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L’ ordinamento della repubblica – le istituzioni e la societa’

Capitolo i – societa’ e diritto

Il diritto nasce come fenomeno sociale, ovvero fa riferimento all’ insieme di regole di condotta che
disciplinano i rapporti tra i membri di una comunità, indirizzandone il comportamento verso il
perseguimento di determinati fini. Questo complesso di regole costituisce l’ ordinamento giuridico di una
comunità. L’ ordinamento giuridico è retto da un ordine normativo composto da un complesso di norme
giuridiche sistematicamente ordinate.

La norma giuridica è una regola di comportamento che si distingue da altre regole di condotta umana per
una serie di caratteri:
 La generalità: in quanto si rivolge alla generalità degli individui.
 L’ astrattezza: in quanto disciplina fattispecie astratte, a cui dovranno poi ricondursi tutti i casi
concreti.
 La novità: in quanto ogni norma giuridica è anche nuova, nel senso che apporta una innovazione
nel quadro normativo, introducendo una regola prima inesistente o sostituendo, modificando,
integrando una regola già preesistente.
 L’ esteriorità: in quanto oggetto è solo l’ azione che il soggetto manifesta all’ esterno.
 L’ intersubbiettività: in quanto regola comportamenti umani nei rapporti con altri soggetti dell’
ordinamento.
 L’ imperatività: in quanto la norma giuridica si configura come una prescrizione o divieto di un
determinato comportamento.
 La coercibilità: in quanto prevede una sanzione per coloro che non rispettano il suo precetto.
(possiamo avere sanzioni negative come multe oppure sanzioni positive come incentivi
economici).

Il carattere dell’ intersubbietività comporta come si è visto l’ instaurazione di rapporti giuridici tra entità
costituenti “soggetti di diritto”. Possono essere le persone umane in carne ed ossa ovvero le “persone
fisiche” e le “persone giuridiche” intese come complessi di uomini e mezzi cui l’ ordinamento riconosce
una personalità giuridica. Le persone giuridiche si possono distinguere in:
 Pubbliche: ovvero lo stato ed altri enti pubblici che perseguono interessi pubblici.
 Private: che perseguono interessi privati.

Ai soggetti di diritto fanno capo situazioni giuridiche di potere o vantaggio, che costituiscono il diritto
soggettivo, inteso come facoltà d’ agire a tutela di un proprio interesse riconosciuto dall’ ordinamento
giuridico; e situazioni giuridiche di dovere o svantaggio.

Il concetto di ordinamento giuridico è stato variamente interpretato a seconda delle diverse teorie che
considerano:
 La norma quale elemento fondante l’ organizzazione sociale (concezione normativistica), il cui
portavoce è kelsen. Secondo tale teoria, l’ ordinamento giuridico è un’ insieme di norme ciascuna
delle quali è legittimata da altre norme superiori.
 L’ istituzione quale fonte produttrice del diritto (concezione istituzionale), il cui portavoce è santi
romano. Questa teoria considera l’ ordinamento giuridico come il risultato derivante dall’
organizzazione sociale di un determinato gruppo di individui.

Vi sono tre elementi indispensabili ai fini dell’ esistenza dell’ ordinamento giuridico:
 La plurisoggettività: senza la quale mancherebbero i destinatari delle norme giuridiche.
 L’ organizzazione: senza la quale mancherebbero quegli apparati, quelle strutture la cui
funzionalità è presupposto dell’ effettività e validità di un ordinamento giuridico.
 La normazione: senza la quale non si potrebbe mantenere un ordine stabile.

Nonostante oggi vi siano ancora posizioni a favore dell’ unicità dell’ ordinamento giuridico, è prevalente
la presa di posizione che afferma la pluralità degli ordinamenti giuridici. Vi sono diversi tipi di pluralismo:
 Monotipico: che riconosce la giuridicità del solo ordinamento statale ammettendo però l’
esistenza di tanti ordinamenti giuridici quanti sono gli stati.
 Politipico: che ammette la giuridicità di ordinamenti giuridici anche diversi da quelli statali.

Tra le varie ripartizioni e classificazioni del diritto abbiamo le distinzioni tra:


 Diritto positivo: che è il diritto effettivamente vigente in uno stato.
 Diritto naturale: che è un diritto corrispondente a criteri di giustizia ed equità, quasi un diritto
ideale.
 Diritto oggettivo: che è l’ insieme delle norme giuridiche che regolano i rapporti di uno stato-
comunità e che domandano o vietano determinati comportamenti ai soggetti che ne sono
destinatari.
 Diritto soggettivo: che è la facoltà d’ agire di un soggetto a tutela di un proprio interesse
riconosciuto dall’ ordinamento giuridico.
 Diritto pubblico: che è quella branca del diritto che si occupa dello studio delle norme che
disciplinano l’ organizzazione e il funzionamento di uno stato, delle istituzioni e degli enti pubblici,
ed anche i rapporti tra i cittadini e lo stato.
 Diritto privato: insieme delle norme che regolano i rapporti tra soggetti privati.

A sua volta all ‘ interno del diritto pubblico possiamo distinguere tra:
 Diritto pubblico interno che si suddivide in vari rami: diritto costituzionale-diritto amministrativo-
diritto penale-diritto tributario-diritto processuale-diritto ecclesiastico.
 Diritto pubblico internazionale: che comprende le regole di condotta che gli stati devono
rispettare durante i loro rapporti.

Poi col passare del tempo e con la progressiva assunzione da parte dello stato di finalità di carattere
economico e sociale si sono sviluppati nuovi settori del diritto di carattere “misto”, riconducibili sia al
diritto privato che al diritto pubblico, come ad esempio: il diritto del lavoro e il diritto dell’ economia.

Capitolo ii – lo stato

Lo stato nasce come forma di organizzazione storica del potere politico, tra il xv e xvii secolo, caratterizzato
dall’ uso legittimo della forza, esercitato su una comunità di persone all’ interno di un determinato territorio.

Gli elementi costitutivi dello stato sono:


Il popolo: identifica tutti i soggetti legati allo stato da un vincolo di cittadinanza.
Dal concetto di popolo distinguiamo i concetti di:
 Popolazione: identifica tutti i soggetti che risiedono stabilmente nel territorio dello stato, che comprende
cittadini italiani e non.
 Nazione: identifica una collettività che è accomunata da una condivisione di valori (culturali, religiosi, politici,
ecc...).
I criteri generali per qualificare una persona come cittadino sono:
 Ius sanguinis: è cittadino di uno stato chi è figlio di cittadini.
 Ius soli: è cittadino chiunque sia nato nel territorio di uno stato a prescindere dalla nazionalità dei genitori.
 Concessione: avviene d parte dello stato a seguito della valutazione di determinate circostanze o eventi.

Il territorio: nel quale lo stato adopera il proprio potere politico.


Il territorio comprende:
 La terraferma: delimitata da confini naturali (fiumi, montagne) o artificiali.
 Il “mare territoriale” che circonda le coste dello stato. Generalmente comprende quel mare che si estende per
12 miglia dalla costa dello stato.
 La piattaforma continentale: ovvero i fondi marini e il loro sottosuolo al di là del mare territoriale; può essere
sfruttata per ricavare risorse naturali.
 Le navi e gli aerei che battono bandiera italiana, anche se si trovano in acque o cieli di altri stati (in questo
caso parliamo di “extraterritorialità”).
 Le sedi diplomatiche all’ estero.

La sovranità: costituisce sia il potere supremo dello stato all’ interno del proprio territorio (sovranità interna)
sia l’ indipendenza dello stato rispetto a qualsiasi altro stato (sovranità esterna).
La sovranità dello stato è suprema ed esclusiva, in quanto non riconosce altri poteri a sé superiori e detiene il
monopolio dell’ uso della forza legittima, al fine di garantire una pacifica convivenza dei cittadini all’ interno
del proprio territorio. È inoltre originaria, in quanto sorge al momento della nascita dello stato e non viene
conferita da autorità superiori.
 Il concetto della titolarità della sovranità si è evoluto nel corso del tempo, abbiamo sostanzialmente tre
teorie:
 Appartiene allo stato: che in quanto tale possiede una personalità astratta titolare di personalità giuridica.
 Appartiene alla nazione: che è un’ entità collettiva caratterizzata da una comunione di interessi, valori (tale
teoria si afferma dopo la rivoluzione francese).
 Appartiene al popolo: tale teoria previene dalle tesi di rousseau.

 La nostra costituzione recepisce la terza teoria (art. 1).


Il popolo esercita la sovranità in diversi modi:
 Nelle forme e nei limiti della costituzione
 Attraverso il principio di rappresentatività (il popolo elegge dei propri rappresentanti che esercitano la
sovranità per conto del popolo).
 Ci sono poi strumenti di democrazia diretta come il referendum attraverso il quale il popolo esprime
direttamente la propria sovranità.

 L’ esistenza della sovranità dello stato è stata messa in discussione da limiti:


 Di fatto: derivante dai processi di globalizzazione.
 Giuridici: dovuti dall’ appartenenza dello stato all’ ordinamento internazionale e sovranazionale (soprattutto
con l’ istituzione dell’ onu e dell’ unione europea).

Capitolo iii – forme di stato

Il concetto di forma di stato identifica il rapporto che si viene a determinare tra lo stato e la società civile.

Le diverse forme di stato che si sono succedute nel tempo sono state profondamente condizionate da
fattori economici, politi, culturali, intrecciati tra loro che incidono sulle strutture e sull’ organizzazione dello
stato. Il concetto di stato nasce tra il xv e il xvii secolo.

Assetto feudale: prima dello stato vi era un assetto feudale.


 Vi era una forte frammentazione politica.
 La società feudale era basata su un’ economia agricola e su un mercato di scambio di natura.
 Vi era un signore che possedeva un feudo e ne cedeva una parte ad un vassallo che garantiva
protezione, rispetto e un contributo economico al signore. Il vassallo concedeva poi una parte
del suo feudo avuto ad un vassallo inferiore. Signore e vassallo inferiore non avevano rapporti
diretti.
 Nel sistema feudale vi erano comunità intermedie come: corporazioni, famiglie/clan e gruppi
religiosi, delle quali venivano riconosciuti diritti e doveri.
 Le regole del sistema feudale o erano consuetudini oppure accordi stipulati tra il signore e le
comunità intermedie.

A partire dalla seconda metà del xiv secolo si contrappone all’ assetto feudale una nuova forma di
organizzazione sociale: gli stati-nazione che si sviluppano in francia, inghilterra e spagna, sotto la spinta
dei re. Al termine della guerra dei trent’ anni (1648), gli stati europei stipulano la pace di vestfalia che è un
atto con il quale per la prima volta si riconoscono reciprocamente quali enti indipendenti gli uni dagli altri
ed equiordinati, ponendo con ciò le basi del diritto internazionale pubblico.

Stato assoluto: la prima forma di stato che si delinea in questa prima fase storica è lo stato assoluto. Si
caratterizza per:
 L’ affermazione di un potere assoluto accentrato nelle mani del re.
 La sua autorità è di origine divina e si trasmette per via ereditaria.
 Il re è titolare del potere esecutivo e legislativo.
 I giudici, nominati dal re, amministrano la giustizia in nome del sovrano.

Nell’ arco di tempo che vede l ‘evolversi dello stato assoluto, possiamo distinguere due fasi: quella dell’
assolutismo empirico e quella dell’ assolutismo illuminato.
 L’ assolutismo empirico (xvi-xviii secolo)
 È caratterizzato da una permanente sovrapposizione tra finalità pubblicistiche e
privatistiche dello stato;
 L’assolutismo illuminato (dalla fine del xviii secolo), nel corso del quale:
 Si afferma una concezione politico-pubblicistica dello stato.
 Nasce così lo stato di polizia che ha come funzione principale la realizzazione di
interessi pubblici, primo fra tutti il benessere dei sudditi.

Il passaggio dallo stato assoluto allo stato liberale è scaturito da cause economiche e sociali come l’
affermarsi della borghesia come classe sociale e la crescente competizione soprattutto in campo
economico.

Stato liberale:
 Si ha una nuova concezione di sovranità, che si sposta dalla figura del sovrano alla nazione,
identificata principalmente con la borghesia, rappresentata dal parlamento
 Si registra una separazione tra la sfera pubblica e la sfera privata. Nella sfera pubblica gli
organi dello stato esercitano legittimamente e legalmente la forza d’ imperio per assicurare il
mantenimento dell’ ordine. La sfera privata rappresenta invece una dimensione nella quale l’
individuo è sovrano.
 Lo stato liberale è uno “stato non interventista”, ovvero uno stato che esegue azioni per
assicurare il corretto svolgimento delle dinamiche sociali ed economiche, senza determinarne
gli esiti.

sul piano istituzionale, si caratterizza per cinque tratti distintivi:


 La presenza di una costituzione, ovvero di un atto fondamentale a garanzia del nuovo assetto
istituzionale e dei diritti dei cittadini.
 Il concetto di “stato di diritto” che implica due condizioni: la prima è che ogni limitazione della libertà e
dell’ autonomia individuale deve derivare solo dalla legge; la seconda afferma il “principio di legalità”,
in base al quale l’ agire di tutti i poteri pubblici deve sempre conformarsi ad una norma di legge
prevista e votata dal parlamento.
 Il riconoscimento costituzionale dei diritti di libertà, il cui modello è il diritto di proprietà inteso come
diritto inviolabile ed esclusivo al godimento di un bene.
 L’ affermazione del principio di separazione dei poteri (formulato da montesquieu ne “lo spirito delle
leggi”, 1748), in base al quale i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario devono essere esercitati da
organi indipendenti e diversi tra loro: al parlamento spetta il potere legislativo; al governo il potere
esecutivo; ai giudici il potere giudiziario.
 L’ affermazione del concetto di rappresentanza politica, che garantisce la partecipazione del popolo al
governo, la quale è tuttavia limitata in quanto: il suffragio è ristretto, fondato sul censo o sul reddito
degli elettori; la maggioranza del popolo è esclusa dal diritto di voto, donne in primis.

Le contraddizioni che caratterizzavano lo stato liberale (soprattutto i favoritismi nei confronti della
borghesia capitalistica) portarono la classe proletaria a rivendicare i propri diritti alla ricerca di un principio
democratico.

Stato democratico-pluralista: nasce così lo stato democratico-pluralista, affermatosi nel corso del xx
secolo.
 Il principio democratico riconosce non solo il valore della persona umana, ma anche la sua
dignità; per cui tutte le persone indipendentemente dalla loro condizione sociale o economica
hanno diritto ad una vita dignitosa.
 Cambia il rapporto tra autorità e libertà: mentre nello stato liberale l’ idea di libertà dell’ individuo
comportava l’ esclusione dello stato dalla sfera privata, nello stato democratico-pluralista la
libertà si compie nella partecipazione della persona alla vita politica dello stato.

 Nascono così i partiti di massa che hanno un ruolo di interlocutori dei pubblici poteri.
 Quindi lo stato, spinto dalle nuove forze politiche, si propone di ridistribuire la ricchezza
(attraverso il sistema tributario) in modo da realizzare l’ eguaglianza sociale.
 Lo stato democratico quindi si configura come uno stato sociale o del benessere (welfare state),
attento alle categorie sociali economicamente più deboli.
 Altra grande differenza tra stato democratico e stato liberale è dato dalla presenza di
costituzioni rigide, a maggiore tutela e garanzia dei diritti fondamentali. Il carattere “rigido” indica
che per attuare un processo di revisione costituzionale c’ è bisogno di un procedimento
aggravato.
 È in questo periodo che si raggiunge il suffragio universale, l’ affermazione del principio di
uguaglianza e il referendum.

Stato federale e regionale: negli odierni stati democratici-pluralisti i principi della rappresentanza politica
e della separazione dei poteri hanno conosciuto un’ evoluzione, intesa come graduale distribuzione dei
poteri amministrativi ad organi ed uffici dislocati sul territorio. La dottrina distingueva tra stato unitario e
stato composto.
 Stato unitario: indica uno stato nel vi è un unico governo sovrano, operante sia a livello centrale
che periferico.
 Stato composto: indica uno stato in cui al governo centrale si contrappongono diversi governi
locali, dotati al loro interno di poteri sovrani autonomi ed esclusivi.

Stato federale è il modello di stato composto, si caratterizza per vari elementi:


 Una costituzione scritta e rigida che istituisce l’ ordinamento federale statale e gli enti territoriali
dotati di poteri propri (stati membri).
 Il riparto di competenze fra stato federale e stati membri è fissato dalla costituzione.
 Di conseguenza, la revisione costituzionale non può avvenire senza la partecipazione degli stati
membri.
 Il parlamento è bicamerale e la seconda camera rappresenta gli stati membri.

Stato regionale è un tipo di stato nel quale gli enti territoriali hanno un’ autonomia più limitata. Infatti:
 La costituzione statale riconosce e garantisce gli enti territoriali, attribuendo loro autonomia
politica e, nei limiti stabiliti dalla stessa costituzione, funzioni legislative.
 Non è prevista una camera rappresentativa delle regioni.
 Non è contemplata la partecipazione delle regioni alla funzione di revisione costituzionale.

Nel corso del xx secolo si sviluppano alcune forme di stato in completa contrapposizione rispetto ai
principi dello stato liberale: lo stato socialista e lo stato totalitario.

Stato socialista: lo stato socialista nasce dopo la rivoluzione russa nel 1917 e la successiva costituzione
dell’ unione delle repubbliche socialiste sovietiche (urss) del 1922. Si affermò in europa orientale, in cina e
a cuba. I caratteri dello stato socialista sono:
 Abolizione della proprietà privata e collettivizzazione forzata dei mezzi di produzione.
 Pianificazione economica burocratica e fortemente centralizzata.
 Ruolo centrale del partito comunista (partito unico).
 Subordinazione del diritto, dell’ ordinamento e delle libertà fondamentali al fine del socialismo.

Stato totalitario: lo stato totalitario si affermò in italia con il regime fascista (1922-1945) ed in germania
con il regime nazista (1933-1945). Le caratteristiche dello stato totalitario sono:
 Esistenza di un partito unico che è protagonista assoluto della vita politica e sociale del paese.
 Un forte apparato repressivo, volto ad eliminare chiunque vada contro al partito.
 Il ruolo di supremazia attribuita al capo del governo, che funge da leader carismatico (duce in
italia con mussolini; führer in germania con hitler) il quale comanda la direzione politica del
paese e le forze armate.
 La sovrapposizione delle strutture del partito a quelle dello stato.
 L’ uso della propaganda per plagiare le masse verso gli ideali del partito.

Stati teocratici:
 In questo tipo di stato, la religione si interpone nel rapporto tra governanti e governati.
 La fede religiosa dominante viene proclamata quale fondamento del potere temporale e i
precetti religiosi sono la fonte primaria del diritto vigente.
 È una caratteristica tipica degli stati islamici, dove la costituzione è subordinata alla legge
divina.
 In questo senso si parla di stati confessionali.
 Quando invece, in uno stato confessionale la massima autorità religiosa coincide con il capo del
governo dello stato stesso, parliamo di stato teocratico.
Capitolo iv – forme di governo

Per forma di governo si intende il modello organizzativo che uno stato assume in un dato momento storico per
esercitare il potere sovrano. Riguarda:
 Le modalità di gestione del potere statale,
 La struttura degli organi, il loro numero e i rapporti di forza tra gli stessi.
La forma di stato e la forma di governo sono strettamente correlate.
Storicamente si sono susseguite le seguenti forme di governo:

Monarchia assoluta
È la forma di governo propria dello stato assoluto. Si afferma nel corso del xvi secolo ed è caratterizzata da:
 Un sistema di governo posto nelle mani del re, che agiva senza freni e vincoli.
 Essa non riconosceva alcuna autorità sovranazionale ed esaltava la propria sovranità.
 Agiva solo nel suo interesse ed eliminava con la forza ogni forma di dissenso.
 La volontà del monarca era legge, rappresentava la fonte primaria del diritto.

Principio di separazione dei poteri= in seguito, il costituzionalismo liberale elabora il principio della separazione
dei poteri per limitare il potere politico del monarca e tutelare la libertà degli individui. Rappresenta una novità nella
storia e caratterizza il concetto di stato moderno. Il primo a teorizzare tale principio fu:
 Locke che distingueva tre funzioni dello stato: la funzione legislativa assegnata al parlamento; la funzione
esecutiva e federativa (intesa come l’ esercizio dei poteri nel campo dei rapporti internazionali; potere estero)
assegnata al re.
 Montesquieu, in francia nel 1748 identifica tre poteri: potere legislativo, potere esecutivo e potere
giurisdizionale. La funzione legislativa si fonda sulla volontà popolare espressa dalle assemblee
rappresentative; la funzione esecutiva scaturisce dalla volontà del monarca e si tratta di preservare l’ ordine
sia all’ interno sia all’ esterno dell’ ordinamento; la funzione giurisdizionale si occupa delle controversie tra
privati.
 Sempre in francia si sviluppa con rousseau un altro tipo di pensiero che si contrappone al principio di
separazione dei poteri, che attribuisce un valore assoluto al principio democratico e identifica il sovrano nella
volontà generale della collettività. La forma di governo ideale, secondo questa corrente, assegna nelle mani
dell’ assemblea democratica il potere legislativo ed esecutivo. Ma essendo una soluzione impossibile,
rousseau ammette la distinzione tra i tre poteri dello stato: l’ espressione della volontà generale è assegnata
al popolo riunito in assemblee attraverso le leggi; gli altri organi del governo assumono un ruolo esecutivo
della volontà generale.
 La dottrina dei tre poteri si afferma infine nello stato democratico-pluralista, con la funzione legislativa che
produce norme astratte e generali; la funzione esecutiva che assolve la cura degli interessi pubblici e la funzione
giurisdizionale che risolve le controversie mediante l’ interpretazione e l’ applicazione delle norme.

Monarchia costituzionale= è quella forma di governo affermatasi nel passaggio dallo stato assoluto allo stato
liberale.
 Si caratterizza per la netta separazione dei poteri tra il re e il parlamento. Da un lato il sovrano manteneva i
suoi poteri; dall’ altro lato il parlamento al quale il sovrano aveva riconosciuto il potere di partecipare alla
produzione delle leggi.
 Il parlamento, come si è detto, esprimeva la borghesia capitalistica, la classe sociale protagonista, e fondava
la sua legittimazione sul principio elettivo.
 Poi, la classe borghese aumentò le proprie aspettative e le classi sociali subalterne iniziarono a far valere i
propri diritti e ciò comportò una nuova ripartizione delle funzioni secondo una concezione del principio della
separazione dei poteri che riflettesse più fedelmente il nuovo quadro politico.

La monarchia costituzionale, quindi, si evolve in una forma di governo parlamentare, il parlamentarismo. Esso in
una prima fase si presenta come:
 Parlamentarismo “dualista”: il potere esecutivo è esercitato dal re e dal suo governo; tuttavia il governo deve
avere una doppia fiducia: quella del sovrano e quella del parlamento.
 Si passa poi a una fase “monista”, nel quale il rapporto di fiducia tra parlamento e governo si consolida al
punto da assumere caratteri esclusivi e quindi il sovrano viene sempre più relegato a funzioni di
rappresentanza e garanzia, ai margini della politica.
 Con la limitazione del potere del sovrano nasce l’ istituto della controfirma ministeriale: tutti gli atti del
sovrano devono essere sottoscritti dai ministri che hanno cooperato alla loro messa in opera. Attraverso la
controfirma, i ministri si assumono la responsabilità dell’ atto nei confronti del parlamento.
Forma di governo parlamentare= si basa sul rapporto di fiducia tra parlamento e governo.
 Il parlamento è eletto direttamente dal corpo elettorale mentre il governo è un’ emanazione del parlamento e
si forma con un procedimento di formazione che termina con una mozione di fiducia (dopo che è stato scelto
dal presidente della repubblica).
 Se non si ha la fiducia, si deve ripetere il procedimento; se non si forma proprio, si deve procedere a nuove
elezioni.
 Il rapporto di fiducia, quindi, è fondamentale ma non è irrevocabile. Il parlamento, infatti, può decidere in
qualunque momento di sfiduciare il governo attraverso una mozione di sfiducia, il quale deve dimettersi.

Il sistema politico e partitico esercita una forte influenza sulla stabilità del governo parlamentare.
Il sistema bipartitico inglese
 È caratterizzato da governi stabili, poiché vi sono solo due partiti: il partito conservatore e il partito laburista.
 Quindi abbiamo un partito che ha vinto le elezioni, che avrà un numero di rappresentanti nel parlamento
maggiore rispetto a chi ha perso e avremo, quindi, un governo che sarà formato da più rappresentanti del
partito vincitore. Poi quel governo dovrà presentarsi in parlamento per ottenere la fiducia, che le sarà quasi
sicuramente data perché il governo è espressione della maggioranza dei seggi. Infatti, in questi casi, si dice
che c’è un’ elezione diretta del governo.
 Il leader del partito che vince le elezioni diventa primo ministro.
 Il governo inglese è composto da: il gabinetto ministeriale, presieduto dal primo ministro e da alcuni ministri;
e dal “government” che è il governo in senso ampio, comprendente tutti i ministri.
 Il parlamento inglese è composto dalla corona e dalle due camere: la camera dei comuni e la camera dei
lord.
 Un dato che caratterizza il parlamento britannico è il ruolo e la funzione dell’ opposizione parlamentare. In
seguito alle elezioni politiche, il leader del partito sconfitto assume il ruolo istituzionale di “leader dell’
opposizione” formando un proprio gabinetto ombra con il quale costruisce le basi politiche per l’ alternanza.

Il sistema multipartitico italiano


 È caratterizzato da governi instabili poiché in italia abbiamo una composizione politica frammentata (tanti
partiti).
 Può succedere che l’ elettore va a votare ma non c’è poi un partito che ha la maggioranza e quindi per
formare il governo è necessario che dei partiti formino delle coalizioni, cioè che stringano degli accordi, per
ottenere una maggioranza affinché il governo possa ottenere la fiducia.
 Ciò ne consegue, però, che avremo più rappresentanti di diversi partiti che hanno ovviamente idee diverse.
Molto spesso, infatti, tanti governi cadono non perché sfiduciati, ma perché si viene a formare una crisi
“extra-parlamentare” al suo interno, poiché il governo in questi casi è espressione di una coalizione di partiti
differenti ,aventi idee politiche diverse, che non riescono più a convivere.

 La forma di governo parlamentare si trova molto nella forma di stato contemporaneo, che è una forma di stato
costituzionale. La costituzione, quindi, serve a dare una certa stabilità al governo attraverso delle regole. Infatti
venne introdotto il meccanismo di “razionalizzazione” che è la
Tendenza delle costituzioni a mettere per iscritto dei meccanismi volti a dare una certa stabilità ad una forma di
governo parlamentare, questo perché è un governo che può essere instabile o avere dei problemi (sistema
multipartitico).

Il cancellierato della repubblica federale tedesca


 Rappresenta un modello dotato di un meccanismo di razionalizzazione forte.
 Abbiamo un presidente federale, che è il capo dello stato, che nomina un cancelliere federale che per
governare deve avere la fiducia del parlamento, in particolar modo di una sola delle due camere, il
bundenstag, perché la germania ha una forma di stato federale (perché in questa forma abbiamo sempre
una camera politica e una che è espressione degli stati membri; infatti parliamo di “bicameralismo imperfetto”
perché le due camere hanno funzioni e poteri diversi).
 Nel caso di mancata elezione, il bundenstag ha 14 giorni per eleggere un altro cancelliere sempre a
maggioranza assoluta. Decorso inutilmente tale scadenza, viene eletto il candidato a maggioranza relativa
dei voti; in questo caso però spetta al presidente federale scegliere se nominarlo oppure sciogliere il
bundenstag.
 Allo scopo di garantire la stabilità e l’ autonomia del governo e per scongiurare eventuali crisi, è stato
introdotto l’ istituto della “sfiducia costruttiva” ovvero che il cancelliere può essere rimosso quando il
bundenstag all’ atto di votare la sfiducia sia capace di presentare un nuovo cancelliere immediatamente.

Forma di governo presidenziale


 Gli stati uniti costituiscono il modello della forma di governo presidenziale.
 È caratterizzato da un principio di separazione dei poteri molto rigido.
 Abbiamo un presidente, eletto direttamente dal corpo elettorale (il corpo elettorale, però, non elegge proprio
direttamente il presidente ma elegge prima degli elettori presidenziali che formeranno il collegio elettorale,
che avrà il compito di eleggere il presidente), presiede e dirige il governo, chiamato gabinetto presidenziale
composto da collaboratori da lui nominati e resta in carica per tutto il suo mandato di 4 anni e può essere
rieletto due volte. Rimane in carica perché il parlamento non può sfiduciarlo e quindi tra presidente e
parlamento non c’ è un rapporto di fiducia.
 Negli usa vi è un dualismo paritario, in quanto presidente e parlamento avendo entrambi una legittimazione
democratica diretta da parte del corpo elettorale, hanno funzioni e poteri diversi, quindi non dipendono l’ uno
dall’ altro.
 Il parlamento non può sfiduciare il presidente; e il presidente a sua volta non ha il potere di scioglimento
anticipato delle camere.
 Il presidente è al tempo stesso il capo dello stato ed il capo dell’ esecutivo.
 L’ organo parlamento è chiamato congresso e detiene il potere legislativo. È composto da due camere: la
camera dei rappresentanti e il senato presidenziale.
 La camera dei rappresentanti è composta da deputati, eletti su base nazionale in modo proporzionale alla
popolazione degli stati che restano in carica per due anni. Ha il potere esclusivo di promuovere la procedura
di “impeachment” per la messa in stato d’ accusa del presidente, in caso di gravi pregiudizi verso di lui.
 Il senato riflette il carattere federale degli usa, ed è formato da due rappresentanti per ogni stato membro. Il
senato gode di poteri particolari: può confermare alcune nomine presidenziali; può interagire con alcune
delle funzioni presidenziali.
 Vi è infine la corte suprema, composta di nove componenti nominati dal presidente, che rappresenta il
vertice del sistema giudiziario.
 D’ altro canto il presidente ha il potere di “veto” sull’ approvazione di una legge, in questo caso c’ è bisogno
di una maggioranza qualificata.
 Il sistema politico americano è bipartitico perché vi sono due partiti: il partito repubblicano e il partito
democratico. Sono caratterizzati da una forte fluidità, infatti può capitare che soggetti parlamentari del partito
democratico possano approvare leggi proposte dal partito repubblicano e viceversa. Quindi non c’ è una
forte differenza ideologica. Hanno una struttura che si fortifica nel momento delle elezioni volta a sostenente
il proprio candidato. Non hanno una forte presenza nella società, funzionano più come “macchine elettorali”.
Le elezioni presidenziali e parlamentari non si tengono contemporaneamente, quindi può capitare che ci sia,
ad esempio, un presidente “repubblicano” e un parlamento “democratico” (concessioni localistiche).

Forma di governo semi-presidenziale


 Rappresenta un ibrido tra la forma di governo presidenziale e parlamentare.
 Si trova in francia.
 Abbiamo un presidente eletto direttamente dal corpo elettorale, che nomina un governo, guidato da un primo
ministro, che deve ottenere la fiducia del parlamento.
 Il presidente è sia capo dello stato sia capo dell’ esecutivo.
 Dalla forma di governo presidenziale troviamo l’ elezione diretta del presidente; dalla forma di governo
parlamentare troviamo il rapporto di fiducia tra governo e parlamento.
 La sua peculiarità è la sua struttura “bicefala” del potere esecutivo tra presidente e governo, infatti, questa
forma di governo varia a seconda dei poteri riconosciuti al presidente.
 Possiamo avere la forma di governo semi-presidenziale a presidente forte o debole.
 In francia vige adesso quella a presidente forte nella quale il presidente gode di una serie di poteri che lo
rendono l’ organo più potente nel potere esecutivo rispetto al governo.
 Prima del 2000 in francia le elezioni non erano contestuali e hanno fatto sì che il presidente ha dovuto
nominare un governo che era espressione di un partito diverso dal proprio e quindi si è parlato di
“coabitazione” dove il potere esecutivo era bipartito da un presidente e un governo espressione di partiti
diversi.
 Vi è poi la forma di governo semi-presidenziale a presidente debole, dove il presidente ha meno poteri e il
governo ha più potere nel potere esecutivo; infatti, questa forma di governo si avvicina alla forma di governo
parlamentare.

Forma di governo neo-parlamentare


 È caratterizzata da un’ elezione diretta del presidente, da parte del corpo elettorale, che nomina un governo,
da lui presieduto, il quale è legato da un rapporto di fiducia al parlamento.
 Quindi, il presidente è legato da un rapporto di fiducia al parlamento e questa è la differenza con la forma del
governo semi-presidenziale.
 Il rapporto di fiducia si concretizza nel fatto che il parlamento può sfiduciare il presidente e di conseguenza
anche il governo, e quindi danno le loro dimissioni ed anche lo scioglimento dello stesso parlamento con le
conseguenti nuove elezioni.
 Questo meccanismo è volto a dare stabilità.
 Le elezioni del presidente e del parlamento avvengono contestualmente.
 Abbiamo trovato questa forma di governo in israele, per alcuni anni, e nel nostro ordinamento la ritroviamo a
livello regionale.

Forma di governo direttoriale


 È tipica della svizzera.
 È composta da un parlamento bicamerale, detto assemblea federale, che elegge i sette membri del
direttorio, il consiglio federale, il quale svolge le funzioni di governo e, al contempo, di capo dello stato.
 È caratterizzata dal fatto che l’ assemblea federale non può sfiduciare il consiglio federale e viceversa il
consiglio federale non può sciogliere anticipatamente l’ assemblea federale.

Capitolo v – la repubblica e l’ unione europea

Origini del processo di integrazione


 La crisi degli stati nazionali evidenziata dalla seconda guerra mondiale fece sviluppare l’ idea di una
forma di unificazione europea, di istituzioni che governassero il processo di unificazione e che
impedissero in futuro guerre intraeuropee.

