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Riassunto R. BIN-G. PITRUZZELLA, Diritto Pubblico,


Giappichelli, ult. ediz
Diritto Pubblico Generale (Università del Salento)

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PERCORSO I
ORGANIZZAZIONE DEI POTERI PUBBLICI

I. LO STATO: POLITICA E DIRITTO


Il potere politico è quella specie di potere sociale (capacità di influenzare il comportamento di altri individui) che si basa sulla
possibilità di imporre la propria volontà ripercorrendo alla forza legittima. Esistono tre tipi di potere sociale:
- potere economico: si avvale del possesso di beni;
- potere ideologico: si avvale del possesso di forme di sapere;
- potere politico: possibilità di ricorrere alla forza per imporre la propria volontà. Esso non si basa solo sulla forza ma anche su un
principio di giustificazione, chiamato legittimazione.

2. LO STATO

Lo Stato è una forza storica di organizzazione del potere politico, che esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui
soggetti ad esso appartenenti. Lo Stato moderno è un apparato stabile, che ha il monopolio della forza legittima in un determinato
territorio. Il concetto giuridico che è riuscito ad inquadrare questa caratteristica dello Stato è detto sovranità.
Quest'ultima ha due aspetti:
a) interno: supremo potere di comando del territorio;
b) esterno: indipendenza dello Stato rispetto a qualsiasi altro Stato.
Si è discusso inoltre su chi fosse veramente ad esercitare la sovranità sul territorio, e tre teorie si sono distinte: la teoria della
sovranità dello stato come persona giuridica, la teoria della sovranità della nazione e la teoria della sovranità popolare. La vigente
Costituzione italiana afferma che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (art. 1,
secondo comma). La sovranità è esercitata da uno Stato in un determinato territorio. La sua precisa determinazione è importante
per garantire allo Stato l'esercizio della sovranità e per assicurare l’indipendenza reciproca degli stati. Il territorio è costituito da
terraferma ( porzione di territorio delimitata da confini, che possono essere naturali - montagne, fiumi - o artificiali); mare
territoriale (fascia di mare sottoposta alla sovranità dello Stato, 12 miglia marine il limite di mare territoriale); piattaforma
continentale ( costituita dallo zoccolo continentale, quella parte del fondo marino di profondità costante che circonda le terre
emerse). La cittadinanza è un rapporto giuridico che lega la persona fisica allo stato. Essa è una funzione giuridica stabile, la quale si
acquista per fatto naturale o per fatto successivo ( la nascita o la morte). L’acquisto può venire in base a diversi criteri:
1) legame di sangue( ius sanguinis) è cittadino di uno stato chi nasce da padre o madre di quel determinato stato;
2) legame territoriale (ius soli) è cittadino di uno stato chi nasce nel territorio di quel determinato stato;
3) normativa mista è quell’ordinamento che prevede entrambi i criteri;
4) criterio dell’estensione in base al quale è cittadino italiano quel straniero che sposa una persona con cittadinanza italiana (art.29);
5) per beneficio di legge quando uno straniero presta servizio allo stato o ricopra cariche pubbliche in Italia o all’estero da parte
dello stato italiano;
6) per naturalizzazione questa procedura avviene con decreto del Presidente della Repubblica, su parere del Consiglio di Stato e su
proposta del Ministro degli Interni.
La Costituzione italiana stabilisce che nessuno può essere privato della cittadinanza per motivi politici (art. 22). Il Trattato di
Maastricht ha introdotto l'istituto della cittadinanza dell'Unione; per essere cittadino dell’UE devi essere cittadino di uno stato
membro. La cittadinanza dell'Unione "completa la cittadinanza nazionale e non la sostituisce".

Lo stato come apparato


Lo Stato si differenzia da altre organizzazioni politiche per la presenza di un apparato organizzativo servito da una burocrazia
professionale. Spesso si dice che lo Stato è una persona giuridica. Ma non corrisponde alla realtà in quanto lo Stato non agisce mai
unitariamente come avviene per altri enti (es. Comune). Nelle liti parte in giudizio non è mai lo Stato bensì un ministro, un prefetto,
un dirigente ecc.. Accanto allo Stato, esistono numerosi enti pubblici come le Regioni, Provincie, Comuni. Possono essere definiti
come apparati costituiti dalle comunità per il conseguimento dei propri fini.
Lo Stato e gli enti pubblici sono collocati in una posizione di supremazia rispetto ai soggetti privati. Per questo gli effetti giuridici
degli atti da essi compiuti derivano dalla loro manifestazione di volontà, questo potere prende il nome di potere d’imperio.

II. FORME DI STATO

Con forma di stato si intende il rapporto tra le autorità dotate di potestà d'imperio e la società civile, nonché i principi e i valori su
cui si basa lo stato. Esempio eclatante di Stato è lo Stato sociale, uno Stato il quale ha assunto tra i suoi compiti quello di realizzare
l'eguaglianza dei punti di partenza tra i cittadini.
- Stato assoluto: nasce tra il quattrocento e il cinquecento, e si caratterizza per il concentramento del potere nelle mani del Re
detentore del potere legislativo ed esecutivo, mentre il potere giudiziario è esercitato da corti o tribunali da lui nominati.

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- Stato liberale: nasce tra la fine del settecento e gli inizi dell'ottocento, dopo la crisi dello stato assoluto avvenuta per ragioni
finanziarie. Si caratterizza per:
- nascita di una economia di mercato basata sulla domanda e sull'offerta;
- suffragio limitato;
- stato minimo;
- principio di garanzia di libertà;
- principio della separazione dei poteri;
- principio di legalità;
- principio rappresentativo;
- stato monoclasse.
Stato a democrazia pluralista: l'affermazione dello stato pluriclasse e del suffragio universale porta alla nascita della democrazia
pluralista, che si caratterizza per la configurazione di partiti di massa in confronto e scontro politico. Al termine della seconda guerra
mondiale lo stato pluralista trova conferma, tuttavia ci si trova di fronte ad un problema cioè quello di tenere insieme una società
formata da classi sociali differenti, si afferma cosi l'idea di stato sociale o stato del benessere.
Lo stato a democrazia pluralista si caratterizza per:
- suffragio universale;
- riconoscimento costituzionale di alcune libertà;
- riconoscimento di alcuni interessi comuni;
- libertà di manifestazione del pensiero.
Stato totalitario e stato socialista: le alternative allo stato di democrazia pluralista sono state adottate da Germania e Italia prima
del conflitto mondiale rispettivamente con il nazionalsocialismo (1933/1945) e il fascismo (1922/1943). Nei territori come URSS
invece si è diffusa la dittatura del proletariato cioè lo stato socialista.

4. LA RAPPRESENTANZA POLITICA

Nella nozione di rappresentanza politica confluiscono due significati.


a) Da una parte significa "agire per conto di" e perciò esprime un rapporto tra rappresentante e rappresentato. Esiste un preciso
legame tra i due basato su un mandato esplicito e vincolante. Si parla anche di rappresentanza di interessi, tipica dei Parlamenti
medievali nei quali il rappresentante è tenuto ad agire nell'interesse del soggetto rappresentato con cui corre un rapporto basato
su un mandato imperativo.
b) Dall'altra significa creare qualcosa in un determinato ambito che non c'è. Non esiste nessun rapporto tra rappresentante e
rappresentato. E' una nozione di origine liberale basata sul cosiddetto divieto di mandato imperativo, comparso nella costituzione
francese del 1791. Tale divieto è tutt'ora espresso nell'art. 67 della Costituzione italiana.
Nello Stato di democrazia pluralista, si afferma il principio della sovranità del popolo, che esige soddisfazione dei propri interessi
dallo Stato. In un clima di suffragio universale gli interessi del popolo sono molteplici e spesso in conflitto tra loro. Il problema può
essere risolto mettendo insieme i due aspetti della rappresentanza politica ossia, rappresentanza come rapporto con gli elettori, e
rappresentanza come potere autonomo.
- Lo Stato dei partiti: sistemi basati sulla doppia virtù dei partiti, ossia sulla loro capacità di accoppiare i due aspetti della
rappresentanza.
- Il rafforzamento del governo e l'investitura popolare del premier: esempio estremo di questo sistema è rappresentato dal
presidenzialismo statunitense.

5. SEPARAZIONE DEI POTERI

Il principio della separazione dei poteri è stato elaborato dal costituzionalismo liberale (Montesquieu) con l'obbiettivo di limitare il
potere politico per tutelare la libertà degli individui. I tre poteri sono:
- Potere legislativo: consiste nel porre le leggi, ossia norme giuridiche generali e astratte.
- Potere esecutivo: consiste nell'applicare le leggi all'interno dello Stato e nel tutelare lo Stato stesso dalle minacce esterne.
- Potere giudiziario: consiste nell'applicare la legge per risolvere una lite.

