Sei sulla pagina 1di 3

L’ ORDINAMENTO GIURIDICO.

L’ordinamento giuridico è il sistema di regole mediante le quali è disciplinata una


collettività.
Seguendo il principio di effettività, tutti devono rispettare le regole.
L’ordinamento giuridico si dice originario quando non è soggetto ad alcun controllo
di validità da parte di altre entità.
Ogni regola prende il nome di norma e, siccome rappresenta il diritto, viene
chiamata più precisamente norma giuridica.
La norma morale a differenza della giuridica è dettata dalla coscienza: un esempio di
norma morale è cedere il posto ad un anziano sul tram.
La norma giuridica ha due caratteristiche: generalità e astrattezza.
È generale perché dettata per classi generiche di soggetti e non su singoli individui.
È astratta perché è dettata per fatti reali o ipotesi.
Le norme si dividono in derogabili e inderogabili.
Le norme derogabili possono essere evitate tramite un accordo degli interessati.
Le norme inderogabili sono norme coattive, a prescindere dalla volontà dei singoli.
La norma giuridica esige il rispetto del principio dell’eguaglianza, ai sensi
dell’articolo 3 della Costituzione e dell’imparzialità, ossia l’obbligo di applicare le
leggi in modo eguale senza distinzioni.
La Corte Costituzionale si occupa del principio di eguaglianza: essa può dichiarare
l’illegittimità di una norma se è in contrasto con la Costituzione o qualora la ritenga
arbitraria, contraddittoria e incongruente.
La parte della norma che descrive l’evento da regolare, si definisce fattispecie: è
concreta o astratta, a seconda se si basa su fatti reali o ipotesi, semplice o complessa
se si basa su uno o più fatti.
Se non si rispetta una norma giuridica, si va incontro alla sanzione.
La sanzione può operare in modo diretto, realizzando il risultato che la legge
prescrive, o in modo indiretto.

Le fonti del diritto producono, modificano o estinguono norme giuridiche.


Si dividono in fonti atto, ovvero scritte da appositi organi e fonti fatto, consuetudini.
Le fonti di cognizione ne permettono la conoscenza, come la Gazzetta Ufficiale.
Nel nostro ordinamento le fonti, sono disposte secondo scala gerarchica: il principio
di competenza sottolinea la differenza tra fonti di grado inferiori e superiori.
Le fonti del diritto sono: Costituzione, fonti comunitarie, leggi ordinarie, statuti e
leggi regionali, regolamenti e consuetudini normative.

1) La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato.


Entrata in vigore l’1 Gennaio 1948, dispone di 139 articoli, divisi in 3 parti: I
principi fondamentali (art.1-12), Diritti e doveri dei cittadini (art.13-54) e l’
Ordinamento della Repubblica che va dall'articolo 55 al 139.
La Costituzione è rigida poiché le sue disposizioni non possono essere
modificate o abrogate se non con una legge di revisione costituzionale: ad
esempio, i principi fondamentali o la forma Repubblicana (art.139), non
possono essere oggetto di revisione.
Una norma in contrasto con la Costituzione è definita illegittima.

2) Le fonti comunitarie vengono emanate dall’UE, in seguito al trattato di


Lisbona.
Le fonti comunitarie godono di due principi: tramite il principio di
sussidiarietà, l’UE interviene per raggiungere gli obiettivi dei trattati.
Tramite il principio di proporzionalità, l’UE non può andare al di là di quanto
necessario.

3) Una legge ordinaria si forma con un’assemblea legislativa e viene adottata dal
Parlamento.
Anche il Codice civile è una legge ordinaria; è composto da 6 libri, ognuno
disciplina una materia; persona e famiglia, successioni, proprietà, obbligazioni,
lavoro e tutela dei diritti.

4) Le leggi regionali sono leggi prodotte da un Consiglio Regionale e messe in


vigore in una Regione d'Italia specifica.

5) I regolamenti sono fonti secondarie emanate da organi dello stato, enti e


organizzazioni internazionali.
Esempi di regolamenti sono quelli parlamentari, governativi, ministeriali e
interministeriali, i regolamenti adottati dalla Giunta regionale e i regolamenti
interni di altri organi costituzionali ovvero della Corte costituzionale e del
Consiglio Superiore della Magistratura.

6) Le consuetudini sono norme non scritte, che ripetute nel tempo, mirano a
produrre delle regole e fanno parte delle fonti terziarie.
.
Per l’entrata in vigore di una legge si richiede: l’approvazione dalle due Camere, la
promulgazione nella Gazzetta Ufficiale da parte del Presidente della Repubblica e il
decorso di un periodo di tempo, chiamato vacatio legis, che va dalla pubblicazione
all’entrata in vigore, solitamente di 15 giorni.
Con la pubblicazione, la legge si ritiene conosciuta e diventa obbligatoria per tutti,
anche per chi, non la sa: vale il principio ignorantia iuris non excusat.
L’abrogazione di una legge avviene un nuovo atto ne fa cessare l’efficacia.
L’abrogazione è tacita o espressa: tacita senza alcuna dichiarazione, espressa
quando la legge posteriore dichiara esplicitamente abrogata la legge anteriore.
Una legge può essere abrogata per irretroattività: la legge ha effetto solo per
l’avvenire e non tiene conto del passato.
Una legge può essere abrogata anche per illegittimità costituzionale, che fa in modo
che la legge precedente non sia mai esistita.

Per applicazione della legge s’intende la concreta realizzazione: l’interpretazione


invece spetta al giurista, che deve confrontarsi prima con il testo normativo.
Il giurista deve scegliere le alternative giuste, talvolta tra fattispecie astratte o
concrete, deve analizzare ogni vocabolo e risolvere i conflitti tra fonti, seguendo la
scala gerarchica.
Per l’interpretazione della legge, vengono usati 5 criteri precisi: logico, storico,
sistematico, sociologico ed equitativo.
Nel mondo non esiste un solo diritto uniforme, per questo motivo può capitare che
negli accordi tra gli Stati ci siano delle diversità.
Grazie alle convenzioni, in alcuni casi vi sono regole uniformi per tutti gli Stati, ma
non sempre, poiché vincolano soltanto gli Stati che vi aderiscono.

Potrebbero piacerti anche