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MANUALE DI DIRITTO COMMERCIALE


Marco Cian 3° ed.

CAPITOLO 9
Le società sono strutture organizzative destinate all’esercizio di un’attività produttiva: organismi di diritto
privato con una propria dotazione patrimoniale e un apparato operativo il cui scopo è il profitto.

Il diritto societario è il complesso delle norme (sia sul piano interno che esterno) che regolano la vita e le
modalità operative della struttura organizzativa a destinazione produttiva.

Vi sono due tipi di società: individuali o collettive e, a seconda del modello, vi sono norme giuridiche
diverse.
Qualora fosse una società collettiva al momento della costituzione vanno esplicitate:
A. Le regole di costituzione
B. Le posizioni giuridiche assunte dai soci e dai possibili finanziatori
C. Le regole di funzionamento

L’atto costitutivo, infatti, da vita a un centro di interessi dotato di patrimonio giuridicamente distinto da
quello personale dei soci e di autonomia soggettiva.

Possiamo individuare diverse tipologie di società lucrative:


1. Società di persone:
• Società semplice (SS)
• Società in nome collettivo (SNC)
• Società in accomandata semplice (SAS)
Queste società sono organismi snelli, con dimensioni cospicue e un numero ristretto di soci.

2. Società di capitali:
• Società per azioni (SPA)
• Società a responsabilità limitata (SRL)
• Società in accomandita per azioni (SAPA)
Queste società sono enti più complessi, di dimensioni variabili e con una compagine sociale variabile.

Inoltre, è possibile individuare società con scopo mutualistico ovvero le società cooperative e le società
delle mutue assicuratrici e nuove figure come la società europea e società cooperativa europea.

Pluralità di soci e socio unico


Non tutte le società sono pluripersonali.
Lo sono senza eccezioni le società di persone (per natura contrattuale, almeno due soci all’atto
costitutivo), le SAPA e le società con scopo mutualistico.
Per le SAPA si necessitano due o più soci a livello strutturale, poiché tipicamente vi sono due classi di soci
(accomandatari e accomandanti); mentre le società con scopo mutualistico necessitano almeno due soci a
livello funzionale per il perseguimento di uno scopo mutualistico.

SPA e SRL non sono necessariamente pluripersonali. Questi tipi possono essere costituiti per atto
unilaterale, con un unico fondatore e con un unico socio. Ovviamente una società con un unico socio è
autonoma dall’ordinamento della struttura organizzativa.
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Il contratto e l’atto unilaterale costitutivo


Le società trovano la propria fonte in un atto di autonomia privata: in un contratto o in un atto unilaterale.
Il contratto di società è il contratto “con cui due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in
comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili”.

La volontà negoziale ha come oggetto:


1. il conferimento (composizione)
2. Lo svolgimento (regole organizzative)
3. La realizzazione di profitto da assegnare ai partecipanti (scopro di lucro). La società deve perseguire uno
scopo di natura patrimoniale ed egoistico. Anche se in realtà, esistono anche cooperative e società
mutualistiche.

Da sottolineare la differenza tra identità di oggetto e di causa e la piena compatibilità dell’uno e dell’altra:
• Il contratto di scambio, che contrappone interessi comuni (soddisfatti attraverso prestazioni reciproche)
• Contratti plurilaterali con comunione di scopo ovvero il contratto a struttura aperta, quando negozi
hanno interessi comuni e le attività convergono in vista dell’interesse condiviso.

Il contratto di società appartiene precisamente ai contratti associativi (poiché l’interesse comune genera
organizzazioni nuove, con una funzione attributiva e un valore organizzativo).
L’atto unilaterale ha un rilievo organizzativo: pone le basi e regola l’organizzazione e da vita al rapporto di
partecipazione. Strutturalmente e funzionalmente l’atto unilaterale e il contratto si identificano, ciò
implica come il primo sia aperto all’entrata di nuovi soci (o per cessione o per entrata di nuovi soci).

L’esercizio dell’attività produttiva


La società è un organismo cui si dà vita per l’esercizio di un’attività economica. Il settore all’interno del
quale questa opera è indicato all’atto costitutivo ed è l’oggetto sociale.
L’articolo 2247 cc specifica come si deve trattare di una attività con carattere economico, capacità cioè di
generare nuovi valori economici attraverso la produzione di beni o servizi; quindi, deve trattarsi di una
attività produttiva.
Vi sono società che esercitano un’attività non professionale, ovvero le società occasionali, esempio di
società senza impresa.
Non vi sono disposizioni per le società di una professione intellettuale e tantomeno limite per lo
svolgimento di tale professione.

Ad ogni modo esistono nell’ordinamento:


1. Vincoli di carattere pubblicistico (limiti per libertà individuale. Molte attività intellettuali richiedono il
conseguimento di un titolo abilitativo).
2. Vincoli di carattere privatistico (ovvero l’esecuzione della prestazione personalmente da parte del
professionista).

Per quanto riguarda l’oggetto di esercizio di una professione protetta, si necessitano le seguenti requisiti:
1. Società deve essere composta da soci abilitati (anche se non esclusivamente)
2. La prestazione deve essere eseguita da un iscritto all’albo

Il primo punto rende inammissibile le società fra capitalisti (cioè soci non abilitati) favorendo le società tra
professionisti, ma non esclude la compartecipazione di soci non abilitati, dando vita a una società mista.
Ad ogni modo, nel caso di una società mista, il numero di soci non abilitati non deve superare 1\3 quindi il
controllo della società deve fare capo a soggetti abilitati (qualora il superamento del 1\3 di soci non
abilitati, avviene lo scioglimento della società).

Il secondo punto concerne il rapporto d’opera. Il socio esecutore assume nei confronti del cliente una
responsabilità diretta per i danni arrecati nell’esecuzione della prestazione, solidamente con la società.
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Attività produttiva e godimento di beni


Attività sociale, in quanto produttiva, è un’attività che genera ricchezza, ossia nuove utilità economiche.
Ciò si contraddistingue dall’attività di mero godimento di beni.
Dall’articolo 2247 cc si ricava l’inammissibilità di società di mero godimento di beni (ovvero che non
generano nuove ricchezze). È impossibile dunque dare vita a una società esclusivamente finalizzata al
mero godimento.

Si possono individuare due statuti:


• La comproprietà: situazione giuridica statica. Si rileva soltanto l’appartenenza comune del bene. Ogni
comproprietario ha il diritto di usare il bene in comune.
• La società: situazione giuridica dinamica. Il conferimento di beni in comune è strumentale all’esercizio.
La disciplina appartiene al diritto d’impresa e nessun socio può usare i beni per propri scopi personali.

L’esercizio comune delle attività


Ai sensi dell’articolo 2247 cc l’esercizio dell’attività deve essere comune, per cui innanzitutto deve essere
condiviso il potere di decisione, il rischio e l’interesse economico.
vi sono eccezioni in cui il profilo del potere non ha alcuna condivisione:
• SNC e SS - il contratto può sottrarre ai soci ogni potere di amministrazione
• SAS - i soci accomodanti non hanno potere di gestione
• SPA- l’atto costitutivo può cerare categorie di azioni prive di diritto di voto

Ciò che distingue la società sono le regole dell’imputazione: la scelta della veste societaria è una scelta di
regime di imputazione non individuale ma collettiva.
1. Nell’impresa familiare viene riconosciuto giuridicamente la persona che la esercita e alcuni diritti
patrimoniali e di decisione.
2. Nell’impresa coniugale si prevede che sia soggetta al regime di comunione legale, l’azienda costituita
dopo il matrimonio e gestita da entrambi i coniugi. Vi è una modesta autonomia patrimoniale
(creditori personali possono aggredire i beni comuni fino al valore della quota del debitore; i debiti
contratti nell’interesse della comunione ne risponde anche il patrimonio personale). La gestione
ordinaria spetta disgiuntamente ai coniugi, mentre congiuntamente la gestione straordinaria.

Imputazione dell’attività. La società non manifesta


L’iniziativa economica viene svolta in nome della società, regolarmente iscritta all’albo delle società. La
spendita del nome sociale comporta l’imputazione giuridica dell’attività dell’ente come tale.

Si parla di società manifesta (o società interna\ occulta), quando il contratto prevede che l’esercizio
dell’attività debba avvenire in nome di uno solo dei soci, che apparirebbe all’esterno come imprenditore
individuale mentre alla società resterebbe giuridicamente imputabile al socio agente. Il prestanome
sarebbe mandatario senza rappresentanza.

Il patto di occultamento sarebbe invalido. Se l’attività è soggetta ad un potere di gestione collettivo, il


rischio deve essere imputato al gruppo.
Art 147 co. 5 “qualora dopo la dichiarazione di fallimento di un imprenditore individuale risulti che
l’impresa è riferibile ad una società di cui il fallimento è solo illimitatamente responsabile” il tribunale
dichiara il fallimento di questa e degli altri soci illimitatamente responsabili.

Organizzazione interna: unanimità e maggioranza


I soci hanno la diretta attribuzione del potere di amministrazione (ovvero del potere decisionale).
Generalmente nelle società di persone i soci sono anche amministratori. Nelle società di capitali (ad
eccezione delle SAPA) i soci esercitano il proprio potere attraverso il voto in assemblea. All’atto costituivo
si può modificare questo potere decisionale (escludendo dei soci dal voto).
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Le votazioni possono seguire l’unanimità o la regola maggioritaria, che può innescare una dialettica tra
minoranza e maggioranza. Il principio di correttezza e buonafede presidia lo svolgimento di tutti i rapporti
patrimoniali.

La dotazione patrimoniale
L’articolo 2247 cc parla di “beni o servizi” ovvero i conferimenti che formano il complesso delle risorse
iniziali, che i fonatori destinano in via definitiva all’iniziativa economica progettata. In linea di principio,
ogni entità utile e suscettibile di valutazione economica può essere oggetto di conferimento. Con l’atto
costitutivo delle società viene esplicitato l’obbligo dei soci di effettuare conferimenti o che direttamente
trasferisce alla stessa la titolarità del bene conferito in proprietà.
I conferimenti rappresentano le prestazioni degli stipulanti e sono elementi essenziali per la costituzione di
una società.
La legge fissa dei limiti minimi nelle società dei capitali (10.000 euro nelle S.r.l. a capitale ordinario e
50.000 euro per SAPA ed SPA). Nelle società di persone non esistono soglie minime di conferimenti.

Vincolo di destinazione dei beni conferiti e vincoli di indisponibilità del capitale


I beni conferiti sono destinati in via definitiva dai soci all’attività sociale. L’atto costitutivo, dunque, su di
essi è un vincolo di destinazione, ovvero è impedito che essi vengano sottratti dall’iniziativa economica.
vi sono diversi vincoli:
o Il socio conferente non può mai chiedere la restituzione de bene. Egli ha diritto solo a una somma
di denaro corrispondente al valore attuale della sua partecipazione. Non ha diritto all’immediata
riconsegna del bene conferito in godimento.
o Il socio non è neppure libero di chiedere in qualsiasi momento detta liquidazione (se non in
specifiche ipotesi in cui gli è consentito il recesso)
o I soci non possono individualmente servizi dei beni per fini estranei a quelli della società
o I beni sono destinati alla garanzia dei creditori sociali, prioritariamente rispetto ai creditori
individuali dei soci. (ciò esprime autonomia patrimoniale)

Il capitale sociale è una posta contabile, che rappresenta il valore dei conferimenti che viene indicata
nell’atto costitutivo. Non va confuso con il patrimonio della società, che è l’insieme dei concreti elementi
dell’attivo e del passivo, fattori che mutuano. Il capitale sociale invece è un valore astratto, una posta
ideale e numerica, è un’identità immutabile.
Il vincolo di indisponibilità si fonda sull’impossibilità da parte dei soci di prelevare il patrimonio della
società per distribuirsele, se non le somme che eccedano il valore del capitale (utili).