6. LA REGOLA DI MAGGIORANZA

La regola di maggioranza assume significati e principi diversi:


- Principio funzionale: la regola di maggioranza è lo strumento mediante il quale gli organi collegiale (es: parlamento), possono
adottare una decisione.
- Principio rappresentativo: la regola di maggioranza è lo strumento mediante il quale si scelgono tramite meccanismi elettorali le
maggioranze e le minoranze politiche.
- Principio di organizzazione politica.
Occorre distinguere tra gli stati a democrazia maggioritaria, e stati a democrazia consociativa.

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Nel primo caso esiste una contrapposizione tra i leader politici durante le elezioni del corpo elettorale, che si manifesta anche dopo
sotto forma di funzione di opposizione per il leader sconfitto.
Nel secondo caso i leader dei principali partiti tendono a condividere il controllo politico, i partiti pertanto competono in campagna
elettorale per proprio conto in modo da conquistare seggi parlamentari, dopo le elezioni però i partiti tendono a collaborare
utilizzando ognuno la propria forza politica.

7. STATO UNITARIO, FEDERALE E REGIONALE

La separazione dei poteri oltre ad essere realizzata in senso orizzontale, si dispone anche in senso verticale attraverso la
distribuzione del potere politico attribuito allo stato centrale o ad altri stati membri. Si differenzia così lo stato unitario da quello
composto, mentre nel primo il potere politico è esclusivo dello Stato, nel secondo il potere politico è diviso tra lo Stato ed enti
territoriali.
Lo Stato composto si divide poi in Stato regionale o Stato federale, tuttavia tale distinzione è discussa per utilità. Importante invece
è distinguere tra federalismo duale e federalismo cooperativo, mentre nel primo lo Stato federale e gli stati membri hanno ognuno
proprie competenze senza interferenze con l'altro, nello Stato federale cooperativo, si ricorre spesso a interventi congiunti e
coordinati tra stato e stati membri. Il federalismo cooperativo è tipico della democrazia pluralista.

8. L'UNIONE EUROPEA

L'unione europea è una struttura che nasce su tre pilasti, la CE (comunità europea che ricomprende la CEE, CECA e EURATOM), la
PESC (politica estera di sicurezza comune) e la CGAI (cooperazione di giustizia e affari interni). L'organizzazione comunitaria si
articola in diversi organi:
--- Consiglio europeo: organo titolare di impulsi politici, ma privo di poteri normativi.
- Consiglio UE: organo titolare del potere di adottare atti normativi, formato da un rappresentante per ogni stato.
- Comitato: organo centrale dei processi di decisione, i membri durano in carica per 5 anni e sono rappresentanti di ogni stato.
- Parlamento europeo: composto da rappresentanti (732) di ogni stato, che durano in carica per 5 anni, partecipa alle procedure di
codecisione e cooperazione.
- Corte di giustizia: organo di giustizia chiamato ad assicurare il rispetto del trattato.
- Corte dei conti: organo di controllo contabile.
- Comitato economico e sociale: organo consultivo nel campo economico sociale.
- Comitato delle regioni: organo consultivo delle collettività regionali e locali.

III. FORME DI GOVERNO

Con forma di governo si intende il modo in cui si distribuiscono i poteri tra gli organi collegiali, e i rapporti che si creano tra essi. Le
forme di governo conosciute nello stato liberale sono la monarchia costituzionale, il governo parlamentare e negli USA il governo
presidenziale.
La monarchia costituzionale è la forma che si afferma nel passaggio tra lo stato assoluto e lo stato liberale. Si fonda sull'equilibrio
tra Re il quale detiene il potere esecutivo ed il Parlamento che detiene quello legislativo. Il governo parlamentare si instaura
quando tra il monarca e il parlamento si inserisce il governo che diventa autonomo dal re. Il governo presidenziale è la forma di
governo in cui il Capo dello Stato è eletto direttamente dal corpo elettorale, nomina/presiede/dirige il governo e non ha nessun tipo
di rapporto fiduciario col Parlamento.
Mentre la Costituzione italiana prevede una forma di governo parlamentare a debole razionalizzazione quella tedesca prevede una
forma di governo parlamentare a forte razionalizzazione. Esempio lampante è il Cancellierato federale, eletto dalla Camera politica
(Bundestag) su proposta del presidente federale. La Camera può sfiduciare il cancelliere solo se ne elegge il successore (sfiducia
costruttiva).
Per comprendere il funzionamento della forma di governo e differenziare le diverse specie di parlamentarismo bisogna distinguere:
parlamentarismo maggioritario (sistema partitico bipolare, con due partiti fra loro alternativi che si scontrano durante le campagne
elettorali e che rimangono in opposizione anche dopo), e parlamentarismo a prevalenza del parlamento o compromissorio (dopo
le elezioni i partiti scelgono di unirsi in grandi coalizioni al fine di ottenere la maggioranza e il potere politico).

4.PRESIDENZIALISMO

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La forma di governo presidenziale è quella in cui il capo dello Stato di norma è eletto direttamente dal corpo elettorale, non può
essere sfiduciato e può nominare e dirigere i governi. La forma presidenziale ha trovato maggior accoglimento negli USA, dove il
presidente e il vicepresidente sono eletti per un mandato di quattro anni.

5. SEMIPRESIDENZIALISMO

La forma di governo semipresidenziale è quella in cui il capo è eletto direttamente dal popolo per tutta la durata del suo mandato,
ed è indipendente dal Parlamento, ma tuttavia deve nominare un governo per poter comandare e deve avere la fiducia del
Parlamento. Le forme di governo semipresidenziali trovano accoglimento in Francia e in altri Paesi (Islanda, Irlanda, Austria), ma in
modi differenti. In Francia la V Repubblica francese aveva una forma di governo semipresidenziale a presidenza forte mentre
Austria, Irlanda e Islanda a prevalenza del Governo.

6. ALTRE FORME DI GOVERNO CONTEMPORANEE

Le altre forme di governo sono:


A. La forma di governo neoparlamentare che si caratterizza per il rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento, l'elezione diretta
del Primo ministro, il Governo di legislatura. (Esempio Israele con una riforma del 1992 ma abrogata nel 2001).
B. La forma di governo direttoriale adottata solamente dalla Confederazione svizzera per la presenza accanto al Parlamento di un
direttorio.

7. SISTEMI ELETTORALI E LA LEGISLAZIONE DI CONTORNO

Nella legislazione elettorale confluiscono tre diversi elementi, cittadinanza politica, legislazione elettorale di controllo e sistema
elettorale.
Per quanto riguarda il primo punto, l'art. 48 cost detta che i cittadini che hanno raggiunto la maggiore età possono partecipare
all'elettorato attivo. Lo stesso articolo detta alcuni principi riguardanti il diritto di voto, esso è personale, eguale, dovere civico,
segreto e libero. Dall'elettorato attivo si distingue quello passivo, necessaria è la cittadinanza italiana, ma oltre alla maggiore età
servono minimo venticinque anni per essere eletti alla camera e minimo quaranta per il senato. Esisto anche limiti di ineleggibilità
(impedimento giuridico precedente all'elezione) e di incompatibilità (situazione giuridica in cui il soggetto, validamente eletto, non
può cumulare nello stesso tempo la funzione parlamentare con altra carica). In una democrazia, basata sull'eguaglianza politica di
tutti i cittadini, occorre evitare che solo chi abbia il controllo di ingenti risorse economiche possa conquistare la titolarità del potere
politico. Ne deriva la tendenza ad introdurre forme di finanziamento pubblico, cioè a carico del bilancio statale in modo da
assicurare a tutti i soggetti politici pari opportunità nella competizione elettorale. il sistema elettorale, riguarda il meccanismo in cui
il voto espresso si trasforma in seggi. Importante è distinguere un sistema elettorale maggioritario da uno proporzionale. Il sistema
maggioritario è selettivo e l'accesso ai seggi è consentito solo a chi ottiene la maggioranza dei voti. Il sistema proporzionale invece
assegna un numero di seggi in base al voto, garantendo così anche le minoranze politiche.
Il sistema elettorale italiano è di tipo proporzionale e si caratterizza per:
a) Lista bloccata;
b) Collegamenti di più liste;
c) Preventiva indicazione del capo di coalizione;
d) Clausola di sbarramento;
e) Premio di maggioranza.

IV. L'ORGANIZZAZIONE COSTITUZIONALE IN ITALIA

La forma di governo italiana è una forma di governo parlamentare a debole razionalizzazione che prevede un rapporto di fiducia
tra parlamento e governo.
La razionalizzazione del rapporto di fiducia garantisce stabilità al governo, la Costituzione contempla la mozione di fiducia e la
mozione di sfiducia. La prima prevede che il governo entro dieci giorni dalla sua formazione si presenti dinanzi alle camere per
ottenere la fiducia; la seconda prevede che si voti la sfiducia del governo provocandone lo scioglimento anticipato. La mozione di
sfiducia deve essere motivata e votata per appello nominale. Un altro aspetto particolare che deriva dal rapporto di fiducia tra
Governo e Parlamento è rappresentato dalla "questione di fiducia", ponendo tale questione il governo il Governo costringe il
Parlamento di fronte ad una scelta dicotomica: approvare la proposta o aprire una crisi di Governo.
La formazione di una maggioranza politica costituisce una necessità istituzionale, pertanto il governo viene chiamato governo di
coalizione per differenziarlo dai governi monocolore. La coalizione si può formare prima o dopo le elezioni.

