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Rudolf Eucken
1908
RUDOLF EUCKEN
l|TET
Unione Tipografico-Editrice Torinese
Le opere
L A V IS IO N E D E L L A V IT A
N E I GRANDI PEN SA TO RI
Rudolf Eucken
RUDOLF EUCKEN
RUDOLF EUCKEN
XX
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RUDOLF EUCKEN
RUDOLF EUCKEN
X III
XIV
RUDOLF EUCKEN
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RUDOLF EUCKEN
RUDOLF EUCKEN
XV II
XV III
RUDOLF EUCKEN
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X IX
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RUDOLF EUCKEN
RUDOLF EUCKEN
XXI
X X II
RUDOLF EUCKEN
RUDOLF EUCKEN
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RUDOLF EUCKEN
RUDOLF EUCKEN
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RUDOLF EUCKEN
RUDOLF EUCKEN
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RUDOLF EUCKEN
RUDOLF EUCKEN
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RUDOLF EUCKEN
L A V ISIO N E D E L L A V IT A
N E I GRANDI PEN SA T O R I
Titolo originale:
DIE LEBENSANSCHAUUNGEN DER GROSSEN DENKER
I n t r o d u z io n e
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P a r t e P r im a
Lantichit greca
OSSERVAZIONI PRELIMINARI
SU L CARATTERE E SULLO SVOLGIMENTO
DELLO SPIRITO GRECO
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P la to n e
1 - Introduzione
Tracciare la concezione platonica del mondo forse
la parte pi difficile del nostro compito. Principalmente
perch la personalit incomparabile di cui l opera sua
una manifestazione, abbraccia in s impulsi profondamen
te diversi, anzi contrasti irreconciliabili. Platone soprat
tutto il pensatore sovrano che penetra vittorioso attraver
so ogni parvenza ed al di l di ogni immagine fino al
lessenza soprasensibile delle cose e contrappone mondi
a mondi, movendo come in facile gioco le masse pi ri
gide, piegando ed accostando con maestria sovrana i con
trapposti pi tenaci. Ma questo pensatore altres un ar
tista divino, sempre anelante verso la bellezza delle visio
ni e delle forme, la cui fantasia altamente ispirata cir
conda ed intesse di splendenti immagini l opera del suo
pensiero, un pensatore per cui il pensiero anche crea
zione artistica. E nel pensiero e nellarte si afferma una
vigorosa personalit morale che tutto saggia ed affina;
per cui vero valore ha solo quello che giova a tutta la
nima, che conferma, purifica ed innalza. T u tto l oro
sulla terra e sotto la terra non vale la virt. La coscien
za delle connessioni invisibili e delle gravi responsabilit
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c) Larte
Riguardo allarte accaduto a Platone precisamente
lopposto che per lo Stato. Qui egli sapplica con pena
indicibile circa un dominio estraneo alla sua intima na
tura; al contrario, larte che pur risponde alla pi pro
fonda vocazione del suo essere, non ebbe da lui una trat
tazione adeguata; anzi egli, il filosofo che pi di ogni al
tro stato artista nella espressione del suo pensiero,
giunto al punto di lanciar contro l arte ogni sorta di ac
cuse. Lo spirito metafisico e lo spirito etico si associano
in questa campagna. Come semplice imitazione della real
t sensibile, come copia di una copia, larte pi e pi
si allontana dallessere vero. Ripugnano a Platone le va
rie e mutevoli figure che larte e specialmente il dram
ma ci eccita a rivivere, mentre l unico compito nostro
reclama da noi tutti i nostri sforzi; ripugna il contenuto
impuro della poesia tutta dominata dalle fantasie mito
logiche; ripugna finalmente quelleccitamento febbrile del
le sensazioni a cui sempre pi egli vedeva inclinare l ar
te del suo tempo. Manca in tutto ci un vero e proprio
apprezzamento estetico dellarte; forse anche impressioni
del tempo contribuirono a rendere pi difficile quellap
prezzamento al pensatore greco. Onde un aspro e irrime
diabile conflitto; malgrado ogni simpatia personale, de
ve scomparire ci che compromette il bene morale. Cer
ti generi darte, come il dramma, sono assolutamente con
dannati; il resto deve sottostare incondizionatamente al
le esigenze della morale. Nel contrasto tra arte e morale
la vittoria tutta di questultima. Ma per Platone que
sta subordinazione dellarte non significa un abbassamen
to del bello. Dalle miserie del mondo umano egli vede
aprirsi una via alla bellezza delluniverso; come nel co
smo il buono congiunto col bello - un bello casto e
severo - cos anche lo sforzo verso la verit, il lavoro
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A r is t o t e l e
1 - Carattere generale
Il pensiero di Aristotele (384-322) si form sotto tuttaltre condizioni di sorte e di personalit. Il figlio del
medico macedone non fu dalla sua nascita e dalla sua
educazione implicato nelle lotte interne della vita gre
ca; egli non conobbe quellurto delle cose che mosse
Platone a fiero e sdegnoso contrasto; sibbene dai confi
ni del mondo greco si sent attratto verso il centro per
appropriarsi ed elaborare spiritualmente tutti i tesori di
ima cultura ormai pienamente matura. Qui egli trov una
situazione affatto diversa da quella in cui si era forma
to Platone. Il fermento spirituale, la tensione febbrile,
la splendida produzione del V secolo, tutto era passato
da un pezzo; era ormai giunto il tempo per una calma
e sagace ricerca scientifica; Aristotele ne appunto il
pi alto rappresentante. Perfettamente greco di carattere
e dintendimenti, egli se ne sta in disparte s da domi
nare col suo sguardo tutta la produzione della cultura
greca, superando tutti i guai del presente nella gioia di
questa visione.
Sulle prime, la sobriet della prosa aristotelica, lo
schietto realismo della sua indagine, il rigido riserbo dei
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2 - 1 caratteri fondamentali
della concezione del mondo e della vita
La natura della concezione aristotelica si lumeggia an
zitutto dal suo rapporto con la platonica. Aristotele a
Platone assai pi vicino di quel che egli stesso - princi
palmente consapevole delle differenze - non pensasse.
