Sei sulla pagina 1di 111

LEZIONE 1

STORIA DELLE SOCIETA’


La prima forme di società sono quelle romane ma esse sono una sottoforma di esse perché
era una situazione tra due persone che fanno affari, senza patrimonio e struttura.
La prima vera forma di società la troviamo nel medioevo con compagnie medievali con
patrimonio distinto e autonomo con lo scopo di soddisfare i creditori.
Successivamente nascono le commende (associata alle società in accomandita) nella
quale prevalevano i soci imprenditori che portavano le idee potendo rischiare in modo
illimitato il patrimonio ma non avevano denaro ma essi venivano aiutati dai soci finanziatori,
che guadagnavano se l’idea degli imprenditori funzionava.
Poi nascono le compagnie delle indie e sono le attuali SPA, I soci hanno la responsabilità
limitata a quanto investito. con il titolo diventi socio e puoi decidere di trasferire il titolo
ricevendo del denaro come corrispettivo. In passato una società richiedeva la legittimazione
al sovrano per potersi costituire, che spesso veniva concesso solo a persone conosciute.
Oggi, per creare una società invece, bisogna solo rispettare i requisiti imposti dalla legge.

Le fonti principali sui cui si basano le società sono:


● Codice civile
● Riforma del 74
● Testo unico della finanza
● Diritto europeo

Art.2247, contratto di società: con il contratto di società due o più persone conferiscono
beni o servizi al fine di esercitare in comune una attività economica allo scopo di dividerne
gli utili.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLE SOCIETA’


Il contratto di società ha diverse caratteristiche:
● Associativo: tutti i soci hanno uno scopo comune nell’arco di tempo prefissato e non
devono manifestare interessi contrapposti. è possibile avere contratto associativo
APERTO nel quale tendenzialmente è tollerata una variazione nel numero dei
partecipanti
● Soggetto giuridico: la creazione di un’organizzazione. Nel contratto si fissano le
basi le regole di funzionamento per una futura attività che si vuole svolgere in
comune. Non basta la prestazione, con l’apporto di denaro, come nei contratti di
scambi, ma predispone una serie di regole che spiegano come verranno regolati i
rapporti tra l’ente e l’esterno e tra i soci.
Ogni socio deve conferire così per formare il capitale sociale, cioè l’ammontare
monetario che indica l'insieme delle risorse che i soci si sono impegnati, con il
contratto di società, a non distribuire tra loro durante la vita della società. Per poter
essere modificato necessita di un ulteriore contratto modificativo nella quale verrà
usato per le varie attività ed è formato da:
● Nominale: indica il valore al di sotto del quale il patrimonio netto della società
non può scendere. Non può essere superiore alla somma dei conferimenti
effettuati dai soci e rappresenta ciò, la somma, che non può essere dissolto
dall’esercizio dell’attività fino all’estinzione della società
● Reale: il capitale disponibile in quel momento
ha diverse funzioni:
● Garanzia per i creditori
● Organizzativa: chi ha più soldi ha più potere
● Produttiva: serve per raggiungere gli obiettivi
Il capitale differisce quindi dal Patrimonio: Insieme di tutti i beni di cui è titolare
una società. Si distingue dal capitale sociale, che è solo il valore in denaro dei
conferimenti dei soci, così come stabilito nell'atto costitutivo della società, quindi al
momento della costituzione essi coincidono ma successivamente il patrimonio
varierà al variare quotidiano della società.

● La società deve perseguire gli utili e creare ricchezza, infatti la società ha lo scopo
di lucro, che poi verranno divisi tra i soci.

CONFRONTO TRA ART. 2082 E ART. 2247.


Il concetto dell’esercizio in comune di attività economica richiama il concetto di imprenditore.
L’art.2247 infatti va letto insieme a quello che disciplina l’imprenditore.
Art.2082, imprenditore: È imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi, prevalgono
differenze tra questi articoli:
● La prima differenza è che nel 2247 non troviamo la professionalità richiesta dal 2082.
La professionalità è la continuità, la non casualità: ciò porta a affermare la liceità
delle società occasionali, che vengono realizzate per gestire un singolo affare di
durata trascurabile. È possibile costituire una società senza impresa.
● Un’altra differenza è che nel 2082 non c’è lo scopo d lucro, elemento essenziale
del contratto di società. Bisogna però distinguere lucro soggettivo e oggettivo:
○ il lucro soggettivo è la finalità di avere indietro degli utili,
○ il lucro oggettivo è la produzione di utili da parte della società, la creazione
di utili che possono essere reinvestiti nell’ente e non distribuiti tra i soci.
Lo scopo della società della divisione dell’utile, comporta che non potrà mai esserci
una clausola che vieti la distribuzione di utile, quindi sul lucro soggettivo.
Dall’art.2247 arriviamo a dire che la società ha solo scopo lucrativo, ma quando il
legislatore lo consente la società può avere anche altri scopi.
LEZIONE 2
DISTINZIONE TRA SOCIETA’ E COMUNIONE.
Sia nelle società e comunione ci sono più persone che possiedono lo stesso bene, diversa
è, di regola, la natura del bene e, soprattutto, diverso è lo scopo per il quale lo si usa. La
comunione, infatti, è costituita o mantenuta al solo scopo del godimento di una o più cose,
mentre nella società i beni sono messi in comune per esercitare un'attività d'impresa,
producendo nuova ricchezza.
La validità della comunione è data dall’art. 2248, Comunione a scopo di godimento, È
importante distinguere tra comunione e società proprio perché sono regolamentate da
norme differenti che generalmente si cerca di eludere per aggirare il trattamento fiscale
Possono esserci società immobiliari di fondo: attività immobiliare ma senza la comunione dei
beni

DIFFERENZA TRA SOCIETA’ E COMPROPRIETA’.


● Comproprietà: situazione giuridica statica nella quale ogni contitolare ha diritto di
fare uso individuale della cosa e può chiederne la divisione in ogni momento.
● Società: situazione giuridica dinamica, nella quale i beni sono finalizzati all'esercizio
di una attività produttiva. La relativa disciplina appartiene al diritto dell'impresa
(disciplina dell'attività e del suo svolgimento).
Nella prassi vi è però difficoltà nel distinguere le differenze, in seguito alla creazione di una
società che denuncia come oggetto sociale una normale attività economica che però le parti
non intendono svolgere, limitandosi a percepire utilità (canone locazione) sia pure per il
tramite della società stessa. Si tratta di SOCIETÀ (IMMOBILIARI) DI COMODO:
un’applicazione dell’art.2248 con conseguente disapplicazione della disciplina societaria: ha
come fine l’intestazione di beni mobili che vengono utilizzati dai soci o concessi in locazione
a terzi. Ma con l'avvenuta costituzione di una società, regolarmente iscritta nel registro delle
imprese, è un elemento idoneo a creare affidamento nei terzi.
Nelle ipotesi in cui la finalità di puro godimento sia dichiarata nel contratto, essa si deve
scogliere secondo le regole societarie quindi si presuppone che in effetti esista. È la
LEGISLAZIONE FISCALE che si è incaricata di trovare una soluzione ai fenomeni di abuso
dello strumento societario, dettando alcune norme che penalizzino queste società.

PARTICOLARI FORME DI SOCIETA’


Ogni società per essere identificata e riconosciuta deve iscriversi al registro delle imprese.
L’iscrizione serve a fornire a tutti i terzi in contatto con la società determinate informazioni
sulla società. Senza iscrizione al registro la società non esiste
● Art.2229, esercizio di professioni intellettuali: la legge determina le professioni
intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizione in appositi albi o
elenchi. L’accertamento dei requisiti per la iscrizione negli albi, la tenuta dei
medesimi e il potere disciplinare sugli iscritti sono demandati alle associazioni
professionali, sotto la vigilanza dello stato.
Questa attività segue il principio di personalità della prestazione e producendo
ricchezza rientra nella definizione di contratto di società quindi ritenuta tale
● SOCIETÀ IRREGOLARI quando sono costituite senza iscrizione al registro delle
imprese. Se manca anche la stesura del contratto si parla invece di SOCIETÀ DI
FATTO (SS o SNC): occorre però che dal comportamento delle parti siano desumibili
gli elementi necessari per l'esistenza della società: prestazione di conferimenti per
l’esercizio di un'attività economica in comune.
● SOCIETÀ OCCULTA quando si dice che c'è un solo imprenditore, nullatenente
solitamente, ma in realtà alle spalle di esso c'è chi finanzia o dirige l'attività oltre al
prestanome. Questo è fatto per eludere la legge in merito alle responsabilità
dell'imprenditore, quindi per preservare il patrimonio dei soci occulti dalle azioni dei
creditori.
● SOCIETÀ APPARENTE quando due o più soggetti agiscono in modo da ingenerare
nei terzi l’idea che ci fosse una società ma in realtà essa non esiste. La disciplina per
tutelare i fornitori che hanno concluso contratti con essa nel momento in cui si scopre
questo si preoccupa di registrare la società nel registro delle imprese.

TIPI DI SOCIETA’
Art.2249, Le società che hanno per oggetto l'esercizio di un'attività commerciale:
● sono regolate dalle disposizioni sulla società semplice, a meno che i soci abbiano
voluto costituire la società secondo uno degli altri tipi regolati nei capi III e seguenti di
questo titolo.
● Sono salve le disposizioni riguardanti le società cooperative e quelle delle leggi
speciali che per l'esercizio di particolari categorie di imprese prescrivono la
costituzione della società secondo un determinato tipo.
Riguardo il comma 3: a tale particolare regime sono sottoposte le imprese che
hanno per oggetto l’esercizio del credito (banche) e quelle assicurative che
devono costruirsi nella forma della SPA; le società sportive possono costruirsi nella
forma delle SPA e SRL. La norma si riferisce, tra l’altro, alle ipotesi in cui le attività di
natura non imprenditoriale devono per legge essere svolte in forma societaria.

Le società che esercitano un’attività commerciale sono:


● Società in nome collettivo: S.n.c.
● Società in accomandita semplice: S.a.s.
● Società per azioni: S.p.a.
● Società in accomandita per azioni: S.a.p.a.
● Società a responsabilità limitata: S.r.l.
La società che non esercita un’attività commerciale, ovvero svolge un’attività agricola
prende il nome di: Società semplice: S.s.

Le società semplici non sono ammesse all’esercizio di un’impresa commerciale, in virtù della
ridotta autonomia patrimoniale e delle ridotte caratteristiche di pubblicità Ciò nonostante lo
statuto della società semplice costituisce la base della disciplina della SNC e della SAS.

PRINCIPIO DI TIPICITA’: chi intende svolgere attività di impresa in forma societaria deve
necessariamente scegliere uno dei modelli indicati nel codice stesso. Questo principio esiste
per protezione della pubblica fede, cioè la società rappresenta un istituto di grande
rilevanza nell’economia del paese ed è importante che sia ben identificabile la disciplina che
trova applicazione verso la società con cui i terzi si relazionano in base all’attività dalla
società potrebbe esserci un utilizzo obbligatorio di un solo modelli:
● le società commerciali che possono usare tutti i modelli tranne quello della SS,
quindi se i soci non specificano il tipo di modello da assegnare allora il modello
residuale è quello delle SNC.
● Chi esercita invece attività diverse da quella commerciale deve seguire le
disposizioni sulla SS.
Il legislatore ha scelto questi due tipi di modelli residuali, quindi in mancanza di specifica,
perché sono quelli che danno più garanzie ai terzi e sono più favorevoli per i creditori perché
esse sono caratterizzate da responsabilità illimitata e solidale dei soci.

SVOLGIMENTO DI ATTIVITA’ IN MODO COLLETTIVO


L’impresa può essere esercitata anche da altri associazioni ma non possono dividere gli
eventuali proventi e ce ne sono diversi:
● Consorzio: quando diverse attività si uniscono tra loro per creare una mega società
ma ognuno è indipendente, infatti ognuno cerca di raggiungere i propri obiettivi e in
questa organizzazione prevalgono:
○ Consorzio Interno: enti che regolano le fasi della propria attività
○ Consorzio esterno: enti che regolano i rapporti coi terzi
Possiedono un fondo consortile per esercitare la propria attività e non può essere
diviso tra i partecipanti, infatti si prevede la responsabilità limitata.
Le decisioni vengono prese da appositi organi tramite deliberazioni
● Gruppo europeo di interesse economico: è il consorzio ma le imprese che sono in
affari sono in diversi stati d’Europa, ma non ha lo scopo di lucro, quindi senza
patrimonio, perciò tutti i soci hanno responsabilità illimitata
● Joint Ventures: gestione di operazioni economiche di grande complessità
● Contratto di rete: più imprenditori si uniscono per accrescere insieme, ognuno è
obbligato a fare la sua parte offrendo la propria capacità innovativa e produttiva,
infatti viene formato il patrimonio della rete

SOCIETA’ DI PERSONE E DI CAPITALE.


Il titolo V del libro V del c.c. prevede sei tipi di società che vengono suddivisi in due sotto
categorie: le società di persone e le società di capitale.
● SOCIETA’ DI PERSONE:
○ Società semplice
○ Società in nome collettivo
○ Società in accomandita semplice
In questo tipo di società assumono carattere essenziale le caratteristiche personali
dei soci, questo perché i soci sono allo stesso tempo amministratori e rappresentanti
della società, cioè essi gestiscono la società. il presupposto del contratto di società è
un rapporto fiduciario e stima personale che sussiste tra i soci ed essi sono
solidalmente e illimitatamente responsabili delle obbligazioni. Ciò significa che
hanno autonomia patrimoniale imperfetta, quindi i soci sono responsabili con il
proprio patrimonio delle obbligazioni della società. Nelle società di persone per una
modifica della qualità del socio (nuova entrata) è necessario il consenso di tutti i soci
in quanto è loro interesse sapere con chi saranno solidalmente responsabili, stesso
principio vale per qualsiasi modifica al contratto sociale. Non esiste quindi libera
trasmettibilità: non posso vendere la mia quota a terzi senza il consenso di tutti gli
altri soci, non posso quindi disporre liberamente della mia quota.
● SOCIETA’ DI CAPITALE:
○ Società a responsabilità limitata
○ Società per azioni
○ Società in accomandita per azioni
Il presupposto del contratto di società è meramente economico e patrimoniale, le
caratteristiche individuali dei singoli soci sono meno decisive. Il focus si concentra
piuttosto sul conferimento che ciascun socio apporta: il socio rileva e conta in
funzione del proprio conferimento, secondo una logica capitalistica, il che induce a
predicare l'indifferenza della sua persona. Proprio per questo motivo questo tipo di
società venivano chiamate società anonime.
Il socio non è necessariamente amministratore, gli amministratori vengono nominati
dai soci e possono anche non essere uno di loro.
Inoltre le società di capitali possiedono personalità giuridica (Art.2331), quindi
autonomia patrimoniale perfetta, i beni conferiti dai soci diventano beni di proprietà
della società: questa è titolare di un proprio patrimonio, di propri diritti e di proprie
obbligazioni distinti da quelli personali dei soci. Il patrimonio della società costituisce
l'unica fonte di soddisfacimento per i creditori. I creditori particolari dei soci (vantano
pretese di credito nei confronti di un singolo socio) possono rivalersi solo sul
patrimonio personale degli stessi. Quindi i soci hanno responsabilità limitata al
valore del loro conferimento. Il trasferimento da un soggetto ad un altro della qualità
di socio è tendenzialmente libero: vi è la libera trasmettibilità quindi posso vendere le
mie azioni o lasciarle in eredità (come nelle Srl) perché la mia persona non è così
essenziale per gli altri soci.

SOCIETA’ CHIUSE E APERTE.


SOCIETÀ CHIUSA: costituiscono la maggioranza delle società di capitali, la selezione dei
nuovi soci non può che avvenire a trattativa privata, attraverso quindi un certo controllo da
parte dei soci attuali sulle persone dei soci futuri. A differenza di quelle aperte non
prevedono una quotazione in borsa e non si rivolgono al mercato.

SOCIETÀ APERTE: non c’è controllo, ma libertà di accesso. Si fa riferimento alle imprese
che, al fine di raccogliere, sotto forma di capitale di rischio o di debito, i mezzi finanziari utili
allo svolgimento e al potenziamento della propria attività di impresa, ricorrono al mercato,
con una sollecitazione rivolta alla generalità dei soggetti risparmiatori. Sono solitamente
molto più grandi, sia in fatto di dimensioni che di capitale investito. Hanno propri organi di
governance che non possono assolutamente mancare, pena la nullità di costituzione della
stessa. Una società di capitali aperta ha una sua Assemblea dei Soci, che nomina un
Consiglio di Amministrazione e un Collegio Sindacale. È importante incentivare l’utilizzo
di società di capitali aperte perché: l’azienda ha una propria autonomia patrimoniale,
l’amministrazione può essere delegata e quindi il socio può effettuare un semplice
investimento e non occuparsi della gestione, c’è libera trasferibilità in quanto posso cedere
le mie azioni sul mercato in ogni momento e non sono legato all’azienda per sempre.
LEZIONE 3
SOCIETA’ PER AZIONI
Le SPA hanno ancora le stesse caratteristiche fondamentali che avevano le compagnie
delle indie, infatti è la loro antenata e viene specificata nell’art:
Art.2325, responsabilità:
● Nella società per azioni per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il
suo patrimonio.
● In caso di insolvenza della società, per le obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui
le azioni sono appartenute ad una sola persona, questa risponde illimitatamente
quando i conferimenti non siano stati effettuati secondo quanto previsto dall’articolo
2342 o fin quando non sia stata attuata la pubblicità prescritta dall’articolo 2362
Nel comma 1 la norma enuncia due principi fondamentali:
● Responsabilità limitata dei soci: eseguono il conferimento determinato nel
contratto sociale, per cui la responsabilità degli stessi è limitata al valore del
conferimento e corrono solo il rischio di perdere la somma o il bene conferiti in
società.
● Autonomia patrimoniale perfetta: separazione assoluta tra il patrimonio della
società e quello dei singoli soci, cosicché il patrimonio del socio è insensibile ai debiti
dell’ente e viceversa, quindi i soci sono irresponsabili delle obbligazioni della società.
Il comma 2 invece dà un eccezione al principio generale della responsabilità limitata ed
è il caso in cui nella società è presente un solo socio, qui si ha responsabilità illimitata per
le obbligazioni sociali. Questa forma è nata a seguito di normative comunitarie inizialmente
per le SRL e poi estesa alle SPA, vengono definite SPA unipersonali.
Nella SPA unipersonali cambia il regime di responsabilità del socio solo in due casi:
● Il socio unico risponde solamente quando i conferimenti non sono stati interamente
versati: NB. normalmente quando si tratta di conferimento in denaro non è
indispensabile versare tutto subito. Se la società però è unipersonale il legislatore
pretende che il socio versi tutta la quota subito e pone come sanzione, se il socio
non provvede, la sua responsabilità illimitata cade per le obbligazioni sociali.
● Se non è stata data adeguata pubblicità al fatto che la società sia unipersonale. Può
accadere che la situazione di uni-personalità sia sopravvenuta e il legislatore vuole
che la situazione venga palesata.
In teoria la società nasce con il suo patrimonio e il socio è distaccato da essa; quando però il
socio è uno e la società è solo sua potrebbero essere frequenti fusioni tra i due
patrimoni.Dato che la situazione di uni-personalità potrebbe essere momentanea la
responsabilità illimitata vale solo per il periodo in cui le azioni sono appartenute
solamente a quel soggetto. Il socio non risponderà dei debiti sorti quando c’erano anche
altri soci insieme a lui.
Art.2346 comma 1, emissioni delle azioni: la partecipazione sociale è rappresentata da
azioni.
LA NASCITA DELLA SOCIETA’ PER AZIONI
Il procedimento di costituzione della SPA si articola in diverse fasi:
1. LA STIPULAZIONE DELL’ATTO COSTITUTIVO Art.2328, atto costitutivo: L'atto
costitutivo deve essere redatto per atto pubblico e deve indicare:
● il cognome e il nome o la denominazione, la data e il luogo di nascita o lo Stato di
costituzione, il domicilio o la sede, la cittadinanza dei soci e degli eventuali
promotori, nonché il numero delle azioni assegnate a ciascuno di essi;
● La denominazione e il comune ove sono poste la sede della società e le eventuali
sedi secondarie;
● L'attività che costituisce l'oggetto sociale;
● L'ammontare del capitale sottoscritto e di quello versato;
● Il numero e l'eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le
modalità di emissione e circolazione;
● Il valore attribuito ai crediti e beni conferiti in natura
● Le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti
● I benefici eventualmente accordati ai promotori o ai soci fondatori
● Il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri,
indicando quali tra essi hanno la rappresentanza della società
● il numero dei componenti il collegio sindacale
● La nomina dei primi amministratori e sindaci ovvero dei componenti del consiglio di
sorveglianza e, quando previsto, del soggetto incaricato di effettuare la revisione
legale dei conti
● L'importo globale, almeno approssimativo, delle spese per la costituzione poste a
carico della società
● La durata della società ovvero, se la società è costituita a tempo indeterminato, il
periodo di tempo, comunque non superiore ad un anno, decorso il quale il socio
potrà recedere.
L’atto costitutivo non può essere redatto per scrittura privata autenticata. L’unica minima
eccezione non riguarda le SPA ma le società chiamate start up innovative, inoltre la società
può essere costituita per contratto o per atto unilaterale.
In caso di contratto sono possibili due modalità di costituzione:
● La costituzione in forma simultanea (art.2328): il contratto tra i soci viene
concluso grazie alla loro contestuale presenza presso il notaio che è incaricato di
redigere quest’atto costitutivo, dopo aver verificato che esistano le condizioni volute
dalla legge. Stipulato il contratto, entro 10 giorni il notaio procede con l’iscrizione al
registro delle imprese. È una modalità rapida ma i soci dovrebbero già avere tutte le
risorse (il denaro) per realizzare il progetto al momento della costituzione e questo
non è sempre possibile.
● La costituzione per pubblica sottoscrizione (art.2333): è una modalità che
rappresenta una costituzione progressiva, per distinguerla dalla prima, in quanto vi
sono più fasi con lo scopo di agevolare chi non possiede ancora tutte le risorse
necessarie per costituire una società. Le fasi sono:
○ 1. un soggetto promotore o più promotori, che hanno avuto un’idea
imprenditoriale, predispongono un programma, lo mettono per iscritto,
indicando quale sarà l’oggetto della società, gli elementi essenziali, gli
obiettivi, indicando anche il termine entro il quale l’atto costitutivo andrà
stipulato.
○ 2. Il programma viene controllato da un notaio e reso pubblico e vengono
raccolte le adesioni dei vari sottoscrittori, soggetti che trovano interessante il
programma e decidono di entrare in società. NB. Le adesioni dovranno
essere raccolte in forma solenne, quindi per atto pubblico o scrittura privata
autenticata.
○ 3. Quando viene raggiunto il numero di soggetti e capitale decisi nell’atto, i
promotori devono sollecitare i primi versamenti di denaro, ovvero del 25%
del totale.
○ 4. Raccolti i versamenti viene convocata l’assemblea di promotori e
sottoscrittori che deliberano sul contenuto dell’atto costitutivo, nominano i
primi componenti degli organi sociali. La società ancora non esiste e quindi
ogni socio avrà un voto e per confermare la creazione della società è
necessario il 50% dei voti dei sottoscrittori presenti, quindi importante la
presenza e non il capitale che si è impegnato.
○ 5. Viene quindi stipulato l’atto costitutivo che dopo essere stato soggetto a
controlli viene iscritto nel registro delle imprese.

Esiste comunque un modo per utilizzare il primo procedimento nonostante non si abbiano
subito tutte le risorse e nonostante sia stato costituito il secondo metodo proprio per questo
motivo. La società quindi può stabilire un livello di capitale sociale molto basso,
modificandolo poi successivamente e aumentandolo, facendo entrare nuovi soci. Per questo
la seconda tipologia non viene usata.

In entrambe le modalità è necessario rispettare le condizioni di costituzione, tali condizioni o


preesistono al contratto di società o sono consensuali:
Art.2329, condizioni per la costituzione: per procedere alla costituzione della società è
necessario:
● Sia sottoscritto per intero il capitale sociale;
● Siano rispettate le previsioni degli articoli 2342 e 2343 e 2343 ter relative ai
conferimenti;
● Sussistano le autorizzazioni e le altre condizioni richieste dalle leggi speciali per la
costituzione della società, in relazione al suo particolare oggetto. |

Comma 1, bisogna specificare che interamente sottoscritto e versato sono due cose
separate: la sottoscrizione è una promessa, il versamento invece è l’atto con cui mi impegno
a versare la somma che sottoscrivo. Inoltre dobbiamo dire che il capitale sociale per le SPA
non è liberamente determinabile perché deve essere pari almeno a 50.000 euro.

Comma 2 invece l’articolo dice che dopo la sottoscrizione è necessario che siano rispettate
alcune norme:
● Se il conferimento promesso è in denaro, bisogna versare subito solo il 25%, Il
versamento va realizzato presso una banca e solo dopo l’iscrizione della società nel
registro delle imprese, il denaro può essere trasferito agli amministratori
● Se il conferimento è in natura, sarà necessario un conferimento integrale. Per i
conferimenti in natura però ci sono una serie di requisiti per controllare la
corrispondenza del valore che attribuisco al bene e il valore scritto nel contratto,
quindi la disciplina è un po’ più complessa.
Comma 3, la norma afferma che devono sussistere le autorizzazioni per la costituzione della
società in relazione al suo particolare oggetto.