Lo scopo egoistico dell’attività


L’articolo 2247 cc enuncia lo scopo negoziale dei soci e dell’attività, ovvero un guadagno (lucro oggettivo)
da attribuirsi (lucro soggettivo). L’eventuale guadagno, ovvero l’incremento di valore del patrimonio
netto rispetto al capitale, si definisce utile.
Inoltre, oltre alle società a scopo di lucro, vi sono le cooperative che perseguono uno scopo mutualistico.
L’obbiettivo degli enti lucrativi è quello di realizzare un profitto da assegnare poi ai soci, ma quello delle
cooperative è quello di fare avere a costoro direttamente i beni, servizi a condizioni più favorevoli rispetto
al mercato.
La diversità tra società lucrative e mutualistiche emerge evidente solo per il fatto che il socio nelle società
lucrative trae il proprio profitto per il solo fatto di essere socio, con la distribuzione dell’utile, mentre nelle
società mutualistiche ricava il suo beneficio solo se lavora per essa oppure acquista prodotti o servizi.
La società è una struttura costituita per il perseguimento di uno scopo egoistico. In linea generale, il
criterio che consente di distinguere tra loro i negozi associativi è basato sulla causa, ovvero a funzione cui
assolve l’attività progettata dai fondatori.

Le società senza scopo egoistico: l’impresa sociale


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L’articolo 2247 cc non fa eccezioni sulle società senza scopo egoistico. In realtà negli utili anni si sono
verificate società caratterizzate dall’assenza di scopi egoistici, per questo nasce l’impresa sociale, che non
è una nuova entità bensì di una qualifica che associazioni, società possono acquisire.
Negli anni 70 è emersa una dottrina sul tramonto del scopo lucrativo, ovvero che la società (almeno quelle
di capitali) non costituirebbe una struttura caratterizzata sul piano causale, ma sarebbe una figura neutra e
quindi una figura utilizzabile per il soddisfacimento di qualsiasi tipo di finalità.
Ad ogni modo, l’atto costitutivo di una società non può in via generale contenere puramente e
semplicemente clausole incompatibili con lo scopo lucrativo o comunque economico\egoistico.

I tipi di società
I vari tipi di società (a scopo lucrativo o mutualistico), si distinguono per diversi aspetti:
1. Le regole dell’organizzazione interna. Tendenzialmente più agile nelle società di persone (numero
ristretto di soci); le cooperative più aperte all’ingresso di chiunque interessato all’attività)
2. Autonomia patrimoniale.
Il tipo è dunque un modello societario con proprie caratteristiche distintive, autonomamente disciplinato
in via normativa.
Il contratto di società è un tipo contrattuale: il sistema cataloga i contratti per tipi, differenziati per la
diversa funzione (causa). Quando si parla di tipi societari, si introduce una suddivisone dipendente dal
modello organizzativo.

Libertà di scelta
Il principio di fondo che presiede alla selezione tra i modelli è quello della libertà di scelta: i fondatori
possono eleggere liberamente il tipo che preferiscono, la cui scelta avviene alla costituzione della società e
può essere modificato successivamente, attraverso la trasformazione della società.
Il principio di libertà (art 2249 cc) ne definisce anche i limiti:
1. Se l’attività è di natura commerciale, non può optarsi per la società semplice. (limite di carattere
generale)
2. Per lo svolgimento dell’attività in determinati settori, la legge può chiedere l’adozione di un particolare
tipo (es. banche sono solo spa) (limite di carattere settoriale)

Se le parti non effettuano una scelta, l’articolo 2249 stabilisce che si applichino le disposizioni sulla società
semplice; se questa è commerciale, viene qualificata come snc.
Le parti non possono dar vita a modelli organizzativi nuovi e diversi da quelli regolati in via normativa. In
ogni caso, il principio di tipicità non cancella tuttavia ogni spazio all’autonomia privata.
Tuttavia, si può parlare di società di diritto speciale, ovvero di enti che appartengono ad uno dei tipi
codicistici e quindi soggetti alle relative norme ma che sotto certi profili presentano regolamentazione
propria, giustificata dall’esistenza di un interesse pubblico specifico.
Le società a partecipazione pubblica sono assoggettate al diritto societario comune.

L’autonomia patrimoniale nei diversi tipi


La società è un organismo caratterizzato dall’autonomia patrimoniale. I beni che ad essa fanno a capo
non si confondono mai giuridicamente con quelli personali dei soci, ma ne rimangono separati; questa
separazione si traduce in un distinto regime di responsabilità nei confronti dei creditori.
Si tratta di una caratteristica centrale, la cui autonomia varia però di grado, a seconda del tipo di società:
modesta nelle ss., cresce nelle SNC, fino a diventare piana nelle società di capitali e cooperative.

Si possono individuare:
1. Comunione di beni: costituita per meri fini di godimento è re retta dalla disciplina della proprietà e dal
punto di vista della responsabilità ne rispondono tutti i soci. La semplice comunione patrimoniale,
senza destinazione economica dei beni, non consente di accedere ad alcuna forma di autonomia.
2. Azienda individuale: la destinazione economica dei beni, se l’impresa resta individuale, a sua volta
non determina alcuna separazione patrimoniale.
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Nelle società semplici si delinea primo grado di autonomia. Il creditore di un socio non può aggredire
direttamente i singoli beni sociali, sebbene possa esigere dalla società la liquidazione in denaro della quota
del debitore. (questo è a favore sia dei soci che dei creditori)
Nelle SNC e sas vi è maggior intensità dell’autonomia patrimoniale. Il creditore è tenuto a chiedere prima il
pagamento alla società e, solo nel caso in cui questa non possa pagare, ad agire contro il socio.
È chiaro come le società di persone possano essere definite autonomie patrimoniali imperfette.

Il massimo grado si autonomia patrimoniale perfetta si raggiunge con società di capitali e cooperative,
dove i patrimoni sono completamente separati.

Personalità giuridica
Si identifica l’autonomia patrimoniale perfetta con la nozione di personalità giuridica: la società è un
soggetto distinto dai soci.

Attraverso l’iscrizione nel registro delle imprese la società di capitali acquista la personalità giuridica,
attraverso un nome, una rappresentanza, la responsabilità esclusiva per le obbligazioni sociali.

Invece alle società di persone la legge non attribuisce espressamente la personalità giuridica. La titolarità
dei beni e dei rapporti giuridici societari farebbero capo direttamente ai soci. Nelle elaborazioni più
moderne e nella giurisprudenza di oggi si afferma che esse abbiano autonomia soggettiva (un grado sotto
la personalità giuridica), tale da erigerle centri di imputazione di rapporti giuridici, distinti dai soci.

CAPITOLO 11

§42. LA SOCIETA’ PER AZIONI: Fattispecie economica e rilevanza giuridica


1) IL FENOMENO SPA
La società per azioni è oggi il tipo più importante di società soprattutto per la sua rilevanza sul piano
economico:

a) Nella S.p.A. è la contribuzione che identifica i soci e ne giustifica i poteri; Si segue quindi un
principio plutocratico, in virtù del quale tra i soci, il potere è proporzionale alla ricchezza investita e
capitalizzata.

b) La responsabilità del socio è limitata alla quota conferita e, dunque, le società per azioni si dicono
caratterizzate dalla autonomia patrimoniale perfetta  tra il patrimonio della società e dei suoi
membri vi è separazione assoluta. Il capitale sociale della Spa è suddiviso in un determinato
numero di azioni; ognuna di esse attribuisce al suo possessore la qualità di socio e di diritti di
partecipazione.

c) opportunità di operare un disinvestimento anticipato, ossia cedere a terzi delle quote


dell’investimento di cui si è titolare (Collocamento nel mercato secondario degli investimenti). Con
ciò si evita che l’immobilizzazione degli investimenti comporti un vincolo eccessivo per il singolo.
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Questo ha stimolato la nascita e lo sviluppo dei mercati mobiliari e determinato la configurazione


del modello delle s.pa. con azioni quotate.

2) LE ORIGINI E L’EVOLUZIONE DELLA DISCIPLINA


Tutto ciò è frutto di una evoluzione storica importante. Le antiche compagnie coloniali si possono
considerare le antenate delle attuali S.p.A.

Una tappa importante dell’evoluzione di questo modello è il 1998: emanazione del testo unico in materia
finanziaria (TUF) in cui vi era una apposita zona (parte IV) dedicata soprattutto alla regolamentazione delle
S.p.A. Di recente, in seguito a crisi finanziarie/economiche si è modificata e integrata la disciplina del TUF,
rafforzando i controlli e incrementando regole.

FATTISPECIE E TIPOLOGIA
1) I TIPI DI S.P.A.
Esistono diversi tipi:

a) Le società di medio-grandi dimensioni e quelle piccole, individuate in base ai dati economici


espressi dalle imprese (capitale investito, patrimonio netto, ricavi);
b) S.p.A. aperte alla partecipazione di nuovi soci, e “ristrette” a base familiare o destinate allo
svolgimento di iniziative riservate e quindi chiuse all’ingresso di nuovi soci;
c) società che si rivolgono ai mercati come luogo di reperimento degli investitori, dalle società prive
di questa caratteristica;
d) Le società con titolarità diffusa presso i privati da quelle le cui partecipazioni sono in mano
pubblica.

L’articolo 2325-bis “società che fanno ricorso al mercato del capitale a rischio” è molto importate, e parla
appunto di quelle società con azioni quotate in mercati regolamentati o diffuse fra il pubblico in misura
rilevante.

 Ne consegue un impianto articolato in cui si distinguono due statuti, uno con riferimento alle società
che fanno ricorso al capitale di rischio e uno con riguardo a tutte le altre.

2) LA SOCIETA UNIPERSONALE
Si ha quando tutte le azioni di una data S.p.A. appartengono ad un’unica persona, che detiene una
partecipazione totalitaria della società. Questo tipo di società può essere validamente costituita.

 L’art. 2362, co.2, stabilisce che quando si costituisce o ricostituisce la pluralità dei soci, gli
amministratori devono depositare una dichiarazione presso il registro delle imprese. Quindi il fatto
che sia una società unipersonale va depositato in una dichiarazione.
 La responsabilità illimitata del solo socio è di tipo sussidiario, sorge solo se la S.p.A. non adempie le
proprie obbligazioni.
 Art. 2362, co.5, regolamenta rapporti contrattuali tra la S.p.A. e il suo unico socio, a tutela di
manovre fraudolente di quest’ultimo ai danni dei creditori.

§51. IL SISTEMA TRADIZIONALE: l’assemblea


L’assemblea dei soci è:
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- un organo rappresentativo degli azionisti della società, anche se non è necessariamente composta
da tutti gli azionisti. Tale possibilità rispetta le esigenze delle società aperte, caratterizzate dal
disinteresse di una rilevante parte dei soci rispetto alla vita interna.
- è un organo insopprimibile e necessariamente collegiale: lo statuto, infatti, può al massimo
consentire ai soci di esprimere il proprio per corrispondenza o elettronicamente, fermo restando
però la necessità di convocare e tenere la seduta assembleare;
- le competenze dell’assemblea sono determinate dalla legge.
- Si decide secondo la regola di maggioranza, sulla base di aliquote di capitale fissate in misura
variabile (rispetto azioni possedute) - in tal modo si assicura che i soci di controllo (chi ha investito
le quote maggiori) abbiano la possibilità di indirizzare la gestione e di adattare la struttura
organizzativa con modifiche statutarie.

LE COMPETENZE DELL’ASSEMBLEA
Le competenze dell’assemblea, in sede ordinarie e straordinaria, sono rispettivamente stabilite dagli art.
2364 e 2365.

