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CAPITOLO VII

1. GIUDICI ORDINARI E GIUDICI SPECIALI

Il sistema giudiziario italiano si caratterizza per la contestuale presenza di più giurisdizioni: i giudici ordinari, i giudici
amministrativi, i giudici contabili, i giudici tributari e i giudici militari. La competenza dei quali è stabilita dalla legge secondo
criteri differenti che tengono conto o della materia su cui la giurisdizione va esercitata o della posizione giuridica vantata dal
soggetto di diritto.

►I giudici ordinari amministrano la giustizia civile e penale attraverso organi giudicanti ed organi requirenti:

•gli organi giudicanti civili si dividono in: organi di 1˚grado (giudice di pace e tribunale) e di 2˚grado (Corte d'appello);
le decisioni del giudice di pace si possono impugnare in appello dinanzi al tribunale; le decisioni assunte dal tribunale in
primo grado possono essere impugnate presso la Corte d'appello.

•Anche tra gli organi giudicanti penali vi sono organi di 1˚grado (il giudice di pace, il tribunale, la Corte d'assise) e
organi di 2˚grado (la Corte d'appello, la Corte d'assise d'appello, il tribunale della libertà).

•gli organi requirenti sono i pubblici ministeri che esercitano l'azione penale ed agiscono nel processo a cura di interessi
pubblici. Il pubblico ministero (PM), attraverso l'esercizio dell'azione penale, attiva la giurisdizione penale per
l'accertamento di eventuali reati e la condanna dei loro autori ed agisce anche nel processo civile, nei casi stabiliti dalla
legge a tutela di interessi pubblici.

La differenza tra questi due campi di azione è che il ruolo del PM nel processo civile è interamente rimesso alla legge mentre
nel campo penale nessuna legge può cancellare o modificare l'obbligo per il PM di esercitare l'azione penale il quale è previsto
dalla Costituzione nell’art. 112.

Obbligatorietà dell'azione penale significa che il PM è tenuto intraprendere la sua azione sempre e comunque in presenza di
una notitia criminis dotata di un certo fondamento. In questo modo la Costituzione evitare che l'attivazione della giurisdizione
penale sia condizionata da scelte a favore di qualcuno o contro qualcun altro, e che sia caratterizzata dall'imparzialità.

La Costituzione garantisce l'indipendenza del Pubblico ministero (art. 108.2) e dispone che esso goda delle garanzie stabilite
nei suoi riguardi dalle norme sul l'ordinamento giudiziario (art. 107.4).

La Corte costituzionale, sulla base di queste disposizioni, ritiene che il PM possa essere parte di un conflitto di attribuzioni tra
poteri dello Stato in quanto titolare esclusivo dell'azione penale.

Gli uffici del PM, o Procure della Repubblica, si rinvengono presso i tribunali (ordinari e per i minorenni), presso la Corte
d'appello e presso la Corte di cassazione (presso cui è istituita anche la Direzione nazionale antimafia, composta dal Procuratore
nazionale antimafia e dai suoi sostituti, con compiti di coordinamento delle indagini sulla criminalità organizzata).

La funzione giurisdizionale di 1˚grado nelle controversie in cui sono coinvolti soggetti con età inferiore ai 18 anni è esercitata
dal Tribunale per i minorenni: organo collegiale formato da 2 magistrati professionali e da 2 esperti. In sede penale si
configura come giudice unico di prima istanza nei confronti di tutti i soggetti che al momento della commissione del reato non
avevano ancora raggiunto i diciotto anni. In sede civile è competente a giudicare in una serie di casi tassativamente indicati dalla
legge in cui il giudice interviene nell'interesse del minore (come l'adozione nazionale ed internazionale).

►I giudici amministrativi sono i tribunali amministrativi regionali (istituiti uno in ciascuna Regione ed eventualmente articolati
in sezioni) ed il Consiglio di Stato (che in Sicilia opera attraverso il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia-
na). Alla giurisdizione amministrativa è affidata la tutela giurisdizionale degli interessi legittimi, che prevede possibilità che
siano annullati gli atti della pubblica amministrazione (art. 113 Cost.). Mentre al giudice ordinario spettano le controversie in
materia di diritti soggettivi, al giudice amministrativo spettano quelle in materia di interessi legittimi.