Alcune società che esercitano determinate attività devono ottenere delle autorizzazioni o
devono soddisfare particolari condizioni, oltre aver risposto ai primi due requisiti.
2 CONTROLLO DELL’ATTO COSTITUTIVO DA PARTE DEL NOTAIO.
3 ISCRIZIONE DELL’ATTO COSTITUTIVO NEL REGISTRO DELLE IMPRESE
Art.2330: deposito dell’atto costitutivo e iscrizione della società:
1. il notaio che ha ricevuto l'atto costitutivo deve depositarlo entro dieci giorni presso
l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale,
allegando i documenti previste dall'articolo 2329.
2. Se il notaio o gli amministratori non provvedono al deposito nel termine indicato nel
comma precedente, ciascun socio può provvedervi a spese della società.
3. L’atto costitutivo deve essere inserito nel registro delle imprese con tutti i documenti
e le verifiche del patrimonio
4. Se la società istituisce sedi secondarie, si applica l'articolo 2299.

Art.2331, effetti dell’iscrizione:


● Con l'iscrizione nel registro la società acquista la personalità giuridica.
● Per le operazioni compiute in nome della società prima dell'iscrizione sono
illimitatamente e solidalmente responsabili verso i terzi coloro che hanno agito.
● Qualora successivamente all'iscrizione la società abbia approvato un'operazione
prevista dal precedente comma, è responsabile anche la società ed essa è tenuta a
rilevare coloro che hanno agito.
● Le somme depositate a norma del secondo comma dell'articolo 2342 non possono
essere consegnate agli amministratori se non provano l'avvenuta iscrizione della
società nel registro. Se entro novanta giorni dalla stipulazione dell'atto costitutivo o
dal rilascio delle autorizzazioni previste dal numero 3) dell'articolo 2329 l'iscrizione
non ha avuto luogo, esse sono restituite ai sottoscrittori e l'atto costitutivo perde
efficacia.
● Prima dell'iscrizione nel registro è vietata l'emissione delle azioni ed esse, salvo
l'offerta pubblica di sottoscrizione ai sensi dell'articolo 2333, non possono costituire
oggetto di una sollecitazione all'investimento.
Con l’iscrizione nel registro la società acquista la personalità giuridica, diventa un soggetto
autonomo. Solo da quel momento quindi gli amministratori maturano il diritto alla consegna
dei conferimenti in denaro (il 25%) che erano stati versati alla banca. Quindi l’iscrizione
della società nel registro delle imprese ha efficacia costitutiva (per altre società ha invece
efficacia solo dichiarativa). Nonostante questo la società anche prima di acquisire
personalità giuridica può agire e avere relazioni con i terzi ma sottoforma di SPA irregolare.

Nei 90 giorni disponibili infatti è possibile che vengano assunti degli impegni contrattuali in
nome della società prima che essa esista
Per cui stabilisce che per queste obbligazioni sono solidalmente e illimitatamente
responsabili coloro che hanno agito, tipicamente i promotori o i futuri amministratori, per
tutelare anche i terzi che stipulano questi contratti.
L’INVALIDITA’ DEL CONTRATTO SOCIALE.
Conseguenze della nascita:
Art.2332, nullità delle società: avvenuta l'iscrizione nel registro delle imprese, la nullità
della società può essere pronunciata soltanto nei seguenti casi:
● Mancata stipulazione dell'atto costitutivo nella forma dell'atto pubblico;
● Illiceità dell'oggetto sociale;
● Mancanza nell'atto costitutivo di ogni indicazione riguardante la denominazione della
società, o i conferimenti, o l'ammontare del capitale sociale o l'oggetto sociale.
La nullità non può essere dichiarata quando la causa di essa è stata eliminata e di tale
eliminazione è stata data pubblicità con iscrizione nel registro delle imprese. Il dispositivo
della sentenza che dichiara la nullità deve essere iscritto, a cura degli amministratori o dei
liquidatori nominati ai sensi del quarto comma, nel registro delle imprese.
Per i contratti la nullità ha effetto retroattivo, qui no perché bisogna tutelare l’affidamento
dei terzi, che non sanno che esistono nella società cause che possono portare alla sua
nullità. La nullità è sanabile colmando le lacune, non come per i contratti.
La nullità opera come causa di scioglimento, non tanto come causa di nullità: quando in
tribunale si rileva l’esistenza delle cause si apre un procedimento di liquidazione nel quale
viene nominato un liquidatore giudiziale.

LEZIONE 4
L’ATTO COSTITUTIVO
L’atto costitutivo rappresenta la carta d’identità di una società. Esso può essere diviso in tre
parti:
● Parte storica: contenente indicazioni su elementi che non possono essere modificati
in futuro, come per esempio il nome dei fondatori e promotori, le spese utilizzate per
costituire la società.
● Parte effimera: contenente indicazioni che possono variare senza che sia
necessario procedere a una modifica formare del contratto, come il nome dei soci, il
nome degli amministratori.
● Parte duratura: contenente tutti gli elementi che rappresentano le basi organizzative
e finanziarie della società, che resteranno in vigore per tutta la sua vita salvo che si
proceda ad un modifica formale dell’atto costitutivo, per la quale è necessaria
un’assemblea straordinaria.
La parte duratura dell’atto costitutivo, ricordando l’art 2328 contiene elementi quali:
● La sede della società
● L’attività che costituisce l’oggetto sociale: che cosa i soci si impegnano a
realizzare; oggetto che deve essere lecito, possibile, determinato o determinabile
● L’ammontare del capitale sociale sottoscritto e l’ammontare del capitale
versato: quanto i soci si obbligano a conferire e quanto hanno già effettivamente
conferito
● Il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni: quante azioni ci sono e il loro
valore e caratteristiche e la modalità della loro circolazione in base alla loro natura
valore che viene attribuito agli eventuali crediti e beni in natura
● Le norme che presiedono alla ripartizione degli utili
● Eventuali benefici che sono accordati ai promotori o ai soci fondatori

.
Nel sistema di amministratori deve essere specificato:
● Il numero di amministratori e i loro poteri;
● L’indicazione di quelli che hanno la rappresentanza;
● I componenti del collegio sindacale che rappresenta l’ordine di controllo della
società
● La durata della società, oppure se la società è contratta a tempo indeterminato, il
periodo di tempo decorso il quale i soci potranno recedere, uscire dalla società e
liquidare il loro investimento: questo periodo di tempo non può mai essere superiore
a 1 anno.
All’atto costitutivo viene affiancato un altro documento dove sono definite le regole di
funzionamento delle società, che prende il nome di STATUTO.
Ha due caratteristiche fondamentali:
● La legge ci dice che anche se materialmente è un atto separato (in quasi tutte le
società), si considera parte integrante dell’atto costitutivo.
● Ma in caso di contrasto tra quanto indicato nell’atto e quanto nello statuto a
prevalere saranno le disposizioni dello statuto. Queste regole sono indicate
nell’art 2328, comma 3.

IL CAPITALE SOCIALE
Rappresenta la struttura finanziaria della società: è il capitale che i soci hanno sottoscritto
e versato al momento della nascita della società.
Le SPA devono avere un capitale sociale minimo almeno pari a 50.000 euro. Questo
limite vale per alcune società che esercitano determinate attività.
Il capitale sociale nominale rappresenta un dato formale e fisso che può essere cambiato
soltanto attraverso una modifica statutaria.
La somma del capitale sociale non potrà mai essere superiore al valore dei
conferimenti dei soci: in caso di discesa dell’attivo netto al di sotto della cifra del capitale
sociale, in conseguenza di perdite, non potranno essere distribuiti gli utili perché gli utili che
verranno realizzati dovranno essere destinati a reintegrare il capitale sociale. Questa è la
funzione produttiva del capitale sociale. Per questo motivo il capitale sociale prende anche
il nome di capitale di rischio, poiché in caso di fallimento o liquidazione è l'ultimo
rimborsato dopo aver soddisfatto tutte le categorie di creditori
Il capitale serve come misura dei poteri che spettano ai soci, infatti a ogni socio è attribuito
un numero di azioni proporzionale al conferimento sottoscritto, in base ai poteri che gli
spettano, ma questa regola è derogabile.
La regola di non proporzionalità però, se attuata, deve essere indicata nell’atto costitutivo:
può essere stabilito quindi che le partecipazioni dei soci siano determinate in modo non
proporzionale ai conferimenti effettuati.
La deroga riguarda solo le singole partecipazioni; la maggiore partecipazione che si sceglie
di attribuire a un socio deve trovare una corrispondenza nella minore partecipazione
attribuita ad un altro socio.
La terza funzione del capitale è la garanzia nei confronti dei creditori: il capitale rappresenta
la frazione ideale del patrimonio netto che non può essere distolta dall’esercizio di attività di
impresa e che non può essere restituita ai soci fino all’estinzione della società. L’importanza
del capitale si comprende tramite tutte quelle regole del codice civile finalizzate alla corretta
formazione del capitale e della sua conservazione.
IL CONFERIMENTO
Le regole sulla formazione del capitale sono quelle che vanno a garantire che il valore dei
conferimenti non sia inferiore alla cifra del capitale sociale.
Gli articoli che disciplinano i conferimenti vanno dal 2342 in poi.
Art.2342, conferimenti:
● Se nell'atto costitutivo non è stabilito diversamente, il conferimento deve farsi in
danaro.
● Alla sottoscrizione dell'atto costitutivo deve essere versato presso una banca almeno
il 25% dei conferimenti in denaro o, nel caso di costituzione con atto unilaterale, il
loro intero ammontare.
● Per i conferimenti di beni in natura e di crediti si osservano le disposizioni degli
articoli 2254 e 2255. Le azioni corrispondenti a tali conferimenti devono essere
integralmente liberate al momento della sottoscrizione.
● Se viene meno la pluralità dei soci, i versamenti ancora dovuti devono essere
effettuati entro novanta giorni.
● Non possono formare oggetto di conferimento le prestazioni di opera o di servizi.
Esiste un collegamento tra il comma 5 e la deroga della non proporzionalità: affermare
quanto scritto nel comma 5 non vuol dire che la società non possa dare azioni a fronte
dell’impegno di un soggetto di eseguire una prestazione di questo tipo. Grazie alla deroga è
possibile entrare in società realizzando una prestazione che non si può imputare a capitale:
se un socio vuole prestare un servizio, un altro socio può decidere di versare una somma di
denaro più elevata accettando che le corrispondenti azioni vengano date a chi si è
impegnato a svolgere una determinata attività: assegnazione di azioni non proporzionale
perché vi è un soggetto che opera.

Un’altra cosa possibile è che il valore dei conferimenti dei soci non vengano tutti imputati
a capitale: il valore dei conferimenti non può essere minore del valore nominale del capitale
ma è possibile il contrario, che siano maggiori. Quindi posso scegliere di emettere delle
azioni con sovrapprezzo: una parte versato per l’azione andrà al capitale, mentre il
sovrapprezzo non sarà vincolata ma finirà in una riserva del patrimonio netto che
tendenzialmente sarà riserva da sovrapprezzo ma può essere anche diversamente.

In generale i conferimenti in denaro sono i più semplici, ma il fatto che ci sia questa regola
ha una conseguenza fondamentale: il legislatore vuole evitare che i soci realizzino situazioni
di incremento patrimoniale che non corrispondano alla realtà. Per questo, fino a quando le
azioni emesse non sono state interamente liberate (quando si versa il 75% residuo), non
si possono eseguire aumenti di capitale perché altrimenti si realizzano illusioni di
ricchezza non corrispondenti alla realtà.
Art.2344, mancato pagamento delle quote:
1. Se il socio non esegue i pagamenti dovuti, decorsi 15 giorni dalla pubblicazione di
una diffida nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, gli amministratori, se non
ritengono utile promuovere azione per l'esecuzione del conferimento, offrono le
azioni agli altri soci, in proporzione alla loro partecipazione, per un corrispettivo non
inferiore ai conferimenti ancora dovuti. In mancanza di offerte possono far
vendere le azioni a rischio e per conto del socio, a mezzo di una banca o di un
intermediario autorizzato alla negoziazione in mercati regolamentati.
2. Qualora la vendita non possa aver luogo per mancanza di compratori, gli
amministratori possono dichiarare decaduto il socio, trattenendo le somme
riscosse, salvo il risarcimento dei maggiori danni.
3. Le azioni non vendute, se non possono essere rimesse in circolazione entro
l'esercizio in cui fu pronunziata la decadenza del socio moroso, devono essere
estinte con la corrispondente riduzione del capitale.
4. Il socio in mora nei versamenti non può esercitare il diritto di voto.
Bisogna quindi mettere in mora il socio: gli amministratori devono pubblicare una diffida ad
adempiere nella gazzetta ufficiale; poi decorsi 15 giorni dalla pubblicazione, gli
amministratori hanno due alternative:
● Possono promuovere un procedimento ordinario esecutivo: lungo, costoso e
non efficiente
● Possono utilizzare il procedimento speciale previsto dall’art.2344 e quindi possono
offrire le azioni del socio moroso agli altri soci, in proporzione alle azioni di questi altri
soci possedute, per cercare di non modificare in maniera significativa gli equilibri
interni alla società, mantenendo la proporzione iniziale e queste azioni devono
essere offerte per un corrispettivo non inferiore ai conferimenti ancora dovuti.

Se non ci sono offerte da parte degli altri soci, l’amministratore può offrire, vendere le
azioni a rischio e per conto del socio, verso terzi: se vendo le azioni sul mercato e chi le
compra è disposto a dare di meno, se la società va male, il socio perderà la quota iniziale
che aveva versato. Se neanche i terzi vogliono acquistare per un valore inferiore a quello del
capitale sociale nominale e dipende anche se le azioni sono state deliberate, gli
amministratori possono dichiarare decaduto il socio e trattenere le somme già riscosse, il
socio viene escluso dalla società e questa ha un arco di tempo per cercare di collocare
queste azioni. Se non possono essere ricollocate entro l’esercizio entro il cui è pronunciata
la decadenza deve essere realizzata una riduzione obbligatoria del capitale.

Perché il principio è quello dell’effettività del capitale: se non entrano le azioni


corrispettive alla quantità del capitale formale, indicata nell’atto, si è costretti a modificare il
capitale e quindi l’atto.

Nelle SPA è lecito il conferimento di beni in natura e di crediti: il conferimento deve essere
indicato nello stesso statuto o atto, e, come dice il 2342 al comma 3, le azioni corrispondenti
devono essere integralmente liberate al momento della sottoscrizione.
Sono accettati i beni che si possono riscattare subito, non quelli che potrebbero esserci in
futuro.
LEZIONE 5
Per il conferimento di beni in natura o crediti è previsto uno specifico procedimento di
valutazione finalizzato a consentire l’effettiva copertura del capitale. Per il conferimento di
credito bisogna tener conto che quando si conferisce un credito non è detto che possa
essere ottenuto dalla società, perché per esempio è possibile conferire un credito di un
soggetto in stato di insolvenza. Ne consegue quindi l’attuazione del procedimento per
essere sicuro della solvibilità del soggetto, perché non è certo che il debitore adempierà.
Art.2343, stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti:
● chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un
esperto designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente la
descrizione dei beni o dei crediti conferiti, l'attestazione che il loro valore è almeno
pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale
● L'esperto risponde dei danni causati alla società, ai soci e ai terzi. Si applicano le
disposizioni dell'articolo 64 del codice di procedura civile.
● Gli amministratori devono, nel termine di 180 giorni dalla iscrizione della società,
controllare le valutazioni effettuati dagli amministratori che hanno la funzione di
controllo e garanzia, e se sussistano fondati motivi, devono procedere alla revisione
della stima. Fino a quando le valutazioni non sono state controllate, le azioni
corrispondenti ai conferimenti sono inalienabili e devono restare depositate presso la
società.
● Se risulta che il valore dei beni o dei crediti conferiti era inferiore di oltre un quinto a
quello per cui avvenne il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il
capitale sociale, annullando le azioni che risultano scoperte.
Tuttavia il socio conferente può versare la differenza in danaro o recedere dalla società
Se risulta che la discrepanza supera il limite e il valore è inferiore di oltre un quinto a quello
per cui è stato realizzato il conferimento la società ha diverse possibilità:
● Ridurre il capitale per un importo corrispondente, riportando la situazione alla
realtà: se il bene viene valutato per un valore maggiore questo viene diminuito.
● Il socio conferente decide di versare la differenza in denaro.
● Il socio ha deciso di entrare in società con quel bene che gli attribuisce un
determinato potere: se il valore del bene risulta poi inferiore e lui non ha denaro per
pagare la differenza, viene ridotto il valore, ma con esso anche il potere del socio. Se
questi non è d’accordo può decidere di recedere e se possibile, qualora il bene non
sia essenziale per la vita della società riavere il bene conferito.
Il procedimento di valutazione e controllo del conferimento solitamente risulta costoso e
lungo, può essere quindi evitato quando ad essere conferiti siano particolari beni in natura il
cui valore risulta accertato in altri modi.
Art.2343 ter, conferimento di beni in natura o crediti senza relazione di stima:
1. Nel caso di conferimento di valori mobiliari il valore ad essi attribuito ai fini della
determinazione del capitale sociale e dell'eventuale sovrapprezzo è pari o inferiore al
prezzo medio ponderato al quale sono stati negoziati su uno o più mercati
regolamentati nei sei mesi precedenti il conferimento.
2. Ai fini della determinazione del capitale sociale e dell'eventuale sovrapprezzo, ai beni
in natura o crediti conferiti sia pari o inferiore:
a. al fair value iscritto nel bilancio dell'esercizio precedente quello nel quale è
effettuato il conferimento a condizione che il bilancio sia sottoposto a
revisione legale
b. al valore risultante da una valutazione riferita ad una data precedente di non
oltre sei mesi il conferimento e conforme ai principi e criteri generalmente
riconosciuti per la valutazione dei beni oggetto del conferimento, a condizione
che essa provenga da un esperto indipendente
3. Chi conferisce beni o crediti ai sensi del primo e secondo comma presenta la
documentazione dalla quale risulta il valore attribuito ai conferimenti e la sussistenza
4. L'esperto di cui al secondo comma, lettera b), risponde dei danni causati alla società,
ai soci e ai terzi.
5. Ai fini dell'applicazione del secondo comma, lettera a), per la definizione di "fair
value" si fa riferimento ai principi contabili internazionali adottati dall'Unione europea.

Art.2343 quater, fatti eccezionali o rilevanti che incidono sulla valutazione:


1. Gli amministratori verificano, nel termine di trenta giorni dalla iscrizione della società,
se, nel periodo successivo a quello di cui all'articolo 2343 ter, primo comma, sono
intervenuti fatti eccezionali che hanno inciso sul prezzo dei valori mobiliari o degli
strumenti del mercato monetario conferiti in modo tale da modificare sensibilmente il
valore di tali beni alla data di iscrizione della società nel registro delle imprese,
comprese le situazioni in cui il mercato dei valori o strumenti non è più liquido.
2. Qualora gli amministratori ritengano non idonei i requisiti di professionalità e
indipendenza dell'esperto che ha reso la valutazione di cui all'articolo 2343 ter,
secondo comma, lettera b, si procede, su iniziativa degli amministratori, ad una
nuova valutazione ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2343.
3. La dichiarazione degli amministratori contenente le seguenti informazioni:
a. La descrizione dei beni o dei crediti conferiti per i quali non si è fatto luogo
alla relazione di cui all'articolo 2343, primo comma;
b. Il valore ad essi attribuito, la fonte di tale valutazione e, se del caso, il metodo
di valutazione;
c. La dichiarazione che tale valore è almeno pari a quello loro attribuito ai fini
della determinazione del capitale sociale e dell'eventuale sovrapprezzo;
d. La dichiarazione che non sono intervenuti fatti eccezionali o rilevanti che
incidono sulla valutazione di cui alla lettera b
e. La dichiarazione di idoneità dei requisiti di professionalità e indipendenza
dell'esperto di cui all'articolo 2343 ter, secondo comma, lettera b
4. Fino all'iscrizione della dichiarazione le azioni sono inalienabili e devono restare
depositate presso la società.

Art.2343 bis, acquisto della società da promotori, fondatori, soci e amministratori:


● L'acquisto da parte della società, per un corrispettivo pari o superiore al decimo del
capitale sociale, deve essere autorizzato dall'assemblea ordinaria nei due anni di
iscrizione della società nel registro delle imprese, per proteggere il capitale
● L'alienante deve presentare la relazione giurata di un esperto designato dal
tribunale nel cui circondario ha sede la società contenente la descrizione dei beni o
dei crediti, il valore a ciascuno di essi attribuito.
● La relazione deve essere depositata nella sede della società durante i 15 giorni
che precedono l'assemblea. I soci possono prenderne visione e decidere bene se
votarla o meno. Entro 30 giorni dall'autorizzazione il verbale dell'assemblea deve
essere depositato a cura degli amministratori presso l'ufficio del registro delle
imprese.
● In caso di violazione delle disposizioni del presente articolo gli amministratori e
l'alienante sono solidalmente responsabili per i danni causati alla società, ai soci ed
ai terzi.

Perché un’ipotesi di acquisto viene collocata in mezzo ai conferimenti? Perché questa


disposizione è volta a evitare illusioni della disciplina dei conferimenti. Per questo si parla di
acquisti pericolosi o potenzialmente tali, perché possono arrecare pericolo all’effettività del
capitale: sono acquisti da parte della società da promotori, fondatori, soci e amministratori,
acquisti che vengono realizzati da parte di soggetti interni alla società, che hanno poteri in
essa e che potrebbero approfittare della loro posizione per acquisire un beneficio a danno
della società.

Non è concesso conferire la prestazione di opera e servizi, ma può capitare che la


società ne abbia bisogno, quindi può stipulare degli ordinali contratti con i soggetti che li
realizzano oppure la società può scegliere di collegare la qualità di socio con la
realizzazione di questa prestazione, se la prestazione ha una particolare importanza per la
società. Ci riferiamo alle azioni con prestazioni accessorie, art.2345.
Sostanzialmente in questi casi il soggetto socio è obbligato a eseguire quella prestazione
accessoria fino a quando è socio: la prestazione accessoria però non rappresenta un
obbligo di conferimento, il socio deve realizzare il suo conferimento in denaro o natura
e in più è obbligato a realizzare la prestazione accessoria.

LE AZIONI
Art.2346, emissione delle azioni:
1. La partecipazione sociale è rappresentata da azioni; salvo diversa disposizione di
leggi speciali lo statuto può escludere l'emissione dei relativi titoli o prevedere
l'utilizzazione di diverse tecniche di legittimazione e circolazione.
2. Se determinato nello statuto, il valore nominale di ciascuna azione corrisponde
ad una frazione del capitale sociale; tale determinazione deve riferirsi senza
eccezioni a tutte le azioni emesse dalla società.
3. In mancanza di indicazione del valore nominale delle azioni, le disposizioni che a
esso si riferiscono si applicano con riguardo al loro numero in rapporto al totale delle
azioni emesse.
4. A ciascun socio è assegnato un numero di azioni proporzionale alla parte del
capitale sociale sottoscritta e per un valore non superiore a quello del suo
conferimento. Lo statuto può prevedere una diversa assegnazione delle azioni.
5. In nessun caso il valore dei conferimenti può essere complessivamente inferiore
all'ammontare globale del capitale sociale.

Rappresentano la misura ordinaria di partecipazione a una società per azioni intorno alla
quale è strutturata tutta la disciplina organizzativa. L’azione diventa lo strumento di
misurazione dei diritti sociali che spettano ai soci: un socio avrà un certo numero di voti
in base al numero di azioni. L’azione rappresenta sempre la partecipazione sociale minima:
per essere soci è necessario essere titolari di almeno 1 azione.
Il significato eventuale che può assumere l’azione è quello di documento in cui è
incorporata questa partecipazione e che può definirsi come titolo di credito.
LE CARATTERISTICHE DELLE AZIONI.
Le unità di partecipazione sono indivisibili, autonome, dotate di un valore economico e
standardizzate.
1. INDIVISIBILITA’:Art.2347, indivisibilità delle azioni:
a. Le azioni sono indivisibili. Nel caso di comproprietà di un'azione, i diritti dei
comproprietari devono essere esercitati da un rappresentante comune.
b. Se il rappresentante comune non è stato nominato, le comunicazioni e le
dichiarazioni fatte dalla società a uno dei comproprietari sono efficaci nei
confronti di tutti.
c. I comproprietari dell'azione rispondono solidalmente delle obbligazioni da
essa derivanti.
d. L’azione rappresenta l’unità minima di partecipazione alla società che di
regola non può essere frazionata. Tuttavia può accadere che un’azione si
trovi a dover appartenere a più soggetti, ma essendo indivisibile si realizzerà
in questi casi una comunione necessaria tra questi soggetti. Può capitare la
situazione inversa: le azioni hanno perso di molto il loro valore quindi non è
più efficiente lasciarle da sole ma lo si attua solo se necessario
2. AUTOMONIA. Generalmente ogni azione vive vicende proprie, anche se posseduta
dal medesimo socio: se un socio possiede 10 azioni, ogni azione è autonoma quindi
può decidere di recedere e vendere una sola delle sue azioni o due o quattro e
uscire dalla società.
3. DOTAZIONE DI VALORE. Le azioni possiedono un valore economico, ma non
solo, infatti distinguiamo più eccezioni:
a. Valore nominale: è il valore del capitale sociale fratto il numero delle azioni
in circolazione.
b. Valore di emissione: valore al quale le azioni sono offerte in sede di
sottoscrizione in caso di creazione della società oppure in sede di aumento
del capitale.
c. Valore contabile: corrisponde al valore ottenuto dividendo patrimonio netto
per il numero di azioni in circolazione. Il patrimonio cambia continuamente,
quindi mentre i primi saranno sicuramente coincidenti, valore nominale e
contabile non coincideranno perché il patrimonio varia.
d. Valore di scambio: valore al quale le azioni vengono scambiate nel mercato.
Può essere diverso dal contabile e dal nominale.
4. STANDARDIZZAZIONE. Ogni azione ha uguale valore nominale e ogni azione
attribuisce due categorie di diritti:
a. Diritti patrimoniali: rappresentano il diritto di ricevere una parte
proporzionale degli utili e una parte del patrimonio netto risultante
dall’eventuale liquidazione
b. Diritti amministrativi: corrispondono al diritto di voto
Art.2348, categorie di azioni:
1. Le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali
diritti.
2. Si possono tuttavia creare, con lo statuto o con successive modificazioni di questo,
categorie di azioni fornite di diritti diversi anche per quanto concerne la incidenza
delle perdite.
3. Tutte le azioni appartenenti ad una medesima categoria conferiscono uguali diritti.
LEZIONE 6
Riferendoci alla standardizzazione e al fatto che ogni azione attribuisca dei diritti patrimoniali
e amministrativi:
Art.2350, diritto agli utili e alla quota di liquidazione:
1. Ogni azione attribuisce il diritto a una parte proporzionale degli utili netti e del
patrimonio netto risultante dalla liquidazione, salvi i diritti stabiliti a favore di speciali
categorie di azioni.
2. Fuori dai casi di cui all'articolo 2447 bis, la società può emettere azioni fornite di
diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività sociale in un determinato settore.
Lo statuto stabilisce i criteri di individuazione dei costi e ricavi imputabili al settore, le
modalità di rendicontazione, i diritti attribuiti a tali azioni, nonché le eventuali
condizioni e modalità di conversione in azioni di altra categoria.
3. Non possono essere pagati dividendi ai possessori delle azioni previste dal
precedente comma se non nei limiti degli utili risultanti dal bilancio della società.
Art.2351, diritto di voto:
1. Ogni azione attribuisce il diritto di voto.
2. Salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto può prevedere la creazione di
azioni senza diritto di voto, con diritto di voto limitato a particolari argomenti, con
diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non meramente
potestative. Il valore di tali azioni non può complessivamente superare la metà
del capitale sociale.
3. Lo statuto può altresì prevedere che, in relazione alla quantità di azioni possedute da
uno stesso soggetto, il diritto di voto sia limitato ad una misura massima o disporne
scaglionamenti.
4. Salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto può prevedere la creazione di
azioni con diritto di voto plurimo anche per particolari argomenti o subordinato al
verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. Ciascuna azione a
voto plurimo può avere fino a un massimo di tre voti.