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2. IL GOVERNO

Il governo è un organo costituzionale complesso formato dal presidente del consiglio e dai ministri che danno vita al consiglio dei
ministri.
Il governo si forma nel seguente modo:
1) il presidente della repubblica nomina il presidente del consiglio;
2) i ministri sono nominati dal presidente della repubblica su proposta del presidente del consiglio;
3) i membri del governo fanno giuramento;
4) entro dieci giorni il governo deve ottenere la fiducia del parlamento;
5) la fiducia è accordata mediante mozione motivata votata per appello nominale.

La Costituzione prevede che il governo si comporti in modo unitario e che i suoi componenti agiscano in uguale modo al suo
indirizzo politico. Per garantire l'unità del governo e del suo indirizzo politico, la legge 400/1988, ha razionalizzato gli strumenti di
garanzia di unità politica e amministrativa del governo nel seguente modo:
1°. Concentrazione nel Consiglio dei ministri delle decisioni sulla politica generale del Governo.
2°. Attribuzione al P.D.C. alcuni poteri per il coordinamento delle attività dei ministri e per il funzionamento del C.D.M..

Agli organi governativi necessari (presidente del consiglio, ministri, consiglio dei ministri), si aggiungono organi non necessari, essi
sono:
- vicepresidente del consiglio dei ministri;
- consiglio di gabinetto;
- comitati interministeriali;
- ministri senza portafoglio;
- sottosegretari di Stato;
- viceministri;
- commissari straordinari.

Vi sono alcuni settori dell'indirizzo politico che formano oggetto di discipline politiche particolari e che concentrano nel governo il
potere decisionale esse sono:
- politica di bilancio finanziaria;
- politica estera;
- politica comunitaria;
- politica militare;
- politica informativa e di sicurezza.

Il governo si circonda anche di organi ausiliari i quali sono:


- consiglio di Stato;
- consiglio sull'economia e lavoro;
- corte dei conti.
La durata del governo è di 5 anni.

3. IL PARLAMENTO

La struttura dei parlamenti moderni prevede il bicameralismo (perfetto o imperfetto) o il monocameralismo.


In Italia si è optati per un bicameralismo perfetto, con due Camere dotate delle medesime funzioni. Ciascuna Camera può deliberare
la concessione o il ritiro della fiducia al Governo. Camera e Senato hanno una consistenza numerica differente (630 deputati la
prima, 315 la seconda), e solo per la seconda è previsto che il Presidente della Repubblica possa nominare "cinque senatoria vita".
La legge 3/1993 ha stabilito una durata simile per entrambi i rami del Parlamento, che è pari a cinque anni (tale periodo si chiama
legislatura). La Costituzione ha previsto anche il Parlamento in seduta comune (presieduto dal presidente della Camera dei
deputati), che è un organo collegiale composto da tutti i parlamentari (deputati e senatori) per lo svolgimento di alcune particolari
funzioni. Ciascun ramo del Parlamento ha un organizzazione interna complessa in cui agiscono diversi organi: il presidente
dell'assemblea, l'ufficio di presidenza, le commissioni, i gruppi parlamentari e il capo gruppo. Un ruolo fondamentale
nell'organizzazione di ciascuna Camera è svolto dai gruppi parlamentari. Con questa espressione si indicano le unioni dei membri di
una Camera, espressione dello stesso partito o movimento politico, che si costituiscono con organizzazione stabile. Le commissioni
parlamentari sono organi collegiali che assolvono compiti specifici e possono essere temporanee, permanenti, bicamerali,
monocamerali. La durata in carica delle camere è di 5 anni, il parlamento è detentore della funzione legislativa e di controllo nei
confronti del governo. Tra le principali funzioni del Parlamento italiano troviamo:
1°. Funzione legislativa (dall'art. 70 al 74).

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2°. Funzione di indirizzo politico:


3°. Funzione di controllo: il Governo è sottoposto ad un continuo controllo da parte delle due Camere circa lo svolgimento della sua
attività politico-amministrativa.
Gli strumenti a loto disposizione sono:

- L'interrogazione: vere e proprie domande rivolte al governo da parte di uno o più parlamentari, per acquisire elementi utili su
determinati fatti o argomenti di rilevanza ma soprattutto vengono usate per conoscere le intenzioni del governo in merito. Il
governo interrogato può rispondere o oralmente in assemblea o in commissione oppure per iscritto. L'interrogazione può essere
anche a risposta immediata (question time) la quale consiste in una semplice domanda al Governo alla quale un membro del
Governo risponde per non più di 2 minuti;

- L'interpellanza: sono domande scritte presentate da singoli parlamentari per conoscere le motivazioni del comportamento del
governo in merito ad una questione;

- Le inchieste parlamentari: possono essere disposte su argomenti di pubblico interesse. E a tale scopo si crea così una
commissione d'inchiesta bicamerale.

4. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Nei sistemi Parlamentari il Capo di Stato può assumere ruoli politico istituzionali differenti:
- Organo di garanzia costituzionale: il Presidente della Repubblica rimane estraneo alle scelte di indirizzo politico. I suoi poteri
devono garantire solo il corretto funzionamento del sistema costituzionale.
- Organo governante: quando i partiti non sanno trovare ai grandi problemi egli assume il ruolo di decisione politico di ultima
istanza. Egli è eletto dal Parlamento in seduta comune e dura in carica 7 anni ed è teoricamente rieleggibile. L'irresponsabilità del
Presidente della Repubblica può essere:
a) Politica: in quanto sono i ministri ad essere responsabili.
b) Giuridica: eccetto che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
La messa in stato d'accusa del Capo di Stato spetta al Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta. Il Presidente della
Repubblica non può sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del suo mandato salvo che coincidano con gli ultimi dei mesi della
legislatura. Tale divieto è il c.d. semestre bianco. Qualora il Presidente della Repubblica non possa adempiere alle sue funzioni,
queste sono esercitate dal Presidente del Senato. La supplenza è un istituto che consente la continuità delle funzioni presidenziali.
Gli impedimenti del Campo dello Stato possono essere temporanei o permanenti. Nel primo caso la supplenza è a tempo
determinato. Quando l'impedimento cessa il Presidente della Repubblica riacquista il pieno potere. Nel secondo caso il Presidente
del Senato esercita la supplenza e intanto il Presidente della Camera avvia il processo per l'elezione del nuovo Presidente della
Repubblica.

V. REGIONI E GOVERNO LOCALE

La Costituzione italiana ha previsto uno Stato regionale ed autonomista. Per le Regioni essa prevedeva:

- Autonomia politica: capacità di darsi un proprio indirizzo politico (art. 114)


- Autonomia legislativa ed amministrativa nelle materie espressamente indicate dalla Costituzione (art. 118)
- Autonomia finanziaria cioè l'attribuzione di risorse finanziarie necessarie per esercitare le loro competenze (art. 119)

La Costituzione prevedeva anche la distinzione tra le 15 regioni ordinarie e le 5 regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Friuli
Venezia Giulia, Trentino, Valle D'Aosta), con l'aggiunta delle province di Trento e Bolzano. Le regioni ordinarie sono state istituite
solo nel 1970, e hanno raggiunto una parziale autonomia solo nel 1972 e 1977. Tre eventi hanno prodotto un deciso cambio di rotta
nei rapporti tra Stato e Regioni:
1°. 1997 - Legge Bassanini: produsse un capovolgimento della logica di ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni;
2°. 1999 - Legge costituzionale: introdusse l'elezione popolare diretta del Presidente della Giunta Regionale quindi si è ottenuto una
maggiore funzionalità della Regione (Dottrina neoparlamentare).
3°. 2001 - Legge costituzionale: produsse una riforma organica del Titolo V della Costituzionale. Entrata in vigore dopo il
referendum. Tale riforma realizzò una Repubblica delle autonomie, articolata su più livelli territoriali (Comuni, Città metropolitane,
Province, Regioni) ciascuno dotato di autonomia politica.
Lo Stato ha perduto la potestà legislativa generale, in quanto ora può legiferare solo negli ambiti previsti dalla Costituzione. Tutti gli
Stati federali o a forte decentramento politico devono stabilire strumenti di collegamento e coordinamento tra i diversi livelli
territoriali di governo. Lo strumento tipico degli Stati federali è la Camera delle Regioni. In Italia gli strumenti istituiti sono:
a. Commissione bicamerale integrata: organo bicamerale previsto dal documento del 1948 che svolge compiti consultivi, limitati
essenzialmente allo scioglimento anticipato delle camere;

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b. Sistema delle Conferenze: creato prima della riforma del 2001, è ancora oggi operativo, esso costituisce lo strumento cui si svolge
la collaborazione tra Stato, Regioni e autonomie locali;
c. Esercizio di potere estero delle Regioni: consente alcuni rapporti con l'unione europea;
d. Potere sostitutivo di Governo.

