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Utopia e riforma nellIlluminismo


di Franco Venturi

Storia dItalia Einaudi

Edizione di riferimento: Utopia e riforma nellIlluminismo, Einaudi, Torino 1970

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Sommario
Introduzione Capitolo primo. Re e repubbliche tra Sei e Settecento Capitolo secondo. I repubblicani inglesi Capitolo terzo. Da Montesquieu alla Rivoluzione Capitolo quarto. Il diritto di punire Capitolo quinto. Cronologia e geografia dellilluminismo 1 23 61 93 127 157

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Introduzione

Esser invitato a tenere le George Macaulay Trevelyan Lectures un grosso impegno. Trascorrere tre settimane a Cambridge per rispondere a questo invito un gran piacere, tra quelle biblioteche e le discussioni con gli amici e colleghi. Eccone ora il risultato. Il problema scelto evidentemente ampio. Spero che i punti di vista prescelti per osservarlo consentano a queste pagine di non esser troppo dispersive e permettano anzi di toccare alcuni almeno dei nodi centrali della grande et dei lumi, cogliendola nel suo difficile e fecondo equilibrio dutopia e di riforma. Avevo avuto la tentazione di intitolare queste lezioni Was ist Aufklrung? Ho poi resistito a questa tentazione, non perch temessi dessere accusato daver voluto mettermi sullo stesso piano di Immanuel Kant, di Moses Mendelssohn e degli altri valentuomini che risposero nel 1784 al quesito cos formulato dalla Berlinische Monatschrift. Spero che tutti possano, almeno in questa materia, fare affidamento su una mia sufficiente capacit di autocritica. Se non sono risalito alla data iniziale del dibattito sullilluminismo, perch sono convinto che quella discussione, pur cos interessante, rischi allora e rischia ancor oggi di deviare la ricerca portandola su una strada sbagliata. Da Kant a Cassirer, e oltre, lilluminismo europeo stato dominato da questa interpretazione filosofica della Aufklrung tedesca. Almeno Cassirer era stato sincero e aveva intitolato il suo libro Die Philosophie der Aufklrung. Riapriamolo. Per limitarci alla Germania, dominano Baumgarten e Bodmer, Jerusalem e Lessing, Wolff e Kant. Schltzer e Bsching, ad esempio, sono assenti. Eppure luno fu il pi importante pubblicista del se-

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condo Settecento, scopr agli occhi dei tedeschi un intero mondo storico quale la Russia e meglio dogni altro dimostr la difficolt, i contrasti dun pensiero liberale nella Germania di quella et. Il secondo diede una dimensione nuova alla geografia, dominando con i suoi libri lintero mercato europeo di quegli anni. N in Cassirer troviamo un solo economista. Una Aufklrung che non tocchi lo stato, la terra, il commercio evidentemente mutila almeno di una delle sue ali. Come diceva Diderot: Imposez-moi silence sur la religion et le gouvernement, et je naurai plus rien dire1 . Certo di religione settecentesca molto si parla in Cassirer. Di governo non di teorie giuridiche, ma di politica poco o nulla. E questa tendenza non accenna a mutare tra gli storici dei lumi. uscito lanno scorso in Italia un libro importante, intitolato Lilluminismo tedesco. Et di Lessing di NicolaoMerker2 . scritto da un marxista. Discute continuamente sul valore sociale delle idee filosofiche. Ma Schltzer e Bsching sono praticamente assenti, i fisiocrati tedeschi come se mai non fossero esistiti. C tutto, dalla religione alla societ. Quel che manca le gouvernement, come diceva Diderot, lazione politica concreta. A ben guardare, linterpretazione filosofica della Aufklrung, da Kant a Cassirer e ad oggi, rischia di essere variamente deformante perch sempre. una storia che tende essenzialmente a risalire alle origini, ai princip primi delle idee che vede operare nella realt del XVIII secolo. Guarda a Descartes, a Leibniz, a Locke, a Malebranche, in loro vede le fonti di quei pensieri che furon poi utilizzati e intorbidati dalla filosofia popolare, che furono consumati nel corso della lotta ideologica del seco1 La promenade du sceptique, in uvres compltes, a cura di J. Asszat e M. Tourneux, Paris 1875, vol. I, p. 184. 2 Bari 1968.

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lo dei lumi. Per rimettere ordine dopo la battaglia, lunica cosa da fare, sembrano dire questi storici, quella di vedere come fossero stati forgiati quei concetti i quali, contorti e guasti, stanno di fronte ai nostri occhi, come furono fabbricate quelle armi che dobbiamo ora riforbire sulla cote di un grande sistema filosofico, sulla pietra duna delle grandi concezioni del mondo, razionalismo, naturalismo, sensismo, ecc. Peccato che questo metodo si scontri precisamente con quello che fu il carattere fondamentale del pensiero illuminista, la radicale volont cio di non costruire sistemi filosofici, la totale sfiducia nella loro validit. Condillac, Voltaire, Diderot, dAlembert, a met del secolo, lo hanno detto tanto chiaramente da non lasciarci pi dubbio alcuno. Non alle origini delle idee dobbiamo risalire, evidentemente, ma alla loro funzione nella storia del Settecento. I filosofi hanno la tentazione di rinavigare verso la sorgente. Gli. storici debbono dirci come il fiume si apr la sua strada, in mezzo a quali ostacoli e difficolt. La tentazione invero di molti tedeschi, fin dal Settecento, fu quella di dare un valore mitico allorigine e di cercar l ogni luce e ogni bene. Ogni volta che sono anchio attratto a far cos a ritroso il cammino della storia per tentar di spiegare unidea, un fatto, vado a rileggermi il passo di Herder che mi pare conservare sempre tutta lefficacia duna caricatura involontaria dogni germanica nostalgia dellUr: Con quanta delizia mai noi leggiamo le narrazioni poetiche sullorigine, delle singole cose, sul primo navigatore, sul primo bacio, il primo giardino, il primo morto, il primo cammello...3 . una caricatura questa che gli storici dellilluminismo non dovrebbero mai perdere di vista. Herder era semplicemente ingenuo quando
3 Versuch einer Geschichte der lyrischen Dichtkunst, in Smmtliche Werke, a cura di Bernard Suphan, Berlin 1891, vol. 32, p. 86.

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scriveva queste righe nel suo frammento sulla storia della lirica, poco prima di riprendere ed approfondire questa visione nel suo pamphlet del 1774 Auch eine Philosophie der Geschichte. Poi, dopo Herder, questa fuga verso il passato per spiegare il presente andata raffinandosi e complicandosi. meno facile da cogliere, questa nostalgia dellUr, quando rivestita dai pi seducenti argomenti razionali, ma non per questo meno pericolosa. Non si tratta pi soltanto di cose cos semplici come il primo giardino dellumanit, del paradiso terrestre e dei suoi patriarcali abitanti, ma, poniamo, della agostiniana e teologica Civitas dei. The heavenly city of the eighteenth century philosophers , com noto, il titolo dun famoso libro di Carl Becker. Avvolto in un velo, lautore volle presentarlo un giorno cos ai suoi lettori: This certainly isnt history. I hope it is philosophy, because if it is not it is probably moonshine: or would you say the distinction is over subtle? Non ci stupiremo constatando che questa opera piacque ai crociani, in Italia, con questo suo tentativo di far coincidere filosofia e storia dellilluminismo4 . Ma si tratta purtuttavia di una coincidenza illusoria, dun tentativo di ritrovare nel pensiero di Diderot e di dHolbach, di Voltaire e di Hume, non quello che essi avevano portato di nuovo, di storicamente efficace e fecondo, ma quello che coincideva sostanzialmente con le idee fondamentali del passato, la legge naturale, la morale, limmortalit. Storia retroattiva raccontata con grande charme e molta dottrina, come avviene ai conservatori intelligenti, scettici su tutto, salvo sulla volont di non cedere al nuovo, allinatteso, a quello che resta fuori della loro heavenly city. Da quando questo libro fu pubblicato, nel 1932, ogni studio sul Settecento
4 Su Becker e Croce, cfr. B URLEIGH T AYLOR W ILKINS, Carl Becker. A biographical study in American intellectual history, Cambridge (Mass.) 1961, pp. 193 sgg.

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europeo, sulla sua funzione politica e sociale, non ha potuto, credo, che constatare come fuori dalle mura della civitas dei restasse in realt non poco, in verit lilluminismo stesso. Carl Becker rimasto un episodio importante nello studio del conservatorismo e della civilt americana. Ma la sua heavenly city diventata ogni anno sempre pi isolata e lontana, alle spalle di chi ha cercato di scendere lungo il corso del fiume storico settecentesco. Eppure la tentazione di volgere indietro lo sguardo evidentemente forte, e non facile resistervi. Uno dei critici pi espliciti di Carl Becker lo studioso che pi ha fatto per darci una visione critica, realistica, non offuscata da schemi filosofici e ideologici della politica di Voltaire, Peter Gay, quando ha voluto dare un sottotitolo allopera sua The Enlightenment: An interpretation, non ha trovato di meglio che The rise of modern paganism5 . Il primo volume di questopera, di cui non necessario dire linteresse (si tratta del maggior tentativo di sintesi finora compiuto di quel che si detto e pensato sul Settecento in questi ultimi decenni) rivela, nella sua stessa costruzione, questa reiterata fuga verso le origini e il passato, Dopo una ouverture sullEnlightenment in its world, su The little flock of philosophes, sui problemi cio della diffusione europea dei lumi, sul rapporto tra il piccolo gruppo e le forze e strutture sociali di quellepoca, quando ci si aspetterebbe una storia del formarsi del little flock e del suo effettivo operare in mezzo alle cose, ecco invece The appeal to antiquity, The useful and beloved past, ecco ebrei e greci, pagani e cristiani. E quando finalmente speriamo di essere alla fine, Beyond the holy circle, come sintitola lultima parte di questo libro, ecco venirci incontro dHolbach e Diderot, ma dietro a loro sta ancora la grande ombra di Lucrezio. Sulla Mission of Lucretius si chiude il primo volume di questopera, tan5

New York, 1967.

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to piena di cose interessanti e importanti, ma che costituisce una prova ancora di quanto sia difficile uscire dal cerchio magico della tradizione della Aufklrung tedesca, della visione, fra Sette e Ottocento, della germanica Humanitt, dalla passione per la Grecia e per Roma che crebbe nelle universit della docta Germania. Chiudendo questo libro pensavo a Delio Cantimori, che faceva finire let umanistica con la rivoluzione francese, chiudendo anchegli in un solo mondo ideale gli scolastici, gli umanisti fino alla soglia dellilluminismo, da Petrarca a Rousseau, come egli scrisse un giorno6 . Peter Gay ci dice egli stesso chiaramente, nel prezioso Bibliographical essay che chiude questo primo volume, quali siano i suoi punti di partenza e di riferimento: Cassirer innanzi tutto, il Warburg Institut, Fritz Saxl, Auerbach. Peter Gay porta a questa tradizione una sensibilit filosofica moderna, una coscienza ad esempio che Cassirer non ebbe mai del valore del materialismo settecentesco, cos come una sensibilit politica che tradizionalmente manc agli umanisti tedeschi. Ma sono rami nuovi e innesti su un antico e glorioso tronco. Effettivamente il libro di Peter Gay potrebbe essere intitolato e non piccolo complimento Was ist Aufklrung? Ho provato io stesso a fare una piccola, ma ritengo significativa verifica del punto di vista umanistico nellinterpretazione del Settecento. Ho cercato cio di capire che cosa significasse effettivamente la risposta che Kant stesso diede a quellinterrogativo, ed , come noto, che dobbiamo considerare come motto dellilluminismo: Sapere aude. Son parole tratte da Orazio. Qual pi bella prova della presenza del mondo classico, o addirittura dellidentificazione degli illuministi con lantichit pa6 Valore dellumanesimo, in Studi di storia, Torino 1959, p. 383. Cfr. pure Il problema rinascimentale a proposito di Armando Sapori, in ibid., pp. 366 sgg.

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gana, come sostiene Peter Gay? Tornano allorecchio i versi di Voltaire, le parole di Diderot, i saggi di Galiani, e cos potremmo continuare per tutta lEuropa. dei lumi, ritrovando ovunque il poeta latino. Ma che significa questa presenza? Il dubbio mi nacque molto tempo addietro, quando ero ragazzo, e di Orazio mi parl un giorno con grande ammirazione, quasi con venerazione, un illuminista che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, Gaetano Salvemini. Ricordo il mio stupore e il mio dubbio, che naturalmente non osai esprimergli, di come potesse lui, Salvemini, luomo dal carattere cos indipendente e schietto, dalle idee politiche cos libere, dalla coscienza sociale cos acuita e moderna, come potesse un illuminista par suo amare il poeta dellet dAugusto, luomo politicamente e socialmente tanto diverso, contrario anzi a lui; che era stato Orazio. Magia della poesia? La risposta non mi accontent allora e non mi soddisfa neppure oggi, n per Salvemini, n per Diderot o Voltaire. Il dubbio crebbe in me il giorno lontano in cui sentii Francesco Saverio Nitti, che un illuminista non era, ma un economista illuminato s, dichiararmi che se volevo far lo storico avrei sempre dovuto ricordare il profondo motto di Cicerone, secondo cui la storia oratoria. Vivo ora in Italia, in un paese cio in cui se un giovane vuol poter entrare in una universit dove si studia la storia, poniamo, ad esempio, dellintelligencija russa o del movimento operaio europeo, tenuto a fare un liceo in cui legger obbligatoriamente, sul testo originale, le poesie non soltanto di Orazio, ma anche quelle di Anacreonte. E questo proprio nel paese, in Italia, in cui gli illuministi settecenteschi, grandi e piccoli, accanto alla critica della legge, della tradizione romana cominciarono a criticare anche linsegnamento obbligato-

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rio del latino7 . Evidentemente, in Italia, il classicismo ha vinto, per delle ragioni che non il caso di esaminar qui. Quel che certo che il rapporto fra la tradizione umanistica e le realt politiche, sociali; evidentemente molto pi complesso di quel che pu apparire a prima vista. La permanenza di miti umanistici, la sopravvivenza degli dei antichi pu non essere affatto una presenza, una identificazione, come addirittura sostiene Peter Gay. talvolta un ornamento, non una realt, una superstizione, non una religione, La piccola verifica su Sapere aude mi pare lo confermi pienamente8 . Certo, il motto oraziano, tratto dallepistola II, libro I, Ad Lollium, v. 40:
Dimidium facti, qui coepit, habet: sapere aude, incipe...

La traduzione di Dacier, del 1727, rende bene il senso: Ayez le courage dtre vertueux, e in nota aggiunge: Pour aspirer la sagesse il faut du courage et ne pas se rebuter par les difficults. Cest pourquoi Horace, dit aude, ose.... Ma il motto comincia a prendere un senso diverso quando viene contrapposto alla concezione cristiana e teologica, quando tende a porsi in contrasto con le parole di san Paolo: Noli altum sapere, sed time. Ugo Grozio lo adopera ancora in senso puramente umanistico, come esortazione a studiare seriamente. Ma quando Pierre Gassendi lo fece suo, egli trasform, come ha scritto Luigi Firpo, il detto oraziano in consape. Le pagine pi energiche sono quelle di L UCA M AGNANI Lettere italiane sopra la Corsica, Lausanna (in realt Livorno) 1770, lettera XVII, riprodotte in Illuministi italiani, tomo VII, Riformatori delle antiche repubbliche, dei ducati, dello Stato pontificio e delle isole, a cura di G. Giarrizzo, G. Torcellan e F. Venturi, Milano-Napoli 1965, pp. 828 sgg. 8 F RANCO V ENTURI, Contributi ad un dizionario storico. Was ist Aufklrung? Sapere aude, in Rivista storica italiana, 1959, I, pp. 119 sgg.
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vole appello alla libera ricerca, immettendo nelle parolette antiche tutta la tensione lucida dellindagatore di liberi veri che gli era propria9 . Eppure siamo ancora alla fase libertina, sia pure dun libertinismo ancor racchiuso in un involucro cristiano. Per entrare nel mondo dei lumi il motto Sapere aude dovette passare per ben diverse strade. Non pi il mondo dei dotti, ma le sale piene del fumo delle pipe della Societ degli Aletofili, dove il pensiero di Wolff comincia a fermentare in questo tipico sodalizio di ecclesiastici, di funzionari, di legisti della Prussia di Federico Guglielmo I. A Berlino, che da quellanno rimase la capitale dei filosofi, come racconta J. David Kohler, cronista di questi avvenimenti, per disposizione di Ernst Christoph von Manteuffel, lispiratore degli Aletofili, uomo politico e avventuriero che gli intimi chiamavano pi semplicemente le diable, venne coniata nel 1736 una medaglia in cui si vedeva una Minerva armata, con un elmo su cui stavano, in mezzo alle piume, le teste dei due filosofi Leibniz e Wolff, mentre attorno si leggeva Sapere aude, Erkne dich vernnfftig zu seyn, come tradusse un contemporaneo10 . Lo statuto degli Aletofili, lHexalogus Aletophilorum ci dice come questa societ poggiasse su una esplicita volont di diffondere la verit, di organizzare i suoi sostenitori, di costituire, attraverso la solidariet e laiuto reciproco, una forza di pressione. Il fermento politico evidente e gi appare una embrionale tattica per far trionfare la verit. Perch giungesse fino a Kant il Sapere aude degli Aletofili dovette percorrere un lunga itinerario, di cui del resto non pretendo daver individuato e ritrovato tutte
9 L UIGI F IRPO, Contributi ad un dizionario storico. Ancora a proposito di Sapere aude, in Rivista storica italiana, 1960, I, p 117. 10 D AVID K OHLER, Historische Mnz-Belustigung, Nrnberg, XII, fasc. 47, 23 novembre 1740, pp. 369 sgg.

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le tappe. Unaltra medaglia, voluta da Stanislao Augusto Poniatowski nel 1765 particolarmente; indicativa della diffusione di questo motto, anche se ci riporta in ambiente pi umanistico e tradizionale. Venne infatti coniata in onore di Stanislaw Konarski, il celebre piarista che tanto oper per gettare le basi di una nuova cultura e di una nuova scuola in Polonia. Il motto oraziano era stato per lui parafrasato e riadattato: Sapere auso. La medaglia era dedicata cio alluomo che era stato capace di adottare e seguire il motto Sapere aude11 . Nella forma originale ritroviamo invece queste parole nel libro di Konstantin Franz de Cauz, De cultibus magicis, pubblicato a Vienna nel 1767, in cui lautore aveva ripresa e codificata la lotta di Tartarotti e di Maffei contro streghe e maghi e di Van Swieten contro i vampiri. I decreti di Maria Teresa contro gli uni e gli altri avevano segnato una svolta fondamentale nel rapporto tra gli stati settecenteschi e la superstizione popolare. Sapere aude diventava in questopera il vero motto del dispotismo illuminato12 . Lanno dopo, 1768, lo vediamo riapparire sul frontespizio della traduzione tedesca, dovuta a Christian August Wichmann delle Characteristiks di Shaftesbury, quasi a riallacciare lAufklrung al deismo inglese13 . Quando Kant pubblic il suo articolo, nel 1784, il motto doveva ormai esser diventato corrente. Lo rivediamo, quattro anni dopo, nel 1788, sul frontespizio del libro apparso allora a Francoforte e Lipsia, Geschichte der pbstlichen Nun11 W LADISLAW K ONOPCZYNSKII, Stanislaw Konarski, Warszawa, 1926, p. 63 e J EAN F ABRE, Stanislas-Auguste Poniatowski et lEurope des lumires, Paris 1952, p. 67. 12 F RANCO V ENTURI, Settecento riformatore. Da Muratori a Beccaria, Torino 1969, pp. 385 sgg. 13 Characteristiks, oder Schilderungen von Menschen, Sitte, Meynungen und Zeiten, aus dem Englischen bersetz, Leipzig 1768.

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tien in Deutschland, una delle innumeri opere di Friedrich Karl von Moser. Si trattava di unampia e farraginosa polemica contro il cattolicesimo e duna rivalutazione della riforma protestante in chiave di lotta contro loscurantismo, non senza evidenti accenni patriottici tedeschi. Era, in qualche modo, anche nelle frequenti polemiche contro tutto quanto veniva dallItalia, un vero e proprio rovesciamento dogni mentalit umanistica, nel nome dellilluminismo e del nascente orgoglio nazionale. Sotto le parole oraziane, come si vede, avevano circolato, in quasi due secoli, le merci pi diverse e pi varie, ed anche pi contrastanti. Ma litinerario non era stato del tutto casuale. Sapere aude non era stato un puro e semplice geroglifico servito a stampigliare delle realt che nulla avevano in comune e che solo per caso avevano finito col ritrovarsi insieme. In realt, da Grozio a Gassendi, da Manteuffel a Konarski, da Shaftesbury a Kant e von Moser, una logica storica non era mancata. Era la logica che portava dal razionalismo e libertinismo del Seicento, dalloriginario diffondersi della massoneria nellEuropa degli anni 20 e 30 allopera dei dispotismi illuminati in Polonia e in Austria nella seconda parte del Settecento, dal ripensamento di filosofi come Kant al prorompere delle passioni politiche alla fine del secolo. Una logica storica che il motto Sapere aude aveva accompagnato, senza certo crearla, n profondamente modificarla. Come giustamente diceva Kant: era questo il motto dellilluminismo. Nulla di meno, ma neanche di pi. La verifica non sar stata cos inutile. Abbiamo ritrovato, seguendone le sorti, alcuni dei momenti essenziali del moto dei lumi, e abbiamo pure misurato, direi, quale sia la distanza dal mondo classico, dallepicureismo antico, dalla poesia di Orazio alla realt del XVIII secolo. Divertito vagheggiamento di filosofi, consolazione per chi si sente sempre pi preso dalla battaglia dei lumi, rimpianto dun mondo perduto, maschera per difendere idee troppo ardite

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e pericolose, Orazio e il suo motto Sapere aude anche se non ci son serviti, in realt, a farci capire la logica interna dellilluminismo, ci hanno rivelato qua e l lemergere e il mutare delle idee e degli stati danimo. Di fronte a queste incertezze e difficolt della storia delle parole e delle idee, non affatto sorprendente che si sia cercata una via del tutto diversa o, per meglio dire, opposta e contraria. Parte, questa strada, dalla societ e non dalle idee, dai gruppi e non dagli individui, dalle diffuse mentalit e non dalle creazioni singole. Adotta i mezzi della sociologia e della storia economica. Cerca cos di capire lilluminismo a partire dalle sue radici, costruendo schemi, tabelle e diagrammi fino a cercar di ritrovare cos il vero suo ritmo e la sua autentica funzione nellEuropa del Settecento. Come tutti i tentativi storiografici, anche questo ha avuto e continua ad avere i suoi aspetti paradossali ed assurdi. Prendere una modesta e pacifica accademia provinciale francese del XVIII secolo e ridurla ad una costellazione di frecce che si dipartono verso le pi varie direzioni dellEuropa, soltanto perch qualche membro di questo consesso risiedeva, a Firenze o altrove, disegnare un diagramma pi simile a quello dello scontro degli eserciti della battaglia della Marna che non ad una struttura accademica settecentesca, evidentemente adoperare un ciclotrone per schiacciare una noce. Alludo, per non restare nel vago, allarticolo di Daniel Roche, pubblicato nelle Annales e intitolato LAcadmie de Chlons-sur-Marne14 . Ma lasciamo queste curiosit e osserviamo gli studi in cui maggiore il rapporto tra mezzi e scopi. Naturalmente questa storia sociale dellilluminismo si rif al marxismo. Ma non cerca di capire quello che nel14 La diffusion des lumires. Un exemple: lAcadmie de Chlons-sur-Marne, in Annales, 1964, v, pp. 887 sgg.

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lilluminismo, nella sua origine e sviluppo, pu servire a spiegare anche il marxismo, o, in genere, il sorgere delle idee politiche, economiche, sociali degli ultimi due secoli, della nostra moderna et. Cerca invece di compiere loperazione inversa, e cio di intendere il moto dei lumi in base a quanto scrissero ed affermarono Marx, Engels e la loro scuola. Peccato davvero, che la storia del pensiero tedesco tra il 1830 e il 1870, di quello russo del medesimo periodo, o ancora, se vogliamo venire a tempi pi prossimi, una parte almeno delle vicende ideologiche dagli anni 30 ai 60 del nostro secolo guadagnerebbe ad essere interpretata tenendo presente il ritmo interno di sviluppo dellilluminismo europeo nel Settecento, confrontandone gli elementi di rivolta e di fede, di speranza e di delusione, fino a concludere che il moto dei lumi certo un cerchio storico conchiuso in se stesso, ma che tende, in determinate circostanze, a riaprirsi e a riprendere il percorso del suo ciclo di problemi e di scoperte. La visione marxista non tende invece generalmente a questo confronto, ma ad includere lilluminismo in se stessa, ad applicargli gli schemi propri. Certo Marx, Engels e i loro seguaci hanno scritto cose acute, interessanti su Diderot o la rivoluzione francese, su Lessing o Gianmaria Ortes, e c sempre da imparare perci da questo raccostamento, a condizione, ben inteso, di non considerarlo esclusivo e mettendolo accanto a quello che altrettanto possiamo apprendere da Herzen e da Cattaneo, da Michelet e da Jaurs, da Salvemini o da Keynes. Ma non cos lintendono generalmente i marxisti. Alla base della loro interpretazione dellilluminismo sta laffermazione che esso lideologia della borghesia in sviluppo. Sono personalmente convinto che questa definizione uno degli ostacoli che pi gravemente si frappongono oggi ad una comprensione pi approfondita del XVIII secolo, e che necessario rimuovere questa ipotesi di lavoro per procedere meglio, pi spe-

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diti e pi avanti. certo che lilluminismo, o certi aspetti di esso, diventarono ad un certo momento strumenti di difesa e di offesa nella lotta contro le sopravvivenze del mondo feudale, signoriale, medioevale in Francia, in Italia, in Spagna e altrove. altrettanto vero che tale funzione non sempre n ovunque quella dellilluminismo, che compito dello storico accertare quando e come ed entro quali limiti ci avvenne, non mai di accettare quella identificazione prestabilita. Il rischio grande, altrimenti, di non intender pi, in Francia, ad esempio, lopposizione a Luigi XIV, la polemica di Dubos e di Boulainvilliers, la formazione e il significato di Montesquieu, limportanza, anche ideologica, della lotta dei Parlamenti, della cosiddetta ribellione nobiliare, ecc. In Italia, per fare un altro esempio, facile non intendere pi il significato dellilluminismo di gruppi come quello del conte Verri, del marchese Beccaria, del marchese Longo, ecc., di quella milanese Accademia dei Pugni cio, di cui uno solo, in realt, non era nobile, ed era un ecclesiastico, il padre Frisi, secondo un modello sociale che certo rientra perfettamente in una societ dantico regime. Quanto allItalia meridionale, lesempio di Filangieri pu essere di per se stesso sufficientemente indicativo. Ovunque, direi, il rapporto fra forze borghesi pi o meno statiche o attive e il movimento illuminista deve rimanere un problema, non un dato di fatto e un presupposto storico. Sembra accorgersene anche lenfant terribile dellodierno marxismo francese, Lucien Goldmann, che ha tentato di dare un valore anche pi assoluto e generale allequiparazione illuminismo-borghesia, rischiando fortemente di portarla allassurdo. Il nesso tra borghesia e illuminismo presenta, a nostro parere, un carattere fondamentale, pur se nei periodi delle crisi del razionalismo borghese, come allavvento dellidealismo tedesco e negli anni tra il 1914 e il 1915, esso appare dissolto. Dobbiamo qui aggiungere che anche durante questi perio-

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di di crisi le concezioni razionalistiche non scompaiono del tutto, come si pu riscontrare in Francia, ad esempio, nellopera di Valry, dove ladesione al razionalismo saccompagna alla coscienza di una sua crisi15 . Si tratta dunque duna categoria storica ad eclissi. Quanto allidea di vedere Valry come faro della borghesia razionalistica per il trentennio tra le due guerre mondiali, nellet di Einstein, di Freud e di Croce, migliore caricatura di questo modo di ragionare mi par difficile di trovare. Sono questi ideologismi privi di ogni contenuto storico a farci capire perch in Francia ed anche altrove si cercato, per contrasto, uninterpretazione sociale dellilluminismo pi o meno tacitamente ispirata da Marx, ma ben decisa a non portare allassurdo le suggestioni che questi aveva fornito e fondandosi sulla effettiva realt sociale, su precise ricerche storiche16 . Ottimo esempio di una simile storia lopera di Jacques Proust, Diderot et lEncyclopdie17 . La borghesia francese della met del Settecento viene scomposta in una serie di gruppi e di forze tuttaltro che omogenei: LEnciclopedia non viene affatto studiata nella forma di una sorta di media aritmetica delle varie posizioni che essi espressero, mettendo a confronto un ipotetico spirito enciclopedistico con la realt in mezzo alla quale esso oper, ma vien studiato con minuzia e con rigore critico il posto effettivo che ognuno degli enciclopedisti tenne nella societ del suo tempo. Ecclesiastici, parlamentari, nobili, scrittori, artigiani i quali collaborarono al gran dizionario sono
15 Lilluminismo e la societ moderna. Storia e funzione attuale dei valori di libert, eguaglianza, tolleranza. Torino 1967, pp. 98-99. 16 A LDO G AROSCI, Sul concetto di borghesia. Verifica storica di un saggio crociano, in Miscellanea Walter Maturi, Torino 1966, pp. 457 sgg. 17 Paris, 1967.

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esaminati da vicino, cercando di saggiare concretamente, ad esempio, quali fossero gli effettivi rapporti di Diderot con gli ateliers, con la tecnica del suo tempo, con lavoratori e operai. Le conclusioni, pazientemente costruite anche su una base statistica, sono chiare. Gli enciclopedisti costituirono una piccola lite di dotti e di tecnici, legati alla vita economica come elementi di punta del progresso economico e strettamente connessi pure con lapparato statale che essi si sforzarono di rendere migliore e pi razionale. Diderot insomma un riformatore, e i suoi collaboratori corrispondono in Francia a quelle lites che costituirono uno dei due elementi indispensabili di ogni dispotismo illuminato, che fornirono i lumi a Maria Teresa, a Pietro Leopoldo, a Federico II e a Caterina II. Bourgeois, certes, les encyclopdistes le sont tous... Mais non de grands bourgeois... Ils nappartiennent pas non plus cette petite et moyenne bourgeoisie qui reprsentera si bien la sans-culotterie parisienne et do sortiront les pionniers de la Rvolution industrielle. Juristes, mdecins, professeurs, ingnieurs, hauts fonctionnaires civils et militaires, savants, techniciens spcialiss, ils se situent exactement mi-chemin de la grande et de la moyenne bourgeoisie, assez proches des couches sociales les plus leves, et assez bons juges de leur incapacit, pour aspirer les suppler dans leur rle dirigeant traditionnel, mais non pas si loin du peuple travailleur quils ne pussent avoir une vue prcise des problmes rels qui le posaient la nation. Ils taient enfin bien placs pour concevoir la solution technique de ces problmes et pour la mettre quelquefois en uvre sans attendre une rvolution gnrale18 . Una definizione riassume questa descrizione tanto preoccupata delle sfumature: Les technocrates et tout genre qutaient les
18 J ACQUES P ROUST, Diderot et lEncyclopdie, Paris 1967, p. 505.

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encyclopdistes19 . Qui appare evidente, mi pare, il limite dellanalisi compiuto da Jacques Proust. In realt egli giunto a definire gli enciclopedisti non in termini di classe, ma a seconda della loro funzione, in termini non di storia sociale, ma di storia politica. Gli enciclopedisti non sono tali perch stanno tra grande e piccola borghesia, ma perch creano determinati strumenti tecnici di azione nella societ francese alla met del XVIII secolo. Torniamo al gouvernement di Diderot, allazione politica concreta. Le definizioni dei contemporanei, che li chiamarono il partito dei filosofi, e talvolta una setta, un movimento, restano pi aderenti e precisi che non gli schemi moderni. La sottile, dotta analisi sociale che cosa pu aggiungervi? Jacques Proust dedica certo gran parte del suo libro allo studio delle idee politiche di Diderot e ai contrasti, alle lotte interne del gruppo enciclopedistico. Ma esse sono tuttavia, le une e le altre, rese meno vive, meno storicamente significanti perch vengono considerate come espressioni duna mentalit, come riflessi duna situazione sociale e non direttamente come difficili scelte e magari drammatiche che questi uomini si trovarono a compiere, come azioni ancora da fare, come elementi duna narrazione storica e non come cifre e paradigmi duno spaccato sociale. Il termine di technocrate non potrebbe meglio dirci quel che c dincerto, dequivoco in una simile posizione a mezza strada fra sociologia e storia. I tecnocrati sono in realt un partito che si maschera dietro la tecnica o dei tecnici che la situazione costringe ad assumere il compito dei politici? Non forse meglio tornare ad interpretare gli enciclopedisti come dei philosophes e dei riformatori, della gente che viveva per le proprie idee e che trov una strada per modificare la realt che li circondava? La loro storia resta quella dei loro programmi e delle loro lotte. Il libro di Furio Diaz
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Ibid., p. 509.

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su Filosofia e politica nel Settecento francese mi pare abbia seguito la via giusta20 . Raffinare e sfumare lispirazione marxista non basta. Come evitare ad esempio il problema del successo delle riforme in alcuni paesi dellEuropa settecentesca e del fallimento invece sempre ripetuto del dispotismo illuminato in Francia? questo problema politico e storico, che nessun metodo sociologico potr risolvere. Il rischio della storia sociale dellilluminismo, quale la vediamo oggi soprattutto in Francia, di studiare le idee quando son diventate ormai strutture mentali, senza coglier mai il momento creativo e attivo, di esaminare tutta la struttura geologica del passato, salvo precisamente lhumus sulla quale crescono le piante e i frutti. Il risultato storiografico spesso di riconfermare con gran lusso di metodi nuovi quello che gi si sapeva, quello che gi era affiorato alla luce della coscienza attraverso le lotte dei contemporanei e le riflessioni degli storici. Temo che una parte almeno delle ricerche compiute, per esempio, sui libri e sulle riviste settecentesche dalla Sixime section de lEcole pratique des hautes tudes, sotto la direzione di Alphonse Dupront, rischi di cadere sotto questa categoria. Livre et socit dans la France du XVIIIe sicle: titolo pi attraente difficile immaginare per uno storico dellilluminismo21 . Questo sar volentieri disposto a perdonare quel tanto di mistica pitagorica che si trova in queste pagine e che distrae continuamente il lettore dallesame dei risultati concreti per indurlo a piegare il ginocchio di fronte alla religione, alla contemplazione del numero. Ma il dubbio rinasce quando vediamo Franois Furet dopo uninchiesta sulla produzione
Torino, 1963. G. B OLLME, J. E HRARD, F. F URET, D. R OCHE e J. R OGER, Livre et socit dans la France du XVIIIe sicle, Postface dA. Dupront, Paris-La Haye 1965.
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libraria in Francia, compiuta a mezzo di sondaggi e con gran lusso di ricerche, concludere sulla permanence des livres de droit, sullimportance des belles-lettres et le maintien des grands genres, sul grand mouvement sculaire inverse des ouvrages de religion et de Sciences et Arts. Il sagit aussi bien de lobservation technique, de la rforme dun abus que de la reconstruction de la cit; toute une monte sociale sexprime travers le double langage de lexprience et du rve22 . Nelle conclusioni, come si vede, i numeri sono messi da parte per far tornare in primo piano delle verit che tutta la storia delle idee del Settecento francese ci aveva gi indicato. Vediamo similmente Jean Ehrard e Jacques Roger contare i libri stranieri recensiti nel Journal des savants nel 1715-19 e nel 1750-54 e giungere alla sorprendente conclusione che mentre nel primo periodo le opere italiane sono in quantit quasi trascurabile, nel secondo di questi due periodi esse sono pi numerose di quelle provenienti dal mondo di lingua tedesca, dalla Svizzera e persino dallInghilterra, e sono seconde soltanto rispetto ai libri usciti dalle stampe olandesi23 . In realt il mistero non di difficile soluzione. In quegli anni il Journal des savants recens gli otto volumi degli Annali dItalia di Ludovico Antonio Muratori. Simili cifre non servono a rendere trasparente la realt, ma debbono essere a loro volta spiegate dai fatti pi facilmente constatabili. Ma non vorremmo spingere troppo avanti queste critiche. Talvolta i numeri sembrano davvero capaci di rivelare e colmare qualche lacuna. Per un italiano, supernutrito di storia della storiografia, pu parere ad esempio curioso che Alphonse Dupront si meravigli di vedere il numero dei libri di storia restare sensibilmente il medesimo durante tutto il corso del Settecento invece di cre22 23

B OLLME e altri, Livre et socit cit., pp. 27 sgg. Ibid., cit., p. 38.

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scere, comegli sattendeva, dopo lEssai sur les murs di Voltaire. Littraires merci, nous pensions volontiers que la pousse de lhistoire etait fin de sicle, aprs Voltaire et plus proche des plonges prromantiques aux abmes du temps pass24 . Muratori, Maffei, Vico, sono della prima parte del secolo. Ma anche in Francia, come Augustin Thierry ci aveva insegnato, la moderna storiografia del terzo stato e della nobilt comincia con Dubos e Boulainvilliers. Nulla o quasi resta duna ispirazione marxista in una storia sociale della cultura come quella che abbiamo ora esaminato. Quasi nulla, salvo cio la cosa pi importante e pi pericolosa, la pretesa duna storia totale, d una visione della societ come duna struttura globale capace di rivelare la sua logica interna, la legge della propria esistenza se sottoposta ad uno strumento interpretativo adatto, sia esso la lotta di classe, la quantificazione o lo strutturalismo. Questa pretesa pi o meno palese ed esplicita di ritrovare le mot de lnigme di una civilt rischia sempre di distorcere il giudizio storico, trasformandolo in filosofia della storia, quando non addirittura, come diceva Carl Becker, in moonshine. Ben altrimenti utili sono perci, per chi vuole capire lilluminismo europeo, quegli studi di storia sociale che mettono, in settori delimitati e ben precisi, a concreto contatto le idee e i fatti, la diffusione di certe tecniche e scienze, vedendo come esse reagiscono nelle terre, nelle citt, tra nobili e artigiani di questo o quel paese. Sono apparsi, in questi ultimi anni, dei veri e propri modelli di ricerche del genere. Basta pensare a Michael Confino, Domaines et seigneurs en Russie vers la fin du XVIIIe sicle. Etude de structures agraires et de mentalits conomiques25 , e a Marc Raeff, Origins of the Russian
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Ibid., p. 195. Paris 1963.

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intelligentsia. The eighteenth century nobility26 (e citiamo questi due autori anche perch sono di opinioni diverse e la loro polemica, sulle pagine delle Annales di grande interesse per chiunque studi la storia del Settecento russo27 , o ancora i tre grossi volumi di Andr Bourde, Agronomie et agronomes en France au XVIIIe sicle28 , lavoro che proprio a causa della sua concretezza e ricchezza tante domande fa nascere sulla reale importanza delle nuove tecniche agricole nella trasformazione effettiva delle campagne francesi, o ancora, last but not least, il grande dibattito in corso in Inghilterra sulla rivoluzione industriale29 . Libri come quello di Charles Wilson sul Sei e Settecento non possono che suscitare il desiderio che altri segua questa strada in altre terre europee30 . Non sono che esempi presenti alla mente di tutti, e che bastano tuttavia a dimostrare come si vada rinnovando la storia sociale anche del XVIII secolo. Eppure, malgrado la mia ammirazione per questi e simili storici, e magari il senso dinvidia che provo di fronte a loro, malgrado il desiderio sempre rinnovato dimparare dai loro libri, voglio rimaner fedele, in queste G. M. Trevelyan Lectures, allispirazione della mia giovent, quando progettavo di scrivere una storia politica dellEnciclopedia. Non oser seguire le tracce di Alfred Cobban, n accettare il suo invito a discutere addirittura The role of Enlightenment in modern history, come egli scrisse nel sottotitolo del suo In search of humanity, libro
New York 1966 M ICHAEL C ONFINO, Histoire et psychologie: A propos de la noblesse russe au XVIIIe sicle, in Annales, 1967, VI, pp. 1163. 28 Paris 1967. 29 P ETER M ATHIAS, The first industrial nation. An economic history 1700-1914, London 1969. 30 Englands apprenticeship, 1603-1763, London 1965.
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che non possiamo riaprire senza commozione, dopo la sua tanto dolorosa recente scomparsa31 . N pretender certo offrire una Geschichte der abendlndischen Aufklrung, come ha fatto Fritz Valjavec32 . Vorrei porre il Settecento sotto le luci incrociate di alcuni problemi della storia delle idee, sperando di dimostrare come questo incrociarsi riveli almeno alcuni punti essenziali della storia dellilluminismo. Al centro star il problema del valore della tradizione repubblicana nella formazione e lo sviluppo dei lumi. Ci ci condurr al cuore stesso del rapporto tra utopia e riforma, che esamineremo da un solo punto di vista, che pur mi pare particolarmente significativo, quello del diritto di punire. Sar in conclusione un tentativo di ripercorrere la distribuzione geografica e il ritmo differenziato di sviluppo dellilluminismo nellEuropa settecentesca. Spero di poter indicare come questi problemi, pur apparentemente tanto diversi, trovino effettivamente nella storia politica dellilluminismo un loro punto dincontro. Cambridge, aprile 1969.
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London 1960. Wien-Mnchen 1961.