Il fatto che siano standardizzate è vero a livello assoluto fino al punto che il legislatore ha
consentito alle società di emettere categorie di azioni diverse. Quindi quella regola in realtà
vale solo per le azioni dette ordinarie.

Considerando i diritti collegati alle azioni: definiamo i diritti sociali come quei diritti che
derivano dal semplice possesso delle azioni.
Questi diritti sono soggetti a più di una classificazione.
Prima classificazione: in virtù alle modalità di attribuzione degli stessi diritti.
Ci sono dei diritti che spettano a ciascuna singola azione in quanto tale: sono diritti che
prescindono dalla quota di partecipazione. Questi diritti sono:
● il diritto a partecipare all’assemblea
● il diritto di denunciare fatti censurabili al collegio sindacale
● il diritto di esaminare i libri sociali
Accanto a questi diritti ci sono quelli che spettano solamente a chi possiede una certa
percentuale di azioni, La percentuale di capitale sociale può cambiare in base a se ci
troviamo in una SPA chiusa o aperta.
Nella chiusa servirà una maggiore percentuale di azioni per ottenere il diritto mentre nella
aperte la percentuale si abbassa perché si vuole lasciare maggior accesso ai diritti.
Le soglie minime possono essere abbassate in via volontaria dallo statuto, ma non possono
essere aumentate. Questi diritti vengono tradizionalmente chiamati diritti della minoranza
in quanto spettano a chi possiede una percentuale qualificata del capitale ma rappresenta
comunque una minoranza nel complesso. Nelle SPA sono state imposte queste soglie
minime per l’acquisizione di determinati diritti per la paura che le minoranze abusino in
maniera ricattatoria dei loro poteri:

Serve una percentuale qualificata per:


● Chiedere l’annullamento di una delibera assembleare valida (5% nelle spa chiuse,
1% in quelle aperte)
● Ottenere il diritto di esercitare l’azione sociale di responsabilità nei confronti degli
amministratori (20% e 2,5%)
● Diritto di denunciare all’autorità giudiziaria il fondato sospetto di gravi irregolarità
da parte degli amministratori (10% e 5%).
La terza categoria è quella dei diritti che spettano in maniera proporzionale alla percentuale
di capitale posseduta:
● Il diritto di voto
● Il diritto agli utili
● Il diritto alla liquidazione della propria quota in caso di scioglimento della società o
di recesso da parte del socio
● Il diritto di opzione
E tutti quei diritti che sono collegati al numero di azioni possedute.
Seconda classificazione: in base al contenuto dei diritti. Possono essere classificati in:
● Diritti amministrativi, che consentono un’interlocuzione del socio nell’assemblea,
che quindi riguardano la voce, vois all’interno della società e sono:
○ Il diritto di voto
○ Il diritto di partecipare all’assemblea
○ Il diritto di impugnare la delibera assembleare illegittima
○ Il diritto di denunciare fatti censurabili e il sospetto di gravi irregolarità.
● Diritti patrimoniali, diritti che riguardano il ritorno finanziario dell’investimento che
viene effettuato, quindi:
○ Il diritto agli utili
○ Il diritto alla quota di liquidazione in caso di scioglimento della società.
● Diritti misti: diritti che hanno una doppia componente:
○ Diritto di recesso, perché attribuisce la possibilità di ottenere la liquidazione
della quota quando un socio non ha più interesse a partecipare alla società
○ Diritto di opzione: diritto che consente a chi è già socio di mantenere
inalterata la sua percentuale di partecipazione alla società in caso di aumento
di capitale a pagamento.
IL TITOLO DI CREDITO
Il titolo di credito è un documento che che permette di facilitare la circolazione del credito
in modo rapido e sicuro solo a chi possiede tale documento di legittimazione
Grazie al principio dell’incorporazione il diritto contenuto nell’azione è incorporato nel
documento: l’azione è un documento che rappresenta la partecipazione nella società e che
definiamo titolo di credito.
Art.2346, emissione delle azioni:
1. La partecipazione sociale è rappresentata da azioni; salvo diversa disposizione di
leggi speciali lo statuto può escludere l'emissione dei relativi titoli o prevedere
l'utilizzazione di diverse tecniche di legittimazione e circolazione.
2. Il valore nominale di ciascuna azione corrisponde ad una frazione del capitale
sociale e le azioni sono incorporate in titoli di credito per facilitare la loro
trasmissione.
3. In mancanza di indicazione del valore nominale delle azioni, le disposizioni a cui si
riferiscono si applicano con riguardo al loro numero in rapporto al totale delle azioni
emesse.
4. A ciascun socio è assegnato un numero di azioni proporzionale alla parte del
capitale sociale sottoscritta e per un valore non superiore a quello del suo
conferimento. Lo statuto può prevedere una diversa assegnazione delle azioni.

TIPOLOGIE DI TITOLI DI CREDITO E CIRCOLAZIONE DELLE AZIONI


I titoli di credito sono divisi in tre categorie la loro circolazione varia a seconda della
categoria:
● Titoli all’ordine: il loro trasferimento avviene con la consegna, documentata sul titolo
dalla presenza della girata. La girata è l’ordine impartito all’emittente da parte
dell’attuale possessore del titolo (girante) di eseguire la prestazione a favore di colui
al quale il titolo viene trasferito (giratario).
● Titoli al portatore: la legittimazione in tal caso si trasferisce con la mera consegna
del titolo. Il possessore è, quindi, autorizzato all’esercizio del diritto acquisito
semplicemente esibendo il titolo stesso.
● Titoli nominativi: sono i titoli in cui il possessore può esercitare il suo diritto grazie
all’intestazione a suo favore, che deve risultare sia dal titolo che dal registro
dell’emittente. Il trasferimento può avvenire per girata

Art.2354. titoli azionari:


1. I titoli possono essere nominativi o al portatore, a scelta del socio, se lo statuto o le
leggi speciali non stabiliscono diversamente.
2. Finché le azioni non siano interamente liberate, non possono essere emessi titoli al
portatore.
3. I titoli azionari devono indicare:
○ la denominazione e la sede della società;
○ la data dell'atto costitutivo e della sua iscrizione e l'ufficio del registro delle
imprese dove la società è iscritta
○ il loro valore nominale o, se si tratta di azioni senza valore nominale, il
numero complessivo delle azioni emesse
○ i diritti e gli obblighi particolari ad essi inerenti.
I titoli azionari devono essere sottoscritti da uno degli amministratori. È valida la
sottoscrizione mediante riproduzione meccanica della firma.
Quindi le azioni possono essere nominative o al portatore; tuttavia la legislazione fiscale
pretende la nominatività obbligatoria: devono essere nominative tutte le azioni ad
eccezione delle azioni di risparmio e le azioni emesse dalle società di investimento a
capitale variabile denominate SICAV.
Un’azione è nominativa quando il nome del possessore deve essere indicato sul titolo e sul
registro dell’emittente, sul libro dei soci delle società quindi è utile per andare a vedere chi
possiede determinate azioni e tassarle. Ciò comporta una serie di conseguenze che
riguardano la loro circolazione e il loro trasferimento. Il fenomeno delle SPA era volto a
consentire a chi ha risorse di surplus di destinarle ad attività di guadagno.

Art.2355, circolazione delle azioni:


1. Nel caso di mancata emissione dei titoli azionari il trasferimento delle azioni ha
effetto nei confronti della società dal momento dell'iscrizione nel libro dei soci.
2. Le azioni al portatore si trasferiscono con la consegna del titolo.
3. Il trasferimento delle azioni nominative si opera mediante girata autenticata da un
notaio o da altro soggetto secondo quanto previsto dalle leggi speciali. Il giratario che
si dimostra possessore in base a una serie continua di girate ha diritto di ottenere
l'annotazione del trasferimento nel libro dei soci
4. Il trasferimento delle azioni nominative con mezzo diverso dalla girata si opera a
norma dell'articolo 2022.

Quindi se l’azione non è stata emessa si considera avvenuto il trasferimento: nei confronti
della società dal momento che viene iscritto nel libro soci, ma nei rapporti tra acquirente e
venditore l’efficacia del trasferimento è retta dal normale principio consensualistico.

Sempre l’articolo parla del trasferimento delle azioni al portatore che si trasferiscono con la
consegna del titolo, con due meccanismi:
● Il primo è il trasferimento mediante girata: la girata è una dichiarazione che viene
scritta sul titolo di credito con la quale il girante ordina al debitore di adempiere la
propria obbligazione nei confronti di un altro soggetto chiamato giratario.
● metodo chiamato transfert, spiegato nell’art.2022. richiede una doppia annotazione
del nome dell’acquirente sul titolo e in più nel libro dei soci.
Il comma 5 parla del trasferimento delle azioni dematerializzate: trasferimento mediante
scritturazione su dei conti. La scritturazione, cioè il cambio di intestazione di questi titoli
equivale alla girata. Invece di scriverlo su un foglio cartaceo l’intermediario cambia il nome
sul titolo per esercitare i diritti.

Per poter circolare le azioni seguono la regola per i titoli di credito della libera trasferibilità:
tuttavia è possibile che vi siano dei limiti alla circolazione delle azioni. Questi limiti
possono essere legali, quindi fissati dalla legge oppure convenzionali, cioè limiti che i soci di
quella società decidono di inserire Limiti legali:
● Si legano alla disciplina dei conferimenti di beni in natura o crediti per cui l’azione
non può circolare fino quando non è stata effettuata ed esaurita la fase di controllo e
valutazione da parte degli amministratori delle azioni corrispondenti ai conferimenti in
natura o di crediti.
● L’altra categoria di azioni che vengono limitate nel loro trasferimento sono le azioni
con prestazione accessorie possono essere trasferite solamente con il consenso
degli amministratori.
● La terza categoria è quella che interessa solamente le azioni di società che operano
in settori sensibili o rilevanti, come quelle bancarie, in cui i trasferimenti di grosse
percentuali di partecipazioni non sono liberi ma soggetti all’autorizzazione delle
autorità di vigilanza, della banca d’Italia nel caso delle società bancarie.
Limiti convenzionali: limiti che puntano a controllare l’ingresso di nuovi soci nella società.

Art.2355 bis, limiti alla circolazione delle azioni:


1. Nel caso di azioni nominative ed in quello di mancata emissione dei titoli azionari, lo
statuto può sottoporre a particolari condizioni il loro trasferimento e può, per un
periodo non superiore a cinque anni dalla costituzione della società vietarne il
trasferimento.
2. Le clausole dello statuto che subordinano il trasferimento delle azioni al mero
gradimento di organi sociali o di altri soci sono inefficaci se non prevedono, a carico
della società o degli altri soci, un obbligo di acquisto oppure il diritto di recesso
dell'alienante
3. La disposizione del precedente comma si applica in ogni ipotesi di clausole che
sottopongono a particolari condizioni il trasferimento a causa di morte delle azioni,
salvo che sia previsto il gradimento e questo sia concesso.
4. Le limitazioni al trasferimento delle azioni devono risultare dal titolo.
In caso di azioni nominative e in quello di mancata emissione lo statuto può introdurre
due tipi di limiti:
● sottoporre a particolari condizioni il trasferimento dei titoli
● se ne può vietare il trasferimento, ma in questo caso solo per un periodo di tempo
limitato dal momento in cui viene introdotto questo limite.

Stiamo parlando dei limiti convenzionali al trasferimento delle azioni che sono fissati nello
statuto e quindi sono opponibili a chiunque. È possibile che dei limiti al trasferimento delle
azioni siano stabiliti nei patti parasociali, accordi tra i soci che si chiamano parasociali
perché sono esterni rispetto allo statuto e non hanno efficacia reale, ma obbligatoria, cioè
vincolano solo i soggetti aderenti al patto.
LEZIONE 7
Le particolari clausole create per il trasferimento delle azioni sono di due tipi:
● La clausola di prelazione: attraverso la quale si impone al socio che intende
vendere le proprie azioni di offrirle preventivamente o in prelazione (prima di tutti) agli
altri soci in proporzione alla quota sociale di ognuno di essi. La finalità della clausola
è quella di mantenere inalterata la compagnia sociale, quindi il complesso dei soci e i
poteri esistenti. È possibile che l’offerta avvenga a prezzi diversi, quando si vogliono
favorire in maniera ancora più significativa i soci: prelazione impropria.
● La clausola di gradimento: la finalità non è quella di mantenere la stabilità ma
consentire ai soggetti che restano nella società di controllare che la nuova
conformazione degli assetti proprietari che si va a delineare sia di loro gradimento. È
una clausola statuaria, che può essere inserita nello statuto con la quale si
subordina il trasferimento delle azioni al gradimento (placet) o di altri soci o di alcuni
ordini sociali.
Elemento importante è che la clausola non incide sulla validità della vendita ma solo su
suoi effetti che si creano nei confronti della società. Ciò significa che in caso di mancato
gradimento dell’organo sociale, l’atto di disposizione resterà valido tra le parti ma inefficace
nei confronti della società, cioè l’acquirente non potrà esercitare i suoi diritti.
Queste clausole quindi operano una forma di selezione all’ingresso della società e sotto
alcuni aspetti, guardando sotto il profilo del gradimento dell’organo amministrativo, possono
farci pensare alle azioni con prestazioni accessorie.

Bisogna distinguere tra le clausole di mero gradimento e non mero gradimento:


● La clausola di mero gradimento è quella clausola che è svincolata dalla
predeterminazione di qualunque criterio oggettivo: il godimento dell’organo sociale
o del socio è svincolato da criteri predeterminati di tipo oggettivo, quindi potrebbero
vietare l’ingresso di un nuovo socio per ragioni prettamente personali.
● La clausola di non mero gradimento sono meno controverse perché non si tratta
di esprimere il proprio godimento in maniera discriminata: sono clausole in cui sono
predeterminati dei criteri oggettivi in base ai quali l’organo preposto è chiamato ad
esprimere o no il proprio godimento.

Art.2355 bis, limiti alla circolazione delle azioni:


1. Nel caso di azioni nominative ed in quello di mancata emissione dei titoli azionari,
lo statuto può sottoporre a particolari condizioni il loro trasferimento e può, per un
periodo non superiore a cinque anni dalla costituzione della società o dal momento in
cui il divieto viene introdotto, vietarne il trasferimento.
2. Le clausole dello statuto che subordinano il trasferimento delle azioni al mero
gradimento di organi sociali o di altri soci sono inefficaci se non prevedono, a carico
della società o degli altri soci, un obbligo di acquisto oppure il diritto di recesso
dell'alienante; resta ferma l'applicazione dell'articolo 2357. Il corrispettivo
dell'acquisto
3. La disposizione del precedente comma si applica in ogni ipotesi di clausole che
sottopongono a particolari condizioni il trasferimento a causa di morte delle azioni,
salvo che sia previsto il gradimento e questo sia concesso.
4. Le limitazioni al trasferimento delle azioni devono risultare dal titolo.
Questa norma subordina le clausole consentite ad alcune condizioni: è possibile introdurre
una clausola ma bisogna prevedere la possibilità per il socio che voglia uscire dalla società
la possibilità di dismettere la sua partecipazione. Questo perché il problema delle clausole è
che se l’organo negava il proprio placet il soggetto che voleva uscire dalla società non lo
poteva più fare. Tutta la riforma quindi mirava ad ampliare la libertà delle parti. Se viene
negato il godimento dell’organo al socio che vuole vendere le azioni, gli viene acconsentito
di recedere attraverso due opzioni:
● l’obbligo di acquisto della partecipazione in capo alla società o agli altri soci
● il diritto di recesso del socio.
Se non esistono queste due condizioni le clausole di mero gradimento sono inefficaci.

L’articolo al comma 3 prende in considerazione un'altra ipotesi del trasferimento delle


azioni, il trasferimento per causa di morte. Anche qui la regola generale è quella della
libertà, però il socio può scegliere di introdurre delle limitazioni, delle clausole di mero
gradimento a condizione però che sia applicata quella disciplina e quindi che siano previste
le due opzioni precedenti, quindi la possibilità di liquidare a un prezzo equo la propria
partecipazione.

Art.2437 comma 2, diritto di recesso: Salvo che lo statuto disponga diversamente, hanno
diritto di recedere i soci che non hanno concorso all'approvazione delle deliberazioni
riguardanti:
● la proroga del termini
● l'introduzione o la rimozione di vincoli alla circolazione dei titoli azionari.

OPERAZIONI SULLE PROPRIE AZIONI


Sono quattro le operazioni possibili sulle proprie azioni: sottoscrizione, acquisto, vendita e
concessione di garanzia per l’acquisto.

La sottoscrizione di azioni proprie è vietata.


Art.2357 quater, divieto di sottoscrizione delle proprie azioni:
1. Salvo quanto previsto dall'articolo 2357 ter, secondo comma, la società non può
sottoscrivere azioni proprie.
2. Le azioni sottoscritte in violazione del divieto stabilito nel precedente comma si
intendono sottoscritte e devono essere liberate dai promotori e dai soci fondatori
o, in caso di aumento del capitale sociale, dagli amministratori. La presente
disposizione non si applica a chi dimostri di essere esente da colpa.
3. Chiunque abbia sottoscritto in nome proprio, ma per conto della società, azioni di
quest'ultima è considerato a tutti gli effetti sottoscrittore per conto proprio. Della
liberazione delle azioni rispondono solidalmente, a meno che dimostrino di essere
esenti da colpa, i promotori, i soci fondatori e, nel caso di aumento del capitale
sociale, gli amministratori.

La sottoscrizione è una promessa, un impegno che un soggetto assume a effettuare un


conferimento, inteso come entità che andrà ad incrementare l’attivo della società. Il
problema nasce se promettente e beneficiario sono la stessa persona perché il conferimento
diventa fittizio in quanto si realizzerebbe il cosiddetto annacquamento del capitale e si
applica il regime civilistico della nullità: la sottoscrizione non viene annullata perché la
società verrebbe accusata per aver creato un apparente aumento del capitale
ACQUISTO DI AZIONI PROPRIE
Perché una società avrebbe interesse ad acquistare nuove azioni? Diventerebbe socia di se
stessa e ci sono varie ragione per farlo:
● Regolarizzare le oscillazioni di borsa.
● Finalità di investire la propria liquidità: in tempo di stabilità il valore delle azioni
sale e quindi se l’azienda acquista propri titoli quando li rivende ottiene un plusvalore.
● L’acquisto può anche servire per dismettere la partecipazione di alcuni soci,
permettendogli di dismettere le proprie azioni
● Stabilizzare e consolidare il proprio potere.
● Può creare degli ostacoli rispetto a scalate da parte di altri soggetti.
● Può costituire lo strumento per realizzare future alleanze commerciali con altre
società: la società acquista una parte di proprie azioni perché vuole cederle
successivamente ad un’altra società in cambio delle sue per creare un’alleanza.
● La società può acquistare le azioni per bisogno di annullarle per ridurre il capitale in
caso di perdite.
● Permette alla società di facilitare l’assegnazione di azioni ai soci di un’altra società
che si prevede di incorporare: acquista azioni proprie e le trasferisce ai soci
dell’azienda incorporata così non è necessario un aumento di capitale.
Le ragioni sono molteplici e quasi tutte pienamente lecite e giustificabili, per questa ragione
l’acquisto di azioni proprie è consentito. Ma è sottoposto ad alcuni limiti perché queste
operazioni possono presentare dei pericoli.

Art.2357, acquisto delle proprie azioni:


1. Possono essere acquistate soltanto azioni interamente liberate, la società si
troverebbe ad essere creditrice di se stessa, caso vietato.
2. L'acquisto deve essere autorizzato dall'assemblea, la quale ne fissa le modalità,
indicando in particolare il numero massimo di azioni da acquistare, la durata, non
superiore ai 18 mesi, per la quale l'autorizzazione è accordata, il corrispettivo minimo
ed il corrispettivo massimo.
3. In nessun caso il valore nominale delle azioni acquistate a norma dei commi
precedenti può eccedere la quinta parte del capitale sociale
4. Le azioni acquistate in violazione dei commi precedenti debbono essere alienate
secondo modalità da determinarsi dall'assemblea, entro un anno dal loro acquisto. In
mancanza, deve procedersi senza indugio al loro annullamento e alla corrispondente
riduzione del capitale.
Quindi l’acquisto rimane un’operazione gestionale, ma è necessaria l’autorizzazione. Se si
tratta di società per azioni quotate bisogna anche rispettare il principio di parità di
trattamento tra i soci: gli amministratori non possono acquistare tutte le azioni da uno
stesso socio, ma devono richiedere l’acquisto a tutti i soci in proporzione della quota da
ognuno posseduta.
Per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio vi è una percentuale
massima di azioni proprie che possono essere acquistate. Per loro non è possibile
acquistare azioni in misura superiore alla quinta parte del capitale sociale, quindi al 20%.

Se non si trova un compratore le azioni dovranno essere annullate e il capitale verrà ridotto
di un valore corrispondente.
Il legislatore però ha previsto dei casi speciali in cui è possibile acquistare azioni proprie
senza rispettare i divieti e i limiti sopra citati.
Art.2357 bis, casi speciali di acquisto delle proprie azioni: Le limitazioni contenute
nell'articolo 2357 non si applicano quando l'acquisto di azioni proprie avvenga:
1. In esecuzione di una deliberazione dell'assemblea di riduzione del capitale, da
attuarsi mediante riscatto e annullamento di azioni;
2. A titolo gratuito, sempre che si tratti di azioni interamente liberate;
3. Per effetto di successione universale o di fusione o scissione;
4. In occasione di esecuzione forzata per il soddisfacimento di un credito della società,
sempre che si tratti di azioni interamente liberate.
Se le azioni non dovessero essere interamente liberate la società non può richiedere al
socio donatore di versare i decimi mancanti.

LEZIONE 8
Il legislatore prevede dei limiti per l’acquisto di azioni proprie e in più stabilisce una disciplina
per regolare le azioni appena acquistate.
Art.2357 ter, disciplina delle proprie azioni:
1. Gli amministratori non possono disporre delle azioni acquistate a norma dei due
articoli precedenti se non previa autorizzazione dell'assemblea, la quale deve
stabilire le relative modalità.
2. Finché le azioni restano in proprietà della società, il diritto agli utili e il diritto di
opzione sono attribuiti proporzionalmente alle altre azioni. Il diritto di voto è
sospeso, ma le azioni proprie sono tuttavia computate ai fini del calcolo delle
maggioranze e delle quote richieste per la costituzione e per le deliberazioni
dell'assemblea.
3. L'acquisto di azioni proprie comporta una riduzione del patrimonio netto di
eguale importo, tramite l'iscrizione nel passivo del bilancio di una specifica voce, con
segno negativo.

L’intervento autorizzatorio dell’assemblea è limitato durante tutto il percorso. Infatti ci sono


diversi i limiti:
● Atti di disposizione.
● Diritto agli utili e al diritto di opzione: la norma dice che questi due diritti sono
attribuiti proporzionalmente alle altre azioni.
Per quanto riguarda il diritto di voto, quindi i diritti amministrativi, la norma dice che il diritto di
voto è sospeso. Perché ci sono questi limiti? Per gli utili è normale che vengano distribuiti tra
i soci dato che le azioni vengono comprate dalla società, lo stesso per il diritto di opzione.
Ma per il diritto di voto, sarebbero titolati ad utilizzarlo gli amministratori perché gestiscono il
patrimonio. Quindi si vuole evitare che questi abusino di questo potere, votando in
assemblea perseguendo i propri interessi ed esercitando i propri diritti in ordine ad azioni di
cui gli amministratori non sono titolari.

