l'organizzazione delle
competizioni ad essa relative, è attribuita “natura di associazione con personalità giuridica di diritto privato”, soggette in via
residuale (per quanto non espressamente previsto nel decreto legislativo n. 242 del 1999) “alla disciplina del codice civile e delle
relative disposizioni di attuazione”
o Decreto 242/99 di riordino delle funzioni pubbliche in materia sportiva: ordinamento nazionale e internazionale. Lo
sport era diventato interesse nazionale e quindi pubblicizzare il Coni e tutta l'attività sportiva (dottrina fascista),
ereditato il fatto che il Coni sia un ente pubblico, P.A. tout court, ma le associazioni sportive sono private. MA il Coni
esercita la sua funzione pubblicistica attraverso le associazioni sportive. Ordinamento settoriale dentro l'ordinamento
statale: in parte forte autonomia e in parte dentro l'ordinamento statale e i confini sono definiti dallo Stato. Bisogna
verificare le funzioni all'interno dell'organigramma. Tra il Comitato olimpico (ente pubblico) e le Federazioni sportive
nazioni preesiste una intensa compenetrazione
Il Consiglio di Stato dice che le federazioni sono soggetti di diritto privato per quanto non previsto dal d. lgs. 242/99. Benché
associazioni private, la legge di riordino ha mantenuto in capo alla Federazioni sportive nazionali lo svolgimento di compiti di
“valenza pubblicistica” (art. 15 co. 1 d.lgs. 242/99) stabiliti all’art. 23 dello Statuto del Coni.
Essi sono relativi “all’ammissione e all’affiliazione di società, di associazioni sportive e di singoli tesserati; alla revoca a qualsiasi
titolo e alla modificazione dei provvedimenti di ammissione o di affiliazione; al controllo in ordine al regolare svolgimento delle
competizione e dei campionati sportivi professionistici; all’utilizzazione dei contributi pubblici; alla prevenzione e repressione
del doping, nonché le attività relative alla preparazione olimpica e all’alto livello, alla formazione dei tecnici; all’utilizzazione e alla
gestione degli impianti sportivi pubblici”. Quando la federazione fa una qualunque di queste cose ha una funzione di valenza
pubblicistica.
Ulteriore aspetto di rilievo nell’ambito dei rapporti tra l’ente pubblico (Coni) e le Federazioni sportive nazionali concerne i
poteri del primo nei confronti delle seconde
o Se ricorra il requisito teleologico dell’organismo nei confronti della Federazioni pur in assenza di un formale atto
istitutivo di una pubblica amministrazione e malgrado la sua base associativa, in ragione del suo inserimento in un
ordinamento di settore (sportivo) organizzato secondo modelli di stampo pubblicistico e del vincolo del rispetto dei
principi e delle regole elaborate dal Coni e dagli organismi sportivi internazionali, attraverso il riconoscimento a fini
sportivi dell’ente pubblico nazionale; Se le Federazioni siano finanziate maggioritariamente da un ente pubblico o
gestite da un ente pubblico
o Se inoltre tale requisito possa configurarsi nei confronti di una Federazione sportiva quale la Federazione italiana
giuoco calcio, dotata di capacità di autofinanziamento, rispetto ad un’attività non a valenza pubblicistica quale quella
oggetto di causa, o se invece debba considerarsi prevalente l’esigenza di assicurare in ogni caso l’applicazione delle
norme di evidenza pubblica nell’affidamento a terzi di qualsiasi tipologia di contratto di tale ente. Se ricorra il requisito
teleologico e se ciò in particolare per la FIGC, unica che si autofinanzia
Ha personalità giuridica, svolge attività di carattere generale, non finanziata maggioritariamente da ente pubblico
Il Consiglio di Stato fa due questioni pregiudiziali (o per dubbio interpretativo o per validità di un atto comunitario) alla Corte di
Giustizia perché non sa se alla luce dei poteri del CONI rientri tra i soggetti di diritto pubblico secondo i criteri della giurisprudenza e
della direttiva
Se sulla base dei rapporti giuridici tra il C.O.N.I. e la F.I.G.C. - Federazione Italiana Giuoco Calcio il primo disponga nei
confronti della seconda di un’influenza dominante alla luce dei poteri legali di riconoscimento ai fini sportivi della società, di
approvazione dei bilanci annuali e di vigilanza sulla gestione e il corretto funzionamento degli organi e di commissariamento
dell’ente;
Se per contro tali poteri non siano sufficienti a configurare il requisito dell’influenza pubblica dominante propria dell’organismo
di diritto pubblico, in ragione della qualificata partecipazione dei presidenti e dei rappresentanti delle Federazioni sportive negli
organi fondamentali del Comitato olimpico → La FIGC davanti al Consiglio di Stato dice che sono le Federazioni che in realtà
partecipano alla gestione del Coni c’è un interscambio
Società partecipate mettono alla prova la distinzione privato-pubblico e mostrano molto bene che ci sono delle sfumature a metà, non si
può pensare solo in bianco e nero. Sono sempre soggetti di diritto privato che però in base alle specifiche circostanze e condizioni in cui
l’ente pubblico entra nel loro capitale possono essere soggette a vari gradi di pubblicità
Massimo Giannini: “sono società di capitali in cui un ente pubblico si intesta quote o azioni, divenendo quotista o azionista delle società
stesse”. Una P.A. per alcune ragioni decide di utilizzare, per svolgere alcuni compiti, la forma societaria (tipica privata), la ragione
principale per cui decide di trasformarsi in Spa è quella di avere capacità di muoversi nel mercato migliore di quella che può essere
configurata per un soggetto pubblico, prima di tutto perché significa sottrarsi ad una serie di vincoli pubblicistici (es. licenziare più
facilmente)
Inizialmente disciplina applicabile civilistica, salvo alcune norme speciali sulle nomine degli amministratori da parte degli enti pubblici.
Poi però - anche in conseguenza dell’eccessivo ricorso a società partecipata locali (spt nei servizi pubblici) e perché utilizzato molto denaro
pubblico - riordino complessivo e adozione di norme speciali e derogatorie in vista della tutela della concorrenza e della finanza pubblica.
Anche poteri speciali in capo al socio pubblico per assicurare la cura dell’interesse generale. Privatizzazione e poi ripubblicizzazione
Esempi di società partecipate
Ferrovie dello Stato (ex ente pubblico ora Spa): 100% Ministero economia e finanze (MEF) → solo formale
Rai: 99,56 % azioni detenute dal MEF
Cassa depositi e prestiti promuove e finanzia lo sviluppo economico e industriale, (Spa., ex direzione generale del Ministero
Tesoro): 80% MEF
ENI Spa controllata da Cassa depositi e prestiti. Opera nel settore energia e quotata in borsa
Sono o no soggette al diritto amministrativo, la privatizzazione formale è sufficiente a togliere i vincoli? La materia interessata da una
disciplina unitaria con il d. lgs. 175/2016 cercato di regolare il problema di cosa del diritto amministrativo si applica ad un ente con
privatizzazione formale. I vincoli pubblicistici sono più o meno intesi a seconda della tipologia di società partecipata
Società quotate in borsa (vincoli pubblicistici minimi, perché devono competere con le società private)
Società partecipate in cui le P.A. detengono cui pacchetto societario di minoranza (anche in questo caso vincoli limitati: socio
pubblico non comanda, nessun socio privato prenderebbe un socio pubblico se questo dovesse significare l’attrazione sotto il
diritto pubblico → solo modo in cui il socio pubblico interviene nelle decisioni)
Società in controllo pubblico: pacchetto di maggioranza le rende soggette a molti vincoli pubblicistici propri delle P.A.
Società in house: regime sostanzialmente equiparato a quello delle P.A. (anche responsabilità erariale, Corte dei Conti). Società
sulla quale il socio pubblico esercita un controllo di pari intensità come quello che potrebbe esercitare su un suo organo interno →
criterio del controllo analogo, immedesimazione con l’amministrazione che l’ha costituta.
Società partecipate di diritto singolare (Rai Spa, Equitalia Spa) disciplina speciale. Alcune che sono riguardate da una disciplina ad
hoc. In questo caso le regole applicabili in materia es. gare pubbliche sono stabilite, non nel d.lgs. della disciplina generale, ma nella
l. dedicata alla specifica società
22-02-2022
Società in house. Creazione della Corte di Giustizia ed è categoria di società che consente alle P.A. che vogliano affidare a questa società la
gestione di un servizio di affidarlo senza gara (senza sottostare regole ad evidenza pubblica). Le procedure di gara servono ad assicurare che
il denaro pubblico costituiscano un bene per il quale gli operatori economici possano concorrere; questa società invece società che può
ricevere direttamente l’affidamento perché la sua condizione la fa essere praticamente coincidente con l'amministrazione stessa (non è in
realtà all’esterno l’operatore privato: autoproduzione).
Decisione Teckal del 1998 che stabilisce che una società per essere considerata in house, deve essere caratterizzata da due condizioni
L'amministrazione rispetto a questo soggetto societario deve poter esercitare un controllo analogo a quello che può esercitare sui
propri servizi: non autonomia gestionale della società
La società deve realizzare l'attività prevalente per l’amministrazione aggiudicatrice, non fornire quel servizio a molti soggetti ma
attività per l'amministrazione aggiudicatrice, soglia dell’80%.
Queste due condizioni presenti contemporaneamente ci consentono di prevedere che esiste un rapporto di tipo interorganico tra la società
e l'amministrazione
Società non completamente soggette al diritto comune, due disposizioni che testimoniano l’estensione della privatizzazione
Art. 14. Crisi d’impresa. “Le società a partecipazione pubblica sono soggette alle disposizioni sul fallimento e sul concordato
preventivo, nonché, ove ne ricorrano i presupposti, a quelle in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in
stato di insolvenza di cui al d. lgs. 270/99 e al d. l. 347/2003 convertito in l. 39/2004”
Le società partecipate possono fallire
Art. 19. Personale “Salvo quanto previsto dal presente decreto, ai rapporti di lavoro dei dipendenti delle società a controllo pubblico
si applicano le disposizioni del capo I, titolo II, del libro V del codice civile, dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato
nell'impresa, (...), secondo quanto previsto dalla normativa vigente, e dai contratti collettivi.
Le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto
dei principi, anche di derivazione europea, di trasparenza, pubblicità e imparzialità e dei principi di cui all'articolo 35, comma 3,
del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. In caso di mancata adozione dei suddetti provvedimenti, trova diretta applicazione il
suddetto articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001.”
Non categorie della regolazione di rapporto di lavoro pubblico, non procedura di accesso completamente privatizzata
Socio privato che decida di condividere il capitale con una P.A. sa che potranno intervenire dei vincoli di natura pubblicistica
Nozione di P.A. nozione a geometria variabile lo conferma anche la giurisprudenza del Consiglio di Stato sez. VI n. 3043 del 2016 “uno
stesso soggetto possa avere natura pubblica a certi fini e rispetto a certi istituti e possa, invece, non averla ad altri fini, consentendo rispetto
ad altri istituti regimi normativi di natura privatistica”. La definizione dei confini spetta all’interprete
Poteri amministrativi
Poteri restrittivi
Poteri restrittivi, primi poteri di cui si preoccupa di fornire una protezione il diritto amministrativo (storicamente). Storicamente un volto
aggressivo, che toglieva al privato diritti (es. espropriazione). Potere che prende un diritto e lo funzionalizza all’interesse pubblico, può
esercitarsi nella misura in cui assicuri l’interesse della società.
Altro potere fondamentale di questo tipo è il potere di irrogare sanzioni, su divieti basa l'attività di regolazione se violati lo Stato può
irrogare una sanzione.
Lo Stato può ordinare delle condotte che sono funzionali a realizzare l’interesse pubblico (es. impone che l'attività edilizia sia sottoposta ad
un regime autorizzatorio).
Aggredisce la sfera giuridiche del privato e la impoverisce: o sottrae o impone un obbligo
Il cittadino per difendersi da questo potere , avendo l’interesse a conservare la sua proprietà quindi di fronte all’amministrazione che si
muove per toglierli la proprietà il provato ha un interesse legittimo oppositivo. Si chiama oppositivo perché l’interesse del privato, di
conservare il bene, mira ad opporsi all’esercizio del potere restrittivo. Il bene della vita del privato si protegge se il privato riesce ad opporre
il proprio interesse a quello del diritto amministrativo, facendo venir meno il provvedimento aggressivo.
Questa rilevanza iniziale dei poteri amministrativi ha prodotto una serie di conseguenze sulla costruzione del sistema di giustizia
amministrativa. Spiega perché questo sistema nasce con la caratteristica dell’essere un sistema di tipo impugnatorio. Il modo in cui si
configura il sistema di giustizia è dato dal fatto che si richiede la protezione dai poteri restrittivi. Se si ottiene la rimozione dell’atto si
ottiene la ricostituzione della situazione, in quanto opera retroattivamente → perfetto per riparare la lesione
Poteri ampliativi
Potere che non sottrae cose alla sfera giuridica del privato ma conferisce dei beni della vita, dell’utilità, che il provato senza l’esercizio di
quel potere non avrebbe. Situazioni e poteri in cui il privato dall’esercizio del potere amministrativo riceve qualcosa. Welfare State ha
prodotto un incremento delle occasioni in cui l'amministrazione conferisce al privato-. La sfera giuridica del privato-destinatario viene
ampliata dall’esercizio del potere. Se comporta un ampliamento l’interesse del privato non è più soddisfatto opponendosi all’esercizio del
potere ma soddisfatto pretendendo/chiedendo l'esercizio del potere amministrativo favorevole. La posizione giuridica del privato che sta
di fronte al potere ampliativo si chiama interesse legittimo pretensivo.
Si ha l’esercizio di un potere ampliativo ma la conclusione della amministrativa non soddisfa l’interesse al bene della vita, diniego, che
produce lesione dell’interesse. Si impugna il diniego davanti al giudice amministrativo, il quale annulla il diniego, ma l’interesse non è
soddisfatto perché il giudice afferma che ciò che è annullato è il procedimento con cui l'amministrazione ha concluso l’atto
Interesse legittimo non diritto soggettivo. Non si ha un diritto come alla tutela della proprietà nei confronti della P.A. come nei confronti
degli altri soggetti di diritto comune perché ci sono delle condizioni a cui essa può essere sottratta; ciò che si ha diritto è quello di verificare
che le condizioni sussistono, il privato ottiene tutela quando l’amministrazione opera illegittimamente, solo in questo caso il bene della
vita è protetto. Diritto ad indennizzo ma non diritto a contestare o annullare l’atto perché ha rappresentato l'esercizio legittimo di un
diritto previsto dall'ordinamento
Potere restrittivo si immagina molto bene il tipo di relazione che si può instaurare ossia una relazione di tipo bipolare. Se si guarda al
potere ampliativo molto spesso è destinato a creare rapporti multipolari, altro privato può essere leso dall’ampliamento e quindi ha un
interesse legittimo oppositivo (terzo rispetto al rapporto bipolare). Il procedimento amministrativo fa sì che il terzo possa entrare
nell’istruttoria del procedimento
Poteri normativi
Non ha a disposizione solo poteri che regolano il rapporto specifico ma anche poteri che si traducono in atti di portata generale, che
hanno in comune con la legge la generalità e l’astrattezza → principalmente i regolamenti (fonte secondaria) atti amministrativi di portata
generale. Atti formalmente amministrativi ma sostanzialmente normativi.
Categoria che interessa perché subisce il regime proprio degli atti amministrativi per certi aspetti, ma per altri, proprio perché hanno un
contenuto generale-astratto, sono sottratti al regime giuridico proprio dei provvedimenti amministrativi (es. anche dal punto processuale
non sono regolati dal diritto amministrativo).
Tali poteri servono sia quando l’amministrazione deve pianificare la propria azione e quindi interpone, tra la norma giuridica contenuta
nella fonte primaria e il provvedimento, un livello di pianificazione (compie le scelte)
Poteri gestionali
Poteri che sono impiegati dalla P.A. per organizzare il proprio lavoro (- Falcon, nella introduzione ai poteri). Ordinamento stabilito che
l'amministrazione per gestirsi usa poteri pubblici, ma anche contesti dove non eserciti poteri pubblici ma usando l’autonomia privata (es.
Germania per i contratti sotto la soglia di rilevanza europea): l'attività gestionale in Italia è costituita da poteri gestionali ma non esigenza
insopprimibile. Mentre il potere di esproprio esiste in tutti gli ordinamenti i poteri gestionali lo sono per scelta legislativa
→ poteri pubblici autoritativi ma non regola generale
23-02-2022
Potere esecutivo dello Stato che ha elemento politico ma anche amministrativo. La funzione giurisdizionale e legislativi danno dei limiti al
potere amministrativo
Garanzia data dal fatto che ciò che può fare l'amministrazione è deciso dal legislatore → garanzia a monte: le norme che lo
prevedono
Se l’amministrazione fa ciò che non può fare, la funzione giurisdizionale soccorre per sanzionare il potere esecutivo → garanzia a
valle
Nel rapporto tra potere amministrativo e legislativo si trova come principio di riferimento il principio di legalità. Mentre il privato trova
un limite nella liceità, la P.A. ha un limite più stringente ossia è soggetta non solo al limite della liceità ma anche il limite del legittimo (può
fare solo ciò che l'ordinamento espressamente le consente di fare: limite non in negativo ma limite in positivo). Il principio di legalità è
soddisfatto, dove possono essere previsti i poteri dell'amministrazione, dalla Costituzione, dalle leggi e anche dalle fonti europee. I padri
europei hanno fondato l’unione su un principio di fare le norme ma l'attuazione competenza dei singoli Stati: amministrazione indiretta,
questo per la comodità di utilizzo di macchine burocratiche già funzionanti inoltre rendeva possibile per l’UE di operare con un
amministrazione snella senza il bisogno di un apparato esecutivo che portasse a compimento le regole europee → ciò fa sì che
l’amministrazione italiana possa trovare il limite di legalità nella normativa europea (es. dogane: competenza esclusiva europea). Principio
di legalità non solo norme italiane ma anche le norme di derivazione europea, ciò produce una serie significativa di conseguenze sul diritto
amministrativo.
Principio di legalità e riserva di legge solo in parte sono corrispondenti. Es. art. 13 Cost. (tutela libertà personale, riserva di legge e riserva di
giurisdizione) non è sufficiente che la legge dia l’autorità ma deve indicare i casi e i modi specifici - da principio di legalità formale a
principio di legalità sostanziale: il Parlamento o una fonte legislativa primaria non solo attribuisce il potere ma lo attribuisce individuando
anche dei limiti, procedurali o sostanziali, al suo esercizio. Il principio di legalità invece non necessariamente richiede una fonte di rango
primario, mentre la riserva di legge sta ad indicare che il potere esecutivo deve essere individuato e limitato da una fonte primaria , mente
quello di legalità può essere limitato anche da una fonte secondaria, questo finché non c’è una riserva di legge.
Il principio di legalità ha come conseguenza che le decisioni che l'amministrazione può adottare e gli effetti giuridici che conseguono alle
decisioni sono un numero chiuso, sono tendenzialmente tipici, l'amministrazione non può inventarsi provvedimenti. Ciò in
contrapposizione al negozio giuridico, i contratti sono caratterizzati dalla atipicità, sono le parti che danno forma al tipo contrattuale.
Principio di legalità = nominatività e tipicità dei provvedimenti amministrativi.
Eccezione alla regola sono i c.d. poteri atipici, poteri che l’ordinamento, in ipotesi eccezionali, assegna ad organi particolari delle strutture
amministrative che possono avere un contenuto diverso a seconda della situazione di emergenza in cui si collocano → emergenza o
ritenuta tale che non potrebbero essere fronteggiate con gli strumenti ordinari dell’amministrazione
Artt. 24 e 113 Cost. stabiliscono che nei confronti della P.A. è possibile tutelare i propri interessi legittimi e diritti soggettivi e non è
possibile prevedere limitazioni dei motivi di ricorso nei confronti dell’azione amministrativa → principio di giustiziabilità.
