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Revisionismo del Risorgimento

Il revisionismo del Risorgimento il riesame, attuato attraverso un approccio critico, di quel periodo della
storia d'Italia noto come Risorgimento.
L'analisi posta in essere dai vari autori non univoca,
poich diverse sono le anime rintracciabili nell'ampio
panorama dell'interpretazione o reinterpretazione del Risorgimento e, in particolare, degli eventi che condussero
all'unicazione politica dell'Italia peninsulare e insulare
in una sola entit statuale, delle istanze e dei presupposti alla base di tali eventi, delle condizioni economiche e
sociali degli stati preunitari, degli interventi legislativi e
militari attuati dal neonato Regno d'Italia per mantenere il nuovo assetto istituzionale, delle politiche economiche, scali, daziarie e sociali realizzate dai diversi governi
unitari nelle province meridionali e degli eetti di queste
stesse politiche.

La penisola italiana prima dell'unicazione

Contesto e premesse storiche del


revisionismo del Risorgimento
2 Interpretazioni revisionistiche
del Risorgimento
Le idee alla base del movimento revisionista cominciarono a sorgere e consolidarsi gi negli anni immediatamente
successivi agli eventi che condussero il Regno di Sardegna a trasformarsi in Regno d'Italia, ancor prima della nascita di un dibattito storiograco in materia. I primi dubbi
sulle ragioni alla base della politica estera di Casa Savoia
furono sollevate da Giuseppe Mazzini, uno dei teorici e
fautori dell'unicazione italiana. Questi, al proposito, teorizz sul suo giornale Italia del popolo che il governo di
Cavour non fosse stato interessato al principio di un'Italia
unita, ma semplicemente ad allargare i conni dello Stato
sabaudo.[1]

Vari autori e personaggi politici hanno espresso una visione critica del fenomeno dell'unicazione italiana, con
letture spesso diverse ma accomunate da una visione
polemica di fondo. Il processo di revisione inizi gi
nell'immediatezza dell'unicazione italiana, trovando in
Giacinto de' Sivo il suo esponente di maggior rilievo.
In epoca successiva, si segnalano i contributi critici di
numerosi meridionalisti, tra cui Piero Gobetti, Antonio
Gramsci, Gaetano Salvemini e Francesco Saverio Nitti. In et contemporanea, possibile citare tra gli altri le opere di Carlo Alianello, Gigi Di Fiore, Lorenzo
Del Boca, Eugenio Di Rienzo, Nicola Zitara, Michele
Topa, Tommaso Pedio, Salvatore Lupo e Roberto Martucci; e tra gli storici stranieri, Denis Mack Smith
e Christopher Duggan. Tra i revisionisti di estrazione
cattolica, possibile ricordare Angela Pellicciari.

Anche una volta unicata l'Italia, Mazzini torn ad


attaccare in proposito il governo della nuova nazione:

Le dichiarazioni di Mazzini sono antesignane della disputa ideale sul processo di unicazione, che inizi gi
nel corso del Novecento, come continuazione del dibattito polemico tra i partiti risorgimentali moderato e democratico. Le prime critiche contro le ricostruzioni agiograche provennero dagli stessi esponenti liberali, i qua- 3 Argomentazioni del revisionismo
li avevano promosso con entusiasmo ogni attivit polistorico del Risorgimento
tica utile alla causa nazionale. Tra i principali bersagli
polemici vi fu la politica accentratrice del nuovo Stato unitario, denita negativamente con il neologismo di Un certo numero di revisionisti sostengono che
l'invasione del Regno delle Due Sicilie non sia stata
"piemontesizzazione".
1

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO


temente le attivit economiche del sud Italia a favore di
quelle del nord.[20][21]

Mappa del Regno delle Due Sicilie

Il peggiorare improvviso delle condizioni economiche ed il forte contrasto sociale e culturale tra piemontesi e abitanti delle regioni meridionali annesse sarebbe stato alla base dell'esplosione del fenomeno del brigantaggio, interpretato dai revisionisti come
movimento di resistenza[22][23] (durante il quale i sabaudi si resero colpevoli di crimini di guerra quali
deportazioni[24][25][26][27] , eccidi[28][29] e stupri[29][30] ) ed
alla successiva massiccia emigrazione che colp i territori meridionali[31][32] . Alcuni autori sostengono che
nell'opera di annichilimento culturale e sociale avrebbero avuto un'inuenza le teorie razziste elaborate da
Lombroso a partire dal 1864, e pubblicate a partire dal
1876, che furono adottate come base pseudoscientica
per giusticare le repressioni in atto,[33][34] ma questo
punto tuttora oggetto di dibattito.

dettata da motivi ideali legati alla volont di unire l'Italia,


ma sia piuttosto derivata dalla volont del Regno di 3.1
Sardegna di allargare i propri conni a danno degli stati
contigui, incamerandone inoltre le ricchezze per sanare il
proprio decit[3][4][5] . Al ne di conseguire questo scopo,
il Regno di Sardegna, attraverso soprattutto l'opera
diplomatica di Cavour, si sarebbe assicurato l'appoggio
sia dell'Inghilterra[6] , che della Francia, che a diverso
titolo avevano interesse in proposito.
In quest'ottica, la spedizione dei Mille non sarebbe stata un moto spontaneo di pochi idealisti, ma la testa di
ponte di un'invasione pianicata a tavolino. In preparazione di questultima, sarebbe stata eettuata una vasta
opera di misticazione e propaganda ai danni del governo borbonico[7][8] , la quale aveva lo scopo di accentuarne l'isolamento diplomatico. Contemporaneamente,
il governo piemontese avrebbe eettuato una vasta manovra di corruzione degli alti gradi dell'esercito e della
marina del Regno delle Due Sicilie[9][10] . Oltre che con
l'appoggio del Regno Unito[11] e marginalmente francese,
nonch della massoneria internazionale[12] , l'impresa dei
Mille sarebbe stata eettuata con l'appoggio della maa
in Sicilia[13] , e della camorra a Napoli[13][14][15] , e sarebbe stata successivamente consolidata con l'invasione del
Regno delle Due Sicilie da parte delle truppe sabaude,
senza che tale atto fosse preceduto da una dichiarazione
di guerra[16][17][18] .
Sempre secondo tali autori, in seguito all'invasione, sarebbero stati organizzati dei plebisciti-farsa, tesi a dipingere come moto popolare spontaneo degli abitanti
delle Due Sicilie il rivolgimento in atto, e a giusticare l'operato piemontese di fronte all'opinione pubblica
europea[19] .
Dopo l'annessione, il Piemonte avrebbe inne proceduto ad un'opera di estensione della propria organizzazione
statale, con norme e persone piemontesi, all'intero territorio del neonato Regno dItalia, cancellando leggi ed ordinamenti secolari, e smantellando pi o meno coscien-

Situazione economica e sociale delle


Due Sicilie

Inaugurazione della linea ferroviaria Napoli-Portici

Molti revisionisti sostengono che il Regno delle Due Sicilie, generalmente descritto come uno Stato povero e
oppresso[35][36] , fosse in realt un regno in cui si viveva un certo benessere[37] , con un buon tasso di progresso
economico, sociale e culturale e che stava attraversando
una fase di sviluppo crescente, bruscamente fermata dalle
modiche indotte dalla piemontesizzazione.[38]
A supporto di questa tesi viene generalmente citata
l'opera dell'economista lucano Francesco Saverio Nitti,
che fu tra l'altro Presidente del consiglio dei ministri del
Regno d'Italia tra il 1919 e il 1920. Agli inizi del Novecento, quest'ultimo comp studi approfonditi sulla situazione economica del regno borbonico e degli altri stati
che comporranno in seguito l'Italia unita, sostenendo che
le Due Sicilie fossero lo Stato che apport al bilancio italiano minori debiti e la pi grande ricchezza pubblica sotto tutte le forme[39] . In particolare, nelle sue opere Scienza
delle Finanze e Nord e Sud, Nitti riport che al momento dell'introduzione della lira, nel Regno delle Due Sicilie
furono ritirate 443,3 milioni di monete di vario conio[40]
pari al 65,7% di tutte le monete circolanti nella penisola;

3.1

Situazione economica e sociale delle Due Sicilie

mentre il Regno di Sardegna ne aveva 27,1 milioni[41] .


Nitti pose inoltre l'accento sulle condizioni economiche
del Regno delle Due Sicilie, all'epoca quello dotato di
maggiore solidit nanziaria, e sulle condizioni opposte
dello Stato piemontese:
Le posizioni di Nitti furono tuttavia contestate da
Giustino Fortunato, altro studioso meridionalista[43] .
A sostegno di quanto aermato da Nitti, altri autori riportano che l'entit del risparmio pubblico e privato nelle
Due Sicilie era di notevoli dimensioni. Nel periodo immediatamente precedente alla spedizione dei Mille, il solo Banco delle Due Sicilie (evoluzione del Banco di Napoli fondato nel 1584) gestiva una somma pari a 33 milioni
di ducati tra depositi pubblici e privati, equivalenti a circa 140 milioni di lire piemontesi (il tasso di cambio tra le
due monete era infatti pari ad un rapporto di 4,25:1,[44]
in favore di quella napoletana) . A tale somma andavano aggiunti due milioni di sterline, pari a circa 60 milioni di ducati (e quindi a 255 milioni di lire piemontesi)
di propriet personale di Francesco II. Altri 30 milioni
di ducati (equivalenti ad altri 127,5 milioni di lire piemontesi) erano invece custoditi dalle banche siciliane[45] .
Oltre al gi citato Banco di Napoli, nella capitale era presente una delle uniche quattro liali europee (le altre erano a Londra, Parigi e Vienna) della banca della famiglia
Rothschild.[46]

La Ferdinando I, prima nave a vapore del Mediterraneo

Quanto sostenuto dagli storici revisionisti sulla base di


aspetti qualitativi dell'economia, stato di recente oggetto di studio scientico da parte di ricercatori moderni.
Gli economisti Vittorio Daniele dell'Universit di Catanzaro e Paolo Malanima dell'"Istituto di Studi sulle Societ del Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ricerche" (ISSM - CNR) di Napoli hanno di recente pubblicato un'analisi delle serie storiche del prodotto delle
regioni nel periodo 1861-2004. Nell'ambito delle conclusioni del loro lavoro, essi sostengono che al momento dell'annessione non vi fosse alcun reale divario economico tra nord e sud e che esso inizi a manifestarsi
nell'ultimo ventennio dell'800.[47]
Le posizioni di Malanima e Daniele vengono corrobora-

3
te dal recente studio quantitativo di Stefano Fenoaltea e
Carlo Ciccarelli[48] "Through the Magnifying Glass: Provincial Aspects of Industrial Growth in Post-Unication
Italy", pubblicato dalla Banca d'Italia nella collana Quaderni di Storia Economica. In questo lavoro, gli studiosi
indagano le ragioni per le quali il Mezzogiorno non ha tenuto dopo l'unicazione lo stesso passo di sviluppo industriale del resto d'Italia, lamentando, tra l'altro, che la discussione sulla Questione Meridionale in proposito si sia
a lungo basata non su stime quantitative. Nell'ambito delle conclusioni del proprio lavoro, Fenoaltea e Ciccarelli
aermano:
Oltre a porre l'accento sulle buone condizioni economiche delle Due Sicilie prima dell'unit, diversi revisionisti
riportano i numerosi primati del Regno in campo scientico e tecnologico, sostenendone su questa base il progresso civile e sociale. ad esempio accertato che nelle Due Sicilie sia stata costruita la prima nave a vapore nel Mediterraneo (1818)[50] ; la prima linea ferroviaria
italiana (Napoli-Portici, 1839); la prima illuminazione a
gas in Italia (1839); il primo osservatorio vulcanologico
del mondo (Osservatorio Vesuviano (1841)[51] ed emanate le prime norme antisismiche d'Europa (1783)[52] .
Gli stessi autori sottolineano inoltre la presenza di impianti industriali avanzati come la fabbrica metalmeccanica di Pietrarsa (la pi grande di tutta la penisola),[53] ;
il Cantiere navale di Castellammare di Stabia[54] , il Polo
siderurgico di Mongiana[55] e quello tessile, settecentesco, di San Leucio (oggi sito patrimonio dell'umanit
dell'UNESCO).Oltre ai primati del Regno nella sua totalit, i revisionisti riportano inoltre alcuni dati su Napoli. L'allora capitale, tra i numerosi primati, aveva quelli
di prima citt d'Italia (e la terza d'Europa) per numero
di abitanti; di citt d'Italia con il pi alto numero di tipograe (113) e per pubblicazioni di giornali e riviste;
ed il pi alto numero di conservatori musicali e di teatri,
fra cui il famoso San Carlo (1737), tuttora il pi antico teatro d'opera d'Europa in attivit. A Napoli era inne stata fondata la prima cattedra di economia politica a livello mondiale, nata ad opera di Antonio Genovesi
nel 1754[56] nell'ambito dell'universit Federico II, la pi
antica universit statale d'Europa[57] .
Altri storici sono di diverso avviso. Giustino Fortunato
sostenne che il Mezzogiorno fosse aetto da una povert atavica, che sarebbe stata in gran parte determinata
dalle avverse condizioni geograche e climatiche della
regione.[58] . Tommaso Pedio, pur cogliendo alcuni segnali di rinnovamento economico nel Regno delle Due Sicilie
durante la prima met dell'Ottocento, ha spesso riportato, nei suoi saggi, le misere condizioni in cui versavano
all'epoca i lavoratori del Regno delle Due Sicilie, privi,
nella maggior parte dei casi, di tutele e con bassi livelli
di reddito. Denis Mack Smith ritiene che le condizioni
economiche e sociali del Meridione preunitario fossero
proprie di regioni arretrate e che la maggior parte degli
abitanti dell'area vivesse nello squallore. Secondo lo storico inglese, le cause di tale situazione sarebbero da ricer-

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

care nei Borbone che egli ritenne sostenitori del sistema il disavanzo[66] .
feudale:
La solidit nanziaria delle Due Sicilie e la contemporanea situazione opposta a carico del Piemonte, stata
esemplicata in questo modo dall'economista Francesco
3.2 La crisi nanziaria del Regno di Saverio Nitti:

Sardegna

Anche la storica revisionista di impostazione cattolica Angela Pellicciari sostiene quanto sopra, riportando
una frase di Pier Carlo Boggio, deputato del Regno di
Sardegna[68] . Quest'ultimo scrisse nella sua opera Fra un
mese! (1859) che la pace ora signicherebbe per il Piemonte la riazione e la bancarotta[69] aermando che i
gravi problemi nanziari del Piemonte erano conseguenza delle ingenti spese derivanti dal suo impegno per la
causa nazionale:

