giustizia amministrativa: include tutti i mezzi predisposti da un ordinamento giuridico per assicurare la conformità dell'azione amministrativa alla legge e al miglior perseguimento dell'interesse pubblico nel caso concreto; si intendono anche le garanzie procedimentali, l'autotutela decisoria, il difensore civico, i controlli amministrativi di legittimità e di merito. → riflette la concezione oggettiva (più ampia) della tutela. La concezione soggettiva invece, più ristretta, include dunque soltanto gli istituti volti ad assicurare la giustiziabilità delle situazioni giuridiche dei soggetti che entrano in contatto con la pa qualora questa ponga in essere atti e comportamenti non conformi alle leggi e ai principi generali dell'attività amministrativa. Essi consistono in rimedi giurisdizionali (da esperire dinanzi al giudice ordinario\amministrativo) e in rimedi non giuris (ricorso straordinario al presidente della Rep). La concezione soggettiva è sviluppata nel Codice del processo amministrativo ed è accolta dalla giurisprudenza. In italia il sistema della g.a è evoluto a partire dalla seconda metà del XIX secolo fino al codice del processo amministrativo, in modo graduale ad opera del legislatore e della giurisprudenza amministrativa.
La legge del 1865 abolitiva del contenzioso amministrativo
tappe essenziali → contenzioso amministrativo negli stati italiani preunitari; il sitema del giudice unico tra 1865 e 1889; istituzione del giudice amministrativo nel 1889 e assestamenti fino alla costituzione del 1948; codice del processo amministrativo. Il contenzioso amministrativo abbracciava un complesso di organi, commissioni e tribunali speciali separati dai tribunali ordinari competenti a dirimere le liti tra privati, furono istituiti nei vari stati per risolvere le controversie in cui fosse interessato il p esecutivo. Si trattava infatti di organi dipendenti dal sovrano (amministrazione contenziosa) per quanto distinti e che pertanto non potevano essere considerati giudici in senso proprio. Il contenzioso amministrativo fu adottato in numerosi stati europei (Spagna, Portogallo, Grecia ecc); in Italia invece prese piede successivamente all'occupazione napoleonica. Con l'unificazione nazionale (del 1861) si pose il problema di riordinare la materia della giustizia amministrativa organizzata in modi diversi negli stati preunitari. Il contenzioso amministrativo, nel quale la tutela del cittadino era affidata alla stessa pa non sembrava in linea con la visione dello Stato liberale, all'interno del quale pare necessario assicurare la giustizia da parte di un giudice in senso proprio (e non per grazia del sovrano). Il modello ritenuto più conforme fu quello di devolvere al giudice ordinario le controversie tra cittadino e pa. La legge fondamentale n.2248 del 1865 definisce ancor oggi il fondamento e i limiti della giurisdizione del guudice ordinario nei confronti della pa, abolì i precedenti sistemi del cont. amm. Attribuì la tutela dei diritti civili e politici dei cittadini al giudice ordinario, ponendo limiti rigidi ai poteri decisori di questo in vista del rispetto del principio della separazione dei poteri (art 2). l'art 4 prevede che l'atto amministrativo non potrà essere revocato o modificato se non con ricorso alle competenti autorità amministrative; il giudice ordinario non può emanare sentenze di annullamento di atti amministrativi e di sostituzione della volontà espressa dall'amministrazione con l'atto. L art 5 prevede che le autorità giudiziarie applicheranno gli atti amministrativi e i regolamenti generali e locali in quanto conformi a legge. → il giudice può emanare solo sentenze dichiarative o di mero accertamento. Le carenze di questa legge: portò ad una situazione paradossale poiché il cittadino si trovò ancor meno tutelato nei suoi rapporti con l'amministrazione. Perché? Incerta determinazione dell'ambito di cognizione del giudice ordinario; mancanza di strumenti efficaci per indurre l'amministrazione a conformarsi al giudicato del giudice ordinario; assenza di rimedi giurisdizionali per interessi individuali diversi dai diritti sogggettivi che già in precedenza pitevano essere tutelati dal contenzioso amministrativo. Secondo la giurisprudenza civile: solo per gli atti di gestione (atti emanati nell'esercizio della capacità di diritto privato) poteva incardinarsi la giurisdizione del giudice ordinario mentre per gli atti di imperio (espressione di un potere dell'amministrazione in senso proprio), restavano sprovvisti di tutela.
