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DIRITTO PRIVATO

LE NORME GIURIDICHE

Le norme giuridiche sono composte da un sistema di regole che per l’appunto ciascuna di esse prende il nome
di norma, esse sono quelle che mirano ad assicurare le condizioni necessarie affinché possa realizzarsi una
pacifica e ordinata convivenza sociale, sia organizzando la società sotto l’aspetto politico e giuridico, sia
fissando delle regole di condotta per tutti coloro che di essa ne fanno parte. La giuridicità di una norma non
indica il carattere inerente al suo contenuto ma indica il fatto che la norma disciplina.
La norma morale è un concetto frutto della coscienza del singolo individuo riguardante un’azione compiuta o
che si deve compiere, la violazione di una norma giuridica comporta una sanzione afferente alla medesima
morale per esempio rimborso morale. La norma giuridica si distingue dalla norma morale anche se hanno gli
stessi identici contenuti in quanto quest’ultima è assoluta e autonoma, questo significa che non può essere
adottata da una forza pubblica, inoltre essa non può essere condivisa dalla collettività, non è detto che ciò che
viene ritenuto immorale dal singolo sia qualificato allo stesso modo dalla collettività.
Non bisogna confondere il concetto di “legge” con norma giuridica. Con in termine LEGGE nel senso tecnico
definito dalla Carta Costituzionale e dall’art 2 delle Disposizioni sulla legge in generale, nello specifico la legge
assurge a fonte di produzione del diritto ovvero come atto ritenuto idoneo a produrre norme giuridiche, la
norma invece è il contenuto di quell’atto ossia la regola o l’insieme di regole che lo compongono disciplinando
un ambito più specifico e circoscritto. Una norma è un enunciato prescrittivo che si articola in una
formulazione di una ipotesi di fatto al cui verificarsi la norma ricollega una determinata conseguenza o effetto
giuridico, che può consistere nell’acquisto di un diritto (es. usucapione). La fattispecie si suddivide in:
- Fattispecie astratta: si intende il fatto che può essere un complesso di fatti, che la norma si occupa di
descrivere quanto deve verificarsi affinché si produca una data conseguenza giuridica. (Per esempio,
ogni reato viene disciplinato da una norma affinché il responsabile possa essere punito, ogni
descrizione di contatto elenca gli elementi essenziali da cui dipende la rilevanza giuridica dell’accordo
tra le due parti contraenti)
- Fattispecie concreta: si intende non più un fatto che viene ipoteticamente configurato ma sono dei
fatti che sono realmente realizzati, dove le norme ne descrivono gli effetti giuridici che ne derivano.
- Fattispecie semplice: si intende un unico fatto come, per esempio, una morte di una persona che ne
deriva l’apertura della sua successione di ereditarietà.
- Fattispecie complessa: si intende una pluralità di fatti giuridici (alienare [donazione, vendita di una
proprietà o di altri diritti] i beni di un incapace occorrono l’autorizzazione del giudice o del
rappresentante legale.)

FONTI DEL DIRITTO

Si dicono fonti del diritto i modi attraverso i quali nascono le norme giuridiche. Nel nostro ordinamento
giuridico esse suddividono in due divisioni:
1. La legge: Sono delle norme che vengono formate e manifestate direttamente dallo Stato che può
pertanto definirsi come un atto scritto emanato da un organo dello stato.
2. La Consuetudine: Quando i rapporti giuridici non sono regolamentati da norme giuridiche bensì da un
comportamento spontaneo e direttamente svolto dalla collettività, attraverso la costante ripetizione di
un determinato comportamento accompagnato per l’appunto dalla convinzione e dall’obbligatorietà
da parte dei soggetti si parla di forma NON scritta e quindi prende il nome di consuetudine.

Le fonti del diritto sono:


- Interno riguardante l’ordinamento giuridico italiano: Il primo articolo è stato approvato nel 1942
prima dell’entrata in vigore della costituzione. La Costituzione ha un rilievo fondamentale
nell’ordinamento giuridico italiano. Tutte le norma hanno una natura rigida ovvero difficilmente
modificabili e lo si può fare solo attraverso una riforma costituzionale.
Le leggi ordinarie o chiamate anche formali ossia quelle dettate dal parlamento sono leggi statali
ordinarie che sono approvate dal Parlamento con una procedura disciplinata dalla Carta
Costituzionale (approvazione di un identico testo da parte di entrambe le Camere, promulgazione da
parte del Presidente della Repubblica, pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, entrata in vigore della
legge 15 giorni dopo la sua pubblicazione sulla G.A). La legge ordinaria può modificare o abrogare
qualsiasi norma non avente valore di legge, mentre non può essere modificata o abrogata se non da
una legge successiva.
Ci sono altre due forme di legge che vengono chiamate leggi sostanziali di cui fanno parte il decreto
legge e il decreto legislativo.
Ambedue vengono approvati dal Governo ed emanati dal Presidente della Repubblica o in seguito ad
una delega di poteri da parte del parlamento e in questo caso si tratta di un decreto legislativo (art
76), mentre in casi di necessità e/o urgenza i decreti legge (art 77) possono essere emanati anche
senza una delega parlamentare. Le tipologie sopra elencate sono raggruppate tutte nell’art.1 perché
hanno tutte la stessa efficacia e appartengono tutte allo stesso rango di valenza di legge.
- Europeo
- Straniero e il diritto convenzionale europeo
- I Regolamenti: sono delle fonti secondarie, sotto - ordinate alla legge e possono essere emanate dal
Governo, dai Ministri e da altre autorità amministrative anche non statali. I regolamenti per nessun
motivo possono contrastare la legge e se ciò accadesse il giudice applica una controversia dove farà
prevalere la legge e si dice che DISAPPLICA il regolamento in questione. I regolamenti hanno il compito
di regolare specifiche materie in forza di una “delega” o di una “autorizzazione” contenuta in una
legge che può fare un rinvio , per completare la disciplina a successivi regolamenti.
Nel caso in cui il regolamento sia impugnato davanti a un giudice amministrativo (TAR- Tribunale
Amministrativo Regionale) a differenza del giudice civile che applica la disapplicazione, egli applica
l’annullamento. La differenza tra annullamento e disapplicazione è la prima consiste nell’annullare il
regolamento e la sua efficacia ed esso non è più applicabile neanche a fatti concreti diversi da quello
che si sta prendendo in considerazione mentre la seconda opera solo nel caso di cui si sta facendo
riferimento e potrebbe essere applicato in altri casi.
La consuetudine è una forma NON scritta e può essere definito come un comportamento generale e
costante tenuto da un determinato gruppo sociale con la convinzione della sua obbligatorietà

A COSA SERVE UNA NORMA GIURIDICA?


Una norma giuridica serve a prevenire o a risolvere dei conflitti, proteggendo o condannando i 2 soggetti
interessati nella vicenda. Il rapporto giuridico è la relazione tra due soggetti regolata dall’ordinamento
giuridico, i soggetti protagonisti di un rapporto giuridico sono:
- Soggetto attivo (è colui al quale l’ordinamento gli attribuisce un potere per esempio pretendere un
pagamento)
- Soggetto passivo: (è colui a carico del quale sussiste un dovere per esempio pagare il creditore)
- Soggetti Terzi: (colui il quale sua estraneo ad un determinato rapporto giuridico intercorrente tra altri
soggetti).
Il rapporto giuridico salvo esplicite eccezioni non produce effetti né a favore né a danno del terzo.
Nell’ex art. 832 del c.c. “CONTENUTO DI DIRITTO” regola la proprietà di un bene, il conflitto è posto in essere
quando c’è la pretesa dell’utilizzo di quel bene quando non si è il proprietario, in questo caso se il proprietario
diviene parte lesa il giudice civile attua la tutale attraverso l’art. 948 che regola la più importante forma di
protezione della proprietà ossia la RIVENDICAZIONE.
Le situazioni giuridiche con cui le norma gestiscono gli interessi sono diverse: Diritto soggettivo, interesse,
onere, aspettativa, potestà, status.
Il diritto soggettivo è la facoltà, la pretesa riconosciuta da una norma giuridica ad un soggetto per la tutela di
un suo interesse. L’aspetto della tutela è fondamentale nel qualificare una situazione di interesse personale
come contenuto di un diritto del soggetto.
Di seguito vengono esplicitate le situazioni soggettive attive:

LA POTESTA’
Quando si parla del concetto di Potestà si deve da subito premettere che non rientrano nei diritti soggettivi in
quanto la potestà non indica un potere nella tutela di un proprio interesse ma tutela l’interesse di terze parti.
Premesso questo, per esempio, ai genitori è attribuito un complesso di poteri concessi nell’interesse dei figli,
oggi questo potere non è più chiamato potestà ma responsabilità genitoriale. Un altro esempio di potestà
sono i poteri esercitati dalla pubblica amministrazione che servono alla tutela e all’esercizio di funzioni
pubbliche.

ASPETTATIVA “Contratto Condizionale art. 1353”


L’art. 1353 dice: Le parti possono subordinare l'efficacia o la risoluzione del contratto o di un
singolo patto a un avvenimento futuro e incerto.
Può avvenire che l’acquisto di un diritto derivi dalla successione di più elementi, se soltanto alcuni di questi
elementi si verificano si ha la figura dell’aspettativa.
P.e.: La vendita di un’automobile nel caso io mi trasferisca ma che ancora non sono certo del mio trasferimento.
L’aspettativa è uno strumento di tutela di un interesse di chi NON è ancora titolare di un diritto soggettivo ma
ha la prospettiva di acquistarlo se si verificherà un determinato evento. Se l’interesse viene leso (art. 1456
comma 1 ) può chiedere dei provvedimenti conservativi di quel bene affinché la condizione non avviene. Mentre
se viene fatto un utilizzo improprio del bene considerato, l’acquirente reputa che nel momento della stipula del
contratto l’efficienza del bene era maggiore, egli può richiedere al giudice il sequestro di esso fino al momento
che la condizione non si verifica.
L’aspettativa perciò è un interesse individuale tutelato in via provvisoria e strumentale, ossia quale mezzo al
fine di assicurare la possibilità del sorgere di un diritto.

INTERESSI LEGITTIMI
Per interesse si intende qualsiasi vantaggio o utilità che contribuisce l’obbiettivo o il movente dell’agire di un
soggetto. L’interesse si dice PUBBLICO o PRIVATO.
Pubblico: interesse alla regolazione del procedimento amministrativo
Privato: quando l’interesse non fruisce di alcuna particolare protezione giuridica (p.e ho interesse nel vincere
un concorso, ho interesse nella realizzazione di strutture sanitarie per la cura tempestiva del soggetto malato.)
Quando invece il mio personale interesse riceve una piena tutela giuridica, attraverso mezzi e strumenti messi
a disposizione dall’ordinamento per ottenerne la soddisfazione allora sono titolare di un diritto soggettivo.
Si parla invece di interesse legittimo quando si hanno dei rapporti tra un soggetto privato e dei poteri pubblici
e non si possono avere delle tutele immediate e sicure come, per esempio, un ricorso ad un concorso.

CATEGORIE DI DIRITTI SOGGETTIVI

Il diritto del proprietario esclude tutti gli altri dal godimento del bene sesso. Il mio diritto soggettivo non
consiste in tal caso in una pretesa verso un soggetto determinato ad un comportamento da parte sua ossia ad
una prestazione a mio vantaggio ma in generale è riferito verso tutti gli altri consociati che sono tenuti a non
interferire con il godimento della cosa che mi appartiene.
Dei tipici diritti assoluti sono i diritti reali che riguardano diritti su una cosa, essi attribuiscono al titolare una
signoria (proprietà) piena o limitata (diritti reali su cose altrui) su un bene. L’interesse del proprietario è quello
di conservare la disponibilità di un bene che gli appartiene e di poterne in tal modo trarre la conseguente
utilità senza essere turbato nell’esercizio del godimento assoluto.
In parole povere i diritti reali attribuiscono al titolare un potere diretto e immediato su una cosa, tale cioè da
poter essere esercitato senza intermediari (p.e la proprietà, l’usufrutto……), mentre rientrano nei diritti reali
di garanzia il pegno per beni mobili, e l’ipoteca per beni immobili.
I diritti assoluti non comprendono solo i diritti reali ma comprendono anche quelli della personalità (diritto
dell’integrità della persona fisica, del nome , dell’immagine ecc…).
I rapporti obbligatori, nascono dai rapporti giuridici fra due o più soggetti, in forza dei quali uno di essi detto
creditore ha il diritto di esigere una determinata prestazione dall’altro soggetto chiamato debitore. Un’altra
categoria più specifica formano i diritti di successione mortis causa, sia perché possono o meno trarre origine
da rapporti di carattere familiare, sia perché alcuni di essi hanno un contenuto patrimoniale ed altri no.
I diritti relativi si riferiscono a quei diritti che attribuiscono al titolare una pretesa o comunque una situazione
giuridica attiva, nei confronti non della generalità dei consociati ma esclusivamente dei soggetti individuati. I
diritti di credito fanno parte per l’appunto della categoria dei diritti relativi, essi vengono chiamati anche
come diritti personali sono l’opposto dei diritti reali, perché non hanno come oggetto un bene ma una
persona che è tenuta ad un determinato comportamento dei confronti del titolare del diritto.
Il diritto di credito crea un rapporto giuridico tra il creditore che crea interesse attraverso la cooperazione con
il debitore. Questo rapporto (prestazione) crea un obbligo che viene contenuto del IV libro “OBBLIGAZIONI”
stipulando un contratto di obbligo.
La parte contrapposta sia del diritto reale che nel diritto di credito è il dovere. A fronte del diritto reale si pone
in capo a un generico consociato, mentre nel diritto di credito questo dovere si chiama obbligo, e riguarda
una o più persone che sono tenute ad eseguire una determinata prestazione o a tenere un determinato
comportamento, funzionale alla soddisfazione dell’interesse del creditore.

SITUAZIONI SOGGETTIVE PASSIVE

ONERE “art. 1490 comma 1: Garanzia per i vizi della cosa venduta”
“Il venditore è tenuto a garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che
la rendano inidonea all'uso a cui è destinata o ne diminuiscano in modo apprezzabile
il valore.”

L’onere consiste nell’attribuire un potere ma nell’esercizio del potere è condizionato previo comportamento
ossia il soggetto giuridico deve assumere un determinato comportamento nel proprio interesse, ma in
mancanza di esso non si produrrebbe nessun effetto giuridico a lui favorevole.
P.e: il compratore che intende avvalersi di denunziare i vizi della cosa entro otto giorni dal momento in cui li ha
scoperti (art. 1495 del c.c) altrimenti perde il diritto di far valere la garanzia

DIRITTO POTESTATIVO

Il diritto potestativi non si riferisce a delle ipotesi tale che il soggetto deve corrispondere a un dovere ma solo
uno stato di soggezione. P.e nel caso due beni indivisi appartenenti a più soggetti (comunione) ciascuno dei
comproprietari può richiedere la divisione attraverso l’art 1111 del c.c. Dunque i diritti potestativi consistono
nel potere di operare il mutamento della situazione giuridica di un altro soggetto: per esempio il proprietario
di un fondo contiguo al muro altrui può richiedere la comunione forzosa (art.874 del c.c) , il soggetto passivo
in questa situazione si trova in uno stato di soggezione, perché basta l’iniziativa del titolare interessato perché
abbia inizio la realizzazione dell’interesse tutelato.

SUCCESSIONE A TITOLO UNIVERSALE E PARTICOLARE

La successione è di due specie:


- Titolo universale: quando una persona subentra in tutti i rapporti di un ‘altra persona e cioè sia nella
posizione attiva ( proprietà, crediti ecc..), sia in una posizione passiva (debiti)
- Titolo particolare: quando una persona subentra solo in un determinato diritto o rapporto .
Nell’ordinamento giuridico italiano la successione a titolo universale si verifica nel caso di morte di una
persona (successione a causa di morte) o nel caso di fusione di una società.

IL SOGGETTO NEL RAPPORTO GIURIDICO

Le situazioni giuridiche soggettive (p.e: i diritti, gli obblighi, i doveri, gli oneri ecc), fanno parte a coloro che
vengono definiti come soggetti.
Con il termine soggetto il legislatore attribuisce a quell’entità chi per effetto per l’appunto degli effetti giuridici
può essere titolare delle situazioni giuridiche sia attive che passive.
L’idoneità ad essere titolare di situazioni giuridiche soggettive viene definita come capacità giuridica.
Essa nel nostro ordinamento non riguarda non solo le persone fisiche ma riguarda anche gli enti (associazioni,
consorzi, enti pubblici, fondazioni), e compete addirittura anche le strutture organizzate come per esempio i
condomini.
Il concetto di soggetto e di persona non coincidono. Le persone fisiche e giuridiche sono soggetti che
comprendono anche gli enti che non sono dotati di personalità e gli altri centri autonomi di imputazione
giuridica.

LA PERSONA FISICA

Per le persone fisiche la capacità giuridica è disciplinata dalla norma art.1 che acquista per l’appunto la capacità
giuridica e conseguentemente, diviene soggetto di diritto.
La persona fisica acquista la capacità giuridica con la nascita (art.1 comma 1) e la perde con la morte, secondo
la scienza medico – legale si ha la nascita con l’acquisizione della piena indipendenza che si realizza con l’inizio
della respirazione polmonare.
Conseguentemente, nel dubbio se il feto sia nato morto o se la morte sia sopravvenuta dopo la nascita sarà
necessario accertare se i polmoni hanno respirato o meno tutto questo facendo riferimenti a dei parametri
medico – legali.
Come è stato già detto la nascita è un requisito fondamentale per l’acquisizione della capacità giuridica, se il
neonato è morto subito dopo la nascita, ha comunque acquisito sia pure per un istante la propria capacità
giuridica, e quel che ne consegue.
Entro 10 giorni dall’evento della nascita deve essere da uno dei genitori, da un procuratore speciale (medico o
dall’ostetricia) o da una persona che ha assistito al parto art. 30 comma 1 del D.P.R del 03/11/2000 dichiara
all’ufficiale dello stato civile per la formazione dell’atto di nascita, se la nascita del feto avviene in un ospedale
o in una casa di cura, la dichiarazione può essere resa nota entro 3 giorni presso la relativa direzione sanitaria.
Abbiamo accennato già che con la morta, la persona fisica perde la propria capacità di agire, e l’effettiva morte
è costatata con la cessione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo (art. 1; L 29/12/1993 n°578). Entro le
24 ore dal decesso da uno dei congiunti del defunto deve dichiarare all’ufficiale dello stato civile l’evento della
morte in modo da dare inizio alla formazione dell’atto di morte

La capacità di agire
La capacità di agire si acquista con la nascita della persona fisica e come già detto si ha la capacità giuridica
generale (ossia, l’idoneità nell’essere titolare di situazioni giuridiche sia attive sia passive), con la nascita inoltre
si acquista in modo automatico e necessario i diritti civili della personalità (privacy, nome, salute ecc), in modo
eventuale si acquistano i diritti patrimoniali (per esempio con la successione di mortis causa in ipotesi di decesso
del padre durante il periodo di gestazione del figlio). Pertanto la persona fisica non è sempre in grado per
giovane età, per malattia ecc di gestire in prima persona le situazioni giuridiche della stessa , per questi motivi
la legge richiede affinché si possano compiere in modo autonomo e personale i propri interessi che il soggetto
abbia oltre alla capacità giuridica anche la capacità di agire. Quest’ultima si acquisisce con il raggiungimento
della maggiore età ma per le ragioni più varie come malattia fisica e mentale, disagio psichico ecc dove la
persona fisica anche se ha raggiunto la maggiore età è in grado di avere la capacità di agire entrano in protezione
di detti soggetti gli strumenti di salvaguardia contro il rischio che gli stessi possano porre in essere atti negoziali
destinati ad incidere negativamente sui loro interessi.

La minore età
La capacità di agire presuppone come si è visto che il soggetto sia in grado di curare autonomamente i propri
interessi e che a tal fine abbia raggiunto la necessaria maturità. Sebbene peraltro fonte di infinite incertezze e
contestazioni se si dovesse verificare caso per caso quando il soggetto è concretamente pervenuto ad un grado
di avvedutezza sufficiente per gestire autonomamente i propri affari, la legge per questi motivi fissa un età in
cui reputa che il soggetto è concretamente pronto per amministrare in modo autonomo i propri interessi che è
fissata al compimento del 18esimo anno.
Gli atti che al minore ultrasedicenne è consentito compiere autonomamente sono:
- Stipulare in proprio un contratto di vendita
- Il minore giudizialmente ammesso al matrimonio, 1è chiamato a prestare in prima persona il consenso
alle nozze
- Può effettuare il riconoscimento di un figlio (in questo caso sotto autorizzazione di una sentenza anche
il minore che non ha ancora raggiunto l’età dei 16 anni può avere questo diritto).
Di norma invece come si accennava precedentemente il minore non solo non può stipulare in modo diretto gli
atti negoziali destinati ad incidere i propri interessi ma non può decidere neanche il loro compimento.
Tutti gli atti posti in essere dal minore sono annullabili.
La gestione del patrimonio del minore ed il compimento di ogni atto relativo competono in via esclusiva ai
genitori. Se entrambi di essi sono morti o per altra causa non possono esercitare la responsabilità patrimoniale,
la gestione del patrimonio del minore e la relativa rappresentanza competono al tutore nominato per l’appunto
dal giudice tutelare.

Interdizione giudiziale
L’interdizione è pronunciata con la sentenza dal tribunale allorquando risultano congiuntamente le seguenti
condizioni:
- Infermità di mente: per tale si intende una malattia che mini profondamente il soggetto nella sua sfera
intellettiva e/o volitiva, si da non consentirgli di esprimere una volontà liberamente e consapevolmente
maturata.
- Abitualità di detta infermità per tale si intende un’infermità non transitoria, non si richiede tuttavia né
che la mattia sia irreversibile o incurabile, né che privi continuamente il soggetto dalla capacità di
intendere e di volere senza lasciargli “lucidi intervalli”,
- Incapacità del soggetto: a causa dell’infermità di provvedere ai propri interessi, poiché ai fini
dell’interdizione, l’infermità di mente rileva non già in sé ma per il fatto che la stessa incide
sull’attitudine del soggetto a gestire autonomamente i propri affari una medesima malattia può
giustificare l’interdizione di chi abbia cospicui e complessi interessi, si può tener presente inoltre che gli
interessi rilevanti ai fini dell’interdizione sono non quelli alla cura della propria salute.
- Necessità di assicurare al soggetto un’adeguata protezione sicché si potrà procedere all’interdizione
solo allorquando risultino non idonei e/o non sufficienti agli altri, esistono dunque strumenti meno
invasivi di protezione dell’individuo (p.e l’amministratore di sostegno).
L’interdizione può essere pronunciata solo a carico del maggiore di età (art.414), essendo il minore già
legalmente incapace e quindi tutelato dall’ordinamento. Il provvedimento di interdizione può essere promosso
di regola dallo stesso interdicendo dal coniuge dal partner di un’unione civile tra persone dello stesso sesso.
Il giudice ove lo ritenga opportuno può nominare un tutore provvisorio che ha il compito di rappresentare in
prima persona gli atti eventuali compiuti dall’interdicendo. Gli effetti dell’interdizione decorrono dal momento
della pubblicazione della sentenza di primo grado e deve essere comunicata entro 10 giorni all’ufficiale dello
stato civile per essere annotata a margine dell’atto di nascita.
L’interdetto sotto molti fattori si trova in una condizione non dissimile da quella del minore ovvero non può
compiere direttamente alcun atto negoziale, se non quelli necessari per soddisfare i bisogni della vita
quotidiana. Il tutore inoltre può compiere per conto dell’interdetto sempre che sia una condizione accertata da
una necessità per un adeguata protezione degli interessi dello stesso anche gli atti personalissimi (p.è una
domanda di separazione personale o di divorzio). Se e quando dovessero mancare i presupposti che hanno
condotto il processo di interdizione quest’ultima può essere revocata su istanza delle stesse persone che
possono appunto richiedere l’interdizione. Il tribunale in sede di revoca dell’interdizione può ove ne ricorrano i
presupposti dichiarare il soggetto inabilitato (art.432) ovvero trasmettere gli atti al giudice tutelare perché apra
una procedura di amministratore di sostegno.