Una parte della corrente revisionista sostiene che il vero


motivo della conquista degli stati preunitari, ed in particolare del Regno delle Due Sicilie, non sia stato di natura ideale, ma piuttosto riconducibile alla crisi nanziaria del regno sabaudo[3][4] ; il quale, tra il 1848 e il
1859, avrebbe accumulato un debito di circa 910 milioni di lire[60] . Gi nel luglio 1850, infatti, lo stesso conte di Cavour cos esprimeva in un intervento alla Camera le sue preoccupazioni riguardo allo Stato delle nanze
3.3
piemontesi:
Gli autori revisionisti ritengono che ad incidere sul passivo del bilancio dello Stato sabaudo fossero le spese sostenute per le diverse guerre espansionistiche, e non, volute per inserirsi nel gioco diplomatico internazionale. In
particolare, la guerra di Crimea, che Cavour considerava
un buon trampolino di lancio per introdurre il Piemonte sullo scacchiere politico europeo, comport a Torino un importante sacricio economico, che fu nanziato
con la contrazione di un debito con la Gran Bretagna che
verr saldato solo nel 1902, andando a gravare per oltre
quarant'anni sul bilancio dello Stato unitario[62] .
Diverse fonti confermano lo stato di forte crisi nanziaria
del Regno di Sardegna, riportando, invece, una situazione opposta per il Regno delle Due Sicilie. Secondo tali
fonti, infatti, il debito pubblico delle Due Sicilie era un
terzo di quello piemontese (26 milioni di lire contro 64),
ma all'unicazione tale passivo fu accollato anche ai territori degli altri stati preunitari. In particolare, in un suo
studio del 1862, il barone Giacomo Savarese confront
le rendite (cio i titoli di Stato), di Piemonte e Due Sicilie. In particolare, evidenzi che il Piemonte aveva nel
1847 un debito pubblico limitato a 9.342.707,04 lire annue, il quale negli anni successivi lievit a tal punto che
nel solo 1860 furono emesse rendite per 67.974.177,10
lire[63] . Per contro, il totale delle emissioni di titoli del
debito pubblico delle Due Sicilie, nel decennio 18481859, assomm a 5.210.731,00 lire[63] . Savarese, inoltre, mise a confronto, sempre nel decennio preso a periodo di riferimento, i bilanci e le leggi allegate delle
Due Sicilie e del Piemonte deducendone che quest'ultimo
aveva accumulato, un disavanzo maggiore del primo di
234.966.907,40 lire (369.308.006,59 lire del Piemonte
contro 134.341.099,19 lire delle Due Sicilie che, negli anni 1856 e 1859, avevano fatto registrare nanche
un avanzo di bilancio)[64] . Sempre nello stesso periodo,
il Piemonte aveva approvato 22 provvedimenti legislativi che introducevano nuove tasse o aggravavano quelle
gi esistenti (contro nessuna nuova tassa o aggravio nelle Due Sicilie), nonch altre disposizioni che decretarono
l'alienazione di una serie di beni pubblici[65] per ridurre

La tesi del complotto internazionale


contro il Regno delle Due Sicilie

Ferdinando II delle Due Sicilie

Con l'ascesa al trono di Ferdinando II, la politica estera


del Regno delle Due Sicilie fu caratterizzata da un orientamento molto chiaro: il sovrano voleva trasformare il regno in uno Stato nelle cui faccende nessun altro stato avesse da immischiarsi, tale da non dar noia agli altri e da non
permetterne per s. Di conseguenza, il reame di Sua Maest Siciliana mantenne, riporta Croce, un contegno non
servile verso l'Inghilterra[70] ; ma, tale atteggiamento, secondo quanto riferisce Paolo Mieli, non fu gradito al Regno Unito, poich Londra riteneva che l'aver protetto la
monarchia borbonica in et napoleonica le desse i titoli
per poter ottenere una totale subalternit da parte di Ferdinando II [71] . Dei guasti rapporti anglo-napoletani riporta

3.3

La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie

anche lo storico calabrese Ernesto Pontieri che denisce


la politica britannica verso le Due Sicilie come una politica di rancori, di insidie, di mal celata avversione verso
chi, non senza ragione, conservava rispetto all'Inghilterra,
immutata la sua didenza[72] . La nuova politica adottata
dal reame delle Due Sicilie, con particolare riferimento
a determinati episodi storici, contribu, dunque, secondo
taluni autori, ad incrinare le relazioni internazionali tra
Napoli e Londra.

3.3.2 I rapporti tra Regno di Sardegna e Inghilterra

Secondo alcuni loni revisionisti, una macchinazione


contro il Regno delle Due Sicilie sarebbe stata ordita dal
Regno di Sardegna e l'Inghilterra, con lo scopo di trarre
entrambi protto dal collasso dello Stato borbonico[37] .
Carlo Alianello sostenne che, oltre al regno sardo, anche
la Gran Bretagna, una delle maggiori potenze mondiali, aveva i suoi punti deboli (come la Grande carestia in
Alcuni revisionisti sostengono che, in seguito alle politi- Irlanda, a quel tempo parte del Regno Unito, che, oltre
un elevato tasso di
che adottate dal sovrano, il regno borbonico fosse cadu- a provocare migliaia di morti, port
[37]
emigrazione
verso
le
Americhe).
.
[73]
to in una situazione di isolamento diplomatico . Ferdinando II, infatti, aveva eettuato la scelta di perse- Tuttavia non vi ancora molta chiarezza sul ruolo di Caguire una politica autarchica nella gestione dello Stato, vour nell'annessione del regno delle Due Sicilie. Seconche sul fronte estero si tradusse nella non adesione ad un do Arrigo Petacco, il primo ministro piemontese disappartito specico. Il Regno delle Due Sicilie era piut- provava la conquista del regno borbonico e cerc persino
tosto legato all'Austria (Maria Teresa, moglie di Ferdi- di stipulare un accordo con Francesco II per una formanando II, era austriaca) ed aveva relazioni di lunga data zione di uno Stato federale, ma quest'ultimo si sarebbe
sia con la Francia di Napoleone III, che con l'Inghilterra riutato.[77]
(queste ultime risalenti proprio al periodo speso in SiciAltri scrittori come Lorenzo Del Boca[78] e Aldo
lia da Ferdinando I). Ferdinando II, tuttavia, aveva dato
Servidio[79] riportano invece che nel 1856, quattro anni
segni n dall'inizio del suo regno di volere assicurare al
prima della Spedizione dei Mille, Cavour e il conte di
proprio paese un'indipendenza diplomatica[74] , convinto
Clarendon, emissario di Lord Palmerston nonch minicom'era che la sua posizione di paese "tra l'acqua santa e
stro degli esteri inglese, ebbero contatti per organizzare
l'acqua salata"[75] lo avrebbe protetto da ingerenze estere,
rivolte antiborboniche nelle Due Sicili.[79] Cavour avreba condizione di avere una potente marina militare.
be ordinato a Carlo Pellion di Persano di prendere contatti
a Napoli con l'avvocato Edwin James, uomo di ducia del
governo inglese.[78][79]

3.3.1

La prima guerra carlista

Tra il 1833 e il 1840, ebbe corso la prima guerra Carlista,


conitto scoppiato per la successione a Ferdinando VII sul
trono di Spagna, che vedeva contrapposto a Isabella II, glia dello scomparso sovrano, il fratello di quest'ultimo,
don Carlos. Nel 1834, Ferdinando II non volle fornire
l'appoggio militare del proprio esercito a Isabella, al anco della quale erano schierate Francia e Inghilterra, che
valutarono la scelta del sovrano delle Due Sicilie come
un atto di insubordinazione. Secondo Paolo Mieli, il riuto di Ferdinando II fu determinante nel danneggiare
irrimediabilmente i rapporti con la Gran Bretagna, poich tale atto fu interpretato dal governo di Londra come
un eloquente segnale che indicava una precisa volont del
governo borbonico: liberare il Regno delle Due Sicilie da
qualsiasi condizione di subalternit, elevandolo al rango
di medio-grande potenza.
Secondo talune interpretazioni revisioniste, le politiche
adottate da Ferdinando II nelle relazioni diplomatiche e
il conseguente contrasto con l'Inghilterra furono tra le circostanze che determinarono una convergenza di interessi
internazionali verso l'annessione delle Due Sicilie al Piemonte. Per taluni autori, infatti, il processo di annessione sarebbe stato una operazione pianicata, attuata con il
palese sostegno della Gran Bretagna[76] .

Il conte di Clarendon si scagli contro Ferdinando II, al


quale, a suo dire, le potenze progredite dovevano imporre
di ascoltare la voce della giustizia e dell'umanit.[80]

3.3.3 I progressi delle Due Sicilie in campo marittimo


Secondo alcuni loni revisionisti il contrasto diretto tra
la Gran Bretagna ed il Regno delle Due Sicilie avrebbe avuto radici nella progressiva aermazione di quest'ultimo quale potenza marinara posta al centro del
Mediterraneo, e, quindi, in diretto contrasto con gli interessi inglesi[81][82] . A tal proposito, diverse fonti riportano come, in particolare sotto il regno di Ferdinando II
di Borbone, la marina mercantile napoletana fosse progressivamente cresciuta dalle 5.328 unit (102.112 tonnellate) del 1834 alle 9.847 unit (259.917 tonnellate) del
1860, e come, soprattutto, fosse mutata la tipologia del
naviglio a favore di unit a pi elevato tonnellaggio, le
quali consentivano, quindi, di condurre traci commerciali su lunghe distanze[83][84] . Il proposito del sovrano di
migliorare progressivamente l'inuenza commerciale della propria Marina nel Mediterraneo era in netto contrasto
con la strategia inglese di dominio dei traci sui mari; i
lavori per l'apertura del canale di Suez erano appena iniziati e dunque le Due Sicilie avrebbero potuto interferire
negli interessi inglesi di traco tra la madrepatria e le
Indie.[85]

6
3.3.4

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO


La disputa territoriale sull'isola Ferdinandea

Anche la contesa su Ferdinandea, un'isola di circa quattro chilometri quadrati emersa dal mare, nel luglio del
1831, tra Sciacca e Pantelleria e, quindi, entro le acque
territoriali siciliane, viene generalmente considerata come un'altra causa di contrasto tra la Gran Bretagna e le
Due Sicilie. La disputa sull'isolotto cominci con la presa di possesso dello stesso da parte della Gran Bretagna,
che, da Malta, invi la corvetta Rapid, comandata dal tenente di vascello Charles Henry Swinburne, per sbarcare sull'isola alcuni fanti anch la occupassero. L'atto
dei britannici, viene considerato, da Paolo Mieli, sproporzionato, se si considerano esclusivamente le dimensioni dell'isola. Il giornalista italiano, infatti, interpreta
l'occupazione inglese di Ferdinandea come un segno inequivocabile delle mire britanniche sulla Sicilia, dalla quale Londra importava, non solo prodotti agroalimentari,
ma soprattutto lo zolfo e che, quindi, avrebbe avuto interesse a tenere sotto il proprio controllo[71] . Il 10 agosto,
dunque, gli inglesi piantarono per primi il loro vessillo
sull'isolotto, che fu battezzato isola di Graham. Il 17 agosto, tuttavia, ritenendo la neonata isola posta all'interno
delle proprie acque territoriali, lo Stato borbonico ne rivendic l'appartenenza dandole il nome del proprio sovrano. Questa disputa, risolta velocemente con la scomparsa dell'isola a ne dicembre[86] , generalmente interpretata come un altro indice della volont di Ferdinando
II di aermare le Due Sicilie come potenza marinara tesa al controllo del Mediterraneo centro-meridionale[82] ,
in contrasto diretto con gli interessi inglesi.

3.3.5

La questione dello zolfo siciliano

Secondo alcuni storici revisionisti, il comportamento degli inglesi sembrerebbe correlato anche con la questione
dello zolfo siciliano[87][88] . Tale preziosa materia prima
era gestita dalla Gran Bretagna in regime di monopolio,
in virt di una concessione fatta nel 1816 da Ferdinando I.
A quei tempi, lo zolfo era una risorsa strategica per la fabbricazione di polvere da sparo, e la produzione delle miniere siciliane copriva l'80% della domanda mondiale[89] .
Nel 1836, Ferdinando II ritenne svantaggiose per le casse dello Stato le condizioni economiche della concessione assegnata agli inglesi, che traevano protto dal minerale comprandolo a un costo molto basso e rivendendolo a prezzi elevati, senza garantire un buon introito al
suo regno.[37] Il sovrano, che nel frattempo aveva ribassato il dazio scale sul macinato e rimossa la parte detta
consumo rurale, si trovava in condizione di dover cercare altri mezzi con cui incamerare contributi per le casse
del regno. La soluzione sembr arrivare dalla Francia nel
tentativo di modicare la partnership commerciale con
gli inglesi. La gestione dello zolfo venne cos adata ad
una ditta francese, la Taix & Aycard di Marsiglia, che lo
avrebbe pagato almeno il doppio rispetto agli inglesi.[37]

tagna che, oltre a preannunciare il sequestro delle navi


siciliane,[90] mand nel 1840 una otta navale nel golfo
di Napoli, l'ordine era di bloccare le navi battenti bandiera delle Due Sicilie. Ferdinando II come risposta ordin l'embargo contro tutti i legni mercantili britannici
presenti nei porti del regno o lungo le sue coste[91] . Il
tutto sarebbe sfociato in una vera e propria guerra se il
sovrano francese Luigi Filippo non fosse riuscito a fare
da arbitro tra i due stati. La contesa venne conclusa con
l'annullamento da parte dello Stato borbonico del contratto stipulato con la Taix Aycard,[92][93] l'obbligo di rifondere agli inglesi le perdite che sostenevano di aver avuto
causa la rescissione del contratto, e di rimborsare ai francesi il mancato guadagno derivante dall'annullamento del
nuovo accordo.[37]

3.3.6 La guerra di Crimea e la politica estera di


Cavour
La politica estera voluta da Ferdinando II, secondo alcune interpretazioni storiograche, si estrinsec anche nella
scelta di restare neutrale nella guerra di Crimea, non concedendo l'uso dei suoi porti alle otte inglesi e francesi[94] ,
il che gli alien non poche simpatie. Secondo Paolo Mieli,
la guerra di Crimea fu per Ferdinando II l'occasione per
aermare nuovamente le Due Sicilie come stato libero
da qualsiasi forma di subalternit. Dopo essersi dichiarato neutrale, infatti, Ferdinando II adott ogni provvedimento possibile per non favorire il fronte anglo-francese.
Il governo borbonico, infatti, eman disposizioni sanitarie, giusticate dall'epidemia di colera sviluppatasi in Crimea, che obbligavano i vascelli provenienti dall'Impero
ottomano ad una quarantena di quindici giorni. Inoltre,
viet il rilascio di passaporti ai cittadini siciliani, temendo che avversatori isolani della dinastia si potessero arruolare nella Legione anglo-italiana, composta da fuoriusciti politici italiani[71] . In conseguenza di ci, il 7 agosto 1855, il primo ministro britannico Palmerston, in una
seduta della Camera dei Comuni, accus il governo di
Napoli di essersi schierato a favore dell'Impero russo,
poich, secondo il capo del governo britannico, il Regno
delle Due Sicilie ne era divenuto uno Stato vassallo. Per
Palmerston, quindi "il regno borbonico aveva dimostrato
sfrontatamente la sua ostilit alla Francia e all'Inghilterra
vietando l'esportazione di merci che il suo stato di neutrale gli avrebbe consentito tranquillamente di continuare a
tracare"[71] ..