I rapporti tra le regioni e gli enti locali. La Costituzione riconosce e garantisce gli enti territoriali, essi sono:
Comuni: ente locale che rappresenta la propria comunità e ne cura gli interessi e lo sviluppo;
Province: ente locale che fa da intermediario tra comune e regione e rappresenta la propria comunità e ne cura interessi, sviluppo e
coordinamento. A esse si aggiungono le città metropolitane.

L'art. 119 riconosce e garantisce l'autonomia finanziaria di Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane, sia per le entrate che
per le spese. Perciò gli enti territoriali devono avere entrate proprie, devono poter stabilire liberamente come spendere le risorse
proprie. Il federalismo fiscale può comportare però una differenza tra i cittadini italiani, mettendo a rischio l'unità del paese,
pertanto è previsto un fondo perequativo a favore dei territori con minore possibilità economiche.

Forma di governo regionale. La legge 1/99 ha introdotto una forma di governo regionale basata sull'elezione diretta del Presidente
della regione. Essa rappresenta una forma di governo transitoria. Il Consiglio regionale, eletto dagli elettori regionali, titolare di
funzione legislativa ha il potere di fare proposte alle camere. Esso può provvedere allo scioglimento anticipato della giunta e alle
dimissioni del presidente mediante mozione di sfiducia. In attesa del nuovo statuto si applica la legge del 1995 che prevede:
- Candidati alla presidenza regionale i capi liste;
- Proclamazione del presidente che ha avuto più voti;
- Il presidente fa parte del consiglio regionale;
- Entro dieci giorni il presidente nomina la giunta;
- Il consiglio può sfiduciare il presidente.

Forma di governo enti locali. La legge 265/1999 prevede che i cittadini votino direttamente il sindaco e il presidente della provincia.
Durano in carica 5 anni. Bisogna distinguere i comuni che hanno meno di 15000 abitanti (sistema a turno unico) da quelli che ne
hanno di più (sistema a doppio turno). Nei primi ogni candidato sindaco deve essere collegato ad una lista e l'elettore esprime un
voto sia per il candidato che per la lista, vince il candidato che ha i 2/3 dei voti se ciò non avviene si procede al ballottaggio. Nei
secondi il candidato sindaco è collegato ad una o più liste e l'elettore vota direttamente il sindaco e la lista, egli può praticare il voto
disgiunto (votare una lista e il candidato Sindaco di una lista diversa), vince il sindaco che ha il 50% più 1 dei voti (maggioranza
assoluta), se ciò non avviene si procede al ballottaggio. L'elezione del presidente della provincia è simile a quella per il sindaco dei
comuni con più di 15000 abitanti, inoltre la ripartizione dei seggi avviene a sistema proporzionale con clausola di sbarramento del
3%.

VI. L'AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

3. LA COSTITUZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Nonostante le amministrazioni pubbliche costituiscano una rete assai articolata la Costituzione ha fissato alcuni principi comuni:
Legalità della P.A.: la P.A. può fare solo quello che è previsto dalla legge. Naturalmente essa mantiene una certa libertà d'azione.
Imparzialità della P.A.: è vietato effettuare discriminazioni arbitrarie tra soggetti.
Buon andamento della P.A.: l'attività deve rispondere a criteri di efficienza e efficacia.
Principio del concorso pubblico: salvo i casi stabiliti dalla legge, agli impieghi nella P.A. si accede per concorso. Tale principio
pone il merito personale come criterio per selezionare i pubblici dipendenti.
Dovere di fedeltà: i pubblici ufficiali devono adempiere le loro funzioni con disciplina e onore, prestando giuramento, quando
previsto dalla legge (art. 54).
Principio di separazione tra politica e amministrazione: gli organi di governo determinano obbiettivi e programmi e gli organi
burocratici hanno la titolarità dei poteri di gestione amministrativa.
Responsabilità personale dei pubblici dipendenti: è esclusa ogni forma di immunità per gli atti da essi compiuti in violazione dei
diritti.
L'amministrazione pubblica deve tendere ad essere locale: dopo la riforma del Titolo V. l'art. 118 stabilisce che le funzioni
amministrative sono attribuite ai Comuni.

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PERCORSO II
ATTI PUBBLICI E TUTELA DEI DIRITTI

I. FONTI DEL DIRITTO: NOZIONI GENERALI

Dicasi fonti del diritto l'atto o il fatto abilitato dall'ordinamento giuridico a produrre norme giuridiche, cioè ad innovare
all'ordinamento giuridico stesso. Bisogna inizialmente fare una distinzione tra fonti di produzione e fonti di cognizione. Le prime
indicano fonti abilitate ad innovare l’ordinamento; le seconde sono gli strumenti attraverso i quali si fa conoscere la legge.
Distinguiamo fonti di cognizione ufficiali da fonti non ufficiali. Le prime sono la Gazzetta ufficiale (GU), il bollettino ufficiale regionale
(BUR), Gazzetta ufficiale Comunità Europea (GUCE), esse rendono la norma ufficiale dopo 15 giorni dalla pubblicazione salvo diversa
segnalazione. Le fonti di cognizione non ufficiali invece hanno solo scopo di raccolta.

3. FONTI-FATTO E FONTI-ATTO

Le fonti di produzione si distinguono in due categorie: le fonti-fatto (fatti normativi) e le fonti-atto (atti normativi). Le fonti-atto sono
parte degli atti giuridici. Hanno capacità di porre norme vincolanti per tutti. Le fonti-fatto sono tutti quei comportamenti riconosciuti
dal corpo sociale come giuridicamente vincolanti nonché gli atti di produzione normativa esterni al nostro ordinamento (es. trattati
internazionali, atti comunitari). Ogni tipo di fonte ha una sua forma essenziale, che i singoli atti devono rispettare per essere
riconoscibili. La forma tipica dell'atto è data da una serie di elementi quali l'intestazione all'autorità emanante, il nome proprio
dell'atto (per es. legge, decreto legge, ecc.), il procedimento di formazione (sequenza di atti preordinata al risultato finale; il risultato
finale delle fonti-atto è l'emanazione). Una volta si poteva dire che la fonte-fatto per eccellenza fosse la consuetudine. Questa nasce,
in ordinamenti primitivi, da un comportamento sociale ripetuto nel tempo sino al punto che esso viene sentito come obbligatorio,
giuridicamente vincolante. Oltre alla già citata consuetudine sono considerate fonti-fatto le norme prodotte dalla C.E. e le c.d.
norme di diritto internazionale privato.

4.TECNICHE DI RINVIO ED ALTRI ORDINAMENTI

Lo Stato ha il principio di esclusività sulle fonti del diritto, e può decidere se adottare fatti o atti di altri ordinamenti, mediante la
tecnica del rinvio che si divide in rinvio fisso (meccanismo con il quale lo Stato richiama ad un determinato atto in vigore in un altro
ordinamento), e rinvio mobile (meccanismo con il quale lo Stato richiama una intera fonte del diritto di un altro ordinamento).

Può succedere che alcune norme siano tra loro in contrasto (antinomie), a tale scopo sono stati adottati dei meccanismi di
risoluzione dei contrasti, essi sono il criterio cronologico, il criterio gerarchico, il criterio di specialità, il criterio di competenza.

- Criterio cronologico: detta che in caso di contrasto tra due norme dello stesso rango gerarchico, resta vigente la norma più recente,
l'altra viene abrogata, cioè perde efficacia. L'abrogazione può essere espressa, tacita, implicita.
Mentre l'abrogazione fa si che la norma perda efficacia, la deroga limita il campo d'applicazione della norma, e la sospensione
invece rende limitata per un certo periodo la norma.
- Criterio gerarchico: detta che in caso di contrasto tra due norme di diverso rango gerarchico, resta vigente la norma di rango
superiore, quella di rango inferiore viene annullata. L'annullamento: è l'effetto di una dichiarazione di illegittimità che un giudice
pronuncia nei confronti di un atto, di una disposizione o di una norma che, a quel punto, perdono validità. Al contrario
dell'abrogazione, l'annullamento opera non solo per il futuro ma anche per il passato (ex tunc), ma limitatamente ai rapporti
pendenti.
- Criterio di specialità: detta che in caso di contrasto tra due norme si deve preferire quella speciale a quella generale. Le norme in
conflitto rimangono entrambe valide.
- Criterio di competenza: la Costituzione nell'art 114 assegna competenze particolari alle regioni per quanto riguarda il loro potere
legislativo. In tutti i casi previsti le regioni hanno la potestà legislativa anche sullo Stato.

11. RISERVA DI LEGGE

Si ha una riserva di legge quando una norma costituzionale riserva alla legge la disciplina di una determinata materia. La riserva di
legge, ha una funzione garantista, che si è rafforzata ulteriormente nelle costituzioni contemporanee a causa della loro rigidità.
Bisogna distinguere tra:

Riserva di legge costituzionale: la Costituzione rinvia esplicitamente ad una legge costituzionale.