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Capitolo primo Re e repubbliche tra Sei e Settecento

Quando si parla di tradizione repubblicana e dellimportanza che essa pot avere nel formare le idee politiche del secolo XVIII, il pensiero corre subito allantichit, ai grandi esempi di Atene e di Roma. Non si tratta, evidentemente, di discutere lesistenza di questa tradizione classica, troppo importante per essere posta in dubbio. Quel che vorrei tentare di far qui, piuttosto che cercare di misurarne lintensit e limportanza nel Settecento e di vedere attraverso quali canali essa giungesse al secolo dei lumi, sar di vedere quanto del pensiero repubblicano derivi non da Pericle e da Tito Livio, ma dallesperienza compiuta dalle citt italiane, fiamminghe e tedesche, dallOlanda e dalla Svizzera, dallInghilterra e dalla Polonia. Leredit repubblicana che il Settecento raccoglie e fa fruttificare ha talvolta una coloritura classica, ma nasce pi spesso da unesperienza diretta e non lontana, da una radice medioevale e rinascimentale che riprende a vivere al di l dellet dellassolutismo e delle restaurazioni, del Cinque e Seicento. Non certo a caso la forma antica e classica del pensiero repubblicano fu particolarmente evidente in Francia, durante gli ultimi decenni del secolo, fino a diventare esplosiva durante la rivoluzione. I philosophes, i girondini e i giacobini si rifecero a Camillo e a Bruto proprio perch dietro le spalle dei francesi stava poco o nulla che potesse servir loro di modello e dispirazione repubblicana. Tentarono di ripensare al passato delle citt medioevali e a Etienne Marcel, alla libert dei loro antenati franchi, ma se vollero cercare non soltanto degli esempi di virt, ma anche delle libere forme di organizzazione e di costituzione, dovettero fatalmente ricorrere ad Ate-

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ne e a Roma. Anche loro si nutrirono, per tutto il secolo XVIII, degli esempi inglesi e polacchi, italiani e olandesi; anche per loro, come vedremo, le radici del pensiero repubblicano affondarono, da Montesquieu a Rousseau, in unesperienza europea non lontana e nientaffatto mitica. Ma si trattava di esempi meno direttamente loro, meno locali e meno propri. Soltanto il modello neoclassico poteva ai loro occhi assumere la grandiosit e il vigore di un mito. Fu cos la Francia a ridare una forma antica alla tradizione repubblicana europea33 . Ben lo si vide in Italia, alla fine del Settecento. Basta confrontare il pensiero politico dellet dei riformatori illuministi, poniamo tra il 1734 e il 1789, a quello dellepoca rivoluzionaria, nellultimo decennio del secolo, per sentire immediatamente uno stacco, una forte differenza nel vocabolario, nel modo di sentire e di esprimersi. Il Settecento italiano era stato fondamentalmente antiromano, aveva contrapposto le province allurbe, aveva ritrovato i popoli italiani anteriori alla conquista, aveva riscoperto ed esaltato etruschi, insubri e sanniti, aveva combattuto lidolatria della legge romana, aveva profondamente criticato il sistema economico fondato sulla conquista e non sul commercio, era giunto a prender co33 Sulla visione storica dellantichit, anche nel Settecento, in tuttEuropa, cfr, A RNALDO S OMIGLIANO, Contributo alla storia degli studi classici, vol. I, Roma 1955, vol. II, Roma 1960, vol. III (col titolo di Contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico) Roma 1966, vol. IV, Roma 1969. Sulla visione religiosa, F RANK E. M ANUEL, The eighteenth century confronts the gods, Cambridge (Mass.) 1959. Sullaspetto psicologico ed artistico, J EAN S EZNEC, Essai sur Diderot et lantiquit, Paris 1957. Per ulteriori indicazioni bibliografiche, P ETER G AY, The Enlightenment: An interpretation, New York 1967, pp. 455 sgg. Sullaspetto politico, il meno studiato, H. T. P ARKER, The cult of antiquity and the French revolutionaries, Chicago 1937.

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scienza della distanza che stava tra la libert degli antichi e quella dei moderni, Sopra questo fermento critico venne, con la rivoluzione e linvasione francese, a sovrapporsi uno strato ben diverso, un tentativo di far rivivere i Bruti e i Camilli sul suolo italiano, dove erano in verit ben morti e sepolti. La propaganda giacobina, monotona ed esaltante insieme; port in Italia un ideale repubblicano che mal saccordava con un paese dove lesperienza repubblicana era pur profondamente radicata. Le forme classiche divennero cos unarma per spezzare una tradizione. Nel nome dellantichit Roma antica non risorse, mentre furono spazzate via o trasformate profondamente le repubbliche di Genova, Venezia, Lucca. Venne let della repubblica una e indivisibile, proprio in un paese dove le repubbliche erano state molte e in continuo movimento esterno ed interno. Al di l della stratificazione giacobina e neoclassica sar dunque necessario scavare per ritrovare, in Italia come in Europa, la tradizione repubblicana che affondava la sua radice nel medioevo e nel rinascimento34 . Proprio lesempio dellItalia potr forse essere particolarmente significativo. La penisola, quando comincia il Settecento, una sorta di microcosmo dellEuropa tutta intera. Neanche in Germania era possibile trovare una tanto grande variet di forme politiche e di costituzioni diverse, non fossaltro perch la teocrazia papale era una privativa italiana. Monarchie e viceregni, ducati e repubbliche, da Venezia a quel piccolo comune rustico che era San Marino. Un vero museo politico35 . In Italia il rap34 Si confrontino ad esempio i testi pubblicati sulla raccolta degli Illuministi italiani, tomi III, V VII, Milano-Napoli 1958, 1962, 1965 con quelli raccolti da Renzo De Felice in I giornali giacobini italiani, Milano 1962. 35 Il valore esemplare delle repubbliche italiane era stato energicamente affermato dalla storiografia illuminista e roman-

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porto tra gli stati assoluti e le repubbliche riproduceva quel che vediamo al di l delle Alpi. Venezia, Lucca, Ge-

tica basti pensare a Sismondi. Poi lo studio delle realt sociali ed economiche sembr metterne in ombra le loro esperienze politiche e costituzionali, il cui interesse stato invece sottolineato di nuovo recentemente, proprio da chi di storia economica e sociale maestro, da F REDERIC C. L ANE, At the roots of republicanism, in American historical review, 1966, n. 2, pp. 403 sgg. Son pagine di fondamentale importanza e che indicano o consolidano tutto un nuovo indirizzo di studi sulle repubbliche italiane. Su Venezia la discussione stata ampia e fruttuosa negli ultimi anni (baster ricordare il nome di Gaetano Cozzi) in Italia; stata largamente ripresa anche fuori ed stata ora criticamente riesaminata, con grande chiarezza e capacit, da W ILLIAM J. B OUWSMA, Venice and the defence of republican liberty. Renaissance values in the age of the counter reformation, Berkeley 1968, al quale rimandiamo anche per laccurata bibliografia. Con molta finezza colto il rapporto tra politica e societ in M ARINO B ERENGO, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Torino 1965. La storia di Genova invece ancora tutta da riprendere da un punto di vista che vada al di l della tradizione locale, sulla quale si veda V ITO V ITALE, Breviario della storia di Genova, Genova 1955. Esemplari restano naturalmente, per chi cerca di cogliere il rapporto tra i comuni italiani e la formazione dello stato moderno, Firenze e la Toscana, Baster ricordare qui le opere di Federico Chabod, Hans Baron, Giorgio Spini, Nicolai Rubinstein, rimandando alla recente discussione e bibliografia di M ARVIN B. B ECKER, Florence in transition, Baltimore 1967 e 1968. Gran parte di questi scritti sulle repubbliche italiane contrariamente a quel che aveva fatto Sismondi si chiudono con la fine del Rinascimento, pi o meno prolungato ai primi decenni del Seicento. E si ha spesso la tentazione di considerare come un mito il loro sopravvivere nellet dellassolutismo, nel Sei e Settecento. La loro presenza ha tuttavia un valore che va al di l del loro ricordo e mito. La formazione e laffermarsi dello stato moderno pu uscirne illuminata se la guardiamo non dal punto di vista delle monarchie vincitrici, ma delle repubbliche tenacemente sopravvissute.

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nova, San Marino erano sopravvissute ai margini degli stati moderni in formazione, in uno strano rapporto che poteva parere quasi parassitario, ma che era ormai solido, ineliminabile. Non che la Spagna non avesse fatto il possibile per abbattere Venezia, cos come per riconquistare le Province Unite. Non che il ducato di Savoia non si fosse dato molto da fare per conquistare Genova. Non che il granducato toscano non fosse stato spesso tentato da Lucca. Non che il papato, ancora nel 1739, in un ultimo soprassalto non avesse tentato di por fine a San Marino36 . Ma in nessuno di questi casi, pur attraverso le vicende pi diverse, pur nella maggior disparit di situazioni politiche, pur attraverso una vasta gamma di coloriture religiose diversissime, che andavano dal protestantesimo olandese al giurisdizionalismo veneto, fino a Genova barocca e bigotta, in nessuno di questi casi gli stati assoluti erano riusciti ad eliminare questi loro avversari e nemici. Le antiche repubbliche erano sopravvissute. Le repubbliche si comportarono cos, durante il Cinque e il Seicento, come delle strutture esterne, dal contenuto aristocratico e patrizio, borghese e municipale, non dissimili da quelle che gli stati monarchici si andavano allora sforzando di dominare, di inglobare nellassolutismo, senza distruggerle, piegandole ai propri voleri. Parlamenti, assemblee di stato, patriziati cittadini, organizzazioni militari e politiche di ugonotti in Francia e in Italia, innumeri autonomie cittadine e locali, privilegi di citt dominanti: tutto il processo di formazione dello stato moderno torna di fronte ai nostri occhi in questi secolari contrasti e compromessi. Le repubbliche sono que36 Sul caso di San Marino, paradossalmente significativo, si veda il bel libro di A LDO G AROSCI, San Marino. Mito e storiografia tra i libertini e il Carducci, Milano 1967, che stato allorigine di molte delle considerazioni qui di seguito svolte sulla tradizione repubblicana nellet moderna.

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ste medesime strutture, ma esterne. La loro esistenza pu parere talvolta altrettanto umbratile e formale quanto quella delle forme politiche che stanno allinterno dello stato assoluto. Genova in realt inclusa nel mondo spagnolo. Le citt patrizie della Svizzera sembrano a momenti non aver molta pi indipendenza che la Franca Contea e le citt alsaziane assorbite dallavanzata francese. Eppure le strutture esterne sopravvivono, mantenendo in vita, nellEuropa continentale, la tradizione repubblicana. Furon loro a non piegarsi mai completamente di fronte allassolutismo regio, a conservare un modello diverso, a non permettere il trionfo totale, sul piano ideologico e non soltanto su quello politico e militare, della monarchia universale37 .
37 Una delle pi importanti discussioni storiografiche dellultimo ventennio e davvero internazionale di ampiezza stata quella che ha riesaminato il rapporto tra la formazione dello stato moderno e le strutture sociali che esso and variamente sottomettendo e inglobando. Baster rimandare, anche per la bibliografia, ai rapporti di F RITZ H ARTUNG e R OLAND M OU SNIER , Quelques problmes concernant la monarchie absolue, in X Congresso internazionale di scienze storiche, Relazioni, vol. IV, Storia moderna, Firenze 1955, pp. 3 sgg., di J. V ICENS V I VES , Estructura administrativa estatal en los siglos XVI y XVII, in XI Congrs international des sciences historiques, Rapports, vol. IV, Histoire moderne, Stockholm 1960, pp. 1 sgg. e di E RIK M OLNAR, Les fondaments conomiques et sociaux de labsolutisme, in XII Congrs international des sciences historiques, Rapports, vol. IV, Mthodologie et histoire contemporaine, Wien 1965, pp. 155 sgg., cos come la raccolta di articoli in onore di B. B. Kafengauz, a cura di N. M. Druinin, Absoljutizm v Rossii (XVII - XVIII vv.), Moskva 1964. Particolarmente suggestivo stato per me il libro di E RNST H EIRICH K OSSMANN, La Fronde, Leiden 1954, che vede lo stato assoluto, a met del Seicento, come il rsultat dune neutralisation, non pas dune unit. Il est une somme de mcontentements et de forces contradictoires qui se contrebalancent (p. 260). Nota, citando Dubosc de Montandr, come non fosse assente allora in Francia il pe-

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Ben lo si vide quando, con Luigi XIV, fu la Francia a riprendere, con rinnovata energia, il duello che la Spagna era ormai incapace di condurre. La guerra dOlanda del 1672 e il bombardamento di Genova del 1684, aprirono un nuovo capitolo di questo conflitto tra gli stati assoluti e le antiche repubbliche. Capitolo che dur fino al 1748, anno in cui la pace di Aquisgrana assicur, dopo fortunose vicende, la sopravvivenza delle Province Unite, ancora una volta invase dalla Francia, cos come quella di Genova, che soltanto una rivolta e una dura guerra poterono salvare allora dalle mani dellImpero e del regno di Sardegna. Anche in questo lungo e decisivo periodo di passaggio tra il Sei e il Settecento, le repubbliche erano partite del tutto sfavorite. Il loro neutralismo, il loro conservatorismo, il loro tentativo di sottrarsi al mondo dei conflitti politici per rifugiarsi tutte in quello dei traffici commerciali e bancari, il loro rifiutare la spada per puntar tutto sul denaro, la loro volont di mantenere delle costituzioni che parevano del tutto inadatte a sostenere lurto delle monarchie, sembrava destinarle ad una sicura sconfitta. Eppure cos non fu. Lurto suscit dei rivolgimenti interni, riapr in Olanda il conflitto tra i reggenti e gli Orange, tra provincia e provincia, giungendo proprio sullorlo del disastro e dello sfasciamento. Poi

ricolo dun sprit rpublicain et contagieux (p. 108), ma come poi in realt si estinguesse presto la debole scintilla repubblicana accesasi a Bordeaux con il movimento dellOrme, soffocata dalle contraddizioni politiche rivelatesi tra i grandi, la borghesia e il popolo, tra le varie forze sociali ed i loro alleati esterni. Kossmann ha il raro vantaggio di guardare a simili fatti tenendo gran conto dellesistenza duna alternativa repubblicana, quale quella dellOlanda. Per il periodo posteriore, importante L IONEL R OTH KRUG , Opposition to Louis XIV. The political and social origins of the French Enlightenment, Princeton 1965.

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si salvarono non soltanto le Province Unite, ma sopravvisse lessenziale della loro costituzione. Guglielmo III e Guglielmo IV furono molto vicini a diventare dei monarchi, ma in realt restarono degli statldi. Il pericolo, nel 1672 e nel 1747, li port al potere, poggiando sulla nobilt, lesercito, la plebe riottosa. Ma lintelaiatura costituzionale ereditata dal passato non croll. Il patriziato dei reggenti continu a mantenere nelle proprie mani le posizioni chiave nella societ dei Paesi Bassi38 . La tolleranza religiosa non venne messa in dubbio e fu anzi la base dalla quale partirono Pierre Bayle e gli altri emigrati francesi per fare dellOlanda lemporio delle idee politiche, filosofiche e scientifiche del mondo intero, cos come cinquantanni pi tardi di l part Marc-Michel Rey per diventare leditore dei philosophes. Le Province Unite erano rimaste una repubblica. Erano restate, politicamente, una forma di governo considerata abnorme, strana e sempre pi difficilmente comprensibile da coloro che lo stato assoluto andava amalgamando e racchiudendo nelle sue strutture. La coscienza di questa diversit and sempre pi radicandosi in Olanda. Il libro uscito dalle mani di Pieter Cornelis de la Court e che corse un po ovunque in Europa sotto il titolo di Memorie di Jean de Witt ne lespressione pi tipica. Ledizione tedesca del 1671 si apriva con i motti: Pax optima rerum. Sola respublica veram pacem et felicitatem experitur... per poi far allusione alla volont economica del governo delle Province Unite: Ita industria
38 D.J. R OORDA, The ruling classes in Holland in the seventeenth century, in Britain and the Netherlands, a cura di J.S. Bromley e E. H. Kossmann, Groningen 1964, pp. 109 sgg. Even after 1672 the monarchical and aristocratic tendencies did not fuse. In many respects William III, however great his power, remained the prisoner of the oligarchy (p. 132).

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et labore Batavorum respublica completatur39 . La polemica contro le monarchie era esplicita ed energica in quelle pagine. Prendiamo ad esempio ledizione inglese, del 1702, un anno in cui, come vedremo, anche nelle isole britanniche riaffior la polemica repubblicana. La volont di benessere delle repubbliche contrapposta alla volont di potenza e di espansione delle monarchie, con la conseguenza che the inhabitants of a republick are infinitely more happy than the subjects of a land governed by one supreme head40 . Non si trattava affatto duna angelical or philosophical republick simile a quella di Platone, dAristotele o alla Eutopia Mori, ma duna prosperit in atto, dovuta al rispetto dun common interest wonderfully linked together, alla tolleranza, alla libert di residenza e di commercio, alla mancanza di monopoli, alla moderazione delle tasse e alla volont di mantenersi in pace, anche a costo di notevoli sacrifici41 . La mentalit stessa della ragion di stato, as the Italians, era ripudiata. Teorizzassero pure questi una politica mezzo leonina e mezzo volpina e ripetessero loro pure ininterrottamente: Con arte e con inganno / si vive mezzo lanno. / Con inganno e con arte / si vive laltra parte. Non eran queste massime per i paesi pi ricchi e popolati, come quelli repubblicani, somiglianti a gatti agili e prudenti piuttosto che a grossi e violenti leoni, pronti a difendersi con le unghie e con i den39 Anweisungen der heilsamen politischen Grnde und Maximen der Republicken Holland und West Friesland, Rotterdam 1671. Per i rapporti di p. C. de la Court con Spinoza, cfr. la prefazione ed il commento di Antonio Droetto al Trattato politico, Torino 1958. 40 The true interest and political maxims of the republick al Holland and West-Friedland. Written by John de Witt and other great men in Holland, London 1702, p. 6. 41 The true interest and political maxims of the republick of Holland and West-Friesland cit., pp. 15, 37 sgg.

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ti, ma soltanto se la loro esistenza era minacciata. A cat indeed is outwardly a lion, yet she is, and will remain but a cat still, and so we who are naturally merchants, cannot be turned into souldiers42 . N la guerra poteva e doveva mutare la natura della repubblica: lo statldo sarebbe rimasto unarma di difesa nelle mani dei commercianti, non un principe, n un re. Nella sua politica estera, in mezzo ai leoni e le tigri che dominavano il mondo, questo animale eccezionale che era lOlanda non poteva non sentire una naturale simpatia per i suoi rari consimili, che vivevano anchessi per la pace e il commercio. Le altre repubbliche sarebbero state le sue naturali alleate. De la Court parla con simpatia ed ammirazione di Venezia, guarda con interesse alle altre repubbliche italiane e a quelle della Germania. Eppure costretto a concludere che militarmente esse sono troppo deboli, mentre economicamente esse in realt costituiscono piuttosto delle concorrenti che non delle alleate. Poco o nulla servono nella lotta per la sopravvivenza, contro linnate hatred which all monarcks bear to republicks43 . Erano, comunque, dei buoni esempi degli errori costituzionali che necessario ad ogni costo evitare. I magistrati della repubblica non debbono essere pagati. I loro proventi debbono provenire dal commercio, dalle manifatture, non dallo stato. Nessuna legge o privilegio come ad esempio i maggiorascati deve difenderli: Thus it is still, or was lately in the republicks of Venice, Genova, Ragousa, Lucca, Milan, Florence...44 . Non vi deve essere un capo permanente n al centro, n nelle amministrazioni cittadine e locali. La volont di non mutar reggimento deve dominare su ognaltra esigenza, pena la roIbid., pp. 244-45. Ibid., p. 287. 44 The true interest and political maxims of the republick of Holland and West-Friesland cit., p. 375.
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vina economica e politica. Commerce, navigation and manufactures settled and continued in Italian republicks so long as they enjoyed their liberty. But we may easily perceive that Florence and Milan, though they became the courts of monarchs or stadtholders did much decrease in their commerce during the monarchical government. Pisa..., all the old great Italian citys since the loss of their free government... are fallen almost to nothing... Whereas those two ill situated towns, Venice and Genova, by their free government, not withstanding the loss and removal of Indian trade, have preserved their greatness and traffick as much as possible, and little Lucca keeps her trade still45 . E non dissimile era stato il destino delle citt della Hansa rimaste libere ed indipendenti. Tutto il pensiero politico olandese del Seicento tende a determinare le condizioni religiose, psicologiche, giuridiche di una simile sopravvivenza ed esso continuamente attento alla sorte parallela delle altre minori repubbliche dEuropa46 . La moderna ricerca sulle vicende commerciali manifatturiere e finanziarie dellOlanda tra Sei e Settecento, lappassionante discussione che si avuta in questi ultimi anni sul carattere e la portata della decadenza delIbid., p. 432. E.H. K OSSMANN, Politieke theorie in het zeventiendeeeuwse Nederland, Amsterdam 1960. La pi elaborata teoria giuridica secentesca delle repubbliche aristocratiche quella di U LRICH H UBER, De iure popularis, optimatium et regalis imperii sine vi et a sui iuris populo costituti, Franeker 1689, con frequenti paralleli tra Venezia, Firenze, e la Batavorum respublica, ubi summa potestas est penes ordines, hoc est equites et civitatum rectores, verissima aristocratia. (p. 50). Interessanti considerazioni si possono trovare in C HARLES I RNE C A STEL D E S AINT -P IERRE , Projet de trait pour rendre la paix perptuelle entre les souverains chrtiens. Utrecht 1716 e ID., Annales politiques, Londres (Paris) 1756.
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le Province Unite nel secolo XVIII hanno posto sempre pi chiaramente in luce il carattere peculiare, anche dal punto di vista economico, della repubblica delle Province Unite. Come in politica essa rifiuta la ragion di stato, cos in economia essa non mercantilista. La sua funzione di mercante e di banchiere dei grandi stati moderni, proprio nellepoca del loro consolidarsi, la rende insieme fragile ed indispensabile, parassitaria e ineliminabile. Quel che appare come una decadenza in realt la tendenza alla stasi in un mondo in cui lInghilterra e gli stati del continente vanno crescendo e sviluppandosi. Con la seconda met del Settecento sempre pi evidente si fa la difficolt in cui si viene a trovare lOlanda ad adeguarsi ad un mondo che cambia. La sua economia altrettanto irriformabile quanto la sua struttura politica. Nel 1751 le proposte dello statldo sono lasciate cadere. Le crisi del 1763 e del 1773, malgrado la loro acutezza, non sono ancora tuttavia decisive. LOlanda cadr in realt soltanto quando verr presa anchessa nel gran gorgo delle rivoluzioni moderne, a partire dagli anni 80. Fin quando lAntico regime tenne in piedi, anche la repubblica delle Province Unite sopravvisse47 .
47 C HARLES W ILSON, Anglo-Dutch commerce and finance in the eighteenth century, Cambridge 1941 (e ristampa del 1966); ID., Profit and power. A study of England and Dutch wars, London 1957; ID., The decline of the Netherlands, in Economic history and the historian. Collected essays, Cambridge 1969, pp. 22 sgg; I. S CHOFFER, Did Hollands golden age co-incide with a period of crisis?, in Acta historiae nederlandica, I, Leiden 1966, pp. 82 sgg.; J. D E V RIES, De economische Achteruitgang der Republiek in de Achttiende Eeuw, Amsterdam 1959; J OHANNES H OVY, Het voorstel van 1751 tot instelling van een beparkt vrijhavenstehel in de Republiek, Groningen 1966 (dove si trovano anche interessanti paralleli con la contemporanea politica di porto franco ad Amburgo e a Genova).

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Genova e Venezia tra Sei e Settecento attendono ancora uno storico che compia per loro quello che gli studiosi olandesi ed inglesi, da Charles Wilson a Piet Geyl e a Kossmann hanno fatto per lOlanda. Non certo che le repubbliche patrizie italiane nel loro declino possano paragonarsi davvero alle Province Unite quali esse uscirono dalle mani di De Witt e di Guglielmo III, di Rembrandt e di Spinoza. Ma i loro riflessi di conservazione e la loro permanenza in margine ai grandi stati assolutistici meritano di esser guardate pi da vicino, contribuendo in qualche modo, indubbiamente, allidea che delle repubbliche si fecero gli uomini del secolo dei lumi. A Genova, tanto il bombardamento francese del 1684 quanto loccupazione austriaca del 1746 misero di nuovo in movimento la stratificazione sociale che era venuta sedimentandosi fin dal Cinquecento. Gi i duchi di Savoia avevano cercato di far leva sulla miseria popolare per conquistare Genova, con accenti talvolta tanto apertamente demagogici da far appello addirittura alla rivolta contro il gramo, poco e misero pane nero che la plebe era costretta a mangiare, cos come alla polemica contro i monopoli in materia economica ed annonaria della nobilt dominante48 . Con gli anni 80 del Seicento la Francia di Luigi XIV aveva reso ben pi agile e articolata
48 Si vedano soprattutto gli opuscoli di Giovanni Ansaldi, agente di Carlo Emanuele I, pubblicati allepoca della congiura di Vachero, Verit esaminata a favor del popolo, il quale con ingiustitia tenuto fuori del governo di Genova contro alcuni tiranni dellistesso popolo che gi se ne credono impossessati con fraude, s. l. 1628 e soprattutto A tutto lordine fortissimo, fedelissimo, generosissimo che intende reprimer le insolenze e ripararsi dalle ingiustitie di quelli che male operano e male governano in Genova salute e aviso, s. l. 1628, in cui lautore si rivolgeva a coloro che governavano la repubblica chiedendosi: hanno eglino fondata Genova senza i nostri padri? Il governo della nostra citt sempre stato dalla parte che pi ha potuto se bene in effetto doveva sempre essere di tutti (p. 9). Con laiuto del du-

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una simile azione intesa a sfaldare la vecchia repubblica. La politica francese ag dallalto e dal basso, facendo leva sulle pi antiche famiglie feudali, sui Fieschi ad esempio, ed insieme sulla nobilt di pi recente formazione, cos come sui borghesi, i mercanti non appartenenti alla nobilt, su quel ceto civile cio che allombra dei privilegi patrizi aveva continuato ad esistere e a svilupparsi dopo la cristallizzazione della costituzione di Genova nel 1576. Luigi XIV cercava insomma di poggiare sulle medesime forze che stavano alla base del suo potere in Francia, dalla nobilt attratta a corte a tutti coloro che si dimostraca di Savoia, che non sarebbe stato il signore di Genova, ma il suo protettore tutti coloro che non appartenevano allaristocrazia avrebbero potuto e dovuto ribellarsi: dico ben che 150 mila nelle citt e tutti i popoli delle riviere... doveranno esser habili almeno per difendersi da quei pochi che sin hora ci hanno oppresso (p 12). Contro questa insurrezione non sarebbero bastate le truppe mercenarie, tedesche e corse: non ci vogliono tante fattioni per far il fatto nostro, stiamo sol un giorno tutti daccordo senza andar in Banchi [il centro commerciale della citt], lordine de gli artegiani si contenti listesso giorno di far festa. Tutto il popolo minuto getti il pane putrido e puzzolente per la testa a chi glielo fa mangiar tale, ch quellistesso giorno forse gli metteremo il cervello a partito senza metter mano allarmi. Incominciamo a dir che non vogliamo esser tanto ignoranti in tutti gli ordini nostri di voler pagar tasse, daciti, gabelle, angarie per sostener guerre ingiuste, per mantener guardie che ci offendano, per empir la citt di sbirraglia che ci tormenti e che loro sopporti e che finalmente non intendemo di dar stipendi a chi ci governa tanto male... (p. 13). Interessante pure il Secondo aviso, pubblicato dopo lesecuzione di Vachero e dei suoi complici, in cui troviamo curiose indicazioni sulla vita religiosa e politica di Genova e che conclude: Come si potrebbe mai soggettire maggiormente il popolo, etiandio sotto limperio d turchi di quello che ? Come si pu pi impoverire di quello che lhan reso questi tiranni?... il povero forzato a cibarsi dimmonditie, lartigiano tenuto in nome di schiavo (pp. 13-14).

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vano capaci dinserirsi nello stato assolutistico attraverso la vendita degli uffici e la politica mercantilistica di Colbert. Basta leggere le relazioni di Pidou de Saint Olon, inviato francese a Genova di quegli anni, relazioni che furono allora giustamente ammirate, per rendersi conto con quale maestria lo stato assolutistico di Luigi XIV giocasse sui contrasti interni dellantica repubblica, e come tentasse quella medesima manovra dinserimento che tante volte era riuscita allinterno della Francia, con forze sociali sostanzialmente non dissimili49 . Venne poi lurto
49 V ITALE Breviario della storia di Genova cit., vol. I, pp. 308 sgg. Le discussioni sul come conquistare Genova approfittando dei conflitti interni di quella repubblica si intensificano in Francia fin dallinizio degli anni 80 del Seicento. Cfr., ad esempio, a Parigi, Archives des affaires trangres, Gnes 16 (1681), pp. 401-13: Quand on coupe la tte une Rpublique le reste du corps est perdu, ce qui nest pas dans un tat monarchique. Era dunque necessario colpire innanzitutto laristocrazia dominante. Saint Olon, nel 1683 e 1684 (ibid., Gnes 19) esortava il governo di Luigi XIV a non far troppo assegnamento sulle lotte nel seno della nobilt, tra nobili antichi e nobili nuovi, ma di puntare soprattutto sui borghesi, sui mercanti pi abbienti, che si vedevano esclusi dal governo anche quando non erano meno ricchi e potenti duna parte almeno dellaristocrazia. Nessun conto si doveva fare invece sulla plebe, sui lavoratori, legati alla politica spagnola, ai commerci con la penisola iberica e con la Sicilia e pienamente inseriti nella tradizionale libert genovese, anche se poveri o riottosi. Si vedano inoltre, sempre a Parigi, le carte di Pidou de Saint Olon alla Bibliothque de lArsnal, nn. 4760, 6546, 6613, 6546. Sullodio che Colbert nutriva per quella canaglia di Genova, sulla sua volont di rovinare il commercio della nazione e pregiudicare al decoro pubblico e per ultimo opprimere la libert, si vedano i dispacci del rappresentante genovese a Parigi, De Marini, nellArchivio di stato di Genova, Lettere ministri Francia, n 2202, dispaccio del 3 gennaio 1683. Nel dispaccio del 2 luglio dello stesso anno questi notava come andasse crescendo a Parigi lanimosit contro la nobilt genovese. Lanno dopo, dalle carceri della Bastiglia, De Marini avvertiva il proprio go-

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violento: il bombardamento della citt. I risultati furono altrettanto negativi quanto quelli della guerra dOlanda. Genova rimase nella sfera dinfluenza spagnola. Latto domaggio e di scusa che il doge Gianfrancesco Imperiale Lercari fu obbligato a compiere a Versailles costitu certo una grave umiliazione. Ma non spezz la continuit della repubblica50 . Che era poi precisamente quanto laristocrazia genovese voleva, al di l delle macerie e dei palazzi rovinati e distrutti dalle bombe che lammiraglio Abraham Duquesne, un ugonotto, aveva lanciato dal golfo, in nome di Luigi XIV, proprio alla vigilia della revoca delleditto di Nantes. Durare, sopravvivere, era la volont fondamentale di Genova. Proprio la forma repubblicana del suo governo le permetteva di realizzare questa volont. La classe dirigente lo sapeva, sicura, come quella olandese, di poter sopravvivere alle guerre e alle rovine purch lessenziale della costituzione patrizia e cittadina non fosse toccato. Essere la repubblica eterna, mortali i prncipi, come aveva scritto Giovanni Paolo Marana51 . Limportante era non cedere. Je lavoue faceva dire a Genova lo stesso scrittore, in un suo dialogo con Algeri je lavoue, je dcouvre tous les jours que mon mal est plus grand que je ne pensois et que mon peuple est puis. Les charges sont excessives, le commerce est ruin, les artisans ne font rien et toute la ville est ensevelie dans une profonde douleur. Il faut pourtant avoir bon courage, et ne faire aucune lchet. Je suis resolue de men-

verno come la Francia puntasse sulla grandissima alienazione nel popolo dalla nobilt e dal governo (ibid., n. 2203, del 20 settembre 1684). 50 F ILIPPO C ASONI, Storia del bombardamento di Genova nellanno 1684, a cura di Achille Neri, Genova 1877. 51 La congiura di Raffaello della Torre, con le mosse della Savoia contro la repubblica di Genova libri due, descritta da Giovanni Paolo Marana, Lione 1682, p. 71.

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sevelir sous mes ruines, comme Numance52 . Anche a Genova, come diceva Marana, i pericoli avevano indotto alcuni a pensare che era necessario concentrare i poteri nelle mani di pochi, che era indispensabile spezzare lantico equilibrio e permettere che una delle magistrature prendesse il sopravvento sulle altre. Jai pens sempre Genova che parla plusieurs fois, dans mes conseils, de donner une autorit absolue la redoutable magistrature de mes inquisiteurs dtat, de faire assassiner et empoisonner qui quil leur plairoit, sans aucune forme de procs, pour faire perir tous ceux qui, par leurs actions ou leurs discours, font parotre quelque inclination pour la France53 . Piani machiavellici e sogni tenebrosi duna aristocrazia minacciata, attribuiti da Marana al doge Lercari, lo stesso che comp latto formale di omaggio a Luigi XIV. Ma evidentemente rimasero sempre vaneggiamenti e restarono pur sempre sogni entro i confini delle magistrature esistenti. Lombra duna dittatura che si trasforma in monarchia non era tuttavia del tutto assente. Car enfin quel malheur plus grand peut arriver
52 Dialogue de Gnes et dAlgers, villes foudroyes par les armes invincibles de Louis le Grand lanne 1684, avec plusieurs particularitez historiques touchant le juste ressentiment de ce monarque et ses prtensions sur la villes de Gnes, avec le: rponces des Gnois. Traduit de litalien, Amsterdam 1685, p. 93. Si veda pure il testo italiano, Dialogo tra Genova et Algieri citt fulminate dal Giove Gallico, Amsterdam 1685. 53 Dialogue de Gnes et dAlgers cit., p. 112. Anche a Genova troviamo le prove che, da tempo, si pensava alla necessit di concentrare il potere in poche mani. Larchitettura del governo della Repubblica non propria per trattare negotii di stato e se non si far gionta ristretta, che abbia facilit a maneggiare il politico tutto andr a precipizio, si leggeva in un biblietto di calice del 14 luglio 1673. Archivio di stato di Genova, Politicorum, mazzo 14, n. 1660, f. 14. Sullestensione dei poteri degli inquisitori di stato negli anni del bombardamento si veda Ibid., mazzo 16, n. 1662, pp. 45 sgg.

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un tat que destre gouvern par un homme qui simagine destre plus sage que tous les autres?... Pour ce qui est du peuple il feroit bien des choses sil avoit un chef, mais il nose rien entreprendre parce que je veille dedans et dehors...54 . La virtualit dello statldo che diventa principe non manca, come in Olanda, ma la repubblica sa di poter e voler resistere. Marana, nemico dellaristocrazia, favorevole a Luigi XIV, non vede che uno sbocco alla crisi, malgrado tanta superbia patrizia e repubblicana. Genova non avrebbe potuto vivere in pace accanto al suo grande vicino francese se non quando les nobles, qui lont gouverne avec tant dinsolence, dignorance et dinjustice soient bannis perpetuit ... releguez dans lle de Corsique quils ont rendue dserte, et condannez la cultiver et estre les sujets du peuple, comme perturbateurs du repos public, ennemis des bons citoyens, infracteurs des loix divines et humaines et scandaleux toute lItalie55 . Programma massimo, potremmo dire. Mentre quello minimo consisteva nellatto di formale omaggio alla Francia. Non era forse stata questa la politica delle Province Unite, finiva collinsinuare Marana, dopo la terribile guerra del 1672? La rpublique de Hollande, la plus puissante quil soit aujourdhuy au monde, cest bien applique appaiser la colre de Louis et sest soumise au plus fort56 . Giornalista e cronista tra i pi noti e letti fra Sei e Settecento, Marana divulg cos, un po ovunque in Europa, i contrasti tra monarchia e repubblica, rivestendoli delle forme della ragion di stato e della sua palese compiacenDialogue de Gnes et dAlgers cit., p. 114. Ibid., p. 128. 56 Dialogue de Gnes et dAlgers cit., p. 134.
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za alla volont di Luigi XIV57 . Nella Congiura di Raffaello della Torre, pubblicata nel 1682, esaminava acutamente la crisi di dieci anni prima. Nel Dialogue de Gnes et dAlger apparso nel 1685, mostrava tutti i contrasti interni che a Genova erano stati suscitati dal bombardamento di Duquesne. Non molto tempo dopo cominciava ad uscire, volume dopo volume, il suo Espion turc, che egli aveva cominciato a scrivere in italiano per Luigi XIV, per poi continuarlo in francese, vedendolo ben presto tradotto e continuato un po ovunque in Europa58 . Era una storia epistolare del Seicento, inframmezzata dosservazioni sugli usi, i costumi, le costituzioni del mondo, insensibilmente sempre pi staccata da ogni ortodossia religiosa e politica. Il giuoco letterario della corrispondenza dun turco dallEuropa gli prendeva la mano e quasi senza volerlo Marana pass da una smaccata adulazione rivolta a Luigi XIV, da una sua evidente volont di far lelogio duno stato grande, potente, non pi legato a chiusi privilegi di casta, ad una visione politica in cui la diversit delle forme veniva non soltanto ammessa, ma considerata naturale e benefica. Lantico confronto fra la tradizione repubblicana e la volont monarchica si and stemperando nelle sue pagine in una visione sempre pi scettica e tollerante. Dal confronto tra la nativa Genova e la Francia di Luigi XIV Marana era cos riuscito a trarre qualcosa che poteva persino far appello alla mente del giovane Montesquieu. LEspion turc sar infatti, com noto, un invito, un incitamento, e non soltanto lette57 Numerosi e importanti i documenti che lo concernono allArchivio di stato di Genova, Politicorum, 1659, n. 133, Lettere ministri Francia, 2201, 2201 bis, 2202, 2203, 2204. 58 J. E. T UCKER, The Turkish spy and its French background, in Revue de littrature compare, 1958, pp. 74 sgg.

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rario, alle Lettres persannes59 . Come si poteva leggere in una prefazione dellopera di Marana, in unedizione che usc proprio lanno 1700: Il raisonne sur les causes des soulvemens et des bouleversemens des tats non en barbare, mais en habile politique et en sage philosophe60 .
59 E RNEST J OVY, Le prcurseur et linspirateur direct des Lettres persannes, estratto dal Bulletin du bibliophile, Paris 1917 e M ONTESQUIEU, Lettres persannes, texte tabli, avec introduction, bibliographie, notes e relev de variantes par Paul Vernire, Paris 1960, pp. X-XI. 60 Lespion dans le cours des princes chrtiens, Cologne 1700, vol. I, Prface particulire, non paginata. Anche un altro e ben diverso ispiratore di Montesquieu, Paolo Mattia Doria, dovrebbe esser letto tenendo presente che egli era di origine genovese e che a lungo egli medit sullesperienza compiuta dalla sua repubblica tra Sei e Settecento. Cfr. soprattutto La vita civile, pubblicata una prima volta. nel 1710. Si veda, nelledizione di Napoli del 1753, pp. 237-38: ... le repubbliche devono essere, come le oneste donzelle, parche e moderate, in mezzana ampiezza di paese, ma in sicuro sito collocate e alla rapacit d potenti conquistatori nascoste e da tiranni fuggitive, ma nella difesa del lor onore e della loro libert forti e potenti Esempi duna simile politica avevano saputo dare i veneziani, gli svizzeri, gli olandesi. Similmente farebbero ancora i miei genovesi se, per miseria della repubblica, non avessero troppo ingegnosamente trovato larte di portare nelle asprissime montagne il lusso e la pompa d superbi palagi e, quel ch peggio ancora, d costumi. Non soltanto Genova, ma, in genere, le repubbliche italiane, incapaci ormai di rigorosa virt, avevano finito col pensare soltanto alla conservazione, non solo senza soggiacere alle leggi della severa virt, senza obbligarsi al mantenimento deserciti n di armi proprie, appoggiandosi invece ora ad un principe, ora ad un altro, rendendoli gelosi della di lei conservazione per non fare colla sua rovina crescer di forza i loro nemici ed alcune volte lusingandoli con le speranze di nuovi acquisti, S fatte sono le repubbliche e i principi della nostra Italia, alcune delle quali veggiamo merc di tai massime essersi lungamente conservate, quantunque noti senza danno e

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A Venezia la situazione era apparentemente alquanto diversa tra Sei e Settecento. Soltanto con la pace di Passarowitz la repubblica di San Marco sar davvero tagliata fuori, dai grandi conflitti internazionali. Mai pi si far trascinare in una guerra, come accadde invece ancora una volta a Genova. La sua neutralit la preserv un po meglio, per tutti quei decenni, dal passaggio degli eserciti e dalle loro ruberie. Eppure, sostanzialmente, la situazione era pur sempre molto simile. LImpero prosegu, durante tutto il secoloXVIII, una sistematica politica, tesa ad isolare, a togliere ogni forza commerciale a Venezia e a sostituirla, commercialmente, con le vie di comunicazione terrestri della Lombardia e con quelle marittime che facevano capo a Trieste. Come noto, alla fin dei conti, Vienna riusc nei suoi intenti quando, fra Sette e Ottocento, pot profittare dei rivolgimenti portati da Napoleone. Per lunghi anni Venezia reag a questa lenta opera di assorbimento, con il tipico riflesso repubblicano dellimmobilit, del conservatorismo programmatico, con il tentativo di astrarsi dalle vicende quotidiane per contemplare se stessa nella propria perpetuit. Allimmagine del Cinque e Seicento dello stato veneto perfettamente equilibrato, capolavoro della politica, si sovrappone sempre pi quella duno stato basato sul diritto storico alleterna esistenza. Eppure, fin dagli anni 30 del XVIII secolo, si fece luce qua e l la convinzione di quanta e quale fosse in realt la debolezza politica della repubblica. Scipione Maffei, il gran patrizio e dotto veronese, proprio confrontando la situazione della sua patria con quanto aveva potuto personalmente osservare in Olanda e in Francia, indic come debolezza fondamentale il rapporto sbagliato che i

fatica (a mio credere) molto maggiore di quella che apporta la virt vera.

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secoli eran venuti fissando tra Venezia dominante e le citt di terraferma, oppresse e sfruttate. Il suo Consiglio politico, del 1737, il primo segno duna nascente coscienza della crisi veneziana61 . Andrea Tron, uno dei pi intraprendenti senatori, dopo aver fatto anche lui unesperienza europea, non pu pi chiudere gli occhi di fronte alla precariet dun governo dove le cariche non durano che pochi mesi, dove la rotazione delle responsabilit stabilita non con lo scopo di ottenere un governo efficiente, ma per equilibrare fra loro le famiglie della classe dirigente e le ambizioni e carriere dei loro rampolli62 . Eppure anchegli, pur cos critico del sistema veneziano, si ritrae di fronte allesempio olandese, alla gran rivoluzione del 1747 che gli parve aver ridotto quella repubblica, chera in parte oligarchica, in parte democratica, ad una specie di monarchia63 . Cos, quando tornava ai problemi del proprio paese, non sapeva indicare altro rimedio se non quello di privilegiare una delle magistrature tradizionali della repubblica, il Consiglio dei Dieci, per attribuirgli quel potere e quella forza politica di cui egli sentiva sempre pi la necessit, quasi a riecheggiare quei sogni genovesi di poggiare la dittatura sugli inquisitori di stato. Gli pareva sempre pi evidente che ci che
61 A RNALDO S OMIGLIANO, Gli studi classici di Scipione Maffei, in Giornale storico della letteratura Italiana, 1956, n. 403, p, 372. 62 G IOVANNI T ABACCO, Andrea Tron (1712-1785) e la crisi dellaristocrazia a Venezia, Trieste 1957. 63 G. T ABACCO, Andrea Tron cit., p. 68. Cfr. quanto scriveva Andrea Tron nel 1743 e 1744 sullOlanda, sempre pi sfiduciato sul conto di quel paese. La repubblica dOlanda non fa pi quella figura che faceva altre volte... Consolatevi, che questa repubblica senza comparatione peggio governata che la nostra... Ella degenera a poco a poco in anarchia. Venetiaansche Berichten over de Vereenigde Nederlanden van 1600-1795, a cura di p. J. Blok, s-Gravenhage 1909, p. 384.

