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DIRITTO COSTITUZIONALE

Le norme giuridiche
Le norme giuridiche nel complesso costituiscono lordinamento di una determinata societ.
Esprimono un dover essere: anche se violate conservano la loro validit. Hanno caratteri di :
Esteriorit = imposte da autorit esterna rispetto ai soggetti di cui disciplinano i
comportamenti esteriori
Coercibilit = hanno meccanismi per imporne losservanza, con sanzioni in caso di
trasgressione
Imperativit = sono comandi o precetti, che sono le espressioni in forma imperativa, il cui
significato che taluno deve comportarsi in un dato modo
Plurilateralit = vogliono regolare comportamenti rilevanti fra i soggetti dellordinamento e
a creare fra essi relazioni giuridicamente ordinate e produttive di effetti giuridici.
Le norme sono quegli imperativi o comandi giuridici che si esprimono in proposizioni prescrittive
con caratteri di:
Generalit = si rivolgono a tutti i soggetti dellordinamento o a categorie, non a un preciso
singolo
Astrattezza = regolano un modello di comportamento secondo categorie astratte, non casi
concreti singoli
Ripetibilit = nel tempo proprio perch non riferite a singole persone o comportamenti
Novit = pongono regole nuove o modificano quelle esistenti: concorrono a costituire
lordinamento e determinano gli effetti giuridici delle fattispecie che prefigurano.
I caratteri di generalit ed astrattezza delle norme assicurano la cosiddetta giustizia delle
leggi: non contro singoli ma per rispondere ad esigenze di carattere generale. Le norme sono
vigenti se hanno:
Validit = se emanata in conformit alle regole sulla produzione giuridica degli atti
normativi
Effettivit = una norma se non osservata cade in desuetudine
Obbligatoriet = deve realizzarsi la cosiddetta giustificazione della norma cio deve
essere ritenuta dalle forze dominanti il gruppo sociale come espressiva di un valore etico.
Sulla struttura delle norme:
1. La norma un precetto sanzionato, una proposizione complessa formata da due imperativi
dei quali quello principale qualifica una certa condotta come imposta, vietata, permessa o
autorizzata, e quello secondario impone ai giudici di irrogare la sanzione nel caso in cui il
precetto principale non sia stato osservato.
Esempio: il divieto del furto esprime anzitutto lobbligo giuridico di non rubare, non solo che chi
ruba va punito
Le norme giuridiche si distinguono:
a) dalle regole morali che concernono comportamenti individuali e non necessariamente esteriori
b) dalle norme sociali di condotta che regolano i comportamenti nelle relazioni con gli altri, senza
effetti giuridici
c) dalle regole tecniche in quanto queste non esprimo un dover essere, bens una necessit
naturale
Gli ordinamenti giuridici
Lordinamento giuridico un sistema o complesso coerente di norme, che organizzano una
determinata societ.
Il significato della norma inteso in base al suo tenore, ma anche tenuto conto del contesto
normativo in cui inserita. Gli ordinamenti giuridici sono stati distinti in diverse categorie:
originari = gli ordinamenti sovrani, esempio quelli degli Stati
derivati = la cui validit conferita da un ordinamento superiore, esempio le Regioni e
ordinamento Stato

autoritari = con autorit dotata dei poteri per promuovere gli interessi del gruppo,
esempio ordinamento Stato
acentrici = ove assente una autorit centrale di governo, esempio quello della comunit
internazionale
complessi/semplici = che comprendono dentro di s ordinamenti minori oppure no
perfetti = forniti di tutti i poteri necessari per raggiungere i loro fini
imperfetti = non dotati di tali poteri (esempio: le associazioni private)
politici = quelli che si affermano competenti a curare tutti gli interessi del gruppo sociale e
che si distinguono da quelli a fini particolari (esempio: le associazioni culturali)
a competenza territorialmente determinata = le cui norme sono applicabili solo ai casi
localizzabili in un certo spazio determinato secondo regole poste dallordinamento stesso
territoriali = esempio lo Stato (ma anche le Regioni, le Province, i Comuni), che prevedono
che le autorit possano utilizzare il territorio
I rapporti fra ordinamenti possono essere di:
subordinazione = come fra ordinamenti derivati e ordinamenti originari
coordinazione = parit fra ordinamenti: es. i rapporti fra Stati tutti soggetti solo al diritto
internazionale
opposizione = si ha quando le norme di un ordinamento contraddicono quelle di un altro
Quando un ordinamento riconosce un altro ordinamento, bisogna coordinare loperativit di
alcune norme dellordinamento riconosciuto in quello che ha operato il riconoscimento, e si usa
la tecnica del rinvio:
ricettizio = quando una norma di un ordinamento rinvia alla disciplina dettata da una
normativa di un altro
mobile = quando il rinvio non interessa una data normativa, ma le norme interne operano
come una norma sulla normazione che consente ad una fonte esterna lidoneit a
disciplinare una certa materia
Nell ordinamento dello Stato si distinguono le norme di diritto pubblico ( interesse della
collettivit: difesa, ordine pubblico, repressione dei reati- cogenti (non derogabili dalla volont
dei privat) da quelle di diritto privato (eccezioni: nel , il diritto di famiglia
Lo Stato
Lordinamento dello Stato lordinamento politico, ed ha carattere territoriale (norme efficaci in
una parte limitata della superficie , sottosuolo terrestre, nel mare adiacente (12 miglia) e spazio
atmosferico sovrastante. Inoltre le navi e gli aerei appartenenti allo Stato. Il territorio elemento
costitutivo dello Stato? Nelle citt-Stato antiche no, nel medioevo si perch contava il vero e
proprio diritto del principe sul territorio e suoi abitanti. Nellet dellassolutismo si afferma lo
Stato patrimoniale e limportanza del territorio decresce, dopo la rivoluzione francese,
affermandosi progressivamente il diritto di autoaffermazione dei popoli. Oggi situazione
complessa causa globalizzazione, ordinamenti sopranazionali (UE) ed altro. Lo Stato
ordinamento originario: lautorit di governo superiore ed indipendente da ogni altra: sovranit
dello Stato, oggi limitata economicamente da globalizzazione, dallo sviluppo internazionale (per
lItalia lUE), e internamente dal decentramento (Regioni) e soggetti in grado di contrapporsi alla
volont statale come i partiti politici, i sindacati o i gruppi di pressione. Gli ordinamenti di Stati
membri di uno Stato federale sono derivati discendendo dalla Costituzione dello Stato federale,
cui resta la sovranit. Crisafulli sostiene sovrano sia popolo e non Stato (art.1, per altri no,
essendo organi stato espressione popolo. Popolo un gruppo umano stabilmente stanziato su di
un territorio: la nazione invece una collettivit di uomini uniti da comunanza di lingua,
religione, memorie, stirpe, sentimenti.
Nella storia esistiti Stati plurinazionali (esempio lURSS) oppure nazioni divise in pi Stati
(esempio Italia). Le nazioni cercano di costituirsi in Stati nazionali, ma nel rispetto del principio di
nazionalit, a volte in strutture statali pi ampie di nazioni (Svizzera o futura UE). Il popolo la
collettivit di cittadini, la popolazione comprende anche gli stranieri (cittadini di altri Stati) e dagli
apolidi (soggetti privi di cittadinanza) che risiedendo nel territorio, sono sottoposti al potere

statale. Lo status di cittadino comporta diritti e doveri, lacquisto e sua perdita regolata dalla
legge e fonda su :
lo ius sanguinis ( cittadino chi figlio di padre o di madre cittadini)
lo ius soli ( cittadino chi nato nel territorio dello Stato e i genitori sono ignoti o apolidi)
la volont (la cittadinanza conferita a chi la richieda sulla base delle condizioni e dei
limiti stabiliti dalla legge)
Quando si afferma che popolo, governo e territorio sono elementi costitutivi dello Stato si intende
fare in realt riferimento ai caratteri dellordinamento dello Stato, concepito come insieme di
norme, il quale politico, sovrano, territoriale, tendenzialmente nazionale.
La personalit giuridica dello Stato esprime il suo essere soggetto di diritti, obblighi, doveri o
altre posizioni soggettive: una fictio che personifica gruppi umani organizzati per riferire loro
relativi i comportamenti come se fosse una persona. La personalit dello Stato si svolge
specialmente nellambito del diritto internazionale, in cui lo Stato opera come organizzazione
politica di un popolo, ossia Stato-ordinamento. Quella rilevante sul piano internazionale detta
personalit di diritto esterno, mentre riguardo il proprio diritto si parla di personalit interna.
Lespressione Stato ha pi significati: a volte lo Stato-persona lapparato centrale di
governo, in contrapposizione ai Comuni, Province o Regioni, altre volte Stato indica un potere
dello Stato, esempio nelle controversie contro un cittadino. In altri casi ancora poi lo Statopersona coincide con lo Stato-ordinamento: il nome, la bandiera o lo stemma, al diritto dello
Stato sul territorio, ai delitti contro la personalit interna dello Stato. Non tutti gli Stati sono
dotati di personalit giuridica interna: in UKle Camere e la Corona hanno una propria personalit
e lo Stato solo ordinamento.
Gli organi sono le strutture interne ad un ente i cui atti vengono imputati allente stesso come
stabilito dallordinamento dellente. Gli organi in senso stretto sono le strutture con rilievo
esterno (ministero), gli uffici le strutture prive di rilievo esterno ( uffici di un ministero). Gli organi
possono essere classificati in base a diversi criteri. Sul piano strutturale:
organi monocratici = le cui funzioni sono esercitate da una singola persona fisica (ad
esempio il PdR, il Prefetto)
organi collegiali = composti da pi persone che operano, tranne il presidente, su di un
piano di parit. Le decisioni sono adottate tramite deliberazioni: il quorum o numero legale
il numero dei membri del collegio che debbono essere presenti perch una deliberazione
sia valida, per cui la Costituzione o la legge stabiliscono il tipo di maggioranza necessaria:
la maggioranza semplice la maggioranza dei presenti, quella assoluta il 50% +1 dei
membri, quella qualificata quando superiore alla maggioranza assoluta, quella relativa
quando formata da un numero di voti maggiori rispetto alle altre proposte votate
considerate singolarmente.
organi complessi sono quegli organi composti a loro volta da pi organi (ad esempio il
Governo).
Gli organi si possono distinguere per competenza che pu essere:
funzionale = il tipo di attivit svolta: organi legislativi, esecutivi, giudiziari
materiale = il tipo di attivit che lorgano competente a regolare, es . ministero sanit
per tutela salute. Il criterio materiale spesso usato negli Stati federali/ regionali per
dirimere la sfera di competenza verso governo
La competenza territoriale individua la porzione di territorio su cui un organo pu esercitare i suoi
poteri: gli organi centrali sono competenti in qualunque parte del territorio (es. i ministeri),
quelli periferici solo in una parte.
Per gli uffici giudiziari, oltre al territorio, conta anche il valore degli interessi oggetto.
La competenza di un organo istituzionale quando quellorgano abilitato a emanare tutti gli
atti di un determinato tipo,tranne quelli attribuiti ad altri organi o enti. Una competenza non
esclude altre funzioni: il Governo ha la funzione esecutiva, ma quella normativa e quella di
indirizzo politico. Gli organi rappresentativi curano gli interessi della collettivit che
rappresentano (es. il Parlamento). La relazione di rappresentanza si istituisce con lelezione, e i
rappresentanti non hanno responsabilit giuridica ma politica, qualificata dal fatto che i
rappresentanti esercitano poteri propri, non sono vincolati da un mandato imperativo (vedi art.

67 Cost.). Invece nella rappresentanza volontaria di diritto privato il rappresentato capace di


agire e titolare dei poteri, e conferisce al rappresentante un mandato imperativo, di cui poi
giuridicamente responsabile verso il soggetto rappresentato (artt. 1387 e segg. del c.c.). Nella
rappresentanza legale degli incapaci e degli scomparsi la volont dei rappresentati assente.
Gli organi Costituzionali dello Stato esercitano le loro funzioni in grado sovrano, controllando e
riequilibrando le reciproche funzioni in parit e reciproca indipendenza: sono il PdR, le Camere, il
Governo e la Corte costituzionale, la cui indipendenza garantita da specifiche guarentigie per i
titolari degli organi stessi (es. immunit dei parlamentari) e dal principio degli interna corporis,
per cui quanto accade allinterno di un organo costituzionale non pu essere sindacato da altri
organi o soggetti, salvo il rispetto delle norme costituzionali.
Per poteri si intende la titolarit a produrre unilateralmente, tramite lemanazione di atti,
determinati effetti giuridici nei confronti di altri soggetti per la tutela di interessi giuridicamente
rilevanti. Se il potere implica lesercizio di autorit viene detto potest: gli organi costituzionali
hanno potest sovrane, esercitate in via esclusiva e in indipendenza.
Per funzione si intende lattivit (concretata nel compimento di specifici atti) svolta dal titolare di
un potere o di una potest non per il suo personale interesse: attivit dei pubblici uffici e talora
anche ai privati (es. potest genitori art. 30). Si classificano in base al contenuto degli atti
prodotti (funzione legislativa, esecutiva, giurisdizionale), in base al soggetto cui spettano
(presidenziali, governative, collegiali), in base al grado di libert del titolare della funzione:
politiche (libere nel fine), discrezionali (vincolate nel fine, ma non nella scelta dei mezzi per
raggiungerlo), vincolate (sia nel fine che negli atti. Le funzioni poi possono essere distinte anche
in base alla forma degli atti.
Forme di stato e forme di governo
Aristotele classificava le forme di Stato possibili come monarchia (il governo di uno solo),
aristocrazia (il governo di una minoranza dei migliori) e polita (il governo della maggioranza, ma
la minoranza ha i diritti necessari per diventarlo): a queste corrispondono le tre forme di regime,
che ne rappresentano la degenerazione: la tirannide, loligarchia, la oclocrazia o governo della
folla. Per Aristotele miglior soluzione un misto di oligarchia e democrazia, come a Sparta.
Per Machiavelli solo il principato (governo di uno solo) e la repubblica (governo dei pi), nella
quale poteva governare o la maggioranza dei cittadini (democrazia) oppure la minoranza
(aristocrazia).
La dottrina moderna distingue la forma di Stato (rapporto tra governanti e governati) dalla forma
di governo (articolazione del potere fra gli organi costituzionali): I criteri lidentificazione delle
diverse forme di Stato:
- in base al tipo di vincolo che lega gli individui che formano il popolo si avr:
- lo Stato gentilizio (vincolo per appartenenza a un gruppo familiare)
- lo Stato patrimoniale (vincolo dato dal vivere sul territorio propriet del medesimo
signore)
- lo Stato politico territoriale (vincolo dato dalla comunanza di interessi politici)
- in base al tipo di rapporto fra governanti e governati si avr:
- lo Stato feudale, lo Stato assoluto, lo Stato di polizia, lo Stato moderno o di diritto,
che poi dalla forma liberale si evoluto in quella dei moderni regimi liberaldemocratici.
- in base alle forme di governo: la costituzione d conto della struttura e poteri del governo,
di due tipi:
- monocratico (il potere appartiene ad un unico organo senza controlli)
- policratico (potere distribuito fra pi organi che si controllano a vicenda)
Forme di stato e forme di governo
Un esempio di regime monocratico la monarchia assoluta: tutti i poteri al sovrano come diritto
proprio: si evolver nello Stato di polizia in cui niente diritti al cittadino, ma lo Stato cura il loro
benessere, con distinzione tra Stato e sovrano.
Altra forma monocratica la dittatura: si instaura con un colpo di Stato o uninsurrezione, potere
esercitato senza limiti. Da non confondere con il regime temporaneo in alcuni ordinamenti per

cui, in caso di pericolo per la sicurezza dello Stato o dellordine pubblico, vengono conferiti poteri
straordinari ad alcuni soggetti o organi.
I regimi totalitari del XX secolo volevano dirigere e controllare ogni aspetto della vita pubblica e
privata ed eliminare ogni opposizione, tramite il partito unico e la polizia: regimi sovietico in
Russia, nazista in Germania e fascista in Italia.
I regimi policratici prevedono separazione dei poteri (da Montesquieu): al vertice dello Stato pi
organi con funzioni sovrane in equilibrio reciproco: ogni organo costituzionale pu esercitare pi
di una delle funzioni: il Governo pu ad es. avere istituzionalmente la funzione esecutiva, ma a
determinate condizioni, funzioni normative. Ricordare la funzione di indirizzo politico, che
determina i fini da perseguire (sempre secondo i limiti costituzionali). Fondamentale la
tripartizione classica: lattivit legislativa crea norme generali e astratte, precede e condiziona
quella esecutiva e giudiziaria, mirate a statuizioni concrete, garantendo la libert dei cittadini. Le
Camere rappresentative (o almeno una delle due Camere) hanno il potere legislativo, quindi le
leggi sono risultato della volont popolare, base della separazione dei poteri cardine dello Stato
di diritto, fondato sulla legge.
Un primo gruppo di regimi policratici costituito dai cosiddetti regimi misti, tra cui :
la monarchia limitata (il re ha tutti i poteri tranne quelli da lui concessi ad altri tramite la
costituzione)
la monarchia costituzionale (il re non ha tutti i poteri, ogni organo ha i poteri stabiliti dalla
costituzione e i ministri, nominati e revocati dal Re, non debbono godere della fiducia del
Parlamento ma solo di quella del Re)
la monarchia parlamentare (i ministri debbono avere la fiducia del Parlamento, il re ha solo
poteri formali e il potere politico nel Parlamento e nel Governo)
Un secondo gruppo di regimi policratici costituito dai cosiddetti regimi democratici, in cui si ha
divisione dei poteri:
Nel governo presidenziale il Presidente eletto dal popolo Capo dello Stato e del Governo,
esercita le funzioni amministrative e di governo tramite ministri, che pu nominare e
revocare in assenza di relazione fiduciaria con il Congresso, che pu mettere in stato di
accusa il presidente, che, nel caso, viene giudicato dal Senato. Il Congresso legifera in
indipendenza rispetto al Presidente, che per ha potere di veto: la legge potr entrare in
vigore solo se Camera dei rappresentanti e Senato la riapprovano a maggioranza dei due
terzi. I giudici possono controllare il potere esecutivo e la legittimit sulle leggi: i giudici
federali per sono nominati dal Presidente ed anche quelli della Corte Suprema per i quali
necessario altres lassenso del Senato (es. USA).
Nei regimi parlamentari il Governo deve avere la fiducia del Parlamento ed sottoposto al
controllo politico di questo: Il Capo dello Stato pu sciogliere le Camere se non riescono
ad esprimere una maggioranza che sostenga il Governo. La magistratura indipendente, il
Capo dello Stato irresponsabile per i suoi atti e quelli dei ministri che controfirmandoli ne
assumono essi la responsabilit. In Italia grande peso dei partiti politici. La forma semipresidenziale contempla la elezione diretta del Capo dello Stato, cui sono riconosciuti
importanti poteri di direzione politica nonch quello di scioglimento del Parlamento, e la
necessit di un rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento (es. Francia). Nel regime di
assemblea il potere si concentra nellAssemblea eletta dal popolo che a sua volta elegge e
revoca il Governo. Un esempio particolare di tale regime dato da quello della Svizzera,
che per le sue peculiarit detto regime direttoriale, ove il Governo e tutti gli altri organi
supremi della federazione sono eletti dallAssemblea federale, formata da due Camere (il
Consiglio nazionale che rappresenta il popolo e il Consiglio degli Stati che rappresenta i
cantoni). Lo Stato federale vede attuarsi il principio policratico in due direzioni: la
separazione dei poteri nellambito dellordinamento federale ed allinterno degli
ordinamenti dei singoli Stati membri della federazione ed il riparto di competenze fra Stato
federale e Stati membri in base alla costituzione federale.

Profili storici

Per capire l'assetto costituzionale conoscere quello precedente: lo Statuto Albertino, emanato da
Carlo Alberto di Savoia il 4 marzo 1848 resse prima il Regno di Sardegna e poi quello dItalia fino
allattuale Costituzione repubblicana(1/1/1948) Lo Statuto era una costituzione concessa dal re
ossia ottriata: due Camere (la Camera dei deputati elettiva ed il Senato del Regno vitalizia e di
nomina regia), i ministri nominati/revocati dal Re senza rapporto fiduciario tra Governo e
Parlamento, anche se molto rapidamente si pass ad una monarchia parlamentare. Ai cittadini
erano riconosciute alcune libert fondamentali ed ai magistrati era affidato il potere giudiziario.
Lo Statuto era costituzione flessibile, modificabile con legge ordinaria: es. durante il fascismo la
legge n. 129 del 1939 che sostitui la Camera dei deputati con quella dei fasci e corporazioni, o le
leggi che limitarono oppure soppressero diritti e libert sanciti nello Statuto, le leggi razziali.
Nella notte del Gran consiglio tra il 24 e il 25 luglio del 1943 il Gran Consiglio del fascismo
mette in minoranza il Duce: il 25 luglio 1943 il Re revoca Mussolini, lo arresta e nomina un nuovo
Governo con Badoglio. Dopo larmistizio dell8 settembre il Re ed il Governo lasciano Roma e si
trasferiscono al Sud Italia, al Nord la RSI guidata da Mussolini.
Primi contrasti fra i partiti antifascisti organizzati nel CLN: superati con il patto di Salerno
dellaprile 1944, con cui si stabil che, una volta liberata Roma, il Re avrebbe nominato il principe
Umberto luogotenente del Regno e si sarebbe ritirato a vita privata e che liberata lItalia il popolo
avrebbe deciso se conservazione o no la monarchia. Roma liberata il 4 giugno 1944: adottato il
decreto legge luogotenenziale n. 151 del 1944 per lelezione popolare a suffragio universale
diretto e segreto dellAssemblea Costituente, nonch il decreto legislativo luogotenenziale n. 98
del 1946 che stabil un referendum per scegliere tra monarchia e repubblica in contemporanea
allelezione dellAssemblea Costituente. Durante il regime luogotenenziale diritto di voto esteso
alle donne con decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 1946.
Il popolo sceglie il 2 giugno 1946 la repubblica, e viene eletta lAssemblea Costituente che crea
la Costituzione repubblicana entrata in vigore il 1 gennaio 1948, per poi sciogliersi il 31 gennaio
1948.
Non tutti gli organi presenti nella costituzione sono diventati subito operativi: esempio, la Corte
costituzionale inizia nel 1956, le Regioni a Statuto ordinario create negli anni 70, quando
applicato anche il referendum.
Negli anni modifiche alla Costituzione: es. legge cost. n. 3 del 2001 per riforma Titolo V seconda
parte Costituzione che ha invertito potest residua.
Fonti atto e fonti fatto
Lordinamento determina le fonti legali di produzione del diritto (atti o i fatti idonei a produrre
diritto).
Ogni singolo ordinamento, quindi, pone le condizioni di esistenza, validit ed efficacia delle fonti
di produzione:
- una fonte sar ritenuta esistente se riconoscibile come atto (o fatto) appartenente alla
categoria cui pretende di appartenere, cio se ha le condizioni minime di riconoscibilit
per ricondurla ad una data categoria di fonti
- una fonte sar valida se nel porla in essere sono state rispettate le norme sulla produzione
- una fonte sar efficace se sussistono tutte le condizioni stabilite dalle norme sulla
produzione perch quellatto sia idoneo a produrre effetti normativi
Allora:
- se un atto non rispetta le condizioni minime di esistenza per poter essere almeno
riconosciuto come atto appartenente a quella categoria cui abusivamente pretende di
appartenere non sar idoneo a produrre alcun effetto proprio di questa categoria di atti
(es. una legge approvata dal C.S.M.)
- se un certo atto pu ritenersi esistente, ma non si sono ancora verificate quelle condizioni
che in base alle norme sulla produzione ne consentono lacquisto di efficacia, non sar
ancora efficace
- se poi latto efficace, ma presuntivamente invalido (nellapprovarlo forse non sono state
rispettate le norme procedurali o ha contenuto che pare difforme rispetto a norme di rango
superiore), i suoi effetti si produrranno in modo precario, venendo meno quando latto sar
dichiarato invalido dallorgano competente

Le fonti di cognizione del diritto servono a far conoscere le leggi per la loro applicazione. Non
tutte hanno lo stesso valore: la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, necessitata per lentrata
in vigore della legge, mentre linserimento della stessa legge nella Raccolta ufficiale degli atti
normativi della Repubblica, solo una pubblicazione notiziale. I testi unici di mera
compilazione sono raccolte di norme relative ad una stessa materia, per semplicit: mere fonti
di cognizione. Diverso il caso in cui il Parlamento con legge deleghi il Governo a realizzare il Testo
Unico su una materia: questo fonte di produzione del diritto, le norme rimaste fuori da esso
saranno da intendersi abrogate.
Le fonti atto sono atti giuridici volontari posti per produrre norme giuridiche (esempio il decreto
legislativo approvato dal Governo). Le fonti fatto si hanno quando il diritto sorge direttamente da
un fatto giuridico, se previsto possa produrre norme giuridiche: la fonte fatto per eccellenza la
consuetudine.
Tendenzialmente le fonti-atto costituiscono diritto scritto, mentre le fonti-fatto creano, in quanto
tali, diritto non scritto (solo a fini notiziali pu essere scritto dopo). Nella fonte scritta le
disposizioni sono il testo sono il testo normativo scritto, mentre le norme sono il significato dato
alla disposizione tramite interpretazione. Una singola disposizione pu esprimere pi norme o da
pi disposizioni si pu ricavare una norma (cosiddetto combinato disposto). Crisafulli nota che
non sempre il diritto scritto proprio delle fonti-atto o il diritto non scritto delle fonti-fatto: a volte
il diritto promanante da diritto scritto non tradotto in esplicite disposizioni scritte (es. i principi
impliciti delle Preleggi), ricavabili interpretativamente da un complesso di disposizioni, o l
ipotesi in cui una fonte-atto rinvia a norme estranee al diritto scritto dellordinamento (un
trattato) o a fatti che non costituiscono fonti legali (clausole di contratti collettivi). Il diritto scritto
e non, che si ricava dalle fonti-atto, va assoggettato al regime proprio di queste ultime, quindi
sindacabile dalla Corte costituzionale anche il diritto non scritto da essi derivabile.
La completezza dellordinamento esige che tutte le fattispecie in ipotesi verificabili siano
normativamente previste: in realt impossibile, ma ci sono strumenti per colmare le lacune
(assenza di disciplina) riscontrate. Lart. 12 delle Preleggi prevede la possibilit di ricorrere ai
mezzi di autointegrazione dellordinamento: linterprete, in primis il giudice, pu far ricorso alla
analogia legis (applicare al caso concreto non disciplinato una legge che regoli casi simili) oppure
alla analogia iuris (riferirsi in mancaza daltro ai principi generali dellordinamento). Non vale per
le leggi penali e quelle eccezionali (art. 14 Preleggi). Lart. 12 delle preleggi, inoltre, al primo
comma regola lattivit interpretativa prescrivendo che alla legge non pu darsi altro senso che
quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla
intenzione del legislatore: formulazione elastica, che consente diverse interpretazioni:
- sistematica quando tiene conto del contesto normativo in cui collocata la disposizione
interpretata
- teleologica quando vuole ricostruire le finalit del testo normativo, lo spirito della legge
(stante il testo)
- adeguatrice quando vuole ricavare da una disposizione un significato (norma)
costituzionalmente compatibile
Criteri di risoluzione delle antinomie
La coerenza dellordinamento esige che le norme non contrastino tra loro: in pratica acoerente, ma si pu ricorrere ai criteri di risoluzione delle antinomie (contrasto tra norme del
medesimo ordinamento applicabili alla medesima fattispecie). Il criteri sono di due tipi:
- storico-positivi (criterio gerarchico e della competenza) = debbono essere previsti
positivamente, esigono lintervento di un organo specificamente competente e la loro
applicazione invalida una delle norme in conflitto
- logico-teoretici (cronologico e della specialit) = possono operare automaticamente ed in
via interpretativa.
Il criterio gerarchico (lex superior derogat inferiori): la norma da fonte di grado superiore
prevale: es. la legge ordinaria non pu configgere con quelle costituzionali, cos come il suo
procedimento di formazione. La Corte costituzionale accerta leventuale antinomia e determina
lannullamento della norma da fonte subordinata: ai sensi dellart. 134 Cost. la Corte
costituzionale competente a giudicare sulla legittimit cost. delle leggi e degli atti aventi forza
di legge (atti equiparati alla legge, decreto-legge e decreto-legislativo). In Costituzione uso

promiscuo delle espressioni forza di legge e valore di legge, mentre in dottrina con valore di
legge si intende il trattamento giuridico riservato ad un determinato atto (sindacabilit ad opera
della sola Corte costituzionale), e con forza di legge, invece, si vuole intendere lidoneit della
legge o atto equiparato ad innovare la disciplina incompatibile gi presente (forza attiva) e a
resistere alle norme incompatibili da altre fonti dellordinamento (forza passiva). Il complesso
attuale sistema delle fonti meglio ordinabile in base al criterio della competenza. La
tradizionale ricostruzione secondo gerarchico per utile per capire: ordinando gerarchicamente
le fonti dallalto verso il basso, con un elenco per ora solo esemplificativo abbiamo:
- un livello costituzionale: la Costituzione, le leggi di revisione costituzionale e le altre leggi
costituzionali
- un livello primario: leggi statali, decreti-legge, decreti-legislativi, regolamenti parlamentari,
leggi regionali
- un livello secondario: regolamenti governativi, interministeriali, ministeriali, regionali e
locali
- fonti fatto: la consuetudine
Le fonti di rango costituzionale e quelle primarie, sono solo quelle incluse in Costituzione, o fonti
di rango costituzionale : a livello costituzionale e primario, dunque, il sistema delle fonti risulta
chiuso. Nei gradi inferiori, invece, il sistema modificabile dal Legislatore, stante rispetto fonti
di rango primario o costituzionale.
La delegificazione la dismissione di una materia disciplinata a livello primario in favore di un
livello secondario: serve ad abbassare il livello di disciplina di una certa materia da quello
legislativo a quello regolamentare (con apposita legge di autorizzazione) per modificare pi
facilmente le disposizioni. La delegificazione tramite legge, non esclude per fenomeni di
religificazione ossia che il Legislatore si riappropri di materie gi dimesse a favore della fonte
regolamentare.
Oltre a quello gerarchico, tra i criteri storico-positivi troviamo come detto il criterio della
competenza, che distingue le font del diritto in senso orizzontale. Il criterio della competenza
opera se lordinamento contiene delle norme sulla produzione giuridica che affidino a singole
fonti del diritto riservate sfere materiali di competenza (es. lart. 117 Cost. sulle materie di
potest legislativa esclusiva statale, quelle di potest concorrente fra lo Stato e le Regioni con
rispettivi ambiti di intervento. Il criterio della competenza non implica necessariamente
differenziazione gerarchica fra le fonti: esempio, la legge statale e la legge regionale, entrambe
appartenenti a livello primario: in questo caso non aiuta il criterio gerarchico, mentre quello della
competenza si riferendosi al riparto di competenze legislative fissato nellart. 117 Cost. Se una
norma non rispetta lambito di competenza riconosciutole (viola le norme sulla produzione
giuridica), pu essere dichiarata illegittima dallorgano competente a verificarla. Es. una legge
regionale intervenuta su materia Statale dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale, o
un regolamento (fonte secondaria) che esorbita dal suo alveo di competenza, sindacata dal
giudice amministrativo. Per applicare il criterio della competenza, necessaria una norma sulla
normazione che distribuisca le competenze, lintervento di un apposito organo e la conseguente
illegittimit della norma.
Vi sono poi i due criteri di risoluzione delle antinomie logico-teoretici: il criterio cronologico opera
quando la antinomia riguarda due norme appartenenti al medesimo grado gerarchico (esempio
due leggi): prevale la norma successiva nel tempo, che entrando in vigore abroga la precedente
(lex posterior derogat priori): per i fatti accaduti prima dell entrata in vigore della nuova
disciplina si continua ad applicare la disciplina precedente, ancorch abrogata. Labrogazione
opera ex nunc (da ora) e delimita lefficacia temporale di una norma che rimane
nellordinamento solo per i fatti precedenti la sua abrogazione, senza determinare linvalidit
della norma abrogata, e pu essere accertata da qualsiasi interprete senza lintervento di organi
pubblici appositamente competenti. Questo perch lart. 11 delle preleggi prevede che la legge
non dispone che per lavvenire, non ha effetto retroattivo: va precisato che essendo lart. 11
delle preleggi una disposizione di rango primario pu essere derogato da disposizioni di pari
rango: sono ammissibili leggi retroattive purch non discriminatorie cio non introducano
differenziazioni ingiustificate o irragionevoli. Unico vero e proprio divieto di introdurre leggi
retroattive previsto solo in materia penale dallart. 25 Cost. Se una legge di rango
costituzionale successiva nel tempo ad una legge ordinaria antinomica? Si applica il criterio

gerarchico (annullando la legge ordinaria) o il criterio cronologico (abrogando la legge ordinaria).


Es. con l'entrara in vigore della Costituzione Repubblicana, incompatibile con leggi approvate nel
regime precedente: la Corte costituzionale ha sancito la propria competenza a controllare la
costituzionalit delle leggi precedenti (criterio gerarchico), ma al contempo riconobbe agli
interpreti, in primis ai giudici, la facolt di accertare e dichiarare leventuale intervenuta
abrogazione delle leggi anteriori alla Costituzione con essa incompatibili (criterio cronologico).
Lart. 15 delle Disposizioni preliminari al Codice civile prevede tre tipi di abrogazione:
- abrogazione espressa: la disposizione abrogante indica quella/e abrogata/e
- abrogazione tacita: il contenuto della disposizione successiva incompatibile con quello della
disposizione precedente
- abrogazione per nuova regolazione dellintera materia o abrogazione implicita: nuova legge
disciplina tutta una materia
Labrogazione espressa garantisce meglio la certezza del diritto: quella tacita e quella per nuova
regolazione dellintera materia esigono maggior sforzo ricostruttivo da parte dellinterprete. In
base al criterio della specialit la disciplina speciale prevale su quella generale anche quando la
disciplina generale sia successiva nel tempo. Per disciplina speciale si intende quella che deroga
a quella generale, assoggettando parte della materia regolata ad una regolazione diversa.
Principio di legalit e riserva di legge
In base al principio di legalit unautorit pu legittimamente esercitare un potere solo se la
legge glielo attribuisce e solo nei modi stabiliti da legge: principio base dello Stato di diritto per
impedire luso arbitrario dei poteri pubblici. La Corte costituzionale ha chiarito che questo
principio di legalit tra i principi generali dellordinamento giuridico che vanno rispettati dalle
Regioni nellesercizio della funzione legislativa (sent. 13 del 1962).
Si ha riserva di legge quando una disposizione costituzionale stabilisce che una data materia
debba essere disciplinata con la legge. Con la riserva di legge :
- precluso lintervento di fonti secondarie nella materia coperta da riserva di legge (salvo
casi particolari)
- una data materia regolata da disciplina approvata col procedimento dialettico e pubblico
proprio di legge
- su tale disciplina pu sindacare la Corte costituzionale
- su tale disciplina si potrebbe richiedere il referendum abrogativo
Le riserve di legge servono da garanzia dei cittadini per disciplinare materie delicate, esempio
quelle sui diritti o i doveri, su cui meglio decidano gli organi rappresentativi del popolo. Diversi
tipi di riserve di legge:
- La riserva assoluta: lintera disciplina deve essere contenuta nella legge; le fonti
secondarie non possono intervenire, salvo, eventualmente, i cosiddetti regolamenti di
stretta esecuzione funzionalia consentire lesecuzione della normativa integralmente
dettata dalla legge (esempio: art. 13 Cost.)
- La riserva relativa: in questi casi la legge deve recare solo la disciplina di principio, mentre
le norme di dettaglio vengono poste con regolamento; potranno quindi intervenire non
solo regolamenti di esecuzione, ma anche di attuazione ed integrazione (esempio: art. 97
Cost.)
- La riserva rinforzata: in questi casi la disposizione costituzionale non si limita a riservare
alla legge una determinata materia, ma reca essa stessa una parte di disciplina magari
statuendo finalit o principi cui la legge dovr conformarsi (esempio: art. 42 Cost.).
Dalla riserva di legge va distinto il mero rinvio alla legge ove non si dispone alcuna riserva di
competenza a favore della legge. La riserva di legge costituzionale quando una disposizione
costituzionale stabilisce di regolare una materia con legge costituzionale (esempio: art. 137
Cost.). In alcuni casi la riserva di legge accetta atti aventi forza di legge (decreti-legge e decretilegislativi), in altri no, essendo atti di indirizzo o di controllo sul Governo come ad esempio la
legge di approvazione del bilancio oppure la legge di autorizzazione alla ratifica di trattati
internazionali (riserva di legge parlamentare). Diverso il caso della cosiddetta riserva di legge
di Assemblea (ultimo comma art. 72), che prevede che certe leggi debbano essere
necessariamente approvate con il procedimento ordinario e non con quello decentrato, quindi
con legge secondo il procedimento imposto dalla disposizione costituzionale. In materia coperta

da riserva di legge potrebbe intervenire anche la legge regionale o delle Province autonome
sempre che si tratti di materia di competenza regionale o provinciale. In base alla riserva di
legge anzi sarebbe consentito alla legge dello Stato di porre parametri uniformi da rispettare su
tutto il territorio nazionale: espressivo di tale principio appare lart. 117, comma 2, lett. m).
Riguardo allintervento di fonti comunitarie direttamente applicabili (regolamenti comunitari) in
materie coperte da riserva di legge la Corte costituzionale gi ha chiarito che tale intervento non
precluso, non applicandosi: la riserva di legge a tali fonti (sent. n. 173 del 1973). In decisione
successiva (sent. 383/1998) la Corte ha estenso tale orientamento anche al caso di intervento da
parte di fonti comunitarie non direttamente applicabili (direttive comunitarie).
Costituzione e leggi costituzionali
Nel nostro ordinamento non c una norma sulla normazione che indichi in modo tassativo quali
siano le fonti del diritto. Lart. 1 delle preleggi, tuttora in vigore, ormai ha valore indicativo dato il
complesso sistema delle fonti odierno. Sono gli interpreti (in primis i giudici) a dover individuare
le fonti del diritto secondo criteri formali ed al contenuto normativo di un dato atto. Analizziamo
le fonti del diritto, partendo dalla Costituzione della Repubblica approvata dallAssemblea
Costituente il 22 dicembre 1947, promulgata dal Capo provvisorio dello Stato il 27 dicembre
1947 ed entrata in vigore l 1/1/1948. La Costituzione di 139 articoli e di XVIII disposizioni
transitorie e finali, e risulta essere:
- scritta: contenuta in un documento solenne
- lunga: non contiene solo le norme sulla normazione, ma anche norme relative agli organi
costituzionali, sullorganizzazione dello Stato, sullordinamento regionale, sui diritti etc.
- votata: stata, infatti, votata, deliberata dallAssemblea Costituente e non concessa dal
sovrano
- rigida: per modificarla necessario un procedimento aggravato, disciplinato allart. 138
Cost.
Oltre alla costituzione scritta o in senso formale (il complesso di norme contenute nel testo
costituzionale) la dottrina ha elaborato altre accezioni della nozione di costituzione:
- Mortati ha parlato di costituzione materiale,riferendosi ai valori, ideali delle forze
dominanti che ispirano lazione dello Stato conformandola, e che verrebbero dunque
imposti sino a caratterizzare la struttura sociale
- per costituzione in senso sostanziale si inteso quel complesso di norme che, anche a
prescindere dal loro inserimento nella costituzione scritta, disciplinano la cosiddetta
materia costituzionale (confini indefiniti?)
- per costituzione vivente o vigente si inteso il complesso di norme contenute nella
costituzione scritta cos come esse risultano dalla effettiva applicazione e interpretazione
con riferimento particolare a quelle operate nella giurisprudenza costituzionale. Tale
accezione lascerebbe presumere che vi siano disposizioni costituzionali non realmente
operanti: in realt tutte le disposizioni costituzionali sono cogenti ed anche quelle dal
contenuto pi generale comunque funzionano quale limite e canone di interpretazione
vincolante delle leggi.
La Costituzione pu essere modificata solo tramite il procedimento aggravato di cui allart. 138
Cost.:
- Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da
ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi,
sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda
votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi
dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o
cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non
promulgata, se non approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a
referendum se la legge stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle
Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
In caso di raggiungimento della sola maggioranza assoluta in seconda deliberazione si ha una
pubblicazione delle leggi costituzionali approvate perch i soggetti abilitati possano chiedere il
referendum: tale pubblicazione (art.138) anomala perch effettuata prima della eventuale
promulgazione. Per il referendum nessun quorum (come per referendum abrogativo art. 75),