Dierentemente da Ferdinando II, in tutto il decennio


precedente l'unit d'Italia, Cavour fu molto attivo nella
diplomazia europea per assicurare allo Stato sabaudo la
simpatia, se non l'alleanza, di Inghilterra e Francia. noto, infatti, che nel 1855 egli invi un contingente di truppe per combattere a anco di quelle inglesi nella Guerra
di Crimea. In questo modo, si guadagn un seggio alla
successiva conferenza di pace, dove riusc far prendere ai
rappresentanti inglesi e francesi una posizione sulla queTutto ci provoc una forte reazione della Gran Bre- stione italiana. L'amicizia piemontese con la Gran Bre-

3.3

La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie

tagna venne confermata dalla visita di stato che re Vittorio Emanuele II fece alla Regina Vittoria[6] al termine del conitto. Sul fronte diplomatico francese, invece, Cavour riusc ad avvicinare a s Napoleone III e lo
fece, secondo quanto riportato da Gigi Di Fiore, anche
grazie alle arti seduttive di una sua parente nei confronti dell'Imperatore[95] . L'amicizia con la Francia da parte
del Piemonte si concretizz in alleanza militare con gli
accordi di Plombires, che posero le basi per la collaborazione tra francesi e sabaudi contro l'Austria durante la Seconda guerra di indipendenza italiana e per la
successiva annessione della Lombardia al Piemonte.

3.3.7

Le dichiarazioni di Gladstone

Queste lettere ebbero un vasto diusione e provocarono


un vasto eco nell'opinone pubblica europea.
Nell'introduzione alle lettere, era scritto, tra l'altro:
Le due lettere vennero anche date alle stampe divenendo
note come: Two Letters to the Earl of Aberdeen, on the
State Prosecutions of the Neopolitan Government; ebbero
diverse ristampe[110] e ne venne pubblicata anche una loro traduzione in francese, intitolata Deux Lettres Au Lord
Aberdeen Sur Les Poursuites Politiques Exerces Par Le
Gouvernement Napolitain. Le missive, dunque, si diusero in tutta Europa e le aermazioni in esse contenute furono accreditate come vere. A nulla valsero i tentativi del governo borbonico di smentire le asserzioni del
britannico[111] . La diusione di tali assunti, inoltre, cost le dimissioni del primo ministro napoletano Giustino
Fortunato, per non aver informato il re della vicenda[112] .
Secondo Gianni Oliva la denuncia di Gladstone era data dalla preoccupazione che il regno borbonico, dopo gli
eventi del 1848, avrebbe continuato ad essere un fattore d'instabilit politica senza un suo cambiamento su
posizioni meno rigide[113] .
Immediatamente dopo la loro pubblicazione, le accuse di
Gladstone suscitarono reazioni tra i contemporanei, ed i
primi commenti in risposta alle lettere si concentrarono
sulla confutazione delle aermazioni del politico britannico. Alphonse Balleydier, ad esempio, in La vrit sur les
aaires de Naples, rfutation des lettres de m. Gladstone,
si propose di demolire gli assunti su cui Gladstone basava
le sue "fabuleux chafaudage", deplorando, tra l'altro, il
fatto che una volta giunto a Napoli, in luogo di visitare il
ministro Fortunato o rendere omaggio al sovrano, si fosse recato subito nelle prigioni a parlare con i pi accaniti
avversari del governo napoletano[114] ivi detenuti.
Sempre in Francia, Jules Gondon, al ne di respingere le
accuse di Gladstone, pubblic il libro La terreur dans le
royaume de Naples, lettre au right honorable W.E. Gladstone en rponse ses Deux lettres lord Aberdeen[115] . Il
conte Walewski, ambasciatore francese che soggiorn a
Napoli per quasi due anni, scrisse, invece, una lettera a
Lord Palmerston, in cui aerm:

William Gladstone

Il politico conservatore del Regno Unito William Gladstone, tra l'autunno del 1850 e l'inverno del 1851, soggiorn a Napoli, con la sua famiglia, per circa quattro
mesi: la motivazione uciale del suo viaggio riguardava i problemi di salute di una delle sue glie, Mary, di
soli 3 anni. Rientrato in patria, in febbraio, scrisse due
lettere al Parlamento britannico, in cui sosteneva che lo
Stato borbonico fosse in una terribile situazione sociale. Gladstone, assistette a Napoli al processo contro Luigi
Settembrini e Carlo Poerio e si reco' a visitare il carcere di
Nisida, nel quale erano incarcerati senza distinzione e nelle medesime condizioni i detenuti politici e i delinquenti
civili[109] ; nelle lettere scrisse di essere rimasto scioccato
dalle condizioni in cui versavano i detenuti[7] .

Ad ogni modo, taluni autori collocano le lettere di


Gladstone tra gli episodi che potrebbero essere ascritti all'ipotesi del complotto internazionale ai danni delle
Due Sicilie. Gli antirisorgimentali, infatti, ritengono che
le denunce sul presunto malgoverno dei Borbone fossero
un chiaro appoggio ai liberali italiani e che esse avrebbero permesso a piemontesi e inglesi di indebolire la posizione delle Due Sicilie nello scacchiere della diplomazia
internazionale[37] . Secondo Gigi Di Fiore, la motivazione
uciale della visita di Gladstone a Napoli, cio i problemi di salute di sua glia, fu soltanto un pretesto: in realt,
il motivo del viaggio sarebbe stato quello di relazionare
il governo di Londra circa gli eventi del 1848 nelle Due
Sicilie. Inoltre, per Di Fiore, le lettere di Gladstone sarebbero state nalizzate esclusivamente a screditare lo Stato
borbonico[111] .

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

Paolo Mieli, sposando la tesi della cospirazione orchestrata dai due politici britannici, arriva a sostenere che
Palmerston e Gladstone furono "i pi implacabili nemici
della dinastia napoletana"[71] .
In particolare, alcuni autori hanno sostenuto che le aermazioni di Gladstone fossero false, che egli non sarebbe mai entrato in alcun carcere borbonico e che quanto da egli riportato sarebbe stato partorito dalla mente
del politico inglese di concerto con il segretario di stato
per gli aari esteri del governo britannico, Lord Palmerston. Ad esempio, Giacinto de' Sivo in Storia delle Due
Sicilie sostenne che Gladstone fosse stato inviato a Napoli "col segreto onorevole ucio", conferitogli da Palmerston, di divulgare calunnie riguardanti lo stato delle
cose nel reame di Sua Maest Siciliana[117] . Domenico
Razzano, invece, nell'opera La Biograa che Luigi Settembrini scrisse di Ferdinando II sostenne che Gladstone,
tornato a Napoli tra il 1888 e il 1889, avrebbe confessato
di non essere mai stato in alcun carcere e di aver scritto
le due missive dietro incarico di Palmerston, basando le
sue dichiarazioni sulle aermazioni di alcuni rivoluzionari antiborbonici[118] . Anche Di Fiore riporta che, a distanza di quaranta anni, il politico britannico sarebbe stato costretto a smentire le aermazioni contenute nelle sue
missive, ammettendo che le sue denunce sarebbero state
da lui stesso inventate e che egli non avrebbe visitato alcun penitenziario napoletano[111] . In un articolo comparso sulla pubblicazione Rassegna storica del Risorgimento, Maria Gaia Gajo, per, avanza dei dubbi in merito
alla possibilit di un'intesa tra Palmerston e Gladstone,
poich, ritiene assurdo che, un liberale ed un conservatore (che in passato si era dimostrato un tenace oppositore
della linea politica di Palmerston) avessero potuto collaborare in tal senso[119] . Ai dubbi sull'eettiva presenza di
Gladstone nelle carceri borboniche si ricollega un documento che indusse coloro che lo hanno considerato come
un elemento probatorio. Un memorandum per S. M. Ferdinando II del 22 marzo 1850, che descrive le visite di un
personaggio distinto a due carceri napoletane e le conversazioni intrattenute con le autorit delle prigioni, riguardo al trattamento dei detenuti (sia comuni, sia politici), e
con i detenuti politici stessi (e con il Carlo Poerio in particolare), stato, talvolta, interpretato come prova della
presenza del Gladstone in quei luoghi[120] . Il documento,
per, risale a circa un anno prima delle presunte visite di
Gladstone e, secondo Nunzio Coppola, esso riporterebbe,
invece, della visita eettuata, il 20 marzo 1850, dal deputato inglese Alexander Baillie-Cochrane ai penitenziari
partenopei[121] .
Nelle sue missive Gladstone fece ampio riferimento alla
prigionia che Carlo Poerio scont sotto il governo borbonico, spendendo, a giudizio di Gigi Di Fiore, parole di
fuoco, per il liberale napoletano[111] . Ferdinando Petruccelli della Gattina, in un articolo pubblicato, il 22 gennaio
1861, sul giornale Unione di Milano, parl di Gladstone e di Poerio, senza, peraltro, negare l'imprigionamento
di quest'ultimo:

La gura di Poerio, come persona di riferimento dei liberali napoletani, quindi, sarebbe stato una creazione mediatica, costruita ad hoc per incarnare la gura del tipico rivoluzionario liberale da contrapporre ad un'altra
creazione mediatica, il mostro Bomba", frutto, secondo
Harold Acton, di una stampa, da un lato, suggestionata
dal giocoliere Gladstone e, dall'altro, disprezzata dallo
stesso Ferdinando II[123] ; il Cotugno, in merito alle aermazione del Petrucelli sul Poerio, riporta che: dimentico
di quel che aveva scritto in onore del Poerio nel suo libro
su "La Rivoluzione di Napoli del 1848", per odio di parte,
lo aggrediva con plateali insulti ne I moribondi del Palazzo
Carignano[124] . Nel 1885, l'ex Ministro degli esteri inglese lord James Howard Harris, III conte di Malmesbury, richiamando il caso Poerio nelle sue memorie, scrisse che le torture denunciate relativamente al Poerio non
avrebbero potuto corrispondere a verit poich, avendolo incontrato alla Camera dei Lords (a Londra) tre mesi
dopo la sua liberazione dalla prigione borbonica avvenuta
nel 1859, nove anni dopo la visita di Gladstone, lo ritenne
in buone condizioni siche
Secondo alcuni storici la linea assunta dal re Ferdinando
II verso i condannati per reati politici non sarebbe stata delle pi dure. Tra il 1851 ed il 1854, riporta Angela
Pellicciari, i tribunali meridionali comminarono 42 condanne a morte per delitti politici, ma, non ne fu eseguita
alcuna, poich furono tutte commutate da Ferdinando II
(19 in ergastoli, 11 in trenta anni di reclusione e 12 in
pene minori)[126] , viceversa Lord James Howard Harris,
nella stessa pagina delle sue memorie in cui parla di Poerio, osserva che a Napoli i prigionieri politici venivano tenuti in carcere per anni, senza condanna, prima di subire
un processo.
Una parte della stampa italiana, seguendo l'eco delle dichiarazioni di Gladstone, che continu a propagarsi negli
anni, si scagli contro il sistema carcerario borbonico. Il
19 marzo 1857, il "Corriere Mercantile" di Genova, quindi l'Italia del Popolo nell'aprile dello stesso anno pubblicarono articoli in cui si sosteneva che nelle carceri meridionali era adoperata la cua del silenzio[127] , che sarebbe
stata inventata da Baione, ispettore di polizia di Palermo, ed utilizzata soprattutto nei riguardi di due prigionieri politici Lo Re e De Medici,[128] , il console generale
delle Due Sicilie a Genova rispose al Corriere Mercantile
dichiarando falso che a Napoli sia stato istituito lo strumento di tortura qualicato cua del silenzio[129] . Nel
1863, ancora, Pietro Corelli sostenne che, dopo l'arresto
di Francesco Riso, in seguito alla rivolta della Gancia, la
polizia di Palermo, avrebbe minacciato di adoperare la
cua del silenzio su costui, se egli non avesse rivelato i
nomi degli altri rivoltosi[130] . Si trattava, in sostanza, di
uno strumento di tortura composto da una serie di fasce
metalliche, da assicurare intorno alla testa del detenuto,
e recante una lingua di ferro ricurva che entrava nella
bocca no al palato per impedire a questi di parlare. A
queste aermazioni, risalenti al periodo risorgimentale,
la storica revisionista Pellicciari, ribatte aermando che

3.3

La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie

tale dispositivo di costrizione, sarebbe stato ampiamente


adoperato dal sistema carcerario britannico[131] , e sarebbe stato sconosciuto a Napoli e mai impiegato nei penitenziari delle Due Sicilie[127] . Secondo il Dizionario biograco degli italiani la cua del silenzio venne usata dal
capo della polizia siciliana Salvatore Maniscalco durante l'azione repressiva susseguente al moto di Mezzojuso
(1856) capitanato da Francesco Bentivegna e la caccia
alla banda armata di Salvatore Spinuzza[132]
3.3.8

La questione degli aiuti stranieri ai Mille

Lo sbarco dei Mille a Marsala da un disegno di un uciale


osservatore, a bordo di una nave inglese.

Secondo pi fonti revisioniste, il governo inglese avrebbe rivestito un ruolo importante nella spedizione dei Mille, nanziando la campagna militare di Garibaldi con 3
milioni di franchi francesi,[11] forniti anche con il contributo della massoneria statunitense e canadese.[12] Prima che i Mille giungessero in Sicilia, il contrammiraglio
George Rodney Mundy, vicecomandante della Mediterranean Fleet della Royal Navy, aveva ricevuto ordine, dal
suo governo, di assumere il comando del grosso delle unit navali della sua otta e di incrociare nel Tirreno e nel
canale di Sicilia, eettuando frequenti scali nei porti siciliani, oltre che a scopo intimidatorio, come riporta Alberto Santoni[133] , e di raccolta di informazioni, anche al
ne di attenuare la capacit di reazione borbonica, come
sostiene Roberto Martucci[134] .

sell sostenne che l'invio di navi britanniche presso Marsala era stato ordinato dall'ammiraglio Fanshawe[144] , in
seguito alle richieste di protezione avanzate dai numerosi sudditi inglesi, aventi case e interessi commerciali a Marsala (come i magazzini vinicoli di Woodhouse
e Ingham)[142] , preoccupati dalla voce di una possibile
insurrezione siciliana e del progetto della spedizione di
Garibaldi. Lord Russell, basandosi anche sul dispaccio
telegraco spedito dall'uciale in capo dell'Intrepid ricevuto dall'ammiragliato, cos ricostru la vicenda: mentre era in corso lo sbarco dei garibaldini una fregata
ed un vapore della marina militare napoletana si avvicinarono a Marsala, ma si astennero dallo sparare sulle
navi garibaldine e sugli uomini durante lo sbarco, per
quanto l'uciale dell'Intrepid aermasse che avessero
l'opportunit di far fuoco su entrambi gli obiettivi. Successivamente allo sbarco il comandante del vapore napoletano chiese a Marryatt, comandante dell'Intrepid di
prendere possesso dei due vascelli, l'uciale inglese riut non avendo ricevuto istruzioni contrarie all'ordine
di condotta del governo inglese di mantenersi neutrale.
Lord Russell aggiunse che sembrerebbe che il comandante napoletano avesse chiesto il richiamo a bordo dei vascelli inglesi degli uciali eventualmente a terra, richiesta prontamente accetta ed eseguita con l'innalzamento
dell'apposito segnale sul pennone, dopo l'imbarco degli
uciali inizi il bombardamento da parte delle due navi
borboniche; questa richiesta, secondo Lord Russell potrebbe essere interpretabile come un atto di cortesia internazionale da parte dell'uciale borbonico ma rimarc
non implicasse che le due navi inglesi si opponessero al
suo fuoco. Il rappresentante inglese concluse la sua risposta aermando che non risultava che l'uciale inglese abbia ecceduto nello svolgere suo dovere, e trovandosi
col per proteggere gli interessi britannici nulla fece di
pi[145] .

