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Gli anni di piombo.

Monni Noemi
Istituto di Istruzione Superiore G.Brotzu
V F A.S. 2010/2011
Gli anni di piombo.

Indice

1. L'Italia dopo l'autunno caldo.


1.1 Situazione politica
1.2 Situazione sociale
1.3 Situazione economica
2. Nuove organizzazioni.
2.1 I rossi
2.1.1 BR – Brigate Rosse
2.1.2 GAP – Gruppi di Azione Partigiana
2.1.3 NAP – Nuclei Armati Proletari
2.1.4 PL – Prima Linea
2.1.5 LC- Lotta Continua
2.2 I neri
2.2.1 NAR – Nuclei armati rivoluzionari
2.2.2 Ordine Nuovo
2.2.3 Ordine Nero
3. Le stragi.
3.1 1977, l'anno della svolta
3.2 1978, attacco al cuore dello stato
4. Come lo stato rispose al terrorismo.
5. La progressiva fine del terrorismo.
6. Orientarsi tra i concetti.
7. Fonti.

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1. L'Italia dopo l'autunno caldo.


Con “autunno caldo” ci si riferisce al ciclo di lotte di operai e studenti che si
mobilitarono nell'autunno del '69, spinti dallo spirito sessantottino. I lavoratori
riuscirono ad ottenere qualcosa: lo Statuto dei lavoratori, che garantiva loro maggiore
tutela e sicurezza dal punto di vista lavorativo, fu ottenuto grazie a diversi scioperi,
astensioni dal lavoro, occupazioni e così via. Alla fine del '69 però il clima italiano si
fece più teso quando il 12 dicembre esplose una bomba nella sede della Banca
Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano, ci furono diciassette morti e
ottantotto feriti. Lo stesso giorno scoppiarono a Roma altre tre bombe:
– La prima esplose nel passaggio sotterraneo che collegava via Veneto con via
San Basilio (dove c'era la Banca Nazionale del Lavoro), furono ferite tredici
persone.
– La seconda invece davanti all'Altare della Patria.
– La terza in piazza Venezia, i feriti furono quattro.
Fu trovata in seguito una bomba inesplosa a Milano, così quel giorno furono contati
cinque atti terroristici, fra Roma e Milano, dato significativo di ciò che aspettava
l'Italia. L'autunno caldo infatti portò dopo di sé la nascita di organizzazioni
extraparlamentari che negli anni successivi utilizzeranno la violenza per attuare quella
che poi prenderà il nome di strategia della tensione, ma questo lo vedremo meglio in
seguito.

1.1 Situazione politica.


La scena politica italiana vedeva protagonista da sempre la Dc, ma ora si stava
diffondendo la richiesta di partecipazione democratica che faceva crescere consensi
intorno al Pci. Quest ultimo aveva comunque delle difficoltà ad affermarsi nel quadro
bipolare italiano, inoltre il golpe cileno del 1973 aveva provocato timore fra l'opinione
pubblica poiché molti credettero che gli atti terroristici potessero intensificarsi.
Intanto Berlinguer, il segretario del Pci, elaborava una strategia che cercava di
riprodurre l'alleanza della Resistenza antifascista e che potesse mitigare le tendenze
autoritarie della Dc. Tale strategia si tradusse nel così detto “compromesso storico”,
ovvero un'alleanza fra i partiti di massa italiani: Dc, Psi, Pci.
Il compromesso storico trovò consensi nell'ala sinistra della
Dc, di cui esponente era Aldo Moro, ma non era ben visto
dall'ala più estremista del Pci né dall'ala destra della Dc,
capeggiata da Giulio Andreotti. Quest'ultimo dichiarò
infatti :”secondo me, il compromesso storico è il frutto di
una profonda confusione ideologica, culturale,
programmatica, storica. E, all’atto pratico, risulterebbe la
somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo
comunista.”1

Il Pci intanto continuava ad avanzare e ad ottenere successi elettorali:


→ Le elezioni del 1975 videro il Pci avanzare con il 33% dei voti, che sommati a quelli
di tutta la sinistra costituivano il 47%.
Tuttavia la situazione critica degli anni settanta fece sì che l'idea del compromesso
storico venisse accantonata per lasciare spazio al governo di “solidarietà nazionale”,
ovvero Pci e Psi avrebbero dato il proprio appoggio al governo senza farne
propriamente parte. La sinistra accettò questa soluzione a causa delle forti tensioni che

1 Oriana Fallaci, intervista a Giulio Andreotti nel dicembre '73. Contenuto in “Intervista con la storia”,
Rizzoli, 1974.