Interdizione legale:
Il presupposto per l’interdizione legale è previsto dall’art. 32 del codice penale che disciplina come pena
accessoria una condanna definitiva all’ergastolo ovvero alla reclusione, per reati non colposi per un tempo non
inferiore a 5 anni.
L’istituto ha dunque una funzione sanzionatoria, ossia che vengono a colpire i soggetti che di norma sono
perfettamente in grado di intendere e di volere. Invece per quando riguardano i rapporti patrimoniali,
l’interdetto legale si trova dunque durante la pena nella medesima condizione di un interdetto giudiziale, egli
non potrà compiere atti e se li compiesse sarebbero annullabili, inoltre l’amministrazione del proprio
patrimonio e la rappresentanza dei relativi atti competeranno ad un tutore ecc. Tra l’interdetto giudiziale e
l’interdetto legale c’è una differenza fondamentale ossia l’annullabilità dell’atto compiuto. Nell’interdetto
legale l’annullabilità può essere richiesta da chiunque vi abbia interesse (art. 1441), la cosiddetta annullabilità
assoluta, mentre l’annullabilità relativa degli atti dell’incapace è dal legislatore preordinata alla tutela
dell’incapace stesso.

INABILITAZIONE
L’inabilitazione è pronunciata con una sentenza del tribunale allorquando ricorra uno dei seguenti
presupposti:
- Infermità di mente non talmente grave da far luogo all’interdizione: per tale si intende quella che
incide negativamente sulla capacità di agire del soggetto senza però privarlo completamente della
capacità di intendere o di volere.
- Prodigalità: si intende un impulso patologico che incide negativamente sulle capacità del soggetto di
valutare la rilevanza economica dei propri atti.
- Abuso abituale di bevande alcoliche o di stupefacenti: sempre che induca il soggetto ad esporre sé o
la propria famiglia a gravi pregiudizi economici.
- Sordità o cecità dalla nascita o dalla prima infanzia sempre che il soggetto non abbia ricevuto per
ipotesi sempre meno frequenti un’educazione sufficiente a fargli acquisire la capacità necessaria per
attendere personalmente ai propri affari.
L’inabilitato può autonomamente compiere gli atti di ordinaria amministrazione (art. 424), mentre per gli atti
di straordinaria amministrazione necessita invece dell’assistenza del curatore nominato dal giudice. Il curatore
non si sostituisce come accade per i genitori in casi di minore di età e per il tutore in caso interdizione
all’incapace, ma integra la volontà di quest’ultimo previo di autorizzazione giudiziale.

L’EMANCIPAZIONE
“Art 390 Il minore è di diritto emancipato col matrimonio. ”

“Art 84 comma 2: Il tribunale, su istanza dell'interessato, accertata la sua maturità psico-fisica


e la fondatezza delle ragioni addotte, sentito il pubblico ministero, i genitori
o il tutore, può con decreto emesso in camera di consiglio ammettere per
gravi motivi al matrimonio chi abbia compiuto i sedici anni.”

Il minore ultra sedicenne, autorizzato dal tribunale a contrarre il matrimonio (art. 84 comma 2), con le nozze
acquista automaticamente l’emancipazione (art.390), così sottraendosi alla disciplina della minore età. La
condizione giuridica dell’emancipato è analoga a quella dell’interdetto: può compiere autonomamente gli atti
di ordinaria amministrazione ma necessita di un curatore munito di previa autorizzazione dell’autorità
giudiziaria per compiere atti di straordinaria amministrazione, quest’ultimi se venissero compiuti senza
l’assistenza del curatore sono annullabili. Se l’emancipato è spostato con una persona maggiore di età,
quest’ultima ne è il curatore, altrimenti se l’emancipato è sposato con una persona che anch’essa è minore di
età, il giudice tutelare può nominare ad entrambi un unico curatore.
Lo stato di emancipazione cessa ovviamente con il raggiungimento della maggiore età.

L’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO
L’amministrazione di sostegno si apre con un decreto motivato del giudice tutelare, allorquando ricorrano
congiuntamente i seguenti presupposti:
- Infermità o menomazione fisica o psichica della persona denominato anche il cosiddetto presupposto
oggettivo
- Impossibilità per il soggetto, che a causa dell’infermità o menomazione di provvedere ai propri
interessi anche non patrimoniali.
La differenza di presupposti con l’interdizione sono che occorre osservare che rispetto ai presupposti per la
pronuncia di interdizione ai fini dell’apertura della procedura di amministrazione di sostegno:
- Rileva non solo una infermità di mente ma anche una semplice menomazione psichiatrica.
- Rileva non solo una infermità di mente ma anche una semplice infermità o menomazione fisica, che
per tale si intende che in parte o in tutto il soggetto interessato non ha l'autonomia nell’espletamento
delle funzioni della vita quotidiana.
- Rileva non solo un’infermità o menomazione abituale, ma anche un’infermità o menomazione
temporanea, tant’è che l’amministratore può essere nominato a tempo determinato.

L’amministrazione di sostegno può essere aperta di regola solo nei confronti del soggetto maggiore di età,
visto che il minore è già tutelato in quanto tale. Tale procedimento può essere promosso dallo stesso
beneficiario (anche se interdetto o inabilitato), dal coniuge del partner in caso di unione dello stesso sesso,
dalla persona stabilmente convivente entro il quarto grado, dagli affini entro il secondo grado, dal tutore o dal
curatore.
Nel determinare gli atti per cui è richiesta la rappresentanza o l’assistenza dell’amministratore di sostegno o
che non possono essere compiuti di riflesso gli atti che il beneficiario può compiere da solo in prima, il giudice
deve perseguire l’obbiettivo della minore limitazione possibile della capacità di agire dell’interessato
attraverso il principio della massima salvaguardia dell’autodeterminazione del soggetto amministrato.
Gli atti compiuti dall’amministrazione di sostegno in violazione di disposizioni di legge o di eccesso rispetto ai
poteri conferitigli dal giudice sono annullabili, su istanza dello stesso amministratore, dal pubblico
amministratore, dal beneficiario o dai suoi eredi.
In tutte le ipotesi di incapacità che sono state esaminate, gli atti autonomamente posti in essere sono sempre
annullabili.
Può peraltro accadere che un soggetto pur legalmente capace di compiere un determinato atto, in concreto si
trovi nel momento in cui lo pone in essere, in una situazione di incapacità di intendere e/o volere per un
qualsivoglia causa:
- Permanente: basti pensare a un soggetto affetto da sindrome di Down
- Transitoria: basti pensare a un soggetto che per un periodo abbia ecceduto a un uso di alcol o
sostanze stupefacenti.
Poiché si abbia l’incapacità di intendere e/o di volere la cosiddetta incapacità naturale non è sufficiente una
qualsiasi anomalia o alterazione delle facoltà psichiche e/o intellettive, occorrendo che il soggetto sia privo in
modo assoluto al momento del compimento del negozio, della capacità di autodeterminarsi ovvero della
coscienza dei propri atti. In ipotesi appena descritta la legge non può disinteressarsi solo perché si tratta di un
soggetto legalmente capace di compiere quel determinato atto, per l’appunto si verifica uno scollamento tra
situazione giuridica (capacità legale) e situazione di fatto (incapacità naturale). Per questa ragione il soggetto
legalmente capace di compiere un determinato atto è comunque ammesso ad impugnarlo se prova che nel
momento in cui l’ha compiuto versava in uno stato di incapacità di intendere e di volere.
Quanto alla sorte degli atti posti in essere dall’incapace naturale, occorre distinguere:
- Il matrimonio, le unioni civili e la donazione, essi sono impugnabili solo quando si viene a dimostrare
che il soggetto era incapace di volere o di intendere nel momento in cui è stato compiuto l’atto
- Gli atti unilaterali: (p.e rinuncia a una carta di credito) sono annullabili se si dimostra da un lato che il
soggetto era incapace di intendere e di volere nel momento che li ha posti in essere dall’altra parte che
da detti atti è derivato un grave pregiudizio per l’incapace stesso.
- I contratti: sono annullabili se si dimostra da un lato che il soggetto era incapace di intendere e di
volere nel momento in cui ha posto in essere l’atto, da un altro lato che la controparte contrattuale era
in malafede.
L’annullamento degli atti unilaterali e dei contratti posti in essere dall’incapace naturale può essere
richiesto da quest’ultimo una vola riacquistata la capacità naturale, entro 5 anni dal loro compimento.
INCAPACITA’ LEGALE E INCAPACITA’ NATURALE
Gli argomenti trattati fin ora ci permetto di procedere in un’ulteriore distinzione tra le incapacità, infatti
troviamo le:
- Incapacità legali: quali si intendono per esempio la minore età, interdizione, inabilitazione,
emancipazione e amministrazione di sostegno, in cui rileva non già il fatto che il soggetto sia o meno
concretamente capace di intendere o di volere in cui si pone in essere un determinato atto negoziale
bensì solo ed esclusivamente il fatto che lo stesso si trovi in quel momento in una particolare
situazione giuridica.
a. Incapacità assoluta: in quanto precludo il soggetto al compimento di qualsiasi atto
negoziale. (In caso di interdizione e minore età)
b. Incapacità relativa: in quanto lasciano permanere, in capo al soggetto una più o meno
ampia capacita negoziale. (In caso di emancipazione, inabilitazione e amministrazione di
sostegno)
- Incapacità naturale: che rileva solo ed esclusivamente che il soggetto pur legalmente capace si trovi
concretamente nel momento in cui compie l’atto negoziale in una situazione di menomazione della
propria sfera intellettiva e volitiva.

SCOMPARSA, ASSENZA E MORTE PRESUNTA


Durante la vita quotidiana non è raro che si perdano le tracce di una persona. Per la disciplina dei rapporti
facenti capo a detti soggetti sono previsti gli istituti: della scomparsa, assenza e della morte presunta
- La scomparsa: essa è dichiarata con decreto dal tribunale allorquando concorrono i seguenti
presupposti:
a. Allontanamento della persona dal luogo del suo ultimo domicilio o dall’ultima residenza.
b. Mancanza di sue notizie oltre il lasso di tempo che può essere giustificato dagli ordinari
Gli effetti della scomparsa: Il tribunale avendo finalità conservative del patrimonio dello scomparso
può dare provvedimento a ciò necessari (p.e può nominare un curatore che rappresenti il soggetto e
che compia gli atti di amministrazione). Se la persona torna gli effetti della dichiarazione di scomparsa
cessano senza necessità di una pronuncia giudiziale.
- L’Assenza: anch’essa è dichiarata attraverso una sentenza del tribunale allorquando concorrono i
seguenti presupposti come:
o Allontanamento della persona dal luogo del suo ultimo domicilio o residenza
o Mancanze di notizie da oltre 2 anni
Gli effetti dell’assenza: Il tribunale se richiesto ordina l’apertura di eventuali testamenti dell’assente.
Coloro che risulteranno eredi o legittimi dell’assente se lo stesso fosse morto nel giorno in cui risale
l’ultima sua notizia possono richiedere l’immissione temporanea nel possesso dei beni. La
dichiarazione dei beni non scioglie il matrimonio né le unioni civili. Gli effetti dell’assenza cessano nel
momento in cui la persona torna e non c’è bisogno di una nuova pronuncia giudiziale.
- La morte presunta: è dichiarata con una sentenza del tribunale allorquando ricorrano i seguenti
presupposti:
o Allontanamento della persona dal luogo del suo ultimo domicilio o dall’ultima residenza
o Mancanza di sue notizie da 10 anni, mentre chi è scomparso per un infortunio è sufficiente che
non si abbiano notizie per 2 anni.
Gli effetti della morte presunta sono quelli attuati per una normale successione di morte.
GLI ENTI

Gli enti: soggettività giuridica e personalità giuridica

Come è stato già detto nel nostro ordinamento giuridico il soggetto è per diritto colui che può avere delle
situazioni giuridiche sia attive che passive, oltre le cosiddette persone fisiche sono soggetti anche gli enti,
questo significa che un bene come per esempio un immobile può essere di proprietà dell’ente.
Esso dunque è dotata di soggettività giuridica quell’organizzazione cui l’ordinamento attribuisce la capacità
ossia la cosiddetta capacità giuridica, che permette di essere titolare di situazioni giuridiche soggettive (p.e la
proprietà, il credito, il debito, la responsabilità patrimoniale ecc…). E’ vero che in rerum natura (nella natura
delle cose ossia degli avvenimenti), gli interessi sostanziali non possono far capo che agli uomini, alle persone
fisiche (così ad esempio quando si dice che è stata offesa la reputazione di un’associazione, si vuol dire che è
stata lesa la reputazione dei singoli membri in quanto componenti.). Non si deve confondere però con la
personalità giuridica. Si dicono infatti dotati di personalità giuridica solo quegli enti che godono di autonomia
patrimoniale perfetta: quegli enti che non solo hanno, come tutti un loro patrimonio ma al pari della persona
fisica rispondono alle loro obbligazioni solo con detto patrimonio.
Gli enti ovviamente non possono agire (p.e decidere di stipulare un contratto oppure di acquistare o meno un
determinato bene), ma attraverso persone fisiche che fanno parte della loro struttura organizzativa: dette
persone che proprio per questo motivo si definiscono come organi dell’ente, esercitano per l’appunto la
stessa funzione che il cervello bocca ecc.. esercitano nella formazione e manifestazione del pensiero del
singolo uomo, considerando che gli interessi dell’ente vengono comunque gestiti da persone fisiche si ritiene
che essi sono privi di capacità di agire.
Gli organi dell’ente si contraddistinguono in interni ed esterni a seconda che abbiano o meno il potere di
rappresentanza dell’ente: il potere cioè di assumere impegni con terzi:
- Interni potere di gestione interna: è il potere di decidere una determinata operazione (p.e decidere se
acquistare o meno un nuovo macchinario)
- Esterna potere di rappresentanza: è il potere di porre in essere in nome e per conte dell’ente,
l’operazione decisa (p.e stipulare con il venditore il contratto di acquisto di un macchinario)

CLASSIFICAZIONE DEGLI ENTI

All’interno della categoria dei beni, bisogna distinguere gli enti pubblici e privati:
- Pubblici: rientrano in questa categoria non sono lo Stato ma anche gli altri enti territoriali come
province, regioni, Comunità montane e il Servizio Sanitario Nazionale.
- Privati: Molti enti pubblici a partire dagli anni ’90 con il fenomeno delle privatizzazioni sono passate
per l’appunto da enti privati a enti pubblici, molti dei quali sono stati trasformati in società per azioni
(p.e ENEL s.p.a, ANAS s.p.a ecc).
Al suo interno gli enti privati si contraddistinguono in:
o Enti registrati: nei quali rientrano le associazioni riconosciute, fondazioni ecc. che sono iscritte
nel registro delle persone giuridiche tenuto presso ciascuna prefettura o se si tratta di società
con scopi lucrativi sono iscritte nel registro delle persone giuridiche tenuto presso ciascuna
camera di commercio
o Enti non registrati: nei quali rientrano le associazioni non riconosciute, società di fatto e/o
irregolari
o Enti a struttura associativa: per tali si intendono le associazioni riconosciute, comitati, ecc,
essi danno vita ad un’organizzazione stabile di più soggetti per l’esercizio di un’attività volta al
perseguimento di uno scopo comune
o Enti a struttura istituzionale: per tali si intendono le fondazioni, esse danno vita ad
un’organizzazione stabile per la gestione di un patrimonio, finalizzata al perseguimento di
scopi altruistici.
o Enti con finalità economiche: per tali intendendosi quelli aventi come scopo la ripartizione tra
i partecipanti degli utili conseguiti attraverso l’attività svolta dall’ente stesso, essi sono
disciplinati dal libro quinto in quanto di regola svolgono attività d’impresa
o Enti senza finalità economiche: per tali si intendono quelli in cui è statutariamente esclusa la
ripartizione tra i partecipanti di utili o di altri vantaggi economici conseguiti attraverso
l’attività dell’ente, essi invece sono disciplinati dal libro primo

L’ordinamento ormai si è orientato verso una nozione funzionale e cangiante di un ente pubblico. Si ammette
ormai senza difficoltà che uno stesso soggetto possa avere la natura di un ente pubblico a certi fini e rispetto a
certi istituti e possa invece non averla per certi fini conservando rispetto ad altri istituti regimi normativi di
natura privatistica. Gli enti pubblici se almeno di regola possono operare secondo l’esercizio di poteri
pubblicistici (il comune che espropria un terreno anche contro la volontà del proprietario allo scopo di una
realizzazione di una piscina pubblica), posson avvalersi tuttavia cine qualsiasi cittadino di strumenti privatistici
(il comune acquista una proprietà stipulando un contratto con il proprietario del bene affinché si realizzi una
piscina pubblica)

ASSOCIAZIONE RICONOSCIUTA

L’associazione riconosciuta prende vita in forza di un atto di autonomia un vero e proprio contratto che deve
rivestire in forma dell’atto pubblico denominato come atto notarile.
L’atto costitutivo oltre alla manifestazione della volontà dei fondatori di dar vita all’associazione deve
contenere le seguenti indicazioni: denominazione dell’ente, scopo, patrimonio e sede, norme dell’ordinamento
e dell’amministrazione diritti e obblighi dell’associato e condizioni di ammissione. Tali condizioni possono
essere contenute nello statuto.
L’atto costitutivo e statuto devono essere presentati alla prefettura nella cui provincia è stabilita la sede
dell’ente per il riconoscimento dell’associazione come persona giuridica.
Al fine del riconoscimento il prefetto deve verificare:
- Che siano state soddisfatte le condizioni previste da norme di legge o di regolamento per la
costituzione dell’ente ossia che l’atto costitutivo sia redatto sotto forma di atto pubblico
- Che lo scopo finalizzato dall’associazione sia possibile e lecito
- Che il patrimonio risulti adeguato alla realizzazione dello scopo
In ipotesi di esito positivo di tale controllo, il prefetto provvede all’iscrizione dell’associazione nel registro
delle persone giuridiche tenuto presso la stessa prefettura.
L’ordinamento interno dell’associazione è composto da:
- Assemblea degli associati: essa ha la competenza per la modifica degli atti costitutivi e dello statuto e
per tutte le materie demandate dallo statuto. In linea generale l’assemblea delibera a maggioranza di
voti in prima convocazione con almeno la metà degli associati, in seconda convocazione con qualsiasi
sia il numero degli associati.
- Gli amministratori: hanno la competenza per la gestione dell’attività associativa e rappresentano
l’associazione nei confronti di terzi (p.e sarà compito dell’amministrazione scegliere se un determinato
immobile sia adeguato o meno come sede dell’associazione.)
L’associazione ha un proprio patrimonio costituito dai cespiti originariamente conferiti dai fondatori, dalle
quote di ammissione e/o di associazione eventualmente conferite dagli associati, dai proventi delle attività
svolte, da contributi pubblici ecc, oggi giorno ogni associazione riconosciuta può effettuare un qualsiasi
acquisto in piena autonomia senza alcuna necessità di autorizzazione.
Gli associati non hanno alcun diritto sul patrimonio dell’associazione che è totalmente distinto dal proprio
patrimonio personale. Tant’è che allorquando cessa per qualsiasi motivazione che verranno spiegate in
seguito di far parte dell’associazione, l’associato non può pretendere che gli venga attribuita una quota del
patrimonio associativo. Da questo si può dedurre che da un lato per le obbligazioni dell’associato, non
risponde per nessun motivo l’associazione con il suo patrimonio, dall’altro lato le obbligazioni
dell’associazione riconosciuta risponde solo ed esclusivamente con il suo patrimonio per questa ragione si
dice che ha un’autonomia patrimoniale perfetta.
All’accordo associativo si può aderire o all’atto della costituzione dell’associazione oppure in un secondo
momento. Si dice perciò che l’accordo associativo è aperto all’adesione di terzi la cosiddetta struttura aperta
dell’associazione. Una volta entrato a far parte della compagine associativa, l’associato ha il diritto di
rimanervi, non può essere escluso se non per gravi motivi (p.e mancanza di rispettare gli obblighi imposti dallo
statuto) ed in seguito a una delibera motivata dall’assemblea.
L’associazione si estingue oltre che per cause eventualmente previste nell’atto costitutivo o nello statuto
ovvero per deliberazione assembleare, anche per il raggiungimento dello scopo, oppure anche per
impossibilità della sua realizzazione e venir meno degli associati. Il verificarsi di una delle cause di estinzione
dell’associazione se l’assemblea non delibera lo scioglimento viene accertato dal prefetto, su istanza di
chiunque ne fosse interessato o anche d’ufficio. Una volta aver dichiarato l’estinzione dell’associazione, si
procede alla liquidazione del patrimonio, con il pagamento dei debiti dell’associazione stessa, i beni che
residuano sono devoluti in conformità con quanto previsto nell’atto costitutivo o nello statuto, ad altri enti
che hanno fini analoghi. Chiusa la procedura di liquidazione si procede alla cancellazione dell’ente nel registro
della personalità giuridica.

LA FONDAZIONE

La fondazione è un organizzazione stabile che si avvale di un patrimonio per il perseguimento di uno scopo
non economico. Anche per la fondazione come l’associazione trae vita da un atto di autonomia che però a
differenza di quel che accade per l’associazione non è un contratto bensì un atto unilaterale, chiamatosi atto
di fondazione.
L’atto di fondazione può essere:
- Un atto inter vivos il ciò significa che in questo caso deve rivestire la forma dell’atto pubblico ed è
revocabile dal fondatore fino a quando non sia intervenuto il riconoscimento ovvero se anteriore, sino
alla morte del fondatore, ossia ancora fino al momento in cui quest’ultimo abbia eventualmente fatto
iniziare l’attività dell’opera da lui disposta.
- Contenuto in un testamento, nel qual caso l’atto di fondazione al pare di ogni altra disposizione
testamentaria diverrà efficace solo al momento dell’apertura della successione e fino a quel momento
potrà essere revocato dal testatore.
L’atto di fondazione deve contenere oltre alla manifestazione di volontà del fondatore anche le seguenti
indicazioni: denominazione dell’ente, scopo, patrimonio e sede, norme sull’ordinamento e
sull’amministrazione, criteri e modalità di erogazione delle rendite, tali indicazioni possono essere contenute
in un documento diverso dall’atto di fondazione, esso è lo statuto.
La fondazione è dotata di un patrimonio , destinato a consentirle la realizzazione delle proprie finalità. E’
quindi necessario che il fondatore od anche terzi pongano in essere un atto in forza del quale si spogliano
gratuitamente, in modo definitivo ed irrevocabile, della proprietà di beni a favore della fondazione con il
vincolo di destinazione degli stessi al perseguimento dello scopo indicato dal fondatore il cosiddetto atto di
donazione.
Per il riconoscimento e l’acquisizione della personalità giuridica valgono le medesime regole che abbiamo
visto e analizzato per le associazioni riconosciute, quanto allo scopo della fondazione, oltre che non essere
non economico lo stesso debba essere anche di pubblica utilità, esso una volta che la fondazione ha ottenuto
il riconoscimento non può essere modificato né dal fondatore né dall’organo amministrativo, può invece
essere statutariamente definito con una certa precisione che oggi giorno gli scopi delle fondazioni sono
maggiormente generici con la conseguenza in pratica, competerà l’organo di gestione scegliere, nel tempo le
attività da svolgere concretamente e gli interessi volta a volta a proseguire. Per il raggiungimento dello scopo
la fondazione svolge un’attività che tradizionalmente si limitava alla mera gestione del suo patrimonio, al fine
di devolverne le rendite alle finalità statutarie previste dalle cosiddette fondazioni di erogazioni. Oggi è stato
tranquillamente ammesso che le fondazioni possono svolgere anche attività di impresa per la produzione o
scambio di beni e servizi o per ricavarne utili da destinare allo scopo non lucrativo proprio della fondazione.
Per l’appunto ogni fondazione ha un proprio patrimonio distinto da quello del fondatore costituito da cespiti
oggetto dell’atto di dotazione, da donazioni, contributi pubblici, beni acquistati, proventi dall’attività, e per
questo le fondazioni rispondono alle obbligazioni con il proprio patrimonio quindi acquisisce la caratteristica
di autonomia patrimoniale perfetta.
La fondazione è costituita da un organo amministrativo secondo le cui previsioni che devono essere
contemplate nello statuto, gli amministratori sono veri e propri arbitri della vita della fondazione, il fondatore
in quanto tale non può ingerirsi in alcun modo in essa, inoltre la fondazione non ha di regola l’assemblea.
Allorquando si verifichi una causa di scioglimento (p.e impossibilità o scarsa utilità dello scopo, insufficienza
del patrimonio ecc..) la fondazione anziché estinguersi, modifica il suo scopo attraverso un provvedimento
dell’autorità governativa, che individua le nuove finalità dell’ente non allontanandosi il meno possibile dalla
volontà del fondatore. Il fondatore per altro può prevedere che verificandosi una causa di scioglimento della
stessa fondazione, questa si estingua ed i beni vengano devoluti a terzi; in mancanza di tale previsione,
provvede l’autorità governativa attribuendo beni ad altri enti che hanno fini analoghi.

