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di Ezio Toffano
Premessa
Gli oltre 8000 voti raccolti dalla lista nel Veneto posero le basi per un
interessante e coinvolgente ragionamento politico.
Nasce la Liga Veneta e il leone alato irrompe in parlamento
Il 27 gennaio, in ogni caso, la prima riunione dei soci fondatori della Liga
Veneta, oltre a distribuire le cariche sociali, provvide a cooptare alcuni
aderenti, tra cui lo stesso Rocchetta; non passarono neanche due mesi che
il futuro sottosegretario agli esteri sment la sua appartenenza alla L.V.,
dando inizio a quella personalissima interpretazione dell'attivismo politico
che lo accompagn fino a tutti gli anni novanta.
Passate le elezioni, per quasi tre anni la Liga Veneta torn nell'oblio, se si
eccettuano alcuni sporadici interventi sui giornali (Rocchetta suoleva
soleva firmarsi con pseudonimi, quali Nico Orso, Piero da Ruos e Dhoane
Nogara). Continuarono con regolarit, invece, i corsi di dialettologia
veneta del prof. Cortelazzo, che contribuirono a dare un valido supporto al
dibattito in atto nella L.V., ma furono anche l'occasione per meglio definire
la personalit di Franco Rocchetta: al quarto corso pretese di spacciare per
neologismi veneti strani termini da lui inventati quali "xbregacaigo"
(fendinebbia), "s-ciantixadori" (lampeggiatori), "furbiviri" (tergicristallo),
ed il mitico "tiravoxe" (microfono) ripresi senza pudore alcuni anni dopo
dal giornale della Liga. Ovviamente, il prof. Cortelazzo da quel momento
evit di intrattenere rapporti con Rocchetta.
Nella fascia pedemontana non furono pochi i Comuni nei quali la Liga
Veneta divenne improvvisamente seconda forza politica, pur con candidati
sconosciuti, alle spalle di quella Democrazia Cristiana dalla quale attinse
gran parte dei consensi; in diversi centri industriali-artigianali di medie
dimensioni si colloc al terzo-quarto posto. Nelle medesime consultazioni
del 26-27 giugno 1983, la "Lista per Trieste" candid a Varese Umberto
Bossi, il quale ottenne 157 preferenze.
Tutta la stampa italiana si occup del successo ottenuto dalla Liga Veneta,
interpretandolo sbrigativamente come un segno di intolleranza,
sottocultura e provincialismo, strumentalizzato da uno pseudo-movimento
politico. Analizzarono gli eventi anche l'agenzia di stampa sovietica Tass e
Radio Mosca, curiosamente allineate al parlamentare neofascista Olindo
Del Donno nell'accusare la L.V. delle pi terribili nefandezze.
Alle elezioni regionali del 12-13 maggio 1985 la Liga Veneta conquist il
3,7%, molto meno delle politiche del 1983, meno anche delle europee del
1984, ma ottenne comunque due rappresentanti nel parlamento regionale:
Ettore Beggiato e, finalmente, Franco Rocchetta. Tramarin riusc a
raccogliere le firme per presentare una lista antagonista che non ebbe alcun
eletto, la Serenissima Union Veneta, solamente nel collegio provinciale di
Padova: qui, le percentuali ottenute dai due schieramenti quasi si
equivalsero.
Nei comuni e nelle provincie la Liga Veneta, titolare del simbolo e quindi
esentata dal raccogliere firme, miet poco rispetto alle aspettative: 7
consiglieri provinciali ed una quarantina di consiglieri comunali, tra cui
Rocchetta a Venezia. Lo scarsa penetrazione nel territorio port a
stravaganze quali un trevigiano nel consiglio provinciale di Belluno
(Franco Licini, dodici anni dopo coinvolto nella vicenda dei
"serenissimi"), ed un bellunese nel consiglio provinciale di Treviso (Fabio
Calzavara, attuale parlamentare della Lega Nord), nonch consiglieri
comunali non residenti laddove si ritrovarono ad amministrare. Il tutto
suonava decisamente stonato, per un movimento che predicava di "tornare
padroni in casa propria".