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colpivano il paese:
• Il terrorismo, sia di destra che di sinistra.
• La crisi economica.
In questo modo Pci e Psi speravano di salvaguardare la democrazia da qualche
possibile atto eversivo.

1.2 Situazione sociale.


In seguito a “solidarietà nazionale” furono varate una serie di riforme (le più rilevanti
dopo il secondo dopoguerra):
• Nel '74 furono approvati i decreti delegati, cioè una riforma delle strutture
scolastiche che dava maggiori poteri agli organi collegiali e ai rappresentanti di
famiglie e studenti nella gestione dell'educazione.
• Venne abrogata la legge sul divorzio e il nuovo diritto di famiglia, ciò garantì:
◦ La parità di diritti fra uomo e donna poiché fu eliminata la dote2, fu
riconosciuto lo stesso diritto sia ai figli naturali che ai figli legittimi, fu
istituita la comunione dei beni, la patria potestà fu sostituita dalla potestà di
entrambi i genitori.
• Sotto pressione della sinistra furono poi approvate la legge sull'equo canone,
sull'edilizia popolare e pianificazione urbana, la riforma sanitaria e della Rai.
Intanto erano nate nuove classi sociali, non viste di buon occhio, e le condizioni di vita
erano sicuramente migliorate:
➢ La mortalità infantile si ridusse grazie al miglioramento delle condizioni
igieniche e l'analfabetismo praticamente scomparve grazie alle riforme
scolastiche.
Finalmente, anche se molto in ritardo, l'Italia
diventava sempre più nazione con una lingua
parlata in maniera più o meno diffusa, dalla
Sicilia alle Alpi. Questo accadde grazie alla
RAI, che riuscì sia a “insegnare” una sola
lingua agli italiani sia a creare un'attenzione nei
confronti dei simboli nazionali, perlomeno in
occasione si mondiali di calcio, olimpiadi, e
così via.
In quegli anni ci fu anche una crescita culturale, spesso controllata dalla sinistra, con
effetti piuttosto favorevoli. L'altra faccia della medaglia non era così rosea, a causa
della crisi petrolifera (vedi paragrafo sotto) l'Italia fu colpita da inflazione e
stagnazione, e i giovani avevano sempre meno prospettive davanti a loro. La
disoccupazione era in continuo aumento. Il malcontento si diffuse, preparando poi la
strada alle organizzazioni terroriste.

1.3 Situazione economica.


Come appena detto l'Italia fu protagonista di due fenomeni, prima d'allora mai
presentatisi insieme: inflazione e stagnazione, ciò fu chiamato stagflazione.3 Si arrivò a
tale situazione in seguito alla crisi petrolifera ed energetica del 1973, questa fu dovuta
alla improvvisa e inaspettata sospensione del rifornimento di petrolio proveniente dalle
nazioni che facevano parte dell'Opec (Organization of the Petroleum Exporting
Countries) verso le nazioni che lo importavano. La situazione mediorentale di quegli
anni era scottante, infatti i Paesi arabi non avevano ancora riconosciuto il diritto dello
Stato di Israele ad esistere.
2 L'insieme dei beni che la famiglia di una sposa conferisce allo sposo con il matrimonio.
3 Si ha contemporaneamente un aumento generale dei prezzi (inflazione) e una mancanza di crescita
dell'economia (stagnazione).

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Le conseguenze della crisi energetica furono diversein


Europa:
• I paesi del Nord furono incentivati a ricercare nuove
fonti di approvvigionamento.
• Si cercarono inoltre nuove fonti di energia: gas
naturale, energia atomica, ecc.
• L'industria risentì notevolmente della crisi, infatti non
raggiunse più i tassi di crescita registrati
precedentemente.
La situazione critica delle industrie portò ad un tasso più
elevato di disoccupazione, innescando così un circolo
vizioso, come sempre accade.

2. Nuove organizzazioni.
In questo contesto, che viene oggi chiamato "anni di piombo" (da un omonimo film
dell'81 che tratta della situazione della Germania occidentale in quegli anni, analoga a
quella italiana) nacquero quindi delle organizzazioni clandestine che sfruttavano la lotta
armata e il terrorismo per attuare la così detta "strategia della tensione" e attaccare le
fondamenta dello Stato. Si viveva un periodo che è stato definito alcuni storici "guerra
civile a bassa intensità"4.

