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Diritto Privato

Federico Ferro Luzzi


Mail: federico@ferro-luzzi.it
Libro: Istituzioni di Diritto Privato Nivarra, Ricciuto, Ciappichelli
Studio: tutto tranne la parte della famiglia e dell’impresa
NECESSITÀ DI UN CODICE CIVILE
ESAME: Orale! Niente appelli straordinari.
Orari: 8:30/9:55 15:30/16:55 17:00/18:30
FARE COMUNQUE DIRITTO DI FAMIGLIA PERCHÉ INTERESSANTE (e a lui piace se lo sai)

26/02/2020
Perché studiamo diritto?
Se non rispetti la legge dello Stato vieni sanzionato attraverso un apparato stabile la cui forza fisica è
legittimata dallo stato stesso (polizia/carabinieri).
Studiamo il diritto dello stato perché in questo momento è l’apparato stabile che riesce percentualmente in
misura maggiore, ad imporre le sue regole.
Tutto il sistema che studieremo (diritto privato) ruota attorno al “di chi è cosa”. Una volta identificato il
proprietario, si valuta come salvaguardare il suo diritto di utilizzarla senza che qualcuno lo impedisca.
“Non rubare” implica la proprietà privata, quindi la religione ha bisogno di sostegno da parte
dell’ordinamento giuridico statuale. Tutti i sistemi reggono se al di sopra c’è il diritto giuridico statuale che
definisce il sistema appropriativo, che è la base di tutti i sistemi.
L’uomo è una priori perché manca la sua definizione nel codice civile. Questo ha un senso, perché un
sistema che non definisce la priori è un sistema che si può modificare nel tempo. Pensiamo all’aborto,
quando un feto è considerato un essere umano con diritti e quindi è omicidio? Questo varia, ed è grazie al
fatto che non è definita la priori. Questa definizione deve evolversi nel tempo.
L’uomo è la priori, ed è titolare di diritti soggettivi (beni), e diritti reali (proprietà). Ora la priori sta
diventando il patrimonio, cioè l’ordinamento attribuisce dei diritti al patrimonio di una persona.
Ogni uomo ha un suo patrimonio, e fa riferimento al titolare in senso attivo e passivo (crediti e debiti).
Le norme che compongono il sistema giuridico dello stato prendono il nome di diritto positivo.
Come nasce il sistema di norme applicabili a una comunità e che disciplinano la vita di chi ne fa parte?
Ci sono una serie di soggetti, che individuano quali sono le condizioni necessarie alla creazione di norme
giuridiche, avvalendosi delle norme che servono a produrre le norme, cioè la disciplina da seguire per poi
fare disposizioni che riguardano i cittadini. Questa disciplina prende il nome di fonte del diritto, le origini
del sistema che regola la vita dei consociati. Queste norme sono esposte gerarchicamente, risolve:
l’antinomia del diritto, cioè norme su una stessa cosa prevale la norma superiore all’altra, cioè ci sono
norme che possono fare le regioni ad esempio, e altre che invece prevalgono su di esse perché fatte dallo
stato. Le norme di rango superiore prevalgono su quelle di rango inferiore. Non sempre l’antinomia può
essere risolta gerarchicamente: ci sono norme di ranghi equivalenti. Questo problema normalmente si
risolve con la norma posteriore che prevale su quella anteriore che viene tacitamente abrogata. Poi ancora,
la norma speciale prevale su quella normale: per capire se una deroga è speciale o normale si deve andare
a guardare, così come per capire quale legge è posteriore ad un’altra.
Normalmente le norme si creano così: si conquista il territorio, si fa il sistema di costituzione e poi le
norme.
La costituzione è del 1948 e il codice civile del 1942. È nato prima il sistema di norme e poi le regole per
scriverlo. Questo perché c’era già un sistema funzionante molto prima della carta costituzionale. Il codice
civile è stato fatto da soggetti quasi tutti antifascisti, e reggeva anche alla nuova costituzione. Per questo
l’Italia è diversa, perché chi ha fatto le norme era già avanti, e ha fatto le norme attorno alle quali è stato
creato un sistema che vi combaci. La nostra costituzione è rigida, cioè le norme non possono essere
modificate se non da norme dello stesso rango costituzionale. Questa procedura vale anche per creare una
nuova norma di rango costituzionale. Se una norma viene dichiarata incostituzionale, l’incostituzionalità è
retroattiva, cioè quella norma è come se non ci fosse mai stata.
La comunità europea ha il potere di emanare regolamenti e direttive. Il regolamento ha valore diretto nel
territorio appartenente alla comunità e prevale sulle norme dello stato che sono contrastanti. Le direttive
invece sono indirizzate ai singoli stati, non sono direttamente applicabili e indicano ai singoli stati la strada
da seguire per armonizzare il sistema, cioè cercare di rendere comune un sistema molto differente così che
tutti gli stati si muovano allo stesso modo.
Le leggi emanate dall’Italia sono norme ordinarie.
Il codice civile ha 6 libri:
- persone e famiglia
- successioni
- Proprietà
- Obbligazioni
- Lavoro
- Tutela dei diritti
Tutte le leggi al di fuori del codice civile sono speciali. Anche il codice civile è una legge, ordinaria, organica
e complessa, e generale. È diviso in articoli, capoversi detti commi, e il titolo in grassetto degli articoli che
prende il nome di rubrica e serve per capire dove ci si trova nel codice, riassume ma non ha valore di legge,
spiega solo pressappoco dove stai. Ha valore di legge quello dentro l’articolo.
Anche le altre norme prendono il nome di codice, ma non in senso tecnico. In senso tecnico lo è un codice
organico come quello civile. Altrimenti è un codice in senso atecnico (Giurisprudenza), cioè una raccolta di
leggi non organica.
Gerarchia delle fonti:
-direttive
-regolamenti (più per diritto pubblico)
-usi, cioè se si dimostra che c’è un uso storico di un qualcosa, allora quella è una norma.

02/03/2020
La giurisprudenza è una fonte atipica del diritto.
Il soggetto a cui si riferisce il diritto privato è un’entità con il proprio patrimonio. Si occupa della sfera
giuridica dell’uomo, non definito dal codice, e del suo patrimonio.
Il diritto puó essere inteso sia in senso oggettivo, ossia del diritto che disciplina l’attività dei privati; sia in
senso senso soggettivo, ci si concentra sui soggetti e i diritti e le facoltà che essi hanno nei confronti del
patrimonio o di terzi.
Il titolare di un diritto soggettivo cosa puó fare? In prima approssimazione puó esercitare la pretesa a che
gli altri soggetti non interferiscano con l’esercizio del diritto; cioè se io sono titolare del diritto soggettivo
ASSOLUTO di proprietà di un bene, significa che nessuno puó incidere sul mio diritto. Però il diritto
soggettivo si distingue in due modelli: ASSOLUTO, ossia che puó essere esercitato nei confronti di chiunque,
vuol dire che tutti gli altri in contrapposizione all’esercizio del diritto devono rispettare il diritto altrui.
Nel diritto soggettivo RELATIVO, la pretesa del titolare si puó rivolgere soltanto nei confronti di soggetti
determinati, ho cioè bisogno della collaborazione di qualcun altro per esercitare il diritto: come nel diritto
di credito, posso riferirmi solo a chi deve darmi i soldi.
I diritti della personalità (vita, integrità fisica, onore), il diritto di proprietà (diritto reale), sono diritti
assoluti.
PRIMA DOMANDA: MI PARLI DEI DIRITTI REALI.
Tra i diritti relativi troviamo il diritto di credito che ha due parti, titolare del diritto e dall’altra il debitore. In
verità il diritto di credito puó essere anche la possibilità di imporre a un soggetto di non fare qualcosa. Ad
esempio, se ho una piscina e litigo col vicino che mette un albero che fa ombra, esercitando il diritto di
proprietà sul suo terreno. Ma io ho il diritto a che il mio vicino non compia azioni che interferiscano sul mio
diritto. Questo è abuso del diritto, e posso chiedere al giudice di tagliare l’albero.
Diritto alla riservatezza e il diritto di cronaca, se io per sbaglio sto nudo davanti alla finestra non puoi farmi
la foto e condividerla (diritto di riservatezza), mentre se sono un personaggio pubblico puó essere fatto. Il
diritto alla riservatezza e alla cronaca varia a seconda del tempo in cui si attua, ad esempio se uno omicida
ha operato vent’anni fa, prima si poteva fare nome e cognome ma ora no, perché si riapre il diritto alla
riservatezza.
Il diritto soggettivo è una sfera di libertà e autonomia riconosciuta dall’ordinamento al titolare, e questa
sfera viene tutelata da una protezione da parte dello stato che tutela il soggetto proprio per concedere
questa libertà, andando a difendere il soggetto di cui non stanno venendo rispettati i diritti. Questo è per
evitare un terzo soggetto che non capisca cosa accade tra i due soggetti.
Sapere almeno 4 diritti assoluti e relativi!!!!!
Le situazioni giuridiche soggettive si distinguono dal diritto soggettivo perché sono riconosciute a un
soggetto anche per un interesse ulteriore, sia passive che attive. Ad esempio:
Il diritto potestativo, diverso dalla potestà, è correlato alla posizione dell’altro soggetto; abbiamo detto che
i diritti soggettivi sono una sfera all’interno della quale il soggetto viene protetto. In questo diritto c’è la
possibilità di andare a incidere nella sfera giuridica di un altro soggetto con un comportamento volontario,
a fronde del quale l’altro soggetto non puó che subirlo. Questo diritto, art. 1373 codice civile, l’abbiamo
esercitato tutti. Siamo tutti contraenti finali quando lasciamo un operatore telefonico e andiamo in un
altro, facendo un danno al primo operatore esercitando il diritto di recesso, che lo permette anche
annullando il contratto.
L’onere è una posizione di vantaggio che il titolare puó ottenere solo se viene esercitato un certo
comportamento che dà la possibilità di esercitarlo. Si hanno 8 giorni di tempo per comunicare il danno
subito, ad esempio se viene dato un solo anno di garanzia invece che due, ma non si puó dichiarare un
danno dopo gli 8 giorni dalla scoperta. È quindi un termine decadenziale, ma difficilmente applicabile
perché il venditore non sa quando è stato scoperto. Situazione giuridica soggettiva ATTIVA.
La potestà, è presente nel diritto di famiglia, ed è un potere non disgiunto dal dovere. Cioè io posso
esercitare il mio potere su tre soggetti: figli minorenni, ma non puó essere svolto nel mio interesse ma nel
loro. Ad esempio, se io voglio a tutti i costi che mio figlio vada al classico ma lui vuole andare allo
scientifico, il figlio puó chiedere al giudice di essere tutelato. Quindi io ho il potere di esercitare questo
diritto, incidendo sulla sfera giuridica altrui, ma sempre nell’interesse di quest’ultimo.
Interesse legittimo, è una figura che sta all’opposto del diritto soggettivo, un diritto proprio che posso
esercitare nei confronti di tutti o di determinati. Questo è invece la possibilità data a me di tutelare
l’interesse di una società. Cioè se un concorso non rispetta le norme sociali, io posso dirlo tutelando sia me
che tutta la collettività. NON LO CHIEDE
Aspettativa, puó essere di due tipi: legittima, quando vi è un diritto in divenire o dipende dal verificarsi di
un evento dedotto in condizione. Ad esempio, io potrei avere un interesse perché né 2001 ho vinto un
concorso in cui sono stato assegnato a Sassari. Ad esempio, io posso comprare una casa ma posso fermarla
per un periodo perché sto aspettando che il risultato del concorso diventi definitivo. Chi mi vende casa è
sicuro che io vincerò la causa e vincerò il concorso venendo trasferito a sassari; da quel giorno fa feste nella
casa sfondandomela. In teoria non posso fare niente perché sarà mia tra 60gg se si verifica l’evento, ma
avendo l’aspettativa, posso andare dal giudice e dirglielo così lui si farà dare le chiavi sequestrano la casa
aspettando i 60gg per poi darle al proprietario effettivo. Questo è un atto conservativo, cioè far conservare
il bene fino al termine dell’aspettativa. Aspettativa di fatto, ad esempio se uccidono tua moglie il marito ha
diritto al risarcimento del danno. Nella convivenza senza matrimonio, se c’è la prova che stanno insieme e
magari la persona che è morta è quella che pagava il mutuo perché non ha diritto anche questa persona a
una aspettativa? Ecco, quella è l’aspettativa di fatto.
Schema riassuntivo:
Di fronte a un diritto soggettivo assoluto c’è un dovere GENERALE di rispetto, come quello di proprietà.
Nel diritto soggettivo relativo invece c’è l’obbligo a carico di soggetto determinato, tipico diritto soggettivo
relativo è il diritto di credito.
Il dritto potestativo è invece una soggezione a chi il destinatario non può opporsi senza eccezione.
Il diritto di potestà è una soggezione che si applica solo se l’azione è compiuta nell’interesse dell’altro
soggetto.
Interesse legittimo, potere riconosciuto ma nell’interesse della collettività.
Aspettativa legittima, è una tutela cautelare, cioè se ho un diritto IN DIVENIRE, il giudice puó togliere il
bene a entrambe le parti la ridarà a fine della condizione al proprietario; se il venditore ci vive il giudice
allora farà in modo di tutelare le condizioni del bene.
Passiamo ora ai soggetti dei diritti:
Chi è che puó ritenersi titolare di questi diritti?
E tutto questo è a favore di chi e nei confronti di chi?
La nozione giuridica di persona non coincide con la nozione di persona fisica.
Quando noi paghiamo le tasse universitarie, sappiamo che i soldi non vanno al retore ma all’istituto, quindi
non alla persona fisica col suo patrimonio, ma alla persona giuridica col suo patrimonio.
Persone fisiche:
Art.1 cod. civile: DOMANDA D’ESAME, capacità giuridica si acquista al momento della nascita. È l’idoneità
del soggetto a vedersi attribuiti diritti e obblighi. Ad esempio, il diritto alla sanità, ma anche degli obblighi,
ad esempio la leva obbligatoria prima dell’abolizione.
In verità ci sono diritti che si acquisiscono prima, come un’eredità al mio futuro nipote, ma lo acquisisce nel
momento in cui nasce. Quando sara concepito e a condizione che nasca allora avrà il bene.
Questo riconoscimento della cap. Giuridica con la nascita è un punto di incontro. Ad esempio, le leggi
razziali contro gli ebrei impedivano a loro di sposarsi con ariani o avere beni immobili di proprietà.
Art. 2: Capacità di agire, maggiore età, che si distingue dalla capacità giuridica perché è l’idoneità de
soggetto ad assumersi LIBERAMENTE obblighi e essere titolare di diritti. Ad esempio, se mio nonno mi lascia
un castello, senza la capacità di agire non posso venderlo né fare altro perché non posso assumere
obbligazioni fino alla maggiore età, cioè ne sono titolare ma non ho capacità di agire.
Talvolta neanche avere la capacità di agire basta, come nel caso dell’interdizione o inabilitazione. Rimane la
capacità giuridica ma non quella di agire. Nel primo caso si ha soltanto per i soggetti che si trovano in un
abituale stato di incapacità, cioè non sono MAI in possesso di capacità di intendere e volere. L’inabilitato se
chiama l’idraulico e fa un contratto puó farlo, perché una situazione ordinaria, mentre se vuole vendere la
casa, situazione straordinaria, ci vuole la sua volontà più quella del curatore. L’interdetto necessita SEMPRE
di un tutore, mentre l’inabilitato di un curatore SOLO nelle situazioni straordinarie. Sono casi di incapacità
di agire ASSOLUTA.
Se sono ubriaco sono legalmente capace ma NATURALMENTE INCAPACE, quindi se voglio annullare
un’azione compiuta in quel momento, devo dimostrare che in quel momento non potevo intendere e
volere e quindi ero in una situazione di INCAPACITÀ NATURALE.
In senso uguale e contrario c’è la cosiddetta emancipazione, cioè quando un minore viene autorizzato a
svolgere azioni di straordinaria amministrazione. In due ipotesi: a 16 anni per entrambe, nel primo caso se
muore il padre del ragazzo e questo ha sempre lavorato nell’azienda di famiglia e dimostra di essere in
grado di gestirla, allora gli viene data la possibilità di farlo, in questo caso per SUCCESSIONE; altra ipotesi, se
sto per avere un bambino il giudice puó emanciparlo. Sono gli unici due casi di emancipazione. INCAPACITÀ
DI AGIRE RELATIVA.
Si parla solo di incapacità di agire e non giuridica perché quest’ultima la si ha sempre solo per il fatto di
essere nati.
Dopo l’incapacità, il codice civile tratta di alcuni diritti della personalità, che sono assoluti perché possono
essere fatti valere nei confronti di tuti. Sono così importanti che sono sorretti da altri articoli presenti nella
costituzione. Si dividono in due categorie:
- Diritti con oggetto L’Unità biologica, ho il diritto di non essere fatto a pezzi.
- Diritti con oggetto la rappresentazione del soggetto nella comunità, se io dico idiota a una persona
questa non puó farmi causa. Ma se lo dico alla società, allora puó farmi causa perché ho inciso sulla
sua immagine nella comunità.
Quanto agli atti di disposizione del proprio corpo, posso farmi togliere un rene ma non il cuore neanche
volontariamente. Sono vietati quando diminuisce permanentemente l’integrità fisica o quando sono
contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume. Le menomazioni possibili, come togliere il rene
perché basta uno, puó essere fatto solo a titolo gratuito ad esempio per donazione

03/03/20
Come possono essere tutelati i diritti?
Ultimo libro del codice civile. Si limita a indicare i principi generali della tutela dei diritti. La tutela
giurisdizionale, cioè pratica, è disciplinata da un codice in senso stretto, cioè una sola legge, il codice di
procedura civile. È una legge unitaria e organica che spiega come tutelare ogni proprio diritto.
I primi argomenti del sesto libro del codice civile sono la trascrizione e le prove.
Trascrizione è l’iscrizione del proprio diritto in un grande libro, ora elettronico. Le prove riguardano invece
la dimostrazione del possesso di quel diritto, come nel caso di proprietà dimostrare che è mia. La cosa più
importante del nostro ordinamento sono gli strumenti della pubblicità.
Il nostro sistema per tutelare i diritti è dare la prova che la cosa è tua. Tutta la prima parte del sesto libro
parla delle forme di pubblicità: pubblicità di notizia, dichiarativa, costitutiva.
La pubblicità di notizia permette di rendere conosciuto a terzi una determinata cosa devi usare questa
forma, se non lo fai hai gli stessi effetti ma paghi una multa. Un esempio è la pubblicazione degli atti del
matrimonio, che va fatto un certo periodo prima del matrimonio. Se non l’hai fatto, il matrimonio resta
valido ma paghi una multa. VALIDO EFFICACE OPPONIBILE
Per pubblicità dichiarativa di intende quella che ha lo scopo di rendere opponibile si terzi un determinato
atto giuridico. Se non si esegue questa pubblicità, l’atto è valido ed efficace tra le parti ma non lo puoi
opporre ai terzi. Ad esempio, faccio un atto in cui vendo casa mia a una ragazza, ma non lo TRASCRIVO,
l’atto è valido ma non puó opporlo ai terzi; cioè nel libro del comune c’è ancora scritto che è mia la casa, dal
punto di vista giuridico la casa non gliel’ho venduta. Se poi la vendo a un altro ancora e questo trascrive
l’atto, l’unica cosa che puó fare la prima persona è farsi ridare i soldi però la casa non la riprende e basta,
perché non può opporla ai terzi. In questo caso si è in una situazione di ONERE in capo all’acquirente di
trascrivere l’atto. VALIDO EFFICACE FRA LE PARTI MA NON OPPONIBILE AI TERZI
Pubblicità costitutiva, quella che o la fai o non è valido l’atto, tanto che si parla di iscrizione e non
trascrizione. Ad esempio, voglio comprare casa costa 100 e ho 20. Vado alla banca e mi faccio prestare 80,
che gli rido a rate. Peer garantire al banchiere che io posso dargli indietro i soldi, che non possono essere
pari a più dell’80%, e la banca iscrive ipoteca nei pubblici registri per 80. Quindi se io voglio venderla a 120,
80 l’acquirente li darà alla banca o io prima, e il resto a me se l’ho già fatto io. NE VALIDA NE OPPONIBILE.