facoltativo e da tenersi entro i tre mesi dalla pubblicazione del progetto di legge costituzionale,
altrimenti considerato approvato. Se in seconda deliberazione si raggiunge la maggioranza dei
due terzi non pu essere chiesto. Le deliberazioni delle due Camere possono essere anche
alternative, e non successive, come da regolamenti parlamentari: una camera delibera e l'altra
anche, senza attendere la seconda della Camera.
Larticolo 138 Cost. disciplina il procedimento di approvazione per le leggi di revisione della
Costituzione e per le altre leggi costituzionali, fonti inserite nel medesimo elenco con il
comune nomen iuris di leggi costituzionali, senza distinzione formale, ma le leggi di revisione
sono quelle che modificano il testo della Costituzione, mentre le altre leggi costituzionali sono
quelle che le Camere decidano di approvare nelle forme di cui allart. 138 Cost. per via della
ritenuta rilevanza politico-costituzionale della materia trattata. Esistono dei limiti alla revisione
costituzionale:
- lart. 139 prevede espressamente che La forma repubblicana non pu essere oggetto di
revisione costituzionale. Va ricordato come gli stessi Padri costituenti nel creare la nuova
Costituzione dello Stato fossero vincolati dallesito del referendum istituzionale 2 giugno
1946, con cui il popolo aveva scelto la repubblica.
- la giurisprudenza costituzionale ha individuato anche dei limiti impliciti: non sarebbe
possibile operare una revisione che vulnerasse nel loro contenuto essenziale i principi
supremi dellordinamento costituzionale (esempio: il principio di eguaglianza) oppure
ovvero i diritti inviolabili della persona umana (es. libert personale).
Livello primario delle fonti
La prima fonte del livello primario la legge ordinaria dello Stato, da approvare in identico testo
dalle due Camere, promulgata dal PdR entro un mese dallapprovazione e poi pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale: 15 gg dopo la pubblicazione, entra in vigore (art. 73 Cost.). Sono stati distinti
diversi tipi di leggi:
- leggi meramente formali, approvate tramite il procedimento legislativo, ma senza
contenuto normativo tipico della legge, cio che non innovano il sistema legislativo
vigente. Es. legge di approvazione del rendiconto stato o legge di autorizzazione alla
ratifica dei trattati internazionali (artt. 80 e 81 Cost.)
- leggi in senso soltanto materiale, atti che pur non avendo la forma della legge ne
possiedono la sua potenzialit innovativa, ossia i decreti legge e i decreti legislativi (atti
aventi forza di legge)
- leggi provvedimento, con le quali anzich disciplinare in via generale e astratta una data
materia si provvede al caso concreto. Su tali leggi per evitare disparit di trattamento la
Corte costituzionale particolarmente attenta
- leggi atipiche e leggi rinforzate: le leggi atipiche hanno caratterizzazioni peculiari di
contenuto, mentre le leggi rinforzate hanno varianti formali rispetto alla normale
procedura di approvazione di una legge. Es. leggi atipiche: quelle sottratte a referendum
abrogativo, quelle che presuppongono un atto il cui contenuto fatto proprio dalla legge
come quelle di approvazione o di autorizzazione (artt. 80 e 81 Cost.), la legge che
trasferisce determinate categorie di imprese allo Stato o a enti pubblici o a comunit di
lavoratori o utenti (art. 43 Cost.). Esempi di leggi rinforzate sono la legge di amnistia e
indulto ex art. 79 Cost. ed anche la legge di cui allart. 116 Cost. con cui si possono
attribuire a determinate Regioni ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia
nelle materie di potest legislativa concorrente ed in alcune di competenza esclusiva dello
Stato.
Circa gli atti con forza di legge:
i decreti legislativi sono regolati dagli artt. 76 e 77: detti anche decreti legislativi delegati,
poich il Parlamento deve tramite procedimento ordinario (art. 72) approvare una legge
con cui delega al Governo lesercizio della funzione legislativa: il decreto viene approvato
dal Consiglio dei Ministri ed emanato dal PdR come previsto dalla legge n. 400 del 1988.
La legge di delega al Governo (art. 76 ) deve indicare principi e criteri direttivi che il
Governo deve seguire nel predisporre il decreto, deve precisare la materia su cui il
Governo delegato a normare, ed il termine entro cui v adottato il decreto. Le norme
contenute nella legge di delega che pongono limiti allattivit normativa del Governo sono

norme interposte la cui violazione determina illegittimit costituzionale delle norme


contenute nel decreto, poich i limiti nelle norme deleganti sono imposti dalla
Costituzione. Con legge di delega vengono di spesso predisposti i cosiddetti testi unici
innovativi, in cui confluiscono le norme su un settore,prima collocate in vari testi
normativi: i testi unici sostituiscono le disposizioni previgenti. Distinti dai testi unici di
mera compilazione , fonti di cognizione. I testi unici misti sono costituiti da tre atti: un
primo documento, con finalit conoscitive che contiene tutte le disposizioni legislative e
regolamentari su un certo settore dell'ordinamento, un secondo documento con le sole
norme legislative, adottato con decreto legislativo, e un terzo documento che contiene le
sole norme regolamentari, adottato con regolamento governativo.
I decreti legge sono provvedimenti provvisori con forza di legge, che il Governo pu
adottare in casi straordinari di necessit e urgenza (art. 77): emanati dal PdR e pubblicati
immediatamente dopo sulla Gazzetta Ufficiale, come da legge n. 400 del 1988. Devono
essere presentati alle camere il giorno stesso dell'adozione per la conversione in legge: se
le Camere sono sciolte vengono appositamente convocate e riunite entro cinque giorni.
Restano in vigore sessanta giorni se non convertiti in legge dalle Camere. Finch in vigore
un atto con forza di legge, quindi le norme in esso contenute possono sorgere rapporti
giuridici, orfani se il Parlamento non converte il decreto legge: perci lart. 77 prevede che
le Camere possano regolare per legge i rapporti giuridici creatisi. La reiterazione dei
decreti legge (adozione di un decreto di contenuto sostanzialmente identico ad un decreto
in scadenza) stato dichiarato incostituzionale salvo il ricorrere di alcune condizioni (sent.
360 del 1996): la Corte costituzionale, inoltre, con la sentenza n. 171 del 2007 per la
prima volta ha dichiarato lincostituzionalit di una disposizione di un decreto-legge
convertito per violazione dellart. 77 Cost. data la evidente mancanza dei presupposti di
necessit e urgenza.
I decreti legislativi di attuazione degli Statuti delle Regioni ad autonomia speciale sono
fonti di rango primario tramite cui il Governo pu dettare norme di attuazione degli Statuti
speciali: emanati dal PdR, sono decreti atipici a competenza riservata.
Il referendum abrogativo di leggi o di atti aventi forza di legge una fonte atto anche se
unidirezionalmente orientata, solo per abrogare nuove leggi, anche se in realt latto
conclusivo il decreto del PdR che dichiara lavvenuta abrogazione, e su questo la Corte
Costituzionale potrebbe sindacare. Il referendum ai sensi dellart. 75 Cost. non ammesso
per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare
trattati internazionali, oltre
ad altri individuati da giurisprudenza costituzionale. I
promotori hanno affinato la tecnica del ritaglio, cio formulare il quesito per abrogare
singole parole, e modificare le norme invece che abrogarle totalmente: i referendum cos
sono detti manipolativi. La Corte costituzionale ha ritenuto ammissibile la proposizione di
quesiti cos formulati, affermando anzi che sono inevitabili qualora incidano su leggi
elettorali.
I Regolamenti parlamentari disciplinano lorganizzazione ed il funzionamento delle Camere
(e quindi, tra laltro, liter legis) sono contemplati in Costituzione, che riservare ad essi una
sfera materiale di competenza esclusiva.
I Regolamenti degli altri organi costituzionali (Corte costituzionale, Presidenza della
Repubblica, Consiglio dei ministri) invece da leggi ordinarie: in dottrina ritenuti con
fondamento costituzionale implicito. La natura primaria dei regolamenti della Corte
nonch delle Norme integrative deriva dalla indipendenza ed autonomia assicurata alla
Corte dalla Costituzione, e dal rinvio che la legge costituzionale n. 1 del 1953 fa alla legge
n. 87 del 1953. I Regolamenti della Presidenza della Repubblica di cui agli artt. 3 e 4 della
legge n. 1077 del 1948 sono adottati con decreto del PdR su proposta del Segretario
Generale della Presidenza e non hanno obbligo di controfirma ministeriale, espressione
dellautonomia normativa ed organizzativa del Pdr per Costituzione. La giurisprudenza
per reputa i regolamenti della Presidenza della Repubblica atti amministrativi sindacabili
dal giudice. Il regolamento interno del Consiglio dei Ministri di cui allart. 4 della legge n.
400 del 1988 per via della riserva di legge stabilita dallart. 95, comma 3, Cost. v ritenuto
atto subordinato a legge: in dottrina non considerato fonte del diritto.

Fonti secondarie e fonti fatto


Le fonti secondarie sono immediatamente subordinate alla legge: premesso che i regolamenti
statali possono intervenire solo nelle materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato, il
fondamento positivo della potest regolamentare del Governo si rinviene principalmente nellart.
17 della legge n. 400 del 1988. I regolamenti governativi sono deliberati dal Consiglio dei
Ministri, previo parere del Consiglio di Stato, ed emanati dal PdR: vengono altres registrati
presso la Corte dei conti e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. La legge n. 400 del 1988 li
distingue in:
- regolamenti di esecuzione delle leggi, dei decreti legislativi e dei regolamenti comunitari
- regolamenti di attuazione delle leggi e dei decreti legislativi, con discrezionalit del
Governo superiore rispetto ai primi in quanto si d attuazione alle norme legislative di
principio e quindi non una mera esecuzione. Quindi impossibili in caso quindi di riserva
assoluta di legge.
- regolamenti di organizzazione e sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni, che
devono rispettare la riserva (relativa) di legge di cui allart. 97 Cost.
- regolamenti indipendenti o autonomi, indipendenti cio da una previa legge. La dottrina
dubita della legittimit di tali regolamenti non sostenuti da una legge, comunque
potrebbero intervenire su materie non coperte da riserva di legge (nemmeno relativa) n
gi regolate con legge. Data lipertrofia dellordinamento in pratica mai.
- regolamenti delegati o autorizzati o delegificatori o di delegificazione di una materia
regolata da legge abrogata e poi disciplinata con regolamento: per delegificare una
materia il Parlamento approva una legge di autorizzazione che autorizza il Governo ad
esercitare la potest regolamentare su quella materia, contenente le norme generali
regolatrici della materia, indica le norme da abrogare e disporre che labrogazione
interverr nel momento di entrata in vigore del regolamento: l'entrata in vigore del
regolamento in delegificazione costituisce solo condizione perch si realizzi labrogazione.
Il giudice della legittimit dei regolamenti il giudice amministrativo: i (TAR) in primo grado ed il
Consiglio di Stato in secondo grado. Vanno ricordati i regolamenti del Presidente del Consiglio dei
ministri, ministeriali e interministeriali adottati dalla competente autorit quando la legge
conferisca espressamente questo potere, e i regolamenti subordinati alla Costituzione e alla
legge subordinati ai regolamenti governativi: tra cui gli Statuti delle Universit ed i regolamenti
adottati dalle autorit indipendenti in base alle rispettive leggi istitutive.
Le fonti fatto sono tendenzialmente il diritto non scritto, fondate nelle preleggi al codice civile
ove allart. 1 gli usi sono collocati in fondo alla gerarchia delle fonti, e allart. 8 data ad essi
efficacia innovativa solo agli usi secundum legem (richiamati cio da leggi o regolamenti stessi)
e allart. 9 si presume fino a prova contraria lesistenza degli usi pubblicati nelle raccolte ufficiali
(fonti di cognizione). La dottrina ritiene ammissibile luso praeter legem, integrando solo le
disposizioni scritte se necessario. Gli usi sono le consuetudini: elementi costitutivi lusus
(ripetizione costante nel tempo di un determinato comportamento) e la opinio iuris ac
necessitatis (convinzione diffusa che il comportamento costantemente tenuto sia giuridicamente
obbligatorio). A livello costituzionale dottrina e giurisprudenza reputano ammissibili consuetudini
volte ad attuare, specificare o integrare il dettato costituzionale: in dottrina anche ammissibili
consuetudini contra constitutionem, per molti no. Le consuetudini a livello costituzionale diverse
dalle altre per la minor frequenza dei comportamenti materiali da cui scaturiscono e perch
meramente facoltizzanti o permissive, senza imporre nulla. NOn lo sono le convenzioni
costituzionali ossia regole di comportamento non giustiziabili seguite dai soggetti operanti a
livello costituzionale senza esservi giuridicamente tenuti, e che non sono fonti del diritto. A volte
si confondono.
Le fonti extra ordinem sono quegli atti o fatti non contemplati quali fonti dalle norme sulla
normazione dellordinamento, ma che in pratica si impongono ed acquistano efficacia innovativa:
succede anche che fonti dellordinamento inizino ad operare oltre i limiti fissati dalle norme sulla
normazione. Tra esse anche quelle fonti osservate di fatto, ma illegittimamente adottate nella
transizione tra la caduta del fascismo e lavvento della Costituzione.

Distinte dalle fonti extra ordinem gli atti previsti dalla legge da adottare solo in situazioni di
emergenza, esempio le ordinanze di necessit contingibili ed urgenti di cui alla legge n. 142 del
1990 che organi amministrativi possono adottare per far fronte a gravi pericoli che minacciano
lincolumit dei cittadini anche derogando alla legge.
Fonti degli ordinamenti territoriali
Gli Statuti delle Regioni ad autonomia speciale (Trentino Alto Adige, Valle dAosta, Friuli Venezia
Giulia, Sicilia e Sardegna) sono adottati in base all art. 116, comma 1. (fonti di diritto a livello
costituzionale): in realt solo lo Statuto del Friuli Venezia Giulia stato approvato con legge
costituzionale nel 1963, gli altri dallAssemblea Costituente. Modificabili dal Parlamento con
legge costituzionale secondo il procedimento introdotto dalla legge cost. n. 2 del 2001, con
iniziativa dei consigli regionali, il parere necessario del Consiglio regionale in caso di iniziativa
governativa o parlamentare e lesclusione del referendum nazionale. Date le loro peculiarit sono
stati definiti leggi costituzionali territorialmente differenziate. Gli Statuti delle Regioni ordinarie
(art. 123 Cost dal 1999) con approvazione simile allart. 138 senza pi lapprovazione
parlamentare. In base allart. 123 il Governo pu promuovere questione di legittimit
costituzionale contro gli Statuti approvati dai Consigli regionali e sulle delibere di modifica degli
Statuti, entro trenta giorni dalla pubblicazione notiziale di cui al comma terzo dellart. 123 Cost.
(sentenza n. 304 del 2002 Corte cost.), essendo il momento iniziale per il decorso del termine per
richiedere il referendum: ma cosa succede in caso di concomitanti richiesta di referendum (che
deve concernere lintero testo e non singole parti) e ricorso governativo? La Corte ha stabilito
prevalga il ricorso alla Corte stessa: il decorso del termine per la richiesta referendaria viene
sospeso, e riprende se viene respinto il ricorso governativo. Lo Statuto regionale nel livello
primario delle fonti, ma nettamente distinto dalla legge statale e dalla legge regionale.
Differenze formali per procedimento di approvazione (art. 123 Cost.), ma anche di contenuto
(vedi artt. 123 e 122 Cost.). Distinzione non gerarchica ma per competenza: a seguito della
riforma del titolo V (legge 3/2001) il riparto di competenze fra leggi statali e delle Regioni
ordinarie fissato nellart. 117 Cost. Per le Regioni a Statuto speciale vale lart. 10 della legge
costituzionale n. 3 del 2001, che stabilisce che in presenza di forme di autonomia pi ampie per
le regioni ordinarie, le Regioni ad autonomia speciale possono adeguare i loro Statuti.
Lart. 117 Cost. prevede ora al primo comma alcuni limiti per la legge statale e per quella
regionale, al secondo comma elenca le materie di competenza esclusiva statale, al terzo comma
quelle di potest legislativa concorrente (lo Stato determina i principi e la legge regionale la
disciplina di dettaglio). Nel quarto comma c' la potest legislativa residuale delle Regioni sulle
materie non citate nei commi secondo e terzo. Ormai quindi la potest legislativa generale
Regionale. Per decidere le competenze, preziosa la giurisprudenza costituzionale formatasi dopo
l'entrata in vigore della revisione costituzionale: data la poca chiarezza dell'art. 117. (es. la
determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da
garantire su tutto il territorio nazionale, vero e proprio grimaldello per ridare allo Stato un
grande margine di intervento anche in materie formalmente non sue). La Corte con sentenza n.
303 del 2003 ha ritenuto necessaria elasticit nelle competenze per la salvaguardia di istanze
unitarie i principi di sussidiariet e di adeguatezza di cui allart. 118. Inoltre ora lart. 116, comma
terzo, Cost. prevede che in alcune delle materie di competenza esclusiva dello Stato ed in quelle
di potest concorrente, tramite una specifica e complessa procedura, possono essere
riconosciute alle Regioni a Statuto ordinario ulteriori forme e condizioni particolari di
autonomia.
Grazie all'articolo 10 della legge 3 del 2001 alle Regioni a Statuto speciale spettano tutte le
competenze legislative e regolamentari riconosciute alle Regioni a Statuto ordinario se siano pi
estese. Le Regioni ad autonomia speciale hanno competenza esclusiva a legiferare nelle materie
indicate negli Statuti. Tale potest primaria limitata da Costituzione e dalle leggi di rango
costituzionale, e da limiti specifici fissati negli Statuti:
le norme fondamentali delle riforme economiche e sociali
i principi generali dellordinamento giuridico
gli obblighi internazionali

Il limite di merito consistente nel rispetto degli interessi nazionali, eliminato negli statuti
ordinari, v ritenuto eliminato anche per le Regioni ad autonomia speciale. A parte la Valle
dAosta, alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome spetta anche una potest
concorrente in materie determinate, e a parte la Sicilia, sempre nelle materie indicate dai
rispettivi Statuti riconosciuta la potest legislativa integrativa della legislazione statale:
potest, dunque, non meramente attuativa bens appunto integrativa, ma che non pu derogare
alla legge statale.
I Regolamenti regionali sono fonti gerarchicamente subordinate alla legge regionale: si ritiene
siano ammissibili quelli di tipo esecutivo ed attuativo. In base allart. 117, comma sesto le
Regioni hanno potest regolamentare nelle materie di potest concorrente e di competenza
residuale regionale, ma lo Stato pu delegare alle Regioni anche su quelle di competenza
esclusiva statale la propria potest regolamentare.
I regolamenti consiliari interni adottati dai consigli regionali per la propria organizzazione ed il
proprio funzionamento, hanno natura simile (ma non del tutto) ai regolamenti parlamentari. In
base allart. 114 Cost. i Comuni, le Province e le Citt metropolitane possono darsi propri Statuti,
inoltre lart. 117 Cost. d loro la potest regolamentare per disciplinare lorganizzazione e lo
svolgimento delle funzioni loro attribuite. La Corte costituzionale con la sentenza n. 246 del 2006
ha stabilito che una volta che la legge regionale abbia attribuito determinate funzioni
amministrative agli enti locali, queste devono essere regolate solo dallente locale.
Le basi della Costituzione
I primi dodici articoli della Costituzione sono norme peculiari, alcuni addirittura principi
supremi, immodificabili. Si possono considerare principi fondamentalissimi della Costituzione il
principio liberale o personalista, il principio democratico ed il principio sociale. Il principio
personalista sancito nellart. 2 della Costituzione, ove si afferma che la Repubblica riconosce e
garantisce i diritti inviolabili delluomo, da determinare, per: sono state prospettate tre possibili
interpretazioni di questa fondamentale disposizione costituzionale:
a) i diritti inviolabili sarebbero solo quelli cos espressamente definiti in Costituzione: es. la
libert personale art. 13
b) inviolabili potrebbero anche essere diritti non espressamente qualificati come tali dalla
Costituzione (art.2)
c) inviolabili potrebbero anche essere diritti non espressamente qualificati come tali dalla
Costituzione, ma che abbiano un fondamento in disposizioni costituzionali, che in
combinazione tra di loro e con lart. 2 Cost., assicurino un sicuro contenuto giuridico a tali
diritti, definiti anche emergenti o nuovi, in quanto trasversali (perch frutto della
combinazione di pi disposizioni costituzionali), od anche impliciti. E' in primis lattivit
interpretativa della Corte costituzionale, che consente lemersione di tali nuovi diritti
dalla Costituzione.
Migliore la concezione di cui alla lettera c) di Modugno. Determinare la inviolabilit o meno di un
diritto significa che esso se tale (inviolabile) sarebbe un "atto rivoluzionario" modificarli con
revisione costituzionale perch principi basilari. Fra inviolabilit e irrivedibilit, comunque, non vi
perfetta coincidenza: una ipotetica revisione anzich sopprimere potrebbe ampliare gli spazi di
libert...lart. 2 Cost., poi, prescrive che i diritti inviolabili sono garantiti anche nelle formazioni
sociali particolarmente favorite dalla Costituzione. Dibattuto il diritto alla vita (emblematico
diritto inviolabile implicito) per il nascituro dal concepimento. La legge sulla procreazione
medicalmente assistita, n. 40 del 2004 va in questa direzione, diversamente, dalla legge n.
194/1978 sulla interruzione della gravidanza. Nellultima parte del testo, infine, lart. 2 Cost.
sancisce ladempimento, questa volta, dei doveri, definiti inderogabili, di solidariet economica
politica e sociale necessari per una comunit statale. Il contenuto del principio democratico
poggia sul principio liberale e di quello di uguaglianza: la libert stessa esige eguaglianza: il
principio democratico sancito nellart. 1 ove lItalia, nazione, viene definita Repubblica scelta
del popolo con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, e dallaltro, connota la elettivit del
capo dello Stato e lispirazione democratica di tutti i pubblici poteri. La Repubblica fondata sul
lavoro (art. 4) e non pi la nascita o il censo, il criterio per distinguere i cittadini in vista del
bene comune. Al secondo comma dellart. 1 Cost. viene affermata la sovranit popolare, che s
potere supremo, ma non illimitato. Il principio sociale trova il suo fondamento nellart. 1 Cost.,

laddove si afferma che la Repubblica fondata sul lavoro, nellart. 4 Cost. che proclama il diritto
al lavoro, nellart. 2 Cost. ove si fa riferimento ai doveri di solidariet sociale ed in particolare nel
secondo comma dellart. 3 Cost., che impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. I pubblici poteri
debbono contrastare le disparit sociali.
Il principio di eguaglianza
Il principio di eguaglianza si fonda sullart. 3 della Costituzione, ed nella XIV disposizione
transitoria e finale che nega il riconoscimento ai titoli nobiliari: la legge ha eguale efficacia ed
obbligatoriet per tutti. Il principio di uguaglianza impone che situazioni uguali siano trattate in
modo uguale, ma anche che situazioni diverse siano trattate in modo diverso ma non
arbitrariamente. Questo il canone su cui si fonda il sindacato di ragionevolezza operato dalla
Corte costituzionale sulle leggi: lart. 3 Cost. vieta discriminazioni per sesso, razza, lingua,
religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Sul principio di parit fra luomo e la
donna ricordare la riforma del diritto di famiglia (legge n. 151/1975), che ha eliminato ogni
disparit fra i coniugi in conformit anche allart. 29 Cost. Sulle discriminazioni razziali va
ricordata la legislazione che punisce chi compie atti di violenza fondati su tali motivi, ma anche
chi promuove convinzioni basate su odio razziale. Circa la lingua, fermo che la lingua ufficiale
della Repubblica litaliano, sono tutelate dall'art. 6 Cost. e dalla normativa ordinaria le
minoranze linguistiche storiche, come anche negli Statuti di Val dAosta e Trentino Alto Adige.
Per il principio di eguaglianza riguardo la religione tenere presente anche gli articoli 7, 8 e 19
Cost. La libert politica permea tutto il testo della Costituzione: con i medesimi limiti, per, della
libert di manifestazione del pensiero ex art. 21 Cost. oppure quello, in base allart. 49 Cost., di
dover con metodo democratico concorrere alla politica nazionale qualora si intenda associarsi
in partiti politici, stante il divieto di ricostituire il disciolto partito fascista. La giurisprudenza
costituzionale, ha chiarito il significato del divieto di discriminazioni sulla base delle condizioni
personali e sociali, affermando che sono ammissibili differenziazioni operate dalla legge secondo
per criteri di razionalit e se riguardino categorie di soggetti e non i singoli. Come da secondo
comma dellart. 3 compito dei pubblici poteri far s che nei fatti possano essere esercitati i
diritti fondamentali di cui al primo comma art.3: non saranno contrarie al principio di eguaglianza
le leggi dirette a creare condizioni di vantaggio per i soggetti socialmente pi deboli. In
questottica si inquadrano quelle misure volte, ad esempio, a favorire il superamento delle
disparit fra uomo e donna nel lavoro (Artt. 51 e 117).
Diritti pubblici soggettivi e diritti fondamentali
I diritti garantiti dalla Costituzione possono essere fatti valere nei confronti della pubblica
autorit sia quando agisce con la capacit di diritto privato che di diritto pubblico. Il cittadino pu
agire anche contro un arresto o una espropriazione illegittimi, garanzia tipica dello Stato di
diritto. Si parla oggi di diritti fondamentali, in origine diritti pubblici soggettivi secondo la
denominazione della relativa teoria elaborata da Jellinek, che affermava che lo Stato pu
decidere di autolimitarsi nellesercizio della sua potest dimpero ed in questo modo vengono ad
esistenza dei rapporti giuridici fra Stato e cittadini e quindi i diritti pubblici soggettivi. Secondo
Jellinek i rapporti stato cittadini sono di quattro tipi:
a) lo status subiectionis: cittadino soggetto al potere pubblico, nessun diritto
b) lo status libertatis: nasce la pretesa che lo Stato non intervenga nella vita dei cittadini o
intervenga solo in certi ambiti e a determinate condizioni, si hanno i diritti di libert
c) lo status civitatis:vsorge la pretesa di pretese positive da parte dello Stato a favore dei
cittadini, diritti sociali
d) lo status civitatis activae: qui i cittadini hanno i diritti politici, determinano la volont dello
Stato. (democrazia) o
Notare la corrispondenza con i principi costituzionali: Titolo I Rapporti civili (status libertatis);
Titoli II e III Rapporti etico-sociali e Rapporti economici (status civitatis); Titolo IV Rapporti politici
(status civitatis activae). Critiche a Jellinek:
1) fondata sulla autolimitazione dello Stato, che quindi, come concede i diritti potrebbe
benissimo sopprimerli

2) i diritti pubblici soggettivi (o fondamentali) sono concepiti come rivolti solo verso lo Stato,
mentre, esprimendo valori e principi assoluti debbono poter operare nei confronti di tutti i
soggetti dellordinamento.
Che cosa si pu dire a proposito di tali critiche:
- sulla prima critica: quando Jellinek elabor la sua teoria la maggioranza degli Stati aveva
una costituzione flessibile, oggi nei regimi democratici i diritti fondamentali sono garantiti
da costituzioni rigide, con controllo di costituzionalit delle leggi: anzi, i diritti
fondamentali sono condizioni a priori dellassetto democratico dello Stato. In realt un
diritto sancito in una costituzione rigida pi difficile ma pu essere cambiato lo stesso.
- sulla seconda critica: certamente quando un ordinamento afferma principi universali
(libert. uguaglianza, solidariet) articolandoli in diritti e doveri, tali principi debbono
informare tutti i rapporti giuridici, sia tra Stato e cittadini che tra cittadini: per non si
possono assimilare le pretese del cittadino verso lo Stato a quelle tra cittadini. Per
esempio, come da giurisprudenza costituzionale, la pubblica autorit non pu discriminare
in ragione della religione, ma una istituzione confessionale non tenuta a mantenere in
servizio insegnanti di religione diversa dalla istituzione (Corte cost. n. 192 del
1972).L'efficacia dei diritti fondamentali verso i privati deve seguire regole fissate dalla
legge, sotto il controllo di costituzionalit. Nella nostra Costituzione, ma anche di altre, le
libert, i diritti sociali e politici, i diritti fondamentali insomma, servono pi che altro,
verso i pubblici poteri.
Quali sono le garanzie dei diritti fondamentali?
Intanto il fatto di essere proclamati in costituzione, rigida o flessibile che sia: se rigida meglio, e
con organi deputati al controllo di costituzionalit delle leggi. Anche la riserva di legge una
garanzia, cos come la riserva di giurisdizione, che si ha quando la Costituzione stabilisce che si
possono adottare provvedimenti restrittivi di un diritto garantito, in base alle norme di legge, solo
dallautorit giudiziaria (es. art. 13 Cost.). I diritti fondamentali sono ora tutelati anche sul piano
internazionale, es . la dichiarazione universale dei diritti delluomo approvata dallONU nel 1948,
o la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti delluomo e delle libert fondamentali del
1950, o gli stessi Trattati comunitari e la Carta dei diritti fondamentali dellUnione europea,alla
cui tutela provvedono organi comunitari.
Libert personale, libert di circolazione e soggiorno, inviolabilit del domicilio
La libert personale ha per oggetto la disponibilit del proprio fisico,diritto risalente alla Magna
Charta libertatum del 1215. Proteggere la libert personale tutelare gli individui dalle
coercizioni materiali, dagli arresti, dalle detenzioni, dalle perquisizioni personali: cio quando si
ha piena disponibilit e controllo del proprio corpo,e nel tempo esteso anche alla libert morale,
di volont e alla dignit personale. Nel nostro ordinamento la libert personale tutelata in
primis dallart. 13 Cost, che ne sancisce l'inviolabilit, essendo uno di quei diritti non vulnerabili
nemmeno con revisione costituzionale. E' la prima delle libert, senza essa nessuna libert. Lart.
13 Cost. assicura due garanzie:
- la riserva assoluta di legge, in base alla quale spetta solo alla legge del Parlamento, o ad
atti ad essa equiparati, stabilire i casi e i modi in cui pu essere limitata la libert
personale
- la riserva di giurisdizione: spetta solo allautorit giudiziaria adottare con atto motivato
provvedimenti restrittivi
Al terzo comma lart. 13 Cost. prevede che in casi straordinari di necessit ed urgenza lautorit
possa adottare provvedimenti restrittivi della libert personale, ma devono essere convalidati dal
giudice entro 48 ore, altrimenti sono revocati. Il comma quarto dellart. 13 Cost. punisce ogni
violenza fisica e morale inferta ai soggetti detenuti. Al quinto comma si demanda alla legge
(norme proc. penale) di stabilire il termine massimo della carcerazione preventiva. Inoltre in base
allart. 111 Cost. tutti i provvedimenti restrittivi della libert personale sono ricorribili in
Cassazione e il codice di procedura penale a certe condizioni contempla il riesame delle
ordinanze che dispongono misure coercitive davanti al cosiddetto tribunale della libert. Lart. 13
Cost. stato interpretato quale fondamento di tutti i diritti della persona (identit personale,
identit sessuale, integrit psicofisica, vita, coscienza, dignit, privacy, etc.). La libert di

circolazione e soggiorno fondata sullart. 16 Cost. , che protegge gli individui dai
provvedimenti che limitano la libert di soggiornare e circolare nel territorio della Repubblica.
importante distinguere le due libert perch in caso di restrizione della libert personale operano
le pi forti garanzie fissate nellart. 13 Cost. L'art.16 a tutela della libert di circolazione e
soggiorno oltre alla riserva di legge non prevede altro: tale riserva di legge, diversamente da
quella dellart. 13 Cost. una riserva relativa di legge. I cittadini sono i titolari di tale diritto con
le relative garanzie, anche gli stranieri ma il legislatore pu limitarlo, esempio prevedendo il
potere della pubblica autorit di espellerli. La condizione giuridica dello straniero regolata in via
generale allart. 10 Cost., che prevede anche la possibilit per gli stranieri di chiedere il diritto di
asilo ed il divieto di estradizione per reati politici (ma in caso di genocidio). Un regime specifico
governa la circolazione dei cittadini UE: la libert di circolazione ricomprende anche il diritto di
fissare la propria residenza o il posto di lavoro, di qui la connessione con lart. 120 Cost. che vieta
alle Regioni di limitare lesercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio
nazionale. Allultimo comma dellart. 16 Cost. si afferma la libert del cittadino di uscire dal
territorio nazionale e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge: il diritto di rientrare appare
assoluto, mentre quello di lasciare il territorio potrebbe essere condizionato ad alcuni obblighi
(passaporto, obblighi familiari, etc.). La libert di emigrazione fondata allart. 35 Cost. La legge
costituzionale n. 1 del 2002 ha abrogato la XIII disposizione transitoria della Costituzione che
vietava lingresso e il soggiorno in Italia agli ex re di Casa Savoia, loro mogli e figli maschi.
Inviolabilit del domicilio
Ai sensi dellart. 14 Cost. il domicilio inviolabile ed ad esso si applicano le medesime garanzie
della libert personale ossia la riserva di legge e la riserva di giurisdizione. L'accezione pi ampia
del domicilio quella allart. 14 Cost, ed inoltre la giurisprudenza costituzionale ha contribuito
alla definizione della nozione di domicilio, includendo ad esempio anche lautomobile. Autorevole
dottrina non condivide tale orientamento. Per domicilio si intende uno spazio separato
dallambiente esterno, di cui il titolare dispone in modo legittimo a titolo privato e ove esercita il
proprio ius excludendi alios ossia il diritto a non farvi accedere altre persone. La giurisprudenza
costituzionale ha stabilito che il legislatore, rispettando i limiti costituzionali, pu individuare
anche altri fini per laccesso della forza pubblica nel domicilio, oltre a quelli espressi nellart. 14,
secondo comma per la tutela dellordine pubblico, della salute ed incolumit delle persone.
Libert di religione
La libert di religione di cui allart. 19 Cost. si inquadra nella pi ampia libert di coscienza. Due
accezioni di religione: una legata alla divinit e una in senso ampio compreso lateismo. All' art.
19 Cost. si parla della prima, come confermato dagli articoli 8 e 20 Cost. La libert di religione ha
limiti: il buon costume (art. 19 Cost) e lordine pubblico, obbligo di osservanza delle regole
fondamentali poste dalle leggi e dalla Costituzione, quindi un rito non pu integrare ipotesi di
reato.Linsegnamento della religione cattolica a scuola facoltativo. In tema di libert di
coscienza la giurisprudenza costituzionale ha concorso ad eliminare nei codici riferimenti alla
divinit ed che alla locuzione lo giuro sia sostituita la locuzione mi impegno, e seguendo il
principio di laicit dello Stato ha dichiarato incostituzionali le disposizioni del codice penale sul
vilipendio della religione cattolica che prevedevano pene superiori a quelle stabilite per le altre
religioni. Connessa alla libert di religione l'obiezione di coscienza, che oppone al rispetto delle
leggi l'osservanza di precetti della propria religione o di proprie convinzioni coscienziali. Bisogna
bilanciare: esempio operato dal legislatore e assoggettato al controllo della Corte sono la
disciplina sul servizio civile invece del militare (non pi obbligatorio) e la possibilit per i medici,
a certe condizioni, di scegliere di non praticare aborti previsti dalla legge. Non sempre per il
valore della coscienza prevale: infatti il giudice chiamato ad autorizzare la madre minorenne ad
interrompere la gravidanza, se sussistono i presupposti di legge, deve autorizzare. Per il piano
collettivo, e non solo individuale, della libert di religione vanno tenuti presente gli artt. 7 e 8
Cost.: lart. 7 Cost. statuisce che Stato e Chiesa cattolica sono indipendenti e sovrani nei
rispettivi ordini e che i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Lart. 8 Cost. afferma che
le diverse religioni sono egualmente libere davanti alla legge e che i rapporti con le confessioni
diverse da quella sono regolati con legge, ossia con atto unilaterale dello Stato italiano, sulla
base per di intese con le relative rappresentanze. Dunque i Patti Lateranensi del 1929 non sono

stati costituzionalizzati: lo stato il principio concordatario, che i rapporti fra Stato e Chiesa
debbono essere regolati consensualmente. Per questo la modifica dei Patti unilaterale esige il
procedimento di revisione costituzionale, quindi le norme di esecuzione dei Patti hanno una
particolare copertura costituzionale, potendo derogare a norme costituzionali, semprech non
esprimano principi supremi. Nel 1984 stato stipulato un accordo di modificazione del
concordato del 1929, eseguito con la legge n. 121 del 1985: la religione cattolica non pi la
religione di Stato, e sono state introdotte alcune modifiche anche riguardo al matrimonio detto
appunto concordatario. Insegnare la religione cattolica nelle scuole pubbliche ora facoltativo.
Per gli altri culti, pare sia ancora in vigore la legge n. 1159 del 1929 sui culti ammessi, della
quale per alcune parti sono state dichiarate incostituzionali. La disciplina di tale legge
riguarderebbe ora i culti che non hanno raggiunto unintesa con lo Stato ai sensi dellart. 8 Cost. ,
e quelli ammessi che non appaiono confessioni in senso stretto. Le leggi esecutive delle intese
sono norme atipiche poich non possono essere derogate da leggi ordinarie non precedute da
intese e, diversamente da quelle esecutive dei Patti Lateranensi, non possono derogare a norme
costituzionali. Lart. 20 Cost. esclude limitazioni o gravami di varia natura in ragione della natura
confessionale di un ente: vale non solo per le istituzioni o associazioni cattoliche ma anche per
tutte. Si ricordi anche che la Corte costituzionale ha dichiarato il principio di laicit principio
supremo del nostro ordinamento con la sentenza n. 203 del 1989: non esiste una religione di
Stato, che non aderisce a nessun culto e si pone quale garante della libert di coscienza dei
cittadini, preoccupandosi di regolare consensualmente i rapporti fra Stato e religioni.
Libert di manifestazione del pensiero
La libert di manifestazione del pensiero, connessa con la libert di religione, un diritto legato
al pieno svolgimento della personalit umana e che incide sullassetto democratico. Oggetto di
tale diritto sono le comunicazioni al pubblico del proprio pensiero: non sono garantite le
manifestazioni di pensieri altrui, di pensieri oggettivamente falsi oppure di stati danimo non
considerabili pensiero: questi altri tipi di manifestazioni non sono vietati, ma il legislatore, stante
ragionevolezza, pu vietarli. Lart. 21 Cost. dichiara che tutti hanno il diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero con lo scritto, la parola e con ogni mezzo di diffusione, se
disponibile,per cui bisogna ridurre le limitazioni alluso e non creare monopoli, anche per i titolari
di organi pubblici. Esempio la radiotelevisione, materia oggetto di diversi interventi normativi
approdati nella legge Gasparri n. 112/2004, su cui basato il Decreto legislativo n. 177 del
2005 (Testo Unico radiotelevisione). Limiti alla libera manifestazione del pensiero: il buon
costume (art 21 ed altri) che riguarda la decenza ed il comune senso del pudore. Sui limiti
impliciti anzitutto lonore, ricavabile dallart. 3 Cost., poi la riservatezza da norme costituzionali
su libert anche morale degli individui, inviolabilit del domicilio e della corrispondenza, libert di
religione ed i diritti di famiglia. La riservatezza tutelata anche dal Decreto legislativo n.
196/2003, il Codice in materia di protezione dei dati personali che garantisce i dati sensibili
sulla salute, la religione, opinioni politiche, sfera sessuale o le origini razziali: su ci vigila il
Garante per la protezione dei dati personali. Essendo libera la manifestazione dei pensieri
propri e non di quelli altrui, sono legittimi diversi tipi di segreto: da quello dufficio a quelli su
documenti o invenzioni. Per la salvaguardia di interessi pubblici sono ammessi i divieti di
pubblicazione di determinati atti prescritti dal codice di procedura penale o dal codice penale ed
il segreto di Stato. Per la giurisprudenza costituzionale anche lordine pubblico, per la dottrina no.
Lordine pubblico contemplato espressamente dall art. Cost. 117 come materia di potest
legislativa statale, nel senso di ordine pubblico materiale, che vieta le manifestazioni che
mettono in concreto pericolo lordine pubblico e non quelle solo potenzialmente idonee a
turbarlo. Nellart. 21 Cost. affermata la libert di stampa, che non pu essere soggetta ad
autorizzazioni o censure, cio provvedimenti preventivi: la magistratura pu intervenire solo
dopo laccertamento di avvenuta violazione, ma Il terzo comma dellart. 21 Cost. prevede che
con atto motivato lautorit giudiziaria possa sequestrare gli stampati in caso di delitti indicati
espressamente nella legge sulla stampa (violazione norme sulla indicazione dei responsabili). Al
quarto comma dellart. 21 si ammette il sequestro della stampa periodica quando vi sia assoluta
urgenza: eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria che immediatamente, ed entro 24 ore
devono fare denuncia allautorit giudiziaria pena revoca per stampati osceni o di apologia del
fascismo. Il quinto comma dellart. 21 Cost. obbliga a rendere noti i mezzi di finanziamento della

