CAPITOLO 9
Le società sono strutture organizzative destinate all’esercizio di un’attività produttiva: organismi di diritto
privato con una propria dotazione patrimoniale e un apparato operativo il cui scopo è il profitto.
Il diritto societario è il complesso delle norme (sia sul piano interno che esterno) che regolano la vita e le
modalità operative della struttura organizzativa a destinazione produttiva.
Vi sono due tipi di società: individuali o collettive e, a seconda del modello, vi sono norme giuridiche
diverse.
Qualora fosse una società collettiva al momento della costituzione vanno esplicitate:
A. Le regole di costituzione
B. Le posizioni giuridiche assunte dai soci e dai possibili finanziatori
C. Le regole di funzionamento
L’atto costitutivo, infatti, da vita a un centro di interessi dotato di patrimonio giuridicamente distinto da
quello personale dei soci e di autonomia soggettiva.
2. Società di capitali:
• Società per azioni (SPA)
• Società a responsabilità limitata (SRL)
• Società in accomandita per azioni (SAPA)
Queste società sono enti più complessi, di dimensioni variabili e con una compagine sociale variabile.
Inoltre, è possibile individuare società con scopo mutualistico ovvero le società cooperative e le società
delle mutue assicuratrici e nuove figure come la società europea e società cooperativa europea.
SPA e SRL non sono necessariamente pluripersonali. Questi tipi possono essere costituiti per atto
unilaterale, con un unico fondatore e con un unico socio. Ovviamente una società con un unico socio è
autonoma dall’ordinamento della struttura organizzativa.
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Da sottolineare la differenza tra identità di oggetto e di causa e la piena compatibilità dell’uno e dell’altra:
• Il contratto di scambio, che contrappone interessi comuni (soddisfatti attraverso prestazioni reciproche)
• Contratti plurilaterali con comunione di scopo ovvero il contratto a struttura aperta, quando negozi
hanno interessi comuni e le attività convergono in vista dell’interesse condiviso.
Il contratto di società appartiene precisamente ai contratti associativi (poiché l’interesse comune genera
organizzazioni nuove, con una funzione attributiva e un valore organizzativo).
L’atto unilaterale ha un rilievo organizzativo: pone le basi e regola l’organizzazione e da vita al rapporto di
partecipazione. Strutturalmente e funzionalmente l’atto unilaterale e il contratto si identificano, ciò
implica come il primo sia aperto all’entrata di nuovi soci (o per cessione o per entrata di nuovi soci).
Per quanto riguarda l’oggetto di esercizio di una professione protetta, si necessitano le seguenti requisiti:
1. Società deve essere composta da soci abilitati (anche se non esclusivamente)
2. La prestazione deve essere eseguita da un iscritto all’albo
Il primo punto rende inammissibile le società fra capitalisti (cioè soci non abilitati) favorendo le società tra
professionisti, ma non esclude la compartecipazione di soci non abilitati, dando vita a una società mista.
Ad ogni modo, nel caso di una società mista, il numero di soci non abilitati non deve superare 1\3 quindi il
controllo della società deve fare capo a soggetti abilitati (qualora il superamento del 1\3 di soci non
abilitati, avviene lo scioglimento della società).
Il secondo punto concerne il rapporto d’opera. Il socio esecutore assume nei confronti del cliente una
responsabilità diretta per i danni arrecati nell’esecuzione della prestazione, solidamente con la società.
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Ciò che distingue la società sono le regole dell’imputazione: la scelta della veste societaria è una scelta di
regime di imputazione non individuale ma collettiva.
1. Nell’impresa familiare viene riconosciuto giuridicamente la persona che la esercita e alcuni diritti
patrimoniali e di decisione.
2. Nell’impresa coniugale si prevede che sia soggetta al regime di comunione legale, l’azienda costituita
dopo il matrimonio e gestita da entrambi i coniugi. Vi è una modesta autonomia patrimoniale
(creditori personali possono aggredire i beni comuni fino al valore della quota del debitore; i debiti
contratti nell’interesse della comunione ne risponde anche il patrimonio personale). La gestione
ordinaria spetta disgiuntamente ai coniugi, mentre congiuntamente la gestione straordinaria.
Si parla di società manifesta (o società interna\ occulta), quando il contratto prevede che l’esercizio
dell’attività debba avvenire in nome di uno solo dei soci, che apparirebbe all’esterno come imprenditore
individuale mentre alla società resterebbe giuridicamente imputabile al socio agente. Il prestanome
sarebbe mandatario senza rappresentanza.
Le votazioni possono seguire l’unanimità o la regola maggioritaria, che può innescare una dialettica tra
minoranza e maggioranza. Il principio di correttezza e buonafede presidia lo svolgimento di tutti i rapporti
patrimoniali.
La dotazione patrimoniale
L’articolo 2247 cc parla di “beni o servizi” ovvero i conferimenti che formano il complesso delle risorse
iniziali, che i fonatori destinano in via definitiva all’iniziativa economica progettata. In linea di principio,
ogni entità utile e suscettibile di valutazione economica può essere oggetto di conferimento. Con l’atto
costitutivo delle società viene esplicitato l’obbligo dei soci di effettuare conferimenti o che direttamente
trasferisce alla stessa la titolarità del bene conferito in proprietà.
I conferimenti rappresentano le prestazioni degli stipulanti e sono elementi essenziali per la costituzione di
una società.
La legge fissa dei limiti minimi nelle società dei capitali (10.000 euro nelle S.r.l. a capitale ordinario e
50.000 euro per SAPA ed SPA). Nelle società di persone non esistono soglie minime di conferimenti.
Il capitale sociale è una posta contabile, che rappresenta il valore dei conferimenti che viene indicata
nell’atto costitutivo. Non va confuso con il patrimonio della società, che è l’insieme dei concreti elementi
dell’attivo e del passivo, fattori che mutuano. Il capitale sociale invece è un valore astratto, una posta
ideale e numerica, è un’identità immutabile.
