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Il revisionismo del Risorgimento il riesame, attuato attraverso un approccio critico, di quel periodo della
storia d'Italia noto come Risorgimento.
L'analisi posta in essere dai vari autori non univoca,
poich diverse sono le anime rintracciabili nell'ampio
panorama dell'interpretazione o reinterpretazione del Risorgimento e, in particolare, degli eventi che condussero
all'unicazione politica dell'Italia peninsulare e insulare
in una sola entit statuale, delle istanze e dei presupposti alla base di tali eventi, delle condizioni economiche e
sociali degli stati preunitari, degli interventi legislativi e
militari attuati dal neonato Regno d'Italia per mantenere il nuovo assetto istituzionale, delle politiche economiche, scali, daziarie e sociali realizzate dai diversi governi
unitari nelle province meridionali e degli eetti di queste
stesse politiche.
Vari autori e personaggi politici hanno espresso una visione critica del fenomeno dell'unicazione italiana, con
letture spesso diverse ma accomunate da una visione
polemica di fondo. Il processo di revisione inizi gi
nell'immediatezza dell'unicazione italiana, trovando in
Giacinto de' Sivo il suo esponente di maggior rilievo.
In epoca successiva, si segnalano i contributi critici di
numerosi meridionalisti, tra cui Piero Gobetti, Antonio
Gramsci, Gaetano Salvemini e Francesco Saverio Nitti. In et contemporanea, possibile citare tra gli altri le opere di Carlo Alianello, Gigi Di Fiore, Lorenzo
Del Boca, Eugenio Di Rienzo, Nicola Zitara, Michele
Topa, Tommaso Pedio, Salvatore Lupo e Roberto Martucci; e tra gli storici stranieri, Denis Mack Smith
e Christopher Duggan. Tra i revisionisti di estrazione
cattolica, possibile ricordare Angela Pellicciari.
Le dichiarazioni di Mazzini sono antesignane della disputa ideale sul processo di unicazione, che inizi gi
nel corso del Novecento, come continuazione del dibattito polemico tra i partiti risorgimentali moderato e democratico. Le prime critiche contro le ricostruzioni agiograche provennero dagli stessi esponenti liberali, i qua- 3 Argomentazioni del revisionismo
li avevano promosso con entusiasmo ogni attivit polistorico del Risorgimento
tica utile alla causa nazionale. Tra i principali bersagli
polemici vi fu la politica accentratrice del nuovo Stato unitario, denita negativamente con il neologismo di Un certo numero di revisionisti sostengono che
l'invasione del Regno delle Due Sicilie non sia stata
"piemontesizzazione".
1
Il peggiorare improvviso delle condizioni economiche ed il forte contrasto sociale e culturale tra piemontesi e abitanti delle regioni meridionali annesse sarebbe stato alla base dell'esplosione del fenomeno del brigantaggio, interpretato dai revisionisti come
movimento di resistenza[22][23] (durante il quale i sabaudi si resero colpevoli di crimini di guerra quali
deportazioni[24][25][26][27] , eccidi[28][29] e stupri[29][30] ) ed
alla successiva massiccia emigrazione che colp i territori meridionali[31][32] . Alcuni autori sostengono che
nell'opera di annichilimento culturale e sociale avrebbero avuto un'inuenza le teorie razziste elaborate da
Lombroso a partire dal 1864, e pubblicate a partire dal
1876, che furono adottate come base pseudoscientica
per giusticare le repressioni in atto,[33][34] ma questo
punto tuttora oggetto di dibattito.
Molti revisionisti sostengono che il Regno delle Due Sicilie, generalmente descritto come uno Stato povero e
oppresso[35][36] , fosse in realt un regno in cui si viveva un certo benessere[37] , con un buon tasso di progresso
economico, sociale e culturale e che stava attraversando
una fase di sviluppo crescente, bruscamente fermata dalle
modiche indotte dalla piemontesizzazione.[38]
A supporto di questa tesi viene generalmente citata
l'opera dell'economista lucano Francesco Saverio Nitti,
che fu tra l'altro Presidente del consiglio dei ministri del
Regno d'Italia tra il 1919 e il 1920. Agli inizi del Novecento, quest'ultimo comp studi approfonditi sulla situazione economica del regno borbonico e degli altri stati
che comporranno in seguito l'Italia unita, sostenendo che
le Due Sicilie fossero lo Stato che apport al bilancio italiano minori debiti e la pi grande ricchezza pubblica sotto tutte le forme[39] . In particolare, nelle sue opere Scienza
delle Finanze e Nord e Sud, Nitti riport che al momento dell'introduzione della lira, nel Regno delle Due Sicilie
furono ritirate 443,3 milioni di monete di vario conio[40]
pari al 65,7% di tutte le monete circolanti nella penisola;
3.1
3
te dal recente studio quantitativo di Stefano Fenoaltea e
Carlo Ciccarelli[48] "Through the Magnifying Glass: Provincial Aspects of Industrial Growth in Post-Unication
Italy", pubblicato dalla Banca d'Italia nella collana Quaderni di Storia Economica. In questo lavoro, gli studiosi
indagano le ragioni per le quali il Mezzogiorno non ha tenuto dopo l'unicazione lo stesso passo di sviluppo industriale del resto d'Italia, lamentando, tra l'altro, che la discussione sulla Questione Meridionale in proposito si sia
a lungo basata non su stime quantitative. Nell'ambito delle conclusioni del proprio lavoro, Fenoaltea e Ciccarelli
aermano:
Oltre a porre l'accento sulle buone condizioni economiche delle Due Sicilie prima dell'unit, diversi revisionisti
riportano i numerosi primati del Regno in campo scientico e tecnologico, sostenendone su questa base il progresso civile e sociale. ad esempio accertato che nelle Due Sicilie sia stata costruita la prima nave a vapore nel Mediterraneo (1818)[50] ; la prima linea ferroviaria
italiana (Napoli-Portici, 1839); la prima illuminazione a
gas in Italia (1839); il primo osservatorio vulcanologico
del mondo (Osservatorio Vesuviano (1841)[51] ed emanate le prime norme antisismiche d'Europa (1783)[52] .
Gli stessi autori sottolineano inoltre la presenza di impianti industriali avanzati come la fabbrica metalmeccanica di Pietrarsa (la pi grande di tutta la penisola),[53] ;
il Cantiere navale di Castellammare di Stabia[54] , il Polo
siderurgico di Mongiana[55] e quello tessile, settecentesco, di San Leucio (oggi sito patrimonio dell'umanit
dell'UNESCO).Oltre ai primati del Regno nella sua totalit, i revisionisti riportano inoltre alcuni dati su Napoli. L'allora capitale, tra i numerosi primati, aveva quelli
di prima citt d'Italia (e la terza d'Europa) per numero
di abitanti; di citt d'Italia con il pi alto numero di tipograe (113) e per pubblicazioni di giornali e riviste;
ed il pi alto numero di conservatori musicali e di teatri,
fra cui il famoso San Carlo (1737), tuttora il pi antico teatro d'opera d'Europa in attivit. A Napoli era inne stata fondata la prima cattedra di economia politica a livello mondiale, nata ad opera di Antonio Genovesi
nel 1754[56] nell'ambito dell'universit Federico II, la pi
antica universit statale d'Europa[57] .