stampa periodica, su cui vigila lAutorit per le garanzie nelle comunicazioni. La manifestazione
del pensiero comprende la libert di informare, diversa dal diritto di informazione limitate da
interessi fondamentali come la sicurezza dello Stato, la persecuzione dei reati, la gestione delle
relazioni internazionali o di crisi finanziarie. Il principio generale di pubblicit si attua secondo
scelte effettuate dal legislatore: esempio il diritto allaccesso ai documenti amministrativi
previsto dalla legge n. 241 del 1990 e successive. La libert di informazione comprende anche
quella di non informare, quindi perplessit sulla par condicio, che impone ai soggetti pubblici e
privati di garantire in occasione delle elezioni o di referendum parit di trattamento alle diverse
forze politiche nei programmi di informazione e comunicazione politica: visto che questi soggetti
sono obbligati a diffondere anche contenuti dai quali magari si trovano a dissentire, limposizione
legale pare legittima solo se si concreti in un dovere di ufficio per chi esercita una funzione
pubblica o sia incaricato di un pubblico servizio e non se interessi priv ati.
Libert e segretezza delle comunicazioni, libert di riunione, libert di associazione
Lart. 15 Cost. garantisce la libert e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di
comunicazione come inviolabili. Per comunicazione sintende la trasmissione di un messaggio a
certi destinatari. Non usando mezzi (es. la radio), con cui si comunica un numero indeterminato
di persone: chi riceve una comunicazione non diretta a lui tenuto a non divulgarne il contenuto.
Il messaggio una volta giunto a destinazione, protetto dall'art. 15 Cost., non passando da
comunicazione a mero documento, dalle norme del diritto dautore o dal principio di
riservatezza secondo l'intenzione del mittente e destinatario, o se ne intervenga la morte. Le
garanzie nellart. 15 Cost. sono la riserva di legge e la riserva di giurisdizione: la limitazione delle
comunicazioni, pu avvenire solo per atto motivato dellautorit giudiziaria con le garanzie
stabilite dalla legge e la legge deve fissare precise garanzie, ora incluse nel codice di
procedura penale (sequestri di pacchi o lettere presso gli uffici postali; intercettazioni
telefoniche) e nel decreto legislativo n. 259/ 2003, il Codice delle comunicazioni elettroniche. La
Costituzione non contempla ipotesi eccezionali in cui lautorit di pubblica sicurezza possa
intervenire preventivamente, ma lart. 353 c.p.p. prevede che in certe condizioni la polizia possa
ordinare alle poste la sospensione dellinoltro della corrispondenza diretta allimputato o se
collegata al reato. La libert e segretezza delle comunicazioni garantita a tutti ma con
limitazioni per certi soggetti: infermi di mente, i detenuti, i falliti.
La tutela della libert di riunione recata dallart. 17 Cost.
Una riunione la presenza contemporanea di pi persone in un medesimo luogo a seguito di
accordi o di un invito: i cortei, le cerimonie religiose, i ricevimenti, gli spettacoli. Non sono
riunioni le file, gli agglomerati di persone, i capannelli di curiosi. Le riunioni in luogo pubblico non
organizzate prima sono assembramenti. Tutte le riunioni debbono svolgersi pacificamente e
senzarmi: nessun preavviso richiesto per quelle in luoghi privati o aperti al pubblico, mentre
necessario darlo allautorit per le riunioni in luogo pubblico, vietabili soltanto per comprovati
motivi di sicurezza e incolumit pubblica. Il luogo privato quello cui si accede solo se invitati o
col consenso di chi ne dispone: luogo aperto al pubblico quello cui pu accedere chiunque a
determinate condizioni, esempio col biglietto, come un ristorante o un teatro. Il luogo pubblico
quello destinato ad uso pubblico: una piazza, via, il lido del mare. Lart. 17 Cost. garantisce la
libert di riunione, non se potrebbe mettere in pericolo lordine pubblico, vietabili solo per
comprovati motivi di sicurezza e incolumit pubblica. Il rimedio a situazioni di pericolo nelle
riunioni in luogo privato o aperto al pubblico lo scioglimento delle stesse. La legge pu vietare
e sciogliere riunioni organizzate per fini contrari alla Costituzione, contro la salute, libert di
circolazione e soggiorno. Per alcuni non si possono sciogliere riunioni in luogo pubblico non
preavvisate, a meno di comprovati motivi di sicurezza e incolumit pubblica, allautorit va
dato un preavviso e non richiesta una autorizzazione: per altri si, mancando un presupposto (il
preavviso) stabilito dalla Costituzione. Il mancato preavviso ipotesi di reato di cui rispondono i
promotori della riunione, (art. 18 del Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza). Limitazioni
del diritto di riunione per certe categorie, esempio i militari, e disposizioni specifiche per il diritto
di assemblea degli studenti nelle scuole superiori e dei lavoratori nel luogo di lavoro. La libert di
associazione fonda nellart. 18 Cost., diversa dalla riunione perch non esige la compresenza di
molti in un luogo, ma lassunzione del vincolo giuridico di cooperare per un fine comune.

Elementi dellassociazione sono: la pluralit di soggetti, uno statuto od un sistema di norme non
scritte regolino le condotte degli associati, unorganizzazione per lo scopo comune. I cittadini
possono associarsi liberamente, senza autorizzazione, per i fini non vietati ai singoli dalla legge
penale. La libert di associazione contempla anche il diritto di non associarsi: ci sono anche
associazioni coattive (ad esempio i consorzi di bonifica) per la tutela di un interesse pubblico, e
chi abilitato da legge pu far valere il suo diritto a partecipare allassociazione. Ovviamente si
entra ed anche esce liberamente dalle associazioni, che come formazioni sociali, debbono
rispettare i diritti inviolabili delluomo (art. 2 Cost), ma che non devono essere per internamente
democratiche, come invece previsto nei sindacati (39 Cost.). Sono vietate le associazioni segrete
e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici tramite organizzazioni militari. Le
associazioni di carattere militare (d.leg.43/1948) sono le associazioni con inquadramento in
corpi, reparti o nuclei con disciplina e ordinamento gerarchico simil-militari, eventuali gradi e
uniformi e organizzazione atta anche allimpiego collettivo in azioni di violenza o minaccia. Il
divieto di costituire associazioni segrete stato attuato con la legge n. 17/ 1982: si considerano
associazioni segrete, come tali vietate dallart. 18 Cost., quelle che, anche allinterno di
associazioni palesi, occultando la loro esistenza, ovvero tenendo segreti congiuntamente finalit
o attivit sociali, ovvero rendendo sconosciuti in tutto o in parte ed anche reciprocamente i soci,
svolgono attivit diretta ad interferire sullesercizio delle funzioni di organi costituzionali, di
amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici,
non ch di servizi pubblici essenziali allinteresse nazionale.
Il diritto di associazione in partiti politici
I partiti politici, in Italia, hanno veste giuridica di associazioni private non riconosciute tramite cui
i cittadini concorrono a determinare la politica nazionale, formare la volont popolare, e
l'indirizzo politico dello Stato. Ovviamente essendo un diritto politico (art. 49) si pu partecipare
o meno ai partiti, che comunque possono rifiutare l'adesione verificati preventivamente i requisiti
di dignit individuale e di condivisione ideale, essenziali per il progetto politico da realizzare.
L'unico limite costituzionale all'associazione in partiti di riorganizzazione in qualsiasi forma del
partito fascista". Alcuni hanno limitazioni di partecipazione ai partiti: magistrati, militari in
servizio, diplomatici, funzionari ed agenti di polizia (art. 98 Cost.). Per i giudici della Corte
costituzionale e per i membri del CSM limitazioni sullo svolgimento di attivit inerenti un partito
politico. I cittadini non nei partiti hanno pari dignit politica. L'attivit deve svolgersi con metodo
democratico nell'azione esterna e per alcuni giuristi, anche nellordinamento interno dei partiti.
Forme di referendum
Al referendum abrogativo di cui allart. 75 Cost. stata data attuazione con la legge n. 352/1970.
Esempio di strumento di democrazia diretta serve ad abrogare una legge o parte di essa, ma pu
assumere un preciso significato politico: es. quello del 1974 sulla legge sul divorzio, o sull'aborto
o sulla legge elettorale. Il referendum pu interessare solo leggi o atti aventi valore di legge,
deve essere richiesto da cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali con domanda
depositata nella cancelleria dellUfficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione
entro il 30 settembre tranne lanno anteriore alla scadenza del Parlamento e nei sei mesi
successivi alle elezioni (per evitare sovrapposizione tra referendum ed elezioni). LUfficio centrale
per il referendum entro il 15 dicembre verifica la conformit della richiesta alle norme in vigore:
verifica legittimit e numero firme o delle deliberazioni consiliari con un controllo di legittimitregolarit, mentre la Corte costituzionale giudica l'ammissibilit del referendum. LUfficio
centrale inoltre concentra eventualmente i quesiti se vogliono abrogare il medesimo contenuto
normativo, verifica che tale atto sia effettivamente una legge o atto con valore di legge e se sia
ancora in vigore. In caso negativo chiude le operazioni referendarie. Se intervengono modifiche
normative, per prassi, lUfficio centrale coopera con i promotori del referendum per correggerlo.
Come da sentenza costituzionale n. 68 del 1978, lUfficio centrale, se durante liter referendario il
Parlamento approva modifiche meramente cosmetiche alla legge discussa o la abroga e ne
approva una nuova equivalente, trasferisce il quesito referendario sulla nuova legge. Inoltre
lUfficio centrale elabora una formulazione sintetica del quesito referendario da apporre sulla
scheda per facilitare il voto. Se lUfficio centrale presso la Corte di cassazione approva, si va al
giudizio di ammissibilit alla Corte costituzionale (legge cost. 1/1953), che decide con sentenza

entro il successivo 10 febbraio. Dalla sentenza 16/1978 la Corte ha individuato oltre a quelli
espressi (leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare
trattati internazionali) anche limiti impliciti allammissibilit del referendum. Se dichiarato
ammissibile il referendum i cittadini con diritto di elettorato attivo per la Camera possono votare
in una domenica tra il 15 aprile ed il 15 giugno (voto rinviabile se scioglimento anticipato
Camere): come da art. 75, valida la votazione con un quorum partecipativo del 50%+1 aventi
diritto. Se viene approvato dal popolo, il PdR con proprio decreto dichiara lavvenuta
abrogazione: se la richiesta invece respinta, non riproponibile per cinque anni. Teoricamente
le Camere possono non rispettare lesito referendario, ripristinando la normativa abrogata. La
Corte costituzionale ha affermato che le Camere possono modificare, correggere o integrare la
disciplina di risulta, ma non prolungare gli effetti della disciplina abrogata in via referendaria
(sent. n. 32/1993). Il referendum costituzionale previsto dallart. 138 Cost., non abolisce una
legge esistente, ma conta per l'approvazione di una legge costituzionale o di revisione
costituzionale: se nella seconda deliberazione delle due Camere non si raggiunge la maggioranza
dei due terzi, ma solo la maggioranza assoluta, entro tre mesi dalla pubblicazione (sulla Gazzetta
Ufficiale) della legge costituzionale, cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali o 1/5 dei
membri di ciascuna Camera possono chiedere il referendum sulla legge costituzionale: non
essendo chiuso il procedimento della legge approvata a maggioranza assoluta, in Gazzetta
Ufficiale viene pubblicato un progetto di legge costituzionale, che diverr legge
costituzionale se niente referendum o bocciato al voto. Pubblicazione anomala per far
conoscere il progetto di legge costituzionale a chi pu chiedere referendum, che :
- eventuale, se in seconda deliberazione si ha la maggioranza dei due terzi non pu essere
richiesto
- facoltativo, se non richiesto entro tre mesi, il progetto si intende approvato
- oppositivo: non richiede quorum partecipativo, serve alle minoranze parlamentari per
appellarsi al popolo cercando di impedire lapprovazione definitiva del testo approvato dalla
maggioranza parlamentare, tutelando la Costituzione.
La richiesta di referendum sottoposta al solo controllo dellUfficio centrale per il referendum
presso la Corte di cassazione, e viene indetto dal Presidente della Repubblica: la legge
costituzionale approvata solo con la maggioranza dei voti validi, esclusi quelli nulli e le schede
bianche, e viene poi promulgata dal PdR, altrimenti la legge costituzionale non viene approvata.
Prima della legge che ha attuato listituto referendario, si sono approvate leggi costituzionali solo
con i due terzi delle camere in seconda deliberazione. Solo un referendum costituzionale: sulla
legge costituzionale 3/2001. Altro sono i referendum obbligatori previsti dalle leggi costituzionali
n. 1/1993 e 1/1997: necessario celebrarli dopo le procedure di revisione stabilite da tali leggi in
deroga allart. 138 Cost. Questi referendum mai svolti. La Costituzione prevede anche altri tipi di
referendum: il primo comma art. 123 Cost. prescrive che sia lo Statuto regionale a regolare il
referendum regionale, consultivo o abrogativo, su leggi e provvedimenti amministrativi della
Regione e si cita il referendum che eventualmente pu celebrarsi nell'approvazione dello Statuto.
Ma quale la fonte idonea a disciplinare tale referendum ex art. 123, terzo comma, Cost.:
ovviamente non lo Statuto..nella prassi alcune Regioni hanno approvato una legge regionale che
regola tale referendum: i nuovi Statuti poi approvati, in relazione al referendum sullo Statuto
regionale, hanno fatto rinvio alla legge regionale. La dottrina aveva anche proposto per la prima
approvazione dei nuovi Statuti, di disciplinare il referendum sullo Statuto regionale con legge
dello Stato. In Costituzione anche i referendum territoriali da celebrarsi in occasione della
ridefinizione delle circoscrizioni territoriali di Regioni o di enti locali (artt. 132 e 133 Cost.). La
consultazione referendaria nelle ipotesi di cui allart. 132 Cost. obbligatoria ed vincolante,
mentre per il caso dellart. 133 solo obbligatoria, ma non vincolante, pur avendo significato
politico la scelta delle popolazioni".
Il Parlamento
Il Parlamento composto di due Camere: la Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica.
Esercitano la funzione legislativa e quella di controllo politico del Governo: il nostro sistema
parlamentare detto a bicameralismo perfetto, Camere con medesimi poteri e stesso piano
costituzionale. Le Camere rappresentano il popolo che esprime tramite esse la propria volont,
con ruolo costituzionale centrale visto che la sovranit appartiene al popolo.Al Parlamento spetta

il potere di revisione costituzionale (Art. 138), l'elezione del PdR che pu essere messo in stato di
accusa,il voto sulla fiducia al Governo, e ne pu provocarne le dimissioni: il Parlamento inoltre
elegge un terzo dei giudici della Corte costituzionale nonch un terzo dei membri del Consiglio
Superiore della Magistratura.
Stante il bicameralismo perfetto, vi in ogni modo qualche differenza organizzativa fra le due
Camere:
- elettorato attivo della Camera sono i cittadini maggiorenni e passivo i cittadini di almeno
25 anni: al Senato elettorato attivo almeno di 25 anni, passivo i cittadini di almeno 40 anni
(artt. 56 e 58 Cost.)
- in base allart. 57 Cost. il Senato eletto su base regionale: in base agli artt. 56 e 57 Cost.
parte dei seggi di Camera e Senato ad eletti dai cittadini residenti allestero nella
circoscrizione Estero
- 630 deputati e 315 senatori pi quelli a vita e di diritto (ex Pdr, art. 59 Cost.).
Il Parlamento in seduta comune un organo costituzionale a s, formato nei casi da Costituzione
per certe funzioni (elettive o accusatoria): presieduto dal Presidente della Camera, e anche il
suo Ufficio di Presidenza quello della Camera (art. 63, secondo comma Cost.). Ci si interrogati
se sia un collegio perfetto, in cui si discute e poi vota, o imperfetto, ove si vota soltanto, e
dipende dalla funzione esercitata: sulla messa in stato di accusa del PdR si discute anche,
mentre per lesercizio delle funzioni elettive non sempre. Per essere eletti al Parlamento bisogna
avere certi requisiti: la Costituzione fissa solo let, per i casi di ineleggibilit (mancanza requisiti
per elettorato passivo) e incompatibilit (per titolari di funzioni non conciliabili) lart. 65 Cost.
rinvia alla legge. Chi ha incompatibilit deve scegliere la carica da conservare e lasciare laltra.
Le cause di ineleggibilit sono previste dal T. U. n. 361/1957: non eleggibili coloro che in forza
dellufficio che ricoprono, potrebbero ingenerare una indebita influenza sugli elettori o chi legato
da rapporti economici con lo Stato non eserciterebbe il mandato parlamentare in piena libert.
Esempi i presidenti di Giunta provinciale, i sindaci di citt con pi di 20000 abitanti, alti
funzionari, magistrati, diplomatici, impiegati di un governo straniero, generali, ammiragli, gli
ufficiali superiori esercito. Alcune cause di incompatibilit sono indicate dalla Costituzione:
incompatibili le cariche di deputato e senatore, quella di parlamentare con quella di PdR, di
giudice della Corte costituzionale, di consigliere regionale, di membro del CSM, e quella di
componente del CNEL. Incompatibili inoltre i membri di assemblee legislative, organi esecutivi o
assemblee regionali di Stati esteri. Ciascuna camera disciplina la propria organizzazione,
funzionamento (incluso processo formazione legge) con i regolamenti parlamentari (art. 72 Cost.)
approvati a maggioranza assoluta (art 64). I regolamenti parlamentari non sono atti con forza di
legge e non possono essere sindacati per indipendenza delle Camere,potrebbero esserlo solo in
sede di conflitto di attribuzione se pregiudicassero le attribuzioni di altro potere dello Stato. La
verifica dei poteri consiste nella spettanza alle camere di giudicare i titoli di ammissione dei loro
membri (art. 66 Cost.): effettuata prima da un apposita Giunta nominata dal Presidente
dellAssemblea, e dell Assemblea. La verifica dei poteri un istituto, cos come il principio degli
interna corporis, per tutelare il Parlamento da ingerenze esterne. Le Camere hanno inoltre
autonomia contabile ed approvano autonomamente il proprio bilancio gestendosi i fondi, hanno
autonomia organizzativa e regime di autodichia (decide delle controversie fra s ed i propri
dipendenti): immunit della sede, potere di mantenere lordine interno ai Presidenti delle due
Camere, e la forza pubblica non pu entrare se non per ordine del Presidente dellAssemblea. Vi
sono norme a tutela del prestigio e dellindipendenza delle Camere. All' art. 68 le immunit
parlamentari (nel 1993 abolita lautorizzazione a procedere): i parlamentari non possono essere
chiamati a rispondere per le opinioni ed i voti espressi nellesercizio delle loro funzioni
(insindacabilit) sia in sede penale, civile, amministrativa, disciplinare e per le ipotesi
contemplate nella norma, anche dopo la scadenza del mandato. Difficile dire quando i
parlamentari siano effettivamente nellesercizio delle funzioni: durante i lavori parlamentari si
parla di esercizio delle funzioni parlamentari, ma per atti compiuti allesterno del recinto delle
Camere (atti extra moenia) la Corte costituzionale ha stabilito spetti alle Camere stesse decidere
sui casi concreti, riservandosi la potest di controllare in sede di conflitto di attribuzione fra
poteri, promosso eventualmente dallautorit giudiziaria (sent. 1150 del 1988). Dal 2000, con le
sentenze n. 10 e 11, l'indirizzo che vi sia nesso fra le opinioni espresse fuori dalle Camere e le
funzioni parlamentari se vi sia identit sostanziale di contenuto. Lart. 68, primo comma, Cost.

ha disciplina dattuazione nella legge n. 140 del 2003. Al secondo comma dellart. 68 Cost. si
trova linviolabilit dei parlamentari, per tutelare la loro libert personale da provvedimenti
dellautorit giudiziari: prima autorizzazione a procedere, oggi lautorit giudiziaria deve
richiedere lautorizzazione per il compimento di singoli atti (autorizzazioni ad acta), e per poter
intercettare le comunicazioni dei membri del Parlamento. Il secondo e terzo comma art. 68 Cost.
sono stati attuati con la citata legge n. 140 del 2003, che include la discussa disciplina delle
cosiddette intercettazioni indirette disposte sulle comunicazioni di una persona comune che
per si trovi a parlare con un membro del Parlamento con sentenza n. 390/2007 la Corte ha
giudicato vietate queste intercettazioni e disposto siano distrutte. Per le delibere di
insindacabilit e le autorizzazioni il procedimento interno alle Camere prescrive lintervento della
Giunta delle autorizzazioni alla Camera e la Giunta delle elezioni e delle immunit parlamentari
al Senato, nonch dell Assemblea. La legge 124/2008 ha reintrodotto la sospensione dei
processi penali per il PdR, Presidente del Senato, della Camera e Presidente del Consiglio dei
Ministri ma come la precedente del 2003 stat dichiarata incostituzionale. L'art. 67 Cost.
sancisce il divieto di mandato imperativo per i parlamentari, sia verso elettori che partiti. Lart.
69 Cost., stabilisce che ai parlamentari spetti unindennit per legge. Struttura interna delle
Camere: al Presidente dellAssemblea compete la direzioni dei lavori, la rappresentanza dell
Assemblea, la esternazione della sua volont, il controllo della attivit parlamentare ed i poteri di
polizia, oltre alle funzioni stabilite direttamente in Costituzione: convocazione dell Assemblea,
consultazioni da parte del Capo dello Stato prima dello scioglimento Camere. Il Presidente
Camera convoca e presiede il Parlamento in seduta comune, mentre quello del Senato
supplente del PdR in caso di sua assenza o impedimento. Il Presidente coadiuvato dai
parlamentari membri dellUfficio di Presidenza del Senato: vice-presidenti, questori e segretari. I
gruppi parlamentari sono la versione istituzionale dei partiti in Parlamento, cui i parlamentari
debbono necessariamente aderire: per costituire un gruppo al Senato sono necessari dieci
senatori e alla Camera venti deputati. I gruppi designano i membri delle commissioni , cui
partecipano i membri dei gruppi parlamentari: essenziali nel procedimento legislativo. I membri
delle Giunte sono nominati dal Presidente dellAssemblea: alla Camera operano: la Giunta per il
regolamento, quella per le autorizzazioni, la Giunta delle elezioni e il Comitato per la legislazione.
Al Senato: la Giunta per il regolamento e la Giunta delle elezioni e delle immunit parlamentari.
Possono inoltre essere istituite Commissioni speciali, Commissioni bicamerali e Commissioni
dinchiesta. Lart. 126 Cost. prevede inoltre la Commissione bicamerale per gli affari regionali. Le
Camere durano 5 anni, salvo scioglimento anticipato del PdR ai sensi dellart. 88 Cost. Lart. 61
Cost. stabilisce che finch non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle
precedenti (prorogatio) da non confondere con la proproga (art.60) per legge e solo in caso di
guerra. Con la prorogatio solo mantenuti i poteri delle Camere scadute per continuit: nel caso
di proroga invece cambia la durata delle camere. La prorogatio cessa quando la nuova Camera
pu essere convocata, e durante essa si possono compiere atti urgenti e indifferibili (es. la
conversione dei decreti legge), ma non atti che potrebbero essere posti in essere dalle nuove
Camere. Se le Camere sono sciolte o a meno di tre mesi dalla loro cessazione non possono
eleggere il PdR, i cui poteri sono prorogati sino al suo successore nominato dalle nuove Camere
(art. 85 Cost.). Ciascuna Camera pu essere convocata in via straordinaria su iniziativa del
proprio Presidente, di un terzo dei componenti o del PdR: se convocata in via straordinaria una
camera lo anche laltra (art. 62 Cost.). La Costituzione contempla due ipotesi di convocazione
straordinaria: per la conversione di un decreto legge (art. 77 Cost.), per la presentazione del
Governo per ottenere la fiducia (art. 94). Ai sensi dell art. 64 le deliberazioni di ciascuna
camera e del Parlamento non sono valide se non presente la maggioranza dei loro componenti,
e se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo maggioranza speciale per
Costituzione: il numero legale (met + 1 dei componenti) presunto salvo verifica. La
Costituzione prevede ipotesi in cui non basta la maggioranza semplice: esempio lapprovazione
dei regolamenti parlamentari (art. 64) o lapprovazione delle leggi costituzionali (art. 138 Cost.):
gli stessi regolamenti parlamentari prevedono diversi casi in cui serve maggioranza superiore a
quella semplice. Alla camera gli astenuti contano come assenti, al Senato come contrari. Riunioni
delle Camere e del Parlamento in seduta comune sono pubbliche, a meno che non decidano di
riunirsi in seduta segreta (art. 64). In base allart. 70 Cost. la funzione legislativa esercitata
collettivamente dalle due Camere, oggi solo sulle materie di cui allart. 117 Cost. Liniziativa

legislativa (presentare progetti di legge) spetta a ciascun parlamentare, al Governo, ai Consigli


Regionali, al CNEL, al popolo tramite proposta di un progetto sottoscritto da almeno
cinquantamila elettori. Lart. 71 Cost. stabilisce che con legge costituzionale possibile conferire
liniziativa legislativa anche ad altri soggetti. Anzitutto liniziativa governativa che presenta
disegni di legge governativi da approvare a maggioranza attuando il programma di governo,
oltre a iniziative riservate al Governo, esempio disegni di legge finanziaria, di conversione dei
decreti legge, ratifica di trattati internazionali, leggi sui bilanci o i rendiconti consuntivi. I
Regolamenti parlamentari prevedono "corsie preferenziali per i disegni di legge governativi. All'
iniziativa segue listruttoria: i progetti di legge vengono discussi dalla commissione permanente
competente per materia per poi riferire allAssemblea tramite relazione. In commissione possono
anche essere richiesti pareri, facoltativi, obbligatori o vincolanti, ad altre commissioni per
consulenza. In Assemblea poi si discute e vota il progetto di legge articolo per articolo fino
allapprovazione finale (art. 72 Cost.), salvo emendamenti. Lart. 72 Cost. prevede, oltre al fatto
che i regolamenti parlamentari prevedano procedimenti abbreviati per i disegni di legge urgenti,
e che i disegni di legge siano approvati anche tramite procedimento decentrato direttamente in
Commissione che opera in sede deliberante o legislativa. Tali disegni di legge possono essere
rimessi in Aula, per essere discussi e votati o solo per lapprovazione finale se lo richiedano il
Governo, 1/10 dei parlamentari o Senatori o un quinto dei componenti della Commissione, oltre a
casi di rimessione automatica. Lart. 72, quarto comma, indica i disegni di legge che vanno solo
approvati con il procedimento ordinario: quelli in materia costituzionale ed elettorale, di
delegazione legislativa, di ratifica trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi,
per cui si parla di riserva di Assemblea. I Regolamenti parlamentari prevedono che le
Commissioni possano operare anche in sede redigente, formulando la versione definitiva degli
articoli, che lAssemblea approva. I progetti di legge approvati da una camera vengono trasmessi
allaltra ove vengono nuovamente discussi e approvati in Commissione e in Aula o nella sola
Commissione. Approvato il progetto in identico testo dalle due camere, questo viene trasmesso
al PdR che promulga la legge, efficace dal 15 giorno dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale,
salvo diversi termini di legge. Il PdR pu rinviarlo alle camere. Se una Camera approva degli
emendamenti, il testo viene trasmesso alla prima Camera perch lo approvi nuovamente. Per
l'approvazione della legge di bilancio e connesse sono coinvolte la commissione bilancio e tutte
quelle permanenti che predispongono relazioni secondo competenza, da allegare a quella della
commissione bilancio. La manovra elaborata dal Governo resta nella sostanza inalterata e
lapprovazione interviene entro il 31 dicembre per evitare l esercizio provvisorio (legge n.
196/2009). Il procedimento di conversione dei decreti legge diverso dalle altre leggi: prima alla
Camera, il Comitato per la legislazione esprime parere non vincolante sul rispetto dei requisiti di
legge, mentre al Senato la Commissione Affari costituzionali esprime il parere sui presupposti
stabiliti dallart. 77 Cost. Se il parere della Commissione negativo o se lo richiedono un decimo
dei senatori la decisione rimessa allAssemblea, che approva o no. La legge su amnistia ed
indulto (art. 79 Cost.) approvata con la maggioranza dei due terzi di ciascuna Camera.
Lamnistia estingue il reato e preclude lazione penale e, in caso di condanna, cessa lesecuzione
pena: con lindulto, invece, viene condonata in tutto o in parte la pena ai condannati per un certo
reato. Simile allindulto, ma individuale la grazia concessa dal PdR.
Del procedimento di revisione costituzionale ex art. 138 Cost., giova ora precisare che:
- riguardo la doppia deliberazione, i regolamenti parlamentari hanno deciso che dopo la
deliberazione della prima Camera, mentre decorrono i tre mesi, intanto pu deliberare per
la prima volta la seconda Camera
- in seconda deliberazione dalla discussione generale si passa alla discussione finale, non
articolo per articolo
Funzioni non legislative delle Camere: quella di indirizzo politico connessa a quella legislativa:
vi sono in particolare le leggi di indirizzo politico quali la legge di autorizzazione alla ratifica dei
trattati internazionali e quelle di approvazione del bilancio ex art. 81 Cost. Tipici atti di indirizzo
politico sono le mozioni con cui il Parlamento accorda o revoca la fiducia al Governo, oltre alle
risoluzioni, gli ordini del giorno ecc. Gli atti di indirizzo politico servono ad un controllo,
soprattutto in atti quali lapprovazione del rendiconto generale dello Stato, lesame della
relazione della Corte dei Conti sulla gestione degli enti sovvenzionati dallo Stato e lesame dei
decreti registrati con riserva dalla Corte dei Conti. Tipici atti della funzione ispettiva delle Camere

sono: le interrogazioni, le interpellanze, le inchieste e le indagini conoscitive. Le indagini


conoscitive, promosse dalle commissioni, servono ad acquisire informazioni e documenti utili
allattivit delle Camere, e le commissioni possono invitare chiunque sia utile. Le inchieste
parlamentari, invece, in base allart. 82 Cost. vertono su materie di pubblico interesse, con
apposite Commissioni dinchiesta che operano con gli stessi poteri e limitazioni dellautorit
giudiziaria: possono essere sia monocamerali che bicamerali, istituite con legge, ma anche con
atti bicamerali non legislativi. A fine inchiesta si deposita la relazione redatta dalla Commissione.
Vanno infine ricordate alcune commissioni bicamerali che svolgono funzioni dindirizzo politico,
consultive e ispettive quali: la commissione per lindirizzo generale e la vigilanza dei servizi
radiotelevisivi, la commissione per il controllo sulle nomine negli enti pubblici ed il comitato
parlamentare per la sicurezza della Repubblica (legge n. 124/2007). Il Parlamento in seduta
comune, integrato dai delegati regionali, elegge il PdR (art. 83) che di fronte ad esso, una volta
eletto, giura fedelt alla Repubblica e alla Costituzione (art. 91 Cost.). Il Parlamento in seduta
comune elegge anche cinque giudici della Corte costituzionale e compila tramite elezione ogni
nove anni una lista di cittadini aventi i requisiti per leleggibilit a senatore, da cui vengono
estratti a sorte i sedici giudici che integrano la composizione della Corte costituzionale in caso di
giudizio sulle accuse mosse al PdR. Il Parlamento in seduta comune delibera a maggioranza
assoluta la messa in stato di accusa del PdR per alto tradimento e attentato alla
Costituzione.Infine, elegge un terzo dei membri del CSM.
Il Presidente della Repubblica
Ai sensi dellart. 87 il PdR il Capo dello Stato e rappresenta lunit nazionale, garantendo il
patto fondamentale che unisce i cittadini. In questottica il Presidente imparziale custode degli
interessi fondamentali della nazione. In base allart. 84 Cost. eleggibile ogni cittadino di almeno
50 anni che goda dei diritti civili e politici: se vengono meno supplente il Presidente del
Senato. Il ruolo di PdR incompatibile con qualsiasi altra carica. Lelezione avviene a scrutinio
segreto, non vi sono candidati ufficiali, gli aspiranti non possono enunciare un programma del
mandato presidenziale, n il Parlamento in seduta comune discute sui candidati: il PdR deve
essere svincolato da parti politiche (art. 83). Al PdR spetta per legge un assegno in denaro e la
dotazione di cui usufruisce (il palazzo del Quirinale, la tenuta di Castel Porziano, etc.). Anche per
la Presidenza della Repubblica vigono i regimi di autonomia contabile, amministrativa e di
autodichia. Il PdR coadiuvato da un apparato burocratico, il Segretariato Generale della
Presidenza della Repubblica, al cui vertice c il Segretario Generale nominato dal PdR su
proposta del Presidente del Consiglio. Il PdR, inoltre, si avvale di Consiglieri (affari giuridici,
diplomatico, militare, etc.). Ci sono norme del codice penale per la tutela della incolumit,
libert, prestigio ed onore del Presidente, estese anche al supplente (il Presidente del Senato).
Dura in carica sette anni, pi delle Camere che lo hanno eletto, per rafforzarne lindipendenza
nonch lesperienza e lautorevolezza. il Presidente della Camera convocare il Parlamento in
seduta comune e i delegati regionali trenta giorni prima che scada il settennato per eleggere il
nuovo PdR: se il settennato scade a Camere sciolte o a meno di tre mesi dalla loro scadenza, il
Presidente sar eletto dalle nuove Camere entro quindici giorni dalla loro riunione, e nel
frattempo prorogatio dei poteri del PdR in carica (art. 85 Cost.). In caso di impedimento
permanente o temporaneo supplente il Presidente del Senato. In caso di supplenza o prorogatio,
salvo gravi motivi, limitarsi alla ordinaria amministrazione. Lart. 89, primo comma, Cost.
prescrive che nessun atto del Presidente della Repubblica valido se non controfirmato dai
ministri proponenti, che ne assumono la responsabilit; lart. 90, primo comma, Cost.: il
Presidente della Repubblica non responsabile degli atti compiuti nellesercizio delle sue
funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. Due concezioni della
controfirma ministeriale:
a) la controfirma attesta che latto frutto della collaborazione tra PdR e ministro: in caso di
dissenso, PdR f valere le sue ragioni, ma dato che il Governo sostenuto dalla
maggioranza parlamentare, alla fine deve piegarsi alla volont dei ministri. Pdr e Ministro
potrebbero decidere di non procedere, e il Pdr rifiutarsi se l'atto comportasse per lui alto
tradimento o attentato alla Costituzione
b) la controfirma ha diverse funzioni a seconda dellatto: gli atti con proposta, sarebbero
sostanzialmente del Governo, ma formalmente presidenziali (il Presidente ha mera

funzione di controllo), quelli senza proposta sarebbero sostanzialmente presidenziali ed al/i


ministro/i controfirmante/i spetterebbe la funzione di controllo. Atti controfirmati non su
proposta: lindizione referendum, la nomina dei senatori a vita, la nomina dei giudici
costituzionali, il rinvio delle leggi, la nomina del Presidente del Consiglio, lo scioglimento
anticipato delle Camere
Nella nomina del Presidente del Consiglio e nello scioglimento anticipato delle camere, le volont
del PdR e del Presidente del Consiglio contano pari: latto dunque complesso ed eguale. In base
allart. 89 la controfirma ministeriale requisito di validit degli atti del Presidente, oltre a
trasferire la responsabilit sul ministro controfirmante, visto che il PdR non responsabile degli
atti compiuti nellesercizio delle sue funzioni, salvo alto tradimento e attentato alla Costituzione.
Vediamo gli atti non muniti di controfirma: le dimissioni, la dichiarazione di impedimento, i
regolamenti emanati dal Presidente, gli atti compiuti come Presidente del CSM e come Presidente
del Consiglio Supremo di Difesa, le consultazioni, il conferimento dellincarico al Presidente del
Consiglio designato (o appunto incaricato), le esternazioni. Le esternazioni sono atti orali, quindi
non controfirmabili, ma ispirati a criteri di prudenza. Passiamo ora allanalisi delle singole
attribuzioni del Presidente della Repubblica, enumerate nellart. 87 Cost.: il Presidente
rappresenta lo Stato, accredita e riceve i diplomatici e ratifica i trattati internazionali, dichiara lo
stato di guerra deliberato dalle Camere (internamente pi poteri al Governo, su piano
internazionale si applicano le norme internazionali sul diritto di guerra). La dichiarazione di
guerra dopo la deliberazione delle Camere pu essere sospesa sesi aprano delle speranze di
pace. Il Presidente potrebbe rifiutarsi di dichiarare lo stato di guerra per via della ritenuta
violazione dell art. 11 Cost. La procedura di cui allart. 78 Cost. pare poco realistica oggi per le
crisi internazionali, che esigono lintervento delle forze armate: ultimamente queste mobilitato
l'esercito, nella prassi stato decisivo il raccordo Governo-Parlamento. Il comando delle Forze
armate al Capo dello Stato, non carica operativa per le operazioni militari (ruolo del Governo
con lausilio degli Stati maggiori) ma che deve verificare con il Governo limpiego legittimo delle
Forze armate e garantire come da art. 52 Cost., che l'uso delle Forze armate sia conforme allo
spirito democratico della Repubblica. Come detto il PdR presiede il Consiglio supremo di Difesa,
di cui sono membri anche il Presidente del Consiglio, i principali ministri e il Capo di Stato
Maggiore della Difesa. Spetta poi al PdR indire le elezioni delle Camere, e il referendum popolare.
Riguardo il potere legislativo il Presidente ha diverse attribuzioni: nomina cinque senatori a vita
(art 59): due interpretazioni: una per cui massimo cinque senatori a vita contemporanei, laltra
secondo cui ogni singolo Presidente pu nominare cinque senatori a vita: applicate entrambe. Il
Presidente fissa anche il giorno di riunione delle nuove Camere, non oltre il ventesimo giorno
dalle elezioni (artt. 61 e 87, terzo comma, Cost.), pu convocarle in via straordinaria (art. 62
Cost.), scioglie le Camere anche anticipatamente (art. 88 Cost.), ascoltati i Presidenti di Camera
e Senato e mai negli ultimi sei mesi del suo mandato, se non coincidono con gli ultimi sei mesi
della legislatura. Camere sciolte se manca un maggioranza di Governo. Il Presidente dialoga con
le Camere tramite messaggi scritti. Inoltre autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di
legge governativi: il decreto di autorizzazione viene controfirmato: il Presidente potrebbe
comunque rifiutare lautorizzazione in caso di alto tradimento o di attentato alla Costituzione. Il
Presidente della Repubblica promulga le leggi, atto solenne (controfirmato dal ministro
competente e dal Presidente del Consiglio) con cui dichiara lavvenuta approvazione della legge
da parte delle Camere: di norma entro un mese, tranne casi di urgenza per cui si usa il termine
fissato dalla legge stessa (art. 73 Cost.). Tra promulgazione ed entrata in vigore della legge una
vacatio legis di 15 gg dalla pubblicazione sulla GU, salvo diverso termine stabilito dalla legge. La
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (non oltre trenta giorni dalla promulgazione) curata dal
Guardasigilli, che cura anche linserimento della legge nella Raccolta ufficiale degli atti normativi
della Repubblica italiana. Le leggi prendono la data dellatto di promulgazione. Lart. 74 Cost.
prevede che il PdR, prima di promulgare la legge, posa rinviarla alle Camere, e con messaggio
motivato chiedere una nuova deliberazione: se le Camere approvano per nuovamente la legge,
questa deve essere promulgata. La promulgazione atto dovuto e il PdR pu rifiutarsi o perch
latto non una legge o per alto tradimento o di attentato alla Costituzione. Il rinvio deve essere
esercitato nei termini previsti per la promulgazione, che decorrono dall'approvazione: stato
definito un potere di controllo, applicabile per profili di merito (costituzionale, cio riguardare, pur
indirettamente, principi costituzionali) e di legittimit. Se a seguito del rinvio le Camere