Il vincolo di indisponibilità si fonda sull’impossibilità da parte dei soci di prelevare il patrimonio della
società per distribuirsele, se non le somme che eccedano il valore del capitale (utili).
L’articolo 2247 cc non fa eccezioni sulle società senza scopo egoistico. In realtà negli utili anni si sono
verificate società caratterizzate dall’assenza di scopi egoistici, per questo nasce l’impresa sociale, che non
è una nuova entità bensì di una qualifica che associazioni, società possono acquisire.
Negli anni 70 è emersa una dottrina sul tramonto del scopo lucrativo, ovvero che la società (almeno quelle
di capitali) non costituirebbe una struttura caratterizzata sul piano causale, ma sarebbe una figura neutra e
quindi una figura utilizzabile per il soddisfacimento di qualsiasi tipo di finalità.
Ad ogni modo, l’atto costitutivo di una società non può in via generale contenere puramente e
semplicemente clausole incompatibili con lo scopo lucrativo o comunque economico\egoistico.
I tipi di società
I vari tipi di società (a scopo lucrativo o mutualistico), si distinguono per diversi aspetti:
1. Le regole dell’organizzazione interna. Tendenzialmente più agile nelle società di persone (numero
ristretto di soci); le cooperative più aperte all’ingresso di chiunque interessato all’attività)
2. Autonomia patrimoniale.
Il tipo è dunque un modello societario con proprie caratteristiche distintive, autonomamente disciplinato
in via normativa.
Il contratto di società è un tipo contrattuale: il sistema cataloga i contratti per tipi, differenziati per la
diversa funzione (causa). Quando si parla di tipi societari, si introduce una suddivisone dipendente dal
modello organizzativo.
Libertà di scelta
Il principio di fondo che presiede alla selezione tra i modelli è quello della libertà di scelta: i fondatori
possono eleggere liberamente il tipo che preferiscono, la cui scelta avviene alla costituzione della società e
può essere modificato successivamente, attraverso la trasformazione della società.
Il principio di libertà (art 2249 cc) ne definisce anche i limiti:
1. Se l’attività è di natura commerciale, non può optarsi per la società semplice. (limite di carattere
generale)
2. Per lo svolgimento dell’attività in determinati settori, la legge può chiedere l’adozione di un particolare
tipo (es. banche sono solo spa) (limite di carattere settoriale)
Se le parti non effettuano una scelta, l’articolo 2249 stabilisce che si applichino le disposizioni sulla società
semplice; se questa è commerciale, viene qualificata come snc.
Le parti non possono dar vita a modelli organizzativi nuovi e diversi da quelli regolati in via normativa. In
ogni caso, il principio di tipicità non cancella tuttavia ogni spazio all’autonomia privata.
Tuttavia, si può parlare di società di diritto speciale, ovvero di enti che appartengono ad uno dei tipi
codicistici e quindi soggetti alle relative norme ma che sotto certi profili presentano regolamentazione
propria, giustificata dall’esistenza di un interesse pubblico specifico.
Le società a partecipazione pubblica sono assoggettate al diritto societario comune.
Si possono individuare:
1. Comunione di beni: costituita per meri fini di godimento è re retta dalla disciplina della proprietà e dal
punto di vista della responsabilità ne rispondono tutti i soci. La semplice comunione patrimoniale,
senza destinazione economica dei beni, non consente di accedere ad alcuna forma di autonomia.
2. Azienda individuale: la destinazione economica dei beni, se l’impresa resta individuale, a sua volta
non determina alcuna separazione patrimoniale.
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Nelle società semplici si delinea primo grado di autonomia. Il creditore di un socio non può aggredire
direttamente i singoli beni sociali, sebbene possa esigere dalla società la liquidazione in denaro della quota
del debitore. (questo è a favore sia dei soci che dei creditori)
Nelle SNC e sas vi è maggior intensità dell’autonomia patrimoniale. Il creditore è tenuto a chiedere prima il
pagamento alla società e, solo nel caso in cui questa non possa pagare, ad agire contro il socio.
È chiaro come le società di persone possano essere definite autonomie patrimoniali imperfette.
Il massimo grado si autonomia patrimoniale perfetta si raggiunge con società di capitali e cooperative,
dove i patrimoni sono completamente separati.
Personalità giuridica
Si identifica l’autonomia patrimoniale perfetta con la nozione di personalità giuridica: la società è un
soggetto distinto dai soci.
Attraverso l’iscrizione nel registro delle imprese la società di capitali acquista la personalità giuridica,
attraverso un nome, una rappresentanza, la responsabilità esclusiva per le obbligazioni sociali.
Invece alle società di persone la legge non attribuisce espressamente la personalità giuridica. La titolarità
dei beni e dei rapporti giuridici societari farebbero capo direttamente ai soci. Nelle elaborazioni più
moderne e nella giurisprudenza di oggi si afferma che esse abbiano autonomia soggettiva (un grado sotto
la personalità giuridica), tale da erigerle centri di imputazione di rapporti giuridici, distinti dai soci.
CAPITOLO 11
a) Nella S.p.A. è la contribuzione che identifica i soci e ne giustifica i poteri; Si segue quindi un
principio plutocratico, in virtù del quale tra i soci, il potere è proporzionale alla ricchezza investita e
capitalizzata.
b) La responsabilità del socio è limitata alla quota conferita e, dunque, le società per azioni si dicono
caratterizzate dalla autonomia patrimoniale perfetta tra il patrimonio della società e dei suoi
membri vi è separazione assoluta. Il capitale sociale della Spa è suddiviso in un determinato
numero di azioni; ognuna di esse attribuisce al suo possessore la qualità di socio e di diritti di
partecipazione.
Una tappa importante dell’evoluzione di questo modello è il 1998: emanazione del testo unico in materia
finanziaria (TUF) in cui vi era una apposita zona (parte IV) dedicata soprattutto alla regolamentazione delle
S.p.A. Di recente, in seguito a crisi finanziarie/economiche si è modificata e integrata la disciplina del TUF,
rafforzando i controlli e incrementando regole.