La Costituzione ha riconosciuto la distinzione tra diritti soggettivi ed interessi legittimi (artt. 24 e 113) soprattutto al fine di
garantire la tutela giurisdizionale: il legislatore ordinario può stabilire delle eccezioni al criterio generale di ripartizione delle
giurisdizioni nei confronti delle amministrazioni, così le sanzioni amministrative pecuniarie sono affidate alla giurisdizione del
giudice civile, mentre altre materie sono affidate alla cognizione del giudice amministrativo (e di una sua giurisdizione
esclusiva).

Il Consiglio di Stato, assomma in sé, oltre a poteri giurisdizionali anche poteri consultivi che possono essere attivati dal Governo
dal momento che si tratta di un organo ausiliario del governo stesso.

La Corte dei conti opera attraverso sezioni regionali (primo grado) e sezioni centrali (secondo grado), ma in generale esercita la
giurisdizione in tema di responsabilità dei pubblici amministratori qualora abbiano recato un danno economico ai soggetti
pubblici dai quali dipendono.

►I giudici tributari esercitano la giurisdizione nelle controversie fra i cittadini e l'amministrazione finanziaria dello Stato.

►I giudici militari, in tempo di guerra, esercitano la giurisdizione secondo quanto stabilito dalla legge; in tempo di pace,
esercitano la giurisdizione solo sui reati commessi dagli appartenenti alle forze armate (art. 103.3 Cost.).

2. PRINCIPI COSTITUZIONALI IN TEMA SI GIURISDIZIONE

La Costituzione pone alcuni principi fondamentali in tema di giurisdizione:

•principio della precostituzione del giudice o principio del giudice naturale→ (art. 25 Cost.) Si tratta di una fondamentale
garanzia per i cittadini: nessuno può trovarsi ad essere giudicato da un giudice appositamente costituito dopo la
commissione di un determinato fatto;

la legge deve indicare i criteri astratti impiegando i quali sia possibile predeterminare quasi automaticamente quale sia l'organo
giudiziario competente a giudicare di una certa questione. È pure posto il divieto di istituire giudici speciali mentre è possibile
istituire sezioni specializzate presso i tribunali ordinari (art. 102 Cost.). Non ricadono nel divieto tutte quelle giurisdizioni
speciali previste dalla stessa Costituzione e in larga parte preesistenti ad essa. Anche per le giurisdizioni speciali già esistenti
sono però assicurate forme di indipendenza che rappresentano una importante aranzia per tutti i cittadini. Portata generale hanno
le disposizioni costituzionali degli articoli 101, 102.3, 101,1 e 108.

Secondo la Costituzione, i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati e che contro le decisioni dei giudici ordinari è
ammesso ricorso alla Corte di cassazione (che rappresenta il più alto grado di giudizio) la quale si configura come giudice di
legittimità, cioè competente a conoscere le sole violazioni di legge compiute dagli organi giurisdizionali di grado inferiore (non
ricostruisce i fatti). Essa risolve i conflitti di competenza insorti fra i giudici ordinari e i conflitti di giurisdizione fra giudice
ordinario e giudice speciale per questo, si configura come organo di chiusura del sistema giudiziario a cui le disposizioni
dell'ordinamento giudiziarie affidano la funzione di "nomofilachia", cioè la soluzione delle questioni interpretative più
controverse, al fine di indirizzare l'attività giurisdizionale degli organi giudicanti e requirenti.

2.2 DIRITTO DI DIFESA E GIUSTO PROCESSO

La Costituzione garantisce il diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi e afferma che la difesa è
"un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento" (art. 24 Cost.).

La tutela giurisdizionale di diritti e interessi legittimi è azionabile sia nei confronti di soggetti privati che nei confronti dello
Stato e di altri enti pubblici (art. 113 Cost.). La garanzia del diritto di difesa, unitamente al principio del giudice naturale
precostituito per legge dovrebbero fondare la necessità che il processo si caratterizzi:

1) per il contraddittorio fra le parti, il quale esige che vi sia un confronto dialettico paritario tra le parti processuali lungo
lo svolgimento di tutte le fasi processuali;

2) per l’imparzialità e la terzietà del giudice, la cui decisione può essere accettata dalle parti e dalla società in quanto
provenga da un soggetto competente ad applicare e interpretare il diritto in modo imparziale e quindi autonomo rispetto
agli opposti interessi delle parti, che affrontano la contesa giudiziaria.
Questi principi si trovano nel nuovo testo dell'art. 111 il quale ha consacrato la formula del giusto processo, richiamando la
Costituzione americana.