Al comma 3 il legislatore permette di acquistare azioni proprie ma la società è obbligata a


iscrivere nel passivo del bilancio una voce con segno negativo chiamata riserva negativa
per azioni proprie in portafoglio: l’effetto è una riduzione del patrimonio netto di un uguale
importo perché l’entità delle riserve disponibili e utili distribuibili si ridurrà esattamente della
misura della somma utilizzata per l’acquisto di azioni proprie.
ASSISTENZA FINANZIARIA DELLE PROPRIE AZIONI
È l’ipotesi in cui la società decida di concedere prestiti e fornire garanzie per l’acquisto o
sottoscrizione delle proprie azioni.
Art.2358, altre operazioni sulle proprie azioni:
1. La società non può accordare prestiti, né fornire garanzie per l'acquisto o la
sottoscrizione delle proprie azioni
2. Tali operazioni sono preventivamente autorizzate dall'assemblea straordinaria.
3. Gli amministratori della società predispongono una relazione, 30 giorni prima
dell’assemblea, che illustri, sotto il profilo giuridico ed economico, l'operazione, con
giuste condizioni, evidenziando le ragioni e gli obiettivi, lo specifico interesse che
l'operazione presenta per la società, i rischi che essa comporta per la liquidità e la
solvibilità della società ed indicando il prezzo al quale il terzo acquisirà le azioni.
4. In deroga all'articolo 2357 ter, quando le somme o le garanzie fornite ai sensi del
presente articolo sono utilizzate per l'acquisto di azioni detenute dalla società
Il prezzo di acquisto delle azioni è determinato secondo i criteri di cui all'articolo 2437
ter, secondo comma.
5. Qualora la società accordi prestiti o fornisca garanzie per l'acquisto o la
sottoscrizione delle azioni proprie a singoli amministratori della società, la relazione
di cui al terzo comma attesta altresì che l'operazione realizza al meglio l'interesse
della società.
6. L'importo complessivo delle somme impiegate e delle garanzie fornite ai sensi del
presente articolo non può eccedere il limite degli utili distribuibili e delle riserve
disponibili risultanti dall'ultimo bilancio regolarmente approvato,
7. La società non può, neppure per tramite di società fiduciaria, o per interposta
persona, accettare azioni proprie in garanzia.

COME UNA SOCIETA’ PUO’ ESSERE FINANZIATA.


Nelle SPA l’azione è la quota minima di partecipazione che da diritti patrimoniali e
amministrativi. Grazie alla flessibilità lasciata dal legislatore le SPA possono, con statuto o
atto costitutivo, creare diversi tipi di azioni che detengono diritti in proporzioni diverse.
Proprio per questo sta andando sempre più ad assottigliarsi la differenza tra capitale di
rischio e capitale di debito, rispettivamente azioni o prestiti (obbligazioni).

Le azioni sono considerate partecipazioni al capitale di rischio perché danno ai loro


possessori una duplice posizione, sono infatti detentori di una pretesa residuale (possono
ottenere solo l’attivo che rimane dopo che i creditori sociali sono stati pagati) e assumono
scelte fondamentali inerenti all’attività sociale (assumono scelte per la società, tra le più
importanti la nomina dei gestori). Gli azionisti sono i proprietari della società e rischiano
nell’attività: se la società va male perdono tutto.

Per le obbligazioni si parla invece di capitale di debito perché gli obbligazionisti sono
creditori qualificati della società. Sono soggetti che vantano di una pretesa fissa nei confronti
della società che consiste nella restituzione della quota versata più gli interessi stabiliti
(pretesa che sta sopra a quella dei soci, che va quindi soddisfatta prima), ma non hanno
alcuna capacità decisionale in ordine alle decisioni della società. La loro è una posizione
poco rischiosa.
Art.2348, categorie di azioni:
1. Le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali
diritti.
2. Si possono tuttavia creare, con lo statuto o con successive modificazioni di questo
categorie di azioni fornite di diritti diversi anche per quanto concerne la incidenza
delle perdite.
3. Tutte le azioni appartenenti ad una medesima categoria conferiscono uguali diritti.

La categoria è costituita da un insieme di azioni con diritti superiori o inferiori rispetto a quelli
delle azioni ordinarie.

Art.2376, assemblee speciali, comma 1: Se esistono diverse categorie di azioni o


strumenti finanziari che conferiscono diritti amministrativi, le deliberazioni dell'assemblea,
che pregiudicano i diritti di una di esse, devono essere approvate anche dall'assemblea
speciale degli appartenenti alla categoria interessata.

LEZIONE 9
Il legislatore da la possibilità di creare delle categorie di azioni, ma ponendo sempre dei
limiti Art2265, patto leonino: è nullo il fatto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni
partecipazione agli utili o alle perdite.
Il fatto che il socio venga escluso vale anche nell’ambito delle spa. È importante in questo
contesto tener presente la differenza tra diritti patrimoniali e amministrativi, perché è
possibile per una società creare categorie di azioni con particolari:
● Diritti patrimoniali, privilegi valutati in positivo, formando azioni in priorità, quali
una maggiorazione degli utili, per cui le azioni privilegiate saranno le prime a ricevere
la quota o le uniche a ricevere gli utili in caso questi siano molto bassi, o della quota
a cui si ha diritto in sede di liquidazione, ma potrebbe essere possibile che il
privilegio consista in una diversa incidenza delle perdite
● Diritti amministrativi: uno degli aspetti su cui le società possono decidere di
incidere è il diritto di voto.
Art.2351, diritto di voto:
● ogni azioni attribuisce il diritto di voto.
● Salvo quanto previsto dalle leggi speciali lo statuto può prevedere la creazione di
azioni senza diritto di voto, con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari
condizioni non meramente potestative. Il valore di tali azioni non può
complessivamente superare la metà del capitale sociale. Perché ci si preoccupa che
la società non sia dominata da azionisti che effettuano un investimento troppo basso
Esistono azioni con privilegi amministrativi ma non patrimoniali. È stata infatti
immaginata una categoria di azioni appositamente per gli azionisti risparmiatori con un
privilegio patrimoniale pur non avendo il diritto di voto
● A prescindere dalla quantità di azioni possedute da uno stesso soggetto, il diritto di
voto sia limitato ad una misura massima o disporne scaglionamenti, per evitare la
concentrazione di potere nelle mani di un singolo socio
● Salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto può prevedere la creazione di
azioni con diritto di voto plurimo anche per particolari argomenti o subordinato al
verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. Ciascuna azione a
voto plurimo può avere fino a un massimo di tre voti.
Le azioni a voto plurimo come categoria possono essere emesse solamente dalle società
non quotate. Le modalità per emettere azioni a voto plurimo per le società quotate è infatti
differente.
Le azioni a voto plurimo sono delle azioni che hanno un diritto di voto maggiorato e che
possono attribuire fino a un massimo di 3 voti per azione (potrebbe esserci quindi un’azione
con meno di tre).
Completamente diverso è il meccanismo introdotto per le società quotate: è possibile che ci
siano azioni a voto plurimo ma queste devono essere state emesse prima della
quotazione. Le società quotate non possono emettere categorie di azioni a voto plurimo ma
possono mantenere quelle che hanno creato prima di quotarsi.

Un’altra categoria di azioni, la prima consentita in Italia, è quella della azioni di risparmio:
Veniva stabilito un collegamento tra esclusione di diritto di voto e attribuzione di un
privilegio patrimoniale.in caso di distribuzione degli utili, un dividendo minimo annuo
(calcolato in percentuale sul valore nominale) ed uno scarto minimo sul dividendo delle
azioni ordinarie sulle azioni ordinarie in sede di rimborso del capitale.
All’interno della società prevalgono così 2 tipi di azionisti
● Soci azionisti imprenditori interessati a esercitare il diritto di voto e a condizionare
l’azione di una società,
● Soci azionisti risparmiatori che rappresentano tutti quei soggetti che utilizzano la
società come forma di investimento ma che non contribuiscono alle scelte della
società, quindi soggetti per cui il diritto di voto ha poco interesse
Art.2350, diritto agli utili e alla quota di liquidazione:
● La società può emettere azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati
dell'attività sociale in un determinato settore. Lo statuto stabilisce i criteri di
individuazione dei costi e ricavi imputabili al settore
● Non possono essere pagati dividendi ai possessori delle azioni previste dal
precedente comma se non nei limiti degli utili risultanti dal bilancio della società e si
parla di azioni correlate: Ai possessori non potrà mai essere pagato un dividendo se
non nei limiti degli utili risultanti dal bilancio della società.

Un’altra categoria è quella delle azioni che possono essere assegnate ai prestatori di
lavoro, che possono ma non devono rappresentare una categoria. Sono azioni introdotte su
ispirazioni da parte di ordinamenti esteri, diffusissime in Germania, da noi non vengono
utilizzate quasi mai perché non viene visto di buon occhio un lavoratore che entra in
assemblea e vota.
Art.2349, azioni e strumenti finanziari a favore dei prestatori di lavoro:
● Se lo statuto lo prevede, l'assemblea straordinaria può deliberare l'assegnazione di
utili ai prestatori di lavoro dipendenti delle società o di società controllate
mediante l'emissione, per un ammontare corrispondente agli utili stessi, di speciali
categorie di azioni da assegnare individualmente ai prestatori di lavoro
● L'assemblea straordinaria può altresì deliberare l'assegnazione ai prestatori di lavoro
dipendenti della società o di società controllate di strumenti finanziari, diversi dalle
azioni, forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto
nell'assemblea generale degli azionisti.
L’ultima categoria di azioni è quella delle azioni di godimento, azioni che possono essere
emesse in seguito all’annullamento di azioni ordinarie. Sono azioni che possono essere
quindi assegnate a quei soci ai quali sia stato rimborsato il valore nominale delle azioni|
Art.2353, azioni di godimento: salvo diversa disposizione dello statuto, le azioni di
godimento attribuite ai possessori delle azioni rimborsate non danno diritto di voto
nell’assemblea. Esse concorrono nella ripartizione degli utili che residuano dopo il
pagamento delle azioni non rimborsate di un dividendo pari all’interesse legale e, nel caso di
liquidazione, nella ripartizione del patrimonio sociale residuo dopo il rimborso delle altre
azioni al loro valore nominale.

LEZIONE 10
LE OBBLIGAZIONI
Un’altra modalità di finanziamento è quella delle obbligazioni: con queste io acquisisco la
qualità di creditore della società. Con le azioni divento socio con queste creditore e ho
diritto a una remunerazione fissa periodica costituita dagli interessi normalmente svincolata
dai risultati della società se essa va male e ho diritto al rimborso del valore nominale della
somma prestata alla scadenza pattuita. Quando acquisto obbligazioni di una società
acquisto il diritto di ottenere indietro il prestito dato e degli interessi fissi. La società quindi
emette dei titoli di credito di massa per raccogliere denaro: la differenza rispetto alle
azioni è che la raccolta sarà a titolo di mutuo o di prestito. Ogni obbligazione rappresenta
una frazione di pari valore nominale e che attribuisce uguali diritti di un prestito alla società,
razione del prestito che è stato effettuato a favore della società.
Art.2410, emissione:
● Se la legge o lo statuto non dispongono diversamente l’emissione delle obbligazioni
è delegata agli amministratori.

Art.2411, diritti degli obbligazionisti, comma 1: Il diritto degli obbligazionisti alla


restituzione del capitale e all’ottenimento degli interessi può essere, in tutto o in parte,
subordinato alla soddisfazione dei diritti di altri creditori della società.
L’obbligazionista viene rimborsato dopo gli altri creditori e il rimborso del capitale deve
essere assicurato a livello teorico, altrimenti saremmo nel campo delle azioni perché si
tratterebbe di capitale di rischio perché non c’è la certezza di riavere il capitale.

Un’altra categoria è quella delle obbligazioni indicizzate: sono quelle obbligazioni nelle
quali il rendimento, quindi l’interesse assegnato, è parametrato a un indice. Tali indici
possono essere sia “interni” all’impresa emittente i titoli (giro d’affari, volume della
produzione, profitti netti ecc.), sia “esterni” (livello generale dei prezzi, prezzi di alcune
commodities) Queste obbligazioni puntano a neutralizzare gli effetti della svalutazione
monetaria o ad adeguare il rendimento dei titoli all’andamento di un mercato, contrastando
la perdita di potere d’acquisto del denaro.

Un’altra categoria è quella delle obbligazioni partecipative.


Art.2411, diritto degli obbligazionisti, comma 2: I tempi e l’entità del pagamento degli
interessi possono variare in dipendenza di parametri oggettivi anche relativi all’andamento
economico della società.
Per questo fatto le obbligazioni partecipative sono quelle che più si avvicinano alle azioni,
ma hanno come differenza il rimborso assicurato.
Un’altra categoria è quella delle obbligazioni dotate del diritto di opzione su azioni o
obbligazioni cum warrant: sono simili alle obbligazioni convertibili in quanto il possessore
ha la facoltà di acquistare un determinato quantitativo di azioni ad un prezzo prefissato.
Tuttavia, le obbligazioni cum warrant si differenziano dalle obbligazioni convertibili per
almeno tre aspetti:
● Tale diritto è incorporato in uno strumento, il warrant, che può essere staccato
dall'obbligazione e circolare autonomamente sul mercato;
● L'obbligazione continua ad esistere anche a seguito dell'esercizio del warrant
(mentre l'obbligazione convertibile cessava di esistere all'atto della conversione);
● Per acquistare le azioni di compendio è richiesto un ulteriore esborso di
denaro, rispetto alla somma già investita nell'obbligazione, pari al prezzo di esercizio
prestabilito moltiplicato per il numero delle azioni di compendio.
Quindi sono delle obbligazioni nelle quali è incorporato, oltre il diritto al rimborso del capitale
e degli interessi, il diritto di sottoscrivere o acquistare azioni di questa o di un’altra
società. Permettono di far convivere nella stessa persona la figura di obbligazionista
creditore e azionista, le obbligazioni convertibili invece consentono all’obbligazionista di
diventare azionista, perché queste quando esercito il mio diritto divento socio, quindi
rinuncio alla restituzione del capitale e agli interessi, non sono più obbligazionista.

LIMITI ALL’EMISSIONE DI OBBLIGAZIONI


La società può avere un numero di azioni indefinito. Per le obbligazioni viene invece
tracciato il limite perché queste non sopportano il rischio d’impresa e il legislatore vuole
che ci si una certa proporzione tra i mezzi di cui la società dispone per esercitare l’attività, il
capitale, e i mezzi che sono ottenuti da soggetti terzi per finanziare la società. Il limite è volto
a evitare quindi la sproporzione tra potere relativo alla società e rischio sopportato.
Art.2412, limiti all’emissione, comma 1: La società può emettere obbligazioni al portatore
o nominative per somma complessivamente non eccedente il doppio del capitale sociale,
della riserva legale e delle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio approvato. I sindaci
attestano il rispetto del suddetto limite.
Art.2412, limiti all’emissione, comma 4: Al computo del limite di cui al primo comma
concorrono gli importi relativi a garanzie comunque prestate dalla società per obbligazioni
emesse da altre società anche estere.
Questo limite conosce una serie di deroghe per cui è possibile emettere obbligazioni in
misura superiore in diverse ipotesi:
● Comma 2: Quando le obbligazioni emesse in eccedenza sono sottoscritte da
investitori professionali/istituzionali soggetti a vigilanza potenziale a norma delle leggi
speciali
● Comma 3: Quando le obbligazioni emesse in eccedenza sono garantite da
un’ipoteca di primo grado su immobili di proprietà della società e devono essere
garantite fino a 2/3 del valore di bilancio degli immobili.
● Comma 5: Quando le obbligazioni sono destinate ad essere quotate in mercati
regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione, ovvero di obbligazioni che
danno il diritto di acquisire e quindi sottoscrivere azioni. Perché per essere ammessa
a quotazione la società deve sottostare a una serie di controlli per verificare la sua
stabilità
● Comma 6: Quando ricorrano particolari ragioni che interessano l’economia nazionale
e la società venga autorizzata con un provvedimento del governo ad emettere
obbligazioni per somma superiore a quanto previsto nel presente articolo
Il rapporto tra capitale di riserve e le obbligazioni non sussistono solo quando viene
emesso il prestito ma deve durare per tutta la durata del prestito. Per assicurare ciò il
legislatore prescrive:
Art.2413, riduzione del capitale, comma 1: Salvo i casi previsti dal terzo, quarto e quinto
comma dell’articolo precedente, la società che ha emesso obbligazioni non può ridurre
volontariamente il capitale sociale o distribuire riserve a meno che non ci siano perdite
ingenti ed è sensato una riduzione di capitale

Anche per quanto riguarda le obbligazioni la legge stabilisce la creazione obbligatoria di due
organi: l’assemblea degli obbligazionisti comune e il rappresentante comune.
Art.2415, assemblea degli obbligazionisti, comma 1: L'assemblea degli obbligazionisti
delibera:
● Sulla nomina e sulla revoca del rappresentante comune;
● Sulle modificazioni delle condizioni del prestito;
● Sulla proposta di amministrazione controllata e di concordato;
● Sulla costituzione di un fondo per le spese necessarie alla tutela dei comuni interessi
e sul rendiconto relativo;
● Sugli altri oggetti d'interesse comune degli obbligazionisti.

Stabilisce che con l’emissione delle obbligazioni si crea un’organizzazione comune degli
obbligazionisti che opererà grazie a due organi: il rappresentante comune e l’assemblea
degli obbligazionisti. L’organo del rappresentante comune costituisce un raccordo tra
obbligazionisti e società. Esso dovrà dare esecuzione alle delibere dell’assemblea degli
obbligazionisti e tutelare l’interesse di quest’ultimi nei confronti della società, questo potrà
farlo grazie ai poteri conferiti come la possibilità di partecipare all’assemblea ordinaria dei
soci per verificare che non si effettuino scelte sfavorevoli per gli obbligazionisti. Il suo ruolo è
rilevante anche nel caso in cui la società entri in un caso di crisi, cioè che precedono o
accompagnano una procedura di fallimento.

OBBLIGAZIONI CONVERTIBILI.
Art.2420 bis, obbligazioni convertibili in azioni:
● L'assemblea straordinaria può deliberare l'emissione di obbligazioni convertibili in
azioni, determinando il rapporto di cambio e il periodo e le modalità della
conversione. La deliberazione non può essere adottata se il capitale sociale non sia
stato interamente versato.
● Contestualmente la società deve deliberare l'aumento del capitale sociale per un
ammontare corrispondente alle azioni da attribuire in conversione. Si applicano, in
quanto compatibili, le disposizioni del secondo, terzo, quarto e quinto comma
dell'articolo 2346.
La competenza dell’emissione è dell’assemblea straordinaria, in quanto vi potrebbe essere
un aumento di capitale nella quale dovrà stabilire il rapporto di cambio, cioè quante azioni
spetteranno a ciascun obbligazionista nel momento in cui deciderà di convertire il prestito in
capitale e dovrà deliberare l’aumento di capitale a servizio del prestito e nella misura in
cui i singoli obbligazionisti eserciteranno il diritto di conversione.
Aumento di capitale sociale a pagamento: Art.2441, diritto di opzione, comma 1: Le
azioni di nuova emissione e le obbligazioni convertibili in azioni devono essere offerte in
opzione ai soci in proporzione al numero delle azioni possedute. Se vi sono obbligazioni
convertibili il diritto di opzione spetta anche ai possessori di queste, in concorso con i soci,
sulla base del rapporto di cambio.

Il diritto di opzione è un diritto dei soci attuali di sottoscrivere, in proporzione al numero


delle azioni possedute, le azioni emesse in sede di aumento di capitale sociale a
pagamento. L’obiettivo che la legge vuole raggiungere è quello di garantire
all’obbligazionista il mantenimento della proporzione alla loro futura partecipazione
azionaria. Si vuole mantenere inalterata la loro posizione di potere all’interno della società.
Inoltre si ritiene ammissibile l’emissione di un prestito obbligazionario convertibile anche se
non sia ancora scaduto il termine di conversione di un precedente prestito.

LEZIONE 11
AUMENTO E RIDUZIONE DI CAPITALE
Art.2420 bis, obbligazioni convertibili in azioni, comma 5: Nei casi di aumento del
capitale mediante imputazione di riserve e di riduzione del capitale per perdite, il rapporto di
cambio è modificato in proporzione alla misura dell'aumento o della riduzione.
Può accadere che ci sia un aumento di capitale gratuito (sposto la riserva in capitale) e la
riduzione del capitale per perdite. Non c’è ingresso e uscita di denaro dalla società, ma uno
spostamento di poste in maniera da lasciare la stessa proporzione di potere tra i soci, quindi
un’operazione contabile.
Si vuole che chi decide di convertire l’obbligazione in azione debba detenere una quota di
partecipazione percentuale maggiore o minore di quella che gli era stata offerta al momento
dell’emissione del prestito convertibile.

Riduzione del capitale (si restituiscono i conferimenti ai soci), fusione con altre società,
scissione della società da un’altra, modificazioni dell’atto costitutivo che concernono la
distribuzione degli utili: La società non può effettuare queste modifiche fino al momento in
cui non scade il termine fissato per la conversione oppure fino al momento in cui la società
decide di consentire agli obbligazionisti convertibili una conversione anticipata.
Questo perché solo nel momento in cui l’obbligazionista è diventato azionista può esercitare
il diritto di voto e incidere sulle decisioni. Se l’obbligazionista non ha ancora convertito il titolo
e la società riduce il capitale egli non riceverà la sua quota, in caso di scissione o fusione
varia il rapporto di cambio.

Riduzione volontaria del capitale sociale, modificazione delle disposizioni dello statuto.
Art.2420 bis, obbligazioni convertibili in azioni, comma 4: Fino a quando non siano
scaduti i termini fissati per la conversione, la società non può deliberare né la riduzione
volontaria del capitale sociale, né la modificazione delle disposizioni dello statuto
concernenti la ripartizione degli utili, salvo che ai possessori di obbligazioni convertibili sia
stata data la facoltà, mediante avviso depositato presso l'ufficio del registro delle imprese
almeno novanta giorni prima della convocazione dell'assemblea, di esercitare il diritto di
conversione nel termine di trenta giorni dalla pubblicazione.
STRUMENTI FINANZIARI PARTECIPATIVI
Indicano tutti i mezzi attraverso cui la società si procura dei finanziamenti o altre utilità
riconoscendo a coloro che eseguono l’apporto, soci o terzi, diritti patrimoniali, ma anche, se
previsto, amministrativi.
Art.2346, emissione delle azioni, comma 6: Resta salva la possibilità che la società, a
seguito dell'apporto da parte dei soci o di terzi anche di opera o servizi, emetta strumenti
finanziari forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto
nell'assemblea generale degli azionisti. In tal caso lo statuto ne disciplina le modalità e
condizioni di emissione, i diritti che conferiscono, le sanzioni in caso di inadempimento delle
prestazioni e, se ammessa, la legge di circolazione.
I detentori di tali strumenti potrebbero incidere sulla vita sociale più di altri soci. Questi
strumenti possono dare diritti patrimoniali.

Art.2351, diritto di voto, comma 5: Gli strumenti finanziari possono essere dotati del diritto
di voto su argomenti specificamente indicati e in particolare può essere ad essi riservata,
secondo modalità stabilite dallo statuto, la nomina di un componente indipendente del
consiglio di amministrazione o del consiglio di sorveglianza o di un sindaco. Alle persone
così nominate si applicano le medesime norme previste per gli altri componenti dell'organo
cui partecipano.

LIMITI AL RISCHIO D’IMPRESA


Per limitare il rischio d’impresa la società potrebbe creare un’altra società con un proprio
patrimonio separato alla quale affidare lo svolgimento di uno specifico affare.
La società resta unica, ma al suo interno viene individuato un patrimonio che risponderà
solamente delle obbligazioni che derivano da quell’affare. Il limite che il legislatore pone è
quello di un valore minimo del 10% del patrimonio netto della società.
Questo sistema però non presenta una grossa applicazione pratica, anche se rispetto alla
creazione di un’altra società questo metodo permette un risparmio dei costi, evita la
moltiplicazione formale dei soggetti e raggiunge risultati analoghi al metodo tradizionale

STRUTTURA ORGANIZZATIVA DELLE SPA


La legge stabilisce delle norme inderogabili su come devono essere suddivise le
competenze e attribuzioni all’interno di una SPA. La società per azioni è obbligata ad avere
una struttura organizzativa complessa ed è formata da 3 organi e ci sono dei sistemi inseriti,
che sono quello dualistico, di origine germanica e quello monistico, di origine
anglosassone.
Il sistema più diffuso è quello monistico perchè facilità i rapporti con le società estere.
I tre modelli hanno tutti organi diversi, con funzioni diverse.
● Sistema tradizionale: Prevede un’assemblea, che è l’organo amministrativo della
compagine sociale, un consiglio di amministrazione, organo amministrativo che si
occupa della gestione e di un organo di controllo, rappresentato dal sindaco unico e
dal collegio sindacale.
● Sistema dualistico: Prevede un’assemblea, un organo di gestione che si chiama
consiglio di gestione e un organo di sorveglianza chiamato consiglio di sorveglianza.
● Sistema monistico: Prevede un’assemblea, il consiglio di amministrazione e al suo
interno un comitato per il controllo sulla gestione. Si chiama monistico perché
l’organo di controllo si trova all’interno di quello di amministrazione.
Oltre ai tipi di organi cambiano anche le loro funzioni ma qualunque sistema si applichi, in
ognuno di essi vige il principio della ripetizione fissa (inderogabile) delle competenze:
per cui i singoli organi avranno competenze specifiche che non potranno essere sottratte o
delegate:
● La gestione delle imprese spetta esclusivamente agli amministratori, i quali
compiono le operazioni necessarie per l’attuazione dell’oggetto sociale.
● Le decisioni organizzative, come la nomina delle cariche sociali, l’approvazione del
bilancio, la destinazione degli utili, sono affidate all’assemblea dei soci, perché sono i
soci ad essere destinatari ultimi dei risultati dell’attività sociale.
● Figura autonoma di controllo sulla legalità, correttezza della gestione
imprenditoriale e adeguatezza dell’assetto aziendale è affiata al collegio sindacale,
l’ordine di controllo appunto
● Funzione di controllo sui bilanci e le scritture contabili sono affidate al revisore o
ad una società di revisione

ASSEMBLEA DEI SOCI


Gli articoli che la disciplinano sono il 2363 e seguenti.
È l’unico organo ad essere presente con stessa denominazione e stesse regole di
funzionamento in tutti e tre i sistemi di organizzazione
L’assemblea rappresenta la collettività dei soci che mediante apposito procedimento,
formalizzato per legge, esprimono la loro opinione e decidono sulle materie che la legge
rimette alla loro competenza. È un organo collegiale non elettivo che segue il principio
maggioritario quindi per prendervi parte è sufficiente e necessario aver effettuato un
investimento in azioni che assegnino il diritto di intervenire e votare nell’assemblea ordinaria.