 Ci fu un tentativo di creare una comunità di difesa (ced) che instituiva una forma di cooperazione
militare, che fu promosso ma mai ratificato.

 Fu così realizzata una forma d’ integrazione economica che nasceva dal bisogno di creare uno spazio
economico comune e così nel 1951 fu firmato, tra sei paesi (francia, germania, italia, belgio, olanda,
lussemburgo), il trattato di parigi istitutivo della comunità europea del carbone e dell’ acciaio (ceca).

 In seguito, dopo il fallimento della ceca, nel 1957 i trattati di roma istituirono la comunità economica
europea, che aveva come obiettivo principale l’ unione doganale (cee), e la comunità europea dell’
energia atomica (euratom) che aveva come obiettivo il coordinamento della ricerca sull’ energia
atomica e l’ assicurare un uso pacifico della stessa.

 Il processo di integrazione europea proseguì per tutto il secolo con, da una parte, un graduale
allargamento dei paesi membri e ,dall’ altra, con l’ assunzione di nuove competenze della comunità.
Infatti fu firmato il trattato dell’ atto unico europeo, che fissava una coesione economica più stretta tra
le regioni europee.

 Una tappa importante nel processo di integrazione è rappresentata dalla firma, nel 1992, del trattato
di maastricht che instituiva l’ unione europea (ue), una organizzazione che da un lato inglobava le
comunità europee già esistenti e dall’ altro avviava la cooperazione tra gli stati membri anche in
settori strettamente economici, come: la politica estera, di giustizia e degli affari interni (chiamati i “tre
pilastri” dell’ ue). Il trattato poi ha instituito una cittadinanza europea che si aggiunge a quella
nazionale che garantisce al cittadino europeo la libertà di circolazione e di soggiorno nel territorio
degli stati membri e l’ adozione di una moneta unica europea (euro), entrata in circolazione nel 2002.

 Nel 2000 il processo di integrazione ha visto l’ adozione della carta di nizza che riconosce una carta
di diritti fondamentali ai cittadini europei.

 Dopo la carta di nizza, si è cercato di approvare una costituzione europea comune valida per tutti gli
stati membri. Ma fallì perché alcuni stati la bocciarono. Tale fallimento determinò l’ abbandono dell’
idea di sostituire ai trattati una costituzione, per procedere ad una semplice riformulazione degli
stessi.

 Così, nel 2009, ci fu l’ approvazione del trattato di lisbona con cui cade la distinzione tra comunità
europea e unione europea e si fa riferimento ad un unico ente: l’ unione europea. I trattati continuano
ad essere due, sebbene integrati e modificati: il trattato sull’ unione europea e il trattato sul
funzionamento dell’ unione europea. La nuova unione, quindi, ha abolito i “pilastri”, ha provveduto a
chiarire il riparto di competenze tra unione e stati membri, ed ha rafforzato il principio democratico e la
tutela dei diritti fondamentali, anche attraverso l’ attribuzione alla carta di nizza dello stesso valore
giuridico dei trattati.
L’attuale assetto istituzionale dell’ ue= la forma di governo attuale dell’ ue vede al vertice:

Il consiglio europeo
 Composto dai capi di stato e di governo dei paesi membri (a seconda di chi detiene il potere
esecutivo; in italia ad esempio c’è il presidente del consiglio, in francia vi sarà il presidente
francese) e dal presidente della commissione;
 Ha la funzione di dettare le linee generali dell’ indirizzo politico dell’ unione, ma non partecipa
all’ attività legislativa.
 Elegge il suo presidente a maggioranza qualificata per un mandato di due anni e mezzo,
rinnovabile solo una volta, e si riunisce due volte a semestre a bruxelles.
La funzione legislativa è affidata all’ iniziativa della commissione europea con sede a bruxelles e all’
esercizio da parte di un sistema “bicamerale” composto dal parlamento europeo assieme al consiglio
dei ministri.

Il parlamento europeo
 Svolge l’ attività legislativa assieme al consiglio dei ministri.
 Rappresenta i cittadini dell’ ue e viene eletto ogni 5 anni con elezioni che avvengono in
contemporanea in tutti i paesi dell’ unione.

Il consiglio dei ministri


 Svolge l’ attività legislativa assieme al parlamento europeo.
 È composto dai ministri dei diversi stati membri e a seconda della materia da trattare si riuniscono i
ministri competenti di quella materia (ad es. Consiglio dei ministri dell’ agricoltura, dei trasporti,
ecc…).

La commissione europea
 È l’ organo esecutivo dell’ unione, della quale è considerata il “motore”.
 Detiene il potere di iniziativa legislativa.
 Agisce nell’ interesse generale europeo dal momento che il presidente e i commissari hanno un
alto grado di indipendenza e non accettano ordini da alcun governo.
 È composta da un delegato per stato membro, detto commissario.
 Il presidente della commissione è eletto dal parlamento europeo a maggioranza dei suoi
componenti, su proposta del consiglio europeo.

L’ alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza comune


 Ha il compito di rappresentare l’ unione nei rapporti con gli stati terzi (tipo russia, usa; guida la
politica estera dell’ unione).
 È anche vicepresidente della commissione europea. Attualmente è federica mogherini.

La corte di giustizia (cge)


 Composta da un giudice per ogni stato membro, è l’ organo che ha come scopo principale quello di
assicurare l’ uniforme applicazione del diritto europeo, perché viene investita di questioni
interpretative.
 Infatti, molto spesso accade che un giudice nazionale abbia un dubbio sull’ interpretazione di una
norma europea e quindi rimette la questione pregiudiziale alla corte di giustizia per chiarire la
giusta interpretazione.
 Ha anche un potere di annullamento di atti che si pongono in contrasto con le fonti europee.
 Abbiamo poi anche il tribunale di i° grado che si è affiancato alla cge nello svolgimento di attività
interpretativa.
La banca centrale europea (bce)
 È l’ organo che ha delle funzioni molto importanti dal punto di vista della politica monetaria.
 Ha come primario obiettivo il mantenimento della stabilita dei prezzi.

La corte dei conti (europea)


 Si occupa di verificare la correttezza e la veridicità dei bilanci dell’ ue.

I principi fondanti dell’ ue.

Principio di attribuzione
 L’unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite dagli stati membri
in settori specifici; l’ articolo 3 del tfue indica come settori di competenza: l’ unione doganale; la
politica monetaria; la politica commerciale comune. A questo principio segue la teoria dei poteri
impliciti ovvero che l’ ue può adottare dei mezzi , anche se non sono contemplati dal trattato, ma
necessari per perseguire dei fini propri del trattato.

Principio di leale collaborazione


 Gli stati membri devono cooperare con l’ ue; cioè devono agire, coordinarsi e agevolare l’ ue nel
perseguimento degli obiettivi di competenza europea.

Principio di sussidiarietà
 Secondo cui l’ unione interviene negli ambiti che non sono di sua esclusiva competenza solo se gli
obiettivi dell’ azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli stati membri e
possono essere realizzati meglio a livello comunitario.

Il principio di proporzionalità (che affianca il principio di sussidiarietà)


 In base al quale l’ ue deve utilizzare mezzi legislativi adeguati e proporzionali agli scopi fissati,
salvaguardando in tal modo le competenze degli stati membri.

Consiglio d’ europa
È un’ organizzazione internazionale, diversa e indipendente dall’ ue (organizzazione sovranazionale),
nata per rafforzare il processo di integrazione a livello soprattutto sociale perché alla sua base vi è
una convenzione, carta dei diritti e delle libertà fondamentali dell’ uomo, la cedu.
È dotato di diversi organi:
 Un assemblea parlamentare;
 Un comitato dei ministri;
 Una corte dei diritti dell’ uomo che serve per assicurare il rispetto di ciò che è sancito nella cedu
dove ogni cittadino vi si potrebbe rivolgere quando ritiene che sia stato violato uno dei suoi diritti.
Capitolo vi – l’ ordinamento italiano

Lo statuto albertino – caratteristiche e storia

 Promulgato legge fondamentale del regno di sardegna il 4 marzo 1848 e diventato carta
fondamentale del regno d’ italia dal 17 marzo 1861, rimase formalmente in vigore per circa un
secolo, fino all’ avvento della repubblica.

 Era una costituzione ottriata, cioè non votata da un corpo legislativo o dal popolo, ma concessa
Di spontanea volontà da un sovrano già detentore di poteri assoluti.

 Era una costituzione flessibile non essendo previste procedure aggravate per la sua revisione e
nemmeno forme di controllo della conformità delle leggi allo stesso statuto.

 La forma di stato delineata nello statuto albertino era lo stato liberale classico. Infatti era
enunciato il principio dell’ uguaglianza ed erano riconosciuti i classici diritti fondamentali del
costituzionalismo liberale dell’ epoca, in particolare i diritti di libertà civile, tra i quali il modello
era il diritto di proprietà, definito diritto inviolabile (art. 29).

 La forma di governo delineata nello statuto albertino era quella costituzionale pura, in un quadro
di divisione dei poteri che richiamava il modello di montesquieu. Il potere esecutivo era
assegnato al re; il potere legislativo ad un parlamento bicamerale, composto da una camera dei
deputati elettiva e da un senato di nomina regia; il potere giudiziario ai giudici. In questo quadro
di divisione dei poteri di stampo liberale, però, il re aveva un ruolo di spicco perché nominava i
ministri, i giudici e i membri del senato ed inoltre poteva sciogliere anticipatamente la camera
dei deputati.

 Poi con l’ aumentare dell’ autonomia del governo, grazie anche al delinearsi della figura di un
presidente del consiglio, si passò ad una forma di governo parlamentare di tipo dualista, in
quanto il governo incominciò a necessitare di una duplice fiducia, quella del re e quella del
parlamento.

 Un forte cambiamento dell’ assetto istituzionale si ebbe con l’ avvento del fascismo nel quale,
pur nella formale permanenza dello statuto albertino, si passò da uno stato liberal-democratico
ad uno stato totalitario.

 Tralasciando gli eventi che caratterizzarono il periodo fascista (1922-1945), i due eventi che
segnarono la storia istituzionale italiana furono: il referendum istituzionale del 2 giugno 1946,
avente come oggetto la scelta tra monarchia e repubblica, e in pari data l’ elezione dell’
assemblea costituente.

 Il referendum vide la prevalenza della repubblica mentre nelle elezioni per l’ assemblea
costituente, svoltesi con criterio proporzionale, i tre partiti che riscossero maggior numero di voti
furono: la democrazia cristiana; il partito socialista italiano e il partito comunista italiano.

 L’ assemblea affidò ad una commissione di 75 dei suoi componenti il compito di redigere un


progetto di costituzione il cui testo definitivo entrò in vigore il 1° gennaio 1948.

I principi della costituzione


I principi cardine della nostra costituzione sono:

Principio democratico della sovranità popolare


 Enunciato nel primo articolo della nostra costituzione: “l’ italia è una repubblica democratica fondata
sul lavoro” (comma 1). “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
costituzione” (comma 2) (nel concreto, attraverso gli istituti di democrazia rappresentativa, diretta e
partecipativa).
Principio personalista
 Enunciato nell’art. 2 cost. “la repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’ uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…”.

Principio solidarista
 Correlato al principio personalista ed enunciato nello stesso art. 2 cost., che pone in correlazione la
richiesta da parte della stessa repubblica dell’ “adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale”. I diritti della persona debbono essere pertanto tutelati e garantiti anche
all’ interno di “formazioni sociali” quali la famiglia, la scuola, la fabbrica, al punto che una loro lesione
fa scattare l’ intervento dello stato per un loro reintegro.

Principio di eguaglianza
 Enunciato nell’ art.3 cost. Nel primo comma si proclama l’ eguaglianza formale ovvero che “tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge…”: un principio che vieta al
legislatore di porre in essere norme discriminatorie in base al sesso, alla razza, alla lingua, alla
religione, alle opinioni politiche e alle condizioni personali e sociali. Il comma 2 proclama l’
“eguaglianza sostanziale”, che specifica l’ impegno della repubblica ad una trasformazione della
società, ad un riequilibrio delle forme di svantaggio attraverso la rimozione degli “ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’ uguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’ effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’ organizzazione
politica, economica e sociale del paese”.

Principio lavorista
 Enunciato anzitutto nell’ art. 1 cost., dove si stabilisce che “l’ italia è una repubblica democratica,
fondata sul lavoro”, considerando questo fattore della produzione come fondante dell’ organizzazione
economico-sociale della stessa repubblica. Ed anche, poi, nell’ art. 4 al comma 1 e 2 cost. Dove
sancisce che “la repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che
rendano effettivo questo diritto (comma 1); “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilità e la propria scelta, un’ attività o una funzione che concorra al progresso materiale o
spirituale della società” (comma 2). Il principio lavorista viene sviluppato in una serie di altre norme
costituzionali che prevedono particolari tutele, ad esempio, per le lavoratrici madri, per i minori, per gli
inabili al lavoro, ecc.

Il principio pluralista e della promozione del decentramento e delle autonomie territoriali. Il


principio di sussidiarietà
 Enunciato nell’ art. 5 cost. Che sancisce l’ unità e l’ indivisibilità della repubblica e prevede anche un
ampio riconoscimento e la promozione delle autonomie locali, nell’ ottica di una divisione del potere a
livello territoriale. Con la riforma costituzionale del 2001 è subentrato anche il principio di
sussidiarietà, inteso come volto a realizzare un trasferimento generalizzato di funzioni e compiti
amministrativi dal livello centrale a quello delle autonomie locali (comuni, province, città metropolitane
e regioni).
Capitolo vii – le fonti del diritto
Sezione i – principi generali

Le fonti del diritto: definizione e tipologie


 L’espressione “fonti del diritto” sta ad indicare quegli organi, quegli atti, quei fatti che pongono in
essere le norme giuridiche, innovando in tal modo l’ ordinamento giuridico.

Fonti di produzione
 Per “fonti di produzione” si intendono sia gli organi e i procedimenti sia quegli atti o quei fatti cui
l’ ordinamento attribuisce il potere di porre in essere norme giuridiche. Da non confondere con il
concetto di “fonti sulla produzione” che hanno come contenuto specifico la disciplina della
produzione di norme giuridiche e la loro efficacia (modello è la costituzione).

Fonti di cognizione
 Sono quei documenti, quegli atti con cui il diritto è portato a conoscenza.
Fonti atto
 Sono quegli atti giuridici a contenuto normativo risultanti da un’espressa manifestazione di
volontà di un organo competente a produrre il diritto. (es. Le leggi, i regolamenti, gli statuti degli
enti locali, ecc.).

Fonti fatto
 Sono quei comportamenti, quali soprattutto le consuetudini, capaci di produrre diritto senza
tradursi in atti formali.

Fonti tipiche
 Sono quelle fonti la cui formazione è regolata da procedure tipiche del genere di fonti cui
appartengono (leggi, regolamenti ecc.).

Fonti atipiche
 Sono quelle fonti nel cui procedimento di formazione devono inserirsi degli elementi non
ricorrenti nel genere cui appartengono (leggi rinforzate).

Rapporti tra le fonti


Una delle caratteristiche dell’ odierno sistema delle fonti del diritto è il loro crescente pluralismo. Due
principi contribuiscono a dare unitarietà al sistema:
 La strutturazione delle fonti in modo gerarchico, con la distinzione delle fonti in “costituzionali”,
“primarie” e “secondarie”;
 Il compito affidato alla costituzione di indicare quali sono le fonti del diritto legittimate nel nostro
ordinamento a porre in essere norme giuridiche.

Criteri per la risoluzione delle antinomie


I criteri che disciplinano i rapporti tra le diverse fonti e che risolvono eventuali antinomie, cioè un
contrasto tra due norme che sarebbero applicabili entrambe nello stesso caso, sono quattro:

Il criterio cronologico
 Tra fonti dello stesso tipo quella più recente prevale su quella antecedente.
 L’ effetto è l’ abrogazione della norma antecedente e opera di regola solo per il futuro (ex nunc),
e quindi dal giorno dell’ entrata in vigore della nuova fonte, con la conseguenza che tutti i
rapporti sorti in vigenza della norma antecedente continuano ad essere regolati da quest’
ultima.

Il criterio gerarchico
 La fonte gerarchicamente superiore prevale su quella gerarchicamente inferiore (ad esempio, la
costituzione prevarrà sulla legge ordinaria);
 L’effetto è l’ annullamento della norma inferiore. A differenza dell’ abrogazione, che ha effetto
solo sul futuro, l’ annullamento ha effetto retroattivo (ex tunc), andando a certificare un vizio
insanabile della fonte.

Il criterio di separazione delle competenze


 Opera nei rapporti sia tra fonti di enti diversi sia tra fonti di uno stesso ente (così, una legge
dello stato troverà il proprio limite in una legge regionale in materia di competenza regionale e
viceversa).
 L’ effetto è l’ invalidità dell’ atto “incompetente”, che dovrà essere annullato dal giudice.

Il criterio della concorrenza delle competenze


 Si ha quando una stessa materia può essere disciplinata da fonti di diverso tipo, che di regola
sono poste sullo stesso piano gerarchico.
 Così, nelle materie definite di competenza concorrente stato-regione, la legge dello stato porrà
la normativa di principio, mentre spetta alla legge regionale la disciplina del dettaglio.

L’ interpretazione delle fonti del diritto (importanza)

L’ interpretazione delle norme giuridiche è molto importante, sia quando:


 Un formulato normativo è incerto o difficile da applicare;
 Sia quando non ricorra nell’ ordinamento una norma applicabile alla fattispecie e in quest’ultimo
caso parliamo di “lacuna” dell’ ordinamento risolvibile tramite l’ interpretazione, dal momento
che la “completezza” è un elemento imprescindibile dell’ ordinamento giuridico statale e in caso
di giudizio, un giudice non può astenersi dal giudicare.

Tipologie di interpretazione (da chi è operata)

Interpretazione autentica
 Operata dal legislatore che interviene per fissare il significato delle disposizioni normative
contenute in leggi precedenti, vincolando così gli interpreti del diritto a non dare altre
interpretazioni di quella norma e ad applicarla, con quel significato, retroattivamente.

Interpretazione giurisprudenziale
 Operata dai giudici. Il risultato in questo caso è una norma giuridica che serve da fondamento
per una decisione che ha valore giuridico.

Interpretazione dottrinale
 Operata da studiosi ed esperti del diritto.

Criteri di interpretazione

Interpretazione logico-letterale
 Che attribuisce al formulato normativo il valore ricavabile dal contesto letterale tramite un
ragionamento logico.

 Nel caso di lacuna normativa, i criteri utilizzati sono:

L’ interpretazione estensiva
 Alla quale si ricorre quando una norme esprime meno di quanto il legislatore abbia voluto.

L’ interpretazione analogica
 Che si distingue in “analogia legis” e “analogia iuris”.
 Il ricorso alla “analogia legis” consente di risolvere un caso concreto non regolato da alcuna
norma mediante l’ applicazione di una norma regolatrice di un caso simile.
 Se l’ “analogia legis” non risolve il caso, si ricorre alla “analogia iuris” che consiste nel ricavare
la norma applicabile al caso di specie dal sistema legislativo vigente.

Sezione ii – fonti del diritto nazionale

La costituzione – significati e concezioni


Il termine “costituzione”, che negli ordinamenti occidentali identifica la fonte posta al vertice della
gerarchia delle fonti, può assumere diversi significati a seconda degli aspetti che si intende
considerare:

 Dall’ etimologia del termine latino, la costituzione si pone innanzitutto quale “atto fondativo” di
una comunità che decide di fissare in un documento i propri valori, che la caratterizzano e la
definiscono. In quest’ ottica essa si configura come “legge fondamentale”, intesa come
“documento politico” il cui nucleo centrale è dato da un “sostrato di idee comuni”, nelle quali una
comunità ha deciso di riconoscersi.

Poi ci sono altre concezioni che individuano la costituzione come:

 “limite al potere politico” con il compito di tutelare i diritti fondamentali e garantire il principio di
separazione dei poteri;

 “documento normativo”, nel quale sono disciplinate materie che si ritiene opportuno non affidare
ad altre fonti normative.
Consuetudini e convenzioni costituzionali
La costituzione quale “legge fondamentale” di un ordinamento giuridico comporta:

 La necessità di renderla “rigida” e per garantire questo requisito, le costituzioni contemporanee


sono di regola scritte e sono quindi “documenti normativi”, soggetti ad immediata applicazione e
interpretazione.

 Che presentino alcune formulazioni elastiche, che consentano l’ adattamento del documento all’
evoluzione sociale e politica mediante comportamenti, in primo luogo “consuetudini o
convenzioni” costituzionali.

 Per “consuetudine costituzionale” si indica un comportamento, posto in essere da titolari di


organi costituzionali, costituzionalmente necessario, in funzione integrativa, e non solo, del
testo scritto.

 Per “convenzioni costituzionali”, si indica quei comportamenti che non si sviluppano


spontaneamente, ma sono il frutto di accordi tra soggetti del circuito politico-istituzionale.

 Esse non sono fonti del diritto, bensì regole politiche volte a garantire il buon funzionamento
degli organi costituzionali, anche strutturando i loro rapporti su basi certe e condivise.

La costituzione italiana: struttura e caratteri


La costituzione italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, presenta alcune caratteristiche
fondamentali:

 È “democratica” nel senso di “fondata sulla sovranità popolare”. Ne deriva che la legittimazione
di ciascun potere o organo costituzionale deriva dal popolo e che almeno un organo
costituzionale deve avere una rappresentatività diretta.

 Si pone quale fonte sulle fonti, perché legittima tutti i processi di produzione del diritto, individua
le fonti primarie, ne disciplina il procedimento, stabilisce le riserve di competenza e assegna a
ogni fonte una specifica forza o efficacia formale.

 È rigida e può essere modificata solo utilizzando il procedimento previsto dall’ art. 138 cost.

 È lunga, poiché contiene sia il catalogo dei diritti inviolabili e dei doveri fondamentali (artt. 13-
54) sia l’ articolazione della forma di governo e della forma di stato.

 Un’ altra caratteristica di grande importanza è data dal titolo, inserito nella prima parte, dedicato
ai “rapporti economici”, nel quale vengono disciplinati non solo i diritti dei privati ma anche la
presenza dello stato nell’economia.

Revisione della costituzione (e limiti) e altre leggi costituzionali

La revisione costituzionale
 A differenza delle fonti primarie che possono essere modificate senza particolari aggravi, per
adattarsi ai cambiamenti che intervengono nella società, la costituzione italiana presenta la
propensione alla stabilità e premessa e strumento di questa stabilità sono la rigidità e quindi la
previsione di un procedimento di revisione “aggravato”, strutturato in modo da favorire una
scelta non solo “ponderata” (grazie alla duplice approvazione in ciascuna camera) ma
soprattutto “condivisa” dalle forze politiche in parlamento (il procedimento si chiude
positivamente con la maggioranza qualificata dei due terzi), con l’ intervento, in caso contrario,
del corpo elettorale quale decisore finale.

Limiti espliciti e impliciti della revisione


 La funzione di revisione costituzionale non è tuttavia utilizzabile per tutte le disposizioni
costituzionali in quanto alcune sue parti non possono essere , in modo implicito ed esplicito,
riformulate o soppresse.

 L’ unico limite esplicito si rinviene nell’ art. 139 cost., che stabilisce che “la forma repubblicana
non può essere oggetto di revisione costituzionale”, questo limite non è altro che la
positivizzazione nel testo costituzionale del risultato del referendum del 1946, che ha sottratto la
scelta a favore della repubblica alla stessa assemblea costituente.

 Vi sono poi alcuni limiti impliciti. In primo luogo, collegando l’art. 139 cost. Con l’art. 1 cost., è
stata ritenuta sottratta alla revisione costituzionale anche la forma democratica dello stato.

 Oltre a ciò sono ritenuti immodificabili i primi articoli della costituzione, in altre parole i “principi
fondamentali” (artt. 1-12), il principio della separazione dei poteri e il nucleo essenziale dei diritti
e doveri elencati nella parte i (artt. 13-54).

Leggi costituzionali

 La costituzione, inoltre, individua le materie o gli oggetti che devono essere disciplinati con leggi
costituzionali, operando quindi una “riserva costituzionale”.

 Queste leggi si collocano sullo stesso piano della costituzione ma hanno come limite il rispetto
dei principi supremi contenuti in essa. Inoltre, nei loro confronti, la revisione costituzionale
successiva alla loro adozione determina l’applicazione del criterio cronologico, con la
conseguenza che le disposizioni in esse contenute e in contrasto con il nuovo testo
costituzionale devono ritenersi abrogate, anche se non espressamente previsto.

La riserva di legge
La riserva di legge è lo strumento mediante il quale la costituzione individua la fonte abilitata a
disciplinare una determinata materia, opera quindi come regola distributiva della competenza tra le
fonti del diritto.

La costituzione italiana prevede diversi tipi di riserve:

La riserva di “legge costituzionale”


Con conseguente obbligo di utilizzare il procedimento descritto dall’ art. 138 cost., è prevista per:

 L’ adozione delle leggi in materia di giudizi di legittimità costituzionale e di garanzie di


indipendenza dei giudici della corte costituzionale (art. 137 cost.),

 Per l’ approvazione iniziale e la revisione degli statuti delle regioni ad autonomia speciale (art.
116.1) e per il mutamento delle circoscrizioni regionali (art. 132.1).

La riserva di “legge ordinaria”


 Prevede che in determinate materie debba intervenire una fonte primaria statale, in modo
assoluto, relativo o rinforzato.
 La ratio (ragione) di tale riserva si ritrova nella volontà del costituente di affidare la disciplina di
determinate materie all’ organo direttamente rappresentativo della volontà popolare.

Le riserve di legge assolute


 La legge o gli atti aventi forza di legge devono disciplinare la materia in tutti i suoi aspetti,
escludendo l’ intervento di fonti subordinate;

Le riserve di legge relative


 L’ intervento della legge è previsto solo per definire le caratteristiche fondamentali della
disciplina, lasciando spazio alle fonti secondarie di intervenire per definirla compiutamente.

La riserva di legge rinforzata


 Si ha quando la costituzione, nel riservare la materia alla legge, fissa ulteriori limiti che
riguardano il contenuto (art. 16 cost.) O quando è richiesto un particolare procedimento (art. 8
cost.).

L’ ambito primario di applicazione della riserva di legge è la parte i della costituzione, dedicata ai diritti
e doveri dei cittadini, nella quale essa svolge la funzione di limite rispetto ad interventi normativi dell’
esecutivo suscettibili di condizionare l’ esercizio di tali diritti da parte dei cittadini.

Le fonti primarie statali


 Si pongono, nella gerarchia delle fonti, al di sotto della costituzione e delle leggi costituzionali;
 Si presentano articolate e diversificate, per la presenza di due organi abilitati a produrre norme
primarie (parlamento e governo) e per l’evoluzione registrata dal rapporto tra queste fonti e le
altre fonti primarie che sono di competenza di altri legislatori (unione europea e regioni).

Legge ordinaria formale


La principale fonte primaria è la “legge ordinaria formale”, approvata dal parlamento, rispetto a quanto
previsto dall’ art. 70 cost. Che affida l’ esercizio della funzione legislativa alle camere.

La legge del parlamento incontra una serie di limiti:

 Il limite principale deriva dalla presenza della costituzione che, in quanto “fonte sulle fonti” e
“rigida”, esercita la propria influenza sul piano sia formale che sostanziale. La legge del
parlamento, infatti, deve essere approvata seguendo un procedimento disciplinato dalla carta
costituzionale e dai regolamenti parlamentari e deve avere un contenuto non in contrasto con la
costituzione.

 L’ obbligo di rispettare i vincoli derivanti dall’ ordinamento internazionale e dell’ ue.

 Il riparto di competenze tra stato e regioni.

I casi di ricorso alla legge formale, individuati dalla costituzione tramite l’istituto della riserva di legge,
sono ad esempio:

 L’approvazione con procedimento ordinario della legge di delega al governo della funzione
legislativa (art. 72.4);

 La conversione di un decreto legge (entro 60 giorni dalla presentazione del testo nelle camere)
e la legge di sanatoria che permette di regolare con legge i rapporti sorti durante l’applicazione
di un decreto legge che non è stato convertito;

 L’autorizzazione alla conferma dei trattati internazionali con lo scopo di impegnare lo stato
italiano a mettere in atto un accordo stipulato a livello internazionale a cui è associato l’ordine di
esecuzione che consente al trattato o all’accordo di produrre effetti giuridici all’interno
dell’ordinamento italiano;

 L’approvazione delle leggi relative al bilancio.

atti aventi forza di legge (fonti primarie)


 La costituzione inserisce nel gruppo delle fonti primarie statali due atti normativi del governo: il
decreto legislativo e il decreto legge, previsti rispettivamente dall’ art. 76 e 77 cost..
 I decreti legislativi e i decreti legge sono definiti dalla costituzione atti con “valore” (solo il d.lgs.)
E “forza” di legge. Entrambe godono della forza “attiva e passiva” propria della legge formale,
ovvero della capacità di abrogare fonti primarie ad essi già esistenti e di resistere all’
abrogazione da parte di fonti subordinate successive.

Decreti legislativi
I decreti legislativi sono atti aventi forza di legge emanati dal governo sulla base di una legge delega,
approvata dal parlamento, che contiene tre elementi:
 L’ oggetto, che indica che l’ intervento normativo del governo non può riguardare un’ intera
materia, ma solo una sezione di essa;

 Il termine, che può assumere il carattere di “data specifica” o di “arco temporale” entro il quale l’
atto deve essere emanato (l’ art. 14 della legge 400/1988 ha previsto che se la durata della
delega supera i due anni, il governo è tenuto a chiedere un parere, non vincolante, alle camere,
la cui redazione è affidata alle commissioni competenti per materia; inoltre esplicita che nel
termine va ricompreso anche il tempo necessario al presidente della repubblica per procedere
ad un controllo prima dell’ emanazione, per questo il governo deve inviare al presidente della
repubblica il testo approvato in consiglio dei ministri almeno venti giorni prima dalla scadenza
del termine);

 I principi e i criteri direttivi, mediante i quali il parlamento indica le finalità e i limiti entro il quale il
legislatore delegato deve orientarsi.

 Si tratta di un elemento importante nel sistema dei rapporti tra parlamento e governo, che mira
a ricondurre la delega ad un rapporto fiduciario tra i due organi costituzionali e al tempo stesso
a legare il contenuto del decreto, seppur indirettamente, alla volontà parlamentare. Da un lato,
infatti, il parlamento può con legge ritirare la delega, durante il suo esercizio da parte del
governo; dall’ altro il governo può decidere di non esercitare la delega stessa, facendo scadere
il termine senza attivarsi per ottenere una proroga.

Il decreto legge

 Il decreto legge è un atto avente forza di legge adottato dal governo, sotto la sua responsabilità,
con deliberazione del consiglio dei ministri, in casi straordinari di necessità ed urgenza (come
ad esempio calamità naturali) ed emanato dal presidente della repubblica.

 Entra in vigore il giorno stesso dalla sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale e
contestualmente il governo presenta in parlamento il disegno di legge di conversione.

 Il decreto legge, essendo un provvedimento provvisorio avente forza di legge, è destinato a


decadere qualora il parlamento non lo converta in legge entro 60 giorni (art. 77.3 cost.).

 A differenza dell’ abrogazione e dell’ annullamento, la decadenza opera ex tunc ovvero travolge
tutti gli effetti prodotti dal decreto, con la conseguenza che esso si configura “come mai
esistito”. Per garantire la conversione del decreto legge anche in periodi di scioglimento delle
camere, la costituzione prevede che esse si riuniscano espressamente per questo compito (art.
77.2 cost.).

Controllo di legittimità costituzionale dei d.l. e d.lgs.


I decreti legislativi e i decreti leggi, essendo fonti primarie, sono sottoposti al controllo di legittimità
costituzionale della corte costituzionale.

 I decreti legislativi potranno essere dichiarati incostituzionali se approvati (o emanati) dopo la


scadenza del termine stabilito o se l’ oggetto disciplinato sia diverso o più ampio da quello
indicato.

 Mentre per i decreti leggi il controllo si sposta sul testo risultante dalla conversione
parlamentare, data la loro breve vigenza.

Fenomeno della reiterazione dei decreti legge


La corte costituzionale è spesso intervenuta controllare la legittimità costituzionale dei decreti legge.
Molto importante fu la sentenza n. 360/1996 che sancì la fine al fenomeno della “reiterazione” dei
decreti legge non convertiti.
Il giudice delle leggi ha infatti stabilito che i decreti legge non convertiti non possono essere
ripresentati, fatto salvo il caso i cui esso non sia giustificato da un nuovo caso di urgenza straordinaria.

Il referendum
Il referendum è uno strumento di democrazia diretta mediante il quale il popolo esercita direttamente la
propria sovranità. Nella costituzionale italiana il referendum è previsto:
 Nel procedimento di revisione costituzionale, dove ha una finalità confermativa del lavoro svolto
dal parlamento (art. 138 cost.);
 Con un valore consultivo, nel caso di richieste di modificazioni territoriali (art. 132);
 Come strumento di legislazione popolare negativa nella forma del referendum abrogativo (art.
75) che consente al popolo elettorale di abrogare una legge o un atto avente forza di legge
(referendum abrogativo).

Il referendum abrogativo

 Solo il referendum abrogativo rappresenta una fonte del diritto, anche se di tipo negativo, in
quanto, in caso di esito positivo, innova l’ ordinamento giuridico eliminando un’ intera legge (o
atto avente forza di legge) o alcune parti di essa.

 Il nucleo del referendum abrogativo è il quesito al quale l’ elettore è chiamato a rispondere con
un “sì” o un “no” e che ha ad oggetto tutta (o una parte di) una legge o atto avente forza di
legge.