Con Platone lo congiunge in primo luogo il convinci
mento che la nostra vita non possa venire esplicata che
dalluniverso. Anche qui l umana esistenza attinge dal
tutto; lazione trae la sua verit dallarmonia con la
realt esteriore, ogni attivit deve corrispondere al suo
oggetto, ogni metodo alla sua cosa. Ci che al tutto ci
unisce l intelligenza, cosicch anche per Aristotele lin
telligenza la parte sostanziale delluomo. Anche qui
la verit si dischiude al solo concetto; onde la filosofia
soprattutto scienza di concetti, intesa a trasformare il
mondo in un vasto ordine di concetti. Finalmente Ari
stotele ha in comune col suo maestro l alto apprezza
mento della forma; anche per lui nella forma sta l es
senziale e il permanente ed anche il pregio e la bellezza
delle cose.
Poste queste fondamentali concordanze, la filosofia di
Aristotele ci si presenta abbastanza vicina alla platoni
ca da potersi abbracciare nel concetto - preso in senso
abbastanza vasto - del platonismo. Ma in questa sfera
essa esplica la pi marcata differenza possibile. Mentre
per Platone non c verit eterna, n pura bellezza senza
la pi recisa separazione di due mondi, Aristotele si
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differenza intercede tra quelli che cercano come principal fine il guadagno e il piacere e quelli invece che mi
rano allonore ed al potere. Lonore specialmente, que
sto riflesso della virt, innalza l operare umano. E an
che ci die rimane imperfetto acquista valore agli occhi
del filosofo per il convincimento che una naturai forza
di ascensione affatichi anche gli infimi gradi dellessere,
spingendo sempre oltre lo stato e la coscienza partico
lare del momento; poich tutto ha da natura qualcosa
di divino. Con questa inclinazione a considerare nel
l inferiore non tanto la distanza che lo separa dal su
periore quanto lo sforzo di elevazione, si associa una
veduta altamente caratteristica intorno alla somma della
ragione nella vita sodale. Valga pur poco la media degli
uomini presi singolarmente; se un ordine comune li uni
sce, essi diventano quasi una persona, e tutto ci che
in essi di buono, sommandosi, pu sorpassare moral
mente ed anche intellettualmente le maggiori individua
lit. Portando infatti ciascuno il proprio contributo e
combinandosi le varie forze, si costituisce come un uo
mo in grande pi libero dallira e da altre passioni, pi
immune da errori e specialmente pi sicuro nel giudizio
che il singolo individuo. Anche in fatto di musica e di
poesia il gran pubblico il miglior giudice. Nel fare
questa apologia della moltitudine, Aristotele non pensa
naturalmente ad una folla qualunque, comunque sia rac
cozzata, sibbene alla solida comunanza di una citt o di
persone strette da vincoli di cultura: egli resta ben lon
tano dal radicalismo moderno con la sua apoteosi della
folla.
Con questa fede concordano pienamente le idee di
Aristotele intorno alla storia. La concezione platonica ne
costituisce il fondamento. Anche qui non un progresso
allinfinito, ma un circolo di periodi simili. Posta l eter
nit del mondo, che Aristotele per il primo insegna con
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4 * I singoli campi
I
singoli aspetti della vita sono in Aristotele assai pi
autonomi, propongono un maggior numero di compiti
ed esigono unelaborazione pi estesa che non sia in Pla
tone. La forma particolare non qui unapplicazione, ma
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Lantichit postclassica
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2 - Gli Epicurei
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3 - Gli Stoici
Gli Stoici si sono occupati molto pi profondamente
del problema della vita e la loro scuola ha avuto un pi
ricco movimento interiore. Pur rimanendo immutato lo
schema fondamentale della dottrina, la teoria pura venne
sempre pi relegata in seconda linea, l indirizzo pratico
e parenetico acquist sempre pi, specie nei secoli dopo
lra, il sopravvento, e lo stoicismo divenne la manife
stazione pi saliente di quella riforma morale che la tar
da antichit aveva tentato col ravvivamento degli antichi
ideali. La nostra esposizione si preoccuper di rilevare
quei caratteri comuni che si estendono a tutto il movi
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s p e c u l a z io n e r e l ig io s a
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2 - Piotino
a) Introduzione
Nellintiera serie dei grandi pensatori non ve n al
cuno il cui giudizio abbia cosi diviso ed ancor divida
gli spiriti come Plotino, il capo del neoplatonismo (204/5
- 270 d. C.). Cos strettamente sintrecciano in lui il
grandioso ed il problematico, anzi il falso, che quasi
in nessun luogo possibile un pieno assenso: ancora
la sua filosofia sarresta troppo su principi generici per
ch possa dare alla sua concezione del mondo una for
ma rigorosamente scientifica; infine tutto il sistema
penetrato da una contraddizione stridente, e cio dal con
trasto fra il dominio dellastrazione elevantesi ad altez
ze vertiginose e la tendenza ad una vita intima e profon
da del sentimento. Se perci Plotino, considerando i
risultati dellopera sua, viene di gran lunga appresso agli
altri grandi pensatori, egli non potr non venir posto
tra i pi grandi da chi penetri fino alle forze, onde
lopera sua diretta e consideri la sua influenza sulla
formazione della realt spirituale. Poich allora tralucono,
di mezzo a proposizioni altamente ambigue, intuizioni
alte e feconde ed anche l errore si manifesta in lui co
me il veicolo di profonde verit. La potenza dellintui
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P a r t e Seco n da
II Cristianesimo
I principii
C arattere
g e n e r a l e d e l c r is t ia n e s im o
1 - Considerazioni preliminari
Prima di entrare a discorrere delle concezioni della
vita sorte sul terreno del Cristianesimo pur necessario
in qualche modo trattare del carattere generale di que
sto. Ma anzitutto occorre far fronte ad un dubbio: e cio
se le dette concezioni sorgano veramente dalla religione
o non siano invece fatti concomitanti derivati da un altro
campo. Certo una religione non in primo luogo una
concezione generale del mondo e della vita, una dottri
na delle cose umane e divine. Essa piuttosto la costi