2.1 I rossi.

2.1.1 BR – Brigate Rosse


Ideologia. Le Brigate Rosse ritenevano che la fase della Resistenza partigiana non
fosse ancora finita e che l'Italia avesse necessità di essere liberata per poter istituire la
dittatura del proletariato e il comunismo. Questa analogia con il movimento partigiano
si riflette anche nei soprannomi usati, per nascondere la propria identità, dai brigatisti e
nella struttura verticale dell'organizzazione. Quindi, secondo i brigatisti, l'Italia era
passata dal controllo nazifascista a quello del SIM (Stato Imperialista delle
Multinazionali). A questo era necessario intraprendere una lotta armata con la quale
scuotere le fondamenta di questo tipo di Stato e quindi far sì che si potesse creare lo
spazio e l'occasione per un'insurrezione, infatti i brigatisti si sono sempre definiti
"un'organizzazione guerrigliera" e non "terroristica".
Struttura e organizzazione. Fin dalla loro nascita le BR comprendevano tre "anime"
interne, accomunate dalla stessa ideologia e politica, ma erano discordanti su come,
quando, con chi intervenire. Dunque c'erano:
• Ala marxista: la si può definire "dura e pura". Alcuni esponenti di questa
corrente erano convinti che i partigiani fossero stati "disarmati" ancor prima
della vera e propria liberazione.
• Ala "sindacalista militante": la quale invece prediligeva le azioni altisonanti,
come rapimenti e attentati, che si sarebbero dovute compiere solo in fabbrica.
• Ala "catto-comunista": era teorica ed eguaglitaria, aveva come esponenti più
noti Renato Curcio e Margherita Cagol.5
L'organizzazione era strutturata verticalmente, come un vero esercito (anche questo
ripreso dal movimento partigiano): I gruppi di fuoco erano inseriti in cellule, le quali
erano raggruppate in colonne che definivano le azioni armate da compiere. Queste
colonne erano sotto il controllo della "direzione strategica" che definiva la linea
politica da seguire. Le azioni più importanti invece erano decise dal "Comitato
esecutivo".
4 Marc Lazar, L'Italie des annèes de plomb.
5 Entrambi studenti all'Università di Torino e pionieri delle BR. Lei morì in uno scontro a fuoco con dei
Carabinieri, lui prima condannato, poi in semilibertà, oggi è un editore e un saggista.

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Tramite tale struttura venivano compiuti atti di “guerriglia


urbana”, sequestri e terrorismo contro personaggi reputati
rappresentanti del potere (politico, economico, sociale) →
uomini politici, magistrati e giornalisti. Purtroppo il punto
debole dell'intera struttura stava proprio in questa
rigida verticalità dell'organizzazione, che non lasciava
spazi sufficientemente autonimi alle diverse colonne.
Proprio per questo si verificheranno alcune scissioni, prima
in due tronconi (militarista e milanese autonoma) e poi
ancora il movimento militarista (in militarista e
movimentista). Già si erano create fratture nel movimento
dopo il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, culmine
delle azioni cruente, infatti molti abbandonarono il
movimento brigatista.

2.1.2 GAP – Gruppi di Azione Partigiana.


I Gruppi di Azione Partigiana vennero fondati a Milano dall'editore Giangiacomo
Feltrinelli. Quest'ultimo aveva intenzione di realizzare un esercito di liberazione
nazionale che sarebbe riuscito a prevenire un colpo di stato da parte delle destre più
eversive, grazie all'appoggio dell'URSS. E proprio in questo stretto legame con
l'Unione Sovietica si differenziavano dalle altre organizzazioni.
I GAP cominciarono la loro attività nella primavera del 1970 e la conclusero nella
primavera del 1972, in seguito alla scomparsa del fondatore Feltrinelli in circostanze
poco chiare:
• Il corpo venne trovato senza vita presso un traliccio dell'alta tensione dove forse
pare stesse preparando un'azione di sabotaggio.
Ad ogni modo, tutta l'attività del gruppo fu concentrata in azioni più dimostrative che
violente.

2.1.3 NAP – Nuclei Armati Proletari.


I NAP nacquero nella primavera del 1974 e
rimasero attivi fino al 1977. Lavorarono
principalmente nell'Italia del Sud ed erano
sensibili soprattutto alle problematiche
carcerarie e dei disoccupati. Il gruppo collaborò
anche con le Brigate Rosse, ma a differenza
loro, avevano una struttura molto meno rigida
→ erano organizzati in Nuclei più autonomi.