IL COMITATO

Il comitato è un’organizzazione di più persone che di regola attraverso una raccolta pubblica di fondi
costituisce il patrimonio con il quale realizzare finalità di natura altruistica.
Il comitato al pari dell’associazione nasce da un accordo di tipo associativo, in forza del quale più soggetti i
cosiddetti promotori si vincolano all’esercizio in comune di un’attività di raccolta, tra il pubblico, dei mezzi con
cui successivamente realizzare il programma enunciato ai fini della sollecitazione dell’oblazione. In altre
parole, l’attività del comitato si articola di norma in due fasi distinte:
- I promotori annunciano al pubblico mediante l’elaborazione di un programma la volontà di perseguire
un determinato scopo, invitando gli interessati i cosiddetti sottoscrittori ad effettuare offerte in denaro
o in altri beni
- Gli stessi promotori ovvero altri soggetti che vengono denominati organizzatori normalmente indicati
nel programma gestiscono i fondi raccolti onde realizzare lo scopo annunciato ai sottoscrittori.
Il patrimonio del comitato è di regola costituito dai fondi pubblicamente raccolti con i quali potrebbero essere
utilizzati per acquistare beni, mobili ed anche immobili, a differenza delle associazioni e delle fondazioni i beni
di proprietà del comitato hanno il vincolo di destinazione, allo scopo programmato sicchè né i promotori, né
gli organizzatori potranno distrarli da tale destinazione, solo l’autorità giudiziaria è legittimata qualora i fondi
raccolti fossero insufficienti allo scopo o questo non fosse più attuabile o fosse raggiunto a dare loro una
diversa destinazione, sempre che non sia diversamente stabilito nel programma presentato ai sottoscrittori
per sollecitarne le oblazioni.
Lo scopo del comitato deve essere di pubblico interesse o quanto meno altruistico. Il nostro c.c prevede che il
comitato può nascere come ente non riconosciuto costituito dalla semplice soggettività, mentre una volta
raccolti i fondi sufficienti al perseguimento dello scopo annunciato, possa richiedere il riconoscimento e con
esso la personalità giuridica nelle medesime condizioni utilizzate per un riconoscimento di un’associazione o
fondazione. Per le obbligazioni del comitato riconosciuto risponde solo quest’ultimo con il suo patrimonio
trattandosi di autonomia patrimoniale perfetta. Mentre se si tratta di un comitato non riconosciuto
rispondono personalmente in stato solido con il patrimonio dell’ente anche tutti i componenti dell’ente Ai
sottoscrittori non può essere richiesto di effettuare le oblazioni richieste.

IL TERZO SETTORE
Dall’inizio inizio degli anni ‘90 si è assistito al proliferare , spesso scoordinato e disorganico, di interventi
normativi volti attraverso la previsione di benefici fiscali, di contributi pubblici e/o comunitari della possibilità
di stipulare convenzioni con la Pubblica Amministrazione per la gestione di pubblico interesse e promuovere e
sostenere gli enti operanti nel terzo settore.
Per enti del terzo settore (ETS) per tale si intende quell’ente di carattere privato che senza scopo di lucro
persegue finalità civiche, solidaristiche, e di una o più attività di interesse generale in uno dei settori
tassativamente indicati dall’ art. 5 D.Lgs 117/2017 ed è iscritto nel registro unico nazionale del Terzo Settore
chiamato RUNTS, istituito presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e gestito con modalità
informatiche, su base regionale attraverso gli Uffici regionali del Registro unico nazionale del Terzo Settore.
Agli ETS è di regola consentito svolgere attività d’impresa:
- In via esclusiva o quantomeno principale: attraverso l’esercizio dell’attività d’impresa che l’ente
realizzerà i propri fini istituzionali.
- In via secondaria e strumentale: in questo caso l’esercizio dell’attività d’impresa sarà invece
finalizzato a supportare l’attività di interesse generale dall’ente svolta in via principale.
Se esercitano la propria attività esclusivamente o principalmente in forma d’impresa, gli ETS sono soggetti
all’obbligo d’iscrizione oltre che nel registro unico nazionale del terzo settore anche nel registro delle imprese.
Gli enti facenti parte del terzo settore debbono redigere il bilancio depositandolo presso il registro unico
nazionale del terzo settore.
Se esercitano la propria attività esclusivamente o principalmente in forma d’impresa commerciale gli ETS
debbono tenere le stesse scritture contabili dal codice civile imposte alle imprese commerciali e redigere il
bilancio d’esercizio depositandolo presso il registro delle imprese, secondo le modalità e contenuti previsti per
le società capitali. Essendo loro precluso lo scopo di lucro soggettivo essi appaiono destinati ad assumere di
regola una delle seguenti forme giuridiche: associazioni o fondazioni o da altri enti di carattere privato diverso
dalla società.
Gli enti che sono costituiti come associazione non importa se riconosciuta o meno o come fondazione
inseriscano nel proprio atto costitutivo o nello statuto le indicazioni contemplate nell’acquisizione della
personalità giuridica mediante l’iscrizione nel registro unico nazionale del terzo settore previo controllo di
legittimità del relativo atto costitutivo ad opera del notaio che lo ha ricevuto, che possono acquistare
personalità giuridica solo qualora il loro patrimonio sia non inferiore a 15.000€ per le associazioni e 30.000€
per le fondazioni.
Qualora gli ETS costituiti in forma di associazioni anche non riconosciuta il codice del terzo settore prevede
che i relativi statuti contemplino una struttura organizzativa articolata in 3 organi distinti, quali sono:
assemblea, l’organo amministrativo e nelle associazioni che raggiungono una maggiore dimensione un
organo di controllo.
Le figure tipiche di ETS sono: le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti
filantropici, le imprese sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso. Il cosiddetto principio di
sussidiarietà (art. 118 comma 4 della Cost.): sulla base del principio per cui il potere e legittimato ad
intervenire direttamente nel settore solo allorquando nessun privato sia disponibile ad operare, ovvero
allorquando nonostante gli aiuti pubblici il livello dei servizi offerti dal privato sia inferiore a quello ritenuto
minimo essenziale, il cosiddetto carattere residuale dell’intervento pubblico.

IL BENE

Per non utilizzare in modo errato il termine di bene e di cosa bisogna dare una corretta definizione visto che si
tratta di concetti ben diversi.
Con il termine “Cosa” si intende una parte della materia di cui non importa in che stato (liquido – gassoso -
solido) noi la possiamo trovare, per tanto non ogni cosa è considerato bene ma quest’ultimo è solo la cosa che
possa essere fonte di utilità e oggetto di appropriazione.
Detto questo non sono beni:
- Le cose dalle quali non si è in grado di trarre alcun vantaggio (stelle, giacimenti ecc)
- Le cosiddette res communes omnium ossia le cose in cui tutti possono usufruire, senza impedirne una
pari fruizione da parte degli altri individui (vento, luce del sole, acque degli oceani).

A questo proposito possiamo dare una definizione concreta di bene (art. 810), con il termine bene la
giurisprudenza indica la cosa che può essere soggetta a formare oggetto di diritti.

Art.810: “Sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti.”


Il significato stretto dell’art. 810 del codice civile, i beni sono una specie di res (cosa), pertanto in senso
economico il termine bene indica la cosa a cui viene attribuito un valore, mentre in senso giuridico con il
termine bene non si indica il valore della res ma quanto il diritto che si ha sulla res

CATEGORIE DI BENE: BENE MATERIALE E IMMATERIALE


Le cose che possono essere oggetto di diritti reali si caratterizzano non solo per la loro suscettibilità
economica ma anche per la loro corporeità o quanto meno per la loro idoneità ad essere percepite con i sensi
o strumenti materiali: venendo così a formare i beni materiali, la legislatura ricomprende tra i beni anche le
cosiddette energie naturali sempre che abbiano un valore economico.
Mentre si parla di bene immateriale quando innanzitutto quando formano un oggetto di negoziazione per
esempio il credito che può essere titolo di cessazione anche a titolo oneroso come disciplinato dalla norma
art. 1260 del c.c; (la quota di una società a responsabilità limitata), ma possono essere considerati anche i
cosiddetti strumenti finanziari che sono destinati alla negoziazione dei mercati regolamentati. Vengono
spesso considerati beni immateriali anche le opere dell’ingegno come opere letterarie e scientifiche,
didattiche, le composizioni musicali, software e database.

BENI MOBILI E IMMOBILI


“Art. 812. Distinzione dei beni.
Sono beni immobili il suolo, le sorgenti e i corsi d'acqua, gli alberi, gli edifici e
le altre costruzioni, anche se unite al suolo a scopo transitorio, e in genere
tutto ciò che naturalmente o artificialmente è incorporato al suolo.
Sono reputati immobili i mulini, i bagni e gli altri edifici galleggianti quando
sono saldamente assicurati alla riva o all'alveo o sono destinati ad esserlo in
modo permanente per la loro utilizzazione.
Sono mobili tutti gli altri beni.”
I beni inoltre si distinguono in:
- Mobili: rientrano in questa categoria quei beni che non sono compresi nei beni immobili e sono
dettati dall’ art. 812 - 814
- Immobili: si intendono quei beni che sono incorporati sia in modo naturale (p.e sorgenti d’acqua,
alberi) sia in modo artificiale (p.e tralicci, lampioni ,edifici) al suolo, creando cosi un corpo unico in
modo da perdere la propria autonomia fisica e rendere impossibile la sua separazione previa una
contemporanea dissoluzione o sostanziale alterazione del tutto. Inoltre sono inclusi come beni
immobili disciplinati dall’art 812 comma 1 e 2, i bacini idrici ma anche quei beni che non sono
incorporati al suolo come mulini, i bagni, gli edifici galleggianti quando siano però saldamenti ancorati
alla riva.

I BENI REGISTRATI

Art 815: I beni mobili iscritti in pubblici registri sono soggetti alle disposizioni che li
riguardano e, in mancanza, alle disposizioni relative ai beni mobili.

I beni registrati sono quei beni che sono oggetti di iscrizioni nei cosiddetti registri pubblici che chiunque può
consultare liberamente (art. 2673).
Nel nostro ordinamento giuridico sono istituiti i seguenti registri:
1. Registri immobiliari: tenuto presso gli uffici periferici dell’Agenzia delle Entrate, in cui sono
pubblicizzate le vicende relative ai beni immobili.
2. Pubblico registro automobilistico chiamato anche (P.R.A): tenuto presso ogni sede dell’Automobile
Club Italia (A.C.I) in cui sono pubblicizzate le vicende relative alle vetture.
3. I registri regolamentati dall’art. 146 del cod. nav.: in cui sono pubblicizzate tutte le vicende relative
alle navi ed ai galleggianti.
4. Registro aeronautico nazionale: tenuto presso L’Ente Nazionale dell’aviazione civile (E.N.A.C) in cui
sono pubblicizzate le vicende relative agli aeromobili
BENI FUNGIBILI E INFUNGIBILI
I beni inoltre possono distinguersi in beni:
- Fungibili: i beni fungibili possono essere chiamati anche beni generali o generici, con questa tipologia
di beni si intendono quelli che sono individuati con esclusivo riferimento alla loro appartenenza ad un
determinato genere che possono essere per esempio i titoli di stato, denaro ecc. Essi possono essere
sostituiti indifferentemente con altri, in quanto non interessa, secondo la comune valutazione avere
proprio quel bene. (p.e, il creditore che deve ricevere un pagamento di 100€ non gli interessa se verrà
pagato con una banconota da 100 o con altre banconote di cifra inferiore, al creditore interessa che gli
venga pagata quella determinata quantità), con quest’esempio si vuol far capire che interessa la
quantità di quel bene di quel genere.
- Infungibili: per tali intendendosi quelli individuati nella loro specifica identità (p.e. un opera d’arte);
tale sono di regola dei beni immobili

La fungibilità o l’infungibilità di un bene dipende anzitutto dalla natura di quel bene, il quadro di un
determinato autore certamente è un bene infungibile mentre una certa quantità di denaro è un bene
fungibile, inoltre questa distinzione può per altro derivare anche dalla volontà delle parti.

BENE CONSUMABILE E INCONSUMABILE


I beni, inoltre, si suddividono in beni:
- Consumabili: sono quei beni che non possono arrecare utilità all’uomo senza perdere la loro
individualità, (p.e il cibo, una bevanda, il carburante dell’auto ecc), ovvero senza che il soggetto se ne
privi (ad esempio, il denaro).
- Inconsumabili: si intendono quei beni che sono suscettibili di plurime utilizzazioni senza essere
distrutti nella loro consistenza (ad es. un edificio, un fondo rustico, ecc), mentre sono considerati beni
deteriorabili quei beni che con l’uso si deteriorano come per esempio un vestito, un’autovettura ecc.
I beni consumabili possono chiamati anche beni a semplice utilità o a fecondità semplice, perché esso può
essere utilizzato una sola volta in quanto possono essere consumati una sola volta, mentre i beni
inconsumabili possono essere denominati anche beni a fecondità ripetuta o utilità permanente in quanto
suscettibili di più utilizzazioni.

BENI DIVISIBILI E INDIVISIBILI


I beni si suddividono ancora in:
- Divisibili: per tali si intendono quelli suscettibili di essere ridotti in parti omogenee senza che se ne
alteri la destinazione economica; (p.e un appezzamento di terreno, una quota di mercato ecc.)
- Indivisibili: per tale intendendosi quelli che non corrispondono a tale caratteristica, (p.e un animale
vivo, un quadro, un’automobile)

BENI PRESENTI E FUTURI


L’ulteriore distinzione è quella tra:
- Beni presenti: sono quei beni già esistenti in natura: solo questi possono formare oggetto di proprietà
o di diritti reali.
- Beni futuri: per tali si intendono quei beni che ancora non sono presenti in natura (p.e una cosa
progettata da un architetto ma che non è stata ancora costruita, i frutti prodotti da un albero), essi
possono formare l’oggetto solo di rapporti obbligatori, salvo i casi rari vietati dalla legge disciplinati
dall’art. 771 del Codice civile.
I FRUTTI

Art.820 “Sono frutti naturali quelli che provengono direttamente dalla cosa, vi concorra
o no l'opera dell'uomo come i prodotti agricoli, la legna, i parti degli
animali, i prodotti delle miniere, cave e torbiere.
Finché non avviene la separazione, i frutti formano parte della cosa. Si può
tuttavia, disporre di essi come di cosa mobile futura.
Sono frutti civili quelli che si ritraggono dalla cosa come corrispettivo del godimento
che altri ne abbia. Tali sono gli interessi dei capitali, i canoni enfiteutici,
le rendite vitalizie e ogni altra rendita, il corrispettivo delle locazioni.”

I frutti si distinguono in:


- Frutti naturali: sono prodotti direttamente da un altro bene, vi concorre o meno l’opera dell’uomo
(p.e i prodotti agricoli coltivati dall’uomo e la legna che viene prodotto dall’albero). Perché si possa
parlare di frutti occorre che la produzione abbia un carattere periodico e non incide né sulla sostanza
e né sulla destinazione economica della cosa madre: (p.e il taglio periodico del legname che deriva da
un pioppeto costituisce il frutto di un terreno).
Finché non avviene la separazione del bene che li produce i frutti naturali si dicono che sono
pendenti, esse per l’appunto formano parte della cosa madre ossia la cosiddetta cosa fruttifera, e non
hanno ancora esistenza autonoma. Sono considerati beni futuri e possono formare oggetto
unicamente dei rapporti obbligatori, con la solo separazione del bene dalla cosa fruttifera acquistano
una loro distinta individualità e divengono oggetto di un autonomo diritto di proprietà che spetta al
proprietario della cosa madre, salvo che quest’ultimo non abbia già disposto il bene a favore di un
terzo soggetto (p.e la vendita di un frutto quando ancora è sulla pianta). Se le spese per la produzione
del raccolto dei frutti siano sostenute da terze persona, il proprietario di quel frutto è tenuto a
rimborsare le spese e se esse superino il valore del bene, il possessore di quel frutto è tenuto al
rimborso fino al limite di tale valore.
- Frutti civili: secondo la definizione fornita dall’art 820 sono quelli che si ritraggono dalla cosa come il
corrispettivo del godimento di altri ne abbia. Se io concedo un appartamento in locazione ad altri
soggetti e codesti mi pagano il cosiddetto canone di locazione, io ricavo dalla mia cosa un quid che
non è naturalmente prodotto dal bene ma sostituisce l’utilità che avrei ricavato dalla cosa e per
questo motivo si chiama frutto civile.
I frutti civili al pare di quelli naturali debbono rappresentare il requisito della periodicità.

COMBINAZIONE DI BENI
I beni possono essere impiegati dall’uomo o separatamente o come spesso avviene vengono utilizzati insieme
e/o possono essere collegati ad altri affinché né accresce l’utilità
- Bene semplice: per tale si intende quello i cui elementi sono talmente compenetrati tra di loro che
non possono staccarsi senza distruggere o alterare la fisionomia del tutto (p.e un animale vivo, una
pianta, un fiore, una casa ecc…).
- Bene composto: per tale si intende quello risultante dalla connessione materiale o fisica di più cose,
ciascuna delle quali giuridica ed economica (ad es. un’automobile, che è composta da carrozzeria,
motore, ruote ecc). Nell’ipotesi che venga venduto un bene composto, la vendita comprende tutti gli
elementi che lo formano.

LE PERTINENZE

Art.817: Sono pertinenze le cose destinate in modo durevole a servizio o ad ornamento


di un'altra cosa.

Nella cosa “composta” gli elementi che la costituiscono diventano parti di tutto il quale non può sussistere
senza di essi (non è concepibile ad esempio l’automobile senza motore). Se una cosa è posta a servizio o ad
ornamento di un’altra senza costituirne parte integrante senza rappresentarne elemento indispensabile per la
sua esistenza, ma in grado di accrescere l’utilità o il pregio, si ha appunto la pertinenza.
Per la costituzione del rapporto pertinenziale debbono concorrere:
1. Elemento oggettivo: ossia il rapporto di servizio o ornamento fra una cosa accessoria e una cosa
principale, la prima deve arrecare utilità alla seconda.
2. Elemento soggettivo: cioè la volontà espressa anche solo tacita di effettuare la destinazione dell’una
cosa a servizio o ornamento dell’altra.
Il vincolo della pertinenza può intercorrere fra immobile e immobile, fra mobile e immobile, fra mobile e
mobile, inoltre il vincolo della pertinenza può essere posto in essere solo da chi è il proprietario della cosa
principale ovvero da chi ha il diritto reale su di essa.

LE UNIVERSALITA’ DEI BENI

Art.816” È considerata universalità di mobili la pluralità di cose che appartengono alla


stessa persona e hanno una destinazione unitaria.
Le singole cose componenti l'universalità possono formare oggetto di separati
atti e rapporti giuridici.

Quest’articolo definisce l’universalità ovvero la pluralità di cose mobili che appartengono alla stessa persona,
che hanno infine una stessa destinazione unitaria.
Esse si distingue in:
- Cosa composta: visto che non è presente una coesione fisica tra le varie cose.
- Complesso pertinenziale: in quanto le cose non si trovano una rispetto all’ altra in termini di
subordinazione, in altri termini l’una non è a servizio o ornamento dell’altra, ma tutte insieme
costituiscono una nuova entità sotto un punto di vista economico-sociale . (la pinacoteca, una
biblioteca, un gregge).

AZIENDA
L’azienda secondo l’art 2555 è definita come un complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio
dell’impresa: ossia per la produzione di beni (p.e. azienda agricola, azienda manifatturiera ecc.) o di servizi
(azienda di credito, compagnia assicurativa ecc.). L’azienda è dunque costituita da un insieme di beni
collettivo tra loro da un nesso di dipendenza reciproca, in quanto da servire al fine produttivo comune.
Secondo altri invece l’azienda sarebbe una cosa composta funzionale, in cui singole cose sono collegate non
materialmente ma funzionalmente, in virtù del loro impiego, dalla loro destinazione comune.
Alle teorie materialistiche si contrappongono le teorie immaterialistiche che considerano per l’appunto
l’azienda come un bene immateriale.
Inoltre si sono aggiunte delle dispute anche sotto il rapporto delle nozioni tra azienda e impresa.
Il codice civile non dà una vera e propria definizione di impresa bensì di imprenditore. L’imprenditore secondo
l’art. 2082 [È imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata
al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi.] è chi esercita professionalmente e non in modo
occasionale un’ attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi.
L’impresa dunque è l’attività economica svolta dall’imprenditore mentre l’azienda è invece il complesso dei
beni di cui l’imprenditore si avvale per svolgere l’attività stessa.

BENI PUBBLICI, BENI COMUNI, BENI COLLETTIVI, BENI DEGLI ENTI ECCLESIASTICI

Di beni pubblici si parla in due sensi:


- Beni appartenenti ad un ente pubblico o i cosiddetti beni pubblici in senso soggettivo.
- Beni assoggettati ad un regime speciale, diverso dalla proprietà privata per favorire il raggiungimento
dei fini pubblici cui quei destinati i cosiddetti beni pubblici in senso oggettivo, quali sono i beni
demaniali ed i beni del patrimonio indisponibile.
o Beni demaniali: I beni demaniali in quanto direttamente preordinati al soddisfacimento di
interessi imputati alla collettività rappresentata dagli enti territoriali, sono assoggettati ad un
regime particolare : non possono di regola formare oggetto di negozi di diritto privato, non
possono formare oggetto di possesso e inoltre non possono essere acquistati per usucapione
da privati, inoltre non sono assoggettabili ad esecuzione forzata, non possono essere
espropriati per pubblica utilità. A tutela dei beni demaniali la pubblica amministrazione oltre
che ricorrere agli ordinari rimedi giurisdizionali che l’ordinamento prevede a tutela della
proprietà e del possesso, essa può procedere in via amministrativa erogando sanzioni e/o
esercitando poteri di polizia demaniale.
a. Demanio necessario: in quanto quei beni appartengono necessariamente allo
Stato
b. Demanio accidentale: appartengono a questa categoria i beni immobili o mobili
che possono appartenere anche a privati e che sono demaniali solo se
appartengono allo Stato o a un altro ente pubblico territoriale (demanio stradale:
strade utilizzate all’uso pubblico)

o Beni Patrimoniali: sono quei beni non demaniali appartenenti a un ente pubblico anche non
territoriale, essi si distinguono in:
a. Beni immobili e mobili del patrimonio indisponibile: per esempio cave, foreste.
b. Beni del patrimonio disponibile: che non sono destinati in modo diretto e immediato
al perseguimento di fini pubblici e conseguentemente sono soggetti salvo deroghe
contenuti in leggi speciali alle norme del c.c possono essere soggetti ad
espropriazione di pubblica utilità.

o Beni comuni: sono quei beni che indipendentemente dall’essere di natura privata o pubblica
per loro intrinseca natura sono finalizzati al perseguimento ed alla realizzazione di interessi
della collettività e per i quali proprio per questo viene variamente assicurato un uso diretto da
parte della collettività stessa.
o Beni collettivi: per intendendosi sono le terre di originaria proprietà collettiva della generalità
degli abitanti del territorio di un comune o di una frazione; le terre con le costruzioni di
pertinenza, assegnate in proprietà collettiva agli abitanti di un comune o frazione.