Questo potere di ordinanza, atipico, ha una serie di limiti, fissati sia dal legislatore che dalla giurisprudenza
Strumento eccezionale per fronteggiare situazioni di emergenza, non è possibile dare risposta attraverso una procedura ordinaria.
Decisione monocratica (tempestività).
Tutelare interessi pubblici particolarmente importanti (salute pubblica, incolumità, ordine pubblico)
Dovrebbero essere temporanee: finché dura l’emergenza, può anche essere lunga
Motivazione: contenere una motivazione che metta in correlazione il presupposto con la misura,
Principi generali dell’ordinamento: per quanto ordinanze atipiche devono pur sempre rispettare i principi generali
dell’ordinamento (es. principio di eguaglianza)
Rispetto del principio di proporzionalità: principio che lavora soprattutto quando il potere amministrativo incide su delle
situazioni di libertà. Principio che giustifica delle misure c che comprimono i diritti solo se queste misure sono proporzionate.
L'elaborazione più importante di questo principio è stata quella tedesca, principio che nasce in Germania per limitare rispetto al
diritto di proprietà. La Corte di Giustizia lo ritiene utile nella risoluzione dei casi sottopostogli e lo fa così diventare principio
generale dell'ordinamento comunitario. E così ridisceso nei diritti amministrativi nazionali: in Italia accaduto non solo quando
opera a livello comunitario, ma introdotto anche all’art. 1 l. 241/1990 tramite rinvio ai principi comunitari. Nell'ordinamento
tedesco il controllo della proporzionalità avviene attraverso tre step: idoneità, necessità (esiste misura che impatti meno
sull’interesse privato: misura più mite che consente comunque di perseguire l’interesse pubblico → modo di controllare il potere
in modo più forte rispetto all'idoneità) e proporzionalità in senso stretto (posto che la misura è l’unica che consente di realizzare
l’interesse pubblico, il costo per il privato non è troppo alto rispetto al beneficio pubblico? → step più delicato e anche meno
praticato: approccio deferente nei confronti dell'amministrazione, la decisione rimane in piedi a meno che non sia
grossolanamente evidente il divario tra i due interessi. Il giudice diventa quasi colui che valuta il merito della decisione, ciò che in
realtà è ad egli precluso). Il livello del controllo del giudice in realtà cambia da materia a materia, da caso a caso e da giudice a
giudice, la deferenza aumenta quando ci sono in gioco interessi particolarmente sensibili (es. sicurezza pubblica) mentre ambiti
come regolazione economica dove il controllo del giudice è più sostanziale (limite più forte al potere esecutivo).
Nel nostro ordinamento il principio di proporzionalità non è mai stato declinato in tutti e tre gli step
Sindacabilità giurisdizionale: controllabili dal giudice, purtroppo quando determinate categorie di soggetti questa garanzia non
funziona, o comunque funziona ma non sul piano fattuale (es. persone in povertà)
28-02-2022
Poteri straordinari, extra ordinem, si giustificano solo per il controllo di situazioni di emergenza
Sia i poteri tipici che atipici possono intervenire in contesti regolamentati ma la norma dell'ordinamento che individua il potere lo può
prevedere con determinate caratteristiche. La principale distinzione che si può trovare nel modo in cui la legge prevedere il potere è tra: (fa
capire la collocazione della P.A. dentro il sistema o della funzione esecutiva dentro l'ordinamento generale)
Potere vincolato: quando la legge disciplina compiutamente il potere senza lasciare margine di apprezzamento alla P.A. (es. previsti per le
iscrizioni negli albi, rilascio carta d’identità). Una fonte superiore (anche rango secondario) stabilisce in modo preciso e oggettivo i
requisiti per l'esercizio del potere. Quando potere come vincolato si sta dando al privato una situazione giuridica soggettiva che non è
definita dal potere ma dalla fonte sovraordinata (es. iscrizione all’albo applicando la fonte deve verificare che si abbino i requisiti e quindi
se si possiedono il potere della P.A. non li può togliere - solo potere di accertamento; art. 3 t.u.l.p.s. rilascio carta d'identità ai 15 anni d’età,
residenza o dimora nel Comune - condizioni oggettive non opinabili dal comune).
La conseguenza di un potere vincolata è che se per qualche ragione l’ordine dovesse, nonostante il possesso dei requisiti, negare l’atto si
può attivarsi davanti al giudice per accertare e più importante è che il potere che il giudice può esercitare per controllare è un potere
analogo a quello svolto dall’amministrazione, verifica dei requisiti e che quindi si ha diritto all’atto → il tipo di sindacato che il giudice
svolge sulla decisione eventualmente illegittima è un sindacato pieno, non incontra ostacolo nel potere dell'amministrazione. Deve
solamente applicare la norma al fatto oggettivo, giudice e amministrazione sono nella stessa posizione. Secondo qualcuno, in dottrina,
quando il potere è del tutto definito dalla norma, nei presupposti oggettivi, si può anche dire che il potere non c’è → in realtà posizione
minoritaria perché comunque un poter viene esercitato perché è solo dall'esercizio del potere che vengono conferiti gli effetti giuridici,
non dalla norma scaturiscono gli effetti
Potere discrezionale: presupposti da cui dipende la decisione amministrativa non sono oggettivi (es. situazione di pericolo, condizioni
anormali di pubblica sicurezza), spazio di valutazione opinabile. Se il potere dipende da una valutazione di tipo soggettivo, stabilire se la
decisione è legittima o illegittima è una operazione complessa;
Interpretazione della norma uguale al giudice, oppure c’è qualcosa di particolare nella discrezionalità della P.A: è non è solo
interpretazione della norma? autorità amministrativa chiamata ad interpretare è autorità che ha bisogno di particolare expertise tecnica?
Abbia o meno conseguenze sul piano organizzativo?
Es. artt. 42-43 t.u.l.p.s.
“il prefetto ha facoltà di concedere, in caso di dimostrato bisogno, la licenza di portare rivoltelle o pistole di qualunque misura”
→ potere discrezionale: “ha facoltà” o “può” sono le formule utilizzate dal legislatore che configurano il tipico potere di
valutazione in capo all'amministrazione.
“dimostrato bisogno”: spazio di valutazione per la P.A. opinabile, si suppone abbia giusta sensibilità per stabilire se date le
circostanze abbia o meno bisogno. La P.A. deve bilanciare con l’interesse di sicurezza pubblica
“la licenza non può essere concessa ai condannati per determinati reati” (omicidio doloso, furto, rapina) → condizione
accertabile in modo oggettivo: presupposti certi
“la licenza può essere rifiutata a chi non da affidamento di non abusare delle armi” → potere non oggettivo, potere in cui
l’autorità ha un margine di scelta molto ampio, passa attraverso la verifica di alcune condizioni opinabili e comporta una
valutazione e comparazione di interessi: pubblico, che l’autorità deve curare e per cui il potere le viene dato, e privato, sta alla
base della domanda, ma spesso anche altri interessi che possono essere privati o pubblici.
La gran parte dei casi quando la norma attribuisce il potere dell'amministrazione le attribuisce un margine di
discrezionalità/apprezzamento e ciò può riguardare diversi elementi del potere.
Valutazione che attiene agli interessi in gioco: l’interesse pubblico primario, gli interessi pubblici secondari, gli interessi privati. Il
legislatore conferisce il potere in funzione di un interesse pubblico (che può essere diverso a seconda del potere), interesse pubblico
contrasta con quello privato che è alla base della richiesta legittima (es. esproprio potere in vista dell’interesse pubblico, es. per
infrastrutture, il soggetto espropriato che mira a contrapporsi al potere ha l’interesse privato titolarità del diritto di proprietà) → molto
frequente la dinamica di conflitto tra i due interessi. Qualche volta non necessariamente contrapposizione tra privato e pubblico ma tra
due interessi privati, oppure altri interessi pubblici.
Non ci sono dei paletti fissi/chiari a questo potere: ci sono delle norme che regolano il potere (es. profilo di competenza, procedura), ma il
modo in cui si combinano gli interessi non è predeterminato/previsto dalla legge, proprio perché il legislatore sa che per arrivare a definire
quel rapporto giuridico occorre che ci sia autorità che verifica in concreto la situazione, e il legislatore non può farlo. Dove la valutazione
richiede una valutazione concreta degli interessi non può che spettare all'autorità competente per quegli interessi. La discrezionalità che
consegna all'amministrazione un potere discrezionale è una necessità dell'ordinamento (non ci possono essere ordinamenti che non lo
prevedono - la norma generale-astratta ha dei limiti). Quadro di regole per i confini esterni ma la scelta esterna spetta all’autorità; se il
privato non è soddisfatto del lavoro dell’autorità qual è lo spazio di contestazione, posto che è valutazione che si basa sulla opinabilità?
Questo margine è dato all’autorità o se si vuole che l'autorità ultima sia il giudice? Chi nell'ordinamento ha il compito di ordinare e
gerarchizzare gli interessi, chi ha il potere di fare queste scelte, l'amministrazione soggetto ultimo oppure il giudice? Il giudice verifica
attraverso un sindacato di legittimità, per quanto riguarda l’applicazione delle norme; perché è il potere esecutivo che è chiamato ad
operare queste scelte, ordinare e gerarchizzare gli interesse, perché teoricamente/astrattamente risponde (principio responsabilità politica
dell’operato) dinnanzi al potere legislativo → circuito di legittimazione di tipo democratico che dovrebbe assicurare che se
l'amministrazione non opera adeguatamente le decisione l’elettore ha la possibilità di cambiare l'amministrazione e sostituirla con un altro
potere esecutivo (principio rappresentanza politica). Il giudice è un organo neutro, politicamente non risponde delle decisione, quindi
non può bilanciare gli interessi.
A livello anglosassone, dove alle volte i giudici sono eletti, è comunque l'amministrazione che viene costruita con i migliori mezzi
per prendere la decisione, giudice non ha stessa expertise della P.A. → diverse ragioni alla base
Tutti i sistemi che la decisione spetta all'amministrazione, che il giudice può controllare la decisione (giustiziabilità degli ordinamenti) ma
controllo se l'amministrazione è stata nei confini, controllo sul rispetto delle norme giuridiche, non sull'opportunità della decisione
Limiti al potere discrezionale: non ha dei paletti. Pro la giurisprudenza ha costruito, nel tempo, due vincoli fondamentali
Ragionevolezza: parametro di legittimità che porta ad annullare quelle decisioni espressione di discrezionalità che risultino al
giudice irragionevoli. Cioè il giudice, attraverso una serie di fattispecie che ha identificato c.d. figure sintomatiche di eccesso di
potere, verifica se una situazione è ragionevole o irragionevole. Giudice a sua volta spazio di interpretazione che fa sì che la
risposta non sia univoca nel sistema, anche a seconda del interesse pubblico in gioco (+ o - deferenti nei confronti del potere
esecutivo). Quello che è chiaro è che comunque il giudice non può mai fare un sindacato sostitutivo (di ciò che è giusto e
opportuno), può dire che la decisione è irragionevole ma deve ricavare delle motivazioni di irragionevolezza dai fatti concreti.
Cose riscontrabili nel procedimento: es. elementi dell'istruttoria poi ritenuti non rilevanti. Bisogna che questo sia il principio
attraverso cui si ispira l’azione e il parametro di sindacato del giudice.
Proporzionalità
Il tipo di controllo del giudice sulle decisioni dell’amministrazione è un controllo di legittimità e non un controllo di merito. Merito
qualche volta scambiato con il contenuto del provvedimento, quest’ultimo è invece l’oggetto sostanziale della decisione; per inquadrare il
merito (ciò che non è sindacabile dal giudice): si supponga che l'autorità debba operare una scelta relativa alla costruzione di una pista
ciclabile, per realizzarla deve poter disporre di un terreno continuo, a seconda di dove verrà fatta la pista verranno interessati differenti
terreni (interesse pubblico e interessi privati che saranno interessati dalla decisione); un’alternativa comporta un certo sacrificio dei terreni
di diversi proprietari mentre l’altra comporta il sacrificio degli interessi di altri proprietari (interessi oppositivi), l'amministrazione cerca di
capire le problematiche degli eventuali due tracciati: risultano problematiche analoghe → scelta in entrambi i casi ragionevole. Se
entrambe le scelte sono discrezionali e ragionevoli la scelta tra una delle due è una questione di merito e quindi non sindacabile dal giudice,
non ci sono ragioni per contestarla, entrambe scelte ragionevoli per l'ordinamento → non c’è modo per mettere in discussione la decisione
01-03-2022
Come i poteri discrezionali rendano difficile il principio di giustiziabilità, fin dove il giudice possa sindacare le scelte dell’amministrazione
Mai deferenza assoluta nei paesi occidentali al capo opposto intervento sostitutivo (non si trova in nessun ordinamento
giuridico), tra i due estremi che diversi ordinamenti cercano un equilibrio tra potere esecutivo e giudiziario
Il giudice nel processo quali strumenti ha per effettuare il controllo sulla valutazione tecnica?
Per questo valutazioni di ragionevolezza e non potere sostitutivo
Fino al 2000 nel nostro ordinamento il giudice amministrativo disponeva di tre tipologie di mezzi di prova
Documentale
Chiarimenti: possibilità di chiedere all'amministrazione alcune spiegazioni in ordine al procedimento seguito e alla decisione
adottata
Verificazione: rivolgersi ad un verificatore, soggetto comunque dell'amministrazione, per chiedere alcuni accertamenti fattuali
Il giudice non poteva avvalersi della CTU (consulenza tecnica d’ufficio) con cui si chiede ad un esperto di redigere un rapporto che
consentano di ricostruire la ragione per cui si arriva a determinate conclusioni
02/03/2022
Consiglio giustizia amministrativa regione Sicilia 418/2011:
Tar = giudice di appello in Sicilia.
Il ricorrente società Anfedil, impresa di costruzioni, che aveva ricevuto concessione edilizia per realizzare insieme di abitazioni a Catania.
Inizia scavi e poi con ispezioni viene condotta ispezione da parte del Genio civile e della Soprintendenza del comune di Catania → risulta
che sotto si trova un pozzo dell’antico acquedotto, ancora integro, con anche una serie di camere di questo tratto di acquedotto antico.
Poiché nasce l’interesse di probabile protezione culturale viene disposta momentaneamente la sospensione dei lavori di scavo. Con un
provvedimento di poco successivo la Sovraintendenza avvia il procedimento per la tutela del ritrovamento e impone alla società lo stop ai
lavori. Successivamente la Sovraintendenza decide di apporre sul bene il vincolo di bene culturale per interesse etnoantropologico e
storico - stabilita fascia di rispetto di 6 mt in verticale e orizzontale, ciò compromette le facoltà edificatorie della società. La società ha
quella di dimostrare che il vincolo sia illegittimo e per dimostrare ciò deve dimostrare che questo ritrovamento non costituisce un bene
meritevole di protezione attraverso il vincolo, non bene etnoantropologico e storico.
In che misura la valutazione della Sovraintendenza può essere dichiarata illegittima dal giudice?
L’amministrazione propone Appello davanti al Cons. giust. amm. Reg. Sicilia, secondo l'amministrazione travalicamento dei confini della
giurisdizione di legittimità: avrebbe fatto una giurisdizione di merito, sostituire la propria idea di bene culturale da sottoporre a protezione
all’idea di bene culturale dell’amministrazione → sovrapposto un proprio giudizio di merito a una valutazione tecnica fatta dalla
amministrazione. Il TAR lo avrebbe fatto utilizzando dei parametri inappropriati e fallaci
Il Cons. giust. amm. Reg. Siciliana: intervento sostitutivo o intervento di verifica della ragionevolezza?
In questo caso è stato deciso che il TAR ha sforato i propri poteri ed ah operato un potere sostitutivo.
Quali sono i mezzi a favore del giudice? Il giudice potrebbe prevedere una consulenza tecnica d’ufficio, ma non è detto che poi possa
sostituire automaticamente la perizia del tecnico (privato si sostituisce all’amministrazione), il Consiglio di Stato ha detto che la perizia
non sostituisce la valutazione dell'amministrazione ma da al giudice elemento conoscitivo con cui il giudice ha più elementi conoscitivi per
valutare la ragionevolezza della decisione.
→ Stabilire se un bene è un bene artistico è una discrezionalità tecnica: espressione di competenze ed esperienze; si “scioglie”
indeterminatezza con la norma. Nelle valutazioni tecniche e di valutazione interesse non vi è una netta distinzione
Secondo il giudice di appello il TAR ha compiuto valutazioni esorbitanti ed oltretutto erronee [FOTO]
.
.
.
Gli argomenti utilizzati dal giudice del TAR sono stati considerati erronei
Qualcuno cerca di provare di ridurre la confusione presente nelle categorie del controllo di discrezionalità distinguendo tra
Concetti empirici o descrittivo: (applicazione della tecnica o della scienza) mercato rilevante, valutazione paesaggistica -
sindacato più forte (non solo ragionevolezza ma analisi di attendibilità rispetto alle alternative)
Concetti di valore: (valutazioni di tipo etico/valoriale) condotta contraria alla morale pubblica, al buon costume - sindacato più
debole (di ragionevolezza)
min 35
Anche questa distinzione non è risolutiva e il problema dei confini del giudice resta contraddistinto da una serie di problemi, in tre punti
Non si capisce bene cosa è veramente una valutazione tecnica rispetto ad una sugli interessi: generalmente la prima ingloba anche
la seconda.
Se si pensa che si tratti di valutazione tecnica ci assicura il fatto che a farlo sia un organo tecnico, non si è preoccupate di una non
accountability, ma magari però sono anche questi organi che non rispondono a nessuno: confine tra valutazione tecnica e politica
non è chiarito
Più si sposta sul giudice un potere di sindacato forte, pi usi finisce per sostituire valutazione opinabile a una opinabile: soggetto
che non risponde secondo logica di rappresentanza politica
Se si osserva qualunque ordinamento equilibrio tra sindacato del giudice e amministrazione è molto variabile/instabile e questo
ha molte conseguenze sul piano della prevedibilità e della certezza. Fenomeno non solo italiani
Struttura impugnatoria del ricorso. Ricorso per annullamento con il quale il Questore ha revocato la licenza di porto di fucile.
Il sig. aveva litigato, in modo consistente, con il vicino con entrambi finiti al Pronto Soccorso. Unico episodio di lite violenta del sig.. A
seguito della lite il Questore revoca la licenza di porto d’armi a seguito della comunicazione della notitia criminis (c’e solo la denuncia non
una sentenza penale).
Il ricorrente lamenta una serie di vizi. Ma soprattutto dice che la Questura non ha svolto una corretta istruttoria, ma automatismo tra
denuncia e revoca del porto d’armi → non ha compito una vera e propria valutazione.
Il giudice:
“L’articolo 43, comma 2, del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, attribuisce al Questore il potere ampiamente discrezionale, in quanto
finalizzato alla tutela di rilevanti valori quali l’ordine pubblico e la pubblica sicurezza, di ricusare la licenza di portare le armi ai soggetti che
non diano affidamento di non abusarne, sulla scorta dell’accertamento di circostanze atipiche, diverse dall’accertamento della
responsabilità penale, il quale è invece richiesto dalla fattispecie contemplata nel primo comma per taluni reati tassativamente elencati.”.
L’articolo distingueva ipotesi tra licenza non poteva essere concessa nel caso di sentenza o ipotesi in cui facoltà di non essere concessa nel
caso di una valutazione di pericolosità. Nel caso di specie non sentenza ma verificare se il solo fatto della denuncia faccia supporre che il
sig. non è più idoneo.