Le uniche attivit che videro la luce nei due anni successivi furono la
pubblicazione di "Mondo Veneto", organo ufficiale della Liga Veneta (sul
quale trov spazio, oltre ai ridicoli neologismi di Rocchetta gi citati,
anche un surreale elogio della pizza veneta), la distribuzione al pubblico di
piante autoctone nel corso di fiere et similia, l'invio gratuito della copia di
una stampa seicentesca del "Dominio Veneto nell'Italia", la piantumazione
dell'"albero dell'amicizia armeno-veneta" nell'isola di San Lazzaro e poco
altro.
Non tutti gli aderenti alla Liga Veneta erano disposti a veder deperire in
questo modo il partito. Per iniziativa del consigliere provinciale vicentino
Luigino Chemello (attualmente riconfermato in tale ruolo per conto del
Movimento del Nord-Est), che interpret il pensiero di un consistente
numero di affiliati, tutti gli iscritti al movimento vennero pubblicamente
convocati per un congresso, con all'ordine del giorno le modifiche
statutarie necessarie a conferire democraticit ed incisivit all'azione
politica del movimento, che non poteva continuare ad essere gestito dai
pochi soci fondatori rimasti.
Buon per lui che la Lega Lombarda riusc, pur con il disturbo della Liga
Veneta-Pensionati Uniti, ad eleggere il deputato Giuseppe Leoni ed il
senatore Umberto Bossi: almeno gli alleati lombardi acquisirono la
titolarit di un simbolo, indispensabile ad evitare di raccogliere firme per
partecipare alle successive consultazioni. Ma i rapporti di forza
cambiarono, in favore del Senatr, il quale rimase comunque fedele alla
Liga Veneta: riconoscenza per il prestito di una cinquantina di milioni
ottenuto alcuni anni prima, o consapevolezza di aver messo Rocchetta in
ginocchio?
Nel 1989 due furono gli appuntamenti elettorali. Alle elezioni comunali di
medio termine del 28 maggio 1989 Liga Veneta ed Union del Popolo
Veneto si scontrarono a Feltre (BL); entrambe presentarono candidati
locali, ma nessuno dei due schieramenti entr in municipio: la L.V. si
assest sul 2,9%, l'U.P.V. raggiunse il 2,4%.
Dal canto suo, Alleanza Nord ottenne a livello nazionale l'1,7% e due
eurodeputati, con un consistente successo in Lombardia e Piemonte.
Raggiunto il minimo storico, l'autonomismo veneto venne dato
frettolosamente per spacciato dalla maggior parte degli osservatori politici.
In realt, tali previsioni furono poco oculate: l'effetto "traino" che la Lega
Lombarda di Umberto Bossi avrebbe prodotto negli anni successivi in
Veneto si sarebbe andato a saldare con la stagione di Tangentopoli,
producendo consensi notevoli ed inaspettati.
La Liga Veneta, per lultima volta col simbolo del leone marciano,
present ovunque capolista per le regionali Franco Rocchetta o la moglie,
tranne che nel difficile collegio rodigino, in quanto la legge ammetteva un
massimo di tre candidature. Leffetto trainante della Lega Lombarda la
port al 5,8%, con la conseguente elezione di tre consiglieri regionali
(ovviamente, i due "divini" coniugi ed il fedelissimo Giampaolo Gobbo,
attuale segretario della Liga Veneta in luogo di Comencini ed
europarlamentare). LUnion del Popolo Veneto, con 58.000 voti e l1,9%
dei consensi, riusc a confermare Ettore Beggiato in Regione.
Nel cercare una maggiore coesione del fronte autonomista veneto, ora
anche rispetto alle tesi nordiste, lUnion del Popolo Veneto si impegn nei
mesi successivi a ricercare una fusione con il Movimento Veneto Regione
Autonoma che pure rappresentava una mina vagante. Dopo molti incontri
e discussioni, il congresso dellU.P.V. deliber di accettare una fusione alle
seguenti condizioni: organi dirigenti divisi pariteticamente tra U.P.V. e
M.V.R.A., simbolo ereditato dallM.V.R.A., ma mantenimento della
denominazione pi conosciuta Union del Popolo Veneto. Lintransigenza
del gruppo di Borgoricco, poi divenuto membro dellAlleanza Alpina
assieme allUnion Piemonteisa di Roberto Gremmo e allAlleanza
Lombarda di Pierluigi Brivio, fece fallire laccordo. Larroccamento sul
nome apparve in tutta la sua strumentalit quando, lanno successivo, il
M.V.R.A. cambi repentinamente denominazione in Veneto Autonomo. In
realt furono personalismi covati per anni, rancori mai sopiti, manie di
protagonismo e scarsa lungimiranza politica ad impedire la creazione di un
fronte autonomista veneto unitario, da contrapporre alle tesi sempre pi
estremiste della Lega Nord.