approvassero nuovamente la legge, il Presidente pu non promulgarla se reputa di incorrere nei


reati di alto tradimento o attentato alla Costituzione,caso in cui potrebbe rifiutarsi, salvo ricorso
delle Camere per conflitto di attribuzione alla Corte costituzionale. Leventuale seconda
approvazione deve seguire la procedura ordinaria di approvazione delle leggi (non ammesso
cio il procedimento decentrato),ma discutendo solo le parti cui si riferisce il messaggio del
Presidente. il Capo dello Stato conferisce lincarico alla personalit che ritiene pi idonea a
formare un Governo con la fiducia delle Camere, poi, se lincaricato riesce a formare un Governo,
nomina i singoli ministri da lui proposti. Il Pdr accetta inoltre le dimissioni del Governo, potendo
respingerle rinviando il Governo alle Camere. Il Presidente, poi, emana i decreti e, quindi, gli atti
con forza di legge del Governo ed anche i regolamenti, nomina i funzionari dello Stato nei casi
indicati dalla legge, conferisce le onorificenze, pu concedere la grazia e commutare le pene.
Circa i rapporti con il potere giudiziario (a parte la nomina dei cinque giudici costituzionali) notare
che il PdR il Presidente del CSM: gli atti adottati in questa veste non sono controfirmati. Sono
distinti dai suoi gli atti del Consiglio: gli incarichi conferiti da lui o con decreto ministeriale, ma
per volont del Consiglio. Il Presidente non responsabile degli atti compiuti nellesercizio delle
sue funzioni, salvo per alto tradimento e attentato alla Costituzione, per cui accusato da
Parlamento in seduta comune e giudicato dalla Corte costituzionale integrata dai sedici membri
aggregati. In dottrina questi reati ipotizzati come violazioni codice penale e al codice penale
militare di pace, per altri gravissime violazioni d'ufficio contro la Repubblica del PdR. Per gli atti
extrafunzionali, il Pdr civilmente risponde come tutti i cittadini, mentre penalmente due ipotesi:
per alcuni sospendere durante la carica lazione penale per altri no. La Corte, peraltro, con la
sentenza n. 154 del 2004 ha condiviso lorientamento gi espresso dalla Corte di Cassazione, per
cui il PdR dovrebbe rispondere delle sue esternazioni se non finalizzate allesercizio di una
funzione presidenziale, altrimenti tutelato dallart. 90 Cost. Se abbia una qualche forma di
responsabilit politica questione tuttora assai controversa.
Il Governo
Il Governo lorgano di indirizzo politico ed amministrativo al vertice dell' amministrazione dello
Stato e deve avere la fiducia delle due camere. Organo complesso, composto dal Presidente del
Consiglio, dai ministri, che, insieme formano il Consiglio dei ministri (art. 92), che ha le funzioni
pi importanti, es. ha liniziativa legislativa: forma lindirizzo politico-amministrativo del Governo,
la sua politica generale e lazione amministrativa. I ministri, e il Presidente del Consiglio come
primus inter pares, partecipano paritariamente. La legge n. 400/1988 prevede la possibilit di
istituire il Consiglio di Gabinetto (Presidente del Consiglio + ministri scelti da lui): organo
eventuale non necessario. Altri collegi con solo alcuni ministri, sono i Comitati interministeriali,
presieduti dal Presidente del Consiglio o da un ministro delegato: hanno alcune importanti
funzioni di governo, ed altro ancora sono i Comitati di ministri, istituiti con decreto del Presidente
del Consiglio, per esaminare preliminarmente questioni di comune competenza o dare un parere
su problemi. In base allart. 95 Cost. il Presidente del Consiglio dirige la politica del Governo e ne
responsabile; mantiene lunit di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e
coordinando lattivit dei ministri. La legge n. 400/1988 gli attribuisce che:
d direttive politiche e amministrative ai ministri, per lattuazione delle deliberazioni del
Consiglio dei ministri
pu sospendere ladozione di atti ministeriali sottoponendoli al Consiglio dei ministri
pu sottoporre al Consiglio decisioni su cui le diverse amministrazioni coinvolte non hanno
trovato accordo
Il Presidente del Consiglio presiede le Conferenze permanenti per i rapporti fra lo Stato e le
autonomie locali, vice-presidente del CSD, rappresenta il Governo nei rapporti con le Regioni,
nei conflitti alla Corte costituzionale, pu opporre il segreto di Stato ed ha importanti competenze
in tema di sicurezza dello Stato. I ministri assumono paritariamente la responsabilit collegiale
degli atti del Consiglio dei ministri, mentre come titolari di un ministero rispondono
individualmente degli atti adottati dal proprio dicastero. Riguardo la responsabilit penale dei
ministri e del Presidente del Consiglio (art. 96 Cost.), la revisione costituzionale legge n. 1/1989,
ha abolito la messa in stato di accusa da parte del Parlamento in seduta comune e il giudizio
della Corte costituzionale in composizione integrata per i reati commessi nellesercizio delle

funzioni, giudicati oggi dalla magistratura ordinaria previa autorizzazione della Camera o del
Senato, che possono a maggioranza assoluta, negare lautorizzazione se crede che linquisito
abbia tutelato un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante nellazione di Governo (art. 9,
terzo comma, legge costituzionale n. 1 del 1989). Con la legge n. 51/2010 (Disposizioni in
materia di impedimento a comparire in udienza), si stabilito che il Presidente del Consiglio e i
Ministri abbiano nellesercizio dell'attivit coessenziale alle funzioni di Governo, ai sensi dellart.
420-ter del codice di procedura penale, un legittimo impedimento a comparire in udienze penali
quali imputati: allart. 2, primo comma, statuisce che tale regime si applica fino allentrata in
vigore della legge costituzionale con la disciplina organica su prerogative del Presidente del
Consiglio e dei Ministri, e relativa disciplina attuativa sulla partecipazione ai processi e comunque
non oltre 18 mesi dallentrata in vigore della presente legge. La sentenza n. 23/2011 ha
dichiarato costituzionalmente illegittimo lart. 1, comma 4 della legge n. 51/2010
sullimpedimento continuativo riguardo la parte in cui non prevede che il giudice valuti in
concreto limpedimento addotto. Il Presidente del Consiglio pu assumere ad interim un incarico
ministeriale, nellattesa di nomina di un nuovo ministro. I Ministri senza portafoglio sono membri
del Governo, ma non sono a capo di un dicastero, quindi per funzioni loro delegate utilizzano
strutture della Presidenza del Consiglio. Su proposta del Presidente del Consiglio il Consiglio dei
Ministri pu attribuire ad uno o pi ministri le funzioni di Vice-presidente, che esercita la
supplenza del Presidente in sua assenza o impedimento: per prassi coinvolto nella nomina il PdR.
I Sottosegretari sono collaboratori dei Ministri non membri Governo ed esercitano i compiti loro
delegati. Possono partecipare ai lavori parlamentari rappresentando il Governo secondo le
direttive del ministro. Sono nominati e revocati con decreto del PdR su proposta del Presidente
del Consiglio insieme al ministro coadiuvato, sentito il Consiglio dei Ministri. Normalmente solo il
sottosegretario alla Presidenza partecipa al Consiglio dei Ministri. In base alla legge n. 400/1988
massimo dieci sottosegretari come vice-ministri se la delega conferita dal Ministro interessa uno
o pi dipartimenti oppure pi direzioni generali: in questi casi la delega deve essere approvata
dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio. I Vice ministri possono se
invitati, partecipare alle sedute del Consiglio dei Ministri senza diritto di voto. Figure di rango
inferiore ai ministri, ma di rilievo governativo, sono anche gli Alti Commissari ed anche i
Commissari straordinari del Governo. La legge n. 400/1988 sul governo e su attivit non
determina il numero dei ministeri. Oggi il decreto leg. 300/1999 enumera i diversi ministeri, ma
tale elenco cambiabile. La legge 215/ 2004 disciplinato il conflitto di interessi fissando una
serie di incompatibilit per Presidente del consiglio, Ministro, Vice ministro, Sottosegretario e
Commissario straordinario. Compiti di controllo hanno lAutorit garante della concorrenza e del
mercato ed quella per le garanzie nelle comunicazioni. La disciplina costituzionale sulla
formazione del Governo stringata: si segue anche la prassi. In base allart. 92, secondo comma,
Cost. il PdR nomina il Presidente del Consiglio e su proposta di questo i ministri: lart. 93 Cost.
prescrive che il Presidente del Consiglio ed i ministri prima di assumere le funzioni giurino nelle
mani del PdR, lart. 94 Cost. statuisce che il Governo deve avere la fiducia delle due Camere e
poi disciplina la mozione di fiducia e di sfiducia, precisando che voto contrario di una o entrambe
le Camere su una proposta del Governo non importa obblighi di dimissioni. Il procedimento di
formazione del Governo parte dalle dimissioni del Governo date al PdR: si aperta la crisi di
Governo, che parlamentare:
a) quando stata approvata una mozione di sfiducia
b) quando non viene approvata la mozione di fiducia
c) quando una delle Camere vota in senso contrario alla questione di fiducia posta dal
Governo
La crisi invece extraparlamentare (la pi comune) quando il Governo prende consapevolezza di
non essere pi sostenuto da una maggioranza parlamentare, quindi il Presidente del Consiglio
rassegna le dimissioni che, come la sua morte, comportano le dimissioni dellintero Governo, che
si dimette anche allelezione delle nuove Camere. Alle dimissioni il PdR le accetta o rinvia alle
Camere il Governo per verificare le ragioni della crisi, e se irresolvibile, il PdR accetta le
dimissioni e avvia le consultazioni per individuare la persona pi idonea a formare un nuovo
Governo. Il PdR consulta: gli ex Presidenti della Repubblica, per riguardo istituzionale e per la loro
esperienza istituzionale, i Presidenti di Camera e Senato, i presidenti e dirigenti dei gruppi
parlamentari. Gi con lintroduzione del sistema elettorale maggioritario, e anche con lattuale

sistema elettorale proporzionale, ma ad effetti maggioritari, il tempo delle consultazioni si


accelerato, poich gi dallesito delle elezioni (o dovrebbe essere) individuabile una
maggioranza parlamentare. Resta fermo che il Presidente del Consiglio nominato dal PdR, e
non eletto dal popolo. Ricevuto lincarico, ed accettatolo con riserva, il Presidente del Consiglio
incaricato procede a consultazioni per creare una lista di ministri daccordo con i partiti a favore:
se non raggiunge laccordo torner dal Capo dello (nuove consultazioni, poi se niente
maggioranza, il Presidente scioglie le Camere): invece se laccordo si raggiunge si reca dal PdR,
scioglie la riserva e propone al Capo dello Stato i ministri da nominare, e tutti giurano nelle mani
del PdR. Rimane per da chiedere e ottenere la fiducia delle Camere, entro dieci giorni, per
esporre il programma di Governo e ricevere voto di fiducia con mozione motivata e votata per
appello nominale (art. 94 Cost.). Se la mozione non viene approvata anche da una sola Camera il
Governo deve dimettersi. Una volta ottenuta la fiducia il Governo opera nella pienezza dei suoi
poteri: fino ad allora solo ordinaria amministrazione. Lultimo comma dellart. 94 Cost. regola la
mozione di sfiducia, circondandola da cautele visto che fiducia e sfiducia si votano a
maggioranza semplice. Va precisato che la questione di fiducia istituto regolato dai regolamenti
parlamentari. Il Governo pone la questione di fiducia su deliberazioni del Parlamento, che ritiene
determinanti per il proprio programma politico: se il Parlamento non approva, si persa la fiducia
e il Governo deve dimettersi. Se viene posta la fiducia su un articolo di un progetto di legge,
niente emendamenti possibili. La questione di fiducia anche usata per ricompattare la
maggioranza . La sfiducia parlamentare al singolo ministro, che comporta lobbligo di dimissioni
del solo ministro sfiduciato, prevista dal Regolamento della Camera, mentre al Senato
ammessa per prassi: successo una sola votla e la Corte Costituzionale ha anche sancito che se il
ministro sfiduciato non si dimette, pu essere rimosso dal PdR. In pratica tre grandi categorie di
funzioni del Governo: indirizzo politico-amministrativo, normative e amministrative.
Le giurisdizioni
Esaminiamo ora i principi costituzionali sulle giurisdizioni. Lart. 101 Cost. prescrive che la
giustizia amministrata in nome del popolo e che i giudici sono soggetti solo alla legge: di norma
sono pubblici funzionari selezionati con concorso: anche se lart. 102, terzo comma, ammette la
possibilit che la legge disciplini casi in cui il popolo partecipi direttamente: si tratta dei
cosiddetti giudici non togati, presenti, ad esempio, nelle Corti di assise. Lart. 106 Cost. prescrive
le nomine per concorso ma ammette anche la nomina di magistrati onorari o per meriti insigni, e
su designazione del CSM, di professori universitari in materie giuridiche o avvocati iscritti negli
albi speciali per le giurisdizioni superiori con almeno quindici anni di esercizio per lufficio di
consiglieri di Cassazione. La soggezione alla sola legge dei giudici base della loro loro
autonomia e indipendenza: tale garanzia, per lart. 101 Cost. riguarda solo i giudici e non i PM,
titolari degli organi requirenti della magistratura (ordine autonomo e indipendente da ogni altro
potere ex art. 104 Cost.). Ai Pm spetta la rappresentanza della pubblica accusa nel processo
penale: anzi, lart. 112 Cost. statuisce che ha lobbligo di esercitare lazione penale, quindi ogni
volta che riceva una notizia di reato deve esercitare lazione penale. I pubblici ministeri godono
delle garanzie stabilite dalle norme sullordinamento giudiziario e la legge ne assicura
lindipendenza (artt. 107 e 108 Cost). Allart. 102 Cost. si afferma il principio della unit della
giurisdizione, per cui la funzione giurisdizionale viene esercitata dai magistrati ordinari, corpo
di funzionari regolati unitariamente dalle norme sullordinamento giudiziario. Di qui il divieto di
istituire giudici straordinari o speciali, cio dopo i fatti da giudicare o con specifica competenza
sottratta al giudice ordinario. Possono invece esserci sezioni specializzate presso gli organi
giudiziari, con eventuale partecipazione anche di non magistrati: esempio, il tribunale dei
minorenni. Allart. 103, poi, la Costituzione ammette i giudici amministrativi (Consiglio di Stato e
organi di giustizia amministrativa), la Corte dei conti, i tribunali militari. Alla VI disposizione
transitoria e finale la Costituzione consente la conservazione dei giudici speciali preesistenti alla
sua entrata in vigore: quindi lart. 102 Cost. vieta i nuovi giudici speciali. Lassetto complessivo
vuole lunit della giurisdizione. La disciplina delle giurisdizioni speciali si evoluta verso
limparzialit della magistratura ordinaria. Lart. 111 Cost., revisionato con la legge costituzionale
n. 2/1999 ha rafforzato ed esplicitato i principi del giusto processo ed in particolare: la condizione
di parit delle parti davanti al giudice, il contraddittorio, la terziet ed imparzialit del giudice,
oltre alla durata ragionevole del processo. Lart. 111 Cost., inoltre statuisce che tutti i

provvedimenti giurisdizionali debbano essere motivati, per consentire in fatto e in diritto il


controllo della decisione del giudice. La Costituzione non prescrive lobbligo del doppio grado di
giudizio (poi istituito), per prevede il ricorso in Cassazione contro i provvedimenti sulla libert
personale ed anche, per i soli motivi attinenti alla giurisdizione, contro le pronunce di Consiglio di
stato e Corte dei conti. La Corte di cassazione, articolata in sezioni, giudice della legittimit,
non entra nel merito, ma valuta la violazione o falsa applicazione delle norme di diritto, e deve
assicurare la funzione nomofilattica, cio la uniforme interpretazione ed applicazione del diritto.
Per questo, anche se non opera il principio del precedente giuridicamente vincolante (stare
decisis), le sue decisioni hanno particolare autorevolezza. La Corte di cassazione pu anche
cassare con rinvio la decisione sottoposta al suo esame ed eventualmente fissare il principio
di diritto, cui deve uniformarsi il giudice del rinvio nel decidere (non tutti i giudici).
Garanzie in Costituzione per la magistratura: i magistrati sono inamovibili e possono essere
sospesi, dispensati dal servizio o trasferiti solo per decisione del CSM (art. 107): niente gerarchie,
solo distinzioni per funzione: in forza dellart. 109 Cost. lautorit giudiziaria dispone
direttamente della polizia giudiziaria. A tutela della indipendenza ed autonomia previsto il CSM,
organo di autogoverno , che si occupa della carriera dei magistrati e dei provvedimenti
disciplinari: questo organo esiste per svincolarsi dalla politica (cio ministro Giustizia)(art. 105
Cost.): lindipendenza dei magistrati garantita per salvaguardare lordine dalla ingerenza di altri
poteri dello Stato (art. 104, primo comma, Cost.), ma anche per garantire i cittadini. Il CSM ha tre
membri di diritto: il PdR che presiede, il Primo Presidente della Corte di cassazione ed il
Procuratore generale della Corte di Cassazione: gli altri per due terzi sono eletti da tutti i
magistrati ordinari e per un terzo dal Parlamento in seduta comune fra professori di materie
giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio (i cosiddetti membri laici). Sempre per
lart. 104 Cost. il Consiglio elegge il vice presidente fra i membri eletti dal Parlamento. Le su
elezione e funzionamento CSM sono nella legge n. 195/1958, modificata dalla 44/2002, e
stabilisce sedici i eletti dai magistrati ordinari ed otto dal Parlamento in seduta comune: inoltre, i
componenti del Consiglio superiore non sono punibili per le opinioni espresse nell'esercizio delle
loro funzioni, e sull'oggetto della discussione (art. 32 bis). I membri del C.S.M. hanno uno
specifico regime di incompatibilit. I provvedimenti del C.S.M. hanno natura amministrativa, si
pu ricorrere al TAR del Lazio, mentre contro i provvedimenti disciplinari avanti alla Corte di
Cassazione. Il C.S.M. si occupa dello status dei magistrati, il Ministro della Giustizia cura ed
organizza il funzionamento dei servizi di giustizia: pu promuovere azione disciplinare verso i
magistrati, ma chi la esercita il Procuratore generale della Corte di cassazione, che fa da PM
nella sezione disciplinare del C.S.M. La legge prevede il concerto col Ministro per il
conferimento di uffici direttivi. Per armonizzare i rapporti fra C.S.M. e PdR, Cossiga istitu
unapposita commissione. La giurisdizione amministrativa affidata in primo grado ai TAR, in
secondo al Consiglio di Stato. Se la lesione su interessi legittimi la competenza del giudice
amministrativo, se invece su diritti soggettivi, del giudice ordinario. Si ricorre al giudice
amministrativo per annullare un atto amministrativo assuntamente illegittimo: il giudice
ordinario non pu annullare gli atti amministrativi, ma se li ritiene illegittimi potr disapplicarli.
Delle giurisdizioni speciali ricordiamo quella contabile della Corte dei conti, quella tributaria delle
Commissioni Tributarie Provinciali (primo grado) e delle Commissioni Tributarie Regionali
(secondo grado) ed infine quella militare propria dei Tribunali militari.
La Corte costituzionale
La Corte costituzionale in base allart. 134 Cost. giudica sulla legittimit costituzionale delle leggi
e degli atti con forza di legge dello Stato e delle Regioni, sui conflitti di attribuzione fra poteri
dello Stato, fra lo Stato e le Regioni e fra le Regioni, sulle accuse al PdR dal Parlamento in seduta
comune. Inoltre per la legge costituzionale n. 1/1953 la Corte anche sullammissibilit del
referendum abrogativo. Controlla la legittimit costituzionale delle leggi, tutelando la rigidit
della Costituzione, annullando quelle in contrasto. Il sindacato di legittimit costituzionale di
tipo accentrato, potere di verificare la legittimit costituzionale delle leggi spetta ad un organo
solo, (nel sistema diffuso ogni singolo giudice, come in USA sentenza Marburi vs. Madison del
1803). Se un giudice disapplica la legge, questa resta nellordinamento. Negli USA opera lo stare
decisis (obbligo di uniformarsi a precedenti decisioni su casi analoghi) ma solo per quelle della
Corte Suprema: la legge disapplicata, resta formalmente nellordinamento: leggi morte (dead

laws). In Italia quando la Corte dichiara lincostituzionalit di una norma, questa viene espunta
dallordinamento. Lattivit della Corte costituzionale regolata da Costituzione (art. 134 e
segg.) e leggi costituzionali 1/1948 e 1/1953, 87/1953 nonch le Norme Integrative, espressione
della potest di autonormazione della Corte, che in composizione ordinaria di quindici giudici,
un terzo nominati dal PdR, un terzo dal Parlamento in seduta comune ed un terzo dalle supreme
magistrature. I giudici costituzionali nominati tra magistrati, anche a riposo, delle giurisdizioni
superiori, professori in materie giuridiche e avvocati con venti anni di esercizio (art. 135 Cost.).
Nei giudizi sulle accuse al PdR si aggregano sedici giudici con medesimo status per il tempo del
giudizio. La Costituzione e la legge n. 87/1953 prevedono le incompatibilit per i giudici
costituzionali. La carica dura nove anni dal giuramento nelle mani del PdR, vietata reiterazione, e
niente proprogatio. La legge costituzionale 1/1953 assicura ai giudici costituzionali
linsindacabilit e la non perseguibilit per le opinioni espresse ed i voti nellesercizio delle loro
funzioni: la legge costituzionale n. 1/1948 rinvia alla immunit di cui allart. 68, secondo comma,
Cost., con autorizzazione da chiedere alla Corte stessa: siccome lart. 68 Cost. non prevede pi
lautorizzazione a procedere per i parlamentari, se il rinvio contenuto nella legge costituzionale
1/1948 viene inteso come fisso, per procedere nei confronti di un giudice costituzionale va
richiesta alla Corte lautorizzazione, se invece lo si intende quale rinvio mobile, necessaria
lautorizzazione solo per il compimento di singoli atti cos come stabilito per i parlamentari. Il
Presidente della Corte costituzionale eletto dai giudici stessi, dura in carica tre anni ed
rieleggibile (se scade la carica di giudice, decade). Il Presidente fissa il calendario lavori, presiede
le discussioni ed esercita i poteri di polizia interna. Le udienze, di norma sono pubbliche, ma non
le camere di consiglio per dare uniformit allesterno: le sentenze sono firmate dal Presidente e
dal giudice redattore (niente dissenting opinion con motivazioni nella sentenza). La Corte gode di
autonomia finanziaria, amministrativa, regolamentare: verifica i requisiti di ammissione dei
propri membri e amministra lautodichia. Due i modi di promuovere giudizio di costituzionalit
delle leggi o atti con forza di legge: in via incidentale (pi usato in passato) oppure in via
principale (oggi pi attivo dopo riforma titolo V Cost.).
Il giudizio in via incidentale viene introdotto da un giudice a quo che dufficio o su richiesta delle
parti, durante un giudizio, solleva una questione di legittimit costituzionale, aprendo lincidente
di costituzionalit con unordinanza (ordinanza di rinvio o di rimessione) che sospende il processo
e rimette la questione alla Corte costituzionale.
Nel giudizio in via principale, invece, sono lo Stato o le Regioni o le Province autonome di Trento e
Bolzano ad adire direttamente con ricorso la Corte costituzionale per chiedere la dichiarazione
dincostituzionalit di una legge (o di atto con forza di legge, se una Regione o una Provincia
autonoma a censurare una atto statale) approvata da un altro ente. Caso a parte il ricorso
promuovibile dalla maggioranza dei consiglieri di uno dei tre gruppi linguistici presenti nel
Consiglio regionale del Trentino Alto Adige o nel Consiglio provinciale di Bolzano, come da Statuto
speciale.
Il giudizio in via incidentale dipende dal giudice a quo, che pu rigettare listanza di legittimit
costituzionale delle parti: prima di sollevare la questione deve giudicare la rilevanza (riguarda
una norma da applicare nel processo?) e la non manifesta infondatezza (c almeno il dubbio di
incostituzionalit?): basta il dubbio, poi decider la Corte costituzionale che accoglie
(incostituzionalit) o rigetta la questione. Se la questione rilevante e non manifestamente
infondata, il processo sospeso fino al giudizio della Corte costituzionale: per snellire il lavoro la
Corte oggi chiede ai giudici di trovare una interpretazione adeguatrice della norma indubbiata,
cio compatibile con la Costituzione (sono incostituzionali le nomre senza possibili interpretazioni
conformi a Costituzione). Per giurisprudenza costituzionale il giudice a quo pu essere anche la
sezione di controllo della Corte dei conti, le Commissioni Tributarie, agli arbitri rituali e la stessa
Corte costituzionale. Non giudice a quo il PM in quanto parte nel processo: deve chiedere al
giudice a quo. Anche il Consiglio di Stato in sede di espressione del parere su ricorso
straordinario al PdR pu sospendere lespressione del parere e sollevare questione di legittimit
costituzionale. Il giudizio incidentale avanti alla Corte costituzionale detto processo a parti
eventuali, le parti del processo principale non devono costituirsi per forza, e il giudizio
incidentale autonomo da quello principale. Davanti alla Corte pu intervenire il Presidente del
Consiglio, rappresentato dallAvvocatura dello Stato. Se il giudice a quo nellordinanza di rinvio
non motiva la rilevanza e non manifesta infondatezza il ricorso inammissibile, cos come se la

questione sollevata da soggetto che non ha natura di giudice a quo. Si giudica la legge o atto
con forza di legge secondo Costituzione e leggi costituzionali, che il giudice a quo assume
violate. I vizi della legge possono essere sostanziali (contrasto di contenuto fra norma e
costituzione), formali (violate norme costituzionali sul procedimento di approvazione della
disposizione censurata), di incompetenza (se latto legislativo regola oggetto che doveva essere
regolato da altro atto legislativo). La legge vieta alla Corte valutazioni politiche e sul potere
discrezionale del Parlamento, quindi sul merito della scelta legislativa: per, tramite il sindacato
di ragionevolezza (fondato sullart. 3 Cost.) valuta effettivamente la congruit fra mezzi e fini
ovvero su trattamenti impari. La Corte tenuta al rispetto fra chiesto e pronunciato, si pronuncia
solo nei limiti dellimpugnazione, ma con un autonomia interpretativa: su questo v ricordato
listituto della illegittimit consequenziale di cui allart. 27 della legge 87/1953, per cui la Corte,
dichiarata incostituzionalit, indica le altre disposizioni conseguentemente illegittime. La Corte
dalla prima sentenza (1 del 1956) si dichiarata competente anche per le leggi antecedenti
allentrata in vigore della Costituzione, solo sui profili sostanziali: poi ha chiarito di poter
giudicare anche leggi costituzionali contrastanti con i principi supremi (sentenza n. 1146 del
1988). Pu giudicare anche: le leggi di Trento e Bolzano, gli Statuti delle Regioni ordinarie, i
decreti legge ed i decreti legislativi, i testi unici innovativi. i decreti legislativi attuativi degli
Statuti delle Regioni ad autonomia speciale, latto del Pdr sullesito del referendum abrogativo (e
ovviamente la normativa di risulta). Non sindacabili sono i regolamenti parlamentari, quelli degli
organi costituzionali, n, pare, quelli consiliari (regolamenti sul funzionamento dei Consigli
Regionali), e nemmeno
le fonti comunitarie ed i regolamenti governativi (questi dal TAR) poich non sono atti con forza
di legge. Sul parametro, costituito dalla Costituzione e dalle leggi costituzionali, va chiarito il
concetto di norma interposta: le norme interposte sono poste in mezzo tra il parametro
costituzionale e la disposizione indubbiata: la loro violazione comporta la illegittimit della
disposizione. Esempio: le leggi regionali su materie di potest concorrente, se non rispettano i
principi fondamentali di tali materie (norme interposte) dettati dalle leggi statali (violano
indirettamente art. 117). I regolamenti parlamentari non sono norme interposte. Con sentenze
del 2007 la Corte costituzionale ha chiarito che le norme della Convenzione per la salvaguardia
dei diritti delluomo sono norme interposte. Nessuna impugnazione contro le decisioni della Corte
che decide con ordinanza o con sentenza, sempre con motivazione e dispositivo (ordinanze poco
motivate). Le ordinanze utilizzate per decisioni che non chiudono il giudizio, salvo per manifesta
inammissibilit o infondatezza. Le sentenze invece chiudono definitivamente il giudizio: possono
essere di inammissibilit, di rigetto, di accoglimento. Con le sentenze di inammissibilit la Corte
non entra nel merito, ma si ferma ad una valutazione preliminare (es. difetto di rilevanza). Con
le sentenze di rigetto e di accoglimento invece affronta il merito, verificando la fondatezza della
questione. Con le sentenze di rigetto nessuna conseguenza sulla disposizione indubbiata: non
certificazione di costituzionalit per la norma censurata, ma che la questione infondata cos
come proposta (altro giudice pu riproporla diversamente). Con le sentenze di accoglimento la
Corte dichiara incostituzionale la disposizione censurata. Tutte le decisioni della Corte sono
depositate nella cancelleria e vengono pubblicate sulla G.U. Quando la Corte accoglie la norma di
legge o di atto con forza di legge cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione
della decisione (art. 136 Cost. e art. 30 legge 87/1953, e le sentenze di accoglimento valgono
erga omnes, la norma espunta dallordinamento, inapplicata per i giudizi pendenti e futuri, come
se non ci fosse mai stata, ossia ex tunc. Per le condanne gi pronunciate prevale il favor
libertatis, e quindi cessano tutti gli effetti penali e lesecuzione di tale sentenza (legge 87/1953).
La sentenza di rigetto comporta che il giudice a quo non possa riproporre nello stesso giudizio la
medesima questione gi rigettata, solo altre. La Corte nel tempo ha adottato diversi tipi di
decisioni, riconducibili alle categorie del rigetto e dell accoglimento: le sentenze interpretative
di rigetto sono quelle in cui la Corte propone una interpretazione della disposizione censurata
compatibile con la Costituzione: nel dispositivo si rinvia alla motivazione in cui c il contenuto
interpretativo che la distingue da una comune sentenza di rigetto (la questione viene infatti
dichiarata infondata nei sensi di cui in motivazione): la Corte interpreta la disposizione
censurata in modo diverso dalla motivazione che ha spinto il giudice a quo a sollevare la
questione, ricavando la norma (il significato) dalla disposizione in modo diverso dal giudice a
quo: la sentenza contenente l interpretazione di rigetto, e la disposizione sindacata rimane

formalmente intatta, linterpretazione proposta non vincolante per i giudici, non essendo le
sentenze di rigetto (ancorch interpretative) efficaci erga omnes. Nella prassi i giudici a volte non
si sono adeguati alla interpretazione, e la Corte, allora, ha elaborato altra tecnica decisoria: le
sentenze interpretative di accoglimento, efficaci erga omnes: linterpretazione individuata
giudicata dalla Corte contrastante con la Costituzione, il testo della disposizione resta immutato,
ma viene espunta dallordinamento una delle sue possibili interpretazioni (quella data dalla
Corte). Alcune sentenze della Corte sono dette monitorie, rigettano ma contengono un monito
per il legislatore affinch intervenga a modificare la disciplina. Tra le sentenze di accoglimento
rientrano le sentenze additive, che non annullano una disposizione o parte di essa ma
aggiungono contenuto normativo: incostituzionale unomissione del legislatore in quella
disposizione, e il dispositivo di solito dice che la disposizione A incostituzionale nella parte in
cui non prevede X, e quindi la disposizione A deve essere letta come comprensiva di X, quindi si
accoglie. Cos la Corte si sostituisce al legislatore, aggiungendo contenuto normativo: Crisafulli
per, ha elaborato la teoria delle cosiddette rime obbligate: cos operando la Corte legifera, ma
diversamente dal legislatore, che libero nel fine e pu orientare la propria attivit normativa,
mentre con le sentenze additive manifesta una legislazione esplicita quanto gi insito nel
sistema e che va appalesato, non crea nulla.
Le sentenze additive di principio, meno invasive rispetto alla discrezionalit del legislatore non
aggiungono una precisa regola ma solo un principio che orienta il giudice a quo nella decisione
da adottare nel giudizio principale, e dallaltro, il legislatore nel modificare la disciplina. Ulteriore
tecnica decisoria sono le sentenze sostitutive che dichiarano incostituzionale una data
disposizione nella parte in cui prevede qualcosa anzich qualcosaltro: a seguito della sentenza
della Corte la disposizione A va letta come contemplante Y e non gi X: il testo delle disposizioni
con tali tecniche decisorie (additive etc.) resta invariato, cambia la loro portata normativa.
Riguardo al giudizio in via principale, prima della riforma del Titolo V il ricorso del Governo era di
tipo preventivo per ad impedire che la legge regionale entrasse in vigore, mentre ora lart. 127
Cost. al primo comma regola il ricorso del Governo contro le leggi regionali, e al secondo comma
il ricorso delle Regioni contro le leggi o atti con forza di legge statali o di altre Regioni. ll ricorso
del Governo contro le leggi regionali, in giudizio nella persona del Presidente del Consiglio
rappresentato dallavvocatura dello Stato, pu essere ora promosso entro 60 giorni dalla
pubblicazione della legge regionale, dopo la sua entrata in vigore. La Corte costituzionale, in
base allart. 35 legge 87/1953 pu sospendere lesecuzione del provvedimento impugnato se
comporti il rischio di un irreparabile pregiudizio allinteresse pubblico o allordinamento della
Repubblica, o il rischio di un pregiudizio grave ed irreparabile per i diritti dei cittadini. Il Governo
pu lamentare qualsiasi vizio di legittimit costituzionale della legge regionale, non solo la
violazione del riparto di competenza, non deve dimostrare un interesse concreto a ricorrere
agendo a tutela dellordine pubblico complessivo, e la lite nella disponibilit delle parti: se una
rinuncia al ricorso, e laltra accetta, il giudizio si estingue. Il ricorso delle Regioni (o delle Province
autonome) contro provvedimenti dello Stato o altre Regioni (o Province autonome, Regione
Trentino Alto Adige o altra Provincia autonoma) raro. Il ricorso proposto dal Presidente della
Giunta regionale, su deliberazione della Giunta regionale, e va notificato al Presidente del
Consiglio (o al Presidente della Giunta Regionale se su legge di altra Regione) entro 60 giorni
dalla pubblicazione dellatto impugnato (art. 127 Cost.; artt. 32 e 33 legge 87/1953), ed volto
ad ottenere dalla Corte la declaratoria dincostituzionalit di norme della legge statale o
regionale, ma le Regioni possono solo lamentare violazioni della propria competenza
dimostrando un interesse a ricorrere concreto. Le Regioni Sicilia e Trentino lato Adige, grazie ai
propri Statuti speciali, possono impugnare le leggi statali anche per violazione dello Statuto
Regionale e, il Trentino Alto Alto Adige, anche per violazione del principio della tutela delle
minoranze ladina e tedesca. Specificit sono contemplate anche in caso di impugnativa statale
contro le delibere legislative della Sicilia, le leggi del Trentino Alto Adige o leggi delle Province
autonome. Riguardo il controllo di costituzionalit degli Statuti delle Regioni ordinarie, il Governo
con il ricorso di cui allart. 123 Cost. pu lamentare qualsiasi vizio di legittimit. Nel conflitto di
attribuzione fra poteri dello Stato, un potere dello Stato ricorre alla Corte lamentando la lesione
di una propria attribuzione costituzionale da parte di altro potere dello Stato: il conflitto
interorganico, e negli ultimi anni ve ne sono stati molti fra autorit giudiziaria e Camere riguardo
lapplicazione dellinsindacabilit di cui allart. 68, primo comma, Cost. La legge 87/1953 allart.