Riserva di legge formale ordinaria: impone che sulla materia intervengono solo atti legislativi prodotti dal Parlamento.
Riserva di legge assoluta: prescrive che una materia sia integralmente regolata dalla legge ordinaria o da atti ad essa equiparati.
Riserve di questo genere si trovano soprattutto nella parte della costituzione dedicata alle libertà fondamentali (art 13.2 il quale
consente che la libertà sia limitata solo nei casi e modi previsti dalla legge).
Riserva di legge relativa: non esclude che, alla disciplina della materia, concorra il regolamento amministrativo.

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Riserva di legge rinforzata: talvolta la Costituzione non si limita a rinviare alla legge la disciplina di una materia ma pone
ulteriore vincoli al legislatore. Si possono distinguere:
- le riserve rinforzate per contenuto: si hanno in quei casi in cui la Costituzione prevede che una determinata regolazione possa
essere fatta dalla legge ordinaria soltanto con contenuti particolari;
- le riserve rinforzate per procedimento: prevedono invece che la disciplina di una determinata materia debba seguire un
procedimento aggravato o rinforzato rispetto al normale procedimento legislativo.

II. LA COSTITUZIONE

Il termine costituzione è pieno di significati, la Costituzione può essere intesa come gli elementi che caratterizzano un determinato
sistema politico. Assumendo questo punto di vista ogni società ha la sua costituzione.
Un secondo significato è quella di costituzione come manifesto politico e quindi come documento fondamentale di una società. La
terza accezione è intendere la costituzione come atto normativo. Questa terza definizione di costituzione è quella che interessa ai
giuristi. Le costituzioni possono essere flessibili o rigide. Le costituzioni flessibili sono quelle costituzioni diffuse nell'ottocento per
concessione dei sovrani che possono essere modificate non prevedendo un procedimento particolare.
Le costituzioni rigide invece sono tipiche del novecento e per essere modificate hanno bisogno di particolari procedure aggravate, e
di una maggioranza elevata.

4. LA COSTITUZIONE ITALIANA

La Costituzione italiana entra in vigore l'1 gennaio del 1948. Essa è composta da 139 articoli divisi in tre parti: i principi fondamentali
(artt. 1 al 12) , i diritti e doveri dei cittadini (artt. 13 al 54) e l'organizzazione della repubblica (artt. 55 al 139) (vedi I, II). Fu approvata
dall'Assemblea Costituente (eletta il 2 Giugno del 1946 col sistema proporzionale era composta da 556 membri) eletta
contemporaneamente al referendum istituzionale. E' una Costituzione scritta, lunga, rigida, votata e "programma"

E' scritta perché i principi e gli istituti fondamentali della organizzazione dello Stato italiano sono consacrati in un documento (il
testo costituzionale).
E' lunga in quanto sancisse dettagliatamente i principi fondamentali
E' rigida cioè le norme non possono essere modificate da semplici leggi ordinarie
E' votata perché è stata redatta ed approvata dai rappresentanti del popolo eletti all'Assemblea costituente.
E' una Costituzione-programma perché non si limita a "fotografare" la realtà esistente ma si prefigge l'obiettivo di modificarla.

III. LE FONTI DELL'ORDINAMENTO ITALIANO: LO STATO

1. COSTITUZIONE E LEGGI COSOSTITUZIONALI

La Costituzione dello Stato italiano è il vertice delle fonti del diritto, essa è una costituzione rigida il cui processo di revisione è
soggetto ad un procedimento particolare. Accanto alla Costituzione troviamo le leggi costituzionali. Per la modificazione della
Costituzione o di una legge di rango costituzionale, si svolge un particolare processo che prevede quattro deliberazioni sullo stesso
testo due per ogni camera. Il procedimento di modifica è disciplinato dall’art. 138. La prima deliberazione è a maggioranza relativa,
basta che i si superino i no. La seconda votazione (dopo tre mesi), è a maggioranza qualificata (2/3) dei votanti. Se si raggiungono i
due terzi la legge entra in vigore o viene modificata, altrimenti si procede alla pubblicazione sulla GU, per dare maggior visibilità alla
legge e successivamente si apre il referendum. Esistono comunque dei limiti alla modificazione della Costituzione, l'art. 139
prevede che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione, esistono anche principi impliciti come la libertà di voto, la
libertà di espressione ecc... che sono immodificabili.

2.LA LEGGE FORMALE ORDINARIA E ATTI CON FORZA DI LEGGE

La legge formale è l'atto normativo prodotto dalla deliberazione delle Camere e promulgato dal P.D.R.. Con l'espressione legge
formale si indica quindi sia la legge che occupa nella gerarchia delle fonti lo stesso gradino della Costituzione (legge costituzionale),
sia la legge che occupa il gradino immediatamente inferiore (legge formale ordinaria). Gli atti con forza di legge sono invece atti
normativi che non hanno la forma della legge ma sono equiparati alla legge formale ordinaria: occupano la sua stessa posizione
nella scala gerarchica. Essi sono: decreto legislativo, decreto legge, decreti del governo in caso di guerra, decreti di attuazione dello
Stato e referendum abrogativo.

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3. PROCEDIMENTO LEGISLATIVO

La formazione di una legge prevede i seguenti criteri cronologici:


- Iniziativa legislativa: consiste nella presentazione di un progetto di legge ad una Camera. I progetti si chiamano disegni di legge se
presentati al Governo o proposte di legge alle camere.
- La deliberazione legislativa delle camere: ogni progetto di legge, prima di essere votato in Aula, passa prima per commissioni
competenti.
- Promulgazione e pubblicazione delle leggi: conclusa la fase di approvazione la legge non è ancora efficace. Per esserlo le mancano
tre passaggi ulteriori:
1. La promulgazione del presidente della Repubblica.
2. La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
3. L'attesa di 15 giorni da tale pubblicazione.

4. LEGGI RINFORZATE E FONTI ATIPICHE

La Costituzione prevede dei casi di leggi rinforzate, ciò che viene rafforzato è il procedimento di formazione del progetto di legge; o
di fonti atipiche cioè alcuni atti legislativi, pur avendo la stessa forma della legge, non hanno la stressa forza.

5. LEGGE DI DELEGA E DECRETO LEGISLATIVO DELEGATO

La legge di delega è la legge con cui il Parlamento delega al Governo le proprie funzioni legislative. Il decreto legislativo quell'atto
avente forza di legge deliberato dal Governo previa acquisizione del potere legislativo tramite legge delega. La formazione del
decreto legislativo segue il procedimento secondo cui: il ministro promuove il decreto, le camere deliberano e il P.D.R. emana il
decreto. Esistono anche dei casi di deleghe accessorie come quelle che autorizzano il governo ad emanare testi unici. (artt. 70, 72
comma 4, 76, 77 comma 1)

6.IL DECRETO LEGGE E LA LEGGE DI CONVERSIONE

Il decreto legge è un atto avente forza di legge, adottabile "in casi straordinari di necessità ed urgenza" che entra in vigore
immediatamente dopo la pubblicazione sulla G.U. e perde di efficacia sin dall'inizio se il Parlamento non lo converte in legge entro
60 giorni. Il DL è disciplinato dall'art. 77. Il decreto legge è deliberato dal consiglio dei ministri, emanato dal Presidente della
Repubblica e pubblicato nella GU. Il giorno stesso della pubblicazione esso viene presentato alle camere che dovranno decidere
entro 60 giorni se convertirlo in legge, se ciò non avviene il decreto decade.
A seguito di una sentenza della Corte Costituzionale del 1996 è stata decretato che il decreto legge può essere utilizzato in casi di
urgenza e di necessità e se non approvato, non può essere riemanato.

Esistono oltre al decreto legge e il decreto legislativo altri atti aventi forza di legge essi sono:
- Decreti emanati dal governo in caso di guerra
- Decreti legislativi di attuazione degli statuti speciali

9.IL REFERENDUM ABROGATIVO COME FONTE

Il referendum è la richiesta fatta al corpo elettorale di esprimersi direttamente su una determinata questione (strumento di
democrazia diretta). La Costituzione prevede tre tipologie di referendum:
1. Costituzionale: anche detto approvativo o sospensivo.
2. Consultivo: per la modificazione dei confini di Regioni ed enti locali.
3. Abrogativo: richiede un procedimento lungo e difficile, esso può essere richiesto dal popolo (500.000 firme entro 3 mesi ) o dalla
regione (maggioranza assoluta). presso la Cassazione si costituisce l'ufficio centrale per il referendum che esamina la richiesta per
giudicarne la conformità con la legge, i quesiti legittimi vengono trasmessi alla Corte costituzionale per il giudizio di ammissibilità, se
la corte lo dichiara ammissibile, tra il 15 aprile e il 15 giugno gli elettori possono votare si o no. Il referendum è valido solo se si reca
alle urne il 50% +1 degli elettori (quorum strutturale).

Regolamenti parlamentari
Con i regolamenti parlamentari, le camere disciplinano la loro organizzazione e il loro funzionamento. Esso è approvato a
maggioranza assoluta e pubblicato lo stesso giorno in GU, nonostante i regolamenti per tradizione sono fonti secondarie, essi sono
equiparati alle leggi ordinarie.