In un loro documento, del 1975, infatti scrissero: « Noi vediamo la sigla NAP non
come una firma che caratterizza un'organizzazione con un programma complessivo, ma
come una sigla che caratterizza i caratteri propri della nostra esperienza. ... La nostra
esperienza ha portato alla creazione di Nuclei di compagni che agiscono in luoghi e
situazioni diverse, in maniera totalmente autonoma e che conservano tra di loro un
rapporto organizzativo e di confronto politico. »
I metodi utilizzati dai NAP principalmente erano rapine, sequestri, incursioni;
collaborarono anche con le BR nel sequestro del magistrato di Cassazione, Giuseppe di
Gennaro. Ad ogni modo dopo una serie di azioni nappiste, l'organizzazione si sciolse in
seguito ad un maxiprocesso ai NAP, infatti il 16 febbraio 1977 la Corte di Assise di
Napoli emise la sentenza che in tutto (sommando gli anni di prigione destinati ad ogni
condannato appartenente ai NAP) contava 289 anni e 11 mesi di carcere.

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2.1.4 PL – Prima Linea.


Prima linea nasce nel 1976 da reduci di altri movimenti extraparlamentari, soprattutto
operai e studenti, il suo nome era inizialmente dato a quegli individui che facevano
parte del servizio d'ordine durante le manifestazioni di Lotta Continua e che quindi si
trovavano in prima linea. Nei primi mesi il gruppo si autodefinì come «non un nuovo
nucleo combattente, ma l'aggregazione di vari gruppi guerriglieri che finora hanno
agito con sigle diverse», questo è il testo di un volantino rilasciato dopo un'irruzione
nella sede del gruppo dirigente FIAT.
Inizialmente PL cercava di puntare sulla presenza territoriale, ma poi questo
atteggiamento fu abbandonato per seguire la via del terrorismo; e infatti Prima Linea,
per numero di adesioni e di azioni armate, è stata seconda in Italia solo alle Brigate
Rosse. Il modello di PL era però differente da quello brigatista:
• Prima Linea era fondata sulla non divisione dei ruoli, mancava infatti la
compartimentazione.
• Rifiuto, almeno in un primo periodo, della clandestinità poiché ritenevano che
in questo modo si sarebbe mantenuta una presenza nei luoghi li lavoro e nei
movimenti della sinistra extraparlamentare.
• Preferirono concentrarsi più sull'azione e relegare così ad un secondo momento
una più precisa elaborazione ideologica.

2.1.5 LC- Lotta Continua.


Lotta Continua fu un'organizzazione extraparlamentare di orientamento comunista,
nacque nel 1969 in seguito alla scissione di un altro movimento che si era distinto
durante l'autunno caldo.
Inizialmente il movimento ebbe una connotazione
spontaneistica, mentre dal '72 in poi LC cambiò rotta.
Accadde infatti che nel marzo di quell'anno un militante del
movimento (Maurizio Pedrazzini) si trovava, con una pistola,
sotto casa di Franco Servello, onorevole del Movimento
Sociale Italiano. Gli sfuggì un colpo di pistola, il quale
allarmò subito i vicini che chiamarono la polizia, e così
Pedrazzini fu immediatamente arrestato. Il mese successivo
allora Lotta Continua approvò la linea dello scontro generale
nei confronti della borghesia e dello Stato. E così da allora ci
fu un certo accentramento nell'organizzazione poiché era
necessario dotare il movimento di mezzi che potessero
sostenere l'intensità degli scontri in continuo aumento.
Nel '75 poi ci fu un avvenimento che allontanò il gruppo
dall'etichetta di "extraparlamentare": si decise di votare alle
regionali per il Pci. L'anno dopo LC decise addirittura di
presentarsi alle elezioni politiche, facendo liste comuni con il
Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, Avanguardia
Operaia e Movimento Lavoratori per il Socialismo.
Il risultato delle elezioni non fu elevato, ottennero 556'000 voti, e sei eletti, di cui uno
solo di LC. Nonostante questo comunque l'organizzazione stava andando sulla via
dello scioglimento, e ciò avvenne senza alcuna dichiarazione ufficiale.