tuzione duna realt particolare, la formazione duna nuo
va vita poggiata sul pensiero duna realt superiore: lo
svolgimento di questa vita si afferma come qualche cosa
di superiore a qualunque pura teoria ed anzi afferma
contro di essa la propria indipendenza. Ma il carattere
spirituale di quella implica che essa porti in s e svol
ga dal proprio seno un complesso di convinzioni circa
linsieme dellesistenza. Ogni religione universale compie
una specie di rivolgimento della vita immediata, sposta
il cardine della vita: essa non si fonda sulla metafisica,
ma essa stessa una metafisica, la rivelazione d'un
nuovo mondo al di l della natura. Ora tale rivolgimen-
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2 - I fatti fondamentali
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3 - La vita cristiana
a) Interiorizzazione e rinnovamento
Questa trasformazione interiore della vita per via dei
suoi nuovi rapporti traspare chiaramente soprattutto in
confronto della concezione greca della vita. Finch in
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La
c o n c e z io n e
d e lla
v ita
secon d o
g es
1 - Preliminari
Se lo spirito del Cristianesimo acquist, in mezzo ad
un mondo indifferente ed ostile, una forza cos grande
e se nel suo seno medesimo le successive trasformazioni
lasciarono intatto un nucleo fondamentale e le sue di
visioni non abolirono ogni comunione, ci si deve so
prattutto alla personalit eminente ed all'opera fondamentale di Ges. N quest'opera, che fu come la rive
lazione dun nuovo mondo, fu possibile senza un com
plesso di convinzioni, senza una certa concezione della
vita; la quale, pur non inserendosi nel movimento filo
sofico, non pu venire omessa nel corso della nostra
esposizione; ad essi ci rinviano tutte le concezioni della
vita sorte nella comunit cristiana ed anche allinfuori di
questa essa ha esercitato una profonda influenza.
Le difficolt singolari del compito, che qui ci si pro
pone, sono ben evidenti. Anzitutto si pone la difficolt
delle fonti, che, accolte per lungo tempo come incon
dizionatamente sicure, destano nella scienza moderna dub
bi sempre crescenti. Ora che noi conosciamo Ges solo
attraverso una tradizione, sia pure antichissima, e che
in questa entrino anche le disposizioni subiettive e la
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5 - 1 1 valore duraturo
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Il Cristianesimo antico
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L e t
p r e a g o s t in ia n a
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A g o s t in o
1 - Carattere generale
Agostino (354-430) lunico grande filosofo sul ter
reno proprio del Cristianesimo. Tutta leredit del pas
sato e tutti gli incitamenti del suo tempo egli accoglie
in s per produrre qualcosa di nuovo e di pi grande;
radicato nellambiente latino, riceve forti influssi greci
e orientali; gli antichi elementi cristiani e i neoplatonici
egli rifonde e ricompone in una nuova sintesi in cui
pi vigorosamente afferma il suo carattere lelemento cri
stiano, e che pur avendo i suoi lati deboli, domina
tutta la successiva storia del Cristianesimo. Lo svolgi
mento del suo pensiero in grado eminente espressio
ne della sua personalit, , si pu dire, la sua stessa
intima vita. Tutta lopera intellettuale serve allunico fine
di giungere al possesso pieno della propria nima; in
ogni suo particolare essa mira essenzialmente sempre allappagamento di tutto quanto l essere proprio. Felicit,
beatitudine: ecco il fine unico in cui sappuntano tutti i
pensieri e tutto lardente desiderio di questuomo, felici
t non nel senso angusto dei pi antichi Padri latini,
ma nel senso di un soddisfacimento perfetto di tutto
lessere, di un ravvivamento di tutte le energie, di una
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5 - La Chiesa
Finora abbiamo seguito in Agostino due ordini di pen
sieri: quello relativo alla religione in genere e quello
relativo al Cristianesimo; ma c anche una terza sfera
nella quale si raccolgono e spesso sembrano esclusivamente assorbiti i suoi sforzi: la vita ecclesiastica, la co
munit religiosa visibile, fondata sopra solidi ordina
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6 - Epilogo
Non vogliamo prolungar troppo questo studio con le
nostre riflessioni. Nondimeno ci sia lecito osservare bre
vemente come il complesso della concezione dAgostino
sia qualche cosa di vasto e di grandioso, ma anche din
compiuto. Tre ordini di vita, il religioso in genere, il
cristiano e lecclesiastico, abbiamo visto svolgersi in gran
di sistemi, attrarre a s tutta la realt e foggiare sul pro
prio stampo lumana esistenza. Questi tre ordini in parte
si uniscono e compenetrano, in parte si contrastano ed
urtano, cosicch ne nasce una straordinaria larghezza e
ricchezza di vita, ma insieme anche ne saltan fuori le
pi stridenti contraddizioni. Quello stesso pensatore che,
a dispetto di ogni tradizione, aveva fatto della vita pro
pria dellanima il centro e il principio di ogni realt,
ha poi contribuito pi di qualunque altro ad edificare un
sistema di autorit assoluta; quelluomo, che era venuto
a considerare lamore come la sostanza della vita, anzi co
me la stessa forza divina animatrice, accese col suo zelo
appassionato un odio profondo contro i non credenti;
egli, che in un radicale rinnovamento di tutto lessere,
aveva proclamato la pi perfetta liberazione dello spirito
da ogni elemento naturale, abbass in un altro senso
tutta lattivit umana al livello della natura e cadde in
un grossolano materialismo morale. Soprattutto poi lope
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Il
m e d io e v o
1 - I prim i secoli
Se dovessimo trattare non delle concezioni singole dei
filosofi medievali, ma della concezione generale del mon
do e della vita nel medioevo, noi avremmo dinanzi a
noi un compito particolarmente attraente : allora dovrem
mo attenderci di trovare molto di caratteristico e di no
tevole. Per il nostro fine particolare invece, un intero
millennio ben poco di nuovo ci offre. Le concezioni dei
pensatori medievali tolgono la loro materia dalle et an
teriori: e ci che costituisce lopera loro propria ha un
valore puramente storico. Di qui per noi il diritto, anzi
il dovere di trattarne molto sommariamente.