I primi 2 commi dell'art. 111 stabiliscono che:

1) la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge;

2) ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale.

Il nuovo testo dell'art. 111 stabilisce altresì che la legge deve assicurare la ragionevole durata del processo: la Corte d’appello
ha competenza a definire l'equa riparazione in caso di eccessiva durata dei processi anche se le prime applicazioni della legge
sono alquanto deludenti, visto che le decisioni di varie Corti di appello tendono a giustificare durate particolarmente lunghe di
svariati processi.

3. LO STATUS GIURIDICO DEI MAGISTRATI ORDINARI

La Costituzione stabilisce che la nomina a magistrato debba avvenire per concorso (art. 106.1 Cost.).

Al concorso per esami sono ammessi: i magistrati amministrativi e contabili; i procuratori dello Stato; i dirigenti della P.A. (con
almeno 5 anni di anzianità nella qualifica, in possesso del diploma di laurea in giurisprudenza); gli appartenenti al personale
universitario di ruolo docente di materie giuridiche in possesso del diploma di laurea in giurisprudenza; gli avvocati; coloro i
quali hanno svolto le funzioni di magistrato onorario per almeno 6 anni; i laureati in possesso del diploma di laurea in
giurisprudenza e del diploma conseguito presso le scuole di specializzazione per le professioni legali o che hanno conseguito il
dottorato di ricerca in materie giuridiche.

La c.d. legge Mastella stabilisce che la composizione della commissione giudicatrice sia presieduta da 1 magistrato che abbia
conseguito la sesta valutazione di professionalità e formata da 20 magistrati che abbiano conseguito almeno la terza valutazione
di professionalità, da 5 professori universitari di ruolo titolari di insegnamenti nelle materie oggetto di esame e da 3 avvocati
iscritti all'albo speciale dei patrocinanti dinanzi alle magistrature superiori. Vinto il concorso, si è nominati uditore giudiziario
ed inizia un tirocinio.

L'art. 104.1 Cost. afferma che "la magistratura costituisce un ordine autonomo indipendente da ogni altro potere" quindi
consacrare le garanzie costituzionali di indipendenza del potere giudiziario. L'autonomia e l'indipendenza dell'ordine
giudiziario sono riferita al potere giudiziario nel suo complesso e sono garanzie costituzionali destinate a tutela ogni singolo
magistrato da tutti quei condizionamenti che possono provenire da poteri diversi dal potere giudiziario.

L'art. 107.1 Cost. afferma che "i magistrati sono inamovibili": ciò significa che i magistrati senza il loro consenso non possono
essere trasferiti ad una sede diversa da quella che occupano. La possibilità che il magistrato sia trasferito ad altra sede è prevista
solo con un provvedimento del Consiglio superiore della magistratura (CSM) nei casi di incompatibilità previsti
dall'ordinamento giudiziario, e contempla pure l'eventualità che un giudice possa essere trasferito ad altra sede sempre con
provvedimento del CSM qualora non sia in grado di amministrare giustizia nella sua sede nelle condizioni richieste dal prestigio
dell'ordine giudiziario.

4. IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

A garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, la Costituzione italiana ha previsto che tutti i provvedimenti
riguardanti la carriera e lo status dei magistrati ordinari debbano essere adottati da un organo sganciato dal Governo, cioè il
Consiglio superiore della magistratura (CSM) il quale è composto (art. 104.2 Cost.):

1. di 3 membri di diritto, e precisamente il Presidente della Repubblica, che lo presiede, il primo presidente della
Cassazione, il Procuratore generale della Corte d cassazione;

2. di membri eletti dai magistrati ordinari che devono rappresentare i due terzi del Collegio (i cosiddetti membri togati);
3. dei cosiddetti membri laici, che costituiscono il restante terzo, e che sono eletti dal Parlamento in seduta comune tra gli
appartenenti alle seguenti categorie: professori ordinari di Università in materie giuridiche e avvocati che esercitano la
professione da almeno quindici anni.

Pertanto la Costituzione si limita a stabilire il rapporto tra i componenti eletti dai magistrati ("membri togati") ed i "membri
laici" senza specificarne il numero esatto (e cioè 2/3 e 1/3).