2.2 I neri

2.2.1 NAR – Nuclei Armati Rivoluzionari.


Fu un gruppo di estrema destra che fu ritenuto responsabile di 23 omicidi, due dei

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militanti dei NAR (Francesca Mambro e Valerio Fioravanti) furono condannati per la
strage della Stazione di Bologna, loro si sono comunque sempre dichiarati innocenti.
Tra l'altro Fioravanti fu anche uno dei fondatori dei Nuclei Armati e spiegò che la sigla
NAR indicava inizialmente solo lo stampo neofascista delle proprie azioni di
danneggiamento.
Per quanto riguarda la struttura i NAR si possono dividere in tre principali gruppi,
ognuno dei quali faceva capo ad un diverso quartiere di Roma:
• Il gruppo del quartiere Monteverde, con a capo i fratelli Fioravanti, Valerio e
Cristiano.
• Il gruppo del quartiere EUR, con a capo Carminati e i fratelli Bracci.
• Il gruppo del quartiere Prati, con a capo Pedretti e Corsi.
Pare che il maggiore dei fratelli Fioravanti, Valerio, rappresentasse la figura carismatica
del gruppo, mentre Pedretti sarebbe stato l'ideologo di questo. Carminati invece
avrebbe avuto il ruolo di tramite tra i NAR e la malavita.

2.2.2 Ordine Nuovo.


Ordine Nuovo nasce come movimento di destra nel 1956, chiamato inizialmente Centro
Studi Ordine Nuovo, il quale ebbe dei legami con l'Msi. Nel 1969, dopo che Centro
Studi Ordine Nuovo aveva lasciato Msi, decise di rientrarci (per via del nuovo
segretario dell'Msi, Giorgio Almirante). Coloro che non vollero rientrare fondarono
invece il Movimento Politico Ordine Nuovo, poiché essi ritenevano che l'Msi fosse
un partito asservito alla borghesia e all'imperialismo statunitense. La nuova
organizzazione avviò, l'anno dopo, dei corsi di formazione:
• Corsi per la formazione ideologica. Duravano due mesi ed erano divisi in otto
sezioni: rivoluzione tradizionale e sovversione, le due razze, l'impeto della vera
cultura, la guerra santa, orientamenti, la contrapposizione fra Oriente e
Occidente, rivolta contro il mondo moderno, la plutocrazia come forza
sovversiva.
• Corsi per la formazione politica. Anche in questo caso i corsi avevano la durata
di due mesi ed erano suddivisi in cinque sezioni: la guerra rivoluzionaria, le
tecniche della guerra rivoluzionaria, la propaganda, l'organizzazione e a scelta
dei temi di lotta.
Il movimento scelse come simbolo un'ascia bipenne all'interno di un cerchio bianco, su
sfondo rosso; e come motto utilizzarono lo stesso delle SS "Il mio onore si chiama
fedeltà!".
Ordine Nuovo in soli quattro anni di vita
rappresenterà il gruppo extraparlamentare di
destra più conosciuto e importante in Italia di
quel periodo.
Durò solo quattro anni perché nel 1973 trenta
dirigenti vengono condannati per
ricostituzione del Partito Nazionale Fascista,
dunque il ministro degli Interni decreterà lo
scioglimento dell'organizzazione.
Questo tentativo di repressione da parte dello Stato ebbe però un doppio effetto: ora
tantissimi giovani estremisti sono lasciati allo sbando, senza più controllo politico.
Daranno così vita a nuovi gruppi terroristi di destra.

2.2.3 Ordine Nero.


Ordine Nero è stata un'associazione segreta a sfondo neofascista, la quale operò negli
anni settanta e per molto tempo rimase piuttosto nascosta e senza molta visibilità
rispetto alle altre organizzazioni di destra e si limitava ad accogliere fra le sue braccia

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ex militanti dei movimenti di destra come Ordine Nuovo o Avanguardia Nazionale.


Pare che il gruppo fosse organizzato in almeno sette unità territoriali, di cui pare che la
più attiva fosse quella toscana, responsabile di vari attentati a linee ferroviarie.
Il movimento si prefiggeva obbiettivi chiaramente terroristici, pare infatti che anche la
bomba sul treno Italicus, che provocò 12 vittime nel 1974, fu ad opera loro. In tutto
comunque ad Ordine Nero sono stati attribuiti circa 45 attentati.