La nascita del giudice amministrativo
si aprì così un dibattito che sfociò nell'istituzione della IV sezione del consiglio di stato nel 1889. questa sezione si aggiungeva a quelle già istituite e fu investita della competenza a decidere sui ricorsi per incompetenza, per eccesso di potere o per violazione di legge contro atti e provvedimenti di un'autorità amministrativa o di un corpo amministrativo deliberante, che abbiano per oggetto un interesse d'individui o di enti morali giuridici. Si trattava di un ricorso volto a contestare la legittimità di un provvedimento lesivo di un interesse del ricorrente (legittimo) e finalizzato a rimuovere l'atto e i suoi effetti (annullamento con effetto retroattivo). La legge del 1889 non operò un superamento completo ma un'integrazione del sistema di tutela giurisdizionale delineato dalla legge del 65 (che non venne abrogata) → si diede origine ad un sistema dualistico che permane tutt'oggi: il giudice ordinario, preposto alla tutela dei diritti soggettivi; il giudice amministrativo, preposto alla tutela degli interessi legittimi. La legge 42 del 1907 sancì in modo definitivo la natura giurisdizionale del procedimento davanti al g amministrativo e istituì la V sezione del consiglio di stato, alla quale venne deferita per alcune materie la giurisdizione di merito.
La giustizia amministrativa nella Costituzione
non fu oggetto di particolare attenzione da parte dell'assemblea costituente; ma si limitò a confermare il sistema già vigente elevando i suoi principi a norme di ordine costituzionale e ha consolidato il sistema risultato dalle leggi del 65 e dell'89. La cost riafferma infatti il dualismo dei giudici e delle situazioni giuridiche delle quali possono essere titolari i soggetti privati nei rapporti con le amm (diritti sogg e interessi legittimi trovano una parallela e pari collocazione negli art 24 e 113. l'art 103 stabilisce poi che il Consiglio di stato e gli altri organi di giustizia amministrativa hanno giurisdizione per la tutela nei confronti della pa degli interessi legittimi. Il giudice amministrativo è quindi il giudice “naturale” degli interessi legittimi. La sentenza della cc n 204 del 2004: il giudice amministrativo può conoscere anche situazioni giuridiche di diritto soggettivo ma solo in materie paricoli indicate dalla legge (come sancito dall'art 103 cost); la CC è intervenuta per chiarire questo concetto di materie: ovvero deve trattarsi di materie nelle quali la pa agisce come autorità ovvero titolare di un potere amministrativo e nelle quali dunque la tutela dei diritti soggettivi è subordinata al rispetto degli interessi legittimi; non basta che la controversia coinvolga una parte pubblica. La CC fonda il riparto della giurisdizione tra g ordinario e amm sul criterio della titolarità della situazione giuridica soggettiva lesa e riafferma contemporanemante la connotazione della giurisdizione amministrativa come giuris sul potere amministrativo. Art 113 comma 2 prevede che la tutela giurisdizionale non può essere limitata o esclusa a particolari mezzi di impugnazione o per determite categorie di atti; evitando che siano sotratti al controllo intere materie o tipi di atti. Il comma 3 invece stabilisce che la legge determina quali organi di giurisdizione possono annullare atti della pa nei casi e con gli effetti previsti dalla legge; evita di costituzionalizzare il divieto di annullamento degli atti amministrativi previsto dalla legge 2248 del 65. il Consiglio di Stato: la Cost lo definisce come organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia amministrativa (art 100), consolidando così il duplice ruolo: organo di alta consulenza del governo e come organo di vertice della giurisdizione amministrativa (cioè come giudice d'appello). Oggi 5 sezione svolgono funzioni giurisdizionali e le altre due svolgono f consultive. L'art 125 comma 2 prevede l'istuzione in ogni regione di organi di giustizia amministrativa di primo grado. L'art 111 ultimo comma precisa che contro le pronunce del c di stato può essere proposto ricorso in Cassazione per i soli motivi inerenti la giurisdizione (definendo i limiti della giurisdizione amm rispetto a quella ordinaria).