I primi secoli del medioevo seguono nella filosofia spe
cialmente le orme dei neoplatonici. Alle fonti gi ricor
date se ne aggiungono per ultimo due nuove: lo scritto
di Boezio ( f 525) D e consolatione philosophiae, un
libro di edificazione per le persone colte, e le opere dello
Pseudo-Dionisio (V secolo). Lopera di Boezio spira un
senso di nobile dolcezza. Convinto della vanit delle
cose sensibili e terrene, il filosofo si eleva al mondo
delle essenze sovrasensibili e nello stesso tempo ad una
contemplazione delle cose sotto laspetto deUeternit:
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2 - 1 secoli di mezzo
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- Il tardo medioevo
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Il Cristianesimo moderno
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r if o r m a
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1 - Lutero
Latteggiamento fondamentale di Lutero di fronte al
sistema medievale sta in ci che per lui il problema
religioso trasportato del tutto sul terreno della vita
personale immediata e qui vissuto in tutta la sua forza.
Questo non vuol dire soltanto un pi intimo avvicina
mento di un contenuto dato al sentimento subiettivo,
perch il medioevo non povero di sentimento ed una
semplice modificazione sentimentale non avrebbe prodot
to una cos grande rivoluzione dello spirito. La novit
risiedette piuttosto in ci che la totalit della tradizione
religiosa venne pi rigorosamente riferita ad una per
sonalit compiuta, ad ununit vivente dellessere umano
ed ebbe in questa la propria misura; la religione diven
ne cos un pi intimo possesso delluomo ed acquist
una verit e realt pi profonda. Da tale mutamento
sorse per essa la tendenza ad una pi vigorosa concen
trazione, al ritorno dalla esteriorit complicata del siste
ma ecclesiastico allunico punto essenziale, la tendenza
alla eliminazione od almeno al giusto apprezzamento di
ci, che da questo punto dominante appariva come cosa
accessoria. Venendo cos per effetto di questa concentra
zione gli elementi della vita religiosa ad un contatto
pi stretto, anche le tensioni ed i contrasti esistenti nel
seno del Cristianesimo rivestirono unintensit maggiore,
la lotta di tutta la personalit con tutto il problema con
dusse a posizioni duna gravit insostenibile: nello stesso
tempo linsufficienza dei mezzi offerti dal sistema me
dievale veniva in sempre pi chiara luce. Allora apparve
chiaramente che la religione della collettivit e la reli
gione della personalit non potevano pi sussistere luna
accanto allaltra in amichevole intreccio come nel me
dioevo: un pi energico processo vitale conduceva di
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2 - Z vinglio e Calvino
Per quanto Lutero sia il capo spirituale di tutto il
movimento della Riforma e il processo che in lui si svol
ge ne segni il culmine, i capi delle Chiese riformate
esplicarono anche nella loro concezione della vita una
zione troppo indipendente per essere passati qui sotto
silenzio. Nella nostra breve esposizione ci atterremo es
senzialmente al Dilthey, per Zvinglio anche alla notevo
lissima opera dello Stahelin.
Zvinglio caratterizzato, di fronte a Lutero, da un
pi stretto rapporto con lumanismo e con la cultura ge
nerale della sua et e dalla tendenza ad inserire pi
energicamente la sua azione negli eventi del tempo; egli
non ruppe cos decisamente come Lutero col mondo e
non diede alla vita religiosa una cos superba indipen
denza ed un cos alto isolamento. La profondit . per
tanto senza dubbio minore, ma minori sono anche le
asprezze e le contraddizioni; lelemento religioso sin
treccia pi strettamente con la vita pratica e la conce
zione complessiva si foggia in un tutto molto pi razio
nale che non in Lutero.
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viduale, ivi il fedele pu, anche-privo di ogni aiuto umano, sentirsi sicuro in Dio, come lo strumento della
Sua volont buona ed onnipotente. Inoltre presso Zvin
glio il concetto della dannazione posto nellombra di
fronte a quello dellelezione alla beatitudine (Stahelin).
Cos si svolge qui efficacemente lidea riformatrice dun
Cristianesimo attivo e virile: la religione si converte sen
za posa in attivit morale e da essa trae novello vigo
re; tutti gli altri aspetti della vita vengono ad essa ri
condotti, lindividuo viene eccitato ad unazione autono
ma nel seno della vita collettiva: da ogni parte spira
un senso di freschezza e di letizia. Certo questa facile
armonia, questa limpida coordinazione della vita sono
in gran parte possibili in Zvinglio solo perch egli non
sente le oscurit della vita e le contraddizioni della no
stra esistenza spirituale e non le combatte attraverso tem
peste interiori con lenergia di Lutero; e questa tendenza
pratica poteva facilmente condurre ad una mescolanza
della religione con la politica, anzi con la polizia; ad
ogni modo non possibile non riconoscere il valore e
limportanza di questo Cristianesimo semplice e sano, at
tivo e sereno.