Altri storici sono di diverso avviso. Giustino Fortunato
sostenne che il Mezzogiorno fosse aetto da una povert atavica, che sarebbe stata in gran parte determinata
dalle avverse condizioni geograche e climatiche della
regione.[58] . Tommaso Pedio, pur cogliendo alcuni segnali di rinnovamento economico nel Regno delle Due Sicilie
durante la prima met dell'Ottocento, ha spesso riportato, nei suoi saggi, le misere condizioni in cui versavano
all'epoca i lavoratori del Regno delle Due Sicilie, privi,
nella maggior parte dei casi, di tutele e con bassi livelli
di reddito. Denis Mack Smith ritiene che le condizioni
economiche e sociali del Meridione preunitario fossero
proprie di regioni arretrate e che la maggior parte degli
abitanti dell'area vivesse nello squallore. Secondo lo storico inglese, le cause di tale situazione sarebbero da ricer-
care nei Borbone che egli ritenne sostenitori del sistema il disavanzo[66] .
feudale:
La solidit nanziaria delle Due Sicilie e la contemporanea situazione opposta a carico del Piemonte, stata
esemplicata in questo modo dall'economista Francesco
3.2 La crisi nanziaria del Regno di Saverio Nitti:
Sardegna
Anche la storica revisionista di impostazione cattolica Angela Pellicciari sostiene quanto sopra, riportando
una frase di Pier Carlo Boggio, deputato del Regno di
Sardegna[68] . Quest'ultimo scrisse nella sua opera Fra un
mese! (1859) che la pace ora signicherebbe per il Piemonte la riazione e la bancarotta[69] aermando che i
gravi problemi nanziari del Piemonte erano conseguenza delle ingenti spese derivanti dal suo impegno per la
causa nazionale:
3.3
3.3.1
6
3.3.4
Anche la contesa su Ferdinandea, un'isola di circa quattro chilometri quadrati emersa dal mare, nel luglio del
1831, tra Sciacca e Pantelleria e, quindi, entro le acque
territoriali siciliane, viene generalmente considerata come un'altra causa di contrasto tra la Gran Bretagna e le
Due Sicilie. La disputa sull'isolotto cominci con la presa di possesso dello stesso da parte della Gran Bretagna,
che, da Malta, invi la corvetta Rapid, comandata dal tenente di vascello Charles Henry Swinburne, per sbarcare sull'isola alcuni fanti anch la occupassero. L'atto
dei britannici, viene considerato, da Paolo Mieli, sproporzionato, se si considerano esclusivamente le dimensioni dell'isola. Il giornalista italiano, infatti, interpreta
l'occupazione inglese di Ferdinandea come un segno inequivocabile delle mire britanniche sulla Sicilia, dalla quale Londra importava, non solo prodotti agroalimentari,
ma soprattutto lo zolfo e che, quindi, avrebbe avuto interesse a tenere sotto il proprio controllo[71] . Il 10 agosto,
dunque, gli inglesi piantarono per primi il loro vessillo
sull'isolotto, che fu battezzato isola di Graham. Il 17 agosto, tuttavia, ritenendo la neonata isola posta all'interno
delle proprie acque territoriali, lo Stato borbonico ne rivendic l'appartenenza dandole il nome del proprio sovrano. Questa disputa, risolta velocemente con la scomparsa dell'isola a ne dicembre[86] , generalmente interpretata come un altro indice della volont di Ferdinando
II di aermare le Due Sicilie come potenza marinara tesa al controllo del Mediterraneo centro-meridionale[82] ,
in contrasto diretto con gli interessi inglesi.
3.3.5
Secondo alcuni storici revisionisti, il comportamento degli inglesi sembrerebbe correlato anche con la questione
dello zolfo siciliano[87][88] . Tale preziosa materia prima
era gestita dalla Gran Bretagna in regime di monopolio,
in virt di una concessione fatta nel 1816 da Ferdinando I.
A quei tempi, lo zolfo era una risorsa strategica per la fabbricazione di polvere da sparo, e la produzione delle miniere siciliane copriva l'80% della domanda mondiale[89] .
Nel 1836, Ferdinando II ritenne svantaggiose per le casse dello Stato le condizioni economiche della concessione assegnata agli inglesi, che traevano protto dal minerale comprandolo a un costo molto basso e rivendendolo a prezzi elevati, senza garantire un buon introito al
suo regno.[37] Il sovrano, che nel frattempo aveva ribassato il dazio scale sul macinato e rimossa la parte detta
consumo rurale, si trovava in condizione di dover cercare altri mezzi con cui incamerare contributi per le casse
del regno. La soluzione sembr arrivare dalla Francia nel
tentativo di modicare la partnership commerciale con
gli inglesi. La gestione dello zolfo venne cos adata ad
una ditta francese, la Taix & Aycard di Marsiglia, che lo
avrebbe pagato almeno il doppio rispetto agli inglesi.[37]
3.3
tagna venne confermata dalla visita di stato che re Vittorio Emanuele II fece alla Regina Vittoria[6] al termine del conitto. Sul fronte diplomatico francese, invece, Cavour riusc ad avvicinare a s Napoleone III e lo
fece, secondo quanto riportato da Gigi Di Fiore, anche
grazie alle arti seduttive di una sua parente nei confronti dell'Imperatore[95] . L'amicizia con la Francia da parte
del Piemonte si concretizz in alleanza militare con gli
accordi di Plombires, che posero le basi per la collaborazione tra francesi e sabaudi contro l'Austria durante la Seconda guerra di indipendenza italiana e per la
successiva annessione della Lombardia al Piemonte.
3.3.7
Le dichiarazioni di Gladstone
William Gladstone
Il politico conservatore del Regno Unito William Gladstone, tra l'autunno del 1850 e l'inverno del 1851, soggiorn a Napoli, con la sua famiglia, per circa quattro
mesi: la motivazione uciale del suo viaggio riguardava i problemi di salute di una delle sue glie, Mary, di
soli 3 anni. Rientrato in patria, in febbraio, scrisse due
lettere al Parlamento britannico, in cui sosteneva che lo
Stato borbonico fosse in una terribile situazione sociale. Gladstone, assistette a Napoli al processo contro Luigi
Settembrini e Carlo Poerio e si reco' a visitare il carcere di
Nisida, nel quale erano incarcerati senza distinzione e nelle medesime condizioni i detenuti politici e i delinquenti
civili[109] ; nelle lettere scrisse di essere rimasto scioccato
dalle condizioni in cui versavano i detenuti[7] .
Paolo Mieli, sposando la tesi della cospirazione orchestrata dai due politici britannici, arriva a sostenere che
Palmerston e Gladstone furono "i pi implacabili nemici
della dinastia napoletana"[71] .
In particolare, alcuni autori hanno sostenuto che le aermazioni di Gladstone fossero false, che egli non sarebbe mai entrato in alcun carcere borbonico e che quanto da egli riportato sarebbe stato partorito dalla mente
del politico inglese di concerto con il segretario di stato
per gli aari esteri del governo britannico, Lord Palmerston. Ad esempio, Giacinto de' Sivo in Storia delle Due
Sicilie sostenne che Gladstone fosse stato inviato a Napoli "col segreto onorevole ucio", conferitogli da Palmerston, di divulgare calunnie riguardanti lo stato delle
cose nel reame di Sua Maest Siciliana[117] . Domenico
Razzano, invece, nell'opera La Biograa che Luigi Settembrini scrisse di Ferdinando II sostenne che Gladstone,
tornato a Napoli tra il 1888 e il 1889, avrebbe confessato
di non essere mai stato in alcun carcere e di aver scritto
le due missive dietro incarico di Palmerston, basando le
sue dichiarazioni sulle aermazioni di alcuni rivoluzionari antiborbonici[118] . Anche Di Fiore riporta che, a distanza di quaranta anni, il politico britannico sarebbe stato costretto a smentire le aermazioni contenute nelle sue
missive, ammettendo che le sue denunce sarebbero state
da lui stesso inventate e che egli non avrebbe visitato alcun penitenziario napoletano[111] . In un articolo comparso sulla pubblicazione Rassegna storica del Risorgimento, Maria Gaia Gajo, per, avanza dei dubbi in merito
alla possibilit di un'intesa tra Palmerston e Gladstone,
poich, ritiene assurdo che, un liberale ed un conservatore (che in passato si era dimostrato un tenace oppositore
della linea politica di Palmerston) avessero potuto collaborare in tal senso[119] . Ai dubbi sull'eettiva presenza di
Gladstone nelle carceri borboniche si ricollega un documento che indusse coloro che lo hanno considerato come
un elemento probatorio. Un memorandum per S. M. Ferdinando II del 22 marzo 1850, che descrive le visite di un
personaggio distinto a due carceri napoletane e le conversazioni intrattenute con le autorit delle prigioni, riguardo al trattamento dei detenuti (sia comuni, sia politici), e
con i detenuti politici stessi (e con il Carlo Poerio in particolare), stato, talvolta, interpretato come prova della
presenza del Gladstone in quei luoghi[120] . Il documento,
per, risale a circa un anno prima delle presunte visite di
Gladstone e, secondo Nunzio Coppola, esso riporterebbe,
invece, della visita eettuata, il 20 marzo 1850, dal deputato inglese Alexander Baillie-Cochrane ai penitenziari
partenopei[121] .