Art.2377, annullabilità delle deliberazioni, comma 1: Le deliberazioni dell'assemblea,


prese in conformità della legge e dell'atto sostitutivo, vincolano tutti i soci, ancorché non
intervenuti o dissenzienti.
A seconda dell’oggetto su cui l’assemblea si occupa si distingue tra assemblea ordinaria o
straordinaria, che non sono due organi distinti ma a seconda del tipo dell’assemblea si
applicheranno regole diverse in relazione ai quorum costitutivi e deliberativi.

Art.2364, assemblea ordinaria prive di consiglio di sorveglianza, comma 1: Nelle


società prive di consiglio di sorveglianza, l'assemblea ordinaria:
● Approva il bilancio;
● Nomina e revoca gli amministratori; nomina i sindaci e il presidente del collegio
sindacale e, quando previsto, il soggetto incaricato di effettuare la revisione legale
dei conti;
● Determina il compenso degli amministratori e dei sindaci, se non è stabilito dallo
statuto;
● Delibera sulla responsabilità degli amministratori e dei sindaci;
● Delibera sugli altri oggetti attribuiti dalla legge alla competenza dell'assemblea,
nonché sulle autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il compimento di
atti degli amministratori, ferma in ogni caso la responsabilità di questi per gli atti
compiuti;
● Approva l'eventuale regolamento dei lavori assembleari.
Art.2365, assemblea straordinaria, comma 1: L'assemblea straordinaria delibera sulle
modificazioni dello statuto, sulla nomina, sulla sostituzione e sui poteri dei liquidatori e su
ogni altra materia espressamente attribuita dalla legge alla sua competenza.

Essa ha dei quorum e sono:


● Quorum costitutivo (almeno il 60% dei soci): percentuale del capitale sociale che
deve essere rappresentata in assemblea affinché un’assemblea sia costituita.
● Quorum deliberativo (il 40 e il 50% dei soci): percentuale del capitale sociale che
deve esprimersi a favore di una determinata delibera per consentirne l’approvazione.
È possibile che i soci affidino agli amministratori alcune delle funzioni dell’assemblea. Le
materie che possono essere delegate agli amministratori sono:
● Aumento del capitale a pagamento,
● Emissione di obbligazioni convertibili,
● Alcune tipologie di fusione, in particolare fusione di società interamente posseduta e
di società posseduta al 90% (la società madre),
● Istituzione o soppressione di sedi secondarie della società,
● Indicazione degli amministratori che hanno la rappresentanza della società,
● Riduzione del capitale nel caso in cui uno e più soci decidano di recedere,
● Adeguamento dello statuto a nuove disposizioni normative.

LEZIONE 12
CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA
L’assemblea viene convocata dall’organo amministrativo tutte le volte che lo ritiene
opportuno. In alcuni casi però la convocazione è obbligatoria.
Art.2364, assemblea ordinaria prive di consiglio di sorveglianza, comma 2:
L'assemblea ordinaria deve essere convocata almeno una volta l'anno, entro il termine
stabilito dallo statuto e comunque non superiore a 120 giorni dalla chiusura dell'esercizio
sociale. Lo statuto può prevedere un maggior termine, comunque non superiore a 180
giorni, nel caso di società tenute alla redazione del bilancio consolidato e quando lo
richiedono particolari esigenze relative alla struttura ed all'oggetto della società.

Art.2367, convocazione su richiesta di soci:


● Gli amministratori o il consiglio di gestione devono convocare senza ritardo
l'assemblea, quando ne è fatta domanda da tanti soci che rappresentino almeno 1/20
del capitale sociale nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio
e 1/10 del capitale sociale nelle altre o la minore percentuale prevista nello statuto,
e nella domanda sono indicati gli argomenti da trattare.
● La convocazione su richiesta di soci non è ammessa per argomenti sui quali
l'assemblea delibera, a norma di legge, su proposta degli amministratori o sulla base
di un progetto o di una relazione da essi predisposta.

Art.2366, formalità per la convocazione:


● L'assemblea è convocata dall'amministratore unico, dal consiglio di amministrazione
o dal consiglio di gestione mediante avviso contenente l'indicazione del giorno,
dell'ora e del luogo dell'adunanza e l'elenco delle materie da trattare. Così da sapere
quali sono gli argomenti in modo tale di arrivare preparato sulla discussione e poter
esercitare il diritto di voto in maniera consapevole
● L'avviso deve essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica o in
almeno un quotidiano indicato nello statuto almeno quindici giorni prima di quello
fissato per l'assemblea. Se i quotidiani indicati nello statuto hanno cessato le
pubblicazioni, l'avviso deve essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
● Lo statuto delle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio può,
in deroga al comma precedente, consentire la convocazione mediante avviso
comunicato ai soci con mezzi che garantiscano la prova dell'avvenuto ricevimento
almeno otto giorni prima dell'assemblea.
● In mancanza delle formalità previste per la convocazione, l'assemblea si reputa
regolarmente costituita, quando è rappresentato l'intero capitale sociale e partecipa
all'assemblea la maggioranza dei componenti degli organi amministrativi e di
controllo.

Per quanto riguarda la legittimazione ad intervenire in assemblea e quali modalità seguire:


Art.2370, diritto d’intervento all’assemblea ad esercizio del voto, comma 1: possono
intervenire all’assemblea gli azionisti cui spetta il diritto di voto.
Ma vi è un problema legato al momento in cui deve sussistere la titolarità del diritto di voto,
momento che cambia a seconda che si parli di società chiuse o aperte:
● Per le società chiuse il diritto di voto deve sussistere nel giorno dell’adunanza ed è
possibile che, per evitare manovre speculative o cambi di maggioranza a sorpresa, lo
statuto stabilisca un obbligo di deposito presso la sede sociale o un divieto di
alienazione delle azioni nei giorni immediatamente precedenti l’assemblea, per
conoscere gli equilibri interni della società.
● Per le società aperte invece vale la regola della data di registrazione, in base alla
quale sono legittimati a votare in assemblea quei soggetti che risultano soci nella
data di registrazione che avviene sette giorni prima dell’assemblea, quindi i soggetti
che in quel momento possedevano azioni con diritto di voto.

Art.2370, diritto d’intervento all’assemblea ad esercizio del voto, comma 4: Lo statuto


può consentire l'intervento all'assemblea mediante mezzi di telecomunicazione ovvero
l'espressione del voto per corrispondenza o in via elettronica. Chi esprime il voto per
corrispondenza o in via elettronica si considera intervenuto all'assemblea.

Art.2372, rappresentanza nell’assemblea:


● Coloro ai quali spetta il diritto di voto possono farsi rappresentare nell'assemblea
salvo che, nelle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e
nelle società cooperative, lo statuto disponga diversamente. La rappresentanza deve
essere conferita per iscritto e i documenti relativi devono essere conservati dalla
società.
● Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio la rappresentanza
può essere conferita solo per singole assemblee, con effetto anche per le successive
convocazioni, salvo che si tratti di procura generale o di procura conferita da una
società, associazione, fondazione o altro ente collettivo o istituzione ad un proprio
dipendente.
● La delega non può essere rilasciata con il nome del rappresentante in bianco ed è
sempre revocabile nonostante ogni patto contrario. Il rappresentante può farsi
sostituire solo da chi sia espressamente indicato nella delega.
● La rappresentanza non può essere conferita né ai membri degli organi
amministrativi o di controllo o ai dipendenti della società, né alle società da essa
controllate o ai membri degli organi amministrativi o di controllo o ai dipendenti di
queste.
● La stessa persona non può rappresentare in assemblea più di venti soci o, se si
tratta di società previste nel secondo comma di questo articolo, più di cinquanta soci
se la società ha capitale non superiore a cinque milioni di euro, più di cento soci se la
società ha capitale superiore a cinque milioni di euro e non superiore a venticinque
milioni di euro, e più di duecento soci se la società ha capitale superiore a
venticinque milioni di euro.

Esistono tutti questi limiti alla rappresentanza perché il legislatore è consapevole che
l’istituto della rappresentanza si presta ad abusi e per evitare queste concentrazioni di
potere il legislatore pone quindi i limiti, superiori per le società aperte e più limitate per quelle
chiuse.

Art.2377, annullabilità delle deliberazioni, comma 1: Le deliberazioni dell'assemblea,


prese in conformità della legge e dell'atto sostitutivo, vincolano tutti i soci, ancorché non
intervenuti o dissenzienti.
Quindi le deliberazioni assembleari validamente assunte sono quelle che conseguono il voto
favorevole della maggioranza prevista dalla legge o dallo statuto. Queste delibere in base al
principio di maggioranza vincolano tutti i soci anche se assenti o dissenzienti. La legge cerca
di stabilire con la fissazione dei quorum un bilanciamento fra pesi contrapposti, cioè da una
parte vuole agevolare la capacità decisionale dell’assemblea e dall’altra parte c’è l’esigenza
di garantire un ruolo alle minoranze nella formazione della volontà sociale in quanto si tratta
di delibere che vincolano tutti.

Ma se i soci mostrano disinteresse a quell’argomento vengono chieste delle convocazioni


successive in cui il quorum sarà sempre minore.
Art.2368, costituzione dell’assemblea e validità delle deliberazioni: L'assemblea
ordinaria è regolarmente costituita quanto è rappresentata almeno la metà del capitale
sociale, escluse dal computo le azioni prive del diritto di voto nell'assemblea medesima.
Essa delibera a maggioranza assoluta, salvo che lo statuto richieda una maggioranza più
elevata. Per la nomina alle cariche sociali lo statuto può stabilire norme particolari.

Art.2368, costituzione dell’assemblea e validità delle deliberazioni, comma 3: Salvo


diversa disposizione di legge le azioni per le quali non può essere esercitato il diritto di voto
sono computate ai fini della regolare costituzione dell'assemblea. Le medesime azioni e
quelle per le quali il diritto di voto non è stato esercitato a seguito della dichiarazione del
soggetto al quale spetta il diritto di voto di astenersi per conflitto di interessi non sono
computate ai fini del calcolo della maggioranza e della quota di capitale richiesta per
l'approvazione della deliberazione.
LEZIONE 13
L’assemblea ordinaria in prima convocazione si considera regolarmente costituita e si
considera il quorum costitutivo, quando Il numero di azioni che deve esserci è del 50%+1
con diritto di voto su quella materia. Il quorum deliberativo è la metà+1 dei soci che hanno
preso parte alla votazione (maggioranza assoluta). Per assumere queste decisioni deve
esserci quindi il 25%+1 del capitale sociale. È possibile che lo statuto preveda delle
maggioranze diverse, è però possibile per tutte le delibere tranne per quelle vitali per
l’operatività della società

Per le decisioni che riguardano invece l’assemblea straordinaria bisogna distinguere tra
società chiuse e aperte: per le società che non fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio è prevista in prima convocazione solo un quorum deliberativo. Il legislatore prevede
anche il quorum necessario per la seconda convocazione che avviene quando non è stato
soddisfatto il quorum nella prima, in cui quindi non si è riusciti a votare per una delibera (in
prima assemblea non era rappresentata la percentuale di capitale richiesta).

Art.2369, seconda convocazione e convocazioni successive:


● In seconda convocazione l'assemblea ordinaria delibera sugli oggetti che
avrebbero dovuto essere trattati nella prima, qualunque sia la parte di capitale
rappresentata, e l'assemblea straordinaria è regolarmente costituita con la
partecipazione di oltre un terzo del capitale sociale e delibera con il voto favorevole
di almeno i due terzi del capitale rappresentato in assemblea.
● Lo statuto può richiedere maggioranze più elevate, tranne che per l'approvazione del
bilancio e per la nomina e la revoca delle cariche sociali
● Nelle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio è necessario,
anche in seconda convocazione, il voto favorevole di più di un terzo del capitale
sociale per le deliberazioni concernenti il cambiamento dell'oggetto sociale, la
trasformazione della società e per alcuni casi si richiede un quorum più elevato,
anche in seconda convocazione si richiede il voto favorevole di più di 1/3 del
capitale sociale, quorum deliberativo

Quindi occorre procedere a una seconda convocazione, dove il quorum costitutivo sarà
quello di più di 1/3 del capitale sociale, mentre il quorum deliberativo sarà di almeno i 2/3 del
capitale rappresentato in assemblea, ovvero quello che è andato a votare.

Art.2371, presidenza dell’assemblea: L’assemblea è presieduta dalla persona indicata


nello statuto o, in mancanza, da quella eletta con il voto della maggioranza dei presenti. Il
presidente è assistito da un segretario designato nello stesso modo. Il presidente
dell’assemblea verifica la regolarità della costituzione, accerta l’identità e la legittimazione
dei presenti, regola il suo svolgimento ed accerta i risultati delle votazioni, degli esiti di tali
accertamenti deve essere dato conto nel verbale.

Art.2374, rinvio dell’assemblea: I soci intervenuti che riuniscono un terzo del capitale
rappresentato nell’assemblea, se dichiarano di non essere sufficientemente informati sugli
oggetti posti in deliberazione, possono chiedere che l’assemblea sia rinviata a non oltre
cinque giorni.
Al momento della votazione, ogni società può scegliere le modalità da eseguire, perché il
codice civile non afferma nulla a riguardo, la modalità è quindi libera. L’unica limitazione
imposta dalla legge è il divieto di voto segreto.
è importante saperlo perché il voto contrario legittima il recesso del socio. È necessario che
vi sia poi una verbalizzazione, deve essere sottoscritto dal presidente quindi il documento
che testimoni quali delibere sono state assunte e quali no, garantendo un certa regolarità.

I soci possono accordarsi sul modo in cui eserciteranno il diritto di voto, per cui i patti si
chiameranno sindacati di voto e sono i patti più forti e anche più pericolosi perché creano
un vincolo sul diritto di voto. Sono anche diffusi degli accordi che prevedono l’obbligo di
scambiarsi in via preventiva delle opinioni in merito alla delibera che si dovrà andare a
votare: questi si chiamano patti di consultazione. Poi sono anche presenti dei patti con cui
alcuni o tutti i soci limitano o vietano in maniera temporanea il trasferimento delle loro azioni:
sindacati di blocco. Questi sono i vantaggi, ma questi patti presentano anche dei pericoli:
un sindacato di voto determina una cristallizzazione degli assetti di potere.
L’assemblea dovrebbe essere un luogo di confronto dei soci, col patto parasociale vengono
invece decise prima le sorti dell’assemblea infatti arrivano già con loro voto, perché la loro
volontà si forma prima non in assemblea (il voto è possibile cambiarlo in fase di votazione,
ma se arreca danni, il socio deve pagare).

Art.2341 bis, patti parasociali:


● I patti, in qualunque forma stipulati, che al fine di stabilizzare gli assetti proprietari o il
governo della società:
○ pongono limiti al trasferimento delle relative azioni o delle partecipazioni in
società che le controllano;
○ hanno per oggetto o per effetto l'esercizio anche congiunto di un'influenza
dominante su tali società (2), non possono avere durata superiore a cinque
anni e si intendono stipulati per questa durata anche se le parti hanno
previsto un termine maggiore; i patti sono rinnovabili alla scadenza.
● Qualora il patto non preveda un termine di durata, ciascun contraente ha diritto di
recedere con un preavviso di centottanta giorni.
● Le disposizioni di questo articolo non si applicano ai patti strumentali ad accordi di
collaborazione nella produzione o nello scambio di beni o servizi e relativi a società
interamente possedute dai partecipanti all'accordo.

Art,2341 ter, pubblicità dei patti parasociali:


● Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio i patti parasociali
devono essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di ogni assemblea. La
dichiarazione deve essere trascritta nel verbale e questo deve essere depositato
presso l'ufficio del registro delle imprese.
● In caso di mancanza della dichiarazione prevista dal comma precedente i possessori
delle azioni cui si riferisce il patto parasociale non possono esercitare il diritto di voto
e le deliberazioni assembleari adottate con il loro voto determinante sono impugnabili
a norma dell'articolo 2377.

L’invalidità delle delibere assembleari può derivare da:


● Violazione di norme che disciplinano il procedimento assembleare
● Vizi che riguardano il contenuto della delibera
LEZIONE 14
Art.2377, annullabilità delle deliberazioni, comma 2: Le deliberazioni che non sono prese
in conformità della legge o dello statuto possono essere impugnate dai soci assenti,
dissenzienti od astenuti, dagli amministratori, dal consiglio di sorveglianza e dal collegio
sindacale.
L’annullabilità colpisce tutte le delibere non conformi. La legittimazione ad impugnare non
compete mai ai soci che hanno votato a favore della delibera e ai soci che detengono azioni
senza il diritto di voto o solo su argomenti differenti a quello della delibera in oggetto. La
legittimazione è attribuita ad amministratori, sindaci e soci assenti, dissenzienti o astenuti.
In casi specifici l’autorizzazione all’impugnazione è data anche ad autorità di vigilanza del
singolo settore. La disciplina da una parte vuole garantire la correttezza del procedimento
assembleare ma dall’altra vuole evitare impugnazioni pretestuose da parte dei soci
disturbatori.

Art.2377, annullabilità delle deliberazioni, comma 3: L'impugnazione può essere


proposta dai soci quando possiedono tante azioni aventi diritto di voto con riferimento alla
deliberazione che rappresentino, anche congiuntamente, l'uno per mille del capitale sociale
nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e il cinque per cento nelle
altre; lo statuto può ridurre o escludere questo requisito. Per l'impugnazione delle
deliberazioni delle assemblee speciali queste percentuali sono riferite al capitale
rappresentato dalle azioni della categoria.

Art.2377, annullabilità delle deliberazioni comma 4: I soci che non rappresentano la parte
di capitale indicata nel comma precedente e quelli che, in quanto privi di voto, non sono
legittimati a proporre l'impugnativa hanno diritto al risarcimento del danno loro cagionato
dalla non conformità della deliberazione alla legge o allo statuto.
Se la società non deroga questa disposizione (limite massimo), il legislatore ha stabilito che i
soci che non raggiungono la percentuale di capitale necessaria per esercitare l’impugnativa
e quelli che sono privi del diritto di voto in quella materia, hanno diritto al risarcimento del
danno che gli è stato cagionato dalla non conformità della delibera alla legge o allo statuto.

Art.2377, annullabilità delle deliberazioni comma 5: La deliberazione non può essere


annullata:
● Per la partecipazione all'assemblea di persone non legittimate, salvo che tale
partecipazione sia stata determinante ai fini della regolare costituzione
dell'assemblea a norma degli articoli 2368 e 2369;
● Per l'invalidità di singoli voti o per il loro errato conteggio, salvo che il voto invalido o
l'errore di conteggio siano stati determinanti ai fini del raggiungimento della
maggioranza richiesta;
● Per l'incompletezza o l'inesattezza del verbale, salvo che impediscano
l'accertamento del contenuto, degli effetti e della validità della deliberazione.
Art.2377, annullabilità delle deliberazioni:
● L'impugnazione o la domanda di risarcimento del danno sono proposte nel
termine di 90 giorni dalla data della deliberazione, ovvero, se questa è soggetta
ad iscrizione nel registro delle imprese, entro novanta giorni dall'iscrizione o, se è
soggetta solo a deposito presso l'ufficio del registro delle imprese, entro novanta
giorni dalla data di questo. L’azione di annullabilità ha come conseguenza che
l’efficacia della delibera sarà sospesa e la società si troverà in una situazione di
incertezza che dovrà durare il meno possibile.
● L'annullamento della deliberazione ha effetto rispetto a tutti i soci ed obbliga gli
amministratori, il consiglio di sorveglianza e il consiglio di gestione a prendere i
conseguenti provvedimenti sotto la propria responsabilità. In ogni caso sono salvi i
diritti acquistati in buona fede dai terzi in base ad atti compiuti in esecuzione della
deliberazione.
● L'annullamento della deliberazione non può aver luogo, se la deliberazione
impugnata è sostituita con altra presa in conformità della legge e dello statuto. In tal
caso il giudice provvede sulle spese di lite, ponendole di norma a carico della
società, e sul risarcimento dell'eventuale danno.
● Restano salvi i diritti acquisiti dai terzi sulla base della deliberazione sostituita.

Per quanto riguarda invece la nullità delle deliberazioni, l’azione di nullità ha carattere
residuale, quello che si applica solo alle ipotesi espressamente indicate.
Art.2379, nullità delle deliberazioni:
● Nei casi di mancata convocazione dell'assemblea, di mancanza del verbale e di
impossibilità o illiceità dell'oggetto la deliberazione può essere impugnata da
chiunque vi abbia interesse entro tre anni dalla sua iscrizione o deposito nel registro
delle imprese, se la deliberazione vi è soggetta, o dalla trascrizione nel libro delle
adunanze dell'assemblea, se la deliberazione non è soggetta né a iscrizione né a
deposito. Possono essere impugnate senza limiti di tempo le deliberazioni che
modificano l'oggetto sociale prevedendo attività illecite o impossibili.
● Nei casi e nei termini previsti dal precedente comma l’invalidità può essere rilevata
d’ufficio dal giudice.

La regola rispetto all’art.1418: Sono nulle quelle delibere che sono state assunte senza una
regolare costituzione dell’assemblea, mancata convocazione dell’assemblea (i soci non
sono stati avvisati e si sono riuniti solamente quelli che volevano produrre un effetto), per
questa ipotesi la legge dice che deve esserci stata una mancata convocazione
dell’assemblea e non un vizio nella convocazione.

Art.2379, nullità delle deliberazioni, comma 3: Ai fini di quanto previsto dal primo comma
la convocazione non si considera mancante nel caso d'irregolarità dell'avviso, se questo
proviene da un componente dell'organo di amministrazione o di controllo della società ed è
idoneo a consentire a coloro che hanno diritto di intervenire di essere preventivamente
avvertiti della convocazione e della data dell'assemblea. Il verbale non si considera
mancante se contiene la data della deliberazione e il suo oggetto ed è sottoscritto dal
presidente dell'assemblea, o dal presidente del consiglio d'amministrazione o del consiglio di
sorveglianza e dal segretario o dal notaio.
Art.2379 bis, sanatoria della nullità, comma 1: L'impugnazione della deliberazione
invalida per mancata convocazione non può essere esercitata da chi anche
successivamente abbia dichiarato il suo assenso allo svolgimento dell'assemblea.

Art.2379 ter, invalidità delle deliberazioni di aumento o di riduzione del capitale e della
emissione di obbligazioni:
● Nei casi previsti dall'articolo 2379 l'impugnativa dell'aumento di capitale, della
riduzione del capitale ai sensi dell'articolo 2445 o della emissione di obbligazioni non
può essere proposta dopo che siano trascorsi centottanta giorni dall'iscrizione della
deliberazione nel registro delle imprese o, nel caso di mancata convocazione,
novanta giorni dall'approvazione del bilancio dell'esercizio nel corso del quale la
deliberazione è stata anche parzialmente eseguita.
● Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio l'invalidità della
deliberazione di aumento del capitale non può essere pronunciata dopo che a norma
dell'articolo 2444 sia stata iscritta nel registro delle imprese l'attestazione che
l'aumento è stato anche parzialmente eseguito; l'invalidità della deliberazione di
riduzione del capitale ai sensi dell'articolo 2445 o della deliberazione di emissione
delle obbligazioni non può essere pronunciata dopo che la deliberazione sia stata
anche parzialmente eseguita.

Se però i soci che non erano presenti alla delibera hanno approvato il bilancio e, in
quell’esercizio la delibera è stata eseguita, hanno indirettamente approvato tale delibera
perché approvando il bilancio vengono a conoscenza della delibera e accettano gli effetti
che la delibera ha avuto. Per questa ragione trascorsi i 90 giorni dall’approvazione del
bilancio non potrà più essere sollevata nessuna impugnativa su tale delibera.

Regime più severo è stabilito per le SPA che ricorrono al capitale di rischio (aperte). Per
queste società anche se non sono trascorsi i termini indicati, la nullità della delibera di
aumento del capitale non potrà più essere pronunciata dal momento in cui sia stata inscritta
nel registro delle imprese l’attestazione che l’aumento del capitale è stato anche solo
parzialmente eseguito. Qui è sufficiente l’iscrizione al registro delle imprese
dell’aumento per rendere la delibera non impugnabile. Per le delibere sulla riduzione
reale del capitale e l’emissione di obbligazioni un’avvenuta esecuzione anche parziale della
delibera preclude la pronuncia di nullità, anche senza il bisogno di iscrizione al registro delle
imprese
LEZIONE 15
Art.2434 bis, invalidità della deliberazione di approvazione del bilancio, comma 1: Le
azioni previste dagli articoli 2377 e 2379 non possono essere proposte nei confronti delle
deliberazioni di approvazione del bilancio dopo che è avvenuta l'approvazione del bilancio
dell'esercizio successivo.