FATTISPECIE E TIPOLOGIA
1) I TIPI DI S.P.A.
Esistono diversi tipi:
L’articolo 2325-bis “società che fanno ricorso al mercato del capitale a rischio” è molto importate, e parla
appunto di quelle società con azioni quotate in mercati regolamentati o diffuse fra il pubblico in misura
rilevante.
Ne consegue un impianto articolato in cui si distinguono due statuti, uno con riferimento alle società
che fanno ricorso al capitale di rischio e uno con riguardo a tutte le altre.
2) LA SOCIETA UNIPERSONALE
Si ha quando tutte le azioni di una data S.p.A. appartengono ad un’unica persona, che detiene una
partecipazione totalitaria della società. Questo tipo di società può essere validamente costituita.
L’art. 2362, co.2, stabilisce che quando si costituisce o ricostituisce la pluralità dei soci, gli
amministratori devono depositare una dichiarazione presso il registro delle imprese. Quindi il fatto
che sia una società unipersonale va depositato in una dichiarazione.
La responsabilità illimitata del solo socio è di tipo sussidiario, sorge solo se la S.p.A. non adempie le
proprie obbligazioni.
Art. 2362, co.5, regolamenta rapporti contrattuali tra la S.p.A. e il suo unico socio, a tutela di
manovre fraudolente di quest’ultimo ai danni dei creditori.
- un organo rappresentativo degli azionisti della società, anche se non è necessariamente composta
da tutti gli azionisti. Tale possibilità rispetta le esigenze delle società aperte, caratterizzate dal
disinteresse di una rilevante parte dei soci rispetto alla vita interna.
- è un organo insopprimibile e necessariamente collegiale: lo statuto, infatti, può al massimo
consentire ai soci di esprimere il proprio per corrispondenza o elettronicamente, fermo restando
però la necessità di convocare e tenere la seduta assembleare;
- le competenze dell’assemblea sono determinate dalla legge.
- Si decide secondo la regola di maggioranza, sulla base di aliquote di capitale fissate in misura
variabile (rispetto azioni possedute) - in tal modo si assicura che i soci di controllo (chi ha investito
le quote maggiori) abbiano la possibilità di indirizzare la gestione e di adattare la struttura
organizzativa con modifiche statutarie.
LE COMPETENZE DELL’ASSEMBLEA
Le competenze dell’assemblea, in sede ordinarie e straordinaria, sono rispettivamente stabilite dagli art.
2364 e 2365.
IL PROCEDIMENTO ASSEMBLEARE
I momenti essenziali dell’assemblea hanno carattere formale e sono: convocazione dell’organo (con
relativo ordine del giorno), costituzione e riunione, discussione, votazione e deliberazione, proclamazione
e verbalizzazione.
1. La convocazione dell’assemblea
a) Decisa dall’organo amministrativo ogni qualvolta lo ritenga opportuno oppure obbligatoria in
determinate circostanze (perdite importanti, scioglimento della società…). È obbligatoria
convocarla almeno 1 volta all’anno per l’approvazione del bilancio!
b) La convocazione è di norma competenza dell’organo amministrativo, deliberato collegialmente
dal CdA. Altri soggetti che possono convocarla: sindaci, tribunale, amministratore giudiziario,
liquidatori.
c) L’avviso di convocazione deve essere completo di data, ora, luogo, modalità di collegamento
possibili e ordine del giorno.
o Emanazione nelle società non quotate: 15 giorni prima sulla gazzetta ufficiale della
repubblica.
o Società “chiuse” almeno otto giorni prima
o Società quotate: almeno 30 giorni prima con avviso pubblicato sul sito internet.
d) Luogo della seduta: comune di sede della società.
e) Ordine del giorno: materie in merito a cui si dovrà discutere e deliberare. Può essere sintetico ma
mai generico, molto preciso.
f) Le delibere emanate da un’assemblea che non ha rispettato tutte queste regole sarebbero
annullabili.
a) Quorum costitutivo: garantire che le decisioni siano prese da un numero minimo di soci.
b) Quorum deliberativo: se si esprime favorevolmente un certo numero di soci rispetto a una
decisione.
Entrambi sono fissati dalla legge in misura differenziata, a seconda della materia, del tipo di convocazione
e del tipo di società.
3. L’intervento
Non hanno diritto di intervento gli azionisti privi di diritto di voto. Per essere ammesso alla singola
assemblea, l’azionista deve dimostrare la propria legittimazione.
4. La rappresentazione in assemblea
Agli azionisti è permesso far partecipare in assemblea un rappresentante se:
a. La delega è conferita per iscritto con i documenti conservati dalla società. La delega in bianco
senza il nome del delegato è da considerarsi nulla. La delega è revocabile, ed è tacita, basta che si
presenti direttamente l’azionista. Vi è il divieto di subdelega.
b. Nelle società che fanno ricorso al capitale del rischio, incluse le quotate, la rappresentanza può
essere solo per singole assemblee per evitare trasferimenti di potere. Nelle società chiuse invece si
può delegare per più assemblee.
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c. Alcune regole valgono solo per le società chiuse. Il numero massimo di delegati rappresentati da
parte di un singolo delegato è 20. Nelle società non quotate vi è poi il divieto di delegare a organi di
amministrazione e controllo o dipendenti della società stessa.
d. Le società quotate hanno alcuni istituti specifici: bisogna eleggere un rappresentante designato
della società a cui ciascun socio potrà conferire una delega impartendo istruzioni di voto a cui il
rappresentante dovrà attenersi. Esistono forme di sollecitazione di deleghe, ovvero particolare
procedura di agevolazione della rappresentanza assembleare.
ll presidente dell’assemblea è rappresentato dalla persona indicata nello statuto (che di solito fa
riferimento alla carica del presidente del c.d.A. o ad altra carica amministrativa) o, in mancanza, da quella
eletta con il voto di maggioranza dei presenti (calcolata per teste), ed è di norma affiancato da un
segretario, eletto nelle stesse modalità del presidente, che lo assiste nelle varie operazioni e collabora alla
verbalizzazione, controfirmando il documento finale.