37 stabilisce che tale conflitto pu insorgere tra organi competenti a dichiarare definitivamente
la volont dei poteri cui appartengono. Inoltre, la legge prevede che il conflitto serva a
delimitare la sfera di attribuzioni per i vari poteri secondo norme costituzionali ed risolto dalla
Corte che dichiara chi spettano le attribuzioni in contestazione ed annulla gli atti viziati da
incompetenza. Per potere dello Stato, si intende tradizionalmente il potere dello Stato riferibile
alla nota tripartizione (potere legislativo, giudiziario ed esecutivo) ma troppo generica per i fini
processuali: visto che tale conflitto pu insorgere tra organi competenti a dichiarare
definitivamente la volont dei poteri cui appartengono, tendenzialmente si tratter degli organi
di vertice dei vari poteri ad essere legittimati a sollevare il conflitto, ma forse anche allinterno
dei singoli poteri da delle sezioni di organi con autonome competenze idonee ad interferire con
altre attribuzioni costituzionali. In pratica riferirsi alla giurisprudenza costituzionale per
individuare gli organi legittimati a proporre conflitto di attribuzione: nel tempo, oltre ai soggetti
gi nominati : ogni pubblico ministero (in forza dellart. 112 Cost.), la Corte dei conti, le
commissioni parlamentari dinchiesta, lUfficio centrale per il referendum presso la Corte di
cassazione, la sezione disciplinare del CSM, la Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI, il
comitato promotore del referendum abrogativo. Riguardo il potere giudiziario che non ordinato
gerarchicamente, la Corte lo ha definito potere diffuso, legittimando a sollevare il conflitto ogni
singolo giudice. E anche la Camera e il Senato, organi supremi appartenenti entrambi al potere
legislativo e pariordinati , legittimati ognuno per le proprie attribuzioni a promuovere il conflitto.
Circa il potere esecutivo il Governo (il Consiglio dei ministri) che pu agire e resistere nei
conflitti, nella persona del Presidente del Consiglio, ma non i singoli ministri, tranne quello della
Giustizia. Il parametro di giudizio dato da norme costituzionali, quindi anche leventuale
normazione di esecuzione o di specificazione di disposizioni costituzionali. Il conflitto pu essere
una vindicatio potestatis (rivendicare un potere costituzionale usurpato), o pi di frequente, un
conflitto da menomazione, cio un potere ha esercitato una sua attribuzione ma in modo da
ledere le attribuzioni di altro potere, interferendo illegittimamente con altrui funzioni
costituzionali. La lesione si pu avere sia per un comportamento che per una omissione, basta
che la lesione sia concreta, e non ipotetica. La lesione potrebbe essere stata prodotta
dalladozione di un atto, su atti amministrativi, o giurisdizionali, cio quelli di governo non
legislativi, insomma, adottati da un organo costituzionale o nellesercizio di funzioni
costituzionali. In generale la giurisprudenza costituzionale esclude che un atto legislativo possa
essere oggetto di un conflitto di attribuzione, perch per sindacarli c il giudizio di legittimit,
ma la Corte afferma che un atto legislativo potrebbe essere oggetto di conflitto, se non non
sindacabile in sede di giudizio di legittimit. Il procedimento si svolge in due fasi: una preliminare
di ammissibilit ed una di merito (durante cui pu pronunciarsi anche sulla ammissibilit del
conflitto). Il potere che ritiene lesa una propria attribuzione deposita il ricorso nella cancelleria
della Corte costituzionale, che vaglia l ammissibilit ed accerta se sussistano i requisiti minimi
per il ricorso: competenza della Corte costituzionale sulla lesione, legittimazione dei soggetti del
conflitto. La Corte decide con ordinanza, e se si ha lammissibilit, ordina al ricorrente di
notificare entro precisi termini alla controparte (o a soggetti individuati dalla Corte stessa) il
ricorso, cos che la controparte possa costituirsi davanti alla Corte. Il ricorrente deve ridepositare il ricorso con la prova della effettuata notifica (o notifiche), e si apre la fase di merito,
ove, salvo impedimenti procedurali (valutazione di ammissibilit compresa), la Corte decide con
sentenza a chi spettano le attribuzioni in contestazione: si giudica solo la concreta fattispecie su
cui la Corte stata chiamata a giudicare: leventuale annullamento di un atto, invece, non pu
che operare erga omnes. Il ricorrente pu rinunciare al ricorso, e se la rinuncia accettata da
tutti si estingue il procedimento. Non ci sono limiti di tempo per adire la Corte costituzionale,
basta che sussista ancora linteresse a ricorrere. Una volta sollevato il conflitto non pu essere
riproposto (sentenza n. 116 del 2003). I conflitti fra Stato Regioni, o fra le Regioni, detti conflitti
intersoggettivi o fra enti, sorgono quando uno di essi reputa che un altro con un suo atto abbia
invaso la propria sfera di competenza costituzionale (nel caso delle Province di Trento e Bolzano
per atti che ledano la sfera di competenza loro assegnata dallo Statuto speciale regionale).
Parametro del giudizio le disposizioni costituzionali, come specificate dalla disciplina statale sul
conferimento di funzioni alle Regioni. Per lo Stato sta in giudizio il Presidente del Consiglio previa
delibera del Consiglio dei Ministri e per la Regione il Presidente della Giunta regionale previa
delibera della Giunta. Anche questi conflitti sono vindicatio potestais o conflitti da menomazione,

e hanno come oggetto atti amministrativi o giurisdizionali (in questo caso statali), sui cui la Corte
pu solo sindacare il difetto assoluto di giurisdizione e non valutare eventuali errori in iudicando.
Sugli atti normativi, possono essere oggetto di conflitto intersoggettivo solo gli atti
regolamentari, non quelli legislativi, sindacabili invece in sede di giudizio di legittimit in via
principale. Il termine per proporre ricorso 60 gg che decorrono o dalla pubblicazione, dalla
notificazione o dal momento di avvenuta conoscenza dellatto asseritamene lesivo. Nessuna fase
preliminare di ammissibilit e, diversamente dai conflitti interorganici, latto impugnato pu
essere sospeso per gravi ragioni dalla Corte con ordinanza. La lite nella disponibilit delle parti.
La Corte decide con sentenza sulla spettanza dellattribuzione in contestazione: laccertamento
della spettanza vale tra le parti per quel caso specifico,mentre leventuale annullamento dellatto
opera erga omnes. Nel giudizio sulle accuse mosse al PdR dal Parlamento in seduta comune, una
forma cosiddetta di giustizia politica, la Corte integrata dai sedici giudici estratti a sorte dalla
lista che il Parlamento compila ogni nove anni ai sensi dellart. 135 Cost. Come ricordato il PdR
risponde solo per alto tradimento o attentato alla Costituzione (mai successo): la Corte
costituzionale ha funzionato come giudice penale solo in occasione del cosiddetto caso
Lockheed, ma su reati ministeriali , oggi di competenza della magistratura ordinaria. Il PdR
messo in stato di accusa a maggioranza assoluta dal Parlamento in seduta comune che elegge
fra i suoi membri uno o pi commissari per laccusa. Si applicano il codice penale e di procedura
penale, senza segreto di stato n di ufficio. La Corte durante l'istruttoria pu sospendere dalla
carica il PdR e, solo in questo caso, limitarne la libert personale, domiciliare o della
corrispondenza. La sentenza deve essere pronunciata dal collegio che ha partecipato a tutte le
udienze: solo in questo caso opera la prorogatio per i giudici costituzionali scaduti. In caso di
condanna la pena entro il massimo previsto dalle leggi vigenti al momento del fatto, oltre alle
sanzioni costituzionali, amministrative e civili adeguate al fatto (art. 15 legge cost. 1/1953),
quindi la Corte ha ampia discrezionalit. La dottrina ipotizza, quali sanzioni costituzionali, la
rimozione da PdR e la perdita della carica di senatore a vita e civilmente il risarcimento dei
danni. Nessuna impugnazione ammessa. Teoricamente potrebbe operare la revocazione, ma
concretamente no. In forza della legge costituzionale n. 1/1953 la Corte giudica sullammissibilit
del referendum abrogativo di cui allart. 75 Cost., il cui iter ora regolato dalla legge n. 352 del
1970. La sentenza della Corte deve essere pubblicata sulla G.U. entro il 20 febbraio per far
procedere il referendum, e possono presentare memorie i promotori referendari ed il Governo
(avvocatura generale dello Stato), e soggetti terzi come da giurisprudenza. In caso di
inammissibilit del quesito referendario, non escluso che si possa ripresentare la medesima
richiesta referendaria. Lart. 75 Cost. esclude che si possa richiedere il referendum per leggi
tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati
internazionali. La giurisprudenza ha individuato ulteriori limiti: non su leggi con effetti legati a
operativit delle leggi esplicitamente sottratte a referendum, no a quelli il cui quesito non sia
omogeneo, a quelli che interessano leggi a contenuto costituzionalmente vincolato , quelli su
disposizioni di rango costituzionale o leggi ordinarie atipiche o rinforzate non abrogabili con
legge ordinaria (quindi nemmeno con referendum). Interpretando estensivamente sottratte a
referendum la maggioranza delle leggi riguardo la procedura parlamentare di bilancio, tutte
quelle sul rapporto tributario nel suo insieme, le leggi adempimento degli obblighi assunti nei
trattati istitutivi dell'UE e CEE. Lomogeneit del quesito vale anche per la unitariet delle
conseguenze derivanti dallapprovazione del quesito. Sullomogeneit la Corte molto attenta in
caso di referendum manipolativi. Va precisato che la Corte ha ritenuto ammissibili quesiti su
leggi elettorali solo se la normativa di risulta restasse operante, cio consentisse comunque la
formazione dellorgano costituzionalmente necessario, e ha distinto anche le leggi a contenuto
costituzionalmente obbligatorio, sottoposte a referendum perch leggi necessarie, ma che non
sono lunico possibile svolgimento delle disposizioni costituzionali cui danno attuazione.
Diritto internazionale e condizione giuridica dello straniero
Lordinamento internazionale costituito da alcune consuetudini generali e da norme pattizie
contenute nei trattati. Il primo comma dellart. 10 Cost. afferma che lordinamento italiano si
conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute, quindi sono
considerate vigenti le norme necessarie a dare esecuzione alle consuetudini generalmente
osservate dagli Stati: la Corte costituzionale afferma che quando la Costituzione richiami norme

dell ordinamento internazionale (o canonico o comunitario) queste vanno considerate


generatrici delle corrispondenti norme di diritto interno o direttamente valide ed efficaci in Italia,
anche in deroga alla Costituzione, salvi i principi fondamentali. Sui trattati internazionali non
opera un adattamento automatico, le norme pattizie entrano nel diritto interno tramite un ordine
di esecuzione, regolamentare o legislativo a seconda della materia. Per il primo comma dellart.
117 Cost. le norme di esecuzione dei trattati sono norme atipiche, non derogabili o abrogabili da
norme ordinarie successive. Lart. 10, secondo comma, Cost. stabilisce che la condizione
giuridica dello straniero regolata dalla legge in conformit delle norme e dei trattati
internazionali: illegittime le leggi che regolino diversamente dalle norme di esecuzione di un
trattato la condizione dello straniero. Quando la Costituzione riconosce a tutti determinati
diritti, sono inclusi anche agli stranieri, tranne se specificato solo ai cittadini (esempio art. 13
Cost.), e anche in questi casi (artt. 16,17,18 Cost.) il legislatore potrebbe riconoscerglieli.
Nonostante sia intitolata diritti e doveri dei cittadini, la I parte della Costituzione riconoscere
agli stranieri le libert fondamentali, altrimenti contrasterebbe con lart. 2 Cost., che riconosce e
garantisce i diritti inviolabili delluomo. Infatti per giurisprudenza lart. 3 Cost., riferito ai
cittadini si applica anche agli stranieri. La condizione dello straniero e la disciplina
dellemigrazione sono in un testo unico, il d.lgs. n. 286/1998, modificato successivamente: per
stranieri si intendono i cittadini di Stati non appartenenti allUE e gli apolidi: gli sono riconosciuti i
diritti fondamentali della persona umana, e a quelli soggiornanti in Italia regolarmente anche i
diritti civili dei cittadini italiani, salvo eccezioni dello stesso testo unico. Il principio di reciprocit
di cui allart. 16 delle preleggi, gi ridimensionato dalla Costituzione, opera solo nei casi stabiliti
nelle convenzioni internazionali e nel testo unico. Il testo unico disciplina il lavoro, il diritto alla
unit familiare, la tutela i minori e le disposizioni in materia sanitaria, di istruzione, alloggio,
partecipazione alla vita pubblica e di integrazione sociale, vietando ogni discriminazione per
motivi etnici, religiosi e nazionali, cio tutti tranne quelli politici, comunque sempre pi vicini
almeno a livello locale. Lultimo comma dellart. 10 Cost. vieta lestradizione dello straniero per
motivi politici, ma non per genocidio (legge costituzionale 1/1967). Al terzo comma dellart. 10
Cost. viene riconosciuto il diritto dasilo, che consiste nella tutela dello Stato contro l'estradizione
per chi si presenti alla frontiera oppure sia entrato anche irregolarmente, astenendosi dal
respingerlo o dallespellerlo verso lo Stato di origine se nel suo paese non ha effettiva libert
democratica come garantita dalla Costituzione italiana: la Costituzione precisa anche che il
diritto di asilo riconosciuto secondo le condizioni stabilite dalla legge, e il testo unico
puntualizza che lespulsione o il respingimento non sono consentiti se lo straniero possa essere
oggetto di persecuzione per la serie di motivi previsti (razza, sesso, lingua, etc.). Il testo unico,
infine, reca disposizioni sullafflusso degli stranieri in Italia, prevedendo misure contro le
immigrazioni clandestine, su cui intervenuta anche la Corte.
Ripudio della guerra, organizzazioni internazionali e U. E.
Lart. 11 della Costituzione prevede che lItalia ripudia la guerra(qualsiasi uso della violenza
armata) come strumento di offesa alla libert degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali, mentre consentita per difendere lItalia o un altro Stato da aiutare,
o la guerra per la libert di altri popoli. In sostanza non si pu ricorrere alle armi quando si di
fronte ad una mera controversia, da superare tramite il diritto internazionale, come il giudizio
della Corte internazionale di giustizia, la mediazione di organizzazioni internazionali o altri Stati.
In realt la valutazione se l'uso delle armi sia giustificato valutazione politica che spetta al
Governo e Parlamento. La seconda parte dellart. 11 Cost. impone un atteggiamento positivo
verso la organizzazione internazionale, con alcune puntualizzazioni:
a) Spetta a Governo e al Parlamento valutare se una organizzazione contribuisca a realizzare
la pace e la giustizia
b) le limitazioni di sovranit sono nellesercizio di poteri sovrani, in parte trasferiti
allorganizzazione internaz.
c) le limitazioni ammesse possono anche comportare deroghe alla Costituzione, ma non ai
suoi principi supremi
d) per parit si intende la comune soggezione degli Stati al diritto internazionale,
linviolabilit della loro integrit e indipendenza politica, ladempimento di obblighi
liberamente assunti, escluso, per, lassoggettamento ad un potere esterno. In questo

modo pu giustificarsi, ad esempio, ladesione dellItalia alle Nazioni Unite, ove per Statuto
solo alcuni stati sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza ed hanno diritto di
veto (USA, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia).
Oltre alle organizzazioni collegate allONU (FAO, OIL, UNESCO), possiamo ricordare: il Consiglio
dEuropa, la NATO, lOCSE e lUEO. Lordinamento comunitario si evoluto dalla CECA (Comunit
economica europea del carbone e dellacciaio) nel 1951 alla CEE con i trattati di Roma del 1957
fino ad UE con il trattato di Maastricht, cui sono seguiti il trattato di Amsterdam del 1997 ed il
trattato di Nizza del 2001. La ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per lEuropa,
firmato a Roma nel 2004, si arrestato per lopposizione di Francia e Olanda: i governi UE hanno
solo modificato i trattati e riconosciuto la Carta dei diritti fondamentali dellUnione Europea come
paritetica dei trattati (Lisbona 13/12/2007). Le Comunit europee sono complesse e non
assimilabili ad altre organizzazioni di diritto internazionale, perch il diritto comunitario vincola
gli Stati membri, ma anche le persone fisiche e giuridiche. LUnione europea si fonda su tre
pilastri: le Comunit europee (CECA cancellata nel 2002), la PESC (politica estera e sicurezza
comune) e la GAI (giustizia e affari interni), cio un apparato istituzionale con poteri e due
insiemi di norme internazionali pattizie che vincolano gli Stati su politica estera, sicurezza e
cooperazione di polizia giudiziaria in materia penale. Dal Trattato di Lisbona, in vigore dal
1/12/2009, la GAI stata assorbita dai metodi comunitari, mentre la PESC resta soggetta a
procedure decisionali specifiche. Le istituzioni dell'Unione sono: il Parlamento europeo, il
Consiglio europeo (indirizzo politico), la Commissione europea, la Corte di giustizia dell'UE, la
BCE, la Corte dei conti. Il Consiglio europeo elegge il proprio presidente, che rappresenta
l'Unione in politica estera e sicurezza comune, salve le attribuzioni dell'Alto rappresentante
dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che, a sua volta, uno dei vicepresidenti
della Commissione e presiede il Consiglio Affari esteri. Il passaggio decisivo dalla Comunit
economica all Unione che il trattato dellUE sancisce ch non contano solo interessi
economici comuni, ma anche i principi politici e sociali condivisi. Tutti i cittadini degli Stati
membri hanno la cittadinanza dellUnione, complementare a quella nazionale, ed stata
proclamata la Carta dei diritti fondamentali dellUnione europea.
Le fonti comunitarie
Le fonti del diritto comunitario si distinguono in fonti di diritto convenzionale (i Trattati, efficaci
grazie alle relative leggi di autorizzazione di ratifica ed esecuzione) e in fonti di diritto derivato di
cui le principali sono i regolamenti comunitari e le direttive comunitarie. I regolamenti comunitari
hanno portata generale e sono obbligatori in toto: direttamente applicabili in tutti gli Stati
membri senza previo recepimento. Le direttive comunitarie, invece, contengono indirizzi rivolti
agli Stati, vincolati a realizzare gli obiettivi prescritti, con discrezionalit sul come: non sono
direttamente applicabili e devono essere recepite per avere efficacia negli Stati membri. Le
direttive dettagliate sono quelle cos dettagliate da essere, considerate direttamente
applicabili, per sostanza e nonostante la forma. Lo strumento per recepire in Italia le direttive (ed
uniformarsi al diritto comunitario), la legge comunitaria dello Stato italiano, istituita dalla
Legge La Pergola, ed ora disciplinata dalla legge n. 11/2005. Ogni anno il Governo presenta alle
Camere modificazioni o abrogazioni di normative vigenti (se contrastanti con regolamenti
comunitari), e il conferimento di deleghe al Governo ad adottare regolamenti anche di
delegificazione. Le materie interessate dagli obblighi comunitari sono anche di competenza
regionale: in tali casi le Regioni attueranno le direttive comunitarie, stante che nelle materie di
potest concorrente, la legge comunitaria indicher i principi da adottare nelle leggi regionali, su
cui prevalgono sempre. In giurisprudenza due visioni sui rapporti fra ordinamento interno e
comunitario: quella monista (Corte di Giustizia) e quella dualista (Corte costituzionale). Per la
concezione monista il diritto comunitario ordinamento che si integra con quello degli Stati
membri in un unico sistema, prevalendo sulle norme statali. Per limpostazione della Corte
costituzionale, invece, i due ordinamenti sono distinti, ma coordinati per competenza: il diritto
comunitario prevale in forza dellart. 11 Cost. per cui lItalia ha aderito ai trattati istitutivi. Il
problema come superare uneventuale antinomia tra norma interna e comunitaria direttamente
applicabile: prima la Corte costituzionale diceva il criterio cronologico: le norme comunitarie
prevalgono su quelle interne anteriori, ma sono abrogabili da norme interne successive, poi ha
deciso che le leggi interne successive ed incompatibili alle comunitarie sono illegittime per

violazione dellart. 11 Cost. Infine ha concluso che il giudice tra norma interna e norme
comunitaria contrastanti, applichi la comunitaria, e ignori quella interna, che per non
illegittima. Le leggi che impediscono o pregiudicano la perdurante osservanza del Trattato
rimangono sindacabili costituzionalmente. La Consulta inoltre ha affermato il proprio sindacato
sul contrasto tra norme interne e comunitarie nel giudizio in via principale, tramite la tecnica
della norma interposta. Quindi possibile un controllo accentrato in via principale della norma
interna incompatibile con la comunitaria direttamente applicabile, mentre non in via incidentale,
perch il giudice, rilevata lantinomia, deve risolverla direttamente applicando la norma
comunitaria. La giurisprudenza costituzionale ha dovuto tenere anche conto dellaltra corrente,
della Corte di Giustizia. Il primo comma dellart. 117 Cost., oggi in vigore, prescrive che la
potest legislativa dello Stato e delle Regioni esercitata nel rispetto, oltre che della
Costituzione e degli obblighi internazionali, dei vincoli derivanti dallordinamento comunitario,
confermando testualmente la prevalenza del diritto comunitario sulla normazione primaria
statale e regionale, esplicitando il limite che queste sono tenute ad osservare. Lart 117
completa, precisa ed integra lart. 11 Cost., fondamento esclusivo dellefficacia dellordinamento
comunitario in quello interno. Le norme comunitarie direttamente applicabili prevalgono anche
su norme interne di rango costituzionale, ma con dei controlimiti a tale prevalenza: non se
contrasta con principi fondamentali dellordinamento costituzionale ed i diritti inviolabili della
persona umana (sentenza n. 232/1989): in tal caso si sindaca costituzionalmente non il
regolamento comunitario (non legge o atto equiparato) ma la legge di esecuzione dei Trattati,
che una norma di legge nazionale, da ritenersi incostituzionale nella parte in cui consente
lingresso nellordinamento nazionale di norme illegittime, facendo da filtro.
Presentazione Giustizia Costituzionale
Cercheremo di capire che cosa si intende per giustizia costituzionale analizzando le sue
manifestazioni. Il sistema di controllo di legittimit costituzionale delle leggi in Italia di tipo
accentrato: solo un organo apposito, la Corte costituzionale, pu giudicare la conformit alla
Costituzione delle leggi e degli atti con forza di legge. Il principale compito della Corte
rappresentato dal giudizio di legittimit costituzionale delle leggi tramite due vie di accesso
alla Corte: quella incidentale e quella principale. Nel primo caso sar un giudice, detto giudice a
quo, durante un giudizio, a poter rimettere la questione di legittimit costituzionale alla Consulta,
mentre nel secondo caso sar lo Stato o una Regione ad adire direttamente la Corte. Vedremo i
diversi tipi di decisioni possibili, sia di merito sia di rito. Vedremo lintensificarsi negli ultimi anni
del conflitto di attribuzione fra poteri, esempio i conflitti fra Magistratura e Parlamento promossi
in relazione allinsindacabilit ex art. 68, primo comma, Cost., cos frequenti da essere definito il
conflitto dei conflitti.
Le origini della giustizia costituzionale
La giustizia costituzionale ha presupposti nella seconda met del 1700: la matrice giusnaturalista
della Costituzione nordamericana e la separazione dei poteri elaborata da Montesquieu. Da qui
lidea della Costituzione come legge fondamentale che riconosce i diritti di natura della persona
umana come incomprimibili e anche rispetto al legislatore, e del potere costituente, che fonda
la Costituzione, distinto dal potere costituito con i tre poteri sottomessi al potere costituente e
inidonei tramite procedure ordinarie a modificare la Costituzione. Fondamentale il noto caso
Marbury v. Madison del 1803 presso la Corte Suprema USA, ove venne enunciata
largomentazione che la costituzione fosse stat creata come legge fondamentale dello stato, non
come legge ordinaria (che avrebbe limitato il legislatore), quindi non era modificabile da legge
ordinaria, e gli atti in contrasto erano nulli. Negli USA il controllo di costituzionalit di tipo
diffuso, tocca a ogni giudice controllare le leggi ed eventualmente disapplicarle, scelta non
vincolante per tutti: solo le decisioni della Corte Suprema costituiscono precedente vincolante
per tutti i giudici (stare decisis), che genera le dead laws. In Europa decisive le riflessioni del
giurista austriaco Hans Kelsen, che teorizz listituzione di un organo apposito per valutare le
scelte del legislatore rispetto alle norme costituzionali, portando allintroduzione nella
Costituzione austriaca del 1920 di una Corte costituzionale, creando il modello accentrato. Il
modello USA rimasto simile all'origine, mentre quello austriaco stato cambiato. In Europa nel
secondo dopoguerra molti paesi, fra cui lItalia, hanno creato costituzioni rigide e lo strumento

per assicurarne il rispetto. Vista la mancanza del principio dello stare decisis, nei sistemi di civil
law si scelto un sindacato accentrato: in Italia la Corte costituzionale non si attiva
autonomamente, ma viene interpellato per lo pi dai giudici chiamati a risolvere controversie
concrete, secondo un meccanismo di pregiudizialit. Le decisioni poi dellorgano di giustizia
costituzionale possono avere diversi effetti: a volte erga omnes, altre inter partes, oppure pro
futuro o retroattivi. I sistemi cos congeniati sono stati detti inizialmente misti avendo elementi
sia del modello americano sia di quello austriaco ed per alcune da entrambi, allontandosene con
l aumento di competenze affidate ad esempio alla Corte costituzionale, che giudica non solo
della legittimit delle leggi dello Stato e delle Regioni, ma anche sui conflitti di attribuzione fra i
poteri dello Stato, fra enti, ammissibilit del referendum, accuse al PdR.
Ricorso diretto del singolo allorgano di giustizia costituzionale
In altri ordinamenti (non in Italia) i privati possono ricorrere direttamente allorgano di giustizia
costituzionale visto il riconoscimento in costituzioni dei diritti fondamentali dellindividuo da
proteggere dai pubblici poteri. Nei sistemi di common law il giudice ordinario competente a
disapplicare latto statuale illegittimo, nei sistemi occidentali sono stati creati organi di giustizia
costituzionale, che controllano la legittimit delle leggi, annullano gli atti pubblici contro norme
costituzionali tutelanti i diritti fondamentali dellindividuo. Le origini del ricorso diretto sono
nellamparo messicano e nella Verfassungsbeschwerde svizzera, austriaca e tedesca. Il juicio de
amparo serviva a difendere i diritti fondamentali del cittadino verso lo stato, con procedura
rapida: il soggetto leso poteva instaurare un procedimento di fronte ad un organo giurisdizionale
federale, che si concludeva con una pronuncia priva di efficacia erga omnes: con lincorporazione
nella Costituzione federale (prima solo in quella dello Yucatan nel 1841) si ampli: non solo in
caso di violazione di precetti costituzionali, ma anche per errata applicazione della legge
ordinaria. Altri paesi seguirono lesempio, Brasile, Cuba e Colombia e con differenze in Honduras,
Argentina, Ecuador, Guatemala, Paraguay, Per e Venezuela. In Europa il ricorso diretto si applic
in Svizzera e in Austria: in Germania a livello federale nel 1951 e poi nel 1969 fu inserito nel
Grundgesetz: in Germania il ricorso costituzionale diretto, salvo vaglio di ammissibilit,
esperibile avanti al Tribunale costituzionale federale contro numerosi atti del potere legislativo,
esecutivo e giudiziario violanti uno dei diritti fondamentali quando sia esaurita ogni altra tutela,
salvi i casi ritenuti di particolare gravit, finch il Tribunale costituzionale diventato ulteriore
istanza di giudizio. Particolarmente significativo il ricorso damparo spagnolo (da quello
messicano), diventato poi a quello tedesco con la Costituzione del 1978. Lamparo messicano
poco usato in Spagna, pi frequente quello previsto dalla Costituzione del 1978, che ha i
seguenti elementi: legittimazione non solo della persona lesa, ma anche del Defensor del Pueblo
e del pubblico ministero, attivazione consentita solo per una serie di diritti specificamente
individuati, impugnabilit degli atti del potere esecutivo e giudiziario e per il potere legislativo,
solo di quelli privi della forza di legge, decisione affidata alle Salas del Tribunale dopo
procedimento di ammissibilit del ricorso. Lamparo contro atti del potere giudiziario ha generato
moltissimi ricorsi: consentendo di fatto lamparo contro gli atti dei privati. Un tipo di ricorso
diretto stato introdotto In Belgio a met anni 80, e diverse esperienze vanno delineandosi
anche nei paesi dellEuropa centro-orientale. Riguardo il ruolo di salvaguardia dei diritti
fondamentali della Corte di Giustizia dellUE e della Corte europea dei diritti delluomo, riguardo
alla prima decisiva levoluzione in corso dellordinamento comunitario, con ladozione della
Carta dei diritti fondamentali dellUnione Europea e poi lentrata in vigore del Trattato di Lisbona:
mentre con riguardo alla seconda, il Protocollo n. 11 della Convenzione ha riconosciuto senza
limiti il ricorso individuale, che pur soggetto ad un particolare vaglio preliminare, considerato in
qualche modo idoneo a surrogare la mancata previsione di un ricorso diretto del cittadino alla
Corte costituzionale.
Profili storici
Esaminiamo il sistema di giustizia costituzionale italiano: lo Statuto Albertino non prevedeva un
controllo di costituzionalit delle leggi, n procedure aggravate di revisione (costituzione
flessibile). I giudici non facevano controllo materiale sulle leggi (al contrario di quelli USA da fine
700), ma in alcuni casi verificavano la legittimit sui profili formali, cio il procedimento di
formazione della legge. Es. nel 1889 la Cassazione dichiara non applicabili leggi approvate in

testo difforme dai due rami del Parlamento: nessun controllo su altri aspetti relativi alla regolarit
dell approvazione leggi, perch lesivo dellautonomia parlamentare. In giurisprudenza rileva
anche lesperibilit di un controllo di legittimit sugli atti aventi forza di legge (decreti-legge e
decreti legislativi delegati): si ricordi la decisione della Cassazione del 24 gennaio 1922 che
riconosce per la prima volta al magistrato il potere di disapplicare un decreto-legge adottato in
mancanza di urgenza a provvedere. La medesima Corte, poi, confermer tale decisione,
obbligando lEsecutivo a chiedere la conversione del decreto in tempi brevi, per evitare la lesione
dei diritti soggettivi da atti del Governo senza controllo parlamentare. Il Fascismo canceller ci
con la legge n. 100 del 1926. Del periodo fascista merita di essere ricordata la legge n. 2693 del
1928, che trasform il Gran Consiglio del Fascismo da organo di partito di natura privatistica a
organo con competenze pubblicistiche: doveva essere sentito su tutte le questioni di carattere
costituzionale: i giudici, in astratto, potevano valutare lincompatibilit delle leggi in materia
costituzionale approvate senza la procedura aggravata alla legge n. 2693 del 1928, e
potevano disapplicare le leggi illegittime, ma in pratica mai successo. Nel 1929 venne affidato
alla Corte di cassazione il controllo sulleventuale inapplicabilit di norme penali su tributi, che
non rispettassero la legge n. 4 o quelle del codice penale, che prescrivevano per le disposizioni in
materia finanziaria labrogazione o modificazione solo se espressa e specifica nelle leggi. Se un
giudice avesse dubitato che una norma penale tributaria avesse sostituito tacitamente una delle
norme generali della materia doveva rimettere gli atti alla Cassazione, che decideva a sezioni
unite con sentenza irrevocabile. Mai successo in pratica, ma importante precedente teorico
dellattuale sistema di controllo incidentale di costituzionalit delle leggi, precedente persino alla
Costituzione austriaca del 1929 che introdusse controllo di costituzionalit accentrato su
iniziativa diffusa delle corti supreme. Il principio alla base di questo controllo che prevale
linteresse generale su quello particolare, e i dubbi di costituzionalit vanno risolti dallorgano in
grado di valutare meglio linteresse pubblico sotteso alle questioni singole. Applicazioni concrete
del controllo di costituzionalit delle leggi si ebbero in realt prima dell elaborazione della
Costituzione: il decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, attribuiva la competenza
legislativa allAssemblea costituente sulla materia costituzionale, delegando al Governo le
altre: invece nella Costituzione provvisoria fino al vigore del nuovo Parlamento, i
provvedimenti con forza di legge dovevano essere deliberati dal Consiglio dei ministri. Il decreto
luogotenenziale del 1946, pur formalmente pari ai decreti governativi successivi, era stato
adottato, insieme al decreto luogotenenziale del 1944, per fissare i tratti fondamentali del regime
provvisorio, quindi con forza vincolante, anche visto il riferimento alla materia costituzionale
che avrebbe attribuito allo stesso un carattere di rigidit. La situazione fu favorevole allo sviluppo
di un sindacato diffuso, anche senza specifiche norme, poich l unico mezzo per risolvere
problemi di costituzionalit era la disapplicazione operata dai giudici. La materia costituzionale,
infatti riferibile ai principi essenziali dello stato moderno, costituzionale e di diritto, ad esempio
la separazione dei poteri, il divieto di giurisdizioni speciali, il divieto di retroattivit della legge, e
in pratica si afferm per prassi un sindacato di tipo diffuso prima dellentrata in vigore della
Costituzione (1 gennaio 1948): si pu affermare che dal 1 gennaio 1948 al 1955 (lattivit della
Corte inizia nel 1956) i giudici avrebbero potuto esercitare non solo un controllo di tipo formale,
consentito con lo Statuto Albertino, ma pure un sindacato riferito alle nuove disposizioni della
Costituzione Repubblicana. La dottrina ha giudicato negativamente la giurisprudenza precedente
i nuovi valori costituzionali. Allinterno della Commissione Forti, organo incaricato dal Ministero
per la Costituente di studiare nuove formule organizzative dello Stato, si dibatt per la prima
volta sul sindacato di legittimit costituzionale delle leggi, con due orientamenti: uno che vedeva
nel controllo sulle leggi una sorta di sviluppo delle tutela dei diritti fondamentali previsti dalla
Costituzione, ed un altro invece lo intendeva come strumento per impedire che lattivit
legislativa ordinaria invadesse il campo del potere costituente. Lassemblea Costituente,
preoccupata che un organo potesse mettere in pericolo la supremazia parlamentare e la
legittimazione popolare del potere, difese comunque la necessit di una corte costituzionale di
natura prevalentemente giurisdizionale per garantire la salvaguardia della rigidit costituzionale.
Il testo della Costituzione sulla Corte costituzionale puntualizza le sue competenze, la sua natura
ed efficacia delle sue decisioni, ma lacunoso sulle vie di accesso alla Corte: si delinea un
controllo di tipo accentrato, ma senza regole pratiche. La lacuna sar colmata con la legge
costituzionale 1/1948 che, previde fossero i giudici ad adire la Corte per questioni di

costituzionalit ritenute non manifestamente infondate, stante che i giudici stessi si rivelassero
sensibili ai nuovi valori della Costituzione repubblicana. La Corte per inizia a lavorare nel 1956:
nel frattempo punto di riferimento normativo per il sindacato di legittimit costituzionale era la
VII disposizione transitoria della Costituzione che prescrive: fino a quando non entri in funzione
la Corte costituzionale la decisione delle controversie indicate nellart. 134 ha luogo nelle forme e
nei limiti delle norme preesistenti allentrata in vigore della Costituzione. Il sindacato di tipo
diffuso fatic tra il 1948 e il 1955: alcuni interpretarono la disposizione transitoria citata, come
prescrizione ai giudici di sospendere i processi in attesa dell entrata in funzione della Corte: tale
interpretazione poi scartata per i problemi. La giurisprudenza, inoltre, aveva ritenuto che il
contrasto fra legislazione precostituzionale e Costituzione andasse risolto applicando il criterio
cronologico, reputando abrogate le norme incompatibili anteriori alla Costituzione: cos il giudice
non avrebbe dovuto sindacare la legittimit della legge, ma la Costituzione veniva degradata
da lex superior a semplice lex posterior, impostazione poi smentita dalla Corte nella sua prima
pronuncia. La giurisprudenza di legittimit aveva poi distinto tra disposizioni costituzionali
precettive e programmatiche, riconoscendo solo le prime suscettibili di applicazione e le seconde
idonee ad orientare solo il legislatore, non ad abrogare le leggi anteriori n ad indirizzare
lattivit interpretativa del giudice. Pare che alcuni giudici abbiano sperimentato linterpretazione
adeguatrice, sforzo di ricercare un possibile significato della disposizione compatibile con la
Costituzione, tecnica efficace nel dettato costituzionale che valorizza lattivit dellinterprete
invece dellabrogazione di leggi precedenti. Oltre i giudici anche lAlta Corte Siciliana ha
controllato la costituzionalit delle leggi prima dellattivit della Corte: le spettava per Statuto
speciale della Regione Sicilia giudicare:
a) sulla costituzionalit delle leggi regionali siciliane su impugnazione del Commissario dello
stato
b) sulla costituzionalit delle leggi e dei regolamenti statali rispetto allo Statuto siciliano
c) dei reati del Presidente della Regione Sicilia e degli assessori regionali nellesercizio delle
funzioni statutarie.
La Corte costituzionale ha sentenziato nel 1957 che le funzioni dellAlta Corte Siciliana erano
provvisorie, fino al proprio arrivo, e le norme relative allAlta Corte per la Regione siciliana non
sono abrogate perch stato costituzionalizzato lo Statuto regionale (legge cost. 1948). La Corte
siciliana continu ad operare come giudice dei reati commessi dai membri della Giunta regionale
fino alla dichiarazione di incostituzionalit con sentenza n. 6 /1970 dello Statuto speciale, per
violazione dei principi costituzionali che non consentono la creazione di un foro speciale per gli
assessori di una sola regione n la coesistenza di pi organi di giustizia costituzionale, vista la
unit e indivisibilit della Repubblica (art. 5 Cost.).
Le diverse fonti che regolano lattivit della Corte costituzionale sono oltre alla Costituzione: leggi
di rango costituzionale che, data la riserva di legge costituzionale di cui allart. 137, hanno
integrato o modificato la Costituzione stessa, leggi ordinarie, nonch norme ritenute
manifestazione della potest di autoregolamentazione della Corte (Norme integrative per i
giudizi davanti alla Corte costituzionale; Regolamento generale; Regolamenti minori). La riserva
di legge costituzionale di cui allart. 137, primo comma, Cost. stata variamente interpretata
dalla dottrina e laspetto pi delicato quello sulla natura delle Norme integrative per i giudizi
davanti alla Corte costituzionale, cui oggi la dottrina riconosce che i poteri di autonormazione
siano riflesso del suo ruolo e necessari per la sua autonomia ed indipendenza. Il legislatore,
quando ha voluto dettare una disciplina diversa da quella delle autonorme della Corte, lo ha fatto
con legge costituzionale (legge cost. n. 2 del 1967) riconoscendo una particolare valenza a tali
norme. Quando la Corte stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimit costituzionale delle
norme integrative ha affermato che non hanno valore di legge e sono sottratte al suo sindacato
(ordinanza n. 572/1990). In dottrina si sottolinea che mancando il riconoscimento del valore di
legge non sono fonti primarie, similmente ai regolamenti parlamentari. La Corte gi con la
sentenza n. 88/1986 aveva definito le norme di autoregolamentazione svolgimento ed
integrazione della legge n. 87 del 1953. Le Norme integrative non riguardano, come accade di
norma per gli organi costituzionali, lorganizzazione interna, ma la disciplina dei procedimenti che
si svolgono davanti ad essa. La Corte quindi un giudice che detta le regole del proprio processo
e disciplina non solo la propria attivit, ma anche i comportamenti di chi entra in rapporto con
lui. Lapplicazione delle Norme integrative elastica, visto il particolare ed importante ruolo della

Corte. Si discusso in passato se modificare le Norme integrative (alcune modificate gi nel