10.REGOLAMENTI DELL'ESECUTIVO

I regolamenti dell'esecutivo si dividono in governativi e ministeriali ed occupano il posto di fonte secondaria.


- regolamenti governativi: troviamo: regolamenti di esecuzione, attuazione, organizzazione, indipendenti ed un particolare i
regolamenti di delegificazione, che consento di raggirare l'ordine gerarchico riuscendo tramite un regolamento ad abrogare leggi;

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- regolamenti ministeriali: non hanno bisogno di una classificazione.

IV. LE FONTI COMUNITARIE

Le fonti del diritto derivato è costituito dagli atti normativi che disciplinano nel trattato UE gli organi della Comunità. Quest'ultime di
dividono in atti vincolanti e atti non vincolanti. I primi sono regolamenti UE, direttivo UE e decisioni UE, i secondi invece sono
raccomandazioni UE, e i pareri.

V. LE FONTI DELLE AUTONOMIE

1. STATUTI REGIONALI

Sono fonti dell' ordinamento regionale: lo Statuto, la legge regionale ed il regolamento regionale. Tutte le Regioni hanno uno
Statuto, ma di tipo diverso: si dividono in "Statuti speciali" (art. 116) e "Statuti ordinari" (art.117). Le regioni a statuto speciale
disciplinano oltre all'organizzazione il loro potere autonomamente. Le regioni a statuto ordinario invece trovano disciplina nel titolo
V della Costituzione ed in particolare nell' art. 117, dopo la riforma 1/1999, gli statuti delle regioni ordinarie hanno avuto maggior
importanza in quanto essi possono decidere la propria forma di governo, concessa anche agli statuti speciali con legge 2/2001.

2. LA LEGGE REGIONALE

La legge regionale è una legge ordinaria formale, quindi collocata tra le fonti primarie. Ad essa è equiparata la legge provinciale
emanata dalle Province di Trento e Bolzano. Il procedimento di formazione di una legge regionale è il seguente:

Iniziativa: spetta alla Giunta, ai Consiglieri regionali e agli altri soggetti individuati dagli Statuti (di solito corpo elettorale)
Approvazione: le leggi regionali sono approvate dai Consigli regionali a maggioranza relativa, ma gli Statuti possono prevedere
maggioranze rinforzate. E' previsto anche il ruolo delle Commissioni consiliari in sede referente.
Promulgazione: spetta al Presidente della Regione. E' prevista la pubblicazione sul B.U.R. (bollettino ufficiale regionale).

La riforma del Titolo V ha completamente mutato l'autonomia legislativa delle Regioni. Nella Riforma del Titolo V importante è la
differenza che si viene a determinare tra Stato federale e Stato regionale. Mentre per il primo fulcro del potere è un'unità centrale,
nel secondo lo Stato unitario "devolve" parte dei suoi poteri ad entità periferiche. Questo è quanto avvenuto con la riforma del
Titolo V ed in particolare dell' art. 117. Il testo precedente elencava le materie su cui Regioni ordinarie avevano potestà legislativa
(potestà concorrente), aggiungendo che le leggi statali potevano delegare ulteriori competenze alle Regioni (potestà attuativa).
Oggi il nuovo art. 117 stabilisce:
- Un nuovo elenco di materie su cui c'è potestà legislativa esclusiva dello Stato.
- Un elenco di materie su cui le Regioni hanno potestà legislativa concorrente. La concorrenza consiste in questo: la legislazione
dello Stato determina i "principi fondamentali della materia", mentre il resto della disciplina compete alle Regioni.
- Tutte le materie non comprese nei due elenchi sono disciplinati dalle Regioni (potestà legislativa residuale delle Regioni).

Con la riforma del titolo V, inoltre, viene consentito alle Regioni di stipulare accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad
altro Stato. Frequenti dopo la riforma sono stati i confitti tra Stato e Regioni per l’incerto confine tra le competenze. E’ compito della
Corte costituzionale risolvere questi conflitti valutando, di volta in volta, quale sia l’interesse prevalente. La riforma introduce inoltre
con l’art. 118 il principio di sussidiarietà per la distribuzione di funzioni amministrative. - caratterizzato, secondo chi lo sostiene, da
implicazioni sia di natura positiva sia di tipo negativo. Dal punto di vista positivo, infatti, si afferma che lo Stato (e gli altri enti
pubblici) dovrebbe offrire sostegno economico, istituzionale e legislativo alle entità sociali minori (chiesa, famiglia, associazioni). Le
implicazioni di natura negativa, invece, spingono lo Stato ad auto-astenersi dall'intervenire in determinati settori, per non ostacolare
chi potrebbe soddisfare un determinato bisogno meglio dello Stato stesso -

3. REGOLAMENTI REGIONALI

Le riforme costituzionali hanno profondamente inciso sulla funzione regolamentare delle Regioni. Prima della Riforma il potere
regolamentare era attribuito al consiglio regionale mentre oggi spetta alla Giunta. La Riforma inoltre ha introdotto il principio di
parallelismo tra funzioni legislative e funzioni regolamentari: il governo può emanare regolamenti solo sulle materie di esclusiva
competenza statale.

4.FONTI DEGLI ENTI STATALI

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La Riforma del Titolo V ha modificato anche la posizione degli enti locali. Infatti ha messo sullo stesso piano gli enti locali (Comuni,
Province, Città metropolitane) con le Regioni e lo Stato.

VII. DIRITTI E LIBERTA'

1.LIBERTA' E DIRITTI COSTITUZIONALMENTE GARANTITI

Una delle componenti essenziali, presenti in tutte le Costituzioni moderne, è la disciplina dei diritti e delle libertà. Questa disciplina
influenza molto i rapporti tra Stato e società civile. Possiamo distinguere due tipi di libertà: positive cioè consistono in un dovere
dello Stato ad intervenire nella sfera sociale dei cittadini per garantire l’effettiva uguaglianza fra gli stessi, rimuovendo ostacoli di tipo
economico-sociale che possano impedirla; negative che attengono ad un principio di non invasione dei poteri statali nella sfera
privata del cittadino. Sono libertà poste in atto dallo Stato liberale.
La nostra Costituzione garantisce entrambe anche se dà maggiore peso alle libertà positive. Tra queste possiamo trovare:
- Libertà alla salute (art. 32)
- Libertà all’iscrizione (art. 34)
- Libertà allo sciopero ( art. 40)

Ci sono 2 organi a tutela della libertà introdotti con le Costituzioni moderne:

- La riserva di legge: alla legge è riservata la disciplina dei casi e dei modi con cui le libertà possono essere limitate. Tutte le libertà
che tutelano l individuo sono sempre corredate da riserva di legge assoluta
- la riserva di giurisdizione: meccanismo che rafforza la riserva assoluta di legge. Condiziona ogni provvedimento restrittivo.
Nessuno può essere privato della sua libertà ad eccezione di un provvedimento emanato dall’autorità giudiziaria.

2. IL PRINCIPIO DI UGAGLIANZA

Il principio di uguaglianza è citato nell'articolo 3 della Costituzione, esso ha una formulazione complessa:
- principio di uguaglianza formale: si trattano in modo uguale situazioni uguali, in modo diverso situazioni diverse;
principio di uguaglianza (nucleo forte): divieto discriminazioni sesso, razze, religione, lingua, ideologie.
- Principio di uguaglianza sostanziale: si tratta di rimuovere gli ostacoli di ordine economico sociale.
I due principi si limitano e si completano a vicenda.

3. L'APPLICAZIONE DELLE GARANZIE COSTITUZIONALI

In alcuni casi la costituzione riconosce la tutela dei diritto ai soli cittadini, in altri a tutti. Nel corso degli anni vi è stata una tendenza a
riconoscere anche ai non cittadini maggiori margini di garanzia. In particolare la corte costituzionale ha fatto leva sull’art. 2 che
sancisce il riconoscimento e la garanzia dei diritto inviolabili dell’uomo.
Quindi per la corte alcuni diritti appartengono all’uomo in quanto tale e non possono essere operate discriminazioni tra cittadini e
non cittadini. I diritto inviolabili si estendono cosi anche agli stranieri laddove il testo costituzione non ne riserva la garanzia ai soli
cittadini. Ma occorrono due precisazioni:
A. Innanzitutto, l'estensione opera nei confronti dei soli diritti definibili "inviolabili" sulla base della Costituzione.
B. In secondo luogo, l'eguaglianza dello straniero nel godimento dei diritti inviolabili è un principio, non una regola tassativa.