Nel titolo secondo del libro sesto si parla delle prove. Se io voglio tutelarmi devo dimostrare che il diritto è
mio; un giudice non puó cercarsi le prove da solo PRIMA REGOLA giudice non può non decidere, deve per
forza dare ragione a una delle due parti SECONDA REGOLA. Art.2697.
Onere della prova: non sempre è semplice provare l’esistenza del diritto, quindi se è vero che il principio
generale è l’onere della prova, ci sono delle eccezioni chiamate presunzioni.
Due tipi: presunzioni legali, è la legge che considera come provato un fatto incerto in regime di un altro
fatto certo che lo precede. Io il 01/01/2020, ho la foto del mio orologio. Il 09/04/2020, c’è un’altra foto con
l’orologio. Per la legge si presume che io sia stato proprietario anche in mezzo si due estremi; può essere
non vero, posso averlo venduto e rubato all’acquirente ed è lui che deve provarlo cioè gli ho invertito
l’onere della prova, questa è la Presunzione di conoscenza. Vedo un orologio e mi piace, mando una lettera
in data 01/01/2020 al proprietario, al quale arriva il 03/01 chiedendogli di vendermi l’orologio per 100. Il
proprietario può fare una controproposta o accettare quella. Risponde si il 04/01 e arriva il 08/01, l’orologio
diventa automaticamente del nuovo proprietario e il vecchio deve risarcire eventuali danni al nuovo. Se io
non lo voglio più, devo dimostrare con un fatto valido (ad es. salute) di non avere ricevuto l’ok
dell’acquirente. Per la legge se è arrivato l’hai letto e quindi cazzi tuoi. Questa è la presunzione legale.
Presunzioni semplici, dato che il giudice deve decidere per forza, in caso di assenza di prove che lo
permettano lo si fa sulla base di altri elementi.
Le presunzioni legali si dividono in altri due tipi: assolute e relative. Delle prime non è possibile dare la
prova contraria mentre delle altre si. Il primo caso ad es si presenta con la nascita di un bambino, che per
forza è prima dei 10 mesi e quindi non si ammette prova contraria. ASSOLUTA.
Se io di la prova di non essere stato in grado di leggere la lettera nell’esempio precedente, allora posso
revocarla. RELATIVA.
Le prove sono di due tipi: documentali e semplici.
Le prime, confessioni e giuramenti.
Prove testimoniali, a seguito di interrogatorio processo civile poco valore penale molto valore.
Le confessioni sono giudiziali, se tu non paghi oggi e mi dite “ah si li porto domani” e lo fate in contanti per
dire, due giorni dopo io vi denuncio dicendo che dovete ancora darmeli. La vostra risposta vale come
confessione e deve dimostrare che te li ha dati.
Giuramento, come la confessione ma pronunciata con una forma di giuramento e in giudizio. Giuramento
decisorio, cioè io dico al giudice di chiedere il giuramento all’altra parte. Ed è definitivo rispetto alla causa.
Giuramento suppletorio quando il giudice chiede a una delle due parti di giurare su qualcosa che non è
certo o che non è stato approvato.
Tutela dei diritti di credito, responsabilità patrimoniale: il debitore risponde con tutti i suoi beni attuali e
futuri. Il 1/01 il mio patrimonio vale 100. Un amico mi presta 120. Rispondo con tutto il mio patrimonio
presente e futuro.
Se io devo 40 a uno ma ho 20, e devo ricevere 200 da un terzo. Io aspetto che il primo si stufi e solo dopo
chiedo i 200 così non pago il debito. Azione surrogatoria quando io agisco nell’interesse di un altro
creditore.
Azione revocatoria, è un’azione uguale e contraria. Cioè se ho un debito e possono rifarsi sulla mia casa,
questa la trasferisco momentaneamente a un altro, rendendo il mio patrimonio non abbastanza per i miei
debiti. Il terzo o perde la casa o mi paga lui. Due presupposti: l’atto deve essere oggettivamente idoneo a
rendere incapiente il patrimonio del debitore; devo anche provare la conoscenza da parte del terzo, cioè
che sia stato fatto apposta per il debito. Anche la modifica da patrimonio immobile a liquido, per la
giurisprudenza si presuppone che lo si faccia per far sparire i soldi e quindi può entrare la azione
revocatoria.

04/03/2020
Nella tutela dei diritti c’è la perdita dei diritti per decadenza o prescrizione.
Art.2934
In questo sistema è importante di chi è che cosa, che sia un bene o un diritto. Però se tu io diritto non lo
eserciti per tanto tempo vuol dire che non ti interessa e quindi te lo tolgo (PRESCRIZIONE), secondo alcuni il
mancato esercizio fa perdere il diritto, secondo altri l’azione correlata al diritto. Se io perdo il diritto se mi
investono ad esempio se mi mettono sotto non posso avere i soldi, se mi tolgono solo l’azione io non posso
chiederli ma se me li danno spontaneamente posso prenderli, nell’altro caso se me li dovessero chiedere
devo ridarli.
Prescrizione e decadenza DOMANDA ESAME!!
Ad esempio, il diritto allonore non posso mai perderlo. Si perdono per prescrizione solo i diritti disponibili,
ad esempio quello di credito.
Il tempo per la prescrizione decorre dal giorno in cui viene fatto valere. La durata della prescrizione
ordinaria è dieci anni. Il termine per la prescrizione puó essere sospeso, cioè interrompe e poi riparte anni
dopo, se viene interrotto, si azzera il termine è riparte da zero, sospeso mancano gli anni che restavano.
Esempio se devo dare i soldi a una donna e poi me la sposo l’anno dopo, il matrimonio sospende la
prescrizione, dal divorzio riparte e mancano 9 anni.
Esempio se mi devono soldi ma non ne hanno, ogni 9 anni 11 mesi e 28 giorni gli mando una raccomandata,
ho esercitato il diritto e quindi riparte da zero. INTERRUZIONE!
Con la decadenza non si perde l’azione ma proprio il diritto, a differenza della prescrizione dove perdi
l’azione legata al diritto. DIFFERENZA DOMANDA ESAME!!
Nella decadenza l’esigenza di certezza è tanto forte che non ci sono differenze tra interruzione o
sospensione. Art.1495(?)
Decade il diritto se entro 8 giorni che ad esempio mi si rompe un bene non lo dico, non è prescritto è
decaduto.
Il diritto di proprietà non si perde per non uso, anche il non uso è esercizio di proprietà. Però se per un
periodo qualcun altro lo usa al posto mio per dieci anni e io non dico nulla, io perdo il diritto sull’orologio e
lo acquisisce l’altro.!!!!!!!
Prescrizione, decadenza e usucapione sono i tre modi in cui si perde un diritto!!!!!!!
Successioni
Fatto giuridico in senso stretto= accadimento naturale che produce effetti giuridici. Es. Fulmine su auto
Atto giuridico in senso stretto= accadimento volontario che produce effetti giuridici oltre la volontà
dell’uomo. Es. Presto il mio libro a un amico, passano tre mesi gli mandiamo una mail per ricordargli del
libro. Per il solo fatto di averlo scritto abbiamo invertito l’onere del rischio, fatto partire i termini per la
prescrizione e ho esercitato il diritto. Cioè solo con quella frase gli effetti giuridici sono questi tre.
Negozio giuridico= accadimento volontario al quale vengono correlati gli effetti voluti se sono LEGALI. Es.
Voglio vendere il mio l’orologio a uno e dico va bene 100, allora l’orologio ora fa parte della sfera giuridica
dell’acquirente ed è lui che viene tutelato. Se si trattasse di marijuana invece non verrebbe tutelato
nessuno ahahha
MESSA IN MORA!!! Guardare nel libro
Come si acquista la proprietà? (Diritto soggettivo assoluto)
Modi: a titolo originario e a titolo derivativo
Originario è quando qualcuno diventa PRIMO proprietario (es. Quando vado a funghi posso vendere
qualcosa che prima non era mio/faccio una scultura, divento titolare su qualcosa che non esisteva)
Derivativo invece è quando divento proprietario per trasferimento da proprietario precedente. Questo puó
avvenire per mortis causa, o inter vivos. È meglio essere proprietario a titolo originario o derivativo?
Certamente per primo, perché quando acquisto da un terzo un bene, lo acquisto con le stesse limitazioni
che aveva prima quel bene (casa data in affitto da me comprata devo aspettare che si liberi) mentre se
sono il primo so per certo che non accadrà.
Inter vivos la casa passa da un patrimonio ad un altro.
Mortis causa invece, è il soggetto che subentra nell’altro patrimonio e non il patrimonio a spostarsi. In
questo caso si accede al patrimonio, mentre in Inter vivos si succede. Perché viene disciplinata la
successione mortis causa? Perché quando io eredito non eredito solo i crediti ma anche i debiti; è un
problema proprio tecnico: il soggetto muore ma i beni no, e lo stato deve sempre sapere di chi è cosa. Ma
perché deve saperlo? Per sapere chi deve rispondere dei danni causati dal bene. Quindi non tanto per la
tutela ma per la sanzione. Proprio perché la morte estingue la persona ma non le situazioni giuridiche
soggettive ART. 586, acquisto dei beni da parte dello stato: in mancanza di eredi e lo stato non risponde dei
debiti oltre il valore del bene.
Due principi che regolano la successione:
1. Garantire la possibilità di disporre dei propri beni dopo la propria morte
In certi stati è stata tolta la possibilità, invece lasciarla consente di far girare l’economia. In questo modo io
posso lasciare le cose ai miei eredi e quindi sono motivato a spendere e a guadagnare di più.
2. Interesse a che il patrimonio resti all’interno della cerchia familiare
Alcuni soggetti devono per forza ricevere dei beni. In Italia è impossibile diseredare!!! Tutto alla morte
torna dentro il patrimonio, i nostri genitori hanno regalato la macchina a qualcuno alla loro morte ritorna
tutto nel patrimonio (con delle pratiche). Basta la capacità giuridica per succedere.
Il primo principio, è così forte che è addirittura sancito dalla carta costituzionale! Art. 42. La legge stabilisce
che bisogna prevedere la successione legittima e testamentaria, cioè che alcuni beni vadano per forza a
delle persone e quando puó intervenire lo stato (quando non si trova un erede).
2 modi di attribuire la proprietà dei beni di un defunto:
Successione legittima, quando manca il testamento o il testamento non dispone per tutti i beni del decuius.
Es. Un uomo è interessato a lasciare la macchina antica a uno dei suoi figli, però oltre quello ci sono altri
beni, ed è per quei beni che si procede per successione legittima, cioè quelli fuori dal testamento.
Successione testamentaria, è quella che viene indirizzata dal testatore mediante una disposizione scritta
che deve avere specifiche caratteristiche. Prima domanda d’esame: il testamento è un fatto, un atto o un
negozio? È un negozio giuridico!!!
Dopo che a tutti gli eredi sono entrati i beni secondo le quote di legge minime, con la restante parte del
testamento si puó fare ciò che si vuole lasciandola a chi si vuole, anche fuori dal nucleo familiare. Se non ho
parenti entro il sesto grado posso lasciare a chi voglio.

16/03/2020
In generale si ha successione in un rapporto giuridico quando questo, pur restando inalterato, viene
trasmesso da un soggetto ad un altro; colui che trasferisce il diritto DANTE CAUSA, colui che lo acquista
AVENTE CAUSA. Non sempre l’acquisto di un diritto realizza una successione; chi trova un oggetto
abbandonato ne diventa proprietario senza far avvenire un passaggio da un soggetto ad un altro, dato che
diventa proprietario di un oggetto di nessuno. Quando l’acquisto di un diritto non realizza una successione,
si tratta di un titolo originario; questa autonomia consente di vedere valido l’acquisto: ad esempio se trovo
un orologio per strada, e questo era stato rubato e poi smarrito dal ladro, dopo una procedura complessa
ne divento il proprietario.
Una successione identifica invece un acquisto a titolo derivativo, e lo si acquista con gli stessi diritti ma
anche con le stesse limitazioni del Dante causa. A titolo originario invece si è tranquilli perché si acquista il
titolo nella sua pienezza, senza limitazioni derivanti da altro proprietario.
In relazione all’evento che dà origine al trasferimento del titolo, si ha la successione per Mortis Causa e
Inter vivos (dal latino=tra vivi), tipico esempio la compravendita (acquistare un bene da un terzo). La
distinzione tra i due tipi di successione si riflette nel titolo del diritto, cioè lo strumento giuridico mediante il
quale tecnicamente avviene il trasferimento del diritto, che deve sorgere in maniera coerente alla disciplina
poiché lo Stato si occupa di tutelare di chi è cosa, solo nel caso in cui il trasferimento sia regolare; nel caso
di mortis causa, il titolo è rappresentato dal testamento o, quando manchi, dalla legge, essendo esclusa la
successione causa morte PER CONTRATTO, cioè i patti successori, che sono vietati. Mentre la successione
Inter vivos puó realizzarsi qualsivoglia altro strumento, ad eccezione del testamento che è solo per la
successione mortis causa.
In relazione all’oggetto del trasferimento, si distingue tra una successione a titolo universale, e una a titolo
particolare, la prima quando l’avente causa subentra nella globalità dei rapporti facenti parte al Dante
causa, o in una sua quota ideale: ad esempio all’erede che subentra in tutti i diritti del defunto; la seconda
invece riguarda il trasferimento di uno specifico diritto, come nel caso della compravendi tra. La peculiarità
della successione mortis causa puó comportare una successione a titolo universale, quando c’è l’erede, o a
titolo particolare, il legato, mentre nella successione Inter vivos si ha sempre una successione a titolo
particolare.
Quali diritti possono essere trasferiti?
Non tutti i diritti e obblighi possono essere trasferiti e non sopravvivono alla morte del titolare: alla libertà,
integrità personale, nome, stati familiari (coniuge, figlio...).
Si trasferiscono solo quelli a contenuto patrimoniale, nonostante la legge presenti delle eccezioni: diritti e
obblighi a contenuti patrimoniale che non si trasferiscono come il credito agli alimenti a seguito di un
divorzio, assegno mensile ad esempio, alla morte della moglie termina il diritto insieme alla sua vita. Altra
eccezione è quella legata ai rapporti strettamente legati alle qualità soggettive di una persona, prendono il
nome di rapporti intuitus persone, ad esempio come il defunto era un famoso pittore che doveva farmi un
quadro e muore, si scioglie il rapporto e l’erede deve restituirmi l’anticipo dato.

Il diritto distingue i luoghi ove si svolge la vita della persona:


- Residenza->ove abitualmente si dimora
- Domicilio->centro degli interessi economici, dove il soggetto svolge l’attività
- Dimora->ove si sta in un determinato momento
Fasi della successione a causa morte:
Morte della persona, apertura della successione, individuazione dei soggetti eredi (detta vocazione),
chiamata dei soggetti (delazione), accettazione/rinunzia.
Apertura successione, si apre al momento della morte ma nel luogo dell’ultimo domicilio del defunto e il
patrimonio manca di un titolare. La morte è necessaria per l’apertura della successione; la morte è quindi
un atto giuridico in senso stretto, poiché evento naturale che provoca effetti giuridici. Es: Giulio è residente
a Roma ed è domiciliato a Milano, ma muore durante un viaggio in Svizzera, la successione si aprirà presso
il tribunale di Milano.
Vocazione: per testamento o per legge, sono le FONTI DELLA SUCCESSIONE. La vocazione non è sufficiente
per la successione, deve accompagnarsi l’offerta del patrimonio agli eredi, e prende il nome di delazione, a
cui segue l’accettazione o la rinunzia. Normalmente vocazione e delazione coincidono e si verificano
normalmente all’apertura della successione, ma in determinati casi sono distinti in quanto la vocazione e
immediata ma la delazione puó essere rimandata ad esempio per eredi che devono ancora nascere
(capacità giuridica con la nascita infatti) ma diritti prima di nascere, diritti successori.
Come si acquistano i diritti successori?
Mentre il legatario acquista automaticamente il diritto, gli eredi devono per forza di cose accettare l’eredità
per divenirne proprietari. Ad esempio, lascio un orologio a un mio amico, appena muoio ne diventa
automaticamente proprietario e se vuole puó rifiutare. Se invece viene chiamato un successibile questo
deve accettare, perché se io acquisto la titolare del diritto su un bene specifico, come l’amico con
l’orologio, il massimo che rischia è dover restituire l’orologio o quel valore; l’erede invece risponde sia dei
crediti che dei debiti! Per poter accettare l’erede deve avere la capacità di succedere, non va confusa con la
capacità di agire che serve per accettare l’eredità!!! È capace di succedere chi sia nato nell’istante in cui
muore il soggetto; tuttavia anche i nascituri concepiti e ai non concepiti, cioè ai figli e ai figli futuri dei figli,
anche gli enti e lo stato in assenza di altri eredi entro sesto grado; lo stato subentra anche nei debiti ma
solo fino al valore di quanto acquisito, non per debiti superiori.
La chiamata a succedere diventa efficace solo con l’accettazione, il diritto di accettare dura 10 anni e se
l’erede muore senza aver accettato, il diritto di accettare viene trasferito agli eredi. Se ci sono creditori tipo
la banca con un mutuo, essa puó chiedere al giudice di rendere minore la durata della prescrizione del
diritto di accettare tipo a 6 mesi o un anno, così da poter riscuotere il credito a breve.
L’accettazione puó essere pura e semplice, e produce la fusione tra patrimonio dell’erede e del defunto, e
là responsabili dei debiti anche se superano il valore della eredità, responsabilità ultra vires, cioè oltre il
valore dei beni ereditati. Oppure l’accettazione puó essere con beneficio inventario, in questo caso l’erede
risponde ai debiti solo e nei limiti di quanto ereditato, senza quindi la confusione tra i due patrimoni. Se ce
residuo dopo il pagamento dei debiti con l’inventario del patrimonio del defunto allora lo si dà all’erede, se
invece non c’è residuo e addirittura c’è un negativo, di questo non risponderà l’erede.