2004) per vincolare la Corte alle sue decisioni adottate in via interpretativa, anche quando
diventino un orientamento consolidato. La Corte con delibera del 7 ottobre 2008 ha approvato un
testo integralmente rinnovato delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte
costituzionale, entrato in vigore a Dicembre 2008 (art. 34): forse ha riscritto le Norme
integrative, per scongiurare un intervento vincolativo del legislatore.
La composizione della Corte costituzionale
Lart. 135 Cost. regola la composizione ordinaria della Corte costituzionale: quindici giudici,
nominati per un terzo dal PdR, un terzo dal Parlamento in seduta comune e un terzo dalle
supreme magistrature ordinaria ed amministrative. I giudici costituzionali sono scelti fra i
magistrati (anche a riposo) delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori in
materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni di esercizio. La nomina presidenziale avviene
con decreto controfirmato dal Presidente del Consiglio dei ministri. E' atto formalmente e
sostanzialmente presidenziale, la controfirma serve solo a certificare la regolarit del
procedimento. Dei giudici eletti dalle supreme magistrature, la Corte di cassazione ne sceglie tre,
il Consiglio di stato uno e la Corte dei conti uno, e solitamente tra i propri, mentre PdR e
Parlamento pi variamente. Cosa la suprema magistratura, echi abilitato ad eleggere i
giudici costituzionali? Deve esserci corrispondenza tra qualifica e funzione: elettori i magistrati di
grado supremo, che concretamente esercitino le relative funzioni. Il Parlamento in seduta
comune spesso ha eletto i giudici di sua competenza con ritardo: la Corte dunque si trovata ad
operare con meno di quindici giudici, causa di varie problemi. La prima donna eletta, nel 1996,
stata lavvocato Fernanda Contri, nominata dal PdR. La durata del mandato di giudice
costituzionale di nove anni dal giuramento, e impossibile la rinomina: la durata della carica
serve a garantire autonomia ai giudici rispetto a chi li nomina: e niente prorogatio. Lufficio di
giudice costituzionale incompatibile con quello di parlamentare, consigliere regionale, esercizio
di avvocato e ogni carica ed ufficio indicati dalla legge. Oltre alla costituzione, altre fonti
normative concorrono a definire lo status di giudice costituzionale, definendo modi e cause di
cessazione/sospensione dalla carica, incompatibilit, garanzie di inamovibilit dallufficio,
inapplicabilit, tranne per accuse al PdR, delle norme relative allastensione e alla ricusazione dei
giudici, la retribuzione garantita da riserva di legge, alcuni vantaggi dopo la carica. I voti e le
opinioni espresse nello loro funzioni dai giudici costituzionali sono insindacabili, ed
improcedibile lazione penale nei loro confronti, salvo autorizzazione della Corte. (legge cost. 1
del 1948, che rinviava al secondo comma dellart. 68 Cost., allora contenente per i parlamentari
lautorizzazione a procedere). Lart. 68 Cost. oggi contempla le sole autorizzazioni ad acta, e per i
giudici costituzionali se si procede penalmente: se il rinvio viene inteso come fisso va richiesta
alla Corte lautorizzazione a procedere, se invece lo si intende rinvio mobile necessaria la
richiesta di autorizzazione solo per il compimento di singoli atti come per i parlamentari. Le
garanzie di indipendenza dei giudici costituzionali costituiscono garanzia per la Corte stessa,
insieme ad altri appositi istituti: la competenza ad accertare i requisiti soggettivi di ammissione e
a pronunciarsi su decadenza, rimozione o sospensione dei propri componenti, lautonomia
normativa, amministrativa e finanziaria, lautodichia, limmunit di sede, la previsione di sanzioni
penali per i fatti diretti a impedire, anche temporaneamente, lesercizio delle sue funzioni,
nonch la sanzione penale per pubblico vilipendio dellorgano (per questa serve lautorizzazione
a procedere della Corte costituzionale, che in genere non concede).
Organizzazione interna della Corte costituzionale
La composizione, lorganizzazione ed il funzionamento della Corte costituzionale sono ispirati al
principio di collegialit, come emerge da Costituzione e dalla mancata istituzione di sezioni, e
come si vede dalle regole di funzionamento della Corte, ad esempio: lobbligo per i giudici non
legittimamente impediti di partecipare alle udienze, il quorum stabilito perch possa operare, la
regola per cui le decisioni sono deliberate a maggioranza assoluta dei votanti in camera di
consiglio dai giudici presenti a tutte le udienze di quel determinato giudizio. La collegialit non
esclude che la Corte operi con articolazioni interne, in primis il suo Presidente: eletto dalla
stessa Corte fra i propri membri a maggioranza: se non si riesce ad eleggerlo si va al
ballottaggio tra i candidati pi votati, e in caso di parit eletto il pi anziano di carica e,

semmai, di et. Lelezione, a scrutinio segreto, presieduta dal Presidente uscente o dal giudice
pi anziano, scrutatori i due pi giovani: le schede della votazione vengono distrutte avvenuta la
proclamazione. Il Presidente rimane in carica per tre anni ed rieleggibile, se non scade dalla
carica prima dei tre anni: in genere il pi anziano in carica. Il Presidente rappresenta allesterno
la Corte, ed a lui competono: la direzione degli uffici amministrativi, i poteri di polizia nella sede,
la fissazione udienze, la riunione dei procedimenti, e la presidenza del collegio. Il suo voto in caso
di parit vale doppio: il Presidente vota per ultimo e sottoscrive con il giudice redattore i
provvedimenti adottati dalla Corte. Ha soprattutto il potere di nominare il giudice per listruzione
e la relazione della causa ed il c.d. potere di esternazione. Il Presidente rappresenta gli indirizzi
della giurisprudenza della Corte delineatisi nellarco dellanno durante la tradizionale conferenza
stampa una volta allanno, manifestando la volont collegiale. Il vice presidente designato dal
Presidente subito dopo linsediamento: per prassi consolidata il giudice pi anziano di carica, e
supplisce in caso di assenza del Presidente, altrimenti lo f il giudice pi anziano. Articolazioni
interne della Corte costituzionale a carattere collegiale sono: lUfficio di presidenza, la
Commissione per gli studi e per i regolamenti, e la Commissione per la biblioteca.
Funzionamento della Corte
La Corte costituzionale dovrebbe operare con udienza pubblica o in camera di consiglio: a porte
chiuse solo in caso di pericolo per la sicurezza dello Stato o dellordine pubblico o della morale.
Nel giudizio in via incidentale, la regola ludienza pubblica: solo se nessuna parte si costituita
in giudizio, o si ravvisa manifesta infondatezza, il Presidente pu convocare in camera di
consiglio (legge 87/1953). La Corte per ha ricorso alla camera di consiglio anche nellipotesi di
manifesta inammissibilit della questione e quando sia intervenuto in giudizio il solo Presidente
del Consiglio (o della Giunta Regionale), non considerandolo parte processuale. La camera di
consiglio serve per sveltire il lavoro, un po abusata per smaltire larretrato, metodo meno idoneo
a far emergere le ragioni delle parti. La Corte al riguardo ha tenuto a precisato che la
convocazione in camera di consiglio nel caso di manifesta infondatezza consente comunque di
rinviare la causa alla pubblica udienza quando non sussista la manifesta infondatezza, e che non
si viola il diritto delle parti costituite perch possono partecipare tramite memorie. La
convocazione in camera di consiglio disciplinata dal novellato art. 9 delle Norme Integrative,
che f riferimento anche alle ipotesi in cui si ravvisi (oltre alla manifesta infondatezza) ,
manifesta inammissibilit, estinzione o restituzione degli atti al giudice a quo. Nel giudizio in via
principale, autormandosi, la Corte consente al Presidente, sentito il giudice per listruzione, di
convocare in camera di consiglio se ravvisa manifesta infondatezza della questione. Similmente
nel conflitto di attribuzioni tra enti nei casi di manifesta inammissibilit del ricorso e di manifesta
non spettanza alla parte ricorrente dellattribuzione rivendicata (vedi ora gli artt. 23 e 25 delle
Norme integrative) Nel conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, due fasi distinte: nella prima
la Corte decide con ordinanza in camera di consiglio sullammissibilit del ricorso (regole
peculiari per lammissibilit del referendum abrogativo). In base allart. 18 legge 87/1953 la
Corte giudica in via definitiva con sentenza, mentre adotta con ordinanza (succintamente
motivata) tutti gli altri provvedimenti, e in forma di decreto i provvedimenti del Presidente. Per
la verit usa anche ordinanze (di manifesta infondatezza, di inammissibilit, semplice o
manifesta, restituzione degli atti) che concludono la fase del suo giudizio, e cos la questione
potrebbe essere riproposta. Le ordinanze sono state molto usate per smaltire arretrato in casi di
manifesta infondatezza e manifesta inammissibilit. Il giudice per listruzione e per la relazione
della causa viene nominato dal Presidente: d al Presidente un parere circa la possibilit di
convocazione in camera di consiglio, esegue i mezzi di prova eventualmente disposti e,
soprattutto alludienza pubblica espone le questioni della causa, votando per primo al momento
della deliberazione dellordinanza o della sentenza in camera di consiglio (ultimo il Presidente).
Votato, il giudice per la redazione dellordinanza o della sentenza (nominato dalla Corte)
predispone il testo della pronuncia che viene approvato dal collegio in camera di consiglio, ed
sottoscritto dal Presidente e dal Redattore. Di solito giudice relatore e giudice redattore sono la
stessa persona anche in caso di dissenso tra relatore e collegio: se no indice di particolare
dissenso. La Corte, prima del deposito della sentenza n. 393/2006, ha comunicato la sostituzione
del giudice relatore Flick, esplicitata nella sentenza: vedere il nuovo articolo 17 Norme
integrative.

La motivazione delle pronunce


Lobbligo di motivazione delle pronunce della Corte fonda nellart. 18 della legge 87/1953: le
sentenze sono pronunciate in nome del popolo italiano, e devono contenere oltre i motivi di fatto
e di diritto, il dispositivo, la data della decisione e la sottoscrizione, e le ordinanze devono essere
succintamente motivate. Lobbligo di motivazione, valido per tutti i provvedimenti giurisdizionali
si riconduce allart. 111 primo comma, ed principio di portata generale per controllo
democratico. Lobbligo di esplicitare le ragioni della decisione serve al controllo dallesterno,
viste la delicate funzioni della Corte e la inoppugnabilit delle sue decisioni, e sul piano interno
deve esprimere una doppia coerenza: da un lato, tra le argomentazioni che la compongono e il
dispositivo che ne consegue, e, dallaltro, tra la decisione e quelle precedenti, delineando
indirizzi giurisprudenziali coerenti. Un certo orientamento pu essere abbandonato, ma solo in
presenza di nuove forti motivazioni. La motivazione intesa in un duplice senso: come descrizione
del procedimento decisorio oppure come giustificazione della decisione adottata (pi condiviso),
motivo per cui il giudice redige la motivazione dopo un po dalla deliberazione, specie per
decisioni collegiali. Nella giurisprudenza costituzionale si affermato sempre di pi il sindacato di
ragionevolezza, per tutti giudizi della Corte, nellambito del quale forte lesigenza di coerenza
delle argomentazioni. Non prevista dissenting opinion da allegare a quella della corte, perch
potrebbe minare lindipendenza ed autorevolezza del collegio, con possibili protagonismi. In Italia
si discusso se introdurla: nel maggio del 2002 la Corte costituzionale si riunita in sede non
giurisdizionale per discutere sullintroduzione dellopinione dissenziente, partendo da un progetto
del 1997, ma non venne nelle Norme integrative. La discussione non ha riguardato solo
lintroduzione della dissenting opinion ma anche come farlo: si discusso se fosse necessaria
una legge costituzionale, una legge ordinaria, un atto di autoregolamentazione della Corte
(orientamento della Corte) o in via pretoria ossia dalla giurisprudenza costituzionale, come nella
sentenza n. 393/2006 sopra richiamata, tentativo di introdurla per via giurisprudenziale.
Giudizio di costituzionalit delle leggi in via incidentale
Il giudizio della Corte costituzionale sulla conformit costituzionale di una legge o atto con forza
di legge pu essere promosso o in via incidentale da un giudice qualsiasi o in via diretta con
ricorso dello Stato contro statuti o le leggi regionali o dalla Regione contro leggi statali o di altre
Regioni. Inoltre con certi presupposti, la legge o atto con forza di legge pu essere oggetto di
conflitto di attribuzione tra poteri. Il giudizio pi frequente quello in via incidentale. Nel nostro
sistema a costituzione rigida un giudice a quo che dubiti della legittimit costituzionale di una
legge richiede lintervento della Corte costituzionale, e pu sospendere il giudizio in corso in
attesa della sentenza. Nei primi anni la Corte riteneva che fosse condizione necessaria e
sufficiente che la questione di legittimit costituzionale venisse sollevata da unautorit inserita
stabilmente nellordine giudiziario, poi specificando un autorit impegnata con funzioni
giurisdizionali e non amministrative nellatto di applicare una disposizione al caso concreto di un
procedimento. La soluzione delleccezione di costituzionalit pregiudiziale per lemanazione di
un provvedimento giurisdizionale. Nella stessa giurisprudenza della Corte si definisce chi pu
proporre questioni in via incidentale: da ultimo gli arbitri nellambito dellarbitrato rituale. Lart.
13 del D. P. R. 24 novembre 1971, n. 1199 (Semplificazione dei procedimenti in materia di ricorsi
amministrativi), modificato dalla legge n. 69 del 1999, prevede ora che il Consiglio di Stato,
esprimendo parere su ricorso straordinario al PdR, possa sospendere e sollevare questione di
legittimit costituzionale. Il PM no. La Corte poi ha stabilito di poter sollevare avanti a se stessa
questioni: difficile si dia torto da sola, vedi la sua sentenza 1/1956, in cui afferma propria
competenza anche sulla legittimit di leggi pre-costituzione e non escludendone labrogazione o
illegittimit di leggi pre-costituzione configgenti con essa: se abrogata, la norma continua ad
operare per i casi precedenti, se illegittima no. La Corte costituzionale giudica sulla legittimit
costituzionale delle leggi e degli atti con forza di legge dello Stato e delle Regioni (art. 134 Cost.)
riferendosi alla Costituzione e alle leggi costituzionali. Le norme interposte sono quelle frapposte
tra la norma oggetto di sindacato ed il parametro: la mancata conformit ad esse comporta
illegittimit della norma contrastante, quindi per contrasto fra norme pari ordinate, ma in realt
perch contro Costituzione. Es. la legge delega deve contenere i limiti di materia, di tempo ed i
criteri e principi direttivi da rispettare nel decreto legislativo (ex art. 76 Cost.): se non li rispetta

formalmente viola un atto di pari forza normativa ( la legge delega), ma sostanzialmente lart. 76
Cost. Le disposizioni della legge delega funzionano come norme interposte. Altro esempio di
norme interposte le leggi delle Regioni ordinarie ed i principi fondamentali stabiliti dalle leggi
statali in materie di potest concorrente, che configurano violazioni dellart. 117 Cost. Con le
sentenze 348/349 del 2007, la Corte ha chiarito che la Convenzione per la salvaguardia dei diritti
delluomo e delle libert fondamentali (CEDU) sono considerate norme interposte, non rispettarle
determina violazione dellart. 117 Cost. La Corte con sentenza del 1988 ha stabilito che anche le
norme di rango costituzionale sono sindacabili: i principi supremi non sono violabili nemmeno
dalle leggi costituzionali, e costituiscono un limite alla revisione costituzionale: esplicita la non
revisione della forma repubblicana, ma anche altri impliciti (uguaglianza, diritti inviolabili della
persona umana). Anche le omissioni del legislatore possono essere sindacate dalla Corte. La
dottrina prevalente oggi ritiene che anche il referendum abrogativo ex art. 75 Cost., vista la sua
parificazione alla forza di legge, sia assoggettabile a controllo di costituzionalit, tramite Decreto
del PdR, che ne recepisce il risultato. Ovviamente sindacabile per la via incidentale la
normativa di risulta, anche se si tratta di ipotesi quasi teorica. Il giudizio di ammissibilit del
referendum infatti diventato una valutazione anticipata della legittimit costituzionale delle
norme risultanti dal referendum. Tra gli atti sottoponibili al controllo di costituzionalit anche: i
regolamenti comunitari no (non sono leggi o equivalenti). La Corte vede lordinamento nazionale
e quello comunitario come due ordinamenti distinti ed autonomi (principio dualista) le cui
rispettive competenze sono individuate secondo il principio di competenza: la Corte di Giustizia
della Comunit europea (ora Corte di Giustizia dellUnione europea dopo il Trattato di Lisbona),
invece, preferisce la teoria monista, per cui lordinamento comunitario sovraordinato a quello
interno. Nella giurisprudenza costituzionale cambiata nel tempo il rapporto fra norme interne e
norme comunitarie direttamente applicabili in ipotesi contrastanti: prima si applicava il criterio
cronologico, poi, ferma la prevalenza del diritto comunitario, si distinto tra il caso di fonte
comunitaria successiva a quella nazionale (la fonte comunitaria prevale in forza del criterio
cronologico) ed il caso di fonte comunitaria anteriore a quella nazionale (il giudice deve sollevare
questione di legittimit costituzionale). Oggi lorientamento consolidato prevede che il giudice
non applichi la norma interna (disapplicata ma non illegittima, applicabile ad altro giudice). In
ogni modo in caso di ritenuto contrasto i regolamenti comunitari prevalgono sempre anche su
norme di rango costituzionale, basta non ledano i principi fondamentali o i diritti inalienabili della
persona umana (c.d. controlimiti). Data lincompetenza della Corte a pronunciarsi sulla
legittimit costituzionale delle fonti comunitarie (non sono leggi o atti con forza di legge), si pu
sindacare non il regolamento comunitario, ma la legge nazionale, che gli d esecuzione ove
introduce la violazione dei principi cardine costituzionali. Nei giudizi promossi in via principale,
data lassenza di un giudice a quo chiamato ad applicare o no la legge, la Corte ritiene di poter
giudicare, attraverso la tecnica della norma interposta, ed eventualmente dichiarare lillegittimit
della norma interna. A questo riguardo, anzi, va ricordato come la Corte abbia avuto anche modo
di applicare lart. 117, comma primo, Cost. come modificato dalla revisione del Titolo V della
parte II della Costituzione. I decreti-legge sono atti con forza di legge e quindi sindacabili dalla
Corte: in passato, visto che durano 60 gg non si arrivava a sentenza, il controllo era di fatto
inesistente: il loro abuso ha costretto a trovare una soluzione: prima la Consulta ha affermato che
leventuale evidente mancanza di urgenza un vizio in procedendo della stessa legge di
conversione: ci non ha dato significativi riscontri, troppo difficile definire la nozione di evidente
mancanza dei presupposti da parte della Corte. Con la sentenza n. 171 del 2007, per, la
Consulta ha dichiarato per la prima volta lincostituzionalit di una disposizione di un decreto
legge per vizio di evidente mancanza dei presupposti, e poi ha addirittura trasferito la
questione di legittimit su una disposi zione di un decreto-legge nel frattempo decaduto, sulla
disposizione di medesimo contenuto inserita nel decreto legge reiterato in vigore al momento del
giudizio costituzionale (sentenza n. 360 del 1996). I regolamenti governativi, in quanto fonti
secondarie, naturalmente sono sottratti al sindacato della Corte. Circa i regolamenti adottati in
sede di delegificazione la Corte ha affermato che si deve valutare volta per volta la
costituzionalit della legge abilitante il Governo alladozione del regolamento, ove il vizio sia ad
essa riconducibile, o nellambito dei poteri spettanti ai giudici ordinari o amministrativi, ove il
vizio sia proprio ed esclusivo del regolamento stesso (sentenza n. 427 del 2000). La Corte
costituzionale ha escluso la sindacabilit dei regolamenti parlamentari nel giudizio sulle leggi

perch non leggi e perch parte dellautonomia parlamentare come svolgimento diretto della
Costituzione. Stessa conclusione per le norme integrative per i giudizi costituzionali da essa
stessa approvate nel 1956: sono atti non aventi valore di legge. Lart. 134 Cost. ha fatto
costantemente escludere i regolamenti amministrativi dal giudizio. Del resto un regolamento
governativo confligge con i principi costituzionali perch conforme ad una legge contra
Constitutionem (che viene sindacata) o perch il regolamento stesso incompatibile con le
statuizioni costituzionali, e in questo caso contrasta con la legge che attua, quindi ci penser il
giudice amministrativo ad annullare il regolamento, o il giudice ordinario potr disapplicarlo. Ai
sensi dellart. 23 della legge n. 87/1953 il giudice dufficio o su istanza di una delle parti in causa
deve sollevare questione di legittimit costituzionale se dubita che una disposizione contrastare
con la Costituzione: se non ritiene listanza fondata, non lo fa. La questione di legittimit
costituzionale pu essere sollevata se si riveli non manifestamente infondata: basta il dubbio di
incostituzionalit della norma. La questione inoltre deve essere anche rilevante, cio
appuntarsi su di una disposizione (anche processuale) che il giudice deve applicare nel giudizio.
La pi recente giurisprudenza costituzionale ha aggiunta una terza condizione, cio lobbligo per
il giudice di provare una interpretazione adeguatrice della norma che ne consenta una lettura
in linea con la Costituzione (quindi spesso il giudice solleva se sicuro dellincostituzionalit).
Tale indirizzo giurisprudenziale sposta il nostro sistema da accentrato verso uno diffuso. Se
ritiene leccezione di costituzionalit chiaramente non fondata o irrilevante, il giudice adotta una
ordinanza di manifesta infondatezza o di irrilevanza, definitiva ed inoppugnabile nel processo in
cui pronunciata. La nozione di rilevanza si fonda sullart. 1 della legge costituzionale n. 1 del
1948, e sullart. 23, e della legge n. 87/1953, che impone come si possa ricorrere alla Corte solo
se la norma deve essere necessariamente applicata per giungere al giudizio. Il momento in cui
fare riferimento per valutare la rilevanza quello dellemanazione dellordinanza di rinvio, con
conseguente esclusione di qualsiasi rilievo alla c.d. irrilevanza sopravvenuta, consistente nel
venir meno della rilevanza a seguito di fatti nuovi successivi a tale momento. Lart. 22 delle
Norme integrative specifica che non si applicano le norme sulla sospensione, interruzione ed
estinzione del giudizio costituzionale anche se per qualsiasi causa il processo sospeso sia venuto
a cessare, e la Corte in passato ha precisato che lestinzione del giudizio determina
inammissibilit della questione di costituzionalit solo se sopravviene al momento genetico del
ricorso, come statuito oggi dal nuovo art. 18 delle Norme integrative. Il giudizio sulla manifesta
infondatezza della questione serve a snellire il lavoro della Corte, il giudice deve nutrire almeno
un serio dubbio sulla norma impugnata. Nella prassi, la rilevanza spesso auto esplicativa,
mentre giudice lavora per motivare la non manifesta infondatezza. La giurisprudenza
costituzionale chiarisce il concetto di manifesta infondatezza, segnalando i casi per cui non
interpellare la Corte. Quando il giudice ritiene fondata e non infondata la questione, e non trova
interpretazioni compatibili con il parametro costituzionale, pronuncia una ordinanza di
sospensione in attesa della decisione della Corte, e si introduce il giudizio costituzionale: il
giudice (legge 87/1953) deve riferire i termini ed i motivi , indicare le disposizioni di legge
sospettate di incostituzionalit ed i parametri costituzionali ritenuti violati, verificando la
coerenza e pertinenza nellordinanza di rinvio, anche se a volte la Corte lo ha dedotto dalla
motivazione dellordinanza. Non ammessa la censura di disposizioni eterogenee o di un intero
testo normativo: bisogna individuare puntualmente la norma o la parte di essa in conflitto con la
Costituzione. Non sindacabili le situazioni di mero fatto e assolutamente particolari o eventuali
difficolt di applicazione della legge, e le questioni devono non essere contraddittorie o
ipotetiche, con una compiuta e sufficiente motivazione sulla rilevanza, non manifesta
infondatezza e mancanza di una possibile interpretazione adeguatrice, anche se poi spesso
accade il contrario. Tutti gli elementi richiesti per lammissibilit debbono risultare dal
provvedimento di rinvio, non negli atti a quo o indicati con rinvio alla motivazione di altra
ordinanza di rinvio, anche se emessa dallo stesso giudice in altro procedimento. Pronunciata
lordinanza di rinvio il giudice non pi obbligato ad applicare la legge sospettata in attesa della
decisione della Corte. La dottrina non condivide la sospensione di un processo per una questione
sollevata in altro processo: sospendere senza sollevare questione di costituzionalit, priva le parti
dei giudizi a quibus di costituirsi nel processo costituzionale e sottrae allobbligo di trasmettere
gli atti del giudizio principale alla Corte costituzionale. La legge 53 del 1987 dispone che l
ordinanza venga notificata, a cura della cancelleria del giudice a quo, alle parti in causa,

eventualmente al P. M., al Presidente del Consiglio o della Giunta Regionale e comunicata ai


Presidenti delle Camere o del Consiglio regionale interessato. Secondo giurisprudenza la notifica
dellordinanza serve ad individuare i soggetti abilitati a costituirsi nel processo costituzionale
incidentale, proprio grazie alla notifica. La comunicazione ai Presidenti delle assemblee
parlamentari (o del consiglio regionale) serve ad informare il Parlamento (o il consiglio regionale)
che un proprio atto stato portato al vaglio della Corte costituzionale, per eventuale modifica
prima della sentenza della Corte. Infine lordinanza di rinvio pubblicata sulla G.U. per far
conoscere a tutti gli operatori giuridici, in primis ai giudici, che una certa disposizione di legge
sub iudice, sollecitando prudenza nell applicarla e, per il giudice, la riflessione se sospendere a
sua volta il procedimento e con proprie, separate motivazioni sollevare lesame della Corte. La
pubblicazione in G.U. non sostituisce la notifica ai soggetti aventi diritto: le ordinanze non
regolarmente notificate non dovrebbero nemmeno essere pubblicate in G.U. sulla base dellart. 2
delle Norme integrative, che prevede prima la notifica e poi la pubblicazione nella G.U. e, quando
occorra, nel Bollettino Ufficiale delle Regioni. Le condizioni per lammissibilit di una questione
di costituzionalit in via incidentale debbono risultare dal provvedimento di rinvio, ma a volte la
Corte ha chiesto anche la trasmissione degli atti processuali, peraltro prescritta dalla legge.
Quando il giudice a quo pronuncia lordinanza di rimessione non pu revocarla, essendo la
questione a quel punto nella disponibilit della Corte. Le parti del processo a quo notificate
possono costituirsi facoltativamente nel processo costituzionale, per questo definito a parti
eventuali o senza parti, se lo fanno deve essere entro 20 giorni dalla pubblicazione
dellordinanza sulla G.U. La Corte sanziona i vizi (di notifica ad es.), e ha riconosciuto sanabile il
vizio quando le parti si siano ugualmente costituite, cosa che non fanno spesso: la dottrina, gli
dato comunque un ruolo:
tali soggetti tutelerebbero un interesse specifico e concreto, quello da essi fatto valere nel
giudizio principale
linteresse di tali soggetti non quello particolare del giudizio principale, ma generale, la
legittimit delle leggi
la legittimazione della parte del giudizio a quo data dal fatto che subisce direttamente gli
effetti della legge indubbiata, ma il suo interesse specifico e concreto nel giudizio a quo
vale nel processo costituzionale come situazione rappresentativa di molte altre analoghe.
La Corte costituzionale ha escluso la legittimazione del PM a sollevare la questione: troppo di
parte e troppo giudice allo stesso tempo. Inoltre non pu costituirsi nel giudizio costituzionale il
difensore della parte del giudizio a quo, poich rappresentante della parte e non parte in
tale giudizio. Riguardo la possibilit di costituirsi davanti alla Corte da parte di Regioni o Province
autonome in giudizi in via principale, la Consulta ha affermato deve ritenersi implicita solo se la
norma li riguarda particolarmente secondo gli articoli 23 e 25 della legge 87/1953. Lart. 20 della
stessa legge prescrive che la rappresentanza e difesa delle parti davanti alla Corte: solo avvocati
abilitati al patrocinio innanzi alla Corte di cassazione, e anche avvocati di altro paese UE ma di
concerto con un avvocato italiano cassazionista. La disciplina dellintervento del Presidente del
Consiglio (o della giunta regionale) nei giudizi in via incidentale contenuta negli articoli 23 e 25
della legge 87/1953 e nell art. 4 delle Norme integrative per cui il Presidente del Consiglio
deposita delle deduzioni, comprensive delle conclusioni, sottoscritte dallAvvocato generale dello
Stato o da suo sostituto e quello della giunta regionale tramite deposito delle deduzioni,
comprensive delle conclusioni, e della procura speciale contenente lelezione del domicilio. La
legge n. 400 del 1988 allart. 5, poi, stabilisce l'obbligo per il Presidente del Consiglio di riferire
periodicamente al Consiglio dei ministri, e comunicare alle Camere lo stato del contenzioso,
illustrando le linee seguite. Il Presidente del Consiglio interviene senza deliberazione del consiglio
dei ministri, necessaria invece per i giudizi in via principale. Il Presidente del Consiglio,
comunque, chiede informazioni sulla legge impugnata ai ministri competenti, e non interviene se
i ministri trovano fondata la questione. Il Governo di solito non ha fatto modifiche alle norme
facendo tesoro dei risultati delle attivit istruttorie. Lintervento del Presidente del Consiglio non
pare concepito come tutela di interesse generale, ma di parte, per conservare la legge
espressione di una certa posizione politica: tre scuole:
a) il Presidente del Consiglio sarebbe un defensor legis: il Governo come principale
propulsore della iniziativa legislativa visto come il vero soggetto controllato dalla Corte

b) il Presidente del Consiglio sta in giudizio in nome della generalit dei cittadini, in
rappresentanza dello Stato-comunit per tutelare linteresse pubblico alla legittimit
dellordinamento
c) lintervento del Presidente del Consiglio e le indicazioni da questi fornite allAvvocatura
dello Stato sono espressioni dellindirizzo politico del Governo. Il Presidente del Consiglio
partecipa al processo costituzionale come rappresentante del Governo ossia della
maggioranza (orientamento prevalente)
La Corte costituzionale gi nella sua prima sentenza osserv come lintervento del Presidente del
Consiglio ha un carattere suo proprio, senza giustificazione di uno specifico interesse,
giudicandolo il rappresentante dello Stato inteso come ordinamento unitario. Nella prassi egli
interviene per difendere la legge censurata, ma solo se pensa di vincere. L Avvocatura dello
Stato, che lo rappresenta, ha a volte collaborato, sostenendo in alcuni casi uninterpretazione
adeguatrice della normativa censurata. Riguardo la possibile presenza di terzi nel processo
costituzionale incidentale la Corte ha chiuso, poich non hanno la qualifica formale di parte nel
giudizio a quo. Nondimeno la dottrina ha individuato alcune categorie di terzi rispetto al
giudizio costituzionale, che potrebbero essere ammessi ad intervenire in esso:
1. soggetti che potevano costituirsi nel giudizio principale e non lo hanno fatto per motivi ad
essi non addebitabili
2. soggetti che potevano costituirsi nel giudizio principale ed hanno volontariamente deciso
di non costituirsi fino al momento in cui stata sollevata la questione di costituzionalit
3. soggetti titolari dello stesso interesse sostanziale fatto valere nel giudizio principale, ma
privi delle condizioni per divenire parte dello stesso
4. soggetti titolari di un interesse collettivo, rappresentanti di una certa categoria, connesso
alloggetto del giudizio
Negli ultimi anni per la Corte si ammorbidita, consentendo la presenza di soggetti, diversi dal
Presidente del Consiglio o della giunta regionale, che non avevano assunto, al momento
dellemanazione dellordinanza di rinvio, la qualifica di parte nel giudizio a quo. A seguito di tale
evoluzione giurisprudenziale la Corte nel 2004 ha modificato lart. 4 delle Norme integrative
contemplando, a differenza del passato, eventuali interventi di altri soggetti, sulla cui
ammissibilit per deve decidere. Le parti abilitate possono in 20 giorni dalla pubblicazione
dellordinanza di rinvio sulla G.U. esaminare gli atti depositati nella cancelleria della Corte,
presentare le proprie deduzioni scritte o produrre nuovi documenti relativi al giudizio di
costituzionalit, e il deposito di memorie illustrative entro venti giorni prima delludienza o della
riunione in camera di consiglio (art. 10 Norme integrative). La giurisprudenza costituzionale nega
le richieste delle parti di ampliare il thema decidendum al di l di quanto ricavabile dallordinanza
di rimessione, anche a se lei stessa lo ha permesso, sostenendo di aver riscontrato un mero
errore materiale o di poter desumere senza incertezze quale fosse la questione che
concretamente il giudice voleva sottoporre al suo esame. Quando la Corte procede in camera di
consiglio, nonostante le memorie della parti, di fatto ne limita i poteri esercitabili nellambito del
processo costituzionale. Con ordinanza interlocutoria la Corte pu disporre i mezzi di prova che
ritiene opportuni e stabilire termini e modi per lesecuzione. Il ricorso ad attivit istruttorie raro
nel giudizio incidentale, non trattandosi di un fatto, ma atto con forza di legge. A tal fine la Corte
pu rivolgersi allo stesso giudice a quo, alle parti del giudizio o a soggetti terzi (pubblici). Nel
2004 sono stati aggiunti due commi allart. 7 delle Norme integrative, che ora prevede che la
documentazione acquisita su proposta del giudice relatore con provvedimento del Presidente sia
depositata in cancelleria e che venga comunicato alle parti. La Corte aveva tentato di capire il
costo delle proprie sentenze con un apposito Ufficio, ora disattivato.
Tipi di decisioni
Lart. 18 della legge n. 87 del 1953 stabilisce che la Corte giudica in via definitiva con
sentenza,tutti gli altri provvedimenti adottati con ordinanza. I provvedimenti del Presidente sono
adottati con decreto. L art. 29, per prevede lordinanza, invece che sentenza, per la manifesta
infondatezza ed la manifesta inammissibilit. In generale la sentenza me decisione che
conclude il giudizio, l'ordinanza provvedimento interlocutorio, e il decreto l'unica forma per le
decisioni del Presidente: ma ad esempio la decisione di restituire gli atti al giudice a quo
ordinanza che chiude il giudizio. Oppure il Presidente ha escluso la stampa dalla camera di

consiglio su richieste di referendum abrogativo, ma con ordinanza e non decreto. Le decisioni


della Corte costituzionale per definire il giudizio possono essere processuali (di rito) o di merito.
Con le prime la Corte si limita a rilevare un impedimento processuale alla valutazione del merito
della questione, e tale decisione definitiva, chiude il giudizio in corso, pur lasciando aperto il
dialogo con il giudice, che potrebbe sollevare di nuovo la questione. Le restituzione degli atti al
giudice a quo pu riferirsi a fattori cronologicamente anteriori allordinanza di rimessione oppure
ad essa sopravvenuti. Nel primo caso la Corte invita il giudice a considerare elementi che
avrebbe dovuto esaminare allemanazione dellordinanza di rinvio, nel secondo invita il giudice
ad esaminare elementi nuovi. Lo ius superveniens di norma incide sulla norma indubbiata,
mentre a seguito della riforma operata con legge costituzionale n. 3/2001, lo ius superveniens ha
inciso sul parametro costituzionale indicato. La restituzione degli atti, ha alleggerito il lavoro
della corte e permesso ai giudici di rivalutare la questione sulla base dei nuovi parametri. In
alcuni casi la Corte ha dichiarato la manifesta inammissibilit perch i giudici a quibus avevano
sollevato la questione di costituzionalit dopo lentrata in vigore della revisione costituzionale
riferendosi ai vecchi parametri costituzionali. La decisione di inammissibilit di tipo
processuale ed usata quando la Corte ritiene di non poter esaminare il merito della questione
n di ordinare la restituzione degli atti al giudice a quo. Linammissibilit stata dichiarata in
genere:
- per difetto del requisito della rilevanza
- perch proposta in maniera generica, ipotetica o contraddittoria
- per la mancata legittimazione del giudice (ad esempio in caso di difetto assoluto di
competenza)
- perch la richiesta del giudice era risolvibile attraverso il ricorso ad altri strumenti o istituti
- per mancata o erronea individuazione della disposizione impugnata
- perch fondata su una questione di fatto
- per non aver precisato in modo puntuale il tipo di sentenza additiva richiesto alla Corte
- per non aver adeguatamente motivato la rilevanza e/o non manifesta infondatezza o i
parametri costituzionali
- perch la stessa questione era gi stata sollevata dal medesimo giudice nel corso dello
stesso giudizio
Linammissibilit naturalmente dichiarata se latto censurato non ha forza di legge, e quando,
nella sostanza, la decisione inciderebbe sulla sfera di discrezionalit riservata al legislatore. Dalle
decisioni di inammissibilit vanno distinte quelle di manifesta inammissibilit, adottate con
ordinanza e seguendo il procedimento in camera di consiglio. E difficile individuare un criterio
rigido per cui la Corte decide per la manifesta inammissibilit (di solito chiara). In alcune
occasioni la Corte si anche pronunciata per la irricevibilit (il giudice a quo aveva solo
sospeso il suo processo e non sollevato questione di costituzionalit, un altro aveva sollevato
questione di legittimit costituzionale avanti alla Alta Corte per la Regione Sicilia, che non esiste
pi). La restituzione degli atti al giudice a quo sollecita, dopo opportune valutazioni, il giudice a
ri-sollevare la questione. Le decisioni di inammissibilit, invece, impediscono al giudice di
risollevare la stessa questione nellambito del medesimo procedimento. La Corte per, ha usato i
due tipi di decisioni in modo promiscuo, e la stessa giurisprudenza ha distinto nelle decisioni di
inammissibilit quelle aventi natura decisoria e non: solo le prime producono leffetto
preclusivo. Con le decisioni di merito si dichiara la fondatezza o meno della questione: le
decisioni di infondatezza rigettano la questione: non una patente di costituzionalit della
norma censurata, ma rigetto della questione solo nei termini in cui stata proposta. Le sentenze
di accoglimento dichiarano lincostituzionalit della norma censurata. Le decisioni di manifesta
infondatezza sono adottate con ordinanza ai sensi dellart. 29 della legge n. 87/1953, previsione
ritenuta poi applicabile anche alle decisioni di manifesta inammissibilit e sono utilizzate in caso
di:
- questioni proposte nei medesimi termini di altre, gi decise per linfondatezza o per
laccoglimento
- questioni ictu oculi prive di qualsiasi fondamento, anche a prescindere da precedenti
decisioni della Corte
- questioni affrontate magari per la prima volta, ma analoghe ad altre gi decise