La divisione tra assemblea ordinaria e straordinaria ha la funzione di assicurare che:

1) le decisioni periodicamente necessarie per il funzionamento dell’organizzazione sociale siano


adottate in sede ordinaria, secondo regole di funzionamento più snello e una maggioranza meno
elevata.
2) Le decisioni riguardanti le regole di funzionamento (modifiche statutarie), le vicende evolutive
(liquidazione, trasformazione, fusione e scissione) e alla struttura finanziaria (operazioni sul
capitale, obbligazioni convertibili), siano invece adottate in sede straordinaria secondo regole che
assicurano una maggiore partecipazione dei soci, grazie a quorum più elevati e una maggiore
certezza di regolarità della decisione, mediante la presenza del notaio.

A) Le competenze fondamentali e indisponibili DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA, previste dall’articolo


2364 sono:
1. l’approvazione del bilancio e la destinazione degli utili;
2. la nomina e la revoca degli altri organi sociali;
3. la determinazione del compenso degli amministratori e dei sindaci;
4. la deliberazione dell’azione di responsabilità contro altri organi della società;
5. ogni altra competenza rimessa da altre disposizioni di legge all’assemblea dei soci, senza
specificazione riguardo alla sede ordinaria o straordinaria.
+ Vi è ulteriore materia di eventuale spettanza dell’assemblea ovvero quella delle “autorizzazioni
eventualmente richieste per il compimento di atti degli amministratori”.

B) Le competenze fondamentali DELL’ASSEMBLEA STRAORDINARIA sono fissate dall’articolo 2365


e sono limitate alle modificazioni statutarie e alla nomina dei liquidatori. Vi sono però anche altre
competenze stabilite dal Codice civile e in particolare: la deliberazione di non emissione delle
azioni, l’emissione di obbligazioni convertibili in azioni, l’autorizzazione alla concessione di prestiti
e garanzie per la sottoscrizione o l’acquisto di proprie azioni.
+ Sono previste numerose ipotesi di delega all’organo amministrativo, tramite clausola statutaria,
del potere di deliberare modificazioni statutarie che presentino carattere minore o che risultino
collegate con l’ambito gestionale (es. l’incorporazione di altre società già controllate per intero o
quasi, l’istituzione o la soppressione di sedi secondarie, il trasferimento della sede legale
nell’ambito del territorio nazionale).
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IL PROCEDIMENTO ASSEMBLEARE
I momenti essenziali dell’assemblea hanno carattere formale e sono: convocazione dell’organo (con
relativo ordine del giorno), costituzione e riunione, discussione, votazione e deliberazione, proclamazione
e verbalizzazione.

1. La convocazione dell’assemblea
a) Decisa dall’organo amministrativo ogni qualvolta lo ritenga opportuno oppure obbligatoria in
determinate circostanze (perdite importanti, scioglimento della società…). È obbligatoria
convocarla almeno 1 volta all’anno per l’approvazione del bilancio!
b) La convocazione è di norma competenza dell’organo amministrativo, deliberato collegialmente
dal CdA. Altri soggetti che possono convocarla: sindaci, tribunale, amministratore giudiziario,
liquidatori.
c) L’avviso di convocazione deve essere completo di data, ora, luogo, modalità di collegamento
possibili e ordine del giorno.
o Emanazione nelle società non quotate: 15 giorni prima sulla gazzetta ufficiale della
repubblica.
o Società “chiuse” almeno otto giorni prima
o Società quotate: almeno 30 giorni prima con avviso pubblicato sul sito internet.
d) Luogo della seduta: comune di sede della società.
e) Ordine del giorno: materie in merito a cui si dovrà discutere e deliberare. Può essere sintetico ma
mai generico, molto preciso.
f) Le delibere emanate da un’assemblea che non ha rispettato tutte queste regole sarebbero
annullabili.

2. Costituzione dell’assemblea e validità delle deliberazioni


La validità delle deliberazioni è subordinata al preventivo raggiungimento di:

a) Quorum costitutivo: garantire che le decisioni siano prese da un numero minimo di soci.
b) Quorum deliberativo: se si esprime favorevolmente un certo numero di soci rispetto a una
decisione.
Entrambi sono fissati dalla legge in misura differenziata, a seconda della materia, del tipo di convocazione
e del tipo di società.

3. L’intervento
Non hanno diritto di intervento gli azionisti privi di diritto di voto. Per essere ammesso alla singola
assemblea, l’azionista deve dimostrare la propria legittimazione.

Vi è l’ammissibilità dell’intervento telematico e del voto per corrispondenza dietro previsione di


un’apposita clausola statutaria, la partecipazione del socio avviene mediante l’utilizzo di mezzi di
telecomunicazione: ai soci che partecipano a distanza deve essere data la possibilità di intervenire
attivamente anche nella discussione assembleare e votare simultaneamente agli altri soci; deve essere
garantita la parità di trattamento tra partecipanti e la possibilità di identificarli in maniera attendibile.

4. La rappresentazione in assemblea
Agli azionisti è permesso far partecipare in assemblea un rappresentante se:

a. La delega è conferita per iscritto con i documenti conservati dalla società. La delega in bianco
senza il nome del delegato è da considerarsi nulla. La delega è revocabile, ed è tacita, basta che si
presenti direttamente l’azionista. Vi è il divieto di subdelega.
b. Nelle società che fanno ricorso al capitale del rischio, incluse le quotate, la rappresentanza può
essere solo per singole assemblee per evitare trasferimenti di potere. Nelle società chiuse invece si
può delegare per più assemblee.
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c. Alcune regole valgono solo per le società chiuse. Il numero massimo di delegati rappresentati da
parte di un singolo delegato è 20. Nelle società non quotate vi è poi il divieto di delegare a organi di
amministrazione e controllo o dipendenti della società stessa.
d. Le società quotate hanno alcuni istituti specifici: bisogna eleggere un rappresentante designato
della società a cui ciascun socio potrà conferire una delega impartendo istruzioni di voto a cui il
rappresentante dovrà attenersi. Esistono forme di sollecitazione di deleghe, ovvero particolare
procedura di agevolazione della rappresentanza assembleare.

5. Lo svolgimento dei lavori


Il PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA è particolarmente importante nel procedimento collegiale, ad egli
spettano infatti: il controllo sulla regolare costituzione dell’organo, incluso l’accertamento dell’identità e
della legittimazione dei presenti; la direzione dei lavori; lo scrutinio e la proclamazione dei risultati; la
verbalizzazione.

ll presidente dell’assemblea è rappresentato dalla persona indicata nello statuto (che di solito fa
riferimento alla carica del presidente del c.d.A. o ad altra carica amministrativa) o, in mancanza, da quella
eletta con il voto di maggioranza dei presenti (calcolata per teste), ed è di norma affiancato da un
segretario, eletto nelle stesse modalità del presidente, che lo assiste nelle varie operazioni e collabora alla
verbalizzazione, controfirmando il documento finale.

Le funzioni del segretario possono essere assunte dal notaio al quale è affidata la verbalizzazione.

Il codice, inoltre, non disciplina l’ipotesi della revoca del presidente dell’assemblea, è preferibile ritenere
che esso non sia revocabile neanche in caso di giusta causa. è però ammissibile la validità di una delibera di
revoca del presidente e di una sua sostituzione in caso di abuso di poteri presidenziali o di manifesta
incapacità a condurre i lavori assembleari.

Il presidente può regolare la discussione, imponendo limiti di tempo agli interventi ed esercitando poteri di
“polizia” interni se si verificano abusi o scorrettezze da parte di qualcuno dei partecipanti. Un punto molto
delicato nello svolgimento dei lavori assembleari è costituito dall’esercizio del diritto di informazione da
parte degli azionisti. Spesso gli interventi di questi ultimi consistono in domande rivolte agli amministratori
o ai sindaci che hanno il dovere di rispondere, purché la domanda sia pertinente e le info non siano coperte
dal segreto aziendale.

Il presidente deve rispettare l’ordine del giorno, evitando così allargamenti o restrizioni ingiustificate della
materia in discussione. Anche la successione degli argomenti contenuta nell’ordine del giorno dev’essere
rispettata, salvo che l’assemblea stessa deliberi una inversione.

Il presidente ha anche la facoltà di sciogliere la seduta, è lui a scegliere anche il metodo di valutazione delle
proposte, abbiamo vari metodi:

- Dichiarazioni verbali
- Per alzata di mano
- Per acclamazione
- Tramite schede precompilate.
La valutazione deve essere simultanea, non è ammissibile il sistema del voto segreto in quanto l’art. 2375
impone l’identificazione a verbale dei soci favorevoli, contrari o astenuti. Dopo la votazione sempre il
presidente procede con la proclamazione, le deliberazioni verranno messe a verbale che documenterà
svolgimento e risultato dell’assemblea.

6. La verbalizzazione
Le deliberazioni devono risultare da un verbale, che ha la funzione di documentare lo
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svolgimento dell’assemblea, e ha carattere obbligatorio e necessario, in quanto la sua mancanza o


irregolarità nella redazione determinano la nullità della deliberazione.

In caso di assemblea straordinaria, il verbale deve essere redatto da un notaio, che lo sottoscrive insieme al
presidente. La presenza del notaio si spiega in ragione della funzione di controllo attribuitagli in ordine alla
legalità della deliberazione: infatti, va ricordato che le delibere hanno ad oggetto il più delle volte una
modifica dello statuto e quindi l’insieme di regole fondamentali soggette al controllo notarile.

In caso di assemblea ordinaria, il verbale èredatto e sottoscritto dal presidente e dal segretario.

Il verbale deve essere:

1) Analitico  identità dei partecipanti/ capitale rappresentato in assemblea/modalità/risultato


votazioni/ definire chi era favorevole, no o astenuto.
2) Riassunto degli interventi fatti in assemblea, purché pertinenti all’ordine del giorno.
3) Tempi di redazione: in data posteriore nel tempo utile per gli obblighi di deposito e pubblicazione.

IL CONFLITTO DI INTERESSI IN ASSEMBLEA E L’ABUSO DEL DIRITTO DI VOTO

1. Il conflitto di interessi
L’art. 2373 rimodula nei confronti dell’azionista una regola generale: al componente dell’organo che si trovi
in conflitto d’interessi con l’ente non è vietato il voto in assemblea. Il suo voto può essere annullato solo
quando è determinante nell’approvazione di una deliberazione che danneggerebbe la società.

2. L’abuso di maggioranza
L’abuso della maggioranza è causa di annullamento della delibera assembleare qualora sia frutto di una
attività fraudolenta della maggioranza lesiva dei diritti della minoranza. Bisognerebbe rispettare il
principio di buona fede.

3. Ostruzionismo della minoranza


Se viene provato che la minoranza ha agito allo scopo di ledere diritti o interessi dei soci di maggioranza o
della società, la giurisprudenza ritiene che non si possa annullare il voto.

Si potrebbe però richiedere di riconvocare l’assemblea.

L’INVALIDITA’ DELLE DELIBERAZIONI ASSEMBLEARI


Esistono 4 figure diverse: annullabilità, nullità, inesistenza e inefficacia

1. L’annullabilità (entro 90 gg) si determina se viene violata una norma imperativa, una norma
dispositiva o una clausola statuaria.
2. La nullità (entro 3 anni) si determina solo quando ricorre una delle tre cause tipiche dell’Art. 2378:
ovvero illeceità o impossibilità dell’oggetto, mancanza di convocazione o mancanza di
deliberazione.
3. L’inesistenza si ha quando la deliberazione finale manca dei requisiti minimi.
4. L’inefficacia deriva dalla carenza di legittimazione (mancanza di titolarità es. non presenza di soci).