Nelle sue missive Gladstone fece ampio riferimento alla
prigionia che Carlo Poerio scont sotto il governo borbonico, spendendo, a giudizio di Gigi Di Fiore, parole di
fuoco, per il liberale napoletano[111] . Ferdinando Petruccelli della Gattina, in un articolo pubblicato, il 22 gennaio
1861, sul giornale Unione di Milano, parl di Gladstone e di Poerio, senza, peraltro, negare l'imprigionamento
di quest'ultimo:
La gura di Poerio, come persona di riferimento dei liberali napoletani, quindi, sarebbe stato una creazione mediatica, costruita ad hoc per incarnare la gura del tipico rivoluzionario liberale da contrapporre ad un'altra
creazione mediatica, il mostro Bomba", frutto, secondo
Harold Acton, di una stampa, da un lato, suggestionata
dal giocoliere Gladstone e, dall'altro, disprezzata dallo
stesso Ferdinando II[123] ; il Cotugno, in merito alle aermazione del Petrucelli sul Poerio, riporta che: dimentico
di quel che aveva scritto in onore del Poerio nel suo libro
su "La Rivoluzione di Napoli del 1848", per odio di parte,
lo aggrediva con plateali insulti ne I moribondi del Palazzo
Carignano[124] . Nel 1885, l'ex Ministro degli esteri inglese lord James Howard Harris, III conte di Malmesbury, richiamando il caso Poerio nelle sue memorie, scrisse che le torture denunciate relativamente al Poerio non
avrebbero potuto corrispondere a verit poich, avendolo incontrato alla Camera dei Lords (a Londra) tre mesi
dopo la sua liberazione dalla prigione borbonica avvenuta
nel 1859, nove anni dopo la visita di Gladstone, lo ritenne
in buone condizioni siche
Secondo alcuni storici la linea assunta dal re Ferdinando
II verso i condannati per reati politici non sarebbe stata delle pi dure. Tra il 1851 ed il 1854, riporta Angela
Pellicciari, i tribunali meridionali comminarono 42 condanne a morte per delitti politici, ma, non ne fu eseguita
alcuna, poich furono tutte commutate da Ferdinando II
(19 in ergastoli, 11 in trenta anni di reclusione e 12 in
pene minori)[126] , viceversa Lord James Howard Harris,
nella stessa pagina delle sue memorie in cui parla di Poerio, osserva che a Napoli i prigionieri politici venivano tenuti in carcere per anni, senza condanna, prima di subire
un processo.
Una parte della stampa italiana, seguendo l'eco delle dichiarazioni di Gladstone, che continu a propagarsi negli
anni, si scagli contro il sistema carcerario borbonico. Il
19 marzo 1857, il "Corriere Mercantile" di Genova, quindi l'Italia del Popolo nell'aprile dello stesso anno pubblicarono articoli in cui si sosteneva che nelle carceri meridionali era adoperata la cua del silenzio[127] , che sarebbe
stata inventata da Baione, ispettore di polizia di Palermo, ed utilizzata soprattutto nei riguardi di due prigionieri politici Lo Re e De Medici,[128] , il console generale
delle Due Sicilie a Genova rispose al Corriere Mercantile
dichiarando falso che a Napoli sia stato istituito lo strumento di tortura qualicato cua del silenzio[129] . Nel
1863, ancora, Pietro Corelli sostenne che, dopo l'arresto
di Francesco Riso, in seguito alla rivolta della Gancia, la
polizia di Palermo, avrebbe minacciato di adoperare la
cua del silenzio su costui, se egli non avesse rivelato i
nomi degli altri rivoltosi[130] . Si trattava, in sostanza, di
uno strumento di tortura composto da una serie di fasce
metalliche, da assicurare intorno alla testa del detenuto,
e recante una lingua di ferro ricurva che entrava nella
bocca no al palato per impedire a questi di parlare. A
queste aermazioni, risalenti al periodo risorgimentale,
la storica revisionista Pellicciari, ribatte aermando che
3.3
Secondo pi fonti revisioniste, il governo inglese avrebbe rivestito un ruolo importante nella spedizione dei Mille, nanziando la campagna militare di Garibaldi con 3
milioni di franchi francesi,[11] forniti anche con il contributo della massoneria statunitense e canadese.[12] Prima che i Mille giungessero in Sicilia, il contrammiraglio
George Rodney Mundy, vicecomandante della Mediterranean Fleet della Royal Navy, aveva ricevuto ordine, dal
suo governo, di assumere il comando del grosso delle unit navali della sua otta e di incrociare nel Tirreno e nel
canale di Sicilia, eettuando frequenti scali nei porti siciliani, oltre che a scopo intimidatorio, come riporta Alberto Santoni[133] , e di raccolta di informazioni, anche al
ne di attenuare la capacit di reazione borbonica, come
sostiene Roberto Martucci[134] .
sell sostenne che l'invio di navi britanniche presso Marsala era stato ordinato dall'ammiraglio Fanshawe[144] , in
seguito alle richieste di protezione avanzate dai numerosi sudditi inglesi, aventi case e interessi commerciali a Marsala (come i magazzini vinicoli di Woodhouse
e Ingham)[142] , preoccupati dalla voce di una possibile
insurrezione siciliana e del progetto della spedizione di
Garibaldi. Lord Russell, basandosi anche sul dispaccio
telegraco spedito dall'uciale in capo dell'Intrepid ricevuto dall'ammiragliato, cos ricostru la vicenda: mentre era in corso lo sbarco dei garibaldini una fregata
ed un vapore della marina militare napoletana si avvicinarono a Marsala, ma si astennero dallo sparare sulle
navi garibaldine e sugli uomini durante lo sbarco, per
quanto l'uciale dell'Intrepid aermasse che avessero
l'opportunit di far fuoco su entrambi gli obiettivi. Successivamente allo sbarco il comandante del vapore napoletano chiese a Marryatt, comandante dell'Intrepid di
prendere possesso dei due vascelli, l'uciale inglese riut non avendo ricevuto istruzioni contrarie all'ordine
di condotta del governo inglese di mantenersi neutrale.
Lord Russell aggiunse che sembrerebbe che il comandante napoletano avesse chiesto il richiamo a bordo dei vascelli inglesi degli uciali eventualmente a terra, richiesta prontamente accetta ed eseguita con l'innalzamento
dell'apposito segnale sul pennone, dopo l'imbarco degli
uciali inizi il bombardamento da parte delle due navi
borboniche; questa richiesta, secondo Lord Russell potrebbe essere interpretabile come un atto di cortesia internazionale da parte dell'uciale borbonico ma rimarc
non implicasse che le due navi inglesi si opponessero al
suo fuoco. Il rappresentante inglese concluse la sua risposta aermando che non risultava che l'uciale inglese abbia ecceduto nello svolgere suo dovere, e trovandosi
col per proteggere gli interessi britannici nulla fece di
pi[145] .