Istituzione dei Tribunali amministrativi regionali e riforme successive
la legge 1034\1971 istituì i TAR dando attuazione all'art 125 cost. La novità più rilevante fu averli qualificati come organi generali di giustizia amministrativa di primo grado, attribuendo al C di Stato la natura di giudice d'appello. Questa legge ampiò inoltre le materie devolute alla giurisdizione esclusiva el giudice amministrativo; in particolare, reimpostò i rapporti tra ricorso giurisdizionale e ricorsi amministrativi ponendo il principio della facoltatività del ricorso amministrativo ovvero della non necessarietà dell'attivazione degli strumenti di tutela amministrativa come condizione per instaurare il processo amministrativo. In precedenza infatti i ricorso giurisdizionale era ammesso solo contro atti definitivi, quelli cioè già oggetto del ricorso gerarchico; l'accesso alla tutela giurisdizionale divenne così più diretto, senza filtri intermedi. Negli anni successivi a questa legge il legislatore operò interventi minori: trasferì al giudice ordinario la cognizione delle controversie relative ai rapporti di lavoro con le pa privatizzate negli anni Novanza (devolute in precedenza al giudice amministrativo esclusivamente). Una riforma strutturale del processo amministrativo venne operata con la l 205\2000 con due obiettivi: disciplinare l'azione risarcitoria per danni da lezione di interessi legittimi (prendendo atto della svolta della sentenza 500\1999) e accrescere l'effettività della tutela prevedendo riti accelerati. L'aspetto più rilevante fu quello relativo all'azione risarcitoria: la sentenza delle sezioni unite infatti aveva affermava la giurisdizione del giudice ordinario per controversie risarcitorie, qualificando la pretesa risarcitoria come un diritto soggettivo, anche se nascente da un provv illegittimo; in questo modo il giud amm perdeva in “monopoloio” della cognizione della legittimità del prov amm. Questa legge stabilì invece che l'azione risarcitoria relativa alla lesione di interessi legittimi rientra nella giurisdizione del g amm aggiungendosi così e integrando la tradizionale azione di annullamento. Sancì pertanto la trasformazione del g amm da giudice dell'annullamento degli atti amm illegittimi a giudice anche del risarcimento del danno da lesione di int legittimi. Il codice del processo amministrativo unifica per la prima volta la disciplina del processo amministrativo abrogando tutte le norme preedenti; ha una struttura snella (137 art) e contiene molti rinvii espressi a singole disposizioni del cod di proc civile e rinvia anche alle disp del cod di proc civile compatibili o espressione di principi generali. Il dualismo del sistema italiano e il riparto della giurisdizione il criterio di riparto della giurisdizione tra i due ordini giudiziari è quello delle situazioni giuridiche soggettive fatte valere in giudizio; l'art 7 del codice attribuisce infatti in termini generali alla giurisdizione amm tutte le controversie nelle quali si faccia questione di interessi legittimi, escludendo implicitamente che esse possano essere attribuite al giudice ordinario. Inoltre deve trattarsi di controversie riguardanti provv, atti, accordi o comportamenti riconducibili anche mediatamente all'es del potere. L'art 7 esclude anche dal perimetro della giurisdizione amm “atti o provv emanati dal governo nell'esercizio del potere politico → esclusione degli atti politici. Il riparto tra le due sfere di giurisdizione ha molte incertezze perchè la distinzione tra diritti sogg e int legittimi appare spesso dubbia. La giurisprudenza della corte di Cassazione ha elaborato tre criteri: la bipartizione tra norme di relazione e norme di azione; quella tra potere vincolato e p discrezionale; e quella tra carenza di potere e cattivo es del potere. Ha inoltre anche individuato all'interno dei diritti costituzionalemente garantiti una categoria di diritti soggettivi non degradabili o comprimibili da parte del potere amm, la cui tutela resta al g ordinario anche in presenza di atti amm (diritto alla salute, ambiente salubre, diritti elettorali). Fino ad anni recenti le due sfere di giurisdizione erano incomunicabili. Il codice supera questo problema attraverso la traslatio judicii: se la giurisdizione è declinata dal g amm a quello ordinario e viceversa “sono fatti salvi gli effetti processuali\sostanziali della domanda se il processo è riproposto davanti al giudice indicato nella pronuncia che declina la giurisdizione entro il termine