Sotto altro aspetto appare lidea fondamentale della
Riforma in Calvino. In questa natura chiamata ad im
perare e ad organizzare predomina uno spirito sistema
tico e rigidamente conseguente: ogni cosa deve subor
dinarsi e servire ad un unico ordine di idee. La conce
zione fondamentale teocentrica, come in Agostino; li
dea centrale la gloria di Dio, ogni creatura deve ser
vire umilmente a questo fine; la volont assoluta di
Dio che decide di tutte le cose secondo un disegno in
comprensibile alluomo. Ogni dubbio come ogni naturale
fiducia delluomo in se stesso diventa un delitto contro
la maest di Dio; tutta la vita delluomo deve essere
consacrata unicamente a Dio, al quale appartiene; Dio
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I l c r i s t i a n e s i m o n e l SU O ULTERIORE SVOLGIMENTO
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P a r te T erza
Let moderna
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Il
r in a s c im e n t o
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2 - La speculazione cosmica,
Nicol Cusano e Giordano Bruno
Il Rinascimento ha la sua pi pura espressione filoso
fica nei sistemi della speculazione cosmica, iniziantesi
con Nicol Cusano, giunta allapogeo con Giordano Bru
no; quello ancora attaccato in pi dun punto al me
dioevo, questo pieno della coscienza dei nuovi tempi,
quello un illustre cardinale della Chiesa, questo un ere
tico perseguitato ed arso sul rogo.
Ci che caratterizza questi filosofi il passaggio dai
problemi interiori delluomo al tutto, la speranza di tro
vare in questo una vita pi ampia e pi vera, lesorta
zione a spogliarsi dellangusta particolarit umana per
immedesimarsi con la realt infinita. Il tutto ha per un
cos alto valore solo come espressione dellessere divi
no; la dedizione al tutto ha quindi uno sfondo religioso
e da questo riceve una specie di ardore spirituale. Col
neoplatonismo e con la mistica, ogni essere delle cose
posto in Dio, lessere assoluto. Ma questo pensiero
volto ora verso un indirizzo nuovo ed opposto. Unet
sfiduciata aveva dallunit del mondo in Dio tratto lim
pulso a risalire rapidamente allorigine ultima e ritrarsi
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non sopra o fuori delle cose, ma ad esse assolutamente presente, come lessenza non sopra o fuori del
l essere, come la natura non fuori delle cose naturali,
la bont non fuori delle cose buone. Il mondo di
venta cos l oggetto principale della scienza: questo di
stingue, secondo Bruno, il teologo credente dal vero fi
losofo, ch il primo nelle sue esplicazioni trascende la
natura, questo invece rimane entro i suoi confini.
Essendo cos ravvicinato Dio al mondo, a questo ven
gono a riferirsi le propriet attribuite a Dio dalla spe
culazione del Cusano: l infinit e la coincidenza dei con
trari. Anche Bruno vien condotto allaffermazione del
l infinit dalla speculazione: un mondo finito non sareb
be degno di Dio: a lui si conviene di portare alla real
t tutte le possibilit. Ma questo concetto viene poi vi
gorosamente appoggiato ed intuitivamente vivificato con
le nuove idee astronomiche, che in Bruno primamente
esplicano la loro potenza trasformatrice; in Bruno agisce
ancora con giovanile freschezza una rappresentazione a
cui la pigra abitudine ha pi tardi tolto ogni efficacia.
La sfera finita, a cui si riduceva secondo la concezione
antica luniverso, viene spezzata e nel tempo stesso si
dilegua la rappresentazione dun mondo sovrannaturale
disteso nello spazio al di l della sfera delle stelle fisse.
Mondi si succedono a mondi nellinfinito, tutti ripieni
di movimento e di vita, tutti egualmente manifestazio
ni dellessere divino. Bruno trova una gioia superba in
questa liberazione dallaugusto mondo medievale ed unal
ta beatitudine nel rivivere la vita del mondo infinito,
pieno della vita divina. Di fronte alla sua grandezza ed
alla sua ricchezza, la sfera umana diventa duna pic
colezza insignificante; levarsi dalle sue tenebre nel pu
ro etere del tutto, abbracciare il tutto con eroico
amore - ecco la grandezza ed il vero fine dellesistenza.
In questo eroismo, in questesplicazione della potenza
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Il
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a) Descartes
Descartes non ha trattato ex professo dei compiti e
della condizione umana: ci nonostante anchegli appar
tiene alla nostra esposizione. Poich la sua filosofia non
solo ricerca erudita ed applicazione tecnica, ma svolge
nel suo corso una concezione generale e trasforma lin
dirizzo della vita spirituale: in lui appare per la prima
volta con la forza e la chiarezza del primo trionfo quel
lindirizzo che doveva regnare per secoli e lasciare dure
vole impronta nello spirito collettivo. Descartes anima
to fin dalla sua prima giovinezza da un bisogno ardente
di perfetta chiarezza: questo che fa di lui un cultore
appassionato della matematica e che nel tempo stesso gli
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b) Spinoza
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e l a s u a p ic c o l e z z a
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patie ed antipatie pi misteriose si spiegano semplicemente con ci che in esse rimane celata alla coscienza
la causa dellamore o dellodio. Queste passioni spingo
no poi irresistibilmente allazione : noi dobbiamo promuo
vere ci che ci giova, reprimere o distruggere ci che ci
nuoce. Tutte le prediche dei moralisti non tolgono nulla
a tale necessit; una passione pu esser vinta solo da
altre passioni, non da risoluzioni astratte e da esortazio
ni. Questa parte dellopera di Spinoza contiene una trat
tazione profonda del meccanismo delle passioni, unana
lisi acuta del loro intreccio, un ricco tesoro di esperienza
della natura umana.
Spinoza si propone in tutto questo solo di descrivere,
non turba lo svolgimento dei fatti con giudizi importu
ni. Ma la visione complessiva del tutto lo conduce natu
ralmente ad un apprezzamento e gli d occasione di esprimere chiaramente quanto poco lo soddisfi questa con
dizione delluomo. Ch per quanto nel meccanismo com
plicato della vita spunti qua e l lazione propria del
lindividuo, nel complesso egli rimane dipendente da una
totalit straniera ed oscura: noi siamo gettati qua e l
senza posa dalle cause esteriori come onde mosse da venti
contrari, insci del nostro ultimo destino, schiavi delle
passioni, divisi da discordie e da lotte; uno stato insom
ma di schiavit e di dolore. questo il destino definiti
vo o vi una via che conduca dalla schiavit alla libert?