I FATTI GIURIDICI

Per fatto giuridico si intende qualsiasi avvenimento cui l’ordinamento ricolleghi conseguenze giuridiche. Si
parla di fatti giuridici in senso stretto o naturali quando determinate conseguenze giuridiche sono poste in
relazione ad un certo evento senza che assuma rilievo se a causarlo sia intervenuto o meno l’uomo.
Si parla invece di atti giuridici se l’evento causativo di conseguenze giuridiche consiste in un’azione umana. La
giuridicità di un fatto dunque non dipende mai da caratteristiche intrinseche di quell’avvenimento, bensì
soltanto dalla circostanza che da quell’evento derivi in forza di una norma giuridica che lo disponga, un certo
effetto giuridico.

CLASSIFICAZIONE DEGLI ATTI GIURIDICI


Gli atti giuridici si distinguono sul piano della valutazione giuridica in due grandi categorie: atti conformi alle
prescrizioni dell’ordinamento denominati atti leciti e atti compiuti in violazione di doveri giuridici e che
producono la lesione del diritto soggettivo altrui ossia atto illecito che dal codice art.2043 e seguenti è
denominato come fatto illecito.
Gli atti leciti si distinguono in:
- Atti materiali o comportamenti: che consistono in modificazioni del mondo esterno (p.e la presa di
possesso di una cosa, la ricostruzione di un edificio)
- Dichiarazioni: sono atti diretti a comunicare ad altri il proprio pensiero, la propria opinione, la propria
volontà e il proprio stato d’animo. Tra le dichiarazioni la maggior importanza va attribuita ai negozi
giuridici ossia sono dichiarazioni con il quale i privati esprimono la volontà di regolare in un
determinato modo i propri interessi mediante la produzione di effetti giuridici.
Tutti gli atti umani consapevoli e volontari che non siano negozi giuridici, sono denominati atti giuridici in
senso stretto o atti non negoziali. I loro effetti giuridici non dipendono dalla volontà dell’agente ma sono
disposti dall’ordinamento senza riguardo all’intenzione di colui che li pone in essere.
Per la validità di questi atti salva diversa disposizione legislativa non è richiesta la capacità di agire, ma è
sufficiente lo stesso grado di capacità che si esige per l’imputabilità degli atti illeciti ossia la capacità
d’intendere e/o di volere al momento dell’atto.

IL NEGOZIO GIURIDICO
La legislatura ci indica che il negozio giuridico è una dichiarazione di volontà con la quale vengono enunciati
gli effetti perseguiti ovvero il cosiddetto intento empirico ed alla quale l’ordinamento giuridico se la finalità
dell’atto è meritevole di tutela e se esso risponde ai requisiti fissati dalla legge per le singole figure negoziali
ricollega effetti giuridici conformi al risultato voluto dal o dai dichiaranti. Il fenomeno negoziale corrisponde
alla necessità di ritagliare una sfera di autonomia entro la quale i privati possano decidere da sé come
regolare i propri interessi, ottenendo dalla legge che gli atti posti in essere siano resi vincolanti ed impegnatici.
Nonostante la grande importanza che il concetto di negozio giuridico riveste, il nostro codice civile non gli
dedica un’apposita disciplina, dove sono regolati per esempio il contratto, il matrimonio, il testamento.
Peraltro il contratto il codice civile gli dedica una disciplina organica ed articolata: l’intero titolo II del libro IV
del codice regola con numerose norme la parte generale del contratto inoltre l’art 1324 dispone che salvo
diverse disposizioni di legge, le norme che regolano i contratti si osservano in quanto compatibili per gli atti
unilaterali tra vivi aventi contenuto patrimoniale.

CLASSIFICAZIONI DEI NEGOZI GIURIDICI: IN RELAZIONE ALLA STRUTTURA SOGGETTIVA


Se il negozio giuridico è perfezionato con la dichiarazione di una sola parte si dice unilaterale per esempio un
testamento o l’atto costitutivo di una fondazione.
Se le dichiarazioni di volontà sono dirette a formare la volontà di un organo pluripersonale di una persona
giuridica o di una collettività organizzata di individui (p.e deliberazione dell’assemblea di una società oer azioni
o di un condominio) si ha l’atto collegiale.
L’atto complesso consta di più la volontà tendenti ad un fine comune, ma a differenza di quanto avviene
nell’atto collegiale queste volontà si fondono in un modo da formarne una sola, quando le dichiarazioni si
fondono in una sola il vizio di una di esse inficia senza rimedio la dichiarazione complessa. Invece se la
dichiarazione di voto di un partecipante ad un’assemblea è viziata, ciò non travolge automaticamente la
deliberazione collegiale: si deve vedere se il voto invalido era determinante ai fini della formazione della
maggioranza, qualora la maggioranza sussista ugualmente la deliberazione dell’organo collegiale rimane
valida (prova di resistenza).
I negozi giuridici si distinguono in:
- Recettizi: se per produrre effetto la dichiarazione negoziale deve pervenire a conoscenza di una
determinata persona alla quale pertanto deve essere comunicata o notificata.
- Non recettizi: se producono effetti indipendentemente dalla comunicazione ad uno specifico
destinatario.
Si distinguono sotto il profilo della disciplina, negozi unllaterali (dove sono stati trattati all’inizio del
paragrafo), negozi bilaterali e negozi plurilaterali.
- Negozi plurilaterali: presuppone la partecipazione di almeno tre parti, ciascuna delle quali si rende
portatrice di un’autonoma posizione di interesse e non deve essere confuso con il caso del contratto
bilaterale: abbia struttura plurisoggettiva per esempio due coniugi comprano un bene immobile il
contratto di compravendita rimane comunque bilaterale pur essendo la parte acquirente composta da
due soggetti

CLASSIFICAZIONE DEI NEGOZI GIURIDICI: IN RELAZIONE ALLA FUNZIONE E ALL’OGGETTO


Si distinguono così i negozi di mortis causa (il testamento), i cui effetti presuppongono la morte di una
persona, dai negozi inter vivos (i contratti) .
Sotto un altro profilo si distringuono i negozi patrimoniali o chiamati anche a contenuto patrimoniale il
contratto appunto definito dall’art 1321, come un negozio che incide su un rapporto giuridico patrimoniale tra
le parti, che per l’appunto tendono a spostare i diritti patrimoniali da un soggetto all’altro [attribuzione
patrimoniale].
I negozi di attribuzione patrimoniale si distinguono in:
- Negozi di disposizione: che importano un’immediata diminuzione del patrimonio mediante
alienazione o mediante rinunzia.
- Negozi di obbligazione: che danno luogo soltanto alla nascita di un’obbligazione ancorché possa
essere diretta al trasferimento di un diritto.
Negozio apatrimoniale: i negozi di diritto familiare o in generale i negozi personali.
I Negozi di accertamento si presuppongono che siano soltanto per eliminare controversie e dubbi sulla
situazione giuridica esistente.
ELEMENTI DEL NEGOZIO GIURIDICO
Gli elementi del negozio giuridico si distinguono in:
- Elementi essenziali: senza di essi il negozio è nullo, in relazione al contratto, gli elementi essenziali
sono elencati dall’art. 1325 che li definisce come requisiti, la cui mancanza o vizio degli stessi del
contratto ne comporta la nullità. Gli elementi essenziali si dicono generali, se si riferiscono ad ogni tipo
di contratto, mentre si dicono particolari se si riferiscono a quel particolare tipo considerato. Un
elemento sicuramente essenziale particolare della vendita è il prezzo.
- Elementi accidentali: sono la condizione, il termine, il modo, essi non appartengono alla struttura
necessaria del negozio, ai fini della sua validità, ma se vengono apposti, essi incidono sull’efficacia del
negozio
- Elementi naturali: essi si producono senza bisogno di revisione delle parti in forza di disciplina
legislativa, che è stabilita per il tipo di negozio prescelto salva contraria volontà manifestata dalle
parti. Così l’ordinamento giuridico ritiene che chi acquista un bene mediante un corrispettivo intende
essere garantito nell’ipotesi che il bene stesso non risulti di proprietà del venditore, ma di altra
persona. Perciò anche se il contratto di vendita non contiene alcuna clausola in proposito, il venditore
è sempre tenuto alla garanzia di cui si parla.

LA PUBBLICITA’

Le vicende giuridiche non interessano soltanto le parti che ne sono direttamente coinvolte, ma anche i terzi i
quali possono avere interesse a conoscere determinati atti e situazioni giuridiche per casi pertanto la legge
impone l’iscrizione dell’atto in registri tenuti dalla pubblica amministrazione che chiunque può consultare in
giornali ufficiali, bollettini ecc…
La pubblicità serve a dare ai terzi la possibilità di conoscere l’esistenza ed il contenuto di un negozio giuridico
o anche lo stato delle persone fisiche e le vicende delle persone giuridiche.
Si distinguono tre tipi di pubblicità:
- La pubblicità notizia: assolve semplicemente la funzione di rendere conoscibile un atto del quale il
legislatore ritiene opportuno sia data notorietà. L’omissione di tale formalità dà luogo ad una sanzione
pecuniaria, ma è irrilevante per la validità e l’efficacia dell’atto, il quale rimane operante tra le parti e
anche opponibile ai terzi indipendentemente dalla mancata attuazione dello strumento pubblicitario.
Questa tipologia di pubblicità costituisce pertanto contenuto di un obbligo e non di un onere.
- Pubblicità dichiarativa: serve a rendere opponibile il negozio a terzi. L’omissione della pubblicità
dichiarativa non determina l’invalidità dell’atto, che produce egualmente i suoi effetti tra le parti del
negozio.
- Pubblicità costitutiva: In questo tipo di pubblicità è elemento costitutivo della fattispecie: senza
pubblicità il negozio giuridico non si può opporre ai terzi, ma non produce effetto nemmeno tra le
parti.

I DIRITTI REALI IN GENERALE E LA PROPRIETA’

I diritti reali siano caratterizzati:


- Dall’immediatezza: ossia dalla possibilità, per il titolare di esercitare direttamente il potere sulla cosa
senza la necessità della cooperazione di terzi.
- Dall’assolutezza: ossia dal dovere di tutti i consociati di astenersi dall’interferire nel rapporto fra il
titolare del diritto reale ed il bene che ne è oggetto e correlativamente dalla possibilità per il titolare
di agire in giudizio contro chiunque contesti o pregiudichi il suo diritto.
I diritti reali a loro volta si distinguono in:
- Diritti reali di godimento: quali sono usufrutto, superficie, uso e abitazione, servitù prediali, essi
attribuiscono al titolare il diritto di trarre dal bene delle utilità che lo stesso è in grado di fornire.
- Diritto di garanzia: pegno e ipoteca, essi attribuiscono al titolare il diritto di farsi assegnare con
prelazione rispetto agli altri creditori, il ricavato dell’eventuale alienazione forzata del bene in caso di
mancato adempimento dell’obbligo garantito.

LA PROPRIETA’

Art.832 “Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed
esclusivo, entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti dall'ordinamento
giuridico.”

L’articolo sopra indicato enuncia il principio secondo cui al proprietario spetta il diritto di godere e disporre
delle cose in modo pieno ed esclusivo.
La proprietà attribuisce dunque al titolare:
- Il potere di godimento del bene che si intende il potere di trarre dalla cosa le utilità che la stessa è in
grado di fornire, decidendo se, come e quando utilizzarla in modo diretto (per esempio abitando in un
appartamento di proprietà) o indiretto (p.e concedendo l’appartamento in locazione a terzi onde
ricavarne un corrispettivo di denaro il cosiddetto canone di locazione).
- Il potere di disposizione del bene per tale si intende il potere di cedere ad altri in tutto o in parte i
diritti sulla cosa
L’art. 832 del c.c come detta precisa poi che il potere di godimento e di disposizione che compete al
proprietario è pieno ed esclusivo.
Da queste due caratteristiche vengono descritti i due connotati principali della proprietà, quali sono:
- Pienezza: ossia l’attribuzione al proprietario del diritto di fare della cosa tutto ciò che vuole persino di
distruggerla.
- Dell’esclusività: ossia l’attribuzione al proprietario del diritto di vietare ogni ingerenza di terzi in
ordine di scelte che in tema di godimento e di disposizione del bene, il proprietario si riserva di
effettuare con totale arbitrio e discrezionalità.
Pertanto lo stesso art. 832 riconosce si al proprietario il diritto di godere e predisporre della cosa in modo
pieno ed esclusivo ma solo entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.
In riferimento alla proprietà la Costituzione all’art.42 com.2 demanda espressamente al legislatore ordinario il
compito di determinarne i modi di acquisto , di godimento ed i limiti allo scopo di assicurarne la funzione
sociale e di renderla accessibile a tutti, in altri termini il legislatore è legittimato ad intervenire per delineare
con riferimento alle singole categorie di beni il contenuto dei poteri di godimento e/o di disposizione che
competono al proprietario al fine di garantire che il relativo esercizio sia determinato da finalità egoistiche e
comunque una funzione sociale (tutela dei beni ambientali, obiettivi di giustizia sociale, conservazione del
patrimonio artistico, razionale assetto del territorio [disciplina urbanistica e edilizia])

GLI ATTI EMULATIVI

Art. 833 “Il proprietario non può fare atti i quali non abbiano altro scopo che quello di
nuocere o recare molestia ad altri.”
Al proprietario sono preclusi gli atti di emulazione o denominati anche emulativi, per tali si intende quelli che
non hanno altro scopo che quello di nuocere o arrecare molestia ad altri. Poiché l’atto di godimento di un
bene sia vietato debbono concorrere :
a. Uno oggettivo: ossia l’essenza di utilità per chi lo compie
b. Uno soggettivo: ossia l’intenzione di nuocere o arrecare molestia ad altri soggetti

A fronte di un atto emulativo chi ne è rimasto vittima potrà richiederne la cessazione, l’eventuale ripristino
dello stato dei luoghi, nonché il risarcimento dei danni.

LE IMMISSIONI
Il diritto di godere del bene in modo esclusivo, riconosciuto al proprietario dall’art. 832 importa che lo stesso è
legittimato ad opporsi a qualsiasi attività materiale di terzi che abbia a svolgersi sul suo fondo (o.e scarico di
rifiuti, smaltimento di liquami, infiltrazioni di acqua, ecc) le cosiddette immissioni materiali. Egli non può
invece opporsi almeno di regola ad attività che si svolgano lecitamente sul fondo del vicino.
E’ peraltro frequente specie in un sistema di produzione industriale che tali ultime attività importino la
produzione di fumi, calore, esalazioni, rumori, scuotimenti e simili destinati a propagarsi nelle proprietà
circostanti ossia sono le cosiddette immissioni immateriali.
Le immissioni immateriali devono essere ben distinte:
- Se le immissioni rimangono al di sotto della soglia di normale tollerabilità (ad es. le immissioni sonore
che provengono da un vicino che non superano il cosiddetto rumore di fondo) chi le subisce deve
sopportarle, non ha né il diritto di farle cessare, né quello di vedersi riconosciuto un ristoro per il
disagio eventualmente sofferto.
- Se le immissioni superano invece la soglia di normale tollerabilità ma sono giustificate da esigenze di
produzione (p.e le immissioni sonore provenienti dagli impianti industriali del vicino che superano in
maniera significativa il cosiddetto rumore di fondo) chi le subisce non ha il diritto di farle cessare ma
può ottenere un indennizzo in denaro per il pregiudizio eventualmente sofferto.
- Se le immissioni superano la soglia di normale tollerabilità senza peraltro essere giustificate da
esigenze di produzione chi le subisce ha il diritto che per il futuro ne cessi la prosecuzione o quanto
meno che vengano adottate quelle misure indispensabili per far rientrare dette immissioni nei limiti
della normale tollerabilità, mentre per il passato gli sia riconosciuto l’integrale risarcimento del danno
sia patrimoniale che non patrimoniale.
La soglia della normale tollerabilità di un’immissione secondo la giurisprudenza consolidata non coincide con i
limiti variamente previsti da leggi e regolamenti a tutela di interesse di carattere generale (p.e la quieta
pubblica, la salute, l’ambiente ecc) anche se si ritiene che di regola la violazione di detti limiti importi per ciò
solo l’intollerabilità dell’immissione anche nell’ambito dei rapporti. La tollerabilità o meno di un’immissione va
piuttosto valutata, caso per caso dal punto di vista del fondo che la subisce, tenendo conto anche della
condizione dei luoghi, cioè dalla loro concreta destinazione naturalistica ed urbanistica delle attività
normalmente svolte nella zona, dal sistema di vita e dalle abitudini di chi vi opera ecc.

LUCI E VEDUTE
Le luci e le vedute si distinguono in:
- Vedute o prospetti: che sono quelle che consentono in condizioni di sufficiente comodità e sicurezza
non solo di guardare sul fondo del vicino inspicere senza l’ausilio di mezzi meccanici ma anche di
sporgere il capo su di esso prospicere per vedere di fronte ossia le cosiddette vedute dirette,
obliquamente vedute oblique e lateralmente vedute laterali. Il proprietario può sempre aprire vedute
nel muro contiguo al fondo altrui ma a tutela della riservatezza del fondo finitivo.
- Luci: sono quelle aperture che pur consentendo il passaggio di aria e luce non permettono tuttavia la
vista inspectio o quanto meno l’affaccio prospectio sul fondo del vicino. All’uopo a tutela della
sicurezza e della riservatezza del fondo contiguo la legge prescrive che la luce abbia determinate
caratteristiche (sia dotata di inferriata idonea a garantire la sicurezza del vicino, sia munita di grata in
metallo a maglie strette, onde evitare che oggetti possano essere gettati sul fondo contiguo,
l’apertura sia situata a determinate altezze minime ) formando cosi le cosiddette luci regolari. Se un
apertura che non consenta di inspicere e prospicere in alienum non rispetta dette caratteristiche,
costituisce pur sempre una luce ossia la luce irregolare.

MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’

Nell’ambito dei modi di acquisto della proprietà si deve distinguere tra:

- Modi di acquisto a titolo derivativo: che importano la successione nello stesso diritto già
appartenente ad altro soggetto per cui gli eventuali vizi che inficiavano il titolo del precedente
proprietario si riverberano anche sul successore. I titoli derivativi sono disciplinati dall’art. 922, quali
sono: il contratto, successione di causa mortis, espropriazione per pubblica utilità e la vendita forzata
dei beni del debitore
- Modi di acquisto a titolo originario: che determinano invece la nascita di un diritto nuovo del tutto
indipendente rispetto a quello prima eventualmente spettante sullo stesso bene ad altro precedente
proprietario. I modi di acquisto a titolo originario sono:
o Occupazione: disciplinato dall’art 923, consiste nella presa di possesso con l’intenzione di
acquisirle in via permanente e definitiva, di cose mobili che non sono di proprietà alcuno o
sono abbandonate dall’avente diritto con l’intenzione di disfarsene. Non sono invece
suscettibili di occupazione i beni immobili in quanto se non sono in proprietà alcuno cioè
vacanti spettano al patrimonio dello Stato. Possono acquistarsi per occupazione anche se non
rientrano né nelle categorie delle res nullius né nelle categorie res derelictae, i mammiferi e gli
uccelli che rientrano nella fauna selvatica.
o L’invenzione: riguarda solo le cose mobili smarrite di cui il proprietario ne ignora il luogo in cui
si trovano. Queste debbono essere restituite al proprietario o qualora non se ne conosca
l’identità, consegnate al sindaco, trascorso un anno, se la cosa è stata consegnata al sindaco e
non si presenta il proprietario la cosa spetta a colui che l’ha trovata. Se invece il proprietario si
presenta il proprietario quest’ultimo deve al ritrovatore un premio proporzionale al valore
della cosa smarrita ovvero se la cosa non ha valore commerciale un premio nella misura
smarrita dal giudice
o Il Tesoro: per tale si intende una cosa mobile di pregio, nascosta o sotterrata, di cui nessuno
può provare di essere il proprietario. Esso diviene immediatamente senza alcun obbligo di
consegna all’Autorità di proprietà del titolare del fondo in cui si trova, ma se è trovato per solo
effetto del caso nel fondo altrui spetta per metà al proprietario e per metà al ritrovatore.
Mentre è un discorso diverso per i cosiddetti beni culturali che da chiunque o in qualunque
modo essi vengono ritrovati nel sottosuolo o sui fondali marini, essi appartengono allo Stato,
al proprietario dell’immobile dove è avvenuto il ritrovamento e allo scopritore compete però
un premio.
o L’accessione: opera in caso di stabile incorporazione per opera dell’uomo o anche per evento
naturale di beni di proprietari diversi, in tale ipotesi di regola il proprietario della cosa
principale acquista la proprietà delle cose che vengono in essa incorporate.

PERDITA ED ESTINZIONE DELLA PROPRIETA’

La proprietà si perde, innanzitutto in forza di un atto di disposizione (p.e vendita, donazione ecc…) posto in
essere dal suo titolare che ne determini il trasferimento a favore di terzi, che la acquisiscono a titolo
derivativo. Essa si estingue in conseguenza dell’acquisto che altri ne faccia per usucapione. Si tende ad
ammettere che la proprietà possa altresì estinguersi per rinuncia da parte del suo titolare, che intenda disfarsi
definitivamente del bene.
Nel caso in cui la proprietà abbia ad oggetto un bene mobile, la rinunci può avvenire anche per facta
concludentia (p.e abbandono del bene in una discarica), pur sempre però nel rispetto della normativa di
settore in tema di gestione dei rifiuti che enuncia testualmente il principio secondo cui l’abbandono e il
deposito incontrollato di rifiuti nel suolo o sul suolo siano vietati. Nell’ipotesi invece che si tratti di un bene
immobile l’atto di rinuncia deve necessariamente rivestire la forma di atto scritto ed essere trascritto nei
pubblici registri immobiliari.
AZIONI A DIFESA DELLA PROPRIETA’

A difesa della proprietà sono esperibili le cosiddette azioni petitorie, in quanto volte a far valere un diritto
reale, esse sono:
- Azione di rivendicazione: è concessa a chi si afferma proprietario di un bene ma non ne ha il possesso,
al fine di ottenere da un lato l’accertamento del suo diritto di proprietà sul bene stesso e da l’altro lato
la condanna di chi lo possiede o detiene alla sua restituzione.
- Azione di mero accertamento della proprietà: è dalla giurisprudenza riconosciuta a chi abbia o non
abbia il possesso della cosa ha interesse perché magari altri glielo contestano ad una pronuncia
giudiziale che affermi con l’efficacia del giudicato, il suo diritto di proprietà su un determinato bene.
L’azione è rivolta non a recuperare la cosa ma semplicemente a rimuovere la situazione di incertezza
venutasi a creare in ordine alla proprietà stessa.
- Azione negatoria: è concessa al proprietario di un bene al fine di ottenere all’accertamento
dell’inesistenza di diritti reali vantati da terzi sul bene dello stesso, oltre che nell’ipotesi in cui le
relative pretese si siano tradotte nella realizzazione di opere e/o nel compimento di atti corrispondenti
all’esercizio di detti diritti la condanna alla rimozione di dette opere ed alla cessazione delle molestie e
turbative poste in essere nonché al risarcimento del danno.
- L’azione di regolamento di confini: presuppone l’incertezza oggettiva ma anche solo soggettiva del
confine tra due fondi i rispettivi titoli di proprietà delle parti non sono contestati; incerta è solo
l’estensione delle proprietà contigue. Si ha dunque un conflitto tra fondi non già conflitto di titoli.
L’azione spetta al proprietario nei confronti del confinante, essa è volta appunto ad accertare
giudizialmente l’esatta collocazione del confine tra due fondi contigui ed eventualmente ad ottenere la
condanna alla restituzione della striscia di terreno che dalla fissazione della linea di confine dovesse
risultare posseduta dal non proprietario.
- Azione per apposizione di termini: presuppone la certezza del confine e serve a far apporre o a
ristabilire i segni lapidei, simbolici del confine, simboli del confine tra due fondi che manchino o siano
divenuti irriconoscibili.
Le azioni fin qui esaminate si chiamano azioni petitorie per distinguerle da quelle a tutela del possesso le
cosiddette azioni possessorie.