di 3 mesi dal suo passaggio in giudicato (art 11). la Corte di cassazione come giudice della giurisdizione poiché, a norma del 111 comma 7 Cost, decide in ultima istanza sul riparto. Il dualismo italiano non può definirsi paritario ma a prevalenza istituzionale del g ordinario. Sulla portata del 111 è intervenuta la CC in senso restrittivo affermando che l'eccesso di potere giudiziario denunciabile in Cass è configurabile solo in tre ipotesi: invasione o sconfinamento (g amm afferma la propria giurisdizione nella sfera riservata al legislatore o all'amministrazione), arretramento (la nega sull'erroneo presupposto che la materia non può essere ogg di cognizione giurisdizionale), difetto relativo di giurisdizione (la afferma su materie attruite ad altra giurisdizione). Il dualismo italiano rappresenta un unicum poiché nell'esperienza occidentali vi è la prevalenza di sistemi monisitici ovvero nei quali le liti tra citt e pa vengono devolute ad un solo giudice. La giurisdizione del g ordinario nei confronti della pa include anche una serie di fattispecie nelle quali il legislatore gli attribuisce espressamente la giurisdizione sul presupposto che si tratti di materie che interessano solo diritti sogg (es. controversie di lavoro riguardanti dipendenti pubblici privatizzati, giudizio di opposizione alle sanzioni amm pecuniarie). La giurisdizione di legittimità, esclusiva e di merito esaminando la giurisdizione del g amm e il processo di cognizione, il codice distingue tre tipi di giurisdizione -art 7-: • giurisdizione generale di legittimità • giurisdizione speciale esclusiva e di merito 1- la più importante ha naturale generale perchè si incardina direttamente in base all'art 7 senza necessità di ulteriore previsione legistlativa; interviene ogni volta sorga una controversia avente per ogg atti, provv,omissioni delle pa lesivi di situazioni giuridiche di interesse legittimo. 2- gli altri due tipi di giurisdizioni hanno invece carattere speciale,aggiuntivo e parallelo: perchè si riferiscono solo alle fattispecie tassativamente individuate dal legislatore, l'ambito di cognizione e i poteri decisori vanno a cumularsi ed integrare quelli caratteristici della competenza generale e possono cumularsi. La giurisdizione esclusiva consente al giudice amm di conoscere anche delle controversie nelle quali si faccia questione di diritti soggettivi (elenco inserito nell'art 133 Codice); mentre la giurisdizione di merito, nella quale il giudice può operare un sindacato diretto sulle scelte discrezionali dell'amministratore, pè richiamato dall'art 7 del cod che rinvia all'art 134 per i casi tassativi. Nella giurisdizione di merito il giudice amm può sostituirsi all'amministrazione, riformando il provv impugnato. Il caso più rilevante è il giudizio di ottemperanza che può essere istaurato per ottenere l'adempimento dell'obbligo dell'autorità amministrativa di conformarsi alle pronunce del giudice amm e del giudice ordinario emanate nei confronti dell'amministrazione.
Le azioni nel processo di cognizione, le azioni cautelare ed esecutive
nel processo di cognizione possono essere proposte più tipi di azioni: di annullamento, di condanna al risarcimento del danno, di adempimento, avverso il silenzio, di nullità, di accertamento, per l'efficienza della pa. 1- l'azione di annullamento del provv illegittimo ha natura costitutiva e storicamente è l'azione principale per la tutela degli interessi legittimi lesi da un provv amm illegittimo; esso va proposto entro 60 gg e ha lo scopo di verificare se l'atto amm impugnato sia viziato per violazione di legge\incompetenza\eccesso di potere. Qualora l'azione viene accolta il giudice annulla in tutto o in parte il provv impugnato. La sentenza di annullamento produce tre effetti: di annullamento, ripristinatorio, conformativo. L'effetto di annullamento rimuove l'atto impugnato e i suoi effetti retroattivamente quindi è come se l'atto non fosse mai stato emanato (l'unica deroga alla retroattività è ammessa per le sentenze dell'Adunanza plenaria del Condiglio di Stato). L'effetto ripristinatorio mira a ricostruire per quanto possibile la situazione di fatto e di diritto nella quale si sarebbe trovato il ricorrente al momento dell'emanazione della sentenza in assenza dell'atto amm illegittimo e va ad integrare quello di annullamento tendando di eliminare il pregiudizio subito dal ricorrente nel periodo in cui l'atto ha prodotto i suoi effetti. Ove ciò non sia possibile può trovare spazio la tutela risarcitoria. L'effetto conformativo invece crea un vincolo in capo all'amm nel momento in cui essa emana un nuovo provv in sostituzione di quello annullato. L'amministrazione infatti è teniuta, ove permangano le esigenze di tutela dell'interesse pubblico che stavano alla base del provv annullato, ad emanare un nuovo provv. 