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mancava alle antiche repubbliche era proprio un nucleo di stato burocratico. Come stupirci che anchegli cercasse di servirsi, per sostituirlo, duno di quegli organi che sempre pi si erano affermati nelle repubbliche durante let delle signorie e nel Seicento, riflettendo, allinterno delle repubbliche, una evoluzione simile a quella che contemporaneamente si era andata affermando negli Stati monarchici?64 Ma, a Venezia come a Genova, questi rimasero sogni. La mente pi pensosa e una delle pi colte della met del Settecento nella repubblica di San Marco, Marco Foscarini, and allora ricercando in una sempre pi sottile analisi politica e storica le vie e le possibilit duna sopravvivenza di Venezia65 . Era stato educato nel culto della pi famosa repubblica che giammai fosse. Quando conobbe da vicino lImpero, dove fu ambasciatore, si riconferm nel suo convincimento e scrisse la sua Storia arcana, nel 1735, per disvelare i mancamenti delle monarchie, esposte a perire sotto i vizi di pochi. La neutralit di Venezia fin per configurarsi ai suoi occhi come un comandamento morale. Non era certo la paura delle armi a trattenere la sua patria lontana dalle contese e dalle guerre, era esplicita volont di non mescolarsi con le brutture del mondo, in quella guisa che la perfezione morale non pi consiste in far opere virtuose che nel64 La storia degli inquisitori di stato a Genova tutta da scrivere. Furono istituiti ad imitazione di quelli veneziani. Cfr. V ITALE, Breviario della storia di Genova cit., vol. I, pp. 286-87. Per quel che riguarda Venezia, e sulla lunga lotta tra il Senato e il Consiglio dei Dieci si veda soprattutto lottimo libro di Gaetano Cozzi, Il doge Nicol Contarini, Venezia-Roma 1958 e le considerazioni svolte dallo stesso nel corso da lui tenuto alla Facolt di Scienze politiche dellUniversit di Padova, Politica e diritto nella riforma del diritto penale veneto nel Settecento, Padova 1966-67, pp. 8 sgg. 65 V ENTURI, Settecento riformatore cit., pp. 277 sgg.

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lastenersi dalle cattive, e che il ben usato silenzio vale alcuna volta al pari delleloquenza. Non restava a Venezia che ripiegarsi tutta sul suo passato, e l ricercare la propria ragione di vita. Esplicitamente e duramente Foscarini condannava le teorie politiche della ragion di stato, che erano state strumento dellassolutismo, della monarchia, e insieme della decadenza dellItalia e di Venezia. Al medioevo bisognava rifarsi. La storia e lo studio dellindole delle nazioni, questi erano i due fonti principalissimi di questa civile abilit di regolare le repubbliche. Dalletica e dalla storia muoveva cos Foscarini, con un movimento che andava ormai oltre il ritorno ai principi di machiavelliana memoria, che sbocciava su una visione pi libera della ricerca storica come elemento indispensabile per affermare il diritto delle nazioni alla propria esistenza. Marco Foscarini potr ancora farsi attrarre, negli anni 40, dallefficienza piemontese, ammirando la capacit dei suoi duchi di trasformarlo da paese avvilito piuttosto che stimolato dalla povert, da piccola terra priva di industria popolare a paese duomini industriosi e frugali. Ma ormai la via che egli intendeva indicare a Venezia era chiara di fronte ai suoi occhi: riprendere antiche leggi per riformare quelle esistenti, riesumare antichi ordinamenti per correggere gli errori e le brutture presenti. Ai suoi occhi il passato, la storia erano una intangibile forma entro cui dovevano essere colate le esigenze nuove, quasi ad assicurare il senso della legittimit, quasi a consacrare i provvedimenti dettati dal bisogno, dalla necessit, dallurgere della vita di tutti i giorni. Nel 1752 pubblicava la sua grossa opera Della letteratura veneziana (si tratta di quella politica, storica, giuridica, scientifica soltanto). Non le leggi romane o la lingua di Cicerone avevano assicurato nei secoli lesistenza dei veneziani, ma il diritto lor proprio, la propria lingua e cultura, varia, complicata, tanto diversa da quella degli altri. Il suo ideale era Paolo Sarpi, non gli umani-

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sti, n tanto meno gli uomini della ragion di stato. Non il modello delle repubbliche antiche avrebbe fatto vivere Venezia, tanto differente nel suo carattere mercantile, ricco, patrizio, fin dai primordi, fin dai tempi della sua origine. Certo Foscarini, che fin collessere doge e che molto oper per una ripresa del pensiero e della politica ispirati a Paolo Sarpi fu, come disse un contemporaneo, patriae libertatis defensor potius quam corrector. Ma i riformatori illuministi della seconda met del secolo da questo suo rinnovato mito della repubblica veneziana prenderanno le mosse, quando addirittura non rimarranno prigionieri duna tanto accorata difesa duna libert diventata ormai costume e indole duna nazione pi che volont e possibilit politica. La situazione era meno appariscente, ma non meno significativa in Toscana. Era possibile, tra Sei e Settecento, un ritorno indietro, verso il medioevo, nelle forme politiche dun paese in cui sempre meno efficiente era diventato lo stato granducale sorto e costruito nel Rinascimento e nellet della Controriforma? Che cosa sarebbe accaduto dopo la scomparsa di Cosimo III e dei suoi figlioli? Avrebbero potuto risorgere le repubbliche di Firenze e di Siena quando lo stato mediceo fosse venuto meno alla sua funzione? Fu un sogno anche questo, negli anni 20 e 30 del Settecento, il quale lasci tuttavia qualche traccia negli animi dei toscani di quella et. Quando Giangastone, lultimo dei Medici, mor nel 1737, gli occhi di molti erano volti verso il passato, magari verso le antichit etrusche repubblicane e federali anchesse e soprattutto verso la grande et dellumanesimo civico che cominci proprio allora ad essere riscoperta e apprezzata dai dotti fiorentini, come Lami, Mehus ed altri. Le antiche magistrature repubblicane, mummificate e conservate, come in un museo, allombra del principato e del granducato si sarebbero in qualche modo riavute, riacquistando una vita perduta da secoli? I Medici

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avrebbero restituito alle citt le libert che avevano loro tolto? Parvero credere un momento a queste ombre del passato anche uomini come Muratori o come dArgenson. Poi la Toscana venne destinata ai Lorena e Richecourt cominci a gettare le prime basi di quelle riforme livellatrici e modernizzatrici che permetteranno al granducato di Pietro Leopoldo, a partire dal 1765, di diventare uno dei modelli pi riusciti in Europa di assolutismo illuminato. Ma anche allora il passato repubblicano della Toscana continu a far sentire il suo peso. Una parte importante degli intellettuali rimasero allopposizione rispetto a Richecourt, opposizione che guardava al medioevo di Firenze, ma che and cercando sempre pi nella libert inglese un proprio modello e ideale e che trov in Montesquieu i termini duna volont costituzionale, mentre and riscoprendo il Machiavelli repubblicano, variamente colorando cos la sua ininterrotta polemica antidispotica. La Toscana di Pietro Leopoldo non sar soltanto un esempio ammirato di stato riformatore, sar anche la terra in cui nascer il primo tentativo costituzionale italiano e quella in cui pi ampiamente e variamente, da Antonio Niccolini a Giovanni Ristori e a Filippo Buonarroti, lesperienza del passato repubblicano fu sprone alla ricerca duna nuova libert66 .
V ENTURI, Settecento riformatore cit., pp. 299 sgg.; M A R OSA, Dispotismo e libert nel Settecento. Interpretazioni repubblicane di Machiavelli, Bari 1964 (anche per quel che riguarda i rapporti del rappresentante inglese John Molesworth, il figlio di Robert, il noto commonwealthman, con gli ambienti toscani). Sulla discussione attorno a Machiavelli che la parte pi studiata della storia della tradizione repubblicana in Toscana ed altrove, cfr. F. R AAB, The English face of Machiavelli. A changing interpretation. 1500-1700, London-Toronto 1964 e G IULIANO P ROCACCI, Studi sulla fortuna di Machiavelli, Roma 1965. Sui problemi politici della Toscana, si veda F URIO D IAZ, Francesco Maria Gianni dalla burocrazia alla politica sot66

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Lultima gran fiammata di questa tradizione comunale e repubblicana che covava sotto le ceneri della decadenza italiana, si sprigion a Genova nel 1746. Minacciata da Carlo Emanuele III, il re di Sardegna, occupata e vessata dalle truppe di Maria Teresa, la citt si ribell cacci gli austriaci, gettandosi poi in una lunga e decisa guerra sotto le sue mura e nelle montagne della Liguria. Sola dapprima, appoggiata poi dai francesi, Genova seppe cos riacquistare la sua libert e indipendenza, che venne riconfermata nel trattato di Aquisgrana nel 1748. Fatti ben noti che riprendono il loro significato storico soltanto se li guardiamo dal di dentro, allinterno dei palazzi e delle case genovesi. lultima pagina della storia comunale italiana che sta dinanzi ai nostri occhi. La rivolta di origine plebea e si nutre di disprezzo, di odio contro la classe nobiliare incapace di difendere la citt. Il governo, che vien chiamato allora generalmente la repubblica, si trova tra due fuochi, gli austriaci e la rivolta popolare. Esita ed oscilla, chiuso nella propria volont di conservare insieme i privilegi e la tradizione. Lunit della classe dirigente si sfalda. I nobili pi poveri chiedono maggiore partecipazione al governo, la nobilt: pi antica lotta con la pi recente, i gruppi familiari cercano ognuno una propria via di scampo. Vengono rimesse in discussione quelle leggi che nel 1528 e 1576 avevano assicurato lequilibrio politico della repubblica. Fuori del Palazzo si viene organizzando un potere autonomo che dapprima un Quartier generale del popolo insorto, e che prende poi la forma di unAssemblea generale, con i rappresentanti delle squadre, dei quartieri, delle corporazioni, dei paesani delle valli vicine, con proprie commissio-

to Pietro Leopoldo dl Toscana, Milano-Napoli 1966. Cfr. pure A. S AITTA, Filippo Buonarroti, Roma 1950 e C ARLO C A PRA , Giovanni Ristori da illuminista a funzionario. 1755-1830, Firenze 1968.

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ni di governo, con cariche elette e con un gran cancelliere del popolo. LAssemblea si impegna a rendere conto, a ritmo frequente, del proprio operato a tutto il popolo raccolto in piazza, alla totalit dei cittadini presenti. La struttura nobiliare sembra messa in pericolo. Anche nel campo popolare i conflitti non tardano a scoppiare, tra gli individui e i gruppi. Sotto la spinta delle esigenze militari, della pressione francese, il Palazzo, i nobili riprendono, sia pur lentamente, il controllo e il sopravvento. come se Genova avesse ripercorso, nello spazio di non molti mesi, tutta la sua storia secolare e avesse rivissuto il processo che ne aveva fatto poco a poco la pi tipica e chiusa delle repubbliche oligarchiche. La storia dimostr che il processo non era reversibile. Eppure la scossa era stata forte e impression molti tra i contemporanei, riproponendo tutta la gamma dei problemi delle repubbliche antiche e moderne, il rapporto tra i patrizi e i plebei, il restringersi in una piccola oligarchia del potere stesso della classe nobiliare, cos come i problemi duna democrazia diretta e delle forme che dovevano rivestire le rappresentanze popolari, le modalit stesse della loro elezione, rimozione e costituzione. Last but not least riemerse allora il problema del rapporto fra Genova citt dominante, e i territori da essa amministrati, sia che questi ultimi si trovassero sulle Riviere, sia, cosa anche pi importante, fossero quelli della Corsica, lisola dove la ribellione al governo della nobilt genovese aveva preso ormai da pi decenni le forme duna rivendicazione di indipendenza nazionale67 . Problemi tutti che finirono con lessere soffocati dalla puntigliosa, pavida restaurazione dello status quo ante operata dalla nobilt genovese. Ma basta aprire i giornali, le cronache e le storie di quegli anni, in Italia e soprattutto fuori dItalia, per accorgersi che tali questioni non mancarono di essere lar67

V ENTURI, Settecento riformatore cit., pp. 198 sgg.

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gamente e animatamente discusse, Colp i contemporanei la mancanza dun centro di potere nella rivolta genovese, cos come lincertezza di tutto il suo sviluppo, dovuta al disperdersi delle sue energie nelle numerose forze che emersero in quei mesi, il Palazzo, le parrocchie, i mestieri, le milizie: centri tenuti assieme soltanto dalla volont di non essere assoggettati dallAustria e dal Piemonte, dalla difesa dellantica libert, dallidentificazione intuitiva e tradizionale della libert con lindipendenza. Anche a Genova lesistenza stessa della repubblica rest il problema essenziale, di fronte allattacco degli stati assoluti, delle monarchie. Il gioco delle forze interne, la loro organizzazione e funzione politica finirono con lessere subordinate alla primordiale esigenza di sopravvivere. Lo disse, forse meglio dognaltro, un modesto, ma curioso cronista genovese di quegli anni, Francesco Maria Accinelli. Molte erano state nel medioevo, scriveva, le repubbliche italiane. Poi erano state dominate dai tiranni e dai principi o era loro convenuto soccombere alla prepotenza di chi si fatto grande con lusurpazione degli altrui stati e territori. Soltanto Genova, fra tutte le superstiti la pi antica, siccome tra tutte le altre la pi travagliata, insidiata e oppressa, pu sola vantarsi di avere ogni cosa superata e di mantenersi la nativa libert e decoro. Pi fortunata cio delle altre repubbliche, dellOlanda, della Svizzera, di Venezia e di Lucca, Genova era assicurata ormai, a met del Settecento, entro i suoi confini. La morsa che laveva stretta nei secoli precedenti sembrava allentarsi dopo il 1748. Accinelli concludeva, con una metafora che ci ricorda quella attribuita quasi centanni prima a De Witt e con un ottimismo tipico dellet di pace che andava allora aprendosi in Italia, che Genova poteva guardare al futuro con qualche tranquillit, non avendo ormai pi ai suoi confini aquile da ra-

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pina n altri animali avidi dimpinguarsi dellaltrui; ma prncipi miti e pacifici, contenti del suo68 . Il problema delle repubbliche fin collessere al centro dei dibattiti che si andarono svolgendo, alla fine degli anni 40 alluniversit di Pisa, in un gruppo di studenti ed emigrati genovesi raccolti attorno al filosofo Gualberto de Soria. Il risultato delle loro discussioni fu affidato ad un testo intitolato Notti Alfee oggi conservato alla Biblioteca Labronica di Livorno69 . Larretratezza delle strutture genovesi risultava evidente. Mancava un centro di potere. Era assente una politica economica che andasse al di l degli interessi dei gruppi familiari che componevano il patriziato della Repubblica. La rivolta corsa non avrebbe potuto essere riassorbita se non mutando profondamente lorganizzazione dello stato. La mancanza duna politica culturale era altrettanto evidente. Non cera ununiversit e mancava ogni altro centro per discutere dei problemi politici ed economici dello stato e per formare una migliore classe dirigente. A Pisa questo dibattito sfociava cos sulle riforme illuminate. Anche al di l delle Alpi la rivolta di Genova e gli avvenimenti olandesi furono pure largamente commentati e discussi. In Francia, in Inghilterra, in Germania e soprattutto in Olanda, la curiosit, linteresse dimostrati furono vivissimi. Le vicende e le sorti della diplomazia e della guerra avevano portato le Province Unite e Genova alle due opposte sponde degli schieramenti internazionali: con lImpero e contro la Francia, o viceversa. Ma i problemi dei due stati non erano in fondo dissimili. Innanzi
68 F RANCESCO M ARIA A CCINELLI, Le verit risvegliate, con tre dissertazioni della decadenza dellImpero, della libert di Genova, della soggezione di S. Remo alla Repubblica, ms. conservato a Genova nella Biblioteca Berio, ff. 1 e 5. 69 V ENTURI, Settecento riformatore cit., pp. 349 sgg.

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tutto: neutralit o belligeranza? La polemica fu vivace e molteplice, la conclusione univoca: le antiche repubbliche, a met del Settecento, potevano vivere soltanto se si traevano fuori dai conflitti delle grandi potenze. N alleanze n guerre. LOlanda e Genova finivano col dar ragione a Venezia. Uno stato commerciale, a met del Settecento, era uno stato neutrale, organicamente negato alla. conquista e allespansione. Lesempio delle repubbliche classiche era loro esiziale, il peggiore che le moderne potessero seguire. Come diceva uno dei pamphlets di quellepoca: Lambition est le flau des rpubliques, la jalousie et les dissentions en sont la perte. Les anciennes rpubliques ont t dtruites par ces passions. Les modernes doivent ltre ncessairement de mme70 Altro fondamentale problema: la politica degli stati assoluti, la loro volont di conquista rendevano indispensabile un mutamento interno delle repubbliche? Era uno statldo necessario anche a Genova? Il popolo era forse ricaduto l sotto il dominio dei nobili, perch non aveva trovato un capo e non si era cos messo sulla via della dittatura? A queste e simili domande i contemporanei risposero generalmente in modo diverso a seconda del campo politico in cui si trovavano, lodando lo statldo se filoaustriaci e i nobili genovesi se filofrancesi. Ma non tutto era puramente strumentale in questo dibattito. Vi intervenne ad esempio uno dei pi curiosi avventurieri della penna del XVIII secolo, Ange Goudar, dimostrando desser capace di cogliere il significato del gioco delle classi nellantica repubblica di Genova, cos come il valore anche militare duna guerra non professionale, voluta e condotta con larga partecipazione della
70 Le roi de Hollande ou la Rpublique dtruite par ses Stadhoulders. Dernire partie de la fin des rvolutions, s. 1, n. d., p. 22.

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popolazione71 . Ange Goudar si serviva dellesempio repubblicano per saggiare, discutere e criticare la realt politica e sociale della monarchia francese e degli altri stati europei. Lesperienza genovese, che egli conobbe direttamente, non gli fu certo inutile per scrivere il suo primo libro importante, Les intrts de la France mal entendus, prima di lanciarsi sui sentieri della pi spericolata pubblicistica internazionale72 . Nellassieme, la conclusione era anche qui univoca. La Francia di Luigi XV si presentava ormai come la potenza che tendeva a conservare lo statu quo nella vita delle repubbliche dei Paesi Bassi e dellItalia. Allinterno appoggiava i reggenti e i notabili. In politica estera chiedeva soltanto la loro immobilit e neutralit. Les nations frontires de la France potevano rimanere tranquille. Non si era pi ai tempi di Luigi XIV, quando il conflitto tra la monarchia e le repubbliche aveva assunto un indubbio valore ideologico. La Francia ora, loin de vouloir troubler le repos des rpubliques, ni envahir leurs possessions, sen dclare le ferme appuy73 . Lo stato assoluto accettava la sopravvivenza delle repubbliche, e queste si riconoscevano immobili e neutrali. Luna e
71 A NGE G OUDAR, Histoire gnrale de la rvolution de Gnes, contenant tout ce qui sest pass dans cette Rpublique depuis la mort de Charles VI jusqu la leve du sige par les Allemans, ms. conservato al British Museum, Add. Mss. 17 395. 72 Su Ange Goudar, cfr. J OSEPH J. S PENGLER, Economie et population. Les doctrines franaises avant 1800. De Bud Condorcet, Paris 1954, pp. 63 sgg.; L. S. G ORDON, Nekotorye ito-

gi izu cenija zapre cennoj literatury epochi prosve cenija (vtoraja polovina XVIII v.), in Francuzskij eegodnik, 1939, pp. 101
sgg. e F RANCIS L. M ARS, Ange Goudar, cet inconnu, estratto da Casanova gleanings, n. 9, Nice 1966. 73 Suite de rvolutions hollandoises ou le rtablissement des rois de Frize, s. 1. 1747, pp. 29-30.

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laltra forma politica sembravano perdere di significato in quel momento di equilibrio che lantico regime parve raggiungere alla met del secolo, terminato ormai il ciclo di guerre e di conflitti inaugurato dal Re Sole. Equilibrio tuttaltro che facile e duraturo. Gi i contemporanei (basta aprire il Mercure historique et politique) si accorsero che la pace di Aquisgrana era stata preceduta, accompagnata e seguita da unondata di torbidi, ribellioni, congiure, certo dissimili di forma e dimportanza, ma che pur sembravano tutte dirette contro la politica fiscale e finanziaria degli stati dallora, contro gli appaltatori delle imposte, contro i fermieri e i gabellieri, contro il debito pubblico. Da Palermo a Parigi, da Genova ad Amsterdam, non senza riflessi in Ispagna e a Berna, si allarg questa tipica crisi di dopo guerra, suscitata da problemi dinflazione cosf come di ripartizione delle spese che il lungo conflitto aveva comportato. Gli stati, a met del secolo, si dimostravano troppo deboli ed incerti per continuare e riprendere, dopo la guerra, il loro compito di riorganizzazione e di razionalizzazione. Enseada in Spagna, Machault in Francia, Guglielmo IV nelle Province Unite sono lespressione pi tipica di questa situazione, e produssero tanto pi scontento quanto pi grave fu la loro incapacit di procedere spediti sulla via delle riforme. I governi assoluti finirono col rifugiarsi nellimmobilismo, raggiungendo cos i patriziati delle antiche repubbliche, minacciati in Olanda come a Berna o a Genova, ma che erano riusciti, in varie forme, a restaurare e mantenere ancora una volta il loro potere. Ma limmobilismo non faceva che rimandare i problemi. Ovunque le strutture privilegiate, i corpi costituiti, tutta lintelaiatura dello stato dAntico regime entrarono di nuovo in fase di assestamento e di movimento. In Francia ad esempio, dalla met del secolo data la nuova ondata di rivendicazioni dei Parlamenti. Soltanto l dove lo stato assoluto riusc ad imboccare la via delle trasforma-

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zioni, del dispotismo illuminato, come in Austria, questi movimenti vennero in qualche modo dominati. E a Parigi al conservatorismo del potere si and rapidamente contrapponendo ormai, con lEnciclopedia, una critica sempre pi radicale e, un inizio dinterpretazione illuministica dellirrequietezza dilagante e del sempre pi diffuso scontento74 . Proprio in quegli anni, nel 1748, era apparso il gran libro di Montesquieu. Conteneva, anche sui problemi che ci hanno fin qui occupati, il bilancio duna lunga esperienza. Con la sua superiore capacit di equilibrio Montesquieu offriva la formula della coesistenza ormai consacrata tra repubbliche e stati assoluti, mentre indicava lucidamente la direzione costituzionale verso la quale si sarebbe volta nel futuro la monarchia moderna, non senza dirci pure in che forma e con che contenuto sarebbe rinato il mito repubblicano. Non certo questo il luogo e il momento per riaprire la discussione sul significato del pensiero di Montesquieu, tanto vivo ancor oggi da esser continuamente ripreso, studiato e reinterpretato da punti di vista e con metodi cos diversi quanto quelli di Robert Shackleton e Louis Althusser75 . Vorrei solo far notare quanto la lettura dellEsprit des lois alla luce dei contrasti e degli accordi tra monarchie e repubbliche dallet di Luigi XIV al 1748 possa essere storicamente utile e illuminante.
74 P IETER G EYL, Revolutiedagen te Amsterdam (AugustusSeptember 1748). Prins Willem IV en de Doelistenbeweging, s-Gravenhage 1936; A NTONIO M ATILLA T ASCON, La nica contribucin y el catasto de La Enseada, Madrid 1947; F URLO D IAZ, Filosofia e politica nel Settecento francese, Torino 1963; V ENTURI, Settecento riformatore cit., pp. 262 sgg. 75 R OBERT S HACKLETON, Montesquieu. A critical biography, Oxford 1961; L OUIS A LTHUSSER, Montesquieu. La politique et lhistoire, Paris 1959.

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Tutto, in quelle pagine, ci ripropone i problemi di quelle et. La dimensione territoriale delle repubbliche (il est de la nature dune rpublique quelle nait quun petit territoire76 ), il problema delle repubbliche federate (e cio dellOlanda, della Svizzera e dellImpero germanico, qui sont regardes en Europe comme des rpubliques ternelles77 ), lo spirito delle repubbliche che la paix et la modration, la loro rinuncia cio allespansione come prezzo pagato per il perpetuarsi della loro esistenza, i pericoli interni che minacciano sempre le citt repubblicane isolate (si une rpublique est petite, elle est dtruite par une force trangre. Si elle est grande, elle se dtruit par un vice intrieur78 ). Similmente Montesquieu osserva ed esamina la corruzione che sempre colpisce le repubbliche, come le citt italiane mostrano tanto chiaramente agli occhi di tutti (on toit libre avec les lois, on veut tre libre contre elles... La rpublique est une dpouille...79 ), il pericolo continuo al quale sono sottoposte queste forme di governo di cadere nella pi ristretta aristocrazia o, daltra parte, di soggiacere ad una rivolta popolare, rischiando cos di sottoporsi ad un capo. Quando si vien corrompendo il principio stesso della repubblica patrizia questa ne subsiste qu lgard des nobles et entreux seulement. Elle est dans le corps qui gouverne et ltat despotique est dans le corps qui est gouvern, ce qui fait les deux corps du monde les plus dsunis: che rapido e fedele grafico, ad esempio, della Genova al momento della rivolta80 . E cos potremmo continuare parlando del lusso, del commercio, delle leggi civili, ecc.
Esprit des lois, libro VIII, cap. XVI. Ibid., libro IX, cap. I. 78 Ibid. 79 Esprit des lois, libro III, cap. III. 80 Ibid., libro VIII, cap. V.
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Eppure, malgrado una simile pessimistica diagnosi, Montesquieu afferma che il principio della repubblica la virt. N vi ha dubbio per lui che questo principio superiore e pi alto di quello che regge e domina le monarchie. Al limite, la ragion dessere delle repubbliche coincide anzi con la moralit stessa, con i murs, con la capacit cio di dettare a se stesso la propria legge e di eseguirla. NellEsprit des lois questo ideale repubblicano prende spesso i colori della Grecia e di Roma e in questa antica e fascinosa corazza affronta il mondo moderno, come una apparizione lontana e luminosa. Ma non dobbiamo lasciarci prendere dallalone classico che circonda questa visione di Montesquieu. A ben guardare questa repubblica in realt del tutto moderna. Gli stati repubblicani del presente non sono degni di questo modello, lo hanno oscurato e reso irriconoscibile. Ma allidea repubblicana essi hanno pur sempre il diritto di rifarsi. Anche nellantichit le repubbliche non erano basate sulla democrazia universale e diretta, ma erano delle rpubliques des notables, basate sulla capacit del popolo di scegliere e seguire i propri rappresentanti81 . Questo governo a besoin, comme les monarques et mme plus queux, dtre conduit par un conseil ou snat82 . Sono insomma i corpi costituiti che contano, decidono e fanno s che uno stato non ricada nel dispotismo, il quale minaccia tutte le forme di governo, tanto le monarchiche quanto le repubblicane. Anche nelle aristocrazie, dove cio i governanti non sono pi eletti come nella democrazia, quel che conta lorganizzazione di questi corpi costituiti: quand les familles rgnantes observent les lois cest une monarchie qui a plusieurs monarques et qui est trs bonne par sa nature83 . La vera corruzione e roA LTHUSSER, Montesquieu cit., p. 62. Esprit des lois, libro II, cap. II. 83 Esprit de lois, libro VIII, cap. V.
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vina ha inizio quando si intaccano le leggi costituzionali, quando ci si volge un tat despotique qui a plusieurs despotes84 . Che precisamente quanto era accaduto nelle repubbliche italiane, dove il restringersi del potere ad un piccolissimo numero di famiglie e lo stabilirsi dun diritto dereditariet, cos come il lusso, avevano spezzato la molla dogni repubblica, la virt, facendo cadere il governo pi o meno profondamente (pi a Genova e meno a Venezia) nel baratro del dispotismo, nel regime cio che spazza via i corpi costituiti e regna nel deserto dogni regola e legge. Ma la critica alle repubbliche, da parte di Montesquieu, anche pi grave e profonda. Ed storica. Lequilibrio tra i consigli, i senati ed il popolo delle citt antiche si era rotto da secoli. La democrazia classica era tramontata. Le repubbliche e le aristocrazie moderne, come lOlanda e Venezia, avevano perso ogni loro significato perch le loro monarchies con plusieurs monarques, costituivano in realt un anacronismo Il tentativo di far vivere da soli i corpi costituiti, senza la direzione e protezione dun monarca si era dimostrato sempre pi difficile, rendendo questi stati vulnerabili alle offensive esterne cos come al restringersi delle oligarchie e ai moti popolari. La virt restava lideale politico per eccellenza. Ma il problema storico che le repubbliche moderne avevano posto era solubile soltanto allinterno delle monarchie, in quel compromesso sempre difficile ma pur fecondo, cio tra le strutture nobiliari, cittadine, giudiziarie e il sovrano che caratterizzava gli stati moderni, sia che questo compromesso prendesse la forma francese o quella indubbiamente migliore che essa aveva assunto in Inghilterra. Nella prima i corpi costituiti diventavano corpi intermedi, nella seconda finivano collessere la base stessa della separazione e dellequilibrio dei tre poteri.
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Ibid.

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Una simile costituzione era viva e operante al di l della Manica, mentre era ormai impossibile a Venezia dove laristocrazia ereditaria aveva finito col soffocare ogni separazione e gioco tra le classi e i poteri. Il conflitto decisivo si era prodotto in Inghilterra un secolo per linnanzi. Ce fut un assez beau spectacle dans le sicle pass de voir les efforts impuissans des Anglois pour tablir parmi eux la dmocratie. Comme ceux qui avoient part aux affaires navaient point de vertu..., que lesprit dune faction ntoit rprim que par lesprit dune autre, le gouvernement changeoit sans cesse, le peuple tonn cherchoit la dmocratie et ne la trouvoit nulle part. Enfin, aprs bien des mouvemens, des chocs et des secousses, il fallut se reposer dans le gouvernement mme quon avoit proscrit85 . A parte lironia, davvero illuministica, di voler attribuire il fallimento della rivoluzione puritana proprio alla mancanza di virt, Montesquieu confermava cos la sua convinzione che il dibattito tra repubblica e monarchia era stato in realt deciso in Inghilterra, a met del Seicento. L dovremo anche noi rivolgere il nostro sguardo se vogliamo intendere il valore della tradizione repubblicana nellet che andava preparando lilluminismo.
85

Esprit de lois, libro III, cap. III.

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Capitolo secondo I repubblicani inglesi

A ripensarci meglio, il giudizio di Montesquieu che abbiamo ora citato sulla incapacit, limpossibilit dellInghilterra a stabilire la democrazia, alla met del XVII secolo, sulla inevitabile restaurazione del re aprs bien des mouvemens, des chocs et des secousses meno negativo e sprezzante di quanto possa parere a prima vista. Certo la Gran Bretagna si era lasciata governare, anche allora, da uomini che navoient point de vertu, cos come alquanto ridicoli e scomposti erano stati i tentativi britannici per liberarsi della monarchia. Ma, trascorso un secolo dalla rivoluzione puritana; questo giudizio suonava ormai piuttosto come una fredda e staccata constatazione storica: lInghilterra era allora, gi alla met del XVII secolo, troppo moderna per rifarsi ai modelli dellantichit, troppo vicina agli stati moderni per poter tornare alla repubblica. La conclusione di Montesquieu era quella di tutta la sua epoca, ed era ormai generalmente accettata da una parte e dallaltra della Manica un secolo dopo quegli avvenimenti86 . Allequilibrio conservatore che sul continente venne raggiunto a met del Settecento tra le antiche repubbliche e gli stati monarchici corrispondeva,
86 Cfr. linteressante lettera che labate Le Blanc scrisse a Montesquieu sui vantaggi delle monarchie rispetto alle repubbliche. J EAN -B ERNARD L E B LANC, Lettres dun franois, La Haye 1745, vol II, pp 349 sgg. Vous savez quon peut tre libre sous un roi et esclave dans une rpublique (p. 352). On conviendra du moins quil ny a de pays o le peuple soit plus esclave que dans la rpublique de Pologne (p. 354). La repubblica era per lui un fanatisme mal entendu (p. 355).

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nelle isole britanniche, un compromesso, apparentemente pi stabile ma non profondamente diverso, tra la monarchia, il parlamento, le citt, le classi e i corpi costituiti. Posti a confronto con i grandi conflitti dun secolo prima, i problemi che si agitavano a Londra e nelle province inglesi negli anni immediatamente successivi al 1748, sulla naturalizzazione degli ebrei, ad esempio, o sul debito pubblico, potevano davvero sembrare piccole increspature, su un gran mare tranquillo87 . Eppure questo compromesso, questa rinunzia, per dirla con Montesquieu, alla democrazia e alla virt, non era stata n rapida n facile. Lidea repubblicana aveva continuato, anche in Gran Bretagna, a fermentare molto tempo dopo la restaurazione del 1660 e, ci che pi importa, aveva continuato a svilupparsi, a crescere e a modificarsi anche quando era stata posta ai margini della vita politica quotidiana. Quel tentativo che Montesquieu poteva giudicare addirittura ridicolo, aveva in realt continuato a generare idee e speranze, a dar vita a gruppi ed organizzazioni, fino a diventare un elemento essenziale, fondamentale nella vita intellettuale e morale dellEuropa tutta intera, nel secolo nuovo. La ricerca storica di questi ultimi decenni stata particolarmente sensibile al legame esistente tra la rivoluzione puritana e lilluminismo: i libri di Zera S. Fink, di Caroline Robbins (con il commento che vi ha dedicato Christopher Hill), di Perez Zagorin, di J. G. A. Pocock, di Bernard Bailyn, di H. R. Trevor-Roper e di J. A. W. Gunn, per non citare che alcuni, ci hanno aperto largamente la strada88 . Il punto di arrivo duna simi87 T HOMAS W. P ERRY, Public opinion, propaganda and politics in the eighteenth century England. A study of the jew bill of 1753, Cambridge (Mass.) 1967 e P . G. D ICKSON, The financial revolution in England, London 1967. 88 Z ERA S. F INK, The classical republicans. An essay in the recovery of a pattern of thought in seventeenth century England,

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le ricerca stato ora indicato da uno dei libri da cui deve partire oggi chiunque discuta di simili problemi, dallo splendido piccolo libro cio di J. H. Plumb, The origins of political stability. England 1675-172589 . Ogni pagina di questo saggio ci fa capire quanto sia stato inaspettato, difficile il raggiungimento della stabilit politica in Inghilterra al passaggio tra i due secoli e ci mette chiaramente di fronte alle forze che questo compromesso crearono cos come a quelle che ad esso si opposero. Le considerazioni che seguono non voglion esser altro che una nota ideologica in calce alle considerazioni politiche e costituzionali di J. H. Plumb, un tentativo cio di vedere, sul piano della storia delle idee, quel che si salv della volont di democrazia e di virt attraverso ed oltre la raggiunta stabilit dellInghilterra di Walpole. Diciamo subito che quel che sopravvisse e rigermogli della tradizione repubblicana molto pi importante e vitale, almeno dal punto di vista della storia dellilluminismo, di quanto non si ammetta spesso in Inghilterra. Forse perch la storia della letteratura prevale talvolta su

Evanston 1945; C AROLINE R OBBINS, The eighteenth century commonwealthman. Studies in the transmission, development and circumstance of English liberal thought from the Restauation of Charles II until the war with the Thirteen Colonies, Cambridge (Mass.) 1959 (cfr. C HRISTOPHER H ILL, Republicanism after the Restauration, in New left review, 1960, 3, pp. 46 sgg.); P EREZ Z AGORIN, A history of political thought in the English revolution, London 1954; J. G. A. P OCOCK, The ancient constitution and feudal law. English historical thought in the seventeenth century, Cambridge 1957; B ERNARD B AILYN, The ideological origins of the American revolution, Cambridge (Mass.) 1967; H. R. T REVOR -R OPER, Religion, the Rweformation and social change and other essays, London 1967 e J. A. W. G UNN, Politics and the public interest in the seventeenth century, London-Toronto 1969. 89 London 1967.

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quella delle idee, forse perch non stato ancora rimosso completamente il glaciale monumento che Leslie Stephens eresse, quasi un secolo fa, al pensiero inglese del Settecento, forse per altre ragioni locali che mi sfuggono, certo si che non questo un campo verso il quale si diriga oggi un gran numero di dettagliate e minute ricerche. Vediamo uscire in Inghilterra, come e pi che in altre terre dAmerica e dEuropa, una gran quantit di studi filologicamente ineccepibili sui pi piccoli personaggi del mondo dellEnciclopedia, sui pi ignoti amici e collaboratori di Voltaire e di Diderot, su tutto il variopinto mondo delle lumires francesi (ed io sar certo lultima persona a dispiacermene), mentre non esiste, a mia conoscenza, un saggio complessivo soddisfacente su quello straordinario personaggio che fu John Toland, n si possono leggere ricerche sufficientemente approfondite su Anthony Collins, su Matthew Tindal, ecc. Il deismo sembra interessare quando giunge a Bolingbroke, quando cio cambia di significato politico90 . Probabilmente la migliore storia del deismo resta ancora quella di Gotthard Victor Lechler, uscita nel 184191 . Sembra davvero che la stabilit politica raggiunta dallInghilterra nel primo Settecento sia ancora cos solida da mettere fuori giuoco a tuttoggi coloro che la combatterono o vollero modificarla e che seppero trasmettere al nuovo secolo il messaggio della loro opposizione e della loro battaglia. Ma lilluminismo europeo inconcepibile senza quel messaggio. Malgrado tutti gli studi recenti che hanno tentato di ravvicinare la rivoluzione puritana ai contemporanei movimenti sul continente, in Catalogna, in Francia, a Napoli a met del Seicento, e, malgrado i risultati
90 Si veda, ad esempio, J EFFRY H ART, Viscount Bolingbroke, tory humanist, London-Toronto 1965. 91 Geschichte des Englischen Deismus, Stuttgart-Tbingen 1841.

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positivi che questa pi ampia visione ha indubbiamente portato, resta il fatto che la rivoluzione inglese non suscit quellondata ideologica che accompagna altre e posteriori rivoluzioni europee92 . Le idee dei levellers furono certo conosciute, ma non suscitarono movimenti politici di qualche portata al di l della Manica. Le idee nate nellInghilterra della Commonwealth erano destinate a passare sul continente soltanto nella forma filosofica che diedero loro John Toland e Anthony Collins, quando si presentarono cio come deismo, come panteismo, come libero pensiero, come esaltazione della libert inglese, magari come frammassoneria. Soltanto cos le idee dei levellers e dei repubblicani classici dellInghilterra seicentesca divennero cosmopolite e poterono attecchire in Francia, in Germania, in Italia, agendo come un fermento potente su tutta lEuropa del nascente illuminismo. La religion e le gouvernement, come diceva Diderot. I due termini erano per lui inscindibili. La polemica filosofica e quella politica non potevano n dovevano essere divise. Tra luno e laltro di questi due poli stette anche il pensiero deistico inglese, la prima ideologia che dalla Gran Bretagna uscisse per dominare il continente. Il problema della repubblica pu essere un buon filo conduttore nel labirinto delle ribellioni, restaurazioni, rivoluzioni accadute nellisola britannica prima di raggiungere il continente. Qual sia limportanza dei modelli antichi, cos come dellOlanda e di Venezia per i repubblicani classici, per Harrington e Neville, per Milton e per Sidney, cosa ben nota. Ma quel che pi ci interessa qui vedere come i loro eredi e continuatori reagissero
92 R OGER B IGELOW M ERRIMAN, Six contemporaneous revolutions, Oxford 1938 e K OSSMANN, La Fronde cit.; J. H. E LLIOT The revolt of the Catalans, Cambridge 1963; R OSA RIO V ILLARI , La rivolta antispagnola a Napoli. Le origini (1585-1647), Bari 1967.

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quando la speranza in un ritorno della repubblica si fece sempre pi incerta e difficile, quando il compromesso di Guglielmo III venne sempre pi solidamente radicandosi sul suolo inglese. Il periodo decisivo sta tra lultima decade del XVII secolo e i primi anni del XVIII, se vogliamo tra il 1689 e il 1715. Poniamoci cronologicamente a mezza strada e guardiamo lInghilterra dal continente, che mi pare la posizione giusta per inquadrare questi problemi. Nellautunno del 1700 lelettrice di Hannover, Sofia, che aveva ottime ragioni per interessarsi a queste cose, si chiedeva fin dove giungessero le tendenze repubblicane di coloro che avrebbero potuto essere ben presto i sudditi suoi e della sua famiglia. Il diplomatico Gorge Stepney le spiegava da Londra, l11/21 settembre di quellanno, che le malheur que les Anglois ont essuys du temps des rois Charles I et Jacques II poteva far pensare, surtout aux trangers, che vi fosse al di l della Manica un dgot gnral contre la monarchie mme et que notre penchant naturel pour des nouvautez nous pourroit entrainer aisement tenter encore sil y a moyen de former une rpublique, sur un fondement si solide que lambition dun seul homme ne soit capable de la renverser, comme fit Cromwell. Stepney cercava di rassicurare lelettrice dicendole che, malgrado ogni esperienza, le gnie des Anglois... nest nullement port aux principes rpublicains... Le souvenir de lan 1648 nous fait encore horreur. La repubblica avrebbe significato la guerra civile e gli inglesi sapevano cosa questo comportasse, n intendevano ricominciare. La situazione sociale dellInghilterra sopponeva daltra parte a una simile rpublique imaginaire. Les seigneurs ne souffriront pas que le peuple leur soit gal, comme en Hollande et les communs ne se soumettront jamais la tyrannie despotique des seigneurs, selon le modle de Venise. Un mlange de ces deux stats avec un capitaine gnral pour limage visible du gouvernement est un pro-

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jet assez joli sur le papier, mais on le trouvera impossible lorsquon le voudroit mettre en pratique chez nous. Il problema costituzionale inglese qui efficacemente illuminato dal confronto della monarchia inglese con i vari modelli repubblicani, olandesi e veneziani, ben presenti e vivi, come si vede, alla mente di Stepney, cos come a quella di tanti altri uomini di quegli anni. Ma era pur necessario metterli tutti da parte per tornare alla realt. Gli squires erano troppo potenti per accettare il dominio dei mercanti, come in Olanda. Una oligarchia veneziana era impossibile a Londra. Tuttavia erano queste delle virtualit presenti nellopinione pubblica di quegli anni e vera in Inghilterra chi ne discuteva appassionatamente, ritornando continuamente sul confronto tra monarchia e repubblica. ... Les esprits inquiets, dont notre pays est trs fertile, samusent plus que jamais a feuilleter des livres dangereux qui traitent cette matire, scilicet Sydney, On government, Harringtons Oceana, dont le dernier est fameux pour avoir t crit par un habile homme du temps de la rbellion, et pour tre publi dune belle impression depuis par un libertin nomm Tolan, comme si la conjoncture prsente favorisoit des sentiments semblables..., come aggiungeva ancora George Stepney93 . Lagitazione degli esprits inquiets era stata effettivamente notevole negli anni immediatamente precedenti, e varrebbe la pena di seguirla minutamente. Allora il club cominci a prendere sempre maggior importanza nella
93 Correspondence de Leibniz avec llctrice Sophie de Brunswick-Lunebourg, a cura di Onno Klopp, Hannover s. d., vol. II, p. 209. Tolan citato in questa lettera naturalmente John Toland, che questo apprezzamento ci ha lasciato dellelettrice Sofia Carlotta: Lide quelle a du gouvernement en gnral est si quitable quon lappelle, dans toute lAllemagne, la reine rpubliquaine, J OHN T OLAND, Relation des cours de Prusse et de Hannover, La Haye 1706, p. 57.