10
Nonostante la netta superiorit numerica del suo esercito, Landi ritir le proprie truppe dal campo di battaglia,
permettendo ai Mille di poter avanzare senza troppi disagi a Palermo.[156] Accusato di tradimento, fu destituito e
connato ad Ischia per ordine di Francesco II. Landi mor
il 2 febbraio 1861, secondo Di Fiore, di crepacuore per
essere stato ingannato dai garibaldini, i quali gli avrebbero promesso una somma di 14.000 ducati depositata
al Banco di Napoli ma, in realt, ne avrebbe trovati solo
14.[157] . Raaele De Cesare smentisce la sua morte per
crepacuore, riportando che mori' dopo alcuni giorni di
3.3.9 L'ipotesi di tradimento degli uciali borbo- malattia, ed aggiunge che uno dei suoi gli, per difendernici
ne la memoria, scrisse a Garibaldi invocando la sua testimonianze, Garibaldi rispose smentendo l'accusa di corruGli autori appartenenti ad alcuni loni revisionisti sosten- zione con una lettera che fu poi pubblicato in un giornale
gono che in aggiunta al supporto britannico e america- di Napoli[158] .
no, i Mille ebbero dalla loro parte anche il rinnegamento
Secondo la Pellicciari la somministrazione di denaro da
di numerosi uciali delle Due Sicilie, reso possibile soparte del conte Carlo Pellion di Persano, fatta il 31 agoprattutto dalle sovvenzioni nanziarie dell'Inghilterra. I
sto 1860, a Salvatore Pes, marchese di Villamarina a
franchi, che sarebbero stati forniti dai britannici furono
Giuseppe Devincenzi Eugenio Fasciotti e al comitato
convertiti in piastre turche (la moneta usata a quel tempo
d'ordine cavouriano (che si opponeva al comitato d'azione
nel commercio internazionale) e sarebbero stati sfruttamazziniano) riportata nelle pagine del diario del conte
ti in gran parte per garantire ai traditori il reclutamento
Carlo Pellion di Persano, sarebbe una prova della pratica
nell'esercito del nuovo Stato, conservando il grado, le qua-
3.4
11
della corruzione. In questo passaggio del diario, riportante una lettera scritta a Cavour, sembrerebbe che Persano potesse disporre di grosse cifre da adoperare per foraggiare i sostenitori della causa unitaria: Ho dovuto Eccellenza somministrare altro denaro. Ventimila ducati al
Devincenzi, duemila al console Fasciotti, giusta invito del
marchese di Villamarina, e quattromila al comitato. Sebbene tutto questo sia fatto secondo le formole, che ho stabilite, perch non un soldo passi per le mie mani, pure questa faccenda di denaro m'intisichisce[159] . Infatti secondo
la Pellicciari l'ammiraglio e futuro ministro della Marina,
fu tra i mandatari di Cavour che ebbero il compito, dopo
la conquista garibaldina della Sicilia, di assicurarsi i servigi, non solo degli uciali borbonici, ma anche di esponenti della nobilt e della classe politica meridionale[160]
rispetto all'entrata in campo della monarchia sabauda. Il
6 agosto 1860, nel suo diario, scritto mentre era nella rada
di Napoli a bordo della Maria Adelaide, dopo aver incontrato personalit del regno quali Leopoldo conte di Siracusa e zio di re Francesco II, Liborio Romano, ed appresa la notizia delle dimissioni del generale Nunziante cos
sintetizza nella parte conclusiva di una missiva scritta al
primo ministro piemontese: Termino col dargli la buona
notizia che possiamo oramai far conto sulla maggior parte
dell'ucialit della regia marina napoletana[161] .
3.4
Non univoca la ricostruzione della posizione assunta dalla camorra nei rapporti tra governo borbonico e
opposizione liberale, dopo il 1849. Secondo Marcella
Marmo[165] , i camorristi avrebbero mantenuto una posizione di equidistanza fra potere regio e liberali napoletani, ben sintetizzata da una loro canzoncina, citata anche da Salvatore Lupo[166] : nuje nun simm' cravunar' [carbonari],/nuje nun simm' rialist',/ma facimm' 'e
camorrist',/famm' 'n c... a chill'e a chist'".
Liborio Romano
Nel raccontare il tardo XVIII secolo, Gigi Di Fiore riporta che, all'epoca, la camorra era attiva nella gestione
del gioco d'azzardo e nello sfruttamento della prostituzione. L'autore poi riporta un passaggio dei giornalisti
Ferdinando Russo e Ernesto Serao in cui costoro descrivono lo sviluppo storico delle commistioni che sarebbero
esistite fra camorra e stato: Sotto i Borboni la camorra
era un'organizzazione tollerata in piena luce e richiesta di
servigi non infrequenti. Ai tempi del cardinale Ruo era
lo stato maggiore delle orde reazionarie. Ai tempi del Del
Carretto, capo della polizia, era l'alleato politico e poliziesco del governo. L dove la sagacia dei commissarii e
il braccio rude dei feroci non riusciva a colpire, riusciva
al camorra[162] . Fino al 1848, riporta Marc Monnier, la
camorra sarebbe stata utilizzata come una sorta di polizia scismatica[163] , in seguito ad una insana alleanza con
la polizia: la camorra avrebbe provveduto alla repressione dei piccoli reati come sorveglianza delle prigioni, dei
mercati, delle bische, delle case di tolleranza e di tutti i
luoghi malfamati della citt", mentre la polizia cittadina
avrebbe tollerato le attivit dei camorristi[164] .
Secondo la ricostruzione revisionista ., Ferdinando II avvi una campagna di repressione contro la camorra, allo scopo di spezzare quell'alleanza istituzioni-criminalit,
che si era generata. La risposta dei camorristi fu di tipo
politico e si sarebbe concretizzata in una nuova alleanza,
questa volta con i liberali[164] . Ponendosi al servizio del
movimento liberale, la camorra favoriva la causa unitaria, tanto che, il 2 novembre 1859, Francesco II avrebbe
riferito all'ambasciatore austriaco a Napoli degli elevati
timori che i capi della camorra potessero organizzare una
insurrezione e degli sforzi del governo meridionale per
scongiurare tale ipotesi. Nel giugno del 1860, il Foreign
Oce britannico, veniva informato da Henry George Elliot, plenipotenziario inglese a Napoli, che bande armate di camorristi erano schierate e pronte per arontare
la mobilitazione della plebe ancora fedele alla dinastia
borbonica[164] .
Con l'approssimarsi di Garibaldi a Napoli e lo spostaUna parte della critica revisionista pone l'accento anche mento di re Francesco II ed esercito a Gaeta, Liborio
sulle modalit con cui agli arteci del Risorgimento si Romano, Prefetto di polizia passato alla fazione lounisarebbero serviti della criminalit organizzata per addi- taria, provvide ad inquadrare i malavitosi nella guardia
venire al ne dell'Unit. La trattazione verte su Liborio
12
3.6
I plebisciti
13
contemporanea alla chiusura provvisoria del Collegio del ro di astenuti e di contrari alle annessioni risult essere
Salvatore:
irrisorio.
Nel 1862, Salvatore De Crescenzo fu arrestato, e al mo- Lo Stato sabaudo utilizz le consultazioni plebiscitarie
mento di essere preso in custodia dal delegato di polizia per dimostrare la diusa volont degli Italiani di riunirNicola Jossa, incredulo di quanto stesse avvenendo, disse: si in un unico Stato e per legittimare, quindi, la politica
[19]
Il camorrista fu imprigionato a castel Capuano, quindi espansionistica attuata dal Piemonte . Giuseppe La Farina, in alcune epistole indirizzate all'abate Filippo Barnell'isola di Ponza e mandato al conno per 5 anni[187] .