3. Le stragi.
Tutti questi gruppi terroristici seminarono il panico in tutta Italia per circa un decennio,
il Paese era costellato di Stragi che a volte sembravano insiensate e senza colpevoli.
Basta pensare che per alcune stragi i colpevoli ancora oggi non sono stati identificati
con certezza, oppure in altri casi i processi si sono trascinati per anni e anni, come ad
esempio il processo per la strage di piazza Fontana, il quale si è concluso nel maggio
2005, e come se non bastasse le spese processuali sono state addebitate ai parenti delle
vittime!
Il clima che si respirava era molto pesante e queste stragi non facevano altro che
peggiorare la situazione di "guerriglia urbana" che già si viveva; anzi capitava che
venissero accusate persone innocenti, poiché c'era necessità di trovare un capro
espiatorio.
Queste erano le scene a cui si assisteva:"decine di corpi sanguinanti, alcuni ridotti
letteralmente a brandelli, sedie e tavoli rovesciati, documenti sparpagliati dappertutto.
Al centro del salone per il pubblico, proprio dove era situato un massiccio tavolo
restano solo i frammenti del mobile e un buco di 80 centimetri e profondo quasi
altrettanto ad indicare dove era stato collocato l'ordigno.”6
“Erano le 10.10 quando Franco Castrezzati si è avvicendato al microfono. Alle 10.20
esatte è avvenuta l'esplosione. Il chilo di tritolo nascosto nella cassetta metallica della
carta straccia ha dato il suo effetto terribile, l'intera cassetta si è trasformata in
un'enorme bomba e le sue schegge di ferro sono state scagliate ovunque. [...] Lo
scoppio ha lacerato l'aria; dal palco si è vista una colonna di fumo nero e giallastro
alzarsi verso il cielo, mentre le schegge e i brandelli dei corpi martoriati dall'esplosione
volavano tutt'attorno. Vi sono stati alcuni secondi di silenzio assoluto, poi, straziante, si
è levato l'urlo dei feriti e le grida di orrore della folla. Sono seguiti alcuni attimi
allucinanti: la gente correva come impazzita urtandosi e gettandosi a terra. Un ragazzo,
che era stato scaraventato a terra dalla esplosione, si è trovato fra le mani il troncone
maciullato della gamba di uno dei feriti”7
In questi clima di insicurezza generale non
sono compiuti solo attentati clamorosi, ma
venivano colpiti anche personaggi minori:
singoli cittadini, agenti dell'ordine, fattorini
di banca.
Anche le manifestazioni di piazza non
erano tranquille, molti manifestanti si
presentavano mascherati e armati di
spranghe, chiavi inglesi, bombe incendiarie
e pistole (le famose P38).

In quesro contesto una fetta sempre maggiore dell'opinione pubblica comincia a


preparsi, rassegnatamente, ad accettare una risposta "militare" da parte dello Stato.

3.1 1977, l'anno della svolta.


Nel 1977 ci fu un'impennata del terrorismo e della violenza: ci furono quarantamila
denunciati, quindicimila arrestati, quattromila condannati a migliaia di anni di galera,
6 Fernando Strambaci, “La stagione delle bombe”, 13 dicembre 1969, da “L'Unità”.
7 Mauro Brutto, “Bomba nera tra la folla”, 29 maggio 1974, da “l'Unità”

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centinaia di morti e feriti.

Ecco alcuni fatti del '77:

• 11 marzo; lo studente Pier Francesco Lorusso, simpatizzante di Lotta


Continua,viene colpito a morte da un proiettile durante alcuni scontri a Bologna.
Il ministro degli interni Cossiga rispose alle proteste studentesche inviando
mezzi cingolati nel centro di Bologna.

◦ L'anno dopo viene arrestato il carabiniere Massimo Tramontani, accusato di


aver sparato, ma poi prosciolto per mancanza di prove. Tale provvedimento
diffuse perplessità e rabbia fra l'opinione pubblica di estrema sinistra.

• 22 marzo; muore a Roma, ucciso dai NAP, Claudio Graziosi, un agente, che
tentava di arrestare una ricercata.

• 21 aprile; sempre a Roma, durante gli eventi che seguirono lo sgombero


dell'università, alcuni ragazzi spararono contro le forze dell'ordine. Un
sottuficiale, Settimio Passamonti, morì per via di due colpi di pistola; altri tre
agenti e un carabiniere furono feriti, e come loro la giornalista Patrizia Bermier.

• 28 aprile; Viene ucciso l'avvocato Fulvio Croce a Torino, nel tentativo di far
saltare il processo ad alcuni terroristi.

• 14 maggio; durante una manifestazione a Milano, alcuni manifestanti presero la


mira e aprirono il fuoco contro la pulizia, uccidento l'agente Antonio Custra. Un
fotografo riprese la scena.

• 3 ottobre; Roberto Crescenzio rimane gravemente ustionato per via di una


Molotov, morì così.

3.2 1978, attacco al cuore dello stato.