 Il procedimento referendario si articola in 4 fasi:

1. Iniziativa
Possono presentare richiesta di referendum:

 5 consigli regionali: viene depositato il quesito accompagnato dalle delibere dei consigli
regionali che hanno preso l’ iniziativa, presso la cancelleria della corte di cassazione.

 500.000 elettori: almeno 10 cittadini italiani presentano il quesito sempre alla stessa cancelleria,
ne viene data notizia sulla gazzetta ufficiale e da quel momento decorrono i tre mesi entro i
quali bisogna raggiungere il quorum (indica il numero di partecipanti o elettori necessario
affinché una votazione sia valida) delle 500.00 firme che devono poi essere depositate in
cassazione.

 La richiesta di referendum può essere presentata dal 1° gennaio al 30 settembre di ogni anno.

2. Giudizio di ammissibilità
La fase del controllo è svolta in sequenza da due organi:

 In primo luogo l’ ufficio centrale per il referendum della corte di cassazione che verifica la
conformità alla legge della richiesta e, se di iniziativa popolare, il raggiungimento del quorum
minimo di firme valide.
 Una volta terminato, con esito favorevole, la fase del controllo di legittimità, interviene la corte
costituzionale, chiamata a giudicare sulla ammissibilità del quesito referendario, con riferimento
alla costituzione e all’ art. 75 cost.

 Con la sentenza della corte costituzionale, che deve intervenire entro il 10 febbraio, si conclude
la fase del controllo.

3. Indizione
 Se il quesito viene dichiarato ammissibile, il presidente della repubblica, su deliberazione del
consiglio dei ministri, indice il referendum che deve tenersi in una domenica compresa tra il 15
aprile e il 15 giugno.

4. Consultazione
Per essere valido il referendum, alla consultazione devono partecipare il 50%+1 (quorum strutturale)
degli aventi diritto al voto. Solo se si raggiunge tale quorum strutturale, si procede al computo dei voti.

 Se prevalgono i “no”, il risultato viene pubblicato sulla gazzetta ufficiale e da quel momento
decorrono i 5 anni durante i quali non si può riproporre lo stesso quesito.
 Se prevalgono i “si”, si produce l’ effetto abrogativo e il presidente della repubblica, con un
proprio decreto, dichiarerà l’ avvenuta perdita di efficacia della legge che decorre dal giorno
della pubblicazione del decreto stesso sulla gazzetta ufficiale, salvo una deroga di 60 giorni utile
a consentire al parlamento di colmare eventuali lacune.

Fonti secondarie statali


 Il sistema delle fonti statali prevede anche la presenza di atti subordinati alla legge (fonti
secondarie), che trovano proprio nella legge il proprio fondamento e la propria origine.
 Mentre per le fonti primarie vige il principio di “tassatività”, non potendo il legislatore prevederne
di ulteriori rispetto a quelle indicate dalla costituzione, per le fonti secondarie la legge, può,
invece, stabilire l’ istituzione di nuove ed ulteriori fonti secondarie rispetto a quelle esistenti.

Sono fonti secondarie tre diversi tipi di “regolamenti”:

I regolamenti del governo

 Sono atti normativi che, pur avendo la capacità di innovare l’ ordinamento giuridico, si
presentano formalmente come atti amministrativi.

 Sono deliberati dal consiglio dei ministri, previo parere obbligatorio del consiglio dello stato ed
emanati con proprio decreto dal presidente della repubblica.

 Sono inoltre soggetti al visto della corte dei conti.

I regolamenti ministeriali
 Adottati dal singolo ministro o dal presidente del consiglio;

I regolamenti interministeriali
 Adottati da più ministri e riguardanti oggetti che richiedono una regolamentazione trasversale;

 Entrambi devono essere previsti da una legge e non possono essere in contrasto con i
regolamenti del governo e per questo motivo devono essere comunicati dal ministro adottante
al presidente del consiglio che può decidere di sottoporli alla valutazione del consiglio dei
ministri.

Consuetudini, usi e prassi


Nell’ordinamento giuridico italiano, oltre alle fonti atto, abbiamo le consuetudini, gli usi e la prassi.

La consuetudine
 È la principale fonte-fatto presente nell’ordinamento italiano e viene tradizionalmente descritta
come un comportamento che si ripete costantemente nel tempo (requisito oggettivo) al quale si
associa la convinzione collettiva che quell’azione sia giuridicamente dovuta (requisito
soggettivo).

Nell’ordinamento italiano sono accettate due forme di consuetudine:

 Secundum legem (secondo legge)


 Svolge una funzione integrativa di un atto normativo che la richiama mirando a lasciare
margini di elasticità alla disciplina di determinati ambiti.

 Praeter legem (al di là della legge)


 Regola materie che non sono disciplinate in modo specifico da leggi o regolamenti.
 Non è ammessa la contra legem, cioè la consuetudine contraria alla legge o ad altre fonti
scritte.

Gli usi
 Svolgono una funzione interpretativa e/o negoziale, essendo volti a chiarire il significato di
clausole contrattuali o di completare il contenuto di un contratto.

La prassi
 Indica un comportamento che si ripete con regolarità senza essere considerato giuridicamente
vincolante da coloro che lo pongono in essere.

Sezione iii – fonti regionali e locali

Fonti del diritto degli enti autonomi territoriali: statuti, leggi e regolamenti delle regioni.
Sono fonti di diritto delle regioni gli statuti, le leggi regionali ed i regolamenti regionali. Ogni regione è
dotata di un proprio statuto ma occorre distinguere tra due diverse tipologie di statuti:

Gli statuti delle regioni ad autonomia ordinaria

 Le regioni ad autonomia ordinaria sono dotate di statuti ordinari;

 La procedura di adozione e le funzioni degli statuti delle regioni ad autonomia ordinaria sono
dettate dall’ art. 123 cost.

 Lo statuto delle regioni ordinarie deve essere approvato e modificato mediante una procedura
aggravata che prevede l’ approvazione a maggioranza assoluta dei membri del consiglio
regionale, con due deliberazioni successive adottate ad intervallo non minore di due mesi. Il
governo può impugnare lo statuto davanti alla corte costituzionale entro trenta giorni dalla sua
pubblicazione (se ne fa richiesta un cinquantesimo degli elettori della regione o un quinto dei
componenti il consiglio regionale). Si tratta dunque di una legge rinforzata che si pone ad un
livello superiore rispetto alle altre fonti regionali (leggi e regolamenti).

 Per quanto riguarda le funzioni dello statuto delle regioni ordinarie, esso deve determinare la
forma di governo ed i principi fondamentali di organizzazione e funzionamento della regione. Lo
statuto deve inoltre regolare l’ esercizio del diritto di iniziativa legislativa e del referendum su
leggi e provvedimenti amministrativi della regione e la pubblicazione delle leggi e dei
regolamenti regionali. Lo statuto deve poi disciplinare il consiglio delle autonomie locali, organo
di consultazione tra la regione e gli enti locali.

Gli statuti delle regioni ad autonomia speciale

 Come previsto dall’ art. 116 cost., gli statuti delle cinque regioni a statuto speciale (friuli venezia
giulia, sardegna, sicilia, trentino alto adige, valle d’ aosta) sono adottati con legge
costituzionale.

 Hanno il compito di disciplinare le <<forme e condizioni particolari di autonomia>> che devono


spettare a queste regioni.
 Lo statuto delle regioni speciali è quindi una legge costituzionale e quindi anche una fonte di
rango costituzionale.

 Il procedimento di approvazione e revisione degli statuti speciali è simile al procedimento per l’


adozione di leggi costituzionali e di revisione costituzionale previsto dall’ art. 138 cost., con
alcune differenze: il potere di iniziativa spetta ai consigli regionali; se la revisione dello statuto
sia invece di iniziativa del governo o del parlamento, il progetto di revisione deve essere
comunicato al consiglio regionale che ha due mesi di tempo per esprimere un parere. Inoltre, è
escluso il referendum nazionale confermativo.

“legge statuaria”
 È un’ altra fonte delle regioni a statuto speciale. Si tratta di una legge regionale rinforzata
poiché richiede una procedura aggravata per la sua adozione. La legge statuaria deve essere
approvata dal consiglio regionale a maggioranza assoluta e può essere sottoposta ad un
referendum confermativo entro tre mesi dalla pubblicazione.

La legge regionale
 È una fonte primaria che si pone su un piano paritario rispetto alla legge statale, in base al
principio della separazione di competenza. L’ art 117.1 cost prevede che la legge statale e
La legge regionale abbiano gli stessi limiti: rispetto della costituzione e dei vincoli dell’ ue.

Il procedimento legislativo regionale si divide in 3 fasi:

1. L’iniziativa che spetta alla giunta, al consiglio regionale e agli altri soggetti individuati dagli
statuti.

2. L’approvazione, disciplinata dagli statuti con modalità molto simili al procedimento legislativo
statale, con le commissioni consiliari in sede referente e il procedimento in sede redigente. L’
approvazione da parte del consiglio avviene articolo per articolo e con votazione finale.

3. La promulgazione che spetta al presidente della regione, alla quale segue la pubblicazione sul
bollettino ufficiale della regione (b.u.r).

Regolamenti regionali

 Ci sono poi i regolamenti regionali, che nel sistema delle fonti sono subordinati alla legge
regionale e alle leggi statali.

 L’ art. 117.6 cost. Stabilisce che il potere di emanare regolamenti spetta allo stato nelle materie
di legislazione esclusiva statale, salvo la possibilità di delega alle regioni, mentre in tutte le altre
materie il potere regolamentare spetta alle regioni. Spetta poi allo statuto della regione decidere
se attribuire il potere regolamentare alla giunta o al consiglio.

Statuti e regolamenti degli enti locali


Le fonti degli enti locali sono gli statuti e i regolamenti.

 Il fondamento dell’autonomia degli enti locali risiede nella costituzione, ma l’esercizio della loro
potestà normativa deve svolgersi nel rispetto della legge statale e regionale.

 Si prevede che gli enti locali si dotino di uno statuto, che deve essere approvato con
maggioranze qualificate.

 Lo statuto deve stabilire le norme fondamentali per l’organizzazione dell’ente ma queste devono
essere in armonia con la costituzione.

 Agli enti locali viene affidata anche la potestà regolamentare. Il regolamento è il tipico atto
normativo utilizzato dagli enti locali per intervenire in importanti materie di loro competenza (l’
urbanistica, la viabilità, l’ igiene). I regolamenti degli enti locali sono subordinati al loro statuto
ed anche alle leggi statali e regionali.
Sezione iv – fonti del diritto dell’ ue e fonti del diritto internazionale

Fonti del diritto dell’ue


Il sistema delle fonti del diritto dell’ue si basa innanzitutto sulla distinzione tra fonti originarie e fonti
derivate dell’ unione, le quali sono gerarchicamente ordinate, in quanto le seconde sono subordinate
alle prime.

Le fonti originarie
 Sono i trattati comunitari dell’ unione.
 L’ ultimo trattato, in ordine di tempo, è il trattato di lisbona, entrato in vigore nel 2009, che è
composto dal trattato sull’ unione europea (tue) e dal trattato sul funzionamento dell’ unione
europea (tfue).

Le fonti derivate
 Sono gli atti normativi che, sulla base di quanto previsto dai trattati, possono essere adottati dal
consiglio e dal parlamento europeo.

Si distinguono in:

1. Atti normativi vincolanti sono:

 I regolamenti
 Sono simili alle leggi del nostro ordinamento; hanno portata generale; sono obbligatori in
tutti i loro elementi; sono direttamente applicabili in tutti gli stati membri.

 Le direttive
 Stabiliscono ed impongono agli stati membri dei risultati da raggiungere entro un termine
prefissato; consentono allo stato membro di scegliere in maniera discrezionale come
conseguire gli obiettivi.

 Le decisioni
 Sono atti vincolanti che riguardano, però, solamente specifici destinatari da esse
designati come ad esempio un singolo stato membro o un’ impresa operante nell’
unione.

2. Atti normativi non vincolanti che hanno solo valenza di indirizzo politico e non fanno sorgere obblighi o
diritti nei confronti dei destinatari, sono:

 Le raccomandazioni
 Sono inviti rivolti nei confronti degli stati a conformarsi ad un determinato
comportamento.

 I pareri
 Contengono il punto di vista dell’ istituzione che li emette su una specifica questione.

La procedura legislativa ordinaria prevede per l’ adozione di un atto normativo europeo, i seguenti
passaggi in base a quanto stabilito dal tratta di lisbona:

1. Iniziativa legislativa da parte della commissione;

2. Procedura di “codecisione” del parlamento europeo e del consiglio;

3. Impossibilità di adottare l’ atto nel caso di mancato accordo tra parlamento e consiglio in sede di
“conciliazione”.
Rapporti tra diritto nazionale e diritto dell’ unione europea
 La caratteristica fondamentale degli atti normativi non vincolanti dell’ unione è, quindi, la loro
diretta applicabilità (self-executing) che consente di produrre effetti immediati negli ordinamenti
nazionali senza che sia necessario un atto di trasposizione statale.

 Ciò comporta una cessione di sovranità all’ unione da parte degli stati membri, che si accentua
nel caso in cui vi è un contrasto tra una norma europea e una norma nazionale, quella europea
prevale sulla nazionale (però la non applicazione di quest’ ultima non ha come conseguenza l’
eliminazione della stessa dall’ ordinamento italiano).

 In alcuni casi, la corte di giustizia europea (cge) ha sancito il primato delle norme europee anche
sulle norme nazionali di rango costituzionale.

La questione dell’ ingresso delle norme europee nell’ ordinamento italiano e il rapporto tra diritto
nazionale e diritto europeo hanno, comunque, sollevato diversi problemi.

 Innanzitutto va evidenziato che l’ italia non ha apportato modifiche costituzionali per dare un’
adeguata copertura costituzionale all’ adesione all’ ue.

 In questo senso, la corte costituzionale ha usato l’ art’ 11 cost. Per giustificare l’ adesione dell’
italia all’ ue e in particolare l’ inciso che stabilisce che l’ italia <<consente in condizioni di parità
con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri pace e
giustizia fra le nazioni>>.

 La cge ha trovato un solo limite all’ ingresso del diritto dell’ ue nell’ ordinamento italiano: il
rispetto dei principi supremi e dei diritti inviolabili della costituzione italiana; limite che fino ad
oggi non è mai stato violato in quanto in quanto l’ ordinamento europeo si basa su principi e
valori simili a quelli costituzionali.

Intervento della corte costituzionale


Sulla questione della mancanza di una dettagliata disciplina dei rapporti tra diritto nazionale e diritto
europeo è intervenuta più volte la corte costituzionale.

 Inizialmente essa ritenne che per risolvere il contrasto tra una norma nazionale e una europea
si doveva usare il criterio cronologico. Quindi una norma più recente avrebbe dovuto abrogare
quella meno recente. Però così si riteneva sullo stesso piano la norma nazionale e quella
europea, e ciò andava in contrasto con il principio di del primato del diritto europeo, così questa
soluzione non fu accettata dalla cge.

 Successivamente la corte costituzionale propose l’ applicazione del criterio gerarchico e


stabilendo che le norme italiane in contrasto con precedenti norme europee dovevano essere
dichiarate illegittime dalla stessa corte; anche questa soluzione non fu accettata in quanto l’
attesa dell’ intervento della corte poteva durare anche anni.

 Infine la corte costituzionale, sotto le pressioni della cge, ha riconosciuto il principio del primato
europeo su quello nazionale.

Nel complesso rapporto tra diritto nazionale e diritto europeo un importante passo avanti è stato la
riforma del titolo v della costituzione del 2001, il cui rinnovato art. 117.1 prevede l’ obbligo per le leggi
nazionali e regionali di rispettare i vincoli derivanti dal diritto europeo.

Rinvio pregiudiziale
 Al fine di risolvere eventuali complicazioni nel’ applicazione del diritto europeo, i trattati dell’
unione (art. 267 tfue) hanno riservato ai giudici nazionali un importante strumento, il “rinvio
pregiudiziale” alla corte di giustizia europa.
 Esso può essere impiegato nel corso di un giudizio nel caso in cui il giudice nazionale:
 Abbia un dubbio sulla compatibilità di una norma europea con i trattati;
 Non sappia se applicare una norma nazionale o una norma europea;
 Sulla diretta applicabilità di una norma europea.

Data la complessità del rapporto tra diritto nazionale e diritto dell’unione, si è resa necessaria
l’adozione delle nostre istituzioni alla creazione degli atti normativi dell’unione (fase ascendente),
quanto la fase di trasposizione ed attuazione degli atti adottati dall’unione (fase discendente).

Fase ascendente
 Nella quale, il parlamento deve partecipare direttamente alla formazione degli atti normativi
dell’unione verificandone il rispetto del principio di sussidiarietà e sviluppando un dialogo
politico con le istituzioni dell’unione.

Fase discendente
 Che prevede due strumenti finalizzati ad assicurare con una maggiore efficacia la periodica
e puntuale esecuzione degli obblighi di trasposizione ed attuazione del diritto dell’unione,
che sono:

 Legge di delegazione europea,


 Che contiene le disposizioni per il conferimento del governo delle deleghe legislative
finalizzate all’attuazione delle direttive europee;

 Legge europea,
 Che reca le disposizioni modificative o abrogative di disposizioni statali vigenti in
contrasto con gli obblighi derivanti dall’apparenza dell’italia all’unione europea.

Rapporti tra diritto nazionale e diritto internazionale


Anche le fonti “esterne” e le fonti del diritto internazionale costituiscono fonti dell’ ordinamento italiano. I
modi con cui può avvenire l’ adattamento dell’ ordinamento italiano all’ ordinamento internazionale
sono vari: l ’adattamento a norme del diritto internazionale può essere contenuto in disposizioni di leggi
che lo realizzino introducendo nuove norme o abrogando norme preesistenti.
• Ordine di esecuzione = adattamento che può avvenire mediante una legge ad hoc che autorizzi la
conferma del trattato internazionale e ne ordini l’adattamento nell’ordinamento interno. Il testo del
trattato internazionale viene allegato alla legge di ratifica.

• Adattamento in forma automatica = stabilisce che l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle
norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Si tratta delle consuetudini internazionali,
cioè di norme non scritte e tuttavia considerate obbligatorie dalla generalità degli stati.
Affinché le fonti del diritto internazionali possano produrre effetti normativi all’interno dell’ordinamento
interno, quest’ultimo deve dunque predisporre degli specifici strumenti. La tecnica utilizzata è quella
del rinvio, strumento che consente ad un ordinamento statale di rendere applicabile al suo interno le
norme derivanti da fonti esterne.

Due tecniche di rinvio:

• Rinvio fisso = è lo strumento mediante il quale una fonte statale rinvia alle disposizioni di una fonte
esterna che vengono allegate alla prima. I giudici e la pubblica amministrazione dovranno applicare
tali disposizioni come norme interne. (es. Ordine di esecuzione, solitamente adottato con legge con
cui vengono recepite nell’ordinamento interno le disposizioni contenute in trattati internazionali);

• Rinvio mobile = una fonte statale non richiama un atto di un altro ordinamento, bensì una fonte di
quell’ordinamento. In questo caso l’interprete deve ricercare le disposizioni prodotte dalla fonte
esterna e gli eventuali mutamenti delle stesse, poiché l’ordinamento interno si adegua
automaticamente. La tecnica del rinvio mobile viene anche utilizzata nel diritto internazionale privato.
Capitolo viii – la repubblica e le sue istituzioni

Sezione i – principi generali


La repubblica e le sue componenti
 L’art. 114 cost. Stabilisce che la repubblica è costituita dai comuni, dalle province, dalle città
metropolitane, dalle regioni e dallo stato. Lo stato perde la competenza generale a legiferare,
potendolo fare solo nelle materie elencate come sue esclusive nella costituzione.
 Agli enti territoriali (comuni, province, città metropolitane e regioni) viene garantita una vera e
propria autonomia costituzionale che si esplicita nel potere di adottare dei propri statuti ed una
piena potestà regolamentare ed amministrativa.

Riforma titolo v e principio di sussidiarietà


 Nel disegno della riforma costituzionale del 2001 le funzioni devono essere svolte al livello
territoriale più vicino al cittadino: così le amministrazioni locali (comuni, province e città
metropolitane) devono soddisfare con i loro compiti amministrativi le esigenze della
cittadinanza e dei propri residenti.
 Dalla riforma costituzionale del 2001, assume un ruolo fondamentale nella distribuzione delle
funzioni amministrative, il principio di sussidiarietà: introdotto per flessibilizzare il passaggio di
compiti e funzioni dal piccolo al grande, dal comune fino al livello dello stato, attraverso gli enti
territoriali intermedi.
 Principio, quello di sussidiarietà, che fu introdotto nel 1992 nel trattato di maastricht, diventato
uno dei principi fondanti dell’ue, che abilita l’ue ad intervenire se, e nella misura in cui, gli stati
membri non sono in grado di raggiungere gli obiettivi previsti dal trattato.

Concetto di organo
 Lo stato, in quanto persona giuridica, per manifestare ai vari livelli la propria volontà e quindi
per agire deve avvalersi di strumenti che consentano l’ imputabilità ad esso della propria
azione con gli effetti giuridici che questa comporta. Se, infatti, una persona fisica può operare
nel campo del diritto sia direttamente sia attraverso un rappresentante, lo stato quale “ente
ideale” non può agire direttamente ma deve avvalersi di strumenti che offre il diritto.
 Il concetto di organo fu elaborato dalla dottrina tedesca alla fine dell’ 800. Per organo si
intende quel mezzo atto a consentire l’ immediata imputabilità della volontà espressa all’ ente
pubblico di riferimento-ed allo stato in primis-, con conseguente sostituzione del rapporto di
rappresentanza con un rapporto di “immedesimazione organica”. Occorre distinguere l’organo
come figura organizzativa, come ufficio, le cui attribuzioni, la cui sfera di competenze, sono
determinate dalla legge e la persona del funzionario preposto dell’organo.

Concetto di potere e potere-organo


 Dal concetto di organo si distingue quello di potere: si intende per poteri dello stato quei
complessi unitari di organi cui è demandato l’ esercizio delle funzioni fondamentali dello stesso
stato.
 Ai tre classici poteri dello stato –legislativo, l’ esecutivo e il giudiziario (di derivazione
montesquieiana)- rispettivamente rappresentati nel nostro ordinamento dalle camere del
parlamento, dal governo ed organi della pubblica amministrazione e dalla magistratura- vanno
aggiunti, come poteri a sé stanti e strutturati in un solo organo, il presidente della repubblica e
la corte costituzionale (sono i c.d. “poteri-organo”).

Concetto di funzione
 Correlato al concetto di potere è quello di funzione: si intende per funzioni quei grandi
raggruppamenti delle attività statali effettuabili in base alla somiglianza dei caratteri specifici di
ciascuna di esse e ciascuna realizzante uno dei modi necessari per lo svolgimento del
fenomeno giuridico.

Poteri di indirizzo
 In uno stato democratico l’ indirizzo politico nasce dal popolo, titolare della sovranità,
soprattutto quando esercita il suo diritto al voto: con le elezioni politiche e con la ripartizione
dei voti tra le forze politiche, nasce l’indirizzo politico.
 Nella forma di governo parlamentare, quale quella italiana, attori dell’ indirizzo politico sono
parlamento e governo legati da un rapporto di fiducia.

Poteri garanti (vedere sezioni dedicate)


A garanzia dell’ ordinamento e del funzionamento del sistema costituzionale vigilano due poteri
“garanti della costituzione:

Il presidente della repubblica


 Ha una legittimazione democratica perché eletto dai rappresentanti del corpo elettorale nel
parlamento in seduta comune.
 Ha un ruolo di garanzia.
 Ha il principale compito di intervenire quando il sistema costituzionale si inceppa o perché si
sfalda il rapporto di fiducia tra governo e parlamento.
 Può riavviare il sistema con una decisione di sciogliere le camere prima della loro naturale
scadenza ed indire nuove elezioni.
 Può nominare il presidente del consiglio ed i ministri dopo una crisi di governo.
 Vigila sulla costituzionalità di atti normativi rinviando alle camere leggi da queste approvate.
 Nel caso in cui la politica non riesca ad esprimere una maggioranza in grado di governare, il p.
D. R. Può costituire un governo “tecnico” che serve a colmare un vuoto di potere politico per
assicurare un governo del paese.

Corte costituzionale:
 Composta da 15 giudici nominati per un terzo dal presidente della repubblica, per un terzo dal
parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria e
amministrative.
 Può valutare la costituzionalità delle leggi e degli atti con forza di legge.
 Risolve i conflitti di attribuzione tra i poteri dello stato.
 Giudica il p. D. R. Per reati di alto tradimento o attentato alla costituzione.

Altra garanzia è il procedimento aggravato di revisione costituzionale: il parlamento può modificarla (a


eccezione delle parti immodificabili), solo tramite un procedimento aggravato che richiede una
ponderazione delle forze politiche (maggioranze parlamentari qualificate) e un eventuale referendum
popolare confermativo.

Gli organi dello stato possono essere distinti in tanti modi:


Gli organi “costituzionali”
 Sono quelli che si caratterizzano per l’ essere collocati al vertice dell’ organizzazione statale e in
posizione di reciproca parità e indipendenza, senza che però tale posizione escluda una forma
di controllo politico o giuridico di un organo costituzionale nei confronti di un’ altro.
Caratteristiche sono:
 L’indefettibilità= nel senso che sono caratterizzanti per la determinazione della forma di
governo e di stato.
 La continuità= mantenuta grazie all’ istituto della “prorogatio”, che consente al titolare di un
organo costituzionale di continuare ad esercitare le proprie funzioni pur a mandato scaduto,
fino all’ investitura del successore.
 Requisito della politicità
 Requisito della “rappresentatività”= che nel nostro ordinamento assume le caratteristiche della
rappresentanza democratica. Possiamo parlare di rappresentatività “diretta” o “di primo grado”
per un organo come il parlamento perché eletto a suffragio diretto e universale. Per organi
come il governo, la cui rappresentatività trova espressione nel rapporto di fiducia con il
parlamento, si parla di rappresentatività indiretta.
Quali sono: nel nostro ordinamento sono qualificati organi costituzionali:
 Il parlamento;
 Il presidente della repubblica;
 Il governo;
 La corte costituzionale.

Organi a rilevanza costituzionale, che si distinguono dagli organi costituzionali:


 Soprattutto perché sono organi che non partecipano all’ esercizio della funzione dell’ indirizzo
politico, e perché non incidono sulla forma di governo e di stato non essendo contitolari di
poteri sovrani.
 Agli organi a rilevanza costituzionale sono aggiunti quelli che vengono definiti dalla
costituzione organi ausiliari del governo come: il consiglio nazionale dell’ economia e del
lavoro (cnel); il consiglio di stato; la corte dei conti.
Altri criteri di classificazione degli organi dello stato
Gli organi dello stato, oltre che per la posizione costituzionale nell’ ambito dell’ ordinamento, possono
essere classificati secondo altri criteri:

Riguardo alla composizione e struttura


 Organi individuali= come il p.d.r. o un ministro;
 Organi collegiali= come il consiglio dei ministri o un consiglio regionale
 Organi semplici= sono organi individuali come lo stesso p. D. R. O organi collegiali come la
corte costituzionale o un consiglio comunale;
 Organi complessi= è ad esempio il parlamento, composto da due organi collegiali, la camera
dei deputati e il senato della repubblica; o il governo composto da organi individuali, come il
presidente del consiglio e i singoli ministri, e da un organo collegiale, il consiglio dei ministri.

Riguardo alla formazione


 Rappresentativi che sono elettivi.
 Non rappresentativi che non sono elettivi.

Riguardo alle attribuzioni


 Attivi = che esprimono la volontà dell’ ente di riferimento.
 Consultivi = esprimono pareri che possono essere facoltativi, obbligatori o vincolanti.
 Di controllo = esercitano un controllo di legittimità sugli atti di un organo attivo.
 Esterni = che esprimono all’ esterno la volontà di un ente.
 Interni = che svolgono solo attività interne all’ ente (uffici).

Riguardo l’ambito di competenze


 Centrali: il cui ambito di competenza si estende a tutto il territorio (organi costituzionali).
 Periferici: il cui ambito di competenza riguarda solo una porzione di territorio nazionale.

Riguardo ai reciproci rapporti


 Direttivi: che sono gli organi centrali.
 Subalterni: che sono quelli periferici.

Sezione ii – il corpo elettorale

Corpo elettorale
 Il corpo elettorale è costituito dalla parte politicamente attiva del popolo, quella che esercita il
diritto di voto che, infatti, rappresenta la manifestazione suprema della sovranità popolare.
 In sé considerato identifica l’ organizzazione di base dell’ ordinamento politico moderno.
 Rappresenta il motore propulsivo che rende democratici i poteri dello stato e che attiva la
macchina costituzionale.
Requisiti per esercitare il diritto di voto
 I requisiti per esercitare il diritto di voto sono: il raggiungimento dell’ età adulta (18 anni) e il
possesso della cittadinanza nello stato in cui si intende votare.
Funzioni
 Elegge i membri delle istituzioni rappresentative, prima tra tutte il parlamento, che è l’ istituzione
più vicina al popolo.
 Sceglie i rappresentanti italiani al parlamento europeo (73 su 751 con f. Proporzionale con voto di
preferenza)
 A livello territoriale elegge gli organi rappresentativi locali (consigli regionali, consigli comunali),
oltre che dei vertici degli esecutivi (presidente della regione, sindaco). In questo caso possono
votare i cittadini che risiedono in un determinato ambito geografico.
 È legittimato ad esercitare la propria sovranità in modo diretto attraverso l’ istituto del referendum.

L’ elettorato
 Indica la capacità elettorale, che è un particolare tipo di capacità d’ agire che rileva dal punto di
vista politico-costituzionale. In particolare possiamo distinguere tra:
Elettorato attivo:
 Indica l’ idoneità a votare.
 Per l’ elezione del senato, la costituzione richiede il raggiungimento dei 25 anni d’ età.
 Può essere limitato solo in particolari ipotesi menzionate dalla costituzione (art. 48.4 cost.) E
disciplinate dalla legge ordinaria. In particolare si fa riferimento ai casi di sentenza penale
irrevocabile ed alle cause di incapacità civile di indegnità morale.

Elettorato passivo
 Indica l’ idoneità a candidarsi e ad essere eletti, e quindi di svolgere la carica pubblica (mandato
politico).
 Per l’ esercizio dell’ elettorato passivo sono previste soglie di età diverse in base alla carica da
ricoprire:
 Per la camera dei deputati sono richiesti i 25 anni d’ età; per il senato 40; per il
presidente della repubblica 50 anni.
 Anche l’ elettorato passivo può essere limitato. Per le elezioni in parlamento la costituzione
menziona:

Le cause di ineleggibilità
 Sono ineleggibili coloro che, a causa della professione svolta, potrebbero esercitare un’ influenza
indebita sul corpo elettorale di riferimento.
Le cause di incompatibilità
 Sono incompatibili coloro che già ricoprono altre cariche istituzionali. In tali casi, il soggetto può
candidarsi e partecipare alla competizione elettorale ma, se viene eletto, deve scegliere per un
solo incarico istituzionale.,
Le cause di non candidabilità
 Sono incandidabili coloro che sono stati ritenuti penalmente responsabili per alcuni delitti gravi
che rendono nulla l’ eventuale elezione. L’ istituto della non candidabilità è stato esteso ai
parlamentari ed attualmente è disciplinato dalla “legge severino” (decreto legislativo).
 L’ incandidabilità originaria comporta la cancellazione dalla lista dei candidati, mentre quella
sopravvenuta comporta la decadenza dalla carica.

Il sistema elettorale
 È il metodo di trasformazione della volontà popolare in voti e dei voti in seggi.
 Comprende tutti gli aspetti legati al procedimento elettorale (dalla propaganda al finanziamento
dei partiti, dalla divisione del territorio in circoscrizioni o collegi allo svolgimento di eventuali
elezioni primarie).

La formula elettorale
 Riguarda le operazioni di calcolo utili a tradurre i voti espressi in seggi.

La formula maggioritaria
 Attribuisce il seggio al candidato che ottiene più voti nel collegio elettorale.
 In questo modello il territorio è diviso in collegi uninominali, nel cui ambito gli elettori esprimono
una sola preferenza e viene eletto un solo candidato.

Ha due varianti:
La variante “majority”
 Dove il candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti nel collegio per conquistare il
seggio;
 Prevede un doppio turno elettorale.
La variante “plurality”
 Dove al candidato può bastare ottenere la maggioranza relativa dei voti espressi, per aggiudicarsi
la carica;
 Prevede un unico turno.

Vantaggi e svantaggi
 La formula maggioritaria presenta molti vantaggi sul piano della stabilità politica perché favorisce
la formazione di una maggioranza compatta formata da un unico partito o da una sola coalizione.
 Determina la responsabilizzazione dei partiti d’ opposizione, che non si trasformano in partiti anti-
sistema, ma partecipano attivamente alla vita istituzionale anche per aumentare le chanches di
vittoria nelle successive elezioni (meccanismo del pendolo).
 Come svantaggio la formula maggioritaria può essere poco rappresentativa e c’ è il rischio che i
partiti politici minoritari rimasti esclusi possano allontanarsi dal circuito democratico.

La formula proporzionale
 Attribuisce i seggi in proporzione alla percentuale di voti riportati dai candidati o dalle forze
politiche.
 Consente di tutelare meglio le minoranze politiche (a differenza dell’altra formula) alle quali
garantisce un’adeguata rappresentazione in parlamento.
Vantaggi e svantaggi
 Come vantaggio la formula proporzionale promuove il pluripartitismo e scoraggia la formazione di
coalizioni pre-elettorali.
 Come svantaggio questa formula presenta il carattere dell’instabilità governativa.