17/03/2020
L’accettazione puó essere espressa o tacita: espressa quando avviene per atto pubblico o in scrittura
privata, dove il chiamato accetta l’eredità e assume il titolo di erede, scrivendolo. Più pericolosa è quella
tacita, che si ha quando il chiamato all’eredità compie uno o più atti che presuppongono necessariamente
la sua volontà di accettare, e che egli in avrebbe il diritto di fare se non proprio nella qualità di erede: ha
creato e puó creare dei problemi; ad esempio prendere dal cassetto l’orologio di mio padre che è morto
presuppone la mia accettazione, e se solo quello è il patrimonio restante ma i debiti sono di centinaia di
milioni di euro, dovrò rispondere anche di quelli.
La legge richiede una forma solenne in caso di accettazione con beneficio di inventario, con notaio o
cancelliere del tribunale del luogo in cui si è aperta la successione (domicilio decuius) e la successiva
trascrizione presso l’ufficio dei registri immobiliari, e questa forma di accettazione è nell’interesse
dell’erede poiché comporta la non confusione dei patrimoni.
Abbiamo detto che possiamo anche rinunziare: la rinunzia è un negozio unilaterale, con il quale il chiamato
dichiara di non voler acquistare l’eredità rimanendo estraneo alla successione. È un altro atto solenne,
come tale richiede il notaio o cancelliere e l’inserzione nel registro delle successioni. L’accettazione non puó
essere più cambiata una volta fatta, ma in caso di rinuncia si ha sempre tempo di accettare, termine
prescrizione 10 anni.
Passando al legato, viene identificato con la successione per mortis causa a titolo PARTICOLARE, cioè
realizza la successione in uno o più rapporti determinati, e come tale non è vincolato aldilà del valore di
quanto ricevuto, che viene acquisito in forma automatica senza bisogno di accettazione o rinunzia, se
invece accetta non puó più revocare.
Tipi di successione
- Legittima: o ab intestato in latino, accade per volontà di legge e non per testamento. Si perviene a
questo tipo di successione quando manca il testamento o esiste ma nullo, o annullato, o revocato,
o ancora se non comprende tutto il patrimonio; in questo caso ci sarà coesistenza di successione
testamentaria è legittima.
Se c’è un testamento è chi lo fa che decide a chi lasciare cosa. Se non c’è, c’è un ordine secondo il
quale attribuire i beni del decuius; ma c’è una terza possibilità, e cioè quando il testamento non
includere la totalità del patrimonio, ma solo una parte. C’è il problema della restante parte, che
allora andrà secondo la disciplina della successione legittima. Anche qui esempio: io dispongo di
tutti i miei beni, vinco all’enalotto il giorno dopo la mia morte: i soldi, non presenti nel testamento,
vanno distribuii secondo le regole della successione legittima. Il legislatore, prevedendo la
successione legittima, vuole riaffermare il principio della solidarietà del vincolo familiare, per cui il
bene del defunto vanno prima ai parenti presumendo quindi che questa fosse la sua volontà: sono
successori legittimi IL CONIUGE (non parente!!), i discendenti, gli ascendenti (genitori e più su) i
collaterali e gli altri parenti fino al sesto grado; se questi mancano la successione riguarda lo stato.
Ciascun ordine esclude il successivo, se è presente un ordine il grado successivo è così via viene
escluso. Il coniuge concorre con i primi due ordini (discendenti e ascendenti) e esclude il terzo.
Il problema è come si calcolano i gradi di parentela:
Al massimo quindi, secondo la successione legittima, gli eredi ultimi sono Calpurnio e Sempronio.
Quote della successione legittima (non li chiede all’esame):

- Testamentaria: il testamento, è l’atto col quale una persona dispone per il tempo in cui avrà
cessato di vivere, e comprende parte o tutto il patrimonio. Puó contenere anche cose diverse dal
patrimonio, come il riconoscimento di un figlio naturale (fuori dal matrimonio). È sempre
revocabile, fino all’ultimo istante prima di morire, ma non può essere revocato il riconoscimento
del figlio.
Il testamento è un vero e proprio negozio giuridico, manifestazione di volontà diretta a produrre
effetti giuridici che l’ordinamento riconosce sebbene in maniera parziale, cioè con alcuni limiti.
È un negozio unilaterale non recettizio, cioè valido indipendentemente dall’accettazione e
conoscenza che abbia il successore.
Revocabile e modificabile.
Atto personalissimo, puó essere compiuto solo dal soggetto.
È formale, richiesta forma scritta.
Le forme sono:
Testamento forme ordinarie: olografo, pubblico, segreto, forme speciali (a tempo limitato).
Olografo: testamento redatto, datato e sottoscritto dal testatore. È la forma più semplice, e deve
essere interamente scritto A MANO dal testatore, scritti a pc e firmati SONO NULLI si passa
direttamente alla successione legittima. La sottoscrizione serve a individuare il testatore e a
renderlo definitivo, la firma con nome e cognome o che comunque renda chiara l’identificazione.
Se manca la firma è nullo. Se manca la data è valido ma annullabile.
(Non puó testare il minorenne, l’Interdetto per infermità di mente o colui incapace di intendere e di
volere.)
Testamento pubblico: redatto da notaio dopo che il testatore via orale davanti a due testimoni
(normalmente le segretarie del notaio) gli esplica le sue ultime volontà. O lasciate detto che c’è il
testamento dal notaio, o si fa richiesta.
Testamento segreto: consiste nella consegna solenne di una scheda contenente il testamento al
notaio, che la conserva tra i suoi atti. Non deve essere necessariamente autografa ma anche scritto
da un terzo, ma sottoscritta.
Si necessita di un atto di ricevimento che va sottoscritto dal testatore, dal notaio e dai testimoni(?).
Quando le disposizioni dal notaio non sono valide?
È nullo in caso di gravi vizi di forma, come mancanza la firma richiesta o scritto a pc. Quando è
incerto l’erede (“al mio più chiaro amico lascio i miei quadri”) cade la singola disposizione ma le
altre nel testamento che sono chiare invece restano valide.
Annullabile: manca la data, o interdetto, o vizi della volontà (errore, violenza o dolo). Non è privo di
efficacia, ma chiunque interessato puó richiedere (come un parente in quarto grado puó farlo
annullare così da procedere per successione legittima). Per i vizi della volontà, l’errore sussiste nel
caso in cui il testatore indichi in maniera non chiarissima (mio cugino Carlo, pur non essendo Carlo
suo cugino si riesce a capire che è lui perché sempre definito tale), violenza è morale, cioè se il
testatore è stato ricattato o violentato psicologicamente, dolo, quando testatore fuorviato per
lasciare non necessariamente a chi lo fa. Da ricordare, in questi casi è annullabile, non nullo, cioè
valido ed efficace ma puó essere tolta efficacia con queste modalità.

18/03/2020
Tre modi di revocazione: espressa, tacita, presunta.
La revocazione è espressa, quando con un atto formale il soggetto manifesta la volontà di eliminare
in tutto o in parte le disposizioni di ultima volontà; puó essere presente nel testamento o in un atto
ricevuto dal notaio in presenza di due testimoni: cioè o scrivo un nuovo testamento, o vado dal
notaio e dico tutti i testamenti fatti prima di questa data sono revocati con questa dichiarazione.
La revocazione è tacita, in presenza di un testamento posteriore che senza revocare espressamente
le disposizioni precedenti ne stabilisce di nuove che rendono inefficaci quelle vecchie; è una revoca
in fatto. Da qui si nota l’importanza della datazione nel testamento.
La revocazione è presunta, nei casi di distruzione, lacerazione o cancellazione del testamento
olografo e di alienazione o trasformazione della cosa legata. Se io strappo un testamento per la
legge è stato revocato e si procede con la successione legittima. Oppure se io ho disposto con
testamento olografo la consegna di un mio orologio a un amico e poi lo vendo, si presume che io
abbia cambiato idea; revocata la disposizione.
A fianco alla successione legittima e a quella testamentaria, c’è la successione dei legittimari o
necessaria, che è quella prevista in favore di alcune categorie di successori, ai quali la legge
attribuisce il diritto intangibile ad una quota del patrimonio, indipendentemente dalle disposizioni
del testatore. Per questo il testamento è sì un negozio giuridico, ma in questo caso peculiare,
perché se il testamento è fatto bene io posso disporre di una parte dei miei beni ma non di tutti. Le
norme sulla successione legittimaria sono di ordine pubblico, limitano l’effetto delle disposizioni del
testatore, correggendo o neutralizzando l’effetto delle disposizioni testamentarie e delle donazioni
fatte in vita: anche le donazioni in vita infatti rientrano nell’asse eredità. Questa successione si
attua ANCHE in presenza di un testamento. Quella legittima invece compensa la mancanza di
testamento o di disposizioni per TUTTI i beni del patrimonio. I legittimari sono: il coniuge
superstite, i figli legittimi (compresi i legittimari e gli adottivi) e i loro discendenti (in quanto
succedono per rappresentanza), i figli naturali e i loro discendenti, gli ascendenti legittimi. Quando
vi sono dei legittimari si distinguono 2 quote: la quota disponibile, della quale il testatore poteva
disporre, la quota legittima di cui non poteva disporre perché spettante per legge ai legittimari. Nel
1942 al coniuge superstite spettava solo il diritto all’abitazione nella casa familiare e all’usufrutto
dei beni presenti; soltanto con la riforma del 1975 è diventata la persona a cui si lascia gran parte
dei beni; un’altra modifica moderna ma di assoluta logica e buon senso, figli naturali (esterno del
matrimonio) e legittimi (interno del matrimonio) sono la stessa cosa.
Le quote di disponibile:

Si ha lesione di legittima, quando in vita faccio una donazione dal mio patrimonio maggiore o uguale alla
quota di cui non potevo disporre perché destinata ai legittimari. In questo caso, va restituita la quota che
ha ecceduto la legittima. Per stabilire se sono stati lesi i diritti dei legittimari occorre procedere a una
riunione fittizia: si calcolano i beni al momento della successione meno i debiti (ho 100 e 10 di debito,
beni=90), a questa si aggiunge il valore dei beni donati in vita (se ho donato 400, allora il totale è 490); sulla
base di questi elementi si calcola la disponibile, si distinguono quindi le quote e si vede se c’è stata lesione
di legittima. Si puó richiedere la reintegrazione della legittima, o meno, e vanno reintegrati quei valori che
eccedono la legittima.
L’eredità puó dar vita a una comunione ereditaria, che si ha quando ci sono più eredi i quali diventano
contitolari dei beni facenti parte dell’eredità. Es: io muoio con una moglie è un figlio, ho solo una casa, essi
sono titolari ciascuno di metà dei beni presenti nella casa, e metà della casa stessa. Ma ad es. Io ho anche
un figlio naturale, 1/3 a testa dei miei beni, in teoria ci potrebbe andare a vivere ma sarebbe una situazione
scomoda; ecco questa comunione cessa con la divisione, operazione che ogni erede puó richieder e che
puó avvenire in tre modi diversi:
- Amichevole o contrattuale, che si realizza attraverso un apposito contratto con cui gli eredi si
dividono i beni, o parte dei beni.
- Giudiziale, operata dal giudice quando manca il consenso per la divisione dei coeredi, per attuare la
divisione contrattuale. La domanda puó essere proposta da ciascuno dei coeredi chiamando in
giudizio gli altri. È il giudice a decidere, grazie all’aiuto di un consulente tecnico che fa le quote, e
spesso possono essere sorteggiate.
- Testamentaria, operata dal testatore che puó dividere i beni tra gli eredi. Va però fatta bene:
seguendo cioè le quote senza quindi lesione della legittima.

La collazione è l’atto con il quale i figli legittimi e naturali, i loro discendenti legittimi e naturali, il coniuge
che concorrono alla successione, conferiscono alla massa attiva dell’ereditario tutti i beni che sono stati
donati in vita dal defunto, in modo da rispettare le quote di ripartizione dell’eredità. Cioè è l’operazione di
reintegrazione fittizia di cui si parlava prima, che puó dare origine ad una restituzione del valore dei beni
che hanno leso la legittima. Oggetto della collazione sono tutte le donazioni dirette e indirette fatte in vita,
ma ci sono delle spese non soggette a collazione: spese di mantenimento, educazione e malattia,
abbigliamento (ordinario), nozze, donate e perite -incolpevolmente- (ho regalato la moto a mio figlio che
l’ha distrutta), donazioni di modico valore fatte al coniuge. Tutte queste ipotesi però vanno messe in
relazione con il patrimonio: cioè se prendo 1000€ al mese e regalo a mia moglie una pelliccia che vale
20.000€, allora va reinserita perché non è abbigliamento ordinario.
Come avviene la collazione?
Due tipi: collazione in senso stretto (o in natura), che si realizza materialmente con la restituzione del bene
fisico che ha leso la legittima; collazione per imputazione, consiste nel conferente che addebita alla propria
quota ereditaria il valore, al tempo dell’apertura della successione, del bene donatogli che eccede la
legittima o il valore della parte del bene che la eccede. La collazione per imputazione, cioè per valore e non
con il bene fisico, costituisce la costante per i beni mobili e il denaro; quella in natura per i beni immobili. È
comunque il conferente a scegliere quale dei due modi usare.

23/03/2020
L’ultima parte del libro secondo del codice civile ha come argomento Le Donazioni.
C’è uno stretto legame tra donazioni e successioni. Sono disciplinate da delle regole che si avvicinano molto
a quelle testamentarie.
La donazione è il contrario col quale una parte arricchisce l’altra, disponendo verso la stessa un diritto o
assumendo verso di essa un’obbligazione. Quindi la donazione è un contratto, e di conseguenza necessità
di una proposta e di una accettazione. La donazione è un negozio giuridico bilaterale, un vero e proprio
contratto. Questo perché la donazione è una liberalità, cioè un atto a titolo gratuito che si esplica nella
volontà di arricchire un determinato soggetto. Le liberalità sono atti a titolo gratuito, non tutti gli atti a
titolo gratuito sono liberalità. Se io trasporto un mio amico col motorino all’università e non mi faccio
pagare, sto compiendo un atto a titolo gratuito; la liberalità è qualcosa di più, perché necessita della
volontà di arricchire un altro soggetto, ad esempio regalandogli il mio orologio, impoverisco il mio
patrimonio arricchendo il suo, questa è la liberalità e il mio amico deve accettarlo.
La donazione ob nuziale, fatta per un futuro matrimonio, si manifesta senza bisogno di accettazione. Però
attenzione, si perfeziona la donazione quando si perfeziona il matrimonio. Se non c’è matrimonio
innanzitutto va restituito, in secondo luogo [DOMANDA D’ESAME] quando diventa nulla la donazione?
La risposta sbagliata è in caso di divorzio, anche se divorziano il matrimonio c’è stato. La risposta corretta è
se il matrimonio viene dichiarato nullo, ad esempio perché il soggetto era bigamo, a quel punto non si è
perfezionata la fattispecie e dovrà are indietro i regali.
La donazione, e quindi l’arricchimento patrimoniale di un terzo, puó avvenire:
- Attraverso la disposizione, con effetti reali
Ti regalo l’orologio
- Con la rinunzia che il donante fa di un proprio diritto, donazione con effetti abdicativi
Il mio amico mi deve dare €500 ma rinuncio. Rinunciando faccio un meno nel mio patrimonio, che
compenso con un + nel patrimonio del mio amico.
- Assumendo una obbligazione nei confronti del destinatario, con effetti obbligatori
Più delicata: dal punto di vista di Ferro Luzzi, se io mi obbligo a costruirti casa, la devo costruire e
rimane una donazione vera e propria anche se il materiale lo metti tu; nella dottrina della
giurisprudenza non vale come donazione quando cosiate in un -facere-, io ti costruisco casa
pagando tu il materiale. Ma secondo il prof. Il lavoro ha un valore.
Ci sono dei limiti alla donazione, la cui ragione è di tipo tecnico:
1. La legge vieta la donazione di beni futuri, sia che ancora non esistano sia che ancora non
appartengano al patrimonio del disponente. Non posso donare le mele dell’albero appena piantato,
e neanche l’orologio di mio padre che in futuro erediterò. Questo perché mancherebbe o potrebbe
mancare l’animus donandi, cioè la voglia di arricchire qualcun altro.
2. Non si puó donare un facere o un non facere, cioè a costruirti casa o a non fare qualcosa. Per alcuni
puó non essere oggetto di donazione.
L’intento liberale non è di per sé sufficiente, per questo la donazione deve essere fatta a pena di nullità, per
atto pubblico con due testimoni, e qua si nota il secondo elemento che si avvicina al testamento.
Primo elemento: qualcuno si impoverisce, qualcuno si arricchisce.
Secondo elemento: è così forte una situazione patrimoniale nella quale qualcuno si sottrae di un proprio
bene in favore di un altro soggetto, che si necessita di un atto pubblico con due testimoni.
Proposta e accettazione verranno fatte davanti al notaio.
Questa esigenza di forma si attenua di fronte a beni di modico valore; peraltro beni mobili per la validità
della donazione è necessaria la consegna della cosa. Il modico valore è soggettivo, dipende cioè dal
patrimonio del donante.
L’animus donandi deve essere frutto della libera e spontanea iniziativa del donante. Con la conseguenza
che non si ha donazione quando viene fatta per adempiere a un obbligo giuridico o anche solo morale.
CHIEDE ESEMPIO, quello tipico è la obbligazione naturale, se io eseguo una prestazione che non devo
eseguire perché mi è imposta dall’ordinamento giuridico (è obbligazione giuridica quando se non la eseguo
l’ordinamento puó obbligarmi); ci sono dei casi in cui si esegue una obbligazione non giuridica: perdo a
poker, obbligo morale e sociale di pagare entro 24h dalla perdita. Il fatto è che chi ha vinto non potrà mai
portarmi dal giudice, essendo attività illecita; quindi non c’è obbligo giuridico ma morale, ma ciononostante
non è una donazione, non lo devo fare per atto pubblico e tantomeno con animus donandi.
La liberalità conformità agli usi, come la mancia, non è una donazione; non c’è bisogno di notaio e
testimoni.
Al contrario, nella liberalità fatta per riconoscenza o per speciale remunerazione: si chiama donazione
rimuneratoria. Es. Un medico mi salva la vita, lo pago per la parcella che mi viene presentata. Dopodiché
voglio anche regalargli un orologio d’oro, quella è una donazione in considerazione dei meriti e per speciale
rimunerazione, è quindi una donazione e andrà fatta per atto pubblico di fronte a due testimoni. Peraltro, è
una donazione peculiare, perché la presenza di una ragione per la quale io gli faccio la donazione, e questa
circostanza comporta una parziale deviazione della disciplina ordinaria della remunerazione.
La donazione rimuneratoria non è soggetta a revocazione, è assistita da garanzia per evizione e non obbliga
il donatario a prestare gli alimenti: chi riceve un bene in donazione, è per legge obbligato a mantenere in
caso di difficoltà il donante fino al valore della donazione, obbligo giuridico di pari passo all’obbligo morale.
Qual è la capacità per donare?
Piena capacità di disporre dei propri beni, quindi chi ha la capacità di agire.
La capacità di ricevere per donazione è estesa ai nascituri concepiti e ai non concepiti (concepturi).
A causa della natura strettamente personale dell’atto, l’individuazione della persona del donatario e
dell’oggetto spettano solo al donante, perché potrebbe non essere d’accordo con il terzo a cui viene
affidata la decisione e verrebbe quindi a mancare l’animus donandi. È comunque possibile affidare ad un
terzo la decisione del soggetto ricevente la mia donazione, sempre che venga fatta ad un soggetto incluso
nella categoria da me indicata. Es: dono all’UNISS 10.000€ da affidare allo studente più meritevole.
Il donante puó altresì riservarsi la facoltà di disporre di qualche oggetto compreso nella donazione o di una
determinata somma sui beni donati; nel caso muoia senza averne disposto la capacità non puó essere
ereditata. Puó però riservarsi l’usufrutto dei beni donati a proprio vantaggio e anche di più persone, ma
non successivamente; solo come sostituto al donatario. È anche possibile il patto di reversibilità, in forza del
quale in caso di premorienza del donatario i beni donati tornano nella disponibilità del donante. Es: Dono
casa a mio fratello, ma se mio fratello muore prima di me tornano nel mio patrimonio.
Revocazione, per ingratitudine o sopravvenienza dei figli.
Il donante o i suoi eredi possono intentare una azione giudiziale per ottenere una sentenza di condanna in
forza del quale il donatario dovrà restituire in natura i beni, oppure a corrispondere il valore avuto riguardo
al tempo della domanda. Comunque, non pregiudica ai terzi che abbiamo acquistato i beni anteriormente.
La fattispecie è che io dono, poi ho un altro figlio, per la legge non avrei avuto l’animus donandi se avessi
avuto un altro figlio. Oppure ancora per ingratitudine, cioè se ho donato una cosa a mio fratello ma ha poi
tentato di uccidere mia moglie, posso agire revocazione.