Secondo il giudice di primo grado “L’onere motivazionale della revoca del titolo di polizia risulta pertanto
sufficientemente assolto mediante il riferimento a fatti atipici, a prescindere dalla loro rilevanza sotto il profilo penalistico, idonei a porre
in dubbio, secondo la logica causale del “più probabile che non”, le stringenti garanzie di affidabilità che l’ordinamento esige dai soggetti
autorizzati a portare le armi.
La motivazione del provvedimento di revoca della licenza di porto delle armi non richiede perciò una puntuale descrizione delle ragioni
che hanno condotto alla sua adozione né una dettagliata valutazione della personalità del destinatario della misura preventiva e cautelare
ma solo l’indicazione dei presupposti fattuali e della loro idoneità a porre in dubbio l’affidabilità del soggetto nell’uso delle armi ” “La
Questura di Sondrio ha sufficientemente motivato il giudizio di inaffidabilità del ricorrente sulla scorta della oggettiva sussistenza di una
grave situazione di conflitto con il vicino di casa, sfociata nella lite violenta avvenuta in data 28 ottobre 2017, in esito alla quale entrambi i
litiganti hanno subito lesioni personali, certificate dal locale pronto soccorso sanitario.”.
Sentenza che l’evento di lite, le caratteristiche dell’evento, e la circostanza che probabilmente esiste tra i due un rapporto che potrebbe dare
vita ad ulteriori scontri sono valutazioni discrezionali sufficienti a proporre la revoca del porto d’armi
→ controllo molto deferente: questo singolo episodio. “La Questura ha pertanto ragionevolmente dedotto, secondo un ragionamento
privo di profili di illogicità, che la grave ed attuale situazione di conflittualità tra vicini di casa potesse, con un elevato grado di probabilità,
trasmodare in altri episodi di violenza, per cui ha ritenuto di non poter più riporre in entrambi i soggetti la piena fiducia che gli stessi in
futuro adotteranno comportamenti rispettosi dell’ordine pubblico, dell’incolumità personale e della sicurezza collettiva.”. Controllo di
non illogicità della decisione
Discrezionalità ampia e sindacato del giudice di ragionevolezza
Fa valere un vizio della decisione relativo alla falsità dei presupposti, travisamento dei fatti, no istruttoria e sproporzionalità della decisione.
Il potere di revoca utilizzato erroneamente considerato il fatto un fatto di per se determinate e assorbente per ritirare le licenze.
→ Approccio più rigoroso del giudice rispetto all’amministrazione: circostanziare maggiormente il potere dell’autorità, esigere istruttoria
più adeguata del quadro del ricorrente
Ultimi due casi ci fanno vedere il potere di revoca e i suoi limiti. E come il giudice possa più o meno esigere dall'amministrazione in
termini di motivazione, istruttoria precisa ed adeguata. Il tema del controllo della discrezionalità si muove tran discrezionalità
dell'amministrazione (a seconda di come la norma inquadra il potere) e del giudice
07/03/2022
Il dato comparato
Il modo in cui il potere si esercita è necessariamente un modo procedimentalizzato. Le decisioni pubbliche non nascono
improvvisamente o secondo un iter deciso di volta in volta dall’amministrazione, ma il modo in cui nascono è disciplinato
dall’ordinamento → susseguono una serie di atti o di attività organizzate in una serie di fasi. Quando nel procedimento qualcosa
non funziona e si realizzano delle difformità rispetto allo schema previsto dal legislatore, l’ordinamento colpisce il
provvedimento finale che si è formato appunto in modo difforme da quanto previsto dall’ordinamento. L’ordinamento dà così
importanza al modo in cui la decisione si deve formare, che se si forma in modo diverso, ciò si traduce in invalidità dell’atto
finale → implicazione importante che quasi mai si realizza negli atti di autonomia privata.
La scelta di una codificazione generale del processo amministrativo non è stata fatta da tutti gli ordinamenti → es. nel Regno
Unito non c’è una codificazione generale, ma non è che il modo in cui si forma la decisione non conta. Ma mentre nel nostro
ordinamento c’è una legge generale che si applica orizzontalmente e trasversalmente e che contiene delle garanzie minime, in
ordinamenti come quello del Regno Unito il cittadino trova le sue garanzie nelle leggi settoriali (leggi che regolano il singolo
specifico procedimento) oppure si appoggiano sulla giurisprudenza delle Corti.
Di codificazione o no si discute molto anche nell’Unione Europea, dove c’è una difficoltà particolare che dipende dal modo in cui
l’Unione Europea organizza la propria funzione amministrativa, perché l’UE utilizza soprattutto le amministrazioni nazionali per
tradurre le norme generali in comando concreto, e quindi, essendo le amministrazioni nazionali, soggette alle regole dei propri
ordinamenti, una codificazione del diritto amministrativo europeo troverebbe un ostacolo nel fatto che ci sono tanti diritti
amministrativi procedurali → non è chiaro se l’Unione Europea ha il potere di normare come le amministrazioni nazionali
applicano le regole. Se una codificazione si facesse, riguarderebbe il modo in cui le amministrazioni europee (e quindi
principalmente commissione e agenzie europee) applicano le regole.
Argomento a favore di coloro che sono contro la codificazione: essa ingessa le regole, blocca le Corti → poniamo un te o alla
possibilità delle corti di andare oltre il livello stabilito dal legislatore.
Negli USA sono nate le autorità amministrative indipendenti, che sfuggono alla regola della rappresentanza e della
responsabilità politica. Allora sono stati creati dei forti vincoli procedurali in modo che gli interessi di tutti coloro che sono
toccati dall’azione di soggetti che non possono essere controllati perché non ci sono meccanismi di responsabilità politica
possano entrare nel procedimento. L’amministrazione deve pubblicare sul registro federale le regole che vorrebbe adottare e a
questo punto si apre una fase di consultazione in cui tutti possono presentare i loro commenti. L’amministrazione deve fare le
rules finali dando conto di aver tenuto in considerazione tutti i commenti. Non c’è un controllo dall’alto, ma sono costrette a
seguire un procedimento che garantisce l’incontro degli interessi. È un’attività complessa che richiede molto tempo → canale
faticoso da seguire per le amministrazioni. Esse provano quindi a uscire da questo canale: cercano di evitare di sottostare alle
regole procedurali, cercando di realizzare lo stesso obiettivo dando un altro nome all’atto che va a emanare (non “rules” ma ad
esempio “linee guida”).
Quindi chi dice che la codificazione è un elemento di ossificazione dice anche questo: la codificazione crea dei vincoli che
portano l'amministrazione a cercare di superarli per poter raggiungere più facilmente degli obiettivi.
Gli atti a contenuto generale o normativo escono nel nostro ordinamento dalla legge 241/1990 → la nostra legge sul
procedimento è soprattutto una legge sul procedimento per gli atti di portata individuale (negli Usa invece non è così, ma per la
maggior parte degli stati avviene come nel nostro ordinamento → perché le leggi nascono sopra u o per tutelare il sogge o
privato destinatario della decisione).
Ogni codificazione ha i suoi caratteri, ma c’è un nucleo comune che attraversa tutti i tentativi di codificazione del procedimento
amministrativo, ed è quello che riguarda tre pilastri:
diritto al contraddittorio
obbligo di motivazione
pubblicità degli atti
Iniziativa
Per i poteri ampliativi è il privato a prendere l’iniziativa → ha interesse a fare esercitare il potere. Per i poteri restrittivi invece è
l’amministrazione d’ufficio che si attiva → ci sarà una segnalazione che richiede l’esercizio del potere pubblico.
La fase di iniziativa fissa il termine che inizia la fase procedimentale che entro un certo termine si deve chiudere → il dies a quo.
Una volta che il procedimento è perfetto (nel senso che esiste, che si compone dei suoi elementi essenziali) esso può produrre i
suoi effetti oppure potrebbe avere ancora bisogno di qualcosa per poterli produrre → ci possono essere degli elemen che
posticipano la produzione degli effetti giuridici rispetto al momento della perfezione dell’atto. Si distingue quindi tra:
perfezione
efficacia → significa idoneità dell’atto a produrre effetti giuridici; l'efficacia può dipendere dalla circostanza, che
qualche volta l’ordinamento fissa, dell’adempimento o di un atto che deve essere posto in essere dopo che il
provvedimento è venuto ad esistenza;
validità → bisogna verificare se nell’emanazione di quell’atto l’amministrazione ha rispettato tutte le norme giuridiche
che lo concernono (potremmo ad esempio avere un atto viziato perché l’amministrazione non l’ha motivato → a o
perfetto ma invalido). Un atto invalido è comunque capaci di produrre effetti giuridici? Dipende se è annullabile o nullo.
L'annullabilità non impedisce la produzione degli effetti giuridici; viceversa se l’invalidità è così grave da produrre la
nullità allora quell’atto non è in grado di produrre gli effetti giuridici. Le relazioni tra validità e efficacia del
provvedimento amministrativo sono relazioni tendenzialmente indipendenti: tra ciò di cui ha bisogno di essere efficace
non è la validità (un provvedimento invalido può comunque produrre effetti giuridici). Il provvedimento efficace e
annullabile può smettere di essere efficace se vengono attivati gli strumenti volti a rilevare l’annullabilità (c’è un
termine massimo per rilevare il vizio).
Il primo articolo ci consegna un quadro molto ambizioso. L’amministrazione è chiamata da un lato ad essere efficiente e
trasparente, dall’altro, però, deve anche assicurare la partecipazione, un’istruttoria adeguata, la motivazione delle decisioni.
Questi principi evidentemente vanno in collisione tra loro. Esempio: principio di celerità ed efficienza della p.a. e obbligo di
consentire la partecipazione delle parti che causa un rallentamento dell’azione amministrativa → il responsabile dovrà fare un
bilanciamento.
08/03/2022
Queste norme non si applicano solo alle pubbliche amministrazioni formalmente o sostanzialmente intese, ma la legge si applica
anche ai soggetti privati preposti all’esercizio di attività amministrative. Se consideriamo un soggetto privato che svolge un
servizio pubblico sappiamo che il soggetto svolge attività regolate dal diritto comune, ma una porzione seppur minima della sua
attività può essere qualificata come attività autoritativa. Quando si svolgono attività autoritative, si entra nella sfera di
applicabilità di norme di diritto pubblico.
Da cosa dipende la autoritatività? Quando un soggetto svolge un'attività autoritativa? Quando non si comporta come un privato.
L’attività autoritativa si esprime attraverso poteri che il privato non ha e che sono costruiti come poteri perché sono finalizzati a
realizzare interessi generali. Quando opera tramite poteri autoritativi deve applicare la legge 241/1990 → si applica anche ai
soggetti privati quando esercitano attività definibili come autoritative.
La disciplina sul procedimento amministrativo si applica trasversalmente, ma ciascun procedimento amministrativo ha la propria
disciplina settoriale (anagrafe, edilizia, ecc.), quindi è molto raro che si applichi direttamente e solo la legge 241/90. Molto
spesso si applica la legge settoriale, che però deve conformarsi alla legge 241/90. È come se fosse una specie di super-legge che
ha conformato tutte le leggi settoriali.
Se noi consideriamo le autorità amministrative indipendenti, lì troveremo delle regolamentazioni settoriali di procedimento più
avanzate della legge 241/90 perché le autorità amministrative indipendenti soffrono della mancanza di legittimazione
democratica e perciò il livello di garanzie del privato deve essere più elevato.
Art. 2 l. 241/1990
L’iniziativa può essere:
d’ufficio quando l’atto finale del procedimento è restrittivo
di parte quando l’atto finale del procedimento è ampliativo
Termine
Il termine varia. Il legislatore ha stabilito che se l’amministrazione non prevede un termine si applica un termine di trenta giorni.
Il termine per la conclusione del procedimento non può comunque essere superiore a novanta giorni, con l'estensione fino a
centottanta per procedimenti particolarmente complessi, ma in questo caso il legislatore dice che ci devono essere delle
condizioni per poter superare i novanta giorni: l’estensione del termine deve essere previsto con decreto adottato su proposta
anche dei Ministri per la pubblica amministrazione e l’innovazione e per la semplificazione normativa e previa deliberazione del
Consiglio dei Ministri. Questo aggravamento procedurale dovrebbe dare un'idea della eccezionalità di questa estensione.
La norma prevede anche la possibilità della sospensione di trenta giorni di questi termini per ottenere dal privato che ha fatto la
domanda informazioni e certificazioni di cui l’amministrazione non disponga già. Questa previsione dovrebbe essere sempre
meno necessaria perché da anni si sta cercando di realizzare una piena interoperabilità dei dati giuridici: quando il cittadino
consegna una volta un documento all’amministrazione non dovrebbe più farlo → le amministrazioni si devono scambiare i
documenti.
Che cosa succede quando l’amministrazione non riesce a concludere il procedimento nel termine che si è data? Le conseguenze
sono diverse e sono sia di carattere interno, che di carattere esterno, che risarcitorio. Se scade il termine l’amministrazione non
perde il potere: conseguenza favorevole dell’amministrazione.
Conseguenze:
se l’amministrazione adotta alcuni provvedimenti oltre il termine questi provvedimenti sono inefficaci. I provvedimenti
per cui è stabilità l’inefficacia sono quei provvedimenti che inibiscono o comunque bloccano le attività private → se
l’amministrazione blocca l’attività privata dopo che è scaduto il termine, l’effetto di inibizione non c’è e quindi il privato
non subisce gli effetti sfavorevoli di un atto inibitorio emanato fuori termine. L’inerzia della amministrazione va a
pesare sull’interesse pubblico e non su quello privato
responsabilità disciplinare del funzionario e responsabilità dirigenziale del vertice: se quell’ufficio non ha compiuto le
attività che avrebbe dovuto compiere, questi funzionari e il dirigente che è preposto all'ufficio a cui appartiene il
funzionario devono risponderne a titolo di responsabilità amministrativa dirigenziale. Questo tipo di sanzione che va a
colpire il singolo funzionario che non ha rispettato il termine è rafforzata dal fatto che, nel caso in cui il privato
danneggiato dal ritardo vada dinanzi a un giudice per ottenere l’accertamento di questa inerzia dell’amministrazione, la
sentenza di questo processo viene comunicata alla Corte dei Conti → giudice che fa molta paura ai funzionari pubblici
perché è il giudice della loro responsabilità amministrativa
possibilità di poteri sostitutivi: la struttura deve prevedere al suo interno un organo che, nel caso in cui l’organo che ha
la competenza di provvedere non lo faccia, il privato abbia la possibilità di rivolgersi a questo organo sostitutivo e
ottenere che questo organo con poteri sostitutivi entro la metà del tempo necessario per quel provvedimento provveda
al posto dell’organo inadempiente
Ci sono quindi sia meccanismi di responsabilità che meccanismi sostitutivi.
Accanto a questi strumenti interni all'amministrazione, ci sono strumenti esterni attivabili dalla parte interessata davanti al
giudice. Questi strumenti sono di tre tipi:
a. un’apposita azione davanti al giudice amministrativo attraverso cui il privato, che non ha un provvedimento da
impugnare neanche sfavorevole, va dal giudice per fare accertare l’inadempimento dell’amministrazione. A cosa serve
l’accertamento? Io non ho in mano l’atto che voglio, quindi non basta avere una sentenza di accertamento. La
giurisprudenza ha elaborato la possibilità di arrivare a una sentenza di condanna. Se presento la mia istanza per
ottenere l’iscrizione a un certo albo e l’amministrazione non adempie. Il giudice accerta che l’amministrazione non ha
rilasciato l’atto che doveva rilasciare. Può il giudice dire all’amministrazione di iscrivermi all’albo? Sì perché questa è
un’attività vincolata, in cui tra la norma e il fatto (cioè tra la norma che regola questo adempimento
dell’amministrazione e il fatto che io ottenga l'iscrizione) non c’è un potere discrezionale, ma un mero accertamento
che può fare anche il giudice. Ma se il potere alla base del rilascio dell’atto è discrezionale, il giudice può fare questo
passaggio? No, perché lo potrebbe fare solo se si sostituisse all’amministrazione, cosa che non gli è consentito fare
quando l’ordinamento conferisce all’amministrazione potere discrezionale. Il tipo di tutela avverso il silenzio
dell’amministrazione cambia molto a seconda che il potere che l’amministrazione non ha esercitato sia un potere
discrezionale o meno. Inoltre, c’è la possibilità per il giudice di nominare un commissario straordinario che si sostituisce
all’amministrazione nell’adozione dell’atto favorevole ma sempre solo se il potere è vincolato e non discrezionale. Se il
potere è discrezionale può accertare l’inadempimento e ordinare al giudice di provvedere → l’amministrazione ha
l’obbligo di provvedere e se non lo fa entro trenta giorni da questo comando, il commissario può sostituirsi.
b. risarcimento del danno causato dal ritardo (art. 2 bis): “Le pubbliche amministrazioni e i soggetti di cui all'articolo 1,
comma 1-ter, sono tenuti al risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o
colposa del termine di conclusione del procedimento. Fatto salvo quanto previsto dal comma 1 e ad esclusione delle
ipotesi di silenzio qualificato e dei concorsi pubblici, in caso di inosservanza del termine di conclusione del
procedimento ad istanza di parte, per il quale sussiste l'obbligo di pronunziarsi, l'istante ha diritto di ottenere un
indennizzo per il mero ritardo alle condizioni e con le modalita' stabilite dalla legge o, sulla base della legge, da un
regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400. In tal caso le somme
corrisposte o da corrispondere a titolo di indennizzo sono detratte dal risarcimento”. Si parla di indennizzo e
risarcimento → quale è la differenza? Il comma 1 bis parla di indennizzo per mero ritardo. La violazione del termine del
procedimento non dà di per sé diritto al risarcimento del danno; perché ci possa essere risarcimento del danno
l’esercizio della funzione amministrativa tardivo deve essere in senso favorevole all’interessato → ragionamento del
Consiglio di Stato. Il ragionamento è che tu hai diritto ad avere risarcimento del danno se l’amministrazione ti ha negato
o ti ha fatto godere in ritardo di un’utilità che ti spettava. Se quel provvedimento favorevole non ti spetta, allora vuol
dire che non è stato leso nessun interesse meritevole di tutela. Quindi o l’esito del procedimento doveva essere
favorevole oppure quello che puoi ottenere è al più un indennizzo. Questa è la linea di confine tra il risarcimento del
danno e l'indennizzo.
c. indennizzo → la responsabilità extracontrattuale della p.a. non lavora come la responsabilità extracontrattuale dei
soggetti comuni perché è come se avesse una sorta di rete di contenimento. Se da un lato non si può non proteggere il
cittadino di fronte all’amministrazione anche sul piano dell’illecito, dall’altro bisogna fare attenzione ad allargare l’area
di ciò che è risarcibile per effetto dell’azione amministrativa perché l’amministrazione deve fare tantissime cose con
una soglia di complessità non indifferente e quindi se sbaglia paga delle nostre tasse (quanto più ampliamo l’area
risarcibile tanto più dovrà trovare dei soldi per risarcire e i soldi provengono dalle tasse). Inoltre discrezionalità significa
fare delle scelte tra ciò da sacrificare e ciò da non sacrificare e quindi l’amministrazione deve potersi muovere senza
un’eccessiva preoccupazione → non può poter rispondere di tutte le sue scelte.
Se io ho l’azione avverso il silenzio posso non proporla e proporre solo il risarcimento del danno? Prima devo costringere
l’amministrazione a provvedere, se non lo si fa e si propone direttamente il risarcimento non verrà risarcito il danno che si
avrebbe potuto evitare se si avesse esercitato l’azione avverso il silenzio → io devo cercare di diminuire il danno e lo avrei
potuto fare esercitando l’azione avverso il silenzio.