Art.2373, conflitto di interessi:


● La deliberazione approvata con il voto determinante di coloro che abbiano, per conto
proprio o di terzi, un interesse in conflitto con quello della società è impugnabile a
norma dell'articolo 2377 qualora possa recarle danno.
● Gli amministratori non possono votare nelle deliberazioni riguardanti la loro
responsabilità. I componenti del consiglio di gestione non possono votare nelle
deliberazioni riguardanti la nomina, la revoca o la responsabilità dei consiglieri di
sorveglianza.
È annullabile quella delibera assembleare assunta con voto determinante di coloro che
hanno interessi in conflitto, per essere annullata è necessario il danno potenziale per la
società. Il socio che ha conflitto di interessi non deve astenersi, ma può votare e la delibera
che è stata approvata con il voto del socio in conflitto di interessi non è nulla. Non è detto
che il socio normalmente quando vota una delibera agisca a danno della società, ma
contrattare con un socio potrebbe favorire la società. Questo perché il socio ha interesse a
che la società vada bene, tra socio e società non ci sono asimmetrie informative. Diverso è il
caso in cui un socio vanti un interesse extra sociale e che non venga in considerazione
l’interesse della società. Il socio, in tal caso, agisce per danneggiare gli altri soci. Si parla in
questi casi di abuso di maggioranza o minoranza.
● Abuso di maggioranza: la società non risente di un danno ma lo risentono le
minoranze. Il comportamento è sanzionato perché si ritiene in contrasto con il
principio generale di buona fede e correttezza nell’esecuzione del contratto. Viene
dichiarata la nullità per la delibera con voto determinate dei soci che hanno votato
con l’interesse dell’esclusione dei soci di minoranza.
● Abuso di minoranza: In questi casi la sanzione non è l’annullamento della delibera
ma per sanzionare tali comportamenti sono previsti rimedi risarcitori al socio che sta
al comando del gruppo di minoranza che ha votato violando il principio di buona fede
oppure si ha l’annullamento del voto contrario per le delibere non assunte a causa di
tale voto contrario.

ORGANO AMMINISTRATIVO
Nel sistema tradizionale è l’assemblea che nomina entrambi gli organi (CDA e collegio
sindacale), è un sistema residuale in quanto è quello che viene adottato se il contratto non
specifica nulla. Ci sono poi sistema dualistico (assemblea nomina Consiglio di
sorveglianza che a sua volta nomina il consiglio di gestione) e monistico (assemblea
nomina CDA che voterà comitato di controllo sulla gestione).

Analizziamo l’organo di gestione del sistema tradizionale:


● SPA chiuse: è possibile la previsione sia di un amministratore unico, sia di
nominare un organo collegiale e quindi il consiglio di amministrazione (CDA). Se si
sceglie di nominare più amministratori è inderogabile l’adozione dell’organo
collegiale (amministrazione pluripersonale).
● SPA aperte: non è possibile scegliere l’amministratore unico ma sarà necessario
scegliere un tipo di amministrazione pluripersonale. Questo perché all’interno
dell’organo delle SPA quotate devono essere presenti alcuni amministratori con
requisiti particolari e il numero può essere scelto in base alle esigenza

Art.2380 bis, amministrazione della società:


● La gestione dell'impresa si svolge nel rispetto della disposizione di cui all'articolo
2086, secondo comma, e spetta esclusivamente agli amministratori, i quali compiono
le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale.
● Quando l'amministrazione è affidata a più persone, queste costituiscono il consiglio
di amministrazione.

Materie e argomenti sui quali loro decidono:


● Deliberano su tutte le materie attinenti alla gestione della società che non siano
riservati dalla legge all’assemblea (competenza residuale).
● Hanno la rappresentanza della società, cioè sono titolati a manifestare all’esterno la
volontà della società e il potere di porre in essere atti giuridici in cui si concretizza
tale attività.
● Danno impulso all’assemblea, la convocano e fissano l’ordine del giorno.
● Danno attuazione alle delibere assembleari, hanno il potere e il dovere di
impugnare le delibere assembleari che violino la legge, lo statuto o l’atto costitutivo.
● Curano la tenuta dei libri contabili, curano la contabilità.
● Sono tenuti ad agire per prevenire il compimento di atti dannosi.
● Sono tenuti ad adottare in maniera efficacie i modelli di organizzazione e gestione
idonei a prevenire la commissione di reati dai quali potrebbe derivare la
responsabilità amministrativa delle società.
Si tratta di poteri inderogabili degli amministratori, l’autonomia privata non può privare gli
amministratori di tali poteri perché costituiscono espressione del principio di divisione dei
poteri di quel sistema corporativo, sistema e principio che assicura e costituisce
contrappeso rispetto alla irresponsabilità dei soci per le obbligazioni sociali.

Art.2364, assemblea ordinaria nelle società prive di consiglio di sorveglianza e dice


che può prevedere che lo statuto deleghi all’assemblea il compimento di alcuni compiti degli
amministratori, fermo restando la loro responsabilità in merito a tali atti in quanto
l’assemblea è libera da ogni colpa e organo irresponsabile. Questa autorizzazione
dell’assemblea non pregiudica in nessun modo la responsabilità degli amministratori per gli
atti compiuti. L’autorizzazione toglie solamente un limite.

Art.2380 bis, amministrazione della società, comma 1: La gestione dell'impresa si svolge


nel rispetto della disposizione di cui all'articolo 2086, secondo comma, e spetta
esclusivamente agli amministratori, i quali compiono le operazioni necessarie per
l'attuazione dell'oggetto sociale.
La competenza degli amministratori per la gestione è generale, e interessa tutti gli atti che
non sono riservati dalla legge all’assemblea. L’eventuale competenza gestoria dei soci
invece ha carattere limitato e specifico, attiene solamente a quelle materie che la legge
riserva all’assemblea. Gli amministratori non sono mai tenuti a rispettare le direttive dei soci,
gli amministratori una volta nominati esercitano dei poteri propri, in piena autonomia rispetto
ad essi.
LEZIONE 16
Passiamo adesso alla disciplina della nomina e revoca degli amministratori.
Art.2383, nomina e revoca degli amministratori, comma 1: La nomina degli
amministratori spetta all'assemblea, fatta eccezione per i primi amministratori, che sono
nominati nell'atto costitutivo, e salvo il disposto degli articoli 2351, 2449 e 2450.

Art.2351, diritto di voto, comma 5: Gli strumenti finanziari di cui agli articoli 2346, sesto
comma, e 2349, secondo comma, possono essere dotati del diritto di voto su argomenti
specificamente indicati e in particolare può essere ad essi riservata, secondo modalità
stabilite dallo statuto, la nomina di un componente indipendente del consiglio di
amministrazione o del consiglio di sorveglianza o di un sindaco. Alle persone così nominate
si applicano le medesime norme previste per gli altri componenti dell'organo cui partecipano.

Art.2449, azioni e strumenti finanziari a favore dei prestatori di lavoro, comma 1: Se lo


Stato o gli enti pubblici hanno partecipazioni in una società per azioni che non fa ricorso al
mercato del capitale di rischio, lo statuto può ad essi conferire la facoltà di nominare un
numero di amministratori e sindaci, ovvero componenti del consiglio di sorveglianza,
proporzionale alla partecipazione al capitale sociale.
Art.2368, costituzione dell’assemblea e validità delle deliberazioni, comma 1:
L'assemblea ordinaria è regolarmente costituita quanto è rappresentata almeno la metà del
capitale sociale, escluse dal computo le azioni prive del diritto di voto nell'assemblea
medesima. Essa delibera a maggioranza assoluta, salvo che lo statuto richieda una
maggioranza più elevata. Per la nomina alle cariche sociali lo statuto può stabilire norme
particolari.

È importante in questo contesto l’ultima parte del comma, secondo cui lo statuto può
stabilire norme particolari per la nomina delle cariche sociali da parte dell’assemblea.
Queste si riferiscono principalmente alla possibilità di prevedere il voto di lista, cioè si
stabiliscono delle modalità di votazione che assicurano anche a gruppi di minoranza la
possibilità di avere propri esponenti all’interno del consiglio di amministrazione.

Se è previsto il voto di lista verranno presentate più liste di candidati, ogni socio potrà votare
per una sola lista e i posti saranno poi assegnati nel CDA in proporzione ai voti riportati da
ciascuna lista nell’ordine di preferenza. Oppure una società può introdurre la regola delle
quote rosa, per cui le società sono obbligate a prevedere meccanismi di nomina del CDA
volte ad assicurare l’equilibrio tra i generi, prevedendo infatti che una certa percentuale
dell’organo amministrativo sia composto dal genere meno rappresentato, che solitamente è
quello femminile, per questo il nome quote rosa. Il genere meno rappresentato dovrà
ottenere per legge almeno 1/3 degli amministratori eletti.
La presenza di donne nella CDA favorisce l’assunzione di decisioni più consapevoli,
quindi questa norma potrebbe essere richiesta da una società per migliorare l’efficienza del
suo organo amministrativo.

Ci sono poi delle norme imperative: la legge stabilisce delle cause di incompatibilità e
ineleggibilità rispetto alla carica amministrativa. Abbiamo detto che gli amministratori
possono essere soci o meno, ma:
Art.2382, cause di ineleggibilità e di decadenza: Non può essere nominato
amministratore, e se nominato decade dal suo ufficio, l'interdetto, l'inabilitato, il fallito, o chi è
stato condannato ad una pena che importa l'interdizione, anche temporanea, dai pubblici
uffici o l'incapacità ad esercitare uffici direttivi.
Diverse dalle cause di ineleggibilità e quindi decadenza sono le cause di incompatibilità degli
amministratori. Mentre le prime impediscono al soggetto di diventare amministratore, di
assumere la carica e mantenerla, le seconde impongono semplicemente al soggetto eletto
un obbligo di scelta: l’interessato si trova costretto ad optare tra l’uno e l’altro ufficio perché
lo stesso soggetto non può coprire più cariche, ma non c’è invalidità della nomina.

Art.2383, nomina e revoca degli amministratori, comma 2: Gli amministratori non


possono essere nominati per un periodo superiore a tre esercizi, e scadono alla data
dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo all'ultimo esercizio della
loro carica.

Art.2383, nomina e revoca degli amministratori, comma 3: Gli amministratori sono


rieleggibili, salvo diversa disposizione dello statuto, e sono revocabili dall'assemblea in
qualunque tempo, anche se nominati nell'atto costitutivo, salvo il diritto dell'amministratore al
risarcimento dei danni, se la revoca avviene senza giusta causa.
È comunque possibile poi rinnovare la nomina alla scadenza, se si ritiene che
l’amministratore è stato abbastanza competente. Oppure i soci possono cambiare idea e
rimuovere l’amministratore prima della fine dei tre esercizi: questa revoca può essere
realizzata in qualunque tempo e liberamente, perché si ritiene che debba sussistere un
rapporto fiduciario tra i soci e gli amministratori.

Le cause di cessazione dall’ufficio di amministratore sono:


● La revoca dell’assemblea che deve essere liberamente esercitabile ma se però non
vi è una giusta causa dietro la revoca bisogna risarcire all’amministratore il danno
subito. Non è necessaria una giusta causa per revocare gli amministratori però
bisogna risarcirli se questa non esiste, ciò perché si ritiene che se il soggetto aveva
confidato in un incarico di tre anni e viene revocato dai soci prima della scadenza
perché vi è una causa non importante bisogna tutelare il suo affidamento.
● La rinuncia, le dimissioni volontarie dell’amministratore.
● Il sopraggiungere di una causa di decadenza.
● La morte del soggetto nominato.

Art.2385, cessazione degli amministratori, comma 1: L'amministratore che rinunzia


all'ufficio deve darne comunicazione scritta al consiglio d'amministrazione e al presidente del
collegio sindacale. La rinunzia ha effetto immediato, se rimane in carica la maggioranza del
consiglio di amministrazione, o, in caso contrario, dal momento in cui la maggioranza del
consiglio si è ricostituita in seguito all'accettazione dei nuovi amministratori.

Art.2385, cessazione degli amministratori, comma 2: La cessazione degli amministratori


per scadenza del termine ha effetto dal momento in cui il consiglio di amministrazione è
stato ricostituito.
Questo regime si chiama prorogatio. Se i nuovi non accettano i vecchi restano in carica.
Come funziona il procedimento di sostituzione degli amministratori:
Art.2386, sostituzione degli amministratori:
● Se nel corso dell'esercizio vengono a mancare uno o più amministratori, gli altri
provvedono a sostituirli con deliberazione approvata dal collegio sindacale, purché la
maggioranza sia sempre costituita da amministratori nominati dall'assemblea.
● Se viene meno la maggioranza degli amministratori nominati dall'assemblea,
quelli rimasti devono convocare l'assemblea per provveda alla sostituzione dei
mancanti.
● Se particolari disposizioni dello statuto prevedono che a seguito della cessazione di
taluni amministratori cessi l'intero consiglio, l'assemblea per la nomina del nuovo
consiglio è convocata d'urgenza dagli amministratori rimasti in carica
● Se vengono a cessare l'amministratore unico o tutti gli amministratori,
l'assemblea per la nomina deve essere convocata d'urgenza dal collegio sindacale, il
quale può compiere nel frattempo gli atti di ordinaria amministrazione.

Quando non è possibile tenere in carica gli amministratori rimasti, l’articolo prevede una
disciplina particolare suddivisa in più ipotesi. Se è rimasta in carica più della metà degli
amministratori nominati dall’assemblea, i superstiti provvedono loro a nominare i sostituti:
mancano 2 amministratori su 7, i 5 rimasti ne nominano altri due tramite il processo di
cooptazione e questa delibera deve essere approvata dal collegio sindacale e consente agli
amministratori nominati di restare in carica sino all’assemblea successiva che potrà poi
confermarli o sostituirli.

Se invece viene a mancare la maggioranza degli amministratori nominati


dall’assemblea: non è possibile procedere alla cooptazione ed è necessario che i superstiti
convochino immediatamente l’assemblea affinché provveda alla nomina degli amministratori
mancanti.

La terza ipotesi si ha quando vengono a mancare tutti gli amministratori, in questo caso il
collegio sindacale deve nominare con urgenza l’assemblea per ricostituire l’organo
amministrativo.
La clausola simul stabunt, simul cadent che stabilisce che tutti gli amministratori o sono li
tutti insieme o cadono tutti insieme, quindi se viene a mancare un amministratore per
qualunque ragione decade l’intero consiglio e deve essere ricostituito per intero.

I compensi degli amministratori: L’incarico di amministratore è un incarico oneroso e il


legislatore si preoccupa di regolare molto bene l’aspetto legato al suo compenso.
Art.2389, compensi degli amministratori:
● I compensi spettanti ai membri del consiglio di amministrazione e del comitato
esecutivo sono stabiliti all'atto della nomina o dall'assemblea.
● Essi possono essere costituiti in tutto o in parte da partecipazioni agli utili o
dall'attribuzione del diritto di sottoscrivere a prezzo predeterminato azioni di futura
emissione.
● La rimunerazione degli amministratori investiti di particolari cariche in conformità
dello statuto è stabilita dal consiglio di amministrazione, sentito il parere del collegio
sindacale. Se lo statuto lo prevede, l'assemblea può determinare un importo
complessivo per la remunerazione di tutti gli amministratori, inclusi quelli investiti di
particolari cariche.
Il compenso ha spesso natura composita, comprende quindi una remunerazione fissa e
una variabile rapportata al raggiungimento di determinati obiettivi. Relativamente al
compenso variabile si ritiene che incentivi l’amministratore a gestire meglio la società in
quanto la sua remunerazione è calcolata in base all’andamento di questa. È anche possibile
che una parte del compenso dell’amministratore sia caratterizzato da utili della società
oppure che consista nel diritto di sottoscrivere a prezzo predeterminato azioni di futura
emissione della società, le famose stock options. Sono degli strumenti di allineamento.

Come funziona l’organo amministrativo? In una società chiusa si può avere o un


amministratore unico o una pluralità di amministratori. Se però si opta per la seconda
opzione bisogna costituire un consiglio di amministrazione, un organo collegiale che
delibera a maggioranza, sceglie al suo interno il presidente che si occuperà di garantire
l’operatività dell’organo:
Art.2381, presidente comitato esecutivo e amministratori delegati, comma 1: Salvo
diversa previsione dello statuto, il presidente convoca il consiglio di amministrazione, ne
fissa l'ordine del giorno, ne coordina i lavori e provvede affinché adeguate informazioni sulle
materie iscritte all'ordine del giorno vengano fornite a tutti i consiglieri.
È possibile da parte del consiglio di amministrazione attuare la delega nei confronti di un
organo delegato collegiale chiamato comitato esecutivo oppure di uno o più soggetti
individuali, ovvero gli amministratori delegati.
Nel caso di più amministratori delegati, ognuno di essi potrà agire in maniera disgiunta. La
delega viene attribuita dal consiglio agli amministratori delegati per facilitare l’assunzione
delle decisioni.

Art.2381, presidente comitato esecutivo e amministratori delegati:


● Se lo statuto o l'assemblea lo consentono, il consiglio di amministrazione può
delegare proprie attribuzioni ad un comitato esecutivo composto da alcuni dei suoi
componenti, o ad uno o più dei suoi componenti.
● Il consiglio di amministrazione determina il contenuto, i limiti e le eventuali modalità di
esercizio della delega; può sempre impartire direttive agli organi delegati e avocare a
sé operazioni rientranti nella delega. (da ricordare bene)

Ci dice che il CDA può spostare agli organi delegati i suoi compiti ma è uno spostamento
precario perché può o dire all’amministratore delegato cosa fare, dando direttive, oppure
può decidere di riprendersi la competenza. Al contrario è completamente diverso è il
rapporto tra l’assemblea e il CDA perché la prima non può mai impartire direttive
vincolanti agli amministratori. Ci sono delle materie che il legislatore non vuole che siano
delegate

LEZIONE 17
In conseguenza della delega si realizza una distinzione netta dentro la CDA tra gli
amministratori delegati e esecutivi e quelli che sono gli amministratori non esecutivi. Gli
amministratori esecutivi o delegati sono impegnati costantemente nell’amministrazione
aziendale e sono disciplinati al comma 3 dell’articolo. Gli amministratori non esecutivi
invece sono nominati all’interno del CDA in ragione di specifiche conoscenze che si hanno al
fine di contribuire nel prendere decisioni strategiche.
Art.2381, presidente comitato esecutivo e amministratori delegati, comma 5: Gli organi
delegati curano che l'assetto organizzativo, amministrativo e contabile sia adeguato alla
natura e alle dimensioni dell'impresa e riferiscono al consiglio di amministrazione e al
collegio sindacale, con la periodicità fissata dallo statuto e in ogni caso almeno ogni sei
mesi, sul generale andamento della gestione e sulla sua prevedibile evoluzione nonché sulle
operazioni di maggior rilievo, per le loro dimensioni o caratteristiche, effettuate dalla società
e dalle sue controllate.

Al comma 3 si dice invece che il CDA valuta l’adeguatezza degli assetti, ma sulla base
delle informazioni che gli vengono fornite dagli esecutivi ed esamina i piani strategici
industriali e finanziari che sono elaborati dai delegati. Sostanzialmente il potere è nelle mani
dei delegati e il CDA ha solo compiti di controllo che sono limitati e ristretti in conseguenza
dei flussi informativi che arrivano dai delegati.

Art.2381, presidente comitato esecutivo e amministratori delegati, comma 6: Gli


amministratori sono tenuti ad agire in modo informato; ciascun amministratore può chiedere
agli organi delegati che in consiglio siano fornite informazioni relative alla gestione della
società.
Gli amministratori delegati sono quelli che gestiscono la società e sanno cosa succede, di
conseguenza sono loro che scelgono le informazioni da portare al CDA che su queste
informazioni deve valutare l’operato degli amministratori e l’andamento dell’azienda. È il
Presidente del CDA che svolge un ruolo di cerniera tra gli amministratori delegati e quelli
non esecutivi del consiglio di amministrazione, esso infatti è tenuto istituzionalmente ad
assicurarsi che vengano date le informazioni a tutti gli amministratori. Ciò è collegato
alla responsabilità: il fatto che siano affidati compiti diversi ai diversi amministratori incide sul
piano della responsabilità.

Art.2392, responsabilità verso la società, comma 1: Gli amministratori devono adempiere


i doveri ad essi imposti dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura
dell'incarico e dalle loro specifiche competenze. Essi sono solidalmente responsabili verso la
società dei danni derivanti dall'inosservanza di tali doveri, a meno che si tratti di attribuzioni
proprie del comitato esecutivo o di funzioni in concreto attribuite ad uno o più amministratori.

Art.2392, responsabilità verso la società, comma 2: In ogni caso gli amministratori, fermo
quanto disposto dal comma terzo dell'articolo 2381, sono solidalmente responsabili se,
essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per
impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose.

Art.2392, responsabilità verso la società, comma 3: La responsabilità per gli atti o le


omissioni degli amministratori non si estende a quello tra essi che, essendo immune da
colpa, abbia fatto annotare senza ritardo il suo dissenso nel libro delle adunanze e delle
deliberazioni del consiglio, dandone immediata notizia per iscritto al presidente del collegio
sindacale.
La responsabilità non cade a chi ha avvisato per tempo il possibile danno, se no tutti gli
amministratori diventano responsabili. Per quanto riguarda la disciplina delle deliberazioni
consiliari non sono stabilite regole precise nel codice ed è quindi lasciata ampia autonomia
alle società nella regolamentazione.
Art.2381, presidente comitato esecutivo e amministratori delegati, comma 1: Salvo
diversa previsione dello statuto, il presidente convoca il consiglio di amministrazione, ne
fissa l'ordine del giorno, ne coordina i lavori e provvede affinché adeguate informazioni sulle
materie iscritte all'ordine del giorno vengano fornite a tutti i consiglieri.
Quindi è compito del presidente quello di tenere costantemente gli amministratori
informati. È vietato il voto per rappresentanza perché gli amministratori hanno degli obblighi
e devono agire in maniera informata, quindi non possono delegare i loro compiti ad altri.

Art.2388, validità delle deliberazioni del consiglio:


● Per la validità delle deliberazioni del consiglio di amministrazione è necessaria la
presenza della maggioranza degli amministratori in carica, quando lo statuto non
richiede un maggior numero di presenti. Lo statuto può prevedere che la presenza
alle riunioni del consiglio avvenga anche mediante mezzi di telecomunicazione.
● Le deliberazioni del consiglio di amministrazione sono prese a maggioranza assoluta
dei presenti, salvo diversa disposizione dello statuto.

Art.2388, validità delle deliberazioni del consiglio, comma 4: Le deliberazioni che non
sono prese in conformità della legge o dello statuto possono essere impugnate solo dal
collegio sindacale e dagli amministratori assenti o dissenzienti entro novanta giorni dalla
data della deliberazione.

Art.2388, validità delle deliberazioni del consiglio, comma 5: In ogni caso sono salvi i
diritti acquistati in buona fede dai terzi in base ad atti compiuti in esecuzione delle
deliberazioni.

L’articolo di riferimento è il 2391, anche qui bisogna paragonarlo con il 2373 che si occupa
dei conflitti di interessi del socio. La prima differenza è che mentre il 2373 parla di conflitto
di interessi quindi limita la sua applicazione solo in casi in cui il socio ha un interesse in
conflitto con quello della società, il 2391 tratta dei semplici interessi degli amministratori:
tutto quello nominato dall’articolo si applica in ogni caso, sia che ci sia conflitto sia
corrispondenza tra interesse dell’amministratore e della società. Il legislatore vuole che tutte
le volte che potrebbe esserci un interesse siano rispettate delle norme cauzionali affinché
anche dall’esterno sia chiaro che quell’operazione è corretta.

Art.2391, interessi degli amministratori, comma 1: L'amministratore deve dare notizia agli
altri amministratori e al collegio sindacale di ogni interesse che, per conto proprio o di terzi,
abbia in una determinata operazione della società, precisandone la natura, i termini, l'origine
e la portata; se si tratta di amministratore delegato, deve altresì astenersi dal compiere
l'operazione, investendo della stessa l'organo collegiale, se si tratta di amministratore unico,
deve darne notizia anche alla prima assemblea utile.
Se l’interesse sia vantato dall’amministratore delegato, in questo caso non è più sufficiente
palesarlo ma diviene necessario che su quell’operazione decida l’intero organo collegiale. Il
CDA dovrà motivare in maniera adeguata le ragioni e la convenienza che quell’operazione
presenta per la società, non è prevista alcuna forma di pubblicità e controllo su questa
motivazione.
Da qui si desume che la motivazione serve proprio a consentire la tracciabilità delle
decisioni ed identificare la responsabilità dei soggetti che hanno preso la decisione.
L’amministratore interessato può comunque esprimere il proprio voto.
La legge dice che le delibere del CDA che possano recare danno alla società possono
essere impugnate in due casi:
● se sono assunte quando l’amministratore interessato ha votato e il suo voto è stato
determinante.
● se sono state assunte quando sono stati violati gli obblighi di trasparenza, di
astensione da parte dell’amministratore delegato o di motivazione da parte del CDA.

La delibera può essere impugnata entro 90 giorni e solo dagli amministratori assenti e
dissenzienti, dal collegio sindacale e in più da quegli amministratori che hanno votato a
favore solo se l’amministratore interessato ha violato l’obbligo di dichiarare il suo interesse.

Art.2391, interesse degli amministratori, comma 5: L'amministratore risponde altresì dei


danni che siano derivati alla società dalla utilizzazione a vantaggio proprio o di terzi di dati,
notizie o opportunità di affari appresi nell'esercizio del suo incarico.
Vi è quindi una diversa tutela del terzo a seconda che vi sia:
● CDA: l’atto compiuto in esecuzione della delibera viziata sarà annullabile solo se
verrà annullata la delibera a condizione che il terzo non fosse in buona fede.
● Amministratore unico: si applica la disciplina in generale del conflitto di interessi e
l’atto sarà annullabile nell’ordinario tempo di prescrizione quinquennale a patto che si
dimostri che il conflitto era conosciuto o conoscibile dal terzo a prescindere dalla
validità della deliberazione.