24/03/2020
I beni
Il bene in senso giuridico è la cosa che può formare oggetto di diritti. Non tutte le cose sono beni sotto il
profilo giuridico. I beni in senso giuridico sono solo cose utili o utilizzabili delle quali l’uomo puó
appropriarsi. Quindi per avere rilevanza giuridica i beni devono essere:
- Utili
- Accessibili (la terra di Marte non è vendibile)
- Limitati -> ma da discutere
Possono esserci più titolari con diritti differenti o identici (come nel caso della contitolarità).
Altro es per il primo caso: un proprietario e un usufruttuario sullo stesso bene.
Rispetto ai beni ci sono diverse classificazioni più o meno importanti.
La prima, la più importante:
- Beni immobili per natura = non possono essere spostati
- Beni immobili per determinazione di legge = sono quelli che non sarebbero da considerare immobili
ma la legge li considera così. Mulini, bagni, edifici galleggianti.
- Beni mobili = quelli non compresi nelle prime due categorie, inoltre le energie naturali con valore
economico (energia elettrica quando vendibile è un bene mobile)
Perche è importante la distinzione? Per vedere la circolazione, poi per come è opponibile la titolarità del
diritto sul bene, e che garanzie possono essere apposte al bene.
Forma, pubblicità e garanzia sono i tre aspetti fondamentali delle modalità con cui il diritto regola la vita dei
beni.
- Forma: per poter vendere un bene dobbiamo conoscere la differenza tra bene mobile e immobile,
perché a seconda del tipo è necessaria una metodologia differente. Es. un orologio si trasferisce
con stretta di mano, una casa con una forma scritta.
- Pubblicità: dobbiamo conoscere la differenza tra bene mobile e immobile anche sotto l’aspetto
della pubblicità, cioè la modalità con cui rendiamo opponibile il nostro diritto sul bene. I beni
immobili sono trascritti in pubblici registri per rendere pubblico che io sono il proprietario del bene.
Per i beni mobili basta il possesso del bene che dimostra la mia titolarità.
- Garanzia: la differenza tra bene mobile e immobile ci permette di conoscere le garanzie che
rafforzano e ci garantiscono il diritto sul nostro bene. Normalmente il debitore risponde con tutti i
suoi beni; il creditore può richiedere delle garanzie che lo tutelano ulteriormente, e queste
cambiano a seconda che il bene sia di tipo mobile o immobile. I beni immobili sono oggetto di
pegno, i beni mobili sono oggetto di ipoteca.
DOMANDA D’ESAME: Pubblicità dichiarativa serve a rendere opponibile ai terzi l’atto, non possibile senza la
trascrizione nei pubblici registri. Quindi l’atto c’è ma non è opponibile.
Nella pubblicità costitutiva non esiste proprio l’atto, cioè non è proprio valido non solo non opponibile.
Se io prendo in pegno un orologio per un debito di 5000; succede che il soggetto contrae molti debiti,
essendo dato in pegno un soggetto per primo può soddisfarsi sull’orologio. Se io ho l’orologio e non vengo
pagato dal debitore, allora DEVO vendere l’orologio all’asta e prendere 5000 per me e, tolte le spese
dell’asta, dare al debitore la parte restante.
Ipoteca invece, io presto dei soldi e voglio una garanzia: casa al mare. Per costituirla si iscrive nei pubblici
registri immobiliari che la casa è di Tizio ma per 5000 di Caio, la casa può essere venduta ma chi la compra
diventa mio debitore e se non paga deve vendere la casa e darmi ciò che mi spetta.

Ci sono altre distinzioni frutto della dottrina ma anche della Giurisprudenza, come forma atipica ma
importantissima del diritto:
- Materiali / Immateriali
- Fungibili / Infungibili: Sono fungibili i beni identici gli uni agli altri, in particolare sono beni
fungibili per eccellenza i soldi, 50 euro sia 10 pezzi da 5 che 5 da 10 ecc.
Sono infungibili, quelli che non possono essere sostituiti con altri, ad es. il
quadro di un famoso pittore deve essere quello e non altri; se voglio quello deve
essere quello.
DOMANDA: QUANDO il denaro da bene fungibile diventa infungibile? Quando il
denaro ha valore numismatico! Se io compro all’asta una moneta specifica di euro,
quella deve essere.
Un qualunque libro di Pirandello è fungibile ma non generico, un libro di un
qualunque autore è generico.
- Consumabili / Inconsumabili: Sono beni consumabili quelli che non possono essere utilizzati
senza essere consumati fisicamente, come il cibo, o economicamente, come il denaro; sono detti
anche a utilità semplice poichè vengono utilizzati una sola volta prima di essere consumati.
Sono beni inconsumabili quelli che si prestano a un’utilizzazione
continuata senza che restino distrutte o alterate, come un terreno,
ma anche quelli che con l’uso si deteriorano, come un pantalone. Ci
interessa perché bisogna sapere che tipo di bene ho per sapere
quanto deve durare e come tutelare il mio titolo.
- Divisibili / Indivisibili: Sono beni divisibili, quelli che possono essere frazionati in modo
omogeneo senza alterarne il loro valore economico e ottenendo che ogni frazione rappresenti una
porzione del valore del bene, es. un chilo di farina (1 unico sacco o più sacchi) o ancora il denaro.
Sono indivisibili tutti i beni che non hanno questa proprietà: non
quelli che non possono dividersi ma quelli che una volta divisi
hanno una valenza economica diversa; es. io vado in negozio e
voglio un cavallo, se me lo porta a pezzi invece che intero non ha la
stessa valenza (LOL).

25/03/2020
I beni possono anche essere messi in relazione tra loro, acquisendo una disciplina giuridica differente:
Sotto il profilo del rapporto tra i beni, si distinguono:
- Beni semplici, come una pianta, pria autonomia e utilità
- Beni composti, una macchina o una casa, che è composta da più beni acquistabili singolarmente, le
quali non possono essere più godute separatamente.
- Beni connessi, quando due o più cose vengono messe in relazione tra loro potendo distinguere una
cosa principale e una accessoria. Figure di connessione sono l’incorporazione, quando una cosa
mobile è all’interno di un’altra immobile, in cui le cose mobili immobilizzate perdono la loro utilità
propria al di fuori dell’immobile; la pertinenza, costituita da un elemento oggettivo, dato dalla
destinazione di una cosa al servizio o ornamento di un’altra, e da un elemento soggettivo, dato
dalla volontà di effettuare questa destinazione, ed è legittimato a farla il proprietario della cosa
principale o chi ha un diritto di titolarità su di essa. Quindi si ha pertinenza quando un elemento
accessorio è destinato al servizio o all’ornamento di un elemento principale, formando con essa
un’unità economica: io ho una casa, ho un box parcheggio pertinente alla casa, non posso venderlo
separatamente, pur potendolo affittare singolarmente (cioè rimane comunque collegato al mio
diritto di proprietà mantenendo la possibilità di effettuare autonomi rapporti). Un altro requisito è
che deve essere durevole, cioè deve durare per tutto il tempo necessario a soddisfare la finalità
obiettiva per cui la pertinenza è stata posta in essere. Il rapporto principale cessa col venir meno
della destinazione. Sono pertinenze anche le cose mobili poste a servizio o ornamento di altre cose
mobili: cioè se io vendo una nave senza dire nulla, tutto ciò che c’è va venduto insieme adesso.
- Universalità, sono costituite da un complesso di cose che appartengono alla stessa persona ed
hanno una destinazione unitaria: es. se ho una biblioteca, i libri possono essere venduti
singolarmente magari avendo essi basso valore; ma se io ho tutti i libri scritti nel 1880 in tutto il
mondo, essi assumono un valore differente insieme, formando un’entità economica autonoma.
È diversa dalle cose composte e dalle pertinenze poiché manca la distinzione tra cosa principale e
cosa accessoria (Casa-Box), avendo un senso solo se venduti tutti insieme. 3 elementi
caratterizzano le universalità: pluralità di cosa mobili, una destinazione unitaria, l’appartenenza a
un singolo soggetto. Inoltre, io posso vendere le unità separatamente, non sono obbligato a
vendere tutto insieme; hanno cioè un senso unitario ma mantengono la loro autonomia.
- Beni produttivi, sono quelle entità che pervengono da un altro bene, cosiddetta cosa madre, che
rimanendo inalterata dà origine al frutto. Si distinguono frutti naturali, quelli che provengono
direttamente dalla cosa indipendentemente dall’opera dell’uomo (Mela, diventa un bene
autonomo quando si stacca dall’albero). Appartengono al proprietario della cosa che li produce,
che può venderli anche prima della produzione e diventa efficace solo al momento della
separazione; frutti civili, sono quelli che derivano dalla cosa come godimento di un altro soggetto di
un bene proprio, ad esempio io ho una casa, la faccio utilizzare a un’altra persona, ho diritto al
canone di locazione; esempio tipico sono anche gli interessi sul denaro, cioè io ho una somma di
denaro e la presto a qualcun altro, e questo giustifica il sorgere automaticamente il mio diritto ad
avere interessi sul denaro, e cioè ai frutti civili. Il valore di questi frutti civili varia in proporzione alla
durata dell’utilizzo dei beni in questione da parte del terzo soggetto.

30/03/2020
Proprietà (Libro III)
La legge nel codice del 1942 non offre una vera e propria definizione del diritto di proprietà, piuttosto
di ciò che può o non può fare il proprietario, e cioè disporre del bene come vuole entro i limiti e gli
obblighi stabiliti dalla legge; è chi esercita il diritto di proprietà che ha degli obblighi, non la proprietà,
ed è per questo motivo che si è tolta la definizione di proprietà in funzione dei diritti e obblighi del
proprietario.
Caratteristiche della proprietà
Quanto ai poteri che si assumono a seguito dell’acquisizione del diritto di proprietà, si risolvono nel
godere e disporre della cosa (cosa in senso giuridico, cioè le cose che possono formare oggetto dei
diritti). Godere della cosa è utilizzarla, non utilizzarla (non è sempre stato così, prima della carta
costituzionale 1948 se i terreni non venivano utilizzati allora venivano riassegnati), distruggerla,
prestarla. Nel concetto di godere rientra anche l’appropriarsi dei frutti derivanti dalla cosa, che sia
frutto naturale o civile. Disporre, si intende giuridicamente, effettuando atti giuridici che hanno ad
oggetto un bene di cui io sono proprietario, quindi il proprietario ha diritto di disporne in modo pieno
esclusivo (senza necessità di confidare sulla cooperazione di altri) poiché diritto assoluto, cioè di porre
in essere negozi giuridici (contratti bilaterali), vendendolo, donandolo, affittandolo; e proprio per il suo
carattere esclusivo se un terzo soggetto influisce sul mio godimento, posso rifarmi ala legge per
tutelare il mio diritto. Ulteriore carattere del diritto di proprietà è la sua perpetuità, cioè non ha vincoli
di durata ed è quindi non soggetto a prescrizione; ciò perché anche il non utilizzo è esercitare
comunque il diritto. Però se al mancato utilizzo si accompagna l’utilizzo da parte di un altro soggetto, si
perde il diritto e il terzo lo acquisterà a titolo ORIGINARIO per usucapione, dopo un tot di tempo.
Modi di acquisto di proprietà a titolo originario
- Occupazione: possono essere acquistate per occupazione le cose mobili che non appartengono a
nessuno, o perché mai appartenute a nessuno (res nullius) come per i funghi, o perché
abbandonate volutamente (res derelictae), come una bici vicino alla spazzatura, diverso dal caso
delle cose smarrite.
- Invenzione: chi trova una cosa mobile deve restituirla al proprietario, o al comune in caso di non
identificazione del proprietario. Se dopo un anno dalla pubblicazione nessuno si presenta, il diritto
di proprietà passa a chi l’ha trovato. Se qualcuno reclama il bene e dimostra che è suo, il ritrovante
ha diritto a un premio pari a 1/10 del valore.
- Tesoro: qualunque cosa mobile di pregio nascosta o sotterrata di cui nessuno può affermare di
essere il proprietario. Apparterrà al ritrovante se proprietario del terreno; per metà al ritrovante e
per metà al proprietario del terreno nel caso in cui il ritrovante non ne sia proprietario. Per i beni di
valore storico e archeologico, si ottiene un premio a seguito della consegna dell’oggetto allo stato.
- Accessione: qualunque piantagione, costruzione, od opera esistente sopra o sotto il suolo,
appartengono al proprietario di quest’ultimo. Questa regola si applica perché vi sia incorporazione,
congiunzione o aderenza tra opera il suolo, ed è necessario che l’opera incorporata perda la sua
autonomia e non possa essere separata dal suolo. ES: se delle sementi cadono nel mio terreno
perché portate dal vento, ciò che cresce è mio perché cresciuto nel mio terreno. L’accessione
ordinaria è quella che si realizza tra mobile (opera) a immobile (il fondo). Il codice civile identifica
altre ipotesi di accessione: tra mobile a mobile, rientra l’unione e la commistione, che ricorrono
quando due cose mobili che appartengono a proprietari diversi si uniscono o si mescolano
formando una cosa sola. Se le cose sono separabili la proprietà resta separata e ciascun
proprietario può richiederne la separazione; se le cose non sono separabili la proprietà viene
ripartita tra i due, a meno che non sia identificabile una cosa principale o di valore molto superiore,
il cui proprietario lo diverrà anche della nuova entità pagando all’altro il valore della cosa
incorporata. Es: io a casa trovo un tartufo e lo uso per fare il risotto, ma il tartufo era di mio fratello
e non è più separabile. Essendo il tartufo di valore molto maggiore del riso, il proprietario del tutto
sarà mio fratello che dovrà pagarmi il valore del riso, a meno che non mi avesse detto di non usarlo,
in questo ultimo caso sarebbe solo lui il proprietario. Un altro caso da mobile a mobile è quello
della specificazione, caso di chi utilizza materia altrui e la trasforma formando una cosa nuova: il
proprietario diviene l’artefice della trasformazione che dovrà pagare la materia usata, tranne se il
valore di questa non superi notevolmente quello della mano d’opera, caso in cui avverrebbe il
contrario. Tra immobile a immobile, Es.: in caso di alluvione si stacca un pezzo di terreno e finisce
sul mio fondo, ne divento proprietario; così come le isole che si formano nei pressi di un fiume
appartengono al demanio pubblico.
- Usucapione:

31/03/2020
Il codice non dà una definizione di proprietà ma cosa può fare e non il proprietario; questo perché alla
proprietà sono stati attribuiti limiti e obblighi.
Limiti della proprietà
Un primo limite è quello ai sensi del quale il proprietario non può fare atti i quali non abbiano altro scopo
che è quello di nuocere o recare molestia ad altri: sono i cosiddetti atti emulativi, caratterizzati da una
specificità, che l’atto d’esercizio del diritto non arreca alcuna utilità al proprietario, avendo il solo scopo di
nuocere o recare molestia ad altri. Dunque, per trattarsi di atto emulativo è necessario che esso venga
compiuto al solo peculiare fine di causare danno a un terzo, senza che egli ne tragga un qualunque altro
beneficio. Es.: Io ho un terreno confinante con un altro soggetto che costruisce una piscina che a me dà
fastidio perché fanno rumore giocando; allora io metto degli alberi nel mio terreno con l’unico scopo di
lasciare la piscina sempre in ombra; ma l’ombra va solo nel suo terreno e per niente nel mio: tipico atto
emulativo il cui unico scopo è quello di recare molestia a un terzo. In questo caso il giudice mi costringerà
ad abbattere gli altri.
Rapporti di Vicinato, sono molti e appartengono ad una categoria secondaria; anche i singoli comuni
possono stabilirli per il proprio territorio. Uno di questi è la distanza minima necessaria tra costruzioni che è
di 3 metri, salvo appunto la normativa differente del territorio locale.
Immissioni, dove il conflitto può allargarsi non solo ai proprietari ma anche a attività produttive; immissioni,
in maniera non proprio tecnica, è ad esempio il fatto che del fumo o degli odori (come per il barbecue)
arrivino nel terreno del vicino. A differenza di quanto accade per gli atti emulativi lo scopo unico non è
recare molestia ad un terzo, però comunque influisce sulla fruibilità del fondo altrui e sarà necessario
stabilire se è tollerabile o meno. Questo però va affiancato al tipo di luogo in cui si trovano le proprietà (se
abitato o industriale) e il tipo di proprietà (produttiva o proprietà semplice), e se l’attività produttiva è
posta in luoghi non consoni per tale scopo, l’unico caso in cui prevarranno le ragioni di quest’ultima è
quello in cui la cessazione di tale attività comporti dei costi (o delle perdite) davvero grandi per la
collettività; e chi vince la causa può chiedere sia la cessazione che il risarcimento per danni causati.
Ma come si difende la proprietà?
Ci sono delle azioni poste a difesa della proprietà, che vengono chiamate azioni petitorie.
La prima e più importante è la Rivendicazione, restituzione della cosa che gli sia stata indebitamente
sottratta, dovendo però dimostrare la sua proprietà sull’oggetto e non è semplice. Tant’è che la prova del
diritto di proprietà viene definita Probatio diabolica, o prova del diavolo, che sta ad indicare una prova
impossibile. L’azione di rivendicazione è imprescrittibile, cioè posso chiederlo in qualunque momento, salvo
per usucapione ovviamente: dal punto di vista teorico io posso aspettare tra molti anni prima di
rivendicare, però se l’altro soggetto ha usato sempre il bene (usucapione) ne diventa proprietario.
Azioni di mero accertamento: negatoria, con la quale il proprietario mira a far dichiarare l’inesistenza di
diritti da parte di un altro quando ha motivo di tenerne pregiudizio. Es.: io ho un orologio e un altro
soggetto sparge la voce secondo cui in realtà lo avesse ereditato lui e io me ne fossi appropriato; la gente
inizia a mormorare e io voglio riaffermare il mio diritto di proprietà, con una azione negatoria da parte di un
tribunale nei confronti di questo soggetto. Ove sussiste anche molestia, ad es. “ridammi l’orologio!” davanti
agli altri, posso anche chiedere il risarcimento del danno.
Azione di regolamento di confini, un altro tipo di azione di mero accertamento, essendo diretta a eliminare
incertezza tra due fondi. Es.: due persone litigano su dove termina il confine; il giudice nomina un
consulente che si impegna a individuare il confine e poi si fa una dichiarazione in cui afferma dove si situa il
confine.
Apposizione di termini, si ha quando il confine è certo, ma non si mettono d’accordo per come delimitare il
confine: una ci vuole la rete in ferro, l’altra di legno, si va davanti al giudice che lo stabilirà.
La proprietà non è l’unico diritto REALE (cioè assoluto), ma vi sono anche i diritti reali di godimento e i diritti
di garanzia:
Quelli di godimento sono anche detti minori o su cosa altrui, e consistono nel godere di un bene di
proprietà altrui per concessione da parte dello stesso proprietario. Incidono sul come il proprietario può
disporre il bene ma non sulle sue disposizioni, cioè potrà sia ipotecarlo, venderlo, però a seguito del
termine della concessione data al terzo soggetto. Sono inoltre soggetti a prescrizione ventennale, cioè se
per vent’anni il soggetto non sfrutta mai la concessione, la perde per prescrizione.
Il diritto di garanzia è dato dal pegno e dalla garanzia, cioè la possibilità di rifarsi su quel bene in caso di
mancato pagamento di un debito.