Fra il 1863 e il 1864, in applicazione della legge Pica, tolomeo, sottoline come, per evitare la disapprovazione
delle potenze europee, fosse indispensabile, per Vittorio
furono tratti in arresto circa mille camorristi[188] .
Emanuele II, ottenere un qualche riconoscimento popolare per giusticare le annessioni territoriali e per impedire
che si parlasse di conquista[19] . Il re sabaudo era consa3.5 Violazione del diritto internazionale
pevole di non poter estendere la propria sovranit a popoli
che non avessero invocato il suo intervento; era consapeDurante l'assedio di Gaeta, Francesco II, l'8 dicembre vole che solo il consenso popolare avrebbe dato pretesto
1860 fece un proclama ai suoi sudditi, il cui contenu- alla diplomazia di aermare che gli italiani approvavano
to secondo Giordano Bruno Guerri, costituisce la sin- il nuovo Stato unitario[19] .
tesi della futura propaganda borbonica contro il Regno d'Italia[189] , tra le varie aermazionidove tra l'altro Sin dall'epoca dello svolgimento dei plebisciti
Francesco II disse: Io credetti in buona fede che il re d'annessione, infatti, non manc qualche voce cridi Piemonte, che si diceva mio fratello e mio amico, ... tica sul senso di tale suragio, come quella dell'ex
non avrebbe rotto tutti i trattati e violate tutte le leggi, Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di
per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivo, n Sardegna, il torinese Massimo D'Azeglio:
dichiarazione di guerra[190] . Alcuni loni revisionisti ri- Una critica simile fu mossa dal liberale britannico Lord
prendendo il tema della modalit di intervento militare Russell, in un dispaccio inviato a Torino il 31 gennaio
piemontese sostengono che l'unicazione, con particola- 1861:
re riferimento all'annessione del Regno delle Due SiciSullo stesso tema si espresse, il 30 aprile 1860, il
lie al Regno di Sardegna, sia avvenuta in violazione del
quotidiano inglese The Times commentando il plebiscito
diritto internazionale. A tal proposito, essi aermano che
per l'annessione della Savoia alla Francia:
l'entrata dell'esercito sabaudo nei territori delle Due Sicilie fu un atto illegale di aggressione, in quanto non pre- Critiche alle modalit di svolgimento dei plebisciti sono
ceduta da una formale dichiarazione di guerra[16][17][18] . state oggetto di trattazione da parte di accademici come
Di Fiore osserva inoltre che un comportamento simile a Denis Mack Smith e Martin Clark, che ha citato il prequello tenuto nelle Due Sicilie si veric anche in occa- detto brano del Times, e di alcuni altri autori revisionisione dell'apertura delle ostilit contro il Ducato di Mo- sti come Angela Pellicciari, secondo la quale le consuldena e lo Stato della Chiesa, nessuno dei quali beneci tazioni si sarebbero svolte senza tutela della segretezza
del voto e, talvolta, perno, in un clima di intimidaziodi una dichiarazione di guerra.[191]
ne, dato che, i plebisciti avevano il mero scopo di dare una parvenza di legittimazione popolare ad una decisione gi presa[197] . La Pelicciari, addirittura, denisce i
3.6 I plebisciti
plebisciti come una trua colossale considerandoli una
consultazione truccata[197] .
Le annessioni territoriali al Regno di Sardegna (e al
successivo Regno d'Italia), vennero raticate median- In particolare, la storica marchigiana cita aneddoti riguarte i cosiddetti plebisciti d'annessione[192] . Il concetto di danti le consultazioni plebiscitarie per l'annessione del
plebiscito, come consultazione elettorale per raticare il Ducato di Modena e del Granducato di Toscana. Filiptrasferimento di territori tra stati, si era aermato gi po Curletti, stretto collaboratore di Cavour e capo della
con la rivoluzione francese e l'originarsi del principio di polizia politica sabauda, aerm, nel suo memoriale, che
autodeterminazione dei popoli. Questo tipo di votazio- ai plebisciti modenesi, partecip un modesto numero di
ne, infatti, non era infrequente: basti pensare ai plebisciti aventi diritto e, alla chiusura delle urne, furono distrutte
svoltisi nel 1852 e nel 1870 che raticarono per due volte le schede degli astenuti. Dato l'elevato numero di assenla monarchia di Napoleone III di Francia. Tali consul- ti, inoltre, una pratica diusa fu quella di "completare la
tazioni prevedevano sostanzialmente le medesime moda- votazione" con l'introduzione nelle urne di schede dove la
lit di svolgimento: erano votazioni a suragio censita- preferenza era stata espressa dai sabaudi al ne di comrio, ovvero limitate a coloro che possedevano un certo pensare le assenze[197] . Tale pratica fu messa in atto in
censo, svolte per convalidare de iure situazioni di fatto. modo cos grossolano che, in alcuni collegi, al momenAi plebisciti risorgimentali, cui partecip solo l'1,9% del- to dello spoglio, il numero dei votanti risultava maggiola popolazione nazionale[193] , risult aver preso parte la re di quello degli aventi diritto[197] . In Toscana, secondo
maggioranza degli aventi diritto: in particolare il nume- quanto riportato da La Civilt Cattolica, le consultazio-
14
Sardegna.
Cavour, in una lettera del dicembre 1860, raccomand al
ministro di grazia e giustizia Giovanni Battista Cassinis
di avere una rappresentanza napoletana ridotta:
Il 20 novembre 1861, in un'interpellanza al Parlamento Italiano, cos si esprimeva il deputato di Casoria,
Francesco Proto Carafa, duca di Maddaloni:
Patrick Keyes O'Clery, nel saggio The making of Italy, sostenne che le politiche scali attuate dal nuovo Stato unitario si congurarono come dannose per l'economia del
Meridione. Egli evidenzi che l'imposizione scale nel
Regno delle Due Sicilie era tra le meno severe d'Europa;
al contrario, la tassazione in Piemonte era molto gravosa.
Dopo l'Unit, il sistema tributario sabaudo fu esteso a tutta la penisola, e ci comport per i cittadini delle province
meridionali un improvviso incremento del prelievo scale (incremento giunto al 100% nel 1866), che, di fatto,
[203]
.
A Venosa, comune in provincia di Potenza, riporta Anto- era il doppio di quello attuato in epoca borbonica
nio Vaccaro, su 1.448 preferenze, solamente una risult La scalit piemontese prevedeva tutta una serie di imcontraria all'unicazione[200] .
poste che, invece, erano inesistenti nelle Due Sicilie preunitarie: di conseguenza, andarono a gravare anche sulle
popolazioni meridionali la tassa di successione (che poteva arrivare no al 10% del patrimonio oggetto di trasferimento ereditario), le tasse sugli atti delle societ per
azioni e degli istituti di credito, e la tassa sul sale (dalla quale i Borbone avevano esentato la sola Sicilia)[68] .