Sistemi elettorali misti


 Però difficilmente le formule elettorali sono applicate in modo puro, infatti, sono frequenti sistemi
elettorali “misti” caratterizzati dall’unione tra formula maggioritaria e proporzionale.
 Invece i correttivi più applicati alla formula proporzionale per evitare la frammentazione senza
ridimensionare il pluralismo sono il premio di maggioranza (eventuale incremento dei seggi) e l’
aumento delle soglie di sbarramento (livello minimo di voti necessari per accedere alla
ripartizione dei seggi).

L’ attuale sistema elettorale


 Si tratta di un sistema elettorale misto, adottato col legge 165/2017, ma prevalentemente
proporzionale che attribuisce circa un terzo dei seggi parlamentari con metodo maggioritario e
circa i due terzi con metodo proporzionale. (legge n. 165/2017).

Sezione iii – il parlamento

Il parlamento in generale (tratti storici)


 Il termine “parlamento” ha assunto sin dal medioevo il significato di “assemblea”, nella quale
inizialmente si dibatteva al fine di raggiungere un accordo tra le diverse componenti del
complesso sistema politico medievale e, nel periodo successivo, quello liberale, si discuteva per
definire l’ interesse della nazione.
 I parlamenti degli stati democratici moderni del xx e xxi secolo hanno conservato alcune
caratteristiche dai precedenti, quali l’ essere il luogo nel quale si discute al fine di giungere ad
una decisione e l’ essere sede della rappresentanza, oggi politica e democratica, che consentono
di qualificarli come organi di legittimazione democratica diretta, essendo elettivi, in tutto o in parte
a suffragio universale.
 Inoltre al proprio interno i parlamenti contemporanei, e tra questi quello italiano, presentano come
elemento strutturale l’ aggregazione dei propri membri in gruppi rappresentativi di partiti e
movimenti politici attivi nella società.
 Il parlamento italiano riveste un ruolo centrale nel sistema istituzionale designato dalla
costituzione del 1948, in ragione della propria legittimazione democratica diretta e della forma di
governo che si decise di adottare.
 Esso, infatti, è chiamato non solo ad esercitare la funzione legislativa e di revisione
costituzionale, ma anche a sostenere l’ azione del governo, dandogli la fiducia dopo la nomina
(ed eventualmente revocandola), e ad eleggere in tutto o in parte gli organi di indirizzo politico-
costituzionale (p. D. R. E un terzo dei giudici della corte costituzionale) ai quale è affidata la
garanzia della rigidità e della corretta applicazione della costituzione.

La struttura (monocamerale o bicamerale) del parlamento di uno stato democratico riflette la scelta,
operata nelle singole costituzioni, circa il tipo di rappresentanza e il ruolo che l’ organo è chiamato a
svolgere. Si rileva, in generale, che:
 La struttura monocamerale mira a dare un’ unica rappresentazione della volontà popolare,
rafforzandola.
 La scelta bicamerale evidenzia invece la volontà di fondare il mandato parlamentare su diversi
elementi della società che si ritiene necessario porre alla base del rapporto rappresentativo.

Il parlamento italiano
Composizione del parlamento italiano e bicameralismo perfetto

 Il parlamento italiano è composto dalla camera dei deputati e dal senato della repubblica, i cui
membri in determinate occasioni si riuniscono in forma congiunta (parlamento in seduta comune).

 In sede di assemblea costituente si discusse a lungo se conservare la struttura bicamerale del


periodo statutario o scegliere il monocameralismo. Alla fine si scelse di continuare sulla linea
bicamerale.

 Nel periodo statuario, infatti, le due camere erano espressione del popolo che eleggeva a
suffragio ristretto la camera bassa, e il re che nominava i componenti della camera alta.

 Invece nel sistema costituzionale repubblicano, le due camere sono entrambe rappresentative
del popolo che le elegge a suffragio universale.

 Il parlamento italiano è caratterizzato dal “bicameralismo perfetto” in virtù del quale le due camere
si trovano a svolgere, in condizioni di perfetta parità giuridica, le identiche funzioni legislative e di
indirizzo e controllo sul governo. La scelta di questo bicameralismo fu introdotta per fare in modo
che ogni camera fosse il controllore e il freno dell’ altra.

La camera dei deputati


 È composta di 630 membri, tutti elettivi.

Il senato
 È composto da 315 senatori elettivi a cui vanno aggiunti gli ex presidenti della repubblica (che
diventano senatori a vita) e 5 cittadini, nominati dal presidente della repubblica per aver “illustrato
la patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” (art. 59.2 cost).

 Inoltre è diversa (come già abbiamo visto) l’ età per l’ esercizio dell’ elettorato attivo e
passivo per la camera e senato. Comuni sono invece le cause di ineleggibilità,
incandidabilità e incompatibilità, previste in costituzione (art.66).

La legislatura
 La legislatura è la durata ordinaria della camera dei deputati e del senato della repubblica, fissata
dalla costituzione in 5 anni (art. 60 cost.).

Elezione delle nuove camere


 La costituzione affida al presidente della repubblica il compito di indire le elezioni delle nuove
camere al termine della legislatura, fissandone anche la prima riunione, attraverso un decreto
presidenziale (art. 87.3 cost.), e di deliberare lo scioglimento anticipato delle camere (art. 88
cost.).
 Il contenuto del decreto presidenziale è definito dal consiglio dei ministri ,che sceglie le date, e
che prevede che le elezioni politiche devono tenersi entro 70 giorni dallo scioglimento delle
precedenti camere e che la successiva prima riunione delle nuove deve tenersi non oltre 20 giorni
dalle elezioni.

Lo scioglimento anticipato delle camere

 È di esclusiva competenza del p. D. R. Nel caso in cui vi sia una crisi insanabile tra governo e
parlamento.
 L’ atto di scioglimento deve trovare l’ adesione formale del presidente del consiglio che è
chiamato a controfirmare.

 A conferma della natura duale dell’atto, la costituzione vieta al presidente della repubblica di
sciogliere le camere negli ultimi 6 mesi del suo mandato, per evitare un possibile accordo tra i due
soggetti coinvolti, volto a determinare uno scioglimento anticipato gradito al governo in cambio
dell’ impegno a favorire una successiva rielezione del p. D. R. (art. 88.2).

Ingorgo istituzionale
 L’ eccezione a questa regola è l’ ipotesi dell’ “ingorgo istituzionale” (scadenza nello stesso
semestre della legislatura e del mandato del p. D. R.) In questo caso il presidente riacquista il
potere di scioglimento delle camere prima della scadenza del proprio mandato.

“prorogatio” (proroga dei poteri)


 Le camere sciolte entrano in regime di “prorogatio” (proroga dei poteri), per potersi riunire nella
necessità di una delibera o di un atto parlamentare inderogabile.

 Intercorre dalla data dell’ ultima riunione delle camere precedenti a quella di insediamento delle
nuove.

 Le camere in “prorogatio”:
 Non possono procedere all’ elezione del nuovo capo dello stato (art. 85.3);
 Possono riunirsi per la conversione in legge di un decreto legge del governo (art. 77.2);
 Possono svolgere l’ ordinaria amministrazione (attività con scarso potere politico)

“proroga della durata”


 Diversa è la “proroga della durata” delle camere, che queste due deliberano in caso di guerra,
nella quale la costituzione prevede che le camere restino in carica con pieni poteri fino alla fine del
conflitto. Si tratta comunque di un’ipotesi mai realizzata.

Organizzazione interna delle camere


 Ogni camera ha un’organizzazione interna disciplinata dalla costituzione e dal proprio
regolamento.

 Ogni camera elegge il proprio presidente che ha il compito di: sia rappresentarla all’esterno sia di
organizzare i lavori, nel rispetto del regolamento.

 Il presidente del senato


 Svolge il ruolo di supplente del presidente della repubblica, in caso di impedimento
di quest’ ultimo.

 Il presidente della camera


 Presiede il parlamento in seduta comune.

L’ elezione del presidente di ciascuna camera

 È disciplinata dai rispettivi regolamenti.

 L’elemento comune è il ricorso allo scrutinio segreto ma diversi sono i quorum richiesti e il
sistema utilizzato:

 Alla camera dei deputati

 Nei primi due scrutini sono previste maggioranze molto alte per conferire alla
persona eletta un grande consenso;

 Dal terzo scrutinio il quorum scende alla maggioranza assoluta dei presenti, dando
così ai gruppi la possibilità non solo di votare a favore o contro la candidatura
emersa, ma anche di astenersi, consentendo anche l’ elezione di un candidato non
gradito.

 Al senato
 La procedura prevede un numero di scrutini definito.

 Nei primi due risulta eletto chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti degli aventi
diritto;

 Al terzo si scende alla maggioranza assoluta dei presenti.


 Se dopo il terzo non si ha esito si procede al ballottaggio tra i due candidati più
votati in quest’ ultima e viene eletto chi ottiene il maggior numero di voti (art. 4 reg.
Senato).

L’ ufficio di presidenza di ciascuna camera

 Viene costituito subito dopo l’ elezione del presidente.

 I suoi membri sono eletti dall’ assemblea e sono: 4 vicepresidenti; un numero di segretari
variabile; 3 questori.

 I compiti dell’ ufficio di presidenza sono diversi:

 Sul piano amministrativo: adotta le norme relative all’ amministrazione, alla contabilità
interna e alla carriera dei dipendenti.

 Sul piano dell’ attività politica: autorizza la costituzione di gruppi in deroga ai requisiti
numerici previsti dal regolamento; irroga le sanzioni disciplinari più gravi, proposte dal
presidente, nei confronti di singoli parlamentari;

Gruppi parlamentari

 Sono previsti all’interno di ogni camera.

 Sono definiti la proiezione parlamentare dei partiti politici, dei quali assumono di regola anche il
nome.

 Ciascun deputato o senatore deve dichiarare a quale gruppo intende aderire, nei primi due giorni
successivi all’ insediamento delle nuove assemblee.

 Coloro che non possono o non vogliono aderire ad un gruppo vengono assegnati al “gruppo
misto” (al gruppo misto del senato aderiscono di regola anche i senatori a vita)

 Per formare un gruppo è necessaria l’ adesione di almeno 20 deputati e 10 senatori.

 Ciascun gruppo elegge al proprio interno un presidente, chiamato a far parte della conferenza dei
capigruppo:

Che è l’ organo di direzione politica di ciascuna camera e al quale spetta il compito di
definire il programma, il calendario e i tempi di lavoro della stessa.

Le commissioni parlamentari
 Sono articolazioni interne delle camere e si distinguono in:

 Commissioni temporanee
 Costituite per il raggiungimento di una finalità definita ed hanno una durata
determinata.
 Una particolare categoria di commissione temporanee è rappresentata da quelle
c.d. “di inchiesta”.
 Commissioni permanenti
 Rappresentano un’ articolazione stabile di ciascuna camera e svolgono sia un
ruolo fondamentale nel procedimento legislativo sia nell’ esercizio delle funzioni
di informazione e controllo.
 Il loro numero (attualmente sono 14 in entrambi i rami del parlamento) e le
materie di competenza sono definite dai regolamenti parlamentari.

Giunte parlamentari
 Hanno un numero variabile di membri e poteri diversi.
 Una delle loro funzioni più importanti è ad esempio:
 L’ interpretazione dei regolamenti interni (giunta per il regolamento).

I regolamenti parlamentari
 La costituzione prevede che ogni camera debba approvare il proprio regolamento generale al
quale viene riconosciuta rilevanza esterna e ruolo di “fonte primaria”, anche se priva di forza di
legge.

 Sono approvati a maggioranza assoluta dei componenti dell’ assemblea;

 Contengono:
 La disciplina degli aspetti del procedimento legislativo non definiti direttamente dalla
costituzione.
 Le regole di funzionamento degli organi interni delle camere.
 I diritti e i doveri dei deputati e senatori.
 L’ organizzazione delle strutture di servizio
 Il rapporto con i dipendenti e con i terzi.

Programma dei lavori delle camere


 Ciascuna camera programma il calendario dei propri lavori su un arco temporale medio (2-3
mesi), breve (1 mese) –definiti con la conferenza dei capigruppo- e giornaliero (definito dal
presidente di assemblea).
 Il documento più importante è il calendario dei lavori che fissa il numero e la data delle sedute in
aula, scegliendo anche gli argomenti.

Regole di funzionamento (validità di una seduta)


 Per quanto riguarda le regole di funzionamento, la costituzione richiede, affinché sia valida una
seduta, la presenza in aula della maggioranza degli aventi diritto (quorum strutturale), pena la
sospensione e il rinvio.
 Tale numero si presuppone sempre esistente per consentire la validità anche delle deliberazione
adottate per motivi particolari con un quorum inferiore.

 Sul quorum strutturale incidono le diverse regole sull’ astensione:


 Alla camera è considerato astenuto chi non vuole votare;
 Al senato per astenersi bisogna allontanarsi dall’ aula.

Le deliberazioni (decisioni, disposizioni) di ciascuna camera


 Sono adottate a maggioranza dei presenti (quorum funzionale), tranne i casi in cui la costituzione
prevede una maggioranza specifica come ad esempio l’ elezione del presidente della repubblica
e la sua messa in stato d’ accusa (artt. 83 e 90 cost.).

Modalità di voto delle camere


 Entrambe le camere utilizzano il voto palese (per alzata di mano o con voto elettronico) come
regola generale;

 Il voto segreto è riservato (con scheda, pallina bianca o nera, voto elettronico) alle deliberazioni
che riguardano persone e, su richiesta, l’approvazione di leggi riguardanti diritti di libertà, leggi
elettorali, modifiche dei regolamenti parlamentari;
 È vietato lo scrutinio segreto per votazioni riguardanti leggi di bilancio.

Lo status giuridico dei membri del parlamento (divieto mandato imperativo-mandato politico)

 I parlamentari godono di uno status volto a salvaguardare l’ organo al quale appartengono da


interferenze da parte di altri poteri dello stato o da pressione di terzi.

 Si acquista con l’elezione e si perde alla fine del mandato.

 Nella costituzione la disciplina dello status del parlamentare (artt. 67-69) si apre con la
riaffermazione del principio del “divieto di mandato imperativo”
 Che stabilisce che l’azione del rappresentante deve
perseguire l’interesse generale e non di singoli
cittadini.

 Secondo un diffuso orientamento l’accettazione della candidatura nelle liste di un partito politico e
la conseguente elezione farebbero sorgere in capo al parlamentare un “mandato partitico” con l’
impegno a rispettare la “disciplina di partito”, pena l’ espulsione dal gruppo di appartenenza che
comunque non produce conseguenze sul suo status di membro del parlamento, essendo
chiamato ad aderire al gruppo misto o ad un altro gruppo parlamentare di un altro partito.

 I regolamenti parlamentari prevedono che il parlamentare che vuole dimettersi deve, in primis,
illustrare in aula le proprie ragioni cui seguirà una votazione con voto segreto.

Prerogative (garanzie dei parlamentari)


 La costituzione riconosce ai parlamentari delle prerogative (garanzie) per tutelare la regolarità e
l’indipendenza del loro mandato (art. 68), sono:

L’insindacabilità
 Per la quale s’intende la non perseguibilità sul piano civile e penale del parlamentare, anche
dopo la scadenza del mandato, per i voti dati e le opinioni espresse.

L’immunità da limitazioni della libertà personale, domiciliare o della libertà di corrispondenza non
autorizzate dalla camera di appartenenza.
 È circoscritta al solo periodo della carica.

 Sulla richiesta di autorizzazione alla limitazione della libertà da parte dell’autorità giudiziaria si
esprime, in primo luogo, la giunta della camera interessata che svolge l’ istruttoria nei confronti
dell’ interessato e conclude i lavori proponendo all’ assemblea l’ accoglimento o il rifiuto della
richiesta che si esprime di regola con voto palese.

L’indennità
 Il cui importo annuo e i cui elementi sono stabiliti dalla legge.

 La ragione di questa prerogativa è di consentire a chiunque di svolgere un mandato


parlamentare, senza preoccuparsi per il mantenimento proprio e della famiglia.

 Dal 2012 furono soppressi i vitalizi, prima previsti per i parlamentari al termine del mandato, che
furono poi sostituiti da una pensione, calcolata con il metodo contributivo.

Le funzioni delle camere

La funzione legislativa. Il procedimento legislativo ordinario


 Le camere hanno un ruolo centrale nella produzione legislativa.
 La costituzione dedica alla funzione legislativa e al relativo procedimento gli artt. 70-74.
 Si articola in 4 fasi:

1. Iniziativa
 Cioè la presentazione ad una delle due camere di una proposta di legge, redatta in articoli.

 I titolari del potere di iniziativa legislativa sono:

 Il governo
 Che la esercita mediante presentazione di “disegni di legge”, deliberati dal
consiglio dei ministri, previa autorizzazione del presidente della repubblica.

 I singoli parlamentari
 Che possono presentare, individualmente o insieme con altri colleghi, “progetti di
legge” alla propria camera di appartenenza.

 Il corpo elettorale
 Che può presentare alle camere una “proposta di legge” sottoscritta da almeno
50.000 elettori e accompagnata da una relazione che ne illustri le finalità generali e
il contenuto delle singole disposizioni. Ha due garanzie:

 Le camere sono obbligate a prendere in considerazione il progetto presentato.

 Nel caso in cui non è approvata, la proposta di legge decade al termine della
legislatura successiva.

 I consigli regionali
 Che deliberano la proposta di legge di iniziativa regionale che viene inviata ad una
camera dal presidente della regione.

 Il cnel
 Che presenta progetti di legge che non godono di nessuna garanzia. Possono
avere come oggetto qualsiasi materia ma la sua scarsa funzionalità rende
ininfluente la sua attività legislativa.

2. Discussione e approvazione

 La seconda fase è di discussione e approvazione di un disegno/progetto/proposta di legge.

 Si svolge interamente all’ interno delle camere, coinvolgendo sia le commissioni sia l’ aula.

Nel procedimento ordinario (anche definito “per commissione referente”)
 Il presidente della camera alla quale il progetto di legge è stato presentato, lo assegna ad una
commissione permanente, competente per materia, dove viene discusso e vengono votati gli
eventuali emendamenti (modificazioni, mutamenti) al testo originario;

 Alla fine il testo viene approvato insieme ad una relazione finale ed inviato all’ aula, dove iniziano
le “tre letture”.

 La prima lettura
 È introdotta dai relatori e consiste nella discussione generale.

 La seconda lettura
 Che consiste nella discussione dei singoli articoli, degli emendamenti a
ciascuno di essi, e alla loro votazione finale.

 La terza lettura
 Consiste nell’ approvazione finale del testo.

 Completato l’iter in una camera, il testo viene inviato all’ altra, dove il procedimento ricomincia di
nuovo in maniera uguale.

In rispetto al bicameralismo perfetto e alla parità delle due camere, la seconda che interviene nel
procedimento legislativo ha la libertà di modificare il testo approvato dalla prima. Ne deriva che si
apre una fase di trasmissione del disegno di legge da una camera all’ altra (c.d. navette) che si
conclude solo quando entrambe lo approvano nella stessa formulazione.

Procedimento “per commissione deliberante”(abbreviato)

 La costituzione prevede, oltre al procedimento ordinario, anche un procedimento “per


commissione deliberante”.

 In questo caso, la commissione competente per materia non si limita ad “istruire” il testo ma
effettua anche le tre letture, senza che il disegno di legge debba essere quindi discusso e votato
dall’ assemblea.

 Questo procedimento ha tre limiti:

 La riserva “di assemblea” in base alla quale in certe materie deve essere utilizzato
sempre il procedimento ordinario.

 La composizione della commissione deve essere proporzionata ai gruppi parlamentari.

 L’ obbligo di ricondurre l’ approvazione di un disegno di legge al procedimento


ordinario se ne facciano richiesta il governo, un decimo dei componenti dell’ assemblea
o un quinto dei componenti della commissione interessata.

 Inoltre ciascuna camera conserva la propria autonomia circa il procedimento da adottare con la
conseguenza che la scelta di una non influenza la scelta dell’altra.

Procedimento “per commissione redigente”

 A questi due procedimenti, i regolamenti parlamentari affiancano una procedura mista, definita
“per commissione redigente”, nella quale:

 La prima lettura al senato viene svolta in commissione e alla camera in aula;

 La seconda lettura viene svolta in entrambe le camere, nella commissione che ha già
svolto la fase referente;

 La terza lettura viene svolta dall’ aula.

3. Promulgazione
 La terza fase è quella della promulgazione del disegno di legge “perfetto”, da parte del presidente
della repubblica che deve avvenire entro 30 giorni dall’ approvazione parlamentare o in un tempo
più breve in caso di urgenza.
 La promulgazione si configura come un atto di controllo che verifica l’ eventuale presenza nel
testo di violazioni della costituzione.
 Se il controllo è positivo, il presidente della repubblica promulga la legge.

 Nel caso è negativo, il p.d.r. rinvia la legge alle camere con messaggio motivato,
controfirmato dal governo, nel quale illustra i motivi della mancata promulgazione.

 A questo punto le camere hanno due possibilità:

 Riapprovare l’atto accogliendo i rilievi presidenziali.

 Oppure lasciare inalterato il testo rispetto alla prima deliberazione, non condividendo le
considerazione del capo dello stato.

 In entrambi i casi il procedimento seguito deve essere quello “ordinario”. La seconda


approvazione del disegno di legge da parte delle camere, con o senza modifiche,
obbliga il presidente della repubblica di promulgare la legge.

4. Pubblicazione
 Della legge sulla gazzetta ufficiale a cura del ministro della giustizia.
 La legge entra poi in vigore dopo il periodo della “vacatio legis” dalla sua pubblicazione, che è di
solito di 15 giorni.

La revisione costituzionale. Il procedimento di approvazione delle leggi di revisione


costituzionale e delle altre leggi costituzionali.
 Le camere sono titolari dell’approvazione delle leggi di revisione costituzionale e delle altre leggi
costituzionali.

 Il procedimento di revisione costituzionale si divide in più fasi:

Prima deliberazione
 La prima fase del procedimento di revisione costituzionale si svolge secondo le regole e le
modalità di voto della procedura legislativa ordinaria (istruttoria in commissione e tre letture in
aula; scrutinio palese e maggioranza semplice).

L’aggravio del procedimento


 Deriva dalla previsione costituzionale di una seconda approvazione del disegno di legge da parte
di ciascuna camera che deve avvenire non prima di tre mesi dalla prima.

Seconda deliberazione
 In questa seconda deliberazione il disegno di legge di revisione costituzionale viene discusso e
approvato nelle linee generali, senza che possano essere apportate modifiche ai singoli articoli.

 Inoltre è previsto il raggiungimento di un quorum deliberativo più alto rispetto alla prima fase, cioè
i due terzi degli aventi diritto in entrambe le camere.

 Se si raggiunge questo quorum, la legge di revisione costituzionale viene promulgata
dal presidente della repubblica e pubblicata sulla gazzetta ufficiale.

 Se non si raggiunge questo quorum, anche in una sola camera, ma solo la


maggioranza assoluta, il testo viene pubblicato sulla gazzetta ufficiale per dare notizia
della fine del suo iter parlamentare;

 Da quel momento, nei tre mesi successivi, possono presentare richiesta di referendum:

 500.000 elettori;
 5 consigli regionali;
 Un quinto dei membri di ciascuna camera.

Se non viene richiesto il referendum


 La legge di revisione costituzionale viene promulgata e pubblicata.

Se viene richiesto il referendum, invece:


 In caso di maggioranza dei sì, la legge di revisione costituzionale viene
promulgata e pubblicata sulla gazzetta ufficiale.
 In caso di maggioranza dei no, non viene approvata nessuna modifica alla
costituzione.

Funzioni di indirizzo e controllo politico (poteri)


 La forma di governo parlamentare richiede che il parlamento sia dotato di poteri di indirizzo e
controllo politico sul governo, che sono:

La mozione
 Cioè un testo, sottoposto ad un voto, con il quale una camera mira ad indirizzare la politica del
governo.

 Può essere presentata da un capogruppo o da dieci deputati o otto senatori e viene discussa in
aula e può essere, quindi, emendata prima di essere votata.

 La costituzione prevede le:


 Mozione di “fiducia”
 Con la quale le camere dichiarano di condividere il programma che il governo
appena nominato intende portare avanti.

 Mozione di “sfiducia”
 Con la quale invece ogni camera può revocare l’ adesione data al programma
stesso, determinando così una crisi di governo parlamentare.

L’“interrogazione”
 Cioè una domanda semplice che un parlamentare rivolge per iscritto al governo per sapere se un
determinato fatto sia vero o meno o quantomeno se ne abbia notizia.

 La risposta del governo può essere:

 Orale:
 Deve essere calendarizza nei lavori dell’ aula entro 15 giorni dalla
presentazione;

 Scritta:
 Deve essere inviata dal governo all’ interrogante e al presidente dell’ assemblea
entro 20 giorni.

L’“interpellanza”
 Cioè in una domanda scritta, presentata da un parlamentare, volta ad avere chiarimenti dal
governo su una determinata situazione che l’ interpellante conosce, o ritiene di conoscere, e sulla
quale vuole essere informati sulle intenzioni dell’ esecutivo.

 Il governo può anche decidere di non rispondere, motivando la scelta, o rimandare la risposta.

 Abbiamo poi:
 Le interpellanze urgenti e le interrogazioni a risposta immediata
 Che consistono in una sola domanda su un argomento di carattere generale
caratterizzato da “urgenza o particolare attualità politica”.

Le camere dispongono anche di mezzi di conoscenza e informazione che sono:

 Le audizioni

 Che consentono alle commissioni parlamentari di ottenere le informazioni necessarie su


questioni specifiche o all’ oggetto di un disegno di legge in corso di approvazione.

 Si svolgono in un’ unica seduta e hanno come limite il vaglio del governo sui soggetti da
ascoltare.

 Le indagini conoscitive

 Che consentono alle commissioni permanenti di fare accertamenti e ottenere notizie su


temi e materie di loro interesse.

 Si sviluppano in un periodo lungo e prevedono l’ audizione di qualsiasi persona sia in


grado di fornire notizie utili all’ indagine.

Le inchieste parlamentari

 La costituzione riconosce a ciascuna camera la facoltà di istituire commissioni d’inchiesta su


materie di pubblico interesse, con gli stessi poteri e limiti dell’ autorità giudiziaria (art. 82 cost.).

 Operano secondo le regole proprie dell’indagine e della ricerca di prove, dettate dal codice
penale, ma anche utilizzando strumenti parlamentari come le audizioni.

 Se le due camere vogliono collaborare, possono instituire con legge, una commissione
bicamerale.

 Il lavoro dei parlamentari termina con una o più relazioni.

 I risultati sono volti a individuare responsabilità politiche delle quali informare i cittadini.

Il parlamento in seduta comune

 La costituzione prevede che in alcuni casi obbligatori il parlamento si riunisca in seduta comune.

 Le riunioni si svolgono nella sede della camera dei deputati, della quale si applica anche il
regolamento.

 La presidenza spetta al presidente della camera dei deputati.

Funzioni

 Elezione del presidente della repubblica e presenza al suo giuramento (artt. 85 e 90 cost.).
 Elezione di 5 giudici della corte costituzionale.

 Votazione dell’elenco dei cittadini da sorteggiare quali membri aggregati alla stessa nei giudizi
sulla messa in stato d’ accusa del p.d.r (avviene ogni 9 anni)(art. 135 cost.).

 Elezione di un terzo dei componenti del consiglio superiore della magistratura.

 Messa in stato d’ accusa del p.d.r per alto tradimento e attentato alla costituzione.

La messa in stato d’ accusa del p.d.r.( art.90 cost.), si divide in due fasi:

1. La prima è di istruttoria

 Viene svolta da un apposito comitato, composto dai membri delle giunte per le immunità
parlamentari di camera e senato.

 Al termine, il comitato può dichiararsi:


 Incompetente;
 Disporre l’archiviazione;
 Proporre la messa in stato d’ accusa del p.d.r.

2. In quest’ultimo caso

 Si apre una seconda fase, davanti all’assemblea, che deve deliberare sul punto dopo aver
ascoltato la relazione del comitato sui fatti attribuiti al presidente, dell’ istruttoria fatta e delle
motivazioni della proposta.

 In caso di votazione favorevole, il presidente della camera trasmette gli atti alla corte
costituzionale, insieme ai nomi dei parlamentari chiamati a sostenere l’accusa.

Parlamento nazionale e parlamento europeo:

 I processi di “multilevel governance” hanno evidenziato come i parlamenti dei singoli stati hanno
visto ridimensionato il proprio ruolo dalla cessione di sovranità in favore dell’ue.

 Per questo, l’unione europea cerca di coinvolgere i parlamenti nazionali nella fase della
formazione del diritto europeo. Al riguardo, il trattato di lisbona riserva ai parlamenti nazionali l’ art
12 del tue che attribuisce loro una serie di poteri propri.

 Ai parlamenti nazionali sono trasmessi sia i documenti di consultazione della commissione


europea sia i progetti di atti legislativi dell’ unione.

 Un ruolo importante è la funzione di vigilanza preventiva in merito al rispetto del principio di


sussidiarietà che i parlamenti sono chiamati a svolgere nelle materie di competenza
concorrente previste dai trattati (controllo di sussidiarietà). Il parlamento italiano non ha ancora
disciplinato nei propri regolamenti le modalità di esercizio del controllo di sussidiarietà. Al
momento la camera dei deputati ha stabilito di affidare tale controllo alla “commissione
politiche dell’ ue”.

Sezione iv – il presidente della repubblica


Art.88 cost “è il capo dello stato e rappresenta l’unità nazionale”

Differenze tra il re nel sistema dello statuto albertino e il p.d.r. nel sistema costituzionale
 Di solito distinguiamo il capo dello stato di una monarchia da quello di una repubblica in base ad
alcune caratteristiche.
 Il re
 è un organo non elettivo,
 La sua istituzione è ereditaria,
 Rimane in carica fino alla morte
 Non risponde giuridicamente degli atti compiuti.

 Il presidente della repubblica


 È un organo elettivo,
 La sua durata è definita
 È prevista almeno una forma di responsabilità giuridica.

La figura e il ruolo del presidente della repubblica nei lavori della costituente.
 Una volta concluso il periodo liberale e fascista, i membri dell’ assemblea costituente discussero
su quale dovesse essere il ruolo del capo dello stato, non più monarchico ma repubblicano
(referendum 2 giugno 1946).

 Si trattava non solo di valutare quali competenze del re potevano mantenersi in capo al
presidente della repubblica, ma anche di decidere la configurazione dell’organo, secondo la
forma di governo che si sarebbe adottata.

 Così si scartò la forma di governo presidenziale poiché l’ elezione diretta del capo dello stato
avrebbe comportato una sovraesposizione politica rispetto al parlamento e si optò per una forma
di governo parlamentare.

 Non fu esclusa la questione della rielezione e fu confermato l’istituto della controfirma


ministeriale.

Varie letture in dottrina del ruolo costituzionale del presidente della repubblica.
 La dottrina costituzionalistica cercò subito, approvata la costituzione, di approfondire il ruolo del
presidente della repubblica.

 La tendenza è di evidenziare il ruolo di potere garante del p.d.r. che può subire variazioni in base
al ruolo degli altri poteri.
 Così se il governo è fortemente supportato dalla maggioranza parlamentare, il ruolo
del p.d.r. rimane in secondo piano, configurandosi come un ruolo più neutro e
imparziale.

 Invece nei momenti di debolezza dell’esecutivo il ruolo del p.d.r. è maggiore. La


costituzione italiana non si occupa del ruolo complessivo del capo dello stato, ma ne
disciplina le singole attribuzioni.

Caratteristiche del p.d.r.


 Il capo dello stato, a prescindere se sia monarchico o repubblicano, presenta varie caratteristiche:

 È un organo monocratico (organo costituito da una sola persona).

 In secondo luogo al capo dello stato è riconosciuta una fondamentale importanza


simbolica, che fa assumere iniziative e comportamenti a nome dell’ intera nazione, anche
in campo di politica estera.

 In terzo luogo il capo dello stato ha il compito di farsi garante politico dell’ ordinamento
democratico, specialmente per quanto riguarda la tenuta della costituzione.

Elezione del p.d.r.


 Il presidente della repubblica è eletto dal parlamento in seduta comune dei suoi membri, ai quali si
aggiungono 3 delegati per regione, eletti dai consigli regionali in modo da assicurare la
rappresentanza delle minoranze (solo la valle d’ aosta elegge un solo delegato).

 Il quorum necessario per essere eletto è la maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini, dal
quarto quella assoluta.

 Inoltre, è importante la segretezza dello scrutinio per evitare un’ eccessiva politicizzazione dell’
elezione.

 Una volta eletto, il presidente della repubblica, per entrare ufficialmente in carica, deve
pronunciare il giuramento di fedeltà alla repubblica e di osservanza della costituzione davanti al
solo parlamento in seduta comune.

I requisiti per essere eletto dettati dalla costituzione, sono:


 La cittadinanza;
 Avere almeno 50 anni;
 Godere dei diritti civili e politici.

Durata della carica e rieleggibilità
 Per quanto riguarda la carica, la costituzione prevede una durata di 7 anni, oltre a disporre l’
incompatibilità assoluta dell’ ufficio di presidente con qualsiasi altra carica (art. 84.2 cost.)
 Infine la costituzione non dispone nulla sulla rielezione, per lasciare alla classe politica la scelta
(giorgio napolitano è stato il primo presidente rieletto).

Impedimenti e supplenza del presidente della repubblica

 Secondo l’ art. 86 cost., spetta al presidente del senato l’ esercizio delle funzioni del presidente
della repubblica nel caso in cui non possa svolgerle.

 Si tratta dell’ istituto della supplenza, che compete al presidente del senato per due ragioni:

 Primo perché si tratta della seconda carica dello stato;

 Secondo perché il presidente della camera dei deputati già presiede il parlamento in
seduta comune, che elegge il p.d.r.

 Al presidente del senato supplente sono riconosciuti poteri di ordinaria amministrazione.