Al momento dello sbarco a Marsala, erano presenti due


navi da guerra britanniche nei pressi della costa. I due vascelli inglesi Argus e Intrepid, giunsero circa tre ore prima
della comparsa delle navi Piemonte (a bordo della quale
si trovava Garibaldi) e Lombardo[135] . tuttora controverso il motivo della presenza delle imbarcazioni inglesi
a Marsala[136] , diversi storici revisionisti e fonti sia coeve
che moderne danno per certo che essa fosse diretta ad appoggiare lo sbarco dei garibaldini[137][138][139][140] . Secondo D. M. Smith, le navi borboniche arrivarono a distanza
di tiro quando i garibaldini erano tutti sbarcati[141] .
Xilograa dell'Illustrated London News ragurante una folDopo lo sbarco, vi fu a tal proposito un dibattito nel la festante durante il passaggio di Garibaldi nel corso del suo
parlamento della Gran Bretagna, durante il quale il de- soggiorno londinese del 1864.
putato Sir Osborne accus le imbarcazioni britanniche
di aver favorito l'approdo di Garibaldi a Marsala[142] . Lo stesso Garibaldi, durante il suo viaggio in Inghilterra
Nella seduta parlamentare del 21 maggio 1860, Osbor- compito nel 1864, il 16 aprile durante un pubblico discorne chiese se corrispondesse a verit quanto era stato ri- so al Crystal Palace Londra, ove era invitato dal Comitato
portato da alcuni giornali sulla vicenda[143] . Lord Rus- Italiano, ringrazi ampiamente l'Inghilterra per l'aiuto ri-

10

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

cevuto: ... L'Inghilterra ci ha aiutato nei buoni e cattivi


giorni. Il popolo inglese ci prest assistenza nella guerra
dell'Italia meridionale, ed anche ora gli ospizi di Napoli sono in gran parte mantenuti dalle largizioni mandate
da qui. ... Se non fosse stato per l'Inghilterra gemeremmo
tuttavia sotto il giogo dei Borboni di Napoli. Se non fosse
stato pel governo inglese, non avrei mai potuto passare lo
stretto di Messina. Concittadini il nostro arrivo a Napoli
sarebbe stato impedito, se fosse stato possibile, dagli stessi
despoti che oggi si sforzano di schiacciare la povera e piccola Danimarca[146] . ... e, dopo altre frasi inneggianti
all'Inghilterra concludeva il discorso promettendo che sarebbe stato pronto contraccambiare l'aiuto ad accorrere
per assistere l'Inghilterra, se questa fosse stata attaccata e
invasa da un nemico[147][148] .
Alcuni storici sostengono, che non vi siano prove dirette
di un'azione inglese volta a rovesciare il governo borbonico. A tal proposito, la storica Lucy Riall, autrice di un saggio sulla demitizzazione di Garibaldi scrive: Tuttavia,
pur tenendo presenti i vantaggi derivanti dall'aiuto britannico, non vi alcuna prova che il governo della Gran
Bretagna avesse cospirato con Garibaldi per rovesciare la
monarchia borbonica[149] . Si osserva inoltre che gli inglesi non ostacolarono l'organizzazione e il funzionamento di una struttura borbonica nell'isola di Malta, a quel
tempo possedimento inglese, che, a partire dalla caduta
del Regno delle Due Sicilie, organizzava e spediva aiuti
e volontari sul continente, tra cui la spedizione di Borjes
salpato da Malta con 21 uomini armati, per alimentare
la rivolta antiunitaria, questo nonostante le rimostranze
italiane espresse sia sull'isola che a Londra, arrivando ad
arrestare due uciali della Marina italiana per un alterco
con redattori di un giornale maltese loborbonico[150] .
L'inventore statunitense Samuel Colt, aliato alla loggia massonica St Johns del Connecticut,[11] or
all'esercito garibaldino 100 armi da fuoco che comprendevano rivoltelle e carabine, approttando di poter pubblicizzare i suoi prodotti.[151] Dopo la conquista della
Sicilia, Garibaldi sembr soddisfatto delle armi fornite
ed acquist da Colt 23.500 moschetti al costo di circa
160.000 dollari.[151] Garibaldi invi poi una lettera di ringraziamento all'inventore americano e Vittorio Emanuele
II gli don una medaglia d'oro.[151]

liche, i comandi e lo stipendio. La formula and a buon


ne e i garibaldini avrebbero avuto dalla loro parte circa
2300 uciali[9][10] .
Un esempio quello di Tommaso Clary, comandante del
forte di Milazzo, che, secondo Giuseppe Butt, "fu vile o
traditore".[152]
Un altro uciale accusato di tradimento fu Guglielmo
Acton, nipote di John e cugino di secondo grado di Lord
Acton. Con il grado di capitano di fregata, Acton era
comandante della corvetta Stromboli[153] , una delle navi
della otta borbonica che, nella mattinata dell'11 maggio
1860, avevano l'incarico di dare la caccia ai due vapori
piemontesi che i servizi borbonici avevano indicato trovarsi nel tratto di mare compreso tra Trapani e Sciacca
e che non contrastarono, se non con forte ritardo[154] , lo
sbarco dei Mille a Marsala. L'Acton fu sottoposto ad inchiesta per il suo comportamento durante lo sbarco; il giudizio della commissione della marina napoletana sulla sua
condotta fu che essa era stata irreprensibile; comunque fu sospeso per due mesi nch venne assegnato al
Monarca in armamento presso il cantiere navale di Castellammare di Stabia.[155] Dopo l'Unit, Guglielmo Acton fu nominato ammiraglio del Regno d'Italia divenendone, in seguito, anche senatore e Ministro della Marina
del Governo Lanza (14 dicembre 1869 - 10 luglio 1873)
dal 15 gennaio 1870 al 5 agosto 1872.
La battaglia di Calatami, dipinta sovente dalla storiograa come un'eroica impresa garibaldina,secondo alcuni autori sarebbe stata solamente una farsa. Il generale
borbonico Francesco Landi fu colpevole, secondo Butt,
di una vergognosa condotta dopo il fatto d'armi di Calatami che ...segn la caduta della Dinastia delle Due
Sicilie.[152]

Nonostante la netta superiorit numerica del suo esercito, Landi ritir le proprie truppe dal campo di battaglia,
permettendo ai Mille di poter avanzare senza troppi disagi a Palermo.[156] Accusato di tradimento, fu destituito e
connato ad Ischia per ordine di Francesco II. Landi mor
il 2 febbraio 1861, secondo Di Fiore, di crepacuore per
essere stato ingannato dai garibaldini, i quali gli avrebbero promesso una somma di 14.000 ducati depositata
al Banco di Napoli ma, in realt, ne avrebbe trovati solo
14.[157] . Raaele De Cesare smentisce la sua morte per
crepacuore, riportando che mori' dopo alcuni giorni di
3.3.9 L'ipotesi di tradimento degli uciali borbo- malattia, ed aggiunge che uno dei suoi gli, per difendernici
ne la memoria, scrisse a Garibaldi invocando la sua testimonianze, Garibaldi rispose smentendo l'accusa di corruGli autori appartenenti ad alcuni loni revisionisti sosten- zione con una lettera che fu poi pubblicato in un giornale
gono che in aggiunta al supporto britannico e america- di Napoli[158] .
no, i Mille ebbero dalla loro parte anche il rinnegamento
Secondo la Pellicciari la somministrazione di denaro da
di numerosi uciali delle Due Sicilie, reso possibile soparte del conte Carlo Pellion di Persano, fatta il 31 agoprattutto dalle sovvenzioni nanziarie dell'Inghilterra. I
sto 1860, a Salvatore Pes, marchese di Villamarina a
franchi, che sarebbero stati forniti dai britannici furono
Giuseppe Devincenzi Eugenio Fasciotti e al comitato
convertiti in piastre turche (la moneta usata a quel tempo
d'ordine cavouriano (che si opponeva al comitato d'azione
nel commercio internazionale) e sarebbero stati sfruttamazziniano) riportata nelle pagine del diario del conte
ti in gran parte per garantire ai traditori il reclutamento
Carlo Pellion di Persano, sarebbe una prova della pratica
nell'esercito del nuovo Stato, conservando il grado, le qua-

3.4

Commistioni con la camorra

11

della corruzione. In questo passaggio del diario, riportante una lettera scritta a Cavour, sembrerebbe che Persano potesse disporre di grosse cifre da adoperare per foraggiare i sostenitori della causa unitaria: Ho dovuto Eccellenza somministrare altro denaro. Ventimila ducati al
Devincenzi, duemila al console Fasciotti, giusta invito del
marchese di Villamarina, e quattromila al comitato. Sebbene tutto questo sia fatto secondo le formole, che ho stabilite, perch non un soldo passi per le mie mani, pure questa faccenda di denaro m'intisichisce[159] . Infatti secondo
la Pellicciari l'ammiraglio e futuro ministro della Marina,
fu tra i mandatari di Cavour che ebbero il compito, dopo
la conquista garibaldina della Sicilia, di assicurarsi i servigi, non solo degli uciali borbonici, ma anche di esponenti della nobilt e della classe politica meridionale[160]
rispetto all'entrata in campo della monarchia sabauda. Il
6 agosto 1860, nel suo diario, scritto mentre era nella rada
di Napoli a bordo della Maria Adelaide, dopo aver incontrato personalit del regno quali Leopoldo conte di Siracusa e zio di re Francesco II, Liborio Romano, ed appresa la notizia delle dimissioni del generale Nunziante cos
sintetizza nella parte conclusiva di una missiva scritta al
primo ministro piemontese: Termino col dargli la buona
notizia che possiamo oramai far conto sulla maggior parte
dell'ucialit della regia marina napoletana[161] .

Romano, un ex carbonaro che, quando ancora ricopriva


la carica di Ministro di polizia sotto Francesco II, inizi
a trattare segretamente con Cavour e Garibaldi e strinse
accordi con la Camorra, nalizzati ad agevolare l'avvento
del nuovo assetto istituzionale.

3.4

Non univoca la ricostruzione della posizione assunta dalla camorra nei rapporti tra governo borbonico e
opposizione liberale, dopo il 1849. Secondo Marcella
Marmo[165] , i camorristi avrebbero mantenuto una posizione di equidistanza fra potere regio e liberali napoletani, ben sintetizzata da una loro canzoncina, citata anche da Salvatore Lupo[166] : nuje nun simm' cravunar' [carbonari],/nuje nun simm' rialist',/ma facimm' 'e
camorrist',/famm' 'n c... a chill'e a chist'".

Commistioni con la camorra

Liborio Romano

Nel raccontare il tardo XVIII secolo, Gigi Di Fiore riporta che, all'epoca, la camorra era attiva nella gestione
del gioco d'azzardo e nello sfruttamento della prostituzione. L'autore poi riporta un passaggio dei giornalisti
Ferdinando Russo e Ernesto Serao in cui costoro descrivono lo sviluppo storico delle commistioni che sarebbero
esistite fra camorra e stato: Sotto i Borboni la camorra
era un'organizzazione tollerata in piena luce e richiesta di
servigi non infrequenti. Ai tempi del cardinale Ruo era
lo stato maggiore delle orde reazionarie. Ai tempi del Del
Carretto, capo della polizia, era l'alleato politico e poliziesco del governo. L dove la sagacia dei commissarii e
il braccio rude dei feroci non riusciva a colpire, riusciva
al camorra[162] . Fino al 1848, riporta Marc Monnier, la
camorra sarebbe stata utilizzata come una sorta di polizia scismatica[163] , in seguito ad una insana alleanza con
la polizia: la camorra avrebbe provveduto alla repressione dei piccoli reati come sorveglianza delle prigioni, dei
mercati, delle bische, delle case di tolleranza e di tutti i
luoghi malfamati della citt", mentre la polizia cittadina
avrebbe tollerato le attivit dei camorristi[164] .

Secondo la ricostruzione revisionista ., Ferdinando II avvi una campagna di repressione contro la camorra, allo scopo di spezzare quell'alleanza istituzioni-criminalit,
che si era generata. La risposta dei camorristi fu di tipo
politico e si sarebbe concretizzata in una nuova alleanza,
questa volta con i liberali[164] . Ponendosi al servizio del
movimento liberale, la camorra favoriva la causa unitaria, tanto che, il 2 novembre 1859, Francesco II avrebbe
riferito all'ambasciatore austriaco a Napoli degli elevati
timori che i capi della camorra potessero organizzare una
insurrezione e degli sforzi del governo meridionale per
scongiurare tale ipotesi. Nel giugno del 1860, il Foreign
Oce britannico, veniva informato da Henry George Elliot, plenipotenziario inglese a Napoli, che bande armate di camorristi erano schierate e pronte per arontare
la mobilitazione della plebe ancora fedele alla dinastia
borbonica[164] .

Con l'approssimarsi di Garibaldi a Napoli e lo spostaUna parte della critica revisionista pone l'accento anche mento di re Francesco II ed esercito a Gaeta, Liborio
sulle modalit con cui agli arteci del Risorgimento si Romano, Prefetto di polizia passato alla fazione lounisarebbero serviti della criminalit organizzata per addi- taria, provvide ad inquadrare i malavitosi nella guardia
venire al ne dell'Unit. La trattazione verte su Liborio

12

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO


di commettere crimini ai camorristi che Romano aveva
rimesso in libert, sempre Romano adava a costoro il
potere di polizia[168] . Una volta ottenuto il potere, la camorra avvi una serie di assalti ai commissariati di polizia: nascondendosi dietro gli intenti rivoluzionari, i malavitosi esercitarono vendette personali contro i funzionari
della polizia borbonica che li avevano combattuti in passato. Cos, il camorrista Felice Mele, uccise a pugnalate
l'ispettore Perrelli; dopo l'omicidio, il Mele fu nominato
ispettore, in sostituzione del funzionario che egli stesso
aveva assassinato[171] .