Il modo in cui il potere si esercita è necessariamente procedimentalizzato, le decisioni pubbliche non nascono improvvisamente
o secondo iter deciso di volta in volta, ma il modo è disciplinato dall'ordinamento che prevede che si susseguano una serie di atti
e attività organizzati all’interno di fasi. Il fatto che l'attività preparatoria della decisione sia organizzata in fasi non è solamente
funzionale ad assicurare che le decisioni si coordinino bene ma quando nel procedimento qualcosa non funziona, quindi si
realizzano le difformità rispetto allo schema previsto dal legislatore, l'ordinamento colpisce il provvedimento finale che si è
formato in modo non conforme alla disciplina sul procedimento. Implicazione importante che quasi mai si realizza per gli atti di
autonomia privata o comunque la differenza con la disciplina del contratto è che se la volontà del contraente risulta viziata è il
contraente stesso che può chiedere l’annullamento del contratto per vizio della volontà, mentre per l'amministrazione non in
mano alla stessa la decisione di far conseguire l'invalidità ma la possibilità di far cadere la decisione è dei soggetti che subiscono
gli effetti della decisione.
Non è sempre stato così, i primi tentativi di assegnare questo significato invalidante della decisione finale si collocano a circa
metà del secolo scorso e solo negli anni ‘80 la giurisprudenza ha iniziato a collegare a vizi delle fasi conseguenze sulla decisione,
fin che poi la l. 241/90 ha positivizzato la disciplina del procedimento e stabilito in maniera più certa la disciplina del
procedimento.
La scelta della codificazione generale del procedimento non è stata fatta da tutti gli ordinamenti: l’ordinamento inglese resiste
all’idea di una codificazione generale però non si deve pensare che significhi che nel Regno Unito il procedimento o la decisione
non conta, perché il legislatore ha previsto tante discipline procedurali speciali; la differenza è che mentre nel nostro
ordinamento c’è una legge generale che si applica orizzontalmente e trasversalmente e che contiene delle garanzie minime che
valgono sempre, in UK trova l’assetto del procedimento e le tutele nelle leggi settoriali, se manca una legge settoriale manca una
disciplina, il che non vuol dire che non ci siano delle garanzie minime perché comunque la giurisprudenza ha lavorato per
ricavarle, anche ex post dalla disciplina (es. motivazione delle decisioni sfavorevoli, ovvero diritto di difesa per le decisioni
sfavorevoli) → principi generali elabora dalle Cor rispe o ad una legge generale: il principio elaborato dalla giurisprudenza è
sempre fissato in relazione ad un caso specifico, se una legge generale che il cittadino ha sempre diritto si crea un regime di
prevedibilità e certezza su quella circostanza che vincola l’amministrazione/che l'amministrazione è presumibilmente chiamata
ad applicare sempre - l’elaborazione non ha lo stesso effetto di consolidare la garanzia: protezione del privato nei confronti del
potere può avere ostacoli; la legge generale inoltre fissa un “punto di non ritorno”, l'ordinamento ha individuato un contenuto
minimo dei diritto, anche se permangono degli spazi interpretativi (es. quale sia la decisione sfavorevole: alcuni ordinamenti:
interessi oppositivi mentre il negare un ampliamento non tutti gli ordinamenti ritengono tutela del contraddittorio). Le garanzie
del privato, in ordinamento come UK, devono essere riconosciute in leggi di settore se ci sono oppure si appoggiano
sull'interpretazione delle corti e quindi sul adattabilità del caso sul cui principio è sorto al caso in concreto in cui si deve
proteggere la situazione del privato
Di codificazione o no si discute anche nell’Ue, difficoltà particolare che dipende dal modo in cui l’Ue organizza la propria attività
amministrativa, perché l’Ue utilizza soprattutto le amministrazioni nazionali per tradurre la norma generale in comando
concreto/decisione amministrativa e quindi essendo le amministrazioni nazionali soggette alle regole nazionali, una
codificazione del diritto procedurale amministrativo europeo troverebbe un ostacolo nel fatto che ci sono tanti diritti
procedurali nazionali che riguardano le singole amministrazioni - non è chiaro se l’Ue ha il potere di normare come le
amministrazioni applicano le regole. Probabilmente se una codificazione delle norme procedurali europee si facesse sarebbe
una codificazione che riguarderebbe le amministrazioni dell’Ue quando svolgono funzioni amministrative, quindi principalmente
la Commissione e le Agenzie europee.
Argomento che gli oppositori alla codificazione utilizzano per contrastare questo passaggio: l’argomento della rigidità, la
codificazione ingessa le regole e blocca anche le Corti perché mentre se c’è uno spazio non occupato dalla norma positiva la
Corte è più libera di elaborare principi, regole, se si codificano le regole si pone un tetto alla possibilità delle corti di andare oltre
questo livello stabilito dal legislatore. In parte così è: in USA dove c’è una codificazione molto estesa come ambito di
applicazione, si determina soprattutto per l'emanazione d i atti di portata generale il fenomeno che la dottrina americana
chiama “ossification”. Negli USA creato una norma non solo per gli atti a portata individuale ma anche per gli atti
normativi, questo perché paese in cui sono nate le Autorità amministrative indipendenti, che sono un modello di
amministrazione che sfugge alla regola della rappresentanza politica per le funzioni che svolgono sono nate senza testa, nata
preoccupazione, a chi rispondono? I legislatori della Administrative Procedure Act 1946, hanno creato dei forti vincoli
procedurali in modo che gli interessi di coloro che sono toccati dalla loro azione possono entrare nel procedimento; il legislatore
ha creato meccanismi di partecipazione democratica nel procedimento e quindi il procedimento attraverso cui le Autorità
indipendenti arrivano ad emanare gli atti, ed in particolare quelli normativi, è stato con un procedimento chiamato “notice and
comment” in cui l'amministrazione deve pubblicare sul registro generale le regole che vorrebbe adottare, si apre poi una fase di
consultazione in cui tutti gli stake holder sono legittimati a presentare i loro commenti, poi comporta una serie di oneri di
considerazione dei commenti → l’incontro e anche la ges one degli interessi nell'emanazione delle rules. A vità dal punto di
vista procedurale molto complesso. Si genera un canale, per le amministrazioni, molto difficoltoso da seguire quindi le
amministrazioni provano ad uscire dal canale cercando di eludere nominalmente l’atto, cercano di evitare di sottostare alle
regole procedurali; la codificazione anche elemento di ossificazione o rigidità del sistema si creano all'amministrazione dei
vincoli, la quale poi per essere efficiente tende ad evitare. Questo non lo fa solo l'amministrazione americana ma anche quella
italiana centrale, che quando deve adottare un Regolamento, il quale richiederebbe passaggio alla corte dei Conti e Consiglio di
Stato, utilizza un altro nome utilizzano la nozione generica di atto. Codificazione importante perché stabilisce dei punti di non
ritorno, anche per il privato, in termini di garanzie, ma comporta anche l’irrigidimento.
Dire c’è una disciplina generale sul procedimento non afferma cosa ci sia dentro. Es. gli atti a contenuto generale o normativo
nel nostro ordimento escono dalla disciplina l. 241/90, soprattutto legge sul procedimento per l’adozione dei provvedimenti
quindi atti di portata individuale (negli USA non è così, ma negli altri ordinamenti la maggior parte per gli atti individuali). Questo
perché le leggi nascono soprattutto in funzione di tutela del soggetto privato destinatario della decisione, poi si arricchiscono di
altri contenuti, però inizialmente nasce soprattutto per rapporto cittadino individuale-p.a..
Nella l. 241/90
Codificazione delle garanzie
Parte dedicata al coordinamento degli interessi pubblici: procedimento nel senso anche di luogo in cui si devono
coordinare gli interessi pubblici
Istituti di semplificazione dell’azione amministrativa
Principi fondamentali
Regime giuridico dell’atto
Non contiene i contratti, come succede invece in Germania si capisce come in realtà ogni codificazione ha i sui caratteri e non c’è
una coincidenza tra il terreno occupato dalle codificazioni dei diversi sistemi. c’è però un nucleo comune che attraversa tutti i
tentativi di codificazione del procedimento amministrativo e dei principi dell’azione amministrativa ed è quello che riguarda tra
pilastri della parte delle garanzie
Diritto al contraddittorio
Principio di motivazione
Pubblicità degli atti
Anche se il modo in cui viene assicurato può cambiare ma delle garanzie che sono certe e che non vengono più messe in
discussione. Tutti i diritti amministrativi delle tradizioni giuridiche occidentali hanno capito che c’è un nucleo di protezione del
privato, rispetto al potere, che è irrinunciabile.
La struttura del procedimento amministrativo non è diversa da qualunque procedimento rivolto a governare l’esercizio di una
funzione statale, prevede che ci sia un momento:
Iniziativa
Istruttoria
Decisorio
Nel caso della funzione amministrativa si può aggiungere una quarta fase, che una volta era senza presente e che adesso è
diventata recessiva, che è la fase c.d. integrativa dell’efficacia: serve a garantire che una decisione formata, perfezionatosi asl
momento della decisione, possa produrre i suoi effetti quando questi dipendono da adempimenti o accadimenti che avvengono
successivamente alla decisione; qualche volta l’atto al momento in cui viene preso è anche efficace, ciò produce i suoi effetti,
qualche volta l’atto esiste/è perfetto quindi costituito nei suoi elementi essenziali ma la sua efficacia può dipendere da qualcosa
che avviene dopo, che può essere ad es. un controllo, oppure adempimento che spetta al destinatario oppure notificazione al
destinatario
09/03/2022
TAR Lombardia, Milano, sez. III, 16 ottobre 2018, n. 2309: “Poiché il risarcimento del danno da ritardo inerisce ad un interesse legittimo
pretensivo, esso implica una valutazione concernente la spettanza del bene della vita e deve, quindi, essere subordinato anche alla
dimostrazione che l'aspirazione al provvedimento sia destinata ad esito favorevole, dimostrazione e quindi alla della spettanza definitiva
del bene sostanziale della vita collegato a un tale interesse e, di conseguenza, non è di per sé risarcibile il danno da mero ritardo.”
Costituisce uno degli elementi che stanno nel nucleo comune ed essenziale dei principi del diritto amministrativo garantista.
Diritto alla motivazione/obbligo di motivare può avere una estensione diversa da ordinamento a ordinamento: es. in UK non c’è una legge
generale che stabilisce l'obbligo quindi stato affermato dalla giurisprudenza e c’è in alcune leggi settoriali. Se si è colpiti da un
provvedimento sfavorevole per i diritti (es. provvedimento di espulsione - duty to give reason) ci può essere un duty to give reason questo
per molti provvedimenti aggressivi; nel caso invece in cui il provvedimento non sia aggressivo può essere che l'amministrazione non è
tenuta a motivazione e in generale per tutte le posizioni di interessi pretensivi il diritto alla motivazione è quasi sempre assente, questo
perché in UK il diritto di motivazione ha radice nella natural justice e si è affermato nei confronti di un provvedimento sfavorevole non
quando lo Stato attribuisce diritti → vedere se nelle leggi di settore è prevista una protezione rispetto al diritto alla motivazione.
L’art. 3 co. 1 l. 241/90 la distinzione non esiste: tutti gli atti individuali emananti dalla p.a. sono soggetti all’obbligo di motivazione “Ogni
provvedimento amministrativo, compresi quelli concernenti l'organizzazione amministrativa, lo svolgimento dei pubblici concorsi ed il
personale, deve essere motivato, salvo che nelle ipotesi previste dal comma 2. La motivazione deve indicare i presupposti di fatto e le
ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell'amministrazione, in relazione alle risultanze dell'istruttoria.”. Indicate
ragioni giuridiche e di fatto in relazione alle risultanze dell'istruttoria: si deve verificare il procedimento logico.
Perché tutti i sistemi hanno elaborato questa garanzia fondamentale, seppur con peso diverso?
Dare al privato la possibilità di comprendere le ragioni, logica di difesa: il privato deve sapere le motivazioni perché funzionale
alla difesa processuale.
Non è la sola ragione perché ci sono delle ragioni di buona amministrazione, poiché non si può motivare una scelta illogica. Si
ottiene anche una maggiore responsabilizzazione dell’amministrazione, si obbliga ad agire ragionevolmente
Ragione di trasparenza: tenuta ad essere pubblica rispetto ai privati; attraverso la motivazione l'amministrazione spiega l’operato
e si legittima
Tutela del privato
Sindacabilità giudiziaria: il giudice può capire l’operato a partire dalla motivazione
Seppur la legge non provveda nessuna differenza dell’obbligo di motivazione (necessario solo che sia un provvedimento, atto individuale)
nella prassi c’è una grossa differenza tra obbligo di motivazione tra atto vincolato e discrezionale. Nel caso di provvedimento vincolato
basta solo la verifica dei requisiti richiesti dalla legge per questo la motivazione elemento che può non portare all’annullamento per la
giurisprudenza. Per gli atti discrezionali la motivazione deve far comprendere come l'amministrazione, data la fattispecie normativa e i
fatti, ritiene che sussistano le ragioni o meno per giungere ad una determinata conclusione.
Art. 3 co. 2 esenzione per gli atti normativi e generali “La motivazione non e' richiesta per gli atti normativi e per quelli a contenuto
generale.”. Non è detto che comunque tutti siano esentati, in particolare quelli dell’Ue non lo sono. Motivazioni di altro genere, perché
impatto su una quantità eterogenea di interessi poiché la ratio della motivazione è quello di spiegare le ragioni che hanno mosso il
legislatore ad intervenire. Anche se non c’è un obbligo di motivare gli atti normativi e generali poi ci sono norme settoriali (es. le Autorità
indipendenti, cercano la legittimazione nel procedimento e nella motivazione → strumento di accountability). La mancanza dell’obbligo
è data dal fatto che sono organi che hanno diversa legittimazione, politica, e quindi non hanno bisogno di motivare.
Co. 3 “Se le ragioni della decisione risultano da altro atto dell'amministrazione richiamato dalla decisione stessa, insieme alla
comunicazione di quest'ultima deve essere indicato e reso disponibile, a norma della presente legge, anche l'atto cui essa si richiama.”
c.d. motivazione per relationem. Quando l'amministrazione acquisisce nel provvedimento taluni fatti attraverso atti istruttori, non
necessariamente trasposto nell’atto finale: se la motivazione si torva in un altro atto per l'amministrazione è necessario menzionare tale
atto.
Violazione obbligo
E’ importante capire a cosa serve la motivazione per capire come costruire l'obbligo quali possono essere le conseguenze della violazione
dell'obbligo.
Motivazione scritta delle ragione alla base della decisione, ma se le ragioni sono buone e quindi la decisione è legittima ma
l'amministrazione motiva male (dal punto di vista formale) → Deve essere annullata oppure no? Pro lo sostanziale o pro lo formale?
Nullità inidoneità a produrre effetti giuridici mentre annullabilità può perdere efficacia, con effetto retroattivo, successivamente.
Annullabilità dipende da tre vizi di legittimità (con la legge Crispi per la prima volta creata una procedura per il ricorso contro gli atti
amministrativi dinanzi al Consiglio di Stato, che nel 1889 e fino alla l. Crispi svolgeva solo compiti consultivi per il Governo)
Violazione di legge
Incompetenza
Eccesso di potere
Conseguenza se non si motiva l’atto? Ci sono due possibilità
Nessuna motivazione: ipotesi molto rara soprattutto per i poteri discrezionali. Se accade ciò non c’è dubbio che c’è una
violazione dell’art. 3. Qualcuno dice che ciò è troppo poco: sola sanzione annullabilità è poco e quindi nella dottrina (no
giurisprudenza) si è anche detto che l’atto senza motivazione mancherebbe di un elemento essenziale e dunque sarebbe nullo in
applicazione dell’art. 21 septies l. 241/90 che disciplina la nullità dell’atto. Il regime che la giurisprudenza riconosce è il regime
dell'annullabilità e quindi azionare davanti al giudice entro 60 gg - termine di decadenza. Il riscontro da parte del giudice è molto
agevole: si presenta l’atto adottato, il giudice ravvisa la mancanza di motivazione e sarà annullato con l'eccezione data dall’art. 21
octies (atto vincolato)
Motivazione scritta male: perché non sarebbe in grado di motivare bene: non ci sono buone ragioni. La motivazione denota una
lacunosità/contraddittorietà comunque non bene evincibili le motivazioni o pleonastica (le formule della norma). Questo tipo
di motivazione lacunosa o contraddittoria la giurisprudenza dice che questi sono sintomi di eccesso di potere, mal esercitato il
potere discrezionale. Non propriamente violazione di legge, poiché la motivazione c’è, ma eccesso di potere.
L’art. 46 non esige che la Commissione dia un giudizio complessivo dell’elaborato, ma annota le osservazioni positive e negative nelle parti
dell’elaborato non discendere un obbligo di motivazione che richiede di dare conto di tutti gli elementi di valutazione complessiva
dell'elaborato, ma solamente si richiederebbe una sottolineatura di ciò che è sbagliato
14/03/2022
Motivazione serve a diverse funzioni: ragioni di difesa, perché l’amministrazione si responsabilizzi rispetto alle proprie decisioni, e
consente al giudice di avere degli elementi su cui operare il sindacato.
Il nostro sistema di giustizia amministrativa è passato da approccio formalistico ad un approccio più sostanzialistico, perché qualche volta
le violazioni di forma e procedura sono violazioni che non impattano sul contenuto del provvedimento quindi non ha senso se poi
l'amministrazione riapproverebbe con il medesimo contenuto. Passaggio dalla annullabilità per qualunque vizio ad una che va a verificare
se il vizio ha anche un rilievo sostanziale ha dei pro e dei contro
Pro: sistema che guarda al rapporto sostanziale, guarda alla giustizia sostanziale
Contro: la dequotazione dei vizi formali, siccome l'amministrazione sa che il provvedimento regge questo potrebbe avere come
effetto il fatto che sia meno attenta all’osservanza delle regole di forma e procedura rispetto a quelle di sostanza
Questa concezione alla base della giustizia amministrativa, per cui il processo non è sull’atto e sui suoi vizi ma sempre più che guarda al
rapporto sostanziale, può dipendere anche la risposta alla domanda: può l'amministrazione che non ha motivato o lo ha fatto male,
sistemare il profilo nel processo? Nel momento in cui decide per annullamento o meno può l'amministrazione precisare la motivazione in
modo da evitare di incorrere in quel vizio formale? Sempre che i motivi poi siano effettivamente validi. Rischi
Effetto di dequotazione del vizio. invalidità ritenuta formale e se il provvedimento per gli altri elementi è legittimo potrebbe
diminuire la protezione del privato
Il privato non potendo ricostruire dalla motivazione le ragioni sarebbe in una posizione più complicata per decidere se instaurare
o meno un processo.