L u o m o
e la su a grandezza
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c) Locke
Locke (1632-1704) viene da tuttaltri punti di parten
za che non gli altri grandi rappresentanti del raziona
lismo. Travolto nelle agitazioni e nelle lotte del suo po
polo per la conquista della libert politica e religiosa, egli
prende in esse una posizione decisa e ne subisce gli ef
fetti anche nelle sue vicende personali. Anche il suo pen
siero si mostra intensamente influenzato dallambiente so
ciale, che daltra parte esso concorre per parte sua a fog
giare ed a svolgere con le sue particolarit caratteri
stiche.
In Locke abbiamo unespressione classica, non dir del
lo spirito del popolo inglese nella sua totalit perch
anche il popolo inglese, come ogni altro popolo civile, si
eleva nelle sue pi alte manifestazioni al disopra della
sua natura caratteristica - ma dellindirizzo dominante
nel popolo inglese. Questo indirizzo ripudia ogni specu
lazione trascendente, ogni tentativo di costruzione duna
nuova realt; esso si pone senzaltro sul terreno della real
t data e cerca di dare un orientamento su di essa, cerca
di condurre, nellmbito di essa, alla ragione ed alla feli
cit. Locchio sempre rivolto in questo alluomo ed al
suo stato: in pieno accordo con la convinzione domi
nante, che un poeta inglese (Pope) designa come oggetto
dello studio veramente proprio delluomo luomo. In ci
lindividuo considerato tanto in s quanto nella sua as
sociazione con altri, nella societ; comprendere lanima
come la societ, partendo dagli elementi pi semplici,
renderne per questo mezzo trasparente la struttura ecco
il vero e proprio merito del razionalismo inglese. Linda
gine pi accurata e lesame pi preciso dellesperienza
conducono a rigettare tutto ci che non ha nellesperienza appoggio sicuro: alla teoria si riattacca immediatamen
te la pratica, in quanto dalla precisa conoscenza di ci
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che veramente possediamo o possiamo, procede direttamente una trasformazione corrispondente della vita. Ben
stringe questo la vita e lazione umana in pi angusti
confini, ma ci fa nel medesimo tempo vedere che dentro
questi confini la realt pi ricca e l azione nostra pi
efficace di quello che dapprima si credesse: lesperienza
sembra essere ricca abbastanza di proprio fondo per ri
spondere a tutte le legittime esigenze. Cos sorgono una
mentalit ed una linea di condotta dun particolare carat
tere, che si esplicano energicamente nei singoli campi
della vita e conquistano a s non individui soltanto, ma
vasti gruppi sociali. il pensiero inglese che ha fatto del
razionalismo una potenza nella storia; del resto anche il
suo ulteriore svolgimento non concepibile senza lo svol
gimento che esso ebbe sul suolo inglese.
II
rappresentante pi deciso e pi attivo di questindi
rizzo inglese G. Locke. Il problema che pi lo occupa
il problema della conoscenza. Una disputa su questioni
filosofiche gli fa sentire tutta la deplorevole confusione
dello stato del sapere : questa impressione lo conduce a
ricercare a fondo lorigine, la certezza, lestensione delle
nostre cognizioni; lopera che cos ebbe origine, la pri
ma ricostruzione sistematica della conoscenza considerata
come formazione individuale. Poich ricercare lorigine
della conoscenza vuol dire per Locke seguirne il sorgere
e lo svolgersi nellanima: e lanima per lui niente al
tro che coscienza, vita cosciente. Concepire cos il proble
ma ed a Locke non viene neppure in mente che po
tesse venir concepito altrimenti - vuol dire decidere gi
circa la disposizione ed il risultato di tutta lopera; si trat
ta qui di ricercare nella coscienza gli elementi conoscitivi
semplicissimi, seguirne passo passo la graduale organizza
zione, finch il tutto sia diventato perfettamente perspi
cuo: cos sono anche segnati al conoscere umano i suoi
confini. La coscienza non porta evidentemente con s il
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d) Leibniz
C a r a t t e r is t ic a
d e l s u o in d ir iz z o
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ti della nostra percezione essere i limiti della realt? Col pensiero dellinfinitamente piccolo sintreccia strettamente quello dunassoluta, generale distinzione delle co
se; in nessun punto la natura si ripete, in nessun punto
si dnno due cose, due casi uguali: solo una rozza vi
sione esteriore pu credere di potersi trovare dinanzi ad
una perfetta uguaglianza: in realt questa pretesa ugua
glianza non che una differenza minima, nel migliore
dei casi una differenza che sul punto di sparire, una
differenza infinitamente piccola.
Come in questo caso unapparente opposizione si dis
solve in una differenza graduale, cos il pensiero mate
maticamente organizzato di Leibniz dappertutto si ado
pera a risolvere gli opposti apparenti in semplici diversit
di grado ed a sostituire alla considerazione qualitativa
una quantitativa. Questo indirizzo era gi stato aperto al
pensiero da Kepler: il concetto dell'infinitamente piccolo
permette ora a Leibniz di farne ima larga e vigorosa ap
plicazione. Cosi, per esempio, la quiete riguardata co
me un movimento sul punto di sparire dopo un gradua
le e continuo rallentamento: allo stesso modo sono tratta
ti i contrapposti del bene e del male, del vero e del falso.