Il 7 settembre 1860, aerma Di Fiore, Garibaldi entr


nella citt partenopea disarmato e senza scorta[172] , solo
grazie all'intervento della camorra": capeggiati dalla sanguinaria Marianna De Crescenzo, sorella di Salvatore e
detta la Sangiovannara, i camorristi assunsero il controllo
delle zone strategiche di Napoli, reprimendo l'attivit dei
loborbonici[164] . Come ricompensa, Garibaldi concesse
la grazia a Tore 'e Criscienzo[173] e conferm Romano
ministro dell'Interno.[174] A sua volta Romano ricambi
la Camorra e inser diversi membri dell'organizzazione
nelle istituzioni[175] , tra cui il capo camorrista SalvatoIl camorrista Salvatore De Crescenzo (Tore 'e Criscienzo)
re De Crescenzo[176] , adando loro incarichi di polizia
e facendo loro amministrare l'erogazione in tre anni di
75.000 ducati al popolo, secondo un decreto di Garibaldi
[177][178]
cittadina, facendo in modo che i camorristi diventasse- emanato nell'ottobre 1860.
[164]
ro i veri padroni della citt
. Romano, massone e Tuttavia Garibaldi, nelle sue memorie I Mille[179] , somazziniano, assegn alla camorra il compito di corpo stenne che i camorristi aborrivano i garibaldini, venendo
speciale di potere": i delinquenti furono nominati poli- quest'ultimi rappresentati dal clero locale come eretici, e
ziotti, "con tanto di coccarda", e, in quanto polizia ucia- scrisse che:
le, venivano stipendiati dallo Stato. Napoli fu consegnata
nelle mani della camorra. Dunque, al ne di mantenere accennando, inoltre, a trattative di uciali borbonici con
l'ordine all'arrivo di Garibaldi in citt Romano provvi- camorristi anch spargessero notizie di vittorie borbode a far scarcerare i camorristi detenuti per ottenere un niche e indicando la camorra come responsabile della ne
pugnalato poco
maggior appoggio: tra essi vi era il temuto Salvatore De del patriota Gambardella, mortalmente
[180]
[167]
dopo
l'ingresso
di
Garibaldi
a
Napoli
. Secondo GiCrescenzo, detto Tore 'e Criscienzo
. Gli accordi tra
gi
Di
Fiore,
per,
fu
proprio
nel
periodo
di transizione
costui, che era il capo riconosciuto della camorra, e Lidella
dittatura
di
Garibaldi
verso
l'avvento
della monarborio Romano furono presi quando il De Crescenzo era
chia
sabauda
che
la
camorra
a
Napoli
riusc
ad ottenere
ancora detenuto: egli, infatti, sotto il governo borbonico,
[168]
maggior
potere:
aveva trascorso 8 degli ultimi 10 anni in galera
. Secondo Salvatore Lupo, Liborio arruol chiunque potesse L'attivit della camorra prosperava attraverso il contrabservire a mantenere l'ordine pubblico durante il turbolen- bando, controllato dal solito De Crescenzo e da Pasquale
to periodo di transizione di potere, onde evitare il rischio Merolle. I camorristi, dicendo " roba d'o zi' Peppe", indi stragi e saccheggi ad opera degli elementi legittimisti tendendo appunto Giuseppe Garibaldi, facevano in mosimilmente a quanto avvenuto nel 1799 e 1848[169] : Li- do che le merci fossero sbarcate senza che venisse pagato
borio, infatti, scrisse nelle sue memorie che i camorristi il dazio alla dogana ed intascando essi stessi le somme
attendevano il momento per approttare di qualsivoglia che avrebbero dovuto essere pagate allo Stato[181] . Con
perturbazione avvenisse, di conseguenza per salvare, a un decreto del 26 ottobre 1860, a rma del pro-dittatore
suo giudizio, la citt da questi pericoli trov l'unico espe- Giorgio Pallavicino, fu stabilita l'erogazione di una pendiente di prevenire la triste opera dei camorristi oren- sione di 12 ducati al mese a Marianna la Sangiovannara,
do ai loro capi un mezzo per nobilitarli: e cosi pervenni cugina di Salvatore De Crescenzo[182] , e ad altre cinque
toglierli ai partiti del disordine, o almeno a paralizzar- donne, con la seguente motivazione[183] :
ne le tristi tendenze[170] . Aldo Servidio, per, nota un
Secondo Di Fiore, le beneciarie del provvedimento
paradosso in questa interpretazione dell'operato del Rosarebbero state tutte donne di camorra ricompensate
mano, sottolineando che era stato lo stesso Ministro di
con l'attribuzione di prebende, giusticata dai meriti
polizia a far rimettere in libert il grande e qualicapatriottici[185] . La circostanza riportata puntualmentissimo numero di camorristi dal cui operato criminale
te anche da Giacinto de' Sivo il quale la riporta come
egli voleva proteggere la citt: in sostanza, per impedire

3.6

I plebisciti

13

contemporanea alla chiusura provvisoria del Collegio del ro di astenuti e di contrari alle annessioni risult essere
Salvatore:
irrisorio.
Nel 1862, Salvatore De Crescenzo fu arrestato, e al mo- Lo Stato sabaudo utilizz le consultazioni plebiscitarie
mento di essere preso in custodia dal delegato di polizia per dimostrare la diusa volont degli Italiani di riunirNicola Jossa, incredulo di quanto stesse avvenendo, disse: si in un unico Stato e per legittimare, quindi, la politica
[19]
Il camorrista fu imprigionato a castel Capuano, quindi espansionistica attuata dal Piemonte . Giuseppe La Farina, in alcune epistole indirizzate all'abate Filippo Barnell'isola di Ponza e mandato al conno per 5 anni[187] .
Fra il 1863 e il 1864, in applicazione della legge Pica, tolomeo, sottoline come, per evitare la disapprovazione
delle potenze europee, fosse indispensabile, per Vittorio
furono tratti in arresto circa mille camorristi[188] .
Emanuele II, ottenere un qualche riconoscimento popolare per giusticare le annessioni territoriali e per impedire
che si parlasse di conquista[19] . Il re sabaudo era consa3.5 Violazione del diritto internazionale
pevole di non poter estendere la propria sovranit a popoli
che non avessero invocato il suo intervento; era consapeDurante l'assedio di Gaeta, Francesco II, l'8 dicembre vole che solo il consenso popolare avrebbe dato pretesto
1860 fece un proclama ai suoi sudditi, il cui contenu- alla diplomazia di aermare che gli italiani approvavano
to secondo Giordano Bruno Guerri, costituisce la sin- il nuovo Stato unitario[19] .
tesi della futura propaganda borbonica contro il Regno d'Italia[189] , tra le varie aermazionidove tra l'altro Sin dall'epoca dello svolgimento dei plebisciti
Francesco II disse: Io credetti in buona fede che il re d'annessione, infatti, non manc qualche voce cridi Piemonte, che si diceva mio fratello e mio amico, ... tica sul senso di tale suragio, come quella dell'ex
non avrebbe rotto tutti i trattati e violate tutte le leggi, Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di
per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivo, n Sardegna, il torinese Massimo D'Azeglio:
dichiarazione di guerra[190] . Alcuni loni revisionisti ri- Una critica simile fu mossa dal liberale britannico Lord
prendendo il tema della modalit di intervento militare Russell, in un dispaccio inviato a Torino il 31 gennaio
piemontese sostengono che l'unicazione, con particola- 1861:
re riferimento all'annessione del Regno delle Due SiciSullo stesso tema si espresse, il 30 aprile 1860, il
lie al Regno di Sardegna, sia avvenuta in violazione del
quotidiano inglese The Times commentando il plebiscito
diritto internazionale. A tal proposito, essi aermano che
per l'annessione della Savoia alla Francia:
l'entrata dell'esercito sabaudo nei territori delle Due Sicilie fu un atto illegale di aggressione, in quanto non pre- Critiche alle modalit di svolgimento dei plebisciti sono
ceduta da una formale dichiarazione di guerra[16][17][18] . state oggetto di trattazione da parte di accademici come
Di Fiore osserva inoltre che un comportamento simile a Denis Mack Smith e Martin Clark, che ha citato il prequello tenuto nelle Due Sicilie si veric anche in occa- detto brano del Times, e di alcuni altri autori revisionisione dell'apertura delle ostilit contro il Ducato di Mo- sti come Angela Pellicciari, secondo la quale le consuldena e lo Stato della Chiesa, nessuno dei quali beneci tazioni si sarebbero svolte senza tutela della segretezza
del voto e, talvolta, perno, in un clima di intimidaziodi una dichiarazione di guerra.[191]
ne, dato che, i plebisciti avevano il mero scopo di dare una parvenza di legittimazione popolare ad una decisione gi presa[197] . La Pelicciari, addirittura, denisce i
3.6 I plebisciti
plebisciti come una trua colossale considerandoli una
consultazione truccata[197] .
Le annessioni territoriali al Regno di Sardegna (e al
successivo Regno d'Italia), vennero raticate median- In particolare, la storica marchigiana cita aneddoti riguarte i cosiddetti plebisciti d'annessione[192] . Il concetto di danti le consultazioni plebiscitarie per l'annessione del
plebiscito, come consultazione elettorale per raticare il Ducato di Modena e del Granducato di Toscana. Filiptrasferimento di territori tra stati, si era aermato gi po Curletti, stretto collaboratore di Cavour e capo della
con la rivoluzione francese e l'originarsi del principio di polizia politica sabauda, aerm, nel suo memoriale, che
autodeterminazione dei popoli. Questo tipo di votazio- ai plebisciti modenesi, partecip un modesto numero di
ne, infatti, non era infrequente: basti pensare ai plebisciti aventi diritto e, alla chiusura delle urne, furono distrutte
svoltisi nel 1852 e nel 1870 che raticarono per due volte le schede degli astenuti. Dato l'elevato numero di assenla monarchia di Napoleone III di Francia. Tali consul- ti, inoltre, una pratica diusa fu quella di "completare la
tazioni prevedevano sostanzialmente le medesime moda- votazione" con l'introduzione nelle urne di schede dove la
lit di svolgimento: erano votazioni a suragio censita- preferenza era stata espressa dai sabaudi al ne di comrio, ovvero limitate a coloro che possedevano un certo pensare le assenze[197] . Tale pratica fu messa in atto in
censo, svolte per convalidare de iure situazioni di fatto. modo cos grossolano che, in alcuni collegi, al momenAi plebisciti risorgimentali, cui partecip solo l'1,9% del- to dello spoglio, il numero dei votanti risultava maggiola popolazione nazionale[193] , risult aver preso parte la re di quello degli aventi diritto[197] . In Toscana, secondo
maggioranza degli aventi diritto: in particolare il nume- quanto riportato da La Civilt Cattolica, le consultazio-

14

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

ni furono precedute da un'incalzante campagna stampa


dove si deniva nemico della patria e reo di morte chiunque non avesse votato per l'annessione[197] . Alle tipograe toscane, poi, fu commissionata la stampa di un gran
quantitativo di bollettini pro annessione, mentre fu scoraggiata la stampa di bollettini contrari all'unicazione.
Sempre la rivista gesuita aerm che si sarebbe abusato dell'ingenuit delle popolazioni delle aree rurali spingendole a recarsi alle urne poich, in caso contrario,
sarebbero incorse in sanzioni[197] .
Altri autori, come Roberto Martucci, corroborano le loro critiche ai plebisciti sottolineando, oltre l'esiguo numero degli astenuti, anche il numero irrisorio dei no
all'annessione: tali dati consentono al Martucci di denire il voto politicamente ininuente[198] . Al riguardo,
l'autore si soerma ad analizzare le modalit di voto ed
i risultati plebiscitari delle province siciliane, citando i
casi di Palermo (36.000 favorevoli e 20 contrari), dove
furono autorizzati a votare anche i cittadini sprovvisti di
certicato, poich "smarrito"; Messina (24.000 contro 8);
Alcamo (3.000 contro 14); Girgenti (2.500 contro 70);
Siracusa, dove si vot senza che fossero state redatte le
liste elettorali; e Caltanissetta, dove il governatore proib qualsiasi propaganda in senso autonomista[199] . Tomasi
di Lampedusa, nelle pagine de Il Gattopardo, aront le
problematiche connesse ai plebisciti siciliani.

Sardegna.
Cavour, in una lettera del dicembre 1860, raccomand al
ministro di grazia e giustizia Giovanni Battista Cassinis
di avere una rappresentanza napoletana ridotta:
Il 20 novembre 1861, in un'interpellanza al Parlamento Italiano, cos si esprimeva il deputato di Casoria,
Francesco Proto Carafa, duca di Maddaloni:

3.8 Politiche scali

Patrick Keyes O'Clery, nel saggio The making of Italy, sostenne che le politiche scali attuate dal nuovo Stato unitario si congurarono come dannose per l'economia del
Meridione. Egli evidenzi che l'imposizione scale nel
Regno delle Due Sicilie era tra le meno severe d'Europa;
al contrario, la tassazione in Piemonte era molto gravosa.
Dopo l'Unit, il sistema tributario sabaudo fu esteso a tutta la penisola, e ci comport per i cittadini delle province
meridionali un improvviso incremento del prelievo scale (incremento giunto al 100% nel 1866), che, di fatto,
[203]
.
A Venosa, comune in provincia di Potenza, riporta Anto- era il doppio di quello attuato in epoca borbonica
nio Vaccaro, su 1.448 preferenze, solamente una risult La scalit piemontese prevedeva tutta una serie di imcontraria all'unicazione[200] .
poste che, invece, erano inesistenti nelle Due Sicilie preunitarie: di conseguenza, andarono a gravare anche sulle
popolazioni meridionali la tassa di successione (che poteva arrivare no al 10% del patrimonio oggetto di trasferimento ereditario), le tasse sugli atti delle societ per
azioni e degli istituti di credito, e la tassa sul sale (dalla quale i Borbone avevano esentato la sola Sicilia)[68] .
Fu inasprita l'imposta fondiaria[68] e furono introdotte o
inasprite le tasse che colpivano gli strati pi poveri della
popolazione, come la tassa sul macinato (che fu pi che
raddoppiata ed estesa a tutte le granaglie, nanche alle
castagne)[203] , i dazi di consumo (applicati sugli acquisti
di bevande e generi alimentari) e la tassa sulla macella3.7 La piemontesizzazione
zione. L'imposta di bollo, che andava da un minimo di tre
di
Con il termine piemontesizzazione, utilizzato gi nel 1861 ad un massimo di 12 grani, fu innalzata all'equivalente
[204]
un
minimo
di
13
grani
ed
un
massimo
di
58
grani
.
in chiave critica nel neonato Parlamento del Regno
d'Italia[20] , si indica l'estensione ai territori del nuovo La politica scalista attuata dopo l'Unit ed in particoRegno d'Italia dell'organizzazione politica ed ammini- lare durante i governi della destra storica spiegata dalla
strativa dello Stato sabaudo nonch, in buona parte, del- volont di risanare il bilancio dello Stato unitario, che erele sue leggi. Secondo le tesi revisioniste tale estensione ditava il pesante debito pubblico del Piemonte sabaudo,
normativa non avrebbe tenuto in considerazione le dif- per raggiungere, appunto, il pareggio di bilancio (risulferenze tra i diversi stati pre-unitari. Nell'ambito delle tato ottenuto nel 1876). A tale scopo, infatti, il governo
stesse critiche si fa notare come le principali cariche bu- italiano attu una severa politica scale, basata principalrocratiche e militari siano state quasi esclusivamente ri- mente sulla imposizione indiretta, che gravava sui conservate ad appartenenti della classe politica del Regno sumi, colpendo, in questo modo, principalmente i ceti
sabaudo.[21] La prima legislatura del Regno d'Italia fu meno abbienti. Il gettito scale, quindi, venne impiegato
l'VIII, come da numerazione dello Stato piemontese. Il esclusivamente per il pagamento dei debiti contratti dalprimo re d'Italia conserv la sua precedente successio- lo Stato e non fu destinato allo sviluppo e alla crescita
ne dinastica di secondo, come se fosse ancora sovrano di economica[205] .
Altri autori riportano inne come il plebiscito che determin l'annessione delle Due Sicilie al Regno d'Italia fu accompagnato da eventi di particolare gravit ed illegalit.
Le operazioni di voto avvennero nel centralissimo Largo
di Palazzo a Napoli (l'attuale Piazza del Plebiscito). Le
urne, su cui vi era chiaramente indicato il s" o il no,
erano palesi e venivano sorvegliate a vista da numerosi camorristi, che Liborio Romano aveva arruolato come
poliziotti, esautorando gli agenti fedeli ai Borbone.[13][14]

3.11

Eccidi

Briganti lucani della banda Volonnino, fucilati dall'esercito


sabaudo.