Se l'amministrazione presenta nel processo le motivazioni, processualmente è data la possibilità al privato di contestare con il
meccanismo dei “motivi aggiunti”: contestare altri profili di legittimità della nuova motivazione
Se la motivazione viene integrata nel processo, nel momento della costituzione presenta una motivazione, il giudice avrebbe
l’indicazione delle motivazioni: potrebbe effettuare il sindacato
Se il privato ha fatto ricorso per ottenere l’annullamento dell’atto basandolo sul motivo della carenza/insufficienza della
motivazione, se l'amministrazione integra nel processo si frustano le pretese di tutela → l'amministrazione risolve
processualmente
Quando l'amministrazione emana l’atto, la motivazione dovrebbe essere contestuale all’atto, questo perché solo così
l'amministrazione nel momento in cui decide è costretta a considerare bene la decisione, e poi una motivazione resa nel giudizio
potrebbe essere costruita ad hoc per neutralizzare l’attacco che il provato a rivolto alla decisione
Argomenti pro integrazione
Se l'amministrazione ha deciso correttamente ha senso annullare per un solo atto formale? La conseguenza dell'annullamento è
che l'amministrazione riemetterebbe l’atto → ragioni di economicità. Non è detto che l'amministrazione una volta caduto l’atto
lo possa riemanare, il potere potrebbe non essere più esercitato (es. l'amministrazione decide, sulla base di una certa
pianificazione urbanistica, di espropriare un terreno, compiendo però delle illegittimità procedurali o formali. Annullato dopo 1
anno in cui è cambiata la pianificazione urbanistica e quindi l'area non ricade più in area come area dove si collocherebbe opera
pubblica. In questo caso anche con annullamento per vizi formali si ottiene una tutela per sempre della proprietà. es. potere
conferito da finanziamento europeo)
Da un lato non c’è dubbio che il nostro sistema di tutela giurisdizionale e la funzione di annullamento ha subito uno sviluppo per cui non
c’è più solo attenzione ai profili formali: non sono sempre più decisivi, sistema di giustizia sostanziale; questo passaggio di giustizia è un
passaggio naturale, giusto, ma anche in cui si rischia di perdere la tutela basata sulla legittimità formale e procedurale dell’atto.
Appello
Secondo la ditta Karisma sentenza erronea perché applicato erroneamente gli artt. 7, 8 e 10-bis, e non accertato eccesso di potere per
difetto di istruttoria e di motivazione
Procedura concorsuale a cui non si applica il 10-bis
pt. 13: ciò non esime però la p.a. dal motivare, ne consente di ritenere ammissibile una integrazione della motivazione in
giudizio: significherebbe ammettere che l'amministrazione ha armi impari rispetto al privato
“L’inapplicabilità del preavviso di rigetto ai procedimenti aventi natura concorsuale non può, tuttavia, giustificare una carenza
motivazionale delle determinazioni conclusive assunte dall’Amministrazione procedente; né un tale difetto potrebbe essere recuperato
in sede giudiziale, mediante l’illustrazione, con atti difensivi o, comunque, con relazioni amministrative depositate in mera funzione
del giudizio (come tali, non aventi natura di atti del procedimento prodromici all’adozione della decisione conclusiva), delle ragioni
sottese al provvedimento impugnato.” La motivazione integrata non è possibile.
“Nel processo amministrativo l'integrazione in sede giudiziale della motivazione dell'atto amministrativo è, in particolare,
ammissibile soltanto se effettuata mediante gli atti del procedimento - nella misura in cui i documenti dell'istruttoria offrano
elementi sufficienti ed univoci dai quali possano ricostruirsi le concrete ragioni della determinazione assunta - oppure attraverso
l'emanazione di un autonomo provvedimento di convalida (art. 21-nonies, secondo comma, della legge n. 241 del 1990). È invece
inammissibile un'integrazione postuma effettuata in sede di giudizio, mediante atti processuali, o comunque scritti difensivi.”
Integrazione della motivazione la giurisprudenza è divisa
Sentenza Karisma ha ragione: il Ministero non poteva motivare con la relazione nel processo. Non è che l’integrazione sia sempre
inammissibile, se dagli atti procedurali sia possibile evincere le ragioni delle decisione l'amministrazione che non ha esplicitamente
motivato potrebbe in sede di processo operare un richiamo di quegli atti. Questo tentativo di compromesso cerca di conciliare: idea
sostanzialistica con esigenza di non frustrare la necessità della parte di sapere quali sono le ragioni della decisione per costruire il ricorso.
Non può essere un atto giudiziale che fornisce ex novo le ragioni, tuttavia se si può arrivare alla conclusione che mancando la motivazione
ma dagli atti sostanziali le ragioni erano evincibili si può ritenere ammissibile un richiamo a tali atti → limiti
Processo di digitalizzazione iniziato negli anni ‘90, processo lento perché: molti vertici dell'amministrazione sono poco digitalizzati,
problema di risorse economico-finanziarie, la cittadinanza molto lenta
Inserimento nella l. 241/90 “Per conseguire maggiore efficienza nella loro attività, le amministrazioni pubbliche incentivano l'uso della
telematica, nei rapporti interni, tra le diverse amministrazioni e tra queste e i privati.”. Obiettivo e mezzo fondamentali, sia per ragioni
organizzative interne, sia per le collaborazioni e interazioni tra diverse amministrazioni sia i rapporti con i cittadini.
Norma arriva dopo processo partito dal ‘90 con applicazioni settoriali, poi accelerazione e poi nel 2005 Codice dell’amministrazione
digitale: contiene il corpo normativo che serve ad assicurare il passaggio dell'amministrazione al digitale (infrastrutture, connettività, cloud
pubblici e improntare le relazioni con i privati su un modello digitale e non più cartaceo). Senso del processo
Dematerializzazione
Accelerazione e maggiore efficienza dell’azione amministrativa con un impatto evidente sullo sviluppo economico del Paese
Processo ora forte perché tutti gli strumenti finanziari del periodo (Next generation EU e PNRR) puntano su tre assi strategici:
transizione ecologica, transizione digitale e inclusione sociale. L’Ue costituisce il motore di una serie di interventi di trasformazione
digitale: la Commissione ha emanato la Digital Compass 2030 con una serie di obiettivi tra cui: cloud europeo, connettività, Al etica,
adeguatezza infrastrutture dati, identità digitale sicura.
Il PNRR investe nella prima missione: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; digitalizzazione, innovazione e sicurezza della
p.a. come priorità del Paese.
Per la digitalizzazione della p.a. si parla di p.a. digitale come la soluzione di tutti i problemi e come di un passaggio che porterà a maggiore
efficienza, si intende principalmente digitalizzazione come dematerializzazione dell’azione amministrative e le sue implicazioni per
l'attività, i servizi, i contratti → aspetto più volto a favorire l’efficienza - digitalizzazione debole o in senso formale: non si cambia il modo
in cui compie l'attività istruttoria o prende le decisioni, comunque svolte da funzionari umani. Le amministrazioni stanno lavorando
anche su digitalizzazioni intesa in termini sostanziali/forte: utilizzando sistemi informatici, software, sistemi di intelligenza artificiale basati
su algoritmi di apprendimento, per compiere attività conoscitive, istruttorie e decisorie al posto dei funzionari. Non si tratta solo di
dematerializzazione frutto di attività conoscitiva e volitiva di umani ma sostituire attività compiuta da umani da macchine, in alcuni casi
logiche decisorie deterministiche (passaggi predeterminati) in alti casi più sofisticate (si da alla macchina una quantità superiore di dati e
poi la macchina secondo logica di differenza statistica arriva ad elaborare delle risposte, non predefinite/preconfigurato secondo passaggi
logici) in cui si perde di vista chi decide e come decide
Pubblicità e trasparenza?
Consente la partecipazione?
E’ in grado di assolvere all’obbligo di motivazione?
Algoritmo impugnabile?
15/03/2022
Art. 97 Cost.
“Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del
debito pubblico.
I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità
dell'amministrazione.
Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”
originariamente non ricompreso il c. 1 ma è stato inserito per poter sancire il principio di ____ bilancio.
Il c. 2: buon andamento e imparzialità sono principi che influenzano l'organizzazione degli uffici, organizzazione che in base al principio
di legalità spetta al legislatore. Il c. 3 specificazione: la distinta tra competenze e attribuzione e la stessa tra organi ed enti -
nell'organizzazione amministrativa si stabilisce che ci sono alcune persone giuridiche che sono enti e questi sono a loro volta suddivisi in
organi; l’organo secondo Giannini l’elaborazione è un immagine metaforica che tende ad umanizzare l’ente pubblico ed ad assimilarlo ad
unna persona: classificazione classica che da anche garanzia ai cittadini i quali possono individuare l’organo che assume la decisione per
l’ente.
Corte Cost. n. 14/62: interpretazione dell’art. 97, l’articolo non è solo una norma programmatica ma bisogna leggere congiuntamente i c.
2 e 3 quando il legislatore si appresta a determinare l'ordinamento degli uffici. Questa interazione non è volta solo a garantire l’interesse
pubblico, del servizio, il fatto che vengano determinate le sfere di competenza attribuzioni e attività serve anche a garanzia del cittadino:
nel rivolgersi alla p.a. è necessario che conosca con esattezza qual è l'ufficio competente per il suo caso, le attribuzioni, le responsabilità e
che rappresenta il pubblico potere → de nito come principio di personalità dell'amministrazione. Principio che tende a dire che al di la
della ripartizione di competenze e attribuzioni è necessario che l’amministrazione abbia un volto per il cittadino, con cui interloquire sia
nel procedimento che per un eventuale contenzioso. Il responsabile del procedimento mira a dare un volto all'amministrazione ed essere
un interlocutore sia all’interno che verso l’esterno. +
Sviluppo normativo
Sul piano comparato esistevano delle figure di responsabili, ma solo con riferimento a specifiche fasi dell’istruttoria.
Sotto commissione Nigro (1984): introduzione di una nozione di responsabile nella proposta di legge sul procedimento; il responsabile
interlocutore con il cittadino ma anche di individuare un elemento di responsabilizzazione del funzionario all'interno dell'organizzazione
amministrativa, in procedimento che prevedano il contributo di organi diversi può portare al fatto che ciascun organo si trinceri dietro la
sua specifica competenza, rispetto alla decisione finale rischio che il cittadino si trovi di fronte a singoli organi che negano responsabilità.
Proposta arresto temporaneo ma ne frattempo si diffondono anche nella legislazione ordinaria anche proposte di responsabile per specifici
provvedimenti; ipotesi però eccezionali ma che non danno ancora conto di una visione unitaria del responsabile per ciascun
ordinamento.
Attendere la l. 241/90 e la disciplina artt. 4-6.
Ratio istituto
Primo elemento quello di garanzia del cittadino. Principi (art. 1 c. 1) dell’azione amministrativa non più sulla sola idea dell’azione
amministrativa come legittima ma conta anche il risultato dell’azione: criteri di economicità ed efficacia che deve rispettare l'azione
amministrativa. Questo muoversi non più alla sola legittimità formale ma anche al perseguimento del risultato = cambiamento anche per
l'organizzazione amministrativa: frammentazione tra le diverse competenze può costituire un ostacolo. Avere un unico riferimento
all'interno del procedimento, al di la delle singole competenze coinvolte, consente di infrangere lo schermo della nozione di organo
Non l'unico aspetto garantito, anche l'efficienza della p.a.. Art. 1 non si trova riferimento al principio di efficienza ma considerato il
riferimento ai criteri di economicità ed efficacia e anche il rilievo dell’art. 97 Cost,. e buon andamento, considerare che l’efficienza
principio che corrisponde al buon andamento e se questo principio di efficienza ha una pregnanza dal punto di vista giuridico la si può
rinvenire attuata sempre nella figura del responsabile. Il soggetto unico dovrebbe garantire una maggiore celerità del procedimento
La figura del responsabile mira anche a responsabilizzare l'amministrazione. Fondato sull’art. 28 Cost. e che però intendere correttamente
quando si tratta del responsabile: quando responsabilizzazione non tanto ex post (non civile penale amministrativo-contabile) dopo una
condotta ma una responsabilizzazione ex ante (funzionale) cioè assunzione di responsabilità rispetto all'esercizio di specifiche prerogative -
assume su di se la responsabilità dell'istruttoria (ed eventualmente decisione) mediante l'esercizio di specifiche prerogative
Trasparenza dall’art. 97 Cost.: pubblicazione nominativi dei responsabili, logica interruttiva; inizialmente trasparenza funzionale a creare
una visione all'interno, nel 2012 vera e propria disciplina dell’anticorruzione, quindi trasparenza non generale ma per affari di mal
administration.
Cittadino presenta domanda all'amministrazione carente dal punto di vista documentale? C’è un dovere di soccorrere il soggetto istante
da parte del responsabile
Caso in cui soggetto che intende partecipare ad un concorso pubblico, al termine si classifica tra gli idonei non vincitori.
Il bando prevede che nella domanda fossero indicati con precisione tutti gli elementi utili e necessari ad identificare i titoli posseduti, pena
la loro non valutazione. Per quanto riguarda le lauree, ad esse attribuito un punteggio proporzionale al voto conseguito e quindi va
indicato il voto. La ricorrente dichiara la laurea ma non indica il voto. Compito del responsabile soccorrere la ricorrente?
Art. 6 lett. b fondato il “soccorso istruttorio”, soccorso procedimentale, soccorso che ha dei limiti che si evincono dalla lett.: la rettifica
riguarda dichiarazioni o documentazioni incomplete ma si tende a considerare che non si possa richiedere per uno stato che non era stato
nemmeno indicato, non ex novo, tutelare l'autoresponsabilità del soggetto che presenta la domanda. Nel caso di specie il requisito c’è deve
solo essere integrato.
Consiglio di Stato 7975/2019: comunque la finalità del soccorso istruttoria è quella di tutelare la buona fede e l'affidamento dei soggetti
coinvolti dall’esercizio del potere. Soccorso istruttorio valido quando va ad integrare documentazione irregolare o carente. Nel caso di
specie si ritiene che fosse sufficiente integrare quanto presentato in sede di domanda al concorso, perché l'incertezza non per la sussistenza
del titolo quanto per il voto conseguito all’esame finale, incertezza colmata senza attribuire un indebito vantaggio attraverso un soccorso
istruttorio → maggiori problemi per i contratti pubblici, giurisprudenza maggiormente formalistica per par condicio mentre nel caso
ricerca del miglior candidato
Conflitto di interessi
art. 6-bis “Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti
endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche
potenziale.”
Questa regola mancava nella versione originaria della l. 241/90: secondo alcuni si trattava di una lacuna significativa;
Secondo altri, la regola si poteva evincere come corollario del principio di imparzialità;
In assenza dell’art. 6-bis si applicavano le fattispecie tipizzate dall’art. 51 c.p.c., relativo alle cause di astensione del giudice.
L’art. 6-bis porta dottrina e giurisprudenza a riflettere su un approccio di tipo diverso;
Il conflitto di interessi può essere anche solo potenziale: secondo il Consiglio di Stato esso coincide con una «condizione giuridica e di
fatto», non in una condotta. Si tratta, peraltro, di una condizione di pericolo che non può che essere, come tale, potenziale;
Alla sussistenza del conflitto (anche potenziale) corrisponde, in capo al funzionario, l’obbligo di astenersi dal prendere parte alla decisione;
Si ritiene che con l’art. 6-bis, visto il contenuto aperto della norma, si sia voluto dare copertura ad ipotesi di conflitto anche non tipizzate;
Lettura congiunta con il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (dpr 62/2013): l’art. 6-bis si innesterebbe sulle condotte
tipizzate dal Codice di comportamento;
La giurisprudenza tende a riconoscere eccezioni all’applicazione ampia dell’art. 6-bis:
In tema di provvedimenti vincolati in cui si dice che il conflitto di interessi non rileva;
In tema di concorsi pubblici si tende ad applicare l’art. 51 c.p.c. come norma a carattere tassativo (giusto il richiamo contenuto
all’art. 11 dpr 487/1994).
21/03/2022
Partecipazione
Istituti che avrebbero realizzato rivoluzione che ha portato il cittadino al centro dell’azione amministrativa. La giurisprudenza aveva già
previsto, inizio 900, che almeno in relazione ai provvedimenti sanzionatori il cittadino potesse contraddire, ma voluto un secolo perché
questa garanzia diventasse un istituto generale, applicabile a tutti i provvedimenti dell'amministrazione.
Art. 10 “I soggetti di cui all’articolo 7 e quelli intervenuti ai sensi dell’articolo 9 hanno diritto:
a. di prendere visione degli atti del procedimento, salvo quanto previsto dall’articolo 24;
b. di presentare memorie scritte e documenti, che l’amministrazione ha l’obbligo di valutare ove siano pertinenti all’oggetto del
procedimento.” lett. b: come si concretizza la partecipazione e che cosa deve fare l’amministrazione rispetto alla partecipazione,
ciò si verifica nella motivazione
Art. 9 intervento nel procedimento “ Qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, nonché i portatori di interessi diffusi
costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dal provvedimento, hanno facoltà di intervenire nel procedimento.”
funzione di consentire a dei soggetti che non entrano nel procedimento grazie all’art. 7 di intervenire spontaneamente nel procedimento.
Non destinatari della comunicazione di avvio. Non chiunque ma chi ha interessi pubblici o privati o diffusi costituiti in associazioni o
comitati (non da soli) cui possa derivare pregiudizio. Questi soggetti non interessati a qualsiasi titolo ma perché ne potrebbero ricevere
pregiudizio: logica difensiva
persone = + valutazioni = + dispendio risorse
22/03/2022
Nell’ipotesi di annullamento del provvedimento in fase giudiziale, l'amministrazione è tenuta a riprovvedere e non può addurre per la
prima volta motivi ostativi già emergenti dall’istruttoria del provvedimento annullato. Se vuole riannullare lo deve fare su ragioni nuove
Disposizione chiaramente del principio di buona fede e correttezza della p.a. e ha trovato elaborazione, da parte della giurisprudenza, nella
c.d. teoria dello one shot”: amministrazione tenuta in una sola volta a identificare i possibili motivi ostativi.
In molti ordinamenti la tutela procedimentale degli interessi pretensivi non è così marcata
Quando l'amministrazione procede con accordi bisogno di regole che salvaguardino interessi pubblicistici che la forma consensuale
potrebbe non tutelare adeguatamente perché si potrebbero avere per es. pratiche corruttive. Strumento anche per questo non molto
utilizzato nella pratica, timore della Corte dei Conti
Accordi stipulati, a pena nullità, per iscritto e si applicano i principi codice civile in materia obbligazioni e contratti per quanto
compatibili e inoltre gli accordi motivati, la motivazione consente di tracciare le ragioni dietro l’accordo. Gli accordi sostitutivi di
provvedimento sono soggetti ai medesimo controlli previsti per questi ultimi.
Possibilità per la p.a. di recedere nel caso di sopravvenuti motivi di pubblico interesse
c. 4-bis: anche quando dovrebbe essere l’accordo che conclude il procedimento e definisce l'assetto comunque dentro il provvedimento
bisogna inserire un atto, atto che motiva e traccia i contorni dell’accordo. Passaggio necessario soprattutto per il terzo, per protezione in
quanto non si può impugnare un accordo ma si può per l’atto contenuto che definisce il provvedimento
Istruttoria procedimentale
Per evitare che l'acquisizione dei pareri comporti peso eccessivo: il soggetto a cui viene chiesto il parere ha un termine di 20 gg per
renderlo, trascorsi i quali l'amministrazione procede all’adozione della decisione senza il parere, ciò anche se il parere è obbligatorio.
Parere chiesto quando l'amministrazione ha già immaginato come decidere e sottopone lo schema all’organo che ha il compito di dare il
potere, non istruttorio ,ma giudizio di volontà di un organo, che può essere rappresentativo di alcuni interessi; non al punto di ritardare la
conclusione del procedimento.
Regola non vale quando i pareri sono dati da organi che proteggono interessi sensibili (es. ambiente), l’amministrazione deve chiedere il
parere a qualche altro organo → non sacrifica la completezza per la celerità
23/03/2022 - 28/03/2022
Oltre ai pareri e valutazioni tecniche anche altri atti alla base della istruttoria, che possono pervenire anche dai privati
Istituto inizialmente regolato nella l. 241 con disciplina snella ma la cui regolazione è diventata via via più complessa.