L’articolo 2377 prevede poi delle ipotesi specifiche di ANNULLABILITÀ:

1. la partecipazione all’assemblea di persone non legittimate è causa di annullamento solo se, a


seguito della c.d. prova di resistenza, la partecipazione sia risultata determinante per il
raggiungimento del quorum costitutivo;
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2. lo stesso vale per l’invalidità dei singoli voti (come un voto espresso in presenza di vizi di volontà:
violenza, dolo, errore) o per il loro errato conteggio da parte del presidente dell’assemblea;
3. l’incompletezza o l’inesattezza del verbale sono invece cause di annullamento solo quando
impediscono l’accertamento del contenuto, degli effetti o della validità della delibera. (raro)
 la legittimazione ad impugnare le deliberazioni spetta ai soci assenti, dissenzienti o astenuti ma solo
quelli con diritto di voto.

L’articolo 2379 prevede poi delle ipotesi specifiche di NULLITA’: (legittimo che lo richieda chiunque ne
abbia interesse)

1) di tipo sostanziale = illeceità dell’oggetto  violazione di norme inderogabili poste nell’interesse


generale.
2) tipo procedimentale = mancata convocazione  solo se assoluto, altrimenti si parla di annullabilità
3) mancata verbalizzazione  mancanza assoluta di un documento.

§52 GLI AMMINISTRATORI


LE COMPETENZE DEGLI AMMINISTRATORI
Nel sistema tradizionale di amministrazione e controllo, all’organo amministrativo è affidata la gestione
dell’impresa societaria, che può essere:

- unipersonale -> amministratore unico


- pluripersonale -> consiglio di amministrazione
Gli amministratori hanno competenza esclusiva sull’attività di gestione. Tale competenza è regola
inderogabile salvo in alcuni casi previsti dalla legge.

L’assemblea dei soci invece non ha poteri decisionali ma può soltanto indirettamente incidere sulla
gestione.

La regola di divisione dei poteri all’interno di un’organizzazione è dettata in modo imperativo; i soci
possono sì scegliere fra diversi modelli di governo ma si tratta sempre di modelli legalmente tipici.

NOMINA DEGLI AMMINISTRATORI E COSTITUZIONE DEL RAPPORTO DI AMMINISTRAZIONE


1. Competenza della nomina. Gli amministratori c.d. di minoranza
L’assemblea ordinaria nomina i preposti alla carica gestori. Nelle società quotate l’organo di
amministrazione ha sempre composizione pluripersonale.

È lo statuto a fissare la composizione numerica dell’organo e la competenza assembleare per la nomina è


sancita dalla legge.

Non vi sono invece norme generali per la tutela della minoranza. Tuttavia, l’art. 2368 prevede: “per la
nomina alle cariche sociali lo statuto può stabilire norme particolari”, pertanto gli statuti possono stabilire
norme volte a garantire la c.d. rappresentanza delle minoranze con diverse tecniche.

L’elezione con voto di lista è la tecnica maggiormente diffusa in quanto prevedendo la presentazione di più
liste di candidati consente di trarre gli amministratori non soltanto dalla lista maggiormente votata ma
anche da quella seconda.

2. I requisiti per la nomina. L’amministratore c.d. indipendente


Possono essere nominati amministratori di S.p.A. sia soci, sia terzi. Lo statuto potrebbe però scegliere di
limitare ai soli soci l’eleggibilità.
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È dubbia la legittimità della nomina come amministratore di una persona giuridica poiché rischia di
intaccare la funzionalità dell’organo amministrativo di scelta dei soggetti con le migliori caratteristiche per
amministrare la società.

L’ordinamento prevede cause legali espresse di ineleggibilità e di decadenza della carica; dunque, la
nomina di soggetto ineleggibile è nulla, e se la causa di ineleggibilità sopravvive l’amministratore decadrà
automaticamente dall’ufficio.

Il modello legale non prevede, in generale, requisiti professionali e onorabilità degli amministratori per
tutte le società ma soltanto per quelle quotate e per alcune a statuto speciale.

Oltre a qualità di professionalità e onorabilità possono essere imposti per alcuni amministratori requisiti di
indipendenza nei confronti degli azionisti di controllo del management. Requisiti volti a migliorare
l’affidabilità sui gestori e imposti per legge sono obbligatori in alcune società a statuto speciale e in tutte le
società quotate i cui consigli di amministrazione devono avere almeno un consigliere indipendente.
L’amministratore indipendente deve rimanere tale per tutta la carica.

3. Il divieto di concorrenza
L’art 2390 contiene il divieto di concorrenza: ovvero quando l’amministratore compie una vera e propria
attività in altra impresa in rapporto di concorrenza con quella effettivamente svolta dalla società.

L’eventuale violazione del divieto può esporre l’amministratore a revoca per giusta causa e risarcimento
dei danni.

4. L’accettazione della carica. L’amministratore di fatto


L’assunzione della carica di amministratore non è automatica ma richiede un atto di accettazione che può
essere anche tacito.

L’art 2383 fissa poi gli adempimenti pubblicitari del nominale registro delle imprese entro trenta giorni
dalla notizia della nomina. (stesso iter anche per la cessazione)
L’AMMINISTRATORE DI FATTO È UN SOGGETTO CHE, PUR PRIVO DI INVESTITURA FORMALE, SI INSERISCE NELLA
GESTIONE DELLA SOCIETÀ SVOLGENDO COMPITI SOSTANZIALMENTE AMMINISTRATIVI. L A GIURISPRUDENZA
RICONOSCE CHE L’ AMMINISTRATORE DI FATTO POSSIEDE GLI STESSI POTERI E SOPRATTUTTO LE STESSE
RESPONSABILITÀ DELL’AMMINISTRATORE DI DIRITTO.

LA CESSAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI


1. Durata della carica e cause di cessazione
La durata massima della carica è di tre anni. La norma è inderogabile rendendo quindi inammissibili
amministratori a vita che finirebbero per minare l’equilibrio dei poteri interni della società, che invece esige
che all’assemblea sia sempre riservato il ruolo di confermare la fiducia dei gestori.

L’amministratore cessa dalla carica per:

- Scadenza del termine


- Rinunzia -> le dimissioni non necessitano né di giustificazione ne comportano obblighi di
indennizzo verso la società. Non necessitando di accettazione, una volta comunicata, la rinunzia
non può essere revocata. La regola dell’effetto immediato è però derogata quando essa comporta
una paralisi dell’organo amministrativo (amministratore unico). In tal caso la rinunzia ha effetto
solo al momento della sostituzione dell’organo.
- Revoca -> può essere disposta da parte dell’assemblea che provvederà alla relativa sostituzione.
Non richiede alcuna motivazione e la sua efficacia non è subordinata alla sussistenza di una giusta
causa; la mancanza di una giusta causa da soltanto luogo al diritto di risarcimento del danno a
favore dell’amministratore revocato. Nelle giuste cause rientrano motivi come un grave
impedimento degli obblighi gestori e un giustificati motivo oggettivo. Limitazione dei costi o
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sostituzione degli attuali gestori con persone di fiducia a seguito di un cambio dell’azionista di
controllo non rientrano nei motivi di giusta causa.
- Decesso

2. La sostituzione degli amministratori cessati. La cooptazione


Nel caso di cessazione di uno o più consiglieri, ma solo se rimane in carica la maggioranza degli
amministratori di nomina assembleare, l’art 2368 prevede il potere di cooptazione di membri del c.d.A.
L’amministratore cooptato dura in carica fino all’assemblea successiva alla sua nomina, la quale potrà
confermarlo anche implicitamente.

In mancanza di diversa disposizione però il componente cooptato confermato dall’assemblea scadrà dalla
carica contemporaneamente alla scadenza del mandato di quei consiglieri che si trovavano in carica
all’atto della sua nomina. Qualora venissero meno tutti gli amministratori, sarà il collegio sindacale a dover
convocare urgentemente l’assemblea e ad esercitare nel frattempo i poteri di amministrazione ordinaria. I
soci possono tuttavia introdurre in statuto la clausola simula stabunt simula cadenti al fine di mantenere
nel tempo gli equilibri fra le diverse componenti. Tale clausola fissa la regola secondo cui, qualora
venissero a mancare uno o più amministratori cesserà l’intero consiglio.

STRUTTURA E FUNZIONAMENTO DELL’ORGANO DI AMMINISTRAZIONE


Nell modello tradizionale di amministrazione e controllo l’organo amministrativo può essere formato da
una o più persone secondo indicazioni dello statuto che però può anche limitarsi a fissare un numero
minimo e massimo.

Nelle S.p.A. quotate non può esistere un amministratore unico ma necessariamente un consiglio di
amministrazione che veda la presenza di almeno un amministratore di minoranza e/o indipendente. Per le
altre società non vi è un limite massimo di numero.

1. Consiglio di amministrazione e presidente


Se gli amministratori sono più di uno, essi costituiscono dunque il consiglio di amministrazione e
l’amministrazione dovrà essere attuata con metodo collegiale.

Fondamentale è la figura del presidente del consiglio di amministrazione che può essere nominato
direttamente dall’assemblea o eletto dal consiglio stesso. A lui spettano:

- La convocazione dell’organo
- La fissazione dell’ordine del giorno
- La direzione della discussione e la sottoposizione a votazione
- La proclamazione dei risultati
- La verbalizzazione ove non sia previsto intervento del notaio.
Nelle società quotate collabora con il presidente al fine di garantire che gli amministratori siano destinatari
di flussi informativi completi e tempestivi la figura del c.d. lead indipendent director: si tratta di un
amministratore indipendente.

Il presidente coordina i lavori del consiglio: dichiara aperta la seduta, regola la discussione secondo l’ordine
delle materie, da e toglie la parola…
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2. L’impugnazione delle delibere sindacali


Le deliberazioni del c.d.A. sono suscettibili di impugnazione in caso di non conformità alla legge o allo
statuto.

La legittimazione ad impugnare è attribuita agli amministratori assenti o astenuti e al collegio sindacale


che avrà l’obbligo dell’impugnazione se la stessa è necessaria per impedire la produzione di un danno alla
società.

Anche il singolo socio risponde di una speciale legittimazione ad impugnare ma solo quando la
deliberazione sia lesiva dei suoi diritti.

3. L’amministrazione delegata
Le funzioni amministrative sono suscettibili di delega da parte del consiglio ad uno o più sei proprio
componenti (amministratori delegati) o ad un collegio denominato comitato esecutivo.
A tale organo delegato è affidata non solo la gestione complessiva, a cominciare dal day by day
management ma anche la predisposizione delle linee strategiche dell’impresa che però dovranno essere
oggetto di esame da parte de consiglio.
La delega di potere amministrativo è innanzitutto soggetta all’autorizzazione di un’apposita clausola
statutaria o di una deliberazione dell’assemblea ordinaria ed è attribuita con delibera consiliare la quale
deve determinare il contenuto è i limiti della delega stessa.
Alcune competenze restano però non derogabili e restano riservate a consiglio.
Gli organi delegati curano che l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile sia adeguato alla natura
e alle dimensioni dell’impresa. Sulla base delle informazioni ricevute dagli organi delegati il consiglio poi
valuta l’adeguatezza di tale assetto.
Il consiglio mantiene una competenza concorrente e sovraordinata sulle materie delegate mantenendo il
potere di impartire direttive e revocare la delega in qualsiasi momento senza necessitàà di giustificazione.
L’art 2381 sancisce regole di corretta circolazione delle informazioni all’interno del consiglio. Si tratta di un
obbligo di reporting (ogni 6 mesi) che ogni delegato deve adempiere nell’ambito dell’area gestionale
affidata alla sua cura.