Fu inasprita l'imposta fondiaria[68] e furono introdotte o
inasprite le tasse che colpivano gli strati pi poveri della
popolazione, come la tassa sul macinato (che fu pi che
raddoppiata ed estesa a tutte le granaglie, nanche alle
castagne)[203] , i dazi di consumo (applicati sugli acquisti
di bevande e generi alimentari) e la tassa sulla macella3.7 La piemontesizzazione
zione. L'imposta di bollo, che andava da un minimo di tre
di
Con il termine piemontesizzazione, utilizzato gi nel 1861 ad un massimo di 12 grani, fu innalzata all'equivalente
[204]
un
minimo
di
13
grani
ed
un
massimo
di
58
grani
.
in chiave critica nel neonato Parlamento del Regno
d'Italia[20] , si indica l'estensione ai territori del nuovo La politica scalista attuata dopo l'Unit ed in particoRegno d'Italia dell'organizzazione politica ed ammini- lare durante i governi della destra storica spiegata dalla
strativa dello Stato sabaudo nonch, in buona parte, del- volont di risanare il bilancio dello Stato unitario, che erele sue leggi. Secondo le tesi revisioniste tale estensione ditava il pesante debito pubblico del Piemonte sabaudo,
normativa non avrebbe tenuto in considerazione le dif- per raggiungere, appunto, il pareggio di bilancio (risulferenze tra i diversi stati pre-unitari. Nell'ambito delle tato ottenuto nel 1876). A tale scopo, infatti, il governo
stesse critiche si fa notare come le principali cariche bu- italiano attu una severa politica scale, basata principalrocratiche e militari siano state quasi esclusivamente ri- mente sulla imposizione indiretta, che gravava sui conservate ad appartenenti della classe politica del Regno sumi, colpendo, in questo modo, principalmente i ceti
sabaudo.[21] La prima legislatura del Regno d'Italia fu meno abbienti. Il gettito scale, quindi, venne impiegato
l'VIII, come da numerazione dello Stato piemontese. Il esclusivamente per il pagamento dei debiti contratti dalprimo re d'Italia conserv la sua precedente successio- lo Stato e non fu destinato allo sviluppo e alla crescita
ne dinastica di secondo, come se fosse ancora sovrano di economica[205] .
Altri autori riportano inne come il plebiscito che determin l'annessione delle Due Sicilie al Regno d'Italia fu accompagnato da eventi di particolare gravit ed illegalit.
Le operazioni di voto avvennero nel centralissimo Largo
di Palazzo a Napoli (l'attuale Piazza del Plebiscito). Le
urne, su cui vi era chiaramente indicato il s" o il no,
erano palesi e venivano sorvegliate a vista da numerosi camorristi, che Liborio Romano aveva arruolato come
poliziotti, esautorando gli agenti fedeli ai Borbone.[13][14]
3.11
Eccidi
3.9
15
Nella medesima prigione furono rinchiusi anche alcuni garibaldini fatti prigionieri sull'Aspromonte nel
tentavano una spedizione verso lo Stato
Secondo alcune tesi revisioniste, i militari borbonici che 1862, mentre
[220]
Ponticio.
riutarono di prestare giuramento al nuovo sovrano Vittorio Emanuele II, vennero reclusi in presidi militari del
settentrione italiano, quali Alessandria, San Maurizio Ca3.11 Eccidi
navese e Fenestrelle, considerati da taluni revisionisti veri
e propri campi di concentramento.[24][25][26][27] I soldati Nei territori dell'ormai decaduto Regno delle Due Sicilie,
fedeli al loro vecchio sovrano furono visti con scarsa con- ed in particolare durante la fase acuta del cosiddetto brisiderazione e disprezzo, tanto che il generale La Marmora gantaggio (1861-1862), si vericarono numerosi episodi
li den un branco di carogne.[210] Lo stesso Cavour, in di violenza ai danni delle popolazioni civili. In particouna lettera indirizzata a Vittorio Emanuele II, scrisse: I lare, i revisionisti aermano che le truppe piemontesi si
vecchi soldati borbonici appesterebbero l'esercito.[211]
resero responsabili di diversi eccidi, tra cui i pi noti fu-
3.10 Deportazioni
Non esistono ancora stime uciali sul numero dei dete- rono quelli di Casalduni e Pontelandolfo, due paesi del
nuti e delle vittime. Nel forte di San Maurizio Canavese Beneventano.
16
ne del secolo esteso a tutto il territorio nazionale, culminando nelle sanguinose repressioni dei moti popolari del
1898.
Nel periodo di cui sopra, diversi comandanti militari si distinsero per i loro duri provvedimenti contro
il brigantaggio, tra cui Alfonso La Marmora, Pietro
Fumel, Raaele Cadorna, Enrico Morozzo Della Rocca e Ferdinando Pinelli. Tali atti suscitarono numerose polemiche, anche da parte della classe liberale.
Giovanni Nicotera deputato dell'opposizione, intervenne
in Parlamento dichiarando:
Lo stesso Nino Bixio (uno dei comandanti della
spedizione dei Mille e protagonista del discusso episodio della strage di Bronte) denunci questi metodi in un
discorso alla camera il 28 aprile 1863:
Napoleone III, riferendosi ad una strage nel Casertano perpetrata ai danni dei briganti, disse "les Bourbons
n'ont jamais fait autant" (i Borbone non hanno mai fatto tanto),[230] mentre lord Alexander Baillie-Cochrane (lo
stesso che nel marzo 1850 aveva visitato le carceri napoletane e Ferdinando II), riferendosi ad un editto antibrigantaggio di Pietro Fumel, dichiar "a more infamous
proclamation had never disgraced the worst days of the
Reign of Terror in France" (un proclama pi infame non
aveva mai disonorato i giorni peggiori del regno del terrore in Francia).[231] I metodi violenti delle truppe del
Regio Esercito Italiano furono inne applicati anche per
la repressione dei moti di protesta operaia per la chiusura
progressiva di impianti industriali, ad esempio dello stabilimento siderurgico di Pietrarsa (attualmente sede del
Museo Nazionale Ferroviario), dove il 6 agosto 1863, per
reprimere le proteste degli operai, intervennero Guardia
Nazionale, Bersaglieri e Carabinieri, lasciando sul terreno tra quattro e sette morti e una ventina di feriti. Al comando delle truppe c'era il Questore Nicola Amore, successivamente divenuto sindaco di Napoli, che nella sua
relazione al Prefetto parla di fatali e irresistibili circostanze[232][233] . Il mantenimento dell'ordine pubblico tramite
interventi repressivi dell'esercito, senza scrupolo nell'uso
delle armi contro le proteste popolari, continu no alla
Giustino Fortunato
3.13
Le concessioni ferroviarie
Giustino Fortunato, convinto sostenitore dello Stato unitario, era, aerma Gaetano Salvemini, [...] assai pessimista sulla capacit dei meridionali a sollevarsi con le loro
forze dal baratro cui erano stati messi dalla natura nemica
e dalle sventure della loro storia [...] e aspettava dal Nord
la salvezza[237] . Nonostante ci, non manc di evidenziare come l'Unit d'Italia fosse stata la rovina economica
del Mezzogiorno[238] e non risparmi critiche alla politica
economica e nanziaria dello Stato italiano e della grande industria del Settentrione nel Meridione. Fu lo stesso
Fortunato che, a seguito dell'indebitamento del Banco di
Napoli di un milione di lire in tre anni, coni il termine
di carnevale bancario[239] per indicare il trasferimento
di capitali del sud destinati alle industrie e agli istituti di
credito del nord.
Il revisionista Nicola Zitara mosse denunce nei confronti degli industriali Carlo Bombrini, Pietro Bastogi e Giuseppe Balduino, indicandoli tra i maggiori responsabili del crollo economico del meridione dopo
l'unit.[240]
17
tezionismo, che aveva trovato le sue basi nell'obiettivo
di favorire lo sviluppo dell'industria nazionale, non solo fu deleteria per l'agricoltura meridionale, ma comport risultati scadenti anche in campo industriale[246] . Per
compensare la mancata crescita nel settore secondario,
lo Stato invest notevolmente, con commesse pubbliche,
nell'industria, specie in quella armatoriale: ad esempio,
nel 1884, furono create ex novo le Acciaierie di Terni, che beneciarono, tra le altre, delle commesse della Regia Marina[247] . La forte presenza governativa per
l'impianto di Terni si pone in contrasto con l'assenza dello Stato verso il Polo siderurgico di Mongiana, orente in
et borbonica, era entrato in una fase di lento declino in
seguito all'Unit[55] . L'abolizione dei dazi interni voluta
dalla destra storica e l'assenza di interventi da parte del
nuovo Stato unitario condannarono i siti di Mongiana e
Ferdinandea alla chiusura e gli operai del polo industriale e dell'indotto all'emigrazione: al declino dell'industria
meridionale faceva da contraltare la nascita della grande
industria del Nord[248] .