2-l'azione di condanna al risarcimento del danno provocato da un atto amm illegittimo che lede un interesse legittimo può essere proposta o in collegamento con l'azione di annullamento o in modo autonomo. Innanzitutto, deve essere proposta entro 120 gg dal fatto o dalla conoscenza del provv che ha provocato il danno; il codice contiene una disposizione che penalizza il ricorrente che scelga di proporre l'azione di risarcimento senza proporre insieme o prima l'azione di annullamento. Infatti il giudice, in sede di determinazione dell'ammontare della somma, deve escludere i danni che si sarebbero potuti evitare usando l'ordinaria diligenza, anche attraverso l'esperimento dei mezzi di tutela previsti. In definitiva, l'art 30 sembra assegnare una priorità all'azione di annullamento perchè l'azione di risarcimento è vista come un'azione complementare alla prima cioè riguardante solo i danni ai quali l'annull del provv non può porre rimedio. Pregiudizialità amministrativa → il giudice amm aveva ammesso l'azione di risarcimento solo nel caso in cui fosse stata tempestivamente proposta l'azione di annullamento (soluzione fatta propria prima del Codice dal giudice amm). Il conflitto interpretativo tra g ordinario e g amm è stato dunque risolto in modo compromissorio: da un lato, è consentita l'azione risarcitoria autonoma, dall'altro prevede un termine breve e penalizzazione. 3-L'azione di adempimento può essere proposta nei casi di diniego espresso di un provv richiesto o di silenzio. In caso di accoglimento il giudice può ordinare all'amministrazione di emanare il provv richiesto (se si tratta di poteri vincolanti). L'azione di ad può essere desunta dall'art 34 del Cod che attribuisce al giudice il potere di condannare l'amministrazione ad adottare le misure idonee a tutelare la situazione soggettiva dedotta in giudizio. Il Codice quindi ha accolto il principio dell'atipicità delle azioni. 4-l'azione avverso il silenzio può essere proposta fin quando perdura l'inerzia dell'amministrazione e entro il termine comunque di un anno dalla scadenza del termine di conclusione del procedimento; se nel frattempo l'amm emana un atto che nega la richiesta, esso può essere impugnato con la normale azione di annullamento. L'azione è volta anzitutto ad accertare l'inadempimento dell'obbligo di provvedere. Ove richiesto il giudice può anche pronunciare sulla fondatezza della pretesa dedotta in giudizio: può quindi verificare se tale provv debba essere rilasciato dall'amm ma solo quando si tratta di attività vincolata o quando non vi siano margini di discrezionalità. 5-l'azione per la declaratoria di nullità del provv può essere proposta entro 180 gg; scaduto il termine, il giudice può comunque dichiararla anche ex officio (es. nel corso di un giudizio nel quale la parte privata ponga alla base della sua azione un atto amm). 6-l'azione di accertamento: il codice non contiene un art dedicato ma è solo desumibile in rif all'azione di nullità stabilendo soltanto che “in nessun caso il giudice può pronunciare con rif a poteri amm non ancora esercitati e che neppure può conoscere della legittimità degli atti che il ricorrente avrebbe dovuto impugnare con l'azione di annullamento”. È cosi esclusa la possibilità di esprire sia un'azione tesa ad accertare in astratto come un potere debba essere esercitato (tranne contro il silenzio), sia un'azione che accerti l'illegittimità di un provv con finalità diverse da quelle del suo annullamento. Tuttavia, il principio di atipicità delle azioni consente di esperire un'azione di accertamento ove essa corrisponda al bisogno di tutela correlato ad una situazione soggettiva. In ogni caso, ove sia proposta azione di ann, ma nel corso del giudizio l'ann non risulti più utile, il giudice accerta l'illegittimità dell0atto se sussiste l'interesse a fini risarcitori. 7-l'azione per l'efficienza della pa: anche questa non inclusa nel codice ed esperibile nel caso di violazione di livelli e standard di qualità previsti per le prestazioni agli utenti. Essa mira a costringere l'amministrazione a raggiungere o ripristinare i livelli delle prestazioni stabiliti in atti amm generali.