INTERESSE SOCIALE, INTERESSI DEGLI AMMINISTRATORI E LE C.D. “PARTI


CORRELATE”

1. Gli interessi degli amministratori


Gli amministratori a differenza dei soci sono gestori di un interesse altrui e per questo sono soggetti a
regole di comportamento. A tal proposito l’ordinamento predispone una disciplina inderogabile dagli
statuti che impone obblighi di trasparenza a carico degli amministratori che dovranno informare in tutti i
casi in cui siamo appunto portatori di interessi personali per conto proprio o di terzi.
L’obbligo di comunicazione si aggrava diventando obbligo di astensione quando la situazione si presenti in
capo ad un amministratore delegato.
Se si tratta di un amministratore unico, questi non è obbligato ad astenersi ma soltanto a comunicare alla
prima assemblea utile.
Il vizio di eccesso di potere ricorrerà là dove le scelte gestionali siano irrazionali in quanti incompatibili con
qualunque strategia imprenditoriale e come ali inconciliabili con il fine lucrativo della società.

I COMPENSI DEGLI AMMINISTRATORI

L’esercizio delle funzioni gestorie avviene normalmente a titolo oneroso.


I compensi sono così divisi:
a) i compensi degli amministratori sono stabiliti dall’assemblea ordinaria
b) i compensi del comitato esecutivo possono essere stabiliti dall’assemblea o dal consiglio
c) i compensi dei presidenti e degli amministratori delegati sono stabiliti dal cda
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L’assemblea, dunque, non determina i compensi del presidente e amministratori delegati ma stabilisce un
tetto per la remunerazione di tutti gli amministratori, sebbene la non siano previsti tetti massimi e minimi
di legge.
Le remunerazioni considerate palesemente eccessive sono illegittime.
Anche in questo caso si esige alto grado di trasparenza soprattutto nelle societàà quotate dove il consiglio
deve approvare una relazione sulla remunerazione.

LA RAPPRESENTANZA

La societàà opera all’estero attraverso persone fisiche, quindi, è necessario individuare una o più persone
che abbiano il potere di agire in nome e per conto della societàà.
Distinguiamo tra:
Rappresentanza volontaria - rappresentanza di secondo grado disciplinata da regole civilistiche generali
Rappresentanza organica - necessaria e può essere attribuita ad uno o più amministratori con indicazione
inserita in statuto.
Lo statuto può introdurre eventuali limitazioni ai poteri degli amministratori.

LE AZIONI DI RESPONSABILITÅ CONTRO GLI AMMINISTRATORI

1. La responsabilità verso la società: i presupposti


La responsabilità degli amministratori verso la società è responsabilità contrattuale. Gli amministratori
devono esercitare la loro funzione e devono esercitarla nell’interesse della societàà.
La responsabilità contrattuale è fondata su un criterio soggettivo di colpevolezza (non si guarda al risultato
negativo in se ma al risultato negativo dipeso da una condotta difforme da quella esigibile da un gestore).
Vi è una distinzione tra:
Obbligo generale di diligenza: la colpa dell’amministratore nella violazione di quest’obbligo viene valutato
secondo tre criteri tradizionali della imperizia, negligenza e imprudenza.
Per perizia professionale si fa riferimento alle attitudini adeguate alla natura dell’incarico. Egli ha un
obbligo di mettere a frutto la perizia professionale di cui è dotato e deve sempre agire in modo informato.
Per diligenza si intende la misura dell’impiego versato nell’adempimento.
Con imprudenza ci riferiamo a quelle scelte assolutamente irrazionali ed incompatibili con qualsiasi logica
di impresa.
Obbligo specifico: obblighi per cui il comportamento dovuto è tipizzato dalla legge e la colpa
dell’amministratore si integra per il solo fatto di non aver adempiuto al comportamento imposto.
Resterà sempre valida la prova dell’errore scusabile nel caso in cui dimostri una causa che abbia reso
impossibile l’adempimento.
La responsabilità è solidale. La disciplina distingue tra:
Responsabilità diretta di ciascun consigliere di amministrazione che può sorgere per atti di competenza del
consiglio di cui è componente o per atti imputabili al singolo amm
Responsabilità per omessa o difettosa vigilanza che può addebitarsi al singolo consigliere non delegato per
atti di competenza di amm delegati.
Infatti, ad ogni amministratore è imposto un obbligo di intervento tutte le volte in cui sia a conoscenza di
fatti pregiudizievoli (obbligo che grava anche sui nuovi amministratori riguardo alle irregolaritàà compiute
dai loro predecessori).
Il singolo amministratore può riuscire a sottrarsi al vincolo di solidarietàà dimostrando di esserne estraneo
in ragione della lontananza. Qualora l’amministratore non riuscisse a sottrarsi al vincolo di solidarietàà egli
dispone comunque della procedura di dissociazione che lo esonera da responsabilità a tre condizioni
• Far annotare il suo dissenso
• Comunicarlo al presidente del collegio
• Risultare effettivamente esente da colpe

2. L’azione di responsabilità
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Il promovimento dell’azione sociale di responsabilità necessità di deliberazione dell’assemblea ordinaria.


Oltre all’assemblea pure il collegio sindacale ha competenza a deliberare. La deliberazione comporta la
revoca degli amministratori che a sua volta comporta l’obbligo dell’assemblea di provvedere alla nomina di
nuovi amministratori.

3. L’azione sociale esercitata dalla minoranza


Il legislatore attribuisce oggi la legittimazione all’esercizio dell’azione social di responsabilità anche ad una
minoranza qualificata. La quota di capitale richiesta affinchéé la minoranza possa esercitare l’azione è
nelle società chiuse di 1/5 e in quelle aperte 1/40.
L’aspettò più critico è rappresentato dall’accesso alle informazioni necessarie per avviare e supportare
l’azione da parte delle minoranze stesse poiché il sistema non consente agli azionisti indagini esplorative.

4. La responsabilità verso i creditori sociali


L’azione di responsabilità dei creditori sociali è fondata su due presupposti:
a) occorre che si possano addebitare agli amministratori l’inosservanza degli obblighi inerenti alla
conservazione dell’integritàà del patrimonio sociale.
b) l’azione può essere proposta dai creditori solo quando il patrimonio sociale risulti insufficiente al
soddisfacimento dei loro crediti.
La prescrizione decorre dal momento in cui si è manifestato l’evento dannoso. In pratica il termine decorra
dalla dichiarazione di fallimento che fa presumere che il deficit patrimoniale sia stato in quel momento
rilevato, salvo che l’amministratore interessato dia prova che l’insufficienza si sia manifestata in un
momento anteriore al fallimento.

5. Le azioni di responsabilità nelle procedure concorsuali


L’ordinamento prevede due presunzioni (supposizioni) in materia di liquidazione del danno proprio nelle
azioni di responsabilitàà concorsuali, per il caso in cui a fronte di una causa di scioglimento della societàà
gli amministratori non abbiano adottato adempimenti imposti per mettere in liquidazione la societàà.
La prima è una presunzione relativa per la quale il danno risarcibile si presume pari alla differenza tra il
patrimonio netto alla data in cui l’amministratore è cessato dalla carica o in caso di apertura di una
procedura concorsuale, alla data di tale apertura e il patrimonio netto alla data in cui si è verificata una
causa di scioglimento. La seconda presunzione ha carattere assoluto: nei casi di mancanza delle scritture
contabili l’ammontare del danno corrisponderà alla differenza tra l’attivo e il passivo accertati nella
procedura concorsuale.

6. L’azione individuale del socio e del terzo


L’ordinamento attribuisce infine al singolo azionista o a terzi che siano stati direttamente danneggiati
dagli amministratori la legittimazione a promuovere nei loro confronti un’azione diretta di responsabilitàà
(azione valida solo per danni diretti e non per riflesso).
In genere il comportamento colposo o doloso dell’amministratore è di solito la comunicazione di
informazioni false (o azioni discriminatorie).
Il socio o il terzo che agisce nell’azione individuale di responsabiliità deve dare la prova specifica del fatto
colposo o doloso.
La prescrizione è quinquennale è il termine di prescrizione decorre dal momento in cui il danneggiato sia
stato in grado di venire a conoscenza dell’evento dannoso.

7. I direttori generali
Nelle imprese medio grandi è presente la figura di un funzionario dirigente che opera in relazione diretta
con l’organo amministrativo. Questa figura prende il nome di direttore generale. Egli è subordinato
gerarchicamente agli amministratori.

§53 IL CONTROLLO SULLA GESTIONE E CONTABILE


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La funzione del controllo interno è tipica di ogni organizzazione e il legislatore può assegnare questa
funzione sia ad organi interni sia a soggetti esterni.
Nel modello tradizionale sono il collegio sindacale (interno) e il revisore legale dei conti (esterno).

I SINDACI

1. Le funzioni del collegio sindacale


Il collegio sindacale è l’organo che rimane al vertice dei sistemi di controllo e vigilanza sull’osservanza della
legge e dello statuto.
Il controllo di legalitàà non è solo formale ma anche sostanziale in quanto il collegio vigila anche sul
rispetto dei principi di corretta amministrazione. Si tratta quindi di una vigilanza complessiva sull’attivitàà
che può implicare alla creazione di idonei uffici di controllo interno.
L’attivitàà di vigilanza dei sindaci non può estendersi sino ad un controllo di merito.
La funzione di controllo dei sindaci deve essere continuativa. Il collegio sindacale di societàà quotate ha il
potere di vigilanza sia sull’adeguatezza organizzativa dei donatemi di controllo interno sia sull’attivitàà di
revisione legale dei conti affidata al revisore esterno.
Ai sindaci non spettano funzioni dirette di controllo contabile vale a dire sulla regolare tenuta della
contabilitàà e corretta rilevazione nelle scritture contabili.
Oltre all’attivitàà di controllo il collegio sindacale ha compiti di informazione dell’assemblea.
Fondamentali sono i poteri reattivi per far fronte alle irregolaritàà degli amministratori come convocare
con urgenza l’assemblea, presentare denuncia al tribunale e promuovere contro gli amministratori l’azione
sociale di responsabilitàà.

2. Nomina e requisiti. Cause di cessazione dalla carica


L’organo di controllo è formato da un numero rigido, 3 o 5 membri effettivi e 2 supplenti.
I sindaci devono godere di determinati requisiti di professionalitàà e almeno uno di questi deve essere
revisore legale dei conti mentre gli altri devono essere iscritti in appositi albi professionali. Solo per le
societàà che hanno scelto di attribuire al collegio le funzioni di controllo contabile l’organo deve essere
composto esclusivamente da revisori legali dei conti.
La nomina del collegio sindacale è di competenza inderogabile dell’assemblea ordinaria. Possono anche
essere nominati sindaci di minoranza. Alla nomina deve poi seguire l’accettazione che va iscritta nel
registro delle imprese entro 30 gg dalla delibera. L’accettazione del sindaco supplente deve essere
espressa dato che è chiamato a subentrare in automatico nel caso in cui venga meno un sindaco titolare.
Le cause di cessazione del rapporto oltre al decesso possono essere scadenza del termine, decadenza,
rinuncia e revoca per giusta causa.
I sindaci restano in carica per tre esercizi e scadono alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione
del bilancio relativo a terzo esercizio. La scadenza vale per l’intero collegio e fino alla nomina del nuovo
collegio i precedenti sindaci rimangono in carica.
La decadenza avviene o perché il sindaco ha preso dopo la nomina i necessari requisiti di professionalitàà o
per assenze ingiustificate a riunioni e assemblee.
La rinuncia è sempre ammissibile senza che la societàà possa avanzare pretese risarcitorie. Di regola ha
effetto immediato.
Per la revoca è previsto il sistema della supplenza sopra citato. Il subentro dei supplenti in ordine di età è
automatico e non necessita di accettazione ed ha effetto dal momento della causa di sostituzione. Il
subentro ha luogo solo se il supplente gode della stessa qualifica del sindaco cessato.