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vita del paese, accanto al salotto e alla taverna94 . Allora la discussione sui principi primi del governo e della religione di nuovo si diffuse largamente anche al di fuori di Londra. Ecco, per fare un esempio, quel che Humphrey Prideaux, il ben noto erudito, scriveva a John Ellis da Norwich, l11 dicembre 1693: I find the Republicarians in these parts openly sedulous to promote atheisme, to which end they spread themselves in coffy houses and talk violently for it95 . Nel 1697 un. Senior Fellow del Trinity College di Dublino diceva che queste persons of miscellaneous education... are secretly forming themselves into clubs and caballs, and have their emissaires into all parts, which are supported by contributions, and I make little doubt but that their design is at lenghth to show us that all dominion as well as religion is founded on reason96 . Nel decennio che precedette il nuovo secolo, furono pubblicati o scritti molti dei testi fondamentali che tendevano a far confluire la tradizione repubblicana in un pensiero religioso radicale. Nel 1694 apparve An account of Denmark di Robert Molesworth. Nel 1696 Christianity not mysterious di Toland. Allora Walter Moyle gett le basi del suo Essay upon the constitution of the Roman government. Allora vediamo farsi avanti Shaftesbury e John Trenchard, Mattew Tindal e Anthony Collins. un gruppo di uomini in continuo movimento, attivissimi nelle lotte politiche di quei giorni, dal problema dellesercito stanziale alla successione protestante, che in queste lotte portano una forte carica
94 R OBERT J. A LLEN, The clubs of Augustan London, Cambridge 1933, p. 33. 95 Letters of Humphrey Prideaux sometime dean of Norwich to John Ellis sometime under-secretary of State. 1674-1722, a cura di Edward Maunde Thompson, London 1875, p. 162. 96 P ETER B ROWNE, A letter in answer to a book entitled Christianity not mysterious, Dublin 1697, p. 209.

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di pensiero e di passione, continuamente rifacendosi ai problemi generali, alla religione e alla libert. Sar certo interessante un giorno poter seguire le loro mosse, i loro rapporti, le loro polemiche pi da vicino di quanto ancora non ci sia stato narrato fino ad oggi. Ma quel che importa di constatare fin dora che essi si presentano come filosofi e non soltanto come uomini della politica e della diplomazia. Uniscono, mescolano, magari in forma violenta e improvvisata, i problemi che hanno ereditato da Spinoza, da Locke e da Newton con quelli che si vanno dibattendo allora nel parlamento e nella politica estera dellInghilterra e dellEuropa. Proprio per questo sono difficili da definire: high e low whigs, old new whigs, real whigs, republican fringe of the whigs, deists, free thinkers, tutti termini che dicono solo una parte della storia. Meglio forse vederli, magari rischiando di forzare un po le tinte, come un primo gruppo di intellettuali e filosofi illuministi alle prese con i problemi politici della loro et97 . Osservato da questo punto di vista, John Toland certo il pi significativo e il pi caratteristico fra di loro, capace come fu di intuizioni geniali sulla storia delle religioni ed insieme il pi attivo dei riassertori della tradizione repubblicana inglese, luomo che ebbe maggiori e
97 Oltre alle opere, fondamentali, gi citate in nota, cfr. soprattutto F. H. H EINEMANN, John Toland and the age of Enlightenment, in Review of English studies,1944, n. 78; ID., Toland and Leibniz, in The philosophical review, 1945; H O WARD W ILLLIAM T ROYER , Ned Ward of Grubstreet. A study of sub-literary London in the eighteenth century, Cambridge (Mass.) 1946; P AOLO C ASINI, Luniverso macchina. Origini della filosofia newtoniana, Bari 1969 e Two English republican tracts. Plato redivivus or a dialogue concerning government, by Henry Neville. An essay upon the constitution of the Roman government, by Walter Moyle, a cura di Caroline Robbins, Cambridge 1969.

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pi fruttiferi rapporti con il continente e che insieme non rinunci mai a prendere parte attiva alla diplomazia e alla politica dei primi anni del Settecento in Inghilterra. Di qualche importanza la sua partecipazione alle lotte attorno alla successione protestante; nel medesimo tempo egli elabor una forma di spinozismo materialistico che non a caso doveva un giorno interessare Diderot, dHolbach e Naigeon. Quanto al pensiero politico di questo gruppo, sarebbe errato cercar di dividerlo in pi o meno democratico, in pi o meno aristocratico. In realt le loro riflessioni e le loro lotte sono interessanti perch ci mostrano tutta intera la tradizione repubblicana, inglese e continentale, messa a confronto con nuovi problemi e che a poco a poco si trasforma in una nuova visione della libert politica. In Molesworth ritroviamo la tradizione gotica e celtica, lopposizione nobiliare, la convinzione che la libert antica e il dispotismo nuovo in tutta Europa. Sar lui a ripubblicare la Franco-Gallia di Francis Hotman, ad affermare che all Europe was in a manner a free country till very lately e a studiare, con grande energia e intelligenza, le circostanze che avevano portato i danesi a perdere, attorno al 1660, la loro libert cadendo nel peggiore dispotismo98 . Quanto allItalia, anchegli colpito dalla sopravvivenza delle forme arcaiche repubblicane. Non guarda pi, come Harrington, ad esse come ad un modello, come ad una speranza, ma non dispera tuttavia che un nuovo soffio di libert e la lotta contro la tradizione romana possano un giorno rendere la vita anche a quelle forme politiche. Italy from seve98 An account of Denmark as it was in the year 1692, London 1694, Prefazione non paginata. Cfr. P AUL R IES, Robert Molesworths Account of Denmark. A study in the art of political publishing and bookselling in England and the continent before 1700, in Scandinavica, vol. 7, novembre 1968, n. 2.

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ral small commonwealths was at length swallowed up by the emperors, popes, kings of Spain, dukes of Florence and other lesser tyrants. Yet it is to be remarkd that the ancient state of Europe is best preserved in Italy even to this day, notwithstanding the encroachments which have been made on the peopls liberties, of which one reason may be that the republicks, which are more in number and quality in that spot of ground than in all Europe besides, keep their ecclesiasticks within their due bounds and make use of that natural wit which Providence and a happy climate has given them, to curb those who, if they had power, would curb all the world99 . Ma, al di l di queste lontane speranze, Molesworth si occupa soprattutto delle opposizioni interne, da parte dei corpi costituiti, contro lo stato accentrato e monarchico. Sembra leco inglese delle lotte che, proprio in quegli anni, si andarono sviluppando in Francia contro il Re Sole attorno a uomini come Boulainvilliers, Vauban, Boisguilbert. Ma un simile confronto ci permette di misurare la differenza della situazione al di qua e al di l della Manica. A Londra la tradizione repubblicana e lincipiente deismo modificano notevolmente questa opposizione nobiliare: lodio contro il despotismo ha in Molesworth una violenza, il suo amore per la libert una energia che non ritroviamo al di qua della Manica. Gi egli intravede la via duscita dalle contraddizioni politiche della sua et nella filosofia, nelleducazione, nella lotta contro i privilegi, colorando. cos dun nascente atteggiamento illuminista le sue polemiche politiche. Parlando della sorte della libert in Europa, Molesworth conclude: Had these countries, whilst they were free, committed the government of their youth to philosophers instead of priests, they had in all probability preservd themsel99

An account of Denmark cit., Prefazione.

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ves from the yoke of bondage100 . Anche agli occhi dei suoi contemporanei la polemica di Molesworth si colora di tinte repubblicane, cosa che, ben inteso, non accadeva affatto in Francia. Secondo uno dei suoi contraddittori, nel 1694, egli non era soltanto un esempio impressionante della depravation of human nature, n aveva soltanto aperta a school of atheism, esaltando the venerable name of philosopher above that of priest. Il suo era un anti-monarchical project che ricordava, per lestremismo, per la passione con cui egli combatteva tyranny and arbitrary power... the logick of the saints... to uplift the good cause in the days of regeneration. Molesworth, concludeva questo suo avversario, altro non era che un republican brother, come dimostrava pure la sua volont to amuse the moltitude with much talk about a contract between king and people and drawing wild inferences from it101 . Walter Moyle e John Toland furono coloro che pi fecero per ridare forza e vigore ad uninterpretazione repubblicana dellantichit, rifacendos allumanesimo civico dellItalia rinascimentale e a Machiavelli, cercando di mettere dalla parte propria il maggior numero possibile di scrittori latini, sforzandosi soprattutto di salvare Livio dallaccusa di superstizione e di compiacenza per Augusto. Ripresero e trasmisero al secolo XVIII una lunga tradizione che, nel Seicento, era culminata in Harrington. Ripresentarono cos una antichit di colori repubblicani di fronte al pubblico inglese duna et che ancor oggi noi chiamiamo Augustea a riprova della sconfitta storica che uomini come Moyle o Toland dovettero alloAn account of Denmark cit., Prefazione. The common-wealth-man unmasqud, or a just rebuke to the author of the Account of Denmark, London 1694, pp. 2-3, 19-12, 75, 100.
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ra subire, e che sembra ancora pesantemente gravare su di loro102 . Eppure quel che essi scrissero allora appassion notevolmente i loro contemporanei. Perch il popular government dellantica Roma era caduto? Non si era avuto lenergia, diceva Moyle, di ritornare alle formule originarie del governo, by restoring the ancient virtue and discipline, secondo le formule e le idee di Cicerone e di Machiavelli103 . Una mistaken liberty aveva permesso delle eccezioni alla costituzione. Meglio sarebbe stata una aperta e franca dittatura, piuttosto che simili compromessi. Nothing can be more certain than that no constitution can subsist where the whole frame of the laws may be shaken or suspended by the sudden temporary counsels of a multitude and where the laws are governed by the people, instead of the people being governed by the laws. N un condominio tra il popolo e il senato avrebbe potuto risolvere il problema, the power being equally pernicious in whatever hands it was placed104 . Il vigore della legge era stato cos pericolosamente diminuito. Una simile involuzione era stata resa possibile da alcuni difetti della costituzione romana, dalla cattiva organizzazione del tribunato e della censura, cos come di quelle istituzioni che pure furono of admirable use in maintaining the morals and the virtue of the people105 . Quando il processo di decadenza era ormai in atto, anche i grandi uomini, invece di difendere, come avevano fatto allorigine, the great fences of their liberties, si erano gettati contro di esse, e, in ultima analisi, aveva102 Two English republican tracts cit. e J OHN T OLAND, Adeisidaemon, sive Titus Livius a superstitione vindicatus, Hagae Comitis 1709. 103 Two English republican tracts cit., p. 253. 104 Ibid., p. 255. 105 Ibid. p. 258.

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no destroyed the commonwealth106 . Problemi tutti familiari, come si sar visto, ai dibattiti sulla sorte delle repubbliche tra Sei e Settecento, dai rapporti tra Senato, nobili e popolo alla necessit di rafforzare una magistratura capace di regolare e di tenere assieme tutte le altre. Anche le riflessioni sul mondo antico di Moyle si coloravano cos delle preoccupazioni politiche vive in quegli anni al di l e al di qua della Manica. Come diceva ancor molti anni pi tardi Bertrand Barre, traduttore francese di questo saggio di Moyle, pubblicato a Parigi nellanno X (1801), anche per questo Essai sur le gouvernement de Rome si poteva dire quel che dAlembert aveva scritto delle Considrations sur les causes et de la grandeur des Romains et de leur dcadence di Montesquieu quon pouvait lappeler lhistoire romaine lusage des philosophes et des hommes dtat. Aggiungeva, sar forse curioso notarlo, che cest une chose digne de remarque que les Anglais, cette nation dont les Romains exterminrent les anctres, snt les premiers qui aient crit des rflexions philosophiques et donn lEurope des notions profondes sur lempire romain. Cest ainsi que les vaincus sont devenus les juges des vainqueurs. Moyle era stato tra i primi, seguito presto, diceva, da Gibbon, Ferguson, Edward Wortley Montagu, Hooke107 . Quanto a John Toland, fra tutti gli uomini di questa corrente, egli quello che pi si avvicina al tipo del filosofo gi illuminista, di cultura enciclopedica, dalla vita libera, attiva e scanzonata, apparentemente dispersa e
106 Two English republican tracts cit., p. 259. Nelledizione originale: The works of Walter Moyle Esq., none of which were ever before publishd, London 1726, le pagine ora citate si trovano nel vol. I, pp. 133, 135, 137, 145, 147 e 148. 107 Essai sur le gouvernement de Rome. Par Walter Moyle, traduit de lAnglais. Ouvrage utile pour les hommes dtat et aux philosophes, Paris an X-1801.

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contraddittoria, ma coerente in fondo con la propria vocazione, che quella di vivere in mezzo alla gente per portarvi le proprie idee. In John Toland la tradizione repubblicana diventa modo di vita, indipendenza personale, entusiasmo filosofico. Egli il pi povero di tutti. Vive facendo lo scrittore e magari distribuendo manoscritti eterodossi, organizzando biblioteche e corrispondenze letterarie108 . anche il pi cosmopolita e il. pi deciso a non farsi rinchiudere mai nel mondo dei puri eruditi, creature, diceva, che I judge as useless and contemptible as the worms that help em to consume their papers. sempre pronto a riaffermare che la sua una ispirazione di filosofo e di politico, che i suoi studi sono tutti indirizzati to render me fit for business and society, especially the service of god and my country. Cos, scriveva nel 1696, presentando la sua traduzione dallitaliano del discorso sulla moneta di Bernardo Davanzati, da lui posto accanto al suo maestro Locke109 . In questo stesso anno Toland dimostr cosa intendeva per servizio di dio e del suo paese pubblicando il suo Christianity not mysterious110 . Il titolo sembrava fatto apposta per trarre in inganno il lettore. Cristianesimo vi significava ci che ben presto venne conosciuto sotto il nome di deismo. La religione originaria e primitiva era senza misteri. Tali non erano tuttavia il paganesimo e lebraismo. Quanto al cristianesimo, storicamente inteso, il problema che veBritish Museum, Add. Mss. 4295, soprattutto ff. 40 sgg. A discourse upon coins, by signor Bernardo Davanzati, a gentleman of Florence, being publickly spoken in the Academy there anno 1588, translated out of the Italian by John Toland, London 1696, The translator to his friend, March the Ist, 1695/6, p. v. 110 Christianity not mysterious, or a Treatise shewing that there is nothing in the Gospel contrary to reason nor above it and that no christian doctrine can be properly calld a mystery, London 1696.
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ramente interessava Toland era capire come e perch it became mysterious attraverso quale processo cio esso finisse collassimilarsi a tutte le altre religioni della terra, cedendo alle paure e allinganno di chi aveva interesse a nascondere la verit e a trasformarla in mistero111 . Solo la ragione non ammetteva mistero di sorta. The knowledge of finite creatures is gradually progressive112 . Le forme ignote che circondavano luomo erano semplicemente dominio duna conoscenza non ancora raggiunta. Ogni timore ed ossequio di fronte a ci che gli uomini ignoravano ancora era puna e semplice superstizione e pregiudizio. Come si vede, il germe illuministico delle idee di Toland era vigoroso. Permetteva di capire la storia delle religioni dallinterno, non pi soltanto come costruzione di un potere ecclesiastico, ma come sviluppo di misteri e di dogmi. Non a caso Toland apr nuove strade nella comprensione storica delle origini cristiane, a proposito degli esseni ad esempio, o del rapporto fra le religioni antiche, mussulmana e cristiana113 . Il suo libro, che avrebbe in realt potuto esser chiamato: how Christianity became mysterious, conteneva pure una energica affermazione politica, che portava sul piano filosofico e religioso la volont democratica apparsa nella rivoluzione puritana. Parlando dei misteri finiva col concludere: What can seem more strange and wonderful than that
Ibid., p. 168. Ibid., p. 75. 113 Sui problemi generali, L UIGI S ALVATORELLI, From Locke lo Reitzenstein. The historical investigation of the origins of Christianity, in The Harvard theological review, 1929, pp. 263 sgg. ed il commento di F AUSTO P ARENTE, Il contributo di Luigi Salvatorelli alla storia dIsraele e del cristianesimo antico, in Rivista storica italiana, 1956, III, pp. 479 sgg. Sulleco settecentesca delle idee di Toland sulle origini del cristianesimo, cfr. F. V ENTURI, Saggi sullEuropa illuminista. I. Alberto Radicati di Passerano, Torino 1934, pp. 236 sgg.
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the common people will sooner believe what is unintelligible, incomprehensible and, above their reasons than what is easy, plain and suited to their capacities? But the vulgar are more obligd to Christ, who had a better opinion of them than these men, for he preachd his Gospel to them in a special manner and they, on the other hand, heard him gladly, because, no doubt, they understood his instructions better than the mysterious lectures of their priests and scribes114 . Come gi notarono i contemporanei, tutto ci poteva sembrare una ripresa delle correnti eretiche del passato, del socinianesimo ad esempio. Ma, in realt, si trattava tuttavia di qualche cosa di nuovo, duna razionale volont di non ammetter nulla che fosse contrary to reason or above it, dun invito a guardare al common people, duna volont di giungere, anche politicamente, ad una societ razionalmente costituita. Il nuovo deismo vivr in Inghilterra in mezzo alla gran folla delle sette e delle correnti religiose, cercando e trovando appoggio e conforto in alcune di esse, ma non si confonder mai completamente con loro. Non avr delle sette religiose la forma organizzativa, cercandone anzi delle nuove, come il Pantheisticon di Toland ci dimostra. N si chiuder in una corrente specifica, restando fermamente razionalistico ed illuministico in mezzo alle pi diverse correnti religiose ereditate dal passato115 . Come Toland scriveva nel suo Clito. A poem on the force of eloCbristianity not mysterious cit., p. 147. Si veda, ad esempio, J. H AY C OLLIGAN, The arian mouvement in England, Manchester 1913 (p. 92, rapporti col deismo); E ARL M ORSE W ILBUR, A history of unitarianism. Socinianism and its antecedents, Cambridge (Mass.) 1947 p. 575, rapporti di Crellius con Matthiew Tindal; G. R. C RAGG, From puritanism to the age of reason. A study of changes in religious thought within the church of England. 1660 to 1700, Cambridge 1950 (pp. 136 sgg., John Toland and the rise of deism).
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quence, che tanto scandalo suscit tra i contemporanei, la volont del deismo era di
Dispel those clouds that darken human sight And bless the world with everlasting light116

Poi, quasi dun fiato, Toland passava alla politica:


Iill sing the triumph of the good old cause Restore the nation its perfect health The powr usurpd destroy, and form a commonwealth117

Tra i tanto numerosi scritti suoi, intesi a questo duplice ed unico scopo, le pi fortunate ed efficaci furono probabilmente le vite e riedizioni di Milton e di Harrington, che egli pubblic nel 1698 e 1700. Parlando nel primo ne metteva particolarmente in luce la vita politica e sottolineava il fatto che in vecchiaia il poeta non faceva ormai pi parte di nessuna delle organizzazioni religiose esistenti118 . Quanto alla sua edizione delle opere di Harrington, basta aprirla per trovarvi una perfetta rappresentazione grafica del suo pensiero119 . Tolandus libertati sacravit. MDCC, commerciis, opificiis, e accanto a questa scritta si vedevano i ritratti di Bruto e di Guglielmo III, di Mos e di Solone, di Confucio, di Licurgo e di Numa, unendo lantichit classica ed il nuovo interesse per la storia delle religioni, il gesto libertario di Bruto,
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Clito. A poem on the force of eloquence, London 1700, p.

6. Ibid., p. 11. The early lives of Milton. Edited with introduction and notes of Helen Darbishire, London 1934, pp. XXVIII sgg. 119 The Oceana of James Harrington and his other works, some whereof are now first publishd from his own manuscripts. The whole collected methodizd and reviewd, with the exact account of life prefixd, by John Toland, London 1700.
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legualitarismo di Licurgo con il cosmopolitismo di Confucio, e, last but not least, la prosperit e la libert britanniche del regno di Guglielmo III. Il libro era dedicato al Lord Mayor di Londra, the largest, fairest, richer and most populous city in the world, la citt nel cuore della quale stava quella Banca dInghilterra, costruita sul modello di organizzazione che Harrington aveva suggerito, la citt che poteva essere chiamata la new Rome in the west120 . Attraverso Londra, Toland si rivolgeva al mondo intero col suo appello alla libert. Ormai i repubblicani non erano pi gli uomini di una setta o dun complotto, ma predicavano apertamente, largamente a tutti le loro idee. Who can be so notoriously stupid as to wonder that in a free government, and under a king that is both the restaurer and supporter of the liberty of Europe, I should do iustice to an author who far outdoes all that went before him in his exquisite knowledge of the politics?121 . Con la libera propaganda, alla luce del sole, egli intendeva persuadere tutti che Harrington Oceana is... the most perfect form of popular government that ever was122 . Durante e dopo la guerra di successione spagnola la situazione dellEuropa divenne finalmente favorevole alla diffusione di queste idee anche al di fuori dellInghilterra. A ci Toland si dedic con notevole efficacia e successo. Sempre pi stretti si fecero i suoi rapporti con lOlanda. Al cuore dellAustria, attrasse lattenzione del principe Eugenio e quella dello strano diplomatico e uomo politico libero pensatore Giorgio Guglielmo barone di Hohendorf123 . I manoscritti, che Toland invi loro
The Oceana of James Harrington cit., p. 1. Ibid., p. VIII. 122 Ibid., p. IX. La dedica datata del 3 novembre 1699. 123 M AX B RAUBACH, Geschichte und Abenteuer. Gestalten um den Prinzen Eugen, Mnchen 1950, pp. 126 sgg. e G IU 120 121

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sulle religioni giudaica e maomettana, su lOrigine et la force des prjugs, sul Christianisme judaique et mahomtan, sono stati recentemente ritrovati ed esaminati da un giovane studioso italiano, Giuseppe Ricuperati, nella biblioteca nazionale di Vienna, assieme alle lettere che Toland stesso vi aggiunse, mandandoli ai suoi potenti lettori e patroni. Si tratta spesso di versioni particolarmente franche ed esplicite del suo pensiero filosofico e religioso. Contemporaneamente egli tent di stabilire un rapporto non dissimile con la Germania, con lelettrice Sofia e con Leibniz. Toland fu insomma uno degli scrittori che pi si adoper per dare un significato ideologico allalleanza delle potenze marittime con lImpero e con alcuni principi tedeschi contro la Francia di Luigi XIV. I primi risultati si possono constatare nei carteggi dei contemporanei in Germania. Leibniz avrebbe certo preferito che Toland si comportasse con un peu plus de modration, ad esempio quando scriveva la sua vita di Milton. Il a beaucoup desprit et mme il ne manque pas drudition, mais ses sentiments vont trop loin124 . Lelettrice Sofia continuava a guardare con simpatia mista a commiserazione a quest uomo, qui hazarde tout et qui ne se soucie point du quen dira-t-on. Ma era pur costretta a constatare che la fama acquistatasi da Toland era tuttaltro che favorevole, tanto da rendere forse addirittura poco sicuro un suo ritorno in Inghilterra. Celuy qui brusla le tempe dEphse na pas eu tant de rputation125 .

SEPPE R ICUPERATI , Libertinismo e deismo a Vienna: Spinoza, Toland e il Triregno, in Rivista storica italiana, 1967, III, pp. 623 sgg. 124 Correspondence de Leibniz avec llctrice Sophie cit., vol. II, p. 333. 125 Ibid., p. 377.

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Leibniz trasse per conto suo delle conclusioni politiche scrivendo a Brunet, il 27 febbraio 1702: Il me semble qu prsent les Anglois qui simaginent dy pouvoir tablir une rpublique sont estravagans. Tant que le pouvoir de la France, ou plustt de la maison de Bourbon subsiste dans un estat si transcendent, cest beaucoup si lAngleterre se peut sauver dun gouvernement despotique126 . La guerra di successione spagnola rendeva infatti possibile la diffusione delle idee dei deisti inglesi, ma rendeva daltra parte improbabile un ritorno alle idee repubblicane. Troppo grande era il pericolo della politica espansionistica di Luigi XIV. Indispensabile era uno stato monarchico anche in Inghilterra. Quello che si poteva chiedere era al massimo di conservare i risultati della rivoluzione del 16189. Ben dovette rendersene conto Toland quando torn in Inghilterra e fu costretto a fronteggiare una violenta tempesta di critiche, di accuse, di minacce, da parte della chiesa e dello stato. Laccusadi essere a great commonwealth-man risuonava sempre pi insistentemente ai suoi orecchi. Veniva contemporaneamente tacciato di eretico, ma ormai era proprio laspetto politico della controversia a prevalere, e ci non era fatto davvero per dispiacergli. Pubblicando allora, nel 1702, uno dei vigorosi suoi pamphlets, intitolato Vindicius Liberius: or M. Tolands defence of himself against the late Lower House of Convocation, and others, citava, nel frontispizio, una frase di Tillotson, quasi a lasciarsi ormai alle spalle le dispute religiose e a concentrare tutte le sue forze sulla sua difficile ma non infruttuosa lotta politica: Being (I hope) releasd from that irksome and unpleasant work of controversy and wrangling about religion, I shall now turn my toughts to something more agreable to my temper. Non nascondeva affatto le sue simpatie per la tradizione repubblicana.
126

Ibid., p. 333.

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Ma riprendendo formule e linguaggio miltoniano, finiva con lammettere che in Inghilterra non cera altra soluzione se non quella che era risultata dalla rivoluzione del 1689, e che la monarchia di Guglielmo III corrispondeva effettivamente ad alcuni dei postulati fondamentali per cui sempre avevano combattuto gli uomini della repubblica. I have always been, now am, and ever shall be persuaded that all sorts of magistrates are made for and by the people, and not the people for or by the magistrates; that the power of all governors is originally conferrd by the society and limited to their safety, wealth and glory, which makes those governors accountable for their trust and consequently that it is lawfull to resist and punish tyrants of all kinds, be it a single person or greater nomber of men127 . Ci non significava che Toland fosse per la democrazia, la quale sempre rischiava di trasformarsi in anarchia. Il peso delle vicende della rivoluzione puritana era ancora gravoso sulle spalle sue e di coloro che allinizio del secolo intendevano riprendere il cammino l dove essa si era arrestata. Disordini e dittatura, democrazia e Cromwell continuavano ad essere considerati elementi negativi. Toland dichiarava di non essers imai pronunziato per la democrazia, wich I think to be the worst form of a commonwealth128 . Eppure egli intendeva rifarsi a tutta leredit e tradizione repubblicana. Certo questa era divisa internamente in una tendenza democratica e in unaltra aristocratica. Certo aveva preso forme anarchiche ed oligarchiche. Ma secondari egli finiva col considerare i contrasti interni della tradizione repubblicana. Ci che contava innanzi tutto era di contrapporla intera allassolutismo, al dispotismo. La demo127 Vindiciu Liberius: or m. Tolands defence of himself against the late Lower House of Convocation, and others, 1702, p. 126. 128 Vindicius Liberius cit., p. 128.

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crazia poteva ben essere the worst form of a commonwealth, era pur sempre a thousand times better than any sort of tyranny129 . La repubblica, staccandosi cos dalle forme che storiche che essa aveva preso nel passato, veniva trasformandosi sempre pi in un ideale capace di vivere in una monarchia come quella inglese, del primo Settecento, cos come di diffondersi sul continente, in un incitamento alla libert oltre le contingenze storiche in cui si era incarnata al di qua e al di l della Manica, in un germe dutopia illuminista. E potremmo aggiungere che, in qualche modo, il problema politico era parallelo a quello religioso. Meglio lateismo della superstizione, diceva Pierre Bayle. Quel che contava non era la distinzione tra deismo e ateismo, ma la lotta contro i pregiudizi, contro la superstizione. Politicamente, il problema pi difficile era quello appunto del compromesso a cui questo ideale era costretto a scendere con la monarchia di Guglielmo III e poi della regina Aanna e di Giorgio I. Rappresentavano davvero questi sovrani la migliore delle repubbliche? Molti finirono col pensarlo, in Inghilterra e sul continente. Era destino dei commonwealthmen di diventare lala estrema duna propaganda che tendeva a glorificare la libert inglese, la forma mista democratica, aristocratica e monarchica insieme del governo britannico? Lo stesso Toland si spinse su questa strada, il pi lontano possibile. Gi un contemporaneo, Thomas Wentworth, un tory, scrivendo al fratello, il 18 agosto 1710, diceva che nel pamphlet The art of governing by parties, lautore aveva avuto limpudence di calling this kingdom a commonwealth, ma che, a ben pensarci, la cosa era meno paradossale di quanto non paresse. King, Lords and Commons, each a check upon the other, which is to be calcu129

Ibid.

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lated for the good of the whole, that may more properly be called a common wealth than a monarchy130 . Le vicende della guerra di successione spagnola sembrarono dapprima favorire la confluenza della tradizione monarchica e di quella repubblicana quasi che Guglielmo III avesse fornito quella formula che invano stavano cercando lOlanda, Venezia e Genova. Ma le delusioni cominciarono presto. Bruto e Guglielmo III potevano restare assieme soltanto per qualche tempo. Difficilmente sarebbero rimasti uniti per sempre. I dissensi interni del gruppo dei commonwealthmen divennero sempre pi profondi ed evidenti. Nel 1707 Molesworth scriveva a Shaftesbury per dirgli tutta la sua diffidenza per gli adepti of the Kitcat and Junto, incapaci di una posizione coerente nelle loro idee politiche e che. avevano changed their principles so often da far pensare che ben poco a free nation ought to rely upon them. Un sempre maggiore distacco dalle vicende quotidiane, una sempre maggiore indipendenza intellettuale erano necessari, indispensabili. If a scheme could be made of layng the foundation of our future happiness on a set who have not yet bowed their knees to the Baals of either extreme t would be the best thing that could happen to Great Britain131 . Shaftesbury pot ascoltare con attenzione questo appello di Molesworth, ma anchegli era sempre pi portato ad allontanarsi dalle vicende politiche, a ritrarsi in se stesso, nel mondo delle idee e della virt. Be it weakness or defect in me, it is my temper. My greatest desire is privacy and retirement, come aveva scritto il
130 The Wentworth papers. 1705-1739. Seleted from the private and family correspondence of Thomas Wentworth, Lord Raby, created in 171 earl of Strafford, with a memoir and notes by James J. Cartwright, London 18183, p. 136. 131 Public record Office, 30/24/20/137, lettera del 18 dicembre 1707.

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21 luglio 1701 a Toland, quando questi si trovava a Rotterdam. Shaftesbury sentiva acutamente tutto il pericolo della tumultuosa attivit di Toland, intuiva che questo suo congiungere le idee e gli intrighi politici rischiava di rovinare le une e gli altri. Lo vedeva, sul continente, mescolato con the men of greatest worth and whom the interest of Europe depends. Tanto maggiore era la sua responsabilit. Gli ricordava che the fame and reputation in the protestant world and among the free people where you are known does in a great manner depend on your behaviour. Anche per ragioni politiche Toland e Shaftesbury finiranno per dividersi e per marciare su strade diverse negli anni immediatamente seguenti132 . Eppure proprio lambiente internazionale che Toland trov in Olanda allinizio del secolo poteva persuadere questi ed i suoi amici di quale fosse limportanza di immettere le loro idee repubblicane nella cultura e soprattutto nella vita politica del loro tempo. In Olanda trovava leredit di Pierre Bayle, il quale per una ventina danni si era battuto per una prospettiva in qualche modo parallela alla sua. Anche il grande esiliato francese aveva rifiutato di tornare alle forme di resistenza e di rivolta, alle guerre di religione in Francia. Aveva polemizzato contro Jurieu e contro ogni fanatismo religioso-politico di. ispirazione calvinistica ed ugonotta. Aveva persino accettato di essere accusato di tradimento dai suoi confratelli esiliati pur di non sconfessare la sua fiducia in uno stato pi moderno, quale era quello francese, superiore ai suoi occhi alle forme cittadine, corporative e repubblicane tradizionali. Il suo genio era stato speso nel tentativo di introdurre alla base stessa della politica e della cultura della Francia e del continente lidea di tolleranza, volgendo le spalle ormai ad ogni revival religioso protestante. Po132 H EINEMANN, John Toland and the age of Enlightenment cit., p. 132.

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sizione difficile, che forse non stata ancor sufficientemente intesa neppur oggi, pur in mezzo a tanto rinnovato interesse per la personalit di Bayle. Troppo si cercato di strappargli dal cuore il segreto delle sue pi intime convinzioni religiose cosa sempre difficile da fare, e particolarmente ardua per un uomo della abilit e lucidit insieme dun Bayle. Non si visto, forse abbastanza invece che cosa significassero le idee che egli si faceva di Luigi XIV, dellInghilterra, di Ginevra, dellOlanda. Apparirebbe sempre pi chiaro allora come egli fosse convinto ormai che le guerre della fine del Seicento e del principio del Settecento non avrebbero riaperto il ciclo dei conflitti di religione. E la storia dovette dargli ragione: la revoca delleditto di Nantes sarebbe rimasta. La monarchia di Luigi XIV non avrebbe riammesso i fuorusciti. LOlanda e Ginevra, pur sopravvivendo, non avrebbero pi guidato un revival religioso e politico. Sarebbe invece bastata la morte di Luigi XIV perch le idee di tolleranza e dellilluminismo nascente trovassero, proprio in Francia, il loro centro e focolare133 . La partecipazione di Toland e di Shaftesbury a questo processo, ormai europeo dopo il 1715, fondamentale. Combattevano contro il fanatismo religioso, tanto dei cattolici quanto dei montanari delle Cevenne, tanto dei teologi papisti quanto di quelli protestanti. Lo facevano con altrettanto vigore, se non sempre con altrettanta lucidit di quanto aveva fatto Bayle. Larma dellironia e della passione politica divenne sempre pi efficace nelle loro mani. Ma soprattutto essi potevano presentare un modello di societ libera e potente insieme, di stato non tirannico eppur efficiente. Certo era molto difficile se non impossibile addirittura, esportare una monarchia
Per le indicazioni bibliografiche, si veda G IUSEPPE R I Studi recenti su Bayle, in Rivista storica italiana, 1968, II, pp. 365 sgg.
133

CUPERATI ,

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equiparata ad una repubblica, come avrebbe voluto fare Toland. Certo Bruto e Guglielmo III, anche sul continente, non avrebbero convissuto per molto tempo insieme. Ma quando questo paradosso dei commonwealthmen si venne sciogliendo, quel che rimase fu una volont di libert che traeva il suo alimento dalla tradizione repubblicana inglese, cos come dalla constatata impossibilit, in tutta Europa, di disfare ormai lopera delle monarchie. Largo fu linteresse suscitato, un po ovunque, dalle idee che si erano maturate cos in Gran Bretagna allepoca della guerra di successione spagnola. Ed esse penetraono soprattutto attraverso il deismo, il panteismo, e magari la frammassoneria. Abbiam visto Toland a contatto con il principe Eugenio e con il barone Irlohendorf. A questultimo Toland, nel 1712, non mandava pi soltanto le sue ultime trouvailles riguardanti la storia del cristianesimo, ma la formula sive liturgia philosophica, una prima versione cio del suo Pantheisticon134 . Attraverso Vienna il pensiero di Toland ebbe parte di primo piano nel pensiero di Pietro Giannone, l emigrato dopo il 1723. Nel Triregno, e poi ancora in carcere a Torino, questi continu a pensare al Nazarenus e a quel che Toland gli aveva suggerito su Tito Livio, la storia romana e sui rapporti tra la politica e la religione135 . Attraverso Giannone e gli altri giurisdizionalisti italiani, cos come per altre vie indipendenti, il deismo e la cultura anglo-olandese del primo Settecento penetrarono profondamente nellItalia meridionale allepoca di Antonio Genovesi, di Raimondo di Sangro, alla met del seco134 British Museum, Add. Mss. 4295, f. 19, copia di lettera di Toland a Hohendorf, del 7 marzo 1711/12, in latino. 135 S ERGIO B ERTELLI, Giannoniana. Autografi, manoscritti e documenti della fortuna di Pietro Giannone, Milano-Napoli 1968.

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lo. E anche allora il nome di Toland fu tuttaltro che dimenticato136 . Per quel che riguarda la Germania, basta aprire i due grossi repertori di Trinius e di Urban Gottlob Thorschmid, il Freidenker-Lexikon e la Engellndische Freydenker Bibliotek per vedere che cosa abbiano significato i deisti inglesi per la cultura tedesca, dalle nuove scuole di cultura religiosa di Gottinga alla diffusione della Pantheisterey, pi o meno colorata di spinozismo, dalla grande influenza di Shaftesbury al successo della nascente massoneria137 . Certo, come in tutta lAufklrung tedesca, la tentazione morale ed estetica rese meno attivo in quelle terre lappello alla libert politica che veniva dallisola britannica. Ma anche questa, in tutti i suoi contrasti, ancora una storia da scrivere. Evidente comunque limportanza che i commonwealthmen assunsero anche nella Germania del primo settecento. Quanto allOlanda, fra traduzioni, riviste; passaggi e soggiorni di personaggi che giungevano dallInghilterra o dallinterno del continente, le Province Unite divennero, com noto, il centro stesso, lemporio per la battaglia a favore della tolleranza, il luogo da cui si venne diffondendo la nuova ironia nemica del fanatismo, il centro della cultura filosofica scientifica postlockiana e postnewtoniana. In Francia troppo numerosi sono gli esempi della infiltrazione deistica e libero pensatrice dopo la morte del Re Sole perch si possa qui farne un quadro generale. Prendiamo un esempio solo. Nel 1722 il maresciallo dEstres, grand dEspagne, prsident du conseil de la marine, si dimostrava particolarmente curioso del Pantheisticon di Toland, e quando finalmente lebbe
V ENTURI, Settecento riformatore cit., pp. 523 sgg. J OHANN A NTON T RINIUS, Freydenker-Lexicon, Leipzig-Bernburg 1759 (edizione fotostatica Torino 1960, allindice) e U RBAN G OTTLOB T HORSCHMID, Vollstndische Freydenker Bibliotek, Kassel 1766, vol. III, pp. I sgg.
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tra mano, ringrazi Desmaiseaux, tramite il suo bibliotecario Camusat, dun si beau prsent, e volle sapere di pi sulla vita e le opere di Toland138 . M. le marchal dEstre aime beaucoup connotre les gens de lettres et surtout ceux qui ont pens aussi singulirement que le diste anglois. Nous souhaitterions avoir un recueil de tous ses ouvrages...139 . Ed aggiungeva qualche tempo dopo: Les ides de M. Toland sont si extraordinaires que je crois quon ne sauroit ramasser avec trop de soin tout ce qui est sorti de sa plume...140 . Si tratta solo dun esempio, pur vivace e curioso, della forza di penetrazione che le idee inglesi andavano dimostrando ben oltre la Manica. Gli esempi maggiori sono ben noti a tutti, da Voltaire a Montesquieu. E forse, per chiudere questo troppo rapido panorama dellEuropa che sta entrando nellet dei lumi, mi sar permesso ricordare il nobiluomo piemontese Alberto Radicati di Passerano, che del deismo inglese assorb gli elementi pi polemici e violenti, che sogn un mondo senza propriet e autorit e che, nel medesimo tempo, si mostr entusiasta del governo misto dellisola britannica, da lui conosciuto de visu durante il suo difficile e agitato esilio a Londra. I pi diversi elementi della tradizione dei commonwealthmen ritrovano in lui una curiosa e originale ristrutturazione, tanto pi interessante da notare in quanto egli proveniva dal pi assolutistico degli stati italiani, e da quello che pi strettamente era legato, nella sua politica estera, allInghilterra. N bisogna dimenticare che il figlio di Robert Molesworth fu rappresentante britannico alla corte di Torino, proprio negli anni in cui Radicati si preparava alla sua ribellione religiosa e politica e al suo esilio.
138

British Museum, Add. Mss. 4282, lettera del 17 marzo Ibid., lettera del 12 giugno 1722. Ibid., lettera del 21 agosto 1722.

1722.
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Esempio dunque particolarmente significativo, in tutti i suoi aspetti, ideologici e politici, della penetrazione, al di l della Manica, delle idee che si erano andate formando tra Sei e Settecento in Inghilterra141 . Ma prima di volgerci del tutto verso il continente, riprendendo a seguirvi le fila delle idee repubblicane e settecentesche, un ultimo sguardo dobbiamo gettare ancora sulla scena londinese, proprio al momento decisivo, alla morte della regina Anna e allinizio della nuova dinastia. Ci faremo guidare dalla curiosa prefazione apposta alla versione francese delle Remarks upon a late discourse on freethinking del celebre critico, archeologo e storico, Richard Bentley142 . Il traduttore francese, nel 1738, pu ormai guardare a questi avvenimenti con un certo distacco, osservando con occhio storico latto di nascita del libero pensiero, la pubblicazione cio del libro di Anthony Collins nel 1713. Le parlement toit assembl. La capitale regorgeoit de monde. Les esprits toient dans une fermentation terrible. Les whigs craignoient tout pour les liberts et pour la religion du royaume. Les tories ne ngligeoient pas la moindre occasion de mettre le pied sur la gorge de leurs adversaires... Les Discours sur la libert de penser venoit de paroitre dans cette conjoncture critique143 . Lo scritto venne attribuito a Toland. Le bruit en courut fort loin et dura longtemps dans les pays trangers, come testimoniato anche dagli Acta eruditorum di Lipsia144 . Anthony Collins venne poi riconosciuV ENTURI, Saggi sullEuropa illuminista cit. La friponnerie laique des prtendus esprits-forts dAngleterre, ou remarques de Phileleuthre de Leipsick [e cio Richard Bentley] sur le Discours de la libert de penser, traduites de lAnglois sur la septime editino par Mr. N.N.. [e cio A. Boisbeleau de la Chapelle], Amsterdam 1738. 143 Ibid., Prefazione, pp. V-VI. 144 La friponnerie laique cit., Prefazione, p. VII.
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to come il vero autore. Una vera tempesta politica si scaten contro di lui, tra la forzata prudenza dei whigs e le intenzioni provocatorie dei tories. Ne segu tutta unampia polemica, che mise in movimento gli uomini politici cos come i dotti, gli inglesi come gli olandesi ed i tedeschi. Alla fin fine Trinius pot contare almeno una sessantina di scritti diretti contro di lui e intesi a discutere le sue idee145 . Collins dovette in un primo momento abbandonare lInghilterra e passare allAia, sempre pi legandosi con gli editori e scrittori l raccolti attorno a Leclerc, lerede dellopera e delle idee di Pierre Bayle e l collaborando alla traduzione francese dellopera sua, Discours sur la libert de penser. Ce fut principalement par le moyen de cette traduction que la connoisance dun ouvrage si pernicieux stendit jusquaux trangers146 . Come si vede tutti gli elementi del dramma erano ancora presenti allultimo atto: la stretta connessione fra la lotta politica e la nascita del libero pensiero, il nuovo legame che si venne stabilendo tra lInghilterra e il continente in questo passaggio dalla tradizione repubblicana alla nascita dellilluminismo. Poi in Inghilterra si apr lepoca sella stabilit politica. Tradizionalmente essa porta ancora un nome che rivela le sue lontane origini. Anche il professor Plumb ha chiamato lultimo capitolo del suo libro The triumph of the Venetian oligarchy147 . Titolo rivelatore, ma che non pu non lasciarci dubbiosi. Certo di Venezia si continu a parlare in Inghilterra anche dopo il 1714, soprattutto in
145 T RINIUS, Freydenker-Lexikon cit., p. 479 sgg. (pp. 120 sgg. della ristampa), p. 592 (p. 148 della ristampa) e p. 775 (pp. 196 della ristampa). 146 La friponnerie laique cit., Prefazione, p. XXIX. 147 J. H. P LUMB, The origins of political stability cit., pp. 158 sgg.