 In caso di:
 Impedimento temporaneo (viaggi o malattie brevi)
 Questo problema oggi non è molto rilevante perché grazie ai moderni mezzi di
comunicazione il presidente del senato supplente potrebbe interagire con il p.d.r.

 Impedimento permanente (per morte o per dimissioni)


 Spetta al presidente della camera dei deputati l’ indizione, entro 15 giorni, delle
nuove elezioni presidenziali, salvo il maggior termine se le camere sono sciolte o
mancano meno di tre mesi allo scioglimento.

Sede del presidente della repubblica

 Il quirinale è la sede dove il presidente della repubblica svolge le sue funzioni ufficiali, come:
 L’ accoglimento dei rappresentanti diplomatici;
 Il ricevimento dei capi di stato e di governo stranieri.

 Ha una struttura piramidale:


 Al vertice c’ è il p.d.r., aiutato da consiglieri e consulenti;
 Al livello intermedio c’ è il segretario generale;
 Al livello inferiore ci sono gli uffici della presidenza della repubblica.

Le funzioni del presidente della repubblica:


 Il presidente della repubblica è per costituzione titolare di funzioni verso il parlamento, il governo e
la magistratura.
 Non detiene né il potere legislativo, né quello esecutivo né quello giudiziario ma esercita
competenze inerenti a tutti e tre i poteri.

A) Nei confronti del parlamento

 Può sciogliere anticipatamente le camere,

 Cosa che può avvenire solo dopo aver sentito i presidenti delle due camere, che
esprimono un parere obbligatorio ma non vincolante, e può essere disposto anche per
un solo ramo del parlamento (vedere sez. “parlamento” per approfondimento).

 Ha la facoltà di nominare senatori a vita 5 cittadini che hanno illustrato la patria per altissimi meriti
in campo sociale, scientifico, artistico e letterario.

 Il presidente stesso alla fine del suo mandato diventa senatore di diritto e a vita, salvo
rinuncia.

 Ha il potere di rinvio delle leggi al parlamento.

 Prima di promulgare una legge, il p.d.r. può con messaggio motivato chiedere alle
camere una nuova deliberazione.

 Il rinvio può essere effettuato entro trenta giorni dall’ approvazione parlamentare della
legge.

 I motivi del rinvio possono essere una violazione della costituzione (viene sottolineato il
ruolo di garante della costituzione del p.d.r.); o perché la legge è incoerente rispetto ad
altre previsioni di legge, oppure, perché intrinsecamente irrazionale.

 Per quanto riguarda il rinvio delle leggi di conversione dei decreti legge, il p.d.r. sarebbe
tenuto a rinviare il prima possibile al parlamento per evitare la sua decadenza.

 La costituzione non prevede alcuna maggioranza rinforzata (assoluta o qualificata) per


riapprovare una legge rinviata. È quindi sufficiente la sola maggioranza semplice.
Quindi, una volta che il p.d.r. ha rinviato il parlamento può: riapprovare la legge senza
modifiche; riapprovarla con modifiche; soprassedere.

 Può inviare messaggi alle camere, qualificati come “liberi”.

 Possono riguardare qualunque problema che il p.d.r. ritenga debba essere valutato con
particolare attenzione dal parlamento.

B) Nei confronti del governo

 Nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.


 Prima di assumere le funzioni è necessario prestare giuramento nelle mani del
presidente della repubblica.
 Il presidente della repubblica tuttavia può rifiutarsi di nominare ministro una determinata
persona.

 Nomina i funzionari dello stato.

 Ha il comando delle forze armate (funzione che ha un valore principalmente simbolico);

 Presiede il consiglio supremo della difesa (c.s.d.);

 Dichiara lo stato di guerra deliberato dalle camere;


 Per quanto riguarda le competenze normative del governo:

 Autorizza la presentazione dei disegni di legge

 Emana gli atti aventi forza di legge e i regolamenti del governo (può anche rinviare un
atto del governo che potrebbe presentare violazioni della costituzione).

C) Nei confronti della magistratura e della corte costituzionale

 Presiede il consiglio superiore della magistratura (c.s.m)

 Ha il potere di concedere le grazie e commutare le pene (art. 87.11 cost.)


 Potere che fino ai tempi più recenti, era solo formalmente presidenziale, in quanto la
scelta effettiva spettava al governo. Solo di recente in un caso il presidente della
repubblica e il governo, in particolare il ministro della giustizia, non hanno raggiunto un
accordo. Così la corte costituzionale con la sentenza n. 200 del 2006, ha deciso che
questo potere spetta solo al presidente della repubblica poiché l’ istituto della grazia
deve rispondere ad esigenze umanitarie.

 Nomina un terzo dei membri della corte costituzionale.

D) Nei confronti del corpo elettorale

 Ha il potere di indizione dell’ elezione delle nuove camere e dei referendum.

 In questi casi il ruolo più importante nella fissazione della data è il governo, ed in
particolare il ministro degli interni.

 Per quando riguarda i referendum, una volta che il quesito ha superato il controllo
dell’ufficio centrale presso la corte di cassazione e anche della corte costituzionale per il
referendum abrogativo, spetta al presidente indirli con proprio decreto. Si tratta in realtà
di un potere ridotto, in quanto è necessaria una deliberazione del consiglio dei ministri,
cui spetterà decidere la data del referendum.

Le “esternazioni” presidenziali
 Sono quelle dichiarazioni o espressioni di opinioni formalmente rivolte all’ opinione pubblica.

Responsabilità presidenziale e controfirma ministeriale

 Secondo la costituzione, nessun atto del presidente della repubblica è valido se non è
controfirmato dai ministri proponenti, che se ne assumono la responsabilità (art. 89.1).

 Il presidente della repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’ esercizio delle sue
funzioni, tranne che per alto tradimento e per attentato alla costituzione (art. 90).

 Alcuni atti del p.d.r., anche se non controfirmati, sono ritenuti validi come:
 Le dimissioni;
 Gli atti di promovimento dei conflitti di attribuzione tra poteri dello stato davanti alla
corte costituzionale;
 Gli atti adottati come presidente di organi collegiali.

 La controfirma ministeriale ha assunto un significato diverso a seconda dei casi:

 Si è parlato di atti formalmente e sostanzialmente presidenziali per indicare quelli per i


quali la controfirma ha assunto il valore di un atto dovuto, per verificare la regolarità
formale delle scelte presidenziali.

 Una seconda categoria è formata dagli atti formalmente presidenziali ma


sostanzialmente governativi, il cui contenuto è deciso principalmente dal governi.

 Infine esistono atti complessi adottati formalmente dal presidente ma sostanzialmente


frutto di una scelta condivisa con il governi o con il presidente del consiglio dei ministri.

 In dottrina si discute di due forme di responsabilità politica del presidente:

 Di tipo diffuso
 Che ha punti di contatto con la morale e con il diritto.

 Di tipo istituzionale
 Ha rapporti con il mondo del diritto.

Sezione v – il governo e la pubblica amministrazione. Gli organi ausiliari

Il governo (introduzione)
 Comprende tre diversi istituti:
 Il consiglio dei ministri;
 La pubblica amministrazione;
 Gli organi ausiliari.

 È l’organo che impersona ed esercita il potere esecutivo, con cui si intende una funzione di
determinazione dell’ indirizzo politico generale (art. 95 cost.).

 In sostanza la natura del governo è duplice:


 Da un lato elabora l’ indirizzo politico
 Dall’ altro garantisce l’ applicazione effettiva di quel programma, traducendolo in atti
concreti.

Composizione
 Il governo è composto:
 Dal presidente del consiglio e
 Dai ministri, che costituiscono insieme il consiglio dei ministri.

Formazione del governo e rapporto di fiducia. Mozione di sfiducia e crisi di governo. Crisi
“parlamentari” e crisi” extraparlamentari”

 Il presidente della repubblica nomina il presidente del consiglio e i ministri da lui proposti che,
prima di assumere le loro funzioni, devono prestare giuramento nelle mani del presidente della
repubblica.

 Il presidente della repubblica prima di affidare l’ incarico procede con una serie di consultazioni
con esponenti politici ed istituzionali affinché sia scelto colui che avrà la maggiore possibilità di
formare un governo stabile.

 Il governo poi, una volta nominato ed effettuato il giuramento, deve richiedere espressamente
entro 10 giorni la fiducia (della maggioranza) dei due rami del parlamento.

 Fiducia che il parlamento inizialmente concede (o negare), ma che in seguito potrebbe revocare,
sempre con una mozione parlamentare di fiducia, cioè un atto di giudizio sottoposto alla votazione
(che deve avvenire con scrutinio palese) delle due camere, deliberato a maggioranza semplice e
motivata.

Il voto pubblico serve ad informare l’ opinione pubblica e gli elettori e ad esplicitare, di
fronte allo stesso governo, quali sono i gruppi e i singoli parlamentari che lo
sosterranno e che lo contrasteranno.

La costituzione prevede anche la “mozione di sfiducia”, che approvata da parte di una camera, comporta
le automatiche dimissioni del governo.

 Anche questa mozione deve essere motivata e votata per appello nominale e in più si richiede
che essa sia presentata da almeno un decimo dei membri di un’ assemblea, e che non possa
essere votata e discussa prima di tre giorni dalla sua presentazione.

Questione di fiducia
 I regolamenti parlamentari e la legge 400/1988 prevedono l’ istituto della “questione di fiducia”
infatti è possibile che la verifica dello stato del vincolo fra parlamento e governo sia promossa
dallo stesso governo che dichiara di collegare la propria permanenza in carica all’ approvazione
parlamentare di un suo atto considerato come necessaria all’ attuazione dell’ indirizzo politico e la
sua mancata approvazione comporterà l’ obbligo di dimissioni del governo.

Crisi parlamentare
 Parliamo di “crisi parlamentare” tutte le volte che il governo non riceve inizialmente o perde in
seguito la fiducia anche da un solo ramo del parlamento (a seguito di mozione di sfiducia o
questione di fiducia), e quindi deve dimettersi.

Crisi extra-parlamentare
 Parliamo invece di crisi extra-parlamentare se è il governo a dimettersi spontaneamente.
 In quest’ipotesi, il presidente della repubblica –prima di accettarle- “rinvierà” di solito il
governo in parlamento, per motivare le dimissioni (c.d. parlamentarizzazione della crisi).

Dimissioni per correttezza


 Oltre all’ ipotesi di morte o di dimissioni del presidente del consiglio per ragioni personali si
presentano anche casi di “dimissioni per correttezza”.

 Il governo presenta le dimissioni (dopo la sua elezione) al nuovo presidente della


repubblica (che le respingerà) e alle nuove camere (che le accetteranno, non essendo
quelle che gli hanno votato originariamente la fiducia).

 In ogni caso il governo non decade immediatamente al momento delle dimissioni ma resta
in carica per “l’ ordinaria amministrazione”.

 Le dimissioni saranno poi accolte con un decreto presidenziale contemporaneamente a


quello della nomina del nuovo governo (entrambi i decreti saranno controfirmati dal nuovo
presidente del consiglio).

Composizione e competenze del governo


 Il governo italiano, come già detto, è un organo complesso ineguale, composto dal presidente del
consiglio, dai ministri e dal consiglio dei ministri.
 Però, prima di considerare la ripartizione delle competenze tra essi, va sottolineato come la legge
n. 400/1988 sull’ organizzazione del governo si ponga come la legislazione sostanziale che
consente all’ esecutivo di funzionare e di esercitare le competenze secondo quei principi
fondamentali indicati dalla costituzione solo in modo generale.
Il presidente del consiglio

 Secondo le disposizione della costituzione, “dirige la politica generale del governo e ne è


responsabile. Mantiene l’ unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e
coordinando l’ attività dei ministri”.

 Ciò significa che a differenza del premier britannico e del cancelliere federale tedesco, il
presidente del consiglio italiano non è il capo del governo.

 Infatti, egli non è in una posizione gerarchicamente superiore rispetto agli altri componenti
del consiglio.
 Però, nonostante questa parità di grado egli guida comunque il governo secondo le
proprie scelte.

Funzioni del presidente del consiglio


 La legge n. 400/1988 conferisce direttamente al presidente del consiglio una serie di importanti
funzioni:

Come rappresentante del consiglio dei ministri (art. 5.1):

 Chiede inizialmente alle camere la fiducia sul programma e pone poi l’ eventuale questione di
fiducia.

 Comunica al parlamento la composizione del governo e ogni modifica nella sua composizione.

 Previa deliberazione del consiglio dei ministri, sottopone al presidente della repubblica i disegni di
legge di iniziativa governativa da presentare alle camere e gli atti aventi forza o valore di legge e i
regolamenti governativi.

 Controfirma gli atti di promulgazione delle leggi e quelli di emanazione degli atti con valore o forza
di legge, così come tutti quelli su cui si sia avuta una deliberazione del consiglio dei ministri e gli
altri atti indicati dalla legge.

 Può richiedere che un disegno di legge sia discusso e votato direttamente in assemblea.

 Interviene nel giudizio sulle questioni di legittimità costituzionale e come parte nei conflitti di
attribuzione tra lo stato e la regione.

Come direttore della politica generale del governo:

 Indirizza ai ministri direttive politiche e amministrative e armonizza e promuove l’ attività


dicasteriale che riguarda la politica generale del governo al fine di assicurarne unità e coerenza.

 Sospende gli atti dei singoli ministri, rinviandoli alla valutazione del consiglio dei ministri, e
sottopone a esso la decisione sulle divergenze tra amministrazioni diverse, contemporaneamente
competenti nella definizione di atti o provvedimenti amministrativi.

 Concorda con i ministri le pubbliche dichiarazioni che possano impegnare il governo.

 Adotta direttive per assicurare imparzialità, efficienza e buona amministrazione nei pubblici uffici e
promuove l’ azione ministeriale affinché aziende ed enti pubblici operino in coerenza con l’
indirizzo governativo.

 Istituisce particolari comitati di ministri con funzioni di analisi preventiva, di consulenza e di


proposta al consiglio dei ministri.

 Promuove e coordina l’ azione del governo con riferimento alle politiche dell’ ue e ai rapporti con
le regioni e con le due province autonome di trento e bolzano.

 Promuove gli adempimenti governativi conseguenti alle pronunce della corte europea dei diritti
dell’ uomo, fornendo alle camere tutte le informazioni e le comunicazioni necessarie.

 Gli spetta l’esercizio delle competenze di “alto direttore” e di responsabile generale “della politica
dell’informazione per la sicurezza, nell’interesse e per la difesa della repubblica e delle istituzioni
democratiche poste dalla costituzione a suo fondamento”, e di tutore del segreto di stato.

Come presidente-ministro:

 Propone al presidente della repubblica la nomina dei ministri.


 Convoca e presiede il consiglio dei ministri e i comitati interministeriali previsti dalla legge,
fissandone l’ ordine del giorno.

 Assume “ad interim” la direzione di un ministero che sia vacante.

 “regge” la presidenza del consiglio, struttura amministrativa istituzionale di supporto alle sue
attività.

Il consiglio dei ministri


 Per quanto riguarda il consiglio dei ministri, secondo la legge n. 400/1988 esso:

 “determina la politica generale del governo e l’ indirizzo generale dell’ azione


amministrativa;

 Delibera su ogni questione relativa all’ indirizzo politico fissato dal rapporto fiduciario con
le camere;

 Risolve i conflitti di attribuzione tra i ministri”.

Il consiglio dei ministri decide:

 Sulle dichiarazioni relative all’ indirizzo politico e agli impegni futuri sulle quali viene richiesta
inizialmente la fiducia.
 Sui disegni di legge di iniziativa governativa presentati alle camere per l’ approvazione, e sugli atti
aventi valore o forza di legge e sui regolamenti, da emanarsi in forma di d.p.r., presentati al
presidente della repubblica.

 Sulle proposte di sollevare conflitto di attribuzione con altri poteri dello stato e con le regioni e
province autonome e sul promovimento della questione di legittimità costituzionale di una legge
regionale di fronte alla corte costituzionale.

 Sulle linee di indirizzo della politica estera e comunitaria e sui progetti di tutti gli accordi
internazionali di “natura politica o militare”.

 Sugli atti riguardanti i rapporti con la chiesa cattolica e con le altre confessioni religiose.

 Sui provvedimenti da emanare in forma di d.p.r.

 Sulla richiesta motivata, rivolta alla corte dei conti, di registrare un atto da quella giudicato non
legittimo.

 Sulle proposte motivate di scioglimento dei consigli regionali.

 Sull’ annullamento straordinario degli atti amministrativi illegittimi.

 Su tutti gli altri provvedimenti per i quali la legge lo richieda, o per i quali il presidente consideri
opportuno che il consiglio deliberi.

Altri organi del governo non previsti in costituzione


 Al fine di una cura più efficiente nei settori particolari dell’ amministrazione, sono stati istituiti
organi del governo non previsti nella costituzione. La legge n. 400/1988 prevede diverse figure:

Il ministro senza portafoglio


 Che è posto a capo di un dipartimento che è costituito presso la presidenza del consiglio
dei ministri. In questo caso quindi c’è un ministro ma non c’è il relativo ministero.

Il vicepresidente del consiglio


 Che svolge un ruolo di supplenza in caso di impedimento temporaneo del presidente del
consiglio.

Un consiglio di gabinetto,
 Che è un comitato di ministri composto stabilmente dai ministri scelti dal presidente del
consiglio con proprio decreto per aiutarlo nelle sue funzioni.

Comitati interministeriali,
 Sono organi collegiali a composizione più ristretta di quella del gabinetto-consiglio, che
svolgono funzioni di direzione e di governo nella cura dei singoli settori interdicasteriali,
con poteri deliberanti e provvedimentali
 Sono previsti da una specifica legge e operano sotto la presidenza del presidente del
consiglio. (es. Cipe – comitato interministeriale per la programmazione economica).

Sottosegretari di stato
 Sono nominati con d.p.r., su proposta del presidente del consiglio, insieme con il ministro
con cui il sottosegretario è chiamato a cooperare, sentito il consiglio dei ministri.
 I sottosegretari, quindi, aiutano il loro ministro ed esercitano soltanto i compiti loro delegati
con decreto ministeriale.
 Possono intervenire alle sedute delle camere e delle commissioni parlamentari.
 Del loro operato è responsabile il ministro.

Commissari straordinari del governo


 Nominati per realizzare specifici obiettivi determinati in relazioni a programmi o indirizzi
deliberati dal parlamento o dal consiglio dei ministri o per particolari e temporanee
esigenze di coordinamento operativo tra amministrazioni statali.

Responsabilità governative

Responsabilità politica

 Secondo la costituzione, “i ministri sono responsabili collegialmente degli atti del consiglio dei
ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri (ministeri).

 Il presidente del consiglio è, in particolare, responsabile della politica generale del governo, che
egli ha il compito di dirigere.

 Questa è la responsabilità politica.

Responsabilità giuridica

 La responsabilità del ministro (e del presidente del consiglio) è anche giuridica.

 Egli risponde civilmente dei danni arrecati a terzi e di quelli arrecati alla pubblica amministrazione
nell’esercizio delle funzioni.

 La responsabilità del ministro come “capo dicastero” poi gli deriva anche dal fatto che egli
controfirma gli atti da emanarsi dal presidente della repubblica, così assumendone ogni
responsabilità.

Responsabilità penale e reati ministeriali

 Quanto alla responsabilità penale, ministri e presidente del consiglio sono responsabili, anche
dopo la scadenza della carica, per i cosiddetti reati ministeriali,
 Commessi cioè nell’esercizio delle
funzioni di governo.

 La costituzione prevede oggi che essi siano giudicati dalla giurisdizione ordinaria “secondo le
norme stabilite da legge costituzionale.
 Presupposto per il giudizio penale è:

 L’autorizzazione parlamentare, che può essere negata a maggioranza assoluta


dell’assemblea se essa considera che l’inquisito abbia agito per tutelare un interesse dello
stato “costituzionalmente rilevante” o per perseguire un fondamentale interesse pubblico.

 Una volta ottenuta, sul reato contestato giudicherà il tribunale, secondo le norme
ordinarie.

 Il referendum popolare del giugno 2011 ha poi abrogato la legge che prevedeva, per il presidente
del consiglio e per i ministri, un “legittimo impedimento” a comparire nelle udienze penali come
imputati se impegnati in una serie di attività di governo.

Funzioni normative del governo


 Alle funzioni normative del governo sono dedicati gli artt. 76 e 77 cost. E l’ intero capo iii (potestà
normativa del governo) della legge n. 400/1988.

“atti aventi forza di legge” (in generale) e competenze del governo

 La costituzione prevede che il governo possa adottare atti normativi anche aventi la capacità di
modificare una legge parlamentare (“atti con forza o valore di legge”), e che sono sottoponibili al
giudizio di legittimità della corte costituzionale.

 Questo è consentito nel momento in cui il governo sia stato delegato a ciò dalle camere con legge
(delegazione legislativa per i decreti legislativi) o per soddisfare esigenze imprevedibili e
improrogabili (decretazione d’ urgenza per i decreti legge).

 Il principio comune a entrambi questi atti, aventi valore di fonte primaria, è che –nonostante siano
approvati dal governo- il titolare del potere legislativo rimane comunque il parlamento.
 Tale funzione, infatti, è esercitata dal governo sempre previa autorizzazione
(delegazione) ovvero con successiva ratifica (conversione) con legge formale
delle camere.
 Inoltre il consiglio dei ministri non potrà mai approvare decreti nelle materie
coperte da riserva d’ assemblea cioè nei casi in cui è richiesto che sia utilizzata la
procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte delle camere.

 Ancora, non è consentito al governo, neanche in casi estremi, di disporre su materie oggetto di
legge superiore a quella ordinaria (leggi costituzionali e di revisione), o da approvarsi con una
speciale maggioranza (amnistia e indulto) o deferite alla competenza di organi costituzionali
(regolamenti di ciascuna camera) o di enti territoriali (leggi regionali e delle province di trento e
bolzano), oppure istituire commissioni d’ inchiesta.

Decreti legislativi (vedere quello fatto bene nella sez. Fonti del diritto)
 Per quanto riguarda i decreti legislativi, secondo gli artt. 76 e 77 cost., “l’ esercizio della funzione
legislativa non può essere delegato al governo se non con determinazione di principi e criteri
direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti. Il governo non può, senza legge di
delegazione delle camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria”.

 La legge delega fissa alcuni limiti alla funzione normativa del governo, affinché il parlamento
possa esercitare la propria istituzionale funzione di controllo-indirizzo sull’ esecutivo: oggetto;
termini; principi direttivi.

 Questi limiti sono generali ed obbligatori, e il mancato rispetto di essi può portare alla’ illegittimità
costituzionale del decreto del governo, per violazione della c.d. norma interposta.

Decreti legge (vedere sez. Fonti del diritto [questo è fatto bene])

 Per quanto riguarda i decreti legge, la costituzione (artt. 77.2 e 77.3) ammette che il governo
possa intervenire direttamente, in sostituzione del parlamento, con un atto normativo di immediata
applicazione, in casi straordinari di necessità e d’ urgenza (calamità naturali).

 Entrano in vigore immediatamente, all’ atto della loro emanazione (in forma di d.p.r., previa la
deliberazione del consiglio dei ministri), ma devono essere presentati immediatamente (il giorno
stesso) alle camere per essere convertiti in legge (legge di conversione) da entrambe le
assemblee entro 60 giorni dalla pubblicazione, altrimenti decadono retroattivamente (come se non
fossero mai esistiti).

 Comunque, considerando che i decreti non convertiti in legge dal parlamento entro il termine
prescritto hanno regolato una determinata fattispecie in un certo periodo, la costituzione afferma
che le camere mantengono la facoltà di “regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei
decreti non convertiti”. Si parla in tal caso di “legge di sanatoria”.

 Intervento della corte costituzionale

 In riguardo ai decreti legge è dovuta intervenire spesso la corte costituzionale, per bloccare
il fenomeno della reiterazione per lunghissimo tempo di essi (mediante la successiva
riproposizione alle camere, con una nuova data ma nel testo uguale), quello dei c.d. decreti
“omnibus” e quello delle leggi di conversione dei decreti che introducono la disciplina di
materie spurie (fasulle) del tutto estranee a quelle del decreto iniziale (c.d. leggi convoglio).
Nello stesso modo la stessa corte costituzionale è dovuta intervenire per vigilare sulla
effettiva esistenza dei costituzionali presupposti di necessità ed urgenza.

I regolamenti del governo

 Sono atti normativi con forza inferiore alla legge (sono cioè fonti secondarie) e possono essere
approvati soltanto perché una legge lo preveda, in generale o in casi singoli.

 La costituzione non li regola direttamente ma si limita a richiamarli e sono disciplinati nel dettaglio
dall’ art. 17 della legge n.400/1988.

 Nella categoria generale dei regolamenti vi sono i regolamenti del governo (adottati con il
procedimento amministrativo: emanazione con d.p.r., previa deliberazione del consiglio dei
ministri, sentito il parere obbligatorio del consiglio di stato e sottoposizione al visto di legittimità
della corte dei conti) e i regolamenti ministeriali e interministeriali.

Sezione vi – la magistratura

La magistratura - l’ordine giudiziario

 La magistratura, alla quale la costituzione dedica il titolo iv della parte seconda, costituisce un
ordine cui è affidato, secondo i principi del giusto processo regolato dalla legge, l’esercizio della
funzione giurisdizionale, quale attività pubblica statale di individuazione, interpretazione e
applicazione della legge a una fattispecie concreta, allo scopo di risolvere una controversia
insorta fra due soggetti.

 Per assicurare la piena ed effettiva eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (art. 3 cost.), la
costituzione ha stabilito che la magistratura deve essere autonoma e indipendente da ogni altro
potere.
 Nel senso che l’ ordine giudiziario non deve subire, né nel suo complesso, né
rispetto alla propria attività, condizionamenti provenienti da organi appartenenti
ad altri poteri dello stato.

L’indipendenza dei magistrati

 Il concetto di indipendenza garantisce che il magistrato operi secondo il proprio libero


convincimento e senza forma alcuna di dipendenza sia dagli altri poteri statuali, e soprattutto dal
ministro della giustizia (indipendenza esterna), sia dagli appartenenti al suo stesso ordine
(indipendenza interna).
La distinzione fra magistrati per la sola diversità di funzioni

 I magistrati si distinguono fra loro solo per le differenti funzioni esercitate e non per ruoli
gerarchici o per posizioni di reciproca sovraordinazione/subordinazione e sono soggetti soltanto
alla legge (principio di soggezione).

 Infatti, il principio di soggezione del giudice alla legge realizza anche il collegamento fra l’attività
giurisdizionale e
Il popolo italiano, cui appartiene la sovranità, e nel cui nome è amministrata la giustizia;

 Inoltre esclude che il magistrato possa sostituire il proprio volere autonomo alla volontà generale
e astratta del legislatore anche quando non ne condivide i contenuti e che egli possa rifiutarsi di
applicare la legge al caso sottopostogli (divieto di “non liquet”).

La magistratura ordinaria
 La magistratura ordinaria si articola nei due rami:

 “giudicante”
 Composta dai “giudici” e titolare della funzione di decidere su una determinata
causa;

 “requirente”
 Composta dai “magistrati del pubblico ministero” (p.m.) che svolgono le funzioni
di:
 Promozione della repressione dei reati,
 Esecuzione dei provvedimenti giudiziari e
 Applicazione delle misure di sicurezza
 Tutela dei diritti degli incapaci.

I giudici
 Sono organi giudiziari in materia civile e penale. Essi sono:

Il giudice di pace
 Che è organo monocratico, competente in primo grado per le cause minori;

Il tribunale
 Che è organo monocratico o collegiale nei casi previsti dalla legge, competente in primo
grado per tutte le altre cause e in appello per le sentenze del giudice di pace rese
secondo diritto;

La corte d’appello
 Che è organo collegiale competente in secondo grado, eventualmente articolato in
sezioni e istituito in ciascun distretto;

La corte suprema di cassazione


 Che è unica e competente in ultima istanza per tutto il territorio nazionale;

La corte d’assise in primo grado e la corte d’assise d’appello in secondo grado


 Istituiti per distretto e a composizione mista di giudici professionali e giurati, competente
per i reati più efferati;

Il giudice per le indagini preliminari (g.i.p.)


 Competente, nella fase delle indagini preliminari, quando occorre assumere determinati
provvedimenti giudiziari in contradditorio fra p.m. e difesa;

Il giudice per l’udienza preliminare (g.u.p.)


 Competente, in primo grado, ad esaminare la richiesta di rinvio a giudizio o di
archiviazione presentata dal p.m., oppure a decidere sull’ incriminazione formulata dal
p.m. stesso;

Sezioni specializzate e giudici speciali/straordinari

 All’interno della magistratura ordinaria si possono istituire sezioni specializzate per determinate
materie, anche con la partecipazione di cittadini idonei estranei alla magistratura;

 Mentre è vietata l’ istituzione di:

 giudici speciali:.
 Sono organi giudiziari separati e distinti da quelli ordinari, stabiliti e regolati
dall’ ordinamento giudiziario;

 Giudici straordinari
 Sono organi giudiziari istituti ad hoc sul caso da giudicare dopo che questo è
insorto.

Concetto di giudice naturale

 A ulteriore difesa dei principio di indipendenza e di autonomia del giudice, di imparzialità e di


terzietà del magistrato, vi è il poi il precetto secondo il quale nessuno può essere distolto dal
proprio “giudice naturale precostituito”.

 La costituzione impone al legislatore di organizzare il sistema giudiziario in modo tale che


l’individuazione della competenza giurisdizionale di ciascun ufficio giudiziario sia possibile non
solo in base alla legge, ma soprattutto ancor prima che si formi la “res iudicanda” in modo tale da
assicurare che il giudice non abbia alcun interesse nella lite o possa subire influenze esterne per
il modo stesso in cui è stato individuato.

Posizione e ruolo del pubblico ministero (p.m.)

 I pubblici ministeri si articolano:

 Negli uffici della “procura della repubblica”


 Presso il giudice di pace, il tribunale e la corte d’assise, in primo
grado;

 Negli uffici della “procura generale della repubblica”


 Presso la corte d’appello e la corte d’assise d’appello, in secondo
grado;

 Nella “procura della repubblica”


 Presso la corte suprema di cassazione, in ultima istanza.

 Il p.m., pur assumendo la qualifica di “parte processuale sia nel rito penale, in cui è indefettibile
ed essenziale, sia nel rito civile, in cui interviene solo in alcuni procedimenti”, appartiene
all’ordine giudiziario e condivide i meccanismi di reclutamento e di progressione di carriera, e lo
stesso organo di auto-governo (il csm).

 Al p.m., così come ai giudici, la costituzione riconosce una “posizione di indipendenza”.

Come si accede alla magistratura

 Secondo la costituzione ai ruoli di giudice e di magistrato del p.m. si accede attraverso il


“concorso pubblico”.

 Che ha solo poche eccezioni:
 La nomina, per meriti insigni, all’ufficio di consigliere di cassazione dei
professori universitari ordinari in materie giuridiche e degli avvocati con
almeno 15 anni di esercizio della professione iscritti all’ albo per il patrocinio
davanti alle giurisdizioni superiori, nel limite massimo di un decimo dei posti
previsti in organico alla suprema corte e con d.p.r. su designazione del
c.s.m.

 La nomina di magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite agli organi


giudiziari monocratici.

Inamovibilità dei magistrati


 Ai magistrati (giudici e p.m.) è assicurata l’“inamovibilità” dalla sede giudiziaria assegnata e dalle
funzioni attribuite.

 Il magistrato quindi non può essere dispensato o sospeso dal servizio, né destinato ad
altra sede o funzione.

 Si tratta di una fondamentale garanzia costituzionale, rivolta ad assicurare


soprattutto la serenità del giudice e del p.m. nello svolgimento delle loro attività.

Carriera dei magistrati


 Per quanto riguarda la carriera dei magistrati, il passaggio da una qualifica o funzione all’altra
all’interno della magistratura giudicante o requirente, si basa:

Su una valutazione di professionalità che avviene ogni quattro anni fino alla settima valutazione,
che ha lo scopo di

Accertare la capacità del magistrato stesso in base a criteri ed elementi oggettivi prestabiliti dalla
legge e da atti del c.s.m.

Responsabilità dei giudici


 La legge disciplina gli illeciti che i giudici possono commettere sia nell’esercizio delle loro
funzioni, sia al di fuori di esse, e quelli connessi alla commissione di reati.

Responsabilità disciplinare

 I giudici sono soggetti a responsabilità disciplinare: costituisce illecito disciplinare partecipare ad


associazioni segrete o incompatibili con l’esercizio delle funzioni giuridiche.

 Il compimento di un illecito disciplinare è fonte di sanzione disciplinare consistente


nell’ammonimento fino alla rimozione, comminata dalla “sezione disciplinare” del csm sull’azione
promossa o dal ministro della giustizia o dal procuratore generale della repubblica presso la corte
di cassazione.

Responsabilità civile

 Sono soggetti a responsabilità civile che sorge qualvolta questi siano chiamati a rispondere, a
titolo personale, del danno provocato a una parte processuale da comportamenti commessi con
dolo o colpa grave (la manifesta violazione della legge; l’alterazione del fatto o delle prove; ecc.)
Nell’esercizio delle proprie funzioni, oppure da diniego di giustizia, con l’ esclusione dell’ attività di
interpretazione di norme di diritto e di valutazione del fatto e delle prove.

 Il danneggiato agisce direttamente non nei confronti del magistrato, ma dello stato.

 Lo stato, in caso di condanna al risarcimento del danno, ha l’obbligo di risarcirsi sul


magistrato colpevole.

