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3° Lezione di Istituzioni di Diritto Privato

Fattispecie semplice o complessa: semplice se concerne un solo fatto, complessa se è formata da una
pluralità dei fatti.

Articolo 456 codice civile, è collocato nel libro secondo delle successioni, si tratta di successioni mortis
causa, quindi di eredità. Rubricato “Apertura della successione” recita: “La successione si apre al momento
della morte nel luogo dell’ultimo domicilio del defunto.” Questo è un esempio di fattispecie semplice, infatti
l’apertura di una successione costituisce la conseguenza della morte, un unico fatto ovvero la morte, dà
luogo all’apertura della successione nel luogo di domicilio del defunto, è formata da un solo fatto ripeto,
quindi la fattispecie è la morte.

Il diritto pubblico disciplina l’organizzazione dello stato e degli enti pubblici, ma si occupa anche del
rapporto fra cittadino e stato, ad esempio se si tratta di norma urbanistiche, come un divieto di costruzione
o di abusivismo si tratta di diritto pubblico e amministrativo, queste sono devolute al tribunale
amministrativo regionale (il tar), il rapporto fra cittadino e stato e nell’ambito di organizzazione dello stato
sono disciplinate dal diritto pubblico. Il diritto privato è dedicato alle relazioni interindividuali tra privati, in
questo corso ci si occupa quindi della regolamentazione da parte del nostro ordinamento dei rapporti fra
soli privati.

Per privato non si intende solo la persona fisica ma anche gli enti (che possono essere persone giuridiche,
quindi non solo persone fisiche oggetto del diritto privato), e ci si occupa in questo corso soprattutto degli
enti senza scopo di lucro, senza un’attività remunerativa. Niente studio delle società e degli enti lucrativi, è
importante sapere che il diritto commerciale è una specie del genus diritto privato. Nel libro quinto del cc si
trova la regolamentazione delle società. Se si verifica la violazione di una norma di diritto privato (mancato
pagamento di una somma a titolo di prezzo di un articolo) il mancato adempimento da parte in questo caso
di chi compra, non interviene lo stato a sanzionare il compratore o inducendolo ad adempiere, ma è
importante l’intervento dell’altro privato, il venditore, che ha il diritto di ricevere la somma a lui dovuta.
Questa è una differenza sostanziale con il diritto pubblico, nell’ipotesi di una violazione di una norma
penale può intervenire lo stato attraverso i suoi rappresentanti, l’ufficio del pubblico ministero che dà
l’impulso agli accertamenti volti a capire la responsabilità del soggetto. Nel caso del diritto pubblico si
persegue l’interesse generale dello Stato, nel caso del privato andrà a considerare un interesse particolare e
relativo. I privati sono arbitri se decidere di dare impulso o meno alle azioni giudiziarie a tutela dei propri
diritti, contrariamente al diritto pubblico. L’intersecazione fra soggetto pubblico e privato, la revoca da
parte dell’amministrazione del permesso di costruire dà diritto a chi ha subito quella revoca di impugnare il
provvedimento tramite il tribunale amministrativo. Questo rapporto lo si ritrova in ambito privatistico, lo
stato e gli enti pubblici possono essere parti, rappresentare un centro d’interesse nell’ambito del giudizio
privatistico. La giurisdizione è quella per il giudice ordinario (ovvero giudice civile). Essendoci la possibilità di
partecipazione di un soggetto pubblico all’interno di una controversia fra due soggetti privati; si mantiene
una pariteticità, quindi i diritti sostanziali e della parte pubblica sono gli stessi della parte privata. Quando
ci sono dei rapporti di diritto privato fra qualunque ente pubblico ed un privato, si va davanti al giudice
ordinario. Un esempio può essere il contratto stipulato fra un privato (ingegnere) e un comune, nel caso in
cui il comune non dovesse pagare nonostante contratto scritto, il professionista si rivolge al giudice civile ed
intraprende un percorso per ricevere il corrispettivo pattuito ma non corrispostogli. Si agisce iure
privatorum, quindi un soggetto pubblico che segue le categorie le logiche e le strutture del diritto privato,
sia sostanziale (quindi codice civile) che processuale (quindi codice di procedura civile). Quindi diritti privati
con partecipazione di soggetti pubblici. Il privato può anche trovare in disaccordo con il soggetto pubblico,
ad esempio società lucrative composte da capitale privato ed in parte capitale pubblico (Come il verde
pubblico, i trasporti), quindi capitale cosiddetto misto, in caso di società mista la forma è generalmente
quella delle s.p.a. (Società per azioni di carattere privatistico) ed è di competenza, l’eventuale lite fra le
parti, del giudice ordinario.