I DIRITTI REALI DI GODIMENTO

I diritti reali su cosa altrui non costituiscono una parte o una frazione del diritto di proprietà ma una
limitazione del diritto medesimo. Si è detto che i diritti reali su cosa altrui si distinguono i diritti reali di
godimento e diritti reali si garanzia.
I diritti reali di godimento sono:
- LA SUPERFICIE: consiste alternativamente
o Nel diritto di costruire al di sopra del suolo altrui, un’opera di cui il superficiario quando l’abbia
realizzata acquista a titolo originario la proprietà la cosiddetta proprietà superficiaria
separata da quella del suolo la quale ultima nuda proprietà resta invece al concedente.
o Nella proprietà separata la cosiddetta proprietà superficiaria di una costruzione già esistente,
di cui un soggetto diverso dal proprietario diviene titolare mentre la proprietà del suolo nuda
proprietà resta al concedente.
o Una separazione analoga si può stabilire per il sottosuolo (p.e nel caso in cui io conceda ala
terzo di realizzare nel sottosuolo del mio immobile un parcheggio sotterraneo con diritto di
conservarne la proprietà per un periodo di tempo determinato) ma questo non riguardano le
piantagioni.
La superficie può essere perpetua ovvero a termine: in quest’ultimo caso, alla scadenza la proprietà
della costruzione passa gratuitamente al proprietario del suolo. I vari modi di acquisto della superficie
sono: il contratto, il testamento, l’usucapione.
L’estinzione della superficie si verifica per scadenza del termine se si tratta a tempo determinato,
confusione in caso di una riunione di superficie e nuda proprietà in capo al medesimo soggetto,
rinunzia, prescrizione ventennale.
Salva diversa pattuizione il perimetro della costruzione non estingue il diritto di superficie, ciò si
spiega considerando che la costruzione non è che una estrinsecazione del diritto di superficie e non si
confonde con esso. Perciò il superficiario può costruire al suolo in base al diritto di superficie
concessogli. Se l’estinzione avviene per scadenza del termine, i diritti reali di godimento gravanti sul
suolo si estendono alla costruzione, mentre quelli eventualmente costituiti dal superficiario si
estinguono ad eccezione della servitù costituita a favore.
Se l’estinzione avviene per altre cause, si ritiene che i diritti reali di godimento eventualmente
costituiti, rispettivamente dal nudo proprietario e dal superficiario continuino a gravare
separatamente sui beni già oggetto dei diritti di ciascuno.

- L’ENFITEUSI (art 952): attribuisce al soggetto a cui favore è costituita, cosiddetto enfiteuta lo stesso
potere di godimento che su un bene immobile spetta al proprietario salvo l’obbligazione di migliorare
il fondo e pagare al proprietario stesso un canone periodico che può consistere in denaro o in una
quantità fissa di prodotti naturali. A differenza dell’usufruttuario, l’enfiteuta può anche mutare la
destinazione del fondo purché non lo deteriori.
Il potere di godimento che per effetto della costruzione di enfiteusi, spetta all’enfiteuta si suol denominare
dominio utile al nudo proprietario compete invece il dominio diretto che in concreto si riduce a ben
poca cosa. L’enfiteusi può essere perpetua o a tempo che non può mai avere una durata inferiore a 20
anni perché se si consentisse nessuno sarebbe invogliato a migliorarne la condizione.
I modi di acquisto sono il contratto a forma necessariamente scritta, il testamento e l’usucapione.
La legge attribuisce :
o All’enfiteuta il cosiddetto potere di affrancazione per effetto del quale lo stesso acquista la
piena proprietà del fondo mediante il pagamento a favore del concedente di una somma di
denaro
o Al concedente il cosiddetto potere di devoluzione per effetto del quale lo stesso in caso di
inadempimento da parte dell’enfiteuta all’obbligo di non deteriorare il fondo od a quello di
migliorarlo ovvero all’obbligo di pagare il canone libera il fondo dal diritto enfiteutico.

- L’USUFRUTTO: consiste nel diritto di godere nella cosa altrui con l’obbligo però di rispettarne la
destinazione economica. L’usufruttuario può dunque trarre dalla cosa tutte le utilità che ne può trarre
il proprietario ma se per esempio l’usufruttuario ha per oggetto un’area ossia un giardino o un parco
non può trasformarlo in un orto.
L’usufrutto ha necessariamente durata temporanea perché non presenterebbe alcuna utilità pratica la
proprietà del concedente la cosiddetta nuda proprietà se la facoltà di godimento le fosse
definitivamente sottratta:
o Se costituito a favore di una persona fisica l’usufrutto s’intende per tutta la durata della vita
dell’usufruttuario, in ogni caso, la morte di quest’ultimo determina l’estinzione del diritto,
quand’anche non fosse ancora scaduto il termine finale eventualmente previsto.
o Se costituito a favore di una persona giuridica, ovvero di un ente non riconosciuto, la durata
dell’usufrutto non può essere superiore a 30 anni

Oggetto di usufrutto può essere qualunque specie di bene mobile, immobile, universalità, diritto
patrimoniale d’autore, diritto patrimoniale brevettuale, azienda ecc.. con l’esclusione dei beni
consumabili poiché non potrebbero essere restituiti al proprietario alla cessazione dell’usufrutto. Se il
godimento di beni consumabili viene attribuito a soggetto diverso dal proprietario, si avrà una
situazione che non coincide con quella dell’usufrutto ma che per sua somiglianza a quest’ultimo si
vuole definire come quasi usufrutto, in tal caso la proprietà dei beni consumabili passa al quasi-
usufruttuario quindi il quasi-usufruttuario non è un diritto sulle cose altrui salvo l’obbligo di
quest’ultimo di restituire non già gli stessi beni ricevuti bensì il loro valore ovvero altrettanti beni dello
stesso genere. Oggetto di usufrutto invece possono essere anche i beni deteriorabili in tal caso
l’usufruttuario ha il diritto di servirsene secondo l’uso al quale sono destinati. Perciò se si tratta di
abiti da fala non possono essere indossati tutti i giorni, alla fine dell’usufrutto, l’usufruttuario è tenuto
a restituire il bene nello stato in cui si trovano.
I modi di acquisto dell’usufrutto possono essere:
o La legge per quel che riguarda l’usufrutto legale dei genitori sui beni del figlio minore.
o Il provvedimento del giudice che può costruire a favore dei coniugi, l’usufrutto su parte dei
beni spettanti all’altro coniuge a seguito della divisione dei cespiti già in comunione legale
o La volonta dell’uomo ossia contratto non unilaterale – testamento – donazione obnunziale.
o Usucapione: sui beni mobili non registrati, l’acquisto del possesso in buona fede.

All’usufruttuario competono:
o Il potere di godimento sul bene che implica:
▪ la facoltà di trarre dalla cosa tutte le utilità che la stessa può dare, fermo solo
l’obbligo di rispettarne la destinazione economica.
▪ Il possesso della cosa: per conseguire il possesso se questo è esercitato da altri,
l’usufruttuario può esperire l’actio confessoria, azione analoga alla reivindicatio.
▪ Acquisto dei frutti naturali e civili della cosa
o Il potere di disposizione: naturalmente solo per atto inter vivos del diritto di usufrutto
L’usufruttuario può di regola cedere ad altri contro un corrispettivo od anche gratuitamente non certo
il diritto di proprietà sul bene che non gli compete, ma proprio il diritto d’usufrutto e può anche
concedere ipoteca sull’usufrutto stesso.
o Il potere di disposizione naturalmente solo per atto inter vivos del godimento del bene

OBBLIGHI DELL’USUFRUTTUARIO

Gli obblighi dell’usufruttuario si ricollegano al dovere fondamentale di restituire la cosa al termine del suo
diritto. Da ciò deriva che egli è tenuto a:
- Usare la diligenza del buon padre di famiglia nel godimento della cosa
- Non modificare la destinazione
- Fare l’inventario e prestare garanzia a presidio dell’osservanza degli obblighi di conservazione e
restituzione dei beni oggetto di usufrutto.

ESTINZIONE DELL’USUFRUTTO

L’estinzione dell’usufrutto si verifica per le seguenti motivazioni:


- Scadenza del termine o morte dell’usufruttuario
- Prescrizione estintiva ventennale
- Consolidazione, ossia per riunione dell’usufrutto e della nuda proprietà in capo alla stessa persona
- Perimento totale della cosa
- Abuso che l’usufruttuario faccia del suo diritto, alienando i beni o deteriorandoli o lasciandoli perire
per mancanza di manutenzione
- Rinunzia che se l’usufruttuario ha ad oggetto beni immobili deve essere fatta per iscritto ed essere
trascritta nei pubblici registri immobiliari.
Per effetto del principio dell’elasticità del dominio l’estinzione dell’usufrutto importa l’automatica
riespansione della nuda proprietà in proprietà piena

USO ED ABITAZIONE
L’uso e l’abitazione non sono che tipi limitati di usufrutto:
- L’uso consiste nel diritto di servissi di un bene e se fruttifero di raccoglierne i frutti limitatamente ai
bisogni propri e della propria famiglia
- Abitazione consiste nel diritto di abitare una casa limitatamente ai propri bisogni e della propria
famiglia.
I diritti d’uso e di abitazione possono sorgere oltre che al pari dell’usufrutto per volontà dell’uomo attraverso
contratto o testamento e per usucapione. In caso di morte del coniuge l’art 540 comma 2 prevede infatti che
all’altro coniuge siano riservati i diritti di abitazione della casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili
che la arredano se di proprietà del defunto o comuni.

LA SERVITÙ

SERVITU’ PREDIALE = consiste nel peso imposto da un fondo dominante sopra un fondo servente per l’utilità
(=può consistere anche nella maggiore comodità del fondo dominante).
Vi sono servitù tipiche il cui contenuto è regolamentato dal Codice civile e servitù atipiche che possono essere
liberamente costituite. Anche reciproche (simultaneamente). La servitù non nasce come diritto reale.
Ambulatorietà delle servitù l’alienazione del fondo dominante comporta che il trasferimento delle servitù
attive ad esso inerenti sono previste nell’atto di cessione così come l’alienazione del fondo servente.
Costituzione con obbligo di legge, per volontà dell’uomo, usucapione, per destinazione del padre di famiglia.
Distinguiamo altre due tipologie:
• Coattive o legali: viene imposta dalla legge al proprietario del fondo servente e per il sacrificio che si
subisce si ha diritto a un’indennità commisurata al danno sofferto. Si costituisce con un contratto (coattiva; il
venir meno dei presupposti ne legittima la richiesta di estinzione tramite sentenza di un giudice) o sentenza di
un giudice (costitutiva). Le più importanti servitù coattive sono: acquedotto, elettrodotto, passaggio (anche
nel caso in cui il proprietario non possa procurarsi l’uscita senza eccessivo dispendio, anche in caso del
bisogno di ampliare l’accesso per un conveniente uso del fondo come per esigenze agricole industriali o
portatori di handicap, il sacrificio deve essere di maggior brevità a minor danno)
• Servitù volontarie: quando un fondo non si trova in condizioni sfavorevoli che giustificano la
costituzione di una servitù. Per le servitù non apparenti si può stipulare un contratto scritto e soggetto a
trascrizione o per testamento, per le servitù apparenti (visibili) si può anche ricorrere all’usucapione
ventennale o per destinazione del padre di famiglia (non si può costituire una servitù su cosa propria, ma se il
fondo cessa di appartenere allo stesso proprietario verrà consentito di trarne utilità e vantaggio dell’altra
parte del fondo a meno che nella divisione dei due fondi non sia inserita una dichiarazione contraria).
Modo modalità di esercizio della servitù, principio del minimo mezzo
Estinzione per rinuncia scritta, per scadenza del termine, per confusione, per prescrizione estintiva
ventennale (non uso). Di quest’ultima distinguiamo la natura delle servitù:
• Negative: quando attribuiscono al proprietario del fondo dominante il potere di vietare al proprietario
del fondo servente di fare qualcosa. In questo caso avremo la prescrizione da quando il proprietario del fondo
servente viola il divieto.
• Affermative: quando attribuiscono al proprietario del fondo dominante il potere di fare qualcosa.
Distinguiamo a loro volta le continue (l’attività dell’uomo e antecedente all’esercizio della servitù, avremo una
prescrizione da quando si verifica un fatto contrario all’esercizio della servitù) discontinue (il fatto dell’uomo
deve essere concomitante all’esercizio della servitù, avremo una prescrizione da quando vi sarà l’ultimo atto
di esercizio).
Si avrà una sospensione in caso di impossibilità momentanea di usare la servitù.
Tutela a tutela vi sono l’azione confessoria (richiesta di una pronuncia giudiziale di accertamento del suo
diritto). L’azione confessoria ha carattere petitorio (spetta al proprietario difendere il suo diritto) ed il suo
accoglimento presuppone l’accertamento del diritto alla servitù.
SERVITU’ AZIENDALI = strumentali all’attività imprenditoriale (es. diritto di apporre un’insegna)
SERVITU’ IRREGOLARI = il servizio è prestato a favore di una persona (es. diritto di passaggio per esercitare la
pesca).
POSSESSO E DETENZIONE

Situazioni possessorie= è il FATTO (e non il diritto) di effettivamente godere e disporre di detto bene (non per
forza chi di fatto possiede un bene ne ha diritto e viceversa). Art 1140 Non possono essere oggetto di possesso
i beni demaniali e del patrimonio indisponibile dello stato.
Vi possono essere situazioni di fatto riguardo l’esercizio di diritti reali minori (di godimento).
Le situazioni possessorie sono:
a) POSSESSO PIENO: composto da due elementi costitutivi, oggettivo (disponibilità di fatto della cosa,
dunque nella propria sfera di controllo) & soggettivo (volontà del soggetto di comportarsi come
proprietario)
b) DETENZIONE: composto da due elementi costitutivi, oggettivo (disponibilità di fatto della cosa) &
soggettivo (ossia di godere e disporre del bene ma nel rispetto dei diritti che riconosce spettare ad
altri, es inquilino)
c) POSSESSO MEDIATO: composto da solo elementi soggettivi mentre la disponibilità materiale del
bene compete al detentore
Il possesso può essere esercitato congiuntamente da più soggetti (compossesso)
TRASFORMAZIONI dalla detenzione al possesso: avviene se la manifestazione dello stato psicologico del
detentore venga manifestata all’esterno nei seguenti modi {OPPOSIZIONE, dal detentore rivolta al
possessore; CAUSA PROVENIENTE DA UN TERZO, in forza di un atto con il quale il possessore attribuisca al
detentore il diritto corrispondente, es un ladro che vende}.
POSSESSTO qualificazioni:
a) LEGITTIMO= la situazione di fatto coincide con la situazione di diritto
b) ILLEGITTIMO= la situazione di fatto NON coincide con la situazione di diritto, e si divide in (BUONA
FEDE, possessore ha acquistato la materiale disponibilità del bene ignorando di ledere altrui diritto;
MALA FEDE, possessore ha acquistato la materiale disponibilità del bene conoscendo il difetto del
proprio titolo d’acquisto; VIZIOSO, possessore ha acquistato la materiale disponibilità del bene non
solo in mala fede ma anche con violenza)
DETENZIONE qualificazioni:
a) QUALIFICATA= il detentore ha acquistato la materiale disponibilità del bene nell’interesse proprio
b) NON QUALIFICATA= il detentore ha acquistato la materiale disponibilità del bene per ragioni di
ospitalità (es all’amico) o di servizio (es all’autista) o di lavoro (es al meccanico)
ACQUISTO:
a) In modo originario= con l’apprensione della cosa contro o senza la volontà di un eventuale
precedente possessore
b) In modo derivato= con la consegna materiale o simbolica del bene da parte del precedente
possessore
PERDITA: si verifica per il venir meno di uno o entrambi gli elementi del possesso
SUCCESSIONE: avviene in capo al successore a titolo universale.
ACCESSIONE: applicabile solo a chi acquista il possesso a titolo particolare, si acquista dunque un possesso
nuovo diverso da quello del dante causa. Volendo si possono sommare i periodi dei danti causa con l’avente
causa ai fini dell’usucapione.
EFFETTI DEL POSSESSO:
a) ACQUISTO DEI FRUTTI E RIMBORSO DELLE SPESE: il possessore illegittimo è tenuto a restituire al
titolare del diritto non solo il bene, ma anche i frutti, fatta eccezione per il possesso in buona fede in
cui spettano al proprietario solo i frutti percepiti durante la lite. Per quanto riguarda le spese da
rimborsare distinguiamo {SPESE ORDINARIE, per produzione e raccolto dei frutti + riparazione
ordinaria di cui il possessore ha diritto al rimborso per il tempo per il quale è tenuto alla restituzione
dei frutti; SPESE STRAORDINARIE, per riparazioni straordinarie di cui il possessore ha sempre diritto
al rimborso; SPESE PER MIGLIORAMENTI, diritto al rimborso purché detti miglioramenti sussistano al
tempo della restituzione, tuttavia se il possessore era in buona fede (indennità nella maggior somma)
è riconosciuto il diritto di ritenzione, ossia di non restituire il bene fino al pagamento delle indennità,
se in mala fede (indennità nella minor somma)}.
ACQUISTO DELLA PROPRIETA’ IN FORZA DEL POSSESSO: POSSESSO VALE TITOLO (acquisto un bene da chi non
ne è proprietario, ne divento proprietario solo se è un bene mobile non registrato+ non presenti altro vizio
oltre questo+ ne acquisti oltre al titolo anche il possesso + buona fede nel momento dell’acquisto,
quest’ultima è quasi sempre presunta). USUCAPIONE (possesso protratto per certo lasso di tempo, ma posso
acquistare con ciò solo la proprietà e i diritti reali di godimento con esclusione delle servitù non apparenti e
dei diritti reali di garanzia, irrilevante per l’usucapione è
la detenzione).
b) TUTELA DELLE SITUAZIONI POSSESSORIE: contro l’altrui condotta volta a privarmi del mio possesso,
opponendomi in via autodifensiva finché l’altrui azione illecita è in atto (es nel momento in cui mi
stanno derubando posso oppormi con la forza). Se l’azione si è esaurita, mi devo rivolgere al giudice
con delle azioni possessorie. Troviamo un’altra categoria di azioni che sono le petitorie che, a
differenza delle possessorie, possono essere fatte valere solo da chi si affermi titolare del diritto.
AZIONE DI REINTEGRAZIONE, o SPOGLIO, garantisce a chi possiede un bene una tutela giudiziaria,
indipendentemente dalla prova che sullo stesso spetti un diritto, reintegrando il possesso di chi sia
rimasto vittima di uno spoglio (duratura privazione del possesso) violento o clandestino (=contro la
volontà espressa o presunta del possessore). Può essere totale (es occupo integralmente il fondo del
vicino) o parziale (occupo una parte del fondo). Legittimato all’azione di spoglio è il detentore
qualificato e autonomo, il detentore qualificato e non autonomo può esperire l’azione di spoglio solo
nei confronti di terzi e non del possessore. AZIONE DI MANUTENZIONE, è volta a: {reintegrare il
possesso anche nel caso di spogli non violenti ne clandestini + far cessare le molestie e le turbative
(=attività che arrecano un notevole disturbo). Spetta soltanto al possessore di un immobile o di
universalità di mobili a condizione che sia possessore da almeno un anno in modo continuativo}.
Entrambe le azioni hanno un termine di decadenza di un anno che decorre dall’avvenuto spoglio.
AZIONE DI NUOVA OPERA E DI DANNO TEMUTO, sia a tutela del possesso che di proprietà o altri
diritti reali di godimento. Hanno la finalità cautelare in quanto mirano a prevenire. Queste azioni
spettano al proprietario o al possessore (es denunzia di nuova opera iniziata da meno di un anno e
non terminata, o di un albero ecc..).