Sezione vii – regioni ed enti locali


Il regime degli enti locali nell’italia prerepubblicana
 Il processo di unificazione dell’italia portò all’introduzione di un modello di stato unitario e
accentrato di derivazione francese.
 La legge per l’unificazione amministrativa del regno d’italia prevedeva un modello amministrativo
caratterizzato da un forte accentramento dei poteri e dall’attribuzione di un ruolo importante ai
prefetti, che rappresentano il governo sul territorio provinciale.
 I comuni e le province si configuravano come enti territoriali autarchici.
 Non potevano determinare autonomamente il proprio indirizzo politico ed erano
sottoposti a controlli da parte dell’amministrazione centrale, attraverso i prefetti.
 Con il fascismo poi ci fu un forte accentramento politico ed amministrativo
 Grazie a due leggi che abolirono gli organi elettivi del
comune, sostituiti dal podestà, e gli organi elettivi della
provincia mentre fu molto valorizzato il ruolo del prefetto.
 Dopo la caduta del fascismo
 ci fu il riconoscimento, prima dell’approvazione della costituzione, di forme
particolare di autonomia in alcune regioni:
 Alla sicilia fu concesso un ordinamento autonomo con uno
statuto speciale;
 Alla valle d’aosta fu dato uno speciale ordinamento;
 All’alto adige fu riconosciuta una particolare autonomia legislativa
ed amministrativa.

Le autonomie territoriali nel formulato costituzionale del 1948


 Il dibattito sulle autonomie all’interno dell’assemblea costituente fu molto accesso perché le
diverse forze politiche non erano concordi al riguardo.
 La democrazia cristiana era favorevole all’introduzione di regioni come enti
autonomi mentre le forze politiche di sinistra erano contrarie.
 La scelta dell’assemblea costituente fu comunque quella di
valorizzare gli enti territoriali.

 Le disposizioni più importanti, al riguardo, sono poste negli art. 5 e 114 cost.
 L’art. 5 cost., pur affermando il principio di indivisibilità e dell’ unità della repubblica,
individua anche i valori costituzionali dell’ autonomia locale e del decentramento
amministrativo.
 L’ originario testo dell’ art. 114 emanava che la repubblica si riparte in regioni,
province e comuni, individuando questi enti come articolazioni della repubblica.

 La costituzione del 1948 quindi ha previsto un nuovo ente di governo, la regione:


 Alla quale sono state attribuite competenze legislative e amministrative mentre la
disciplina dell’ autonomia delle regioni ordinarie è stata fissata in parte nella
costituzione e in parte nei rispettivi statuti ordinari.
 Alle regioni ordinarie
 Era attribuita, prima della riforma del titolo v, in una serie di materie una concorrenza
legislativa concorrente da esercitarsi nei limiti stabiliti dalle leggi dello stato e che non
doveva contrastare l’interesse nazionale e quello delle altre regioni.
 A esse veniva anche attribuita una competenza attuativa di leggi statali.

 Quanto alle funzioni amministrative, la cost. Del 1948 prevedeva il principio del parallelismo,
secondo cui nelle materie di competenza legislativa delle regioni venivano a esse attribuite le
funzioni amministrative.
 Era anche prevista la possibilità per lo stato di delegare alle regioni le funzioni amministrative alle
province e ai comuni nel caso vi fosse un interesse esclusivamente locale.
 Poi il testo originario prevedeva anche che la regione esercitasse le sue funzione amministrative
delegandole alle province, ai comuni o ad altri enti locali.
 Alle regioni veniva anche riconosciuta un’autonomia finanziaria.
 Però a fronte del riconoscimento di queste forme di autonomia delle regioni ordinarie vi erano
anche dei limiti disciplinati dal testo costituzionale originario:
 Gli statuti, le leggi e gli atti amministrativi delle regioni ordinarie erano
sottoposti a controlli statali di legittimità e di merito;
 Il consiglio regionale poteva essere sciolto in certi casi dal presidente
della repubblica;
 Quanto invece ai comuni e alle province, la cost. Originaria li definiva
come enti autonomi nell’ambito dei principi fissati dalla legge statale che
ne determinava anche le funzioni.

L’attuazione delle regioni: dalle regioni a statuto speciale alle regioni a statuto ordinario
 La costituzione prevede una diversa disciplina per due categorie di regioni:
1. Le regioni ad autonomia ordinaria
2. 5 regioni alle quali sono attribuite forme e condizioni particolari di autonomia che sono:
 La sicilia; la sardegna; la valle d’aosta; il friuli venezia giulia e il trentino alto
adige.

 Le prime regioni a essere istituite furono quelle speciali.


 L’assemblea costituente approvò delle leggi costituzionali contenenti gli statuti speciali di
queste regioni e così iniziarono ad esercitare le proprie funzioni.

 Più tardi, nel 1970, a seguito delle prime elezioni dei consigli regionali, furono istituite le regioni
ordinarie:
 Che iniziarono a esercitare le proprie funzioni solo dopo il trasferimento di funzioni
amministrative da parte dello stato grazie a dei decreti legislativi.

Le riforme legislative degli anni ’90. Le riforme bassanini e il federalismo amministrativo


 Dagli anni ’90 ci fu un grande processo di riformazione della legislazione in materia di autonomie
territoriali.
 Nel 1990 fu approvato l’ordinamento degli enti locali che riconosceva ai comuni e alle province la
possibilità di approvare i propri statuti.
 Nel 1993 fu approvata una nuova legislazione elettorale comunale e provinciale che introduceva
l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di provincia rafforzandone anche il ruolo.
 Fu inoltre approvato un testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (tuel) che
raccoglieva tutte le disposizioni in materia.
 Ma la più grande valorizzazione delle regioni e degli enti locali si ebbe attraverso una serie di
leggi che diedero il via a una serie di riforme del sistema amministrativo, le c.d. “riforme
bassanini” (ministro funzione pubblica).
 La legge delega del 1997 ha segnato un passaggio da un sistema basato sull’amministrazione
statale a un sistema amministrativo autonomistico. Quindi c’è stato un processo di trasferimento
di funzioni amministrative dal centro alla periferia (c.d. federalismo amministrativo) attraverso una
serie di decreti legislativi di attuazione della legge delega.
 Il trasferimento delle funzioni, che è avvenuto sulla base del principio di generalità e residualità
delle funzioni amministrative alle regioni e agli enti locali (secondo il quale ad essi sarebbero
dovuti spettare tutte le funzioni amministrative non espressamente attribuite dalla legge allo
stato) e in applicazione del principio di sussidiarietà, secondo il quale la generalità delle stesse
avrebbe dovuto essere attribuita al livello di governo più vicino al cittadino. Quindi è stato
superato il principio del parallelismo.

Le riforme costituzionali del 1999 e del 2001 e il nuovo titolo v della costituzione. Le autonomie
territoriali come elementi costitutivi della repubblica
 Mentre venivano attuate le leggi bassanini, si procedette anche a modificare il titolo v, parte
seconda, della costituzione e ad innovare la disciplina degli statuti speciali.
 Le leggi costituzionali del 1999 hanno:
 Modificato la forma di governo delle regioni ordinarie;
 Introdotto l’elezione diretta del presidente della regione e
rafforzato l’autonomia statutaria regionale;
 Innescato un processo di valorizzazione delle regioni e
degli enti locali.
 previsto una rimodulazione dei pubblici poteri.

Si delinea un assetto costituzionale che, a differenza del vecchio testo costituzionale, considera
tutti gli enti che costituiscono la repubblica in una posizione di tendenziale pariordinazione;
 Ovvero che viene a questi enti riconosciuta pari dignità costituzionale, pur essendo
diversi sotto il profilo dei poteri e delle funzioni ad essi attribuiti.
 Quindi la costituzione definisce gli enti locali, al pari delle regioni, come
“enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondi i principi fissati in
costituzione”.

La nuova forma di governo regionale e il principio del simul stabunt simul cadent
 La legge cost. 1 del 1999 modificando gli artt. 121,122,123 e 126 cost.,:
 Ha ampliato l’ autonomia statuaria delle regioni ordinarie
 Ha previsto una forma di governo basata sull’ elezione diretta del presidente della
regione.
 Pur prevedendo che lo statuto di ciascuna regione ordinaria determini la forma di
governo e i principi fondamentali di organizzazione e funzionamento, contiene alcuni
vincoli inderogabili.

1. Innanzitutto sono confermati il consiglio regionale, la giunta e il suo presidente quali organi della
regione:
 Il consiglio regionale
 È eletto a suffragio universale diretto a livello regionale ed è titolare del potere
legislativo, può fare proposte di legge alle camere ed esercita le altre funzioni
conferitegli dalla costituzione e dalle leggi.

 La giunta regionale
 È l’organo esecutivo della regione ed è diretta politicamente dal suo presidente.

 Il presidente della giunta, oltre a rappresentare la regione:


 Dirige la politica della giunta e ne è responsabile;
 Promulga le leggi ed emana i regolamenti regionali;
 Dirige le funzioni amministrative delegate dallo stato alla regione.
 Nel caso di presidente eletto, nomina e revoca i membri della giunta.

 Può essere sfiduciato dal consiglio attraverso una mozione di sfiducia


sottoscritta da almeno un quinto dei suoi membri.

Che comporta le dimissioni della giunta e lo scioglimento del consiglio
regionale, rendendo necessarie nuove elezioni, così come avviene nel caso di
dimissioni volontarie, impedimento permanente, morte, rimozione del
presidente o per le dimissioni dalla maggioranza dei consiglieri (principio del”
simul stabunt simul cadent”).

2. È demandata alla disciplina legislativa regionale la competenza a definire:


 Il sistema elettorale,
 I casi di ineleggibilità e incompatibilità del presidente e degli altri
componenti della giunta e dei consiglieri regionali;
 La durata degli organi elettivi.

 La legge del 2004 detta una serie di principi in base ai quali il legislatore regionale è vincolato:
 Ad adottare un sistema elettorale che agevoli la formazione di stabili maggioranze e
assicuri la rappresentanza delle minoranze
 Il divieto di mandato imperativo
 A rispettare le disposizioni che prevedono i casi di ineleggibilità e incompatibilità del
presidente
 A promuovere la parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive
 A individuare in cinque anni la durata degli organi elettivi.

La nuova ripartizione delle competenze legislative tra stato e regioni.


 La riforma costituzionale del 2001 ha fortemente rafforzato la potestà legislativa delle regioni
ordinarie.
 L’elemento di maggiore innovazione consiste nell’aver mutato il criterio di riparto delle
materie di competenza statali e regionali.
 La costituzione prevede:
 Un elenco di “materie” in cui lo stato ha potestà legislativa esecutiva
 Un elenco di “materie” in cui le regioni hanno potestà legislativa concorrente
 Ossia lo stato determina i principi
fondamentali della materia mentre
le regioni, dettano una disciplina di
dettaglio;
 Una clausola residuale
 Per cui in tutte le materie non comprese nei due elenchi precedenti spetta alle
regioni la potestà legislativa.

 Non è facile definire le materie in modo preciso:


 É difficile circoscrivere l’ambito di alcune materie di competenza esclusiva dello stato (ad
esempio la tutela della concorrenza, la tutela dell’ambiente).

Tali materie sono state definite dalla corte costituzionale come:
 “materie trasversali”,
 Perché rappresentano competenze statali idonee a investire una pluralità di
materie e pertanto, in grado di incidere anche in quelle regionali.
 Anche materie di legislazione concorrente hanno una natura trasversale,
consentendo al legislatore statale di invadere gli ambiti attribuiti alla regione
(ad esempio tutela della salute e il governo del territorio).

 É difficile individuare, nell’ambito della potestà legislativa concorrente, i contenuti dei principi
fondamentali della materia perché sono spesso vaghi e generici, suscettibili delle più varie
interpretazioni.
 Al tempo stesso la legge statale può dettare anche norme di dettaglio che hanno carattere
transitorio e cedevole, cioè sono applicate fino a quando le regioni non dettano una propria
disciplina in materia.

 Non è facile dare una corretta interpretazione della clausola residuale.


 È fondamentale il lavoro della corte costituzionale, che decide
non solo circa gli ambiti delle competenze di stato e regioni
ma individua anche il confine tra i principi fondamentali e la
disciplina di dettaglio.
 Al fine di rendere più flessibile il rigido riparto di competenze legislative tra stato e regioni, la corte
costituzionale ha ammesso la possibilità di derogare a tale riparto, permettendo allo stato di
intervenire sia nelle materie concorrenti sia in quelle residuali delle regioni.

 Il principio di sussidiarietà è applicabile anche sul piano legislativo (criterio di distribuzione delle
funzioni amministrative e che consente l’assunzione di funzioni regionali da parte dello stato,
qualora le regioni non siano in grado di esercitarle in maniera adeguata o per esigenze unitarie).
 Si parla dunque di principio di “chiamata sussidiarietà”, quando lo stato, in applicazione
del principio di sussidiarietà, attrae funzioni amministrative delle regioni.
 Ciò deve comunque avvenire nel rispetto dei principi di ragionevolezza,
proporzionalità, rispetto all’obiettivo perseguito e di leale collaborazione.

 La legge regionale non è più soggetta al visto governativo:


 Il consiglio regionale approva la legge che viene pubblicata ed entra in vigore.
 Il governo può solamente promuovere una questione di legittimità costituzionale
dinanzi alla corte costituzionale, entro 60 giorni dalla pubblicazione, se la legge
supera la sfera di competenza della regione.

 L’articolo costituzionale consente a una legge ordinaria rinforzata di concedere a singole regioni
ordinarie forme e condizioni particolari di autonomia, sia nelle materie di competenza concorrente
stato-regioni che in alcune di competenza esclusiva dello stato.
 La legge costituzionale ha però previsto che le disposizioni relative alle regioni
ordinarie di applichino anche alle regioni a statuto speciale.

Le attribuzioni regolamentari e amministrative tra stato, regioni ed enti locali


 Il principio che regge i rapporti tra potestà regolamentare di stato, regioni ed enti locali è quello
del riparto di competenze, anche se è previsto che lo stato possa disciplinare materie di propria
competenza anche delegando alle regioni poteri regolamentari.
 La costituzione prevede che:
 Nelle materie di legislazione statale esclusiva intervengono regolamenti statali, salva la
possibilità di delega alle regioni;
 Nelle altre materie intervengono regolamenti regionali, ad eccezione della disciplina
dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni attribuite a comuni, province e
città metropolitane, in cui intervengono regolamenti locali.
Funzioni amministrative
 Quanto alle funzioni amministrative la costituzione invece prevede che siano attribuite ai comuni,
 salvo in casi in cui, per assicurarne l’esercizio unitario, in applicazione dei principi di
sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, non siano conferite ai livelli di governo
più alti.
Sussidiarietà in senso verticale e funzioni proprie/fondamentali
 Con la riforma del 2001 sono stati costituzionalizzati i principi per la distribuzione delle funzioni
amministrative e il principio di sussidiarietà in senso verticale
 che prevede un’allocazione delle funzioni
al livello di governo più vicino ai cittadini.
 La costituzione prevede anche che comuni, province e città metropolitane sono titolari di “funzioni
proprie” oltre che di funzioni conferite loro con legge statale o regionale e di “funzioni
fondamentali” (individuate dallo stato).

Legge delrio e città metropolitane


 La legge delrio del 2014 (l. N. 56), in attesa che fosse approvata la riforma costituzionale che
aboliva le province e prevedeva “gli enti di vasta area”, ha previsto l’istituzione delle città
metropolitane e ha dettato una nuova disciplina delle province e delle unioni e fusioni di comuni.
 La legge ha individuato nove città metropolitane (torino, milano, venezia, genova, bologna,
firenze, bari, napoli e reggio calabria), cui si devono aggiungere la città metropolitana di roma
capitale e quelle di regioni a statuto speciale, definite come “enti territoriali di area vasta”.
 Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia omonima.
 Gli organi della città metropolitana sono:
 Il sindaco metropolitano
 (organo rappresentativo dell’ente) che è di diritto il sindaco del comune
capoluogo;
 Il consiglio metropolitano
 Dotato di funzioni di indirizzo e di controllo
 Composto dal sindaco metropolitano e da un numero di consiglieri
variabile eletti dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della città
metropolitana;
 La conferenza metropolitana
 Competente per l’adozione dello statuto e dotata di poteri consultivi
composta dal sindaco metropolitano (che la convoca e la presiede) e dai
sindaci dei comuni della città metropolitana.
 Alle città metropolitane sono state attribuite le funzioni fondamentali delle province.

Le province
 Le province definite anche loro “enti territoriali di area vasta” sono state configurate come enti di
secondo livello, perché gli organi di governo non sono più eletti direttamente dai cittadini ma
indirettamente:
 Il presidente della provincia
 (eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della
provincia) è l’organo rappresentativo dell’ente;
 Il consiglio provinciale
 (composto dal presidente della provincia e da un numero di
consiglieri variabile in base alla popolazione, eletti da e tra i
sindaci e i consiglieri dei comuni della provincia) è l’organo
di indirizzo e controllo;
 L’assemblea dei sindaci
 (composta da tutti i sindaci dei comuni della provincia)
competente per l’adozione delle statuto e dotata di poteri
propositivi, consultivi e di controllo.
 La legge delrio ha attribuito alle province alcune funzioni fondamentali (es. Pianificazione
territoriale e dei servizi di trasporto).

Unioni di comuni
 Per quanto riguarda le unioni di comuni, la legge in esame ha introdotto alcune modifiche alla
loro potestà statuaria e regolamentare semplificando la loro disciplina.

Riforma del 2001 e principio di sussidiarietà orizzontale


 La riforma del 2001 poi ha introdotto in costituzione il principio di sussidiarietà orizzontale, ovvero
che:
 Gli enti territoriali che costituiscono la repubblica sono tenuti a favorire l’autonoma
iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse
generale (va ricordato che il principio di sussidiarietà è applicabile non più solo sul
piano amministrativo ma anche sul piano legislativo).

La nuova autonomia finanziaria degli enti territoriali. Il fondo perequativo


 Secondo la costituzione le regioni, i comuni, le province e le città metropolitane hanno:
 Autonomia finanziaria sul piano delle entrate e delle spese, nel rispetto dell’equilibrio
dei relativi bilanci;
 Un proprio patrimonio;
 Possono ricorrere all’indebitamento ma solo per finanziare spese di investimento.
 In base alla costituzione regioni ed enti locali hanno risorse che possono essere:
 Autonome (derivanti da tributi ed entrate propri);
 Derivanti da un fondo perequativo
 Che la legge statale può istituire per dotare di adeguate
risorse gli enti con una bassa capacità fiscale.

Superamento del sistema dei controlli preventivi e costituzionalizzazione del potere sostitutivo
 Al fine di valorizzare concretamente le autonomie territoriali, la riforma del 2001 ha abolito le
disposizioni che prevedevano i controlli sugli atti amministrativi delle regioni e degli enti locali e
ha previsto l’eliminazione del controllo preventivo del governo sulle leggi regionali.
 La riforma del titolo v del 2001 ha introdotto in costituzione la disciplina del potere sostitutivo del
governo nei confronti degli organi delle regioni e degli enti locali nei casi espressamente previsti:
 Mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria;
 Pericolo grave per la sicurezza pubblica; ecc.
 Una legge statale deve comunque individuare le procedure di
esercizio del potere stesso, che deve essere esercitato nel
rispetto dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione.
 Viene infine mantenuto il potere di scioglimento del consiglio regionale e di rimozione
del presidente se compiono atti contrari alla costituzione o gravi violazioni di leggi o se
lo impongono ragioni di sicurezza nazionale, con decreto del p.d.r., previa
deliberazione del consiglio dei ministri, sentita la commissione parlamentare per le
questioni regionali.

Il potere estero regionale. Regioni e unione europea


 La riforma del 2001 ha rafforzato il “potere estero” delle regioni.
 Da un lato è previsto che esse provvedono, nelle
materie di propria competenza, all’attuazione e
all’esecuzione degli accordi internazionali;
 Dall’altro è stata attribuita alle regioni la
possibilità di concludere, nelle materie di propria
competenza, “accordi con stati e intese con enti
territoriali interni ad altro stato, nei casi e con le
forme disciplinati dalle leggi dello stato”.
 Inoltre è stata riconosciuta una potestà legislativa
concorrente in materia di “rapporti internazionali
delle regioni”.

 Tuttavia la l. N. 131 del 2003 ha delimitato l’ambito dell’attività internazionale regionale


prevedendo un forte potere di controllo preventivo da parte dello stato.
 Quanto invece ai rapporti tra le regioni e l’unione europea, sul piano del diritto comunitario, il
trattato di lisbona ha ampliato i poteri del comitato delle regioni in termini:
 Sia di legittimazione a ricorrere davanti alla corte di giustizia
 Sia di attivazione di meccanismi di controllo sul rispetto della sussidiarietà da
parte del legislatore dell’unione.

 Sul piano del diritto interno invece la riforma del titolo v ha riconosciuto anche a livello
costituzionale il ruolo delle regioni sia nella fase ascendente di formazione del diritto comunitario,
sia nella fase discendente di attuazione ed esecuzione degli atti dell’unione.

Sezione viii – la corte costituzionale


È un organo di garanzia costituzionale

Genesi e ruolo della corte costituzionale in generale


 Fra le innovazioni più importanti apportate dall’assemblea costituente all’assetto istituzionale
delineato nel previgente regime statutario, vi è l’introduzione della corte costituzionale.
 I modelli attraverso i quali il sindacato (controllo) costituzionale delle leggi può articolarsi sono
molteplici:

Dal punto di vista della natura dell’organo che esercita il controllo di costituzionalità delle leggi, si
distingue fra un controllo di tipo:
 Politico = il sindacato è solitamente interno al circuito politico-decisionale che porta alla
formazione della legge ed è opera di un organo dotato di spiccata sensibilità politica.
 Giurisdizionale = il controllo è estraneo all’iter legis, segue forme para-processuali ed è
condotto da un organo i cui componenti sono dotati di un’elevata specializzazione tecnico-
giuridica.

Dal punto di vista del soggetto che può esercitare il sindacato di costituzionalità delle leggi, si
distingue fra un controllo di tipo:
 Accentrato = nel caso in cui sia istituito un organo ad hoc, unico ad essere dotato di funzioni di
garanzia costituzionale
 Diffuso = qualora il controllo di conformità a costituzione delle leggi sia affidato a ogni giudice,
in sede di interpretazione e applicazione della legge.

Dal punto di vista del momento temporale in cui il controllo di costituzionalità delle leggi è attivabile, il
sindacato è:
 Preventivo = se il ricorso all’organo di giustizia costituzionale precede l’entrata in vigore della
legge
 Successivo = se il ricorso è sollevato quando la legge sta già spiegando i suoi effetti.

Dal punto di vista dell’origine del procedimento di controllo di costituzionalità delle leggi il controllo è:
 Concreto = se scaturisce da uno specifico caso di applicazione della legge
 Astratto = se il ricorso è promuovibile anche in assenza di un caso specifico in cui la legge
deve essere applicata

Dal punto di vista della modalità di accesso al sindacato di costituzionalità delle leggi, l’accesso è di
tipo:
 Diretto = se i soggetti a ciò legittimati possono adire l’organo di controllo costituzionale
mediante un apposito ricorso di costituzionalità
 Incidentale o indiretto = se al fine di sottoporre una norma al controllo di costituzionalità, è
necessario che la legge debba essere prima invocata per la soluzione di una controversia
davanti al giudice, il quale provvede poi a sollevare una questione di costituzionalità

Dal punto di vista degli effetti del giudizio di costituzionalità delle leggi, il controllo è:
 Ad efficacia generale = se la pronunzia dell’organo di controllo costituzionale incide
sull’ordinamento giuridico
 Ad efficacia circoscritta = se invece riguarda solo le parti che hanno richiesto il controllo

 Per quanto riguarda lo specifico modello di giustizia costituzionale italiano, solitamente definito
giurisdizionale misto per la combinazione originale di elementi diversi, esso oltre che direttamente in
costituzione, è stato fissato anche mediante leggi costituzionali ordinarie. Fino all’entrata in funzione
della corte costituzionale, il controllo di costituzionalità delle leggi avveniva, in regime transitorio, da
parte della corte suprema di cassazione.

Composizione della corte costituzionale

 La corte costituzionale è composta da 15 giudici, nominati:

 Per un terzo dal p.d.r.


 Con atto formalmente e sostanzialmente presidenziale, che
deve essere controfirmato dal presidente del consiglio;

 Per un terzo dal parlamento in seduta comune


 Con votazione a scrutinio segreto e a maggioranza di due
terzi dei componenti per i primi tre scrutini;
 E di tre quinti dei componenti per i successivi scrutini finché
non si raggiunge la soglia richiesta;

 Per un terzo dalle supreme magistrature, ordinaria e amministrative


 Tre dalla corte suprema di cassazione;
 Uno dal consiglio di stato;
 Uno dalla corte dei conti

Requisiti necessari per l’elezione a giudice della corte costituzionale


 I giudici costituzionali devono essere:

 O professori universitari
 Ordinari in materie giuridiche;

 O avvocati
 Con almeno 20 anni di esercizio professionale;

 O magistrati
 Anche collocati a riposo, delle giurisdizioni superiori, ordinaria o
amministrative.

Durata dell’incarico, rielezione e funzionamento


 I giudici costituzionali:
 Durano in carica 9 anni
 Non sono rieleggibili.
 La corte
 È in grado di funzionare con un numero minimo di undici giudici.

Garanzie dei giudici


 I giudici costituzionali godono di una serie di garanzie che rafforzano la loro posizione di
indipendenza e autonomia:

 Il giudice non può essere rimosso o sospeso


 Se non per decisione della stessa corte (adottata a
maggioranza dei due terzi) e nei casi di incapacità
civile o di inabilità fisica, o per gravi mancanze
nell’esercizio della funzione;
 L’insindacabilità
 Cioè la non perseguibilità sul piano civile e penale del giudice, anche
dopo la scadenza del mandato, per i voti dati e le opinioni espresse.

 L’immunità
 Da limitazioni della libertà personale non autorizzate dalla corte stessa;

 Godono
 Di una retribuzione mensile

Limiti dei giudici


 I giudici costituzionali hanno alcuni limiti nell’esercizio di facoltà e diritti soggettivi per assicurare
che il loro lavoro sia svolto con serenità e senza influenze esterne:

 L’ufficio di giudice costituzionale è incompatibile con:


 Quello di membro del parlamento o di un consiglio regionale;
 Con l’esercizio della professione di avvocato;

 Non possono
 Candidarsi alle elezioni e iscriversi a un partito politico.

Presidente della corte costituzionale


 I giudici eleggono al loro interno il presidente della corte costituzionale:

 Con votazione segreta e a maggioranza assoluta per i primi due scrutini;

 Al terzo scrutino se nessuno ha ottenuto il quorum richiesto si procede a


ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti e
viene eletto chi dei due prende più voti (in caso di parità prevale il più anziano di
età).

 Dura
 In carica 3 anni ed è rieleggibile

 Ha funzioni di:
 Rappresentanza istituzionale della corte
 Di organizzazione e impulso dell’attività della stessa.

Attribuzioni della corte - funzioni

A. La corte costituzionale come giudice delle leggi


 La funzione più importante della corte costituzionale è quella di:

Giudice della “legittimità costituzionale”


 Delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello stato e delle leggi delle regioni.
L’oggetto del giudizio riguarda:

 Sia la disposizione,
 Cioè l’enunciato legislativo;

 Sia la “norma”,
 Cioè il significato attribuito all’enunciato all’esito del procedimento di
interpretazione.

Il vizio della legge accertato dalla costituzione può riguardare:


 Sia il procedimento di formazione;
 Sia il contenuto normativo.

 Il controllo di costituzionalità può avvenire per due vie: una principale e una incidentale:

Il giudizio in via principale

 È proposto con un “ricorso” da parte dello stato contro una legge regionale o da parte della
regione o di una provincia autonoma contro una legge dello stato o di un’altra regione.

 Il ricorso
 Deve essere motivato e proposto mediante deliberazione, del consiglio dei ministri per
lo stato o della giunta regionale per la regione, entro 60 giorni dalla pubblicazione
dell’atto impugnato.

 Non sospende la vigenza della legge, ma la corte costituzionale se ritiene che


l’applicazione della stessa presenti rischi irreparabili può sospenderne gli effetti.

Il giudizio in via incidentale

 Richiede che la questione di legittimità costituzionale sia sollevata nel corso di un giudizio già
instaurato da un giudice “a quo” cioè giudice “dal quale” sorge la questione.
 Può trattarsi di un qualunque organo giudicante (tranne p.m.) della
giurisdizione ordinaria o delle giurisdizioni speciali.
Il giudice a quo

 Solleva la questione d’ufficio o a istanza di una delle parti con un atto, un’”ordinanza” motivata
contenente:

 L’oggetto;
 Il parametro del giudizio;
 L’illustrazione dei profili:

 Di rilevanza se è richiesto al giudice di dimostrare che la


disposizione di legge che forma oggetto del giudizio deve essere
necessariamente applicata nel processo per definire la
controversia;

 Di non manifesta infondatezza dove il giudice deve poter


esplicitare almeno un minimo dubbio circa la non conformità a
costituzione della norma di legge che deve applicare al giudizio.

 La proposizione della questione di legittimità costituzionale da parte del giudice a quo ha l’effetto
di:
 Sospendere il processo a quo fino alla definizione del giudizio di costituzionalità.

 L’ordinanza
 È notificata alle parti in causa, al presidente del consiglio o al presidente della regione ed
è pubblicata sulla gazzetta ufficiale.

 Le parti del giudizio a quo


 Hanno la facoltà di costituirsi davanti alla corte costituzionale per far valere il proprio
punto di vista.

 Dopo la trattazione della causa davanti alla corte costituzionale la decisione:

 È presa in camera di consiglio e può assumere la forma della sentenza o dell’ordinanza.

 Le sentenze e le ordinanze della corte non sono soggette ad alcuna


impugnazione, perché la corte è organo di “chiusura” dell’intero sistema
costituzionale.

Tipologie di ordinanze
 Le ordinanze possono essere di:

 “restituzione degli atti al giudice a quo”,


 Quando la corte senza pronunciarsi segnala la sopravvenienza di una
disposizione di legge diversa da quella impugnata;

 “inammissibilità”
 Quando la corte ritiene che vi sia una causa di natura processuale che
non faccia arrivare alla pronunzia di costituzionalità;

 “manifesta infondatezza”
 Quando la corte ritiene che la questione sollevata sia priva di solidità;

 “cessata materia del contendere”


 In caso di rinunzia al ricorso in via diretta da parte dello stato o della
regione.

Tipologie di sentenze
 Le sentenze si distinguono in due tipologie:

 “di accoglimento”
 Quando la corte ritiene che la q.l.c. sia fondata e dichiara l’illegittimità
costituzionale della disposizione di legge impugnata;

 “di rigetto”
 Quando la corte ritiene che la q.l.c. non sia fondata.

 La sentenza, di accoglimento o di rigetto, è trasmessa al giudice a quo e, nel caso di


accoglimento, al ministro della giustizia o al presidente della giunta regionale per la pubblicazione
nella gazzetta ufficiale o nel bollettino ufficiale della regione per la legge regionale.

Gli effetti dei due tipi di sentenze


 Sono diversi:

 L’accoglimento della questione


 Comporta l’annullamento della disposizione oggetto di scrutinio con
portata generale o “erga omnes”;

 Il rigetto della questione


 Invece ha effetto solo “inter partes” nel senso che una volta risolto per
opera della consulta, il dubbio di incostituzionalità del giudice a quo,
esso riassume il processo e arriva alla decisione applicando la legge
che aveva sottoposto al controllo di costituzionalità.
Partendo da queste due tipologie, la corte ha creato negli anni altre tipologie di sentenze:

 Sentenze “interpretative di accoglimento”


 Con le quali il testo della legge non viene modificato, ma
l’enunciato legislativo potrà essere interpretato e applicato in tutti
i modi eccetto che in quello censurato dalla corte;

 Sentenze interpretative di rigetto


 Con le quali il testo della legge rimane immutato e il giudice a
quo è obbligato a interpretarlo nel senso indicato dalla corte.

Poi abbiamo un altro insieme di sentenze, tutte di accoglimento, dette “manipolative”, nelle quali la corte
non interviene sulle “norme” (come nelle interpretative), ma sulle “disposizioni”:

 Sentenze manipolative “additive”


 Nelle quali la disposizione di legge è dichiarata incostituzionale
“nella parte in cui non prevede” un certo elemento e quindi questo
elemento deve essere obbligatoriamente aggiunto alla
disposizione per evitare l’incostituzionalità;

 Sentenze manipolative “ablative”


 Nelle quali la disposizione di legge è dichiarata incostituzionale
“nella parte in cui prevede” un certo elemento e quindi la corte
eliminerà non l’intero testo enunciato ma solo le specifiche parti
incostituzionali;

 Sentenze manipolative “sostitutive”


 Nelle quali la disposizione di legge è dichiarata incostituzionale
“nella parte in cui prevede” qualcosa “anziché” qualcos’altro e
quindi le parti di testo incostituzionali sono sostituite dalle parti
indicate dalla corte.

Poi abbiamo ancora altri tipi di sentenze:

 Sentenze “additive di principio”


 Nelle quali la corte invece che aggiungere una regola enuncia invece un
principio generale che il legislatore dovrà definire nei dettagli;

 Sentenze “pro futuro”


 Con le quali la corte modula sul piano temporale gli effetti delle proprie
decisioni;

 Sentenze “monitorie”
 Nelle quali la corte pur facendo salva la disciplina vigente (quindi sono tipi
di sentenze di rigetto) ne rileva potenziali elementi che potrebbero in
seguito dar luogo ad una successiva pronunzia di incostituzionalità e quindi
“ammonisce” il legislatore ad intervenire preventivamente, indicandogli le
linee di intervento.

 La corte in rispetto del principio di corrispondenza fra “chiesto e pronunciato” può giudicare solo le
disposizioni oggetto della questione sottoposta al suo esame, salvo che dall’incostituzionalità delle
disposizioni oggetto della q.l.c. derivi l’incostituzionalità anche di altre norme di legge che saranno
dichiarate contestualmente dalla corte incostituzionali (c.d. “illegittimità costituzionale consequenziale”).