Le norme giuridiche di diritto privato possono avere come soggetto anche enti di natura pubblicistica.
Esistono nel nostro ordinamento una pluralità di fonti legislative, suddivise in modo gerarchico. Le fonti
normative, organi deputati ad emanare norme giuridiche, sono: La fonte primaria è la Costituzione della
Repubblica (1948) ed è la fonte fondamentale della norma giuridica, deve essere integrata poi con le
disposizioni preliminari del codice civile dette preleggi. Il codice civile con le sue disposizioni preliminari è
stato emanato anteriormente la nascita della costituzione (1942). La Costituzione in confronto alla legge
ordinaria si contraddistingue per la sua rigidità, la tendenziale immobilità della stessa. Al di sotto si trova la
legge ordinaria, la Corte Costituzionale ha il compito di verificare la sussistenza di un eventuale conflitto fra
la legge ordinaria e la Costituzione, e quindi verifica che non si presenti la dichiarazione dello stesso
conflitto. Ad una decisione della Corte Costituzionale della illegittimità oppure no di una legge ordinaria,
può essere dato impulso a questo processo solo da parte del giudice ordinario, non può partire dal singolo.
Il giudice di sua iniziativa senza istanza di parte, quindi atto d’ufficio, può sollevare una questione di
illegittimità costituzionale. Le leggi ordinarie sono immediatamente collocate sotto la Costituzione, sono
emanate dal Parlamento, quindi l’apparato deputato a regolamentare la vita della comunità che lo
circonda; che legifera la legge ordinaria; ad essa sono subordinati il Decreto Legge (competenza del
governo da approvare entro 60 giorni) ed i decreti legislativi.

L’Articolo 117 della Costituzione è stato “recentemente” modificato con legge Costituzionale del 2001 parla
della potestà legislativa di fatto concorrente fra Stato e Regioni, quindi su determinate questioni e
competenze andranno a legiferare specificamente o Stato o Regioni. Si tratta quindi potestà concorrente
fra Regione e Stato, quindi devono collaborare. Rimanendo sempre sullo stesso articolo, è molto
importante la rilevanza nel nostro ordinamento attribuita alle fonti comunitarie (che concorrono alla
formazioni delle fonti normative dell’ordinamento italiano). Bisogna distinguere i regolamenti dalle
direttive comunitarie. I regolamenti che sono delle norme che provengono dagli organi legislativi europei e
che possono essere direttamente applicate internamente dai giudici dello Stato. In caso di contrasto fra il
regolamento europeo e la legge interna, il giudice deve disapplicare la seconda per applicare la prima in
favore dell’Europa. La corte costituzionale alla luce del riconoscimento dell’articolo 117 va oltre, dice anche
che quindi in caso di contrasto fra la legge europea e quella approvata dal parlamento italiano abbia la
precedenza quella europea. Se i regolamenti comunitari sono direttamente applicabili dal giudice ordinario
diverso discorso riguarda le direttive comunitarie (principi generali). Sono anch’esse di matrice comunitaria
ma non sono destinate alla diretta applicazione del giudice ma deve poi per essere applicata in ciascun
stato membro deve trovare specifica applicazione recependoli ed emanando una legge ordinaria che
specifichi per l’ordinamento considerato i principi generali legiferati dall’Europa. Ciascun paese europeo
deve quindi attenersi ai principi generali emanando una legge ordinaria di recepimento adattandoli allo
specifico ordinamento. Un esempio può essere una direttiva del 1993, quando ancora era CE e non UE, ed
era la normativa sulle clausole vessatorie a tutela del consumatore (rapporti fra professionista e
consumatore). L’Italia aveva recepito la normativa 93/13CE in ritardo, con tre anni di ritardo, con la legge
del Febbraio del 1996 ed aveva subito la sanzione da parte dell’Europa per aver recepito in ritardo questa
normativa. L’Italia ha quindi dovuto attenersi ai principi generali contenuti nella direttiva per specificarli ed
adattarli all’ordinamento italiano. Tra le fonti del diritto, come si evince dall’articolo uno delle disposizioni
generali del codice civile, si trovano gli usi. La fonte normativa non è scritta, gli usi o consuetudine sono
fonti normative non scritte, quindi in una posizione subordinata alla legge ordinaria. Si tratta della
ripetizione costante da parte di una certa categoria o in un certo ambiente da parte di soggetti interni a
queste categorie che costantemente osservano un certo comportamento considerandolo vincolante
pensando che lo stesso comportamento ripetuto negli anni con la considerazione che sia vincolante
giuridicamente, questo poi genera una fonte degli usi o consuetudine.

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