Le funzioni del segretario possono essere assunte dal notaio al quale è affidata la verbalizzazione.
Il codice, inoltre, non disciplina l’ipotesi della revoca del presidente dell’assemblea, è preferibile ritenere
che esso non sia revocabile neanche in caso di giusta causa. è però ammissibile la validità di una delibera di
revoca del presidente e di una sua sostituzione in caso di abuso di poteri presidenziali o di manifesta
incapacità a condurre i lavori assembleari.
Il presidente può regolare la discussione, imponendo limiti di tempo agli interventi ed esercitando poteri di
“polizia” interni se si verificano abusi o scorrettezze da parte di qualcuno dei partecipanti. Un punto molto
delicato nello svolgimento dei lavori assembleari è costituito dall’esercizio del diritto di informazione da
parte degli azionisti. Spesso gli interventi di questi ultimi consistono in domande rivolte agli amministratori
o ai sindaci che hanno il dovere di rispondere, purché la domanda sia pertinente e le info non siano coperte
dal segreto aziendale.
Il presidente deve rispettare l’ordine del giorno, evitando così allargamenti o restrizioni ingiustificate della
materia in discussione. Anche la successione degli argomenti contenuta nell’ordine del giorno dev’essere
rispettata, salvo che l’assemblea stessa deliberi una inversione.
Il presidente ha anche la facoltà di sciogliere la seduta, è lui a scegliere anche il metodo di valutazione delle
proposte, abbiamo vari metodi:
- Dichiarazioni verbali
- Per alzata di mano
- Per acclamazione
- Tramite schede precompilate.
La valutazione deve essere simultanea, non è ammissibile il sistema del voto segreto in quanto l’art. 2375
impone l’identificazione a verbale dei soci favorevoli, contrari o astenuti. Dopo la votazione sempre il
presidente procede con la proclamazione, le deliberazioni verranno messe a verbale che documenterà
svolgimento e risultato dell’assemblea.
6. La verbalizzazione
Le deliberazioni devono risultare da un verbale, che ha la funzione di documentare lo
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In caso di assemblea straordinaria, il verbale deve essere redatto da un notaio, che lo sottoscrive insieme al
presidente. La presenza del notaio si spiega in ragione della funzione di controllo attribuitagli in ordine alla
legalità della deliberazione: infatti, va ricordato che le delibere hanno ad oggetto il più delle volte una
modifica dello statuto e quindi l’insieme di regole fondamentali soggette al controllo notarile.
In caso di assemblea ordinaria, il verbale èredatto e sottoscritto dal presidente e dal segretario.
1. Il conflitto di interessi
L’art. 2373 rimodula nei confronti dell’azionista una regola generale: al componente dell’organo che si trovi
in conflitto d’interessi con l’ente non è vietato il voto in assemblea. Il suo voto può essere annullato solo
quando è determinante nell’approvazione di una deliberazione che danneggerebbe la società.
2. L’abuso di maggioranza
L’abuso della maggioranza è causa di annullamento della delibera assembleare qualora sia frutto di una
attività fraudolenta della maggioranza lesiva dei diritti della minoranza. Bisognerebbe rispettare il
principio di buona fede.
1. L’annullabilità (entro 90 gg) si determina se viene violata una norma imperativa, una norma
dispositiva o una clausola statuaria.
2. La nullità (entro 3 anni) si determina solo quando ricorre una delle tre cause tipiche dell’Art. 2378:
ovvero illeceità o impossibilità dell’oggetto, mancanza di convocazione o mancanza di
deliberazione.
3. L’inesistenza si ha quando la deliberazione finale manca dei requisiti minimi.
4. L’inefficacia deriva dalla carenza di legittimazione (mancanza di titolarità es. non presenza di soci).
2. lo stesso vale per l’invalidità dei singoli voti (come un voto espresso in presenza di vizi di volontà:
violenza, dolo, errore) o per il loro errato conteggio da parte del presidente dell’assemblea;
3. l’incompletezza o l’inesattezza del verbale sono invece cause di annullamento solo quando
impediscono l’accertamento del contenuto, degli effetti o della validità della delibera. (raro)
la legittimazione ad impugnare le deliberazioni spetta ai soci assenti, dissenzienti o astenuti ma solo
quelli con diritto di voto.
L’articolo 2379 prevede poi delle ipotesi specifiche di NULLITA’: (legittimo che lo richieda chiunque ne
abbia interesse)
L’assemblea dei soci invece non ha poteri decisionali ma può soltanto indirettamente incidere sulla
gestione.
La regola di divisione dei poteri all’interno di un’organizzazione è dettata in modo imperativo; i soci
possono sì scegliere fra diversi modelli di governo ma si tratta sempre di modelli legalmente tipici.
Non vi sono invece norme generali per la tutela della minoranza. Tuttavia, l’art. 2368 prevede: “per la
nomina alle cariche sociali lo statuto può stabilire norme particolari”, pertanto gli statuti possono stabilire
norme volte a garantire la c.d. rappresentanza delle minoranze con diverse tecniche.
L’elezione con voto di lista è la tecnica maggiormente diffusa in quanto prevedendo la presentazione di più
liste di candidati consente di trarre gli amministratori non soltanto dalla lista maggiormente votata ma
anche da quella seconda.
È dubbia la legittimità della nomina come amministratore di una persona giuridica poiché rischia di
intaccare la funzionalità dell’organo amministrativo di scelta dei soggetti con le migliori caratteristiche per
amministrare la società.
L’ordinamento prevede cause legali espresse di ineleggibilità e di decadenza della carica; dunque, la
nomina di soggetto ineleggibile è nulla, e se la causa di ineleggibilità sopravvive l’amministratore decadrà
automaticamente dall’ufficio.