B. Giudizi sui conflitti di attribuzione


 Altra funzione della corte costituzionale è quella di risoluzione dei “conflitti di attribuzione” fra i
poteri dello stato, e tra lo stato e le regioni e fra le regioni.

 Hanno come oggetto:


 L’interpretazione e l’applicazione di norme costituzionali che attribuiscono
un determinato compito a un dato organo costituzionale.

 L’oggetto dei giudizi sui conflitti di attribuzione può essere:

 La riconducibilità di un atto giuridico,


 Adottato da un organo o un ente, alla sua sfera di attribuzioni,
determinata in base a norme costituzionali;

 La lesione da parte di un atto giuridico,


 Adottato da un organo o da un ente, dell’altrui sfera di
attribuzioni, definita da norme costituzionali;

 I conflitti di attribuzione si distinguono ancora in:

 Conflitti “interorganici”, o “fra poteri dello stato”,


 Quando nascono fra due poteri diversi, entrambi statali;

 Conflitti “intersoggettivi”, o “fra stato e regioni e fra le regioni”,


 Quando nascono fra due poteri diversi, l’uno statale e l’altro
regionale, oppure fra due poteri regionali di due regioni distinte.

 Precisazione della definizione “potere dello stato”

 In primo luogo, il conflitto fra due organi statali facenti parte dello stesso
potere è inammissibile (es. Fra due pubbliche amministrazioni);

 In secondo luogo gli organi in conflitto devono essere “a dichiarare


definitivamente la volontà dei poteri cui appartengono” (deve cioè trattarsi
di organi “di vertice” del rispettivo potere).

 Il conflitto

 È instaurato mediante “ricorso”,


 Motivato e non soggetto ad alcun termine, proposto
direttamente alla corte costituzionale che procede in due
fasi:

1. Nella prima, con “deliberazione” adottata in via preliminare e in forma di ordinanza, la corte
decide se sussistono o no i presupposti per la decisione, o se vi siano cause di natura
processuale che impediscono alla corte stessa di decidere;

2. Se la corte accerta che il conflitto è stato proposto in maniera giusta, si passa alla seconda fase
in cui la corte stessa esamina il merito della questione per stabilire con sentenza a quale dei due
poteri in conflitto spettavano le attribuzioni in contestazione e ad annullare l’atto eventualmente
adottato al di fuori della sfera di attribuzioni.

 Il conflitto inter-soggettivo segue lo stesso schema:

 La corte procede a una prima deliberazione di ammissibilità del ricorso e, se


esso è stato ritualmente (in maniera giusta) proposto, lo esamina nel merito
per decidere, con sentenza, a chi spettasse l’attribuzione in contestazione,
eventualmente annullando l’atto illegittimamente adottato.

C. Giudizi di accusa nei confronti del p.d.r. per reati presidenziali

 Un’altra funzione della corte costituzionale è quella di giudicare sull’accusa di alto tradimento o di
attentato alla costituzione da parte del presidente della repubblica, promossa dal parlamento in
seduta comune a maggioranza assoluta, previa relazione del comitato formato dai componenti
delle giunte delle due camere competenti per le autorizzazioni a procedere.

 Nel giudizio sull’accusa per reati presidenziali sono aggiunti, oltre ai quindici giudici:

 Altri 16 “giudici aggregati”,


 Tratti a sorte da un elenco di quarantacinque cittadini aventi i
requisiti di eleggibilità a senatore, compilato dal parlamento in
seduta comune, ogni nove anni, con le stesse modalità di
elezione previste per il giudice costituzionale (questa previsione
risponde al principio di partecipazione diretta del popolo
all’amministrazione della giustizia).

 La corte svolge una prima fase di indagini preliminari e una seconda di tipo dibattimentale, e si
pronuncia, infine, in camera di consiglio, alla presenza dei giudici che hanno partecipato a tutte le
udienze (non è ammessa astensione), dichiarando la colpevolezza del p.d.r. per i reati attribuitigli
e stabilendo la relativa pena, oppure prosciogliendolo.

 La sentenza, come tutte quelle della corte, non può essere impugnata ed è irrevocabile, tranne:

 il caso in cui in seguito emergano nuove prove che dimostrino che il reato presidenziale
non sussiste o che non è stato commesso e quindi la corte può sottoporre a revisione la
precedente sentenza.

D. Giudizio sull’ammissibilità del referendum abrogativo


 Un’altra funzione della corte costituzionale è quella di giudicare sull’ammissibilità del referendum
abrogativo.

 Il procedimento
 Può svolgersi anche in assenza di parti costituite e la corte decide, con sentenza
e in camera di consiglio, sull’ammissibilità della richiesta referendaria una volta
ricevuta l’ordinanza dell’ufficio centrale per il referendum istituito presso la corte
di cassazione.

Continuo magistratura
Ordinamento giudiziario e riserva di legge
 La costituzione prevede una “riserva di legge” in materia di ordinamento giudiziario, estesa anche
alle giurisdizioni speciali, al p.m. e alla partecipazione degli estranei all’amministrazione della
giustizia, ai quali deve essere assicurata l’ indipendenza.

Competenze del ministro della giustizia


 La costituzione stabilisce che al ministro della giustizia spetta:

L’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia,
 Cioè di quel complesso di risorse
amministrative di supporto all’ esercizio della
funzione giurisdizionale.

Giurisdizione amministrativa, contabile e militare


 Accanto alla giurisdizione ordinaria la costituzione disciplina alcune giurisdizioni speciali:

 La giustizia amministrativa
 Esercitata in primo grado dai t.a.r. e in secondo grado dal consiglio di stato.

 La giustizia contabile
 Amministrata dalla corte dei conti che ha giurisdizione nelle materie di contabilità
pubblica e nelle altre specificate dalla legge.

 La giustizia militare
 Amministrata dai tribunali militari che in tempo di guerra hanno la giurisdizione
stabilita dalla legge. In tempo di pace hanno giurisdizione soltanto per i reati
militari commessi da appartenenti alle forze armate.

Giusto processo e principio del contraddittorio


 I principi fondamentali del giusto processo, fissati dalla costituzione sono:
 Ogni processo deve essere giusto e regolato dalla legge,
 Si deve svolgere in contraddittorio fra le parti in condizione di parità, davanti ad un
giudice terzo e imparziale, secondo una durata ragionevole.

Il giudizio civile
 In particolare il giudizio civile, che tutela i diritti soggettivi nei rapporti tra i privati, è promosso a
iniziativa di parte da colui il quale vanti una pretesa (attore) verso un altro soggetto (convenuto),
mediante un atto (citazione), contenente gli elementi, in fatto e in diritto, della domanda di tutela
giudiziale.
 Il rito è ispirato al principio dispositivo, nel senso che alle parti spetta portare le prove a
fondamento delle loro ragioni e al principio di corrispondenza fra chiesto e pronunciato che
impone al giudice di decidere sulle richieste avanzate dalle parti.

Il giudizio amministrativo
 Invece, è instaurato attraverso un’istanza (ricorso), proposta entro un dato termine, da colui il
quale si ritiene leso in un proprio interesse legittimo (ricorrente) contro la pubblica
amministrazione (resistente), per ottenere l’ annullamento di un atto amministrativo viziato da
violazione di legge, incompetenza o eccesso di potere, oppure contro il silenzio dell’
amministrazione al fine di ottenere il provvedimento o il comportamento richiesti.

Il processo penale
 Il processo penale deve assicurare che:
 La persona accusata di un reato
 sia informata, in modo riservato e tempestivo, della natura e dei motivi
dell’accusa elevata a suo carico;
 Disponga del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua difesa;
 Abbia la facoltà, davanti al giudice, di interrogare o di far interrogare le persone
che rendono dichiarazioni a suo carico, di ottenere la convocazione e
l'interrogatorio di persone a sua difesa nelle stesse condizioni dell'accusa e
l'acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favore;
Schema accusatorio
 Inoltre, il processo penale deve rifarsi allo schema “accusatorio” nel quale la prova della
colpevolezza, portata dall’accusa, si forma nel contraddittorio della difesa, salvo che
l’interessato consenta diversamente per impossibilità oggettiva accertata e per effetto di
provata condotta illecita.
 La colpevolezza dell'imputato non può essere provata sulla base di dichiarazioni rese da chi,
per libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto all'interrogatorio da parte dell'imputato
o del suo difensore.
Obbligatorietà dell’azione penale
 La costituzione sancisce l’obbligatorietà dell’ azione penale da parte del p.m. che rafforza:
 Sia il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge penale
 Sia il principio di legalità in materia penale
 Perché assicura che i reati siano perseguiti da un
organo pubblico e non da un’ iniziativa di parte.

L’obbligatorietà della motivazione


 Secondo la costituzione tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati.
 L’obbligo di motivazione risponde:

 A una finalità endoprocessuale,


 Consentendo alla parte sconfitta di conoscere le ragioni della decisione del giudice
e di conseguenza di proporre, sulla base di queste, il gravame.
 A un’istanza democratica,
 Permettendo una forma di controllo diffuso da parte di chiunque sull’esercizio della
funzione giurisdizionale.

 A un obiettivo sistemico,
 Assicurando l’effettività al principio di legalità nell’esercizio della funzione
giurisdizionale;
 Il giudice, infatti, essendo obbligato a fornire un’argomentazione logico-giuridica,
deve sempre essere in grado di dimostrare che la decisione non scaturisce dalla
propria arbitraria volontà, ma da quella della legge.

Il doppio grado di giurisdizione. Il ricorso in cassazione per violazione di legge


 La costituzione prevede che contro le sentenze pronunciate dagli organi giurisdizionali ordinari o
speciali, sia sempre ammesso ricorso in cassazione per violazione di legge;
 Di conseguenza deve essere previsto
almeno un doppio grado di giudizio, uno
di merito e uno di legittimità.

 Nel caso in cui la suprema corte rilevi un vizio, ha il potere di “cassare” (annullare) la decisione
impugnata e di enunciare il principio di diritto che occorre osservare.

In questa sua funzione di giudice di legittimità, la cassazione, non solo ha natura di organo
giudiziario di rilevanza costituzionale, ma anche il ruolo di organo supremo della giustizia e di
chiusura dello stesso sistema giudiziario.

Il consiglio superiore della magistratura


 È un organo di auto-governo autonomo della magistratura.

Composizione e organizzazione interna


 Del csm:
 Ne fanno parte di diritto il primo presidente e il procuratore generale della corte di
cassazione.
 Gli altri membri sono eletti:
 Per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti
alle varie categorie;
 Per un terzo dal parlamento in seduta comune tra professori
ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo
quindici anni di esercizio.

 Il consiglio elegge un vice presidente fra i membri designati dal parlamento.

 I membri elettivi del consiglio durano in carica quattro anni e non sono immediatamente
rieleggibili.
 Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte
del parlamento o di un consiglio regionale.

 Per la durata dell’incarico, è riconosciuta ai membri del csm la garanzia dell’insindacabilità delle
opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.

Competenze del csm


 Al consiglio superiore della magistratura spettano, secondo le norme dell'ordinamento giudiziario:
 Le assunzioni,
 Le assegnazioni,
 I trasferimenti,
 Le promozioni
 I provvedimenti disciplinari

Nei riguardi dei magistrati (sia giudici sia p.m.).
Gli atti del csm
 Sono provvedimenti amministrativi di norma adottati nelle forme del d.p.r.
Il magistrato che si ritenga leso da un atto del csm può impugnarlo davanti agli organi di giustizia
amministrativa.

Le autorità indipendenti e di garanzia (o autorità amministrative indipendenti – aai)


 Sono organi collegiali ed enti pubblici caratterizzati dall’ autonomia e dall’ assenza di vincoli e di
controlli da parte dei poteri politici e in particolare dalla mancanza di soggezione alle direttive del
governo.
 Sono state istituite da specifiche e singole leggi;

 Hanno compiti di:


 Vigilanza, controllo e regolazione di settori aventi rilevante interesse economico-
sociale (trasporti, servizi pubblici, ecc.)
 Di diretta garanzia di diritti fondamentali della persona (informazione, riservatezza,
ecc.).

 Sono composte da:


 Esperti qualificati nei loro singoli campi di intervento, scelti con criteri che
dovrebbero assicurarne l’ autonomia e l’ indipendenza di giudizio.
 La loro nomina avviene per designazione parlamentare, e la carica è legata a rigidi
requisiti di competenza e professionalità ed è soggetta a precise incompatibilità.

 Esempio di aai è:
 L’autorità garante della concorrenza e del mercato (antitrust).
Gli organi ausiliari
 La sezione iii (art. 99-100 cost.) Del titolo “il governo” è intitolata agli “organi ausiliari”. Essi sono:

Il cnel (consiglio nazionale dell’economia e del lavoro)


 Composto di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive.
 È un organo di consulenza delle camere e del governo per le materie e secondo le funzioni che
gli sono attribuite dalla legge.
 Ha il potere di iniziativa legislativa e può contribuire all’elaborazione della legislazione economica
e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge.

Il consiglio di stato
 È un “organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia
nell’amministrazione”.
 Il presidente è nominato con d.p.r. su delibera del governo tra i magistrati del consiglio di stato
che abbiano esercitato funzioni direttive per almeno cinque anni.
 Si articola in sette sezioni, di cui:
 Quattro con competenze consultive:
 Che sono esercitate anche dall’ adunanza generale, formata da tutti i
consiglieri.
 La funzione consultiva si esercita attraverso l’emanazione di pareri,
che il consiglio di stato è tenuto a fornire all’amministrazione, tutte le
volte che gli siano chiesti.
 Il parere deve essere dato entro 45 giorni dalla richiesta.
 Tre esercitanti funzioni giurisdizionali.
 Poi come titolare di funzione giurisdizionale, il consiglio di stato è
giudice di appello, quindi di ultima istanza riguardo alle sentenze dei
tribunali amministrativi regionali (tar).

La corte dei conti,


 Esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo, e anche quello successivo sulla
gestione del bilancio dello stato.
 Partecipa al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo stato contribuisce in via ordinaria
e poi riferisce direttamente alle camere sul risultato del riscontro eseguito.

 Il consiglio di stato e la corte dei conti godono di autonomia e indipendenza e per questo sono
stati istituiti rispettivamente il consiglio di presidenza della giustizia amministrativa ed il consiglio
di presidenza della corte dei conti,
Organi collegiali competenti ad adottare i provvedimenti relativi allo status dei magistrati
amministrativi e contabili.

La pubblica amministrazione
 La pubblica (p.a.) è quella struttura, composta di pubblici impiegati forniti di specifiche
competenze professionali, che ha il compito di:
 Aiutare in posizione subordinata, gli organi politici centrali e locali
nell’azione di governo per la cura di interessi pubblici;
 Fornire beni ed erogare servizi in favore delle comunità direttamente
amministrate.

Principi fondamentali
 La costituzione non disciplina direttamente la p.a. ma ne stabilisce alcuni principi fondamentali:

 Principi dell’autonomia e del decentramento


 L’art. 5 (e l’ intero titolo v) della costituzione sanciscono i principi dell’ “autonomia” e
del “decentramento” nell’ordinamento della repubblica: l’ amministrazione è affidata
dalla costituzione anche agli enti rappresentativi delle comunità territoriali (secondo
il principio di sussidiarietà); le funzioni amministrative statali sono dislocate sul
territorio di esse.

 Principi specifici (li richiama sotto)


 Poi riguardo ai principi specifici stabilisce in via generale che “i pubblici uffici sono
organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon
andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”.

 Principio di legalità
 Questo principio presuppone il principio di legalità che significa che non solo
l’amministrazione deve restare nell’ambito della legge, ma soprattutto che essa
deve agire secondo la legge.

 Principio del buon andamento


 Poi vi è il principio costituzionale del buon andamento dell’attività amministrativa che
richiama i criteri: di efficienza; di economicità;

 Principio dell’imparzialità
 Che impone alla p.a. la ponderazione e la composizione di tutti gli interessi in gioco;
 Il divieto di discriminazione senza ragionevole giustificazione;
 L’“aparticità” degli apparati amministrativi.

 Divieto di promozioni non fondate sull’anzianità


 La costituzione vieta ai pubblici impiegati, che siano membri delle camere, di
sollecitare o accettare promozioni che non siano fondate sull’anzianità, per evitare
che essi facciano valere la loro “influenza politica” o che promettano in cambio favori
parlamentari.
 Concorso pubblico
 Infine la costituzione prevede il concorso pubblico come criterio per l’ accesso alla
p.a. per tutelare l’ uguaglianza e le pari opportunità e garantire alla stessa
amministrazione che saranno selezionati i più capaci, per il loro merito e non per le
preferenze politiche.
Articoli della costituzione commentati – cose da ricordare

Principi fondamentali (1-12)

Art. 1 - lavoro e democrazia sono i fondamenti dell’ italia


 Già dall’art. 1 viene evidenziato il carattere democratico del nostro ordinamento e, dunque, il ruolo
determinante del popolo;
 Il lavoro è inteso come lo strumento per il progresso sociale e individuale.

Art. 2 - i diritti inviolabili dell’uomo quale suprema garanzia dello stato


 I diritti inviolabili sono garantiti dallo stato all’individuo, considerato singolarmente e in quanto
facente parte di una collettività;
 I doveri inderogabili sono richiesti dallo stato quale contributo all’organizzazione sociale.

Art. 3 - il principio di uguaglianza come intima essenza della democrazia


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.

 L’uguaglianza formale rende tutti uguali davanti alla legge;


 L’uguaglianza sostanziale impegna lo stato alla rimozione di ciò che ostacola la concreta
realizzazione dell’uguaglianza.

Art. 4 - il lavoro inteso come diritto e dovere del cittadino


 Ognuno ha il diritto di lavorare per realizzarsi sotto ogni profilo;
 Esiste il dovere di fornire il proprio personale contributo alla società di cui si è parte: lo stato crea le
migliori condizioni per l’attivazione del diritto al lavoro.

Art.5 - il decentramento amministrativo al servizio dell’indivisibilità della repubblica


La repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono
dallo stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle
esigenze dell’autonomia e del decentramento.

 I principi di unità e indivisibilità dello stato costituiscono un punto fermo mitigato dal decentramento
amministrativo;
 In base al principio autonomista, gli enti locali hanno il potere di regolamentare in modo autonomo
determinate materie.

Art. 6 - i diritti delle minoranze linguistiche


 La costituzione tutela le minoranze linguistiche.

Art. 7 - stato e chiesa cattolica come enti indipendenti e sovrani


 Lo stato e la chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
 I loro rapporti sono regolati dai patti lateranensi.

Art. 8 - libertà di professione di qualsiasi credo religioso


 È sancita la libertà dei culti religiosi diversi da quello cattolico;
 Il limite al diritto di organizzazione delle confessioni risiede nella compatibilità con l’ordinamento
giuridico italiano;
 I rapporti tra lo stato e le religioni acattoliche sono regolati tramite intese.

Art. 9 - cultura, ricerca e ambiente: una priorità per il nostro futuro


 La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio
e il patrimonio storico e artistico della nazione.
 La cultura e la ricerca sono un’importante risorsa per il futuro del paese; il concetto di tutela del
paesaggio va esteso anche all’ambiente naturale.

Art. 10 - l’italia si adegua al diritto internazionale. La condizione e la tutela dello straniero


 L’ordinamento giuridico italiano fa proprie le norme del diritto internazionale;
 È riconosciuto il diritto di asilo ai dissidenti politici ed è esclusa l’estradizione per i reati politici.
Art. 11 – l’italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni
di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e
favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

 Il ripudio alla guerra nasce in antitesi al periodo storico precedente


 L’italia è disposta a limitare la sua sovranità per aderire a istituzioni di carattere internazionale

Art. 12 - la bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di
eguali dimensioni.

Rapporti civili

Art. 13 – liberta’ personale e’ inviolabile


• la libertà personale è inviolabile, da parte di chiunque, compreso lo stato
• soltanto il giudice può limitare la libertà personale, con atto motivato, nei limiti previsti dalla legge
• la carcerazione preventiva può avvenire nei limiti fissati dalla legge

Art. 14 – liberta’ di domicilio e’ inviolabile


• il domicilio, inteso come ambito privato e professionale di un soggetto, è inviolabile • sono possibili
limitazioni alla libertà di domicilio solo per motivi previsti dalla legge

Art. 15 - il diritto a ogni forma di comunicazione


• la libertà di corrispondenza e comunicazione è garantita in modo inviolabile
• tale libertà può subire limitazioni solo per atto motivato del magistrato

Art. 16 - la circolazione e il soggiorno sono liberi


La libertà di circolazione e di soggiorno non può subire limitazioni se non per motivi di sanità e di sicurezza
• il cittadino può entrare e uscire dallo stato, salvo casi particolari previsti dalla legge

Art. 17 - la riunione pacifica è un dirittto


È garantita la libertà di riunione in modo pacifico e senza armi
• in caso di riunione in luogo pubblico, occorre dare preavviso alle autorità

Art. 18 - è consentito associarsi liberamente


• è tutelata la libertà di associazione per fini non vietati dalla legge
• sono vietate le associazioni segrete e le organizzazioni di carattere militare a fini politici

Art. 19 - la libertà di professare la propria religione


La professione di fede religiosa è un diritto di tutti
• la propaganda e l‘esercizio del culto sono consentiti nel limite del rispetto del buon costume

Art. 20 - una garanzia concreta alla libertà religiosa


Non vi possono essere limiti legislativi o gravami fiscali a carico di associazioni di carattere religioso

Art. 21 - la manifestazione del pensiero è libera

 Qualsiasi forma di diffusione del pensiero è libera


• non è prevista censura per la stampa
• le fonti di finanziamento della stampa periodica devono essere trasparenti per il lettore

Art. 22 - nessuna discriminazione per motivi politici


 Non vi possono essere discriminazioni per motivi politici che privino del nome, della cittadinanza, della
capacità giuridica

Art. 23 - solo la legge può costringere a fare qualcosa

 Qualsiasi tipo di prestazione a favore dello stato deve essere imposta per legge

Art. 24 - il diritto alla giustizia e alla difesa come valore fondamentale


 ciascuno può tutelare diritti e interessi legittimi agendo in giudizio
• il diritto alla difesa è inviolabile
• in caso di errore giudiziario è previsto un risarcimento
Art. 25 – concetto di giudice naturale
 la legge individua il giudice naturale a garanzia dell’imparzialità del processo
• non si può applicare la legge penale a fatti commessi prima della sua entrata in vigore
• solo la legge determina a che cosa si debbano applicare misure eccezionali

Art. 26 - l’estradizione: mai per reati politici


 l’estradizione è consentita con criterio di reciprocità verso gli altri stati
• in nessun caso si ammette per i reati politici

Art. 27 - le basi del sistema penale italiano


• la responsabilità penale è personale
• vige il principio di non colpevolezza fino alla condanna definitiva
• la detenzione deve tendere alla rieducazione del condannato
• la repubblica non ammette la pena di morte

Rapporti etico-sociali

Art. 29 – la famiglia e’ fondata sul matrimonio

La famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio


• i coniugi godono di un’eguaglianza morale e giuridica

Art. 30 - l’educazione dei figli è diritto e dovere dei genitori

• i genitori hanno il dovere e il diritto a mantenere, istruire, educare la prole


• i figli nati fuori del matrimonio godono di pari tutela giuridica dei figli legittimi

Art. 31 - la repubblica tutela la formazione della famiglia

Lo stato aiuta la famiglia con misure economiche


• la maternità, l’infanzia e la gioventù sono tutelate dallo stato con apposite leggi

Art. 32 - la salute è un diritto fondamentale

• la salute è un diritto fondamentale dell’individuo


• gli indigenti possono ricevere cure gratuite
• solo la legge può imporre trattamenti sanitari obbligatori

Art. 33 - l’insegnamento è libero

L’insegnamento è libero al pari dell’arte e della scienza


• lo stato istituisce scuole di ogni ordine e grado
• anche i privati ne hanno il diritto purché senza oneri a carico dello stato

Art. 34 - la scuola è un diritto di tutti

La scuola è aperta a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche


• l’istruzione, per almeno otto anni, è obbligatoria
Rapporti economici

Art. 35 - la repubblica tutela il lavoro

La repubblica tutela il lavoro


• sono favoriti accordi e organizzazioni internazionali in materia di diritto del lavoro
• è riconosciuta la libertà di emigrazione

Art. 36 - la retribuzione, primo diritto del lavoratore

La retribuzione deve essere equa in quanto proporzionata all’attività svolta


• la durata della giornata lavorativa è regolata per legge
• riposo settimanale e ferie retribuite sono diritti irrinunciabili

Art. 37 - la donna lavoratrice e il minore, figure particolarmente regolamentate

È garantita la parità di tutela e retribuzione per la donna lavoratrice


• particolare protezione è riconosciuta alla maternità
• il lavoro minorile è tutelato da apposite norme e gode di pari retribuzione a parità di lavoro

Art. 38 - lo stato garantisce l’assistenza e la previdenza sociale

• l’inabile al lavoro e l’indigente hanno diritto all’assistenza sociale


• il lavoratore fruisce di una previdenza sociale nel caso di situazioni sfavorevoli professionali e non
• l’educazione e l’avviamento al lavoro sono garantiti anche ai soggetti inabili e minorati

Art. 39 - le associazioni sindacali sono libere

Le associazioni sindacali sono libere


• la loro registrazione e conseguente personalità giuridica non sono mai state attuate fino a oggi
• compito principale dei sindacati è di stipulare contratti collettivi di lavoro, vincolanti per tutti i lavoratori

Art. 40 - lo sciopero: diritto costituzionalmente garantito

Anche lo sciopero è un diritto irrinunciabile del lavoratore


• il diritto di sciopero può essere esercitato nel rispetto delle leggi che lo regolano
• alcune restrizioni riguardano i servizi pubblici essenziali

Art. 41 - l’attività economica è libera

 i privati possono liberamente svolgere l’attività economica che scelgono


• l’attività economica non può consistere in azioni lesive della sicurezza, libertà e dignità umana
• lo stato, attraverso precise disposizioni normative, controlla e indirizza l’attività economica

Art. 42 - il diritto di proprietà è riconosciuto nell’interesse della collettività

• la proprietà può essere sia pubblica sia privata


• la proprietà privata è garantita dalla legge, entro limiti che ne assicurano la funzione sociale
• è ammessa l’espropriazione per motivi di interesse collettivo, previo indennizzo

Art. 43 - il principio dell’utilità generale alla base delle imprese pubbliche

• imprese che riguardano l’erogazione di servizi di utilità generale possono essere trasferite allo stato
Art. 44 - la proprietà terriera privata è soggetta a vincoli per legge

Obblighi e vincoli sono fissati alla proprietà privata dalla legge

Art. 45 - l’artigianato e la cooperazione sono oggetto di tutela costituzionale

La cooperazione, di cui si riconosce la funzione sociale, e l’artigianato sono favoriti e tutelati dalla legge

Art. 46 - i lavoratori possono collaborare alla gestione delle aziende

I lavoratori hanno il diritto di collaborare alla gestione delle aziende

Art. 47 - tutela del risparmio in tutte le sue forme

Il risparmio è tutelato in ogni sua forma


• l’attività creditizia è controllata dallo stato

(diritti e doveri inerenti ai rapporti politici)

I diritti politici, in generale

 La categoria dei diritti politici risulta dal complesso delle norme costituzionali che garantiscono il
diritto dei cittadini a partecipare, singolarmente o in forma associata, direttamente o indirettamente,
alla vita politica del paese ed alla formazione delle decisioni pubbliche, e specificano i requisiti per
il relativo esercizio.

 È possibile affermare che i diritti politici sono da considerare alla stregua dei diritti umani, ovvero
come diritti fondamentali.

 Essi sono parte essenziale, costitutiva, della democrazia liberale perchè le modalità attraverso cui
essi si esercitano e le loro garanzie istituzionali risultano essere determinanti nell’ambito di una
forma di stato liberaldemocratica.

Art. 48 - il diritto di voto

 Il diritto di voto è certamente lo strumento più rilevante per permettere ai cittadini di partecipare
all’organizzazione politica del paese sia in via diretta sia in via indiretta.

 Dopo aver affermato il principio del suffrago universale, si prevedono quattro requisiti fondamentali
per rendere quanto possibile, libera l’espressione del voto: il voto è personale, eguale, libero e
segreto.

 Personale = significa che l’esercizio del voto spetta soltanto a chi ne abbia maturato il
diritto secondo le disposizioni di legge.
 Il diritto di voto, dunque, non può essere ceduto a terzi o costituire oggetto di
mandato.
 Le varie leggi elettorali predispongono eccezioni apparenti alla personalità del voto
a favore di elettori fisicamente menomati i quali non potrebbero materialmente
esercitare il loro diritto senza l’assistenza di persone di loro fiducia (voto assistito).
 Chi appone materialmente il voto sulla scheda elettorale funge da mero nuncius
dell’elettore impedito, il quale deve essere comunque presente nel seggio elettorale.

 Eguale = significa che ad ogni voto di ogni elettore si riconosce pari peso, al di là del sesso
e delle condizioni personali, sociali ed economiche.
 Il voto medesimo è irripetibile ed unico relativamente alla consultazione alla quale
l’elettore partecipa, non essendo ammesso né il voto plurimo né quello multiplo.
 Libertà e segretezza = nell’esercizio di voto costituiscono una endiadi:
 Le votazioni non potrebbero essere libere se non fossero segrete, e proprio perché
segrete, le votazioni sono libere.
 La segretezza del voto costituisce una condizione fondamentale per l’esercizio di un
voto libero.
 Per assicurarla l’ordinamento giuridico prevede una serie di misure idonee a
rendere l’elettore solo con la propria coscienza nel momento in cui si esprime, al
riparo da controlli di chiunque che comprometterebbero la genuinità del voto.

 Il voto è anche un dovere civico morale, non solo un diritto, giacché inderogabile è il dovere dei
cittadini di partecipare attivamente all’organizzazione politica del paese ed in particolare alle
votazioni elettive.

 Nei confronti dell’astensionista non si prevedono più neppure le blande sanzioni, probabilmente
perché è possibile configurare un contrasto tra la doverosità del voto e i principi di libertà, essendo
il non voto una potenziale manifestazione politica di dissenso.

 Si riserva al legislatore ordinario di stabilire requisiti e modalità per rendere effettivo il diritto di voto
dei cittadini residenti all’estero.

 A tale scopo di è previsto di istituire una circoscrizione estero per l’elezione delle camere.
 Il voto dei cittadini residenti all’estero può essere esercitato per corrispondenza, a meno
che non scelgano di votare nella circoscrizione del territorio italiano relativa alla sezione
elettorale in cui sono iscritti.

Art. 49 - diritto di associazioni in partiti. Il metodo democratico

 Tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico alla determinazione della politica nazionale.

 I partiti politici non vanno considerati come poteri dello stato ma come organizzazioni proprie della
società civile, alle quali sono attribuite dalle leggi ordinarie dello stato talune funzioni pubbliche.

 Vi sono disposizioni che incidono sul tipo di partito che può essere legittimamente e
costituzionalmente riconosciuto:

 Esso non deve perseguire fini vietati al singolo della legge penale, non può essere segreto,
non può perseguire, anche direttamente, i propri scopi politici mediante una organizzazione
di carattere militare.
 Si limita l’iscrizione ai partiti politici ad alcune categorie di funzionari pubblici: magistrati,
militari di carriera in servizio attivo, funzionari e agenti di polizia, rappresentanti diplomatici
e consolari all’estero.

 Democratico deve essere il metodo attraverso cui i partiti politici concorrono alla determinazione
della politica del paese.

 La pluralità dei partiti in un ordinamento è aspetto fondamentale della democrazia poiché riflette la
varietà delle opinioni politiche dei cittadini e la dialettica ad essa sottesa. Non è possibile concepire
una democrazia con partito unico.

 La competizione democratica tra più partiti indica il processo di articolazione della decisone
politica.

 Il metodo democratico attiene però anche all’organizzazione interna dei partiti.

 Spetta ai partiti politici redigere i programmi politici destinati ad ispirare l’azione del
governo, da un lato, formare e selezionare i candidati alla competizione elettorale, dall’altro,
ad instaurare un dialogo costante e costruttivo con i cittadini per consentire loro di
esprimere le loro opinioni nonché le rispettive istanze.

 Ancora ad oggi, nonostante gli svariati dibattiti, non è stata adottata alcuna legge di disciplina
interna dei partiti politici. Sicché i partiti politici italiani sono ancora qualificati come associazioni
non riconosciute, per la cui regolamentazione si rinvia a scarne norme contenute nel codice civile.
Art. 50 - diritto di petizione

 Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle camere per chiedere provvedimenti legislativi o
esporre comuni necessità.

 La petizione è istituto che attua la cosiddetta democrazia partecipativa. È esperibile da tutti i


cittadini con una forma libera e con un oggetto che può travalicare l’ambito della richiesta
legislativa.

 Per quanto riguarda le modalità del suo esercizio, la petizione può espletarsi sia individualmente
sia in adesione con altri. Il riferimento costituzionale alle comuni necessità deve essere interpretato
nel senso che la richiesta non può avere ad oggetto interessi puramente personali.

(diritti e doveri inerenti ai rapporti economici)

La costituzione economica: connotazioni sociali dei diritti inerenti ai rapporti economici

 Quando ci si riferisce ai rapporti economici, si parla comunemente di costituzione economica.

 In realtà, nel nostro ordinamento, si può adottare la terminologia “costituzione economica” solo in senso
descrittivo, per indicare il complesso di norme che si riferiscono a principi, libertà, istituti che inquadrano o
limitano l’intervento pubblico nei rapporti economici ma non certo ad un modello di ordine economico.