Dopo l'escalation del '77 il terrorismo, nello specifico quello delle BR, toccò il suo
apice con il rapimento e la successiva uccisione del presidente della DC Aldo Moro.
Come avvenne. Il 16 marzo del 1978 il parlamento doveva votare la fiducia per far
entrare nel governo il Pci, e Aldo Moro, con la sua scorta, si stava dirigendo proprio lì
quando in via Fani vennero assaliti. Furono uccisi tutti i membri della scorta: Oreste
Leonardi, Raffaele Iozzino, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi. Moro
invece fu rapito e portato in un appartamento appositamente preso in affitto e sistemato
in maniera adeguata per il rapimento. Il presidente democristiano rimase prigioniero
per 55 giorni e durante la sua prigionia ebbe modo di inviare diverse lettere alla moglie
e ai compagni di partito.
Intanto la politica italiana si era divisa su due fronti:
– Fronte della fermezza (Berlinguer, Andreotti)
– Fronte della trattativa (Craxi, i radicali)
Anche il papa Paolo VI intervenne a favore del
rilascio di Moro, ma tutto fu inutile visto che lo Stato
aveva rifiutato le condizioni Brigatiste.
L'ultimo comunicato delle BR iniziava proprio con un
tono grigio e tetro : “Concludiamo la battaglia...
Eseguendo la condanna...”.
E infatti il corpo senza vita di Aldo Moro fu ritrovato
dentro un'auto, una Renault 4 parcheggiata in via
Caetani.

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La via si trovava simbolicamente a metà strada fra via delle Botteghe Oscure (sede del
Pci) e piazza del Gesù (sede della Dc), Moro fu punito per aver cercato di mediare.
Dunque l'assassinio di Aldo Moro segnò il momento più critico, ma la sua morte
consentì alla Dc di separarsi sul piano elettorale dal Pci e di “rinfrescare” la propria
immagine di fronte all'opinione pubblica. Inoltre da alcune lettere di Moro pare che lui
stesso avesse intuito la strumentalizzazione della sua (a quel punto ovvia) morte, infatti
lanciò delle frasi forti contro i suoi compagni di partito, frasi come “..Il mio sangue
ricadrà sulla DC” e “Il mio fantasma vi perseguiterà per l'avvenire!”.
Il processo. Qualche anno dopo venne intrapreso il processo e il 24 gennaio 1983 fu
emanata la sentenza: i giudici della 1º Corte d'Assise condannano all'ergastolo il nucleo
storico brigatista composto di 32 persone. La sentenza del terzo processo moro poi
arriverà nell'88 con 153 condanne.
Questioni irrisolte. Ancora oggi ci sono tasselli che non rientrano alla perfezione nel
quadro del caso Moro. Pare che il presidente democristiano avesse accennato ai
brigatisti l'esistenza di una struttura parallela ed ultrasegreta “Gladio”8, molto tempo
prima che ciò divenisse di dominio pubblico; eppure i brigatisti sembrarono
sottovalutare tale informazione. Oppure pare che, dopo l'uccisione, fu perquisito tutto il
palazzo in cui stavano le BR, ma fu tralasciato proprio l'appartamento dove stava
Moro, e infatti solo in seguito furono trovati alcuni documenti.
Oppure ancora, sembra che siano stati trovati dei gettoni telefonici nelle tasche del
vestito di Moro, cosa strana perché le BR erano solite fornire gettoni telefonici solo a
chi intendevano liberare.

4. Come lo Stato rispose al terrorismo.


Lo stato italiano, in questa situazione di crisi, si trovò costretto ad istituire alcune leggi
speciali: l'emergenza terrorismo portò ad una diminuzione delle libertà costituzionali e
un ampliamento delle facoltà delle forze di polizia. Ecco alcune delle leggi emanate in
quegli anni:
• Legge Reale (n. 152 del 22/5/1975), questa permetteva alla polizia di sparare
nei casi in cui lo ritenesse necessario.
◦ La legge suscitò molte polemiche, tanto che fu sottoposta ad un referendum,
l'11 giugno 1978, in cui il 76,5% degli italiani votò per il mantenimento di
questa legge.
• Nel 1978 il ministro degni Inteni Francesco Cossiga istituirà dei corpi speciali,
per fronteggiare il terrorismo. Nascono così:
◦ GIS, Gruppo Intervento Speciale, dei Carabinieri.
◦ NOCS, Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza, della Polizia.
◦ ATPI, le teste di cuoio, della Guardia di Finanza.
• "Legge Cossiga" (n. 15 del 16/2/1980) prevedeva invece: condanne non
indifferenti per chi veniva giudicato colpevole di "terrorismo" ed estensione dei
poteri della polizia.
◦ Anche questa legge fu contestata e definita incostituzionale, ma la Corte
Costituzionale respinse queste accuse. Così la legge fu sottoposta a un
referendum, il 17 maggio1981. Il risultato fu anche questa volta nettamente
a favore della legge, l'85,1% votò per il suo mantenimento.
Il 21 febbraio del 1980 venne arrestato a Torino Patrizio Peci, in una maniera ancora
poco chiara. Nonostante questo l'arresto di Peci costituì una svolta, un punto di non
ritorno per il movimento eversivo; questo perché tra i vari provvedimenti dello Stato
era stata istituita la legge sui pentiti e Peci fu il primo ad usufruirne e a collaborare con
le forze dell'ordine. Dunque lo Stato iniziò un'opera di smantellamento grazie al
generale Dalla Chiesa, prima di tutto delle BR. In questo modo nei mesi successivi