Il modello legale non prevede, in generale, requisiti professionali e onorabilità degli amministratori per
tutte le società ma soltanto per quelle quotate e per alcune a statuto speciale.
Oltre a qualità di professionalità e onorabilità possono essere imposti per alcuni amministratori requisiti di
indipendenza nei confronti degli azionisti di controllo del management. Requisiti volti a migliorare
l’affidabilità sui gestori e imposti per legge sono obbligatori in alcune società a statuto speciale e in tutte le
società quotate i cui consigli di amministrazione devono avere almeno un consigliere indipendente.
L’amministratore indipendente deve rimanere tale per tutta la carica.
3. Il divieto di concorrenza
L’art 2390 contiene il divieto di concorrenza: ovvero quando l’amministratore compie una vera e propria
attività in altra impresa in rapporto di concorrenza con quella effettivamente svolta dalla società.
L’eventuale violazione del divieto può esporre l’amministratore a revoca per giusta causa e risarcimento
dei danni.
L’art 2383 fissa poi gli adempimenti pubblicitari del nominale registro delle imprese entro trenta giorni
dalla notizia della nomina. (stesso iter anche per la cessazione)
L’AMMINISTRATORE DI FATTO È UN SOGGETTO CHE, PUR PRIVO DI INVESTITURA FORMALE, SI INSERISCE NELLA
GESTIONE DELLA SOCIETÀ SVOLGENDO COMPITI SOSTANZIALMENTE AMMINISTRATIVI. L A GIURISPRUDENZA
RICONOSCE CHE L’ AMMINISTRATORE DI FATTO POSSIEDE GLI STESSI POTERI E SOPRATTUTTO LE STESSE
RESPONSABILITÀ DELL’AMMINISTRATORE DI DIRITTO.
sostituzione degli attuali gestori con persone di fiducia a seguito di un cambio dell’azionista di
controllo non rientrano nei motivi di giusta causa.
- Decesso
In mancanza di diversa disposizione però il componente cooptato confermato dall’assemblea scadrà dalla
carica contemporaneamente alla scadenza del mandato di quei consiglieri che si trovavano in carica
all’atto della sua nomina. Qualora venissero meno tutti gli amministratori, sarà il collegio sindacale a dover
convocare urgentemente l’assemblea e ad esercitare nel frattempo i poteri di amministrazione ordinaria. I
soci possono tuttavia introdurre in statuto la clausola simula stabunt simula cadenti al fine di mantenere
nel tempo gli equilibri fra le diverse componenti. Tale clausola fissa la regola secondo cui, qualora
venissero a mancare uno o più amministratori cesserà l’intero consiglio.
Nelle S.p.A. quotate non può esistere un amministratore unico ma necessariamente un consiglio di
amministrazione che veda la presenza di almeno un amministratore di minoranza e/o indipendente. Per le
altre società non vi è un limite massimo di numero.
Fondamentale è la figura del presidente del consiglio di amministrazione che può essere nominato
direttamente dall’assemblea o eletto dal consiglio stesso. A lui spettano:
- La convocazione dell’organo
- La fissazione dell’ordine del giorno
- La direzione della discussione e la sottoposizione a votazione
- La proclamazione dei risultati
- La verbalizzazione ove non sia previsto intervento del notaio.
Nelle società quotate collabora con il presidente al fine di garantire che gli amministratori siano destinatari
di flussi informativi completi e tempestivi la figura del c.d. lead indipendent director: si tratta di un
amministratore indipendente.
Il presidente coordina i lavori del consiglio: dichiara aperta la seduta, regola la discussione secondo l’ordine
delle materie, da e toglie la parola…
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Anche il singolo socio risponde di una speciale legittimazione ad impugnare ma solo quando la
deliberazione sia lesiva dei suoi diritti.
3. L’amministrazione delegata
Le funzioni amministrative sono suscettibili di delega da parte del consiglio ad uno o più sei proprio
componenti (amministratori delegati) o ad un collegio denominato comitato esecutivo.
A tale organo delegato è affidata non solo la gestione complessiva, a cominciare dal day by day
management ma anche la predisposizione delle linee strategiche dell’impresa che però dovranno essere
oggetto di esame da parte de consiglio.
La delega di potere amministrativo è innanzitutto soggetta all’autorizzazione di un’apposita clausola
statutaria o di una deliberazione dell’assemblea ordinaria ed è attribuita con delibera consiliare la quale
deve determinare il contenuto è i limiti della delega stessa.
Alcune competenze restano però non derogabili e restano riservate a consiglio.
Gli organi delegati curano che l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile sia adeguato alla natura
e alle dimensioni dell’impresa. Sulla base delle informazioni ricevute dagli organi delegati il consiglio poi
valuta l’adeguatezza di tale assetto.
Il consiglio mantiene una competenza concorrente e sovraordinata sulle materie delegate mantenendo il
potere di impartire direttive e revocare la delega in qualsiasi momento senza necessitàà di giustificazione.
L’art 2381 sancisce regole di corretta circolazione delle informazioni all’interno del consiglio. Si tratta di un
obbligo di reporting (ogni 6 mesi) che ogni delegato deve adempiere nell’ambito dell’area gestionale
affidata alla sua cura.
L’assemblea, dunque, non determina i compensi del presidente e amministratori delegati ma stabilisce un
tetto per la remunerazione di tutti gli amministratori, sebbene la non siano previsti tetti massimi e minimi
di legge.
Le remunerazioni considerate palesemente eccessive sono illegittime.
Anche in questo caso si esige alto grado di trasparenza soprattutto nelle societàà quotate dove il consiglio
deve approvare una relazione sulla remunerazione.
LA RAPPRESENTANZA
La societàà opera all’estero attraverso persone fisiche, quindi, è necessario individuare una o più persone
che abbiano il potere di agire in nome e per conto della societàà.