Cosi sparisce da questa concezione delle cose ogni rigidit
ed ogni urto: tutto fluisce e si presta alla conciliazione
ed allunificazione, lidea della continuit di ogni essere
e di ogni forma di vita acquista unevidenza ed una for
za mai avute sino allora, s che Leibniz pu a ben dirit
to considerare la legge della continuit come una sua pro
pria scoperta. Ora anche il tentativo di armonizzare lo
spirito e la natura appare sotto ben altra luce : non po
trebbe uno sguardo pi penetrante riconoscere anche qui
una gradazione non interrotta di forme costituenti una
grande, unica vita, e porre come una differenza quanti
tativa di successivi ci che al primo aspetto si presenta
come opposizione ostile? Un ardito, ma certo anche un
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Cos arricchito ed approfondito nella dottrina leibniziana il concetto dellindividualit. Ad essa non per
assegnato uri possesso perfetto e definitivo, bens un
compito continuo ed un tendere incessante. La profon
dit dellessere proprio deve prima venir conquistata
faticosamente ed elevata da uno stato crepuscolare alla
piena luce della coscienza e della vita: il che, data l in
finit del compito, pu avvenire solamente attraverso
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1 - Hume
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2 - Rousseau
Con Rousseau (1712-1778) comincia la reazione asso
luta del sentimento contro lintellettualismo razionalisti
co, reazione che in lui raggiunge il suo culmine. Poich
sebbene Rousseau non sia stato un filosofo profondo e un
creatore di sistemi, egli fu liniziatore dun nuovo stato
danima e dun movimento importantissimo. Lintensit
della sua azione si spiega in gran parte con la dualit
della sua natura. Rousseau poeta e pensatore ad un tem
po; come pensatore inclina ad una logica piana e rigoro
sa, come poeta ad un romanticismo pieno di sogni. Egli
abilissimo nellastrazione e nella deduzione, collega come
in giuoco leggero i pensieri in serie connesse, le cui
singole proposizioni scorrono luna appresso laltra come
le perle duna collana, ed il cui tutto simpone con la
forza di una conseguenza inesorabile. Da questo punto di
vista lopera sua appare come il semplice svolgimento di
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L i d e a l i s m o
ted esco
1 - Kant
a) Caratteri generali
Con Kant arriviamo di nuovo ad un grande pensato
re, anzi ad uno fra i pi grandi. L'accesso al suo pen
siero particolarmente difficile, pi difficile che presso
qualunque altro filosofo. E ci non tanto per la prolis
sit pesante dellesposizione - a questo, specialmente noi
tedeschi, siamo abituati - quanto per ci che la sua filo
sofia contraddice crudamente alla concezione volgare, per
ch essa esige un rivolgimento totale del pensiero e del
la vita senza formulare chiaramente la concezione nuova
che introduce. Ma Kant non avrebbe cosi profondamen
te influito sullevoluzione spirituale, non avrebbe agito
cos intensamente sulluomo come uomo, se dallopera
sua non parlassero verit semplici, aperte, per qualche
lato, a tutti. A queste verit noi penetreremo nel modo
pi facile e pronto se ci renderemo presenti le necessit
interiori dellessere suo, il cui svolgimento costituisce
una specie di esigenza dellautoconservazione spirituale.
Perch ci, che in un grande uomo anima la vita e lo
pera sua, si riduce essenzialmente a questo: una con-
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salita della massima, che dirige la condotta: bisogna agire in modo che la massima del nostro agire possa in
ogni tempo essere il principio duna legislazione univer
sale e che i nostri motivi, elevati a leggi generali, non
vengano mai in contraddizione con se stessi. Noi dob
biamo agire per puro rispetto della legge, come sogget
ti e strumenti della legge, ma duna legge data a noi
da noi stessi. perfettamente conseguente a s Kant
quando non vuole che lagire morale delluomo con
fluisca in alcun modo con le sue tendenze naturali,
quando anzi fa dellazione contrastante con linclinazio
ne naturale il vero regno duna disposizione morale:
questo non vuol dire condannare come illegittima ogni
inclinazione, ma vuol dire elevare sopra di esse il cam
po morale come qualche cosa di essenzialmente superio
re. Appunto questa rigorosa concezione del compito del
la vita ci permette di farci il pi alto concetto delluo
mo, come essere autonomo. Lautonomia il fondamen
to della dignit della natura umana e di ogni natura
razionale. Per essa, non per il puro intelletto, luomo
qualche cosa di essenzialmente altro dallanimale : ci
che lo eleva sopra lanimale non il fatto che egli
possiede la ragione, quando questa debba servirgli solo
a compiere ci che nellanimale compie listinto . Nel
tempo stesso si chiariscono e si precisano concetti, che
non erano nuovi certamente, ma che mancavano ancora
di un rigoroso fondamento speculativo, concetti come
quelli di personalit e di carattere. Alla personalit non
basta la semplice attivit pensante, ma deve aggiunger
si la capacit di responsabilit morale: questa implica
l indipendenza da ogni puro meccanismo naturale. Il
carattere poi non n una pura disposizione naturale,
n una direzione costante dellagire acquisita per abi
tudine, ma lassoluta unit del principio interiore
della condotta in genere . Collapprofondire concetti di
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a) Caratteri generali
Let aurea della letteratura tedesca, che culmina in
Goethe, ha, con tutta la molteplicit sua di persone e
di opere, un fondo di convinzioni comuni, le sue crea
zioni contengono concezioni particolari del mondo e
della vita, la poesia non si disgiunge in essa dal pen
siero dei grandi problemi filosofici.
Questo movimento letterario appare anzitutto come
una vigorosa reazione diretta a superare definitivamente
il razionalismo, almeno nella sua ultima forma. Di fron
te al suo intellettualismo si leva laspirazione a vivifi
care ed a commuovere profondamente tutto luomo, di
fronte alle tendenze utilitarie lesigenza dun valore as
soluto dellazione, di fronte agli ideali pratici e morali
la tendenza a foggiare tutta la vita secondo un ideale
estetico, di fronte alla scissione delluomo e del mondo
il bisogno d'ununificazione interiore col tutto. Dalla
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(Schiller.)
(Per la pioggia e la rugiada e pel benessere delle
generazioni umane, lascia, o amico, che se noccupi, oggi
come ieri, il cielo.)
