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Catullo

Vita
Nasce a Verona intorno al 84 a.C., da una famiglia aristocratica. Si trasferisce poi a
Roma dove si dedica alla poesia, agli studi, amicizie e all’amore; questo modo di
vivere era tipico dell’aristocrazia di quel tempo, che preferiva l’otium agli impegni
lavorativi.. Strinse amicizia con Cornelio Nepote, a cui dedicò parte del suo Liber, e con
Ortensio Ortalo. La maggior parte della sua giovane vita è incentrata sull’amore per
Lesbia (vedi paragrafo successivo) e per il resto non vi sono molte altre notizie, giusto
la morte del fratello che lo portò a recarsi in Asia Minore. Non sfruttò però questo
viaggio per arricchirsi e tornato in Italia, si trasferì a Roma, dove intorno al 54 a.C.
morì.

L’amore per Lesbia


Catullo, a Roma, conosce Clodia, una bella e colta donna a cui lui diede lo pseudonimo
Lesbia, a causa del suo venerare Saffo, poetessa dell’isola di Lesbo; questa donna
diventa così fondamentale per il poeta che fa dell’amore la propria ragione di vita.
Catullo non accenna molti tratti di Clodia, dice solo che è bellissima, accennando un
poco al resto. Il loro era però un amore illegittimo, poiché essi non erano sposati, e lei
era una donna senza marito; era quindi considerato adulterio. Ma il rapporto fra i due
è sancito da un patto, che prescinde dal matrimonio, di fiducia (fides) e da una virtù
propria di chi rispetta le persone amate (pietas). Nonostante questo la relazione
viveva momenti di entusiasmo e ardente passione a fasi invece di litigi,
allontanamenti e delusioni a causa dell’infedeltà di Lesbia. Catullo però sa bene
che ciò di cui parla nella sua poesia è qualcosa di irrealizzabile, Clodia infatti è e sarà
sempre una donna tanto inafferrabile quanto inaffidabile, quindi un fermo sogno
poetico. Questo amore così paradossale rispecchia un io diviso, infatti Catullo si trova
sempre in conflitto, a volte non fa a meno di amare la propria e di sperare in tale
amore, ma altre volte non riesce più a volerle bene e prende coscienza della rottura
del loro amore. Questi conflitti, oltre a rendere Catullo estremamente moderno, sono
in un certo senso raggruppati nel carmen 85, Odi et amo.

Il Liber
Ed è proprio l’amore a rappresentare il filo conduttore del Liber; l’opera è una raccolta
di 113 carmi, e introduce una lirica soggettiva. I carmi all’interno dell’opera sono
divisi in:

1. “Carmi brevi”: sono caratterizzati da un’estensione modesta (brevitas) e dai temi


ricorrenti della vita quotidiana(amore, amicizia, ecc). Tra essi sono compresi i carmi
della prima parte dell’opera (1-60) e gli epigrammi (69-116). Qui Catullo fa del
momento della vita vissuta(l’occasione) l’argomento principale del proprio
pensiero. Non mancano le critiche alla politica del tempo e ai potenti, tutti
argomenti che il poeta vive con un certo distacco. Egli comunque vede la vita, in
tutte le sue sfumature, come una cosa sempre seria, arriva infatti a trattare le
dimensioni del proprio io, assumendo un tono drammatico, velato di giocosità.
2. “Carmina docta”: vengono definiti così quei carmi (61-68) in cui emerge un
Catullo poeta “dotto”, come voleva la tradizione ellenistica. Ma seppure cambiava
la forma, i contenuti erano gli stessi dei “carmi brevi”. I carmina docta trattano:
- I primi due sono epitalàmi, ovvero canti per nozze.
- Il 63 e 64 narrano storie analoghe a quella del poeta, quindi costituiscono una
probabile allegoria di Catullo e Lesbia.
- Il 65 è invece scritto in distici elegiaci, ed è indirizzato (insieme al 66) all’amico
Ortensio Ortalo. Qui Catullo traduce un poemetto di Callimaco, dove al fondo di
tutta la vicenda vi è una lode della virtù domestica e nuovamente delle nozze.
- Il 67 rappresenta un dibattito con la porta di una casa nella quale sono avvenuti
degli adulteri.
- Il 68 infine costituisce l’esempio più antico di elegia latina. Si tratta di una
lettera ad un amico, rievocando il primo incontro con Lesbia paragonando il loro
amore a quello di Laodamia e Protesilao, un esempio di coniugium imperfetto,
perché secondo Catullo i due si sarebbero uniti già prima del matrimonio.

Lo stile
Un inconfondibile stile lirico
- Nei “carmi brevi” si possono notare apostrofi, auto allocuzioni, indicatori diretti di
prima e seconda persona; tutti elementi che indicano necessariamente un dialogo
prima di tutto interiore, e poi con gli altri. Questi componimenti tendono ad
allontanarsi dalle situazioni tipiche della lirica greca e ad avvicinarsi invece a quelle
della vita quotidiana.
- Nei carmina docta invece hanno la maggioranza gli indicatori di terze persone e
tempi del passato; forme che escludono un appello diretto con l’interlocutore.
Nonostante ciò vi sono sempre e comunque allusioni alla sfera personale.

Varietà e sperimentalismo
Lo stile di Catullo presenta varietà linguistiche, come neologismi, ma soprattutto
fusione di registri diversi; infatti si trova nei componimenti catulliani un
accostamento di aulico e profano. Da una parte si può quindi assistere all’utilizzo
di un linguaggio popolare e scurrile, forme dialogiche, diminutivi e modi
proverbiali. Dall’altra però sono diffusi similutidini, grecismi dotti e arcaismi
letterari. Anche nei carmina docta compaiono diminutivi ed elementi simili aventi lo
scopo di “umanizzare” il mito.
Per quanto riguarda le figure retoriche invece, Catullo le utilizza per esprimere il
proprio stato d’animo.
Sul piano metrico, segna una nuova epoca per la poesia latina, infatti recupera la
lirica della grecità classica; riprende poi il difficoltoso metro dell’ode saffica e
alcuni espedienti come mettere uno stesso verso all’inizio e alla fine del
componimento. Sviluppa anche la tendenza a racchiudere nel singolo verso una
frase di senso compiuto e far sì che non vi siano monosillabi nella chiusa.

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