La presidenza del collegio affidata al Capo dello Stato ha prevalentemente carattere formale e simbolico, visto che il CSM
elegge un vicepresidente che svolge concretamente tutti i compiti connessi alla presidenza del collegio.

Ma l'attuazione di queste previsioni costituzionali è stata sempre oggetto di dibattiti e contrasti. In particolare, assai controversa
è la questione della scelta del tipo di sistema elettorale con cui eleggere i "membri togati". Perciò dal 1958 ad oggi si sono
succedute ben sette leggi. Anteriormente alla legge di riforma del 2002, i membri togati erano venti e quelli laici dieci ed è così
anche con la recente riforma Cartabia.

Il CSM, come si è già detto, è competente in ordine all'adozione di tutti i provve- dimenti che riguardano la carriera e lo status
dei magistrati ordinari, ossia, secondo l'elencazione di cui all'art. 105 Cost., le assegnazioni, i trasferimenti, le promozioni e i
provvedimenti disciplinari. Con riguardo a questi ultimi, però, l'esigenza già richia- mata di evitare l'eccessiva separatezza della
magistratura e la sua trasformazione in corporazione chiusa ha portato ad attribuire la titolarità dell'azione disciplinare al
postodia ministro della giustizia (art. 107.2 Cost.), anche se poi la legge ha attribuito il potere di esercitare l'azione disciplinare
anche al Procuratore generale presso la Corte di cassazione.

La responsabilità disciplinare opera in caso di violazione dei doveri connessi al corretto esercizio della funzione giurisdizionale,
e precisamente i magistrati ordinari rispondono di ogni comportamento assunto in ufficio e fuori in violazione dei propri doveri,
in modo da compromettere la credibilità dello stesso agli occhi dei cittadini. I magistrati ordinari, oltre che alla responsabilità
disciplinare sono sottoposti a quella penale ed a quella civile. La prima opera in caso di reati commessi nell'esercizio delle
funzioni. Quanto alla responsabilità civile del magistrato esso riguarda i danni subiti dal cittadino conseguenti a diniego di
giustizia ovvero ad atti e comportamenti assunti con dolo ( intenzionalmente) o con colpa grave. Il danneggiato può chiedere il
risarcimento allo Stato (responsabilità indiretta), che si rivale sul magistrato responsabile del danno, per una somma che NON
può superare la metà dell'annualita dello stipendio percepito al momento dell'apertura del procedimento.

Tutti provvedimenti del CSM assumono la veste di decreti del Presidente della Repubblica e sono sottoposti al sindacato del
giudice amministrativo ove vengano impugnati con apposito ricorso giurisdizionale. Il Giudice competente è il Tar del Lazio e,
in appello, il Consiglio di Stato. Fanno eccezione le "sentenze disciplinari pronunciate dall'apposita sezione che, invece, sono
impugnabili davanti alle sezioni unite della Corte di cassazione.

L'esigenza di assicurare anche l'indipendenza dei giudici speciali ha spinto il legislatore a prevedere, per l'adozione dei
provvedimenti riguardanti la carriera e lo status di questi ultimi, degli organi collegiali modellati sull'esempio del CSM. Essi
sono: il Consiglio di presidenza della giurisdizione amministrativa, il Consiglio di presi denza della Corte dei conti, il Consiglio
di presidenza della magistratura tributaria, il Consiglio della magistratura militare.

5. IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Il ministro della giustizia si limita a:


1. curare "l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia" (art. 110 Cost.);
2. promuovere l'azione disciplinare davanti all'apposita sezione disciplinare del CSM;
3. partecipare al procedimento di conferimento degli uffici direttivi (cioè degli incarichi di maggior rilievo nell'ordinamento
giudiziario). In particolare tali incarichi siano attribuiti con deliberazione del CSM, sulla base di una proposta formulata di
concerto fra un'apposita Commissione del CSM ed il ministro.La Corte costituzionale ha affermato che i rapporti tra il CSM ed
il ministro devono ispirarsi al principio di leale collaborazione e che il ministro deve comunque dar corso alla deliberazione
consiliare (sent. 379/1992);
4. esercitare poteri di sorveglianza ed eventuali attività ispet- tive nei confronti degli uffici giudiziari.

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