Tra le attribuzioni che spettano agli amministratori vi è quella della rappresentanza della
società:
Art.2384, poteri di rappresentanza:
● Il potere di rappresentanza attribuito agli amministratori dallo statuto o dalla
deliberazione di nomina è generale.
● Le limitazioni ai poteri degli amministratori che risultano dallo statuto o da una
decisione degli organi competenti non sono opponibili ai terzi, anche se pubblicate,
salvo che si provi che questi abbiano intenzionalmente agito a danno della società.

Il potere di gestire spetta in generale al tutto il CDA o per delega a un amministratore


delegato invece il potere di rappresentanza spetta a coloro i quali sia stato attribuito dallo
statuto o dalla delibera di nomina. Chi è dotato di tale potere può compiere tutti gli atti in
nome e per conto della società e che riguarda l’attività esterna, agire in nome della società
con i terzi, mentre il potere di gestione è un potere interno, riguarda la fase decisoria delle
operazioni sociali.
Questo comporta che la società rimane vincolata dagli atti e dai contratti conclusi dal suo
legale rappresentante anche quando questi ha violato i limiti statutari che sono stati resi
pubblici mediante iscrizione nel registro delle imprese. L’atto rimane valido verso i terzi ma
sarà possibile per la società chiedere il risarcimento dei danni all’amministratore, solo se
l’atto è pregiudizievole.
LEZIONE 18
Art.2392, responsabilità verso la società, comma 1: Gli amministratori devono adempiere
i doveri ad essi imposti dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura
dell'incarico e dalle loro specifiche competenze. Essi sono solidalmente responsabili verso la
società dei danni derivanti dall'inosservanza di tali doveri, a meno che si tratti di attribuzioni
proprie del comitato esecutivo o di funzioni in concreto attribuite ad uno o più amministratori.
Il primo compito fa riferimento alla diligenza professionale:
Art.1176, diligenza nell’adempimento, comma 2: Nell'adempimento delle obbligazioni
inerenti all'esercizio di un'attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla
natura dell'attività esercitata.
La loro obbligazione sono di mezzi, il fatto che la società va male non dipende sempre da
un inadempimento dell’amministratore. L’amministratore non può mai essere chiamato in
responsabilità per i risultati negativi della gestione che non derivino da un difetto nella loro
diligenza. Loro possono essere chiamati in responsabilità solamente quando concorrono 2
elementi:
● Il loro inadempimento, che può essere generico o specifico: quello generico è quello
di gestire in modo diligente la società, quello specifico deriva da una previsione di
legge,
● Un danno per la società
Un altro elemento importante della responsabilità è quello della solidarietà degli
amministratori: sono responsabili in solido per il loro inadempimento. Quindi ogni
amministratore può essere chiamato a risarcire alla società l’intero danno che questa abbia
subito.
L’art.2392 dice al comma 1 che la solidarietà viene meno quando il compito che è rimasto
inadempiuto è stato sostanzialmente delegato. Se c’è un inadempimento:
● Rispondono tutti gli amministratori,
● C’è una delega, quindi la responsabilità è del delegato, ma in questo caso tornano
responsabili tutti gli altri quando non rispettano l’obbligo di impedire il compimento di
atti dannosi dei quali erano a conoscenza oppure quando non attenuano le
conseguenze pregiudizievoli di quegli atti. Si tratta di una culpa in vigilando, diversa
dalla colpa per fatto proprio.
È possibile che venga meno la responsabilità solidale per quell’amministratore che è
immune da colpa che abbia fatto notare il proprio dissenso e ne abbia data notizia al
collegio sindacale. Quest’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori può
essere promossa da parte dell’assemblea ordinaria e in più da parte del collegio sindacale,
che potrà promuoverla solo a maggioranza dei 2/3 dei suoi componenti.
L’assemblea è legittimata a deliberare solo su ciò che viene scritto sull’ordine del giorno,
redatto dagli amministratori ed è improbabile che questi indicheranno in esso un’azione di
responsabilità verso loro stessi. C’è un’assemblea per discutere su il bilancio e i soci
decidono di discutere sulla responsabilità degli amministratori, quindi si userà la regola dei
conflitti di interessi del socio, per cui il socio che sia anche amministratore non può
votare in merito alla sua stessa responsabilità.

Art.2393, azione sociale di responsabilità, comma 2: La deliberazione concernente la


responsabilità degli amministratori può essere presa in occasione della discussione del
bilancio, anche se non è indicata nell'elenco delle materie da trattare, quando si tratta di fatti
di competenza dell'esercizio cui si riferisce il bilancio.
Art.2393, azione sociale di responsabilità, comma 5: Se l’azione è approvata con una
maggioranza che supera 1/5 del capitale sociale gli amministratori sono revocati di diritto,
revoca automatica. Perché c’è una mancanza di fiducia da parte di una quota pesante del
capitale. La norma dice anche indirettamente che l’azione di responsabilità può essere
assunta anche con una maggioranza ancora più bassa, solo che non ci sarà una revoca
automatica ma rimarranno in carica. L’azione si prescrive a un termine di prescrizione
perché si vuole evitare una situazione di incertezza a lungo termine ed è di 5 anni dalla
cessazione della carica di amministratore

Art.2393, azione sociale di responsabilità, comma 6: La società può rinunziare


all'esercizio dell'azione di responsabilità e può transigere, purché la rinunzia e la transazione
siano approvate con espressa deliberazione dell'assemblea, e purché non vi sia il voto
contrario di una minoranza di soci che rappresenti almeno il quinto del capitale sociale o,
nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, almeno un ventesimo del
capitale sociale, ovvero la misura prevista nello statuto per l'esercizio dell'azione sociale di
responsabilità ai sensi dei commi primo

Gli amministratori sono nominati dai soci e prima di procedere a un’azione di responsabilità
ci sono altre azioni possibili come la revoca.
In questi casi il legislatore si preoccupa di tutelare le minoranze azionarie e serve per
evitare il vantaggio della maggioranza, perciò anche se dichiara rinuncia e transazione, non
sono possibili se vi è il voto contrario di una minoranza qualificata. Anche il collegio
sindacale è nominato e revocato dai soci in maggioranza.

Per fronteggiare questo problema il legislatore aggiunge:


Art.2393 bis, azione sociale di responsabilità esercitata dai soci:
● L'azione sociale di responsabilità può essere esercitata anche dai soci che
rappresentino almeno un quinto del capitale sociale o la diversa misura prevista nello
statuto, comunque non superiore al terzo.
● Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, l'azione di cui al
comma precedente può essere esercitata dai soci che rappresentino un
quarantesimo del capitale sociale o la minore misura prevista nello statuto.
L’azione di responsabilità può essere esercitata anche da una percentuale di soci
decisamente inferiore a quella richiesta per un’approvazione di una delibera. La minoranza
che nelle società non quotate è fissata pari almeno a 1/5 del capitale sociale.
Nelle società quotate la percentuale è molto più bassa, pari a 1/40 del capitale. Lo statuto
può stabilire in entrambi i casi percentuali più basse.
Ma bisogna garantire una tutela per le altre categorie danneggiate:

Art.2394, responsabilità verso i creditori sociali, comma 1: Gli amministratori rispondono


verso i creditori sociali per l'inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione
dell'integrità del patrimonio sociale.
Mentre gli amministratori rispondono nei confronti dei soci per qualunque danno provocato
alla società per un loro inadempimento, la responsabilità nei confronti dei creditori sociali
esiste solo quando l’inadempimento abbia inciso sulla conservazione dell’integrità del
patrimonio sociale. Mentre i soci hanno un danno se l’inadempimento provoca la perdita di
un guadagno, il creditore non risente di nessun danno.
Art.2393, responsabilità verso i creditori sociali, comma 2: L'azione può essere proposta
dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro
crediti.

Diversa è la terza categoria: Art.2395, azione individuale del socio e del terzo:
● Le disposizioni dei precedenti articoli non pregiudicano il diritto al risarcimento del
danno spettante al singolo socio o al terzo che sono stati direttamente danneggiati
da atti colposi o dolosi degli amministratori e che non pregiudicano la società
● L'azione può essere esercitata entro cinque anni dal compimento dell'atto che ha
pregiudicato il socio o il terzo.

Art.2396, direttori generali: Le disposizioni che regolano la responsabilità degli


amministratori si applicano anche ai direttori generali nominati dall'assemblea o per
disposizione dello statuto, in relazione ai compiti loro affidati, salve le azioni esercitabili in
base al rapporto di lavoro con la società.

ORGANO DI CONTROLLO DI UNA SPA: COLLEGIO SINDACALE


Il collegio sindacale è l’organo di controllo interno delle spa gestite secondo il sistema
tradizionale. La sua prima funzione è quella di vigilare sull’amministrazione. Le norme che si
occupano di questo argomento vanno dall’art.2397 e seguenti. La necessità di istituire un
apposito organo di controllo in merito alla gestione della società deriva dal fatto che i soci,
soprattutto quelli di minoranza, hanno dei problemi di organizzazione, non hanno degli
incentivi sufficienti per poter andare a controllare gli amministratori, potrebbero non averne
la competenza e neanche gli strumenti. Siccome gli amministratori non rischiano nulla, ma
hanno in mano il denaro della società da gestire, il legislatore vuole evitare che questi non
se ne approfittino e quindi introduce l’organo di controllo per controllare appunto la loro
gestione.

Art.2397, composizione del collegio:


● Il collegio sindacale si compone di tre o cinque membri effettivi, soci o non soci.
Devono inoltre essere nominati due sindaci supplenti.
● Almeno un membro effettivo ed uno supplente devono essere scelti tra i revisori
legali iscritti nell'apposito registro. I restanti membri, se non iscritti in tale registro,
devono essere scelti fra gli iscritti negli albi professionali individuati con decreto del
Ministro della giustizia, o fra i professori universitari di ruolo, in materie economiche o
giuridiche.
Nelle società chiuse il numero di sindaci a differenza di quanto visto per gli amministratori
è stabilito dalla legge, è fisso e si richiede che il collegio sindacale sia composto da tre o
cinque membri effettivi più due membri supplenti.
Gli amministratori sono liberamente eleggibili, soci o non, mentre i sindaci devono essere
dotati di alcuni requisiti di professionalità e almeno uno dei membri effettivi e uno dei membri
supplenti devono essere scelti tra i soggetti iscritti in un registro chiamato registro dei
revisori legali dei conti.
Gli altri membri, se non iscritti nel registro (perché posso prenderli tutti da li) devono
comunque avere dei requisiti e devono essere tratti o tra gli iscritti in altri registri
professionali, in particolare, dall’albo degli avvocati, dei dottori commercialisti, dei ragionieri
e dei periti commerciali oppure devono essere scelti tra professori universitari di ruolo in
materie economiche o giuridiche.
LEZIONE 19
Art.2400, nomina e cessazione dall’ufficio, comma 1: I sindaci sono nominati per la prima
volta nell'atto costitutivo e successivamente dall'assemblea, salvo il disposto degli articoli
2351, 2449 e 2450. Essi restano in carica per tre esercizi, e scadono alla data
dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio della
carica. La cessazione dei sindaci per scadenza del termine ha effetto dal momento in cui il
collegio è stato ricostituito.
L’assemblea nomina prima chi deve gestire la società e poi chi deve controllare chi la
gestisce per questo nasce un problema, perché i controllori e i controllati sono espressione
dello stesso gruppo di interessi e quindi tendenzialmente rischiano di condividerne le
opinioni.
Per quanto riguarda la nomina, anche per i sindaci valgono regole analoghe a quelle che
riguardano la nomina degli amministratori.

Art.2399, cause di ineleggibilità e di decadenza, comma 1: Non possono essere eletti


alla carica di sindaco e, se eletti, decadono dall'ufficio:
● Coloro che si trovano nelle condizioni previste dall'articolo 2382;
● Il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado degli amministratori della società,
● coloro che sono legati alla società o alle società da questa controllate o alle società
che la controllano o a quelle sottoposte a comune controllo da un rapporto di lavoro o
da un rapporto continuativo di consulenza o di prestazione d'opera retribuita, ovvero
da altri rapporti di natura patrimoniale che ne compromettano l'indipendenza
La terza causa di ineleggibilità attiene all’esistenza di rapporti economici con la società:
non possono essere nominati sindaci o decadono coloro che sono legati alla società o a
società del gruppo da incarichi di lavoro o di prestazione d’opera retribuita o ancora da altri
rapporti di natura patrimoniale che compromettano l’indipendenza del soggetto. Questo
perché il soggetto non agirebbe in modo oggettivo ma nel suo interesse. A queste
cause lo statuto della singola società può aggiungere ulteriori cause e lo stesso statuto può
anche introdurre dei limiti al cumulo degli incarichi, cioè il sindaco potrebbe svolgere il suo
compito in una o più società e la legge non afferma nessun limite per questo la singola
società può definirlo nel proprio statuto.

Per quanto riguarda il compenso dei sindaci, la materia è abbastanza delicata perché i
sindaci hanno il compito di controllare la società e dovrebbero quindi essere dei soggetti
imparziali. Per cui il loro compenso non potrà essere come quello degli amministratori,
variabile e commisurato all’andamento della società, ma deve essere fisso e
predeterminato, invariabile in corso di causa. La durata dell’incarico dei sindaci è di 3
esercizi e possono essere rieletti. La scadenza della carica si ha alla data dell’assemblea
convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della loro carica,
perché l’assemblea poi può procedere alla nomina dei nuovi. L’effetto della loro cessazione
si avrà solamente nel momento in cui il collegio verrà ricostituito, cos’ da evitare un vuoto.
Altre cause di cessazione dall’incarico di sindaco oltre la scadenza del termine:
● La morte del sindaco
● Revoca del sindaco da parte dell’assemblea per giusta causa:
Art.2400, nomina e cessazione dall’ufficio, comma 2: I sindaci possono essere revocati
solo per giusta causa. La deliberazione di revoca deve essere approvata con decreto dal
tribunale, sentito l'interessato.
Si ricordi la differenza con l’amministratore che può essere revocato in qualunque momento
e in qualunque ragione. E la revoca deve essere approvata dal tribunale, quindi c’è un
controllo sull’esistenza di una giusta causa perché la figura del sindaco è importante, ha un
dovere di imparzialità, mentre l’amministratore ha un rapporto fiduciario con i soci. Questo
si chiama stabilità reale: il fatto che non posso essere privato del mio incarico se non per
una giusta causa.
Distinguiamo tra:
● Decadenza non sanzionatoria, che consegue al fatto che sia sopravvenuta durante
la carica una causa di ineleggibilità.
● Decadenza sanzionatoria, causa prevista dal legislatore: quando il sindaco non
esercita secondo i parametri indicati dalla legge la sua attività, la decadenza è una
sanzione per l’inadempimento dei sindaci. Il sindaco decade se non partecipa senza
giustificato motivo alle assemblee della società, oppure se qualora non partecipi
durante uno stesso esercizio sociale a due adunanze consecutive del consiglio di
amministrazione o del comitato esecutivo o a due riunioni del collegio sindacale.
Art.2405, intervento alle adunanze del consiglio di amministrazione e alle assemblee:
● I sindaci devono assistere alle adunanze del consiglio di amministrazione, alle
assemblee e alle riunioni del comitato esecutivo.
● I sindaci, che non assistono senza giustificato motivo alle assemblee o, durante un
esercizio sociale, a due adunanze consecutive del consiglio d'amministrazione o del
comitato esecutivo, decadono dall'ufficio.
Mentre l’organo amministrativo è presente e operativo ogni giorno, il collegio sindacale no,
quindi per poter svolgere il suo compito di controllo deve acquisire le informazioni
necessarie, per questo la legge prevede che almeno per alcuni appuntamenti il sindaco sia
presente.

Anche per i sindaci sono previsti dei meccanismi di sostituzione, in caso di morte,
rinuncia, decadenza di un sindaco. La legge stabilisce che qualora venga meno un sindaco
subentreranno in ordine di età partendo dal più anziano i sindaci supplenti. I nuovi sindaci
resteranno in carica sino all’assemblea successiva che deciderà definitivamente,
confermando il supplente come sindaco, oppure nominerà un nuovo sindaco.
Quali sono i doveri del collegio sindacale?
Art.2403, doveri del collegio sindacale, comma 1: Il collegio sindacale vigila
sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta
amministrazione ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo
e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento.
I sindaci sono i garanti della legalità. Devono controllare non solo i singoli atti ma anche
verificare che l’organizzazione creata dagli amministratori consenta una corretta
amministrazione: controllo sia sugli atti che sull’amministrazione. Sono i garanti della
correttezza, sono tenuti a svolgere un controllo anche sull’assemblea e sul comitato
esecutivo. Non solo possono partecipare a queste riunioni ma possono anche impugnare le
relative delibere che non rispettino la legge. Strettamente collegati ai doveri dei sindaci
sono i loro poteri e i loro diritti.
Partendo dai diritti, la legge stabilisce che devono essere rivolti nei confronti del collegio
sindacale determinati flussi informativi, altrimenti viene loro difficile vigilare senza
informazioni.
Gli obblighi di comunicazione sono quasi sempre posti in capo agli amministratori che sono
tenuti a riferire informazioni tempestivamente e in ogni caso almeno ogni tre mesi al
collegio sindacale sull’attività svolta, sulle operazioni di maggiore rilievo che sono state
compiute e su quelle operazioni a rischio di conflitto di interessi.
I poteri dei sindaci: Ispezione e richiedere informazioni agli amministratori:
Art.2403 bis, poteri del collegio sindacale:
● I sindaci possono in qualsiasi momento procedere, anche individualmente, ad atti di
ispezione e di controllo.
● Il collegio sindacale può chiedere agli amministratori notizie, anche con riferimento a
società controllate, sull'andamento delle operazioni sociali o su determinati affari.
Può altresì scambiare informazioni con i corrispondenti organi delle società
controllate in merito ai sistemi di amministrazione e controllo ed all'andamento
generale dell'attività sociale.
Poiché è difficile che chi conosce irregolarità lo dica al controllore, i sindaci sono anche
dotati di strumenti informativi attivi e quindi possono procedere loro stessi in qualunque
momento ad atti di ispezione e controllo anche individualmente, possono chiedere agli
amministratori di avere notizie anche riguardo a società controllate sull’andamento delle
operazioni sociali e anche sull’andamento di uno specifico affare.
Diritto a convocare l’assemblea: il collegio sindacale, dopo avvenuta comunicazione al
presidente del consiglio di amministrazione, può convocare l’assemblea qualora abbia
rilevato nell’espletamento del suo incarico fatti censurabili di rilevante gravità e vi sia
urgenza per la società di provvedere. Anche qua sostituiscono una task degli amministratori
e possono chiamare il tribunale se sospettano qualcosa.

Art.2408, denunzia al collegio sindacale:


● Ogni socio può denunziare i fatti che ritiene censurabili al collegio sindacale, il quale
deve tener conto della denunzia nella relazione all'assemblea.
● Se la denunzia è fatta da tanti soci che rappresentino un ventesimo del capitale
sociale o un cinquantesimo nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio, il collegio sindacale deve indagare senza ritardo sui fatti denunziati e
presentare le sue conclusioni ed eventuali proposte all'assemblea; deve altresì, nelle
ipotesi previste dal secondo comma dell'articolo 2406, convocare l'assemblea. Lo
statuto può prevedere per la denunzia percentuali minori di partecipazione.
LEZIONE 20
Come opera il collegio sindacale?
Il collegio sindacale opera a livello collegiale, essendo un organo. Il presidente del
collegio viene nominato dall’assemblea e l’organo sarà tenuto a riunirsi almeno ogni 90
giorni (art.2404). Il sindaco che non partecipa almeno a due riunioni decade,
Il collegio sindacale si intende interamente costituito con la presenza della maggioranza
dei sindaci e le delibere vengono assunte a maggioranza assoluta dei presenti. Sarà
possibile comunque avere un sindaco dissenziente e in questo caso per evitare di incorrere
in responsabilità potrà fare annotare il proprio dissenso nella delibera che viene approvata.

Art.2407, responsabilità:
● I sindaci devono adempiere i loro doveri con la professionalità e la diligenza richieste
dalla natura dell'incarico; sono responsabili della verità delle loro attestazioni e
devono conservare il segreto sui fatti e sui documenti di cui hanno conoscenza per
ragione del loro ufficio.
● Essi sono responsabili solidalmente con gli amministratori per i fatti o le omissioni di
questi, quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in
conformità degli obblighi della loro carica.
Anche i sindaci sono soggetti professionali e quindi sono tenuti ad adempiere ai loro doveri
con la professionalità e la diligenza richiesta dalla natura del loro incarico. La loro
responsabilità può essere:
● Responsabilità esclusiva: nasce quando i sindaci non rispettano determinati
obblighi imposti solamente a loro. Gli obblighi sono quello di mantenere il segreto sui
fatti e sui documenti dei quali vengono a conoscenza in ragione del proprio ufficio e
responsabilità in relazione all’obbligo di verità nelle loro attestazioni.
● Responsabilità corrente: i sindaci sono responsabili solidalmente con gli
amministratori per i fatti e le omissioni di questi quando il danno per la società non si
sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro
carica.
Perché ci sia questa responsabilità sono necessari 4 elementi:
● Che vi sia un inadempimento da parte degli amministratori
● Che l’inadempimento abbia causato un danno alla società, ai creditori o ai terzi
● Che i sindaci non abbiano vigilato con professionalità e diligenza e che se lo
avessero fatto il danno non si sarebbe prodotto
● Che ci sia quindi un inadempimento dei sindaci.
Solo se tutti e quattro gli elementi sono presenti allora c’è responsabilità solidale dei sindaci
con gli amministratori, si richiede quindi una prova corposa.

CONTROLLO CONTABILE
Dato che il collegio faceva troppe cose, si è deciso di affidare il controllo contabile a soggetti
esterni alla società: revisori contabili o società di revisione iscritti a un apposito registro.
Mentre assemblea, organo amministrativo e collegio sindacale sono organi interni, il revisore
contabile è un soggetto esterno. Una disciplina speciale della revisione legale dei conti è
prescritta per quelle società che si qualificano come enti di interesse pubblico, per le quali
c’è un interesse diffuso in merito all’affidabilità e la correttezza dei conti, delle informazioni
finanziarie e proprio per questo la disciplina è più severa.
La revisione dei conti in questi enti deve essere necessariamente esercitata da un revisore
legale esterno, quindi il collegio sindacale non potrà mai effettuare questo compito, non sono
ammissibili eccezioni. Il revisore viene nominato per la prima volta dall’atto costitutivo,
successivamente dall’assemblea dei soci ma su proposta motivata dell’organo di controllo.
Particolarmente rilevante è il dovere di indipendenza posto in capo alla società e quindi
secondo il decreto legislativo non devono esserci relazioni finanziarie ed economiche
di affari di lavoro tra la società revisionata e il revisore da indurre un terzo informato,

Si vuole preservare la sostanza di indipendenza ma anche l’apparenza di questa:


preservare l’indipendenza formale significa consentire al mercato di avere fiducia in quel
soggetto.
Il livello di indipendenza dei revisori è decisamente più elevato del livello di indipendenza
dei sindaci. Il compenso del revisore deve essere determinato dall’assemblea all’atto della
sua nomina e deve durare per l’intera durata del suo incarico. Il compenso deve essere
predeterminato, perché si vuole evitare che in corso d’opera venga cambiata la
remunerazione in misura alla modalità e severità con cui il revisore effettua il lavoro. Inoltre
deve essere sufficiente a garantire la qualità e l’affidabilità dei lavori.

La misura del compenso non può in alcun modo dipendere dalla prestazione di servizi
aggiuntivi da parte del revisore o della rete di cui il revisore fa parte. La preoccupazione del
legislatore è che vengano attribuite al medesimo soggetto contratti di consulenza, che
intaccano l’imparzialità del revisore, per questo non è possibile che le società di revisione
prestino servizi di consulenza alla società per la quale effettuano revisione.

L’incarico di revisore ha durata di tre esercizi e la sua revoca è possibile ma solamente per
giusta causa. La legge, per tutelare il revisore e rendere la sua posizione stabile, afferma
che costituisce giusta causa di revoca il fatto che ci sia una divergenza di opinioni in merito
ad un trattamento contabile o una procedura di revisione. Sono consentite le dimissioni da
parte del revisore che producono effetti solamente nel momento in cui il revisore viene
sostituito, quindi anche per il revisore dei conti vale il regime di prorogazio.

La funzione principale del revisore è quella di controllare la regolare tenuta della


contabilità della società e di esprimere un giudizio sul bilancio di esercizio, oppure, se
presente, sul bilancio consolidato. Egli dovrà attestare che siano state rispettate le norme
di legge e che i fatti indicati siano rappresentati in modo veritiero e corretto. L’azione del
revisore non si svolge solo sulla fase finale dell’esercizio, il suo è un controllo
continuativo sulla regolare tenuta della contabilità e sulla corretta rilevazione in questa
contabilità dei fatti di gestione.