L'oggetto del processo amministrativo
per lungo tempo il processo amm è stato ricostrituo come processo sull'atto, visto che l'unica aizone esperibile era quella di annullamento. Al centro del processo si collocavano l'atto impugnato e i motivi di ricorso; minoritaria era la ricostruzione del processo amm come processo sul rapporto cioè direttamente sul rapporto giuridico amm, prescindendo dal provv. La concezione originaria però è entrata in crisi per una pluralità di ragioni, una tra tutte aprendosi ad una pluralità di azioni diverse dall'annullamento; il ricorrente infatti, mira più che a censurare il modo in cui il potere amm è stato esercitato, a far stabilire la regola dell'azione amm. La giurisprudenza è arrivata ad affermare che nei casi di provv vincolati il giudizio ha per ogg direttamente il rapporto amm controverso (concezione fatta propria anche dal Codice). Definizione di ogg del processo amm → pretesa a conservare o conseguire, in forma specifica o per equivalente, l'utilità o il bene della vita correlato alla situazione giuridica sogg fatta valere in giudizio. Due altri tipi di azione completano le tutele relative al processo di cognizione: l'azione cautelare e l'azione esecutiva. L'azione cautelare consente di richiedere al giudice provv interinali nei casi in cui vi è la necessità di evitare danni gravi e irreparabili che potrebbero prodursi nelle more della sentenza definitiva. Le misure cautelari possono essere richieste nel ricorso principale o in qulasiasi momento successivo all''instaurazione del giudizio. Esse vanno dalla sospensione degli effetti dell'atto impugnato al pagamento in via provvisoria di una somma di denaro, il cod quindi attribuisce ampia discrezionalità al giudice nell'individuare il rimedio più efficace per prevenire il danno. L'accoglimento della domanda è legato all'accertamento di due presupposti: il fumus bonu juris (probabilità di accoglimento del ricorso) e il periculum in mora ovvero pregiudizio grave e irreparabili che deriverebbe in capo al ricorrente nelle more della conclusione del giudizio. La richiesta di tali misure viene rivolta al collegio che poi decide la causa nel merito; nei casi di estrema gravità e urgenza le misure cautelari possono essere richieste al presidente del collegio o a un suo delegato che prevede in inaudita altera parte; dovrà essere poi confermato o meno. L'azione esecutiva dà origine al cd giudizio di ottemperanza: può essere proposta a valle del processo di cognizione nei casi in cui l'amm non esegue una sentenza del giudice amm; a volte la sentenza di ann è autoesecutiva cioè non rcihiede alcuna attività da parte dell'amm soccombente. Altre volte invece l'amm è tenuta a compiere un'attività materiale e giuridica tesa a ripristinare la situazione di fatto e di diritto. Nel caso di mancata esecuzione della sentenza, il ricorrente può esperire il cd giudizio di ottemperanza. Oggetto del giudizio è la verifica se la pa abbia o meno adempiuto all'obbligo nascente dal giudicato. In questo giudizio, il g amm esercita una giurisdizione di merito che gli consente di sostituirsi all'amministrazione rimasta inadempiente. Il commissario ad acta è un soggetto delegato dall'amm per emanare un'autorizzazione o riconsegnare un terreno espropriato.
Lo svolgimento del processo amministrativo. I principi informatori
il Codice accoglie la concezione soggettiva della tutela giurisdizionale; l'art 1 esprime questa concezione di strumentalità del processo cioè serve ad assicurare al ricorrente una tutela piena ed effettiva delle situazioni giuridiche soggettive. -il principio della domanda: corrispondente al nemo judex sine actore; rientra tra le prerogative del ricorrente non solo la proposizione del ricorso ma anche l'individuazione dell'oggetto della domanda attraverso l'individuazione del provv impugnato, l'esposizione sommaria dei fatti, la formulazione dei motivi, l'indicazione dei emzzi di prova e dei provv chiesti al giudice. I motivi del ricorso sono i profili di illegittimità dedotti e devono essere enunciati in modo specifico. Scaduto il termine per la presentazione del ricorso, il ricorrente può proporre soltanto i motivi aggiunti cioè nuove ragioni a sostegno della domanda già proposta. -il principio della parità delle parti, del contraddittorio e del giusto processo: bisogna considerare che sul versante del rapporto giuridico amm le parti non sono poste sullo stesso piano anzi il rapporto giuridico amm colloca l'amm titolare del potere in una posizione di sovraordinazione; tuttavia, all'interno del processo, sono riconosciute le