IL RAPPORTO OBBLIGATORIO

Con il termine obbligazioni si intende il rapporto tra due soggetti debitore e creditore in forza del quale il primo
è tenuto nei confronti del secondo a una determinata prestazione. Al debitore fa capo una determinata
obbligazione mentre al creditore fa capo il correlativo diritto di credito, quest’ultima è, quindi, un diritto nei
confronti del debitore per questo si dice relativo in quanto può essere fatto valere solo nei confronti di
quest’ultimo, e anche mediato in quanto il godimento del bene gli viene garantito attraverso la condotta imposta
al debitore e non mediante l’attribuzione di una diretta potestà sul bene medesimo. Si parla di diritti personali
di godimento per distinguerli, dunque, dai diritti reali di godimento. Se il debitore non esegue neppure a fronte
di un provvedimento di condanna all’adempimento la prestazione è possibile l’esecuzione forzata.
Fonti delle obbligazioni: (art. 1173) contratto, fatto illecito e ogni altro atto o fatto idoneo. Queste sono le fonti
nominate cioè espressamente indicate dal legislatore a differenza delle innominate ossia tutti quelli accadimenti
ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge e sono: il testamento (es. ti nomino mio erede con l’obbligo di
istituire a mio nome una borsa di studio), atti illeciti dannosi (es. l’obbligazione che grava su chi abbia causato
immissioni che risultino tuttavia giustificate da esigenze della produzione), il mancato rispetto di obblighi ex
legge (es. omessa trasposizione di una direttiva comunitaria), contratti nulli, contratti di fatti, contratto sociale
qualificato, ossia il contratto che si instaura fra soggetti di cui l’uno ha motivo di fare ragionevole affidamento
sulla correttezza della condotta dell’altro. Il codice prevede e disciplina autonomamente la figura generale
dell’obbligazione a prescindere dalla fonte di cui se ne tratterà separatamente.
Obbligazioni naturali: fino ad ora abbiamo parlato di obbligazioni civili che si contrappongono alle
obbligazioni naturali. Quest’ultime hanno come fonte il dovere morale e sociale; il debitore in questo caso non
è giuridicamente obbligato ad eseguire le prestazioni, ma se le segue non può chiederne la restituzione (unico
effetto).
Presupposti: spontaneità dell’esecuzione senza coazione, capacità del soggetto e proporzionalità tra le
prestazioni eseguite ed i mezzi di cui l’adempiente predispone.
GLI ELEMENTI DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO

I soggetti: devono essere determinati o determinabili. L’obbligazione a soggetto determinabile ha


un’ambulatorietà che comporta che quest’ultimo ignora a chi dovrà effettuare la prestazione alla scadenza. In
caso di due soggetti si parla di obbligazione semplice; in caso di una pluralità di soggetti si parla di obbligazione
plurisoggettiva.
Ricorre nei seguenti casi: a) Obbligazione solidale passiva (ciascuno dei più debitori è obbligato a effettuare a
favore dell’unico creditore l’intera prestazione e l’esecuzione di questa fatta da uno qualsiasi di essi ha effetto
liberatorio a favore di tutti gli altri. In questo caso il creditore può rivolgersi per ottenere l’intera prestazione
ad una scelta dei coobbligati mentre nei rapporti tra coobbligati il carico della prestazione si divide fra i vari
condebitori in parti che si presumono uguali. Se uno dei condebitori solidali ha corrisposto al creditore l’intera
prestazione ha diritto di richiedere a ciascuno degli altri la parte di rispettiva competenza, nell’ipotesi in cui
uno o più degli obbligati risulti insolvente la perdita si ripartisce fra tutti gli altri condebitori)
b) Obbligazione solidale attiva (ciascuno dei più creditori ha diritto nei confronti dell’unico debitore all’intera
prestazione e l’esecuzione fatta a favore di uno dei creditori estingue l’obbligazione),
c) Obbligazione parziaria passiva (ciascuno dei più debitori è tenuto ad eseguire una parte della prestazione
mentre la restante parte della medesima prestazione dev’essere eseguita dagli altri condebitori)
d) Obbligazione parziaria attiva (ciascuno dei più creditori ha diritto a una parte soltanto dell’unitaria
prestazione mentre la restante parte della medesima prestazione deve essere eseguita a favore degli altri
creditori per la quota di rispettiva spettanza.
Le obbligazioni si distinguono in:
 Indivisibili: hanno ad oggetto una prestazione non suscettibile di adempimento parziale per natura o
per volontà delle parti.
 Divisibili: la distinzione ha importanza in tema di obbligazioni plurisoggettive. Le obbligazioni
plurisoggettive indivisibili sono infatti solidali.
Un’ulteriore divisione in un: dare, cioè nella consegna di un bene, facere, cioè nel compimento di un’attività
materiale cioè giuridica (ulteriore divisione in obbligazioni di mezzi senza garantire che il creditore consegna
il risultato sperato, obbligazioni di risultato in cui il debitore è tenuto, invece, a realizzare un determinato
risultato), non facere, cioè nell’osservanza di una condotta omissiva
La prestazione dev’essere: suscettibile di valutazione economica, rispondere ad un interesse del creditore. Si
distinguono ancora in fungibile, non sono rilevanti né l’identità né la qualità personale di chi la esegue,
infungibile, nel caso contrario. La prestazione dev’essere possibile, lecita e determinata (o determinabile) e
segue il principio di correttezza e buona fede che fanno sorgere accanto all’obbligo principale di prestazione
bramante sul debitore una serie di obblighi di protezione, quest’ultime sorgono anche quando manchi
un’obbligazione avente ad oggetto una prestazione (obbligazioni senza prestazione).
Oggetto: è la prestazione dovuta. In particolare, nelle obbligazioni generiche si parla di cose non ancora
individuate ed appartenenti a un determinato genere, e le obbligazioni specifiche si parla di cose determinate.
Distinguiamo le obbligazioni tra: obbligazioni semplici ad oggetto un’unica prestazione, obbligazioni
alternative due o più prestazioni ma il debitore si libera quando ne esegue una sola, obbligazioni facoltative
una sola prestazione ma il debitore ha facoltà di liberarsi eseguendone un’altra.
Obbligazioni pecuniarie: consistono nel dare al creditore una somma di denaro; da ciò consegue che: 1) se il
debitore paga in monete avente corso legale, il creditore non può rifiutare il pagamento 2) se il debitore paga
mediante assegno circolare ovvero altro mezzo di pagamento, il creditore può rifiutare il pagamento solo per
giustificato motivo. L’effetto liberatorio si verifica nel momento in cui il creditore acquista la concreta
disponibilità della somma, dunque, importa il suo valore reale (potere d’acquisto) e non il suo valore nominale
a causa del problema del deprezzamento monetario che potrebbe avvenire in un intervallo di tempo. Per
cautelarsi le parti possono concordare clausole di indicizzazione (es. gli indici INSTAT).
Obbligazioni di valuta: aventi fin dall’origine ad oggetto una somma di denaro, non importa se già quantificata
(es. restituire la somma ricevuta a mutuo).
Obbligazioni di valore: aventi originariamente ad oggetto una prestazione diversa dalla somma di denaro
rappresentando la moneta solo un bene sostitutivo. La liquidazione va effettuata attraverso una triplice
operazione: 1) i termini monetari del valore che aveva all’epoca in cui è sorta l’obbligazione 2) la successiva
rivalutazione di tale importo al momento della valutazione attraverso gli indici 3) l’eventuale liquidazione
ulteriore per il danno da ritardo.
Gli interessi: particolare obbligazione pecuniaria avente carattere accessorio rispetto all’obbligazione
principale.
Le fonti degli interessi: legali se dovuti in forza di una previsione di legge, convenzionali se dovuti in forza di
un accordo fra debitore e creditore. Si dividono in corrispettivi ossia corrispettivo per il godimento che il
debitore ha del denaro del creditore, compensativi cosiddetti di valore, moratori per il debitore in mora.
Calcolo interesse: si calcola in misura percentuale (tasso di interesse) rispetto al capitale in relazione al tempo
e si distingue in: legale ossia fissato in misura pari al 5% di ragione annua, ma può venire annualmente
modificato con decreto; il tasso legale si applica sempre che le parti non ne abbiamo determinato la misura.
Per i ritardi vi l’8% in ragione annua; convenzionale fissato per accordo tra debitore e creditore, il patto richiede
forma scritta qualora indichi un tasso superiore a quello legale (tasso soglia =. Maggiorato del 25%).
Sui debiti di valuta sugli interessi scaduti non maturano interessi.

MODIFICAZIONE DEI SOGGETTI DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO

Sostituirsi o aggiungersi si verifica nell’ambito di una successione a titolo universale o a titolo particolare, in
quest’ultimo caso troviamo le figure della cessione del credito, delegazione attiva e pagamento con
surrogazione.
Modificazioni attive
La cessione del credito: si parla in due significati differenti 1) per indicare il contratto con il quale il creditore
pattuisce con un terzo il trasferimento in capo a quest’ultimo del suo diritto di credito nei confronti del debitore
2) per indicare l’effetto di tale contratto, ossia il trasferimento del credito in capo al cessionario. Vi è un
principio della libera cedibilità dei crediti, ma non è consentito nei seguenti tre casi: a) nel caso in cui il credito
ha carattere strettamente personale b) il trasferimento sia vietato dalla legge c) la cedibilità sia stata
convenzionalmente esclusa dalle parti. L’oggetto della cessione purché a titolo oneroso può riguardare anche
crediti futuri. Abbiamo il perfezionamento di un contratto di cessione in seguito a un accordo fra creditore e
terzo senza bisogno dell’accettazione. Gli effetti della cessione sono efficaci purché la cessione venga
notificata (a forma libera). I rapporti tra cedente e cessionario si distinguono in due tipologie: 1) nel caso la
cessione è a titolo oneroso, il cedente garantisce al cessionario l’esistenza del credito al momento della cessione
2) nel caso di cessione a titolo gratuito, il cedente garantisce l’esistenza solo se espressamente richiesta. Si
parla, invece, di cessione pro solvendo qualora il debitore ceduto risulti insolvente; il cedente sarà tenuto a
restituire quanto eventualmente ricevuto come corrispettivo della cessione oltre all’interesse. Essa si attua per
estinguere un debito del cedente verso il cessionario (detta anche cessione solutoria). Quando, invece, risulti
una diversa volontà delle parti, si parla di cessione pro-soluto. Il factoring: è una figura contrattuale in forza
della quale un imprenditore specializzato si impegna a fornire all’impresa cliente una vasta gamma di servizi
relativi alla gestione dei crediti. L’impresa cede al factor in massa i crediti; ciò consente al factor da un lato la
gestione, dall’altro l’erogazione dell’anticipazione finanziaria eventualmente richiesta dall’impresa cliente. Le
deroghe della disciplina: il cedente dev’essere un imprenditore, i crediti ceduti devono essere pecuniari e
sorgere nell’esercizio di impresa, il cessionario dev’essere una banca o un intermediario finanziario. In
particolare, si è statuito a) i crediti futuri possono essere oggetto di cessione b) i crediti possono essere ceduti
in massa c) il cedente garantisce la solvenza del debitore ceduto d) la cessione è opponibile ai terzi quando il
factor abbia pagato all’impresa cedente il corrispettivo della cessione con atto avente data certa.
La delegazione attiva: consiste in un accordo tra creditore, debitore e un terzo in forza del quale il creditore
delega il debitore a impegnarsi a effettuare la prestazione al terzo. Si divide in delegazione liberatoria, nel caso
in cui si libera nei confronti del delegante, o delegazione cumulativa.
Pagamento con surrogazione: dà luogo alla sostituzione del creditore con un’altra persona; in tal caso l’obbligo
non si estingue, ma muta. A differenza delle altre due, la surrogazione suppone che l’obbligazione sia
adempiuta. Quest’ultima può avvenire per volontà del creditore, per volontà del debitore o per volontà della
legge (art. 1203).
Modificazioni passive
Sempre a titolo particolare: delegazione passiva, l’espromissione e l’accollo (la sostituzione del debitore, a
differenza delle attive, non è possibile senza l’espressa volontà del creditore).
Delegazione passiva: si distingue in delegazione a promettere (consiste in un negozio trilaterale a forma libera
in forza del quale il delegante delega il terzo ad obbligarsi ad effettuare un determinato pagamento a favore del
creditore, il delegante resta infatti obbligato insieme al delegato, cosiddetta delegazione cumulativa, mentre se
il delegatario acconsente a liberare il delegante conservando solo il delegato, si parla di delegazione liberatoria)
e delegazione di pagamento (consiste in un accordo fra il debitore ed un terzo; il debitore delega il terzo ad
effettuare una determinata prestazione a favore del creditore; questo tipo di delegazione, seguita dal pagamento
del delegato, ha funzione solutoria dell’obbligazione).
Espromissione: consiste in un contratto fra il creditore e un terzo in forza del quale quest’ultimo si impegna
nei confronti del primo a pagare un preesistente debito dell’obbligato originario (si tratta di un contratto
unilaterale). La differenza della delegazione è l’assenza di delega e la spontaneità.
Accollo: consiste in un accordo bilaterale tra il debitore e il terzo in cui quest’ultimo, detto accollante, assume
a proprio carico l’onere di procurare al creditore (accollatario) il pagamento di un debito. Distinguiamo
l’accollo interno (quando le parti non intendono attribuire alcun diritto al creditore verso l’accollante; in questo
caso il creditore non ha diritto di rivolgersi all’accollante) e l’accollo esterno (quando l’accordo tra accollante
ed accollato si presenta come un contratto a favore del terzo; l’accollo esterno può esser a sua volta cumulativo
se il debitore resta obbligato o liberatorio se il debitore si libera).

ESTINZIONE DELL’OBBLIGAZIONE

L’obbligazione è un rapporto temporaneo; tipico fatto ESTINTIVO del rapporto obbligatorio è:

 L’adempimento: consiste nell’esatta realizzazione della prestazione dovuta. Il debitore quando effettua
la prestazione può richiedere che il creditore gli rilasci la quietanza, ossia dichiarazione di aver ricevuto
l’adempimento, quest’ultimo si libera se paga in buona fede (ossia inconsapevolmente) a persone che
in base alle circostanze univoche appare essere il creditore. Se, invece, paga a un soggetto che appaia
suo rappresentante, deve fornire la prova che il suo erroneo convincimento è stato determinato dal
comportamento colposo del creditore. Il luogo dell’adempimento è indicato nel titolo, ovvero è
determinato dagli usi o dalla natura della prestazione, se una cosa è certa e determinata va adempiuta
nel luogo in cui si trova, se è da pagare una somma liquida e determinata va adempiuta al domicilio
del creditore, se si tratta di una somma di denaro da parte della pubblica amministrazione va adempiuta
presso l’ente debitore, in tutti gli altri casi al domicilio del debitore. Per quanto riguarda il tempo
dell’adempimento, se è ad esecuzione continua (obbligazione di durata) occorre determinare il
momento iniziale e finale, se ad esecuzione istantanea occorre determinare la scadenza (spesso indicata
nel titolo), se le parti non determinano il termine la fissazione è rimessa al giudice allorquando sia
trascorso un congruo lasso di tempo, se si tratta di pagamenti in denaro (transizione commerciale)
l’adempimento di regola deve avvenire entro 30 giorni. Per evitare il riciclaggio di denaro sporco, il
legislatore ha vietato il trasferimento di denaro corrente; dunque, il pagamento avverrà per contanti a
mani dell’intermediario liberando automaticamente il debitore ancor prima della consegna della
somma nelle mani del destinatario (per cifre superiori a 2000 euro). Tipologie di pagamento: mezzi
sostitutivi (documento cartaceo, assegno circolare) mezzo alternativo (eseguiti da banche o altri
intermediari autorizzati bonifico, addebito diretto, carta di debito, carta di credito). Se un soggetto che
ha più debiti della medesima specie nei confronti della stessa persona e fa un pagamento è importante
stabilire quale debito viene estinto. In caso il creditore rifiuta senza motivo la prestazione, il debitore
può mediante offerta della prestazione costituirlo in mora ma continua ad essere obbligato con una
maggiore tutela. L’offerta può essere di due tipi: solenne (compiuta da un pubblico ufficiale) secondo
gli usi quando ad oggetto troviamo una prestazione di facere.
 La morte: quando si tratta di prestazione infungibile, ossia l’adempimento è strettamente legato alla
qualità personale dell’obbligato.
 Compensazione: postula l’autonomia dei reciproci rapporti di debito e credito, non è quindi
configurabile allorché gli stessi traggano origine da un unico rapporto. Distinguiamo tre tipi: a)
compensazione legale (quando i crediti presentino omogeneità ossia cose fungibili dello stesso genere,
liquidità dunque determinati e non contestati, esigibilità suscettibili di richiesta da parte del creditore
di immediato adempimento) b) compensazione giudiziale (quando nel corso di un giudizio venga
invocato un credito liquido ed esigibile e l’altra parte oppone un contro credito omogeneo non
contestato, non ancora liquido) c) compensazione volontaria (le parti tramite accordo rinunciano in
tutto o in parte ai rispettivi crediti).
 Confusione: qualora le qualità di creditore e di debitore vengano a riunirsi nella stessa persona.
 Novazione: contratto con il quale i soggetti di un rapporto sostituiscono a quello originario un nuovo
rapporto obbligatorio (effetto estintivo dell’obbligazione originaria è effetto costitutivo di una nuova
obbligazione). Si parla di novazione soggettiva se si sostituisce la persona e di novazione oggettiva se
si sostituisce l’oggetto o il titolo; purché avvenga quest’ultimo devono concorrere presupposti
oggettivi (modificazione sostanziale dell’oggetto) soggettivi (volontà delle parti di estinguere
l’obbligazione originaria) e strutturale (consiste nell’interesse comune delle parti all’effetto novativo).
 Remissione: negozio unilaterale gratuito in forza del quale il creditore rinuncia parzialmente o
totalmente al proprio credito.
 Impossibilità sopravvenuta (dall’impossibilità originaria): si intende situazione impeditiva non
prevedibile e non superabile, può essere definitiva o temporanea, totale o parziale.

L’INADEMPIMENTO E LA MORA

 Inadempimento: perché si abbia l’inadempimento è necessario che sia già maturato il tempo
dell’adempimento. Può talvolta aversi ancor prima che sia maturato (es. non abbia tempestivamente
svolto le attività preparatorie). Si distingue in: totale e parziale (cosiddetto adempimento inesatto,
l’inesattezza può riguardare la diligenza, la perizia, la prudenza, il luogo, l’adeguatezza dei mezzi, la
quantità e la qualità). L’inadempimento si distingue in assoluto (è escluso che la prestazione possa
essere eseguita in futuro, il pagamento si sostituisce alla prestazione) e relativo (non è stata eseguita in
termini ma potrebbe esserlo in futuro, in tal caso si parla di ritardo, il pagamento si aggiunge alla
prestazione).
Art. 1218 Se non si esegue la prestazione dovuta si è tenuti al risarcimento a meno che non sia stato
determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile.
Rispondere per colpa: nel caso in cui abbia impiegato nell’adempimento la diligenza, la prudenza e la
perizia richiesta. In contrapposizione alla responsabilità per colpa troviamo …
Responsabilità oggettiva: quella in cui la mancanza di colpa non è di per sé sufficiente ad esonerare il
debitore dalla responsabilità per adempimento.
(Con il covid si parla di impossibilità temporanea in cui il vincolo obbligatorio permane fin quando il
creditore abbia interesse alla prestazione).
Risarcimento: pari a seconda che si tratti di inadempimento assoluto o relativo, il risarcimento avviene
per equivalente, cioè la somma di denaro idonea a compensarlo; in alternativa il risarcimento potrebbe
essere in forma specifica con prestazione idonea a fargli acquisire un risultato del tutto analogo (non
si risponde soltanto di un danno patrimoniale, ma anche di un danno non patrimoniale nell’ipotesi in
cui l’inadempimento si sia tradotto nella lesione di diritti inviolabili della persona) (la liquidazione del
danno dev’essere diminuita se concorre il fatto colposo del creditore).
 Mora: nel caso di obbligazione pecuniaria di valuta se dal giorno della mora il debitore non ha ancora
effettuato la prestazione è tenuto a pagare in aggiunta al capitale anche gli interessi moratori che non
possono essere dal giudice liquidati a favore del creditore se quest’ultimo non ha formato un’apposita
domanda a riguardo. La mora del debitore detta anche mora debendi o ex persona (diversa dal ritardo
o inadempimento relativo) si ha allorquando concorrono tre presupposti: il ritardo, l’imputabilità e
l’intimazione per iscritto (quest’ultima non è necessaria quando l’obbligazione derivi da fatto illecito
o il debitore dichiari per iscritto di non voler adempiere all’obbligazione o l’obbligazione è liquida a
termine e eseguibile a domicilio del creditore o l’obbligazione nasce in forza di un contratto di sub
fornitura o di transazione commerciale, in tutti questi casi si parla di mora ex re.
Effetti: l’obbligo di pagamento dell’interesse moratorio, il passaggio del rischio (quando il debitore è
in mora e il rischio passa a suo carico).
Mora credendi: (diversa dalla mora debendi) è la mora del creditore e si verifica nel caso di ritardo
nell’esecuzione della prestazione.

LA RESPONSABILITA’ PATRIMONIALE DEL DEBITORE

Art. 2740il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti o futuri, il
patrimonio del debitore costituisce una sorta di garanzia generica per il creditore MA vi sono dei beni
impignorabili (es. anello nunziale, vestiti, biancheria, letto, tavolo, scritti di famiglia ecc.). Se vi sono più
creditori, tutti hanno uguale diritto di soddisfarsi sul ricavato della vendita dei beni del debitore. Tuttavia, ad
alcuni creditori, la legge assicura una preferenza cosiddetta causa legittima di prelazione:
 Privilegi: è la preferenza che la legge accorda a determinati crediti in considerazione della causa per
cui sono sorti, siano dunque preferiti rispetto agli altri crediti detti chirografari. Può essere cdi due tipi:
generale su tutti i beni mobili o speciale su determinati beni mobili o immobili. Quest’ultimo
costituisce un diritto reale di garanzia a differenza di quello generale, inoltre, si può esercitare il diritto
di sequela (chi acquista la cosa dopo che è già sorto il privilegio esso non si estingue).
 Pegno: è un diritto reale su beni mobili non registrati che il creditore acquista mediante un apposito
accordo con il proprietario a garanzia del proprio credito. La giurisprudenza ammette il pegno rotativo,
ossia la possibilità di sostituire con altri beni. Vietato è invece il suppegno, ossia il pegno che abbia
per oggetto il bene ricevuto in pegno.
Effetti: il creditore ha diritto di trattenerla ma l’obbligo di custodirla; il pegno inoltre non attribuisce
poteri al di là della funzione di garanzia. Il creditore, inoltre, può richiedere che la cosa venga venduta
e che gli venga assegnato il pagamento (è stato introdotto il pegno mobiliare non possessorio per i beni
non registrati e i crediti derivanti da esercizio di impresa; non serve la consegna al terzo ma basta
l’iscrizione nel registro dei pegni non possessori).
 Ipoteca: è un diritto reale di garanzia che attribuisce al creditore il potere di espropriare il bene sul
quale l’ipoteca è costituita e di essere soddisfatto sul ricavato dell’espropriazione. Ha il carattere
dell’accessorietà ossia l’estinzione del credito comporta l’estinzione dell’ipoteca della specialità ossia
non sono ammesse ipoteche generali, indivisibilità grava per intero sopra tutti i beni vincolati ossia il
creditore se sono stati ipotecati più bene può scegliere.

Oggetto dell’ipoteca: immobili con pertinenze, mobili registrati, rendite dello stato, diritti di
godimento su cose altrui; ipoteca su cosa futura in questo caso il concedente ha l’obbligo di fare in
modo che la cosa venga ad esistere.
Distinguiamo tre tipologie di ipoteca: 1) ipoteca legale, spetta all’alienante a garanzia dell’atto di
alienazione e ai coeredi o soci a garanzia del pagamento delle somme dovute per il ricevimento di un
bene di valore maggiore della quota spettatagli. Ha due caratteristiche: è iscritta d’ufficio dell’agenzia
delle entrate, inoltre l’ipoteca prevale su tutte le altre iscrizioni effettuate contro l’avente causa. 2)
ipoteca giudiziale, concede un provvedimento giudiziale che condanni il debitore a pagare una somma
di denaro. Spetta al creditore scegliere quali e quanti beni assoggettare all’iscrizione ipotecaria nel
caso in cui il valore complessivo è maggiore di un terzo dell’importo vi è rimedio della riduzione. 3)
ipoteca volontaria, in forza di contratto o dichiarazione unilaterale escluso il testamento per non dar
modo al debitore di alterare la situazione dei propri creditori, la legge tende a garantire dopo l’apertura
della successione la par condicio dei creditori del defunto. L’atto di concessione si limita ad attribuire
al creditore il diritto ad iscrivere l’ipoteca. Secondo l’art. 2852 l’ipoteca prende grado dal momento
della sua iscrizione ai pubblici registri ricevendo un numero d’ordine. È permesso lo scambio del grado
tra i creditori purché non vengano lesi e sia annotato a margine della relativa iscrizione.
Estinzione dell’ipoteca: avviene con l’estinzione dell’obbligazione, l’ipoteca può formare anche
oggetto di rinunzia da parte del creditore, dà luogo all’estinzione anche il perimento del bene ipotecato.
Caratteri comuni a pegno e ipoteca: sono entrambi diritti reali, attribuiscono il diritto di sequela in particolare
appartengono alle categorie dei diritti reali su cose altrui, nello specifico alla sottocategoria dei diritti reali di
godimento. Attribuiscono, dunque, la facoltà di espropriare la preferenza rispetto agli altri creditori sul ricavo
della vendita forzata.
Le differenze: mentre il pegno ha per oggetto beni, l’ipoteca ha per oggetto la proprietà di beni. Inoltre, nel
pegno il debitore viene spossessato (consegnato a un terzo di comune fiducia il bene o il debitore mantiene una
custodia ma a condizione che non ne faccia uso senza la cooperazione del creditore), nell’ipoteca no (art. 2744,
1963rendono nullo il patto commissorio con cui le parti convengono nell’autonomo trasferimento in favore
del creditore della proprietà del bene ipotecato o dato in pegno).
Se il soggetto si trova in una situazione di sovraindebitamento può proporre alternative: 1) accordo di
composizione della crisi (proposta di pagamento dei creditori in misura inferiore e scadenze dilazionate) 2)
liquidazione del patrimonio.
Debitore incapiente: concesso una sola volta e consiste nell’esdebitazione in caso il debitore è meritevole (non
abbia, cioè, compiuto atti in frode o provocato l’indebitamento con dolo o colpa grave).
Pubblicità: si attua mediante 1) l’iscrizione: che viene eseguita d’ufficio nel caso dell’ipoteca legale, mentre
nella giudiziale e volontaria su istanza dell’interessato. 2) annotazione: serve a rendere pubblico il
trasferimento dell’ipoteca a favore di un’altra persona; si esegue in margine all’iscrizione 3) rinnovazione:
l’ipoteca conserva il suo effetto per vent’anni e dev’essere rinnovata prima della scadenza. Se ciò non avviene
e il bene viene alienato a terzi il creditore perderà il diritto di farlo espropriare. 4) cancellazione: vi si ricorre
quando il credito è estinto. L’assenso da parte del creditore è dovuto pena il risarcimento in caso l’obbligazione
sia stata eseguita. L’annotazione a margine dell’iscrizione.
Tutela del terzo: distinguiamo il terzo acquirente (che può evitare l’espropriazione esercitando il pagamento
dei crediti, il rilascio del bene ipotecato o la liberazione dell’ipoteca mediante purgazione delle ipoteche;
inoltre, gli compete il diritto ad essere rimborsato dal debitore) dal terzo datore d’ipoteca (al quale non spetta
la facoltà di rilascio dei beni; può rivolgersi solamente contro il debitore per farsi rimborsare).