Ma il colpo decisivo alle velleit dei venetisti lo sferr Mario Rigo. Come
un cuneo, lex sindaco di Venezia si insinu nel rissoso pollaio
dellautonomismo, approfittando della cancellazione del simbolo della
Liga Veneta dalle schede. Egli cambi spudoratamente la denominazione
di Iniziativa Civica prima in Lega delle Liste Civiche per lAutonomia del
Veneto, ed infine in Lega Autonomia Veneta. Sfruttando la scarsa
propensione della magistratura a perseguire chiunque portasse via voti a
Bossi, inser nel simbolo, un leone di San Marco, la parola "autonomia"
convenientemente rimpicciolita, in modo che nei pochi centimetri quadrati
di spazio occupati sulla scheda elettorale si leggesse, essenzialmente, la
scritta "Lega Veneta". Come immaginabile, i pi che legittimi ricorsi della
Lega Nord rimasero lettera morta. In questo scenario, dove la confusione
regnava sovrana, la campagna elettorale degli autonomisti non pot che
essere avvelenata.
Umberto Bossi raccolse preferenze anche per conto della Lega Autonomia
Veneta, la quale, giocando sulla scopiazzatura di nomi e simboli, arraff
due posti in parlamento: Francesco Ronzani al Senato e, ovviamente,
Mario Rigo alla Camera. Il giochetto attuato dellex sindaco di Venezia
venne imitato nella confinante Lombardia: la Lega Alpina Lumbarda (con
il termine "Alpina" rigorosamente in piccolo) riusc ad esprimere un
senatore nel collegio di Clusone.
Veneto Autonomo, dal canto suo, venne colpito dalla consueta letargia
inter-elettorale.
Un segno della forza che la Lega Nord stava conquistando fu lelezione del
primo sindaco leghista del Veneto: a capo dellamministrazione comunale
di Soave, cittadina di circa 6.000 abitanti in provincia di Verona, venne
nominato il senatore Achille Ottaviani.
Alle elezioni politiche del 27 marzo 1994, grazie allaccordo con Forza
Italia ed al maggioritario, la Lega Nord diminu i consensi ma raddoppi i
parlamentari. Nel Veneto risultati "bulgari": solamente il collegio
uninominale di Marghera venne acciuffato dalla coalizione di sinistra. Non
si ricandid Fabio Padovan: espulso dalla Lega Nord perch contrario al
patto con Berlusconi, il 4 maggio fond lassociazione Liberi Imprenditori
Federalisti Europei, sodalizio in cui attualmente egli assume posizioni
dichiaratamente indipendentiste.
Alle elezioni regionali del 23 aprile la Lega Nord ottenne il 17,4% nel
Veneto. Vennero eletti Giampaolo Gobbo, Mariangelo Foggiato, Fabrizio
Comencini, Alberto Poir, Ettore Beggiato, Michele Munaretto, Franco
Roccon, Alessio Morosini e Adriano Bertaso. Questultimo venne presto
espulso dalla Lega, e fond lUnione Nord Est.
Allinizio del 1996, giunse alle forze dellordine una lettera firmata da un
sedicente "Veneto Serenissimo Governo", con la quale si annunciava
linizio di trasmissioni radiofoniche "per lindipendenza del popolo
Veneto". Nonostante monitoraggi assidui sullannunciata onda media di
1475 kHz, tali programmi non vennero segnalati neppure dai radioamatori.
La resa dei conti nella Lega Nord era ormai indifferibile, ed il 22 settembre
1998, dopo il congelamento di tutti gli organi elettivi veneti del
movimento, le contraddizioni tra la componente venetista e quella pan-
padanista sfociarono nella rottura. Per tutta risposta, le date dei consessi
vengono irrazionalmente invertite, prevedendo il congresso nazionale
veneto solo dopo quello federale. Fabrizio Comencini viene esautorato ed
il bossiano Stefano Stefani nominato a commissario della Lega nel Veneto:
suo primo atto il congelamento delle assemblee elettive del movimento.