Alcuni revisionisti sostengono che la mancata suddivisione delle grandi propriet terriere in Sicilia sia stata uno
dei fattori all'origine della conittualit tra Garibaldi e le
masse contadine[242] . Infatti, erano stati numerosi i contadini che, spinti dal malcontento verso lo Stato borbonico dovuto alle cattive condizioni dei lavoratori agricoli, si erano uniti ai Garibaldini. Tuttavia le loro speranze
di mutazione della situazione esistente erano andate deluse. Inoltre la mancata attuazione dei decreti che Garibaldi, una volta assunta la dittatura sull'isola in nome del
re Vittorio Emanuele II, eman circa l'abolizione sia di
diverse tasse su prodotti agricoli[243] , sia dei canoni sulle terre demaniali[243] gener ulteriore malcontento[244] .
Il primo a sollevare questo dibattito fu Antonio Gramsci. In generale, nulla venne fatto dal governo unitario
per combattere il latifondo, che, anzi, crebbe in seguito alla vendita dei beni ecclesiastici ai grandi proprietari
terrieri[245] .
3.12.2
Le concessioni ferroviarie
18
che si assest su una media giornaliera di oltre un migliaio di viaggiatori[252] , e sulle tratte realizzate negli anni
successivi: a titolo di esempio il Giornale del Regno delle
Due Sicilie riporta che, nel novembre 1856, i passeggeri
che, nelle diverse classi di viaggio, adoperarono la linea
Napoli-Capua furono 115.151[253] .
Gi nel 1843, infatti, fu inaugurato il tratto Napoli
Caserta, prolungato no a Capua nel 1845; nel 1844 fu
aperto il ramo no a Nocera, seguito dal tratto Cancello
NolaSarno nel 1856, mentre parallelamente era gi stata
prolungata la NapoliPortici no a Castellammare.
A ulteriore supporto di tale fatto, va evidenziato che lo
sviluppo delle ferrovie delle Due Sicilie non si era aatto
arrestato, ma anzi all'atto dell'unicazione stava per conoscere un'ulteriore fase di espansione. Con il Decreto
Reale del 28 aprile 1860 (Decreto contenente de' provvedimenti per la costruzione di tre grandi linee di strade
ferrate ne' dominii continentali, e di altrettante nei dominii di l del Faro), infatti, Francesco II delle Due Sicilie
tracci il piano di allungamento delle ferrovie esistenti,
il quale si sarebbe poggiato sia sull'adamento dei lavori in concessione a privati, che sull'iniziativa governativa;
e che avrebbe interessato sia la parte continentale, che
quella insulare del Regno:
Le linee ferroviarie di cui sopra avevano scopo eminentemente commerciale, come esplicitato nell'incipit del decreto. Per quanto riguardava i domini continentali, sarebbero state costruite tre linee ferroviarie, che avevano lo scopo di mettere in comunicazione il Tirreno con
l'Adriatico e lo Jonio. Tutte con base di partenza Napoli, si sarebbero dirette a Brindisi e Lecce via Foggia, la
prima; a Reggio Calabria attraverso la Basilicata, la seconda; e al Tronto attraverso gli Abruzzi, la terza. In Sicilia, del pari, sarebbero state costruite tre linee che, dipartendosi tutte da Palermo, si sarebbero dirette a Catania, la prima, a Messina, la seconda, e a Terranova (Gela) via Girgenti (Agrigento), la terza. Francesco II avrebbe presieduto personalmente ai progetti, attraverso una
commissione composta dai pi alti gradi del governo[255] .
19
Italia dopo aver scelto se sia preferibile il sistema adottato nell'antico regno Lombardo Veneto o nel Piemonte.
Col decreto alla ditta Adami e Lemmi era richiesto di depositare a titolo di cauzione l'equivalente di 500.000 lire e
venne stabilito un sistema di pagamento lavori di tipo bonus et malus in funzione della tempistica di avanzamento
dei lavori. Veniva inoltre richiesto l'impiego esclusivo di
manodopera locale e di persone provenienti dall'esercito
meridionale[258] .
Il governo piemontese, per, non convalid questa
concessione[259] , che fu adata alla Societ Vittorio
Emanuele. La successiva proposta di mediazione che riservava a capitali francesi le linee adriatiche[260] non
trov attuazione.
3.14 L'emigrazione
Dopo l'unicazione della penisola, oltre ad un aggravamento della situazione economica del Mezzogiorno,
si ebbe un vertiginoso fenomeno migratorio, quasi inesistente nel Sud prima del Risorgimento.[31] Le statistiche sull'emigrazione mostrano un numero notevole di partenze dal Mezzogiorno verso l'estero dopo
l'Unit, per l'aggravarsi della situazione contadina.[32]
L'emigrazione post-unitaria interess anche il settentrione, in cui l'ondata migratoria fu maggiore rispetto al meridione nei primi anni di unicazione ma a partire dal '900
i ussi si intensicarono esponenzialmente anche nel sud.
Il Veneto (tra gli ultimi territori annessi), risult la regione con il pi alto tasso di espatri tra il 1876 ed il 1900.[261]
Nel 1901, l'allora presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli, in visita in diverse citt del meridione, giunse a
Moliterno (Potenza) e fu accolto dal sindaco che lo salut
"a nome degli ottomila abitanti di questo comune, tremila
dei quali sono in America, mentre gli altri cinquemila si
preparano a seguirli".[262]
Il revisionismo nell'arte
6 Note
[1] Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unit nazionale, voi
l'ingrandimento territoriale (Giuseppe Mazzini)". Citato
in Alberto Cappa, Cavour, G. Laterza & gli, 1932, p.
249.
[2] Denis Mack Smith, Mazzini, Rizzoli, 1993, p. 286.
[3] Nicola Zitara, L'Unit d'Italia: nascita di una colonia, Jaca
Book, 1974, p.40.
[4] Angela Pellicciari, L'altro Risorgimento: una guerra di religione dimenticata, Milano, Edizioni Piemme, 2000, p.
117, ISBN 88-384-4970-8.
[5] Camillo Benso di Cavour, Opera parlamentaria del conte di Cavour, volume primo, Razzauti Editore, Livorno,
1862, p.209
[6] L. Cappelleti, 1892, p 258 e succ.
[7] Lorenzo Del Boca, Indietro Savoia!, Milano, 2003, p. 67
[8] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861,
Edizioni Trabant, 2009, p. 428.
[9] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia!, Milano, 1998, p. 61.
[10] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, Guida,
2002, p. 197, ISBN 88-7188-489-2.
[11] Massimo Viglione, Libera Chiesa in libero Stato? Il Risorgimento e i cattolici: uno scontro epocale, Roma, 2005,
p.61
[12] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia!, Casale Monferrato,
1998, p.61
[13] Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento
[14] Michele Topa, Cos nirono i Borbone di Napoli
[15] http://www.bibliocamorra.altervista.org/index.php?
option=com_content&view=article&id=75&Itemid=27
Coinvolgimento della camorra da parte di Liborio
Romano
[16] Gigi Di Fiore, I vinti del Risorgimento, Utet, Torino, 2004,
p. 99.