Diritto di superficie, che si estende al di sopra e al di sotto del mio terreno: Es.: se ho un terreno e uno ci
costruisce, la casa diventa mia e dovrò pagare il materiale usato. Diverso è se concedo il diritto di
superficie, valido per un tot di tempo, dopo il quale ritorna in mio possesso.
Diritto di Enfiteusi, godere del territorio altrui e anche dei frutti, pagando un canone periodico al
proprietario e dovendo migliorare il terreno.
L’Usufrutto posso utilizzarlo come metodo per lasciare l’eredità ai miei figli prima della mia morte: cedo la
proprietà ai miei figli prima della mia morte, lasciando a loro la proprietà ma riservando a me l’usufrutto
della stessa.
L’uso consiste nel potere di servirsi della cosa, nei limiti dati dal soddisfacimento dei bisogni propri e della
propria famiglia; il diritto di abitazione attribuisce al soggetto di abitare nella proprietà per il
soddisfacimento dei bisogni propri e della sua famiglia. Sono diritti impignorabili, cioè sono talmente
PERSONALI che non possono essere sottratti ad esempio per mancato pagamento (come invece è possibile
per l’usufrutto).
La servitù prediale consiste nel peso attribuito ad un fondo detto servente, per l’utilità di un altro fondo
detto dominante appartenente a un diverso proprietario. Consiste nel far passare il soggetto del fondo
servente attraverso il fondo dominante perché altrimenti impossibile raggiungere il fondo che si trova
all’interno o al confine di quello dominante. Può anche essere acquisita per usucapione, es.: se io per dieci
anni sono passato per una strada, poi cambia il proprietario del fondo dominante e non vuole più farmi
passare, io posso andare in tribunale e dimostrare di esserci passato per tanto tempo, avendo quindi
acquisito la servitù prediale per usucapione.

01/04/2020

Possesso
La differenza tra proprietà, possesso e detenzione: DOMANDA D’ESAME.
Il possesso è la situazione in fatto equivalente al diritto, cioè la proprietà è un diritto, il possesso è un fatto.
Consiste quindi nel comportarsi da proprietario senza esserlo, lecitamente o illecitamente.
La detenzione è il rapporto con la cosa come se fosse proprietario, ma senza esserlo: può essere detentore
legittimo, illegittimo.
Es.: LO CHIEDE ALL’ESAME!
Ho una penna, è mia, sono il proprietario, sono il possessore e il detentore (cioè ho il diritto di proprietà, lo
esercito come se fossi il proprietario perché infatti lo sono e questo fa di me possessore, in più ho il
rapporto immediato con la penna e quindi sono detentore); la presto a un uomo, chi è iol proprietario?
Possessore? Detentore? Io sono il proprietario, il detentore è l’uomo, chi è il possessore? Il possessore
resto io, perché scelgo di prestarla.
Se la mia ragazza me la ruba e la presta, io sono il proprietario, lei è il possessore illegittimo e di mala fede,
il detentore è chi l’ha ricevuta in prestito.

Il possesso quindi rappresenta il contenuto del diritto di proprietà, infatti normalmente proprietario e
possessore sono la stessa persona; ma non sempre, c’è infatti qualcuno che a volte non è proprietario ma si
comporta come se lo fosse, in buona o mala fede. Il possesso può quindi essere illegittimo, in mala fede o in
buona fede.
Si è davanti al possesso quando si hanno due elementi: uno di carattere soggettivo, l’animus possidendi
che è la volontà di comportarsi come proprietario; uno di carattere oggettivo, il corpus, cioè la disponibilità
materiale del bene. Se viene a mancare l’animus, si ha la situazione di detenzione, perché so di non essere il
proprietario e mi comporto di conseguenza. Da detentore si può passare allo status giuridico di
proprietario, semplicemente modificando con la testa il mio approccio col bene.
Es.: io presto un disco ad un mio amico, che lo presta ad un altro cambiando il suo animus in possidendi e
da quell’istante parte la prescrizione fino a 10 anni, momento in cui si perde il diritto di proprietà.
DOMANDA D’ESAME:
Buona fede
Ci sono due tipi di buona fede: oggettiva, quando c’è una regola di comportamento; soggettiva, tipica del
possesso, cioè inconsapevolezza di ledere un diritto altrui. Cioè il possessore illegittimo può essere di mala
fede o di buona fede: se rubo in mala fede, se prendo un cappotto ad una festa uguale al mio sono
possessore illegittimo ma di buona fede per inconsapevolezza. La buona fede ha dei vantaggi nei rapporti
giuridici: ad esempio i frutti conseguiti in buona fede non li devo restituire; es.: se coltivo un pezzo di terra
che pensavo fosse mio per dimenticanza del confine, i frutti non devo restituirli, solo il terreno.
Se però era facile capire il confine allora cade. Inoltre, è il proprietario del titolo leso a dover provare la mia
mala fede, altrimenti si presume. Basta inoltre che fossi in buona fede nel momento in cui ho compiuto
l’atto, non c’entra un istante successivo, e ho quindi diritto a trattenermi i frutti.

20/04/2020
Il possesso è il meccanismo che tutela i proprietari dei beni mobili, poiché per i beni immobili vi è il
meccanismo di trascrizione nei pubblici registri. Ecco perché è molto importante studiare il possesso.
Possesso vale titolo
Si può diventare proprietari tramite il possesso, non solo: con il possesso in certe condizioni si diventa
proprietario a titolo ORIGINARIO!
Perché possa applicarsi questa regola, devono ricorrere alcuni presupposti:
- La vendita deve essere compiuta da chi non è proprietario, perché se lo fosse non ci sarebbe alcun
bisogno di applicare la regola avendo acquisito il bene a titolo derivativo
- Il trasferimento deve avvenire attraverso un titolo astrattamente idoneo, ovvero la compravendita,
ragione giuridica per la quale sarebbe accettabile il trasferimento del diritto
- Deve esserci la buona fede dell’acquirente, cioè egli deve essere inconsapevole del fatto che il bene
non appartenga al venditore
- La consegna della cosa
Con queste regole viene trasferita una cosa che non era mai stata nel mio patrimonio, in senso astratto è
come se il bene stesse passando direttamente dal vero proprietario al compratore poiché tecnicamente il
venditore non lo ha mai avuto nella sua sfera giuridica.
Il titolo di proprietà viene acquisito a titolo originario perché manca la derivazione del titolo essendo stato
venduto da un soggetto che non lo aveva, e quindi non è stato tecnicamente trasferito. L’acquirente
diventa proprietario, e il proprietario originario non può richiedervelo indietro può al massimo rifarsi sul
venditore chiedendo il risarcimento.
La regola del possesso vale titolo è molto importante per più motivi:
- Prima di tutto da un punto di vista tecnico, poiché l’ordinamento dà rilevanza al fatto dell’astratto
trasferimento che gener l’apparenza del titolo, dando quindi forza all’apparenza, quando tutti
vedono una cosa diventa vera.
- Da un altro punto di vista viene data rilevanza alle ragioni dell’economia, perché rende possibile la
circolazione dei beni che altrimenti diverrebbe impossibile, poiché ci si dovrebbe accertare che tutti
i pezzi che costituiscono il bene in considerazione siano stati acquistati legalmente.
Un’altra regola, già anticipata in precedenza, è che la buona fede deve essere presente al momento
dell’acquisto, quindi anche se poco dopo l’acquisto scopro di aver acquistato un bene rubato, ne sono
comunque proprietario.
Un’altra regola importante, se vendo il bene a due persone il bene, uno acquista prima del secondo, ma se
quest’ultimo lo ritira prima sarà lui il proprietario.

Un altro modo di acquisto della proprietà attraverso il possesso è l’usucapione (ordinaria e di beni mobili
acquistati in mala fede):
i presupposti sono:
- Devo essere possessore per vent’anni, tempo in cui devo fare tutto quello che avrebbe fatto un
proprietario
- In maniera continua, quindi vent’anni continuativi, e non deve essere interrotto da nessuno, né il
vero proprietario né un altro illegittimo o un soggetto che conosce il vero proprietario
- E in maniera pacifica, cioè si dà importanza al fatto che chi poteva “difendersi” non lo ha fatto, si
schiaccia quindi il fatto sul diritto.

Ci sono dei casi di usucapione abbreviata (buona fede con titolo idoneo):
Es.: una persona dichiara di essere erede e si va a dichiarare proprietario del terreno, dopodiché me lo
vende (quindi lo acquisto in buona fede). Si scopre che non era erede, ma io ho fatto le cose per bene. In
questo caso il termine viene abbreviato a 10 anni.

Anche il possesso viene tutelato, ci sono le azioni possessorie (diverse dalle petitorie della proprietà).
Perché ci sono queste oltre a quelle della proprietà? Perché la prova del possesso è più semplice essendo
un fatto, quindi una cosa che si vede e non un diritto come la proprietà che invece va provato.
Sono:
- Reintegrazione, cioè se mi viene tolto il bene di cui sono possessore mi deve essere restituito
- Manutenzione, è per tutelare il possesso contro chi dichiara di avere il titolo di proprietà del bene
posseduto
- Nuova opera, se vedo che accanto al terreno di cui sono possessore mi stanno costruendo una casa
che vedo che viene fatta male e potrebbe crollare, posso bloccarne la costruzione
- Danno temuto, al contrario, ho un terreno e c’è accanto una casa che dopo un terremoto è ridotta
male e potrebbe recare danno, agisco da proprietario e lo vado a dire al giudice, che interviene.

21/04/20
L’obbligazione
L’obbligazione è un tipo di diritto soggettivo relativo, che necessita cioè di un collaboratore (o parte) che
deve fare o non fare qualcosa per far sì che il titolare di tale diritto goda dello stesso.
Il rapporto obbligatorio in quanto rapporto giuridico è l’archetipo del diritto soggettivo relativo.
È quindi caratterizzato da due parti, le quali prendono il nome di creditore e debitore che, il primo detto
lato attivo del rapporto e quindi il titolare del diritto soggettivo (e cioè della pretesa), il secondo lato
passivo e quindi colui che ha il dovere di comportarsi in un certo modo nei confronti del primo.
I soggetti del rapporto obbligatorio normalmente sono determinati (individuabili) anche se non sempre: ad
es. io lascio un bene al figlio mio che avrà la migliore pagella, quindi in quell’istante non è determinato ma
determinabile il soggetto che beneficerà del diritto di credito.
Bisogna distinguere da queste ipotesi le cosiddette obbligazioni ambulatorie (o PROPTER REM) DOMANDA
D’ESAME: sono quelle obbligazioni in cui è impossibile individuare in maniera definitiva il soggetto che sarà
titolare del diritto; infatti può capitare che non sia un soggetto la parte cui il rapporto fa riferimento, bensì
un bene. In questo caso l’obbligazione si sposterà in capo ai soggetti titolari del diritto sul bene su cui verte
l’obbligazione.
Es.: Un terreno con due proprietari, al centro del quale vi è un muretto di confine. Per legge entrambi i
soggetti devono mantenere in condizioni ottimali il muretto di confine. Se il secondo soggetto vende ad un
terzo soggetto, l’obbligazione viene trasferita insieme al bene. L’obbligazione viene quindi trasferita al
nuovo proprietario che diventa quindi il nuovo obbligato.
Per vedere se si ha davvero compreso il meccanismo dell’obbligazione:
Art. 1174 – l’oggetto dell’obbligazione deve essere suscettibile di una valenza economica riconoscibile
quindi dal mercato, e la prestazione del servizio che l’obbligato deve compiere, deve (per l’obbligante)
avere un interesse non necessariamente patrimoniale: come ad esempio il teatro, o il cinema, se io pago il
biglietto per uno spettacolo e non me lo fanno vedere io posso pretendere il risarcimento del biglietto, e in
questo caso l’interesse è di tipo culturale (perché mi arricchisco con lo spettacolo).
Tratto fondamentale dell’obbligazione è la sua coercibilità, cioè che una volta che ho assunto il diritto
soggettivo relativo io posso andare dal giudice e ottenere la prestazione da parte dell’obbligato anche
contro la sua volontà. Si è quindi veramente titolari del diritto soggettivo relativo solo se posso andare dal
giudice e pretendere ciò.
Si fa in questo caso una distinzione tra obbligazioni civili, che sono coercibili, e obbligazioni naturali, non
coercibili.
Nelle obbligazioni civili un soggetto diventa contemporaneamente creditore e debitore: ad esempio se
compro un orologio sono creditore per la consegna dell’orologio a me, e debitore per il pagamento dello
stesso.
Le obbligazioni non coercibili vengono dette naturali, in senso atecnico: infatti non sono vere e proprie
obbligazioni, ma vengono comunque indicate come giuste cause di attribuzione patrimoniale, cioè sotto
un’obbligazione naturale non si è effettivamente obbligati a pagare, ma se lo fate, avete fatto bene; non si
può cioè tornare indietro.
Es.: un caso tipico è il gioco d’azzardo, già visto nelle precedenti lezioni.
Nel rapporto obbligatorio si ha quindi la presenza di buona fede, ma a differenza del possesso è una buona
fede di carattere oggettivo (identificabile con la correttezza): Devo fare qualcosa di specifico.
Sia debitore che creditore devono comportarsi in buona fede ponendo in essere dei comportamenti
specifici, comportandosi cioè con correttezza: i confini della correttezza vengono dati dalla Giurisprudenza.
Ad es. un venditore di un bene deve fornire gli avvisi di pericolo legati a quel bene, o le regole per evitare di
farsi male con l’utilizzo di quel bene.
Cosa può far sorgere un rapporto obbligatorio?
Sono le 3 Fonti dell’obbligazione
Per legare due parti è necessario un contratto, un fatto illecito (se rompo il naso devo risarcire), ogni altro
atto o fatto idoneo a produrre un’obbligazione quest’ultima viene definita una CLAUSOLA -> APERTA.

27/04/2020
Come già detto nel rapporto obbligatorio il creditore ha bisogno della collaborazione del debitore per
vedere soddisfatto il suo diritto, appunto sull’obbligato. Questo è il motivo per il quale la parte centrale di
questo rapporto è l’adempimento, ossia l’atto con cui il debitore si appresta a concludere il rapporto
saldando l’interesse nei confronti dell’obbligante.
Vi sono una serie di regole che disciplinano l’adempimento raggruppate in diversi gruppi:
- Chi deve eseguirlo: La prestazione per estinguere l’obbligazione deve essere compiuta dal debitore,
ma non necessariamente da parte di esso in prima persona e materialmente. Può avvenire sia in via
generale tramite dei soggetti di un’impresa posti per quella mansione, oppure una specifica
persona indicata come tenuta a compiere l’atto.
Diverso è quando svolge l’adempimento un terzo soggetto estraneo alla sfera giuridica del
debitore, è valido ed efficace e obbliga il creditore ad accettare il pagamento, divenendo il terzo
egli stesso creditore nei confronti del primo (ad esempio un figlio verso il padre che ha estinto il
debito) salvo casi specifici: in caso di infungibilità della prestazione (opera d’arte che può essere
compiuta dall’unico debitore) e nel caso in cui vi sia un rapporto che lega il debitore
qualitativamente con l’oggetto della prestazione (intuitu persone, tipico della rappresentanza),
come nel caso in cui vi sia un delegato che però non può compiere in un preciso momento la
prestazione, la quale non può cedere la prestazione e quindi va rimandato. Vi è poi una terza
ipotesi, che riguarda il caso in cui il debitore chiede espressamente al creditore di non accettare il
pagamento da parte del terzo (ad es. un figlio che non vuole che a pagare sia il padre offertosi).
- Chi può ricevere: Il soggetto legittimato a ricevere la prestazione è senz’altro il creditore. Anche in
questo caso, come per chi deve eseguire, creditore in senso giuridico non fisico (ad es. una banca e
non il presidente in sé). Vi sono anche qui alcune eccezioni: qualora il creditore abbia ratificato
l’adempimento o ne abbia comunque beneficiato Es.: Io compro sotto casa della frutta, passa mio
figlio e chiede se il padre ha lasciato qualcosa o lo stesso venditore chiede al figlio di portare la
frutta che ha comprato, il padre può reclamare la mancata prestazione di consegna (ratifica);
seconda ipotesi, es.: io vado a casa e mangio la frutta ritirata da mio figlio, poi vado a reclamarla dal
venditore, e solo le questo riesce a dimostrare che io l’ho mangiata avrà già estinto l’obbligazione
(ne ho quindi comunque beneficiato). La vera eccezione alla regola quando il debitore dimostra di
essere stato in buona fede quando ha scontato il debito per sbaglio con la persona sbagliata, es.:
pago ad una cassiera dietro la cassa, che prende i soldi e poi va via senza dire niente perché in
realtà non era una cassiera. Il proprietario poi reclama il debito, ma non può dirmi nulla perché è lui
che ha acconsentito a che succedesse il fatto; ovviamente solo se io non potevo accorgermi del
fatto che non fosse la cassiera. Anche quando si pagano in nero abbiamo diritto alla quietanza, cioè
un foglio in cui viene scritto il fatto.
- Oggetto dell’adempimento: L’oggetto dell’obbligazione può consistere in un dare, obbligazione del
denaro ad esempio, in un fare, come una costruzione, ma anche in un non fare, come il pagamento
da parte di un vicino per non mettere alberi che facciano ombra al suo cortile.
Vi è il caso poi della prestazione in luogo dell’adempimento, detta anche datio in solutum
(disciplinata dal codice civile), che consiste nella concessione al debitore da parte del creditore, di
liberarsi dall’obbligazione eseguendo una prestazione diversa da quella originariamente pattuita. In
questo caso non si ha estinzione della obbligazione, ma solo una mutazione della prestazione che
garantisce questo, dopo il compimento della quale si avrà l’estinzione del rapporto obbligatorio. Se
io non potessi compiere la nuova prestazione si dovrà adempiere la prima obbligazione.
- Quando e dove adempiere: Luogo: ove la prestazione consista nel consegnare una cosa certa e
determinata, deve essere fatto nello stesso luogo quando l’obbligazione è sorta. Ove la prestazione
consista in una somma di denaro, questa va consegnata al domicilio del creditore (centro degli
interessi economici del creditore). In tutti gli altri casi si l’adempimento si svolge al domicilio del
debitore.
C’è poi tutta un’altra disciplina relativa al tempo: non vi è alcun termine, il creditore può esigere
all’adempimento dell’obbligazione immediatamente; è stato stabilito un termine, se è a favore del
DEBITORE, vuol dire che prima non gli si può chiedere l’adempimento ma lui può farlo prima; se è a
favore del creditore allora il debitore non può adempiere prima; se è a favore di entrambi allora
andrà eseguito esattamente quel giorno.
- Come adempiere:

28/04/20
L’adempimento è il modo principe per estinguere un rapporto obbligatorio, e solo in questo modo si
realizza la perfetta coincidenza tra esecuzione della prestazione dovuta al creditore e il soddisfacimento
del diritto soggettivo relativo del creditore.
Ci sono però altri modi in cui viene estinta un’obbligazione, ma senza che a ciò si accompagni la piena
realizzazione dell’interesse del creditore; si ritrovano raccolti nel codice civile sotto la denominazione
“Modi di estinzione dell’obbligazione diversi dall’adempimento”.
Vanno divisi in due grosse categorie (DOMANDA TIPICA):
- Modi satisfactori, Compensazione e Confusione
- Modi non satisfactori, Novazione, Remissione e Impossibilità
Fanno riferimento alla soddisfazione o insoddisfazione del creditore; vi sono quindi delle ipotesi in cui
anche senza l’adempimento (mediante il quale il creditore è sempre soddisfatto) si ha il
soddisfacimento dell’obbligante.
È una distinzione priva assolutamente di qualsiasi rilevanza normativa, ma viene fatta per chiarimento e
per facilitare l’allocazione delle varie tipologie di estinzione.
Non satisfactori:
• Novazione, dal punto di vista strutturale è un vero e proprio contratto col quale le parti
sostituiscono alla prima una nuova obbligazione. Deve essere differente dalla prima per un
elemento oggettivo o per oggetto o per titolo. Nel primo caso, es.: io mi sono impegnato a
doverti dare una penna, ma poi non voglio dartela più; sostituisco la penna con un pennarello,
nell’istante in cui mi dici di sì io ho estinto la prima (non satisfactoria) e ho assunto una nuova
obbligazione per darti un pennarello, modificando quindi l’oggetto; se quindi con
l’adempimento non c’è estinzione della prima fino a quando no si estingue la seconda, con la
novazione se poi si dovesse rompere il pennarello non rivive la prima, perché è appunto stata
estinta senza soddisfazione. Cambiando il titolo, es.: dovevo cederti la proprietà della casa ma
non voglio più, e ti propongo quindi la cessione dell’usufrutto.
La novazione è valida ed efficace ed estingue la prima obbligazione, con la modifica dell’oggetto
o del titolo, ma anche con un altro elemento necessario di carattere soggettivo, il cosiddetto
l’animus novandi, cioè la voglia di entrambe le parti di estinguere la prima obbligazione in
favore della seconda. È quindi un elemento psicologico che renda chiara la volontà di
modificare, se non è infatti possibile identificare questo elemento si può ottenere come
risultato la presenza di entrambe le obbligazioni, cioè un’aggiunta e non una sostituzione.
Da ultimo, va detto che la novazione porta con sé l’estinzione delle garanzie date per la prima
obbligazione (come un pegno), e dovrei quindi definirne di nuove.
• Remissione del debito, atto laterale con cui il creditore rinuncia al credito che verte sul
debitore; l’effetto estintivo si produce nel momento in cui la volontà del creditore viene
comunicata al debitore, ed è quindi un’applicazione degli atti recettizi che hanno effetto
nell’istante in cui ne viene a conoscenza chi ne deve beneficiare, sempre che quest’ultimo non
dichiari entro un termine (solitamente 3gg) di non volerne approfittare, molto raro, condizione
che deriva dal sistema del codice del ’42 (scritta da una persona vissuta nell’800, dove era più
frequente).
• Impossibilità sopravvenuta e incolpevole, cioè per causa non imputabile al debitore, e deve
essere incolpevole perché ad es.: se devo consegnare un orologio e cade un meteorite su di
esso non posso più consegnarlo e si risolve il contratto cui era legato l’oggetto; se avevo quindi
dato un anticipo mi va restituito per l’annullamento del contratto prima citato. Se invece io
dimentico l’orologio e me lo rubano, non posso più consegnarlo ma non sono incolpevole
poiché potevo evitarlo e quindi devo risarcire il valore dell’oggetto al creditore.
Alcune eccezioni: l’impossibilità temporanea non pesa economicamente sul debitore per i
ritardi né risolve l’obbligazione, sempre che vi sia ancora l’interesse del creditore.
Satisfactori:
• Confusione, si ha quando il debitore diventa anche creditore di sé stesso o viceversa. Ad
es.: la successione. Io devo a mio padre dei soldi, ma poi muore e divento erede, non devo
più i soldi a mio padre e neanche all’erede (me stesso), ma non si ha adempiuto, si è solo
avuta una confusione delle parti.
• Compensazione, ce ne sono di tre tipi:
L’elemento comune è rappresentato dalla reciprocità dei debiti che permette di realizzare
una notevole economia di atti giuridici, posto che l’estinzione totale o parziale
dell’obbligazione avviene senza trasferimenti di denaro. Ad es.: devo dare 100$ a un
soggetto che me ne deve 50; per regola dovrei andare al suo domicilio a saldare il debito
per poi venire lui al mio e darmi il 50. Essendo questo senza logica, in prima
approssimazione il sistema della compensazione dice che vado a casa del creditore e gli do
solo 50$. È quindi un modo per semplificare i trasferimenti di denaro o beni e servizi.
o Compensazione legale, necessita di tre requisiti necessari: i reciproci debiti e crediti
devono essere omogenei, cioè che hanno come oggetto una somma di denaro o
beni fungibili (es. grano anche di diversa quantità ma della stessa qualità), liquidi
(cioè che siano desumibili da una semplice operazione aritmetica in base agli
elementi indicati dal titolo), esigibili (cioè non sottoposti a termine, che deve
essere o scaduto o, se differente, nell’interesse del creditore). Per legge quindi, se
rispettati i tre requisiti, non si necessita di autorizzazione per la compensazione.
o Compensazione giudiziale, si verifica quando all’interno di un giudizio (tribunale) il
debitore eccepisca (=obiettare) l’esistenza di un suo credito nei confronti del
creditore; questo si può verificare quando non volendo compensare io porto in
giudizio un soggetto, chiedo di essere pagato e quindi eccepisco una
compensazione. Perché questo avvenga, non deve esserci una esatta e
determinata quantificazione nell’ammontare. Il giudice può operare in
compensazione se il debito può essere comunque calcolato e quantificato.
, riconoscendo il debito e
operando in compensazione condannando il debitore come tale, ma in relazione al
debito compensato di quello che egli stesso verte nei confronti del creditore.
o Compensazione volontaria, è quella più evidente e semplice. Non deve sussistere
nessun presupposto, deriva semplicemente da un accordo tra le parti che genera
una modifica dell’obbligazione originaria.
A questi modi sostitutivi dell’adempimento, va aggiunto il caso della prescrizione, perdita di
un diritto per mancato esercizio per un dato periodo. Se per dieci anni il creditore non
chiede il debito, a seguito del periodo sopracitato, perde il diritto di credito e si risolve così
l’obbligazione senza soddisfazione del creditore.

04/05/20-05/05/2020
Il rapporto obbligatorio può subire delle modificazioni a livello di soggetti, che prendono il nome di vicende
dell’obbligazione e che non comportano l’estinzione del rapporto ma solo il cambiamento dei soggetti
legati da esso. Possono riguardare la sostituzione del lato soggettivo attivo, e cioè il creditore, o il lato
soggettivo passivo e quindi il debitore.
La sostituzione del lato soggettivo attivo prende il nome di cessione del titolo di credito, disciplinata dagli
articoli che vanno dal 1260 al 1267 del codice civile.
È un effetto giuridico che è normalmente, non necessariamente, la stipulazione di un contratto che può
essere a titolo oneroso (compravendita) o a titolo gratuito (attraverso la donazione).
I soggetti all’interno della cessione del credito sono: il cedente che è il primo creditore, il cessionario che è il
nuovo creditore, e il ceduto che è il debitore.
È un contratto che trasferisce il diritto di credito, quando il contratto si perfeziona? Cioè quando dà
effettivamente origine a un’obbligazione?
Esistono due principali tipi di contratto:
- I contratti consensuali, tipici della compravendita, nei quali sorge un’obbligazione nel momento in
cui si ha il consenso dei due soggetti interessati.
- I contratti reali, sono quelli che oltre al consenso necessitano della consegna dell’oggetto perché il
contratto si perfezioni. Es.: il deposito: negozi in cui si lascia ad esempio una valigia per un tot di
tempo così da non doverla portare in giro, e si deve pagare per riprenderla. Per chi riceve la valigia
l’obbligazione di custodirla e restituirla dietro pagamento, ecco perché si necessita della consegna
perché si perfezioni. (Anche per i parcheggi a pagamento credo).
Una volta che il contratto si è perfezionato, cioè sono sorte le obbligazioni, questo produce degli
effetti:
o Effetti reali, consistono nel trasferimento di un diritto, tipico la compravendita che è un
contratto consensuale a effetti reali./ Cessione del credito è lo stesso un contratto
consensuale a effetto reale
o Effetti obbligatori, che non trasferiscono nulla, esempio classico è il mandato: se qualcuno
accetta di fare una vendita per te per un compenso in percentuale, non c’è un
trasferimento di diritti, semplicemente sorge una obbligazione per lui di effettuare la
vendita e per me di dargli il corrispettivo.
Nella cessione del credito vi sono due volontà, del creditore cedente e del creditore cessionario (nuovo
creditore) ed è diversa dalla cessione del contratto perché lì c’è anche una terza volontà, quella del
creditore ceduto; nella cessione del credito non è necessaria perché pagare devo comunque, non fa
differenza chi è il creditore: unica eccezione è se a seguito della cessione è più complesso e oneroso
estinguere l’obbligazione nel domicilio del nuovo creditore, caso in cui sarà il cessionario a doversi fare
trovare al domicilio del cedente.
Unica nota, al ceduto va notificata dal cessionario (nuovo creditore) la modifica del soggetto attivo, questo
per far sì che il nuovo creditore possa opporre l’obbligazione e perché sappia di non dover pagare al
cedente.
Il cedente trasferisce al cessionario anche il rischio di insolvenza, cioè il rischio che il debitore non abbia la
somma. Questo rischio può essere in parte neutralizzato:
La cessione del credito può infatti essere attuata in due modi
• Con garanzia della solvenza (detta pro solvendo art.1267,1), cioè ho diritto ad avere quanto pagato
per il titolo di credito (cioè se su un credito di 10 ho pagato 8, avrò dirotto ad avere 8), più gli
interessi più il risarcimento del danno. Il cessionario deve prima tentare di ottenere la somma dal
debitore, se non riesce neanche con giudice e asta dei pignoramenti, allora il cedente risponderà
del risarcimento.
• Senza garanzia della solvenza (detta pro soluto)
Come detto le modificazioni del lato soggettivo possono interessare anche il lato passivo, cambia cioè la
parte del debitore con diverse intensità a seconda che si tratti di affiancamento ad un altro debitore o di
una vera e propria sostituzione; può avvenire attraverso:
• La delegazione di debito, con cui si indica un nuovo soggetto che si assume l’obbligazione (diversa
dalla delegazione di pagamento dove il nuovo soggetto ESTINGUE l’obbligazione ma senza
assumerla).
Da un punto di vista strutturale è molto complessa e richiede la presenza di tre volontà:
L’ordine impartito dal debitore delegante al delegato, la promessa del delegante nei
confronti del delegatario (creditore) e l’accettazione da parte del delegatario: tre distinti
negozi giuridici che diventano un unico negozio plurilaterale.
Perché il delegato dovrebbe accettare? Normalmente c’è un rapporto giuridico sottostante:
cioè io dovevo 1000 al creditore per un orologio (tra i due vi è un rapporto di valuta), e il
delegato deve 1000 a me per un motorino (tra i due vi è un rapporto di provvista),
direttamente delego lui per estinguere l’obbligazione risolvendo due rapporti giuridici con
un’unica operazione.
Nel momento in cui accetta la promessa del delegante il delegatario può fare due cose: o
liberare il delegante non potendosi più rifare sul delegante, delegazione privativa, oppure
può non liberarlo, in cui accetta la delega ma in caso di mancato pagamento da parte del
delegato, delegazione cumulativa.
L’unica cosa che il delegato potrà sempre opporre al delegatario sono i rapporti personali
con cui si arriverebbe alla delegazione perfetta: se anche il delegato aveva un debito nei
confronti del delegatario, può eccepire tale credito nei suoi confronti estinguendo
l’obbligazione per COMPENSAZIONE (invece che per adempimento).

• L’espromissione, Ci sono tre soggetti: L’espromesso che è il primo debitore, l’espromittente che è il
secondo debitore, e l’espromissario che è il creditore.
Si distingue dalla delegazione in quanto l’iniziativa viene assunta non dal primo debitore,
ma da un terzo (espromittente), il quale propone al creditore di assumere lui stesso
l’obbligazione al posto dell’espromesso.
Quali sono le ragioni per cui l’espromittente faccia ciò? Ad esempio, può essere un padre in
aiuto di un figlio, o ancora può esserci un debito che l’espromittente ha con l’espromesso e
che intende saldare attraverso l’estinzione di questo rapporto obbligatorio.
Anche l’espromissione può essere cumulativa o privativa.
La differenza è che manca il rapporto tra espromittente e espromesso a chiudere il
triangolo, mentre permane la presenza del rapporto di valuta dato dall’effetto tra
espromittente e espromissario, quindi non vi è un triangolo perfetto come nella
delegazione.
• Accollo, anche qui tre soggetti: Accollato che è il primo debitore, accollante che è il secondo
debitore, e l’accollatario che è il creditore.
Da un punto di vista strutturale si presenta come un accordo tra l’accollato e l’accollante, in
forza del quale quest’ultimo assume l’obbligazione nei confronti del creditore.
Normalmente questo effetto si esaurisce nell’ambito tra accollato e accollante e viene
definito accollo interno, mentre in altre situazioni viene notificato al creditore e si ha il caso
dell’accollo esterno.
Nel primo caso, l’accollante va dall’accollato e si offre di assumere l’obbligazione perché in
grado economicamente di pagare l’accollatario, che ignora quanto accaduto tra i due; al
momento dell’estinzione, sarà l’accollante a saldare il debito ponendo fine al rapporto
obbligatorio.
Nel caso invece dell’accollo esterno (definibile spurio ossia non autentico), la differenza è
che il creditore, essendo a conoscenza della presenza di un nuovo soggetto nel rapporto
obbligatorio, può decidere se proseguire con l’accollo cumulativo o privativo.
Eccezioni: ci sono quelle inerenti al rapporto di provvista e quelle inerenti al rapporto di
valuta (art.1271), lo stesso della delegazione:
nell’accollo il debitore accollante non può eccepire né le eccezioni inerenti al rapporto di
valuta (tra primo debitore e creditore) né quelle inerenti al rapporto di provvista (tra lui
stesso e il primo debitore), ma può opporre quelle personali con il creditore.

Ci sono delle regole che valgono per tutte le tre figure:


§ Se il creditore decide per la via privativa liberando il primo debitore, si assume il
rischio di insolvenza del nuovo debitore, ma se quest’ultimo era insolvente già al
tempo dell’assunzione dell’obbligazione il primo debitore non viene liberato;
l’insolvenza deve cioè sopravvenire successivamente l’obbligazione.
§ Se la nuova obbligazione è dichiarata nulla o annullata, il debitore originario anche
se liberato viene di nuovo rintrodotto nel rapporto obbligatorio ma non può
avvalersi delle garanzie prestate da terzi.
Il codice civile dopo aver esplicato l’obbligazione generale, individua diversi tipi di obbligazione,
caratterizzati sotto il profilo dei soggetti o dell’oggetto:
- Sotto il profilo soggettivo, la distinzione più importante
o Obbligazioni solidali, (ART. 1292) si estinguono a seguito di un’unica prestazione: passiva,
[DOMANDA ESAME] quando vi è una pluralità di debitori (caso in cui il creditore può rifarsi
sul debitore più ricco, il quale salderà tutto il debito per poi rifarsi egli stesso sugli altri);
attiva, se si ha una pluralità di creditori (caso in cui il debitore si libera dell’obbligazione
pagando il tutto ad un unico creditore che ripartirà il credito con gli altri creditori).
Regola per la passiva:
il debitore che paga tutto il debito, può chiedere ad ogni altro debitore solo quanto gli
deve, non può quindi agire in solidarietà.
Inoltre, se uno non può pagare, si distribuirà il debito del singolo negli altri debitori.
Gli effetti favorevoli nei confronti di uno, se non indicato chiaramente il singolo soggetto, si
estendono a tutti i debitori (remissione del debito per una persona ma non indicata,
possono usufruirne tutti); gli effetti sfavorevoli invece non si estendono per tutti.
Ma io creditore come faccio a sapere se posso escutere tutto da uno o meno?
ART.1294: i condebitori sono tenuti in solido se dalla legge O DAL TITOLO non risulta
diversamente. [Vantaggio per il creditore]
Eccezioni della legge: i coeredi non dispongono in solido ma per la loro quota (ad es. se si
hanno ereditato anche dei debiti).
o Obbligazioni parziarie, si estinguono con una pluralità di prestazioni di numero pari al
numero di debitori
- Sotto il profilo oggettivo
o Obbligazioni alternative,
o Obbligazioni divisibili/indivisibili,
o Obbligazioni pecuniarie, quando devo soldi a qualcuno e devo recarmi al domicilio del
creditore.

05/05/2020
Non è solo il debitore che può avere comportamenti non conformi al rapporto obbligatorio, ma anche il
creditore può essere scorretto ad esempio rifiutando la prestazione del debitore, impedendogli di
estinguere il rapporto che li lega.
Per controllare anche questo aspetto del rapporto obbligatorio, la legge ha istituito la messa in mora.
- La mora del creditore: Caso in cui è il creditore che non si comporta con correttezza e si articola in
due momenti fondamentali che sono L’offerta, a seguito della quale il creditore è costituito in
mora, e Il deposito, a seguito del quale il debitore viene liberato.
Per quanto riguarda l’offerta, questa deve soddisfare i requisiti indicati nell’ART. 1208 del codice
civile, va cioè congeniata in modo tale da configurare gli estremi dell’esatto adempimento, e può
essere di due tipi: reale, se l’obbligazione ha per oggetto cose mobili come denaro e liquidi ossia
cose mobili da consegnare al domicilio del creditore; o per intimazione, quando ha per oggetto
cose mobili da consegnare in luogo diverso dal domicilio del creditore, fatta mediante atto a lui
notificato.
Quindi la prima cosa che il debitore deve fare è l’offerta di adempiere, fatta secondo le modalità
prima descritte; una volta avvenuta l’offerta il creditore è costituito in mora. La messa in mora del
creditore produce tre effetti:
1. INVERSIONE RISCHIO IMPOSSIBILITA’
Il rischio dell’impossibilità sopravvenuta per causa non imputabile al debitore diviene a carico
del creditore, il quale non dovrà certamente pagare l’oggetto ma si estingue l’obbligazione per
inadempimento: sarà a carico del creditore nel caso in cui il creditore non era presente alla
consegna e quindi il debitore lascia l’oggetto in un deposito, che va a fuoco: in questo caso
l’impossibilità è incolpevole per il debitore, ma va a carico del creditore poiché è lui che non ha
agito secondo contratto e sarà tenuto ad eseguire comunque la controprestazione (cioè
pagare).
2. BLOCCO INTERESSI
Il debitore non dovrà più corrispondere interessi corrispettivi ma ovviamente dovrà rispondere
interessi moratori. Se è per causa del creditore che la consegna è avvenuta dopo il termine, il
debitore non dovrà ovviamente pagarne gli interessi.
3. RISARCIMENTO DANNO
Il creditore sarà tenuto a risarcire i danni per la sua messa in mora e i costi per il nuovo
deposito dell’oggetto oltre il termine, sempre a causa del creditore.
Se il creditore rifiuta l’offerta del debitore, che sia reale o per intimazione, il debitore può passare al
deposito, con il quale estingue l’obbligazione e il creditore ovviamente deve pagarmi, poi se il
creditore non vuole andare a ritirarle è un problema sua.
Se il debitore non mette in mora il creditore per gentilezza, in realtà sta solo tenendosi tutti i rischi
e i costi che la messa in mora stessa gli eviterebbe.