8 “Gladio” era un'organizzazione stay behind che aveva il compito di difendere il paese da un possibile
attacco dei 'paesi rossi'.

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Gli anni di piombo.

furono arrestati in Italia centinaia di individui appartenenti alle organizzazioni


terroriste. Il 28 marzo vengono poi uccisi dai carabinieri a Genova Annamaria Ludman,
Lorenzo Betassa, Riccardo Dura e Piero Panciarelli (strage di via Fracchia). Le BR
però punirono Peci per aver collaborato con lo Stato, così i suoi ex compagni nell'81
rapirono il fratello, Roberto Peci, per poi ucciderlo.

5. La progressiva fine del terrorismo.


Uno degli ultimi atti clamorosi delle BR fu il sequestro del generale James Lee Dozier,
un obbiettivo militare molto significativo: era infatti vice comandante della NATO nel
sud Europa. Fu rapito il 17 dicembre 1981 e liberato il 28 gennaio 1982, da un'azione
dei NOCS. Questa fu praticamente l'ultima azione clamorosa degli anni di piombo,
lentamente gli episodi di violenza scemarono e le BR persero non solo molti uomini,
ma anche il sostegno del sindacato e di parte dell'opinione pubblica in seguito ad un
avvenimento specifico:
➢ Le BR assassinarono nel '79 un operaio, Guido Rossa, poiché quest ultimo
aveva denunciato un suo collega che distribuiva materiale propagandistico delle
BR.
Dall'81 poi le BR si avviarono verso il disfacimento ad opera di pentiti, infiltrati e così
via.
Gli anni di piombo erano sulla via del tramonto, ormai l'opinione che la lotta armata
fosse in grado di portare un cambiamento all'assetto costituzionale dello Stato stava
cessando. Ciò non significa che il terrorismo finì di colpo, ma il succedersi di singoli
attentati non mise più in pericolo la forma costituzionale e parlamentare italiana.

Molti scrittori e opinionisti, facendo un "bilancio" degli anni settanta, ritengono che
questi siano stati per l'Italia "un'occasione mancata"; ritengono infatti che per via dello
sviluppi economico e culturale degli anni sessanta, i tempi sarebbero potuti essere
maturi per affrontare inncisivamente i problemi storici italiani (questione meridionale,
criminalità organizzata, ecc). Questi problemi invece, a cui se ne aggiunsero altri,
rimasero irrisolti. Secondo alcuni ciò dipende dall'incapacità delle classi dirigenti, altri
ritengono invece che le condizioni per sistemare le questioni non sussistessero. Su una
cosa però sono d'accordo, e cioè che questo fallimento ha poi aperto la strada al
degrado politico e morale; basta pensare alla P2, loggia massonica, o allo scandalo di
Tangentopoli.

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Gli anni di piombo.

6. Orientarsi tra i concetti.

Come si arrivò agli anni di piombo.

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Gli anni di piombo.

Leggi speciali.

7. Fonti.

Bibliografia.

• Alberto de Bernardi e Scipione Guarracino, La conoscenza storica – il 900,


Bruno Mondadori.

Sitografia.

• Anni di Piombo e contesto storico-politico:

http://it.wikipedia.org/wiki/Anni_di_piombo

http://it.wikipedia.org/wiki/Autunnno_caldo

http://it.wikipedia.org/wiki/Compromesso_storico

• Organizzazioni terroriste:

http://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_rosse

http://www.informagiovani.it/terrorismo/terhome.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_Linea

http://it.wikipedia.org/wiki/Nuclei_Armati_Rivoluzionari

http://it.wikipedia.org/wiki/Nuclei_Armati_Proletari

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