Il giudizio di manifesta infondatezza significa che la questione non avrebbe dovuto neppure
essere sollevata, un rimbrotto per il giudice, come ancor pi con le decisioni di manifesta
inammissibilit. La pronuncia di manifesta infondatezza (come di manifesta inammissibilit)
consente di decidere con ordinanze succintamente motivate (manca una vera motivazione..) e
di procedere in camera di consiglio senza udienza pubblica, pi velocemente: filtro che si
aggiunge al vaglio del giudice a quo sulla non manifesta infondatezza. La Corte costituzionale
nel tempo ha adottando diversi tipi di decisioni: nelle sentenze interpretative di rigetto la Corte
dichiara infondata la questione ma propone una interpretazione della disposizione compatibile
con la Costituzione, come da dispositivo, in cui si rinvia alla motivazione per segnalare
linterpretazione della sentenza cos da distinguerla da una comune sentenza di rigetto (la
dottrina ha anche individuato le sentenze di rigetto interpretative, ma nel cui dispositivo manca
la formula di riconoscimento nei sensi di cui in motivazione). In questi casi la Corte d
uninterpretazione (ricava il significato) della disposizione censurata diversa da quella che ha
spinto il giudice a quo a sollevare la questione e dunque rigetta la questione: essendo sentenza
di rigetto, la disposizione rimane formalmente intatta. La interpretazione della Corte non
vincolante per i giudici dato che le sentenze di rigetto (ancorch interpretative) non hanno
efficacia erga omnes, pur contando il parere della Corte. Tali sentenze manifestano come la Corte
non si ritenga vincolata allinterpretazione data dal giudice nel sollevare leccezione di
costituzionalit, e cos "salva la disposizione dalla declaratoria dincostituzionalit, visto che lo
solo se impossibile darne interpretazioni conformi a Costituzione. Visto che i giudici non sempre
si sono adeguati alla interpretazione la Corte ha elaborato altra tecnica decisoria: le sentenze
interpretative di accoglimento (quindi erga omens): linterpretazione individuata giudicata dalla
Corte contrastante con la Costituzione: la norma rimane intatta, ma viene espunta dall
ordinamento una sua interpretazione. Con una sentenza interpretativa di rigetto viene
individuata e proposta una interpretazione della disposizione censurata compatibile con la
Costituzione, mentre con una sentenza interpretativa di accoglimento viene individuata e
dichiarata illegittima uninterpretazione della disposizione censurata contrastante con la
Costituzione. Le sentenze interpretative sono un chiaro esempio di come la Corte, per il tramite
di disposizioni, si pronunci in realt su norme. La comune sentenza di accoglimento annulla tutte
le norme ricavabili da quella disposizione, mentre le decisioni di rigetto non toccano la
disposizione e precludono al giudice rimettente di risollevare la medesima questione nel
giudizio in corso. Con le sentenze di accoglimento la Corte dichiara una o pi norme in contrasto
con la Costituzione, ed esse cessano di avere efficacia, ai sensi dellart. 136 Cost., dal giorno
successivo alla pubblicazione sulla G.U. della sentenza. Le decisioni daccoglimento sono dette
totali quando dichiarando lincostituzionalit di una certa disposizione, eliminandola
dallordinamento con tutti suoi i possibili significati: sono invece dette di accoglimento parziali
quelle che abbiamo chiamato sentenze interpretative di accoglimento. Tra le sentenze di
accoglimento vanno ricondotte le sentenze manipolative, distinguibili in sentenze additive, che
aggiungono contenuto normativo alla legge a seguito di omissione del legislatore, per allineare la
legge a Costituzione: cos si sostituisce al legislatore, ma Crisafulli dice che (rime obbligate) che
non come lui libero nel fine nella propria attivit normativa, ma esplicita solo quanto gi insito
nel sistema. Le sentenze sostitutive di accoglimento invece dichiarano incostituzionale una data
disposizione nella parte in cui prevede qualcosa anzich qualcosaltro: a seguito della sentenza
della Corte la disposizione A va letta come contemplante Y e non gi X: non cambia il testo ma la
portata normativa. La Corte costituzionale, quando accoglie una questione di costituzionalit,
dichiara quali sono le disposizioni illegittime nei limiti della impugnazione (chiesto e
pronunciato per il processo incidentale): pur vero che la Corte si riservata linterpretazione
dellordinanza di rimessione (quindi anche della norma oggetto e della norma parametro indicate
dal giudice a quo) con unapplicazione piuttosto flessibile di tale principio. Peraltro lo stesso art.
27 della legge n. 87/1953 prevede espressamente una deroga al principio del chiesto e
pronunciato stabilendo che la Corte pu verificare le conseguenze derivanti delle sentenze di
illegittimit e quindi impedire rimanga una norma se illegittima quella che ne costituisce il
necessario presupposto e fondamento. La giurisprudenza costituzionale ha interpretato lart. 27
legge 87 del /1953 in senso molto estensivo, addirittura paventando lassunzione surrettizia di
funzioni legislative da parte della Corte costituzionale. Per Lart. 136 Cost e lart. 30 legge
87/1953 le norme dichiarate incostituzionali cessano di avere efficacia dal giorno successivo alla

pubblicazione della decisione, con obbligo erga omnes di disapplicarla, essendo espunta (come
non ci fosse mai stata): le sentenze di accoglimento operano ex-tunc, altrimenti il giudice a quo
non avrebbe interesse a sollevare la questione non potendo contare per il giudizio principale. Ci
non vale per i rapporti esauriti, in decadenza o prescrizione o passati in giudicato, tranne in
caso di limitazioni della libert di persone condannate per una norma costituzionale espunta,
prevalendo il favor libertatis per le persone. Con le decisioni monitorie la Corte pur non
dichiarando lincostituzionalit, inserisce in motivazione un monito al legislatore perch cambi la
materia, addirittura con la minaccia in caso di inerzia del legislatore, di dichiarare
lincostituzionalit della disposizione censurata se risollevata la questione: in questi casi
pronuncia di incostituzionalit accertata ma non dichiarata. Si parlato di sentenze di ancora
costituzionalit quando la Corte ritiene la legge impugnata conforme a Costituzione, ma solo
perch, e se rimane, temporanea entro un certo termine. Con le sentenze di incompatibilit la
Consulta cerca la collaborazione del legislatore, rispettando la sua discrezionalit e confidando
nel suo intervento. Si parla invece di illegittimit sopravvenuta quando una certa norma,
costituzionale alla sua entrata in vigore, divenuta incostituzionale successivamente, per cui la
norma censurata perde efficacia solo da quando divenuta incostituzionale: non pu comunque
essere applicata nel giudizio a quo e in tutti i giudizi ancora pendenti. Altra ipotesi quella in cui
la Corte, considera che dichiarare incostituzionale una legge per tutelare e garantire certi valori,
ne lederebbe altri, e ritarda lefficacia della propria pronuncia per ridurre o eliminare tali effetti
dichiarando incostituzionalit a partire da un certo termine: la norma, pur dichiarata
incostituzionale potrebbe essere applicabile nel giudizio a quo. Dalle sentenze additive vanno
distinte le cosiddette sentenze additive di principio: pi rispettose della discrezionalit del
legislatore, non aggiungono una precisa regola, ma solo un principio che orienta il giudice a quo
nella decisione del giudizio principale, e spinge per la modifica di quella disciplina nel senso
indicato dalla Corte. Lattivit della Corte costituzionale si svolge secondo stilemi giurisdizionali,
pertanto, si applicano ad essa le regole del diritto processuale e quindi anche lart. 111, sesto
comma Cost., per cui tutti i provvedimenti giurisdizionali debbono essere motivati, essenziale
inoltre per ricostruire indirizzi giurisprudenziali, cio precedenti, che limitino in qualche modo
la discrezionalit del giudizio. Gli orientamenti della giurisprudenza costituzionale servono anche
a salvaguardare l'indipendenza ed autonomia della Corte, specie di fronte a questioni molto
politiche. La motivazione serve a dialogare con il Legislatore ed i giudici, e a consentire una
sorta di controllo da parte dellopinione pubblica. Le decisioni della Corte sono inoppugnabili (art.
137). Rimane solo la possibilit di correggere eventuali errori materiali presenti nella decisione:
secondo lart. 21 delle Norme Integrative le omissioni o degli errori materiali delle sentenze od
ordinanze possono essere corrette con ordinanza in camera di consiglio con ordinanza, previo
avviso alle parti costituite (vedi anche art. 33 Norme integrative). Tutte le decisioni della Corte
costituzionale vengono pubblicate sulla G.U., con la sola eccezione delle pronunce interlocutorie
non numerate, di regola inserite nella Raccolta ufficiale delle sentenze e ordinanze della Corte
costituzionale, in appendice alle decisioni conclusive del giudizio, cui si riferiscono.
Giudizi in via principale
Con le revisioni operate con le leggi costituzionali n. 1/1999 e 3/2001 sono state modificate le
due ipotesi di ricorso in via principale, ed introdotta unaltra ipotesi di ricorso inserito nel
procedimento di approvazione degli Statuti delle Regioni ad autonomia ordinaria ai sensi dellart.
123 Cost. Prima leventuale ricorso statale era preceduto da una fase politica di collaborazione
fra Stato e Regione, solo se la Regione non si conformava e approvava la legge a maggioranza
assoluta, il Governo poteva poi impugnarla per vizi di legittimit alla Corte, o davanti al
Parlamento per vizi di merito. Il ricorso del Governo era preventivo, la Corte giudicava su di una
delibera regionale. La Regione, invece, poteva impugnare una legge o un atto con forza di
legge statale, per supposta invasione di competenza con ricorso entro trenta giorni dalla
pubblicazione dellatto. In caso di lesione da legge di altra Regione il termine era di sessanta
giorni. In entrambi i casi il ricorso era successivo e latto entrava in vigore. Lo Stato controllava
preventivamente e per qualsiasi vizio, le Regioni successivamente solo per competenza. Con la
revisione costituzionale dellart. 127 Cost del 2001, si ha riequilibrio: : il termine per ricorrere
ora per tutti di sessanta giorni dalla pubblicazione dellatto impugnato, e anche il ricorso statale
successivo allentrata in vigore della legge regionale. Gli Statuti delle Regioni ad autonomia

ordinaria prima erano approvati con deliberazione a maggioranza assoluta del Consiglio
regionale e poi la definitiva approvazione con legge approvata dal Parlamento: il nuovo art. 123
Cost. (legge cost. 1/1999), elimina lapprovazione parlamentare, ed in base ad esso ora il
Governo pu promuovere questione di legittimit sugli Statuti approvati dai Consigli regionali (e
le delibere di modifica degli stessi), introducendo unulteriore competenza della Corte a giudicare
in via diretta. Il nuovo art. 123 cost. ha fatto dubitare dellinizio del decorso del termine di trenta
giorni per la proposizione del ricorso governativo: la Corte con sentenza n. 304 del 2002 ha
chiarito sia la pubblicazione anteriore, essendo il momento iniziale per il decorso del termine per
richiedere il referendum. Se per il dies a quo per ricorso e referendum il medesimo, cosa
succede? La Corte costituzionale ha risposto che in molti statuti regionali la
procedimentalizzazione antepone il giudizio della Corte al referendum, il cui termine si
sospende: in caso di rigetto le operazioni referendarie riprendono, se no si fermano
definitivamente in attesa di nuove deliberazioni del consiglio regionale. Lo Statuto regionale nel
livello primario delle fonti, ma nettamente distinto dalla legge statale e regionale. Hanno
differenze formali, visto il procedimento di approvazione allart. 123 Cost., ma anche di
contenuto (si vedano gli artt. 123 e 122 Cost.). La distinzione dalle altre fonti del livello primario
si fa non in termini gerarchici, ma per competenza. Il controllo statale sugli Statuti regionali
preventivo (come da art. 123), dato che sono leggi particolari. In base art. 123 lo Stato pu
eventualmente promuovere la questione di legittimit sugli statuti delle regioni ordinarie per
controllarne l armonia con la Costituzione, specie riguardo ai principi. La dottrina ha
sottolineato la vaghezza di armonia, che potrebbe implicare valutazioni di merito, non spettanti
alla Corte. Ma come celebrare eventualmente il referendum di cui allart. 123, terzo comma,
Cost.? Manca una disciplina, in pratica accaduto che alcune Regioni hanno approvato una legge
regionale che regola tale referendum: i nuovi Statuti poi approvati, sul referendum rinviano alla
legge regionale. La dottrina aveva anche proposto, per la prima approvazione dei nuovi Statuti,
di disciplinare il referendum sullo Statuto regionale con legge dello Stato. Importante trovare una
soluzione perch lart. 123 Cost. non contempla ipotesi in cui sia escluso il ricorso al referendum,
e quindi, lassenza di attuazione del referendum potrebbe tradursi in un vizio del procedimento di
approvazione dello Statuto, rilevabile sia in via diretta dal Governo sia in via incidentale da un
giudice che debba applicare una disposizione statutaria. La Corte ha sentenziato che si possono
modificare gli Statuti regionali vigenti approvati in base alle vecchie regole utilizzando il
procedimento ora all art. 123 Cost., poich sia i vecchi Statuti sia le nuove eventuali
modifiche statuarie sono atti espressione dellautonomia regionale. La riforma dellart. 127 Cost.
ha posto Stato e Regioni sullo stesso piano riguardo l impugnazione in via diretta delle leggi
davanti alla Corte. E mancata una disciplina transitoria per i regolamenti allora pendenti, e ci si
interrogati se potessero essere proseguiti o terminati applicando i vecchi o i nuovi parametri
costituzionali. Distinti i ricorsi allora promossi dallo Stato, preventivi su leggi regionali non ancora
in vigore, da quelli promossi dalle regioni, successivi, su leggi statali naturalmente gi in vigore.
In dottrina diverse soluzioni: alcuni pensavano che le parti dovessero rinunciare al ricorso e
reiniziare da capo secondo le nuove regole: altri ritenevano fosse cessata la materia del
contendere, altri propendevano per una pronuncia di improcedibilit, come ha deciso la Corte,
non essendo pi previsto il sindacato preventivo di costituzionalit e visto che il Governo avrebbe
potuto impugnare la legge regionale, una volta pubblicata, secondo la nuova procedura allart.
127 Cost. Invece, i giudizi pendenti promossi con ricorso regionale contro leggi statali, su norme
gi in vigore, sono proseguite normalmente, e la Corte ha affermato si sarebbe deciso secondo il
parametro in vigore al momento del ricorso, ma che tale giudizio non pregiudicava la possibilit
per Stato e Regioni di rifarlo secondo il nuovo riparto di competenze. Le leggi statali o regionali
approvate dopo la riforma del titolo V sono vagliate secondo i nuovi parametri costituzionali.
Lart. 127 Cost. attuale, pur tendenzialmente parificando Stato e regioni, distingue i motivi per
cui possono far ricorso: il ricorso governativo pu essere promosso quando una legge regionale
ecceda la competenza della regione, mentre quello della regione quando una legge o un atto
con forza di legge dello Stato o di altra regione leda la sua sfera di competenza: ci va
interpretato secondo il ribaltamento dei criteri di attribuzione della competenza con il
conseguente riconoscimento alla regione della potest legislativa generale e residuale,
lequiparazione ai sensi dellart. 117 Cost. della legge statale e regionale, e la nuova
formulazione dei criteri di individuazione della competenza legislativa concorrente. La

giurisprudenza costituzionale afferma che lo Stato possa far valere qualsiasi tipo di vizio di
costituzionalit della legge regionale impugnata, mentre la Regione solo i vizi relativi alla propria
competenza. Va ricordato che per giurisprudenza costituzionale, possono essere sindacate le
norme interne incompatibili con quelle comunitarie per indiretta violazione dellart. 11 Cost.:
nella sentenza 406/2005 la Corte ha dichiarando incostituzionali alcune disposizioni di una legge
regionale per violazione del diritto comunitario. La disciplina dei ricorsi in via principale dello
Stato e delle Regioni recata nellart. 127 Cost. e nella legge costituzionale n. 2/1948, nella
legge 87/1953 e nelle Norme integrative. Lo stato impugna una legge regionale entro 60 gg dalla
sua pubblicazione, anche su proposta della conferenza Stato-citt e autonomie locali, dal
Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri. Il ricorso deve essere
notificato, entro 60 gg, al Presidente della Giunta regionale interessata e va depositato presso la
cancelleria della Corte entro dieci giorni dalla notificazione. L impugnazione di una legge statale
(o atto con forza di legge) da parte della Regione avviene con ricorso del Presidente della Giunta
regionale, anche su proposta del consiglio delle autonomie locali, previa deliberazione della
Giunta regionale, entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge impugnata. Il ricorso deve
essere notificato, sempre entro i sessanta giorni, al Presidente del Consiglio e depositato presso
la cancelleria della Corte entro dieci giorni dalla notificazione. In caso di impugnazione da parte
della Regione di legge di altra Regione, medesimo procedimento, ma il ricorso deve essere
notificato oltre che al Presidente della Giunta regionale interessata anche al Presidente del
Consiglio. La impugnazione o meno delle leggi regionali, secondo dottrina, sono atti facoltativi,
poich riferibili allattivit di politica generale dellorgano di governo e non giuridicamente
sanzionabile la scelta del Governo di impugnare o no la legge di una Regione o di altre, pur simili.
Il ricorso deve identificare le disposizioni censurate e i parametri di cui si lamenta la violazione,
nonch i motivi a base dell impugnativa, per far emergere leffettivo contenuto della questione
di costituzionalit. I termini di promozione, notifica e deposito sono ritenuti dalla giurisprudenza
costituzionale perentori, pena inammissibilit. La legge 131/2003 ha fissato in 90 giorni dal
deposito del ricorso il termine di fissazione udienza, o se la Corte ritenga di dover sospendere
lefficacia dellatto impugnato, trenta giorni dal deposito del ricorso, e quello di quindici giorni
dalludienza per il deposito del dispositivo della sentenza (art. 35 legge n. 87/1953). La modifica
dellart. 35 legge 87/1953 deriva dal fatto che ora il giudizio di legittimit sulle leggi regionali non
pi preventivo: comunque, il potere di sospendere lefficacia della legge pu interessare sia la
legge regionale sia che quella statale, se ladozione del provvedimento crea il rischio di un
irreparabile pregiudizio allinteresse pubblico, o all ordinamento della Repubblica, o pregiudizio
grave ed irreparabile per i diritti dei cittadini. Avanti alla Corte possono costituirsi, per lo Stato, il
Presidente del Consiglio (Avvocatura dello Stato), e, per la Regione, il Presidente della Giunta
regionale, rappresentato da avvocati. La parte convenuta pu costituirsi e presentare le proprie
deduzioni entro trenta giorni dal deposito del ricorso (art. 19 Norme integrative, che peraltro
prevede che la costituzione avvenga in cancelleria con memoria contenente le conclusioni e
lillustrazione delle stesse). Il giudizio in via principale, diversamente da quello incidentale, un
giudizio di parti, che hanno la disponibilit del giudizio e possono rinunciare al ricorso. La
giurisprudenza costituzionale esclude la possibilit di allargare il contraddittorio. La legge n.
131/2003, tuttavia, ha previsto un sorta di coinvolgimento degli enti locali nel giudizio in via
principale, riconoscendo loro un ruolo di stimolo verso lo Stato, o la regione interessata, perch
esercitino il loro potere di impugnazione. L attivit istruttoria della Corte regolata dallart. 13
della legge n. 87/1953 e dagli articoli 12, 13 e 14 delle Norme integrative, che stabiliscono il
deposito in cancelleria dei risultati della istruttoria, a disposizione delle parti costituite. Le
decisioni della Corte sui giudizi in via principale possono essere di rito o di merito. Decisioni di
rito sono quelle con cui la Corte dichiara linammissibilit (semplice o manifesta) del ricorso,
lestinzione del giudizio o cessata materia del contendere. Linammissibilit viene pronunciata,
ad es., quando il parametro invocato non pertinente, o latto impugnato non ha forza di legge,
per carenza (originaria o sopravvenuta) di interesse da parte della regione, o se la disposizione
impugnata non pi vigente o sia stata modificata sostanzialmente, per insufficienti motivazioni
o violazione dei termini di presentazione. Le parti possono rinunciare al ricorso consensualmente.
Se la parte ricorrente non si costituisce o rinuncia prima del termine per costituirsi, la Corte
dichiara lestinzione del giudizio. La decisione di rinunciare al ricorso o accettare la rinuncia di
controparte spetta per lo Stato al Consiglio dei ministri e, per la Regione, alla Giunta. La Corte

dichiara cessata la materia del contendere anche per: sopravvenuta modificazione del parametro
costituzionale o della norma interposta evocata, cambio di legislazione statale o regionale che
renda inapplicabile la legge regionale impugnata, sostituzione della disposizione impugnata con
legge successiva, perch la disposizione impugnata non pu produrre effetti normativi: riguardo
lordinamento regionale siciliano, in caso di promulgazione parziale della legge regionale con
esclusione delle disposizioni impugnate. Le decisioni di merito possono essere di rigetto o di
accoglimento. Le sentenze interpretative di rigetto nei giudizi in via principale hanno significato
particolare: la Corte propone un interpretazione della disposizione impugnata senza che su essa
vi sia un orientamento giurisprudenziale, contribuendo direttamente a quello che sar il diritto
vivente su di essa. In certi casi lo scopo principale del ricorso, specie da parte delle regioni su
importanti leggi generali dello Stato, di ottenere non l'incostituzionalit ma una certa
interpretazione della stessa, per dimostrare in sede di conflitto di attribuzione tra Stato e Regione
che latto regolamentare o amministrativo esecutivo della legge sia stato emanato seguendo una
difforme interpretazione della legge. Sulle decisioni di accoglimento va solo specificato che
qualora una legge statale sia dichiarata illegittima per violazione di uno Statuto speciale, la
illegittimit varrebbe solo per quella Regione a Statuto speciale. Nel caso del Trentino Alto Adige,
dato che possono ricorrere (o resistere) la Regione, la Provincia autonoma di Trento e la Provincia
autonoma di Bolzano, accaduto che, a seguito di ricorso di una sola Provincia, la Corte nel
dispositivo abbia esteso lefficacia della decisione anche allaltra Provincia, vista la loro
medesima posizione giuridica. Quando stata dichiarata la illegittimit consequenziale come da
art. 27 della legge n. 87/1953, la decisione ha colpito solo la legge della Regione parte in causa,
e non leggi analoghe di altre Regioni, essendo escluso lallargamento del contraddittorio. A volte
la Corte ha anche adottato sentenze additive di principio. Riguardo le regioni a statuto speciale, il
sindacato di costituzionalit in via diretta, non tocca lo statuto regionale, approvato con legge
costituzionale e vagliabile dalla Corte solo tramite la via incidentale per violazione dei principi
supremi. La legge costituzionale n. 2 del 2001 ha previsto un procedimento di controllo per le
c.d. leggi statutarie delle regioni ad autonomia speciale analogo a quello stabilito dallart. 123
Cost. per gli statuti delle regioni ordinarie. Queste leggi sono approvate a maggioranza assoluta
dal consiglio regionale e trattano la forma di governo regionale, dovendo rispettare la armonia
con la Costituzione ed i principi dellordinamento giuridico della Repubblica e, nel caso del
Trentino Alto Adige, anche del rispetto degli obblighi internazionali. Il Governo, dunque, pu
impugnare la legge statutaria entro trenta giorni dalla sua pubblicazione e, entro tre mesi dalla
pubblicazione, un cinquantesimo degli elettori (percentuale pi alta se la legge statutaria
stata approvata con maggioranza dei due terzi) o un quinto dei consiglieri regionali possono
richiedere il referendum popolare. Riguardo il controllo sulle comuni leggi regionali, gli statuti
delle regioni Trentino Alto Adige e Sicilia prevedono peculiari forme di ricorso diretto alla Corte:
mentre gli Statuti di Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Valle dAosta prevedono un ricorso analogo
a quello dellart. 127 Cost. non pi in vigore (ricorso preventivo). Lart. 10 della legge
costituzionale 3/2001 stabilisce che la riforma del Titolo V si applichi anche alle Regioni a Statuto
speciale ed alle Province autonome di Trento e Bolzano qualora riconosca forme di autonomia
pi ampie rispetto a quelle gi attribuite: avendo la Corte chiarito che il nuovo art. 127 Cost.
prevede un controllo successivo e quindi amplia l'autonomia dello Statuto speciale, si applica
l'art.127 Cost. all' impugnazione delle leggi di queste tre regioni ad autonomia speciale, che a
differenza di quelle a statuto ordinario, potrebbero far valere anche il vizio della mancata
convocazione del Presidente della regione alle riunioni del Consiglio dei ministri, prevedendo gli
statuti speciali la partecipazione del Presidente della Regione alle riunioni del Consiglio dei
ministri ove si tratti di questioni che riguardano in particolare la regione. Lo statuto speciale del
Trentino Alto Adige prevede tre ipotesi di impugnativa diretta di una legge regionale o
provinciale:
a) un ricorso governativo in tutto analogo a quello regolato dal vecchio art. 127 Cost.
b) un ricorso, privo di efficacia sospensiva, promosso dalla maggioranza di un gruppo
linguistico nel consiglio regionale o provinciale di Bolzano, entro trenta giorni dalla
pubblicazione della legge regionale o provinciale
c) un ricorso governativo attivabile, salvo alcune eccezioni, in caso di mancato adeguamento
della legislazione regionale alla legislazione statale di principio successiva entro sei mesi
dalla pubblicazione della legge statale sulla G.U. o nel termine pi ampio da essa previsto,

applicandosi nel frattempo le disposizioni legislative regionali e provinciali preesistenti. Le


disposizioni delle leggi regionali o provinciali non adeguate nel termine possono essere
impugnate davanti alla Corte costituzionale entro novanta giorni dal Presidente del
Consiglio, previa delibera del consiglio dei ministri, per violazione dello statuto speciale
(art. 97 Statuto T.A.A; art. 2 D.Lgs. 266 del 1992).
Si applica lart. 127 Cost. invece del tipo di ricorso sub a), mentre i ricorsi sub b) e c), vista la loro
specificit a tutela della particolare autonomia del Trentino Alto Adige, sono tuttora praticabili. Lo
statuto speciale della Regione Sicilia prevede che le leggi regionali siano inviate, entro tre giorni
dalla loro approvazione, al Commissario dello Stato, che entro i successivi cinque giorni, pu
impugnarle davanti alla Corte costituzionale, che decide entro venti giorni. Il Presidente della
regione la promulga se entro otto giorni dallapprovazione non riceva notizia dellavvenuta
impugnazione o se, entro trenta giorni dallimpugnazione, non riceva la decisione di
incostituzionalit da parte della Corte, caso in cui il controllo sulla stessa passa da preventivo a
successivo, o procedere alla promulgazione parziale, solo della parte della legge non impugnata,
caso in cui la Corte dichiara cessata la materia del contendere. La dottrina ritiene applicabile
allimpugnativa delle leggi regionali siciliane il nuovo art. 127 Cost.. La legge n. 131 del 2003
modificando lart. 31 della legge n. 87 del 1953 ha affermato che resta ferma la particolare
forma di controllo delle leggi prevista dallo statuto speciale della regione siciliana: se, in forza
dellart. 10 della legge cost. n. 3 del 2001, si tiene applicabile la procedura stabilita dal nuovo
art. 127 Cost., la previsione introdotta dalla legge n. 131 del 2003, dovrebbe ritenersi
incostituzionale, contrastando con una disposizione costituzionale (lart. 10 della legge cost. n. 3
del 2001); se, invece, sempre in forza dellart. 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001, si
ritenesse applicabile la procedura di controllo stabilita nello Statuto speciale, perch reputata pi
fortemente garantista per lautonomia della Regione (in disaccordo quindi con la dottrina
maggioritaria), la previsione legislativa inutile.
Conflitto di attribuzione: profili generali
I conflitti di attribuzione possono essere intersoggettivi, fra enti, tra lo Stato e le regioni oppure
tra regioni ed interorganici, cio essere fra poteri dello Stato tra cui le province autonome di
Trento e Bolzano. Nello Statuto Albertino questi conflitti non erano disciplinati, i contrasti tra i
supremi organi statali erano risolti secondo la dottrina applicando i principi fondamentali. La
consuetudine poteva determinare spostamento di attribuzioni, ma al Re o al Senato poteva
essere riconosciuto un ruolo di mediazione decisivo per superare i contrasti insorti fra pi organi.
Nell ordinamento vigente, contano la giurisprudenza costituzionale, lart. 134 Cost. e la legge
87/1953, che allart. 37 prevede che i conflitti interorganici siano promossi per delimitare la sfera
di attribuzioni per i vari poteri attribuiti secondo le norme costituzionali mentre quelli
intersoggettivi in caso di invasione della sfera di competenza assegnata dalla Costituzione.
Sono controversie in cui conta molto l'opera della Corte: il contenzioso costituzionale da conflitto
di attribuzione si molto intensificato, ed il giudizio assicura losservanza delle norme
costituzionali che regolano i rapporti tra sfere di competenza degli organi costituzionali e degli
enti territoriali. L'attribuzione limputazione, dalla norma costituzionale, di una pubblica
funzione ad un determinato soggetto (potere di svolgere certe attivit), mentre la competenza
sono le modalit di esercizio della attribuzione cio come si producono gli atti concretamente.
Nei conflitti tra poteri lattribuzione lelemento necessario per la titolarit di un potere, e quindi
per qualificare il momento soggettivo, mentre il profilo oggettivo viene qualificato sia dalla
attribuzione sia dalla competenza. Il ruolo della Corte costituzionale di garantire lordine delle
attribuzioni costituzionali rispettive e far cessare linvasione di una sfera di competenza altrui,
che pu consistere o in usurpazione di un potere altrui o nellesercizio di una propria competenza
cos da impedire o ostacolare lesercizio delle competenze altrui. Nel primo caso il ricorrente
promuover un conflitto da usurpazione o da vindicatio potestatis, nel secondo caso sar
promosso un conflitto da interferenza o menomazione. I conflitti di attribuzione sono giudizi di
parti, che possono decidere di rinunciare al ricorso. Nei conflitti allora, diversamente dal giudizio
in via incidentale, conta pi la volont delle parti che linteresse oggettivo al ripristino dellordine
delle competenze costituzionali delle parti, che anche per calcolo politico, possono mettersi
d'accordo diversamente. Loggetto dei conflitti di attribuzione un atto che lede la sfera di
competenza di altro ente o potere, ma i conflitti fra enti non possono riguardare un atto

legislativo, per cui gi previsto il giudizio di legittimit costituzionale. Il parametro sono le


norme di rango costituzionale che definiscono le reciproche attribuzioni. Loggetto dei conflitti tra
enti per pi correttamente individuato nella competenza piuttosto che nellatto: la
giurisprudenza costituzionale ha anche chiarito che il ricorso non pu riguardare le pretesa di
beni materiali, ma deve vertere sulla titolarit di una competenza: la mancata disponibilit di
alcuni beni conta se comporta limpedimento, la lesione, diminuzione di poteri su quei
determinati beni. Loggetto dei conflitti interorganici la violazione dellindipendenza e
autonomia costituzionali di un certo soggetto: la violazione pu derivare da un atto, da un
comportamento, inclusa una omissione. Deve esserci una minaccia concreta alle attribuzioni del
soggetto che lamenta la lesione. La decisione della Corte impatta sulla spettanza delle
attribuzioni, risolvendo quella specifica controversia con una pronuncia sulla spettanza delle
attribuzioni (necessaria), ed annullando latto impugnato (eventualmente). Sui parametri
costituzionali raro che le disposizioni costituzionali definiscano compiutamente le attribuzioni in
contestazione: perch il conflitto abbia rilievo costituzionale basta che le attribuzioni abbiano
base costituzionale, magari esplicitata da norme di altro tipo. Sui conflitti tra enti si ricordi che
lambito delle competenze regionali cambiato con il trasferimento di funzioni amministrative o
la delega di funzioni a carattere devolutivo o traslativo, quindi come parametro si preso allora,
leggi cornice, leggi ordinarie, disposizioni di attuazione degli Statuti speciali, norme comunitarie:
la Corte comunque si preoccupata di salvaguardare il tono costituzionale del conflitto per
evitare sovrapposizioni con il giudice amministrativo (vi pu essere anche doppia impugnazione).
Nei conflitti tra poteri, dato che lart. 37 della legge 87/1953 fa riferimento alle norme di
carattere costituzionale, la dottrina e la giurisprudenza, hanno considerato parametro non solo
le norme formalmente costituzionali, ma quelle integrate da consuetudini costituzionali o prassi
parlamentari, e anche le disposizioni dei regolamenti parlamentari o di leggi ordinarie. Esempio il
caso deciso con sentenza n. 7 del 1996 sulla sfiducia individuale al singolo Ministro. Di solito la
Corte per si basa su norme costituzionali, e pena inammissibilit il ricorrente deve indicare le
proprie attribuzioni costituzionali lese. Il procedimento si avvia con liniziativa del ricorrente e si
conclude con la pronuncia della Corte. La fase introduttiva nei conflitti intersoggettivi ha termini
perentori, mentre in quelli interorganici manca un termine entro cui ricorrere. Nei conflitti fra
poteri la giurisprudenza costituzionale ha accolto una nozione sostanzialistica di ricorso,
consentendo ai giudici di promuovere il conflitto con ordinanza. Il conflitto deve possedere i
caratteri della attualit e della concretezza. Se linvasione di competenze lemanazione di un
atto da parte di chi non ne aveva potere, linteresse a ricorrere insito e implica anche
linteresse allannullamento dellatto ritenuto illegittimo. Nei conflitti tra enti la legge stabilisce
che il ricorso sia proposto per lo Stato dal Presidente del Consiglio e per la regione dal Presidente
della Giunta regionale: per i conflitti tra poteri pi complesso: comunque per gli organi
collegiali il conflitto deve essere deliberato dallorgano collegiale e poi proposto dal suo
presidente. La difesa in giudizio del Governo assunta dallAvvocatura dello Stato nei conflitti
intersoggettivi e nei conflitti interorganici, in tutti gli altri casi direttamente dagli organi
confliggenti o da un avvocato abilitato innanzi alle giurisdizioni superiori. La Corte di solito nega
lingresso in giudizio a soggetti diversi dalle parti. Nei conflitti interorganici talvolta la Corte ha
ordinato lintegrazione del contradditorio: in pratica su questioni nuove o delicatissime ascolta
pi argomentazioni possibili. Notare linnovativo orientamento della giurisprudenza costituzionale
che ha dichiarato ammissibile lintervento nel giudizio costituzionale del soggetto terzo
destinatario delle affermazioni del parlamentare asseritamente lesive e dichiarate insindacabili
dalla Camera di appartenenza del parlamentare stesso (vedi sent. 368 del 2007). Nei conflitti fra
enti la Corte ha sempre precluso lingresso di Regioni terze e degli enti territoriali minori: per
con la sentenza n. 76 del 2001 (conflitto Stato-Regione Veneto sull'insindacabilit dei consiglieri
regionali ex art. 122, quarto comma, Cost.) il soggetto privato che si era costituito parte civile nel
procedimento penale contro un consigliere regionale per diffamazione aggravata a mezzo
stampa stato ammesso ad illustrare la propria posizione, caso peculiare. Nei conflitti
intersoggettivi su un atto giurisdizionale, infatti, la valutazione della Corte sulla sussistenza della
prerogativa di cui all art. 122, quarto comma, Cost. si sovrappone a quella demandata ad una
delle parti del conflitto (il giudice del procedimento penale) e potrebbe inibire la prosecuzione del
processo penale e quindi anche compromettere il diritto del soggetto parte civile nel
procedimento penale (interventore nel giudizio costituzionale) ad agire in giudizio per la tutela

dei propri diritti. Nellambito dei conflitti di attribuzione possono essere adottate pronunce
processuali, o di rito, e pronunce di merito. Le pronunce di rito possono essere di inammissibilit,
improcedibilit o estinzione del giudizio. Nel conflitto tra enti possono anche essere adottate
ordinanze di manifesta inammissibilit del ricorso e di manifesta non spettanza dellattribuzione
rivendicata alla parte ricorrente, ai sensi art. 27 Norme integrative. Le pronunce di estinzione del
giudizio si hanno con rinuncia consensuale al ricorso, o quando si ritenga cessata la materia del
contendere per cambiamenti normativi o per lannullamento dellatto impugnato nel frattempo.
Le sentenze di merito stabiliscono se la attribuzione in contestazione spetta o no al ricorrente o
al resistente a seconda del petitum rivolto alla Corte. Nei conflitti da interferenza invece la Corte
fissa le modalit di esercizio della competenza. Alla pronuncia sulla spettanza pu seguire
lannullamento dellatto illegittimo adottato. Attenzione: la pronuncia sulla spettanza vale solo
per il caso concreto deciso e quindi produce effetti inter partes, mentre lannullamento dellatto
vale erga omnes. Sul rigetto del ricorso, per molti pu precludere solo a chi perde di risollevarlo
impugnando il medesimo atto: per altri, invece, il rigetto si impone a tutti gli ulteriori ordini di
giurisdizioni, nessuno pu impugnare latto sugli stessi vizi gi ritenuti insussistenti. La Corte si
molto autolimitata sul controllo di atti giurisdizionali per salvaguardare lautonomia ed
indipendenza della magistratura. Al riguardo stato osservato come in alcuni conflitti
interorganici (vedi la sentenza n. 225 del 2001 sul caso Previti) la Corte ha effettuato uno
scrutinio piuttosto stringente dellordinanza del giudice penale, che non aveva riconosciuto
limpedimento assoluto del deputato a partecipare alludienza preliminare.
Conflitto fra enti
Il conflitto di attribuzione fra enti va distinto dal giudizio di legittimit costituzionale in via di
azione, perch entrambi volti a tutelare le competenze degli enti interessati, ma il primo pu
concernere qualsiasi atto tranne quelli legislativi, giudicati nel secondo, con giudizi
complementari, tanto che la Corte a volte durante un conflitto ha auto-sollevato l'altro.
Nondimeno, rimangono ben distinte la competenza ad adottare latto impugnato e la legittimit
costituzionale della legge, tanto che la decisione sulla legittimit della legge pesa sulla pronuncia
in sede di conflitto, ma vi pregiudiziale sulla soluzione del conflitto. La Corte inoltre in sede di
conflitto potrebbe anche trovarsi a valutare:
a) se latto impugnato sia meramente esecutivo o confermativo di una legge non censurata:
se s, il ricorso andrebbe dichiarato inammissibile, essendo in pratica una via per eludere i
termini (scaduti) per impugnare la legge
b) se siano intervenute in sede di giudizio di legittimit decisioni che diano qualche
orientamento interpretativo sulle norme oggetto di tale giudizio, magari disatteso
nellemanazione dellatto impugnato. In tale caso la Corte annulla l'atto ritenendolo
illegittimo: la Corte deve motivare la sentenza, non rimandare ad altra e basta.
Sul piano soggettivo parti dei conflitti fra enti sono lo Stato, le Regioni e le province autonome:
frequenti fra Stato e Regioni o Province autonome, quelli fra regioni sono rarissimi. Sul piano
oggettivo peculiare il conflitto fra enti in cui una regione impugni un atto giurisdizionale: si tratta
di un conflitto da menomazione o interferenza, in cui non si contesta lappartenenza della
competenza, ma le modalit del suo esercizio. Prima questione sono i limiti del sindacato della
Corte su di un atto giurisdizionale: gi si detto della particolare prudenza della giurisprudenza
costituzionale, comunque la regione non potrebbe contestare linterpretazione data dal giudice di
una certa norma, solo unabnorme disapplicazione di leggi regionali. La rappresentanza
processuale: in giudizio staranno l'avvocatura dello stato per il Presidente del Consiglio, ed il
presidente della Regione, cui controparte non il magistrato autore dellatto impugnato, ma il
Presidente del consiglio. La dottrina onde ovviare il difetto di tutela cui pu incorrere la
magistratura ha proposto diverse soluzioni: con la Corte nel 2004 ha modificato lart. 27 delle
Norme Integrative, che ora prevede che il ricorso deve essere notificato altres allOrgano che
ha emanato latto, quando si tratti di autorit diverse da quelle di Governo e da quelle dipendenti
dal Governo: tale disposizione ora recata dallart. 25 del nuovo testo delle Norme integrative.
Il termine per proporre ricorso di sessanta giorni o dalla pubblicazione, o dalla notificazione o
dal momento di avvenuta conoscenza dellatto asseritamene lesivo (nei conflitti fra poteri nessun
termine per il ricorso). Il termine per ricorrere perentorio e il ricorrente deve prima notificarlo
alla controparte, ed entro venti giorni dalla notifica deve depositarlo nella cancelleria della Corte

costituzionale: entro lo stesso termine ha luogo la costituzione in giudizio (art. 27 e 25 Norme