Nonostante i suoi sforzi, il segretario della Lega Nord deve per incassare
il colpo quando, il 4 ottobre, a San Martino di Lupari (PD) 600 soci
militanti da almeno due anni firmano il documento di Noale: in un
congresso aperto al pubblico, con la partecipazione globale di 1500
persone, viene sancita la nascita della Liga Veneta Repubblica. Fabrizio
Comencini, comera prevedibile, assume la carica di segretario; presidente
eletto il consigliere regionale Mariangelo Foggiato, noto in precedenza
per la fedelt ad Umberto Bossi.
Alla Lega Nord rimasero fedeli gran parte dei parlamentari mentre un solo
consigliere regionale non ader alla L.V.R. Anzich sui contenuti, Bossi
prefer scontrarsi con il neonato gruppo venetista in tribunale, contestando
nome e simbolo. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, allo
scontro Rocchetta-Tramarin.
Nel fine settimana successivo ha luogo a Bassano del Grappa il raduno dei
lealisti: poco pi di 1300 delegati su 3200 aventi diritto. Solo 2 anni prima
vi parteciparono oltre 4000 persone! Bossi ne approfitta per liquidare
camicie verdi e "pasdaran", per annunciare una possibile assunzione di
responsabilit in un governo neutrale (ipotesi poi caduta con lincarico a
DAlema), nonch per scaricare quantit industriali di veleno sui
"traditori". In pratica, anzich al rilancio della Lega Nord veneta, si
assistito ad un duro scontro tra falchi e colombe che ha visto parzialmente
accolte, bench non riconosciute, le osservazioni critiche del gruppo di
Comencini
Nella primavera del 1999 vi furono anche tre turni elettorali, che fornirono
esiti contraddittori.
dare avvio ad una fase costituente veneta per la redazione della carta
costituzionale del popolo veneto;
Lo stesso congresso del 16-17 ottobre 1999 dette mandato ai dirigenti dei
Veneti dEuropa di appoggiare la candidatura di Giancarlo Galan
solamente se il programma elettorale avesse riportato i tre punti sopra
citati. In tal senso dovevano essere improntati i rapporti con i movimenti
collegati, nati dopo alcune defezioni importanti dalla Lega Nord (tra cui
quelle dei parlamentari Vito Gnutti di Lombardia-Lombardia, Domenico
Comino di Piemont e Giuseppe Ceccato di Veneto Futuro, ed inizialmente
scettici verso laccordo test menzionato).
Bossi, grazie agli accordi segreti con Berlusconi del febbraio 2000 in cui si
vocifera di un finanziamento di decine di miliardi - da parte di Berlusconi -
per salvare dalla bancarotta il carrozzone della Lega Nord, con una pronta
sterzata a destra degna di un provetto biscazziere, porta il suo movimento a
ricollocarsi in grembo al polo togliendo lossigeno a tutti gli altri aspiranti
gi in odore di matrimonio: dallAPE di Ceccato-Comino-Gnutti ai Veneti
dEuropa.
Per i Veneti dEuropa non restava che correre da soli rialzando la bandiera
venetista. Purtroppo come ben sappiamo ancora una volta i personalismi,
le divisione artificiose e le ambizioni personali hanno portato alla
competizione tra due soggetti diversi: Fronte Marco Polo di Fabio Padoan
ed il gi menzionata Veneti dEuropa di Comencini, ma identici agli occhi
della gente, che si chiedeva il perch di due gruppi che scarsamente si
differenziavano tra di loro.
Ancora una volta le divisioni tra i veneti hanno causato la disfatta totale,
centinaia di milioni dissipati in una campagna elettorale dai toni
elevatissimi e con risorse enormi per un movimento autonomista. In ogni
caso nulla a confronto di quanto poteva permettersi di sperperare il clan
Belusconiano. Una campagna giocata sullambigua minaccia della vittoria
dei rossi cattivi contro i polisti buoni in cui per i piccoli partiti autonomisti,
schiacciati tra i due poli e con una campagna propagandistica scopiazzata
dal polo ma con mezzi infinitamente inferiori, non cera scampo.
e-mail: forumautonomista@freeweb.org
web: www.freeweb.org/associazioni/ForumAutonomista