3. L’indipendenza e l’inamovibilità dei sindaci


La maggioranza ha la disponibilitàà della scelta di tutti i componenti dell’organo di controllo così come dei
destinatari del controllo. Questo determina un potenziale intreccio di interessi fra controllanti e controllati.
A questo serve il principio di indipendenza che ha ricadute sia sui requisiti di eleggibilitàà che sulla
rimozione dalla carica.
Sono cause di ineleggibilitàà e decadenza:
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• incapacitàà legale, fallimento


• Parentela o affinitàà entro il quarto grado con amministratori della societàà
• I rapporti di lavoro di carattere continuativo con la societàà
• Altri rapporti di natura patrimoniale che ne compromettono l’indipendenza
Altra regola per salvaguardare l’indipendenza del sindaco è l’invariabilitàà dei compensi che devono essere
stabiliti contestualmente alla nomina in misura equa e a scadenza periodica annuale.
Infine, il sindaco è soggetto a revoca solo per giusta causa (inadempimento ai doveri d’ufficio o giustificato
motivo oggettivo o vicende personali) e in seguito motivata con deliberazione dell’assemblea ordinaria e
per avere efficacia deve essere poi approvata con decreto del tribunale.

4. Il collegio sindacale: funzionamento e poteri


L’organo sindacale è collegiale. Collegio che deve riunirsi almeno ogni 90 giorni. È costituito dalla
maggioranza dei sindaci e nell’esercizio delle proprie funzioni l’attivitàà dei sindaci si articola in istruttoria,
valutativa e reattiva.
In ciascuna di queste fasi i poteri dell’organo sono attribuiti individualmente ma esercitati solo in forma
collegiale. Tutti questi poteri sono da intendere come poteri-doveri e il mancato esercizio da luogo a
responsabilitàà dato che come gli amministratori anche i sindaci non esercitano nell’interesse proprio ma
della societàà.
Nella fase istruttoria i sindaci godono di poteri ispettivi individuali e possono avvalersi, a spese proprie, di
collaboratori o di dipendenti della societàà (nelle quotate). In questa fase si possono anche scambiare
informazioni con il revisore legale e di tutto si dovràà tener traccia nel libro delle adunanze del collegio
sindacale.
La fase valutativa deve essere esercitata collegialmente.
Nella fase reattiva i sindaci devono come prima cosa convocare l’assemblea in caso di omissione o
ingiustificato ritardo degli amministratori nella convocazione obbligatoria dell’assemblea. In caso di gravi
irregolaritàà nella gestione i sindaci potranno presentare denuncia al tribunale.
Ha infine il potere-dovere di promuovere l’esercizio dell’azione sociale di responsabilitàà nei confronti degli
amministratori.
Il singolo socio può comunque reagire individualmente rispetto ad accertate irregolaritàà e l’intervento dei
sindaci può essere sollecitato dagli azionisti tramite apposita denuncia.

5. La responsabilità dei sindaci


Lo standard di comportamento da loro dovuto si trova nei Principi di comportamento redatto dal consiglio
nazionale dei dottori commercialisti.
I sindaci sono solidalmente responsabili con gli amministratori colpevoli se il danno non si sarebbe
prodotto se avessero vigilato in conformitàà dei propri doveri.
Possono verificarsi anche casi in cui il danno è determinato esclusivamente dal comportamento dei sindaci
come in caso di violazione di segreti o di false attestazioni.
Anche la responsabilitàà dei soci è soggetta a prescrizione quinquennale come per gli amministratori.

LA REVISIONE LEGALE DEI CONTI

1. La funzione di controllo contabile e il giudizio sul bilancio


Se prima la funzione di controllo contabile era affidata al collegio sindacale ora è attribuita a un revisore
esterno. Il decreto istituisce un registro dei revisori legali in cui sono iscritti i soggetti abilitati alla revisione
legale dei conti.
La funzione di controllo contabile ha il compito di verificare la regolare tenuta della contabilitàà sociale e la
corretta rilevazione nelle scritture contabili dei fatti di gestione.
Ulteriore compito del revisore è il giudizio sul bilancio d’esercizio (Il revisore non deve garantire che sia
vero ma ha l’obbligo di ricercare il vero). Il giudizio può essere:
• positivo, bilancio conforme e veritiero
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• Positivo ma con rilievi/ negativo/ impossibilitaà di emettere giudizio, in questi casi dovràà
illustrarne i motivi.
Il controllo contabile deve esercitarsi con continuitàà nel corso dell’esercizio e al fine di ottimizza i controlli,
revisore e collegio sindacale hanno l’obbligo di tempestiva è reciproca informazione.

2. Disciplina e responsabilità del revisore


La nomina del revisore da parte dell’assemblea è su proposta motivata dell’organo di controllo cosicchéé
l’assemblea rimarràà delibera di Non nominare il soggetto designato.
La durata è fissa per 3 esercizi, in caso di EIP la durata è più lunga, fino a 7/9 anni.
Il corrispettivo deve essere adeguato all’incarico e va previsto in sede di nomina. Non è variabile.
La revoca del revisore può essere deliberata dall’assemblea solo per giusta causa ed è soggetta a parere
dell’organo di controllo.
Per rafforzarne l’indipendenza il revisore non deve essere coinvolto in alcun modo nei processi decisionali
della societàà revisionata.
Il legislatore precisa che il revisore deve pure esercitare nel corso dell’intera revisione scetticismo
professionale ovvero un atteggiamento caratterizzato da un approccio dubitativo, dal costante
monitoraggio e dalla valutazione critica.
Il revisore gode di poteri informativi in quanto libero di ottenere dagli amministratori informazioni utili
all’attività ma anche ispettivi, potendo procedere ad accertamenti.
L’attività del revisore deve essere documentata ed è obbligatoria la conservazione decennale dei
documenti.
La responsabilità del revisore è solidale con gli amministratori verso la società, i soci e i terzi. Nel caso in
qui revisore legale sia una società di revisione, responsabili sono sia il responsabile della revisione sia i
dipendenti che hanno collaborato all’attività di revisione.
Diversamente dai sindaci, il regime di prescrizione per tutte le azioni di responsabilità contro il revisore è
fissato nel termine di 5 anni dalla data della relazione di revisione e non dal momento della cessazione
dell’incarico.

§54 I SISTEMI ALTERNATIVI DI AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO:


IL SISTEMA DUALISTICO E IL SISTEMA MONISTICO

Il sistema dualistico e quello monistico servono a favorire per un verso investimenti in Italia da parte di
imprese straniere, abituate a sistemi organizzativi diversi da quello previsto nel Codice civile, e di offrire
alle società una sufficiente varietà di modelli.

Il sistema dualistico prevede la presenza di un consiglio di gestione che ha caratteristiche assimilabili a


quelle del consiglio di amministrazione e di un consiglio di sorveglianza che somma le caratteristiche del
collegio sindacale e dell’assemblea ordinaria, creando così un organo intermedio che diviene il fulcro
dell’organizzazione societaria.
Il sistema monistico si caratterizza per la presenza di un comitato di controllo per la gestione composto da
amministratori indipendenti.
Tratto comune dei due sistemi è il revisore esterno a cui è affidata la revisione legale dei conti.
L’applicazione dei sistemi alternativi richiede una apposita scelta statuaria in sede di costituzione della
societàà o di successiva modifica.
Questi due sistemi alternativi hanno avuto una diffusione marginale essendo stati adottati in casi e sulla
base di esigenze del tutto particolari.

IL SISTEMA DUALISTICO

1. Il consiglio di sorveglianza: composizione


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Il sistema dualistico è caratterizzato da una maggiore separazione fra proprietàà e gestione: l’assemblea
dei soci non nomina gli amministratori, bensì nomina un organo intermedio, il consiglio di sorveglianza, al
quale è affidato non solo il controllo di legalitàà sulla gestione (tipico del collegio) ma anche il complessivo
rapporto con l’organo di gestione. Si determina quindi un accentramento di potere decisionale in mano al
gruppo di controllo ma in cambio questo sistema dovrebbe assicurare una maggiore efficacia dei controlli
sull’efficacia della gestione.
Il consiglio di sorveglianza è un organo necessariamente collegiale composto almeno da 3 soggetti. È
obbligatoria la nomina di un componente da parte della minoranza ma tale componente non deve tuttavia
assumere il ruolo di presidente.
I requisiti di professionalitàà nelle societàà non quotate sono inferiori rispetto a quelli per il collegio
sindacale e solo uno deve essere iscritto nel registro dei revisori legali, mentre nelle società quotate tutti i
consiglieri devono essere in possesso dei requisiti di professionalità e onorabilitàà.
Meno stringenti sono anche i requisiti di indipendenza: nelle società non quotate è vietato solo il cumulo
con la carica di consigliere di gestione della società (non la parentela), la sussistenza di rapporti di lavoro
che ne compromettano l’indipendenza. Nelle quotate i requisiti sono uguali a quelli previsti per il collegio
sindacale.
I consiglieri di sorveglianza hanno diritto ad un compenso che non può essere variato in corso di mandato.
La cessazione avviene anche in questo caso dopo 3 esercizi, per quanto riguarda la revoca, i consiglieri
sono revocabili anche in assenza di giusta causa a condizione che la delibera venga approvata con il voto
favorevole di almeno un quinto del capitale sociale. In caso di cessazione di consiglieri non è previsto il
ricordo a supplenti.

2. Le funzioni del consiglio di sorveglianza. Il ruolo dell’assemblea


Le funzioni del consiglio di sorveglianza si dividono in:
• funzioni di controllo: controllo sul rispetto della legge e dello statuto, controllo sul rispetto dei
principi di corretta amministrazione, controllo sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo
amministrativo e contabile. Nelle società non quotate. Il consiglio di sorveglianza può chiedere
notizie sulla gestione agli amministrazione ma non può applicare il potere individuale di ispezione.
Nelle società quotate il potere di richiedere informazioni spetta al singolo consigliere di
sorveglianza e hanno anche il potere di chiedere la convocazione del consiglio di sorveglianza. Nel
caso di gravi irregolarità il consiglio è legittimato alla denunzia. Essi possono anche convocare
l’assemblea dei soci. Il consiglio riferisce all’assemblea l’attività di vigilanza svolta almeno una volta
l’anno.
• Funzioni di indirizzo: il consiglio nomina e revoca i componenti del consiglio di gestione, approva il
bilancio d’esercizio, autorizza l’esercizio dell’azione di responsabilità. In questo caso il ruolo
dell’assemblea ordinaria viene compromesso rispetto al sistema tradizionale, che mantiene la
competenza in ordine all’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e la
competenza in materia di distribuzione degli utili e di nomina del revisore.

3. Le modalità di funzionamento del consiglio di sorveglianza


Il codice detta alcune regole organizzative per il funzionamento del consiglio di sorveglianza.
Il suo presidente è necessariamente eletto dall’assemblea. Il consiglio deve riunirsi con cadenza trimestrale
e per la validità della seduta è necessaria la presenza della maggioranza dei componenti. I componenti del
consiglio devono adempiere ai propri doveri con la diligenza richiesta dalla natura dell’incarico. Come per i
sindaci è prevista la responsabilità per omessa vigilanza nei confronti del consiglio di gestione solo quando
il danno non si sarebbe prodotto se i consiglieri di sorveglianza avessero correttamente vigilato sulla
gestione.

4. Il consiglio di gestione
Il consiglio di gestione nel sistema dualistico è composto almeno da due componenti, anche non soci, al
quale spetta in via esclusiva la gestione dell’impresa.
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La nomina dei primi componenti viene effettuata nell’atto costitutivo, mentre i successivi sono nominati
dal consiglio di sorveglianza. Il compenso è stabilito dal consiglio di sorveglianza. La revoca dei consiglieri
di gestione è sempre di competenza del consiglio di sorveglianza. La revoca può avvenire anche in assenza
di giusta causa, salvo in tal caso il risarcimento dei danni. In caso di cessazione anticipata la sostituzione
deve essere deliberata dal consiglio di sorveglianza.
Il consiglio di gestione può delegare proprie attribuzioni ad uno o più dei suoi componenti.
L’azione sociale di responsabilità contro i consiglieri può essere promossa a seguito di delibera
dell’assemblea ordinaria o su iniziativa della minoranza ma anche a seguito di delibera del consiglio di
sorveglianza. In questo caso la maggioranza deve essere pari almeno a due terzi dei componenti, gli
amministratori soggetti di delibera cessano dall’incarico per revoca automatica e il consiglio di
sorveglianza provvede alla sostituzione.