Sia nella fase istruttoria sia opera con finalità decisorie
Prima previsione della conferenza occasionata dai mondiali di calcio, per la loro preparazione necessaria la relazione di molte opere
pubbliche complesse, realizzate velocemente e con il coinvolgimento di molte amministrazioni. Questa esigenza di speditezza ha portato a
legislazione nella seconda metà degli anni 80 della introduzione della conferenza dei servizi. Quando ci sono più amministrazioni
coinvolte, e hanno poteri decisori, è necessario che tutte siano d’accordo sulla realizzazione di un’opera pubblica.
D’accordo di tutte le amministrazioni
Necessità che un modo di farle trovare concordi sia contestuale e rapido
La conferenza dei servizi nasce per mettere intorno ad un tavolo tutti gli enti che hanno la competenza per decidere intorno a un’opera
pubblica complessa. Conferenza ideata per ragioni di efficienza e coordinamento ottimale degli interessi.
Fase decisoria organo che decide, può essere comporto da un organo monocratico in questo caso la fase decisoria è semplice; però non
soluzione sempre applicabile, a volte l’organo che decide è collegiale (es. Giunta) il momento decisorio più articolato/complesso e quindi
costruzione di regole sulla delibera collegiale (es. unanimità, collegi perfetti, oppure tipo di maggioranza). Ipotesi in cui più
amministrazioni hanno il potere decisorio, non c’è un solo organo che adotta la decisione ma la decisione è il frutto della fusione della
volontà di diverse amministrazioni → dottrina: decisioni pluristrutturate, possono essere emanate solo quando c’e la volontà di più
amministrazioni ad esprimerle
Es. concerto: la l. prevede che in ordine ad una certa materia la decisione possa essere adottata solo di concerto tra il Ministro
economia e Ministro della funzione pubblica; autorità che costituisce il procedimento, concertante, predispone lo schema di
decisione e lo trasmette all'autorità concerta che lo deve fare proprio ed esprimere il suo assenso. Schemi di consenso previsti a
livello ministeriale
Modo analogo intese: decisione pluristrutturata che coinvolge livello nazionale e livello regionale o provinciale, moduli
decisionali in cui si trovano a fondersi le competenze/poteri di diverse amministrazioni.
Parere vincolante
Previsto questo livello di decisorio perché si pensa che gli interessi di cui quelle autorità sono portatrici siano di pari valori, interessi co-
primari. Quando l'amministrazione decide non inusuale che senta altre amministrazioni, un conto è se entrano nel procedimento di
un'amministrazione, un conto è se la decisione non può essere presa senza il consenso dell’altra amministrazione.
La conferenza di servizi nasce per evitare i possibili stalli legati alle decisioni pluristrutturate; succedeva che le amministrazioni dovevano
acquisire i consensi delle amministrazioni secondo procedure non contestuali e frammentate, bastava che anche solo una delle
amministrazioni coinvolte negasse o non rispondesse che si bloccava tutto. Logica della conferenza che vuole rispondere alle inefficienze o
stalli che ci possono essere nel procedimento
Quando creata la conferenza dei servizi cosa è successo? Può operare nella fase istruttorie e in sede decisoria, le diverse amministrazioni
concertate venivano convocate contestualmente con la comunicazione della decisione da prendere e la finalità era quella di riuscire tramite
confronto contestuale era quella di arrivare ad una decisione sostitutiva di tutti gli atti. La regola era inizialmente quella della unanimità,
trasferire gli assensi intorno al tavolo non poteva significare diminuire il potere decisorio delle amministrazioni. Accanto alla regola
unanimità, se un'amministrazione non partecipa o lo fa con rappresentate che non può esprimere la sua volontà, la mancata
partecipazione o illegittima equivale ad assenso.
La legislazione ha subito una serie di modifiche. La più importante il fatto di togliere la regola dell’unanimità, rendeva le decisioni difficili
da raggiungere. La determinazione concordata adottata quando espressione delle posizioni prevalenti
All'inizio unanimità e principio fondamentale contestualità , venuta meno anche quest’ultima, la l. 241 cambiata e previsione di due tipi
di conferenza decisoria
Asincrona (semplificata): per semplificare il funzionamento della conferenza si è provato a fare la conferenza in modo
semplificato non più contestualità ma attraverso una conferenza organizzata con gli strumenti telematici, l'amministrazione
procedente invia comunicazione alle amministrazioni coinvolte in cui indica
o Oggetto della determinazione
o Termine richieste integrazioni documentali (non > 15 gg)
o Termine per esprimere la proprie posizione (non > di 45 gg)
o La data della eventuale conferenza sincrona
Alla fine della conferenza si possono verificare diverse situazioni
o Amministrazioni esprimono tutte il loro assenso
o Le amministrazioni esprimono un assenso condizionato (e tali condizioni non alternano la sostanza della decisione)
o Le amministrazioni (o alcune) esprimono il loro dissenso insuperabile;: la conferenza non può arrivare ad esito positivo, quindi
opera non può essere realizzata, sempre che non si arrivi alla posizione prevalente
o Si esprime dissenso superabile: indicazione conferenza sincrona
In mancanza di una comunicazione (o incompleta) si ha assenso
Sincrona (simultanea): vero modello della conferenza dei servizi in cui le amministrazioni trovano l’accordo
Art. 14-ter c. 3 nella conferenza sincrona ciascuna amministrazione partecipa con un solo rappresentate abilitato ad esprimerne la
volontà, anche indicando le modifiche progettuali necessarie per la manifestazione dell’assenso. Arrivare ad una gestione il più
possibile semplificata della rappresentanza degli interessi
Decisione
Se si raggiunge la determinazione di conclusione positiva all’unanimità la determinazione sostituisce tutti gli atti di assenso comunque
denominati di competenza delle amministrazioni e dei gestori di beni e servizi interessati. Se le amministrazioni non hanno raggiunto
unanimità, posizione minoritaria può sollecitare poteri di annullamento di revoca in capo all’amministrazione procedente → ultima ratio.
Tuttavia tra quelli che dissentono ci sono soggetti più protetti dalla disciplina: soggetti preposti alla tutela di interessi sensibili (paesaggio,
territorio, salute, ambiente) oppure se Regione o Provincia Tn o Bz possono fare opposizione sospendendone l’efficacia. Queste
amministrazioni avrebbero avuto potere di dare il dissenso se non c’era la conferenza, entra in gioco il Consiglio dei Ministri che indice
una riunione in cui cerca una soluzione condivisa, in attuazione del principio di leale collaborazione: conflitto gestito in sede politica. Se i
tentativi falliscono decide il Consiglio dei Ministri stesso
Semplificazione decisoria all'interno dei procedimenti per il rilascio di provvedimenti favorevoli. Più tentativi di semplificazione, quando
impediscono di svolgere attività economiche.
Senso della autorizzazioni o atti che rimuovono ostacoli all’attività privata. Quando l'amministrazione adotta un atto autorizzatorio sta
verificando che un’attività privata non libera è conforme all’interesse pubblico e dunque può essere esercitata. Come assicurare che
l'attività si svolga senza pericolo all’interesse generale?
Non esercitata finché non è rilasciato un atto autorizzatorio → controllo preventivo. Costoso sul piano dell'attività privata
Controllo pubblico successivo (es. traffico con semafori), controllo eventuale e successivo, rende più rischioso il fatto che si
faccia un’attività contro l’interesse pubblico. Costi legati all’eventuale mancato rispetto
Meccanismi a metà, con l'intento di assicurare controllo sull’attività privata ma cercando di generare in capo al privato il minor costo
possibile
Art. 19: scia (segnalazione certificata di inizio attività). Non deve attendere e non fa una vera e propria domanda, non fa istanza,
ma presenta un dichiarazione in cui esso stesso verifica di avere i requisiti per iniziare l'attività e nel momento in cui presenta la
segnalazione certificata inizia contestualmente l'attività Il privato predispone una denuncia in cui sostiene di avere i requisiti
richiesti dalla legge per svolgere quella attività. Dal momento della presentazione può svolgere l'attività. Compito
dell’amministrazione è quello di verificare che i requisiti ci siano, e qualora non ci siano intervenire per far cessare l'attività
iniziata. Difficoltà di equilibrio tra esigenze di semplificazione e tutela interesse generale. Modello perfetto in termini di
aspettative del privato, non rallenta l'attività, ma componente di rischio che è data dal fatto che attività iniziata anche senza i
requisiti, determinato pregiudizi per l’interesse generale, e per il privato inizia attività a suo rischio e pericolo. Questa duplice
possibile svantaggio fa si che il modello decisorio sia possibile solo in presenza di alcune condizioni
o “ Ogni atto di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla osta comunque denominato, comprese
le domande per le iscrizioni in albi o ruoli richieste per l’esercizio di attività imprenditoriale, commerciale o artigianale
il cui rilascio dipenda esclusivamente dall’accertamento di requisiti e presupposti richiesti dalla legge o da atti
amministrativi a contenuto generale, e non sia previsto alcun limite o contingente complessivo o specifici strumenti di
programmazione settoriale per il rilascio degli atti stessi, è sostituito da una segnalazione dell’interessato, ”. L'attività che
va a verificare compie un'attività di tipo vincolato, requisiti previsti dalla legge, per cui l'amministrazione farebbe
solamente una verifica della esistenza. La scia solo quando l’atto è espressione di un potere vincolato, l’amministrazione
non compirebbe comunque alcuna valutazione, ne di tipo tecnico ne tantomeno sugli interessi. No ci sia inoltre un
contingente complessivo: un numero massimo di licenze, autorizzazioni, concessioni, permessi…. Quando c’è un limite
si crea una situazione di competizione
o “esclusione dei casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali e degli atti rilasciati dalle
amministrazioni preposte alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza, all’immigrazione, all’asilo, alla cittadinanza,
all’amministrazione della giustizia, all’amministrazione delle finanze, ivi compresi gli atti concernenti le reti di
acquisizione del gettito, anche derivante dal gioco, nonché di quelli previsti dalla normativa per le costruzioni in zone
sismiche e di quelli imposti dalla normativa comunitaria.”. Non può nel caso della presenza di determinati interessi
Quando la scia può operare il controllo dell'amministrazione è successivo rispetto all’inizio dell’attività, nel termine di 60 gg. Cosa
deve fare l'amministrazione? Fare il controllo, verificare la presenza dei requisiti, se il controllo ha un esisto favorevole per il privato
non viene emanato nessun atto, quella attiva privata resta regolata da un atto privato, la scia → procedimento amministrativo che
non finisce con un provvedimento ma definito da un atto voluto dal privato stesso. Se l'amministrazione al termine del controllo
da un esito negativo il provvedimento dell'amministrazione interviene es è repressivo, vieta la prosecuzione dell’attività e ne
rimuove gli effetti prodotti; in qualche caso la difformità della scia può essere regolarizzata, scia completata con delle lacune,
l'amministrazione deve invitare il privato alla regolarizzazione. Se i controlli non avvengono entro i 60 gg si possono fare i controlli
successivi? Se non si verificano il privato potrebbe pensare che non ci siano problemi, può essere che l'amministrazione non sia
riuscita a completare il controllo: da un lato si può pensare che non sia ammessa l'attività del privato, d'altro canto si può perdere il
senso dell'istituto perché il privato non ha mai certezza. Soluzione individuata l'amministrazione deve fare i controlli entro 60 gg,
ma due ipotesi
o Privato ha dichiarato il falso, possibilità di intervenire anche dopo per l'amministrazione, non si può creare in capo al privato
alcun affidamento legittimo
o Amministrazione interviene ma con potere diverso. C. 4 “Decorso il termine per l'adozione dei provvedimenti di cui al comma 3,
primo periodo, ovvero di cui al comma 6-bis, l'amministrazione competente adotta comunque i provvedimenti previsti dal
medesimo comma 3 in presenza delle condizioni previste dall'articolo 21-nonies.” → potere di annullamento di u cio della p.a.:
potere rappresentato dalla possibilità per la p.a. di annullare i propri atti illegittimi (poteri di auto-tutela), per l'annullamento
non è sufficiente la motivazione ma dimostri di avere un interesse pubblico specifico che sorregga l’annullamento, non
solamente la necessità di ripristinare la legalità. Applicando il potere all’ipotesi della scia il legislatore afferma che la p.a. può
intervenire anche dopo i 60 gg ma non basta a sorreggere il provvedimento il semplice bisogno di far rispettare la legge, ma
occorre interesse pubblico specifico ulteriore.
Questo istituto per alcuni versi soddisfacente, perché toglie il costo dei tempi, però inizia prima sapendo che si può annullare
l’inizio dell’attività, sia entro i 60 gg sia dopo.
Potere di sospensione che consente di effettuare il controllo con termini più agevoli, quando non siano attestazioni non veritiere o
pericolo tutela interesse pubblico in materia di ambiente, paesaggio, beni culturali, salute….
Per quanto riguarda il terzo, provvedimento espresso si può fare ricorso giudiziale, men tre nel caso della scia non c’è un
provvedimento quindi il legislatore per la tutela stabilisce che, c. 6-ter, “La segnalazione certificata di inizio attività, la denuncia e
la dichiarazione di inizio attività non costituiscono provvedimenti taciti direttamente impugnabili. Gli interessati possono sollecitare
l'esercizio delle verifiche spettanti all'amministrazione e, in caso di inerzia, esperire esclusivamente l'azione di cui all'articolo 31,
commi 1, 2 e 3 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104.”; il privato non può impugnare direttamente la scia ma può proteggersi
sollecitando l’esercizio del controllo e in caso di inerzia agire contro il silenzio della p.a., azione avverso il silenzio,
ordinare/ingiungere di intervenire per reprimere l'attività privata
Art. 20: silenzio-assenso. Modello che cerca di far cadere sull'amministrazione e sull’interesse pubblico il costo dell’inerzia.
L’amministrazione ha un certo termine per decidere e nel caso non decida si forma un silenzio, cioè situazione di inerzia da vita
ad una serie di conseguenze. In qualche caso l’ordinamento decide che il silenzio possa avere il significato di un atto di assenso →
Assenso se silenzio dell’amministrazione: si forma un atto fittizio di assenso all’attività per la quale chiesta l'autorizzazione.
Rispetto alla scia, c’è una domanda rivolta all’amministrazione per il rilascio del provvedimento, se non riceve entro il termine di
diniego si forma l’assenso. “Fatta salva l'applicazione dell'articolo 19, nei procedimenti ad istanza di parte per il rilascio di
provvedimenti amministrativi il silenzio dell'amministrazione competente equivale a provvedimento di accoglimento della
domanda, senza necessità di ulteriori istanze o diffide, se la medesima amministrazione non comunica all'interessato, nel termine
di cui all'articolo 2, commi 2 o 3, il provvedimento di diniego, ovvero non procede ai sensi del comma 2 (indizione della conferenza
di servizi). Tali termini decorrono dalla data di ricevimento della domanda del privato.”
C. 4 “Le disposizioni del presente articolo non si applicano agli atti e procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e
paesaggistico, l'ambiente, la tutela dal rischio idrogeologico, la difesa nazionale, la pubblica sicurezza e l'immigrazione,
l’immigrazione, l’asilo e la cittadinanza, la salute e la pubblica incolumità, ai casi in cui la normativa comunitaria impone
l'adozione di provvedimenti amministrativi formali, ai casi in cui la legge qualifica il silenzio dell'amministrazione come rigetto
dell'istanza, nonché agli atti e procedimenti individuati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del
Ministro per la funzione pubblica, di concerto con i Ministri competenti.”. Non è facile capire se l'attività privata è soggetta al
meccanismo silenzio-assenso. Tre possibilità per il privato
o Necessità provvedimento espresso
o Provvedimento tacito: non da diniego. Casi disciplinati dalla legge, nei casi non previsti solamente inadempimento. Porta a
tradurre l’inerzia a favore del privato e quindi assenso.
Silenzio significativo
Silenzio non significativo: solo inadempimento
Per distinguerlo si fa riferimento alla norma art. 20 e norme settoriali che qualificano il silenzio, alle volte non come assenso
ma come rigetto (es. ricorsi superiore gerarchico, se non risponde = rigetto)
o Domanda è una scia
Proprio in relazione alla disciplina silenzio-assenso introduzione tra le regole che governano il silenzio-assenso una specie di atto
dell'amministrazione che faccia certezza che si sia formato il silenzio-assenso: incertezza se silenzio-assenso o silenzio-
inadempimento; c. 2-bis “Nei casi in cui il silenzio dell’amministrazione equivale a provvedimento di accoglimento ai sensi del
comma 1, fermi restando gli effetti comunque intervenuti del silenzio assenso, l’amministrazione è tenuta, su richiesta del privato, a
rilasciare, in via telematica, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento e pertanto dell’intervenuto accoglimento
della domanda ai sensi del presente articolo. Decorsi inutilmente dieci giorni dalla richiesta, l’attestazione è sostituita da una
dichiarazione del privato ai sensi dell’art. 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.”
Tutela del terzo, si può impugnare il silenzio-assenso, non c’è un provvedimento amministrativo e quindi si impugna la domanda
del privato e si fa presente al giudice che su quella domanda si è formato l’assenso. Si impugna un atto che è una finzione giuridica.
L'amministrazione ha il termine entro cui deve provvedere, può dopo negare l'attività, vale quanto detto per la scia = potere diverso
solo se giustificato da interesse pubblico specifico.
Differenza tra silenzio-assenso e scia, la prima riguarda anche attività dell'amministrazione non vincolate
Strumenti di autorizzazione dell’attività privata regolata che potessero minimizzare il costo burocratico del controllo ma assicurando che
l'attività non avvenga con un pregiudizio possibile dell’interesse generale
Decisione algoritmica
Modo dirompente e sul quale si sta aprendo un dibattito forte perché l'amministrazione da qualche anno si sta servendo della tecnologia
per esercitare le proprie attività. L'amministrazione consente ad un sistema di intelligenza artificiale di adottare una decisione al suo posto.
Serie di interrogativi
Definizione di intelligenza artificiale (diverse definizioni): insieme di sistemi (agenti intelligenti) che percepiscono l'ambiente che li
circonda e intraprendono azioni autonome che massimizzano la possibilità di raggiungere obiettivi prefissati. L’Ue dentro la sua
definizione utilizzata dalla Commissione si fa riferimento a sistemi esperti e sistemi che usano sistemi di apprendimento automatico.
Sistemi che lavorano sulla base di operazioni predefinite, logica deterministica, oppure sistemi più complessi (sistemi di apprendimento
automatico) in cui set di elementi più ampio e impara, secondo logica di tipo statistico, a dare una serie di output. Per il primo tipo si sa il
percorso di ragionamento della macchina, questo perché predeterminato dal programmatore, nel caso di machine learning la
predeterminazione non c’è, logica non conoscibile per la formazione dell’output.
Utilizzo delle decisioni algoritmiche delicato dati i principi del diritto amministrativo: trasparenza-pubblicità, difesa, partecipazione,
motivazione, prevedibilità; algoritmi formule matematiche spesso protetti da proprietà intellettuale e quindi no accesso. Ordinamento
non ha regola su questo: non c’è a livello internazionale una regolazione dell’intelligenza artificiale. Nonostante ciò sono utilizzati dalla
p.a..
Comincia ad esserci una regolazione ex post, delle Corti, quando il problema produce una lesione giuridica
Usi attuali
Algoritmi poliziotto: sulla base di una quantità di dati raccolti individuano quali zone di una certa realtà urbane sono a probabile
sfondo criminale
Frontex ha algoritmi che incrociano dati del passeggiero con le relative attività sociale per individuare soggetti a fini di effettuare
attività ispettive e di controllo degli agenti di frontiera (in 12 sec.)
Nella vigilanza: anomalie che segnalano possibili attività di riciclaggio del denaro o frodi fiscali (la Banca di Italia: flussi
finanziari)
Nel servizio sanitario: attività di diagnosi. Capacità di diagnosi superiore perché maggior confronto in una misura superiore
Nella determinazione delle tariffe di acqua e gas
Algoritmi che effettuano operazioni in procedure di massa
29/03/2022
Garanzie per il privato messe in pericolo se si utilizzano metodi di conclusione del procedimento algoritmici.