Distinguiamo tra:
Rappresentanza volontaria - rappresentanza di secondo grado disciplinata da regole civilistiche generali
Rappresentanza organica - necessaria e può essere attribuita ad uno o più amministratori con indicazione
inserita in statuto.
Lo statuto può introdurre eventuali limitazioni ai poteri degli amministratori.
2. L’azione di responsabilità
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7. I direttori generali
Nelle imprese medio grandi è presente la figura di un funzionario dirigente che opera in relazione diretta
con l’organo amministrativo. Questa figura prende il nome di direttore generale. Egli è subordinato
gerarchicamente agli amministratori.
La funzione del controllo interno è tipica di ogni organizzazione e il legislatore può assegnare questa
funzione sia ad organi interni sia a soggetti esterni.
Nel modello tradizionale sono il collegio sindacale (interno) e il revisore legale dei conti (esterno).
I SINDACI
• Positivo ma con rilievi/ negativo/ impossibilitaà di emettere giudizio, in questi casi dovràà
illustrarne i motivi.
Il controllo contabile deve esercitarsi con continuitàà nel corso dell’esercizio e al fine di ottimizza i controlli,
revisore e collegio sindacale hanno l’obbligo di tempestiva è reciproca informazione.
Il sistema dualistico e quello monistico servono a favorire per un verso investimenti in Italia da parte di
imprese straniere, abituate a sistemi organizzativi diversi da quello previsto nel Codice civile, e di offrire
alle società una sufficiente varietà di modelli.
IL SISTEMA DUALISTICO
Il sistema dualistico è caratterizzato da una maggiore separazione fra proprietàà e gestione: l’assemblea
dei soci non nomina gli amministratori, bensì nomina un organo intermedio, il consiglio di sorveglianza, al
quale è affidato non solo il controllo di legalitàà sulla gestione (tipico del collegio) ma anche il complessivo
rapporto con l’organo di gestione. Si determina quindi un accentramento di potere decisionale in mano al
gruppo di controllo ma in cambio questo sistema dovrebbe assicurare una maggiore efficacia dei controlli
sull’efficacia della gestione.
Il consiglio di sorveglianza è un organo necessariamente collegiale composto almeno da 3 soggetti. È
obbligatoria la nomina di un componente da parte della minoranza ma tale componente non deve tuttavia
assumere il ruolo di presidente.
I requisiti di professionalitàà nelle societàà non quotate sono inferiori rispetto a quelli per il collegio
sindacale e solo uno deve essere iscritto nel registro dei revisori legali, mentre nelle società quotate tutti i
consiglieri devono essere in possesso dei requisiti di professionalità e onorabilitàà.
Meno stringenti sono anche i requisiti di indipendenza: nelle società non quotate è vietato solo il cumulo
con la carica di consigliere di gestione della società (non la parentela), la sussistenza di rapporti di lavoro
che ne compromettano l’indipendenza. Nelle quotate i requisiti sono uguali a quelli previsti per il collegio
sindacale.
I consiglieri di sorveglianza hanno diritto ad un compenso che non può essere variato in corso di mandato.
La cessazione avviene anche in questo caso dopo 3 esercizi, per quanto riguarda la revoca, i consiglieri
sono revocabili anche in assenza di giusta causa a condizione che la delibera venga approvata con il voto
favorevole di almeno un quinto del capitale sociale. In caso di cessazione di consiglieri non è previsto il
ricordo a supplenti.
4. Il consiglio di gestione
Il consiglio di gestione nel sistema dualistico è composto almeno da due componenti, anche non soci, al
quale spetta in via esclusiva la gestione dell’impresa.
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La nomina dei primi componenti viene effettuata nell’atto costitutivo, mentre i successivi sono nominati
dal consiglio di sorveglianza. Il compenso è stabilito dal consiglio di sorveglianza. La revoca dei consiglieri
di gestione è sempre di competenza del consiglio di sorveglianza. La revoca può avvenire anche in assenza
di giusta causa, salvo in tal caso il risarcimento dei danni. In caso di cessazione anticipata la sostituzione
deve essere deliberata dal consiglio di sorveglianza.
Il consiglio di gestione può delegare proprie attribuzioni ad uno o più dei suoi componenti.
L’azione sociale di responsabilità contro i consiglieri può essere promossa a seguito di delibera
dell’assemblea ordinaria o su iniziativa della minoranza ma anche a seguito di delibera del consiglio di
sorveglianza. In questo caso la maggioranza deve essere pari almeno a due terzi dei componenti, gli
amministratori soggetti di delibera cessano dall’incarico per revoca automatica e il consiglio di
sorveglianza provvede alla sostituzione.
IL SISTEMA MONISTICO
Il sistema monistici è caratterizzato dalla presenza di un comitato per il controllo sulla gestione, costituito
all’interno del consiglio di amministrazione. I componenti del comitato sono nominati dallo stesso c.d.a di
cui fanno parte.
La caratteristica del sistema è quella di una riduzione del numero di organi sociali controbilanciata da una
maggiore responsabilizzazione. Anche questo sistema ha conosciuto una scarsa diffusione.
Capitolo 12
Le SRL
Sono uno dei tipi societari più diffusi. Tale circostanza dipende dalla sua adattabilità e dalla sua
utilizzabilità. Per costituire una SRL si prevede:
Una regolamentazione “di base”: tesa a riconoscere all’SRL una propria specifica identità,
caratterizzata dal ruolo centrale dei soci.
Una normativa “speciale”, che si riferisce da un lato alle piccole medie imprese (sotto aspetto
partecipativo finanziario) e alle S.r.l. costituite con un capitale sociale ridotto. Le disposizioni sulle
PMI sono congegnate in modo da offrire la possibilità di raccogliere risorse attraverso canali
alternativi all’investimento dei soci imprenditori e al canale bancario; in questo senso vi è un
riavvicinamento alle logiche SPA.
La SRL può essere costituita unicamente mediante costituzione simultanea, a differenza della SPA per la
quale è possibile una costituzione attraverso pubblica sottoscrizione.