- La mora del debitore: è il rimedio messo a disposizione del creditore per neutralizzare gli effetti del
ritardo e per indurre il debitore a non tardare ulteriormente. Per mettere in mora il debitore
bisogna farlo per iscritto, es.: se ho prestato un orologio al mio amico, e deve riportarmelo sabato
ma non lo fa, per metterlo in mora devo ricordarglielo per iscritto (PEC/mail), cioè è un atto
giuridico in senso stretto: pur non volendo mettere in mora il proprio amico ma solo ricordargli il
tutto, per la legge lo si mette in mora.
Non sempre comunque è necessario mettere in mora, in alcuni casi avviene automaticamente:
Debito da fatto illecito, dichiarazione di inadempimento (cioè se il debitore dice espressamente di
non voler adempiere o di averlo fatto), termine scaduto e adempimento da fare al domicilio del
creditore (cioè obbligazione pecuniaria).
La messa in mora in generale che cos’è?
Gli effetti sono molto importanti:
o Inversione di rischio, passa al debitore (se tu avessi portato l’orologio al tempo giusto non
sarebbe successo e il creditore ne aveva interesse tant’è che ti ha messo in mora).
o Interruzione prescrizione, ho 10 anni per chiedere la prestazione, ma nel momento in cui
metto in mora si azzerano e sono altri 10.
o Interessi mora, il diritto al risarcimento del danno e agli interessi per la mancata
prestazione.

Imputabilità dell’adempimento
ART. 1218 Elemento oggettivo il debitore che non esegue la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del
danno, salvo che l’inadempimento in ritardo non sia dovuto per causa a lui non imputabile. (se ti costa caro
adempiere ma non è impossibile devi sempre adempiere (es.: se ci puoi arrivare solo in elicottero causa
distruzione strada devi farlo comunque, non è impossibile adempiere).
ART. 1176 riguarda più un elemento soggettivo la misura della diligenza, cioè serve per misurare
l’impossibilità dell’adempimento, cioè se per estinguere l’obbligazione devi svolgere un’azione per quanto
oggettivamente possibile avrebbe dovuto svolgere uno sforzo che nessuna persona normale avrebbe
eseguito. Cioè si considera l’impossibilità soggettiva, e in quel caso il debitore non deve risponderne. C’è
però un’eccezione, cioè il caso in cui sia un professionista a dover eseguire una prestazione, come un
medico, deve comportarsi come un medico non come una persona qualunque.
- Ci sono delle obbligazioni che non sono mai impossibili, tipica è l’obbligazione con oggetto il
denaro, anche se mi si bruciano non è impossibile la prestazione perché non dovevo quelle
banconote specifiche ma posso andare a prelevarne altri e quindi non è impossibile; anche se si
tratta di un sacco di grano o di sale in generale. Diverso è il caso in cui si tratta di specificità, e cioè
quando si necessita uno specifico quadro o uno specifico sacco di grano, lì allora si può riscontrare
l’impossibilità.

11/05/2020
Responsabilità dell’inadempimento imputabile
ART.1223,1 – il danno dovuto all’inadempimento PRIMA REGOLA
Prima regola fondamentale in base al quale il debitore deve risarcire sia la perdita subita, che prende il
nome di danno emergente, che il mancato guadagno in ragione di questo inadempimento, il cosiddetto
lucro cessante.
Es.: se lunedì mattina devono consegnarmi il furgone aggiustato ma non accade, mi dovranno risarcire sia il
danno per l’affitto di un altro furgoncino per effettuare una consegna, sia il mancato guadagno dovuto
all’impossibilità di effettuare una consegna lunedì pomeriggio causa l’inadempimento del meccanico.
ART.1223,2 - SECONDA REGOLA
Il risarcimento del danno deve riferirsi ai danni scaturiti IMMEDIATAMENTE e DIRETTAMENTE
dall’inadempimento del danno, ci saranno cioè dei danni non immediati:
Es: io dovevo pagare un mutuo con i soldi della consegna persa e il giorno seguente prendo più consegne di
quanto potrei normalmente per recuperare i soldi persi e, correndo, faccio un incidente. Questa è si una
conseguenza dell’inadempimento, ma non immediata e diretta e non riguarda il risarcimento del danno.
È necessario fare una distinzione tra colpa e dolo: è colposo un comportamento negligente, cioè se lo faccio
pur sapendo che facendo in quel modo potrei ferire qualcuno; è invece doloso quando il danno che reco è
voluto, era nelle mie intenzioni provocarlo.
Nel risarcimento la limitazione è valida salvo che l’inadempimento sia doloso: era prevedibile per il
meccanico che non portandomi il furgone io avrei perso soldi? Sì e deve risarcirmi; era prevedibile che non
avrei ottenuto i soldi necessari per il mutuo e che quindi mi hanno pignorato casa? No, quindi non
comprende il risarcimento. Cioè se lo ha fatto apposta a perdere tempo allora è doloso, se invece ha perso
tempo sapendo che avrebbe potuto farmi perdere soldi (negligenza) ma la cosa non era voluta allora è
colposo.
Il senso di questa regola è che se io sapessi di dover rispondere di un danno immenso a prescindere il mio
servizio costerebbe di più, o neanche assumerei l’obbligazione: serve quindi a tenere più basso il costo di
beni o servizi.
ART.1227 – TERZA REGOLA
(1227,1) Prima ipotesi: Se il creditore ha contribuito a causare il danno con un suo comportamento il
risarcimento viene limitato in base alla pesantezza del mio concorso all’inadempimento, es.: se mi metto
d’accordo per ricevere lunedì il furgone ma non avviso che ha un motore speciale per cui i pezzi sono solo a
Londra, ho contribuito all’inadempimento del debitore -> la parte imputabile al creditore viene a lui
imputata
(1227,2) Seconda ipotesi: se il creditore ha contribuito a fare aumentare il danno iniziale gli sarà imputata la
colpa dovuta, rifacendosi all’art.1775 sulla correttezza, es.: mi consegnano delle mele metà delle quali sono
marce, io le lascio marcire tutte, ho contribuito a far aumentare il danno perché potevo o restituire quelle
marce o vendere intanto l’altra metà.
CLAUSOLE DI ESONERO DELLA RESPONSABILITA’
Ci sono dei contratti che includono delle clausole per cui i danni che vengono causati non devono essere
risarciti: queste però sono nulle in caso di colpa grave e dolo.

FONTI DELL’OBBLIGAZIONE
Come già visto, danno origine a un’obbligazione i contratti, i fatti illeciti e qualunque altro atto o fatto
ritenuto idoneo a produrle.
Quest’ultima è una categoria aperta, ma solo in astratto: infatti, le uniche altre ipotesi che si sono verificate
dal 1942 ad oggi sono quelle tipizzate dal codice civile.
Tra le fonti tipiche dell’obbligazione diverse dal contratto e dal fatto illecito, sono le promesse unilaterali:
- Promessa al pubblico, un soggetto detto promittente, si impegna a eseguire una prestazione a
beneficio di chi si trova in una determinata prestazione. (chi mi ritrova il cane gli do 5000$). Una
volta resa pubblica è immediatamente vincolante e da quell’istante è tenuto ad eseguire la
prestazione e può quindi portarmi in giudizio: inoltre non è revocabile se non con giustificazioni
valide.
La promessa perde efficacia allorché sia passato un anno e posso rifiutarmi di pagare ma non può
rifiutarsi di darmi il cane perché era mio.
- Ricognizione di debito e promessa di pagamento, che a differenza della promessa al pubblico non
fanno sorgere un’obbligazione ma invertono l’onere della prova: cioè se qualcuno porta al giudice
una mia dichiarazione in cui affermo di dover dare 500 euro non fa sorgere in me l’obbligazione di
pagare ma posso ancora dimostrare di non doverlo fare.
- Titoli di credito (sapere solo che gli appartengono)
La materia delle promesse unilaterali è retta dal principio di tipicità enunciato dall’ART.1987, che afferma
che la promessa unilaterale in una prestazione non produce effetti obbligatori fuori dai casi previsti dalla
legge, cioè solo nei casi tipizzati dal codice civile si può andare dal giudice perché venga eseguita.

Sempre fra le fonti delle obbligazioni c’è la gestione degli affari altrui
Se noi interveniamo a favore di un vicino di casa perché vediamo che sta piovendo dentro casa, dall’istante
in cui lo facciamo sorge per noi l’obbligo di proseguire a farlo fino a quando il vicino non sarà tornato.
È quindi fonte di obbligazioni di due tipi:
- per il gestore, che dovrà continuare a occuparsi del bene
- per il proprietario, che dovrà pagarmi per l’obbligazione assunta e quindi per i costi da me sostenuti
più gli interessi
Questo però a due condizioni: che la gestione venga fatta in maniera ragionevole (con costi ragionevoli e
necessari), e che non venga fatta nonostante il divieto da parte del proprietario del bene.

Altre fonti dell’obbligazione sono:


- il pagamento dell’indebito, si presenta come l’archetipo dell’ipotesi nella quale qualcuno
arricchisce il proprio patrimonio senza che vi sia una ragione giuridica valida; cioè al di fuori
dell’ordinamento, nonostante alla fine sia tutelata e giustificata dall’ordinamento. Questo provoca
in capo a chi si è arricchito il sorgere di una obbligazione, quella di dover restituire (l’azione di
restituire viene chiamata RIPETIZIONE) la somma causa del suo arricchimento e il conseguente
impoverimento di un altro soggetto.
Es.: pago per una bene che mi viene consegnato ma io devo ancora pagare; successivamente il
contratto viene dichiarato nullo perché mancano degli elementi fondamentali: sono qui tenuto a
restituito e l’altro soggetto può portarmi in tribunale e farselo restituire.
Questo sistema riguarda l’indebito oggettivo del pagamento dell’indebito, il caso cioè di una
prestazione non dovuta (ART.2033): chi ha ricevuto la prestazione è tenuto a restituirla con gli
interessi dal giorno in cui ha ricevuto la somma di denaro al giorno in cui gli viene chiesta indietro,
salvo il caso in cui fosse ignaro della nullità del contratto, in quel caso dovrà restituire la somma di
denaro dal giorno in cui gli viene domandata. (BUONA FEDE)
Si ha invece il caso di pagamento indebito soggettivo, quando la prestazione doveva essere
effettuata da un soggetto differente, es.: due moto comprate da me e mio fratello con tempi
diversi di pagamento e il pagamento viene fatto da mio fratello sulla scadenza della mia moto,
doveva quindi essere effettuata da me e non da lui; si può richiedere la ripetizione solo se l’errore è
scusabile, cioè se commesso per distrazione, e se il creditore non si sia già liberato delle garanzie.
Cioè se il creditore verso di me aveva chiesto dei pegni e me li ha già restituiti dopo il pagamento,
mio fratello riotterrebbe indietro i soldi ma il creditore rimarrebbe scoperto nei miei confronti.
Ma il sistema del diritto è un sistema circolare e tutto torna, quindi mio fratello si surroga nei diritti
del creditore, rientrerebbe cioè nel caso dell’adempimento da parte di un terzo già visto in
precedenza, cioè io avrò il debito non più verso il venditore ma verso mio fratello.
Ci sono però delle eccezioni alla ripetizione dell’indebito:
o obbligazione naturale, che è una giusta causa di attribuzione ma non è un’obbligazione
civile, tipico risultato di un pensiero ottocentesco: se io non sono obbligato ad eseguire una
prestazione dal diritto ma da una spinta morale o sociale, una volta che l’ho eseguita non
posso richiederla indietro.
o prestazione contraria al buon costume, che è la vera eccezione: ART. 2035, chi ha eseguito
la prestazione con uno scopo che anche da parte sua costituisca un’offesa al buon costume
non può ripetere la prestazione. Es.: io pago una somma di denaro per avere una
prestazione contraria al buon costume, che è illegittima e quindi illegale; è logico che non
possa verificarsi la ripetizione, che dovrebbe avvenire con il rimborso della somma pagata e
il “rimborso” della prestazione, che comporterebbe la riesecuzione di addirittura due
prestazioni contrarie al buon costume e sarebbe illogico, cioè una duplicazione di due
comportamenti illegittimi.
- l’arricchimento senza causa, che viene considerata come azione residuale, attuabile cioè nel caso in
cui tutte le altre ipotesi non possono essere esperite, è esplicato nell’ART. 2041: si tratta di quei
casi in cui qualcuno si è arricchito coi soldi spettanti a un altro soggetto senza una causa
giustificatrice. In questi casi il soggetto arricchitosi sfruttando beni di altri deve indennizzare la
controparte, dovrà cioè restituire le risorse utilizzate per creare l’arricchimento, es.: Geppetto
prende il legno di un vicino e crea pinocchio, pinocchio resta suo ma il legno andrà restituito.
L’indennizzo dovrà essere attuato nel solo caso in cui non sia possibile effettuare altra prestazione
alcuna per il risarcimento del danno. Si tratta quindi dell’acquisto di proprietà a titolo originario su
un bene altrui avendolo modificato.
Per il prossimo argomento che è il contratto, necessario ripassare i Fatti giuridici:

- Fatti giuridici in senso stretto sono quelli naturali, cioè ad esempio la morte per causa naturale
provoca l’apertura della successione e quindi effetti giuridici
- Atti giuridici sono comportamenti volontari che producono effetti in parte voluti e in parte no, e si
dividono in:
o atti illeciti, come il furto che ha come effetto volontario il rubare per divenire proprietario
dell’orologio, ma come ulteriore effetto la condanna per furto.
o Atti leciti, comportamenti volontari reputati idonei di tutela da parte dell’ordinamento
giuridico; tra gli atti leciti troviamo
§ Atti giuridici in senso stretto, che sono comportamenti volontari a cui
l’ordinamento ricollega effetti giuridici anche ulteriori rispetto alla volontà di chi li
esegue: come ad es. la messa in mora, se scrivo ad un mio amico ricordandogli che
mi deve dei soldi io automaticamente inverto il rischio, interrompo la prescrizione
e la partenza degli interessi di mora.
§ Negozi giuridici, dichiarazioni di volontà alle quali l’ordinamento ricollega gli effetti
voluti a condizione che non siano in contrasto con il sistema. Si distinguono in:
• Negozi giuridici unilaterali, dove c’è la dichiarazione di un solo soggetto
teso al raggiungimento di un risultato se fatto secondo il regolamento del
sistema, es.: il testamento
• Contratto, negozio giuridico che produce effetti giuridici rilevanti nei
confronti dei soggetti. Si hanno due volontà con due patrimoni
contrapposti (di due soggetti), es.: uno ha un bene e uno ha i soldi, fanno si
che il bene sia giuridicamente fuoriuscito dalla sfera di un patrimonio ad un
altro, legittimando il passaggio di titolarità; altrimenti, se ci fosse solo il
fatto concreto senza il contratto a legittimarlo, il bene apparterrebbe
sempre al primo proprietario e i suoi eredi potrebbero reclamarlo.

13/05/2020
Il contratto
Partiamo definendo il negozio giuridico è quell’atto giuridico lecito i cui effetti non sono predeterminati
dalla legge ma liberamente determinabili dalle parti. Più sinteticamente è una manifestazione di volontà
diretta al raggiungimento di determinati effetti che l’ordinamento permette di raggiungere se conformi alla
legge.
Unilaterali, bilaterali e plurilaterali, a seconda del numero delle PARTI, diverse dai SOGGETTI: i soggetti
sono o persone fisiche o giuridiche, mentre le parti sono centri di imputazione di determinati interessi che
possono essere composte anche da più soggetti.
A seconda della natura del negozio giuridico distinguiamo:
- Negozi giuridici non patrimoniali, ad es. il matrimonio, che è sì patrimoniale ma il suo fondamento
non lo è.
- Negozi giuridici patrimoniali, se riguardano rapporti economicamente valutabili, che possono
essere distinti a titolo oneroso (quando si ha un corrispettivo) come la vendita, e gratuito, quando
manca il corrispettivo seppur si tratta di un rapporto valutabile economicamente, ad es.:
accompagno in moto un mio amico, questo ha un costo ma manca il corrispettivo.
Si distinguono dalle liberalità, dove l’arricchimento di un soggetto è contrapposto
all’impoverimento di un altro, come nel caso della donazione.
- Negozi mortis causa, come il testamento.
- Negozi inter vivos, cioè tra vivi.
- Negozi solenni e non solenni.
Nel codice civile non c’è una definizione di negozio giuridico, per tradizione ma a disciplina dei contratti è
l’archetipo del negozio giuridico.