Sistemi machine learning: si basano su reti neurali che simulano le reti neurali del cervello umano. Data l'enorme quantità di dati input la
macchina sviluppa un autonomo percorso di decisione, che può mutare in ragione dell'autoapprendimento della macchina.
Imprevedibilità degli output, anche da parte del programmatore (black box) la macchina non è in grado di spiegare gli output generati.
Macchina costruita per lavorare sui dati e raggiungere un certo output.
Es. ammissione all'Università. Aggiungiamo ai dati di cui sopra lo storico delle ammissioni degli anni precedenti. La macchina riceve cioè
anche tutti i dati degli studenti ammessi, da cui il sistema potrà estrapolare elementi quali la provenienza geografica, il genere maschile o
femminile, l'appartenenza ad un certa etnia. Università frequentata in modo massiccio da studenti di genere maschile, non in grado di
stabilire tra tutti i dati quali la macchina individuare come ricorrenti nello storico della ammissioni e quindi portata a considerare come
rilevanti ai fini della determinazione dell'output, non si può escludere che utilizzi il genere come una caratteristica determinante. Non si sa
quali dati riterrà rilevanti per la generazione dell’output, il processo decisionale non è spiegato dalla macchina perché gli algoritmi machine
learning sono caratterizzati dalla black box, la quale è inaccessibile. Quindi alcuni candidati potranno essere premiati a vantaggio di altri,
senza explainability. Più sono i dati inseriti, più il problema aumenta.
Nel caso della vicenda del Ministro dell’istruzione era un algoritmo “model based” il problema era la costruzione fatta male
Regole nel diritto nel regolamento europeo 679/2016 per la protezione dei dati personali
Artt. 13 e 14: di fronte ad una (procedura e) decisione automatizzata il privato deve poter conoscere le «informazioni
significative sulla logica utilizzata, nonché l'importanza e le conseguenze previste da tale trattamento per l'interessato». Diritto
alla explainability.
Art. 15: il diritto dell'interessato alle informazioni in tutto il corso della procedura e anche in seguito all'adozione della decisione.
Per tutto il ciclo di vita del sistema di intelligenza artificiale
Art. 22: il diritto a non essere sottoposto a una decisione basata unicamente sul trattamento automatizzato, compresa la
profilazione, che produca effetti giuridici che lo riguardano o che incida in modo analogo significativamente sulla sua persona.
Garanzia dello human in the loop (sorveglianza). Eccezioni:
la garanzia non si applica se la decisione è necessaria per la conclusione/esecuzione di un contratto;
se è autorizzata dal diritto dell'Unione o dello Stato membro (...);
si basi sul consenso esplicito dell'interessato.
Per il Consiglio di Stato queste deroghe non valgono nel caso in cui il trattamento automatizzato sia riferibile ad una p.a., sempre
assicurare il controllo umano (non successo nel caso Ministro dell’istruzione).
Nonostante tutte queste garanzie rimane esclusa la partecipazione.
Rispetto agli algoritmi deterministici, già utilizzati dalle amministrazioni, gli algoritmi machine learning hanno delle criticità maggiori con
anche delle potenzialità maggiori
Problemi di conoscibilità
Possibili rischi di bias
Difficoltà controllo e la correzione umani
Correttivi necessari
Lavorare sulla explainability: white box
Formare e dotare la p.a. della expertise necessaria a governare i sistemi
Procedure di validazione/certificazione condotte da esperti
30/03/2022
La conseguenza tra questi distinzione, tra atto amministrativo e atto provvedimentale, è il regime processuale che è diverso; gli atti
preparatori, endoprocedimentali, non possono essere oggetto di impugnazione, l’unico atto impugnabile è il provvedimento perché si
richiede che l’atto sia lesivo della situazione giuridica soggettiva. Il fatto che l’atto preparatorio non può essere impugnato non significa
che non può essere verificato dal giudice nella sua legittimità, perché se fosse illegittimo sarebbe suscettibile di trasferire la sua illegittimità
all’atto finale; il sistema processuale non vuole verificare atti non lesivi, perché non dimostrato che porta ad una lesione, diventa lesiva nel
momento in cui si traduce in un provvedimento, quidni non ammette impugnazione finché non c’è lesione attraverso il provvedimento
finale. Se illegittimità di uno degli atti preparatori, si dovrà indagare la illegittimità dell’atto che è alla base dell’atto finale. = invalidità
derivata dell’atto finale. Regime processuale degli atti amministrativi: impugnabile solo l’atto provvedimentale. Può accadere che un atto
procedimentale sia anche direttamente lesivo:
es. nullaosta che rileva in un procedimento comunale per il rilascio del permesso di costruire: costruire solo se si ha anche il
nullaosta/autorizzazione da tutela paesaggio. Questo atto, che sta nella procedura, ha particolare forse, perché senza non si avrà
mai l'autorizzazione: decisione multi strutturata, interessi co-primati; ipotesi:
a. La Commissione per la tutela del paesaggio rilascia l’autorizzazione, e poi il Comune, per profili urbanistici, nega
l’autorizzazione: il privato attaccherà il diniego dell'autorizzazione per i vizi propri del provvedimento del Comune. Il
provvedimento finale è il diniego del permesso di costruire
b. Già la Commissione nega l’autorizzazione, il Comune non può rilasciare autorizzazione: il diniego della Commissione
è già lesivo e quindi anche se atto endoprocedimentale ma se negativo non ha senso aspettare il permesso di costruire
del Comune. L'ordinamento dà la possibilità di impugnazione, perché già questo ha portata immediatamente lesiva. →
se sono ostativi
Giurisprudenza divisa: perdere il termine per impugnazione (60 gg) se si aspetta il diniego del Comune
Per il parere non vincolante ciò non vale, non si possono impugnare neanche se si viene a conoscenza, l'amministrazione adotta la
negazione, ma il parere potrebbe essere superato dall’autorità decidente → vero atto preparatorio: che può influenzare l’atto finale o
determinarlo, ma di per sé non è immediatamente impugnabile perché non vincola l’autorità decidente.
es. Concorso pubblico
Bando 1: si prevede che il titolo per la partecipazione al concorso è una laurea in economia ma non in giurisprudenza; posto
nell’ufficio legale di un Comune di medie dimensioni.
Il bando è un atto preparatorio, perché regola lo svolgimento della gara, ma se fissando il requisito di ammissione nega la
partecipazione si può impugnare. Generalmente non si contesta perché è un atto generale e preparatorio, ma nei confronti del
laureato in giurisprudenza è immediatamente lesivo e quindi si può impugnare. Ultimo atto quello del bando
Bando: per chi ha la laurea in economia sono previsti 60 pt, per chi ha la laurea 30 pt. Non fissa criteri di esclusione dalla
procedura, nello stabilire come viene assegnato il punteggio in graduatoria fissa un peso maggiore per la laurea in economia. Non
c’è dubbio che i laureati in giurisprudenza siano svantaggiati, ma si può impugnare? No perché ciò non preclude la
partecipazione al concorso. Se alla fine secondi ad un laureato in economia, a quel punto il punteggio diventa una causa di
lesione. A questo punto si impugna l’atto finale che lede e impugnando l’atto finale si fa valere l’illegittimità della clausola,
perché si ha interesse.
Prima dell’atto finale non si poteva dimostrare la lesione del diverso punteggio, quindi nessun interesse all’impugnazione del
criterio.
Se in graduatoria si arriva 10° e tra la posizione e i primi 2 ci sono 40 pt, si ha interesse protetto per rilevare l'illegittimità? No perché
anche se si vincesse il ricorso e si dimostrasse l’irragionevolezza ciò non darebbe comunque nessuna posizione utile → ciò per le
graduatorie che vengono utilizzate solamente una volta
Regime giuridico del provvedimento. Il provvedimento costruito come il volto attraverso cui si presentava lo Stato nella sua espressione di
autorità/potere, perché influenzati dall'esperienza francese, non rilevasse tanto la figura del funzionario come volto dello Stato ma che lo
Stato si presentasse attraverso atti giuridici. Momento in cui si esprimeva il potere dello Stato, il provvedimento subito dotato della forza
di autoritarietà, in passata chiamata imperatività, potere di imperio speciale con cui lo Stato curava l’interesse generale e esprimeva la sua
forza. Atto con tre caratteristiche
Unilateralità: esclusivamente prodotto dalla volontà statale
Imperatività: capacità di produrre effetti giuridici da solo, anche trasformazione ed estinzione dei diritti del privato
Esecutorietà: lo Stato non solo produrre l’effetto giudico a prescindere dalla volontà del privato, ma qualora l’esecuzione del
provvedimento avesse implicato attività di obbedienza/sottomissione del cittadino se non lo avesse fatto l'amministrazione
poteva raggiungere coattivamente il risultato assicurando essa stessa l’esecuzione forzata della propria decisione
→ caratteri di derivazione francese. Negli ordimento anglosassoni la centralità sulla procedura e non sugli atti, non costruzione dottrinaria
della decisione finale.
Questo regime giuridico dai tratti autoritari attenuato nel tempo
Perché non è più così unilaterale il modo di procedere: unilateralità che comunque contempla la partecipazione del privato
La codificazione dell’accordo amministrativo idea che svolta consensualmente. Cambio idea imperatività. Anche se il decreto
espropriativo è ancora espressione imperatività
Esecutorietà attenuazione, una volta esecutorietà considerata carattere necessario dei provvedimenti amministrativi (l'esistenza
del potere di emanazione contenesse in se anche il potere di portare ad esecuzione coattiva), la l. 241/90 ha attenuto e dice che
l'esecutorietà non è sempre a disposizione ma fondamento in una espressa previsione di legge
Es. ordine di demolizione edificio abusivo o espulsione dello straniero, o ordine di pagamento sanzione → ordine: impone un obbligo.
L'interesse pubblico che sta alla base dei provvedimenti viene soddisfatto nel momento di adempimento dell’obbligo. es.
l'amministrazione rilascia la patente di guida, colui che ha fatto tutti gli esami ha in mano un provvedimento efficace, produce il fatto che
si può guidare lecitamente. Nel momento in cui rilascia la patente di guida l’interesse pubblico è soddisfatto, perché ha verificato che non
si è un pericolo per la circolazione. Che poi si utilizzi o meno la patente per guidare l’amministrazione è irrilevante. L'esecuzione materiale
è irrilevante. Ma nel caso degli ordini non è così, nel momento in cui l'amministrazione notifica l’ordine si crea in capo al privato
l’obbligo, quindi l’efficacia giuridica si produce nel momento in cui il privato riceve l’atto; però se queste condotte, obblighi, non
vengono adempiuti dal privato si ha un atto efficace ma la tutela dell’interesse pubblico non è ancora soddisfatta.
Nelle relazioni tra privati si deve adire il giudice, non si può fare da soli
Le amministrazioni hanno il potere di esecuzione coattiva, non ha bisogno di adire il giudice, perché il provvedimento è
esecutorio
A questo punto l'amministrazione realizza coattivamente il provvedimento. Potere eccezionale. Negli Usa il potere è rarissimo: necessario
il giudice per assicurare l’esecuzione coattiva dei provvedimenti. Fino al 2005 esecutorietà tratto comune a tutti i provvedimenti, la l.
241/90 dal 2005 art. 21-ter “Nei casi e con le modalità stabiliti dalla legge, le pubbliche amministrazioni possono imporre coattivamente
l'adempimento degli obblighi nei loro confronti. Il provvedimento costitutivo di obblighi indica il termine e le modalità dell'esecuzione da
parte del soggetto obbligato. Qualora l'interessato non ottemperi, le pubbliche amministrazioni, previa diffida, possono provvedere
all'esecuzione coattiva nelle ipotesi e secondo le modalità previste dalla legge.” → temperamento di un potere di portare ad esecuzione
coattiva le decisioni. Necessaria una base normativa: principio di legalità sostanziale.
Efficacia/validità del provvedimento amministrativo. Diritto sempre basato sulla c.d. equivalenza tra provvedimento valido e invalido dal
punto di vista della produzione degli effetti. Conseguenza il fatto che se l’atto è invalido il privato ha un certo periodo di tempo per
contestare la validità, periodo termine generale di 60 gg. Un altro dei caratteri proprio del provvedimento amministrativo è che se non
viene impugnato perché illegittimo si produce l'inoppugnabilità e quindi non può più essere contestato davanti al giudice.
Inoppugnabilità carattere proprio del provvedimento, che si realizza nel momento della scadenza dei termini per l’impugnazione.
Inoppugnabilità = rapporto giuridico continuerà ad essere regolato dal provvedimento anche se questo non è valido, perché
l’ordinamento non mira ad assicurare a tutti i costi la legalità degli atti amministrativi (altrimenti non ci sarebbe scadenza per la
impugnabilità), perché certezza del diritto valore che suggerisce equilibrio tra i due obiettivi, in base al quale trascorso un certo tempo è
più basso il costo di avere un provvedimento illegittimo ma certo piuttosto che non avere mai un provvedimento certo. Questo vale per
l’illegittimità meno grave, perché nel caso di atto nullo, l’equilibrio tra esigenze di legalità e certezza non viene mantenuto e deve prevalere
la possibilità di rilevare l’illegittimità.
Quando si identifica una causa di invalidità, da ciò seguono diverse implicazioni e anche diversi regimi processuali
Se l’atto è invalido/illegittmo/annullabile la parte che voglia contestare deve attivarsi entro un termine di decadenza (60 gg) →
elemento importante riferibile alla annullabilità. Davanti al giudice amministrativo, in quanto giudice degli interessi legittimi e di
fronte ad una decisione illegittima il privato versa in una situazione di interesse legittimo, non una posizione di diritto soggettivo
Se invalidità più grave, 21-septies e quindi nullità, l’atto nullo non produce effetti giuridici e quindi non si produce la
degradazione del diritto in interesse legittimo, non si produce l’estinzione del diritto, perché un provvedimento che è nullo non è
assistito dalla forza propria delle decisioni pubbliche e quindi l'ordinamento non gli riconosce la possibilità di trasformare la
sfera giuridica del privato. Il privato rimane titolare di un diritto soggettivo
o es. decreto di esproprio, omissione di una garanzia procedurale o viola la legge sostanziale, potere efficace che incide sul
diritto e lo degrada a interesse legittimo, protezione davanti al giudice amministrativo impugnando la decisione e
chiudendo annullamento entro 60 gg, effetto retroattivo
o L’amministrazione invece di esercitare potere di esproprio è intervenuta con violazioni più radicali dell’ordinamento,
es. se l’amministrazione arriva al decreto amministrativo senza condurre il procedimento di dichiarazione di pubblica
utilità dell’opera oppure provvedimento emanato da un organo incompetente, il decreto è completamente nullo e non
ha capacità di produrre l’effetto giuridico, il diritto soggettivo non esce compresso non si produce la degradazione a
interesse legittimo, se ha un diritto non si impugna di fronte al giudice amministrativo ma al giudice ordinario e quindi
non c’è nemmeno termine di decadenza. Termini di prescrizione propri della tutela dei diritti.
Stabilire se un atto è nullo o annullabile in astratto ha delle implicazioni importanti perché diverse conseguenze sulla posizione giuridica
del privato, diverso giudice e un diverso termine e tecniche di tutela davanti al giudice amministrativo e davanti al giudice ordinario. Nel
nostro ordinamento il legislatore dal 1923 ha introdotto una serie di ipotesi in cui nonostante il criterio generale di riparto tra giudice
ordinario e amministrativo porti la conseguenza che si rivolge quando interesse legittimo o diritto soggettivo, ci sono dei casi in cui il
legislatore può in alcune materie decidere che nelle controversie con l'amministrazione il giudice amministrativo sia esclusivo e quindi
decide anche sui diritti soggettivi.
→ diverse le posizioni del privato nei confronti della p.a.
04/04/2022
Questa regola sul riparto della giurisdizione deriva dalla storia del sistema di giustizia amministrativa che nella prima metà del secolo scorso
si è posto il problema di come regolare il riparto della giurisdizione tra il giudice ordinario e amministrativo per le controversie tra
cittadino e p.a..
Dopo l’unificazione d’Italia, nel 1865, venne emanata una legge, n. 2148?, che aveva il compito di assicurare l’unificazione anche
normativa/amministrativa del Regno. L’allegato E, tutt’ora vigente, stabiliva la regola in cui, che ispirandosi al sistema belga che dava
importanza che di fronte ad una controversia tra cittadino e amministrazione il cittadino potesse rivolgersi al giudice civile, nell’art. 2
aveva affermato che i tribunali ordinari potevano conoscere dei diritti civili e politici vantati dal cittadino nei confronti della p.a., ancorché
fosse stato emanato un atto amministrativo. Volontà idea di riconoscere che l'amministrazione che toccasse i diritti civili o politici dei
cittadini fosse soggetta non ad un giudice speciale ma a uno ordinario. Nei Regni preunitari esisteva un sistema di contenzioso
amministrativo per le dispute tra cittadino e p.a., organi che avevano natura amministrativa che potevano essere giudici per alcune
controversie. Fu una specie di svolta liberale che produceva innanzitutto l’abolizione dei tribunali del contenzioso amministrativo e
quindi soggetto al giudice ordinario.
Art. 2 tutt’ora presente, seguito da due artt. 4 e 5 che prevedevano che quando il giudice ordinario decideva una controversia con
l'amministrazione i suoi poteri decisori non comprendevano l’annullamento. Il cittadino trovava dei limiti fori al potere del giudice, che
non poteva annullare, modificare o intervenire sull'atto ma poteva solo sanzionare al risarcimento del danno → non interferire con i
poteri pubblici.
es. Il proprietario espropriato dall'amministrazione aveva un diritto civile, oggi un interesse legittimo, il giudice civile non poteva
però annullare ma poteva solamente condannare al risarcimento
Il giudice civile cominciò ad interpretare la sua giurisdizione in modo via via più timido, perché cominciò ad affermare che se l’atto
amministrativo era espressione di imperio, di fronte ad un potere d’imperio la sua giurisdizione non poteva essere radicata. Declinata la
propria giurisdizione e quindi il cittadino di fronte ai poteri che esprimevano l’autorità il cittadino non aveva alcuna tutela giurisdizionale.
Da un lato la giurisdizione civile nasce spuntata, perché manca potere di annullamento, in più il giudice ordinario interpretava
restrittivamente la proprietà giurisdizione, non quando potere discrezionale
Nel 1889 con legge Crispi n. 5992, sembrava un correttivo del sistema ma in realtà l'introduzione del giudice amministrativo
nell’ordinamento, creazione della IV sezione del Consiglio di Stato (che già esisteva ma solo nelle funzioni consultive, non organo di tutela
del privato) venne introdotta per dare al privato una tutela rispetto al potere autoritativo dell'amministrazione. Tutela aveva come
contenuto essenziale il potere di annullamento. Sez. chiamata a decidere i ricorsi dei cittadini contro gli atti amministrativi viziati da
violazione di legge, in competenza ed eccesso di potere. Quando introdotto il ricorso succede che il cittadino ha due possibili giurisdizioni:
civile o davanti ad organo non ancora giurisdizionale una sez. del Consiglio di Stato per tutelare interessi e per ottenerne l’annullamento.