IL SISTEMA MONISTICO

Il sistema monistici è caratterizzato dalla presenza di un comitato per il controllo sulla gestione, costituito
all’interno del consiglio di amministrazione. I componenti del comitato sono nominati dallo stesso c.d.a di
cui fanno parte.
La caratteristica del sistema è quella di una riduzione del numero di organi sociali controbilanciata da una
maggiore responsabilizzazione. Anche questo sistema ha conosciuto una scarsa diffusione.

1. Il comitato per il controllo sulla gestione: composizione


Almeno un terzo dei componenti del consiglio di amministrazione deve risultare in possesso dei requisiti di
indipendenza stabiliti per i sindaci. A sua volta tutti i componenti del comitato di controllo devono essere
scelti fra i consiglieri se risultino in possesso dei requisiti di indipendenza, professionalità ed onorabilità.
I componenti del comitato non possono far parte del comitato esecutivo, ne ricevere deleghe e cariche
particolari. Nelle società quotate almeno un amministratore indipendente deve essere nominato dalla
minoranza e la presidenza del comitato spetta proprio ad un componente nominato dalla minoranza. Il
numero dei componenti del comitato è stabilito dal consiglio di amministrazione; per le società che fanno
ricordo al mercato del capitale di rischio almeno 3 componenti, per le altre società almeno 2.
Come già detto la nomina spetta al c.d.a così come la revoca che può essere disposta anche senza giusta
causa, salvo il risarcimento dei danni. La revoca da componente del comitato non comporta la cessazione
dalla carica di amministratore.

2. Le funzioni del comitato


Le funzioni del comitato per il controllo sono simili a quelle del collegio sindacale, ovvero controllo
sull’adeguatezza della struttura organizzativa, amministrativa e contabile, controllo di legalità e controllo
sul rispetto dei principi di corretta amministrazione.
Non posseggono però i poteri informativi dei sindaci ma hanno solo il potere di scambiare informazioni
con il soggetto incaricato della revisione legale dei conti.
Nelle società quotate i membri del comitato hanno il potere di ispezione e possono delegare singoli
componenti/ dipendenti per l’espletamento delle proprie funzioni (chiedere notizie sull’andamento delle
operazioni o su determinati affari, convocare il c.d.a).
Nelle società non quotate i poteri di ispezione e controllo sono assegnati al comitato nella sua collegialitàà.
La disciplina del funzionamento del comitato di controllo prevede l’obbligo di riunioni trimestrali, l’obbligo
di verbalizzazione delle sedute. Il comitato è convocato dal presidente. Nelle società quotate la
convocazione può essere richiesta da ogni singolo componente, indicando gli argomenti da trattare e deve
essere effettuata in tal caso dal presidente senza ritardo.
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§55 IL CONTROLLO GIUDIZIARIO SULLA GESTIONE


Per le s.p.a l’ordinamento prevede, oltre a strumenti di controllo interno, anche meccanismi di controllo
esterno, di natura giudiziaria.
L’istituto è posto a presidio dell’interesse generale al buon funzionamento delle imprese maggiori. I
presupposti per la denuncia al tribunale sono definiti come fondato sospetto di gravi irregolarità. Le gravi
irregolarità devono attenere alla gestione e quindi devono consistere in violazione dei doveri degli
amministratori, nello specifico in atti idonei a danneggiare la società o società controllate.
La legittimazione alla denunzia è in capo agli azionisti che rappresentino almeno il 10% del capitale sociale.
La legittimazione è propria dell’organo di controllo ed anche del P.M (solo nelle società che fanno ricordo
al mercato del capitale di rischio).
La procedura prende avvio dalla denuncia presentata presso il tribunale civile che convoca in camera di
consiglio gli amministratori e i sindaci al fine di verificare la fondatezza della denuncia stessa.
Il tribunale potrà poi decidere l’archiviazione per un tempo determinato a seguito di un ravvedimento
operoso della società (sostituzione degli amministratori e dei sindaci con altri soggetti di adeguata
professionalità).
In mancanza di ravvedimento operoso il tribunale può ordinare l’ispezione giudiziale della società,
nominando un ispettore.
Al termine dell’ispezione giudiziale verrà nominato un amministratore giudiziario in sostituzione degli
amministratori (e dei sindaci) che verranno revocati giudizialmente.
L’amministratore giudiziario nominati rimarrà in carica per il tempo fissato dal tribunale e per lo
svolgimento delle funzioni di risanamento della società previste nell’atto di incarico.
All’esito della gestione commissariale, l’amministratore giudiziario dovrà infine convocare l’assemblea
perché provveda alla nomina dei nuovi organi nella società risanata.

Capitolo 12
Le SRL
Sono uno dei tipi societari più diffusi. Tale circostanza dipende dalla sua adattabilità e dalla sua
utilizzabilità. Per costituire una SRL si prevede:

 Una regolamentazione “di base”: tesa a riconoscere all’SRL una propria specifica identità,
caratterizzata dal ruolo centrale dei soci.
 Una normativa “speciale”, che si riferisce da un lato alle piccole medie imprese (sotto aspetto
partecipativo finanziario) e alle S.r.l. costituite con un capitale sociale ridotto. Le disposizioni sulle
PMI sono congegnate in modo da offrire la possibilità di raccogliere risorse attraverso canali
alternativi all’investimento dei soci imprenditori e al canale bancario; in questo senso vi è un
riavvicinamento alle logiche SPA.
La SRL può essere costituita unicamente mediante costituzione simultanea, a differenza della SPA per la
quale è possibile una costituzione attraverso pubblica sottoscrizione.

SRL unipersonale
È possibile costituire una SRL attraverso un contratto o un atto unilaterale. Tuttavia, l’unicità del socio
rappresenti un aspetto negativo per terzi.

1. Se l’intera partecipazione appartiene a un solo socio o muta la persona dell’unico socio, gli
amministratori (o il socio stesso) devono depositare entro trenta giorni dall’iscrizione nel registro
delle imprese, una dichiarazione contenente tutte le generalità del medesimo.
2. Si richiede il versamento dell’intero ammontare del capitale sottoscritto, mentre se la pluralità dei
soci viene meno successivamente, il versamento deve essere effettuato entro 90 giorni. In caso di
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violazione, il socio risponde personalmente e illimitatamente delle obbligazioni sociali sorte nel
periodo in cui era unico socio.
3. Negli atti e nella corrispondenza deve essere indicato l’unico socio.

L’atto costitutivo e l’iscrizione nel registro delle imprese


L’atto costitutivo deve necessariamente indicare i seguenti aspetti:

1. Gli elementi identificativi di ciascun socio fondatore


2. Gli elementi essenziali e identificativi della società (sede, oggetto sociale)
3. Gli elementi identificativi delle risorse destinate alla società e delle corrispondenti partecipazioni
(capitale sottoscritto e versato)
4. Le norme relative al funzionamento delle società.
Il legislatore si riferisce unicamente all’atto costitutivo e non menziona lo statuto, a differenza delle SPA.
Nella disciplina delle SRL nessuna previsione è dedicata ai patti parasociali, anche se i soci sono legittimati
a stipulare un patto parasociale.

Il notaio, dopo aver controllato la legalità dell’atto costitutivo, deve depositarlo entro 20 giorni presso
l’ufficio del registro delle imprese, richiedendo l’iscrizione della società nel medesimo.

Con l’iscrizione, la società acquista la personalità giuridica.

Le modifiche dell’atto costitutivo


Le modifiche dell’atto costitutivo (aumento e riduzione del capitale sociale), sono generalmente riservate
alla competenza dei soci, che dovranno trattare il tema in assemblea. La deliberazione modificativa deve
essere verbalizzata da un notaio, che deve depositarla entro 30 giorni e a richiedere l’iscrizione nel registro
delle imprese.

Solo attraverso l’iscrizione la delibera modificativa dell’atto costitutivo acquista piena efficacia.

Il procedimento semplificato di costituzione: le SRL semplificate


Le SRL semplificate possono essere costitute solo da persone fisiche. I costi della costituzione sono stati
ridotti. Il notaio all’atto di costituzione redige un modello standard, che non è modificabile dalle parti. Il
capitale sociale sottoscritto e versato deve essere pari ad un euro ed inferiore a diecimila euro.

(sezione 59)

La SRL: la struttura organizzativa


a) estrema flessibilità del sistema di governo dell’impresa
b) attribuzione ai soci di un ruolo attivo e centrale nella vita della società.
—> soci coinvolti in prima persona nella conduzione della società

La struttura organizzativa, si sviluppa secondo uno schema simile al sistema delle S.p.A., con soci chiamati
a decidere sulle modifiche dell’atto costitutivo e a nominare gli amministratori;

 un organo amministrativo, unipersonale o collegiale, cui è affidata la gestione dell’impresa;


 un organo per il controllo contabile e amministrativo.
A differenza delle S.p.A. qui i soci sono parte attiva dell’organismo con una diversa distribuzione delle
competenze e dei poteri. L’autonomia statuaria può agire rendendo partecipi anche i soci investitori,
titolari di quote standardizzate prive di significativi diritti amministrativi.
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Competenze dei soci e procedimenti decisionali


Il ruolo della collettività dei soci è centrale nella gestione della SRL, hanno diverse competenze:

- competenze necessarie: decisione del gruppo dei soci, riguardano l’assetto dell’ente, equilibrio di
potere e funzioni tra gli organi.
- competenze normali, ma derogabili ovvero la nomina degli amministratori e la distribuzione degli
utili.
- competenze legali eventuali
- competenze esclusive statuarie, differenti per società in base a ciò che viene stabilito nello statuto.
Abbiamo due procedimenti decisionali:

o il metodo assembleare = ci sono materie obbligatoriamente da trattare in assemblea come le


modifiche all’atto costitutivo e operazioni gestire fondamentali.
o procedimenti non assembleari = consenso espresso per iscritto tramite qualsiasi mezzo. se
sorgono complicanze si va poi in assemblea.

le deliberazioni assembleari:

1. convocazione = nelle forme indicate nell’atto costitutivo, basta che si informino tempestivamente i
soci sui temi da trattare.
2. hanno diritto di intervenire tutti i soci.
3. esiste il quorum costitutivo: numero minimo di presenze per convocare un’assemblea e quorum
deliberativo (numero di voti favorevoli necessari).
4. viene redatto obbligatoriamente il verbale dell’assemblea da trascrivere nel libro delle decisioni dei
soci.
5. una volta adottate le delibere sono immediatamente efficaci, tranne le modifiche all’atto costituito
che diventano efficaci con l’iscrizione al registro delle imprese.

Decisioni non assembleari: non ci sono norme specifiche, ampia libertà nell’iter procedimentale, è
sicuramente più veloce e meno costoso.

ci sono solo alcuni principi inderogabili:

1) tutti i soci devono essere informati in tempo utile


2) ogni voto revocabile fino alla fine del procedimento
3) si può richiedere l’interruzione della procedura.
4) è presente un quorum deliberativo = almeno rappresentanza di metà del capitale

l’Art 2479-ter disciplina l’invalidità delle decisioni, entro 90 gg:

1. Non conformità alla legge o all’atto costitutivo (nel procedimento, conflitto interessi, abuso diritto
di voto…)
2. Assenza assoluta di informazione (mancata convocazione) e illecita (contrarietà a norme
imperative) o impossibilità dell’oggetto (impossibilità giuridica del contenuto).