Lo Stato appare come un essere sinistro, una macchi
na enorme, un congegno inanimato, dal quale la cul
tura interiore e lindividualit nulla di bene possono
attendere. Ogni progresso essenziale nella pura uma
nit non viene dallo stato e dalla sua organizzazione,
ma dalle grandi personalit creatrici. In questo senso
ricerca W. von Humboldt i limiti dellazione dello
stato , Fichte designa in uno dei suoi primi scritti
come fine del governo il rendere inutile il governo
e F. Schlegel ammonisce: N on sprecare la fede e la
more nella politica; sacrifica il tuo intimo nel divino
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rappresenta una reazione, non solo contro stati fuggevoli dunepoca, bens contro la corrente principale della
cultura moderna, e come tale non sar tanto presto su
perato.
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2 - Il soggettivismo, Nietzsche
Il
soggettivismo pi vicino al realismo che non al
lidealismo, in quanto confina del tutto luomo nellesi
stenza immediata; ma nel seno di questa il pi per
fetto contrapposto di quello, in quanto pone la realt
vera non nelle cose esteriori, ma negli stati del sogget
to, e si propone come fine direttivo non lassoggetta
mento del mondo esterno, ma il pieno svolgimento del
soggetto. Nessun trionfo del realismo pu togliere al
luomo la facolt di ritrarsi nel proprio io e di coraz
zarsi quivi contro tutte le aggressioni esterne. Non
meraviglia quindi che dinanzi alla minaccia dun an
nullamento completo questa via sia stata con ardore ab
bracciata come lunica salvezza: di qui un indirizzo della
vita affatto contrario a quello del realismo. Alla pre
occupazione esclusiva per le condizioni sociali contrad
dice la cura dello stato individuale, alla tendenza verso
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tivit creatrice che apre nuove vie, che eleva, che dirige,
vi ha poca parte. Ma sempre pi viva si fa laspirazione
verso questa forma di attivit, sempre pi chiaramente
sono sentiti i limiti di quel lavoro e di quella rifles
sione: sempre pi intensamente sentiamo la necessit
di una nuova sintesi della vita, di una salda conclusio
ne sistematica del mondo del pensiero. Ma questa non
pu sorgere di mezzo alla dispersione della esistenza
immediata; essa esige una conversione profonda, un ri
torno alla metafisica. Ogni giorno pi si conferma la
verit del detto hegeliano, che un popolo civile senza
metafisica come un tempio riccamente e variamente
adorno, senza santuario. Noi cominciamo ad averne ab
bastanza della pura erudizione, come della superficialit
e della negazione; perch noi vediamo minacciato il
nostro intimo essere spirituale medesimo e con esso la
possibilit di ogni verit, epper qui dobbiamo in pri
missimo luogo conquistare a noi un terreno saldo e si
curo.
I
tempi che, come i nostri, vengono risospinti verso
gli eterni problemi umani e debbono lottare per la loro
vita spirituale, presentano un duplice aspetto. Essi sono
tempi aspri e tristi, tempi di dispersione e di sovverti
mento, di decadenza e di negazione, che mostrano con
vivi colori la miseria delluomo e lincertezza della sua
posizione. Ma questi medesimi tempi sono anche, quan
do vengono riconosciuti ed accolti i compiti indecli
nabili e le necessit profonde dello spirito, tempi di fe
conda agitazione e di progresso, che possono assicurare
all'uomo una posizione singolare ed una grandezza uni
ca. Perch essi mostrano che ci che vi nel suo es
sere di pi profondo stato da lui faticosamente con
quistato con lopera propria, ci mostrano luomo come
formatore di se stesso e collaboratore allopera del Tutto.
Simili tempi lo sospingono ad affrontare decisamente
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N O TE
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v it a
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della filosofia.
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opere
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E d iz io n i
e t r a d u z io n i
Ueber den Sprachgebrauch des Aristoteles, Gottinga 1868 - Ueber die Methode . die Grundlagen der Aristoteleschen Ethik,
Berlino 1870 - Ueber die Bedeutung der Aristoteleschen Philosophie der Gegenwart, ivi 1872 - Die Methode der Aristotele
schen Forschung in ihrem Zusammenhang mit den philosophischen Grundprinzipien des Aristoteles, ivi 1872 - Ueber den
W ert der Geschichte der Philosophie, Jena 1874 - Geschichte
und Kritik der Grundbegriffe der Gegenwart, Lipsia 1878 Geschichte der philosophischen Terminologie, ivi 1879 - Bilder
und Gleichnisse in der Philosophie, ivi 1880 - Zur Erinnerung
an K. Ch. F. Krause, ivi 1881 - Prolegomena zu Forschungen
iiber die Einheit des Geisteslebens in Bewusstsein und Tat,
ivi 1885 - Beitrge zur Geschichte der neueren Philosophie, vornehmlich der deutschen, Heidelberg 1886 - Aristoteles Anschauung von Freundschaft und von Lebensgutern, Halle 1886 - Die
philosophie von Thomas von Aquino und die Kultur der Neuzeit, ivi 1886 - Die Einheit des Geisteslebens in Bewusstsein
und Tat der Menschheit, Lipsia 1888. - Die Lebensanschauungen der grossen Denker, ivi 1890 - Der Kampf um das Gymnasium, Stoccarda 1891 - D er Kampf um einen geistigen Lebensinhalt, Lipsia 1896 - Der Wahrheitsgehalt der Religion, ivi
1901 - Gesammelte Aufstze zur Philosophie und Lebensan
schauung, ivi 1903 - Geistige Strmungen der Gegenwart, ivi
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NOTE
La
C R IT IC A
NOTE
709
INDICE
Rudolf Eucken
Introduzione
p.
IX
p r i m a - Lantichit greca
I pensatori dellet classica
Lantichit postclassica
15
111
- Il Cristianesimo
I principii
II Cristianesimo antico
Il Cristianesimo moderno
185
235
351
Parte
Parte seco n d a
t e r z a - Let moderna
Suo carattere generale
La costituzione del nuovo mondo
La dissoluzione del razionalismo e la ricerca
di nuove vie
Parte
Note
13
183
389
391
399
525
703