Può il privato scegliere la via di ricorso preferibile? Si apre il problema del riparto della giurisdizione. Due modi/criteri di ricostruzione del
riparto
Del petitum, in base a ciò che viene chiesto: nella disponibilità della parte la scelta, sul presupposto che ci sia un diritto civile o
politico, perché se interesse legittimo pretensivo la strada del giudice civile non percorribile
Criterio che pone alla base del riparto non ciò che chiedo ma ciò che vanto, se titolare di un diritto soggettivo civile o politico =
giudice civile, se titolare di un mero interesse = IV sez. Consiglio di Stato → non il privato che sceglie ma in base alla posizione
giuridica soggettiva
Accordo tra il Presidente del Consiglio di Stato e quello della Cassazione (giudice della giurisdizione: decide il riparto), stabilito il criterio
della causa petendi anche detto petitum sostanziale: scelta del giudice non lasciata al privato ma alla sua posizione giuridica soggettiva.
Dopo questo accordo che in Italia si elabora compiutamente la figura dell’interesse legittimo, questo perché se si interpretasse alla luce del
criterio di riparto la situazione del privato espropriato come situazione di diritto soggettivo non ci si spiegherebbe perché oggi il
proprietario espropriato si appella al giudice amministrativo. Si comincia a dare una costruzione della posizione giuridiche soggettive di
fronte al potere pubblico. Dottrina e giurisprudenza cominciano a ragionare sui diritti soggettivi come posizioni che si comportano come
diritti soggettivi quando sono di fronte ad altri diritti soggettivi, ma interessi legittimi quando sono di fronte al potere. Si comincia a
costruire la nozione di interesse legittimo, in particolare quello oppositivo. La dottrina afferma che fatto salvo il criterio di riparto bisogna
verificare se è un diritto soggettivo o una posizione che è destinata ad affievolirsi ad interesse legittimo; la dottrina elabora questo modo di
atteggiarsi diverso dei diritti di fronte al potere e a costruire la figura di interesse legittimo; non è diritto se l’amministrazione ha un potere
di disporre. Nasce interesse legittimo oppositivo come collisione tra posizione indubbiamente di diritto civile rispetto al potere di
disporre. Operazione che ha consentito dell’espropriato di godere della tutela dell'annullamento. Il diritto di proprietà è diritto nei
confronti di tutti, ma se la p.a. ha il potere di disporne è un interesse legittimo. La finalità di questa operazione è di fornire ai diritti la via
della tutela annullatoria. Passaggio nel sistema di giustizia amministrativa è cruciale e fa comprendere perché l'espropriato fa ricorso al
giudice amministrativo e non ordinario (come da art. 2 l. 1865). Anche in una sentenza della Cassazione (1949), sentenza in cui, come
giudice della giurisdizione, dice che quando la p.a. ha il potere di adottare una decisione, anche se adotta illegittimamente, la posizione del
privato è di interesse legittimo e dunque il giudice competente è quello amministrativo; viceversa quando l'amministrazione agisce in
carenza di potere allora la posizione del privato è di diritto soggettivo, perché l’atto in carenza di potere non produce effetti e quindi non
produce nemmeno la degradazione ad interesse legittimo → sentenza importante perché fissa il criterio di riparto dicotomia: carenza di
potere - mal esercizio del potere
05/04/2022
L'amministrazione statale non deve solo applicare diritto nazionale ma anche diritto Ue, cosa succede se lo applica erroneamente? Davanti
al giudice nazionale meccanismo di coordinamento del rinvio pregiudiziale. Decisione contestata entro 60 gg? Cosa succede nel processo,
presuppone interpretazione fatta dal giudice o se dubbio dalla CGUE?
Tipo di invalidità atto contrario? Per atti normativi si fa ricorso alla disapplicazione. Le tre teorie che si sono fronteggiate
Teoria della annullabilità: stessa categoria di invalidità per il contrasto con il diritto interno
Disapplicabilità: riservare all’atto amministrativo stessa sorte dell’atto normativo
Nullità: radicale e creerebbe incertezza (no decadenza), si basava sul fatto della costruzione della carenza di potere, se atto interno
applicativo della norma interna che va disapplicata per contrasto con il diritto Ue, l’atto non ha più base normativa e quindi
l’atto amministrativo senza la base legale è nullo → ciò solo in presenza di una direttiva. Se regolamento, e quindi no legge
recepimento, l’atto si basa direttamente sulla normativa comunitaria
Queste tre teorie variamente utilizzate dalla giurisprudenza
06/04/2022
Argomento principale da considerare è quello della certezza del diritto: termine di decadenza ragione principale nella certezza dei rapporti
giuridici → bilanciamento. Anche per il diritto comunitario: anche per gli atti delle Agenzie Ue e Commissione impugnati entro 60 gg.
Pensare che tutti gli atti amministrativi nazionali applicativi del diritto Ue entrino in uno stato di impugnabilità senza termini = incertezza
del diritto, mai ad uno stadio di stabilità
Tradizionalmente l'amministrazione si vede conferiti, oltre ai poteri di amministrazione, strumenti per intervenire d’ufficio sul risultato
dell’esercizio del poter. L'amministrazione da una concessione al privato, per l’uso di un bene demaniale, ma ha anche il potere di "tornarci
sopra”. I poteri di autotutela rispondono alla necessità che l'amministrazione continui a curare l’interesse pubblico. Questi poteri di
autotutela possono avere diversi esiti e sono il risultato della possibilità di riesaminare i propri provvedimenti, poteri di riesame
Provvedimento di annullamento d’ufficio
Provvedimento di revoca
Provvedimento di convalida
Provvedimento di conferma
Esiti che corrispondo anche alle diverse possibili condizioni in cui i poteri possono essere esercitati. L'indicazione dei poteri è contenuta
nella l. 241/90, nel capo IV-bis, il legislatore ha cercato di positivizzare un insieme di principi e regole sui poteri di autotutela che si erano
stratificati nel tempo in giurisprudenza
Sentenza i-21 Arcor società tedesche che avevano ottenuto licenza individuale nel settore telecomunicazioni e contestualmente avevano
corrisposto una somma ingente a titolo di diritti all'autorità di regolazione del settore. Le modalità per stabilire la somma erano stabilite in
un regolamento tedesco di esecuzione della l. tedesca sulle telecomunicazione che aveva recepito la direttiva europea n. 97/2013. Questa
modalità di stabilire quanto dovuto dalle società rispondeva a criteri stabiliti dal diritto interno che rendevano costoso l'ingresso nel
settore telecomunicazione, ciò da incrinare spirito concorrenziale dato dallo spirito delle direttiva. La normativa tedesca non aveva
esattamente tradotto lo spirito concorrenziale della direttiva.
Le due società ricevono gli avvisi e pagano; altre società contestano gli avvisi di liquidazione per contrasto con la norma interna di
recepimento e la Costituzione tedesca, per limitazione libertà economica → il giudice da ragione alle società e non sono più tenute a
pagare. I-21 e Arcor saputo del giudizio non possono più impugnare, avvisi di liquidazione essendo atti hanno perso il termine, si
rivolgono quindi all'amministrazione tedesca chiedono di attivare i poteri di annullamento d’ufficio (il privato può attraverso istanza
tentare il riesame). L’amministrazione non è però obbligata a ritirarli, la norma sul procedimento amministrativo tedesca contempla il
potere di annullamento come discrezionale e quindi non prevede ipotesi di obbligo di ritiro di atto illegittimo. Le amministrazioni
rispondono in modo negativo. I-21 e Arcor impugnano la decisione davanti al giudice e il giudice di primo grado afferma che
l'amministrazione ha ampia discrezionalità per il ritiro dell’atto, si fa quindi appello, fino al Tribunale amministrativo federale.
Argomento nuovo: atto non ritirato non semplicemente illegittimo ma anche anticomunitario perché viola il dettato della normativa della
regolazione del settore delle telecomunicazioni, problema di diritto comunitario → diritto comunitario impone di considerare
diversamente il potere di annullamento dell'amministrazione?
Questioni sollevate alla CGUE:
Avvisi di liquidazioni violano il diritto comunitario?
Nel caso lo violassero quale sarebbe la sorte degli avvisi, diventati definitivi, nel caso in cui giungessero all’esame
dell'amministrazione nell'esercizio del potere di riesame
questione: sicuramente gli avvisi sono in contrasto con la direttiva
questione: la CGUE esamina l’art. 48 l. procedimento amministrativo tedesca, questo articolo dice che in qualche ipotesi
l'amministrazione avrebbe obbligo di ritiro degli atti quando il mantenimento dell'atto e "semplicemente insopportabile per
regioni di ordine pubblico, buona fede, buon costume, illegittimità manifesta”. Il contrasto costituisce illegittimità manifesta?
Questa questione non viene adottata dalla CGUE: lascia stabilire al giudice tedesco
Decisione che fa notare
Il diritto comunitario non pretende regole ad hoc per il caso in cui entri in gioco il diritto dell’Ue: uso categorie interne per
risolvere il caso. In realtà non dovrebbe essere ricavabile un trattamento diverso nel caso di contrasto provvedimento con diritto
comunitario
Non esistenza di regime di annullabilità d'ufficio diverso
Potere di convalida
L’illegittimità dell’atto può portare anche ad un provvedimento dell'amministrazione, che invece che rimuovere il provvedimento con
efficacia retroattiva, eliminare il vizio senza eliminare il provvedimento. In alcuni casi possibile che il problema illegittimità si risolva non
con provvedimento di annullamento ma con provvedimento di convalida. L'operazione di convalida è vantaggiosa per diversi motivi tra
cui il fatto che non elimina l’atto ma solo il vizio = il provvedimento resta in vita con anche il rapporto
Convalida non sempre possibile
Art. 21 nonies c. 2 “È fatta salva la possibilità di convalida del provvedimento annullabile, sussistendone le ragioni di interesse pubblico ed
entro un termine ragionevole.”, non aiuta molto a capire quando sia possibile.
Quando è possibile la convalida.
es. L'amministrazione adotta autorizzazione ma rilasciata ad un soggetto che non aveva i requisiti per ottenerla, può il vizio essere
sanato? No, non può correggere un elemento inesistente, mancanza di un elemento sostanziale.
es. rilascio autorizzazione senza che sia stata acquisita l’autorizzazione paesaggistica necessaria per il rilascio dell’autorizzazione →
difetto di carattere procedurale. Può essere convalidata? Si, l'amministrazione si attiva epr ottenere l'autorizzazione paesaggistica,
prima dell’inizio di un eventuale giudizio → sanatoria del difetto procedurale
es. autorizzazione richiesta dal privato, l'amministrazione deve chiedere un parere obbligatorio in fase preparatoria ma ciò viene
omesso (mancata richiesta e acquisizione, a volte non serve acquisizione per motivi di celerità ma qui manca anche la richiesta).
Può essere sanato? Diversamente considerato il parere da atto autorizzatorio, non ha senso perché orami il provvedimento
emanato e non sana l'incompletezza contenutistica; se il parere interviene successivamente inoltre il parere deve essere
necessariamente positivo
La convalida è operazione possibile quando il difetto non riguarda il contenuto sostanziale del provvedimento, perché allora non c’è
spazio per un intervento successivo che sani il vizio, perché si avrebbe altro tipo di provvedimento, quindi se possibile si deve ricorrere
all’annullamento
Per vizio di incompetenza si può sanare con la ratifica
11/04/2022
Distinzione tra amministrazione attiva e consultiva o di controllo. Distinzione che consente di individuare le amministrazioni che sono
chiamate alla cura concreta degli interessi pubblici attraverso l'adozione di atti individuali, provvedimentali, o generale e normativo.
Mentre l'amministrazione di convalida non adotta le decisioni, scelte per la cura interessi, ma lavora in funzione strumentale rispetto
all'amministrazione attiva → es. corpi tecnici. L'amministrazione di controllo interviene dopo che la decisione di amministrazione attiva è
stata adottata e con funzioni di controllo successivo: può essere controllo di legittimità o controllo di merito o controllo di tipo
economico-finanziario (es. Corte dei Conti) → le funzioni di controllo hanno registrato nel tempo una forte contrazione: es. sulle
amministrazioni locali venuti meno controlli di legittimità effettuati dagli organi del livello territoriale superiore, ciò per ragioni di
efficienza (finché non eseguito impediva l’efficacia) oltre che per valorizzazione delle autonomia; residuano molti controlli per
l'amministrazione centrale
Alcune organizzazioni la cui natura pubblica immediatamente percepibili, per altre realtà organizzative la natura di p.a. può essere
tutt’altro che evidente, necessaria quindi attività interpretativa. Abbandonare il criterio formale, può avere forme privatistiche e però
essere soggetta al diritto pubblico (il diritto europeo ha da tempo superato un riconoscimento formale, basato sulla forma
dell'organizzazione), sostituito con indici rivelatori: es. finanziamenti pubblici, organi di gestioni comporti da persone nominate da
soggetti pubblici, organizzazioni private ma soggette a controlli… → organismo di diritto pubblico e approccio funzionale
Ci sono soggetti pubblici tout court, ma anche soggetti che a certi fini sono pubblici ma per altri fini non sono pubblici perché soggetti
alle regole del codice civile
Organi trovano nelle norme l’indicazione delle loro competenze, come assicurare che all’interno di una p.a. in cui le competenze
organizzate tra diversi organi siano coordinare?
Per il ministero relazione di gerarchia: si prevedeva una struttura gerarchica per cui il Ministro dettava il modo di lavoro di tutti gli organi
→ potere di ordine, potere di sostituzione e potere di avocazione di tutti gli organi sottordinati. Con il poter di ordine l’organo
sovraordinato impartiva le modalità e cosa fare. La competenza del Ministro comprendeva la competenza di tutti gli organi sottordinati,
tanto che originariamente qualunque atto di un Ministero era a firma del Ministro. Ciò = non solo potere di ordine ma che poteva
avvocare a sé qualunque decisione degli organi subordinati. Relazione di gerarchi contiene in se anche il potere di sostituzione. Modello
tanto più compiti tanto più difficile pensare attuazione. Modello recessivo: sia per la complessità dei compiti, meglio redistribuzione e
separazione, sia perché modello diventato via via meno conciliabile con il principio della competenza stabilita dalla legge; se si da una
lettura costituzionalmente orientata del tema delle competenze e l’art. 97 è più naturale che i diversi organi siano titolari di diverse
competenze = spazio autonomo di esercizio del potere
Relazione meno pervasiva, c.d. di direzione: non contiene poteri di ordine, di avocazione e sostituzione, perché presupposto contrario per
cui l’organo sovraordinato non ha competenza anche del organo sottordinato, ma poter più contenuto di dare alle unità sottordinate delle
direttiva (potere di ordine: vincola - nessuna discrezionalità), lascia libere le modalità. Coordinamento non più garantito attraverso
gerarchia ma attraverso direzione. Questo per molte amministrazioni ma non ad es. per quella militare.
Questo superamento ricercato dagli anni ‘90 attraverso una riforma che mirava ad aziendalizzare l'amministrazione: stabilita una
separazione tra gli organi di vertice di indirizzo politico e gli organi di gestione della funzione; questa operazione di separazione ricercata
attraverso una riforma che ha in parte scollegato la struttura amministrativa fissa delle amministrazioni dai vertici politici. Reso l’apparato
esecutivo tecnico separato dall'apparato politico: è vero che l'amministrazione deve tradurre l’imput dall'organo politico nell’azione
amministrativa, ma ciò salvaguardando l’autonomia degli organi tecnici/amministrativi → prevista quindi una congiunzione che
consenta però di arginare il potere politico: non può entrare nella gestione concreta degli affari, deve dare l’imput ma non può esso stesso
agire come funzionario amministrativo.
Spoil system: al cambiare dei vertici politici cambiano i vertici amministrativi. Il nostro ordinamento lo consentiva in maniera
molto ampia, questo per consentire il funzionamento della responsabilità politica. La Corte Costituzionale ha affermato, dato
che c’è una separazione tra politica e amministrazione, che lo spoil system può funzionare solo per pochissime figure dirigenziali
che stanno nel livello più alto della struttura ministeriale e che si caratterizzano per avere necessariamente un collegamento
fiduciario con l’organo politico; non è tollerabile che la struttura fissa del Ministero muti al mutare del Ministro
Questa sostanziale separazione tra vertici politici e burocratici compiuta negli anni ‘90, quando si tentava di rendere struttura più
autonoma si è attuata questa emancipazione della dirigenza dal vertice politico, che può ancora dare direzione ma in modo imparziale,
assicurando equidistanza da interessi politici. Con eccezione delle figure di congiunzione, uffici di staff.
Modelli di amministrazione
In ragione di numerose varianti tanti modelli di amministrazione. E’ giusto parlare di una p.a. come organizzazione reticolare e
multilivello
Sia diversi modelli di livello: statale, regionale, città metropolitane, enti locali
Livello di tipo orizzontale: ruotano attorno al livello politico territoriale
Organizzazioni eterogenee
Amministrazioni indipendenti, amministrazioni che rispondono ad una logica diversa rispetto ad amministrazione ministeriale.
Amministrazione ministeriale idea dell’organo politico, struttura che serve per le finalità decise dal Ministro per il quale risponde
in Parlamento → modello cavouriano
Amministrazione indipendente non è collegato ad un Ministero, al Governo, e quindi non esserne espressione e per attuazione dei fini
indicati dal Governo. Amministrazione pubblica in cui si è tagliato il cordone con il Governo. Assicurano un esercizio neutrale della
funzione di regolazione di alcuni settori economici. Per assicurare la neutralità si fa in modo che la nomina dei vertici non sia in mano al
Governo. La nomina quindi spetta al Parlamento, nascendo come espressione del voto del Presidente dei Senato e del Presidente della
Camera → riferibili all’organo rappresentativo di maggioranza e minoranza. Tipo di poteri esercitati sono così non soggetti alle
fluttuazioni proprie del circuito politico. Altre regole per assicurare indipendenza: i vertici durano in carica più della legislatura; il vertice
molto spesso non monocratico ma collegiale: più difficile il condizionamento; i vertici dovrebbero scelti non su una logica politica ma
sulla base dei curriculum vitae, vertici autorevoli = imparzialità, sottrazione logica di spartizione politica, e capacità tecnica.
Queste autorità sono nate per regolare il mercato, da quando attenuti interventi dello Stato nell’economia e liberalizzati settori pubblici e
attività economiche (dal diritto Ue) e quindi servizi gestiti in regime di libero mercato, si sono create delle autorità per regolare (es. tariffe,
standard…)→ dallo Stato imprenditore a Stato regolatore: cambiamento rapporto tra Stato e mercato. ssare normativa di dettaglio che
regolamenta le attività in quel determinato settore, grazie all’expertise
Accanto a funzione di tipo normativo, le autorità indipendenti hanno anche funzioni di verifica del rispetto della normativa, es.
compiono attività ispettive, e qualora si ravveda una violazione delle regolamentazioni le autorità dispongono anche di poteri sanzionatori
→ racchiudono in se una serie di funzioni rilevanti che richiamano le funzioni dello Stato.
Problema: poteri incisivi ma non rispondono di quello che fanno attraverso il circuito democratico. Problemi di costituzionalità stessa
delle autorità indipendenti: non hanno vertice ma non si sa chi imputare la responsabilità. Diverse risposte che in parte non soddisfacenti
ma le opinioni sono:
Amministrazioni per le quali sarebbe la stessa Costituzione a prevedere la loro necessità: i diritti che si fondano nella
Costituzione a richiedere un’amministrazione neutrale e lontana dalla politica, cui sia data la cura di tali interessi
Vertici legittimati dalla loro expertise tecnica
Amministrazioni comunque soggette al potere giurisdizionale
Autorità quando decidono valorizzano la partecipazione e procedimentale più delle amministrazioni statali: maggiori forme di
consultazione e garanzie di partecipazione, attraverso il bilanciamento degli interessi si assicura rappresentazione degli interessi
delle parti su cui la normativa va ad incidere
→ tendenza a cui vanno tutti i sistemi e anche condizione per ingresso nell’Ue: alcuni settori devono essere regolati da autorità
indipendenti