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occasione della legge sulla Camera dei lords del 1719148 . Ma in realt delle antiche repubbliche si discusse sempre meno, e il. mito di-Venezia and tramontando col Settecento anche in Inghilterra. Che la classe dirigente dellet di Walpole avesse davvero qualcosa in comune con loligarchia veneziana non poteva certo crederlo pi nessuno. Il compromesso inglese era straordinariamente pi aperto e libero, sia dal punto di vista della variet e mobilit delle forze sociali che della libert politica. Perch allora Venetian oligarchy? Il termine pare cominciasse ad essere impiegato da Disraeli, non senza un elemento di rimpianto e magari di snobismo149 . Era Harrington diventato ormai conservatore. Era unombra del passato che ancora sallungava sullInghilterra del Settecento, rischiando tuttavia di oscurarne gli elementi pi vigorosi e nuovi. Dal punto di vista della tradizione repubblicana, non verso la fissit oligarchica di Venezia che dobbiamo volgere lo sguardo, ma verso lacre fermento che i commonwealthmen, i deisti ed i liberi pensatori andavano ormai diffondendo in Olanda come in Germania, in Francia come in Italia. Non lelemento aristocratico, ma quello libertario, lo si sarebbe visto ben presto, erano il seme pi vivo delleredit repubblicana.
148 J OHN F. N AYLOR, The British aristocracy and the Peerage Bill of 1719, Oxford 1968. 149 F INK, The classical republicans cit., p. 183: Disraeli, he who saw the Whigs as having created in the eighteenth century a Venetian oligarchy, was himself strangely attracted by Venice. He liked to cherish the idea that he was descendent from Venetian ancestors, he wrote a novel, Contarini Fleming, with a hero supposed to be descended from one of the first Venetian houses, and it was in Venice, as one of his biographers has said, that he received the vision of a maritim and trading empire bathed in romantic splendor. It seems Iikely also that his ideas on the position of the queen were not uninfluenced by the example of the Venetian doge.

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Capitolo terzo Da Montesquieu alla Rivoluzione

A met del Settecento le antiche repubbliche erano ormai non soltanto messe definitivamente al margine degli stati assolutistici, ma della storia stessa. Contavano sempre meno politicamente e, anche sul piano economico, quelli che erano stati i centri duna vita fiorente di commerci e di manifatture erano entrati in una fase di irrimediabile decadenza, pur diversa di ritmo e di gravit a seconda che si trattasse dellOlanda, di Genova, di Venezia, di Lucca. Sopravvivevano le arcaiche repubbliche, ma ritraendosi sempre pi dai gangli vitali dellorganismo europeo, lontane dai punti dincontro e di scontro delle forze militari e produttive. Vivevano talvolta, come Venezia, in un limbo di ricordi e di tradizioni, persuase della propria continuit e perpetuit, agendo sempre meno e sempre pi abbandonandosi al senso della propria esistenza, al di fuori e al di l delle dure contingenze che portavano gli altri stati europei alla lotta e alle trasformazioni interne. Anche sul piano ideologico le idee repubblicane non sembravano pi avere mordente politico, non costituendo pi una alternativa alle idee e alla prassi dun assolutismo che stava allora cominciando a prendere i colori del nascente dispotismo illuminato150 . Eppure anche le idee repubblicane sopravvivevano. Anche quando sembrarono inerti sul piano politico, tali non erano su quel150 La rpublique dAngleterre se cache derrire le trone, la Hollande a besoin dun statolder. Quoique le doge Venise ne gouverne pas ltat on lui a donn le nom de prince, diceva Auge Goudar nel suo opuscolo Naples, ce quil faut faire pour rendre ce royaume fiorissant, Amsterdam 1771, p. II.

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lo del costume e della morale. Fuori della storia attiva ed immediata, fuori dei conflitti e delle battaglie, le idee repubblicane erano pur capaci ancora di suscitare una volont di indipendenza e di virt che gli stati monarchici, come autorevolmente spiegava Montesquieu nel 1748, non erano in grado di soddisfare. A met del secolo la parola repubblica aveva ancora uneco profonda nellanimo di molti, come forma di vita, anche se non come forza politica. Ci sarebbe tutta una inchiesta da fare sul significato della parola repubblica, attorno al 1750, tra libri e giornali, tra rievocazioni del passato e germi di rinascenti utopie. Ammirazione e caricatura si alternano nelle immagini del repubblicano solerte e fiero, solenne e libero. Certo la morale repubblicana esisteva quando le forme statali che lavevano accompagnata sembravano ormai antiche e cadenti rovine. Sussiste unamicizia repubblicana, un senso repubblicano del dovere, una fierezza repubblicana anche in un mondo ormai mutato, magari al cuore stesso duno stato monarchico, a corte, nel pi profondo dellanimo di uomini che potevano sembrare completamente integrati nel mondo dellassolutismo. Ed proprio sotto laspetto etico che questa tradizione repubblicana fa appello agli scrittori dellilluminismo, a Voltaire, a Diderot, a dAlembert e, naturalmente, a Rousseau. Sul piano morale, non su quello politico, avviene la sua confluenza con la nuova visione della vita che stava formandosi a Parigi, a met del Settecento, tra gli uomini che andavan creando lEnciclopedia. La linfa proviene dalla Gran Bretagna. Lo scrittore che contribu pi dogni altro a trasmettere letica dei commonwealthmen probabilmente Shaftesbury. Era stato uno dei primi a ritrarsi dalla lotta politica, a mettersi da parte e a trasporre insieme sul piano filosofico quegli ideali che facevano muovere i suoi amici Toland, Trenchard, Molesworth, ecc. Le sue Characteristicks avevano proprio questo valore. La sua polemica deistica contro

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ogni forma di religione rivelata, polemica meno acre certo, ma non meno energica di quella dei suoi amici, laveva portato ad osservare con curiosit, mista a disgusto, le forme tradizionali dellentusiasmo religioso, del fanatismo A questo egli and contrapponendo un entusiasmo nuovo e diverso, che chiam sociale e che costituiva la spinta etica duna societ tutta mondana, tutta indirizzata a realizzare tra gli uomini la felicit. La sua amicizia ben diversa da quella tradizionale, e vuol inserire nel contesto della societ un rapporto naturale. N la forma classica in questo caso come in molti altri n il ricordo di Cassio e di Bruto, di Epaminonda e di Pelopida, pu nasconderci il contenuto diverso e nuovo di questa amicizia che sta al di l delle leggi e della religione, che affonda le sue radici in una realt che gli stati, le ricchezze, le cerimonie non giungono a toccare. Altrettanto caratteristico il patriottismo di Shaftesbury, anchesso del tutto facoltativo e in qualche modo estraneo al cristiano, esplicitamente diverso dalla carit e che si contrappone pure al senso istintivo damore e di attaccamento per la propria terra, passione questa delle narrow minds, that of a mere fungus or common excrescence to its parent-mould, or nursing dunghill151 . Cosmopolita, il nuovo patriottismo inscindibilmente legato alla libert, inconcepibile o assurdo fuori di essa, e non pu essere provato se non da coloro who have really a country and are of the number of those who may be calld a people, as enjoying the happiness of a real constitution and polity, by which they are free and independent. Ogni potere assoluto distruggeva e negava la base stessa del vero amore per la patria. Absolute power an151 Miscellaneous reflections, Miscellany III, cap. I, 13. Ci siam serviti delledizione delle Characteristicks, s. l. 1745, vol. III, p. 131. Poco dopo, 20, p. 135, polemizza contro i patriots of the soil.

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nuls the publick, and where there is no publick, or constitution, there is in reality no mother country or nation... A multitude held together by force, tho under one and the same head, is not properly united, nor does such a body make a people. T is the social ligue, confederacy and mutual consent, founded in some common good or interest, which joins the members of a community and makes a people one152 . Come si vede, la parola stessa di patriottismo traduce in termine di passione, di entusiasmo, di etica esattamente il senso di eguaglianza e di libert di coloro che si consideravano il popolo, la nazione nelle antiche repubbliche. Non si tratta pi qui di discutere in termini politici e costituzionali dove esattamente stava e fin dove si estendeva la sovranit, e neppure come essa doveva essere costituita, ma di sentire e di rivivere quel senso di indipendenza, di libert e di eguaglianza che le repubbliche avevano creato. Il nuovo patriottismo carico duna secolare tradizione, ma si traduce ormai in termini che tutti gli uomini possono e debbono capire ed intendere, universalmente umano, cosmopolita. A conclusioni simili ci porterebbe lesame dellidea che Shaftesbury si fa delleroismo, dellidentificazione completa ed immediata cio dellindividuo con la comunit. Sempre pi eroismo e filantropia tendono a coincidere. Nel pericolo, nella guerra, lamicizia diventa sacrificio. Eppure basta poco, subito Shaftesbury soggiunge, per trasformare questo amico dellumanit in un bigotto. Il liberatore pu diventare di colpo loppressore e il distruttore. Il nuovo entusiasmo riconvertirsi nellantico. Anche questo aveva insegnato la rivoluzione puritana agli uomini che saffacciavano ormai al nuovo secolo153 . Shaftesbury diffondeva perci le sue idee sul patriotIbid., 12, p. 129. Si veda soprattutto An essay of the freedom of wit and humour, in Characteristicks cit., vol. I, pp. 101 sgg.
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tismo, sullamicizia, sulleroismo accompagnandole con un elemento di ironia, di critica, di ragione. Sono altrettanti aspetti duna visione che tende verso lilluminismo nascente. Lo scrittore inglese stesso finisce col riassumere queste diverse forme in un unico entusiasmo per la virt, le cui forme classiche e platoniche, anche in questo caso, non debbono nasconderci il moderno contenuto morale e politico. Quando, nel 1745, Diderot pubblic i suoi Principes de la philosophie morale ou Essai de M. S.xxx [Shaftesbury] sur le mrite et la vertu egli riscopr cos il deista inglese semidimenticato sul continente, dopo la sua rapida fama allinizio del secolo, e stabil uno dei ponti pi solidi e duraturi tra il libero pensiero britannico e lenciclopedismo francese. Lo si vide gi lanno dopo, nel 1746, quando apparvero le sue Penses philosophiques, per cos dire scritte in margine alle pagine dellautore britannico, vigoroso appello alle passioni per liberare luomo da tutto ci che lopprime. Aveva cos inizio quelleruzione di scritti suoi e dei suoi amici che doveva trovare, neppure un decennio pi tardi, la sua conclusione nel Discours sur lingalit di Jean-Jacques Rousseau. Che un fermento repubblicano percorresse la Francia in quegli anni, fra il 1745 e il 1754, ce lo ha lasciato scritto nei suoi diari uno dei testimoni pi lucidi e indipendenti di quella et, il marchese dArgenson. Quellinquietudine che serpeggi ovunque nellEuropa alla fine della guerra di successione austriaca, e di cui gi abbiamo parlato a proposito dellinsurrezione di Genova, non risparmi davvero la Francia. N produsse soltanto un riaprirsi e riacutizzarsi dei conflitti tra la monarchia e i corpi costituiti, in occasione, come ben noto, dei tentativi di riforma fiscale di Machault dArnouville, ma prese pure la forma pi vaga e penetrante insieme duna rivolta, duna ribellione che il marchese dArgenson, quando tent di descriverla e definirla, non pot far altro che chiamare

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repubblicana. Gi nel dicembre del 1747 egli si chiedeva que deviendra... la France pauvre et dserte?... Considrons que nos peuples sont aujourdhui peu attachs leurs princes.... Cos una possibilit, una virtualit nuova sembrava schiudersi di fronte agli sguardi attoniti di chi osservava da vicino la societ francese. Quelquun osera-t-il proposer davancer quelques pas vers le gouvernernent rpublicain? Rispondeva tuttavia ancora di no. Je ny vois aucune attitude dans les peuples: la noblesse, les seigneurs, les tribunaux accoutums la servitude ny ont jamais tourn leurs penses, et leur esprit en est fort loign; cependant ces ides viennent, et lhabitude chemine promptement chez les Franais154 . Cinque anni pi tardi, nel giugno 1752, notava gi quanto simili opinioni stessero evolvendo, par le voisinage de lAngleterre. Le despotisme augmentera-t-il en France? Rispondeva di no e si diceva ormai convinto che si stava andando verso la libert, et mme le rpublicanisme. Jai vu de mes jours diminuer le respect et lamour. du peuple pour la royaut. Luigi XV non aveva saputo essere n tiranno, n bon chef de rpublique. Quant on ne prend ni lun ni lautre rle, malheur lautorit royale!155 . E nel settembre di quello stesso anno si diceva ormai persuaso, dopo il fallimento del tentativo riformatore di quel periodo, che la mauvaise issue de notre gouvernement monarchique absolu achve de persuader en France, et par toute lEurope, que cest la plus mauvaise de toutes les espces de gouvernement. Je nentendes que philosophes dire, comme persuads, que lanarchie mme lui est prfrable...156 .
154 Journal et mmoires du marquis dArgenson, Paris 1868, vol. V, p. 142. 155 Ibid., vol. VII, p. 118. 156 Ibid., p. 294.

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DArgenson conosceva bene il suo paese e lEuropa. Aveva tra laltro tracciato un largo quadro dei diversi governi dellintero continente nelle Considrations sur le gouvernement ancien et prsent de la France, rimaste anchesse, come i suoi diari, manoscritte, documento segreto dun ripensamento che stava sempre pi approfondendosi nella classe dirigente157 . DArgenson nutriva una grande ammirazione per lo spirito pubblico che le repubbliche avevano saputo creare e mantenere, aveva constatato la loro superiorit nelliniziativa economica, tanto dei privati che dello stato, stimava che le situazioni di auto-governo che facevano la loro fortuna avrebbero potuto e dovuto essere trapiantate anche sul suolo degli stati assolutisti, fino a creare in Francia una forma di democrazia monarchica. Il re avrebbe dovuto assumere il titolo che Cromwell aveva usurpato, quello di protettore del paese, trasformando lo stato in una sorta di repubblica protetta dal re. Come dArgenson dir nel discorso che invi allAccademia di Digione per concorrere a quel medesimo premio che Rousseau vinse col suo famoso discorso sulleguaglianza, les pays dtat et les corps municipaux sont dans la monarchie des espces de rpubliques protges... I loro rapporti con il monarca avrebbero dovuto essere quelli sui quali si fondava ogni societ ben costituita e cio la libert et lgalit. La libert intellettuale era indispensabile ed anche pi importante politicamente era leguaglianza. Que les lgislateurs adoptent donc le principe de lgalit et la terre changera de face158 . Anche nel seno della monarchia francese sandava cos aprendo la discussione sulla necessaria trasformazione dei corpi intermedi in modo da renderli adatti ai nuovi compiti e a farli sempre pi orCi siamo serviti delledizione di Yverdon, 1764. R OGER T ISSERAND, Les concurrents de J. J. Rousseau lAcadmie de Dijon pour le prix de 1754, Paris 1936, p. 133.
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ganicamente connessi con le strutture dun grande stato. Ai progetti di dArgenson facevano eco allora quelli di Victor Riqueti de Mirabeau e di parecchi altri. Il lontano ma seducente modello repubblicano cominciava ad orientare e modificare queste esigenze e idee. Ma quali erano le forze, a met del secolo, che avrebbero potuto guidare il paese su una simile strada? Chi avrebbe capeggiato lopinione pubblica che stava risvegliandosi? Se lo chiedeva anche dArgenson. E due egli ne indicava: i Parlamenti e i filosofi. Gli uni e gli altri saranno infatti alla testa di tutti i movimenti nei prossimi decenni. I corpi costituiti e le nuove forze dellintelligencija si disputeranno la guida dellopposizione, dallinterno stesso della struttura monarchica i primi, opponendosi gli altri sempre pi apertamente dal di fuori. Ancora una volta, i primi faranno appello allantica costituzione del regno, ad una pi o meno mitica costituzione legale, mentre gli altri cercheranno sempre pi intensamente le loro giustificazioni nelle idee che lilluminismo andr contrapponendo al passato. Nel 1751 il primo volume dellEnciclopedia conteneva gi il manifesto di queste nuove idee politiche. Larticolo di Diderot: Autorit politique, non certo a caso, venne letto e sfruttato tanto dallopposizione dei Parlamenti quanto dalla nuova opinione pubblica illuminata, che cominciava allora ad affacciarsi e ad affermarsi. Diderot vi faceva grandi concessioni alle formule della monarchia, ma finiva collaffermare, seguendo evidentemente i modelli doltremanica, che la couronne, le gouvernement, lautorit publique sont des biens dont le corps de la nation est propritaire, et dont les princes sont les usufruitiers, les ministres et les dpositaires... Partout la nation est en droit de maintenir, envers et contre tous le contrat quelle a fait; aucune puissance ne peut le changer et, quand il na plus

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lieu, elle rentre dans le droit et dans la pleine libert den passer un nouveau avec qui et comme il lui plat159 . Pochi anni dopo, nel 1754, pubblicando il suo Discours sur lorigine et les fondements de lingalit parmi les hommes, Jean-Jacques Rousseau poneva un nuovo rapporto tra le nuove idee e la tradizione repubblicana. Sembrava aver ritrovato la patria perduta. Si volgeva verso quella Ginevra di cui era il figliol prodigo, riallacciandosi pubblicamente, ostentatamente alla sua lontana perfezione, subito prima di esporre le radicali conclusioni alle quali era giunto ormai il suo pensiero politico. Il suo enthousiasme rpublicain lo portava ad accettare non questo o quellaspetto del passato della sua citt ma tutta intera leredit, compresa quella aristocrazia patrizia, quei magnifiques, trs honors et souverains seigneurs che la governavano. Jean-Jacques si vuole citoyen de Genve, ed anzi, aggiunge subito, citoyen vertueux. Si dichiarava cos della classe che non ha poteri politici, ma che non per questo meno attaccata alla patria. Questa Ginevra non il luogo in cui egli nato, una patria delezione, quasi fosse da lui prescelta: Si javois eu choisir le lieu de ma naissance.... Ci che lo muove non lamore per la sua terra, ma lentusiasmo per un tat o tous les particuliers se connoisent entre eux. Cette douce habitude de se voir et de se connotre fait de lamour de la patrie lamour des citoyen plutt que celui de la terre. Quel che egli cercava era un paese in cui societ civile e governo si confondono e in cui governanti e governati facciano tuttuno, in cui le peuple et le souverain ne soient quune mme personne. Un gouvernernent dmocratique, sagement tempr dunque, in cui domina la legge e non la volont politica dei singoli
159 Encyclopdie, vol. I, 1751, p. 899. Cfr. F RANCO V ENTURI, Le origini dellEnciclopedia, Torino 1963, pp. 136 sgg.

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governanti, in cui la tradizione tutto e nulla larbitrio. In realt repubblicani si nasceva, si era, non si diventava. Jaurois donc cherch pour ma patrie une heureuse et tranquille rpublique dont lanciennet se perdit en quelque sorte dans la nuit ds temps. Soltanto cos una repubblica avrebbe potuto allontanare da s ogni tentazione di espansione, di conquista, di modificazione allesterno e di squilibrio allinterno fra il popolo e i magistrati, ogni contrasto tra la vertu des magistrats e la sagesse du peuple160 . Cos, per pagine e pagine, continua quella che un contemporaneo ginevrino chiam linestimable ptre di Rousseau, e che era in realt uno dei pi curiosi e paradossali documenti della volont dinserire la tradizione repubblicana al cuore stesso del pensiero politico illuminista. Certo, era un incontro difficile. Lancien prmier syndic Jean Du Pan gli fece subito, ufficialmente, notare: Je crains que lon ne trouve que vous nous flattez trop; vous nous reprsentez tels que nous devrions tre et non pas tels que nous sommes161 . Jean-Jacques finir per considerare che cortese ma fredda era stata laccoglienza a Ginevra di questo suo elogio, n mai pi egli rivedr una patria che aveva cos voluto riscoprire allapice del suo entusiasmo repubblicano. Come dir un altro contemporaneo, J.-L.-S. Formey, Jean-Jacques
160 Discours sur lorigine et les fondamens de lingalit parmi les hommes, in uvres compltes publies par Bernard Gagnebin e: Marcel Raymond, III, Du contrat social. Ecrits politiques, Paris 1964, pp. 111 sgg. 161 La definizione, di Jacques Franois De Luc, del 20 gennaio 1755, citata nel commento di Jean Starobinski, Discours sur lorigine et les fondamens de lingalit parmi les hommes cit., p. 1286. La frase di Du Pan ricordata a p. 1287.

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aveva rivolto lo sguardo a Ginevra guardando in realt allutopia162 Eppure, proprio in questo contrasto, in questa paradossale volont di vedere la repubblica ideale dove stava in realt la sopravvivenza, la permanenza, quasi fuori del tempo, dallarcaica costituzione ginevrina, si trovava una delle sorgenti pi vive del pensiero politico di Rousseau, come poi si vide nel Contrat social cos come nelle Considrations sur le gouvernement de Pologne. Come egli aveva detto, era tuttaltro che facile, o forse addirittura impossibile, far ritorno a forme e sentimenti repubblicani in un paese che fosse stato piegato dallassolutismo. In Francia ogni tentativo in questo senso non poteva che apparirgli disperato, anche se era proprio quello che stavano tentando di fare uomini come Diderot, alla met del secolo. Era cio possibile ad un popolo corrotto tornare alla virt? Jean-Jacques rispondeva di no, e intanto presentava un modello e un ideale che faceva sperare di s, mostrando un fossile ritrovato sotto lo strato degli assolutismi e che sembrava conservare ancora le impronte duna societ pi giusta e pi libera. Teoricamente, riacquistare la virt era altrettanto impossibile quanto tornare allo stato di natura. In realt, un esempio vicino, familiare, proprio ai margini della Francia, poteva convincere che lideale repubblicano non era scomparso, che la volont politica dei monarchi e dei conquistatori non dominava sola la scena, che esisteva pur sempre unalternativa, una diversa possibilit Puisse durer toujours, pour le bonheur de ses citoyens et lexemple des peuples, une rpublique si sagement et si heureusement constitue!... Que lquit, la modration, la plus respectueuse fermet continuent de rgler toutes vos dmarches et de mon162

Ibid., p. 1288.

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trer en vous tout lunivers lexemple dun peuple fier et modeste, aussi jaloux de sa gloire que de sa libert163 . Se vogliamo intendere il significato di questo appello e augurio di Jean-Jacques dobbiamo di nuovo rivolgere lo sguardo allinterno del gruppo dei philosophes, di quel manipolo di uomini liberi e uguali che dAlembert andava con tanta meticolosit difendendo dalle minacce esterne dei grandi, dei mecenati, dei poteri sociali e politici, che Diderot andava animando dallinterno e che stava vivendo, attraverso la crisi del 1752 e la ripresa del gran dizionario, i giorni della sua pi turbinosa e feconda primavera. Per penetrare in questo mondo seguiremo le tracce dun giovane provinciale che giungeva a Parigi dalla natia Garonna con una raccomandazione del suo grande conterraneo Montesquieu, lasciandosi alle spalle una crisi religiosa che laveva portato dalla pi intensa devozione ad una altrettanto appassionata volont di aprirsi al pensiero dei lumi164 . Alexandre Deleyre arrivava cos, ventiduenne, dans cette ville compose la fois de la lie et de llite de toutes les autres... o la foule mme repousse linconnu dans une effrayante solitude... Le dgot, lennui, la mlancolie attendent Paris le provincial sans fortune165 . La ripugnanza della metropoli, il timore e lo sdegno di fronte alla corruzione che lo circondava, gli fecero guardare al gruppo dei philosophes come alla citt ideale, come allunico mondo in cui era possibile vivere e respirare. L egli incontr Rousseau, lorsquil travaillait son discours sur lo163 Discours sur lorigine et les fondamens de lingalit parmi les hommes cit., pp. 116-17. 164 F RANCO V ENTURI, Un enciclopediste: Alexandre Deleyre, in Rivista storica italiana, 1965, IV, pp. 791 sgg. 165 A LEXANDRE D ELEYRE, Eloge de M. Roux, docteurrgent et professeur de chymie la Facult de Paris, Amsterdam 1777, pp. 12 sgg.

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rigine de lingalit parmi les hommes, l egli lo vide, plong dans la plus profonde tristesse, se dtourner un moment vers son pinette, y prluder ou ttonner quelques airs pathtiques, couvrir son instrument de larmes et le quitter, soulag de labattement de son me166 . Fu Rousseau a fargli conoscere Diderot, e questi gli pubblic sullEnciclopedia due articoli che pi caratteristici non potrebbero essere: Epingle, che forn probabilmente a Adam Smith lesempio pi famoso della sua descrizione della divisione del lavoro, e Fanatisme, appassionato appello ai sentimenti contro la religione, ripresa dellentusiasmo di Shaftesbury e Diderot contro ogni istituzionalizzazione della morale. Toi qui veux le bien de tous les hommes... repands lesprit de lhumanit sur la terre... Al fanatismo religioso Deleyre contrapponeva le fanatisme du patriote, alla virt chiesastica quella civica. On ne peut rien produire de grand sans ce zle outr qui grossissant les objects, enfle aussi les esprances et met au jour des prodiges incroyables de valeur et de constance167 . NeI 1755 usciva la sua interpretazione illuministica di Bacone, lAnalyse de la philosophie du chancelier Bacon. Lanno dopo, in un libro polemico, la Revue des feuilles de M. Frron, difendeva intelligentemente le idee di Diderot e di Rousseau e proseguiva il loro dialogo sulla virt e la societ. Deleyre era cos diventato rapidamente un elemento attivo e convinto del gruppo enciclopedista. Che cosa significasse questo per lui lo si vide quando il dialogo tra Diderot e Rousseau si tramut in lotta e fin in una rottura. Come vivere ancora quando tutto sembrava crollare intorno a lui? Veniva a cadere quel
166 C ONVENTION N ATIONALE, Ides sur lducation nationale, par Alexandre Deleyre, dput du dpartement de la Gironde, p. 9. 167 Encyclopdie, vol. VI, p. 401.

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punto di contatto tra rivolta e progresso, tra violenza e persuasione che lEnciclopedia gli aveva fornito. Le sublime de lamiti si trasformava sotto i suoi occhi nellaspra violenza delle accuse reciproche. Deleyre era cos costretto a vivere un altra crisi religiosa, dopo quella della sua giovent. Il 28 ottobre 1758 spiegava a JeanJacques come la loro comune rivolta contro il mondo che li circondava trovasse ormai alimento soprattutto nella delusione che ambedue avevano provato di fronte al gruppo dei philosophes, incapace ai loro occhi di impersonare lideale duna societ di liberi e di uguali; Pourquoi dclamer encore contre les philosophes? Par la raison que jai dclam quelques fois contre les dvots et les thologiens, nest-ce-pas? Cest que vous avez t tromp comme moi. Voil ce qui me tue, cher citoyen. Si vous ne trouvez pas des mes droites et justes, qui peut se flatter den rencontrer?168 . Non gli restava che lesilio. Il suo pessimismo divenne sempre pi profondo. Girovag per lEuropa cercando, per una decina danni, una nuova strada. Riusc ad esprimere questa sua ricerca non soltanto criticando il mondo con cui entr in contatto, fosse esso lAustria o lItalia, non soltanto ammirando i modelli di rivolta che apparivano allorizzonte, come quel Pasquale Paoli di cui parl a Parma con Boswell, o partecipando anchegli dellangosciosa crisi che afferr tutti gli intellettuali francesi negli ultimi anni del regno di Luigi XV, ma riuscendo ad esprimere questi suoi sentimenti e pensieri in una forma pi efficacemente politica di molti suoi contemporanei169 . Gi nel 1756 gli era parso che Diderot
168 J EAN -J ACQUES R OUSSEAU, Correspondance gnrale, a cura di T. Dufour, Paris 1925, vol. III, p. 294. 169 Per Pasquale Paoli, si veda Boswell on the Grand Tour, Jtaly, Corsica and France. 1763-1766, a cura di p. Brady e F. A. Pottle, London 1955, p. 48.

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aveva fatto troppe concessioni nel suo articolo sullAutorit politique. La fin de cet article diceva ne rpond pas au commencement: il ne faut pas toucher ce quon ne peut pas manier son gr. Non poteva perdonare pi a Diderot daver scritto quon na, contre les rois ambitieux, injustes et violens que le parti de la soumission et de la prire, Pour peu quune me forte montre de faiblesse concludeva elle dtruit son propre ouvrage170 . Il che ci permette di misurare il rapido processo di radicalizzazione politica che stava producendosi tra alcuni almeno degli enciclopedisti. Lomaggio alla tradizione assolutistica che sembrava normale nel 1751 suscitava gi scandalo nel 1756. Due anni dopo, nellottobre del 1758, Deleyre, ormai in esilio volontario, pubblicava nel Journal encyclopdique delle Penses dun rpublicain sur les murs de ce sicle, un vero manifesto in cui si riflettevano le conclusioni alle quali egli era ormai giunto171 . La sua protesta sociale era strettamente legata a quella morale. Vous me montrez des palais, des statues, des arts analyss, des sciences perfectionnes, mais jentends pousser des soupirs. Cent mille infortuns rejettent leur infortune sur cette vaine apparence de flicit: quest-ce donc que notre philosophie?. Aveva visto ormai il rovescio della medaglia. Sempre pi il lusso gli ripugnava, non soltanto come uningiustizia, ma come una sempre pi grave minaccia alla libert. I ricchi avrebbero finito con lo schiacciare i poveri. Lesclavage civil mne bientt au politique. La rivolta contro i tiranni antichi e nuovi era pi che legittima. I ricordi classici si affollavano alla sua memoria, da Porsenna a Bruto. Erano i re a portare i popoli alle guerre e ai disastri, Perch non avrebbero dovuto rispondere personalmen170 R OUSSEAU, Correspondance gnrale cit., vol, II, 1924, p. 287, lettera del 3 luglio 1756. 171 Ibid., pp. 86 sgg.

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te delle conseguenze? Si jamais ma patrie toit afflige, je ne dis point que jeusse absolument le courage dimiter le brave Mucius. Mais je trouverois bien grand qui loseroit faire. Sar destino di Deleyre di colpire egli stesso, con le proprie mani, il monarca francese, n egli ebbe allora esitazione di sorta. Tra i voti della Convenzione che condannarono a morte Luigi XVI cera anche il suo172 . Les rois sont des tre insociables et hors de la nature... Ecoutez les eux mmes, il tiennent leur autorit de Dieu... Puisque les rois se croient dune autre espce, ne le regardez pas comme de la vtre, dir quel giorno. La lotta tra i re e i popoli non aveva nulla di giuridico n di formale. Essa restava per lui, come Diderot e Rousseau gli avevano insegnato, lurto della natura onnipotente contro i meschini artifici degli uomini. Quoi? Celui qui msure les mondes et pse les astres, qui dompte les vents et franchit les mers, qui rgne en quelque sorte sur tous les lments sabaisse jusqu ramper aux pieds dun tre souvent le plus vil de son espce! Tutta la sua vita riaffiorava in questo discorso e in questa condanna. Persino le sue esperienze di giovane provinciale riapparivano: Paris, ville dor et de sang, quand seras-tu de briques?. Tra il 1758 e il 1793, tra le Penses rpublicaines e la ghigliottina erano passati trentacinque anni. Varrebbe la pena di seguire passo passo Dleyre lungo la sua strada solitaria. Sarebbe vedere come andassero accumulandosi i pensieri che trasformarono un philosophe in un giacobino. Ogni sua ritrosia e ribellione, ogni sua melanconia o rinunzia ci condurrebbe in un angolo riposto del mondo degli enciclopedisti e ci metterebbe a contatto con quei contrasti e quelle contraddizioni che ribollivano tra
172 C ONVENTION N ATIONALE, Opinion dAlexandre Deleyre, deput du dpartement de la Gironde, sur la question du jugement de Louis XVI.

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Diderot e Rousseau, tra la Francia del Contrat social e lItalia di Beccaria, e che finirono con lo sboccare nella rivoluzione. Deleyre, con la sua esasperata sensibilit e la sua cultura cosmopolita, uno dei migliori testimoni di una trasformazione che pochi altri vissero altrettanto intensamente. Rest sempre profondamente convinto e lo scrisse nel 1774 che la libert naitra du sein de loppression173 . La tirannia avrebbe finito col colpire e ferire non le idee soltanto degli intellettuali, ma qualcosa di pi profondo e diffuso, i sentimenti cio pi elementari della gente. Quel giorno avrebbe segnato la sua condanna. Quando la virt fosse stata toccata, quando lassolutismo si fosse trovato di fronte ai risentimenti di coloro che si consideravano offesi, quando fosse nata la rivolta dei cuori, allora nulla avrebbe potuto salvare il despotismo, car la vertu saigrit et sindigne jusqu latrocit. Caton et Brutus toient vertueux, ils neurent qu choisir quentre deux grand attentats, le suicide ou la mort de Csar174 . Come si vede, Deleyre descriveva ottimamente il meccanismo psicologico che port da Rousseau ai sanculotti175 . Tanto pi che egli si rese perfettamente conto che lidea stessa di virt stava allora cambiando, sotto la spinta della vita economica. Non era pi tempo dellantica moderazione repubblicana, ma duna nuova morale, nata dallaspro desiderio di nuovi guadagni. La frugalit que les rpublicains observent par vertu, les manufacturiers doivent la garder par avarice176 .
173 Tableau de lEurope pour servir de supplment lHistoire philosophique et politique des tablissements et du commerce des europens dans les deux Indes, Maestricht 1774, p. 55. 174 Ibid., p. 40. 175 Cfr. lopera fondamentale di A LBERT S OBOUL, Les sansculotte: parisiens en lan II. Mouvement populaire et gouvernement rvolutionnaire. 2 juin 1793-9 thrmidor an II, Paris 1958. 176 Tableau de lEurope cit., p. 103.

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Proprio questa mescolanza di antica e di nuova morale, di costumi tradizionali e moderni andava producendo reazioni sempre pi profonde e violente nellanimo di un numero sempre maggiore di persone. Quando la rivoluzione giunse, egli fu uno di coloro che con maggior pathos sent quel che cera di comune fra le idee dei filosofi e ci che stava accadendo ormai attorno a lui. La libert vient de frapper aux portes des tombeaux... Montesquieu, Voltaire, Rousseau, Diderot parossent... Les voil ces jours de la rgnration que vous aviez prdite et prpare, lumires de la France et du monde... Voyez ces milliers dhommes, arms tous la fois, comme dans un seul jour, pour dfendre cette libert quils ont conquise par vous, sans mme vous connotre... Soyez bnis de ce miracle unique dans lhistoire du monde...177 . Linnesto della virt repubblicana nella Francia assolutista era riuscito. Malgrado i dubbi iniziali, malgrado le negazioni di Rousseau. Come diceva la Dcade philosophique, quandegli mor, nel 1797, Deleyre era stato effettivamente rpublicain par sentiment et par principes, svolgendo e dando poco a poco una forma sempre pi appassionata e politica a quelle idee che aveva sentito sulle labbra dei suoi maestri enciclopedisti178 . Lesempio di Deleyre. ci ha portato lontano, fino allo sbocco rivoluzionario di quei sentimenti, di quegli atteggiamenti che fermentavano a Parigi alla met del secolo. Ma i rapporti tra i lumi e la tradizione repubblicana possono beninteso e debbono anzi esser considerati su un piano diverso, che non quello della virt perduta, offesa e riconquistata, ma quello delle forme costituzionali, del contatto e contrasto tra le idee dellilluminismo
177 A LEXANDRE D ELEYRE, Essai sur la vie de M. Thomas, Paris 1791, pp. 289-90. 178 Dcade philosophique, 10 germinale anno v (30 marzo 1797), pagina 44.

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e le istituzioni repubblicane esistenti ancora nel secondo Settecento. Dobbiamo cio tornare a Jean-Jacques Rousseau e al suo riavvicinamento delleguaglianza e della patrizia repubblica ginevrina, al suo intervento nelle lotte politiche tra i ngatifs e i reprsentants, allinizio degli anni 60. una storia ben nota, ed stata recentemente riesaminata con grande competenza da Jean-Daniel Candaux, nella sua presentazione delle Lettres crites de la montagne179 . Sul piano ideologico, il paradosso rousseauiano cominci allora a portare i suoi frutti. Le idee di contratto, di eguaglianza, di democrazia trovarono nella tradizione repubblicana, nella realt ginevrina, messe in movimento dai contrasti fra i patrizi e la borghesia, un primo elemento concreto, una prima sostanza politica. utile leggere il Contrat social in chiave ginevrina, non, evidentemente, per identificare la visione politica di Rousseau con la realt della citt di Calvino, ma per vedere appunto come si venga stabilendo un rapporto sempre pi stretto fra gli ideali e i fatti, tra le speranze e il movimento reale. Anche pi interessante , naturalmente, la lettura delle Lettre crites de la montagne per osservare quale interpretazione e soluzione Jean-Jacques tentasse di dare alla lotta che si andava svolgendo allinterno di Ginevra. Questo conflitto seguiva sostanzialmente il modello che ben conosciamo e che quello di tutte le repubbliche nel periodo che ora stiamo esaminando. Fin dal 1707, e nel 1734 e poi ancora allinizio degli anni 60, il monopolio politico dei patrizi viene rimesso in questione nel tentativo di ridare potere e vigore allassieme dei cittadini, a coloro che hanno la bourgeoisie. Lurto tende a perpetuarsi, a prolungarsi senza soluzione e senza sbocco e provoca, allesterno, lintervento dei grandi sta179 R OUSSEAU, uvres compltes cit., pp. CLIX sgg. e pp. 1575 sgg.

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ti confinanti, e, allinterno, lemergere delle rivendicazioni politiche del popolo, di coloro che non sono n patrizi n borghesi, degli habitants, dei natifs, come li si chiamava a Ginevra. I due estremi, i patrizi e il popolo, tendono a convergere contro la borghesia, ma alleanza precaria, e non permette neppur essa di ritrovare un equilibrio, mentre tutti finiscono con laspirare ad un intervento dal di fuori. Il conflitto si allarga cos, unondata dopo laltra, allinterno della piccola repubblica, e non trova il suo limite, del resto non lontano, se non nella situazione internazionale in cui esso si inserisce. La storia di Ginevra di quegli anni esemplare e rappresenta, per cos dire, una delle esperienze pi pure e perfette di questo fenomeno repubblicano del tardo Settecento. In primo luogo, lintervento estero rimane, in tutte le fasi di questa lunga guerre civile de Genve, come la chiamava Voltaire, particolarmente riguardoso e discreto ben diverso da quello prussiano, francese o anche inglese in Olanda, e tanto pi da quello russo, austriaco e prussiano in Polonia o, per finire, da quello napoleonico a Venezia, Genova, Lucca o Ragusa. Manca poi a Ginevra, quasi completamente, la tentazione di imboccare la via monarchica per risolvere i conflitti interni, di accettare cio un dittatore, uno statoldo come in Olanda, o un arbitro regale come in Polonia. N dobbiamo dimenticare, in terzo luogo, che nella citt di Calvino viene rapidamente concentrandosi lattenzione di tutti i pensatori pi importanti di quellet: basta ricordare, oltre a Rousseau, dAlembert e Voltaire, i quali contribuiscono non poco a dare un senso universale a queste piccole e minute lotte. Esemplare soprattutto Ginevra in un ulteriore e pi amaro senso. Le antiche repubbliche, nel secondo Settecento, non sono riformabili. Nessuna riesce a ritrovare il meccanismo politico che impedisca il ripetersi e che istituzionalizzi in qualche modo i conflitti tra il patriziato, la borghesia e il popolo, conflitti che diventano

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cronici e che finiscono sempre col mettere in grave pericolo lesistenza stessa della repubblica. Il compromesso raggiunto a Ginevra nel 1768, che parve dare ragione alla borghesia, la quale fece qualche concessione ai natifs, senza tuttavia scalzare il potere dei patrizi, fu seguito dalla reazione del 1782, da un sempre pi intenso intervento delle monarchie confinanti e da una serie di conflitti che, com noto, finirono col coinvolgere anche Ginevra nel gran gorgo della rivoluzione francese. Era adombrare il destino dei Paesi Bassi e degli stati repubblicani italiani. Ciascuno a modo suo, ognuno dessi si dimostrer a turno incapace di risolvere i propri problemi interni, fino al giorno in cui anche loro si ritroveranno di fronte una repubblica di ben altre forme e di ben diverso aspetto, e da essa saranno travolti. Non pochi tra i cittadini delle antiche repubbliche si diedero allora, alla fine del secolo, a tradurre, a leggere e rileggere le opere di Jean-Jacques Rousseau, cercandovi una spiegazione degli avvenimenti che li avevano trascinati e sopraffatti. N avevano torto. In quelle pagine stava un primo tentativo dinterpretare i contrasti interni di Ginevra, lintera sua storia costituzionale, in una nuova e pi ampia luce. Aveva detto, nelle sue Lettres, daver preso Genve pour modle des institutions politiques afin de la proposer en exemple lEurope180 . In realt, egli compiva soprattutto loperazione inversa: dare un senso europeo a quello che stava accadendo nella sua citt natale. Vedeva ci innanzi tutto come un ritorno ai princip. Anche Ginevra doveva rifarsi alla sua vera costituzione, al periodo delle origini della repubblica e magari ai tempi che precedettero la Riforma protestante. L essa avrebbe ritrovato quella giusta ripartizione del potere politico che era poi andata perduta nel
180

Lettres crites de la montagne, in uvres compltes cit., p.

809.

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Cinquecento, con il prevalere di poche famiglie patrizie. Rousseau scopr, in questo ritorno ai princip, la radice stessa dellidea repubblicana e stabil un effettivo punto di contatto tra le idee democratiche che andavano allora riemergendo e il passato comunale. Da questa tradizione egli sembr anzi un momento non riuscire pi a liberarsi; come appunto accadeva nellinterno delle repubbliche, da Genova a Ginevra e ad Amsterdam. Il passato medioevale sembrava inghiottire le pi moderne idee di uguaglianza e di libert. Pur dopo aver negato recisamente nel Contrat social ogni idea di divisione e di bilancia dei poteri, Rousseau finiva col dichiarare, nelle Lettres, che le meilleur gouvernement est celui dont toutes les parties se balancent dans un parfait quilibre, avallando cos con la sua autorit il meccanismo stesso dellimmobilismo delle antiche repubbliche, la ragion stessa della loro impossibilit di uscire dalle lotte di famiglie, di gruppi, di casta e di classe per sboccare in una lotta politica di tipo pi moderno181 . Ma non fu che un cedimento momentaneo. In realt lidea di sovranit quale Rousseau la concepiva dava una base ed un valore nuovo e diverso allidea repubblicana. Lintervento di Jean-Jacques fu insomma di grande importanza, anche se a lunga scadenza, mentre non pot essere in alcun modo decisivo negli anni 60. Diede un significato generale ai conflitti, ma non contribu a risolverli. Jean-Jacques se ne rese conto egli stesso e si ritir ben presto dallagone. Di questo suo ideale ritorno in patria non salv che una consolazione personale. Quando dovette rinunziare alla cittadinanza, nel 1763, disse che ma patrie en me devenant trangre ne peut me devenir indiffrente182 . Limma181

Lettres crites de la montagne, in uvres compltes cit., p.

844.
182 R OUSSEAU, Correspondance gnrale cit., vo. IX, p. 284, lettera del 12 maggio 1763.