4. LA LIBERTA' PERSONALE

Essa è prevista dall’art. 13 cost. Storicamente consiste nella libertà dagli arresti, ossia nell’habeas corpus, quindi solo lo Stato
rispettando l’art. 13 può limitare la libertà fisica delle persone, e allo stesso tempo lo Stato deve garantire la libertà personale di tutti
gli individui nei confronti degli altri soggetti. Per finalità di pubblica sicurezza l'autorità può adottare provvedimenti provvisori che
devono essere comunicati all'autorità giudiziaria entro 48 ore e da questa convalidati nelle 48 ore successive. Rientrano tra i casi
eccezionali i casi previsti dal codice penale in cui la polizia giudiziaria può e deve procedere all'arresto "in flagranza" di chi viene
colto nell'atto di commettere un delitto di particolare gravità. Vi rientrano però anche i casi di "fermo" dell'indiziato di un delitto. La
costituzione ha previsto anche altre disposizioni in tema di tutela della persona:
- sulle persone sottoposte a restrizione di libertà è vietata ogni violenza fisica o morale (art13);
- le pene non devono consistere in trattamento contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato
(art.27cost);
- è vietata la pena di morte;
- deve sussistere proporzionalità tra la gravità della pena sanzionata e la gravità del reato commesso.

5. I DIRITTI DELLA SFERA PUBBLICA

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L'art. 17 si occupa della libertà di riunione. Per riunione si intende la compresenza volontaria di più persone nello stesso luogo. La
condizione che pone la Costituzione al diritto di riunione è che essa si svolga "pacificamente e senza armi".
L'art. 18 tratta la libertà di associazione. Per associazione si intendono quelle formazioni sociali che hanno base volontaria ed un
nucleo di organizzazione e stabilità.
Gli artt. 19 e 20 trattano la libertà religiosa e di coscienza. Tutelate da: divieto di discriminazione, eguaglianza tra confessioni
religiose, diritto di professare la propria fede, diritto di obiezione di coscienza
Definita anche come "libertà di espressione" la "libertà di manifestazione del pensiero "(art.21) consiste nella libertà di esprimere
le proprie idee e divulgarle.

6. I DIRITTI SOCIALI

Sono i diritti dei cittadini a ricevere delle prestazioni da parte dello Stato. L'art. 34 pone due principi:

-Principio di uguaglianza nell'accesso alla scuola (uguaglianza formale).


-Diritto all'istruzione (uguaglianza sostanziale): impone allo Stato di attivarsi per assicurare l'effettività dell'accesso all'istruzione.
Da ciò discendono il principio di gratuità dell'istruzione e il sistema del diritto allo studio: borse di studio, contributi alle famiglie
assegnati secondo parametri meritocratici.

L'istruzione è anche un dovere, per quanto riguarda la scuola dell'obbligo.


L'art. 33 tutela la libertà di insegnamento. Regola la libertà della scuola, basata sul principio del pluralismo scolastico.

7. I DIRITTI DELLA SFERA ECONOMICA

I diritti della sfera economica sono quelli compresi dalla cosiddetta costituzione economica, ovvero dal titolo terzo della prima
parte della costituzione. In esso sono riportati i principio in materia di lavoro, di organizzazione sindacale (art. 39) e di sciopero (art.
40, chi sciopera non può essere perseguito né in sede penale né civile né disciplinare. Tutela solo lo sciopero attuato dai lavoratori di
un'azienda per tutelare i propri interessi, anche non economici), d’impresa e di proprietà (art. 42 ammette la proprietà privata solo
se in quanto compatibile con la funzione sociale. Esso prevede anche la possibilità di espropriazione della proprietà privata. L'art.
pone tre vincoli all'espropriazione: può essere fatta per motivi di interesse generale; può essere fatta nei soli casi previsti dalla
legge; può essere fatta solo dietro indennizzo.

8. I DIRITTI DELLA SFERA POLITICA

Sono quei diritto che consentono ai cittadini di partecipare alla vita politica e al processi di formazione delle decisioni pubbliche. Essi
sono elencati dagli art.48 a 51 cost. ovvero: elettorato attivo e passivo, referendum, libertà di organizzazione partitiche, diritto di
petizione, diritto di accesso ai pubblici uffici.
Tali diritto possono essere persi a causa della perdita della capacità di agire: infermità mentale; condanna a seguito di gravi reati.

9. I DOVERI COSTITUZIONALI

I doveri si riducono sostanzialmente a due: dovere e difesa della Patria (obbligo del servizio militare o civile) e dovere di pagare le
tasse in ragione della propria capacità contributiva.

VIII. L’AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA

1. GIUDICI ORDINARI E GIUDICI SPECIALI

Il sistema giudiziario italiano si caratterizza per la contestuale presenza di più giurisdizioni: sono istituiti i giudici ordinari, i giudici
amministrativi, i giudici contabili, i giudici tributari e i giudici militari. I giudici ordinari amministrano la giustizia civile e penale
attraverso organi giudicanti ed organi requirenti. Organi giudicanti civili si dividono in : 1° (giudice di pace e tribunale) e 2° (corte
d'appello); organi giudicanti penali si dividono in: 1° (giudice di pace, tribunale e corte d'assise) e 2° (corte d'appello, corte d'assise
d'appello e tribunale della libertà); organi requirenti sono i Pubblici ministeri che esercitano l'azione penale ed agiscono nel
processo a cura di interessi pubblici (PM). Il PM esercita azioni penali in cui ha l'obbligo dell'azione (art. 112 cost), e azioni civili nei
casi previsti dalla legge. Gli uffici del PM sono chiamati Procure della Repubblica (Corte d'appello e Corte di Cassazione). Presso
quest'ultima è intuita anche la Direzione nazionale antimafia, composta dal procuratore antimafia e le Direzioni distrettuali
antimafia. Con queste strutture non va confusa la Direzione investigativa antimafia, istituita presso il ministero dell'interno; i
giudici amministrativi sono tribunali amministrativi regionali (T.A.R.), istituiti uno in ciascuna Regione; la Corte dei Conti giudica i
pubblici amministratori in caso di danno economico per lo Stato; i giudici tributari dirimono le controversie tra cittadini ed
amministrazione finanziaria statale; i giudici militari, in tempo di guerra, esercitano la loro giurisdizione secondo quanto previsto
dalla legge. In tempo di pace, giudicano solo per i reati commessi dagli appartenenti alle Forze Armate.

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2. PRINCIPI COTITUZIONALI IN TEMA DI GIURISDIZIONE

La Costituzione prevede alcuni principi fondamentali in tema di giurisdizione come il principio della precostituzione del giudice.
Inoltre è posto il divieto di istituire giudici speciali, cioè organi formati fuori dall'ordinamento giudiziario. Altre disposizioni
costituzionali hanno portata generale:
- La giustizia deve essere amministrata in nome del popolo.
- La giustizia deve essere soggetto solo alla legge.
- La legge deve assicurare l'indipendenza delle giurisdizioni speciali e del pubblico ministero.

La Corte di Cassazione si configura come giudice di legittimità, cioè competente a conoscere le solo violazioni compiute dagli organi
giurisdizionali di grado inferiore. La Corte di cassazione inoltre risolve i conflitti di competenza insorti tra i giudici ordinari ed i
conflitti di giurisdizione fra giudice ordinario e giudice speciale. La Costituzione afferma che la difesa è un diritto inviolabile. fondano
il processo su due principi:
- Il contraddittorio tra le parti: esige che vi sia un confronto dialettico paritario tra le parti processuali lungo lo svolgimento di tutte
le fasi processuali.
- L'imparzialità e la terzietà del giudice (art.111): ha consacrato la formula del processo giusto. Il nuovo testo dell'art. 111 stabilisce
che la legge deve assicurare la ragionevole durata del processo

3. LO STATUS GIURIDICO DEI MAGISTRATI ORDINARI

La Costituzione prevede che l'accesso alla magistratura avvenga per concorso. I magistrati si distinguono tra loro per le diverse
funzioni che esercitano quella giudicante e quella requirente. La Costituzione afferma anche che la magistratura costituisce un
ordine autonomo e indipendente.
L'autonomia dell'ordine giudiziario indica che ciascun magistrato può determinarsi autonomamente senza ricevere alcun
condizionamento;
L'indipendenza dell'ordine giudiziario indica che ciascun magistrato è tutelato dai condizionamenti che possono venire da poteri
diversi.

4. IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

La Costituzione italiana ha previsto a garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura il CSM, composto da 27
membri tra cui:

- 3 membri di diritto e precisamente il Presidente della repubblica, il presidente della Cassazione e il procuratore della corte di
cassazione.
- 16 membri togati 2/3 del consiglio sono occupati da giudici ordinari eletti.
- 8 membri laici 1/3 del consiglio, ossia professori universitari e avvocati da almeno 15 anni, eletti dal Parlamento in seduta comune
Il CSM è competente in ordine all'adozione dei provvedimenti riguardanti lo status dei magistrati ordinari, che vengono sottoposti
alla responsabilità disciplinare civile e penale.

5. IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

La Costituzione attribuisce al ministro della giustizia i poteri di:


1) curare l'organizzazione e il funzionamento della giustizia;
2) promuovere l'azione disciplinare davanti al CSM;
3) partecipare al procedimento di conferimento degli uffici diretti;
4) esercitare poteri di sorveglianza sugli uffici giudiziari.