Integrative). La legge n. 131 del 2003 allart. 9, sesto comma, prevede che per i ricorsi proposti
prima dell8 novembre 2001 il ricorrente debba chiedere la trattazione del ricorso con istanza
diretta alla Corte e notificata alle parti costituite, entro quattro mesi dal ricevimento della
comunicazione di pendenza del procedimento effettuata a cura della cancelleria della Corte
costituzionale, altrimenti il ricorso ritenuto abbandonato. In base agli artt. 40 della legge
87/1953 e 28 delle Norme Integrative solo nellambito dei conflitti fra Stato e Regione o fra
Regioni l'esecuzione degli atti origine del conflitto pu essere sospesa con ordinanza motivata
quando ricorrono gravi ragioni, periculum in mora e fumus boni iuris. Le ordinanze della Corte di
solito non sono state granch motivate, ma tendenzialmente la Corte si pi soffermata sul
periculum, piuttosto che sul fumus, per evitare di anticipare il giudizio sulla fondatezza o meno
del ricorso. Il principio di leale collaborazione, fondato nellart. 5 Cost., si espresso per la prima
volta nel conflitto fra poteri, ma poi molto anche nella giurisprudenza costituzionale sui conflitti
fra enti come garanzia fondamentale per lo svolgimento concorrente delle competenze di Stato e
Regioni. La leale collaborazione v dalla semplice condivisione di informazioni o lacquisizione di
pareri sino ad intese: la Corte ne tiene conto persino nel giudicare l'atto. Il principio di leale
collaborazione conta anche nei conflitti interorganici: in particolare in giurisprudenza, sul potere
di nomina dei magistrati con funzioni direttive, che ha chiarito natura e significato del concerto
tra Ministro della Giustizia e determinazioni del CSM (sentenza n. 379 del 1992 ). Il giudizio per
conflitto di attribuzione fra poteri dello stato partito piano, ma da anni esploso: la
tripartizione classica di potere dello Stato (potere legislativo, giudiziario ed esecutivo) troppo
generica per i fini processuali e potrebbe non comprendere gli organi con funzioni supreme ma
non collocati allinterno di uno dei tre poteri: esempio il PdR e la stessa Corte costituzionale. La
legge n. 87/1953 allart. 37 stabilisce che tale conflitto pu insorgere tra organi competenti a
dichiarare definitivamente la volont del potere cui appartengono. Il conflitto serva a delimitare
la sfera di attribuzioni dei vari poteri secondo le norme costituzionali e la Corte dichiara a quale
potere spettano (o no) e annulla gli atti emanati viziati da incompetenza. Ma chi sono i poteri
dello Stato, legittimati a promuovere il ricorso per conflitto di attribuzione? Per la legge, tale
conflitto pu insorgere tra organi competenti a dichiarare definitivamente la volont dei poteri
cui appartengono, quindi gli organi di vertice dei vari poteri, ma anche, per giurisprudenza
costituzionale, da sezioni di organi interne ai poteri, dotate di autonome competenze idonee ad
interferire con altre attribuzioni costituzionali. La nozione di potere dello Stato di cui allart. 134
Cost. e allart. 37 legge 87/1953 ricomprende tutti i soggetti cui sia riconosciuta una quota di
attribuzioni costituzionalmente. Le parti del conflitto tra poteri non sono direttamente individuate
come nel conflitto tra enti: bisogna riferirsi alla giurisprudenza costituzionale: alla nozione di
potere dello Stato sono riconducibili varie e diverse strutture istituzionali che, esercitando
funzioni attribuite dalla Costituzione, si ritrovano in conflitto. Dottrina e giurisprudenza
costituzionale concordano nel ritenere che i poteri dello Stato devono essere riferiti allo Statopersona cio allorganizzazione autoritaria centralizzata e giuridicamente personificata:
eccezione i comitati promotori di referendum, reputati competenti a dichiarare la volont della
parte di elettori costituita dai firmatari del referendum e per alcuna giurisprudenza dellintero
corpo elettorale. I comitati promotori sono abilitati a tutelare una serie limitata di interessi
(contrasto alle tecniche elusive delle richieste referendarie attuate dal legislatore; correttezza
dello svolgimento della campagna referendaria) e per un tempo limitato, potendo proporre il
conflitto solo durante liter referendario, fino alla proclamazione dei risultati. Si parla di organipotere per le ipotesi in cui un potere dello Stato non sia riferibile alla competenza di un solo
organo: lart. 37 della legge n. 87/1953 si riferisce a quegli organi, entro pi vasta
organizzazione, che hanno le competenze ad emettere atti o assumere comportamenti idonei ad
impegnare lintero potere, e non rimovibili n modificabili da altri. La proposizione del conflitto
vuole tutelare le attribuzioni costituzionali dellintero complesso organizzatorio. Secondo
giurisprudenza costituzionale ogni giudice, svolgendo le proprie funzioni in piena indipendenza
per costituzione, pu impegnare lintero potere cui appartiene, quindi legittimato a sollevare
conflitto di attribuzione, e non quindi solo la Corte di cassazione, intesa come organo supremo
del potere giudiziario., mentre i titolari degli uffici giudiziari ed i pm, no. Al potere legislativo sono
riconducibili pi organi con una propria sfera di attribuzioni. Nellorgano complesso Parlamento
vanno distinte le due Camere, e anche singole articolazioni interne con proprie quote di potere,

esempio la commissione parlamentare per la vigilanza RAI, le commissioni di inchiesta, con le


loro specifiche attribuzioni di cui allart. 82 Cost. Finora la Corte ha escluso i singoli parlamentari,
la eventuale lesione interessa la Camera di appartenenza e non solo il singolo. In dottrina si
discute se legittimati al ricorso possano essere considerati anche le minoranze parlamentari o i
gruppi parlamentari. Nellambito del potere esecutivo, possibile individuare un organo supremo
o di vertice, il Consiglio dei Ministri: i singoli ministri no. La Corte ha per ammesso il Ministro
della Giustizia per le attribuzioni dategli dalla Costituzione in materia di organizzazione dei
servizi relativi alla giustizia. La vicenda poi decisa con la sentenza n. 7 del 1996, sulla sfiducia
individuale al singolo Ministro (della Giustizia), ha evidenziato unipotesi di legittimazione al
conflitto di ogni Ministro, caso peculiare. Sul Presidente del Consiglio, va ricordata la
giurisprudenza costituzionale sul segreto di Stato, ove la Corte ammette la sua autonoma
legittimazione perch organo competente a dichiarare definitivamente la volont del potere cui
appartiene. Oltre ai cosiddetti organi-potere, la dottrina ha evidenziato lesistenza, nel nostro
sistema, di poteri-organo cio figure non riconducibili alla classica tripartizione dei poteri,
dotati di attribuzioni di livello costituzionale esercitabili in modo autonomo ed indipendente e
incarnati in un solo organo: in essi la ricerca di un organo supremo non ha senso. La
giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto quali poteri-organo: il PdR, la Corte
costituzionale, il CSM, la Corte dei conti in sede di controllo, lUfficio centrale per il referendum
istituito presso la Corte di cassazione. Riguardo al PdR v ricordato come in occasione del caso
Cossiga la Corte abbia in delibazione preliminare dichiarato ammissibile il conflitto promosso dal
senatore a vita Cossiga non come persona fisica titolare della carica al tempo in cui stata
tenuta la condotta. Lidea di considerare la Corte costituzionale quale possibile parte di un
conflitto ha suscitato perplessit perch sarebbe imputata e giudice e inoltre la proposizione di
conflitti nei suoi riguardi potrebbe tradursi in unimpugnazione delle sue decisioni in violazione
dellart. 137, terzo comma, Cost. , ma la Corte si legittimata come parte in un ipotetico
conflitto, visto che non esiste altra possiblit (ordinanza n. 77 del 1981), e ha pi volte ha
pronunciato non ammissibilit di ricorsi che in pratica si traducano in riesami di proprie decisioni.
Anche il CSM stato ritenuto soggetto sostanziale e processuale del conflitto perch ha un
ambito di potere costituzionalmente definito (vedi art. 105 Cost.) La Corte, poi, ha riconosciuto la
legittimazione a proporre il conflitto anche alla Sezione disciplinare del C.S.M. La Corte dei conti
nella giurisprudenza costituzionale stata riconosciuta potere dello Stato prima come organo
giurisdizionale, poi in veste di organo di controllo preventivo di legittimit sugli atti del Governo,
e poi come organo che esercita il controllo sulla gestione finanziaria di enti sovvenzionati dallo
Stato. La ricomprensione tra i poteri-organo dellUfficio centrale per il referendum stata
effettuata dalla Corte dalla sentenza 69 del 1978, perch organo titolare esclusivo del potere di
decidere in via definitiva sulla regolarit delle operazioni referendarie nonch di dichiararle
cessate. Per giurisprudenza costituzionale gli atti oggetto dei conflitti di attribuzione fra poteri
possono essere di qualsivoglia natura, anche se l oggetto in senso ampio del conflitto la sfera
di attribuzioni. In concreto, la Corte giudicher di volta in volta: la sussistenza della materia di
un conflitto di cui allart. 37 legge 87/1953 non pu essere determinata a priori. Giova ora
soffermarsi, in particolare, sulla ammissibilit di conflitti di attribuzione fra poteri dello Stato, che
vertano su atti legislativi. La Corte nel 1989 ha escluso in linea di principio che una legge potesse
essere oggetto di un conflitto di attribuzione per tre motivi:
a) una limitazione rigorosa dellambito oggettivo del conflitto
b) la sede propria di sindacato di legittimit della legge nel nostro sistema in primis il
giudizio in via incidentale
c) la difficolt di coordinare riguardo la legge le misure adottate in sede di conflitto
(annullamento atti illegittimi) con quelle proprie del sindacato di costituzionalit
(cessazione di efficacia delle disposizioni incostituzionali)
Poi per, la Corte ha attenuato la sua posizione, statuendo che anche la legge, i decreti legge,
ed il decreto legislativo possano essere sindacati in sede di conflitto di attribuzione se
comprimano i diritti fondamentali, incidano sulla materia costituzionale, o determinino nei
confronti dei privati situazioni irreversibili non pi sanabili (sentenza n. 161 del 1995). Ulteriore
apertura poi con lordinanza n. 480 del 1995, ma per ipotesi estreme" in cui non si possa
apprestare una difesa immediata ed efficace contro la lesione subita per la consueta via del
giudizio incidentale. Poi la Consulta ha sottolineato che nei conflitti conta soprattutto la natura

dei soggetti in conflitto e delle competenze asseritamente lese, piuttosto che il tipo di atto
impugnato, e che il conflitto di attribuzione non utilizzabile come anomalo mezzo di
impugnazione diretta della legge n pu essere promosso su leggi sindacabili per la via
incidentale. Pi di recente nel 2005 la Corte ha aggiunto che il conflitto avverso atto legislativo
sollevabile da un potere dello Stato solo se non ha la possibilit di procedere per questione di
legittimit costituzionale nellambito di un giudizio comune. Il giudizio per conflitto di attribuzione
si articola in due fasi autonome (art. 37 legge n. 87 del 1953 e art. 26 delle Norme Integrative):
la prima, delibazione preliminare di ammissibilit del ricorso svolta senza contraddittorio in
camera di consiglio, la seconda (se il ricorso ammissibile) ove, nel contraddittorio fra le parti, la
Corte decide nel merito il conflitto, a meno che non emergano elementi per cui si debba
pronunciare una decisione di rito. Non poi cos raro che ricorsi dichiarati ammissibili in via
preliminare siano poi inammissibili allesito del giudizio. Non c' un termine per proporre il ricorso
per conflitto di attribuzione, basta sussista ancora linteresse a ricorrere,bisogna solo rispettare i
termini stabiliti nellart. 26 delle Norme integrative sulla notifica e deposito del ricorso. La
dottrina si interrogata (e si divisa) se fosse possibile reiterare ulteriormente ricorsi gi
dichiarati improcedibili: la Corte ha deciso con la sentenza n. 116 del 2003 per la non
riproponibilit.
Il conflitto dei conflitti
Negli ultimi anni i contenziosi su conflitto di attribuzione si sono intensificati, in particolare in
relazione alla insindacabilit dei parlamentari ex art. 68, primo comma, Cost. , definibile come il
conflitto dei conflitti, ove si contrappongono autorit giudiziaria e Camere. Anche la
applicazione dellirresponsabilit dei consiglieri regionali di cui allart. 122 Cost. ha generato
tensioni fra magistratura e politica, ma in sede di conflitto tra enti. La giurisprudenza
costituzionale sulla insindacabilit parlamentare fonda sulla sentenza 1150 del 1988, con cui la
Corte cos ha definito i rapporti ex art. 68:
a) Valutare la condotta del parlamentare interessato nelle sue funzioni spetta solo alla
Camera di appartenenza
b) tale potere valutativo non arbitrario o soggetto soltanto a una regola interna di
selfrestraint ma soggetto al controllo della Corte costituzionale, visto il riconoscimento in
Costituzione dei diritti inviolabili delluomo
c) lautorit giudiziaria tramite il conflitto di attribuzione pu contestare lesercizio in
concreto del potere da parte delle Camere per vizi del procedimento oppure per omessa
o erronea valutazione dei presupposti, qualora ritenga che ne sia conseguita una
illegittima compressione delle proprie attribuzioni
La sentenza n. 443 del 1993 ci chiarisce la verifica esterna della Corte: il sindacato sul conflitto
di attribuzioni valutare solo la arbitrariet o plausibilit delle valutazioni di merito relative
alla sussistenza della prerogativa, che competono alle Camere. Si indica inoltre, quale
presupposto essenziale per la dichiarazione dinsindacabilit il collegamento delle opinioni
espresse con la funzione parlamentare: la sentenza n. 129 del 1996 ribadisce ed esplicita che, a
prescindere dalla natura che sintenda attribuire allinsindacabilit , certo che la delibera
camerale comporta inibizione e prosecuzione di qualsiasi giudizio di responsabilit, penale o
civile per il risarcimento dei danni. Il legislatore costituente, ha sacrificato in parte il diritto del
cittadino offeso nell'onore o in altri beni della vita da opinioni espresse da un parlamentare per
tutelare il principio (interesse generale) di indipendenza e autonomia del potere legislativo. L
indipendenza e lautonomia delle Camere costituiscono il fulcro anche della sentenza n. 379
del 1996, nel giudizio sulla irresponsabilit di due parlamentari "pianisti" per i voti dati,
oggetto di un procedimento penale: la Consulta ha stabilito che spettava solo alla camera
giudicarli tramite i regolamenti parlamentari. La Consulta ha distinto i diritti dei parlamentari
come cittadini (giudicabili dal giudice ordinario) e quelli che appartengono loro quali membri
delle Camere, cui spetta giudicarli, per salvaguardare l'equilibrio tra poteri. La Corte per ha
monitato di prevedere nei regolamenti parlamentari pene proporzionate, perch le Camere
conservino la loro autonomia e libert. La successiva sentenza n. 375 del 1997 ribadisce quanto
detto, e chiarisce come la funzione parlamentare ha natura generale ed libera nel fine,
quindi non si esaurisce nel compimento dei soli atti tipici, pur non estendendosi alla intera
attivit politica perch cos la prerogativa diverrebbe un privilegio personale. Le argomentazioni

formulate troveranno pieno sviluppo nella decisione successiva, la 289/1998 che, com noto, ha
annullato per la prima volta una deliberazione dinsindacabilit ed ha precisato le condizioni per
la sussistenza del nesso funzionale, orientamento confermato nella sentenza n. 329 del 1999,
mentre con la sentenza n. 417 del 1999 il Giudice dei conflitti parso fare un passo indietro,
tornando a giudicare dall esterno la legittimit della delibera camerale sullinsindacabilit. La
Corte costituzionale, poi, per, con le sentenze 10 e 11 del 2000 ha operato una vera e propria
svolta: sconfessa esplicitamente il sindacato esterno, e incentrandosi tuttal pi sulla
ragionevolezza della motivazione della delibera parlamentare, non consentiva, di fatto, la reale
delimitazione delle attribuzioni costituzionali: in pratica afferma che deve esserci una
sostanziale corrispondenza di significati tra le dichiarazioni rese e le opinioni espresse
nell'ambito delle attivit parlamentari tipiche perch le prime siano identificabili come
espressioni di attivit parlamentare: tale valutazione va effettuata in concreto, e annullando
le affermazioni prive di sostanziale corrispondenza.La Corte, inoltre, nei numerosi conflitti
giudicati ha giudicato diverse delicate questioni quali: l'estensibilit della prerogativa sino a
"coprire" comportamenti materiali, la sindacabilit di affermazioni effettuate nel recinto delle
Camere, la ricomprensione nelle funzioni parlamentari di atti legati al mandato ma non
tipizzati nei Regolamenti parlamentari, linsindacabilit in caso di esternazioni collegate ad atti
tipici fatti da altro parlamentare, l'area applicativa dell'immunit dei senatori a vita, l'estensione
della prerogativa a dichiarazioni extra moenia correlate a condotta certamente tipica ma
successiva cronologicamente. Un innovativo orientamento della giurisprudenza costituzionale ha
dichiarato ammissibile lintervento in giudizio del terzo destinatario delle affermazioni lesive del
parlamentare.
Giudizio di ammissibilit sul referendum abrogativo
Il giudizio di ammissibilit sul referendum abrogativo una competenza della Corte non prevista
da Costituzione, ma introdotta dalla legge costituzionale n. 1 del 1953: attribuzione delicata
perch vicina alla politica. Il giudizio della Corte sul referendum abrogativo, incide sul rapporto
tra elettori e Camere rappresentative, senza poter modulare gli effetti, su temi spesso
delicatissimi al centro del dibattito politico (divorzio, aborto, fecondazione assistita). Lart. 75
Cost. prevede la possibilit di attivare listituto referendario ed alcuni limiti alla sua
ammissibilit,e la legge n. 352/1970 ha permesso il ricorso concreto al referendum previsto in
Costituzione: fino ad allora aveva operato la cosiddetta convenzione antireferendaria (scelta
costituente carente, meglio posporre lattuazione dellart. 75 Cost.): approvata nel 1970 la legge
sul divorzio, il referendum era lunico modo di rimediare e venne approvata la legge 352/1970,
chedelinea la procedura di svolgimento del referendum. La legge costituzionale n. 1 del 1953 non
spiega in effetti in che cosa consista il giudizio sullammissibilit del referendum abrogativo:lo
spiegher via via la stessa Corte nella sua giurisprudenza, individuando nuovi ed ulteriori limiti di
ammissibilit oltre a quelli indicati nellart. 75 Cost. Il giudizio di ammissibilit costituisce una
fase della complessiva procedura referendaria. La legge n. 352 del 1970 fissa una rigida
scansione temporale: dal 1 gennaio al 30 settembre di ogni anno possono venire depositati
presso la cancelleria della Corte di cassazione il quesito/i referendari e la documentazione
relativa alla raccolta delle firme: nei giorni seguenti lUfficio centrale presso la Corte di
cassazione controlla ed entro il 15 dicembre, con ordinanza, si pronuncia sulla legittimit delle
richieste. In caso di valutazione positiva pu intervenire anche la Corte costituzionale, che in
camera di consiglio decide sullammissibilit del referendum entro il 20 gennaio dellanno
successivo: la decisione deve essere pubblicata entro il 10 febbraio. Il referendum viene indetto
dal Capo dello Stato e si celebra una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno. Niente
referendum se, nel frattempo, lUfficio centrale dichiara la cessazione delle operazioni
referendarie per intervenuta abrogazione legislativa o dichiarazione di illegittimit costituzionale
della normativa oggetto del quesito referendario. In caso di scioglimento anticipato delle Camere,
il referendum gi indetto automaticamente: i termini riprendono a decorrere dal 365 giorno
successivo alle elezioni. Le richieste di referendum non possono essere depositate nellanno
prima della scadenza delle Camere: va chiarito che lUfficio centrale intende l'anno solare
anteriore e non 365 giorni. AllUfficio centrale, potremmo dire, spetta un controllo di regolaritlegittimit, mentre alla Corte il giudizio sullammissibilit. Oltre al controllo sulla validit delle
firme e sul rispetto delle scansioni temporali fissate dalla legge, allUfficio centrale spetta

verificare che il quesito sia effettivamente su di una legge o un atto con forza di legge,
concentrare le richieste su analoga materia, sanare con i promotori eventuali irregolarit,
dichiarare cessate le operazioni referendarie, trasferire il quesito, riformulandolo, da norme
abrogate su altre successive: questa ultima competenza nasce dalla sentenza additiva della
Corte costituzionale n. 68 del 1978, per cui il Parlamento cambi cosmeticamente la disciplina
oggetto del quesito referendario, per evitarlo. Quando lUfficio centrale ha deciso con ordinanza,
la comunica al Presidente della Corte che fissa la data della camera di consiglio per la
deliberazione che determina linterruzione o la prosecuzione dell'iter. Se lUfficio centrale reputa
che il procedimento possa proseguire, deve chiedere alla Corte costituzionale sull'ammissibilit
del referendum. Lart. 33 della legge 352/1970 stabilisce che i delegati (delle cinque regioni), i
presentatori (in rappresentanza degli elettori) ed il Governo possono depositare presso la Corte
costituzionale memorie sulla legittimit costituzionale del referendum, entro tre giorni prima
della data fissata per la deliberazione: nella prassi a volte per anche con interventi orali. Sono
stati a volte ammessi persino soggetti diversi dai promotori e dal Governo, per avere pi
elementi. In giurisprudenza costituzionale distinti i ruoli dei promotori, che sostengono la volont
dei sottoscrittori del referendum, ed il Governo, orientato alla conservazione delle leggi. Gli
interventori, possono difendere o attaccare la legge da "abrogare".Il Governo da diversi anni
stato molto prudente, a volte non ha presentato memorie. Il giudizio della Corte ha seguito un
criterio di interpretazione logico-sistemistica dellart. 75 Cost., ricomprendendo nelle leggi che
escludono il referendum anche le disposizioni che producono effetti strettamente collegati ad
esse. Per leggi tributarie si sono intese allora le leggi che prevedono prelievo forzoso di risorse
economiche dei contribuenti a favore dello Stato, quindi leggi relative sia alle imposte che alle
tasse. Riguardo l'individuazione delle leggi di bilancio, la giurisprudenza considera le
conseguenze sulle coerenze macroeconomiche o sullequilibrio finanziario di una disposizione.
Sulla nozione di leggi di amnistia ed indulto la dottrina ha dato il contributo maggiore, mentre
le leggi di autorizzazione a ratificare trattati internazionali hanno dato difficolt interpretative e
sono state escluse per non rendere lo Stato inadempiente ad obblighi internazionali: tra queste
leggi la giurisprudenza costituzionale ha ricompreso non solo le leggi di esecuzione, ma anche
quelle dagli effetti strettamente collegati alloperativit dei trattati. La Corte ha indicato nelle
leggi comunitariamente necessarie una ulteriore categoria di leggi non sottoponibili a
referendum, per gli stessi motivi. Nel 2000 la Corte ha escluso dal referendum anche le
disposizioni su materia regolata da direttive comunitarie non ancora applicate: cio per
contrastare l'abrogazione di una disciplina interna conforme al diritto comunitario: in tale
condizione, di anticipata conformazione al diritto comunitario, ammissibile ritenere che scatti
una sorta di divieto di cancellazione della normativa conforme o di introduzione di norme
configgenti con quelle comunitarie, ma la Corte non ha chiarito la portata del divieto: leventuale
abrogazione avrebbe potuto produrre una situazione di maggiore conformit, perci il divieto va
inteso come relativo (sentenza n. 41 del 2000) e non come assoluto (sentenza n. 45 del 2000).
Rimane che la Corte, come in altre occasioni, sembri pi interessata alla normativa di risulta che
alla motivazione sull'ammissibilit delle sue decisioni. Ulteriori limiti di ammissibilit del
referendum come da sentenza 16 del 1978: non sottoponibili a referendum le leggi di rango
costituzionale, le leggi aventi forza passiva rinforzata e le leggi atipiche poich il referendum ha
forza di legge ordinaria, quindi abroga leggi abrogabili con semplice legge ordinaria. In dottrina si
sottolinea che la sottoponibilit a referendum di fonti di rango costituzionale, intaccherebbe la
rigidit della Costituzione. La Corte ha escluso la sottoponibilit a referendum della legge n. 810
del 1929, che ha dato esecuzione ai Patti Lateranensi, poich, in forza dellart. 7 Cost., sarebbe
dotata di una particolare resistenza allabrogazione e, come legge di esecuzione, sarebbe
riconducibile tra le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali esplicitamente
indicata dallart. 75 Cost. come non sottoponibili a referendum. Sottratte a referendum sono
anche le leggi a contenuto costituzionalmente vincolato, che rappresentano lunico possibile
svolgimento di disposizioni costituzionali, altrimenti prive di efficacia. Ci non vale per le leggi a
contenuto costituzionalmente obbligatorio, non essendo l'unico svolgimento possibile. Nella
prassi, dopo vari aggiustamenti del criterio di valutazione di ammissibilit, i confini fra le due
categorie si sono rivelati labili. I promotori negli anni hanno affinato la cosiddetta tecnica del
ritaglio, cio formulare il quesito in modo da abrogare nel corpus normativo singole parole per
arrivare a un nuovo e diverso quadro normativo invece che abrogare totalmente: il referendum

passa da abrogativo a propositivo, o quantomeno volto ad indirizzare il legislatore. Prima la Corte


costituzionale lo ha ritenuto ammissibile, inevitabile se su leggi elettorali, basta che il nuovo
significato del testo consenta comunque loperativit della disciplina elettorale. Poi per la
giurisprudenza ha circondato di cautele la ammissibilit della tecnica del ritaglio, dando limiti e
sottolineando in alcuni casi il carattere necessariamente abrogativo del quesito. Sembrerebbero
ammissibili i quesiti dal contenuto manipolativo espansivi, preclusi dallart. 75 Cost. quelli
innovativi. Sulle leggi costituzionalmente vincolate, si potrebbe ammettere referendum ma non
per abrogare, solo manipolativo visto che la normativa di risulta dovr comunque essere in grado
di operare. Nella sentenza n. 16 del 1978 la Corte ha chiarito che o: il quesito per superare il
vaglio di ammissibilit deve essere omogeneo, con matrice razionalmente unitaria, per far
rispondere il popolo in modo univoco, con un s o un no, per tutelare la libert del voto di cui
allart. 48 Cost. I quesiti possono interessare un composito quadro normativo: a volte
addirittura necessario per abrogare totalmente il contenuto normativo che si intende sopprimere.
Il voto non deve essere solo libero, ma anche consapevole sulle conseguenze dell'abrogazione:
quindi, al requisito dellomogeneit si affiancano la completezza e la chiarezza o univocit e
coerenza, termini sinonimi dei primi, anche se stato sottolineato come la coerenza si riferisca al
particolare al quadro normativo che deve conseguire al referendum. Ma cosa si intende per
matrice razionalmente unitaria? Il quesito referendario dovrebbe, da un lato, comprendere
tutte le norme riconducibili al principio che si vuole abrogare, ed escludere tutte le altre. Per
uno scrutinio troppo dettagliato rischia di veder dichiarato inammissibile il quesito per via della
sua natura manipolativa. La Corte pare aver ammorbidito il proprio sindacato sulla
omogeneit, guardando pi alla chiarezza come carattere della complessiva operazione
referendaria. In ogni modo la giurisprudenza costituzionale pretende che il quesito colpisca
almeno il corpo fondamentale della disciplina da abrogare: come matrice razionalmente
unitaria la giurisprudenza costituzionale ormai pare non pi esigere una radicale coerenza del
quesito, ma semplicemente una sua non contraddittoriet. Prima la Corte ha affermato che non
si poteva valutare l'incostituzionalit del quadro normativo risultante dallabrogazione del
referendum, ma semmai poi la normativa di risulta in altra eccezione di incostituzionalit, per
in materia elettorale la normativa di risulta deve comunque essere autosufficiente, per non
danneggiare la funzionalit degli organi elettivi previsti in Costituzione. Di qui la individuazione di
leggi costituzionalmente obbligatorie, per cui il quesito potr incentrarsi solo su conservazione o
sostituzione, con referendum manipolativo. Poi la giurisprudenza costituzionale ha chiarito che
dal quesito deve capirsi chiaramente il risultato normativo, vagliando anche la normativa di
risulta. Nel 1993 in realt, la Corte ha dichiarato non siano causa di inammissibilit del quesito
mere imperfezioni della normativa di risulta, sulle cui potr intervenire poi il legislatore, come
quando il referendum ha cambiato la legge elettorale in maggioritaria, abrogando secondo il
chiaro orientamento del popolo (la legge in vigore di impianto proporzionale, ma ad effetti
maggioritari). Insomma per salvaguardare l'operativit della legge elettorale il giudizio della
Corte si sposta sulle finalit del referendum, con un anomalo giudizio di legittimit preventivo ed
in astratto, contro iniziale giurisprudenza. Il criterio della necessaria autoapplicativit della
normativa di risulta stato poi esteso anche ad altre leggi costituzionalmente necessarie,
esempio alle leggi comunitariamente necessarie per cui sarebbe stato pi opportuno distinguere
i casi in cui al legislatore nazionale era preclusa ogni discrezionalit, dagli altri. Leffetto giuridico
delle sentenze di ammissibilit o di non ammissibilit di consentire o no consentire lo
svolgimento del referendum: tali decisioni non sono impugnabili. Nelle decisioni di ammissibilit
in genere la Corte esclude le ragioni di inammissibilit secondo i limiti espliciti di cui allart. 75
Cost. per poi vagliare quelli enucleati nel corso del tempo in via sistematica. Le pronunce di
inammissibilit sono abbastanza sintetiche, fermandosi alla ragione ostativa al referendum. La
legge n. 352 del 1970 dispone solo che in caso di esito negativo per almeno cinque anni il
medesimo quesito non pu essere riproposto. La dottrina si divisa fra chi reputa che il risultato
del referendum vincoli il legislatore alla volont popolare, chi ritiene di no, e chi sostiene che il
vincolo sussista, ma per un tempo limitato. La Corte sul punto ha affermato che labrogazione di
una norma a mezzo di referendum impedisce al legislatore di farla rivivere ed anche
allinterprete di riconoscerle una qualche ultrattivit. Gli studiosi si sono divisi sulle conseguenze:
alcuni pensano che la Corte avrebbe sancito un divieto assoluto di ripristinare la normativa

abrogata, altri, invece, che il divieto riguarderebbe solo lipotesi di reintroduzione della normativa
abrogata con efficacia retroattiva.
Giudizio sulle accuse contro il Presidente della Repubblica
Il giudizio sulle accuse contro il PdR uno speciale procedimento riconducibile alla cosiddetta
giustizia politica, presenti anche nello Statuto Albertino: esempio quando il Senato del Regno si
costituiva in Alta Corte di Giustizia per giudicare i crimini di alto tradimento o di attentato alla
sicurezza dello Stato o per giudicare i ministri accusati dalla Camera dei deputati. La Costituzione
repubblicana del 1948 ha previsto in origine la competenza della Corte costituzionale a giudicare
sui reati commessi dai membri del Governo nellesercizio delle loro funzioni (oggi non pi) e sui
casi di alto tradimento e di attentato alla Costituzione del Pdr. La Corte esercita tale competenza
in composizione integrata, data la natura politico-istituzionale speciale del giudizio. Anche l'Alta
Corte per la Regione siciliana per Statuto speciale giudicava i reati compiuti dal presidente e
dagli assessori regionali nellesercizio delle loro funzioni, norma espunta con sentenza nel 1970.
In sede di giudizio sulle accuse la composizione ordinaria di quindici giudici costituzionali viene
integrata da sedici membri, tratti a sorte da un elenco di cittadini aventi i requisiti per
leleggibilit a senatore, che il Parlamento compila ogni nove anni, tramite elezione con le stesse
modalit stabilite per la nomina dei giudici ordinari (art. 135, settimo comma, Cost.). I giudici
aggregati si trovano in supremazia numerica, indice della connotazione politica di tale giudizio, e
del carattere popolare del collegio di 31 giudici, ma che per poter operare deve in ogni caso
essere costituito da almeno ventuno giudici, con maggioranza dei giudici aggregati: se questi si
ritrovassero in numero pari o inferiore a quello dei giudici ordinari, il numero di questi ultimi
viene ridotto tramite sorteggio. Se sono meno di ventuno, il Presidente dispone di comporre un
nuovo collegio. In questo giudizio si deroga al divieto di prorogatio per i quindici componenti
della Corte sino allesaurimento del giudizio. La Corte costituzionale nella composizione ordinaria,
inoltre, valuta la sussistenza dei requisiti di ammissione dei giudici aggregati, e si pronuncia sulla
loro decadenza se dopo lelezione vengano meno i requisiti di eleggibilit o intervengano cause
di incompatibilit. In questi casi la decisione viene comunicata ai Presidenti delle Camere perch
li sostituiscano. Nei giudizi di accusa sia per tutti i 31 giudici operano gli istituti della astensione e
della ricusazione, contrariamente a tutti gli altri giudizi di competenza della Corte: sulla
astensione o sulla richiesta di ricusazione decide la Corte immediatamente senza la
partecipazione del giudice o dei giudici interessati. La legge prevede per i giudici aggregati una
indennit giornaliera di presenza pari a quella dei giudici ordinari. La legge n. 87 del 1953
prevede inoltre che il giudizio sulle accuse pu essere promosso solo con riferimento a
determinate fattispecie, e va chiarito quando tali fattispecie si configurano. Sui reati ministeriali
la dottrina si assestata su tre posizioni: la prima che riteneva lo fossero tutti i reati compiuti da
ministri, una intermedia postulava che la commissione del fatto doveva compiersi nellesercizio
delle funzioni di ministro o Presidente del Consiglio e il tipo di reato doveva essere possibile
proprio per la carica ricoperta: la terza esigeva la ricorrenza di una finalit politica nel
compimento del reato. Sullalto tradimento e lattentato alla Costituzione del PdR ai sensi dellart.
90 Cost., la dottrina si divisa fra chi ritiene che, per riempire di contenuto tali fattispecie di
reato, si debba far riferimento al codice penale e al codice penale militare di pace (art. 77
c.p.m.p.; art. 283 c.p.) e chi invece che siano reati propri del PdR come gravissime violazioni dei
doveri dufficio, e tradimento del suo giuramento. Per alcuni entrambe le cose. La normativa
attuativa sui giudizi di accusa prevedeva addirittura l'intervento di una apposita commissione
parlamentare prima del parlamento. Riguardo ai reati ministeriali, che, nella sostanza, spesso
erano reati contro la pubblica amministrazione, si cominci a un certo momento ad intenderlo
come strumento per assicurare una sostanziale impunit ai membri del Governo, con un unico
caso di giudizio: il noto caso Lockheed, relativo alla responsabilit di alcuni ministri, che caus
notevole ritardo sulle altre competenze della Corte, smaltito a fine anni ottanta. Nel 1987 si
celebr il referendum che abrog la disciplina escludendo i reati ministeriali dallapplicazione di
tale macchinoso procedimento in deroga al penale. Con la legge costituzionale n. 1 del 1989
rimarr alla Corte costituzionale il giudizio sul PdR, mentre la competenza sui reati ministeriali
verr data alla autorit giudiziaria ordinaria seppure con alcune specificit procedimentali: lart.
96 Cost. stabilisce che i ministri ed ex ministri siano giudicati dalla magistratura ordinaria, previa
autorizzazione del Senato o della Camera, secondo le norme stabilite con legge costituzionale:

l'autorizzazione data dalla camera di appartenenza del ministro o dal Senato se i soggetti
coinvolti appartengono a camere diverse o non sono membri del Parlamento: diversamente dalla
vecchia autorizzazione a procedere per i parlamentari, pu essere negata solo a maggioranza
assoluta se giudicato che l'inquisito abbi agito solo per interesse dello Stato. A tal proposito va
ricordata la legge 7 aprile 2010, n. 51 (Disposizioni in materia di impedimento a comparire in
udienza), che stabilisce per il Presidente del Consiglio e per i Ministri il legittimo impedimento a
comparire in udienza se nellesercizio delle rispettive attribuzioni e di attivit coessenziale alle
funzioni di Governo. La legge allart. 2, primo comma, statuisce che tale regime si applica fino
alla data di entrata in vigore della legge costituzionale recante la disciplina organica delle
prerogative del Presidente del Consiglio e dei Ministri. La Corte costituzionale con sentenza n. 23
del 2011 ha dichiarato lillegittimit costituzionale dellart. 1, comma 4, della legge n. 51/2010
(che prevedeva limpedimento continuativo) ed anche dellart. 1 nella parte in cui non prevede
che il giudice valuti in concreto, a norma dellart. 420-ter, comma 1, cod. proc. pen.,
limpedimento addotto. Alla Corte rimane quindi la competenza a giudicare il PdR per alto
tradimento e attentato alla Costituzione (art. 134 Cost.): il Capo dello Stato messo in stato di
accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta (art. 90 Cost.). Il Comitato
parlamentare per i procedimenti di accusa, composto dai membri delle Giunte per le
autorizzazioni di Camera e Senato, svolge le necessarie indagini con i poteri del pubblico
ministero e del gip. A fine indagini il Comitato predispone una propria relazione e poi il
Parlamento in seduta comune delibera sulla messa in stato di accusa: in caso positivo elegge fra
i suoi membri uno o pi commissari, che davanti alla Corte esercitano le funzioni del pubblico
ministero. In tema di responsabilit del PdR va ricordata la vicenda dell'ex PdR, senatore di diritto
e a vita, Francesco Cossiga, che ha promosso conflitto di attribuzione a seguito delle sentenze
emesse dalla Corte di cassazione con cui stato disposto lannullamento con rinvio ai giudici di
merito di due decisioni della Corte dappello di Roma relative alla insindacabilit di sue opinioni
espresse nei confronti di due senatori quando ricopriva la carica di Capo dello Stato. La Corte
prima ha dichiarato in sede di delibazione preliminare il conflitto ammissibile e poi, con la
sentenza n. 154 del 2004, ha chiarito che spetta allautorit giudiziaria giudicare le controversie
sulla responsabilit del PdR in relazione a dichiarazioni da lui rese durante il mandato, ed
accertare se le dichiarazioni costituiscano esercizio delle funzioni, o vi siano strumentali ed
accessorie, e solo in caso positivo ritenerle coperte dalla immunit del Presidente della
Repubblica, di cui allart. 90 della Costituzione. Chiamata nuovamente a pronunciarsi sulla
vicenda, con sentenza n. 290 del 2007 la Corte ha dichiarato inammissibile il conflitto. Va anche
ricordato che con sentenza n. 24 del 2004 stata dichiarata lincostituzionalit dellart. 1 della
legge n. 140 del 2003 Disposizioni per lattuazione dellart. 68 Cost. nonch in materia di
processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato, il cosiddetto lodo MaccanicoSchifani, che cos prescriveva:
1. Non possono essere sottoposti a processi penali, per qualsiasi reato anche riguardante
fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione, fino alla cessazione delle
medesime: il PdR, salvo quanto previsto dall'art. 90 della Costituzione, il Presidente del
Senato, della Camera, il Presidente del Consiglio dei ministri, salvo quanto previsto
dall'articolo 96 della Costituzione, il Presidente della Corte costituzionale.
2. Dalla data di entrata in vigore della presente legge sono sospesi, nei confronti dei soggetti
di cui al comma 1 e salvo quanto previsto dagli articoli 90 e 96 della Costituzione, i
processi penali in corso in ogni fase, stato o grado, per qualsiasi reato anche per fatti
antecedenti l'assunzione della carica, fino a fine incarico.
3. Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti si applicano le disposizioni dell'articolo 159 del
codice penale..
La legge 23 luglio 2008, n. 124 ha reintrodotto la sospensione dei processi penali tranne il
Presidente della Corte costituzionale, ma con sentenza n. 262 del 2009 la Corte costituzionale ha
dichiarato lillegittimit anche di questa legge.
La Corte costituzionale nel sistema
Il ruolo della giustizia costituzionale nelle democrazie contemporanee oggi inteso come
modalit di attuazione dei principi ispiratori dello Stato costituzionale, a tutela dei diritti
fondamentali, anche come correttivo della forma di governo parlamentare. Il ruolo

concretamente esercitato dal Giudice costituzionale si riconnette a una serie di elementi


connessi: la natura delle funzioni esercitate dalla Corte non sono n di tipo legislativo n di tipo
giurisdizionale in senso stretto: hanno carattere ibrido, una sorta di controllo sostanzialmente
politico condotto in forma giurisdizionale, cos come della Corte stessa sono state date le
definizioni pi diverse: organo giurisdizionale dotato di forza politica o giudice e legislatore al
tempo stesso. La Corte, in quanto Giudice delle leggi, si muove tra politica (legislatore) e
giurisdizione (giudice a quo). Queste due componenti, politica e giurisdizionale, sono presenti in
qualsiasi sistema di giustizia costituzionale: conta l'equilibrio. La duplice natura delle funzioni
permette che l'azione della Corte goda di della necessaria flessibilit per poter efficacemente
operare nelle diverse condizioni possibili nella vita concreta del sistema politico-costituzionale. La
natura delle funzioni della Corte, e pi in generale di questultima, dipende chiaramente anche
dal quadro delle disposizioni che regolano il "processo" costituzionale: la giurisprudenza
costituzionale ha avuto un ruolo decisivo nella determinazione della disciplina vivente del
processo costituzionale, compiendo nel tempo anche unazione conformante lo stesso processo
costituzionale. Del resto sin dallinizio della propria attivit la Consulta si riconosciuta tale
ruolo: esempio, gi la prima sentenza, la n. 1 del 1956, ove stata affermata la sindacabilit
delle leggi anteriori allentrata in vigore della Costituzione. La Corte, quindi, nel corso del tempo,
grazie alle sue attribuzioni, ha plasmato nel suo concreto vivere il processo costituzionale. A
tale particolarissimo processo, per via del suo oggetto e dellinteresse generale ad esso sotteso,
dunque difficile trasporre automaticamente, senza adeguati adattamenti, le categorie
processuali degli altri tipi di processo: vanno allora ripensati e rimodulati concetti come parte,
interesse a ricorrere, intervento, pregiudizialit, corrispondenza del chiesto e del pronunciato.
Nondimeno la Corte pu applicare le disposizioni processuali con una certa flessibilit, non pu
cio disconoscersi un certo margine di discrezionalit alla Corte nella interpretazione e
applicazione delle regole processuali, fermo, per, il dovere di fornire adeguata motivazione,
qualora acceda ad una nuova e diversa interpretazione della disposizione processuale da
applicare. Sia chiaro in ogni modo che le regole processuali, in quanto definiscono lambito entro
il quale la Corte pu legittimamente operare, non possono entrare nel bilanciamento di valori
effettuato dal Giudice delle leggi nel decidere le singole questioni.

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