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gine duna citt in cui la virt si radicasse in una lunga tradizione non labbandon mai pi, e, a sua imitazione, anim i cuori dun numero sempre maggiore di suoi contemporanei. Lintervento di Voltaire in questi conflitti, che Peter Gay ha tanto lucidamente studiato, notevole soprattutto per lagilit e capacit di adattamento dimostrata dal vecchio filosofo183 . Segu le onde che si andavano allargando, dai patrizi pass ai borghesi e poi al popolo, non identificando se stesso con nessuno di loro, ma non perdendo mai completamente il contatto. , come sempre, straordinariamente intelligente, ma neanche lui riesce a trovare uno sbocco e un equilibrio. Anchegli costretto, alla fin fine, a rifugiarsi nei principi generali nelle sue Penses rpublicaines e nel suo dialogo, LA.B.C., sforzandosi, senza mai riuscirvi completamente, di passare dalla politica ginevrina alle idee di libert, di tolleranza, perfino di eguaglianza. Ne nascono alcune delle pagine pi belle di Voltaire politico, ma la natura dei conflitti ginevrini, quelle antiche, arcaiche rivendicazioni di ordini storici, di ceti e caste dellantica repubblica, continuano a resistere ad ogni tentativo dinterpretazione e di assimilazione. Ginevra resta uno stimolo, un pretesto alle riflessioni di Voltaire. Il suo sguardo continua ad esser fissato su Parigi, sulle lotte contro i Parlamenti, sulla crisi degli ultimi anni del regno di Luigi XV, sul tentativo di organizzare lopinione pubblica attorno a un gruppo sempre pi compatto di philosophes. Voltaire sa che l il campo su cui i lumi avrebbero dato la loro battaglia decisiva, allinterno della grande monarchia francese, alle fondamenta stesse dellassolutismo. Eppure il peso della tradizione e dei problemi repubbli183 N ICOLA M ATTEUCCI, Jacques Mallet Du Pan, Napoli 1957 e P ETER G AY, Voltaire politics. The poet as realist, Princeton 1959.

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cani non piccolo, neppure per lui, e lo costringe a riesaminare dalla base le sue concezioni politiche, soprattutto in quel dialogo LA.B.C. che , fondamentalmente, una riflessione sulle questioni che siamo venuti fin qui esaminando184 . A prima vista soprattutto un elogio dellInghilterra, della sua libert, della tradizione whig, illustrata e sostenuta dallinterlocutore che designato con la lettera A. Voltaire vuole insieme colpire la concezione aristocratica tradizionale, che egli impersona nel terzo interlocutore di questo dialogo, che porta la lettera C.: Pour moi, je naime que laristocratie... Je ne saurais souffrir que mon perruquier soit mon lgislateur. Jaimerais mieux ne porter jamais de perruque... Le gouvernement de Venise est le meilleur; cette aristocratie est le plus ancien tat de lEurope. Je mets aprs lui le gouvernement dAllemagne. Faites-moi noble Vnitien ou comte de lEmpire; je vous dclare que je ne peux vivre joyeusement que dans lune ou dans lautre de ces deux conditions. Il terzo interlocutore, B., tutto teso a uscire da questo dilemma: o la monarchia inglese o le repubbliche del passato. Proprio i lumi permettono di superare questo contrasto. Son loro a dare alluomo una fede nella propria epoca, a fargliela considerare migliore dellantichit, del passato. Son loro a dare un senso nuovo allidea di natura umana, a combattere contro la superstizione, ad aprire lanimo allaccettazione di una societ in cui anche i parrucchieri, come tutti coloro che lavorano e producono, possano essere liberi e politicamente attivi. La libert inglese rimane un modello, ma lontana e sempre precaria. Certo bisognava lottare per conservarla, anche dalle minacce di guerra civile che cominciavano ad apparire al di l dellOceano
184 LA.B.C., dialogue curieux traduit de lAnglais de monsieur Huet. Sixime entretien. Des trois gouvernements et de mille erreurs anciennes.

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(Arrangez-vous avec vos colonies et que la mre et les filles ne se battent pas185 ). Ma, soprattutto, si trattava ora di affermare questo nuovo senso democratico che il mondo moderno sembrava ormai contenere in se stesso come un frutto maturo. Allons au fait. Je vous avouerai que je maccomoderais assez dun gouvernement dmocratique... Jaime voir des hommes libres faire eux mme les loix sous lesquelles ils vivent, comme ils ont fait leurs habitations... Aucun laboureur, aucun artisan dans une dmocratie na la vexation et le mpris redouter... Etre libre, navoir que des gaux, est la vraie vie, la vie naturelle de lhomme...186 . Queste le conclusioni dellesperienza ginevrina di Voltaire. Aveva proseguito la corsa pi avanti di Rousseau, era arrivato a difendere i natifs, anche contro la borghesia. Ma ci aveva potuto fare perch era pi estraneo a Ginevra di Jean-Jacques. Questi, fin che aveva potuto, aveva difeso la sua citt, la tradizione repubblicana. Voltaire era invece uno straniero e come tale agiva, non senza qualche connessione con lazione della diplomazia francese e ponendosi sempre, solo o appoggiato, nella posizione duna potenza estera trascinata dalle cose stesse ad interferire nelle faccende della citt. Perci il suo intervento fu insieme pi democratico e meno repubblicano. Voltaire trov a Ginevra una riconferma dellilluminismo, mentre Rousseau vi aveva trovato un incitamento a ricercare la virt. Non era ancora finita la disputa ginevrina, che i due uomini si ritrovarono alle prese su un altro esempio del vario incrociarsi in Europa, in quegli anni, della tradizione repubblicana e del rinnovato ideale di virt. Il caso della Corsica era particolarmente curioso. Molti se ne
185 LA.B.C. cit. Quatorzime entretien. lgislation. 186 Ibid. Seizime entretien.

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occuparono e tra gli altri, come abbiamo visto, Alexandre Deleyre. Lintervento di Rousseau famoso187 . Come poteva non interessare lui ed i suoi contemporanei questa rivolta contro laristocrazia genovese, questo caso duna ribellione anticoloniale che prendeva laspetto di un conflitto dei puri contro i corrotti, dei poveri contro i ricchi, degli uomini della terra contro i cittadini, duna nazionalit conculcata contro chi pretendeva governarla da lontano? Era in qualche modo, al di l del tratto di mare che divide Genova dallisola, la prosecuzione della lotta tra il patriziato e il popolo riemersa bruscamente alla luce durante la rivolta del 1746. Si era allora tentato di gettare le basi di una riconciliazione tra corsi e genovesi, ma ogni novit era stata alla fine soffocata. Ora, negli anni 60, soltanto Pasquale Paoli ed i suoi seguaci proseguivano il combattimento188 . Questa volta lintervento straniero, francese, che era stato favorevole allaristocrazia genovese alla met del secolo, tendeva a profittare della situazione per imporre il proprio potere, in concorrenza con lInghilterra, e per annettere lisola, come infatti avvenne, esattamente due secoli fa, nel 1769. Si trattava insomma di un caso abnorme e impressionante del cronico conflitto interno delle arcaiche repubbliche dellEuropa settecentesca, e come tale non poteva non appassionare gli uomini dei lumi. Il punto di partenza di Rousseau era ancora una volta malgrado le sollecitazioni in senso contrario di Buttafuoco, che voleva per la
187 Projet de constitution pour la Corse, in uvres compltes cit., tomo III, pp. 899 sgg. e commenti di Sven StellingMichaud, ibid., pp. CXCIX sgg. E pp. 1726 sgg. 188 C HAUNCY B REWSTER T INKER, A new nation in Nature simple plan. A phase of radical thought in mid-eighteenth century, Princeton 1922; G EORGE P OMEROY A NDENSON, Pascal Paoli, an inspiration to the Sons of liberty, in Massachusetts historical society, Proceedings, vol. XXVI e Illuministi italiani cit., tomo VII, pp. 719 sgg.

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Corsica una repubblica mista, nobiliare cio e protetta dalla Francia era una costituzione senza nobilt ereditaria, senza caste aristocratiche. La loi fondamentale de votre institution doit tre lgalit189 . Il che non significava che non vi fossero delle distinzioni interne. Nous verrons comment on peut graduer chez un peuple diffrens ordres sans que la naissance et la noblesse y entrent pour rien190 . Alle suddivisioni tradizionali intendeva sostituire una societ egualitaria e capace insieme di dar vita nel suo seno a una differenziazione tra coloro che assolvevano compiti e funzioni politicamente diverse. Si sarebbe divisa la nazione corsa en trois classes, dont lingalit toujours personnelle pouvoit tre heureusement substitue lingalit de race ou dhabitation qui resulte du systme fodal municipal que nous abolissons191 . Aspiranti, patrioti e cittadini sarebbero stati le tre fasi e i tre gradi duna partecipazione politica determinata dallet, dalla propriet e dalla funzione sociale, non da diritti ereditari di qualsiasi tipo. Una societ rurale chiusa e autosufficiente ne sarebbe derivata, capace di dissolvere i ranghi e gli ordini antichi. Basta gettare uno sguardo sulla Corsica una generazione pi tardi per cogliere tutta limportanza di simili conseguenze egualitarie della lotta dei ribelli corsi contro il patriziato e il dominio genovese. Allepoca della rivoluzione francese, malgrado il tentativo della Costituente di riconciliarsi con Pasquale Paoli, questi divenne sempre pi il dittatore dellisola, il mediatore indispensabile della lotta tra le fazioni, i gruppi e le famiglie, mentre allopposizione si venne approfondendo una volont sempre pi egualitaria, in gruppi piccoli ma attivi di giacobini. Filippo Buonarroti, lamico di Babeuf, si former in
Projet de constitution pour la Corse cit., p. 909. Ibid., p. 910. 191 Ibid., p. 919.
189 190

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Corsica, l egli trover una delle prime radici delle sue idee sullgalit de fait192 . Se da Ginevra e dalla Corsica volessimo passare alla Polonia, alle colonie americane, allOlanda, alla Svizzera e magari ai rapporti delle repubbliche italiane con la Francia dellepoca del Direttorio, saremmo ormai portati a rifare la storia di tutti gli ultimi trentanni del Settecento, a ripercorrere le tappe di quellage of democratic revolution che R. R. Palmer ha evocato recentemente, in modo cos efficace, nei suoi due grossi e ricchi volumi che portano appunto questo titolo193 . Ci non pu davvero essere il nostro compito oggi. Dobbiamo fermarci alla soglia della nuova epoca, quando ancora gli elementi precorritori delle rivoluzioni della fine del secolo restavano pochi, piccoli e sparsi. Eppure spero di non ingannarmi dicendo che quello che abbiamo esaminato fin qui, dalla rivoluzione puritana, dagli anni 40 e 50 del Seicento in poi, potr essere stato utile e importante anche per capire the age of democratic revolution, e forse per mutare la prospettiva stessa in cui R. R. Palmer lo ha studiato e narrato. Democratico parola certo abbastanza larga per comprendere i disordini ginevrini e la presa della Bastiglia, la rivolta del Belgio contro Giuseppe II o le rivoluzioni polacche e la formazione degli Stati Uniti dAmerica. Ma, come questa stessa elencazione basterebbe a dimostrare, anche parola troppo vasta, che rischia di comprendere fenomeni troppo diversi e disparati. Si tratta di una categoria generale del pensiero politico, non duna forza storicamente operante, radicata nel passato, che si apre a una realt nuova, mostrando tutte
192 A LESSANDRO G ALANTE G ARRONE, Buonarroti e Babeuf, Torino 1948, pp. 52 sgg. 193 R. R. P ALMER, The age of democratic revolution. A political history of Europe and America 1760-1800, vol. I, The Challenge, vol. II, The struggle, Princeton 1959 e 1964.

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le sue interne contraddizioni, tutta lenergia di una tradizione amata e contrastata, attiva ed efficace nel mutare delle persone e delle cose. Sono convinto che linserirsi della tradizione repubblicana, il suo modificarsi e disperdersi nella realt degli ultimi anni del Settecento sia un filone politico che vale la pena di seguire, ancor pi dellemergere, in quegli stessi anni, dellidea di democrazia, la quale rimase, fino alla rivoluzione francese, un concetto pi che una forza, una forma pi che un contenuto politico. Lesempio della Polonia particolarmente importante, da questo punto di vista. Per intenderne tutto il significato, baster seguire lammirevole lavoro compiuto in questi ultimi anni, fuori e dentro i confini della Polonia, per meglio capire e conoscere i tentativi di riforma, le rivolte e le guerre, lintervento straniero e linfluenza delle idee dellilluminismo su quella terra, nel Settecento. Da Jean Fabre a Boguslaw Le snodorski, a Emanuel Rostworowski, per non fare che qualche nome, siamo di fronte ad una delle pagine pi vivaci ed importanti della moderna storiografia europea, che ha risuscitato di fronte ai nostri occhi fatti e problemi troppo a lungo seppelliti sotto lantica e radicata convinzione che si trattasse di movimenti scomposti di un organismo morente, di confuse manifestazioni di una incurabile anarchia194 . Se leggiamo
194 F ABRE, Stanislas-Auguste Poniatowski et lEurope des lumires cit.; B OGUSLAW L E SNODORSKI , Polscy jakobini, Warszawa 1960 (in francese: Les jacobins polonais, Paris 1965); E MANUEL R OSTWOROWSKI, Rpublicanisme sarmate et les lumires, in Studies on Voltaire and the eighteenth century, voll. XXIV-XXVII, 1963, pp. 1417 sgg.; ID., La Suisse et la Pologne au XVIIIe sicle, in Echanges entre la Pologne et la Suisse du XIVe au XIXe sicle, Genve 1964; ID., Voltaire et la Pologne, in Studies on Voltaire and the eighteenth century, vol. LXII, 1968, pp. 101 sgg.; ID., The commonwealth of the gentry, in History of Poland, a cura di A. Gieysztor, S. Kieniewicz,

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le pagine di questi storici balza agli occhi quanto la prolungata tragedia della Polonia settecentesca abbia in comune con la sorte delle repubbliche in Europa, nellet dei lumi. La costituzione dellepoca sarmatica dominata dalla profonda convinzione che essa non modificabile, riformabile. La Polonia diventa pacifica e immobile in mezzo alle tempeste delle guerre del nord e perde sempre pi il controllo della propria politica. Sopravvive laurea libert (elementum meum libertas, come di 195 ), fondata sui magnati, i quali ceva Stanislas Leszcynski hanno nelle loro mani il vero potere e sulla nobilt che fa sempre pi sentire il suo peso e la sua volont dimpedire ogni movimento, ogni trasformazione. Le vie possibili per uscire da questo immobilismo portano verso una costituzione allinglese oppure verso una libert illuminata, ispirata dallaprirsi della Polonia verso lEuropa settecentesca, o ancora verso laccettazione di un dispotismo illuminato che venga dal di fuori, soprattutto dal la Russia di Caterina II. Stanislas Leszcynski cerca di indicare, dal suo esilio a Nancy, anche unaltra e diversa via, lalleanza cio di tutte le repubbliche di Europa contro gli assolutismi, sperando nella benevolenza e la comprensione della Francia196 . Ma era unutopia. La real-

E. Rostworowski, J. Tazbir, H. Wereszycki, Warszawa 1968, pp. 272 sgg. Di notevole interesse pure R YSZARD W. W O LOSZY NSKI , Polska w opiniach francuzw XVIII w., Warszawa 1964 e ID., La Pologne vue par lEurope au XVIIIe sicle, in Acta Poloniae Historica, 1965, XI, pp. 22 sgg. 195 Frontespizio dellopera sua La voix libre du citoyen, ou observations sur le gouvernement de la Pologne, s. 1. 1749 196 E MANUEL R OSTWOROWSKI, Stanislas Leszcynski et lide de la paix gnrale, in La Lorraine dans lEurope des lumires. Actes du colloque organis par la Facult des lettres et des sciences humaines de lUniversit de Nancy (24-27 ottobre 1966), Nancy 1968, pp. 31 sgg. (saggio particolarmente im-

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t era data dal dispotismo russo, o ancora dallimmobilismo sarmatico o dalla trasformazione interna operata da quei nobili che stavano diventando degli intellettuali, che non mancavano spesso di servirsi delle idee di Rousseau, di Mably, di Beccaria, di Filangieri, per difendere i loro privilegi, ma che finirono col creare una loro cultura, un loro mondo morale e intellettuale, quello dei giacobini polacchi. Questi nobili illuminati cominciarono collindicare nella creazione di una nuova magistratura, che coordinasse e sottomettesse tutte le altre, abolendo lanarchia del liberum vetum, una soluzione dei problemi della Polonia, seguendo cos una linea che gi si era in vario modo sviluppata, come abbiamo visto, a Venezia, a Genova e nelle Province Unite. Ma finiscono col giungere rapidamente, anche sotto linflusso francese, a dei progetti e a delle idee di tipo ormai tipicamente costituzionale. Lintervento straniero rest tuttavia un elemento dominante e fin, come noto, col sopravanzare e schiacciare quello che rimane, non pertanto, il pi origi-

portante per lidea di repubblica nel Settecento). Cfr. a p. 65, quanto scriveva Stanislas Leszcynski attorno al 1763: LEurope nest-elle pas partage en deux sortes de gouvernement? Un est monarchique, comme la France, lEspagne, Portugal, Naples, Sardaigne, Danemark, la Prusse et la Russie, sans compter les petits tats dItalie et de lAllemagne qui composent le Corps germanique. Les gouvernements rpublicains sont: lAngleterre, la Hollande, la Sude, la Pologne, Venise, les Cantons suisses et Gnes. En entrant dans les vritables interts de ces rpubliques, on conviendra que lesprit de conqute ne les agite pas, quelles ne sont jalouses et attentives qu conserver ce quelles possdent, et conserver la forme de gouvernement et surtout une pleine jouissance de leur libert. Et surtout, comme ces tats rpublicains nont jamais aucune prtention les uns sur les autres, serait-il difficile de les porter une ternelle alliance pour le maintien de la paix et la conservation de leurs privilges?...

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nale, il pi energico e intelligente tentativo compiuto nellEuropa settecentesca di riformare una antica repubblica, di trovare uno sbocco alla strozzatura costituzionale che aveva finito con immobilizzarle tutte. Basterebbe se guire la propaganda di Stanislas Leszcynski che impensier perfino suo genero Luigi XV per il suo carattere repubblicano, proprio al momento della crisi della Francia alla met del secolo o ripercorrere gli scritti dellabate Coyer il quale riusc a ridare nuovo vigore alle idee repubblicane, esaltando da una parte il passato della Polonia e indicando ad essa la via delle riforme o naturalmente, ripensare alla formazione e allopera degli illuministi e dei giacobini polacchi, ad esempio di Hugo Koataj , in cui le idee tradizionali e quelle che derivano dal pi avanzato illuminismo delloccidente trovavano un equilibrio precario e suggestivo, per capire tutto il valore, anche intellettuale, di questo disperato tentativo della Polonia di sopravvivere e di dare insieme un esempio duna profonda e reale trasformazione interna. In ultima analisi tuttavia la Polonia cadde, sotto lurto violento delle potenze confinanti, e minata insieme dalle insormontabili contraddizioni dei suoi magnati e della sua nobilt, dei suoi re elettivi e della sua struttura sociale. Anche la Polonia, malgrado uno sforzo eroico, non riusc a superare la crisi ultima delle arcaiche repubbliche europee. Negativo pure, e di minori proporzioni, il tentativo olandese di andare oltre le contraddizioni tra il potere dello statoldo e quello della tradizione patrizia. Fino allultimo, anche nelle Province Unite; i reggenti, i borghesi, il popolo sembrano reagire secondo i modelli politici che rimontano alla met del Seicento, e che non sono l modificati in profondit dalla diffusione delle idee illuministe. Anche lintervento straniero non meraviglier davvero. La Francia appoggia i patrioti, mentre gli stati della Germania intervengono a favore dello statol-

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do. Lintervento straniero fu, come noto, cos duro e violento da soverchiare ogni svolgimento autonomo delle forze politiche. certo difficile giudicare una rivoluzione schiacciata in boccio. Anche questi avvenimenti sembrano tuttavia potersi meglio intendere se li si guarda non soltanto, come pur giusto, proiettandoli verso il futuro, come precorrimento e preparazione della rivoluzione francese, ma anche vedendoli rivolti allindietro, risalendo cio alle radici storiche delle arcaiche repubbliche europee nel periodo degli assolutismi197 . Lunica rivoluzione riuscita di quegli anni, prima della presa della Bastiglia, evidentemente, quella dei coloni inglesi doltre oceano. La costituzione degli Stati Uniti dAmerica apre una nuova epoca nella storia delle repubbliche e, con la rivoluzione francese, chiude il ciclo dei problemi che qui abbiamo cercato di esaminare. Eppure basta conoscere la discussione che ancor oggi prosegue tra gli storici sugli avvenimenti del Massachusetts e delle altre colonie per renderci conto che, al punto di partenza, i problemi non sono davvero molto distanti e diversi da quelli che abbiamo finora esaminato. Rivoluzione conservatrice? Difesa di privilegi tradizionali? Spirito puritano o idee illuministe? Anche qui la storia politica delle idee ha la sua parola da dire. Basta rifarsi allammirevole libro di Bernard Bailyn, The ideological origins of the American revolution, per sentire che ci troviamo sulla strada giusta198 . Il legame con i commonwealthmen, soprattutto con Trenchard e Gordon, dimostrato. Limportanza dellilluminismo europeo provata contro ogni troppo rapido diniego. Il movimento stesso tende, alme197 A LFRED C OBBAN, Ambassadors and secret agents. The diplomacy of the first earl of Malmesbury at the Hague, London 1954; P ALMER, The age of democratic revolution cit., vol. I, pp. 320 sgg. 198 Cambridge (Mass.) 1967.

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no allinizio, a prender la forma dun ritorno ai princip The leaders of the revolutionary movement were radicals but they were eighteenth-century radicals, concerned, like the eighteenth-century English radicals, not with the need to recast the social order, nor with the problems of economic inequality and the injustices of stratified societies but with the need to purify a corrupt constitution and fight off the apparent growth of prerogative power199 . Come poi da questo punto di partenza si giungesse alla costituzione degli Stati Uniti dAmerica, come, pur urtando ancora contro ostacoli non dissimili da quelli che avevano conosciuto i ginevrini e i polacchi, gli olandesi e gli svizzeri, il nuovo continente trovasse uno sbocco e una soluzione diversa e nuova, appartiene evidentemente ad un altro ciclo storico. Leredit del passato era ormai dissolta nella ricchezza del presente.
199

The ideological origins of the American revolution cit., p.

283.

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Capitolo quarto Il diritto di punire

Nellautunno del 1756 un signore abruzzese, Romualdo Sterlich, tipico rappresentante, malgrado il suo nome tedesco, della miglior nobilt di quelle terre del regno di Napoli, scriveva ad un suo amico riminese, Giovanni Bianchi, dal nome cos comune da indurlo ad usare generalmente la pi distinta trascrizione latina di Janus Plancus, medico e scienziato tra i pi colti di quellangolo dello Stato pontificio. Gli diceva di aver avuto tra le mani un libricino francese intitolato Code de la nature ou le vritable esprit des loix e di averlo letto con gran curiosit. Bramerebbe.. che si togliesse la propriet d beni e che tutto si rimettesse in comunanza200 . Si trattava del libro, oggi celebre, di Morelly, la prima espressione del comunismo settecentesco francese e destinato ad avere, sotto il nome di Diderot, non piccola eco durante tutto il secolo, fino alla congiura di Babeuf201 . N dobbiamo troppo stupirci di vederlo, neppure un anno dopo la sua pubblicazione, nelle mani di un signore di Chieti, negli Abruzzi. Ritroviamo il Code de la nature, a Napoli, in quello stesso periodo, o poco dopo, nelle mani di Antonio Genovesi, di Francescantonio Grimaldi, e, a Gallipoli, di Filippo Briganti, cos come tra i libri che Gio200 Biblioteca Gambalunga, Rimini, Fondo Gambetti, Lettere autografe al dottor Giovanni Bianchi. Cfr. V ENTURI, Settecento riformatore cit., pagina 588. 201 Cfr. ledizione del Code de la nature, a cura di Gilbert Chinard, Parigi 1950, la traduzione russa a cura di V. p. Volgin, Mosca 1956 e soprattutto R ICHARD N. C OE, Morelly. Ein Rationalist auf dem Wege zum Sozialismum, Berlin 1961, con ampia bibliografia.

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vambattista Almici citava e discuteva nella sua edizione espurgata e resa cattolicamente ortodossa dellopera di Pufendorf sul diritto della natura e delle genti, pubblicata a Venezia tra il 1757 e il 1759202 . Morelly, in Italia pure, penetr, come si vede, anche nei centri minori e venne discusso anche l dove meno ce lo aspetteremmo. Romualdo Sterlich, che a mia conoscenza il primo a parlarne, anche il primo che lo confuti. Chi pretende limpossibile non ha voglia di ottener nulla. Per essere utile alluomo bisogna contentarsi di raddrizzare certe cose che ne sono capaci203 . Il dialogo tra utopia e riforma nasceva spontaneo e continu senza sosta, in ogni angolo dEuropa, per tutta la seconda met del Settecento. Lentusiasmo sociale, come lo aveva chiamato Shaftesbury, contribu a portare nuova linfa allutopia, facendola rifiorire insieme alle prime discussioni politiche nel gruppo che stava costruendo lEnciclopedia. Basta guardare, accanto allarticolo Autorit politique di Diderot, nel primo volume, gli articoli Abiens, popolo scita, che riemp Diderot di ammirazione par je ne sais quelle lvation de caractre et je ne sais quel degr de justice e dquit dont ils se piquoient, o Bacchionites, i quali aprs avoir banni dentre eux les distinctions funestes du tien et du mien... il leur restoit peu de choses faire pour navoir plus aucun sujet de querelles et se rendre aussi heureux quil est permis lhomme de ltre, o ancora Bdouins, i quali nayant ni mdecins ni jurisconsultes non avevano dautres lois que celles de lquit naturelle et gure dautre maladie que la vieillesse204 I germogli di utopia erano numerosi, come si vede, negli
202

Cfr. Illuministi italiani cit., vol. V, pp. 25, 180, 516, 542, V ENTURI, Settecento riformatore cit., p. 588. I D ., Le origini dellEnciclopedia cit.

1094.
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anni in cui stavano nascendo i primi due volumi del gran dizionario e in cui Jean-Jacques stava meditando sui due discorsi, sulle scienze, le arti e sullineguaglianza. Nel 1755 usciva il Code de la nature di Morelly, che partiva da Montesquieu per giungere alla formulazione pi matura del comunismo alla met del secolo. La nuova spinta illuminista avrebbe poi continuato ad agire negli anni seguenti. Ormai, in ogni gruppo di philosophes difficile non scorgerne almeno uno che non abbia una segreta simpatia per un mondo in cui non sia mai esistita o in cui sia stata abolita la fatale distinzione del tuo e del mio. I nomi di coloro che si rifanno in qualche modo allidea della comunit dei beni si moltiplicano: Robinet, Carra, Restif de la Bretonne e magari, in Italia, Rufino Massa o Francesco Longano205 . Nellanimo stesso di alcuni dei filosofi maggiori questa visione di un mondo senza tuo e mio non scompare pi. Basta pensare a Diderot, che scrisse il suo Supplement au voyage de Bougainville non appena venne alleggerendosi il peso dellimmensa sua opera enciclopedica. Lidea comunista, che era apparsa nel passato ad eclissi, isolata e solitaria, d origine, nella seconda parte del Settecento, per la prima volta, a una corrente di pensiero. Appare nei pi diversi ambienti dellilluminismo europeo e diventa una delle forme, ormai ineliminabili, che prende la volont di trouver une situation dans la quelle il soit presquimpossibile que lhomme soit dprav ou mchant, come diceva Morelly, dove fosse abolita lidea stessa di bene e di male206 . Al di l dellhorreur et la folie de notre tat po205 A. L ICHTENBERGER, Le socialisme au XVIIIe sicle. Etude sur les ides socialistes dans les crivains franais du XVIIIe sicle avant la Rvolution, Paris 1895; H. G IRSBERGER, Der utopische Sozialismus des XVIII. Jahrbunderts In Frankreicb und seine philosophischen und materiellen Grundlagen, Leipzig 1924 e Illuministi italiani cit., vol. VII. 206 M ORELLY, Code de la nature cit., p. 160.

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lic, attraverso la rvolte du coeur et de lesprit, si sarebbe giunti a trasferire notre paradis dans le seul endroit o nous pouvons le faire, je veux dire dans ce monde. Il suffit dtablir lgalit morale et la communaut des biens sur lingalit morale et la proprit pour effacer de lhumanit tous les vices moraux qui y rgnent, concludeva dom Deschamps207 . Varrebbe certo la pena di seguire dettagliatamente questa cristallizzazione dellideale comunista nel Settecento. Lutopia tradizionale viene allora allargandosi e trasformandosi sotto la spinta di questa volont illuministica di realizzare il paradiso in terra, di creare una societ tutta umana, egualitaria e libera, di allargare al di fuori dei piccoli gruppi di eletti, di santi e di monaci, una regola comunitaria che valesse per tutti, di risolvere finalmente, nelle cose e non soltanto nel pensiero lnigme mtaphysique et morale, come diceva ancora dom Deschamps. La storia del passaggio dallutopia allideale, dal sogno individuale al movimento politico comunista certo piena dinteresse. Let dei lumi tutta intera non comprensibile senza questo elemento, che sembra talvolta marginale ma che in realt uno dei risultati pi irreversibili, pi immobili e duraturi che il secolo XVIII trasmise al XIX, una di quelle forme mentali che, una volta fissate e formate, non andranno dissolvendosi pi se non dopo lunghe e difficili prove e tentativi, se non a contatto con leffettuale realt dun lungo e complesso processo storico. Dopo la met del Settecento lidea che labolizione della propriet potesse cambiare le basi stesse della convivenza umana, abolire ogni morale tradizionale, ogni politica del passato non scomparir pi dagli ani207 D OM D ESCHAMPS, Le vrai systme, ou le mot de lnigme mtaphysique et morale, a cura di Jean Thomas e Franco Venturi, Genve 1939 (ristampa nel 1963), pp. 135, 140, 166.

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mi dei contemporanei208 . Appassionante perci cercare le origini di questa idea e vederla nascere, ad esempio, nelle pagine di Morelly e di dom Deschamps. Gli studi di Richard N. Coe sul primo e soprattutto di Bronisaw Baczko sul secondo, hanno riaperto il problema, cercando di risolvere una questione apparentemente semplice e molto complessa in verit: come nata lidea comunista moderna?209 . Non par dubbio che il pensiero di dom Deschamps lesempio cruciale. Ricordo ancora la sorpresa, negli anni 30, quando leggevo il manoscritto di questo benedettino e ritrovavo in ogni pagina, allo stato nascente, proprio alla fonte, quellidea che aveva ormai invaso il mondo, che lo stava trasformando, modificandosi essa stessa profondamente al contatto con la realt delle cose210 . Jean Wahl e Bronislaw Baczko ci hanno dato ora
208 Particolarmente interessante, per la fine del Settecento, la discussione che in proposito si svolse a Parigi allepoca del Direttorio. Cfr. ad esempio larticolo intitolato De la proprit, de quelques philosophes qui lont attaque et des hommes qui accusent de ces attaques tous le: philosophes et la philosophie, in Journal dconomie publique, de morale et de politique, n. XXI, 30 ventoso, anno V (20 marzo 1797). 209 R ICHARD N. C OE, Morelly cit., e B RONISAW B ACZ KO, Wstep, in D OM L GER -M ARIE D ESCHAMPS , Prawdziwy system czyli rozwiqzanie zagadki metafizyki i moralno sci, a cura di B. Baczko, Warszawa 1967, pp. 23 sgg. (questa introduzione, tradotta in francese, pubblicata in Cahiers Vilfredo Pareto, 1968, fasc 15, pp. 5-49, Le mot de lnigme mtaphysique ou Dom Deschamps). 210 F RANCO V ENTURI, Przedmowa do polskiego wydania Prawdziwego systemu dom Deschampsa, in D OM L EGER M ARIE D ESCHAMPS, Prawdziwy system cit., pp. 2 sgg. (testo italiano, La fortuna di dom Deschamps, in Cahiers Vilfredo Pareto, 1967, fasc. II, pp. 47 sgg.).

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linterpretazione della sua filosofia e del suo pensiero211 . Non ci resta che attendere quanto lo studioso polacco ci promette, una indagine cio sul problema dellordine fisico e morale e le sue relazioni con lutopia e il male nel pensiero dellilluminismo. Ma una storia politica e non ideologica soltanto di alcuni aspetti dellilluminismo avevo promesso, e a questa desidero restar fedele. Non nego affatto limportanza di capire come si sia giunti, a met del secolo XVIII, a formulare lidea comunista con unampiezza, una sicurezza, una astrazione che prima essa non aveva mai avuto. Semmai sono sempre, personalmente, stupito dellingegno che si va spendendo ai nostri giorni per intendere le structures mentales dei popoli pi lontani e difficili da interpretare, per capire levoluzione delle mentalit pi primitive e magari per ricostruire i meccanismi psicologici che accompagnarono il formarsi stesso della civilt, tra incesti e linee di parentela, tra il cotto e il crudo, tra il miele e la cenere, mentre tanto minore energia viene adoperata per capire come sono nate delle idee che non possono non importarci molto di pi, come appunto quella del comunismo. Assistiamo oggi ad un romantico ritorno a quella filosofia del primitivo, dellUr, la quale ha se non altro un difetto, quello di chiudere spesso gli occhi di fronte a delle structures mentales pi vicine a noi, che urge conoscere meglio e pi dappresso. Non certo a caso che i migliori studi in materia, come quelli di Bronislaw Baczko, ci vengano dalla Polonia o magari quelli di L. S. Gordon, I. I. Zilberfarb, V. M. Dalin o A. R. Ioannisjan sulle idee socialiste alla vigilia della rivoluzione francese, o su Babeuf o su Fourier, ci vengano dalla Russia, Il problema della nascita e della trasformazio211 J EAN W AHL, Cours sur lathisme clair de Dom Deschamps, in Studies on Voltaire and the eighteenth century, vol. LII, pp. II sgg.

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ne dellutopia nel Settecento non pu non esser vivo nelluno e nellaltro paese, anche se l pure la discussione sembra fortemente affievolirsi in questi ultimi anni212 . Ma non questo sar qui il nostro tema, bens un problema di storia politica delle idee, il rapporto tra le forze dellentusiasmo sociale, per dirla con Shaftesbury, delle germinanti utopie duna umana societ capace di risolvere le mot de lnigme mtaphysique et morale e la concreta volont di modificare questo o quellaspetto delle societ ereditate dal passato, di operare delle concrete trasformazioni. Per dirla pi in breve, tra utopia e riforma. Prenderemo un problema che tocca luno e laltro polo del pensiero illuminista, quello del diritto di punire, che non pu evidentemente non implicare la questione stessa del rapporto tra lindividuo e la societ, e che pure strettamente connesso con una casistica di metodi e di esempi, di strumenti, di pratiche e di minute realizzazioni. Comporta insieme cio una discussione di principio e una disamina sui problemi concreti. Proprio per questo suo doppio aspetto esso pu essere particolarmente importante per capire lilluminismo. Un esempio forse ci baster per vederne i principali elementi. Seguiremo leco dellopera di Beccaria, Dei delitti e delle pene, pubblicata nel 1764, attraverso lEuropa, dove ovunque and riproponendo a tutti il problema stesso dellesistenza del delitto e dei modi insieme per reprimerlo. Anche nel piccolo gruppo di giovani che si and formando a Milano agli inizi degli anni 60, noto col no212 Si veda, a titolo esemplificativo, la raccolta di articoli pubblicati dallIstituto di Storia dellAccademia delle scienze dellUrss sotto il titolo Istorija socialisti ceskich u cenij, Moskva 1962, dove I. I. Zilberfarb discute dei recenti lavori su Fourier e dove numerosi sono gli studi sugli utopisti tra Sette e Ottocento. Tra le opere principali: V. M. D ALIN, Grakch, Babef nakanune i vo vremja Velikoj francuzskoj revoljucii, Moskva 1963.

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me, mezzo serio mezzo scherzoso, di Accademia dei Pugni andarono presto ricreandosi quelle tensioni interne che ritroviamo in ogni movimento illuminista e che avevano trovato a Parigi, una decina danni per linnanzi, lesempio pi noto nella discorde amicizia di Jean-Jacques Rousseau e di Diderot. La lettura del Contrat social e la continua polemica con lambiente familiare, sociale, politico di questi giovani alimentarono quel dialogo interno, dal quale nacquero alcune delle opere pi importanti dellilluminismo italiano, le Meditazioni sulla felicit e le Considerazioni sul commercio di Milano di Pietro Verri, Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, cos come lopera collettiva da loro pubblicata con altri appartenenti a questo gruppo, Il Caff, un periodico durato due anni. Pur scambiandosi le parti, come avviene in ogni autentico dialogo, Beccaria fin spesso col rappresentare il polo rousseauiano e Pietro Verri quello volterriano. Anche a Milano, pur sfumate dallambiente benevolo e temperato, utopia e riforma si divisero gli animi e le menti, negli anni 60213 . Il nodo che da millenni si era formato unendo con mille fili peccato e delitto, crimine e colpa, veniva tagliato da Beccaria dun colpo netto. Che la chiesa, se voleva, si occupasse pure dei peccati. Allo stato spettava soltanto il compito di valutare e di risarcire il danno che linfrazione della legge aveva portato allindividuo e alla societ, Il grado di utilit e disutilit misurava tutte le azioni umane. La pena non era una espiazione. I giudici non avevano altro compito che ristabilire un equilibrio turbato. Il diritto penale veniva completamente desacralizzato. Lilluminismo radicale di Beccaria negava implicitamente, ma non meno definitivamente, ogni concezione religiosa del male, ogni peccato originale, ogni sanzione pubblica della morale. Lutilitarismo suo e Bentham sem213

V ENTURI, Settecento riformatore cit., p. 645 sgg.

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pre riconobbe che nel libro di Beccaria egli aveva incontrato la pi stimolante delle formulazioni di un pensiero che egli far poi suo e svilupper nasceva dalla volont di creare una societ fondata sulla ragione e sul calcolo, abbattendo ogni ostacolo e pregiudizio ereditato dal passato. Ma quale era mai il diritto di punire e addirittura di condannare a morte qualcuno, in una simile societ? Beccaria, con un appello tutto rousseauiano, metteva sulla bocca di un delinquente le ragioni della ribellione, della rivolta contro ogni legge e oppressione. Quali sono queste leggi chio debbo rispettare, che lasciano un cos grande intervallo tra me e il ricco?... Chi ha fatto queste leggi? Uomini ricchi e potenti... Rompiamo questi legami fatali... attacchiamo lingiustizia alla sua sorgente214 . In fondo al ragionamento di Beccaria, alla sua origine, stava il dubbio sul terribile, e forse non necessario diritto di propriet, come egli si espresse, stava la visione duna societ in cui luguaglianza usciva dalle astrazioni giuridiche per entrare nei fatti economici215 . Lesitazione di Beccaria di fronte al diritto di punire profonda. Non solo egli prova orrore di fronte alla violenza, alla crudelt, ma rifiuta dal pi profondo dellanimo suo ogni teorizzazione, ogni giustificazione di esse, ripugnandogli sempre ogni utilizzazione loro da parte degli stati, delle societ, del diritto. Le sue pagine sulla pena di morte e sulla tortura nascono da questa doppia ritrosia, sociale e personale, ad accettare il diritto stesso di punire e le conseguenze che esso fatalmente comporta. Legislatori, e giuristi, diceva tremando dovrebbono reggere le vite e le fortune degli uomini216 . Era davvero
214 C ESARE B ECCARIA, Dei delitti e delle pene, XXVIII, Della pena di morte, Livorno 1764. 215 Ibid., XXII (XXX nellordinamento di A. Morellet), Furti. 216 Dei delitti e delle pene. A chi legge.

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convinto che ogni sua conclusione avrebbe direttamente pesato sulla sorte dei suoi simili, avrebbe inciso sulla pelle del prossimo. Beccaria cos proprio sulla soglia dellutopia settecentesca, ne sente tutto il fascino, si sente trascinato dalla sua logica e dal suo modo di sentire verso una soluzione che prometta di risolvere alle radici, alla sorgente comegli dice il problema del bene e del male. Eppure Beccaria su quella soglia si ferma. Vuole che la ragione, il calcolo, vengano a dominare limpeto egualitario e libertario, pur cos forte in lui. Chiedersi dove poggiasse il diritto di punire non doveva portare alla dissoluzione della societ, alla negazione del diritto. Il pensiero di Helvtius veniva ad incontrarsi in lui con quello di Jean-Jacques Rousseau. Non lutopia, ma una societ di liberi e di eguali, sarebbe stata la risposta al problema che egli si era posto. Soltanto una concezione strettamente utilitaristica della societ poteva interpretare praticamente la volont di eguaglianza. Se, di fronte al delitto, si trattava di riparare un danno, tutti avevano il diritto e il dovere di compiere questa riparazione. Ogni privilegio di casta e di gruppo era soltanto un ostacolo sulla via della giustizia. Similmente, anche di fronte ai beni della societ, il calcolo utilitario era lunica via per giungere alleguaglianza. Con una formula che egli deriva probabilmente dagli scozzesi, e che anche Pietro Verri adoper in quegli anni, tutta la societ doveva tendere alla massima felicit divisa nel maggior numero217 . Era la formula dun programma di riforme, razionalmente contrapposto alla rivolta utopistica. Il libro di Beccaria era appena apparso, nellestate 1764, a Livorno, senza nome dellautore, attorniato dalla preoccupazione di chi lo aveva scritto e dalla trepida attesa degli amici milanesi che avevano contribuito a farlo
217

Dei delitti e delle pene. A chi legge.

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pubblicare, quando parve, per un momento, che la carica rousseauiana l racchiusa fosse tanto forte ed energica da rendere impossibile ogni sua lenta e graduale penetrazione. Anche a Parigi la pi bella rivista di quellepoca, la Gazette littraire de la France, diceva che Dei delitti e delle pene altro non era quun recueil des principales maximes du Contrat social...218 . In Italia non si tratt di stupore, ma duna violenta denunzia, uscita a Venezia dalle mani di uno strano frate, Ferdinando Facchinei219 . Questi, leggendo lopera di Beccaria, si era persuaso che lidea stessa duna societ di uomini liberi ed eguali costituiva non solo unutopia, ma unutopia pericolosa. Era non soltanto un errore, ma una colpa lasciarsi prendere da un simile sogno. Come considerare che uno schiaffo dato ad un generale potesse esser punito allo stesso modo duno schiaffo dato ad un facchino? E come lasciare gli uomini liberi di giudicare secondo un criterio di pura e semplice utilit di delitti che sconvolgevano lordine stesso, la ragione morale e religiosa dogni umana convivenza? Nelle pagine di Facchinei si esprimeva non soltanto il timore di mutare il ritmo arcaico della vita ma, soprattutto, di trovarsi soli, abbandonati, nudi, senza protezione religiosa di fronte alle realt pi orribili e crudeli della societ, senza le antiche consolazioni che la chiesa e la tradizione avevano continuato a somministrare nei secoli. Leggendo le pesanti e faticose pagine del padre Facchinei contro Beccaria ci si pu rendere conto di quanto
218 Gazette littraire de lEurope, 13 febbraio 1765, pp. 301 sgg., riprodotta in C ESARE B ECCARLA, Dei delitti e delle pene. Con una raccolta di lettere e documenti relativi alla nascita dellopera e alla sua fortuna nellEuropa del Settecento, a cura di F. Venturi, Torino 1965, p. 311. 219 Note ed osservazioni sul libro intitolato Dei delitti e delle pene, s. l. (ma Venezia) 1765. Cfr. G IANFRANCO T OR CELLAN , Cesare Beccaria a Venezia, in Rivista storica italiana, 1965, III, pp. 720 sgg.