IX. GIUSTIZIA COSTITUZIONALE

1. COSA E' LA GIUSTIZIA COSTITUZIONALE

Per giustizia costituzionale s'intende un sistema di controllo giurisdizionale del rispetto della Costituzione. Il modello italiano di
giustizia costituzionale (sistema ibrido/misto) è prevalentemente orientato verso un giudizio successivo, accentrato ad accesso
indiretto. Successivo perché investe leggi già in vigore, accentrato perché è svolto da un unico organo (la Corte costituzionale) e
indiretto perché i cittadini non possono ricorrere direttamente alla Corte costituzionale, ma può essere investita solo da un giudice.
Vi sono alcune attenuazioni di queste caratteristiche:

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- Sindacato preventivo (quando esercitare il controllo): controllo viene effettuato prima che la legge venga pubblicata ed entri in
vigore.
- Sindacato diffuso (chi può esercitare il controllo): il potere di verificare la costituzionalità delle leggi è riconosciuto in capo ad ogni
giudice (ed è il tipico modello anglosassone).
- Sindacato incidentale (quando può essere richiesto il controllo): il giudizio di legittimità può essere richiesto soltanto nel corso di
un giudizio.
- Sindacato in via diretta (quando può essere richiesto il controllo): è riservato solo allo Stato, quando impugna una legge regionale
e alle Regioni, che impugnano una legge statale o di un'altra Regione.

2. LA CORTE COSTITUZIONALE (ART.134)

La corte costituzionale, organo deputato a garantire il rispetto della costituzione, non può essere eletta su una struttura di
rappresentanza, in quanto essa deve essere indipendente e neutrale rispetto a:
- Politica in genere;
- Le parti che la eleggono: composta da 15 giudici costituzionali (5 giudici eletti dal parlamento, 5 giudici nominati dal P.D.R., 5
giudici nominati dalla suprema magistratura); I giudici della Corte durano in carica 9 anni e non sono rieleggibili.
- Interessi politici e privati.

Per garanzia di maggior neutralità ai giudici è riservato un particolare status che prevede:
- Trattamento economico elevato;
- Inamovibilità;
- Immunità;
- Autonomia finanziaria;
- Autodichia (competenze speciale per i ricorsi in materia di impiego dei propri dipendenti).

Il presidente della corte è eletto tra i membri della stessa. Le decisioni della corte si dividono in sentenze e ordinanze, le prime
definiscono il processo, le seconde risolvono le questioni sorte durante il processo.

3. IL CONTROLLO DI COSTITUZIONALITA' DELLE LEGGI

L'art. 134 della cost. detta che la corte effettua un controllo di legittimità costituzionale su leggi e atti aventi forza di legge di Stato e
Regioni. Rientrano in questa definizione le leggi costituzionali, e le leggi ordinarie precedenti alla Costituzione, che presentano vizi
materiali. La differenza tra vizi materiali e vizi formali sta nel fatto che i primi riguardano un vizio del contenuto della norma, i
secondi invece riguardano un vizio del processo di formazione della norma. Il parametro di giudizio è il termine di confronto
impiegato dalla corte nel giudicare. Il giudizio può essere in via incidentale o in via diretta.
Il giudizio in via incidentale nasce durante un processo quando il giudice che deve risolvere la lite, si ritrova a dover applicare una
legge secondo lui sospetta (c.d. giudizio a quo), egli deve valutare la sussistenza delle condizioni di proponibilità della questione di
legittimità. Il giudice ad quo deve verificare che:

- La questione sia rilevante per risolvere il giudizio in corso: il giudice, cioè, non può proseguire se non risolve la questione di
legittimità costituzionale.
- La questione non sia manifestamente infondata: la questione deve avere un minimo di fondamento giuridico.
in questo caso il giudice presenta la questione alla corte che ne verifica l'ammissibilità.

Importante che il giudice abbia il requisito oggettivo (applicazione legge in maniera obiettiva) e il requisito soggettivo (posizione di
terzietà).

Il giudizio in via diretta (o in via principale o d'azione) nasce dallo Stato verso le Regioni, dalle Regioni verso lo Stato o tra Regioni.
In questo caso la questione di legittimità viene proposta direttamente, con una procedura ad hoc e non nel corso di un giudizio. In
questo caso si agisce mediante ricorso alla corte promosso dalla giunta o dal consiglio dei ministri entro 60 giorni dalla
pubblicazione della legge (art. 127). Le sentenze della corte sono principalmente di 3 tipi: sentenze di inammissibilità, sentenze di
rigetto, sentenze di accoglimento.
Le sentenze di inammissibilità sono quelle che respingono la questione perché inammissibile dato che manca dei requisiti essenziali
(es: oggetto, requisiti giudice, thema decidendum).
Le sentenze di rigetto (o ordinanze di "manifesta infondatezza)-art.157 respingono la richiesta del giudice poiché ritenuta
infondata. In questo caso la corte non dichiara la legge legittima, ciò vuol dire che altri giudici potranno richiedere il sindacato sulla
stessa legge. Non ha effetti erga omnes.
Le sentenze di accoglimento sono quelle che dichiarano la legge incostituzionale. Ha effetti erga omnes. La sentenza entro 2 giorni
dal suo deposito in cancelleria deve essere trasmessa al Ministro della Giustizia. La norma dichiarata illegittima cessa di avere
efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione sulla G.U. Ciò vuol dire che nessun giudice può più applicare quella norma (ex
tunc).

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Le Sentenze interpretative di rigetto: decisioni con cui la Corte dichiara infondata la questione di legittimità costituzionale, non
perché essa sia infondata ma perché essa nasce da una interpretazione distorta.
Le Sentenze manipolative di accoglimento: le sentenza di accoglimento sono dette manipolative, interpretative o normative
quando il loro dispositivo non si limita alla semplice dichiarazione di illegittimità della legge o delle singole sue disposizioni, ma
l'illegittimità è dichiarata "nella parte in cui" la disposizione significa o non significa qualcosa. Questo tipo di sentenze possono
essere ulteriormente suddivise in:

- Sentenze di accoglimento parziale: la Corte dichiara illegittima la disposizione per una parte del suo testo
- Sentenze additive: la Corte dichiara illegittime la disposizione "nella parte in cui non" prevede ciò che invece sarebbe
costituzionalmente necessario prevedere. L'"addizione" è una norma, dunque, omessa dal legislatore.
- Sentenze sostitutive: la Corte dichiara l'illegittimità di una disposizione "nella parte in cui prevede X anziché Y".

4. CONFLITTI DI ATTRIBUZIONE TRA POTERI DELLO STATO

I conflitti di attribuzione sono lo strumento con cui un potere dello Stato può agire dinanzi alla Corte per la difesa delle proprie
attribuzioni, lese da un altro potere dello Stato. Il potere non è altro che un ruolo attribuito agli organi dalla Costituzione.
La differenza tra conflitto di attribuzione e conflitto di competenza sta nel fatto che il primo sorge tra organi di potere differente, il
secondo tra organi dello stesso potere.
Oggetto del conflitto di attribuzione è l'usurpazione del potere (entrambi i soggetti rivendicano per sé l'attribuzione ad emanare
l'atto), o l'intralcio del suo esercizio (il soggetto ricorrente denuncia un altro soggetto perché ha impedito o interferito con le
attribuzioni ad esso spettanti). La parte lesa si rivolge mediante ordinanza alla corte che dopo aver ritenuto il conflitto ammissibile
mediante ordinanza si esprime con sentenza.

5. CONFLITTI DI ATTRIBUZIONE TRA STATO E REGIONI

Sono lo strumento per risolvere le controversie tra Stato e Regioni o tra regioni. Oggetto del conflitto è la violazione di una
competenza. Possono provocare il conflitto atti amministrativi ed atti giurisdizionali. Si agisce mediante ricorso, promosso dalla
giunta regionale o dal consiglio dei ministri, entro 60 giorni dalla promulgazione della legge, su cui la corte si pronuncerà con
sentenza.

6. IL GIUDIZIO DI AMMISSIBILITA' DEL REFERENDUM ABROGATIVO

Il referendum abrogativo da la possibilità di agire direttamente ai cittadini, per abrogare una legge. Esso nasce per iniziativa
popolare (500000 firme), o iniziativa regionale. Prima di essere proposto ai cittadini esso viene sottoposto alla corte di cassazione
per verificarne la conformità alla legge, e successivamente alla corte costituzionale per verificarne l'ammissibilità. Il referendum non
è ammissibile nei casi previsti dall' art. 75 cost, e cioè nei casi:
- leggi tributarie;
- leggi indulto;
- leggi di autorizzazione ratifica trattati internazionali;
- leggi di bilancio.
Inoltre non è ammissibile porre a referendum abrogativo le leggi costituzionali.

7. GIUSTIZIA POLITICA

Consiste nella messa in accusa del P.D.R., da parte della Corte, nei casi di alto tradimento o attento alla Costituzione (art. 134).
In questo caso si agisce mediante una duplice fase: riunione delle camere in seduta comune per decretare o no la messa in accusa, e
decisione della Corte costituzionale nella sua integrata composizione (16 membri, giudici aggregati). i reati ministeriali prima
rientravano nella cosiddetta giustizia politica ora a svolgere le indagini sui reati in oggetto è uno speciale collegio giudiziario
chiamato tribunale dei ministri.

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