3.9

15

Lapide in ricordo dei soldati borbonici all'interno del forte di


Fenestrelle

Reinterpretazione del brigantaggio

La reinterpretazione del brigantaggio postunitario come


rivolta legittima, nonch l'eccessiva repressione messa in
atto dallo Stato unitario. Il brigantaggio viene rivalutato da parte di un lone revisionista come un movimento di resistenza,[22] alcuni ritengono persino in analogia a
quello che avrebbe coinvolto, in seguito, i partigiani italiani contro le truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale.[23] Il deputato Giuseppe Ferrari, durante un
dibattito parlamentare, disse:
La repressione del brigantaggio, ottenuta con successo (e
con molta dicolt) in circa dieci anni dal governo unitario, viene aspramente criticata dai revisionisti a causa
della violenza con cui il Regio Esercito italiano (soprattutto dopo la promulgazione della legge Pica) applicava
sommarie condanne a morte senza processo o con sbrigative sentenze emesse sul campo dai tribunali militari,[207]
il pi delle volte giustiziando anche coloro che venivano
solamente sospettati di connivenze o adesioni alle bande
brigantesche.[208]
La violenza degli scontri testimoniata dal fatto che
non meno di 14.000 briganti o presunti tali furono fucilati, uccisi in combattimento o arrestati nel periodo di
applicazione della legge[209] .

il numero degli imprigionati sarebbe ammontato a 3000


al settembre 1861, quando gli allora ministri Bettino Ricasoli e Pietro Bastogi vi fecero visita.[212] Nel forte di
Fenestrelle si sostiene, invece, che furono deportati circa
20.000 soldati borbonici (per lo pi provenienti dalla resa
della fortezza di Capua)[213] e papalini.[214]
Per via delle condizioni malsane e delle temperature molto rigide, si ritiene che gran parte dei detenuti per per fame, stenti e malattie.[214][215] Per evitare epidemie ed essendovi dicolt nel seppellire i cadaveri, i corpi dei reclusi venivano disciolti nella calce viva.[216] Anche alcuni
briganti vennero relegati al forte, un esempio fu la calabrese Maria Oliverio. Nel 2008 venne posta all'interno
della fortezza una lapide commemorativa in ricordo ai deportati borbonici.[217] Bench si parli di migliaia di morti
nel forte di Fenestrelle, un altro recente vaglio storico, ad
opera di Juri Bossuto, consigliere regionale piemontese
di Rifondazione Comunista, ridimensiona notevolmente
il numero delle vittime, riportandone solo quattro nel novembre del 1860 e tende a smentire il maltrattamento ai
danni dei prigionieri borbonici, poich sarebbero stati assistiti con vitto e cure sanitarie.[218] Pi recentemente anche lo storico Alessandro Barbero si decisamente opposto alla tesi secondo cui a Fenestrelle furono uccisi o
intenzionalmente lasciati morire i soldati borbonici.[219]

Nella medesima prigione furono rinchiusi anche alcuni garibaldini fatti prigionieri sull'Aspromonte nel
tentavano una spedizione verso lo Stato
Secondo alcune tesi revisioniste, i militari borbonici che 1862, mentre
[220]
Ponticio.
riutarono di prestare giuramento al nuovo sovrano Vittorio Emanuele II, vennero reclusi in presidi militari del
settentrione italiano, quali Alessandria, San Maurizio Ca3.11 Eccidi
navese e Fenestrelle, considerati da taluni revisionisti veri
e propri campi di concentramento.[24][25][26][27] I soldati Nei territori dell'ormai decaduto Regno delle Due Sicilie,
fedeli al loro vecchio sovrano furono visti con scarsa con- ed in particolare durante la fase acuta del cosiddetto brisiderazione e disprezzo, tanto che il generale La Marmora gantaggio (1861-1862), si vericarono numerosi episodi
li den un branco di carogne.[210] Lo stesso Cavour, in di violenza ai danni delle popolazioni civili. In particouna lettera indirizzata a Vittorio Emanuele II, scrisse: I lare, i revisionisti aermano che le truppe piemontesi si
vecchi soldati borbonici appesterebbero l'esercito.[211]
resero responsabili di diversi eccidi, tra cui i pi noti fu-

3.10 Deportazioni

Non esistono ancora stime uciali sul numero dei dete- rono quelli di Casalduni e Pontelandolfo, due paesi del
nuti e delle vittime. Nel forte di San Maurizio Canavese Beneventano.

16

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

Il 14 agosto 1861, il generale Enrico Cialdini ordin


una feroce rappresaglia contro i due comuni, dove i
briganti di Cosimo Giordano avevano ucciso 45 soldati sabaudi che vi erano appena giunti. Cialdini invi un battaglione di cinquecento bersaglieri a Pontelandolfo, capeggiato dal colonnello Pier Eleonoro Negri, mentre a Casalduni mand un distaccamento separato, al comando del maggiore Melegari. I due piccoli
centri vennero quasi rasi al suolo dai militari, lasciando circa 3.000 persone senza dimora.[28] Diverse fonti riferiscono inoltre che la distruzione dei due paesi fu
accompagnata da atti di saccheggio[221] e stupri[222][223] .
Sul numero esatto delle vittime non vi tuttora consenso, dato che le cifre vanno da un centinaio a pi
di un migliaio di morti.[224] Altre citt che subirono
una sorte simile a quella di Casalduni e Pontelandolfo furono Montefalcione, Campolattaro e Auletta[225][226]
(Campania); Rignano Garganico (Puglia); Campochiaro
e Guardiaregia (Molise); Ruvo del Monte, Barile e
Lavello (Basilicata); Cotronei (Calabria).[227]

ne del secolo esteso a tutto il territorio nazionale, culminando nelle sanguinose repressioni dei moti popolari del
1898.

3.12 La questione meridionale

Nel periodo di cui sopra, diversi comandanti militari si distinsero per i loro duri provvedimenti contro
il brigantaggio, tra cui Alfonso La Marmora, Pietro
Fumel, Raaele Cadorna, Enrico Morozzo Della Rocca e Ferdinando Pinelli. Tali atti suscitarono numerose polemiche, anche da parte della classe liberale.
Giovanni Nicotera deputato dell'opposizione, intervenne
in Parlamento dichiarando:
Lo stesso Nino Bixio (uno dei comandanti della
spedizione dei Mille e protagonista del discusso episodio della strage di Bronte) denunci questi metodi in un
discorso alla camera il 28 aprile 1863:
Napoleone III, riferendosi ad una strage nel Casertano perpetrata ai danni dei briganti, disse "les Bourbons
n'ont jamais fait autant" (i Borbone non hanno mai fatto tanto),[230] mentre lord Alexander Baillie-Cochrane (lo
stesso che nel marzo 1850 aveva visitato le carceri napoletane e Ferdinando II), riferendosi ad un editto antibrigantaggio di Pietro Fumel, dichiar "a more infamous
proclamation had never disgraced the worst days of the
Reign of Terror in France" (un proclama pi infame non
aveva mai disonorato i giorni peggiori del regno del terrore in Francia).[231] I metodi violenti delle truppe del
Regio Esercito Italiano furono inne applicati anche per
la repressione dei moti di protesta operaia per la chiusura
progressiva di impianti industriali, ad esempio dello stabilimento siderurgico di Pietrarsa (attualmente sede del
Museo Nazionale Ferroviario), dove il 6 agosto 1863, per
reprimere le proteste degli operai, intervennero Guardia
Nazionale, Bersaglieri e Carabinieri, lasciando sul terreno tra quattro e sette morti e una ventina di feriti. Al comando delle truppe c'era il Questore Nicola Amore, successivamente divenuto sindaco di Napoli, che nella sua
relazione al Prefetto parla di fatali e irresistibili circostanze[232][233] . Il mantenimento dell'ordine pubblico tramite
interventi repressivi dell'esercito, senza scrupolo nell'uso
delle armi contro le proteste popolari, continu no alla

Giustino Fortunato

Nonostante la storiograa pi diusa sostenga che il


Mezzogiorno possedesse gi un problema di ritardato sviluppo prima dell'Unit, i revisionisti sostengono che il degrado economico del Sud abbia avuto inizio dopo il Risorgimento a causa delle politiche del governo unitario
poco attente alle necessit meridionali.[38]
Secondo gli elaborati di Francesco Saverio Nitti, l'origine
della questione meridionale ebbe inizio quando il capitale
appartenuto alle Due Sicilie, oltre a contribuire maggiormente alla formazione dell'erario nazionale, fu destinato
in prevalenza al risanamento delle nanze settentrionali,
nella fattispecie in Lombardia, Piemonte e Liguria.[234]
Nitti inoltre enunci, attraverso la sua ricerca statistica,
che i fondi di sviluppo furono stanziati maggiormente
nelle zone settentrionali, fu istituito un regime doganale
che trasform il Sud in un mercato coloniale dell'industria
del Nord Italia[235] e la pressione tributaria del meridione
risult maggiore rispetto al settentrione[236] . L'economia
del Mezzogiorno, infatti, fu sfavorita da un sistema doganale di stampo protezionistico, il quale favoriva soprattutto le industrie del nord Italia, permettendo ad esse di
non soccombere di fronte alla concorrenza straniera.

3.13

Le concessioni ferroviarie

Giustino Fortunato, convinto sostenitore dello Stato unitario, era, aerma Gaetano Salvemini, [...] assai pessimista sulla capacit dei meridionali a sollevarsi con le loro
forze dal baratro cui erano stati messi dalla natura nemica
e dalle sventure della loro storia [...] e aspettava dal Nord
la salvezza[237] . Nonostante ci, non manc di evidenziare come l'Unit d'Italia fosse stata la rovina economica
del Mezzogiorno[238] e non risparmi critiche alla politica
economica e nanziaria dello Stato italiano e della grande industria del Settentrione nel Meridione. Fu lo stesso
Fortunato che, a seguito dell'indebitamento del Banco di
Napoli di un milione di lire in tre anni, coni il termine
di carnevale bancario[239] per indicare il trasferimento
di capitali del sud destinati alle industrie e agli istituti di
credito del nord.
Il revisionista Nicola Zitara mosse denunce nei confronti degli industriali Carlo Bombrini, Pietro Bastogi e Giuseppe Balduino, indicandoli tra i maggiori responsabili del crollo economico del meridione dopo
l'unit.[240]

17
tezionismo, che aveva trovato le sue basi nell'obiettivo
di favorire lo sviluppo dell'industria nazionale, non solo fu deleteria per l'agricoltura meridionale, ma comport risultati scadenti anche in campo industriale[246] . Per
compensare la mancata crescita nel settore secondario,
lo Stato invest notevolmente, con commesse pubbliche,
nell'industria, specie in quella armatoriale: ad esempio,
nel 1884, furono create ex novo le Acciaierie di Terni, che beneciarono, tra le altre, delle commesse della Regia Marina[247] . La forte presenza governativa per
l'impianto di Terni si pone in contrasto con l'assenza dello Stato verso il Polo siderurgico di Mongiana, orente in
et borbonica, era entrato in una fase di lento declino in
seguito all'Unit[55] . L'abolizione dei dazi interni voluta
dalla destra storica e l'assenza di interventi da parte del
nuovo Stato unitario condannarono i siti di Mongiana e
Ferdinandea alla chiusura e gli operai del polo industriale e dell'indotto all'emigrazione: al declino dell'industria
meridionale faceva da contraltare la nascita della grande
industria del Nord[248] .