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le riforme avanzate da Dei delitti e delle pene incidessero in realt nel profondo della psicologia e della politica di quellet. Tempeste e rovine egli prevedeva nel futuro se gli antichi pilastri della societ fossero stati rimossi; la tortura, linquisizione, la pena di morte, lautorit indiscussa delle antiche leggi, il rispetto per i giudici e i tribunali. Questo libro di cos piccola mole pieno nondimeno di lunghe invettive contro i legislatori e contro i principi, tanto ecclesiastici che secolari e specialmente contro il Sacro Tribunale dellInquisizione, e contiene tutti gli errori pi enormi e pi sediziosi bestemmiati sin qui contro la sovranit e contro la religione cristiana da tutti i pi empii eretici e da tutti gli irreligionari antichi e moderni...220 . Per esprimere questa sua accusa contro Beccaria, che dalla critica religiosa era passato a quella sociale, che dalla polemica contro lInquisizione era giunto a chiedersi quale fosse il diritto stesso di punire, Ferdinando Facchinei fin per trovare due termini: Beccaria fu per lui il Rousseau degli italiani e un socialista, La prima qualifica, dopo tutto quello che abbiam detto finora, tuttaltro che inattesa. La seconda continua ancora a stupire i lettori, che hanno dovuto ammettere come questa fosse probabilmente la prima volta in cui una lingua moderna adoprasse il termine di socialista221 . Hans Mller ci ha detto che la parola socialista, dapprima nella sua forma latina e poi, rapidamente, in quella italiana, nata e si diffusa a mezzo il secolo XVIII ed stata adoperata, a quanto pare, per la prima
220 Riprodotto in B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., pp. 174-75. 221 H ANS M LLER, Ursprung und Geschichte des Wortes Sozialismus und seiner Verwandten, Hannover 1967. Per la parola italiana, aggiungere: F RANCO V ENTURI, Socialista e socialismo nellItalia del Settecento, in Rivista storica italiana, 1963, I, pp. 129 sgg.

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volta, dal benedettino tedesco Anselm Desing a designare la corrente del diritto naturale che faceva capo a Pufendorf e a Cumberland e che poneva la socialitas, listinto sociale delluomo, alla base stessa dogni diritto di natura. Cos facendo questi pensatori, questi socialisti finivano, secondo il polemista cattolico, col far astrazione da ogni elemento religioso nella loro visione della societ, col guardare ad ogni atto umano unicamente dal punto di vista della societ, lasciando cadere la rivelazione, la religione, la chiesa. In questo i socialisti sempre secondo lui, finivano col confondersi con gli altri naturalisti, perfino con gli hobbesiani, che pur negavano la socialitas, ma che concordavano con loro nella volont di guardare unicamente ai beni terrestri, ai commoda huius vitae222 . Desing nulla sapeva di Shaftesbury e del
222 A NSELM D ESING, Juris naturae larva detracta compluribus libris sub titulo juris naturae prodeuntibus, ut puffendorfianis, heineccianis, wolffianis, etc., Monaco 1753, in tre volumi. Si veda la sua critica al concetto di socialitas vol. I, p. 25, I naturales socialistae e cio Pufendorf e Cumberland ammettono essi stessi che la religione cristiana donat socialitatem veram. Perch non la pongono dunque al centro delle loro dottrine? (Ibid., p. 69). In realt: Socialitas Puffendorfii caret capite, id est Deo (p. 75). E altrettanto si pu dire per tutti i naturalistae (p. 77). Socialistae e naturalistae, invano tentano di distinguere tra il diritto naturale e la rivelazione. Socialistae etiam religionem veram ac revelatam subjciunt ac subordinant fini societatis (ibid., p. 87). Adopera spesso la parola sociales praticamente nello stesso senso di socialistae (ibid., p. 87 sgg.), concludendo che sententia socialium non est apta ad refraenandos homines ab injustitia (ibid., p. 97), che anzi doctrina socialium potius ad evertendam societatem nata est (ibid., p. 100). Essi hanno in comune con Hobbes lidea che la legge naturale deve servire unicamente alla conservazione dei beni di questo mondo (ibid., p. 101). Cfr. I LDEFONS S TEG MANN , Anselm Desing Abt von Ensdorf, 1699-1772. Ein Beitrag zur Geschichte der Aufklrung in Bayern, Mnchen 1929. Sul problema della socialitas si veda J. N. H ERITUS, De so-

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suo entusiasmo sociale, Ma la sua parola socialista designava proprio quella corrente di pensiero che, laicizzata, moralizzata, aveva trovato la propria espressione nel filosofo e deista inglese. E la stessa parola, nel giro di pochi anni, era destinata a passare dal latino allitaliano, e ad essere usata, per la prima volta in volgare nel 1765, a proposito di Beccaria. Non designava ormai pi soltanto chi poneva la socialit come un elemento costitutivo e primordiale delluomo, ma finiva fatalmente per indicare uno scrittore che voleva una societ di liberi e di eguali e che si era ispirato a Rousseau. Quasi tutto quello che avanza il nostro autore.., non appoggiato che su i due falsi ed assurdi princip che tutti gli uomini nascano liberi e sianonaturalmente uguali223 . Poveri e ricchi, docili e ribelli, forti e deboli, gli uomini erano tuttaltro che liberi e uguali, e proprio per questo avevano bisogno di una autorit che li guidasse, li punisse. A sua. volta questa autorit aveva necessit della tortura e della pena di morte per agire, cos come aveva bisogno, a sua unica possibile giustificazione, di una suprema sanzione religiosa. Senza autorit, costrizione, subordinazione e religione ogni umana societ era impensabile. Bastava fare il confronto con lo stato di natura per persuadersene. Anche nello stato di primitiva, naturale libert era giusto uccidere per difendere la propria vita. Su questo, diceva Facchinei, anche tutti i socialisti erano daccordo. Come immaginare che, con la creazione delle leggi, questo originario diritto venisse a cadere? Non era certo

cialitate primo naturalis juris principio dissertatio, in J. N. Hertii Commentariorum atque opuscolorum de selectis et rarionibus ex jurisprudentia universali, publica, feudali et romana, nec non historia germanica argumentis tomi tres, Frankfurt 1700, vol. I, pp. 88 sgg. 223 Riprodotto in B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p. 173.

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possibile, atteso il presente stato e condizione dellumana natura, formare una societ in cui non si trovi nessuno tanto iniquo che sia capace di ammazzare per qualunque motivo qualcuno de suoi consocii. Non credo chun socialista voglia essere tanto poco compiacente che non mi voglia accordare essere ci impossibile224 . Listinto sociale non avrebbe mai prevalso abbastanza da rendere inutile la necessit di reprimere i delitti. Anche i socialisti sarebbero stati costretti ad accettare una simile constatazione. Lutopia era impossibile. Ma perch la pena di morte? Anche Beccaria si era rifiutato di fare sboccare listinto sociale, la socialitas nellutopia. Ma, giunto di fronte alla forca, aveva indicato una diversa soluzione del problema. Nel disegno da lui schizzato ed inviato alleditore perch lo facesse incidere per la terza edizione dellopera sua, nel 1765, si vedeva una giustizia che aveva le fattezze di una Minerva, fondendo in s la legge ela sapienza, che allontanava da s, con gesto orripilato, le teste mozze che le porgeva il boia, mentre volgeva invece i suoi occhi benevoli e sorridenti verso gli strumenti del lavoro, i badili, le seghe ecc225 . Alla pena di morte bisognava sostituire il lavoro forzato. Soltanto cos la societ avrebbe evitato di compiere un delitto giuridico e il delinquente avrebbe potuto pagare il suo debito allo stato. Questa sarebbe stata lunica riparazione socialmente razionale e utile. Le implicazioni sociali di una simile soluzione si rivelarono a poco a poco, durante il dibattito che venne allarIbid., p. 168. F RANCO V ENTURI, Limmagine della giustizia, in Rivista storica italiana, 1964, III, pp. 705 sgg con le aggiunte e correzioni di L UIGI F IRPO, Contributo alla bibliografia del Beccaria (Le edizioni italiane settecentesche del Dei delitti e delle pene), in Atti del convegno internazionale su Cesare Beccaria promosso dallAccademia delle scienze di Torino (4-6 ottobre 1964), Torino 1966, pp. 329 sgg.
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gandosi, un po in tutta Europa, attorno allopera di Beccaria. Chiedersi se il lavoro forzato era una risposta adeguata ai delitti non era soltanto domandarsi se esso poteva spaventare abbastanza i potenziali delinquenti, se esso era praticamente applicabile, se cio esso rispondeva alle esigenze fondamentali di ogni repressione della criminalit. Non sul piano tecnico, penalistico si ebbero le risposte pi significative a Dei delitti e delle pene. Si vide ben presto che Beccaria aveva voluto in realt rispondere non soltanto alle esigenze di una umanizzazione e di un perfezionamento del diritto, ma che il suo pensiero mirava al centro stesso dellumana societ. Dalle riforme da lui proposte non fu difficile risalire di nuovo a quellutopia potenziale dalla quale egli era partito. Gi il padre Facchinei saccorse che il lavoro forzato aveva un significato soltanto se esso fosse ben diverso dal lavoro libero, se la condizione del condannato risultasse sostanzialmente mutata rispetto a quella di chi doveva lavorare per guadagnarsi da vivere. Eppure, bastava guardarsi attorno per accorgersi, diceva, che questa distanza e differenza non esisteva e che tale era la miseria di chi lavorava da non rendere la sua situazione molto diversa da quella che Beccaria proponeva fosse assegnata ai forzati. Dalla vita che menava limmaginario assassino.., a quella dei schiavi non vi corre chun passo solo... Noi abbiamo davanti agli occhi lesempio di moltissimi che menano spontaneamente una vita pi dura della pi dura schiavit226 . Tra la condizione dei forzati e quella dei poveri tendeva a scomparire ogni differenza. Era la societ stessa, non il giudice, a condannare i miserabili alla condizione in cui essi si trovavano. La discussione prese ben altra ampiezza quando, nel 1766, il libro di Beccaria venne pubblicato nella versione francese di Morellet e quando lautore, nellautunno
226

B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., pp. 172-73.

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dello stesso anno, si rec a Parigi a ricevere gli elogi dei philosophes. Anche qui, lasceremo da parte la discussione tecnica suscitata in Francia, pur cos vivace e varia. In fondo non era questo il compito di uomini come Morellet o Diderot, Voltaire o dHolbach. Quel che pi importa la loro reazione di fronte al dilemma utopia o riforma che essi in vario modo sentirono presente nelle pagine di Beccaria. DAlembert fu impressionato dallintrecciarsi, in quel libro, di logica, di precisione et, en mme temps, de sentiments e dhumanit227 . Ragione e sentimento, polarit che colpiva ognuno, che era laspetto pi visibile di tutto latteggiamento di Beccaria di fronte alla societ, del suo socialismo e del suo utilitarismo. Melchior Grimm non fu sordo allappello riformatore che pagina dopo pagina lo scrittore milanese sembrava rendere pi intenso e pi pressante. Dopo questopera, diceva, era indispensabile remdier la barbarie froide et juridique de nos tribunaux228 . Morellet si sforz di trasformare Dei delitti e delle pene, traducendolo, in un vero e proprio Trait, in un sistema giuridico capace di essere la base di un nuovo codice. Beccaria aveva avuto certo il merito, con il suo amour de lhumanit e la sua sensibilit tendre daver portato lmotion dans lme de ses lecteurs. Malheur aux hommes froids qui pourroient parler sans enthousiasme des interts de lhumanit: pourvu que cet enthousiasme ne nuise point la solidit des raisons et quen se livrant aux mouvemens dune loquence sduisante on ne scarte pas du che227

Ibid., p. 312, lettere di dAlembert a Frisi, del 9 luglio

1765.
228 Ibid., p. 320, tratto da un articolo della Correspondance littraire dove si trova, alla data del I agosto 1765, nel vol. VI delledizione di Maurice Tourneaux, Paris 1878, pp. 329 sgg.

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min de la vrit229 . In realt, secondo Morellet, Beccania era precisamente caduto in un simile errore. Bisognava riordinare quel libro secondo una disposizione pi logica, pi classica, pi sistematica. E cos egli fece, attirandosi una vera maledizione da parte di Diderot, che laccus di aver ucciso quel libro, daver distrutto il ritmo stesso che ne era la vita, con lintrodurre le protocole de la mthode dans un morceau o les ides philosophiques, colores, bouillantes, tumultueuses, exageres conduisent chaque instant lauteur lenthousiasme. Perch non rispettare, nella traduzione, quelle dissonances morales che facevano passare lautore de la fureur au calme, per poi tornare dalla ragione allentusiasmo?230 . La discussione, anche sul terreno stilistico, fu ampia in quegli anni, al di qua e al di l delle Alpi. N par dubbio che rivelasse, anche in questo modo, la realt pi profonda del pensiero e della personalit di Beccaria. Rousseau ed Helvtius, sentimento e calcolo riaffioravano, come i contemporanei non poterono non vedere, nel modo stesso, nelle parole e nelle frasi con cui egli aveva espresso il suo pensiero231 . Voltaire era troppo impegnato nella sua battaglia contro le ingiustizie e le crudelt dei Parlamenti per risalire allorigine del libretto che egli tanto ammirava. N queste fonti sarebbero state di suo gradimento, se si fosse soffermato ad esaminarle. La tentazione e la tensione
229 B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p. 330. La versione di Morellet, sotto il titolo di Trait des dlits et de: peines, traduit de lItalien daprs la troisime dition, revue, corrige et augmente par lauteur, avec des additions de lauteur qui nont pas encore paru en Italien, apparve a Parigi, con lindicazione di Lausanne, nel 1766. 230 Ibid., p. 405, tratto dalle uvres compltes cit. di Diderot, vol. IV, pp. 60 sgg. 231 Ibid., pp. 205 sgg.

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dellutopia non era fatta per lui. Accett Beccaria per ci che questi affermava contro il disordine e lorrore della giurisprudenza. Incaric un avvocato suo conoscente di Besanon, Christin de St. Claude, di esaminare e sviluppare la parte pi propriamente tecnica, adattandola alla situazione francese. Vaggiunse numerose pagine di vigorosa polemica e pubblic il tutto, nel 1766, in gran fretta, sotto il nome di Commentaire. Opera destinata a diventare famosa, a diffondersi dappertutto (tra laltro, la prima opera di Voltaire stampata al di l delloceano, nelle colonie inglesi)232 . Rileggerlo dopo aver terminato Dei delitti e delle pene, in una delle tante edizioni che accomunarono questi due scritti nel loro destino, unesperienza utile per capire quel che avevano in comune e quello in cui differivano gli uomini dei lumi a met degli anni 60. Particolarmente caratteristico il paragrafo sulla pena di morte. Voltaire non simpegna a fondo nel chiedere la sua abolizione. Per lui pi una questione dumanit e dopportunit che di principio. Il est vident que vingt voleurs vigoureux, condamns travailler aux ouvrages publics toute leur vie servent ltat par leur supplice et que leur mort ne fait du bien quau bourreau que lon paie pour tuer les hommes en public. Le implicazioni sociali del problema sono evitate e sostituite da una generica fiducia nel valore morale del lavoro. Forcez les hommes au travail, vous les rendrez honn232 M ARCELLO T. M AESTRO, Voltaire and Beccaria as reformers of criminaal law, New York 11942; I RA O. W ADE, The search for a new Voltaire. Studies in Voltaire based upon material deposited at the American Philosophical Society, in Transaction of the American Philosophical Society, nuova serie, vol. XLVIII, parte IV, luglio 1958, pp. 86 sgg.; P AUL M. S PURLIN, Beccarias essay on crimes and punishments in eighteenth century America, in Studies on Voltaire and the eighteenth century, vol. XVII, pp. 1489 sgg.

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tes gens233 . In Voltaire la lotta contro il male, la crudelt, lingiustizia sempre puntuale, tutta concentrata in questo o quellaspetto concreto. Non porta a generalizzazioni di principio. Anche la corrispondenza che egli ebbe con Beccaria ne una riprova. Voltaire tende sempre a trascinarlo nelle sue battaglie, a farne un suo alleato contro i giudici che hanno condannato Calas o La Barre. De quelque ct quon jette les yeux, on trouve la contrarit, la duret, lincertitude, larbitraire. In mezzo a questo caos legislativo egli si muoveva meglio di ogni altro e sapeva combattere con armi taglienti, precise, aggiustate. Quando poi rifletteva al significato generale della sua battaglia, come ad esempio nelle righe conclusive di questo Commentaire, egli vedeva di fronte a s un perfezionamento della giurisprudenza piuttosto che unopera di trasformazione stessa della societ da compiere attraverso un nuovo codice di leggi. Nous cherchons dans ce sicle tout perfectionner, cherchons donc perfectionner les loix dont nos vies et nos fortunes dpendent234 . E quando, in mezzo alla sua lotta quotidiana, egli alzava gli occhi a guardare pi lontano, lobiettivo della sua polemica diventava la religione. Quelle abominable jurisprudence que celle de ne soutenir la religion que par des bourreaux scriveva a Beccaria il 30 maggio 1768 Voil donc ce quon appelle une religion de douceur et de charit!235 . Pi difficile cogliere la posizione di Diderot. I documenti stessi sui quali dobbiamo fondarci per interpreta233 B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p. 374, tratto dal Commentaire sur le trait Des dlits et des peines, X, De la peine de mort. 234 B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p. 379, XXIII, Ide de quelque reforme. 235 Ibid., p. 451, tratta dalla Correspondance, a cura di T. Besterman, vol. LXIX, pp. 1599 sgg., n. 14 090.

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re il suo pensiero a questo proposito sono incerti e alcune almeno delle postille allopera di Beccaria che gli sono tradizionalmente attribuite non possono non suscitare parecchi dubbi sulla loro autenticit236 . A casa del barone dHolbach, nella Correspondence littraire del suo amico Grimm e con il pittore Allan Ramsay egli discusse animatamente di questi problemi. Quando questultimo gli mand una lettera di confutazione delle basi stesse del libro di Beccaria, Diderot si affrett a tradurla e a farla circolare237 . La confutazione dellartista scozzese era radicale. Non la natura dellumana societ bisognava indagare per stabilire una giusta legge penale. Alle forme politiche concrete dogni paese era necessario rifarsi e da esse trarre anche le armi per la lotta contro i criminali. La sua visione voleva essere realistica, per cos dire machiavellica, fondata tutta sul riconoscimento della forza, della necessit, del caso come fondamento dogni governo. Gli sembrava di riconoscere nellopera di Beccaria i caratteri tipici dellutopia: tout ouvrage spculatif, tel que celui Dei delitti e delle pene, rentre dans la catgorie des utopies, des rpubliques de Platon et autres politiques idales, qui montrent bien lsprit, lhumanit et la bont dme des auteurs, mais qui nont jamais et nauront jamais aucune influence actuelle et prsente sur les affaires.... Radicale era la sua sfiducia nella capacit riformatrice della filosofia. A nulla serviva gridare la propria indignazione. A meno ancora criticare. I fatti, il destino dominavano il mutamento delle umane cose. Les cris des sages et des philosophes sont les cris de
Ibid., pp. 397 sgg. Ibid., pp. 543 sgg., tratto da D. D IDEROT, Correspondance, a cura di George Roth, vol. V, Paris 1959, pp. 244 sgg. Si veda una non molto diversa versione in D IDEROT, uvres compltes cit., vol, IV, pp. 52 sgg. Cfr. A LASTAIR S MART, The life and art of Allan Ramsay, London 1952.
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linnocent sur la roue, o ils ne lont jamais empch et jamais ne lempcheront dexpirer, les yeux tourns vers le ciel... Ce nest jamais la harangue du sage qui dsarme le fort: cest une autre chose, que la combinaison des vnements fortuits amne238 . N il grido, n il ragionamento servivano a nulla. Utopia e riforma cadevano insieme di fronte a questo disperato scetticismo, a questa implacabile freddezza. difficile dire fin dove Diderot, che pure al pensiero di Hobbes guard spesso con grande interesse, potesse essere influenzato da questa lettera di Allan Ramsay. Possiamo al massimo ammettere che il crudo realismo di questultimo lo aiut a compiere un passo di pi verso il tentativo di liberarsi dal senso di colpa che la tortura, la pena di morte, la crudelt della societ avevano ispirato a Beccaria, sospingendolo in qualche modo verso un pi distaccato e freddo giudizio sullorigine e la natura del diritto di punire, sullincidenza stessa che poteva avere una buona o cattiva legge penale. La societ era dominata dalla volont di mantenersi al potere di chi governava. Le pene non erano mai state inflitte in proporzione del danno portato dal delitto, mais en raison de la scurit des matres239 . In questa lotta perpetua, quale era la parte dei mali derivante dallapparato giudiziario rispetto a quelli che traevano origine dal caso, dallincuria, dalla pura e semplice disorganizzazione? Il y a environ dix-huit millions dhommes en France, on ne punit pas de peine capitale trois cents hommes par an dans tout le royaume; cest--dire que la justice criminelle ne dispose par an de la vie dun seul homme sur soixante mille; cest--dire quelle est moins funeste quune tuile, un grand vent, les voitures, une catin malsaine, la plus frivole des passions, un rhume, un mauvais,
B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p. 545. Ibid., p. 407, tratto dalle uvres compltes cit. di Diderot, vol. IV, pp. 60 sgg.
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mme un bon medecin...240 . Simili pensieri Diderot ripet pochi anni dopo anche a Caterina, nelle sue Observations sur le Nakaz: Je ne prtends point ter au Trait des dlits et des peines le caractre dhumanit qui lui a mrit un si gran succs. Je fais autant de cas que personne de la vie des innocents et mes opinions particulires ne peuvent que minspirer la plus grande commisration pour les coupables. Cependant je ne puis mempcher de calculer241 . Diderot non intendeva evidentemente, e lo dice egli stesso, giustificare in alcun modo la crudelt della giustizia tradizionale. Intendeva invece attirare lattenzione sulla multitude dinconvnients qui sont bien autrement graves et auxquels on ne donne aucune attention242 . Potremmo dire che la coscienza sociale, che si concentrava in Beccaria attorno alle carceri e alle forche, tendeva in Diderot a disperdersi su tutti gli aspetti dellumana convivenza. E, data la sua volont di maggiore distacco, il socialismo tendeva a diventare sociologia, se vogliamo adoperare termini che sono appena troppo moderni e recenti, essendo luno gi in uso, come abbiamo visto, e cominciando ad affermarsi la nuova scienza sociologica proprio in quegli anni, tra la Scozia e il continente. Ma non rischiava Diderot di sminuire e smorzare cos ogni volont riformatrice? Se lo chiedeva anche lui. Tornava sui propri pensieri, in dubbio, per poi giustificarli finalmente con laffermazione che una verit era sempre bene dirla apertamente. Ma anche questo non sembrava risolver la questione. In realt in Francia, malgrado Voltaire, malgrado linfluenza di Beccaria, malgrado la buona volont dei filosofi, la riforma del diritto penale proIbid.. D IDEROT, uvres politiques, a cura di Paul Vernire, Paris 1963, p. 395, Observations sur le Nakaz, LXII. 242 Ibid., p. 398.
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cedette lenta ed incerta nel quarto di secolo che segu la pubblicazione di Dei delitti e delle pene. La Francia tard ad abolire la tortura, non segu lesempio toscano nel ricusare completamente la pena di morte, non procedette ad una nuova codificazione, mantenne un regime carcerario crudele. Le ragioni sono molte e vanno cercate nel potere dei Parlamenti, nellimportanza politica, come forza autonoma e di opposizione, che essi andarono prendendo in quegli anni, casi come, evidentemente, nel crescere della pericolosit sociale degli elementi plebei e contadini, mendicanti e briganti nella Francia della fine dellantico regime. Gli storici moderni, da George Lefebvre a G. Rud, hanno posto laccento su questa spiegazione sociale e politica, descrivendoci e facendoci conoscere sempre pi dettagliatamente la situazione delle classi e dei gruppi nelle campagne e nelle citt. Partendo da una concezione sociologica questi storici sono giunti a scoprire una realt che Diderot aveva intuito, a portare il calcolo l dove egli aveva chiesto venisse utilizzato243 . Ma ora che conosciamo cos bene tutte quelle cifre, dobbiam pure riporci il problema se quel ritardo nella trasformazione della Francia non derivasse pure, almeno in non piccola parte, proprio da quella sfiducia nelle riforme parziali, da quella svalutazione dei problemi del codice penale, da quella convinzione. che fin col prevalere tra i philosophes secondo la quale soltanto una trasformazione completa, integrale della societ avrebbe reso possibili quei miglioramenti che Beccaria invocava scrivendo il suo libro. Lutopia duna transmutazione totale
243 Di Georges Lefebvre baster ricordare Les paysans du Nord pendant la Rvolution franaise (1924), La grande peur, 1789 (1932), cos come i numerosi ulteriori lavori suoi e della sua scuola, che hanno rinnovato la nostra conoscenza della societ francese al tramonto dellAntico regime. Di Georges Rud si veda soprattutto The crowd in history, 1730-1848, New York-London 1964.

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della societ riappariva in altra veste, in forma di calcolo sociologico, di delusione di fronte allincapacit del governo francese, di rivolta e di speranza, ancora una volta congiunte e unite. Gi Diderot era parso cedere su un punto decisivo. Luomo ucciso da una delle tante cause sociali, dalla prostituzione o dalle carrozze, egli aveva scritto, peut tre un fripon ou un homme de bien, au lieu que celui qui tombe sous le glaive de la justice est au moins un homme suspect, presque toujours un homme convaincu et dont le retour la probit est desespr244 . Diderot finiva cos col disperare della possibilit di salvare chi era sulla via del delitto. Secondo Beccaria invece, non le categorie sociali dovevano guidare la giustizia e neppure quelle morali, quali che fossero, ma la pura e semplice volont di non uccidere, di non proseguire cos la lotta dello stato di natura, di non spezzare in tal modo le basi stesse duna convivenza sociale quale egli la concepiva. Labbandono di questa concezione beccariana sembra aver suscitato nei philosophes parigini una sorta di eruzione di paradossi, daver sbrigliato la loro fantasia sociale. tradizionalmente attribuita a Morellet, ad esempio, lidea, che forse sarebbe pi ovvio attribuire a Diderot, di fare dei forzati dei veri e propri schiavi i quali, come tali, sarebbero stati employs la propagation du genre humain. I loro figli sarebbero stati lvs avec soin dans les lieux destins cel. Ci avrebbe avuto, oltre il vantaggio economico di moltiplicare la mano dopera, quello scientifico di dimostrare la falsit del prjug de la transmissibilit des vices. Il filosofo scatenato che cos ragionava non mancava neppure di pensare che si sarebbero dovuti punire questi forzati nella loro stessa funzione di riproduttori, riuscendo ad attacher plus ou
244 B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p. 407, tratto dalle uvres compltes cit. di Diderot, vol. IV, pp. 60 sgg.

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moins lacte mme du plaisir, la douceur de devenir pres, lhumiliation et lamertume245 . questo uno degli aspetti pi paradossali e strani di tutta la casistica settecentesca sulle diverse forme che avrebbe dovuto assumere la repressione dei delitti, una volta scartata la tortura e la pena di. morte. Si sarebbe quasi tentati di affermare che limmaginazione punitiva, la quale per secoli si era spiegata nellinventare sempre nuovi tormenti, nuove ruote e tenaglie, pi complesse e spettacolari forme per squartare e fare a pezzi i delinquenti, si riversasse ora nei canali che il nuovo utilitarismo, il nuovo calcolo sociale, la nuova concezione dei rapporti tra lindividuo e la societ sembrava imperiosamente indicare. Gi Maupertuis aveva proposto di servirsi dei condannati per eseguire su di loro delle esperienze mediche e lidea venne riproposta, in Italia, allo stesso Beccaria, dal maggiore economista del Settecento piemontese, Giambattista Vasco246 . Le modalit del lavoro forzato, onde renderlo sempre pi efficace ed esemplare, furono il campo preferito di simili speculazioni. Nella stessa legge toscana del 1786, il primo codice che abolisse completamente la pena di morte, non poco curioso leggere gli articoli che riguardano i lavori forzati247 . Nei pi diversi angoli dEuropa si fece a gara per organizzare i condannati in modo da dar ragione a Beccaria, per renderli pi utili alla societ e a se stessi. Tutta la discussione sui lazzaretti e le carceri, da Howard a Bentham, fu, negli ultimi anni del Settecento, un altro tipico punto di incontro duna auIbid., p. 390. P IERRE -L OUIS M OREAU D E M AUPERTUIS, Lettre sur le progrs des sciences (1752), in uvres, Lyon 1756, tomo II, pp. 375 sgg., II, Utilits du supplice des criminels, e B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p. 211 sgg., lettera di Giambattista Vasco a Beccaria, del 31 gennaio 1768. 247 Ibid., pp. 258 sgg.
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tentica, profonda filantropia illuministica e dun nuovo calcolo economico con qualcosa di pi inquietante, con una antica crudelt che veniva a rivestire forme nuove e pi razionali. N mancarono, in Francia, coloro che ripresero e svilupparono gli argomenti ai quali gi Facchinei aveva cominciato ad accennare contro le pene che avrebbero dovuto sostituire quella capitale, contro la proposta beccariana del lavoro forzato. Il Journal conomique e il Mercure de France del 1770 pubblicavano un Fragment dune lettre de M. Linguet lauteur du Trait des dlits et des peines. Gli pareva vederseli di fronte agli occhi, quei forzati. Il faut des gardes vos prisonniers, il faut des alimens; nourissez-les mal, en les accablant de fatigues, ils priront bientt; il ny aura de chang que le nom et lappareil de la peine, car ce sera toujours vous qui les aurez tus. Il lavoro forzato appariva come unipocrisia soltanto, di chi si rifiutava di guardare in faccia la pena di morte. Questa, e questa soltanto era la extrema ratio. Soltanto le forche avrebbero fermato i ricchi e nobili dallesercitare il loro droit de commettre des crimes sans inquitude... Votre douceur seroit lappas du crime. Il ne resteroit la chaine que les criminels les plus indigens, les plus dpourvus de ressources et par consquent les plus excusables suivant vos principes248 . Il vero problema non stava nelle forche, e nei lavori forzati ma in una societ divisa in miseri e opulenti, in oppressi e oppressori. Fin quando questa fosse esistita, lumanitarismo prematuro, lindulgenza fuori stagione facevano soltanto il gioco dei ricchi e dei potenti. I poveri, gli oppressi avevano ancora bisogno di protezione, e questa non poteva venire, come Linguet spieg poi in numero248 B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p 454, tratto dal Journal conomique, aprile 1770, pp. 171 sgg. e dal Mercure de France, luglio 1770, pp. 139 sgg.

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se sue altre opere di quegli anni, che da un forte e magari dispotico potere centrale. La discussione sul lavoro forzato and poi allargandosi in tutta Europa e rivestendo spesso le forme dun calcolo sempre pi duro e spietato sullutilizzazione della mano dopera dei condannati o richiamando invece i legislatori, come fece cerbatov in Russia, al dovere di non mascherare sotto il nome di lavori forzati o della pena dello knut una esecuzione capitale peggiore di quella che si era voluta formalmente abolire249 . Il dibattito mise tutti di fronte ai fatti e ai problemi che non potevano non nascere il giorno in cui si fosse effettivamente cercato di far passare nelle cose Dei delitti e delle pene. Giuseppe Gorani tent di rispondere a Linguet rifacendosi a Montesquieu e fondandosi sullidea che la tolleranza e la giusta proporzione delle pene avrebbero finito col diminuire il numero e la crudelt dei delitti. La dolcezza delle pene era la migliore prevenzione. Una giustizia meno armata avrebbe visto un sempre minor numero di delinquenti. In ultima analisi, le riforme avrebbero migliorato la societ250 . Ma lidea che la disuguaglianza e lingiustizia sociale rendessero vane queste speranze fin sempre pi col dominare, col soverchiare questo dibattito. Nessuno lo disse pi energicamente di Mably nella sua opera De la lgi249 Si veda soprattutto L EON R ADZINOWICZ, A history of criminal law and its administration from 1750, vol. I, The mouvement for reform, London 1948; J AMES H EATH, Eighteenth century penal theory, Oxford 1963; G USTAV R ADRUCH, Elegantiae juris criminalis. Vierzeln Studien zur Geschichte des Stra frechts, Basel 1950; M. M. CERBATOV , So cinija, a cura di I. p. Chru cv, Pietroburgo 1898, vol. I, pp. 427 sgg. 250 B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., pp. 458 sgg., tratto da G IUSEPPE G ORANI, Il vero dispotismo, Londra (ma Ginevra) 1770, vol, II. p. 227.

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slation ou principes des loix, pubblicata nel 1776, lanno della caduta di Turgot, lanno decisivo per le sorti delle riforme illuministiche in Francia251 . Al centro di questo libro stava un dialogo tra deux hommes dun mrite rare, lun sudois et lautre anglois, distintisi ambedue dans les assembles de leurs pays. Linglese rappresentava il patriottismo e la filantropia britannica, lo svedese sosteneva i princip delluguaglianza e la pi austera e rigida morale politica. Ambedue partivano dal presupposto che la nature invitoit les hommes la communaut des biens, ma che gravissimi erano gli ostacoli che si frapponevano al rtablissement de lgalit. Come pensare di poter abbandonare la pena di morte, come sognare di rendere meno gravosi i lavori forzati, le carceri? Quando la societ, fatta per esser comunista, non riusciva ad esserlo, tutto costringeva luomo alla triste, tragica necessit di stabilire delle dure leggi penali, dinfliggere al proprio simile le pi terribili punizioni. Voil ce que cest que davoir tabli cette proprit qui a fait natre tant de vices dans le monde et qui force presque le lgislateur tre barbare. Il est vraisemblable que si les hommes avoient vcu dans cette heureuse communaut de biens que je regretterai ternellement, leurs passions sages, prudentes et tranquilles sans effort, nauroient pas eu besoin dtre reprimes par cette svrit terrible dont la justice est aujourdhui oblige de sarmer. Ma ormai non cera pi nulla da fare: lutopia era tramontata. Restava il duro realismo, laccettazione delle leggi duna societ ingiusta. Ogni speranza di riforma era unillusio251 B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., pp. 469 sgg., tratto da G ABRIEL B ONNOT D E M ABLY, De la lgislation ou principes des loix, Amsterdam 1776, vol. II, pp. 92 sgg., libro III cap IV Que le lgislateur doit faire aimer ses loix. Les chtimens doivent tre doux. Du pouvoir des bonnes murs pour attacher les citoyens au gouvernement.

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ne. Ogni indulgenza ai beaux sentimens dhumanit, ogni rifiuto della pena di morte, ogni tentativo di sostituirla con altre diverse pene somigliava in realt cette cruaut sublime de Tibre que ne faisoit mourir ses ennemis que quand il avoit puis tous les moyens de les tourmenter. Perch torturare la gente nei lavori forzati, costringendo i guardiani a diventare dei mostri, sperando che i condannati si sarebbero umiliati a servir desempio al prossimo, mentre essi ritrovavano la loro dignit soltanto in una ribalda fierezza? Il ny a pas quinze jours que je rencontrai une bande de malheureux quon envoyoit aux galres... Ils chantoient de toute leur force... Meglio era accettare la necessit ineliminabile del diritto di punire, quando luomo non era in grado di ristabilire la comunit dei beni. Meglio non chiudere gli occhi di fronte al patibolo. Cos gli uomini degli anni 70 e 80 in Francia si andarono preparando alla rivoluzione. Le vie erano molte, e varrebbe la pena di seguire quella, ad esempio, di Brissot de Warville, anchegli in appassionata discussione con le idee di Beccaria in quegli anni252 . Basta aprire lEncyclopdie mthodique nel volume sullEconomie politique pubblicato nel 1788, l dove si discuteva De la peine de mort, per cogliere questa suprema stanchezza di fronte alle riforme, questo scetticismo ormai e realismo trionfante, subito prima che avesse inizio la rivoluzione. Momento di bonaccia prima della tempesta, equilibrio apparente prima che si riaprisse in Francia e in Europa un nuovo ciclo nei contrasti e nei rapporti dellutopia e della riforma.
252 B ECCARIA, Dei delitti e delle pene cit., p. 500 sgg., si vedano soprattutto, di Brissot di Warville, le Recherches philosophiques sur le droit de proprit et sur le vol, considrs dans la nature et dans la socit (1780) e la Thorie des loix criminelles (1781).

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Capitolo quinto Cronologia e geografia dellilluminismo

Un problema politico, la tradizione repubblicana, e un problema giuridico e morale, il diritto dl punire ci hanno condotti l donde mille strade sembrano dipartirsi, invitandoci a conoscere lilluminismo in tutti i suoi pi diversi aspetti. Ma linvito deve rimanere aperto, n mancano fortunatamente oggi molti che per questa ricerca sono pronti a rimettersi in cammino. Noi dovremo invece, concludendo, guardare allEuropa dei lumi nel suo assieme, cercando di coglierne il ritmo e di fissarne i confini. Ho tentato una decina danni fa di far qualcosa di simile in un rapporto al Congresso degli storici che si tenne a Stoccolma nel 1960253 . Forse potr esser utile dir qui a voce alta i dubbi e i ripensamenti, le aggiunte e le correzioni che mi hanno suggerito i molti studi apparsi nellultimo decennio ed anche le ricerche che ho potuto compiere io stesso, soprattutto sullItalia del Settecento. I molti saggi di storia economica del XVIII secolo forniscono ancora un quadro molto disuguale a seconda delle varie zone e dei diversi paesi dellEuropa di quellet. Possiamo conoscere molto bene certi aspetti di quella realt, mentre numerosi altri restano nellombra. Ma, anche se gli strumenti che abbiamo a disposizione sono gravemente disuguali e talvolta mancano addirittura, non pi possibile, a mio parere, evitare la domanda che ogni studioso del XVIII secolo deve ormai porsi, fin dove cio il trend generale delleconomia francese descrit253 F RANCO V ENTURI, Lilluminismo nel settecento europeo, in XI Congrs international des sciences historiques, Rapports, vol. IV, Histoire moderne, Gteborg-Stockholm-Uppsala 1960, pp. 106 sgg.

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toci da Labrousse sia valido, pur con tutte le variazioni locali, anche per il resto del continente254 . A un periodo di espansione che corrisponde al primo quarto del secolo, fanno seguito la depressione degli anni 30, la ripresa degli anni 40 e un periodo despansione che dura fino al 1770 circa, per poi essere sostituito da un periodo di alti e bassi che sfocia sugli anni della rivoluzione. Verificare un simile trend fuori della Francia spesso difficile. L dove lo spezzettamento politico grande, come in Italia o in Germania, la piccolezza dei mercati locali tende ad offuscare le linee generali dellandamento economico. In altri paesi, come in quelli delloriente europeo, la permanenza della servit contadina d a tutta leconomia una forma diversa come anche i recenti studi di Witold Kula hanno confermato255 . In Inghilterra linizio della rivoluzione industriale muta anchesso profondamente la situazione256 . E cos potremmo continuare parlando delle terre pi diverse. Eppure, malgrado tutto, par difficile non riconoscere un ritmo comune, al di l delle differenze locali. Ogni volta che si riguarda la curva che Labrousse ha tracciato del prezzo del grano in Francia, ogni volta che si constata laumento della popolazione europea nel Settecento, impossibile non dirci che tutta la societ e non soltanto il movimento delle idee e della politica ad essere in espansione allinizio del secolo, ovunque in crisi negli anni 30, trovare il suo apice negli anni 50 e 60, per poi entrare in un periodo di profondo
254 C. E. L ABROUSSE, Esquisse du mouvement des prix et des revenus en France au XVIIIe sicle, Paris 1932 e G. L EFEBVRE, Le mouvement des prix et les origines de la Rvolution franaise, in Annales dhistoire conomique et sociale, vol. IX, 1937, pp. 139 sgg. 255 W ITOLD K ULA, Teoria economica del sistema feudale. Proposta di un modello, Torino 1970. 256 M ATHIAS, The first industrial nation cit.

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turbamento, nellultimo venticinquennio del secolo. la curva del Settecento, ed quella dellilluminismo. Ma se questo vero, non meno vero che le situazioni locali differenziano questo ritmo, creando punte e ritardi, immobilismi e brusche avanzate. Prendiamo il momento dellinversione del trend, gli anni 30 e 40, e guardiamo quel che avviene nei diversi paesi. Nella penisola iberica gli economisti tornano a riproporre i programmi e le idee che si erano elaborati durante la guerra di successione spagnola o nel periodo immediatamente successivo, quando le condizioni fatte al paese col trattato di Utrecht avevano suscitato non soltanto un tentativo di rivincita, ma un movimento di riforma interna, Lopera di Uztriz, pubblicata una prima volta nel 1724, viene ristampata e ben pi largamente diffusa nel 1742257 . Come soggiunge Richard Herr nel suo The eighteenth-century revolution in Spain, two other writers, Bernardo de Ulloa and the minister of finance Jos del Campillo y Cossio joined Uztriz about 1740 urging the need to increase Spains manufactures, commerce and population258 . Accanto al razionalismo di Feijo e al giurisdizionalismo di Macanaz rinasceva cos la volont di una riforma economica259 . In Italia gli anni 30 sembrano il punto pi basso della crisi politica, economica ed intellettuale un po ovunque nel paese. Giannone in carcere. Radi257 G ERNIMO D E U ZTRIZ, Therica y practica de comercio y de marina, Madrid 1724, 1742, 1757. Cfr. J. H AMILTON, The mercantilism of Gernimo de Uztriz: A reexamination, in Economics, sociology and the modern world. Essays in honour of T. N. Carver, a cura di Norman E. Himes, Cambridge (Mass,) 1935, pp. 111 sgg. 258 R ICHARD H ERR, The eighteenth century revolution in Spain, Princeton 1958, p. 48. 259 J EAN S ARRAILH, LEspagne claire de la seconde moiti du XVIIIe sicle, Paris 1954 e J. V ICENS V IVES, Manual de historia economica de Espaa, Barcelona 1959.