MEZZI DI CONSERVAZIONE DELLA GARANZIA PATRIMONIALE

Rimedi per impedire che il patrimonio del debitore possa subire diminuzioni:
 Azione surrogatoria: consente ai creditori di sostituirsi o surrogarsi al debitore in attivo nell’esercizio
dei propri diritti. I presupposti sono: esistenza del credito, inerzia del debitore, pregiudizio nel rischio
che il patrimonio diventi insufficiente o che non venga effettuata la prestazione, patrimonialità del
diritto che il debitore trascura di esercitare e carattere non strettamente personale del diritto
patrimoniale in quanto altrimenti non si potrebbe sostituire. Nel caso di un’azione giudiziaria del
creditore surrogato contro un terzo deve partecipare anche il debitore.

 Azione revocatoria: qualora il debitore dovesse compiere atti che modificano dal punto di vista
quantitativo o qualitativo il patrimonio. Presupposti: atto di disposizione ossia atto negoziale nel quale
il debitore modifica la propria situazione patrimoniale, patrimonio del debitore a rischio di essere
insufficiente, conoscenza del pregiudizio che l’atto arreca alle ragioni del creditore. Gli effetti di
quest’azione consentono al creditore di promuovere nei confronti dei terzi aventi causa azioni
conservative. Non ha dunque un effetto restitutorio del bene. La legge non accorda alcuna protezione
all’acquisto a titolo gratuito.
 Sequestro conservativo: misura preventiva qualora si fonda il timore di perdere le garanzie del proprio
credito. Presupposti: l’esistenza del diritto di credito e rischio di deturpamento del patrimonio. Effetti
analoghi all’azione revocatoria.
 Diritto di ritenzione: non si tratta di un mezzo di conservazione, ma di una forma di autotutela che
consente il diritto di rifiutare la consegna di una cosa di proprietà del debitore fin quando quest’ultimo
non abbia adempiuto ad un’obbligazione connessa alla cosa stessa.

IL CONTRATTO

(1321) definizione: il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro
un rapporto giuridico patrimoniale. Attraverso il contratto, i privati, operano sul mercato per scambiarsi
beni o servizi. Gli effetti giuridici prodotti dal contratto possono riguardare diritti reali & rapporti
obbligatori.
Autonomia: È considerato il mezzo dell’autonomia dei privati PERO’ ciò non avviene quando il contratto
stipulato non presenti i presupposti richiesti dall’ordinamento per la sua validità.
Non sono contratti: il negozio unilaterale (1414) ma è un accordo. Il matrimonio, ma è un atto di volontà
bilaterale in quanto privo di contenuto patrimoniale, definito dal codice una convenzione. Definiti patti,
invece, un accordo accessorio o parziale rispetto ad un più ampio regolamento d’interessi. Tutte queste
forme lessicali vengono adottate dal legislatore come alternativa alla formula “contratto”.
Art 1322 cc: Comma 1—le parti possono liberamente determinare il contenuto del contratto, ossia le
clausole che regolano il rapporto nei limiti imposti dalla legge (esempio libertà di stabilire il prezzo della
cosa venduta). Il secondo livello di autonomia riguarda il tipo di contratto da utilizzare, ogni tipologia ha
determinate caratteristiche volte a realizzare una certa operazione economica.
Comma 2—si possono concludere anche contratti che non appartengono ai tipi aventi una disciplina
particolare, parlando dunque di contratti atipici. Quest’ultimi sono validi e efficaci, purchè siano diretti a
realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico.
Elementi essenziali: (1325) –accordo delle parti –causa –oggetto –forma quando richiesta
Classificazione:
1. TIPICI/ATIPICI
2. PLURILATERALI CON COMUNIONE DI SCOPO, che hanno più di due parti in cui le prestazioni di tutte
le parti sono dirette alla realizzazione di un obbiettivo comune
3. PRESTAZIONI CORRISPETTIVE, scambio di prestazioni/ A CARICO DI UNA PARTE SOLA
4. A TITOLO ONEROSO/A TITOLO GRATUITO, come donazione o comodato, ma tale acquirente è
protetto meno rispetto al titolo oneroso
5. DI SCAMBIO, la prestazione di ciascuna parte è a vantaggio della controparte/ASSOCIATIVI, la
prestazione di ciascuno è diretta al conseguimento di uno scopo comune
6. COMMUTATIVI, in cui le prestazioni dovute sono certe/ ALEATORI, nei quali vi è incertezza sui
reciproci sacrifici delle parti. Va inoltre precisato che anche se non si tratta di un contratto aleatorio
in senso tecnico, qualunque contratto presenta un rischio economico “alea normale”
7. ESECUZIONE ISTANTANEA, prestazione concentrata in un dato momento, divisi a loro volta in
esecuzione immediata o differita (dilazione di pagamento) /DI DURATA, prestazione continua nel
tempo o si ripete periodicamente
8. A FORMA LIBERA/ A FORMA VINCOLATA, pena nullità. Vi è una libertà della forma in base all’oggetto,
al tipo e alla categoria di contratto
9. CONSENSUALI, consenso o accordo della parti /REALI, richiedono oltre al consenso la consegna del
bene

10. A EFFICACIA REALE, con il solo consenso si realizzano automaticamente / A EFFICACIA


OBBLIGATORIA, non realizza automaticamente il risultato perseguito ma obbligano le parti ad
attuarlo

TRATTATIVA E CONCLUSIONE

Alla proposta segue l’accettazione, insieme costituiscono la volontà contrattuale.


Requisiti:
1. L’accettazione deve avvenire nel termine da lui stabilito, se non avviene la proposta perde efficacia
o nel caso si intende accettare deve darne avviso all’altra parte (1326).
2. L’accettazione deve essere conforme alla proposta.
3. L’accettazione deve essere compiuta nella forma richiesta dal proponente.
I principi di efficacia di una manifestazione di volontà possono essere:
Dichiarazione (appena espressa), spedizione, ricezione, cognizione (appena ne viene a conoscenza).
La legge stabilisce che la conclusione avviene nel momento della conoscenza da parte del proponente.
Art 1335: si reputano conosciute appena giungono all’indirizzo di casa.
Accordo perfezionato: non vi è bisogno di una formale accettazione MA basta un avviso di iniziata
esecuzione, in quanto si da direttamente esecuzione ad un ordine. Non serve una formale accettazione
anche nel caso di un’obbligazione da parte del solo proponente.
Revoca: priva di effetto mediante un atto, 1328—PRIMO COMMA, la proposta può essere revocata fino
alla conclusione del contratto, SECONDO COMMA, la revoca dell’accettazione può avvenire finché non
giunge all’indirizzo (cognizione). Rischio—che l’accettante intraprenda in buona fede l’esecuzione del
contratto, riceverà un indennizzo. Grande imprenditore—anche se muore o incapace il contratto non
perde efficacia (1330). Proposta ferma—nel caso in cui il proponente dichiara che la proposta è
irrevocabile.
Trattative: durante ciò vi è il dovere giuridico di comportarsi in buona fede. Comportamenti rilevanti:
1. Abbandono ingiustificato della trattativa—costretto a risarcire l’altra parte
2. Mancata informazione sulle cause di invalidità del contratto
3. Influenza illecita sulla determinazione negoziale della controparte—contratto annullabile
4. Induzione della controparte alla stipulazione di un contratto pregiudizievole—in questo caso non si
può annullare ma ha diritto al risarcimento
Contratti standard: contratti di massa, si predispongono moduli/formulari nei quali si inseriscono clausole
uniformi e standardizzate, il cliente non può negoziare (o aderisce o rifiuta). MA per ciò vi è bisogno che:
il contraente nel momento della stipula sia a conoscenza delle clausole / le clausole aggiunte prevalgono
sul modulo standard / in caso di dubbio le clausole si interpretano a favore del contraente / non hanno
effetto se non approvate per iscritto.
CAPITOLO 27- VIZI DELLA VOLONTA’
Tali vizi sono errore, dolo e violenza. Il codice per tutelare in maniera equilibrata il dichiarante e il
destinatario segue la teoria dell’affidamento.
ERRORE: Consiste in una falsa conoscenza della realtà, ad essa si equipara l’ignoranza. Si distinguono
ERRORE-VIZIO (incidente sul percorso interno di formazione della volontà), ERRORE OSTANTIVO
(contrasto tra la volontà e la sua manifestazione esteriore, ossia la dichiarazione). Entrambi determinano
l’annullabilità del contratto a condizione che l’errore sia: ESSENZIALE (art1429= quando cade sulla –
natura del negozio –oggetto del negozio -identità del contraente -qualità dell’oggetto del negozio –
quantità delle prestazione –errore di diritto es legge abrogata e si pensa di no) & RICONOSCIBILE
(dall’altro contraente o nel caso di errore bilaterale non si applica il principio di affidamento ma è
sufficiente l’essenzialità dell’errore per l’annullabilità).
DOLO: Consiste nei raggiri perpetrati a danni del suo autore. Art 1439,1440. Annullabile quando
concorrono: raggiro o artificio, errore del raggirato, provenienza dell’inganno dalla controparte.
Distinguiamo il DOLO DETERMINANTE (comportamento ingannevole determinante per ottenere il
consenso) & DOLO INCIDENTE (si limita ad agire sulle condizioni contrattuali, in questo caso il contratto
non è annullabile ma la vittima ha diritto al risarcimento). In caso di omissione (reticenza) è annullabile
solo se vi è buona fede, per la truffa inoltre vi sono delle sanzioni.
VIOLENZA: distinguiamo: VIOLENZA PSICHICA (minaccia di un male ingiusto con lo scopo di estorcere il
consenso, comporta l’annullabilità) & VIOLENZA FISICA (manca del tutto la volontà di emettere la

dichiarazione e si interviene con l’atto fisico, il negozio si ritiene nullo. La legge prescrive che nella
valutazione si deve avere riguardo alle circostanze del caso come età, sesso, condizioni della persona).

LA FORMA

È la modalità di manifestazione della volontà individuale. (ps. Contratto superiore a € 2.58 non può di
regola essere provata tramite testimoni ma la valutazione è rimessa al giudice).
La legge impone la forma scritta, per esempio, nel caso dei contratti relativi a diritti reali immobiliari,
nelle donazioni, nei contratti bancari, nei contratti relativi alla prestazione di servizi finanziari & nel caso
degli atti costitutivi di società di capitali, associazione e fondazione oltre alla forma scritta è richiesto
l’atto pubblico.
Contratti accessori: è richiesta la stessa forma del contratto principale.
F. scritta soddisfatta: sia nel caso in cui le parti sottoscrivono un documento & sia che si scambino due
distinte dichiarazioni scritte; ciò che conta non è l’identità del testo ma il significato delle loro
dichiarazioni.
Moderni mezzi: la comunicazione per la stipula di un contratto è cambiata, me per rendere ufficiale la
forma scritta vi è bisogno della trasmissione della copia del documento con sottoscrizione autografa del
dichiarante.
1352: ammette che le parti possano, con apposito accordo scritto, pattuire di adottare una determinata
forma per la conclusione del contratto, purché non sia sottoposto a vincoli legali di forma (es disdetta).
Donazione: richiede ai fini della validità un elevato formalismo, è necessario dunque che il contratto sia
stipulato per atto pubblico e alla presenza di due testimoni.

RAPPRESENTANZA
La rappresentanza è l’istituto per cui ad un soggetto è attribuito un apposito potere di sostituirsi ad un
altro soggetto; ma gli effetti giuridici dell’atto si verificano nella sfera della persona fisica o dell’ente
rappresentato.
Diretta: quanto è’ espressamente dichiarato che non si compie l’atto per sé ma in nome dell’interessato
Indiretto: non dichiarato
Divieto di rappresentanza: per il diritto familiare e testamento, invece è ammessa con rigorose limitazioni
nella donazione.
Deriva da: 1. La legge 2. Conferito dall’interessato (= detto procura, e il rappresentante è detto
procuratore. La procura può concernere: --procura speciale, un solo affare o più affari –procura generale,
riguarda tutti gli affari)
Conflitto d’interessi: il rappresentante ha interessi in conflitto (incompatibilità) con il rappresentato. Il
negozio è annullabile su domanda del rappresentato.
Ratifica: il rappresentato approva ciò che è stato fatto in suo nome senza che gli sia stato attribuito il
potere di farlo.
Gestione di affari altrui: taluno spontaneamente assume la gestione di affari altrui, la legge obbliga il
gestore a non dismettere a proprio piacimento la gestione, fino a quando l’interessato non sia in grado
di riprendere il governo dei propri interessi.
Contratto per persona da nominare: riservare la facoltà di nominare la persona nella cui sfera giuridica il
negozio deve produrre effetti (1401). È efficacie soltanto se è accompagnata dalla dichiarazione di
accettazione da parte della persona indicata. Le parti possono convenire che la dichiarazione di nomina
possa essere effettuata entro un termine maggiore di 3 giorni, previsti dalla legge, purché si tratti di un
termine certo e determinato. Dichiarazione di nomina e l’accettazione sono negozi unilaterali.
CAPITOLO 30-CONTRATTO PRELIMINARE
È il contratto con cui le parti si obbligano a stipulare un successivo contratto definitivo, del quale deve
essere già determinato nel preliminare il contenuto essenziale, sennò è ritenuto invalido.
Tale tipo di contratto non produce gli effetti propri o tipici del contratto ma OBBLIGA (effetti obbligatori
e non reali) le parti a stipulare il definitivo che produrrà tutti gli effetti che fin da ora sono stati fissati.
Forma: la stessa del contratto definitivo.
Tutela: la legge predispone per il contraente interessato la possibilità di dare esecuzione al preliminare
ottenendo una sentenza (costitutiva) che produca gli stessi effetti che avrebbe dovuto produrre il
contratto (definitivo) che l’altra parte non ha voluto concludere. Ciò può avvenire solo quando –sia
materialmente possibile & -non sia escluso dal preliminare stesso.
Preliminare del preliminare: di recente se ne è sancita le validità a condizione che il secondo contratto
non sia meramente ripetitivo del primo.
D. Lgs n. 122/2005: tutela gli acquirenti di immobili da costruire. Vi era già stato un intervento di tutela
(2645-bis) nel quale si permetteva di trascrivere un preliminare anche per gli edifici da costruire o in
corso, a condizione che siano indicate la superficie & la quota del diritto. Ma in caso di fallimento del
costruttore l’acquirente che ha già sopportato esborsi per anticipi di prezzo non viene rimborsato.
Dunque con il decreto legislativo è stata ampliata la tutela (ps. Comprendendo anche il leasing oltre ai
contratti che hanno un trasferimento non immediato) a condizione che si tratti di persona fisica; ciò
consiste nella FIDEUSSIONE rilasciata da una banca o da una compagnia di assicurazione, a garanzia della
restituzione degli importi pagati dagli acquirenti.
OPZIONE: diversa dal contratto preliminare in quanto determina l’immediato perfezionamento del
contratto, del quale si producono subito gli effetti. Dunque esso è il diritto del beneficiario di perfezionare
il contratto con la sua sola dichiarazione di accettazione, mentre l’altra parte resta vincolata e non può
più interferire sulla stipulazione del contratto, se non si stabilisce un termine di scadenza viene stabilito
dal giudice.
Prelazione: è il diritto di essere preferito ad ogni altro, a parità di condizioni, nel caso in cui la persona
soggetta alla prelazione dovesse decidersi a stipulare un determinato contratto. Il soggetto vincolato
deve comunicare le condizioni pattuite (denuncia) invitandolo a dichiarare se intende o meno esercitare
il proprio diritto. Esiste la prelazione VOLONTARIA (in caso di inadempimento il terzo non corre il rischio
che si metta in discussione la sua titolarità & il venditore risarcisce i danni al preferito) & LEGALE (il diritto
di preferenza è opponibile a terzi, si ha dunque il diritto di riscattare il bene dal terzo acquirente).
CAPITOLO 31- L’OGGETTO
(1346- definizione). 1418- condizioni che l’oggetto deve soddisfare sotto pena di nullità:
1. POSSIBILE, ossia materialmente suscettibile di esecuzione. Se vi è un’impossibilità ORIGINARIA il
contratto è nullo (a meno che non venga ammessa una condizione sospensiva), se è SOPRAVVENUTA
non incide sulla validità ma comporta l’estinzione dell’obbligazione.
2. LECITO, conforme a una norma imperativa, all’ordine pubblico e al buon costume.
3. DETERMINATO/determinabile, ossia che abbiano almeno stabilito univocamente i criteri per la sua
determinazione. Esso può avvenire anche ad opera di un terzo (arbitratore, art 1349 dev’essere equo,
altrimenti si possono rivolgere al giudice. A meno che non si tratta di “mero arbitrio” de3l terzo, ossia
si dà carta bianca al terzo, si può impugnare nel caso estremo di mala fede come la corruzione).
CAPITOLO 32 – LA CAUSA

Il concetto di causa è importante soltanto per i negozi nei quali l’autonomia dei privati può influire sul
contenuto e sugli effetti. La causa si pone in relazione alla funzione obiettiva del contratto (ossia
all’operazione economica che il negozio è volto a realizzare). Essa consiste nello scambio tra le due
prestazioni, cosicché il sacrificio di una delle parti è giustificato.
Contratti tipici: qui la causa (giustificazione di quel tipo di accordo) per la legge è già valutata
positivamente.
Contratti atipici: qui la valutazione della causa deve riguardare anzitutto lo schema generale pattuito.
Contratti misti: qui la causa è costituita dalla fusione delle cause di due o più contratti tipici. Qui la
giurisprudenza si applica in base alla disciplina prevalente.
Contratti collegati: (stipula di negozi tra loro distinti per la realizzazione di un disegno unitario) in tal caso
se gli effetti di uno dei contratti non si possono produrre, anche quelli dell’altro vengono meno (es. sub-
contratto).
Negozi astratti: in questo caso la causa viene accantonata, essi sono gli opposti dei negozi causali.
Il loro fine è quello di facilitare l’acquisto e la circolazione di diritti (fatta eccezione per l’astrazione
processuale che presuppone che il negozio sia causale).
Mancanza della causa: si divide in mancanza genetica (manca dall’origine) e mancanza funzionale (per
vicende successive il negozio perde la sua causa). [art. 1418-la mancanza genetica produce la nullità del
negozio]. La mancanza funzionale non decreta la nullità del contratto, ma la parte può agire per la
risoluzione.
Illiceità: nel caso in cui la causa del contratto è contraria a norme imperative è detta illegale, se contrario
al buon costume è detto immorale.

Motivi: se il motivo che pone in essere un negozio è individuale è giuridicamente irrilevante; diventa
rilevante nel momento in cui viene espressamente a formare oggetto di una condizione a cui si subordina
l’efficacia dell’atto. Il motivo è definito illecito (dunque nullo) quando l’accordo rifletta per entrambe le
parti uno stesso motivo comune illecito che sia esclusivo e, dunque, determinante del consenso.
Frode: essa per la legge è equiparata all’illiceità quando costituisce il mezzo per eludere l’applicazione di
una norma imperativa; il contratto in frode si distingue dal contratto di illiceità quando in quest’ultimo le
parti mirano direttamente ad un risultato vietato.
CAPITOLO 33 – L’INTERPRETAZIONE
Determina il significato giuridicamente rilevante da riconoscere ad una dichiarazione negoziale.
Essa è volta a determinare quali effetti il negozio sia idoneo a produrre seguendo i criteri legali
nell’art. 1362 - (regola di interpretazione soggettiva, ossia l’intento comune dei soggetti) (regola di
interpretazione oggettiva, ossia quando non è possibile attribuire un senso al negozio).
1366 – il contratto si deve interpretare secondo buona fede (criterio dell’affidamento).
Principio della conservazione del negozio: nel caso in cui il senso non risulta chiaro, nel dubbio viene
interpretato nel senso in cui il negozio possa avere qualche effetto.
Principi: a) usi interpretativi (ciò che si pratica generalmente nel luogo in cui il contratto è stato concluso)
b) regola secondo cui le espressioni che possono avere più sensi vengono intese nel modo più
conveniente alla natura del contratto c) la clausola predisposta da una delle parti nel dubbio viene
interpretata contro chi l’ha predisposta d) quando tutte le altre si sono dimostrate inefficienti (art. 1371)
il negozio dev’essere inteso nel senso meno gravoso per l’obbligato se a titolo gratuito, e nel senso che
esso sia equo se a titolo oneroso.
CAPITOLO 34 – GLI EFFETTI

Il contratto ha forza di legge tra le parti. Art. 1372 – il contratto può essere sciolto per mutuo dissenso
delle parti, se lo scioglimento è di un contratto ad effetti reali comporta la rimozione retroattiva degli
effetti del contratto.
Il recesso unilaterale: è il diritto di liberarsi dagli obblighi assunti ed è ammissibile soltanto quando
attribuito dalla legge o da un apposito fatto (recesso convenzionale); quest’ultimo deve avvenire prima
che abbia inizio l’esecuzione del contratto.
Disdetta: diversa dal recesso, è il diniego di rinnovazione di un contratto di durata per il quale sia previsto
un automatico rinnovo alla scadenza.
Qualificazione e integrazione: per stabilire gli effetti di un negozio bisogna non solo interpretarlo, ma
anche: 1) qualificarlo, ossia la congruenza con i caratteri della fattispecie concreta 2) integrarlo per
risolvere i problemi posti dalle lacune della disciplina negoziale.
Funzione imperativa: la legge può intervenire non soltanto con funzione integratrice, ma anche con
l’imperativa (imporre ai privati clausole che si sostituiscono di diritto a quelli pattuiti dai contraenti).
Effetti reali: quando determinano la trasmissione o la costituzione di un diritto reale, segue il principio
del consenso traslativo, attribuisce dunque consenso la forza di determinare il trasferimento o la
costituzione di un diritto reale. Per cose generiche o fungibili in cui la proprietà si trasmette con
l’individuazione delle cose materiali (art. 1378).
Effetti obbligatori: quando danno luogo alla nascita di un rapporto obbligatorio.
Conflitti: se una persona concede lo stesso diritto prima ad a e poi a b si seguirà il principio secondo cui
la preferenza spetta a chi ha concluso per primo il contratto, mentre al secondo spetta un risarcimento.
Viene fatta eccezione per i beni mobili non registrati dove la preferenza è di chi ha acquistato in buona
fede il possesso anche se il titolo è di data posteriore. Se si tratta di beni immobili o mobili registrati si
applica la regola della trascrizione.
Clausola penale: il debitore dovrà pagare a titolo di penale il creditore qualora dovesse rendersi
inadempiente senza che il creditore ne dia la prova (detta anche liquidazione convenzionale anticipata
del danno), la penale può essere prevista anche per un semplice ritardo, ma in questo caso oltre a
pretendere la penale può pretendere la non interruzione del contratto. La penale è limitata alla somma
pattuita, ma il giudice può decidere diversamente.
Caparra: consiste nella consegna di una somma di denaro o di quantità di cose fungibili. Si divide in due
tipi: caparra confirmatoria per dimostrare la serietà con la quale il contratto viene stipulato, restituita

una volta che il contratto viene posto in essere. Se a rendersi inadempiente fosse colui che ha ricevuto
la caparra, in caso di recesso, l’altro può pretendere il doppio di quanto versato.
Caparra penitenziale ha soltanto una funzione di corrispettivo di un diritto di recesso convenzionale che
le parti si possono riservare (art. 1373).
Effetti su terzi: gli effetti di un contratto sono limitati alle parti; esso non può di regola danneggiare né
giovare al terzo estraneo MA non esclude una possibile responsabilità (es. induco tizio a violare quel patto
stipulando un contratto con me).
Art. 1411 - è valida la stipulazione a favore di un terzo qualora lo stipulante vi abbia interesse.
Disciplina a favore di terzi: a) il terzo acquista il diritto verso chi ha fatto la promessa, ma questo acquisto
non è stabile o definitivo perché non può negarsi al terzo la facoltà di rinunziare al beneficio b) causa
dell’acquisto del diritto in capo al terzo è il contratto a suo favore.
Cessione del contratto: allorquando una parte (il cedente) di un contratto stipula con un terzo (il
cessionario) un apposito contratto (di cessione) con il quale il cedente e cessionario si accordano per
trasferire a quest’ultimo il contratto, è indispensabile il consenso del ceduto. Per effetto della cessione il
cedente è liberato dalle sue obbligazioni, ciò non avviene se il ceduto vuole evitare questa conseguenza
deve dichiarare espressamente che con il suo consenso alla cessione non intende liberare il cedente. La
cessione può avvenire anche a titolo gratuito. (La cessione è diversa dal subcontratto in quanto nel primo
caso abbiamo la SOSTITUZIONE di un soggetto mentre nel secondo il rapporto tra i contraenti originari
continua a sussistere).