Nel 1954, l'economista piemontese Luigi Einaudi, nella


3.13
sua opera Il buongoverno disse:
3.12.1

Mancata riforma agraria

Alcuni revisionisti sostengono che la mancata suddivisione delle grandi propriet terriere in Sicilia sia stata uno
dei fattori all'origine della conittualit tra Garibaldi e le
masse contadine[242] . Infatti, erano stati numerosi i contadini che, spinti dal malcontento verso lo Stato borbonico dovuto alle cattive condizioni dei lavoratori agricoli, si erano uniti ai Garibaldini. Tuttavia le loro speranze
di mutazione della situazione esistente erano andate deluse. Inoltre la mancata attuazione dei decreti che Garibaldi, una volta assunta la dittatura sull'isola in nome del
re Vittorio Emanuele II, eman circa l'abolizione sia di
diverse tasse su prodotti agricoli[243] , sia dei canoni sulle terre demaniali[243] gener ulteriore malcontento[244] .
Il primo a sollevare questo dibattito fu Antonio Gramsci. In generale, nulla venne fatto dal governo unitario
per combattere il latifondo, che, anzi, crebbe in seguito alla vendita dei beni ecclesiastici ai grandi proprietari
terrieri[245] .
3.12.2

Le concessioni ferroviarie

Politiche daziarie e doganali

La dissomiglianza tra le politiche economiche attuate da


destra storica e sinistra storica ebbe, invece, serie conseguenze sull'agricoltura meridionale: se, infatti, l'assenza
di barriere doganali, dovuta alle politiche liberiste della
destra, consent all'agricoltura del Mezzogiorno di trovare, per i suoi prodotti pregiati, quali agrumi, olio e vino, un mercato di sbocco in Francia[245] , il protezionismo attuato dalla sinistra gener un conitto doganale
con Parigi che danneggi quei settori che erano trainanti
per l'agricoltura delle regioni del Sud. La scelta del pro-

Il progetto di prolungamento della ferrovia NapoliCastellammare no a Nocera (linea realizzata nel


1844)

Le ferrovie napoletane, le prime in Italia con la tratta


NapoliPortici (1839), al momento dell'Unit, avevano in
esercizio una rete estesa per 128 chilometri. Buona parte
della storiograa pi diusa, riferendosi al primo tratto
di ferrovia italiano[249] , aerma che le ferrovie napoletane fossero un "giocattolo del Re", realizzato per consentire al sovrano di spostarsi pi rapidamente da Napoli alla residenza estiva della Favorita presso Portici, altri autori, come Montanelli sottolinearono che alla vigilia dell'Unit d'Italia, di chilometri di binari: Il Piemonte
ne aveva nel frattempo costruiti 900, il Lombardo-Veneto
500, la Toscana 250.... Viceversa taluni autori revisionisti aermano che le ferrovie del Regno delle Due Sicilie,
non fossero, per l'appunto, un "giocattolo del Re", ma ne
sottolineano le funzioni di trasporto pubblico e commerciale. Al riguardo, alcuni autori riportano dell'immediato
riscontro, in termini di numero di passeggeri, ottenuto
dal nuovo mezzo di trasporto, sulla citata tratta[250][251] ,

18

3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

che si assest su una media giornaliera di oltre un migliaio di viaggiatori[252] , e sulle tratte realizzate negli anni
successivi: a titolo di esempio il Giornale del Regno delle
Due Sicilie riporta che, nel novembre 1856, i passeggeri
che, nelle diverse classi di viaggio, adoperarono la linea
Napoli-Capua furono 115.151[253] .
Gi nel 1843, infatti, fu inaugurato il tratto Napoli
Caserta, prolungato no a Capua nel 1845; nel 1844 fu
aperto il ramo no a Nocera, seguito dal tratto Cancello
NolaSarno nel 1856, mentre parallelamente era gi stata
prolungata la NapoliPortici no a Castellammare.
A ulteriore supporto di tale fatto, va evidenziato che lo
sviluppo delle ferrovie delle Due Sicilie non si era aatto
arrestato, ma anzi all'atto dell'unicazione stava per conoscere un'ulteriore fase di espansione. Con il Decreto
Reale del 28 aprile 1860 (Decreto contenente de' provvedimenti per la costruzione di tre grandi linee di strade
ferrate ne' dominii continentali, e di altrettante nei dominii di l del Faro), infatti, Francesco II delle Due Sicilie
tracci il piano di allungamento delle ferrovie esistenti,
il quale si sarebbe poggiato sia sull'adamento dei lavori in concessione a privati, che sull'iniziativa governativa;
e che avrebbe interessato sia la parte continentale, che
quella insulare del Regno:
Le linee ferroviarie di cui sopra avevano scopo eminentemente commerciale, come esplicitato nell'incipit del decreto. Per quanto riguardava i domini continentali, sarebbero state costruite tre linee ferroviarie, che avevano lo scopo di mettere in comunicazione il Tirreno con
l'Adriatico e lo Jonio. Tutte con base di partenza Napoli, si sarebbero dirette a Brindisi e Lecce via Foggia, la
prima; a Reggio Calabria attraverso la Basilicata, la seconda; e al Tronto attraverso gli Abruzzi, la terza. In Sicilia, del pari, sarebbero state costruite tre linee che, dipartendosi tutte da Palermo, si sarebbero dirette a Catania, la prima, a Messina, la seconda, e a Terranova (Gela) via Girgenti (Agrigento), la terza. Francesco II avrebbe presieduto personalmente ai progetti, attraverso una
commissione composta dai pi alti gradi del governo[255] .

L'orario dei treni da Napoli da partire dal 24 dicembre 1843

I lavori per le ferrovie ed il materiale rotabile erano


adate al Real Opicio di Pietrarsa ed alle fabbriche
dell'indotto.
Durante la Spedizione dei mille, con una serie di tre decreti (25 giugno, 2 e 17 agosto 1860), e riprendendo quindi quanto decretato due mesi prima da Francesco II, venne disposto dal prodittatore, in nome di Vittorio Emanuele II, la costruzione di una rete ferroviaria siciliana,
Le ferrovie italiane alla proclamazione del Regno d'Italia (17
che avrebbe dovuto unire Palermo e Messina, passando
marzo 1861)
per Caltanissetta e Catania e la progettazione di una linea ferroviaria passante per i principale centri minerari
solferi isolani, da Girgenti a Caltanissetta[256] .
glia e Calabria, di eettuare i collegamenti con le esistenti
Prima della proclamazione dell'unit d'Italia, il governo ferrovie papaline, procedere nella costruzione delle tratdittatoriale di Garibaldi concesse, con un decreto ema- te ferroviarie siciliane, di costruire le grandi ocine di
nato il 25 settembre 1860 a Caserta, alla ditta Adami e riparazione e costruzione delle macchine e vagoni, di doLemmi l'esclusiva delle ferrovie per il sud Italia[257] , con tare le linee di collegamenti telegraci e di adattare tutl'obbligo di estendere le esistenti linee alla Basilicata, Pu- to l'impianto rotabile agli standard delle ferrovie dell'alta

19
Italia dopo aver scelto se sia preferibile il sistema adottato nell'antico regno Lombardo Veneto o nel Piemonte.
Col decreto alla ditta Adami e Lemmi era richiesto di depositare a titolo di cauzione l'equivalente di 500.000 lire e
venne stabilito un sistema di pagamento lavori di tipo bonus et malus in funzione della tempistica di avanzamento
dei lavori. Veniva inoltre richiesto l'impiego esclusivo di
manodopera locale e di persone provenienti dall'esercito
meridionale[258] .
Il governo piemontese, per, non convalid questa
concessione[259] , che fu adata alla Societ Vittorio
Emanuele. La successiva proposta di mediazione che riservava a capitali francesi le linee adriatiche[260] non
trov attuazione.

3.14 L'emigrazione
Dopo l'unicazione della penisola, oltre ad un aggravamento della situazione economica del Mezzogiorno,
si ebbe un vertiginoso fenomeno migratorio, quasi inesistente nel Sud prima del Risorgimento.[31] Le statistiche sull'emigrazione mostrano un numero notevole di partenze dal Mezzogiorno verso l'estero dopo
l'Unit, per l'aggravarsi della situazione contadina.[32]
L'emigrazione post-unitaria interess anche il settentrione, in cui l'ondata migratoria fu maggiore rispetto al meridione nei primi anni di unicazione ma a partire dal '900
i ussi si intensicarono esponenzialmente anche nel sud.
Il Veneto (tra gli ultimi territori annessi), risult la regione con il pi alto tasso di espatri tra il 1876 ed il 1900.[261]
Nel 1901, l'allora presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli, in visita in diverse citt del meridione, giunse a
Moliterno (Potenza) e fu accolto dal sindaco che lo salut
"a nome degli ottomila abitanti di questo comune, tremila
dei quali sono in America, mentre gli altri cinquemila si
preparano a seguirli".[262]

Il revisionismo nell'arte

6 Note
[1] Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unit nazionale, voi
l'ingrandimento territoriale (Giuseppe Mazzini)". Citato
in Alberto Cappa, Cavour, G. Laterza & gli, 1932, p.
249.
[2] Denis Mack Smith, Mazzini, Rizzoli, 1993, p. 286.
[3] Nicola Zitara, L'Unit d'Italia: nascita di una colonia, Jaca
Book, 1974, p.40.
[4] Angela Pellicciari, L'altro Risorgimento: una guerra di religione dimenticata, Milano, Edizioni Piemme, 2000, p.
117, ISBN 88-384-4970-8.
[5] Camillo Benso di Cavour, Opera parlamentaria del conte di Cavour, volume primo, Razzauti Editore, Livorno,
1862, p.209
[6] L. Cappelleti, 1892, p 258 e succ.
[7] Lorenzo Del Boca, Indietro Savoia!, Milano, 2003, p. 67
[8] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861,
Edizioni Trabant, 2009, p. 428.
[9] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia!, Milano, 1998, p. 61.
[10] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, Guida,
2002, p. 197, ISBN 88-7188-489-2.
[11] Massimo Viglione, Libera Chiesa in libero Stato? Il Risorgimento e i cattolici: uno scontro epocale, Roma, 2005,
p.61
[12] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia!, Casale Monferrato,
1998, p.61
[13] Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento
[14] Michele Topa, Cos nirono i Borbone di Napoli
[15] http://www.bibliocamorra.altervista.org/index.php?
option=com_content&view=article&id=75&Itemid=27
Coinvolgimento della camorra da parte di Liborio
Romano
[16] Gigi Di Fiore, I vinti del Risorgimento, Utet, Torino, 2004,
p. 99.

Il revisionismo del Risorgimento ha trovato espressione


in ambito artistico, letterario e cinematograco attraverso [17] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861,
un certo numero di opere ed autori che ne hanno veicolato
Edizioni Trabant, 2009, p. 331.
idee e concetti.
[18] Mario Spataro, I primi secessionisti: separatismo in Sicilia,
Napoli, 2001, p. 50.

Critiche al revisionismo del Risorgimento

[19] La Farina Giuseppe, Epistolario di Giuseppe La Farina,


Vol. 2, a cura di Ausonio Franchi, Milano, E. Treves & C.,
1869, pp. 181-184. URL consultato il 19 gennaio 2011.
[20] Francesco Proto Carafa, Duca di Maddaloni, Interpellanza al Parlamento Italiano, Atto 234, 20 novembre
1861

L'approccio revisionista al Risorgimento, essendo legato una posizione largamente minoritaria in storiograa,
stato nel corso degli anni oggetto di varie critiche da parte [21] Marco Meriggi, Breve storia dell'Italia settentrionale
dall'Ottocento a oggi, Roma, 1996, p. 60
di esponenti del mondo accademico e giornalistico.

20

[22] Massimo Viglione, Francesco Mario Agnoli, La rivoluzione italiana:storia critica del Risorgimento, Il minotauro,
2001, p.164
[23] Francesco Pappalardo, Il brigantaggio postunitario. Il
Mezzogiorno fra Resistenza e reazione, D'Ettoris, 2004.

NOTE

[42] Scritti sulla questione meridionale. Il bilancio dello Stato


dal 1862 al 1897, Laterza, Bari, 1958.
[43] Giustino Fortunato, Il Mezzogiorno e lo stato italiano;
discorsi politici (1880-1910), vol.2, Laterza, 1911, p.337

[24] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme, 1998, p.


145.

[44] Domenico Demarco, Banca e congiuntura nel Mezzogiorno d'Italia, vol. I (1809-1863), p. 31, E.S.I., Napoli,
1963

[25] Francesco Mario Agnoli, Dossier brigantaggio: viaggio tra


i ribelli al borghesismo e alla modernit, Napoli, 2003, p.
258.

[45] R. Martucci, L'invenzione dell'Italia unita, Sansoni, Milano, 1999. Citato in: Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento,
pag. 263.

[26] Giovanni De Matteo, Brigantaggio e Risorgimento:


legittimisti e briganti tra Borbone e i Savoia, Guida Editore,
Napoli, 2000, p. 187.
[27] Fulvio Izzo, I lager dei Savoia:storia infame del Risorgimento nei campi di concentramento per meridionali,
Controcorrente, Napoli, 1999, p. 62.
[28] Christopher Duggan, The Force of Destiny: A History of
Italy Since 1796, Penguin Books, 2007, p. 224
[29] Di Fiore Gigi, 1861, Pontelandolfo e Casalduni un
massacro dimenticato, Napoli, Grimaldi & C. editori,
1998.
[30] Christopher Duggan (2011) La forza del destino Storia
dItalia dal 1796 ad oggi, pag. 255. Laterza editore, RomaBari. ISBN 978-88-420-9530-9
[31] Massimo Viglione, Francesco Mario Agnoli, La rivoluzione italiana:storia critica del Risorgimento, Roma, 2001, p.
98
[32] E. Sori, L'emigrazione italiana dall'Unit alla seconda
guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1979.
[33] Tommaso Pedio, Perch Briganti, p.99. Citato in Gigi
Di Fiore, Controstoria dell'unit d'Italia, p.227-228.
[34] Giuseppe Galasso, Passato e presente del meridionalismo,
vol.1, Guida, 1978, p.19
[35] Sergio Romano, La nostalgia dei Borbone e il Risorgimento del sud in archiviostorico.corriere.it. URL consultato l'8
gennaio 2011.
[36] Pino Aprile, Quel nord che ha educato i meridionali alla minorit in www.ilmanifesto.it. URL consultato il 1
novembre 2010.
[37] Carlo Alianello, La conquista del Sud in Brigantino - il
Portale del Sud. URL consultato il 25 giugno 2010.
[38] Nicola Zitara, L'unit d'Italia. Nascita di una colonia,
Quale cultura, 1984.
[39] Francesco Saverio Nitti, L'Italia all'alba del secolo XX,
Casa Editrice Nazionale Roux e Viarengo, Torino-Roma,
1901, p.118
[40] Nicola Zitara, Nascita di una colonia, Jaka Book, 1971, p.
36.
[41] Harold Acton , p. 2

[46] Beaud Michel (2004) Storia del capitalismo. Dal Rinascimento alla New Economy. Oscar Storia Mondadori. ISBN
88-04-52802-8
[47] Paolo Malanima, Vittorio Daniele, Il prodotto delle regioni e il divario Nord-Sud in Italia (1861-2004) in www.
paolomalanima.it. URL consultato il 27 dicembre 2010.
[48] Rispettivamente docente di Economia Applicata e Dottore di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni presso
l'Universit di Tor Vergata (Roma).
[49] Carlo Ciccarelli, Stefano Fenoaltea (2010 Through the
Magnifying Glass: Provincial Aspects of Industrial Growth in Post-Unication Italy, Banca d'Italia - quaderni di
Storia Economica, 2010, p. 5-22.
[50] Ressmann Claudio, Rivista Marittima, Febbraio 2007
[51] Lisetta Giacomelli,Roberto Scandone, Vulcani d'Italia,
Napoli, 2007, p.161
[52] Elisabetta Curzel - Case antisismiche: i sistemi dei Borbone sono validi ancora oggi. Il Corriere della Sera, 9
settembre 2013
[53] Piero Bevilacqua Breve storia dell'Italia meridionale:
dall'Ottocento a oggi, Roma, 1993, p.54
[54] A. Fratta (a cura di) (1990) La fabbrica delle navi. Storia
della cantieristica nel Mezzogiorno d'Italia. Electa Napoli
[55] Brunello de Stefano Manno; Gennaro Matacena, Le Reali
Ferriere ed ocine di Mongiana, I edizione, Napoli, casa
editrice storia di Napoli e delle due Sicilie, 1979.
[56] Gerolamo Boccardo, Dizionario della economia politica e
del commercio, Torino, Sebastiano Franco e Figli e C.,
1857, p. XII. URL consultato il 30 gennaio 2011. ISBN
non esistente
[57] Norbert Kamp, Federico II di Svevia, in Dizionario
Biograco
degli
Italiani,
Istituto
dell'Enciclopedia
italiana
Treccani
(on
line).
http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.
jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Federiciana/
VOL01/FEDERICIANA_VOL01_000205.xml
[58] ...io credo che il problema sociale delle Isole come in tutto il Mezzogiorno ... il problema della miseria... sono
regioni in grandissima parte non cos naturalmente fertili,
come si immagina, per condizioni dicilissime di clima e
suolo, n suscettibili di altra produzione al di fuori di quella agricola...Da Giustino Fortunato, Le Regioni, 1896, in
Rosario Villari, pp. 245-246.