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cati muore in esilio. La volont riformatrice di Vittorio Amedeo II andava riducendosi, immiserendosi a Torino. Il viceregno austriaco era sempre pi debole a Napoli. La politica papale non sembrava essere mai stata altrettanto fragile. Tuttavia, malgrado la guerra di successione austriaca, tra il 1740 e il 1748, i sintomi di ripresa sono evidenti. I grandi anziani, Muratori e Maffei, si volgono sempre pi ai problemi della societ, discutono delle usure, del ritmo del lavoro, della pubblica felicit. Sallustio Bandini apre la via ai liberisti toscani. Carlantonio Broggia, nel 1743, scrive il principale trattato di materia economica che fosse pubblicato in Italia prima del Della moneta di Galiani, che del 1751260 . In Austria e in Prussia, la data del 1740 segna linizio di unepoca nuova, con lavvento di Maria Teresa e di Federico II261 . In Francia, con gli anni 40, tutto un fermento intellettuale nuovo che appare. I manoscritti antireligiosi si moltiplicano, ed alcuni trovano perfino la via delle stampe. Attraverso le opere di Bacone, di Shaftesbury, di Barkeley, il pensiero inglese che si riversa sulla Francia. Si viene formando rapidamente quel gruppo di giovani che creeranno lEnciclopedia e che daranno il tono a tutto lilluminismo francese, Diderot e Rousseau, La Mettrie e dHolbach, dAlembert e Raynal, Mably e Condillac. Le Penses philosophiques di Diderot sono del 1746 e del 1748
V ENTURI, Settecento riformatore cit. E DUARD W INTER, Der Josefinismus und seine Geschichte. Beitrge zur Geistesgeschichte Osterreichs. 1740-1848, Brnn-Mnchen-Wien 1943 e M ANFRED S CHLENKE, England und das friderizianische Preussen 1740-1763. Ein Beitrag zum Verhltnis von politik und ffentlicher Meinung im England des 18 Jahrhunderts, Mnchen 1963. Cfr. W ERNER K RAUSS, Studien zur deutschen und franzsischen Aufklrung, Berlin 1963.
260 261

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lEsprit des loix, che chiude tutta una et, per aprirne unaltra262 . La tendenza generale pare evidente. Ma abbiamo il diritto di accostare fatti tanto diversi e tanto disparati? Le diversit locali non sono pi importanti degli elementi comuni? Se avviciniamo gli occhi alla pittura, se esaminiamo pi da vicino e pi in dettaglio la situazione in Spagna, in Italia, a Vienna a Berlino e a Parigi, dovremo tuttavia concludere che i fili che collegano questi e tanti altri simili elementi sono pi numerosi e pi solidi di quanto non appaia in un primo momento, che la circolazione delle idee pi intensa di quello che avremmo potuto sospettare, che le speranze e le aspettative si volgono verso una medesima direzione, che effettivamente assistiamo allemergere dellEuropa dei lumi. Non siamo pi di fronte alla crisi della coscienza europea dellinizio del secolo. N duna continuazione delle dispute fra deisti e antideisti, fra giansenisti e molinisti, tra lassisti e rigoristi, tra regalisti e curialisti, tra le diverse scuole nate dal razionalismo cartesiano o dalle diverse correnti del diritto di natura. Qualcosa di nuovo stava nascendo. Dalla Frhaufklrung stiamo passando allAufklrung263 .
262 I RA O. W ADE, The clandestine organization and diffusion of philosophic ideas in France from 1700 to 1750, Princeton 1938; F RANCO V ENTURI, Jeunesse de Diderot, Paris 1939; P AUL V ERNIRE, Spinoza et la pense franaise avant la rvolution, Paris 1954; V ENTURI, Le origini dellEnciclopedia cit.; J. T. D E B OOY, Histoire dun manuscrit de Diderot: La promenade du sceptique, Frankfurt am Main 1964; J OHN L OUGH, Essays on the Encyclopdi of Diderot and dAlembert, Oxford 1968; A critical bibliography of French literature, vol. IV, The eighteenth century, Supplement, a cura di Richard A. Brooks, Syracuse 1968. 263 E DUARD W INTER, Frhaufklrung. Der Kampf gegen den Konfessionalismus in Mittel-und Osteuropa und die deutschslawische Begegnung, Berlin 1966.

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Dai problemi religiosi e morali stiamo volgendoci a quelli politici e sociali. Da quelli legali a quelli economici. Dal sistema filosofico alla sperimentazione. Dal pirronismo ad una nuova fede nella natura. Al centro del quadro sta Parigi negli anni in cui si va preparando lEnciclopedia. un ambiente gi cosmopolita, anche se composto di oscuri professori tedeschi come Sellius e di altrettanto ignoti scrittori inglesi come John Mills. Del resto, anche Diderot e Rousseau sono del tutto ignoti allinizio degli anni 40. una nuova generazione, ed anche un ambiente sociale del tutto diverso da quello di un Fontenelle, di un Montesquieu, dun Voltaire, per non nominare che gli uomini che dominano allora lorizzonte intellettuale della Francia. un mondo straordinariamente vivace di bohmes, di traduttori, di gente che vive della propria penna e per le proprie idee. Negli anni in cui Voltaire cerca davvicinarsi alla corte e allaccademia e in cui riesce in modo sorprendente a stabilire un modus vivendi perfino col papa Benedetto XIV, quando Montesquieu tratta e discute quasi come una potenza con il governo francese e con la chiesa della politica del suo tempo irrigidendosi e concedendo a seconda dei casi, vero giudice e gran signore, staccato e geniale , questo gruppo di giovani sorvegliato da vicino dalla polizia, rischia di finire nel castello di Vincennes come Diderot nel 1748, al momento duna generale repressione degli elementi eterodossi. Quando il paese sta uscendo finalmente dalla guerra, questi giovani sono in continua guerra con la censura, con le regole corporative della librairie, magari con la propria famiglia, e con lambiente da cui essi derivano. un gruppo straordinariamente libero, allinterno e allesterno. Diderot, che ne lanima, dAlembert, che lo segue riluttando, Rousseau, che interpreta a modo suo le idee e gli entusiasmi del gruppo, ricusano per lEnciclopedia nascente ogni protezione, co-

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s come ogni rigida organizzazione interna. N stato n accademia, ma un gruppo di liberi filosofi. Un po ovunque in Europa quel che dicono e fanno gli enciclopedisti a Parigi tra la fine degli anni 40 e il principio degli anni 50, tra la preparazione e la prima crisi dellEnciclopedia, nel 1752, seguito con una curiosit e un interesse che crescono rapidamente. In Toscana, il Giornale dei letterati pubblicato in Firenze comincia ad avere, fin dal 1747, un eccellente servizio dinformazioni sullEnciclopedia, e l si possono ritrovare notizie ancor oggi trascurate dagli studiosi di questo movimento. In Germania ci si accorge presto del fermento irreligioso che ribolle a Parigi e le discussioni, le confutazioni si moltiplicano. I rapporti con lInghilterra, fra coloro che l stanno apprestando supplementi alla Cyclopedia di Ephraim Chambers e coloro che questopera stanno traducendo ed ampliando a Parigi, diventano sempre pi intensi. Le lettere di John Mills a Thomas Birch, conservate al British Museum, sono particolarmente curiose in proposito, sottolineando tra laltro tutta la differenza che passava tra la Francia di Luigi XV e lInghilterra di quegli anni. Di fronte alla volont del cancelliere, diceva John Mills il 21 giugno 1745, in this country, far different in that respect from England, one is forced to obey264 . Ma, malgrado tutto questo interesse, anche fuori dei confini della Francia, per quel che si sta pensando e dicendo a Parigi (e gli esempi potrebbero essere facilmente moltiplicati), pur evidente che quella libert, quella spregiudicatezza che regna nel gruppo dei giovani philosophes troppo grande, troppo intensa per essere accolta dallEuropa nella met del Settecento. Le confutazioni delle opere sono molte, le edizioni e le traduzioni relativamente poche. Non solo delle Penses philoso264

V ENTURI, Le origini dellEnciclopedia cit., p. 28.

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phiques o della Lettre sur les aveugles di Diderot, ma anche dellammirevole scritto di dAlembert, del suo Essai sur la socit des gens de lettres et des grands, sur la rputation, sur les mcnes et sur les rcompenses littraires, pubblicato nel 1753, vero codice e galateo del libero scrittore, modello al quale bisogna raccostare i comportamenti degli intellettuali europei di quellet per misurare le distanze che esistevano allora tra Parigi e gli altri centri della cultura europea quanto ad indipendenza, dignit, efficacia della nascente intelligencija dei lumi265 . Il gruppo francese isolato, unico in Europa. Eppure, proprio lEnciclopedia getta i ponti e permette il passaggio tra il pensiero del gruppo parigino e il resto dEuropa. Il fatto stesso che si tratti dun dizionario delle scienze e delle arti crea la possibilit della diffusione delle nuove idee, anche l dove certo non avrebbero potuto giungere direttamente. La cultura tecnica viene collegata alle concezioni che Diderot era venuto facendosi del lavoro, delle macchine, del rapporto stesso tra la philosophie e lutile, tra le idee e la societ. La scienza non viene soltanto esposta ma, dal Discours prliminaire agli articoli di metodologia di dAlembert, vien vista nella prospettiva storica della formazione e del trionfo della moderna civilt. La politica, il diritto vengono continuamente rimessi in questione dai problemi pi vasti, filosofici e morali, che Diderot e i suoi collaboratori non cessano di porre e riporre ai loro lettori. Che importa allora se la prudenza e la censura obbligano gli enciclopedisti a grande cautela nel campo religioso? La vecchia obiezione che in realt il gran dizionario non fu una macchina di guerra, la constatazione fatta ad esempio da Daniel Mornet che lEnciclopedia, vista da vicino, molto pi anodina e magari ortodossa di quanto la leggenda pretende265

R. G RIMSLEY, Jean DAlembert.

1717-1783, Oxford

1963.

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va che fosse, finisce col non colpire nel segno. Si trattava di cambiare modo di pensare della gente, come Diderot diceva, e per far questo, a met del secolo, era pi efficace una esposizione nuova del rapporto tra arti e lettere, tra scienza e societ, ordinata magari alfabeticamente, che un pamphlet in pi di diretta polemica religiosa o politica. O, per in meglio dire, era necessaria luna e laltra cosa, come Diderot sapeva benissimo quando pubblicava insieme le sue Penses sur linterprtation de la nature e i grossi tomi dellEncyclopdie che cominciavano ad uscire di nuovo, dopo la crisi del 1752. Il confronto tra la situazione in Francia ed il resto dEuropa ce lo conferma. Lopuscolo di Diderot era il nocciolo francese dun frutto enciclopedico che fu presto avidamente gustato e consumato in Italia come in Ispagna, in Inghilterra come in Germania266 . Il primo traduttore italiano del Discours prliminaire fu il doge di Genova, Agostino Lomellini267 . Le stampe svizzere e quelle inglesi moltiplicheranno i dizionari delle scienze e delle arti. Per un decennio i lumi e lEnciclopedia tenderanno a coincidere. questa una storia che siamo venuti a conoscere sempre meglio in questi anni, in cui si sono moltiplicati i lavori sul rayonnement dellopera di Diderot e di dAlembert. Su un aspetto varr ancora la pena di soffermarsi un momento anche perch, contrariamente al resto, non mi pare sia stato studiato con sufficiente attenzione. In che misura lEnciclopedia promosse e aiut quel passaggio
266 LEncyclopdie et son rayonnement ltranger, Association internationale des tudes franaises, Cahiers, vol. II, 1952; R OLAND M ORTIER, Diderot en Allemagne, 1750-1850, Paris 1954 (trad. tedesca rivista e aumentata di prossima pubblicazione). 267 S ALVATORE R OTTA, Documenti per la storia dellilluminismo a Genova. Lettere di Agostino Lomellini a Paolo Frisi, in Miscellanea di storia ligure, vol. I, Genova 1958, pp. 189 sgg.

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dalla politica e il diritto alleconomia, che una delle tendenze generali e fondamentali tra gli anni 40 e 50 in Inghilterra come in Spagna, in Italia come in Austria? Non par dubbio che bisogna rispondere: pi di quanto non si pensi abitualmente, e fin dallinizio. La figura chiave, nei primi anni, quella di Franois Veron de Forbonnois, gli articoli di economia politica dellEnciclopedia, raccolti poi da lui sotto il nome di Elemens du commerce, nel 1754268 . Nulla di meglio di queste pagine per venire a conoscere il modificarsi della mentalit economica dopo la met del secolo, proprio quando sta nascendo lesigenza sempre pi imperiosa di una scienza delleconomia. Accanto a Forbonnois sta tutto un gruppo di persone, amiche sue e addirittura a lui apparentate, come Herbert, Butel-Dumond, Plumard de Dangeuil che, sospinte e aiutate da Vincent de Gournay, pubblicano, negli anni 50, un impressionante numero di libri originali e di traduzioni, facendo della Francia il centro pi vivo di discussione che allora esistesse in Europa su questa materia269 . Essi compiono, in un campo particolarmente importante, la stessa funzione degli enciclopedisti. Non sono pi degli isolati come lo furono ancora Melon e Dutot negli anni 30 e 40. Sono gi un gruppo, una corrente. Sono, anche da questo punto di vista, il ponte di passaggio tra gli economisti della prima met del Settecento e i fisiocrati che, negli anni 60, costituiranno un movimento cos compatto da essere chiamati dai contemporanei addirittura una setta. Quanto allimportanza politica del loro pensiero basta, per accorgersene, aprire le Remarques sur les avantages et les desavantages de la France
268 Cfr. larticolo del resto insufficiente, di C HRISTIAN M ORRISON, La place de Forbonnais dans la pense conomique, in C HRISTIAN M ORRISON e R OBERT G OFFIN, Questions financires aux XVIIIe et XIXe sicle, Paris 1967. 269 D IAZ, Filosofia e politica nel Settecento francese cit.

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et de la Grande Bretagne che Plumard de Dangeuil pubblic con lo pseudonimo di John Nickolls, nel 1754. Il confronto con la Gran Bretagna non pi di carattere costituzionale, religioso, politico, culturale. Il paragone tutto economico e sociale. La libert di cui si parla libert del commercio, leguaglianza riguarda la propriet e le tasse, la giustizia consiste in un migliore investimento dei capitali e della mano dopera. unopera sorprendente di freschezza ed efficacia. Il confronto, naturalmente, tutto a vantaggio dellInghilterra. Ora, un simile parallelo e paragone questi economisti che sarebbe meglio conoscere pi da vicino piuttosto che continuare ad etichettare sotto il nome di tardi mercantilisti non lo compiono soltanto con lInghilterra. Certo questa resta il loro grande modello e son loro a far conoscere sul continente gli scritti di Davenant, Joshua Cee, di Charles King, di John Cary. Ma essi si aprono pure, con altrettanto interesse, verso la Spagna, riprendendo la discussione sulle cause della sua decadenza, suggerendo, come Forbonnois, una nuova politica finanziaria per questo paese, abitandovi a lungo come Vincent de Gournay, traducendo in francese e commentando Uztriz e Ulloa. Qualcosa di simile, anche se in misura minore, i francesi compiono pure per lItalia, e sar sempre Forbonnois a scrivere il pi interessante commento al nuovo catasto compiuto negli anni 50 da Pompeo Neri nella Lombardia austriaca, mentre Plumard de Dangeuil render visita ad Antonio Genovesi a Napoli e con lui discuter dei problemi fondamentali delleconomia del Mezzogiorno. La Spagna e lItalia renderanno volentieri la pariglia a questo gruppo di economisti francesi. Le loro opere saranno tradotte, e largamente tradotte al di l dei Pirenei e delle Alpi. Sui loro testi si andranno formando Antonio Genovesi e Pietro Verri270 . Diffusione cos lar270

V ENTURI, Settecento riformatore cit.

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ga che richiede una spiegazione che vada al di l dei contatti personali e delle mode intellettuali. Sembra evidente che proprio questo tardo mercantilismo, se cos vogliamo chiamarlo, era quel che pi si adattava ai problemi dei paesi che non erano n la Francia n lInghilterra, alle esigenze cio delle nazioni arretrate che prendevano coscienza della propria situazione attraverso il confronto dei paesi pi ricchi e pi attivi, che cercavano nella cultura dellEnciclopedia gli strumenti per rovesciare quella decadenza di cui sempre pi acutamente si rendevano conto. Tanto vero che quando Quesnay cominci a scrivere nellEnciclopedia e a gettarvi le prime basi della fisiocrazia, con gli articoli Fermiers e Grains apparsi nei volumi VI e VII, del 1756 e 1757, la penetrazione delle nuove idee fu pi lenta e difficile, non, soltanto in Francia ma, soprattutto, al di l delle frontiere di questo paese. Il passaggio da Cantillon a Quesnay compiuto allora dal marchese Victor Riqueti de Mirabeau ebbe certo uneco notevole in tuttEuropa, dove si andarono diffondendo le opere sue lAmi des hommes e la Thorie de limpt. Ma, se si guardano le cose pi dappresso, si ha spesso limpressione che questi volumi fossero accolti pi per quel che avevano di vecchio che di nuovo, per la loro polemica antiassolutistica piuttosto che per le idee fisiocratiche. La penetrazione del Tableau e, in genere, delle idee di Quesnay, lenta e difficile in Germania come in Italia, in Polonia come in Spagna, e avviene soltanto alla fine degli anni 60 e soprattutto negli anni 70. Questo vero nel Baden come in Lombardia. Perfino nei casi come la Toscana, dove pure sembra di vederne, fin dal 1766, una diretta influenza sulla politica doganale di Pietro Leopoldo, si tratta spesso duna ripresa dun liberismo locale, che si mescola alla polemica liberistica francese degli anni 50, piuttosto che duna vera e propria adozione di modelli fisiocratici, come bene ha dimostrato nella sua monografia su Francesco Gian-

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ni Furio Diaz, lo studioso italiano che pi si occupato di queste cose271 . Ma questo del passaggio dal tardo mercantilismo alla fisiocrazia proprio uno dei temi che stato finora studiato paese per paese, in Polonia, in Italia, in Germania, senza tentare di cogliere un ritmo generale europeo, studiando le diverse situazioni locali ma non vedendo abbastanza una linea generale, certo non priva di significato. La diffusione delle idee economiche che venivano da Parigi non che un esempio dun ritmo differenziato che possiamo cogliere fin dai primi echi che andarono rispondendo allEnciclopedia negli anni 50. Malgrado linteresse presto dimostrato, malgrado gli stimoli apportati dai volumi che uscirono tra la prima e la seconda crisi del gran dizionario, tra il 1752 e il 1759, abbiamo spesso limpressione che Parigi si trovi una decina danni in anticipo sullora degli altri paesi. La Spagna sta traversando una crisi che non dinastica soltanto, in attesa che, nel 1759, giunga da Napoli Carlo III. LItalia sembra ripiegare su se stessa dopo lo sforzo del dopoguerra. In un solo paese, la Lombardia, si apre davvero la via delle riforme, mentre ovunque altrove gli sforzi e i tentativi si fanno sempre pi lenti e difficili. A Vienna lImpero ha compiuto un primo passo avanti con le trasformazioni realizzate da Haugwitz, ma la vita intellettuale
271 C ARL F RIEDRICH V ON B ADEN, Brieflicher Verkehr mit Mirabeau und Du Pont, a cura di Carl Knies, Heidelberg 1892; A MBROISE J OBERT, Magnats polonais et physiocrates franais (1767-1774), Paris 1941; E DWARD L IPI NSKI , De Copernic Stanislas Leszczynski. La pense conomique et dmographique en Pologne, Paris-Varsovie 1961; I NSTITUT N ATIONAL D ETUDES D MOGRAPHIQUE , Franois Quesnay et la physiocratie, Paris 1958; F RANOIS Q UESNAY, Scritti economici, Introduzione di Renato Zangheri, Bologna 1966; F URIO D IAZ, Francesco Maria Gianni. Dalla burocrazia alla politica sotto Pietro Leopoldo di Toscana, Milano-Napoli 1966.

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ristagna negli anni 50 e lorizzonte ben presto dominato dalla guerra che ricomincia. La situazione in Germania straordinariamente diversa da paese a paese; ma un po ovunque, gi in quel periodo, impulsi paralleli a quelli che si raccolgono a Parigi attorno allEnciclopedia restano racchiusi nellarte e nella morale, nella riflessione e nellespressione artistica, pi che cercare di uscirne per incidere sulla realt politica, economica e sociale. Basta pensare al destino di Lessing per intendere, questo fenomeno. In Prussia i lumi scendono dallalto, assolutismo e riforme strettamente uniti lasciano un piccolo spazio non soltanto a gruppi e movimenti ma anche a singoli individui, a filosofi indipendenti, come Voltaire dovette personalmente esperimentare. In Inghilterra gli anni 50 vedono i Saggi di Hume, una sempre vivace vita intellettuale e una intensa attivit politica, ma non un moto illuminista che, come a Parigi, abbia unorganizzazione e un ritmo di sviluppo proprio, che operi come una forza politica nuova ed autonoma, tendendo a rimettere in questione o a sostituire le organizzazioni ereditate dal passato. Alloriente dEuropa, in Polonia, le riforme dei piaristi si affermano con Konarski e luniversit di Cracovia migliora sotto Andrzej Stanislaw Zauski. Ma si tratta della diffusione dei lumi, non ancora dun movimento capace dintaccare in un punto qualsiasi limmobilit sarmatica. Soltanto con linizio degli anni 60 la situazione, comincer a mutare. In Russia potremo notare qualcosa di simile, con una penetrazione sempre pi larga della massoneria, col nascere di periodici e di riviste e con il sorgere di discussioni scientifiche, letterarie e morali nel regno di Elisabetta. Ma latmosfera culturale resta dominata dalla volont scientifica dun Lomonosov, dallorganizzazione accademica dei dotti tedeschi. Leredit di Pietro regna ancora in Russia. Il colpo di stato di Caterina, nel 1762, dar inizio a una nuova epoca, in Russia come in Polonia.

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Lappuntamento a cui si ritrovarono coloro che erano in anticipo e quelli che tardavano, chi aveva aperto la strada e chi vanamente si era sforzato di seguire, era fissato negli anni 60, quando gli orologi degli uomini dei lumi sembrarono battere insieme le ore, ore decisive per lEuropa tutta intera. il tempo in cui, scendendo la Volga in battello con i suoi amici e ministri, Caterina traduce e fa tradurre delle opere degli enciclopedisti francesi, il Belisario di Marmontel, invitando poi a conoscere e tradurre un numero sempre maggiore daltri libri che giungevano dalloccidente, collaborando lei stessa ai giornali che vanno sorgendo, favorendo il diffondersi della massoneria, contribuendo in ogni modo ad animare con le nuove idee la gran macchina statale che Pietro aveva cominciato a costruire. Come dir il poeta Cheraskov, Pietro aveva dato alla Russia un corpo, Caterina le dava unanima. In certo senso era vero: i lumi diventarono allora lanima della Russia settecentesca272 Dallaltro capo dEuropa, in Spagna, Carlo III iniziava un processo di modernizzazione che incontrava dei grossi ostacoli gi nella tradizione popolare e religiosa, ma che, almeno parzialmente, riusciva a superarli o ad aggirarli aprendo finalmente un processo continuo di riforma nella penisola iberica, lento e accidentato, ma che trova ormai una sua logica e un suo rapporto interno di volont politica
272 H ORST J ABLONOWSKI, Die geistige Bewegung in Russland in der zweiten Hlfte des 18. Jahrbunderts, in Le mouvement des ides dans les pays slaves pendent la seconde moiti du XVIIIe sicle. Atti del colloquio slavistico tenutosi ad Uppsala il 19-21 agosto 1960, Roma 1962. pp. 7 sgg..; F RANCO V EN TURI , Quelque notes sur le rapport de Horst Jablonowski, ibid., pp. 26 sgg.; Svodnyj katalog russkoi knigi XVIII veka, Moskva 1964-1966, in tre volumi; P AUL B OURYCHKINE, Bibliographie sur la franc-maonnerie en Russie, completata e rivista da Tatiana Bakounine, Paris-Le Havre, 1967.

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e di illuminazione culturale273 . In Italia, let dellAccademia dei Pugni a Milano e delle Lezioni di commercio a Napoli, dellabbrivio delle riforme in Toscana e del diffondersi della volont di mutamento anche negli angoli pi lontani della penisola, dalle societ agrarie della provincia veneta al rinnovamento delluniversit di Cagliari, dai tentativi di Dalmazzo Francesco Vasco per porsi a contatto con Jean Jacques Rousseau e per collaborare con lui alla ribellione della Corsica, alla pubblicazione, a Coira nei Grigioni, dellopera di Carlantonio Pilati, Di una riforma dItalia274 . In Austria, malgrado la censura, la Deutsche Gesellschaft e i primi fogli di Sonnenfels come il suo Der man ohne Vorhurtheil, pongono in modo nuovo il rapporto tra lumi e riforma275 . In Gran Bretagna, dove si sta preparando in Scozia lo sbocciare di un grande movimento intellettuale, sentiamo a Londra risuonare il grido di Wilkes and liberty276 . Ovunque, dopo lunga preparazione, sembra esser lora della primavera dei lumi. In movimento non sono soltanto gli intellettuali, ma, nelle forme pi diverse, anche quei contadini che si riversano a Napoli per tentar di sfuggire alla fame nella spaventosa carestia del 1764, la plebe madrilena che provoca il motn de Esquilace, cos come la gente che segue Wilkes a Londra. Quanto alle classi politiche, esse sono tutte in movimento in Europa, mentre si sta uscendo dalla guerra dei sette anni. Si vanno al273 Oltre ai libri gi citati cfr. R OBERT J ONES S HAFER, The economic societies in the Spanish world (1765-1821), Syracuse 1958 e M ARCELIN D EFOURNEAUX, Pablo Olavide ou lafrancesado, Paris 1959. 274 Illuministi italiani cit., voll. III, V, VII. 275 R OBERT A. K ANN, A study in Austrian intellectual history. From late baroque to Romanticism, New York 1960. 276 G EORGE R UDE, Wilkes and Liberty. A social study of 1763 to 1774, Oxford 1962.

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largando in cerchi concentrici le spinte e le controspinte delle idee e delle riforme, fino ad estendersi alle colonie inglesi in America e ai reggimenti della guardia a Pietroburgo. Pur tanto diversi, i problemi delle varie parti dEuropa trovano un linguaggio e un centro comune nella Francia degli anni 60 e nella straordinaria vita intellettuale che si svolge sulle rive della Senna. Proprio quello che la filosofia ha di astratto e precisamente in quegli anni si comincia a rimproverarglielo permette una penetrazione e diffusione che va al di l delle frontiere nazionali e delle differenze di struttura sociale. Certo curioso vedere il Contrat social servire in Polonia di scudo ai conservatori, a coloro che rifiutano ogni riforma dellaurea libert sarmatica e Dei delitti e delle pene diventar l strumento in mani dei nobili che trovano nel rifiuto della pena di morte e nella dolcezza delle pene un pretesto di pi per i loro arbitri277 . Ma anche questo il prezzo che deve essere pagato perch un pensiero politico e giuridico nuovo possa essere ascoltato da una parte allaltra dEuropa. A Parigi, la tensione tra utopia e riforme cos forte da polarizzare tutti i conflitti e le contraddizioni dei pi diversi paesi attorno ai termini che vanno dettando Rousseau e Boulanger, Voltaire e dHolbach, Quesnay e Galiani. A guardar pi da vicino il troupeau des philosophes, si vede, malgrado i continui appelli allunione che giungono da Ferney, che esso profondamente diviso. Ma la sua lotta interna feconda, multiforme la ricerca delle pi diverse vie per giungere ad una societ comple277 Sullaccusa di astrazione e il suo significato, cfr. F RANCO V ENTURI, Galiani tra enciclopedisti e fisiocrati, in Rivista storica italiana, 1960, I, pp. 45 sgg. Sulla Polonia, alle opere citate nel cap. III, nota, aggiungere soprattutto J ERZY M ICHAL SKI , Problem ius agratiandi i kary s mierci w Polsce w latach siedemdziesqtych XVIII w., In Czasopsismo prawo-historyczne, tomo X, 1958, fasc. II, pp. 175 sgg.

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tamente liberata dalla religione, tutta comprensibile nei suoi meccanismi politici ed economici, trasparente e controllata dalla ragione. Se si pensa che era passato poco pi di mezzo secolo da quando Pierre Bayle aveva sostenuto lipotesi che era possibile una societ di atei, si vede quanto cammino avesse percorso il Settecento. Ormai questa societ esisteva ed era ben viva. Economicamente essa avrebbe dovuto funzionare secondo leggi evidenti, con il sangue che circolava secondo un circuito che il dottor Quesnay aveva chiaramente disegnato e di cui era ormai possibile prevedere le tappe di sviluppo, come i fisiocrati stavano insistentemente mostrando. Politicamente, il divario tra quel che la societ avrebbe dovuto essere e quel che era la Francia degli ultimi anni del regno di Luigi XV si faceva ogni anno pi drammatico. Che davvero fosse necessario seguir lesempio di Medea, come diceva Diderot, la quale rendit la jeunesse son pre en le dpeant e le faisant bouillir? Non era pi possibile accettare insieme limmobilismo e le restrizioni della libert che lantico regime imponeva278 . Un gran modello di societ democratica era apparso nel 1762, con il Contrat social. Una razionalizzazione di tutti i rapporti sociali era richiesta ovunque, in mille polemiche, contro il feudalesimo come contro la legislazione tradizionale. Le opere di Nicolas-Antoine Boulanger offrivano una visione particolarmente efficace dello sviluppo delluma278 D IDEROT, Refutation suivie de louvrage dHelvetius intitul Lhomme, in uvres compltes cit, vol. II, p. 276. Cfr. Diderot, Mmoires pour Cathrine II, a cura di p. Vernire, Paris 1966, pp. 20 sgg. e quanto aveva scritto Helvtius nellopera sua postuma, apparsa nel 1775, De lhomme, de ses facults intellectuelles, et de son ducation. Sulla reazione delle autorit francesi, J ACQUES D ONVEZ, Diderot, Aiguillon et Vergennes, in Revue des sciences humaines, nuova serie, fasc. 87, luglo-settembre 1957, pp. 287 sgg. Sui problemi generali di quegli anni, Diaz, Filosofia e politica sul Settecento francese cit.

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nit dal mondo della religione a quello della ragione. La Lettre che apriva ledizione postuma delle sue Recherches sur lorigine du despotisme oriental (e penso avesse ragione Voltaire ad attribuire questa Lettre alla penna di Diderot) proclamava ormai apertamente la candidatura dei lumi a reggere il mondo279 . Lesprit gnral qui se monte de plus en plus sur le ton de la raison et de lhumanit... le progrs des connoissances, ce fleuve immense qui grossit tous les jours... la soif pour linstruction dimostravano ormai a tutti che la societ non aveva pi bisogno desser governata par ces ressorts surnaturels quon appelle religion et rvlation. Bastavano les lois naturelles, sociales et civiles. La raison et la loi fonde sur la raison doivent tre les uniques reines des mortels... Lors quune religion tablie commence plir et steindre devant les lumires dun sicle clair, ce nest plus qu cette raison quil faut immdiatement recourir pour maintenir la socit et pour la sauver des malheurs de lanarchie... A qui donner une telle commission si ce nest la philosophie? Elle ne doit pas mme attendre quon la lui donne; elle a fait du pass lobjet de ses tudes, elle doit faire du futur un plan de philosophie politique..: On a dit lEurope sauvage, lEurope payenne, on a dit lEurope chrtienne, peut-tre dira-t-on encore pis, mais il faut quon dise enfin lEurope raisonnable280 . A questo appello avrebbero risposto presto le innumeri pubblicazioni del gruppo di dHolbach. Lateismo conclamato veniva a confermare questa philosophie poli279 F RANCO V ENTURI, Postille inedite di Voltaire ad alcune opere di Nicolas-Antoine Boulanger e del barone DHolbach, in Studi francesi, 1958, fasc. 2, pp. 231 sgg. 280 Lettre de lauteur M.(Helvtius), premessa alle Recherches sur lorigjne du despotisme oriental. Ouvrage posthume de Mr. B.I.D.p. E.C. (Boulanger ingenieur des ponts et chausses), s. l. (ma Ginevra) 1761, pp. 111 sgg.

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tique. Come il barone stesso spiegava, ormai non cera pi bisogno di preti, perch i giudici sapevano fare il mestier loro281 . La compagine sociale era capace di vivere e di controllarsi senza Dio. I filosofi chiedevano ormai energicamente di guidarla. Ovunque nellEuropa dei lumi ritroviamo questa pretesa e questa volont di porsi alla testa e alla direzione della societ. A seconda delle diverse situazioni questa spinta prende le pi diverse forme. In Francia essa certo pi estrema, pi integrale, pi utopica e pi rivoluzionaria. Ma anche l sbocca dapprima in una volont riformatrice, nel tentativo di Turgot del 1774. Gi nellagosto del 1772 Diderot, che pur non lo amava, soprattutto per latteggiamento che questi aveva tenuto nella crisi dellEnciclopedia nel 1759, gli scriveva tuttavia: Quand je suis seul et que je rve quil y a pourtant encore parmi nous des hommes capables de reparer nos dsastres, vous tes un des premiers qui se prsentent ma pense282 . Turgot stesso, che i suoi amici fisiocrati accusavano desser nemico dogni despotismo, anche legale, desser pi repubblicano che monarchico, non fin forse col compiere lunico grande tentativo di quel che chiamiamo dispotismo illuminato, di cui fosse capace la Francia negli ultimi decenni dellAntico regime?283 . Non ci stupiremo dunque di vedere a Milano i membri del281 Le christianisme dvoil, ou examen des principes et des effets de la religion chrtienne, (Nancy?) 1761, Lettre de lauteur Monsieur. Non vero, come diceva Voltaire, che era necessaria una religione per il popolo. Cest la loi qui contient les gens du peuple et quand un insens leur diroit de voler ou dassassiner, le gibet les avertiroit de nen rien faire. 282 G EORGE D ULAC, Une lettre de Diderot a Turgot, in Studi francesi, n. 36 settembre-dicembre 1968, pp. 454 sgg., lettera del 9 agosto 1772. 283 D OUGLAS D AKIN, Turgot and the ancien regim in France, London 1939.

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lAccademia dei Pugni diventare rapidamente degli alti funzionari della Lombardia austriaca e operarvi delle riforme fondamentali, n Aranda, Campomanes, Olavide, Jovellanos trasformarsi nella classe dirigente della Spagna di Carlo III, n i magnati polacchi mutarsi in riformatori e il governo di Caterina II fare appello alla Commissione legislativa, o ancora lUniversit di Lipsia, allepoca di Hommel, farsi centro di attive riforme, o altre terre tedesche, come il Baden, vivere allora della fisiocrazia. A Genova, per due anni, il doge Agostino Lomellini, il traduttore ed amico di dAlembert. Il potere e i filosofi si cercano, convergono o divergono a seconda dei momenti e delle circostanze. Le loro lotte e i loro accordi dominano lEuropa repubblicana cos come quella monarchica, quella mediterranea cos come quella centrale ed orientale. Un solo paese assente in questo spiegamento dei lumi tra gli anni 60 e 70, ed lInghilterra. Che proprio il paese che si va preparando alla rivoluzione industriale sia poi quello in cui non esiste un movimento illuminista cosa che basterebbe da sola a far dubitare della troppo spesso ripetuta interpretazione marxista dei lumi come ideologia della borghesia. N vale dire che la rivoluzione borghese lisola britannica laveva gi compiuta un secolo per linnanzi, ch gli storici delleconomia son l per spiegarci che le trasformazioni interne dellInghilterra durante il Settecento sono fondamentali, essenziali. Resta il fatto che a Londra non si forma un parti des philosophes, il quale chieda di dirigere la societ, che le lotte allora esistenti basta pensare a Wilkes and liberty non son quelle di una intelligencija nascente Anche il gigante inglese dei lumi, Gibbon, non solo strettamente legato alla cultura del continente ma rimane un grande isolato, una torre solitaria nel suo paese. N la ripresa della tradizione dei commonwealthmen e uomini come Thomas Hollis bastano a colmare questa lacuna,

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per interessanti che siano. Curiosi e significativi proprio perch sembrano sostituire qualcosa che manca. Il radicalismo inglese nasce anchesso attorno al 1764, ma ha caratteri ben diversi dalla filosofia del continente. Bisogner aspettare gli anni 80 e 90 per trovare i Bentham, i Price, i Paine e i Godwin. Il ritmo, in Inghilterra, diverso. Suppongo che per capire questa situazione la cosa pi utile sia di guardare allaltro capo dellisola britannica, e volgere lo sguardo alla Scozia. L troviamo invece tutti gli elementi essenziali dun moto illuminista. Anzi, proprio negli anni 70, essa diventa una delle punte pi avanzate nelleconomia e nella storiografia di tutto il movimento europeo. Basterebbe pensare allimportanza che acquista ben presto la cultura scozzese, a Parigi come a Napoli, a Knisberg come a Mosca, per rendersene conto. Naturalmente per concludere in materia, attendiamo uno studio complessivo sulla Scozia illuminista che una delle ricerche pi attese e pi necessarie nel campo della storiografia del Settecento in tuttEuropa284 Ma pur tentante osservare come i lumi nascano e si organizzino l dove il contatto tra il mondo arretrato e quello moderno cronologicamente pi brusco, geograficamente pi vicino. il dislivello tra la Scozia tradizionale e la Glasgow e lEdimburgo settecentesche che esigono e fanno sorgere dei gruppi e delle societ simili a quelle patriottiche del continente, che concentrano lattenzione
284 Cfr., tra le cose pi recenti e pi stimolanti, D UNCAN F ORBES, Scientific Whiggism. Adam Smith and John Millar, in Cambridge Journal, vol. III, 1954, pp. 643 sgg.; W IL LIAM C. L EHMANN , John Millar of Glasgow. 1735-1801. His life and his contributions to sociological analysis, Cambridge 1960; A DAM F ERGUSON, An essay on the history of civil society. 1767, a cura di Duncan Forbes, Edinburgh 1966; A. J. Y OUNGSON, The making of classical Edinburgh, Edinburgh 1968.

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sulleconomia e sulla societ, che ripongono tutti i problemi del rapporto fra la filosofia utilitaristica e una nuova politica. il contrasto con la classe dirigente tradizionale a far sorgere una intelligencija cosciente della propria funzione e della propria forza. Guardata da Milano o da Parigi, la Scozia degli anni 60 e 70 sembra un terreno noto, familiare, pur con tutta la sua originalit e la sua straordinaria vitalit intellettuale. Ferguson e Millar sono dello stesso mondo di Filangieri e di Condorcet. Il dottor Johnson un dio indigeno inglese. La struttura della politica inglese ha certo un gran peso nel determinare queste e simili differenze e distanze. Il fatto stesso che si sia pensato di studiarla facendo completamente astrazione dalle ideologie, dai nomi stessi di whig e di tory, da ogni riferimento intellettuale pur molto significativa. Sir Lewis Namier, anche guardato dal punto di vista del continente settecentesco, ha ancora molto da insegnarci, non fossaltro per la straordinaria energia con cui ha tenuto fede al suo metodo. Ma si ammetter che sarebbe pur molto difficile scrivere una storia degli anni 60 e 70 in Francia facendo completamente astrazione dai legami con i fisiocrati e con gli antifisiocrati di Turgot e di Necker, una storia di Milano senza parlare dei contatti di Beccaria o di Verri con il mondo degli enciclopedisti parigini. Anche un libro che ha tentato di ricostruire la struttura della banca protestante, come quello di Lthy, termina con una interpretazione, del resto molto intelligente e suggestiva, delle idee fisiocratiche285 . E anche l dove i lumi possono talvolta parere, anche se a torto, soltanto come una moda, un ornamento, una propaganda, come in Polonia o in Russia, essi si dimostrano ben presto ineliminabili, come ha di285 H. L THY, La banque protestante en France, Paris 195961, in due volumi.

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mostrato il libro di Jean Fabre286 . Se si supera artificialmente questo ostacolo, tutta la prospettiva ne esce falsata, come accaduto a Lortholary287 . Qualche volta, leggendo e rileggendo gli scritti di sir Lewis Namier, mi venuto fatto dl pensare che il suo metodo, sul continente, adatto soprattutto per penetrare nel mondo compatto, apparentemente uniforme e pur cos pieno di contrasti, dei patriziati delle antiche repubbliche italiane, o, in genere, dei corpi nobiliari degli stati aristocratici. Non che anche a Venezia, per fare un esempio, non penetrino i lumi, che anzi essi sono molto diffusi, come i recenti studi di Berengo, di Torcellan hanno dimostrato288 Ma non riescono a diventare un movimento che incida profondamente sulla realt. Restano spesso piuttosto una cultura che una forza politica. Come in Inghilterra, dove la situazione naturalmente ben diversa, e dove pure gli ultimi decenni del Settecento trascorrono luno dopo laltro senza che il meccanismo delle riforme politiche riesca a mettersi in moto. LInghilterra, nellet dei lumi, davvero una eccezione e la struttura della sua politica conta non poco nello spiegarci un simile fatto. Eccezione significativa tuttavia se la si mette in rapporto con quel che contemporaneamente sta accadendo sul continente. Evidentemente non possiamo accontentarci delloriginalit britannica come spiegazione. Il caso suo, direi, guadagna ad essere inserito nella storia di tutto il Settecento. E il raffronto tanto pi importan286 F ABRE, Stanislas-Auguste Poniatowski et lEurope des lumires cit. 287 A LBERT L ORTHOLARY, Le mirage russe en France au XVIII sicle, Paris 1951. 288 M ARINO B ERENGO, La societ veneta alla fine del 700, Firenze 1956; G IANFRANCO T ORCELLAN, Una figura della Venezia settecentesca. Andrea Memmo, Venezia-Roma 1963 e Id., Settecento veneto e altri scritti storici, Torino 1969.

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te in quanto negli anni 70 stiamo entrando, in tutta Europa, nellet delle grandi riforme e delle reazioni contro di esse. Let di Turgot e di Giuseppe II anche lepoca in cui lespansione economica di tre decenni viene sostituendosi con un periodo di incertezza, di bruschi salti. Del resto le riforme costano e sotto questo peso anche i piccoli capolavori dellilluminismo riformatore, come la Toscana di Pietro Leopoldo, finiscono col trovarsi in difficolt, dopo venticinque anni di lavoro. Il ventennio che precede la rivoluzione francese vede dapprima lontane, ai margini, le insurrezioni e le rivolte dei corsi, di Pugacv, delle colonie americane, tanto lontane che non paiono quasi neppure in Europa. Ma la ripresa dellopera degli assolutismi, la lotta contro i corpi locali, la rapida crescita, attraverso le nuove giunte e commissioni, e lo svilupparsi sempre maggiore dellamministrazione centrale, creano urti sempre pi gravi con i Parlamenti in Francia, con le autonomie tradizionali nella Fiandra austriaca, con la nobilt in Ungheria, e finalmente anche con quella classe dirigente che era salita al potere alla fine degli anni 60 a Milano, cos come le autonomie locali della Catalogna ed anche con linquisizione in Spagna. Allopera dello stato centralizzato si vengono contrapponendo le forze pi diverse. E gi lideale duna libert costituzionale, cos come il nuovo spirito dindipendenza che trova il suo modello lontano in America cominciano ad albeggiare. La tensione tra utopia e riforme cresce ovunque. Nella Napoli di Filangieri e di Pagano e nella Russia, dove si sta formando il primo uomo della nascente intelligencija, Aleksandr Radi cev. Nella Spagna di Jovellanos e di Goya e nella Francia, dove sta sorgendo, con Raynal, Brissot de Warville, Mably, con Diderot ancora, il linguaggio della rivoluzione, dove lansia dun mondo nuovo prende forme aberranti e patologiche (come quel mesmerismo tanto lucidamente rie-

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vocato recentemente da Robert Darnton289 ) e dove basta alla fine una brusca crisi economica, come pur tante ne aveva conosciute lAntico regime, per far precipitare la situazione. Con la partecipazione alla guerra americana, con la rivolta delle Province Unite, il cerchio della rivoluzione era andato restringendosi attorno alla Francia. Con il 1789 essa raggiunse il focolare dei lumi.

289 R OBERT D ARNTON, Mesmerism and the end of the Enlightenment in France, Cambridge (Mass.) 1968.

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