ELEMENTI ACCIDENTALI DEL CONTRATTO

Diversi dagli elementi essenziali in quanto non sono indispensabili ai fini della validità del contratto, sono
strumenti a disposizione per orientare gli effetti in modo da renderli meglio rispondenti agli specifici
interessi delle parti.
1. La condizione: è un avvenimento futuro ed incerto nel quale le parti fanno dipendere la produzione
o l’eliminazione degli effetti. Può essere di due tipi: sospensiva se da essi dipende il prodursi degli effetti,
risolutiva se da essa dipende l’eliminazione degli effetti. La condizione si divide in causale se il suo
avveramento dipende dal caso, potestativa se dipende dalla volontà delle parti (meramente potestativa
non dipende da interessi e convenienza, potestativa semplice il contrario), mista 50/50. In un contratto
si devono distinguere due momenti: la fase di pendenza della condizione in cui l’evento non si è ancora
verificato e l’avveramento o mancanza della condizione. Nel momento dell’avveramento si producono
tutte le conseguenze del negozio con effetto retroattivo. La retroattività non si applica ai frutti percepiti
precedentemente, ma le parti possono stabilire diversamente.
2. Il termine: consiste in un avvenimento futuro e certo dal quale (termine iniziale) o fino al quale
(termine finale) devono prodursi gli effetti. Può essere determinato o indeterminato (morte). Anche qui
troviamo la pendenza e la scadenza. Non è retroattivo.
3. Il modo: è una clausola accessoria che si appone ad una libertà allo scopo di limitarla imponendo un
determinato dovere di condotta o di astensione a carico del beneficiario della libertà. Si può apporre solo
a negozi a titolo gratuito. Il modo costituisce un obbligo giuridico il cui adempimento può essere richiesto
da un interessato, ma non si applicano le regole dei contratti a titolo oneroso.
CAPITOLO 36 – MANCANZA DI VOLONTA’ E SIMULAZIONE

• Dichiarazione è fatta nello scherzo quando ciascuno intende che non si agisce sul serio ed è nullo.
• Dichiarazione è fatta per scherzo con intenzione non seria senza che ciò, però, risulti all’altra parte
ed è valido.
Un contratto si dice simulato se le parti pongono in essere una dichiarazione contrattuale al fine di poterla
invocare di fronte ai terzi, ma le parti sono tra loro d’accordo che gli effetti non si devono verificare
(finzione concordata) al fine di rappresentare agli occhi dei terzi una determinata situazione giuridica
(art. 1414). La simulazione può essere assoluta quando vi sono accordi interni e la situazione giuridica
preesistente rimane immutata, relativa quando assume rilevanza un diverso negozio che si dice
dissimulato in quanto celato sotto l’ombrello del negozio simulato. Se la simulazione relativa dà luogo a
dei falsi soggetti dell’atto si parla di interposizione fittizia di persone. Diversa dall’interposizione reale in
cui un soggetto incarica un altro di trattare e concludere in nome proprio il contratto.

Gli effetti della simulazione: se è assoluta il negozio simulato non produce effetto tra le parti, se relativa
il contratto dissimulato ha effetto purché sussistano i requisiti fondamentali. I terzi interessati a dedurre
la simulazione possono farne accertare l’inefficacia (art. 1415).
La prova: essendo un accordo riservato si pone un problema di prova, chi agisce per l’accertamento della
simulazione afferma l’esistenza dell’accordo simulatorio, ossia del patto volto a negare o modificare gli
effetti del contratto documentato e, dunque, colui che stipula una simulazione dovrà produrre una
controdichiarazione scritta oppure dar prova della simulazione mediante un interrogatorio formale. I
terzi hanno ampia libertà di prova in quanto possono ricorrere anche a testimoni, mentre le parti e i loro
eredi subiscono limiti di prova. Diverso dal negozio simulato è il negozio fiduciario che si distingue in
quanto vero e reale ossia voluto dalle parti.

INVALIDITA’ ED INEFFICACIA

Il negozio giuridico è invalido quando è affetto da vizi che lo rendono inidoneo ad acquistare pieno ed
inattaccabile valore giuridico. Distinguiamo la nullità e l’annullabilità (inesistenza = non è contemplata
dal codice in quanto implica una deficienza talmente grave da impedire perfino l’identificazione dell’atto,
è detto inesistente quando il contratto non sia in alcun modo confrontabile con la fattispecie legale).
Distinguiamo la validità e l’efficacia (= è la concreta idoneità del negozio a produrre gli effetti. Non
necessariamente un negozio efficace è anche valido e viceversa). L’inefficacia può essere originaria
(sempre transitoria) o successiva.
Vi sono degli appositi atti negoziali per la cessazione: revoca, negozio successivo che rimuove il negozio
originario e recesso, negozio diretto a sciogliere il rapporto sorto per effetto del contratto.
• La nullità: un negozio nullo non solo invalido, ma è altresì inidoneo. Si dice nullo quando a prescindere
dal vizio è inidoneo a produrre gli effetti tipici. CAUSE DI NULLITA’: (art. 1418) si raggruppano in tre grandi
categorie: 1) nullità testuale in quanto espressamente sancita dalla legge 2) mancanza o vizio di uno degli
elementi essenziali del negozio dette strutturali 3) quando è contrario a norme imperative. La nullità è
esclusa quando la legge prevede una diversa conseguenza o un diverso rimedio per la violazione di una
data norma imperativa. Distinguiamo le norme di validità (definiscono i requisiti strutturali del negozio,
pertanto, la loro violazione comporta l’invalidità del contratto) e norme di condotta (non si attengono al
profilo oggettivo del contratto, ma prescrivono in modo imperativo e dunque inderogabile come il
contraente deve comportarsi; dunque, non incide sulla validità del contratto). Il vizio che determina la
nullità può investire l’intero negozio o soltanto una o più clausole dell’atto. Se il contratto può continuare
a svolgere una funzione apprezzabile l’atto rimane valido per la parte non colpita dalla nullità. Le clausole
invalide verranno sostituite automaticamente con clausole imposte dalla legge. Ciascuna delle parti ha
diritto alla restituzione della prestazione eseguita in caso di contratto nullo, a meno che non si tratti di
prestazioni immorali. L’azione di nullità dev’essere richiesta rivolgendosi al giudice e segue le seguenti
caratteristiche: imprescrittibile esclude qualsiasi sanatoria, dunque, non può essere convalidato svolge
una funzione di mero accertamento o dichiarativa, la legittimazione attiva per far valere la nullità è
riconosciuta a chiunque ne abbia interesse. Dove la legittimazione attiva sia concessa in modo restrittivo
si parla di nullità relativa, può essere rilevata d’ufficio dal giudice al contrario dell’annullabilità; questo
vuol dire che se ne può dichiarare la nullità anche in assenza di una domanda da una delle parti. In alcuni
casi può attuarsi un fenomeno di trasformazione o limitazione di quanto pattuito con i seguenti
presupposti (art. 1424): 1) sia stato stipulato un contratto nullo inidoneo a produrre effetti tipici 2)
sebbene nullo presenti tutti i requisiti per la validità 3) buonafede delle parti 4) il vizio non dev’essere
comportare illiceità. Diverso dalla conversione e la rinnovazione in cui le parti pongono in essere un
nuovo negozio privo di vizi.
• Annullabilità: meno grave rispetto alla nullità deriva dall’inosservanza delle regole e mirano a
proteggere uno dei soggetti coinvolti. Le cause sono: 1) incapacità legale o naturale con eccezione del
minore che abbia commesso raggiri 2) i vizi della volontà. Caratteristiche dell’annullabilità: 1) è un’azione
costitutiva in quanto mira a modificare una situazione giuridica preesistente 2) la legittimazione a
chiedere l’annullamento spetta solo alla parte nel cui interesse l’invalidità è prevista dalla legge 3)
l’annullabilità non può essere rilevata d’ufficio dal giudice 4) l’azione di annullamento è soggetta a
prescrizione di 5 anni che comincia a decorrere dal giorno in cui è cessata la causa che ha dato luogo al
vizio 5) è sanabile attraverso la convalida del negozio. La sentenza ha effetto retroattivo, dunque, si
devono restituire le prestazioni, i terzi sono salvi a condizione che si tratti di acquisti a titolo oneroso e in

buona fede. Se si tratta di incapacità legale il principio di retroattività viene applicato anche ai terzi. Il
negozio annullabile può essere sanato con la convalida. Quest’ultimo è un negozio con il quale il
legittimato può proporre l’azione di annullamento precludendosi la possibilità di far valere il vizio.
(Diversa dalla ratifica con la quale l’interessato approva e fa proprio il negozio compiuto dal
rappresentante). La convalida può essere tacita (si verifica qualora la parte che potrebbe dedurre
l’annullabilità dia volontariamente esecuzione al negozio) o espressa (deve contenere la menzione del
negozio del motivo e la dichiarazione (art.1444)). Colui che ha convalidato il contratto si è precluso ogni
possibilità di contestare la validità del medesimo.

RESCISSIONE E RISOLUZIONE

La rescissione del contrato può aver luogo in due ipotesi: 1) perché è stato concluso in stato di pericolo
(in condizione di pericolo occorrono i seguenti presupposti a) deve trattarsi di una situazione di pericolo
attuale di un danno grave alla persona b) lo stato di pericolo dev’0essere noto alla controparte c) l’iniquità
delle condizioni a cui il contraente ha dovuto soggiacere) 2) per lesione. L’azione generale di rescissione
è un rimedio contro i contratti nei quali vi sia una sproporzione abnorme tra le prestazioni. Si richiedono:
art. 1448 a) elemento oggettivo la lesione e la legge fissa una precisa soglia di sproporzione che è pari a
più del doppio del valore della controprestazione b) elemento oggettivo lo stato di bisogno ossia difficoltà
economica tale da incidere sull’accettare uno scambio sproporzionato c) elemento soggettivo la parte
avvantaggiata approfitta dello stato di bisogno.
Per sanare il contratto ho un unico mezzo: eliminare l’elemento oggettivo della sproporzione e non ha
efficacia retroattiva, ma ha una prescrizione di un anno dalla conclusione del contratto. Questa azione di
risoluzione è prevista per anomalie che impediscono la concreta attuazione del regolamento di interessi;
può avvenire per inadempimento, per impossibilità sopravvenuta o per eccessiva onerosità ed è
applicabile soltanto ai contratti a prestazione corrispettive.
Si può proseguire in due vie: o insistere per l’adempimento chiedendo la manutenzione del contratto e
la condanna della controparte ad eseguire la prestazione [è retroattiva tranne nel caso di contratti ad
esecuzione periodica] (in caso di ritardo posso sia pretendere l’esecuzione sia il risarcimento) o esercitare
il diritto potestativo di agire per la risoluzione sciogliendo, dunque, il contratto in maniera retroattiva
(posso soltanto chiedere il risarcimento che però sarà maggiore). In caso di inadempienze reciproche la
risoluzione sarà addebitata al contraente che ha alterato maggiormente il contratto. L’inadempimento
dev’essere provato da chi domanda la risoluzione con una fonte del proprio diritto, mentre spetta al
debitore l’onere di provare il contrario. Sono salvi i diritti eventualmente acquistati dai terzi. La
risoluzione del contratto può avvenire non solo per effetto di una sentenza del giudice, ma anche di
diritto: 1) clausola risolutiva espressa nel contratto, in questo caso basta una semplice raccomandata
senza domanda giudiziale 2) diffida ad adempiere con una dichiarazione scritta in cui si intima all’altro
contraente di provvedere all’adempimento entro un termine che non può essere inferiore a 15 giorni 3)
termine essenziale quando la prestazione diventa in utile per il creditore se non venga eseguita entro un
termine prestabilito. Eccezione di inadempimento è la facoltà concessa ad un contraente di rifiutare di
seguire la prestazione se l’altra parte non offre contemporaneamente di adempiere quanto dovuto. In
caso di mutamento delle condizioni patrimoniali dei contraenti è concessa la facoltà di sospendere
l’esecuzione della prestazione (art. 1460) provandolo allegando il mancato adempimento dall’altra parte
oppure (art. 1461) nel caso in cui sono tenuto ad adempiere prima dell’altra parte; in questo caso devo
dar prova di un peggioramento delle condizioni economiche ed è più difficile da dimostrare. Si parla di
risoluzione parziale quando la prestazione è divenuta solo parzialmente impossibile se, però, non è
apprezzabile per il creditore si può recedere.
Nel caso in cui vi sono fatti straordinari o imprevedibili che rendono la prestazione eccessivamente
onerosa la legge consente una clausola per svincolare l’accordo; questo avviene quando: a) contratti in
cui è previsto un decorso di un intervallo di tempo b) una situazione eccessivamente onerosa della
prestazione c) eccessiva onerosità dipendente da avvenimenti straordinari e imprevedibili. Non può
essere richiesta la risoluzione in caso l’onerosità non superi l’alea normale, e non si applica nei contratti
aleatori in quanto non sussiste un equilibrio di scambio. La presupposizione non è prevista dalla legge,
ma si concede ad alcune parti che abbiano dettato una valutazione su presupposti che sono venuti meno
anche nel caso in cui il presupposto non viene menzionato, ma rientra in una condizione implicita.

CONTRATTI DEL CONSUMATORE

Non costituisce un tipo contrattuale, ma vi sono dedicate delle specifiche norme nel codice del
consumatore che enumera i diritti fondamentali riconosciuti ai consumatori (diritto: alla tutela della
salute, alla sicurezza e alla qualità dei prodotti e dei servizi, ad un’adeguata informazione e una corretta
pubblicità, le pratiche commerciali devono essere esercitate secondo il principio di buona fede,
correttezza e lealtà, educazione al consumo, correttezza, trasparenza, equità, promozione
dell’associazionismo tra i consumatori, servizi pubblici secondo standard di qualità ed efficienza).
La disciplina si applica sulla base di presupposti di ordine soggettivo; troviamo il consumatore (persona
fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale) e il professionista (persona fisica o giuridica
che agisce nell’esercizio della propria attività imprenditoriale).
Art. 27 cod. consi mezzi di tutela contro le pratiche scorrette sono attribuiti all’autorità antitrust
garante della concorrenza e del mercato e ha il potere di inibire la prosecuzione della pratica scorretta
Art. 48 cod. cons.obbligo di informazione: fornire le caratteristiche principali dei beni, l’identità del
professionista, il prezzo totale, modalità di pagamento, la data, l’esistenza della garanzia legale, la durata
del contratto più eventuale rinnovo automatico (ciò non avviene per contratti quotidiani che sono
eseguiti immediatamente.

COMPRAVENDITA

È il contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o di un diritto con il
corrispettivo di un prezzo in denaro.
Garanzia: per il compratore vi è la garanzia di evizione che può essere totale (il compratore convenuto in
giudizio da un terzo che vanta dei diritti sul bene ha l’onere di chiamare in causa il venditore in grado di
fornire prove, chi non chiama perde la garanzia), parziale (il compratore ha diritto alla risoluzione del
contratto qualora debba ritenersi che non avrebbe acquistato la cosa senza la parte per la quale ha subito
l’evizione), cosa gravata da oneri o diritti di godimento (può domandare la risoluzione del contratto
qualora non fosse stato a conoscenza).
Per fare valere la garanzia il compratore ha l’onere di denunciare i vizi entro 8 giorni dalla consegna se
apparenti o dalla scoperta se occulti.

CONTRATTI DI SCAMBIO

Locazione (affitto) è il contratto con il quale una parte si obbliga a fare utilizzare a un altro soggetto
una cosa per un certo tempo in cambio di un corrispettivo (la locazione di beni produttivi è detta affitto).
Il contratto di locazione può essere a tempo determinato o senza determinazione, il conduttore ha
l’obbligo di servirsi della cosa secondo l’uso pattuito, non ha diritto a indennità per i miglioramenti MA
ha diritto di togliere le addizioni alla fine, l’alienazione del bene non determina lo scioglimento del
contratto purché anteriore. (Non può cedere il contratto senza consenso del locatore).
Leasing o locazione finanziaria è uno schema contrattuale divenuto contratto tipico. L’utilizzatore
avendo bisogno di un bene si rivolge ad un intermediario autorizzato (banca) chiedendogli di acquistare
il bene dal fornitore o farlo costruire dal produttore per poi darlo in godimento temporaneo allo stesso
utilizzatore contro pagamento di canone periodico (l’utilizzatore assume ogni rischio in caso di perimento
o di cattivo funzionamento). Il leasing si divide in: operativo (contratto bilaterale tra produttore e
utilizzatore) o finanziario (trilaterale tra produttore utilizzatore e finanziatore) e di godimento (semplice
uso del bene) o traslativo (acquisto della proprietà).
Appalto privato il committente affida a un appaltatore il compimento di un’opera o lo svolgimento di
un servizio verso un corrispettivo in denaro. La stipulazione del contratto è oggetto di libera negoziazione
tra le parti e la gestione è a rischio dell’appaltatore il quale provvede con tutti i mezzi necessari. L’oggetto
dell’appalto dev’essere determinato o determinabile normalmente è definito da un progetto procurato
dal committente. Il corrispettivo può essere stabilito a forfait oppure a misura (al metro quadrato).
L’appaltatore ha diritto a un compenso ulteriore se nel corso dell’opera si manifestano difficoltà di
esecuzione derivanti da cause non previste. Il committente ha diritto di controllare l’andamento e
ultimati i lavori ha diritto a un collaudo (verifica opera compiuta). Nel momento dell’accettazione (atto
negoziale) se i vizi erano occulti ha l’onere entro 60 giorni. Qualora l’appalto vada in rovina o presenti
gravi difetti, la responsabilità dell’appaltatore dura 10 anni purché sia fatta denunzia entro un anno dalla
scoperta. Il sub appalto richiede specifica autorizzazione da parte del committente.
Contratto d’opera una persona si obbliga a compiere un’opera o un servizio con il lavoro
prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione. Vi è una prestazione prevalentemente
personale. L’accettazione dell’opera libera da responsabilità il prestatore purché in caso di vizi siano
facilmente riconoscibili.

CONTRATTI DI COOPERAZIONE

Il mandato contratto con cui una parte assume l’obbligo di compiere uno o più atti giuridici per conto
dell’altra parte. In caso di rappresentanza gli effetti giuridici sono in nome del mandante, in caso di non
rappresentanza il mandatario ha l’obbligo di trasferire al mandante gli effetti.
Franchising (costituisce le catene di negozi) si tratta di autonomi imprenditori che stipulano un
contratto per vendere i beni di un determinato produttore utilizzando il suo marchio ed esponendo la
sua insegna. Si parla, invece, di franchising di servizi e industriale quando si trasferiscono le conoscenze
necessarie per la realizzazione di quel determinato prodotto o servizio. La stipula avviene per iscritto e
deve indicare le spese e gli investimenti iniziali a carico dell’affiliato e il contratto deve avere una durata
minima sufficiente a consentire all’affiliato di ammortizzare l’investimento iniziale (non inferiore a tre
anni).

FIDEIUSSIONE

Colui che si obbliga personalmente verso il creditore garantendo l’adempimento di un’obbligazione


altrui, ne risponde con tutti i suoi beni ed è un rapporto bilaterale con il creditore e non con il debitore.
Ha natura accessoria. In caso di lettera di patrocinio il rapporto bilaterale con il debitore.
CAPITOLO 51 – PROMESSE UNILATERALI
Promessa unilaterale la promessa è vincolante se inserita in un contratto a condizione che quest’ultimo
abbia una valida causa (è una promessa per il futuro).
Promessa di pagamento dover adempiere a un debito già esistente. Può essere pura senza riferimento
alla causa debendi in forma titolata indicata causa debendi.
Promessa al pubblico di una prestazione rivolgendosi al pubblico a favore di chi si trovi in una
determinata situazione attraverso i vari mezzi di pubblicità.
Titoli di credito ne fanno parte titoli di stato e debito pubblico. In questi casi è fondamentale il
documento come prova.
CAPITOLO 54 – OBBLIGAZIONI NASCENTI DALLA LEGGE

Ripetizione di indebito se si effettua un adempimento senza che preesista un debito. Diritto alla
restituzione della prestazione.
Ingiustificato arricchimento in caso di vantaggio per danno arrecato senza causa che giustifichi lo
spostamento patrimoniale.

RESPONSABILITA’ EXTRACONTRATTUALE

Per il risarcimento debbono concorrere:


 Fatto: ciò che cagiona il danno. Può essere commissiva (fecere) omissiva (non fecere).
 Illiceità del fatto
 Imputabilità del fatto: non risponde delle conseguenze del fatto dannoso, chi non aveva la capacità
di intendere o di volere nel momento in cui lo ha commesso.
 Dolo e colpa: il dolo è l’intenzionalità della condotta, la prova di entrambi dev’essere fornita dal
danneggiato.
 Nesso di causalità: tra fatto ed evento lesivo dipendente dalla sua condotta.
 Danno: danno evento se non è lesionato un interesse tutelato dall’ordinamento; danno conseguenza
oggetto di risarcimento; danno emergente diminuzione del patrimonio; lucro cessante guadagna che
non si è conseguito; danno morale /danno biologico.

VICENDE D’AZIENDA
L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio d’impresa. Non per forza i beni
sono di proprietà dell’imprenditore. Se l’azienda destinata a esercizio di impresa commerciale il contratto
richiede la forma scritta. Per registrarlo nel registro delle imprese richiede pubblicità.

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