SRL unipersonale
È possibile costituire una SRL attraverso un contratto o un atto unilaterale. Tuttavia, l’unicità del socio
rappresenti un aspetto negativo per terzi.
1. Se l’intera partecipazione appartiene a un solo socio o muta la persona dell’unico socio, gli
amministratori (o il socio stesso) devono depositare entro trenta giorni dall’iscrizione nel registro
delle imprese, una dichiarazione contenente tutte le generalità del medesimo.
2. Si richiede il versamento dell’intero ammontare del capitale sottoscritto, mentre se la pluralità dei
soci viene meno successivamente, il versamento deve essere effettuato entro 90 giorni. In caso di
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violazione, il socio risponde personalmente e illimitatamente delle obbligazioni sociali sorte nel
periodo in cui era unico socio.
3. Negli atti e nella corrispondenza deve essere indicato l’unico socio.
Il notaio, dopo aver controllato la legalità dell’atto costitutivo, deve depositarlo entro 20 giorni presso
l’ufficio del registro delle imprese, richiedendo l’iscrizione della società nel medesimo.
Solo attraverso l’iscrizione la delibera modificativa dell’atto costitutivo acquista piena efficacia.
(sezione 59)
La struttura organizzativa, si sviluppa secondo uno schema simile al sistema delle S.p.A., con soci chiamati
a decidere sulle modifiche dell’atto costitutivo e a nominare gli amministratori;
- competenze necessarie: decisione del gruppo dei soci, riguardano l’assetto dell’ente, equilibrio di
potere e funzioni tra gli organi.
- competenze normali, ma derogabili ovvero la nomina degli amministratori e la distribuzione degli
utili.
- competenze legali eventuali
- competenze esclusive statuarie, differenti per società in base a ciò che viene stabilito nello statuto.
Abbiamo due procedimenti decisionali:
le deliberazioni assembleari:
1. convocazione = nelle forme indicate nell’atto costitutivo, basta che si informino tempestivamente i
soci sui temi da trattare.
2. hanno diritto di intervenire tutti i soci.
3. esiste il quorum costitutivo: numero minimo di presenze per convocare un’assemblea e quorum
deliberativo (numero di voti favorevoli necessari).
4. viene redatto obbligatoriamente il verbale dell’assemblea da trascrivere nel libro delle decisioni dei
soci.
5. una volta adottate le delibere sono immediatamente efficaci, tranne le modifiche all’atto costituito
che diventano efficaci con l’iscrizione al registro delle imprese.
Decisioni non assembleari: non ci sono norme specifiche, ampia libertà nell’iter procedimentale, è
sicuramente più veloce e meno costoso.
1. Non conformità alla legge o all’atto costitutivo (nel procedimento, conflitto interessi, abuso diritto
di voto…)
2. Assenza assoluta di informazione (mancata convocazione) e illecita (contrarietà a norme
imperative) o impossibilità dell’oggetto (impossibilità giuridica del contenuto).
la nomina va iscritta nel registro delle imprese, la durata della carica non è indicata dalla legge (esiste
anche la nomina a tempo indeterminato). non è disciplinata nemmeno la revoca in caso di gravi irregolarità
da parte dell’amministratore.
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Gli amministratori hanno una competenza gestoria generale: elaborano e attuano piani strategici. Molte
competenze rimangono però anche ai soci, nonostante l’ultima parola (funzione di filtro) sia degli
amministratori.
Sistema organizzativo molto versatile, il potere può essere affidato a un amministratore unico o a più
soggetti (consiglio di amministrazione). l’amministrazione può essere disgiuntiva o congiuntiva oppure
mista.
La responsabilità degli amministratori è solidale, ciascuno risponde dell’intero danno nei confronti della
società. Gli amministratori sono responsabili anche verso i creditori delle società e verso i singoli soci o
terzi che siano stati direttamente danneggiati. Anche i soci hanno responsabilità sociale, se hanno
intenzionalmente deciso o autorizzato il fatto dannoso.
Il controllo
I soci non amministratori hanno il diritto di essere informati sullo svolgimento degli affari sociali e di
consultare i documenti amministrativi. è un diritto NON eliminabile né comprimibile.
Al superamento di determinate sogli dimensionali attivare una funzione specifica di controllo diviene
obbligatorio.
Condizioni:
L’organo nominato per il controllo è monocratico e ad esso si applica la disciplina sui sindaci di S.p.A.
quindi poteri e doveri sono quelli stabiliti dagli art. 2403 e art. 14 d.lgs. 39/2010.
La nomina compete necessariamente alla collettività dei soci, che, se lo statuto lo consente, può avvenire
con decisione non collegiale.
CAPITOLO 14
I gruppi di società
A differenza di altri paesi, dove sono maggiormente diffuse le public companies, in Italia la proprietà è
spesso concentrata in capo a pochi soggetti, ed è possibile ravvisare un socio di controllo.
Il soggetto che si trova in una posizione di controllo esercita effettivamente una influenza dominante che
può sfociare in una attività di direzione e coordinamento nei confronti della società controllata e
controllante. Si possono individuare due tipologie di norme volte a tutelare i soci di minoranza e i creditori
sociali
D. Norme fisiologiche (tese a garantire trasparenza)
E. Norme patologiche (che si occupano degli abusi della capogruppo e dei finanziamenti)
Il controllo
È possibile individuare tre forme distinte di controllo:
• Il controllo di diritto: ovvero quando una società dispone della maggioranza dei voti esercitabili
nell’assemblea ordinaria di un’altra società
• Il controllo di fatto: verificabile qualora una società detenga voti comunque sufficienti per esercitare
un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria.
• Il controllo contrattuale: si verifica qualora una società risulti sotto l’influenza dominante di un’altra in
virtù particolari vincoli contrattuali. inoltre, il legislatore ha introdotto anche il controllo legato al
collegamento: sono considerate collegate le società sulle quali si esercita un’influenza notevole.