21

[59] Denis Mack Smith (1997), p. 5


[60] Camillo Benso di Cavour, Opera parlamentaria del conte di Cavour, volume primo, Razzauti Editore, Livorno,
1862, p.209.
[61] Camillo Benso di Cavour, Lettere edite ed inedite, 1883,
p. 226.
[62] Angela Pellicciari, 2000, pp. 111-112
[63] Giacomo Savarese, Le nanze napoletane e le nanze piemontesi dal 1848 al 1860, Napoli, Tipograa Cardamone,
1862, p. 26. ISBN non esistente
[64] Giacomo Savarese , pp. 24-25
[65] Giacomo Savarese , pp. 28-29
[66] Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento, pag. 263-264.

[78] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme Editore,


Milano, 1998, p. 36.
[79] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, 2000, p. 65.
[80] Rosario Romeo, Vita di Cavour, Bari, Giuseppe Laterza
& Figli, 2004, p. 327, ISBN 88-420-7491-8.
[81] Erminio De Biase, L'Inghilterra contro il Regno delle Due
Sicilie. Controcorrente editore, Napoli, 2002
[82] Michele Topa, Cos nirono i Borbone di Napoli, Fausto
Fiorentino Editore, Napoli 1990
[83] Il Mezzogiorno preunitario: economia, societ e istituzioni di Angelo Massafra,Universit di Bari. Dipartimento
di scienze storiche e sociali,Italy. Soprintendenza archivistica per la Puglia, pag. 307-309. EDIZIONI DEDALO,
1988 - 1312 pagine. Consultato il 12 gennaio 2011

[67] Francesco Saverio Nitti, Scritti sulla questione meridionale. Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1897, Laterza, Bari,
1958. Citato in: Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento,
pag. 264.

[84] Radogna, Lamberto. Storia della marina mercantile delle


Due Sicilie. (1734 1860). Mursia, 1982.

[68] Angela Pellicciari, Il sud era ricco prima di diventare Italia


in www.angelapellicciari.it. URL consultato il 16 gennaio
2011.

[86] Tuttavia l'Inghilterra non perse l'interesse su quest'isola,


posizionata lungo la rotta per Malta, eettuando su quel
tratto di mare, negli anni successivi, rilievi batimetrici

[69] Pier Carlo Boggio, Fra un mese!, Tip. scol. di S. Franco,


1859, p. 21-22.

[87] Thomson, Dennis (1989): The Sulphur War (1840): A


Confrontation between Great Britain and the kingdom of
the Two Sicilies in the Mediterranean, Michigan State
University.

[70] Benedetto Croce, Storia del Regno di Napoli. Citato in


Paolo Mieli, L'errore dei Borbone fu inimicarsi Londra. L'ostilit inglese destabilizz il Regno di Napoli
in nuovarivistastorica.it, Roma, Societ editrice Dante
Alighieri. URL consultato il 15 aprile 2012.

[85] Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Rassegna


storica del Risorgimento, Volume 29,Parti 3-4, 1942, p.729

[88] Giura, Vincenzo(1973): La questione degli zol siciliani (1838-1841), in: Cahiers internationaux dhistoire
economique et sociale, Nummer 2, pag.278-392

[71] Paolo Mieli, L'errore dei Borbone fu inimicarsi Londra. L'ostilit inglese destabilizz il Regno di Napoli
in nuovarivistastorica.it, Roma, Societ editrice Dante
Alighieri. URL consultato il 22 aprile 2012.

[89] Harold Acton , p. 140

[72] Ernesto Pontieri, Il riformismo borbonico nella Sicilia


del sette e dell'Ottocento: saggi storici, Napoli, Edizioni
scientiche italiane, 1965, p. 347, ISBN non esistente.

[91] Lodovico Bianchini, Della storia economico-civile di Sicilia, Palermo, Stamperia di Francesco Lao, 1841, Vol. II,
p. 276

[73] Ennio Di Nolfo, Europa e Italia nel 1855-1856, Roma,


Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1967, p.
412. ISBN non esistente

[92] Rivista contemporanea,Vol 26,a pag 429,Torino-1861

[74] famoso a tal proposito il commento del console inglese


a Napoli all'atto della sua salita al trono, che individuava
la necessit di dargli [a Ferdinando II] qualche salutare
lezione in proposito
[75] L'espressione si riferisce al fatto che la sicurezza del Regno
delle Due Sicilie era garantita dall'essere protetto a nord
dallo Stato della Chiesa, ai tempi considerato intangibile, e
da tutti gli altri lati dal mar Mediterraneo, che era protetto
dalla otta militare
[76] Giuseppe Butt, I Borboni di Napoli al cospetto di due
secoli, Tipograa del giornale La Discussione, Napoli,
p.111

[90] Denis Mack Smith, Storia della Sicilia medioevale e


moderna,Editori Laterza, 1976, pag.512-513.

[93] Denis Mack Smith,Storia della Sicilia medioevale e


moderna,pagg.512-513.Editori Laterza, 1976
[94] Gigi Di Fiore, Controstoria dell'Unit d'Italia
[95] Gigi di Fiore, Controstoria dell'Unit d'Italia, p. 19
[96] Coppola, p. 617
[97] Coppola, p. 613
[98] Antonio Scialoja, I principi della economia sociale esposti
in ordine ideologico, a cura di Gabriella Gioli, p. XIII,
Franco Angeli editore, Milano, 2006
[99] Alexander Baillie-Cochrane, The prisons of Naples in
Young Italy by Alexander Baillie Cochrane, Londra, John
W. Parker, 1850, pp. 262-279. ISBN non esistente

[77] Intervista ad Arrigo Petacco autore del Il Regno del Sud


in www.giornale.ms. URL consultato il 3 novembre 2010. [100] Coppola, p. 629

22

[101] Coppola, pp. 619-620

NOTE

[122] Carlo Alianello, La conquista del sud, Rusconi, 1972, p.25

[123] Il richiamo alle aermazioni di Petruccelli utilizzato da


Acton per sottolineare come i liberali napoletani restaroBaillie-Cochrane, p. 275
no coesi ntantoch fu in vita Ferdinando II, principale
bersaglio dei loro strali, ma, morto quest'ultimo, furono
Coppola, p. 624
incapaci di una seria azione politica nendo per scagliarsi
l'uno contro l'altro per sbranarsi. Harold Acton , p. 4
Francesco Mastroberti, Tra scienza e arbitrio : il problema
giudiziario e penale nelle Sicilie dal 1821 al 1848, Bari, [124] Cotugno (lettere), p. 34
Cacucci, 2005, p. 251, ISBN 88-8422-461-6.
[125] James Howard Harris Malmesbury, p. 313
Pcout Gilles, Il lungo Risorgimento. La nascita dell'Italia
contemporanea (1770-1922), a cura di R. Balzani, Torino, [126] Angela Pellicciari, 2000 , p. 188
Bruno Mondadori, 1999, p. 129, ISBN 978-88-424-9357[127] Angela Pellicciari, 2000 , p. 190
0.
[128] vedi pag 700 Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni
Baillie-Cochrane, p. 276
del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata,
Volume 3, A. Vallardi, 1918
Baillie-Cochrane, p. 279

[102] Coppola, p. 623


[103]
[104]
[105]

[106]

[107]
[108]

[109] vedi p.223-224 Gianni Oliva, Un regno che stato grande,


Mondadori, 2012

[129] vedi pag 702 Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni
del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata,
Volume 3, A. Vallardi, 1918

[110] (EN) William Ewart Gladstone, Two Letters to the Earl of


[130] Pietro Corelli, La stella d'Italia; o, Nove secoli di Casa
Aberdeen, on the State Prosecutions of the Neopolitan GoSavoia, Vol. 5, Milano, Alessandro Ripamonti Editore,
vernment, Londra, John Murray Publication, 1851. ISBN
1863, p. 388. ISBN non esistente
non esistente
[131] In Gran Bretagna, infatti, le pene corporali stabilite dai
[111] Gigi Di Fiore (2007), p. 93
tribunali non erano infrequenti.
[112] Raaele De Cesare, La ne di un regno: Ferdinando II, S. [132]
Lapi, 1909, p.68
[133]
[113] vedi p.224 Gianni Oliva, Un regno che stato grande,
Mondadori, 2012

Salvatore Maniscalco
Alberto Santoni, Storia e politica navale dell'et moderna: XV-XIX secolo, Roma, Ucio storico della marina
militare, 1998, p. 305.

[114] (FR) Alphonse Balleydier, La vrit sur les aaires de [134] Roberto Martucci, L'invenzione dell'Italia unita: 1855Naples, rfutation des lettres de m. Gladstone, Parigi,
1864, Firenze, Sansoni, 1999, p. 165, ISBN 88-383Imprimerie de W. Remquet, 1851, pp. 5-6. ISBN non
1828-X.
esistente
[135] Harold Acton , p. 493
[115] (FR) Jules Gondon, La terreur dans le royaume de Naples,
lettre au right honorable W.E. Gladstone en rponse ses [136] Giuseppe Pandolfo, Una Rivoluzione tradita:da Marsala a
Bronte, Italo-Latino-Americana Palma, 1986.
Deux lettres lord Aberdeen, Parigi, Auguste Vaton, 1851.
ISBN non esistente
[137] Flix Dupanloup, La sovranit del Pontece secondo il
diritto cattolico e il diritto europeo, Tipograa Monaldi,
[116] Raaele Cotugno, Tra reazioni e rivoluzioni. Contributo
1861, p. IV.
alla storia dei Borboni di Napoli dal 1849 al 1860, Lucera,
M. & R. Frattarolo, s.a., p. 97. ISBN non esistente
[138] Andrea Carteny, Contro l'unit d'Italia, di Pierre Joseph
Proudhon, Miraggi Edizioni, 2010, p. 12.
[117] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due sicilie: dal 1847
al 1861, Volume Primo, Trieste, Brenner, 1868, pp. [139] Angelo Tamborra, Garibaldi e l'Europa, Roma, Stato
377-378, ISBN non esistente.
maggiore dell'Esercito, Ucio storico, 1983, p. 27.
[118] Domenico Razzano, La Biograa che Luigi Settem- [140] Francesco Protonotari, Nuova antologia, Vol. 548-549,
Direzione della Nuova Antologia, 1982, p. 61.
brini scrisse di Ferdinando II, a cura di Vincenzo
D'Amico, Battipaglia, Ripostes, 2010, p. 26, ISBN
[141] pag. 88 D. M. Smith, Garibaldi, una grande vita in breve,
978-88-96933-02-2.
Lerici, 1966
[119] Maria Gaia Gajo, Le lettere di Gladstone ad Aberdeen in
[142] Editori Vari, Cronaca degli avvenimenti di Sicilia da aprile
Rassegna Storica del Risorgimento, anno LIX, fasc. IV,
1860 a marzo 1861, Harvard College Library, 1863, p.80,
ottobre-dicembre 1973, pp. 31-47.
cit.:Nella camera de' comuni d' Inghilterra il deputato sir
Osborne accusa i legni inglesi di aver favorito lo sbarco di
[120] in Cotugno (lettere), pp. 8-9 e in Alfredo Comandini,
Garibaldi a Marsala : il ministro lord Russell fa una riL'Italia nei cento anni del secolo XIX, vol. III (1850-1860),
sposta, in ogni parola della quale si pu desumere qualche
Milano, A. Vallardi, 1907-1918, p. 20.
spiegazione sullo spirito della politica inglese ne' fatti di
[121] Coppola, pp. 616-617
Sicilia.

23

[143] pagg. 42-43 in Giuseppe da Forio, Storia di Giuseppe Gari- [162] Gigi Di Fiore (1993), p. 45
baldi - Volume secondo - Documenti, Napoli, Stabilimento
[163] Marc Monnier, La Camorra: Notizie storiche raccolte e dotipograco Perrotti, 1870
cumentate, Firenze, Barbra Editore, 1863, p. 84, ISBN
[144] Comandante la otta inglese nel Mediterraneo
non esistente. URL consultato il 6 dicembre 2011.
[145] Il testo integrale dell'interpellanza riportato, numerato come doc. 23 pagg. 42-43 in Giuseppe da Forio, Storia di Giuseppe Garibaldi - Volume secondo - Documenti,
Napoli, Stabilimento tipograco Perrotti, 1870.
[146] In quell'anno la Danimarca venne attaccata da Austria e
Prussia
[147] pagg. 906-907 in Giuseppe da Forio, Vita di Garibaldi,
Napoli, Stabilimento tipograco Perrotti, 1870(?)

[...] la camorra fu rispettata, usata spesso


sotto i Borboni no al 1848. Essa formava una specie di polizia scismatica, meglio
istruita sui delitti comuni della polizia ortodossa, che occupavasi soltanto dei delitti politici. [...] Inoltre la camorra [...] era incaricata della polizia delle prigioni, dei mercati,
delle bische, dei lupanari e di tutti i luoghi
malfamati della citt.

[148] Patrick Keyes O'Clery, L'Italia dal Congresso di Parigi a [164] Quando la camorra aiut Garibaldi in nome della libert
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[151] Herbert G. Houze, Samuel Colt: arms, art, and invention,
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[167] Gigi Di Fiore (1993), pp. 62-64
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secoli, Tipograa del giornale La Discussione, Napoli, [168] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, 2000, p. 90.
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[169] Vedi pag. 76 in S. Lupo ibidem
[153] Raaele De Cesare, La ne di un regno, Vol. 2, Citt di
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[178] decreto
[158] vedi pag. 211, Raale De Cesare, La ne di un regno, vol
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[188] Gigi Di Fiore (1993), p. 68
[189] Vedi pag. 67 in Giordano Bruno Guerri, Il sangue del Sud,
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[211] Cavour, La liberazione del Mezzogiorno, vol.IV, p.295.


Citato in Gigi Di Fiore, Controstoria dell'unit d'Italia,
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[190] vedi pag. 393 in Giovanni La Cecilia, Storia [212] Il numero dei detenuti stato riportato da Alfredo Comandini in una pubblicazione intitolata L'Italia nei Cento anni
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pensa che in soli tre mesi i passeggeri furono
131.116..

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Voci correlate
Brigantaggio postunitario
Meridionalismo
Plebisciti del Regno d'Italia
Piemontesizzazione
Questione meridionale
Regno delle Due Sicilie
Revisionismo
Risorgimento

Collegamenti esterni
Centro Studi Civitanovesi: ALTRI RISORGIMENTI, otto conferenze dedicate al 150 anniversario
dell'Unit d'Italia.

28

10 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE

10
10.1

Fonti per testo e immagini; autori; licenze


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70

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1864.jpg Licenza: CC-BY-SA-3.0 Contributori: Opera propria Artista originale: Pramzan
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