Amministrazione della società


Art 2475 “l’amministrazione della società è affidata a uno o più soci nominati con decisione dei soci stessi”.

la nomina va iscritta nel registro delle imprese, la durata della carica non è indicata dalla legge (esiste
anche la nomina a tempo indeterminato). non è disciplinata nemmeno la revoca in caso di gravi irregolarità
da parte dell’amministratore.
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Gli amministratori hanno una competenza gestoria generale: elaborano e attuano piani strategici. Molte
competenze rimangono però anche ai soci, nonostante l’ultima parola (funzione di filtro) sia degli
amministratori.

I sistemi di amministrazione. La rappresentanza

Sistema organizzativo molto versatile, il potere può essere affidato a un amministratore unico o a più
soggetti (consiglio di amministrazione). l’amministrazione può essere disgiuntiva o congiuntiva oppure
mista.

1. Disciplina dell’amministrazione consiliare praticamente assente. Libertà nel procedimento


deliberativo.
2. Amministrazione disgiuntiva e congiuntiva sono regolate. nel primo caso ciascun amministratore
può compiere in autonomia ogni atto, nel secondo caso può essere a maggioranza o all’unanimità
(si interpellano altri).
3. La rappresentanza legale è attribuita agli amministratori. Ha i relativi limiti riferiti ad esempio al
conflitto di interessi (come nelle S.p.A.)

Mala gestio e responsabilità


Obbligo degli amministratori è gestire diligentemente l’impresa per l’attuazione dell’oggetto sociale. Gli
amministratori sono liberi di determinare tempi, strategie e modalità dell’esercizio = discrezionalità
tecnica.

La responsabilità degli amministratori è solidale, ciascuno risponde dell’intero danno nei confronti della
società. Gli amministratori sono responsabili anche verso i creditori delle società e verso i singoli soci o
terzi che siano stati direttamente danneggiati. Anche i soci hanno responsabilità sociale, se hanno
intenzionalmente deciso o autorizzato il fatto dannoso.

Il controllo
I soci non amministratori hanno il diritto di essere informati sullo svolgimento degli affari sociali e di
consultare i documenti amministrativi. è un diritto NON eliminabile né comprimibile.

Al superamento di determinate sogli dimensionali attivare una funzione specifica di controllo diviene
obbligatorio.

Condizioni:

1. la società è obbligata a redigere il bilancio consolidato


2. essere controllante di altra società obbligata alla revisione legale dei conti
3. il superare per due esercizi consecutivi uno o più di questi limiti —> 4 milioni euro di attivo nello S.P.; 4
milioni di euro di ricavi; 20 dipendenti.

L’organo nominato per il controllo è monocratico e ad esso si applica la disciplina sui sindaci di S.p.A.
quindi poteri e doveri sono quelli stabiliti dagli art. 2403 e art. 14 d.lgs. 39/2010.

La nomina compete necessariamente alla collettività dei soci, che, se lo statuto lo consente, può avvenire
con decisione non collegiale.

Si può nominare anche una figura di controllo facoltativo, indipendentemente dall’obbligo.


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CAPITOLO 14
I gruppi di società

A differenza di altri paesi, dove sono maggiormente diffuse le public companies, in Italia la proprietà è
spesso concentrata in capo a pochi soggetti, ed è possibile ravvisare un socio di controllo.
Il soggetto che si trova in una posizione di controllo esercita effettivamente una influenza dominante che
può sfociare in una attività di direzione e coordinamento nei confronti della società controllata e
controllante. Si possono individuare due tipologie di norme volte a tutelare i soci di minoranza e i creditori
sociali
D. Norme fisiologiche (tese a garantire trasparenza)
E. Norme patologiche (che si occupano degli abusi della capogruppo e dei finanziamenti)

Il controllo
È possibile individuare tre forme distinte di controllo:
• Il controllo di diritto: ovvero quando una società dispone della maggioranza dei voti esercitabili
nell’assemblea ordinaria di un’altra società
• Il controllo di fatto: verificabile qualora una società detenga voti comunque sufficienti per esercitare
un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria.
• Il controllo contrattuale: si verifica qualora una società risulti sotto l’influenza dominante di un’altra in
virtù particolari vincoli contrattuali. inoltre, il legislatore ha introdotto anche il controllo legato al
collegamento: sono considerate collegate le società sulle quali si esercita un’influenza notevole.

La disciplina applicabile in caso di controllo


Qualora una società eserciti un’influenza dominante su un’altra società è importante
• Accentuare gli obblighi di vigilanza da parte degli organi amministrativi e di controllo della
controllante sull’attività delle controllate
• Fornire una corretta ed adeguata informazione in merito alla sussistenza del controllo e
dell’andamento generale
• Garantire la conservazione del capitale sociale delle società controllate e della controllante, evitano
alterazioni nei messianismi di informazione

La prima esigenza trova riscontro per le SPA nell’art. 2381 che scaturisce che gli organi debbano riferire al
consiglio di amministrazione e al collegio sindacale sul generale andamento della gestione. Inoltre,
attraverso art. 2403 bis viene riconosciuto il potere al collegio sindacale di chiedere informazioni e notizie
agli amministratori, sia delle controllanti che delle controllate.

La seconda esigenza (informazione al mercato) nasce dalle medesime considerato e fa emergere dalle
scritture contabili alcuni dati ed informazioni (es. stato patrimoniale e partecipazioni). Sempre in
quest’ottica va considerato l’obbligo (società di capitali), di predisporre un bilancio consolidato da cui è
possibile evincere la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica di tutte le società (controllante e
controllate) nel loro insieme.
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La terza esigenza (effettività del capitale) trova riscontro nelle norme dedicate all’acquisto e alla
sottoscrizione di azioni o quote della controllante da parte delle controllate. Le società possono
sottoscrivere azioni o quote della controllante mentre possono acquistare azioni o quote della stessa (solo
nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili). È possibile acquistare azioni interamente liberate
l’acquisto deve essere autorizzato dall’assemblea ordinaria delle società controllate. Una volta acquistate,
le società controllate non possono esercitare i diritti di voto alle suddette partecipazioni.

I gruppi
Una volta inquadrata la disciplina di controllo e la disciplina applicabile, si può passare ad esaminare i
gruppi di società. Questi sono forme organizzative, nel quale vi è un soggetto, definito capogruppo, che
esercita un’attività di direzione e coordinamento nei contorni delle alte società, pur mantenendo
autonomia giuridica e patrimoniale. L’elemento connotante del fenomeno è dato dall’attività di direzione
e coordinamento. L’appartenenza a un gruppo trae benefici (es usare un marchio di gruppo noto) e rischi
(es. contratti sfavorevoli).

L’attività di direzione e coordinamento


Tutti i tipi di società possono essere coinvolto nella direzione e nel coordinamento, presupponendo
l’esercizio da parte della capogruppo di una attività di direzione e coordinamento. Il legislatore ha
introdotto una presunzione relativa, ovvero che si presuppone che l’attività di controllo e coordinamento
sia esercitato dal soggetto in posizione di controllo.

Le norme fisiologiche
Le norme che si occupano di aspetti fisiologici hanno come obiettivo principale quello di garantire la
massima trasparenza ed informazione. È importante che vengano espresse:
• L’esistenza del gruppo
• Le operazioni attuate
• Le motivazioni sottese all’assunzione di determinate decisioni.

o Il legislatore prevede la creazione di un’apposita sezione del registro delle imprese e l’iscrizione
nella stessa. Inoltre, il legislatore prevede che il nome della capogruppo sia indicato negli atti e
nella corrispondenza della società eterodiretta.
o Altre norme si occupano di rendere trasparente l’operatività stessa del gruppo e che gli
amministratori debbano indicare nella relazione sula gestione i rapporti intercorsi con la
capogruppo. Gli amministratori devono esporre nella nota integrativa un prospetto dei dati
essenziali della capogruppo.
o Qualora le decisioni adottate dalle società soggette ad attività di direzione e coordinamento
risultino influenzate, devono essere analiticamente motivate e devono essere indicate le ragioni e
gli interessi.

Le norme patologiche
Sono dirette ad arginare le possibili distorsioni nell’esercizio dell’attività di direzione e coordinamento.
Viene riconosciuta legittimità attiva ai soci e creditori della società soggetta di direzione e coordinamento.
La responsabilità nei confronti dei soci sussiste se si sia verificato un pregiudizio alla redditività ed al valore
della partecipazione sociale, mentre quella nei confronti dei creditori sociali nel caso di lesione cagionata
all’integrità del patrimonio della società eterodiretta.
L’articolo 2497 prevede che i soci e creditori possano esercitare un’azione di responsabilità nei confronti
della capogruppo per i danni cagionati. Non vi è responsabilità se il danno al patrimonio sociale è stato
eliminato a fronte di altri vantaggi che la società ha ottenuto.
Per configurare una responsabilità (art. 2497 co1) è necessario che ricorrano seguenti presupposti:
 Sia stata attuata un’attività di direzione e coordinamento da parte di una società o un ente
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 La capogruppo abbia agito nell’interesse imprenditoriale proprio o altrui e in violazione dei principi
di corretta gestione societaria ed imprenditoriale
 La violazione dei suddetti principi abbia determinato un pregiudizio

• L’articolo 2497 richiede che vi sia attività di direzione e coordinamento e he la stessa sia svolta da una
società o un ente (soggetti diversi dalle persone fisiche)
• vi è il richiamo ai principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale
• Il pregiudizio consiste nel danno patito dalla società eterodiretta e di riflesso dall’attore. La
responsabilità per abusivo esercizio non esiste qualora il danno risulti mancante alla luce del risultato
complessivo dell’attività di direzione e coordinamento ovvero sia integralmente eliminato. Il criterio
valutativo, dunque, deve essere complessivo e che tenga in conto i vantaggi compensativi (vantaggi
ottenuti dall’appartenenza al gruppo).

Qualora il danno per cui il socio richiede risarcimento sia subito in primis dalla società eterodiretta,
quest’ultima non solo subisce il pregiudizio, ma è tenuta a risarcire di tale pregiudizio i propri soci.
Secondo l’articolo 2497 sono responsabili in solido con la capogruppo, coloro i quali abbiano preso parte al
fatto lesivo e quanti ne abbiano tratto beneficio consapevolmente.
Grazie a tale previsione è possibile estendere la responsabilità a
• Amministratori\ sindaci della capogruppo e di quella soggetto all’attività di direzione e coordinamento
• Ai soci della società di capogruppo
• Alle società sorelle
• A quei soggetti terzi che fanno parte del comprensivo

Finanziamenti infragruppo
Nell’ambito dei gruppi, è frequente che vengano effettuati da parte della capogruppo dei finanziamenti.
Molto spesso tali flussi finanziari servono per porre riparo a una situazione di sottocapitalizzazione. Con
l’articolo 2497 viene sancito che il rimborso dei finanziamenti effettuati a favore di una società
appartenente a un gruppo deve essere postergato rispetto alla soddisfazione degli altri creditori.

Il recesso nei gruppi di società


 Il socio della società eterodiretta può recedere nel caso in cui la capogruppo delibera una
trasformazione che implichi il mutamento dello scopo sociale.
 Ne caso in cui venga modificato l’oggetto sociale della capogruppo. Il socio deve dimostrare che la
circostanza produce delle conseguenze nella società da lui partecipata e dunque vi sia una
modificazione delle relative condizioni economiche e patrimoniali.
 Nel caso in cui sia stata pronunciata una condanna a chi esercita attività di direzione e
coordinamento.
All’ inizio o alla cessazione dell’attività di direzione e coordinamento. In questo caso la facoltà di recedere è
legata alla sussistenza di diverse condizioni: innanzitutto deve trattarsi di società con azioni quotate senza
aver promosso un’offerta pubblica) e si deve verificare un’alterazione delle condizioni di rischio
dell’investimento.

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