La prima esigenza trova riscontro per le SPA nell’art. 2381 che scaturisce che gli organi debbano riferire al
consiglio di amministrazione e al collegio sindacale sul generale andamento della gestione. Inoltre,
attraverso art. 2403 bis viene riconosciuto il potere al collegio sindacale di chiedere informazioni e notizie
agli amministratori, sia delle controllanti che delle controllate.
La seconda esigenza (informazione al mercato) nasce dalle medesime considerato e fa emergere dalle
scritture contabili alcuni dati ed informazioni (es. stato patrimoniale e partecipazioni). Sempre in
quest’ottica va considerato l’obbligo (società di capitali), di predisporre un bilancio consolidato da cui è
possibile evincere la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica di tutte le società (controllante e
controllate) nel loro insieme.
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La terza esigenza (effettività del capitale) trova riscontro nelle norme dedicate all’acquisto e alla
sottoscrizione di azioni o quote della controllante da parte delle controllate. Le società possono
sottoscrivere azioni o quote della controllante mentre possono acquistare azioni o quote della stessa (solo
nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili). È possibile acquistare azioni interamente liberate
l’acquisto deve essere autorizzato dall’assemblea ordinaria delle società controllate. Una volta acquistate,
le società controllate non possono esercitare i diritti di voto alle suddette partecipazioni.
I gruppi
Una volta inquadrata la disciplina di controllo e la disciplina applicabile, si può passare ad esaminare i
gruppi di società. Questi sono forme organizzative, nel quale vi è un soggetto, definito capogruppo, che
esercita un’attività di direzione e coordinamento nei contorni delle alte società, pur mantenendo
autonomia giuridica e patrimoniale. L’elemento connotante del fenomeno è dato dall’attività di direzione
e coordinamento. L’appartenenza a un gruppo trae benefici (es usare un marchio di gruppo noto) e rischi
(es. contratti sfavorevoli).
Le norme fisiologiche
Le norme che si occupano di aspetti fisiologici hanno come obiettivo principale quello di garantire la
massima trasparenza ed informazione. È importante che vengano espresse:
• L’esistenza del gruppo
• Le operazioni attuate
• Le motivazioni sottese all’assunzione di determinate decisioni.
o Il legislatore prevede la creazione di un’apposita sezione del registro delle imprese e l’iscrizione
nella stessa. Inoltre, il legislatore prevede che il nome della capogruppo sia indicato negli atti e
nella corrispondenza della società eterodiretta.
o Altre norme si occupano di rendere trasparente l’operatività stessa del gruppo e che gli
amministratori debbano indicare nella relazione sula gestione i rapporti intercorsi con la
capogruppo. Gli amministratori devono esporre nella nota integrativa un prospetto dei dati
essenziali della capogruppo.
o Qualora le decisioni adottate dalle società soggette ad attività di direzione e coordinamento
risultino influenzate, devono essere analiticamente motivate e devono essere indicate le ragioni e
gli interessi.
Le norme patologiche
Sono dirette ad arginare le possibili distorsioni nell’esercizio dell’attività di direzione e coordinamento.
Viene riconosciuta legittimità attiva ai soci e creditori della società soggetta di direzione e coordinamento.
La responsabilità nei confronti dei soci sussiste se si sia verificato un pregiudizio alla redditività ed al valore
della partecipazione sociale, mentre quella nei confronti dei creditori sociali nel caso di lesione cagionata
all’integrità del patrimonio della società eterodiretta.
L’articolo 2497 prevede che i soci e creditori possano esercitare un’azione di responsabilità nei confronti
della capogruppo per i danni cagionati. Non vi è responsabilità se il danno al patrimonio sociale è stato
eliminato a fronte di altri vantaggi che la società ha ottenuto.
Per configurare una responsabilità (art. 2497 co1) è necessario che ricorrano seguenti presupposti:
Sia stata attuata un’attività di direzione e coordinamento da parte di una società o un ente
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La capogruppo abbia agito nell’interesse imprenditoriale proprio o altrui e in violazione dei principi
di corretta gestione societaria ed imprenditoriale
La violazione dei suddetti principi abbia determinato un pregiudizio
• L’articolo 2497 richiede che vi sia attività di direzione e coordinamento e he la stessa sia svolta da una
società o un ente (soggetti diversi dalle persone fisiche)
• vi è il richiamo ai principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale
• Il pregiudizio consiste nel danno patito dalla società eterodiretta e di riflesso dall’attore. La
responsabilità per abusivo esercizio non esiste qualora il danno risulti mancante alla luce del risultato
complessivo dell’attività di direzione e coordinamento ovvero sia integralmente eliminato. Il criterio
valutativo, dunque, deve essere complessivo e che tenga in conto i vantaggi compensativi (vantaggi
ottenuti dall’appartenenza al gruppo).
Qualora il danno per cui il socio richiede risarcimento sia subito in primis dalla società eterodiretta,
quest’ultima non solo subisce il pregiudizio, ma è tenuta a risarcire di tale pregiudizio i propri soci.
Secondo l’articolo 2497 sono responsabili in solido con la capogruppo, coloro i quali abbiano preso parte al
fatto lesivo e quanti ne abbiano tratto beneficio consapevolmente.
Grazie a tale previsione è possibile estendere la responsabilità a
• Amministratori\ sindaci della capogruppo e di quella soggetto all’attività di direzione e coordinamento
• Ai soci della società di capogruppo
• Alle società sorelle
• A quei soggetti terzi che fanno parte del comprensivo
Finanziamenti infragruppo
Nell’ambito dei gruppi, è frequente che vengano effettuati da parte della capogruppo dei finanziamenti.
Molto spesso tali flussi finanziari servono per porre riparo a una situazione di sottocapitalizzazione. Con
l’articolo 2497 viene sancito che il rimborso dei finanziamenti effettuati a favore di una società
appartenente a un gruppo deve essere postergato rispetto alla soddisfazione degli altri creditori.