stesse garanzie. Nel processo trovano ingresso le parti necessarie e quelle eventuali; • quelle necessarie sono ricorrente, amministrazione resistente e il controinteressato. Il primo pronone l'azione formulando le domande e delimitando l'oggetto; per presentare ricorso deve dimostrare la legittimazione e l'interesse a ricorrere: la prima individua il soggetto legittimato a far valere in giudizio una determinata situazione giuridica soggettiva e consiste nell'affermazione da parte del ricorrente della titolarità di un interesse legittimo o di un diritto soggettivo del quale si chiede tutela. Invece, l'interesse a ricorrere consiste nel beneficio o utilità effettiva che il ricorrente potrebbe conseguire se il ricorso fosse accolto. L'interesse deve essere concreto, attuale e personale e deve permanere per tutta la durata del processo (se viene meno: sentenza che dichiara la carenza sopravvenuta di interesse). L'amministrazione resistente è l'amministrazione che ha emanato il provv o nei cui confronti viene evanzata la pretesa; controinteressato è il sogg la cui posizione giuridica sogg sarebbe intaccata dall'accoglimento del ricorso e si individua in base all'analisi degli effetti del provv impugnato. Entrambe si possono costituire in giudizio presentando memorie, formulando istanze, indicando mezzi di prova e documenti a sostegno della loro posizione. Il controinteressato può anche proporre un ricorso incidentale impugnando lo stesso provv e proponendo motivi che, ove accolti, farebbero venir meno l'interesse del ricorrente a ottenere una pronuncia sul ricorso principale. • Vi sono poi le parti eventuali cioè intervenienti volontari ad adiuvandum e ad opponendum: i primi affiancano il ricorrente e possono integrare le difese di questo ma non possono proporre motivi di ricorso ulteriori; invece gli altri assecondano l'amm resistente. -il principio dispositivo: l'istruzione probatoria è retta da questo principio che però subisce alcune attenuazione nel processo amm: da un lato vige la regola generale per cui le parti devono individuare e allegare i fatti rilevanti e fornire la prova degli stessi, dall'altro il giudice può anche disporre d'ufficio i mezzi istruttori ritenuti necessari (basta che il ricorrente fornisca un principio di prova). Il giudice può chiedere alle parti chiarimenti o documenti, può ordinare a terzi di esibire in giudizio documenti,può disporre ispezioni, può ammettere prova testimoniale (in forma scritta) e può assumere tutti i mezzi di prova previsti dal cpc (tranne interrogatorio formale e giuramento). Inoltre, può ordinare l'esecuzione di una verificazione o se indispensabile disporre una consulenza tecnica. Il giudice quindi ha un acesso autonomo e diretto al fatto e può sindacare se esso sia stato ricostruito in modo corretto nel provv. -principi della concentrazione, della collegialità e dell'oralità: l'articolazione del processo amm è data dalla fase cautelare e dalla fase di merito: quest'ultima è incentrata sull'udienza collegiale pubblica di discussione orale e può essere preceduta da un'udienza in camera di consiglio nel caso in cui il ricorrente proponga anche l'istanza cautelare. La massima concentrazione si ha qualora il giudice ritenga di procedere alla definizione del giudizio con sentenza in forma semplificata all'esito della fase cautelare. La collegialità vale sia per la fase di merito che per quella cautelare, dato che il decreto cautelare monocratico perde efficacia se non è confermato dal collegio. -principio del doppio grado di giudizio: enunciato già dall'art 125 comma 2 cost; l'appello nel processo amm è considerabile come un mezzo di impugnazione in senso proprio (rinnovatorio\sostitutivo della sentenza di primo grado) perchè può essere proposto senza alcuna limitazione di motivi e se il Consiglio di Stato lo accoglie decide della controversia nel merito senza rimettere la questione al TAR competente. La parte appellante individua nel ricorso in appello i capi di sentenza ogg di impugnazione e deduce specifiche censure; deve anche riproporre espressamente le domande\eccezioni dichiarate assorbite o non esaminate nella sent di primo grado; non possono essere proposte domande né eccezioni nuove non rilevabili d'ufficio. Non sono ammessi nuovi mezzi di prova o documenti, salvo che il collegio li ritenga indispensabili o la parte dimostri di non averli potuti proporre o produrre nel giudizio di 1 grado per causa ad essa non imputabile. Oltre all'appello il processo amm prevede altri mezzi di impugnazione: revocazione, opposizione di terzo e ricorso per Cassazione.