 La nostra costituzione è il frutto del lavoro di forze politiche unite, dalla vittoria contro un nemico comune, a
seguito della lotta di resistenza fondata su valori comuni, ma che erano tuttavia rappresentative di una
società divisa in classi ed eterogenea. Fu necessario trovare una sorta di equilibrio tra le diverse ideologie
che condusse, poi, all’inclusione nella cosiddetta costituzione economica di principi differenti.

 L’obiettivo era quello di una sorta di occupazione di zone strategiche, che sarebbero rimaste inattaccabili, al
fine di impedire ogni scelta verso un sistema economico stabilito.

 Se da una parte si preferiva abbandonare un modello economico fascista ed interventista, dall’altra parte
non si voleva neppure optare per un modello economico definito.

 Il diritto di proprietà, che non era più un diritto sacro e inviolabile, non costituiva più un punto di particolare
interesse. Si prestava, piuttosto, attenzione all’impresa privata, di cui si rifiutava il dominio esclusivo, ma di
cui si voleva salvaguardare la libertà.

 La prospettiva di aiuti dall’estero (piano marshall) avrebbe portato, inoltre, a ragionare su una cornice basata
sull’economia privata con forme di controllo dello stato.

 Se si fosse voluto rintracciare nella costituzione italiana un modello economico, due modelli sarebbero stati
le varianti sviluppabili:

1. L’uno di economia di mercato controllata dallo stato e volta a perseguire delle finalità sociali;

2. L’altro di economia guidata dallo stato che fosse tesa anche alla realizzazione di finalità sociali e di
giustizia sociale.

 Bisogna anche tener presente che il trattato di pace, firmato a parigi nel 1946, impegnava gli stati firmatari
ad adottare una tutela del lavoro differente. Il contratto sociale tra forze politiche, economiche e sociali definì
nella costituzione un modello di economia mista, comprendente sia un’economia pubblica, nata sotto il
fascismo, sia un’economia privata.

Art. 35-40 - tutela del lavoro e diritti dei lavoratori

 Gli articoli 35-40 della costituzione contengono norme relative alla tutela dei lavoratori.
 Il principio lavorista attribuisce alla repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale che impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del paese.

 La tutela è prevalentemente rivolta ai lavoratori dipendenti e fissa dei punti nodali che vengono sottratti alla
disponibilità delle parti contrattuali, a partire dalla retribuzione proporzionata alla quantità ed alla qualità del
lavoro e sufficiente ad assicurare al lavoratore ed alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa, fino alla
durata massima della giornata lavorativa, al diritto al riposo settimanale ed alle ferie annuali retribuite.

 Una particolare attenzione è dedicata alla donna lavoratrice, alla sua parità dei diritti e di retribuzione, ma
anche alla funzione familiare della donna, soprattutto della lavoratrice madre, nonché al lavoro minorile per il
quale si prevedono al legislatore una normativa sul limite minimo di età.

 Queste tutele, che oggi sembrano scontate da un punto di vista legale, costituivano in realtà nel
1948 un grande salto di qualità.
 Ci sarebbero voluti diversi interventi della corte costituzionale per dichiarare l’incostituzionalità di
leggi preesistenti. Ad esempio si sarebbe dovuto attendere il 1969 perché la corte costituzionale
dichiarasse incostituzionale la legge che prevedeva la cosiddetta “clausola di nubilato”, ovvero il
licenziamento della lavoratrice in caso di matrimonio.

 Non vanno ignorati i mutamenti previsti dalla legislazione giuslavoristica di quest’ultimo decennio, come:
 La legge biagi, che ha comportato una maggiore flessibilità dell’ingresso e dell’uscita nel mondo del
lavoro,
 La legge fornero, che ha introdotto significativi cambiamenti nel sistema pensionistico
 Il jobs act che aveva lo scopo di assicurare, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e
legate alla storia contributiva dei lavoratori, di razionalizzare la normativa in materia di integrazione
salariale e di favorire il coinvolgimento attivo di quanti siano espulsi dal mercato del lavoro ovvero
siano beneficiari di ammortizzatori sociali, semplificando le procedure amministrative e riducendo gli
oneri non salariali del lavoro.

 Le tutele costituzionali dei diritti non si limitano, per altro, solamente ai lavoratori ma si estendono anche agli
inabili al lavoro per i quali lo stato si deve assumere il mantenimento e l’assistenza sociale.
 Anche ai lavoratori colpiti da infortunio, malattia, invalidità o disoccupazione involontaria vengono riconosciuti
diritti a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita, esprimendosi così il principio della previdenza sociale.

Art. 39 - la libertà sindacale e il diritto di sciopero – art. 40

 La norma prevede un obbligo per i sindacati di registrazione presso gli uffici locali o centrali, rinviando ad
una legge le modalità di registrazione.
 La stessa norma costituzionale impone l’obbligo di adozione di statuti che sanciscano un ordinamento
interno a base democratica.
 I sindacati sono associazioni di diritto privato.
 I contrati collettivi a tutti i livelli restano vincolati al rispetto della costituzione, delle convenzioni internazionali
e del diritto dell’unione europea.

 Altra garanzia per il lavoratore è costituita dal diritto di sciopero che si esercita nell’ambito delle leggi che lo
regolano. Garantisce la sospensione del lavoro per la tutela degli interessi dei lavoratori, consentendo al
lavoratore la libertà di non effettuare le prestazioni di lavoro senza che vi siano conseguenze sul piano civile,
penale o amministrativo, tranne la sospensione della retribuzione.

 Le libertà economiche e la loro funzione sociale.

 Le libertà economiche non sono configurate in costituzione come diritti assoluti, ma come libertà protette, nei
cui confronti il legislatore può intervenire con norme di carattere generale.

 La libertà di iniziativa economica nella sua principale manifestazione, la libertà di impresa, non è annoverata
tra i diritti fondamentali, tra quei diritti per i quali l’intervento dello stato appare un’eccezione disciplinata ed in
linea di principio limitata e misurabile.

 Il regime del diritto di proprietà e le sue garanzie, la libertà di impresa, seppure limitata nel suo esercizio
dall’utilità sociale, dalla sicurezza, dal rispetto della libertà e della dignità umana, nonché la normativa a
tutela del risparmio e dell’investimento sembra decisivi per la continuità, la sopravvivenza o la stabilità di un
sistema economico generale determinato:
 Sono fattori chiave per l’individuazione di un modello economico sotteso ad un ordine giuridico
costituito.

 La difesa dell’impresa ha costituito il perno dell’economia di mercato, il perno dell’ordinamento economico.

 Nel secolo scorso una serie di limitazioni, che trovavano sicuro fondamento nella costituzione e che
venivano gestite dal diritto amministrativo, hanno compresso grandemente lo sviluppo della libertà
economica.

 L’accesso al mercato è stato limitato da un insieme di regole che lo hanno subordinato al rilascio di
provvedimenti amministrativi quali autorizzazioni, abilitazioni, nulla osta o che lo hanno negato in determinati
settori riservati all’impresa pubblica.

 Il trattato costituzionale ha previsto come obiettivo lo sviluppo di un’economia di mercato altamente


competitiva, tendente al pieno impiego, al progresso sociale, a un livello elevato di tutela e al miglioramento
della qualità dell’ambiente quale obiettivo centrale. L’unione instaura un mercato interno, si adopera per lo
sviluppo sostenibile dell’europa, basato su una crescita economica

Equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira
alla piena occupazione e al progresso sociale.

 L’ordine economico delineato dall’unione europea non sembra così distante da quello sotteso alla nostra
costituzione economica originaria.

 Nei trattati europei è la scelta del metodo competitivo a prevalere: libero mercato e competizione tra
imprese, concorrenza come principio confermativo dell’economia sono prescrizioni dell’ordine economico
europeo che guadagnano la funzione di principi generali del nostro ordinamento.

 Le principali linee guida dei trattati comunitari si sostanziavano nel sostituire ad un’organizzazione privata dei
mercati un’organizzazione pubblica, che controllasse la libertà economica, garantendone la libera
concorrenza, ed arginasse le distorsioni del libero mercato.

 Nella progressiva incidenza dell’ordine economico europeo è innegabile che la libertà economica ha spesso
assunto nuovi contenuti, delineati dalla normativa europea. Ha assunto una libertà in grado di subire
limitazioni, giustificate dalla funzione sociale dei beni e delle attività oggetto di tutela, ritenute legittime dalla
corte di giustizia di lussemburgo.

 Art. 42 - la proprietà pubblica e privata. L’espropriazione la proprietà agraria – art. 44

 La proprietà è pubblica o privata.


 I beni economici appartengono allo stato, ad enti o a privati.
 La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento
e i limiti allo scopo di assicurare la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

 Ogni proprietà ha un valore economico e la sua espropriazione comporta un danno economico che deve
essere risarcito con un equo indennizzo.

 Esistono diverse forme di proprietà: immobiliare, terriera, edilizia, commerciale e la legge deve prevedere i
limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello stato sull’eredità.

 La corte costituzionale è più volte intervenuta per determinare i confini dell’equo indennizzo per
l’espropriazione fino ad arrivare al punto da stabilire che non debba essere simbolico, irrisorio o apparente
ma debba rappresentare un serio ristoro del danno economico prodotto dall’espropriazione.

 Un problema particolarmente sentito era quello della riforma agraria.

 Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone
obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione e impone la bonifica delle terre,
la trasformazione del latifondo e la ricostruzione delle unità produttive, aiuta la piccola e media proprietà.

L. 1/2012 - regime costituzionale dei rapporti economici e normativa europea. Il principio del
pareggio di bilancio in costituzione

 È stato agevole per l’europa sviluppare un mercato comune, promuovere un modello di economia di
mercato.

 Il trattato di lisbona prevede che l’unione si adoperi per lo sviluppo sostenibile dell’europa basato su
un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso
sociale, la sua competenza ad intervenire con iniziative di coordinamento delle politiche sociali si rivela poco
significativa perché è priva della capacità fiscale redistributiva.

 La crisi economica del 2008 ha avuto un significativo impatto sull’esercizio dei diritti sociali nei paesi
membri.

 Al termine di un percorso europeo che ha assoggettato i bilanci nazionali ad un controllo preventivo della
commissione europea, sono stati ratificati anche dal nostro paese due trattati internazionali che hanno ridotto
la sovranità nazionale anche in campo economico finanziario dei paesi che hanno adottato l’euro.

 Di questi il cosiddetto fiscal compact ha previsto che la posizione di bilancio dei paesi che vi aderiscono
deve essere in equilibrio o in surplus.

 Il suddetto trattato ha previsto la codificazione negli ordinamenti costituzionali nazionali del principio del
pareggio di bilancio, questo nell’ottica evidente di perseguire l’obiettivo di responsabilizzare maggiormente
gli stati ed assegnare anche alle corti costituzionali nazionali un possibile importante ruolo di sorveglianza.

 Ma se la crisi economica ha comportato una ricentralizzazione a livello statale delle competenze, la


tendenza può anche essere quella di ridurre le politiche che tutelano i diritti sociali e quindi di un
ridimensionamento del sistema di welfare a cui sono abituati i cittadini.

Art. 10 - diritto di asilo e regime dell’estradizione

 Il riconoscimento dell’asilo quale diritto del cittadino straniero di cercare e di godere in altri paesi asilo per
sottrarsi alle persecuzioni.
 Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizi delle libertà costituzionali garantite dalla
costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

 Il mancato intervento legislativo in materia ha fatto sentire i suoi effetti negativi soprattutto negli ultimi
decenni, durante i quali al sensibile aumento dei flussi migratori verso i confini italiani e dell’unione europea
si è accompagnata una altrettanto significativa crescita di flussi composti da cittadini stranieri in fuga dalle
persecuzioni nei loro paesi d’origine.

 La normativa italiana in vigore sul diritto di asilo è sostanzialmente di derivazione europea. Di conseguenza,
essa è ancorata alla normativa dell’unione che ha come punto di riferimento per la sua politica comune
dell’asilo la definizione di rifugiato contenuta nella convenzione di ginevra, sullo status dei rifugiati.
 Per la convenzione, il rifugiato è il cittadino straniero che abbandona il proprio paese temendo di essere
perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o
opinione politica.

 Tra il 2005 e il 2008, anche l’ordinamento italiano di è dotato di una normativa riguardante l’attribuzione della
qualifica di rifugiato o persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale.

 Negli ultimi anni, l’instabilità di diverse aree del medio oriente e del continente africano ha avuto come
conseguenza una forte aumento delle domande di asilo presentate all’interno dell’unione europea da cittadini
stranieri in fuga dai proprio paesi d’origine.
 Ciò ha generato una particolare pressione sui sistemi di asilo di alcuni stati membri del sud dell’europa -
italia, grecia, malta - che si affacciano sul mar mediterraneo.
 A tale riguardo, appare opportuno che lo sviluppo di una politica comune europea in materia di asilo e
immigrazione consenta di dare piena applicazione ai principi di solidarietà tra stati membri nella gestione del
fenomeno migratorio e di condivisione a livello europeo degli oneri derivanti dalle domande di asilo.

 L’estradizione è la consegna di una persona ad un altro stato affinché venga sottoposta a giudizio o sconti
la pena in quel paese per comportamenti che in italia configurano un reato.

 La costituzione vieta l’estradizione dello straniero per reati politici.

 Tale divieto va anche letto in connessione con l’esigenza di garantire un’effettiva tutela del diritto di asilo nei
confronti dell’esule politico.
 La corte costituzionale ha esteso il divieto di estradizione nel caso in cui il reato sia punito con la pena di
morte nel paese che richiede l’estradizione del cittadino straniero: in queste circostanze deve
necessariamente prevalere il diritto alla vita.

(lo status giuridico dello straniero)

Art. 10 - status e diritto dello straniero

 La costituzione definisce straniero colui che non è cittadino italiano e disciplina il suo status, in
base al quale la condizione giuridica dello straniero è stabilita dalla legge in conformità delle norme
e dei trattati internazionali.

 Si tratta di una norma piuttosto scarna in cui manca ogni riferimento ai diritti del non-cittadino. La
limitatezza delle norme esplicitamente riferite agli stranieri nella costituzione italiana viene però
compensata dalla presenza di principi costituzionali che sono genericamente destinati alla persona
e che sono rivolti a tutti, cittadini e non.

 Il riferimento va al principio personalista contenuto che, con l’affermazione del riconoscimento e


della garanzia dei diritto inviolabili della persona in quanto tale, deve essere affiancato al principio
dell’apertura internazionalistica della costituzione, che consente l’ingresso nell’ordinamento
italiano alle carte internazionali e sovranazionali relative alla tutela dei diritti dell’uomo.

 I trattati internazionali sui diritti dell’uomo garantiscono ad ogni persona la tutela dei diritti
inviolabili, tutela che, di conseguenza, va estesa anche nei confronti dello straniero.

 La corte ha considerato ed ha stabilito che il principio di eguaglianza debba essere applicato


anche allo straniero, senza distinzioni con il cittadino per quanto riguarda la titolarità dei diritti della
persona.

 Con il crescente sviluppo del fenomeno migratorio anche all’interno del nostro paese si rendeva
necessario un intervento organico in materia.

 La prima legge organica sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero risale alla legge
“turco-napolitano”, successivamente confluita nel testo unico sull’immigrazione.

 Il t.u. sull’immigrazione contiene l’insieme delle norme di riferimento in materia di immigrazione e si


applica ai cittadini degli stati non appartenenti all’unione europea e agli apolidi.

 Allo straniero comunque presente sul territorio, e dunque a tutti gli stranieri, anche se
irregolarmente presenti sul territorio in quanto privi di permesso di soggiorno, vengono riconosciuti
i diritti fondamentali della persona previsti dal diritti interno.

 Allo straniero regolarmente soggiornante sono garantiti i diritti civili riconosciuti al cittadino italiano.
Per tutti i lavoratori stranieri regolarmente soggioganti e per le loro famiglie è prevista parità di
trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani.

 Il t.u. disciplina in maniera dettagliata l’ingresso e la permanenza dello straniero nel territorio
italiano.

 Al cittadino straniero può essere rilasciato un permesso di soggiorno di durata limitata.

 Condizione necessaria per il rilascio di un permesso di soggiorno è la stipula di un “accordo di


integrazione”, con cui lo straniero si impegna a sottoscrivere specifici obiettivi di integrazione, da
conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno.
 La legge medesima definisce l’integrazione come quel processo finalizzato a promuovere la
convivenza del cittadino italiani e di quelli stranieri, nel rispetto dei valori sanciti dalla costituzione
italiana con il reciproco impegno a partecipare alla vita economica, sociale e culturale della
società.

 L’espulsione dal territorio dello straniero è prevista per motivi di ordine pubblico o di sicurezza
dello stato come conseguenza dell’ingresso e del soggiorno irregolare nel territorio dello stato.

 Il provvedimento di espulsione deve essere motivato e, essendo misura che incide sulla libertà
personale dello straniero, va comunicato al giudice di pace territorialmente competente entro 48
ore.

 Qualora non sia possibile eseguire immediatamente l’espulsione, lo straniero irregolare può essere
trattenuto in un centro di identificazione ed espulsione (cie) per un periodo massimo di 90 giorni. Il
trattenimento deve avvenire con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza ed il pieno
rispetto della dignità dello straniero trattenuto.

 La legge parifica lo straniero regolarmente soggiornante al cittadino nell’accesso alla salute e


all’istruzione.
 Il nucleo essenziale del diritto alla salute è garantito anche agli stranieri irregolari: a tale riguardo è
prevista la gratuità delle cure ed il divieto di segnalazione dello straniero irregolare all’autorità.

 La disciplina nazionale del diritto dell’immigrazione è oggi significativamente influenzata dalla


nascente politica comune dell’unione europea in materia e della relativa normativa adottata, alla
quale il nostro t.u. deve necessariamente uniformarsi.

Art. 21 - la libertà di manifestazione del pensiero

 L’articolo costituzionale è dedicato alla manifestazione del pensiero con il mezzo della stampa,
come ad ogni manifestazione del pensiero, indipendentemente dal mezzo utilizzato.

 La volontà dei costituenti era quella di dedicare la massima attenzione e le maggiori garanzie al
mezzo di diffusione del pensiero, la stampa che nel preciso momento storico in cui la costituzione
repubblicana nacque appariva il mezzo più in grado di incidere sull’opinione pubblica e di
influenzare il processo democratico.

 Si deve considerare la libertà in questione come un diritto dell’uomo, pertanto esso è riconosciuto
a tutti gli uomini così come ai soggetti collettivi in tanto portatori di interessi superindividuali
meritevoli di tutela costituzionale.

 Nonostante l’enunciato costituzionale si riferisca solo alla libertà attiva di manifestare il proprio
pensiero, il suo ambito è stato, progressivamente allargato alla libertà di informazione, al profilo
passivo concernente il diritto a ricevere il pensiero e le informazioni altrui e al profilo riflessivo
consistente nel diritto di informarsi e di ricercare le informazioni.

 L’unico limite esplicitamente individuato alla libertà di manifestazione del pensiero è quello del
buon costume da intendersi come coincidente con il comune senso del pudore sessuale.

 A tutela di tale limite, la norma costituzionale prevede espressamente che la legge stabilisca
provvedimenti atti a prevenire e a reprimere le violazioni.

 Al fine di offrire una classificazione, la dottrina ha provveduto a distinguere tra le restrizioni alla
libertà di espressione quelle fondate sull’esigenza di tutelare altri diritti fondamentali e quelle
fondate sull’esigenza di proteggere interessi costituzionalmente rilevanti.

1. Nella prima categoria sono comunemente ricondotti i limiti discendenti dal diritto all’onore e alla
reputazione, dal diritto all’identità personale, dal diritto alla riservatezza.

2. Nella seconda categoria quelli derivanti da interessi costituzionali rilevanti quali l’amministrazione
ed il buon andamento della giustizia, la sicurezza dello stato, il rispetto delle istituzioni e delle
religioni, l’ordine pubblico.

 Si prevede un regime istituzionale ad hoc per la stampa, poiché la stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure.

 Nel divieto di autorizzazione rientrano tutti i provvedimenti preventivi che sono idonei ad impedire
l’attività di stampa in sè.

 Per censura si intende quell’istituto del diritto pubblico che abilita uno o più organo dello stato a
esercitare un controllo preventivo e a poter vietare la diffusione di uno specifico contenuto.

 Si può procedere al sequestro della stampa solo per atto motivato dal giudice.

 Il sequestro eccezionale è limitato alla sola stampa periodica. Esso può essere eseguito dagli
ufficiali di polizia giudiziaria solo qualora vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo
intervento dell’autorità giudiziaria.

 L’evoluzione tecnologica, in particolare del mezzo radiotelevisivo, ha comportato e richiesto una


lettura fortemente evolutiva. Se da un lato la clausola d’apertura contenuta consente di ricondurre
nell’alveo della libertà istituzionale anche quelle manifestazioni del pensiero realizzate con mezzi di
diffusione non direttamente previsti dal costituente, o all’epoca non ancora esistenti; da un altro
lato è evidente come la norma sia ritagliata su un particolare contesto tecnologico.

 Di particolare rilevanza sono i due principi che la corte costituzionale ha tratto per orientare lo
sviluppo del settore radiotelevisivo in un contesto legislativo che si è sviluppato in modo piuttosto
frammentario e incoerente:

1. Il primo principio è quello del pluralismo interno che in merito al servizio pubblico radiotelevisivo
richiede che esso fornisca un’informazione aperta e plurale sia in senso politico sia in senso
sociale.

2. Il secondo principio, legato alla fase della liberalizzazione del mercato radiotelevisivo e all’ingresso
di operatori privati nel settore è quello del cosiddetto pluralismo esterno. Sulla base di questo
principio la corte ha più volte richiesto al legislatore di orientare la disciplina del settore in modo da
garantire una pluralità di fonti d’informazione radiotelevisiva attraverso la definizione di un’efficace
normativa antitrust

 Molti dubbi sorgono sulla capacità della norma costituzionale di garantire anche con riferimenti alla
libertà di espressione in rete un adeguato livello di tutela. Questo sia perché internet amplifica le
criticità di una disciplina costituzionale pesata in una diversa era tecnologica ad adattarsi al nuovo
contesto.

Art. 7 – 8 – 19 – 20

La libertà delle confessioni religiose

 Lo stato e la chiesa cattolica sono ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

 La norma riconosce espressamente che i rapporti tra i due soggetti sono regolati dai patti
lateranensi, offrendo così una copertura costituzionale agli accordi internazionali già intercorrenti
tra lo stato e la chiesa cattolica, prevedendo che le modificazioni dei patti, accettate dalle due parti,
non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

 Il principio di eguaglianza di tutte le confessioni religiose davanti alla legge con formula analoga al
principio di eguaglianza definito per i singoli individui regola i rapporti tra lo stato italiano e le
confessioni religiose diverse da quella cattolica.

 La norma in questione riconosce il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti con il limite che
essi non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.

 Lo stato italiano può concludere con i rappresentati delle altre confessioni religiose delle intese,
soggette però alla ratifica legislativa.

La libertà di professare la propria fede religiosa

 Riconoscimento della libertà di professare il proprio credo religioso sia in forma individuale che
collettivamente.

 Nei profili rientranti nella libertà religiosa vi è che il diritto di propagandare la propria religione da
intendersi come il diritto a compiere quelle attività necessarie al proselitismo e il diritto di praticare,
tanto in privato quanto in pubblico, il proprio culto.

 L’unico limite previsto in costituzione è quello del buon costume, da intendersi nella sua accezione
penalistica come incidente con il comune senso del pudore sessuale.

 Il carattere ecclesiastico di un’associazione o il fine di culto della medesima non possono essere
oggetto di limitazioni legislative ad hoc, di gravami fiscali aggiuntivi o restrizione della capacità
giuridica e ciò ha un chiaro carattere difensivo.

 Essa fonda infatti il divieto di sciogliere le congregazioni o di prevedere espropri del patrimonio
delle associazioni religiose. Essa è un argine nei confronti di spinte laiciste che tradizionalmente e
storicamente percorrono la società italiana.

Art. 18 - la libertà di associazione

 I cittadini possono associarsi liberamente, nel senso che la scelta è il frutto della loro libera volontà
e senza autorizzazione.

 Per associazione si intende un’organizzazione di individui, dotata di una tendenziale stabilità ed


orientata al perseguimento di fini comuni.

 L’assenza di ogni legame tra gli individui o l’inesistenza di uno scopo comune escludono quindi
l’esistenza del fenomeno associativo e determinano l’inapplicabilità della garanzia costituzionale.

La costituzione pone tre limiti al diritto di costituire delle associazioni:

1. Il limite generale scaturisce dal divieto di associarsi per fini che sono stati vietati ai singoli dalla
legge penale.
 Vi è una doppia funzione, da un lato quella di proibire direttamente quelle associazioni che
perseguono un’attività che le norme penali configurano come un reato; dall’altro lato quella
garantistica di vietare al legislatore di definire limiti specifici per il fenomeno associativo in sé o per
un particolare tipo di associazione.

2. Il limite del divieto di costituire associazioni segrete e associazioni che perseguono scopi politici
attraverso organizzazioni di carattere militare.

 La ragione è storica e ideologica.

 Il limite delle associazioni segrete trova la sua ragion d’essere nel presupposto democratico che
ispira la costituzione repubblicana. Posto che, il nuovo ordinamento costituzionale garantisce ai
cittadini la massima libertà di sviluppare la propria personalità ed esprimere i propri convincimenti
politici e sociali, non c’è alcuna ragione per cui essi debbano farlo segretamente

3. Il limite che vieta la costituzione di associazioni che abbiano contemporaneamente scopi politici e
organizzazione militare risponde a due esigenze:

 Una di carattere storico è legata alla volontà di vietare la ricostruzione in qualsiasi forma di
formazioni di tipo paramilitare come la milizia fascista;
 Una seconda che vede un’organizzazione di tipo gerarchico militare come incompatibile con il
perseguimento di scopi politici in una società democratica

Art. 17 - la libertà di riunione

 Con la libertà di riunione ci si riferisce a libertà collettive.

 La natura del diritto rimane individuale, ma il suo concreto esercizio, richiede il concorso di più
persone.

 La libertà in questione è espressamente garantita ai soli cittadini.

 Per riunione si intende la compresenza volontaria di più persone, aventi uno scopo comune, nel
medesimo luogo.

 L’elemento della volontarietà e dello scopo comune serve a distinguere la riunione dalle adunanze
accidentali e dagli assembramenti involontari che non rientrano nell’ambito tutelato dalla norma
costituzionale.

 Vi rientrano le riunioni in movimento, denominate processioni se fatte a dopo di culto oppure cortei
se compiute con altre finalità di natura sociale o politica.

 Tre diverse ipotesi:

 Le riunioni private che si tengono cioè in un luogo chiuso e con limitazioni dell’accesso a persone
determinare.

 Le riunioni in luogo aperto al pubblico in luoghi, come per esempio sale, cinema, teatri, stadi ecc.
 Le riunioni in luogo pubblico, vale a dire una strada, una piazza, un giardino in cui l’accesso o il
transito è libero devono avere come requisito comune che esse si svolgano pacificamente e senza
armi.

 Le due condizioni hanno il medesimo obiettivo ovverosia garantire l’ordine pubblico, cioè
l’incolumità delle persone e delle cose.

 La norma costituzionale prevede, solo per le riunioni in luogo pubblico, un obbligo di preavviso
all’autorità di pubblica sicurezza che può vietarle sole per comprovati motivi di sicurezza o di
incolumità pubblica (non è richiesto per i comizi elettorali).

Art. 16 - la libertà di circolazione e di soggiorno

 I soggetti titolari del diritto costituzionale sono solamente i cittadini.

 Per quanto riguarda gli stranieri, il loro soggiorno e la loro circolazione sul territorio italiano sono
evidentemente subordinati alle norme vigenti in materia di immigrazione.

 Per i cittadini di un paese membro dell’unione europea valgono invece le norme in materia di
cittadinanza europea e di libera circolazione contenute nei trattati e nella normativa secondaria
europea.

Tre distinti diritti:

 Il diritto di soggiornare in qualsiasi parte del paese, da intendersi come il diritto di risiedere, di
domiciliare i propri affari o di sostare per il tempo desiderato ovunque sul territorio nazionale

 Il diritto di circolare, ossia di muoversi da una parte all’altra del paese

 Il diritto di espatriare, ossia di uscire dal territorio nazionale o di farvi ritorno


 Per quanto riguarda i primi due diritti, le eventuali limitazioni possono essere stabilite dalla legge,
ma devono essere fondate su motivi di sanità o sicurezza; serve ad escludere che restrizioni alla
libertà di soggiorno o di circolazione possano essere disposte per ragioni politiche.

 Per quanto riguarda la libertà di espatrio e il diritto di rientrare in italia, si individua il solo limite
dell’aver adempiuto gli obblighi di legge.

 È solo la legge a poter indicare quali soggetti, dovendo adempiere determinati obblighi di legge,
non possono lasciare il paese.

 Così ad esempio è per i minori senza il consenso di entrambi i genitori, del soggetto colpito da un
ordine di cattura o gravato di obblighi di collaborazione con la giustizia.

 La libertà espatrio deve essere letta congiuntamente con la libertà di emigrazione intesa come
diritto di recarsi all’estero per prestarvi un’attività lavorativa.
 Anche per tale specifica libertà, è previsto in costituzione il medesimo limite degli obblighi di legge.

Art. 15 - la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di


comunicazione

 La libertà e la segretezza sono definite come inviolabili.

 I titolari sono tutti gli uomini e i soggetti collettivi.

 La norma costituzionale cita espressamente la corrispondenza e apre ad ogni altra forma di


comunicazione.

 La corte ha affermato che la protezione costituzionale si estende dal contenuto della


comunicazione ai segni esteriori della medesima, ossia il fatto storico, gli autori, il tempo e il luogo
della comunicazione.

 Questa estensione riletta oggi, alla luce dello sviluppo di internet, pone inevitabilmente il problema
se anche le connessioni realizzate attraverso la rete debbano essere considerate sottoposte alle
garanzie.

 La connessione internet è strettamente delicata per i dati di traffico, per il tracciamento dei siti
visitati, dei download e degli upload effettuati.

 La norma costituzionale subordina ogni intervento restrittivo, sia della libertà che della segretezza
della corrispondenza o di ogni altra forma di comunicazione, all’intervento motivato del giudice, con
le garanzie stabilite dalla legge.

Art.13 la liberta’ personale

Il titoloi della parte i della costituzione italiana concernente i “rapporti civili” si apre con il
riconoscimento della libertà personale.

 La libertà personale è inviolabile.

 Tutti gli uomini sono i soggetti titolari della libertà in questione, senza alcuna distinzione
concernente la cittadinanza o ogni altra qualità personale o sociale.

 Il divieto di restringere la libertà personale non è tuttavia da intendere in senso assoluto.

 Ogni libertà costituzionalmente riconosciuta può essere limitata al fine di proteggere il diritto altrui,
altri diritti o interessi costituzionali parimenti rilevanti.

 Ogni restrizione alla libertà personale deve essere disposta con atto motivato dell’autorità
giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
 La fonte primaria può disporre i casi in cui è possibile imporre specifiche restrizioni alla libertà
personale e le modalità con cui ciò debba avvenire. Solo l’autorità giudiziaria può concretamente
imporre la restrizione.

 L’autorità di pubblica sicurezza - ogni soggetto cui la legge attribuisce poteri di polizia - può
adottare provvedimenti restrittivi della libertà personale senza la previa autorizzazione del
giudice.

 I provvedimenti restrittivi della libertà personale (arresto in flagranza e fermo di polizia) adottati
dalle autorità di pubblica sicurezza, devono essere comunicati entro le successive 48 ore al
giudice, il quale ha ulteriori 48 ore per decidere sulla loro convalida.

 Ogni violenza fisica e morale praticata sulle persone sottoposte a restrizioni di libertà deve essere
punita.

La previsione costituzionale ha due conseguenze:


• Pone un obbligo in capo al legislatore, il quale è chiamato a definire fattispecie di reato ad hoc per
gli autori di violenze fisiche e morali ai danni di persone ristrette dalla loro libertà

• Essa significa l’esplicitazione nella costituzione del divieto di torti sia fisici che morale prevedendo
rispettivamente che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e
che, in ogni caso, non è ammessa la pena di morte.

• Le pene definite dal legislatore ed irrogate dal giudice devono tendere alla rieducazione del
condannato.

• Una restrizione della libertà personale non è sempre e solo conseguenza di una condanna penale
definitiva, ma può essere anche disposta o convalidata dal giudice in via cautelare cioè prima che
sia intervenuta una condanna definitiva.

• Spesso le misure cautelari precedono l’inclinazione formale e l’instaurazione del processo.

• La norma costituzionale vieta quindi una restrizione cautelare senza limiti temporali.

• L’irrogazione di misure cautelari richiede la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza. Inoltre, è


necessario che ricorra concretamente il rischio che l’imputato, se lasciato libero, provi a sottrarsi al
giudizio o a inquinare le prove o possa reiterare il comportamento criminale.

• L’adozione di tali misure restrittive stride in modo evidente con il principio generale sancito per cui
l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

• Considerazione diversa rispetto alle misure cautelari meritano le misure di prevenzione e le misure
di sicurezza.

• Le misure di prevenzione sono restrizioni della libertà personale che possono essere adottate nei
confronti di persone che si ritiene possano commettere dei reati. Esse hanno dunque, una
funzione tipicamente di prevenzione.

• Le misure di sicurezza presentano minori problemi di compatibilità rispetto all’ordinamento


costituzionale. Esse sono oggetto di specifica previsione, pur condividendo con le misure di
prevenzione lo scopo di attenuare la pericolosità sociale di un soggetto, esse seguono
l’accertamento di un fatto di reato e ne sono la conseguenza.

• Esse possono aggiungersi alla pena principale, oppure sostituirla nei casi di accertata infermità
mentale.

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