Il contratto è una delle fonti dell’obbligazione più importanti, se non la più importante.
L’art. 1321 definisce il contratto come l’accordo di due o più PARTI, con la funzione di costituire, regolare o
estinguere un rapporto giuridico patrimoniale.
Si può quindi dedurre che è un negozio giuridico, bilaterale o plurilaterale, con interessi inizialmente
contrapposti o ameno non coincidenti.
Proprio il carattere di patrimonialità distingue il contratto dagli altri negozi giuridici, come ad esempio dai
contratti di famiglia che, essendo altamente personali, assumono più il termine di convenzioni.
Elementi del contratto sono distinti in essenziali e accidentali, ma in verità sono presenti anche quelli
naturali:
- Elementi essenziali, ART. 1325, sono quelli senza cui il contratto non è valido:
o Accordo delle parti, è il primo elemento costitutivo di qualsiasi fattispecie contrattuale;
occorrono infatti due o più parti per far sì che vi sia la nascita di un contratto.
Perché la volontà produca degli effetti giuridici è necessario che venga manifestata all’altra
persona: a seconda del modo in cui viene fatto ciò, si distingue la dichiarazione espressa,
che si attua con parole o cenni che la rendono palese; manifestazione tacita, che consiste
in un comportamento che sarebbe incompatibile con una volontà contraria. Ad es.: se
compro un orologio in un negozio chiedo il prezzo e comincia quella che prende il nome di
trattativa; se acquisto in un supermercato non dico nulla e li metto nel carrello, nonostante
la mia volontà trasparisca dai miei gesti.
Il silenzio di per sé costituisce un significato di volontà? Sì, si verifica nel caso di un accordo:
ad es. se ti dico di fare una cosa per un determinato compenso, e ci siamo messi d’accordo
che devi dirmi qualcosa solo se non ti va bene, il tuo silenzio comporta l’accettazione e
l’inizio del rapporto contrattuale.
o Causa, è lo scopo obiettivo del contratto, ad es. nella compravendita è lo scambio di un
bene con un prezzo; la funzione della causa è di tipo economico-sociale cioè la funzione
economica che il contratto svolge in una società, o economico-individuale, cioè una
funzione che le parti nello specifico assegnano a quel contratto.
La causa non va confusa con i motivi, cioè con gli scopi individuali delle parti, ad es.: la
causa di una compravendita è lo scambio di un bene per un prezzo; i motivi per cui si
compra la penna sono i più vari, ma non corrispondono alla causa.
OGGETTO DI DOMANDA:
i motivi individuali rendono nullo un contratto se fatto per motivi illeciti, comuni a
entrambe le parti. Es.: se io dico al mio amico di accompagnarmi davanti a una banca
perché devo fare una rapina, i motivi sono illeciti e comuni.
L’altra ipotesi di nullità del contratto per motivo è la PRESUPPOSIZIONE, quando le parti
fanno un contratto dando per presupposto un elemento che entrambi conoscono ma così
ovvio che lo danno per presupposto, e viene a mancare, allora il contratto è nullo, ad es.: io
per il giorno del palio alla piazza del palio di Siena affitto un balcone che dà sulla piazza del
palio di Siena a 15000; lui sa che può chiedermi quei soldi perché c’è il palio, e io li pago per
lo stesso motivo; se il palio non si fa, il contratto si annulla perché entrambi sapevamo il
perché di quel prezzo e di quello scambio.
o Oggetto, è il diritto reale di credito che il contratto trasferisce da una parte all’altra (se
compro una penna, questa sarà oggetto, per il negoziante sarà il prezzo). L’oggetto del
contratto deve essere ART. 1346: possibile, quando nella realtà fisica la cosa già esiste o
può comunque venire a esistenza (vendo un melo, vendo sia l’albero che le mele che
cresceranno); lecito, quando non è contrario alla legge, all’ordine pubblico e al buon
costume (se compro 5kg di cocaina e li pago non è valido perché manca l’essere lecito);
determinato, nella quantità e qualità dalle parti in modo esauriente; o determinabile, cioè
se è espresso nel contratto o può essere certamente ricavato (ad es. se dico che vendo un
oggetto al prezzo corrente di mercato).
o ALCUNE VOLTE, viene richiesta anche la forma, solo nel caso in cui la legge preveda una
determinata forma, negli altri casi no.
Si parla di forma richiesta ab substantiam quando richiesta per la validità, ad es.: per la
compravendita di beni immobili: non posso comprarla con una stretta di mano, ma con una
forma scritta perché richiesto dall’ordinamento perché sia valida; altre volte viene richiesto
un atto pubblico, cioè in presenza di un notaio e due testimoni, come nel caso della
donazione.
La richiesta di una particolare forma ha lo scopo di far realizzare davvero a chi crea un
rapporto contrattuale con beni o somme di grande valore, come appunto una casa, ciò che
sta facendo: in questo modo si evitano fraintendimenti e ripensamenti, poiché se chi lo
esegue scrive tutto è per forza sicuro.
Altre volte la forma non viene richiesta per la validità del contratto ma per provarlo: si parla
in questo caso di forma ab probationem, necessaria forma scritta per provare l’esistenza di
un contratto tra due parti, es.: la transazione, posso farla anche stringendo la mano ma se
lui non mi riconosce di essersi accordato e io non ho una prova scritta che lo dimostri,
allora non posso far valere la transazione.
A volte la necessità di una determinata forma, è data dalla volontà delle parti: si parla in
questo caso di forma convenzionale, ad es.: io mi metto d’accordo col mio fornitore per
l’acquisto di carta sul fatto che gli ordini devono essere fatti per mail 5gg prima, in questo
caso la forma è vincolata ed è la mail, che diventa fondamentale per la validità dell’atto.
- Elementi accidentali, sono quegli elementi che le parti possono inserire o meno e non incidono
sulla validità del contratto, ma nel momento in cui vengono inseriti nel contratto, hanno la stessa
valenza di quelli essenziali, vengono cioè considerati come tali dalle parti
o Condizione, consiste in un avvenimento futuro e incerto, dal quale dipende il prodursi degli
effetti del contratto (condizione sospensiva) o di un singolo patto (condizione risolutiva).
Dev’essere incerta, cioè deve essere impossibile nel momento in cui la si pone stabilire se
avverrà o meno; dev’essere poi possibile, nel senso che può verificarsi magari anche con
l’intervento dell’uomo ma possibile; infine lecita, cioè non contraria alla legge, all’ordine
pubblico e al buon costume. L’incertezza deve essere tanto nel se, quanto nel quanto, ad
es.: nel caso di una condizione sospensiva, ti regalerò una moto quando conseguirai il
diploma, non si sa quando prenderà il diploma né quanto.
Non si può parlare di condizione quando è riferita alla morte, perché non si sa il quando ma
manca il se, poiché di sicuro avverrà. Nel caso della condizione risolutiva l’oggetto del patto
viene già trasferito, ma verrà restituito in caso di mancato avvenimento della condizione. I
vari tipi di condizione sono:
§ condizione affermativa, quando la situazione di fatto esistente al momento della
conclusione del contratto si modifica, si modifica a seguito di verificarsi della
condizione (se conseguirai il diploma, allora…).
§ condizione negativa, quando la situazione di fatto non viene modificata
dall’avvenimento dell’evento dedotto in condizioni (se non viene meno il tuo
impegno a scuola allora…)
§ condizione casuale, quella in cui il verificarsi dipende dal caso o dalla volontà di
terzi.
§ condizione mista, se il caso e la volontà delle parti concorrono al verificarsi della
condizione.
Nel caso di condizione illecita il negozio è nullo. Si distingue da questa la condizione
impossibile, quando cioè non può avverarsi con o senza l’intervento dell’uomo nella realtà
naturale: in questo caso, la disciplina della legge è diversa a seconda che la condizione sia
sospensiva o risolutiva, nel primo caso il contratto è nullo mentre nel secondo è valido ma
la condizione si dà per non apposta.
DA RICORDARE: l’effetto dell’avvenimento o meno della condizione è tipicamente
RETROATTIVO (principio della retroattività), cioè viene ricondotto al momento della
creazione del contratto: se la condizione comporta che io restituisca un bene, è come se
non lo avessi mai avuto; se la condizione comporta che io acquisti un bene, allora è come se
lo avessi acquistato al momento del contratto.
o Termine, può essere definito come l’evento futuro e certo dal quale (termine iniziale) o
fino al quale (termine finale) si producono gli effetti del contratto.
si distingue in determinato (21 dicembre 2020) o indeterminato (il giorno della mia morte).
o Modo o onere, clausola che la legge prevede espressamente possa essere apposta alla
donazione o al testamento; normalmente si considera quindi che possa essere comunque
apposta a tutti i negozi a titolo gratuito.
Se l’onere non viene adempiuto, l’atto non cade ma gli interessati possono agire per
ottenere l’adempimento dell’onere.
Qualora il modo valesse come causa di validità del contratto, allora il mancato
adempimento comporterebbe l’annullamento del contratto.
- Elementi naturali, sono quegli elementi che vengono inseriti automaticamente e autonomamente
nel contratto anche se le parti non ne parlano. Ad es. la garanzia, che nella compravendita è di due
anni e si inserisce autonomamente; anche su una moto usata c’è un anno di garanzia.
A volte una delle parti si fa sostituire da un terzo soggetto, in questo caso ci sarà la parte sostanziale
(chi si fa rappresentare) e la parte formale (chi rappresenta) non coincidono; si parla quindi di
rappresentanza. Può essere diretta, se agli acquirenti viene reso noto che il soggetto con cui trattano
agisce per conto di un’altra persona, o indiretta, se non gli viene comunicato. In questo secondo caso,
gli effetti del contratto ricadono sulla sfera giuridica del rappresentante perché egli non fa il nome del
rappresentante, e sarà quindi necessario un altero atto giuridico per far sì che gli effetti vengano rigirati
alla sfera giuridica del rappresentato.
L’atto col quale si conferisce il potere di rappresentare un altro soggetto spendendone il nome è
chiamato procura, che è un negozio giuridico unilaterale nel senso che si forma con la sola volontà di
chi vuole conferire il potere, ma non produce il sorgere di un’obbligazione per il ricevente del potere,
ad es.: se io conferisco il potere di vendere per conto mio un orologio, poi parto e quando ritorno il
soggetto non ha fatto nulla, non posso richiedere il risarcimento danni perché gli ho solo conferito il
potere ma senza vincolo.
Se invece faccio un contratto che prende il nome di mandato, viene conferito il potere e questo viene
accettato dall’eventuale rappresentante, il che fa sorgere di conseguenza un’obbligazione.
ATTENZIONE: La procura deve avere la stessa forma prescritta del contratto che si vuole effettuare,
cioè se compro un bene mobile posso farlo anche a voce (come un orologio), ma se voglio che si compri
un’abitazione per mio conto, allora sarà necessario che la procura e il mandato che la accompagna
vengano fatti per forma scritta, per la validità, di conseguenza il rappresentante può tenersi il bene. È
un tipico esempio di forma per relationem.
Affinché la rappresentanza sia valida è necessario che il rappresentato abbia capacità di agire, mentre
per il rappresentante è sufficiente la capacità di intendere e di volere.
Il rappresentato risponde del contratto fatto dal rappresentante nei limiti dei vincoli posti dal
rappresentato stesso, ad esempio dei limiti di spesa. Vi sono delle ipotesi di superamento dei limiti, e
sono tre:
- Abuso di potere, quando il rappresentante fa un uso distorto del potere conferitogli seguendo scopi
diversi.
- Eccesso di potere, il rappresentante supera i limiti della procura, l’atto non è valido ma è possibile
ratificarlo.
- Difetto di potere, si ha quando qualcuno agisce in qualità di rappresentante non avendone potere.
DOMANDA TIPICA D’ESAME: uno studente va a comprare un orologio d’oro affermando che è per
conto di Federico Ferro Luzzi e che può consegnarlo all’università. Dopo due giorni, il venditore va dal
professore con l’orologio chiedendogli 20000 euro. Chi è tenuto a pagare l’orologio? Poiché manca
l’accordo con il rappresentante che aveva detto di comprare per conto di un altro (e quindi non lo
voleva per sé), manca uno degli elementi fondamentali per la validità di un contratto e di conseguenza
l’orologio non è di nessuno; il venditore potrà poi chiedere i danni al falso rappresentante.
Il rappresentato può, nel caso di eccesso o difetto di potere, ratificare l’operato, cioè anche se in verità
non era richiesta la rappresentanza, il rappresentato può comunque far suoi gli effetti del contratto
poiché interessato all’oggetto.
Nel caso invece dell’abuso di potere, il rappresentato può annullare il contratto.

Come si classificano i contratti?


Il codice vigente non prevede una classificazione dei contratti ma gli studiosi hanno ritenuto opportuno
fare una classificazione degli stessi, fondata su una serie di criteri distintivi:
Rispetto al momento perfezionativo del contratto (cioè quando sorgono i reciproci diritti ed obblighi)
si distinguono:
o Contratti consensuali, sono quelli in cui basta il semplice scambio del consenso (come la
vendita)
o Contratti reali, quelli che si perfezionano con il consenso E LA CONSEGNA (come nel
deposito).
Una volta che si sono conclusi i contratti, si producono effetti diversi:
o Contratti a effetti obbligatori, fanno sorgere diritti di obbligazione senza trasferire nulla
(come la locazione, in cui ho l’obbligo di dare la disponibilità del luogo ma non cedo la
proprietà).
o Contratti a effetti reali, sono quei contratti che producono l’effetto del trasferimento di una
proprietà o di un bene determinato (come la compravendita e la cessione del credito).
Rispetto all’efficacia nel tempo, si distinguono:
o Contratti a esecuzione istantanea, come la compravendita che si risolve nel momento in cui
si completa lo scambio
o Contratti di durata, non si risolve subito ma durano nel tempo (come nella locazione in cui
si ha il pagamento continuato)
o Contratti a esecuzione periodica, in cui si hanno più prestazioni non continue (come il conto
corrente che viene usato solo quando serve ma sta sempre lì).
19/05/2020
Invalidità del contratto
All’interno di questa categoria viene inserita la nullità, l’annullabilità e la rescissione (che a Ferro Luzzi non
piace inserire in questa categoria e la tratterà insieme alla risoluzione, perché secondo lui sono entrambi
squilibri del contratto raggruppabili nello stesso sottoinsieme).
Nullità
Un contratto è nullo quando si verificano delle ipotesi specificatamente previste dal codice civile ma vi è poi
un’atra categoria, ovvero la Nullità VIRTUALE del contratto, che riguarda tutte quelle ipotesi in cui non è
prevista in maniera specifica la nullità del contratto, ma deriva dalla contrarietà ad altre norme.
Un contratto è nullo innanzitutto quando manca uno degli elementi essenziali, oppure quando si presenta
l’illiceità, ovvero quando Causa, Oggetto o condizione sono contrari all’ordine pubblico, alla legge o al buon
costume.

Caratteristiche della nullità


o Assoluta, cioè chiunque può farla valere, non solo le due parti ma chiunque abbia interesse
a eccepirla.
o È rilevabile d’ufficio, cioè se si va in causa per un motivo riguardante il contratto e in tale
seduta risulta che il contratto non è in regola, allora è nullo poiché la causa risulta essere
sottostante la validità del contratto.
o Imprescrittibile, cioè si può agire per annullare un contratto senza limiti di tempo (questa
caratteristica si scontra con l’usucapione di cui si è parlato tempo fa).
o Non sanabile, non si può rimediare rifacendo le cose retroagendole al momento
dell’acquisto, ma diventa valido ed efficace e quindi partiranno gli effetti dal momento in
cui saranno inseriti tutti gli elementi che lo rendono valido, non è quindi retroattiva.
o Il contratto nullo non produce nessun effetto giuridicamente, cioè se l’oggetto del
contratto è illecito (droga), l’effetto pratico dello scambio si produce, ma se non dovesse
corrispondere all’oggetto su cui ci si era accordati non si può andare dal giudice a
reclamarlo.
Annullabilità
In prima approssimazione è una invalidità “meno grave”, poiché se la nullità è talmente grave e contraria al
sistema da poter essere eccepita da tutti, l’annullabilità può essere eccepita unicamente dalle parti.
Due grosse categorie di annullabilità del contratto: l’incapacità di agire e di intendere e di volere da un
lato, i Vizi della volontà dall’altro lato.
L’incapacità giuridica è la mancanza di idoneità a vedersi attribuire diritti ed obblighi, si assume la capacità
giuridica si assume con la nascita ma quella di agire, che è quella di disporre dei propri diritti come meglio si
crede. Se io pongo in essere una situazione di incapacità di agire il contratto è annullabile.
L’incapacità naturale è quello stato momentaneo di incapacità, ad esempio in caso di ubriachezza; per
questa può essere chiesto l’annullamento del contratto e farne venir meno gli effetti.
Oltre alle incapacità ci sono i vizi della volontà:
- Errore, falsa rappresentazione della realtà che può comportare sotto richiesta l’annullamento di un
contratto, a condizione che l’altro contraente fosse in grado di capire l’errore. Es.: se compro un
tessuto per una camicia e ne compro 10 metri, poi scopro che me ne servivano molti di meno,
chiedo al venditore di riprendersi l’eccedenza, lui non era in grado di scoprire l’errore perché io
gliene ho chiesti 10 quindi non era annullabile. Se avessi detto che dovevo fare una camicia, allora il
contrato è annullabile perché l’altro soggetto poteva capire l’errore.
- Violenza, Per l’annullabilità ci si riferisce alla violenza psichica non fisica. La violenza fisica invece,
porta alla NULLITA’ quando questa non lasciava alcuna possibilità di evitare il contratto non
essendo quindi una vera e propria scelta (minaccia di sparare).
Quanto alla violenza psichica, (se non firmi il contratto ti do una frustrata) male ingiusto
particolarmente forte nonostante non sia irreparabile (non uccide), una volta finita la minaccia
posso andare dal giudice e richiedere l’annullamento del contratto; viene valutata in base al
soggetto che attua la minaccia (se è un bambino a minacciarmi non è rilevante).
- Dolo, errata rappresentazione della realtà causata però da un altro soggetto; es. mi dà
quell’orologio d’oro? Se non mi dice che non è oro si tratta di ERRORE, se invece è proprio lui a
farmi credere che è oro senza che lo dica io è lui a farmi cadere in errore e si tratta di dolo. Nella
pubblicità si ha il caso di DOLUS BONUS, normale esaltazione della realtà, che può comunque
sfociare in dolo nel caso si tratti di vera e propria bugia riguardo il prodotto. (la benzina ti mette
una tigre nel motore=normale esaltazione/ la benzina non finisce mai=dolo).

Caratteri dell’annullabilità
o Il contratto annullabile produce effetti fin quando non si agisce per l’annullabilità e non
viene pronunciata la sentenza di annullabilità, a differenza della nullità in cui il contratto
non produce effetto e si retroagisce.
o L’azione per far valere l’annullabilità è relativa, può essere fatta valere solo dalla parte nel
cui interesse è prevista dalla legge, mentre la nullità da chiunque.
o Non è rilevabile d’ufficio, se il giudice si accorge in una sentenza per diminuzione di prezzo
di un terreno che c’è stato dolo, cioè truffa riguardo alle vere caratteristiche dello stesso,
non può annullare il contratto se il fatto non è stato eccepito dal diretto interessato.
o Si prescrive in 5 anni, dopo i quali non si può più procedere con l’annullabilità, si prescrive
l’azione ma non la domanda riconvenzionale: cioè se si è pagato un orologio d’oro che poi
si rivela essere falso, dopo 5 anni e un giorno non si possono richiedere i soldi indietro
perché prescritta l’azione di annullabilità; ma se non si è ancora pagato l’orologio e vi
dovesse chiedere i soldi anche dopo i 5 anni, ci si può comunque rifiutare di pagare perché
il contratto è annullabile. QUINDI SI PRESCRIVE L’AZIONE MA NON LA DOMANDA
RICONVENZIONALE.
o È sanabile con la convalida, importante differenza dalla nullità: cioè con l’aggiunta al
contratto dell’elemento che mancando avrebbe comportato l’annullabilità, essendo
efficace prima e successivamente sanato, rimane efficace per sempre.

20/05/2020
RESCISSIONE DEL CONTRATTO
Costituisce un rimedio contro lo squilibrio originale del contratto.
Sono due le ipotesi di rescissione del contratto:
- Contratto concluso in stato di pericolo (ART. 1447), E’ rescindibile un contratto che un soggetto
conclude a condizioni inique (volte al male) per la necessità nota alla controparte di salvare la
propria persona da una situazione di pericolo. Es.: sta annegando un mio amico, corro in un negozio
che mi vende cime a 20 volte il prezzo naturale, si tratta di danno alla persona con
- Contratto concluso in stato di bisogno (ART. 1448),
- 5 minuti e 21

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