L'approccio revisionista al Risorgimento, essendo legato una posizione largamente minoritaria in storiograa,
stato nel corso degli anni oggetto di varie critiche da parte [21] Marco Meriggi, Breve storia dell'Italia settentrionale
dall'Ottocento a oggi, Roma, 1996, p. 60
di esponenti del mondo accademico e giornalistico.
20
[22] Massimo Viglione, Francesco Mario Agnoli, La rivoluzione italiana:storia critica del Risorgimento, Il minotauro,
2001, p.164
[23] Francesco Pappalardo, Il brigantaggio postunitario. Il
Mezzogiorno fra Resistenza e reazione, D'Ettoris, 2004.
NOTE
[44] Domenico Demarco, Banca e congiuntura nel Mezzogiorno d'Italia, vol. I (1809-1863), p. 31, E.S.I., Napoli,
1963
[45] R. Martucci, L'invenzione dell'Italia unita, Sansoni, Milano, 1999. Citato in: Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento,
pag. 263.
[46] Beaud Michel (2004) Storia del capitalismo. Dal Rinascimento alla New Economy. Oscar Storia Mondadori. ISBN
88-04-52802-8
[47] Paolo Malanima, Vittorio Daniele, Il prodotto delle regioni e il divario Nord-Sud in Italia (1861-2004) in www.
paolomalanima.it. URL consultato il 27 dicembre 2010.
[48] Rispettivamente docente di Economia Applicata e Dottore di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni presso
l'Universit di Tor Vergata (Roma).
[49] Carlo Ciccarelli, Stefano Fenoaltea (2010 Through the
Magnifying Glass: Provincial Aspects of Industrial Growth in Post-Unication Italy, Banca d'Italia - quaderni di
Storia Economica, 2010, p. 5-22.
[50] Ressmann Claudio, Rivista Marittima, Febbraio 2007
[51] Lisetta Giacomelli,Roberto Scandone, Vulcani d'Italia,
Napoli, 2007, p.161
[52] Elisabetta Curzel - Case antisismiche: i sistemi dei Borbone sono validi ancora oggi. Il Corriere della Sera, 9
settembre 2013
[53] Piero Bevilacqua Breve storia dell'Italia meridionale:
dall'Ottocento a oggi, Roma, 1993, p.54
[54] A. Fratta (a cura di) (1990) La fabbrica delle navi. Storia
della cantieristica nel Mezzogiorno d'Italia. Electa Napoli
[55] Brunello de Stefano Manno; Gennaro Matacena, Le Reali
Ferriere ed ocine di Mongiana, I edizione, Napoli, casa
editrice storia di Napoli e delle due Sicilie, 1979.
[56] Gerolamo Boccardo, Dizionario della economia politica e
del commercio, Torino, Sebastiano Franco e Figli e C.,
1857, p. XII. URL consultato il 30 gennaio 2011. ISBN
non esistente
[57] Norbert Kamp, Federico II di Svevia, in Dizionario
Biograco
degli
Italiani,
Istituto
dell'Enciclopedia
italiana
Treccani
(on
line).
http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.
jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Federiciana/
VOL01/FEDERICIANA_VOL01_000205.xml
[58] ...io credo che il problema sociale delle Isole come in tutto il Mezzogiorno ... il problema della miseria... sono
regioni in grandissima parte non cos naturalmente fertili,
come si immagina, per condizioni dicilissime di clima e
suolo, n suscettibili di altra produzione al di fuori di quella agricola...Da Giustino Fortunato, Le Regioni, 1896, in
Rosario Villari, pp. 245-246.
21
[67] Francesco Saverio Nitti, Scritti sulla questione meridionale. Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1897, Laterza, Bari,
1958. Citato in: Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento,
pag. 264.
[88] Giura, Vincenzo(1973): La questione degli zol siciliani (1838-1841), in: Cahiers internationaux dhistoire
economique et sociale, Nummer 2, pag.278-392
[71] Paolo Mieli, L'errore dei Borbone fu inimicarsi Londra. L'ostilit inglese destabilizz il Regno di Napoli
in nuovarivistastorica.it, Roma, Societ editrice Dante
Alighieri. URL consultato il 22 aprile 2012.
[91] Lodovico Bianchini, Della storia economico-civile di Sicilia, Palermo, Stamperia di Francesco Lao, 1841, Vol. II,
p. 276
22
NOTE
[106]
[107]
[108]
[129] vedi pag 702 Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni
del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata,
Volume 3, A. Vallardi, 1918
Salvatore Maniscalco
Alberto Santoni, Storia e politica navale dell'et moderna: XV-XIX secolo, Roma, Ucio storico della marina
militare, 1998, p. 305.
[114] (FR) Alphonse Balleydier, La vrit sur les aaires de [134] Roberto Martucci, L'invenzione dell'Italia unita: 1855Naples, rfutation des lettres de m. Gladstone, Parigi,
1864, Firenze, Sansoni, 1999, p. 165, ISBN 88-383Imprimerie de W. Remquet, 1851, pp. 5-6. ISBN non
1828-X.
esistente
[135] Harold Acton , p. 493
[115] (FR) Jules Gondon, La terreur dans le royaume de Naples,
lettre au right honorable W.E. Gladstone en rponse ses [136] Giuseppe Pandolfo, Una Rivoluzione tradita:da Marsala a
Bronte, Italo-Latino-Americana Palma, 1986.
Deux lettres lord Aberdeen, Parigi, Auguste Vaton, 1851.
ISBN non esistente
[137] Flix Dupanloup, La sovranit del Pontece secondo il
diritto cattolico e il diritto europeo, Tipograa Monaldi,
[116] Raaele Cotugno, Tra reazioni e rivoluzioni. Contributo
1861, p. IV.
alla storia dei Borboni di Napoli dal 1849 al 1860, Lucera,
M. & R. Frattarolo, s.a., p. 97. ISBN non esistente
[138] Andrea Carteny, Contro l'unit d'Italia, di Pierre Joseph
Proudhon, Miraggi Edizioni, 2010, p. 12.
[117] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due sicilie: dal 1847
al 1861, Volume Primo, Trieste, Brenner, 1868, pp. [139] Angelo Tamborra, Garibaldi e l'Europa, Roma, Stato
377-378, ISBN non esistente.
maggiore dell'Esercito, Ucio storico, 1983, p. 27.
[118] Domenico Razzano, La Biograa che Luigi Settem- [140] Francesco Protonotari, Nuova antologia, Vol. 548-549,
Direzione della Nuova Antologia, 1982, p. 61.
brini scrisse di Ferdinando II, a cura di Vincenzo
D'Amico, Battipaglia, Ripostes, 2010, p. 26, ISBN
[141] pag. 88 D. M. Smith, Garibaldi, una grande vita in breve,
978-88-96933-02-2.
Lerici, 1966
[119] Maria Gaia Gajo, Le lettere di Gladstone ad Aberdeen in
[142] Editori Vari, Cronaca degli avvenimenti di Sicilia da aprile
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[158] vedi pag. 211, Raale De Cesare, La ne di un regno, vol
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[188] Gigi Di Fiore (1993), p. 68
[189] Vedi pag. 67 in Giordano Bruno Guerri, Il sangue del Sud,
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[190] vedi pag. 393 in Giovanni La Cecilia, Storia [212] Il numero dei detenuti stato riportato da Alfredo Comandini in una pubblicazione intitolata L'Italia nei Cento anni
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Voci correlate
Brigantaggio postunitario
Meridionalismo
Plebisciti del Regno d'Italia
Piemontesizzazione
Questione meridionale
Regno delle Due Sicilie
Revisionismo
Risorgimento
Collegamenti esterni
Centro Studi Civitanovesi: ALTRI RISORGIMENTI, otto conferenze dedicate al 150 anniversario
dell'Unit d'Italia.
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