Nell’esprimere il suo giudizio il revisore non ha totale libertà ma deve sottoporre a uno dei
modelli stabiliti dalla legge. Il giudizio può allora essere:
● Giudizio positivo senza rilievi: il bilancio è conforme alle norme che lo disciplinano,
non ci sono irregolarità.
● Giudizio positivo con rilievi: esprime una valutazione positiva sul bilancio ma
presenta degli aspetti non conformi -giudizio negativo
● Impossibilità di esprimere un giudizio
Il giudizio deve essere depositato presso la sede sociale nei 15 giorni che precedono
l’assemblea. È un giudizio che si rivolge ai soci, indicando loro se gli amministratori e
l’organo di controllo hanno adempiuto in maniera corretta ai loro compiti o no.
Gli esiti del giudizio dei revisori incidono sulla legittimazione a impugnare la delibera
assembleare per vizi che attengono alla mancata conformità del bilancio alle norme che lo
disciplinano. Se c’è un giudizio positivo l’impugnazione della delibera risulta più difficile, al
contrario viene più semplice perché vi è un soggetto esterno che conferma che c’è qualcosa
di sbagliato. La delibera che approva il bilancio potrà essere impugnata solamente da
una percentuale qualificata del capitale sociale, pari al 5%.

Il revisore però non svolge semplicemente un’attività di controllo sul bilancio, ma in alcune
occasioni della vita della società è chiamato a svolgere un’attività di consulenza. È quindi
chiamato a esprimere un parere sull’attribuzione dei dividendi e acconti, stabilire il valore
delle azioni che devono essere liquidate e infine sulla congruità del rapporto di cambio per i
casi in cui la società si appresti a concludere una fusione con un’altra.
Il revisore ha il potere di scambiare informazioni con il collegio sindacale e può procedere in
via autonoma ad accertamenti e controlli, pur trattandosi di soggetti esterni.
Per quanto riguarda la responsabilità, i revisori sono tenuti ad adempiere la loro
prestazione con la diligenza richiesta dall’incarico mantenendo il segreto professionale

CONTROLLO DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA


Tutti i controlli sono volti a verificare che l’attività sociale sia svolta in conformità alla legge e
ai principi di corretta gestione, il controllo di un soggetto esterno si può verificare solo nel
caso in cui siano presenti determinate patologie.
Art.2409, denunzia al tribunale, comma 1: Se vi è fondato sospetto che gli amministratori,
in violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione che possono
arrecare danno alla società o a una o più società controllate, i soci che rappresentano il
decimo del capitale sociale o, nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio, il ventesimo del capitale sociale possono denunziare i fatti al tribunale con ricorso
notificato anche alla società. Lo statuto può prevedere percentuali minori di partecipazione.

Art.2409, denunzia al tribunale:


Prima fase, istruttoria: è diretta ad accertare l’esistenza o meno di tali irregolarità e
dovranno essere individuati i provvedimenti idonei a rimuoverle.
Seconda fase, di controllo: Il tribunale deve sentire amministratori e sindaci, dopo di che
può procedere a ispezioni e controlli nella sede della società. Il legislatore consente di
evitare le ispezioni qualora la società provveda a sostituire gli amministratori e i sindaci con
soggetti che vengono considerati di adeguata professionalità, che devono attivarsi senza
indugio per verificare se le violazioni esistano ed eventualmente eliminarle, riferendo al
tribunale tali fatti

Può accadere che le violazioni denunciate non esistono. Se invece esistono, il tribunale ha
due alternative che dipendono dalla gravità delle irregolarità che sono state scoperte.
La prima cosa è disporre opportuni provvedimenti provvisori e convocare l’assemblea, nei
casi più gravi il tribunale può revocare amministratori e sindaci, provvede a nominare un
amministratore giudiziario che potrà proporre un’azione di responsabilità verso i precedenti
amministratori e sindaci.
LEZIONE 21
SISTEMI ALTERNATIVI
Art.2380, sistemi di amministrazione e di controllo, comma 2: Lo statuto può adottare
per l'amministrazione e per il controllo della società a un altro sistema e dovrà farlo presente
nello statuto.

SISTEMA DUALISTICO
È un sistema di ispirazione tedesca. In realtà tale sistema non presenta una caratteristica
fondamentale del vero dualistico tedesco, quella della cogestione da parte dei lavoratori,
In Germania i lavoratori hanno già un potere rilevante nelle imprese grazie ai sindacati e
quindi si è immaginato che aggiungere a questo potere la gestione e il controllo rendesse
questo modello completamente sgradito agli imprenditori perché nessun imprenditore
avrebbe optato al modello dualistico con tale clausola.
L’organo di gestione non viene nominato direttamente dai soci, ma dal consiglio di
sorveglianza: questa struttura diversa è dovuta al fatto che in questo modo si immaginava
potesse esserci una maggiore divisione fra soci e gestori e quindi che i gestori potessero
avere maggiore indipendenza, ma anche questo obiettivo non è stato pienamente centrato.

Rispetto al sistema tradizionale, cambiano i compiti dell’assemblea dei soci, infatti per il
sistema tradizionale e monistico applichiamo quanto detto all’art. 2364 “assemblea
ordinaria nelle società prive di consiglio di sorveglianza”. Per le società che scelgono il
sistema dualistico invece vi è un’altra norma:
Art.2364 bis, assemblea ordinaria nelle società con consiglio di sorveglianza: Nelle
società ove è previsto il consiglio di sorveglianza, l'assemblea ordinaria:
● nomina e revoca i consiglieri di sorveglianza;
● determina il compenso ad essi spettante, se non è stabilito nello statuto;
● delibera sulla responsabilità dei consiglieri di sorveglianza;
● delibera sulla distribuzione degli utili;
● nomina il soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti.
Oltre questi compiti si aggiunge il potere di deliberare un’azione di responsabilità nei
confronti dei gestori e la determinazione del compenso dei gestori, se previsto dallo statuto e
può anche intervenire su alcune operazioni specifiche.

Nel sistema dualistico l’assemblea non è competente all’approvazione del bilancio ma


sarà comunque necessario convocare l’assemblea almeno una volta l’anno affinché il
consiglio di sorveglianza riferisca ai soci tutte le attività svolte e quindi le eventuali omissioni
o fatti censurabili che si siano verificati.

Per quanto riguarda l’organo di gestione, bisogna seguire le regole disciplinate


dall’art.2309 octies all’art.2409 quinques decies. Non è ammesso l’amministratore
unico, il consiglio di gestione infatti deve essere composto necessariamente da un numero
di componenti non inferiore a due. Inoltre i componenti del consiglio di gestione sono, per i
primi, nominati dall’atto costitutivo, poi nominati e revocati dal consiglio di sorveglianza
anche senza giusta causa; se la revoca avviene in mancanza di giusta causa, come nel
sistema tradizionale, essi avranno diritto al risarcimento del danno. La durata della carica è
pari a un periodo non superiore a tre esercizi ma sono comunque rieleggibili.
Non si applica invece al consiglio di gestione il meccanismo della captazione: nel sistema
tradizionale nei casi in cui alcuni amministratori venivano meno durante il periodo della loro
carica vi era un periodo di captazione, integrazione da parte degli altri. Questo non vi è nel
sistema dualistico perché la nomina e la revoca spettano al consiglio di sorveglianza ed
è un meccanismo più semplice per sostituire i consiglieri. Anche il consiglio di gestione
può delegare alcune delle sue attribuzioni ad uno o più dei suoi componenti seguendo le
regole previste dal sistema tradizionale.

Le azioni di responsabilità verso i gestori possono essere promosse in primo luogo


dall’assemblea, ma anche dalla minoranza qualificata dei soci e dal consiglio di
sorveglianza. Il consiglio di sorveglianza può transigere o rinunciare all’azione di
responsabilità a condizione che alla delibera di rinuncia o transizione non si oppongano la
maggioranza dei suoi componenti o la percentuale di soci stabilita per la rinuncia all’azione
della transazione nel sistema tradizione, cioè 1/5 del capitale sociale SPA chiuse e 1/20
nelle SPA aperte.

Un elemento importante è il fatto che questo organo di gestione può essere privato di
alcuni compiti a favore del consiglio di sorveglianza. Il soggetto che viene potenziato è
l’organo di controllo. Il consiglio di sorveglianza viene nominato prima dall’atto costitutivo,
successivamente dall’assemblea, che può anche revocarlo. I suoi componenti possono
essere soci o non soci, ma devono esserci almeno tre componenti; non è possibile un
organo uni-personale. Anche nel dualistico è possibile che un componente dell’organo sia
eletto dallo stato o dagli enti pubblici che abbiano una partecipazione nella società o dai
possessori di strumenti finanziari partecipativi, come citato dall’art.2351.

Così come previsto per i sindaci, i componenti del consiglio di sorveglianza devono
avere requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza necessari per lo svolgimento
dei compiti di controllo. In particolare nelle società non quotate, almeno un consigliere di
sorveglianza deve essere iscritto nel registro dei revisori legali dei conti.
Sono stabilite delle cause di ineleggibilità: infatti non possono essere eletti consiglieri di
sorveglianza coloro che siano già investiti della carica di consiglieri di gestione, non possono
essere eletti coloro che sono legati alla società o a società controllate o sottoposte a
comune controllo da un rapporto di lavoro o da un rapporto continuativo di consulenza o di
prestazione d’opera retribuita.
Trovano applicazione anche per i consiglieri di sorveglianza le altre cause di ineleggibilità e
decadenza stabilite dall’art.2382, previste per i sindaci.

Il sistema dualistico favorisce il passaggio generazionale delle imprese, per cui si è


immaginato che vecchi imprenditori scegliessero tale sistema per lasciare la gestione
ordinaria ai figli senza uscire dalla società, ma spostandosi ad un livello superiore (consiglio
di sorveglianza); non solo nomina e revoca i figli, ma li controlla anche. Anche il compenso
dei consiglieri, come per i sindaci, deve essere predeterminato e invariabile e in corso di
carica, per tutelare la loro indipendenza. Non è prevista però per i consiglieri di sorveglianza
la stabilità dell’incarico prevista per i sindaci, infatti possono essere revocati dall’assemblea
anche in assenza di giusta causa, salvo il diritto al risarcimento del danno. Tuttavia per
essere revocati, la delibera deve essere approvata da una maggioranza qualificata
dell’assemblea, pari ad almeno 1/5 del capitale sociale, secondo l’art. 2409 duodeces,
comma 5.
Per quanto riguarda le regole di funzionamento del consiglio di sorveglianza esso opera
con metodo collegiale, cioè assume le sue delibere a maggioranza. Deve riunirsi con una
certa cadenza, almeno ogni 90 giorni perché deve controllare. Si intende regolarmente
costituito quando sono presenti la maggioranza dei suoi componenti e delibera a
maggioranza assoluta dei presenti.

Per l’impugnazione delle delibere del consiglio di sorveglianza trova applicazione la


disciplina in merito alle delibere assunte dal consiglio di amministrazione, tranne che per
una competenza, cioè per le delibere del consiglio di sorveglianza con le quali viene
approvato il bilancio per cui si applica una norma diversa:
Art.2434 bis, invalidità della deliberazione di approvazione del bilancio, comma 2: La
legittimazione ad impugnare la deliberazione di approvazione del bilancio, se il soggetto
incaricato di effettuare la revisione legale dei conti ha emesso un giudizio privo di rilievi, e in
questo caso spetta ai soci che rappresentino almeno il cinque per cento del capitale sociale.
Parlando poi dei poteri e doveri, anche i consiglieri di sorveglianza:
● Devono partecipare all’assemblea dei soci.
● Possono ma non devono partecipare alle riunioni del consiglio di gestione
● Deve sostituirsi ai gestori in caso di omissioni o ingiustificato ritardo di questi in
merito alla convocazione dell’assemblea o nell’esecuzione delle pubblicazioni
richieste dalla legge.
● Può ricevere le denunzie dei soci.
● Riferisce almeno una volta l’anno ai soci sull’attività di vigilanza svolta.
● Il consiglio di sorveglianza può anche avocare a se dei compiti di gestione e può
eleggere e revocare i gestori
● Approva il bilancio di esercizio
● Può promuovere l’azione di responsabilità nei confronti dei componenti del consiglio
di gestione.
● Dallo statuto possono essere previste anche delle funzioni di alta amministrazione.
Anche i componenti del consiglio di sorveglianza devono adempiere al loro incarico con la
diligenza richiesta dalla natura del loro incarico e come visto per i sindaci, sono
solidalmente responsabili con i componenti dell’organo di gestione per i fatti e le decisioni di
questi, quando il danno non si sarebbe verificato se essi avessero vigilato come dovuto e
quindi in conformità ai doveri della loro carica. L’azione di responsabilità è promossa
dall’assemblea. I consiglieri di sorveglianza non possono mai svolgere la funzione di
revisione dei conti, attività necessariamente esternalizzata.

LEZIONE 22
SISTEMA MONISTICO
È un sistema di derivazione anglosassone ed è il più diffuso al mondo. Sistema
disciplinato all’art. 2409 sexies decies e seguenti. Ha una disciplina molto più agile: il primo
vantaggio del sistema monistico è il risparmio di costi perché richiede la costituzione di un
organo in meno, il collegio sindacale e inoltre c’è una più agevole distribuzione delle
informazioni tra chi gestisce e chi controlla, questo vantaggio presenta però minore
indipendenza rispetto all’organo di controllo perché contiguo ai gestori.
L’assemblea nomina il consiglio di amministrazione, il quale al proprio interno individua un
comitato che è istituito per esercitare il controllo: il fatto che l’organo di controllo sia una
articolazione di quello amministrativo, facilita tantissimo gli scambi informativi. Questo
vantaggio è anche una debolezza del sistema, perché questi soggetti deputati a svolgere il
controllo sono anche dotati di un livello di indipendenza che rischia di essere più basso.
Quindi viene stabilito che per le società che adottano il sistema monistico almeno 1/3 dei
componenti del consiglio di amministrazione deve essere in possesso dei requisiti che
l’art.2399 richiede per i sindaci.

La revisione legale dei conti è sempre affidata ad un soggetto esterno e anche qui non
potrà esserci un singolo soggetto che svolge il controllo, ma almeno uno di questi deve
essere scelto tra gli iscritti nel registro dei revisori dei conti. Tutti i componenti del comitato
non possono essere componenti del comitato esecutivo, ne avere deleghe o incarichi. È
anche molto più facile la sostituzione dei componenti del comitato di controllo, perché lo
stesso consiglio di amministrazione provvederà a sostituirlo.

I consiglieri che vengono eletti all’interno del comitato per il controllo e la gestione svolgono
un’attività di vigilanza che coincide con il collegio sindacale nel sistema tradizionale:
● Vigilano sulla adeguatezza della struttura organizzativa, sul sistema di controllo
interno, sul sistema amministrativo e contabile della società
● Il comitato potrà raccogliere le denunzie dei soci, denunzie per i fatti censurabili di
rilevante gravità (art. 2408);
● Può presentare denunzie al tribunale nei casi in cui riscontri gravi irregolarità che
possano causare un danno alla società.
I componenti devono riunirsi separatamente dal consiglio di amministrazione almeno ogni 90
giorni. devono assistere alle assemblee dei soci, però non è stabilita per essi la decadenza
sanzionatoria, cioè in caso di assenze ripetute e ingiustificate non è stabilita la decadenza
dal loro incarico

MODIFICAZIONI DELL’ATTO COSTITUTIVO O DELLO STATUTO


Nelle SPA la modifica delle persone dei soci non rappresenta modifica dell’atto costitutivo.
Tale argomento è disciplinato dall’art. 2436 e seguenti. Le tipiche operazioni di modifica
dell’atto costitutivo invece si avranno in caso di fusione fra società, o di scissione, di
aumento di capitale, creazione di una nuova categoria di azioni, o modifiche delle regole di
funzionamento degli organi sociali.

Per procedere ad una modifica dell’atto costitutivo non servirà l’unanimità, ma la


maggioranza. Questo crea due problemi:
● Da un lato bisogna consentire a determinate maggioranze di modificare il contratto,
● Dall’altra bisogna tutelare chi era entrato nelle società a certe condizioni e rischia di
trovarsi domani soggetto a regole diverse da quelle che aveva scelto.
La competenza per queste modifiche è dell’assemblea straordinaria. Alcune modifiche
dell’atto costitutivo tuttavia possono essere attribuite, quindi delegate agli amministratori,
in particolare:
● L’istituzione o la soppressione di sedi secondarie della società,
● L’indicazione di quali amministratori sono dotati della rappresentanza,
● Può essere delegata agli amministratori la possibilità di ridurre il capitale in caso di
recesso del socio, in caso di adeguamento dello statuto a disposizioni normative, in
caso di spostamento della sede sociale all’interno del territorio nazionale, di aumento
del capitale a pagamento,
● Il potere di emettere obbligazioni convertibili.
Queste operazioni o non cambiano le condizioni dell’investimento o semplicemente le
modifiche sono già fissate dai soci. Normalmente per la modifica sono necessarie le
maggioranze qualificate richieste, tuttavia alcune operazioni sull’atto costitutivo rilevano
così tanto per la condizione di socio da indurre il legislatore a richiedere una maggioranza
più elevata da quella richiesta per l’assemblea straordinaria, come per esempio: per la
modifica dell’oggetto sociale, che causa una trasformazione della società: abbandono della
forma di SPA a favore di un’altra forma giuridica.
Queste modifiche devono essere verbalizzate da un notaio, il quale deve verificare che
l’atto è stato assunto in ossequio alle condizioni stabilite dalla legge e una volta compiuta la
verifica entro 30 giorni deve procedere all’iscrizione nel registro delle imprese, per
consentire a chi in futuro volesse rapportarsi con la società di conoscere le sue regole. Potrà
il notaio rimandare tutto indietro per errore e far rifare tutta le procedura.

Le modifiche dell’atto costitutivo producono i loro effetti solamente dopo che si sia
perfezionata l’iscrizione sul registro e quindi solamente quando chiunque possa essere a
conoscenza di quella modifica, fino a quel momento continueranno ad essere valide le
vecchie regole. Anche le modifiche più rilevanti non hanno bisogno dell’unanimità, ma
possono essere approvate anche se alcuni soci non sono d’accordo. I soci dissenzienti
hanno il diritto di recesso: cioè il socio che non è d’accordo non è soggetto a subire le
conseguenze della decisione assunta dalla maggioranza, ma può decidere di uscire dalla
società.Il legislatore ha diviso le cause di recesso in tre categorie:
● Cause di recesso legali inderogabili
● Cause di recesso legali derogabili
● Cause di recesso statutarie

LEZIONE 23
CAUSE DI RECESSO LEGALI E INDEROGABILI
Art.2437, diritto di recesso, comma 1: Hanno diritto di recedere, per tutte o parte delle loro
azioni, i soci che non hanno concorso alle deliberazioni riguardanti:
● La modifica della clausola dell'oggetto sociale, quando consente un cambiamento
significativo dell'attività della società;
● La trasformazione della società;
● Il trasferimento della sede sociale all'estero, che può creare ostacoli riguardo
L’esercizio dei diritti sociali
● La revoca dello stato di liquidazione, ritorno ad una situazione di operatività dopo che
La società è stata posta in liquidazione
● L'eliminazione di una o più cause di recesso previste dal successivo comma ovvero
dallo statuto;
● La modifica dei criteri di determinazione del valore dell'azione in caso di recesso;
● Le modificazioni dello statuto concernenti i diritti di voto o di partecipazione.
Per diritto di partecipazione si intendono diritti di tipo patrimoniale, tipo introduzione di una
clausola con la quale è ridotto il privilegio attribuito alle azioni privilegiate che io posseggo,
oppure una clausola che vieta la distribuzione degli utili oltre una certa somma.

CAUSE DI RECESSO LEGALI E DEROGABILI


Art.2437, diritto di recesso, comma 2: Salvo che lo statuto disponga diversamente, hanno
diritto di recedere i soci che non hanno concorso all’approvazione delle deliberazioni
riguardanti:
● La proroga del termine
● L’introduzione o la rimozione di vincoli alla circolazione dei titoli azionari.

CAUSE DI RECESSO STATUARIE


Art.2437, diritto di recesso, comma 4: Lo statuto delle società che non fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio può prevedere ulteriori cause di recesso.
Lo statuto delle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio può
prevedere ulteriori cause di recesso. Esistono dei limiti, in quanto non può essere mai
introdotta una clausola generale (tipo non si può recedere per giusta causa), bisogna
stabilire delle ipotesi specifiche.
Art.2437, diritto di recesso, comma 3: Se la società è costituita a tempo indeterminato e le
azioni non sono quotate in un mercato regolamentato il socio può recedere con il preavviso
di almeno centottanta giorni; lo statuto può prevedere un termine maggiore, non superiore
ad un anno.

Art.2343, stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti, comma 4: Se risulta che il
valore dei beni o dei crediti conferiti era inferiore di oltre un quinto a quello per cui
avvenne il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il capitale sociale,
annullando le azioni che risultano scoperte. Tuttavia il socio conferente può versare la
differenza in danaro o recedere dalla società; il socio recedente ha diritto alla restituzione del
conferimento, qualora sia possibile in tutto o in parte in natura. L'atto costitutivo può
prevedere, salvo in ogni caso quanto disposto dal quinto comma dell'articolo 2346, che per
effetto dell'annullamento delle azioni disposto nel presente comma si determini una loro
diversa ripartizione tra i soci.

COME AVVIENE UN RECESSO


Il socio che intende esercitare il recesso è tenuto a mandare alla società una lettera
raccomandata che deve essere spedita entro 15 giorni dalla data della delibera che
giustifica l’esercizio del diritto di recesso, nella quale deve indicare le generalità, il numero
delle azioni per le quali vuole esercitare il diritto e la ragione per la quale lo sta esercitando.
Le azioni per le quali viene esercitato questo diritto, dopo la comunicazione, non possono
essere più cedute e devono restare depositate presso la sede della società perché essa
potrebbe cambiare idea: ha infatti 90 giorni di tempo per revocare la delibera che legittima
l’esercizio di quel diritto oppure può decidere di deliberare lo scioglimento della società.

Questo è il caso in cui il socio di minoranza può esercitare il diritto di recesso come
strumento di pressione sulla maggioranza. Elemento importante quando si parla di diritto di
recesso è l’individuazione dei criteri di liquidazione del valore delle azioni, come si
determina questo valore? Art.2437 ter, criteri di determinazione del valore delle azioni:
● Il socio ha diritto alla liquidazione delle azioni per le quali esercita il recesso.
● Il valore di liquidazione delle azioni è determinato dagli amministratori, sentito il
parere del collegio sindacale e del soggetto incaricato della revisione legale dei conti,
tenuto conto della consistenza patrimoniale della società e delle sue prospettive
reddituali, nonché dell'eventuale valore di mercato delle azioni
● Il valore di liquidazione delle azioni quotate in mercati regolamentati è determinato
facendo [esclusivo] riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei
mesi che precedono la pubblicazione ovvero ricezione dell'avviso di convocazione
dell'assemblea le cui deliberazioni legittimano il recesso.
● Lo statuto può stabilire criteri diversi di determinazione del valore di liquidazione,
indicando gli elementi dell'attivo e del passivo del bilancio che possono essere
rettificati rispetto ai valori risultanti dal bilancio, unitamente ai criteri di rettifica,
nonché altri elementi suscettibili di valutazione patrimoniale da tenere in
considerazione.
Nelle società chiuse è stato stabilito che come socio si ha diritto a sapere l’ammontare del
valore di rimborso delle proprie azioni già 15 giorni che precedono la delibera, alla quale può
decidere di non partecipare e poi esercitare il diritto di recesso. Se contesta il valore, sarà
nominato da parte del tribunale un esperto, che dovrà verificare quel valore.

Art.2437 quater, procedimento di liquidazione:


● Gli amministratori offrono in opzione le azioni del socio recedente agli altri soci
in proporzione al numero delle azioni possedute. Se vi sono obbligazioni convertibili,
il diritto di opzione spetta anche ai possessori di queste, in concorso con i soci, sulla
base del rapporto di cambio.
● L'offerta di opzione è depositata presso il registro delle imprese entro quindici giorni
dalla determinazione definitiva del valore di liquidazione. Per l'esercizio del diritto di
opzione deve essere concesso un termine non inferiore a trenta giorni dal deposito
dell'offerta.
● Coloro che esercitano il diritto di opzione, purché ne facciano contestuale richiesta,
hanno diritto di prelazione nell'acquisto delle azioni che siano rimaste non optate.
● Qualora i soci non acquistino in tutto o in parte le azioni del recedente, gli
amministratori possono collocarle presso terzi; nel caso di azioni quotate in mercati
regolamentati, il loro collocamento avviene mediante offerta nei mercati medesimi.
● In caso di mancato collocamento ai sensi delle disposizioni dei commi precedenti
entro centottanta giorni dalla comunicazione del recesso, le azioni del recedente
vengono rimborsate mediante acquisto da parte della società utilizzando riserve
disponibili anche in deroga a quanto previsto dal terzo comma dell'articolo 2357
(Rispettando cioè il limite degli utili distribuibili e con le riserve disponibili esultanti
dall’ultimo bilancio della società).
● In assenza di utili e riserve disponibili, deve essere convocata l'assemblea
straordinaria per deliberare la riduzione del capitale sociale, ovvero lo
scioglimento della società, Gli amministratori possono anche essere delegati
dall’assemblea per effettuare tale azione.

OPERAZIONI SUL CAPITALE


Se ne parla tutte le volte in cui la società delibera una modifica sullo statuto o dell’atto
costitutivo che incide sul capitale sociale, in particolare se incide sull’importo del capitale
sociale nominale. Si può procedere ad un aumento del capitale o ad una riduzione del
capitale e in entrambi i casi le modifiche possono essere reali o nominali.
● Modifica del capitale reale: quando interessa il patrimonio della società, quindi in
caso di afflusso di nuovi conferimenti in caso di aumento e restituzione ai soci di una
parte dei conferimenti che questi avevano versato o una liberazione dall’obbligo di
versamento ancora dovuto in caso di riduzione.
● Modifica del capitale nominale: non incide sul patrimonio della società, ma si limita
a stabilire una diversa allocazione delle poste del patrimonio netto. In caso di
aumento nominale o gratuito del capitale la società sceglie sottoporre alla disciplina
del capitale un’altra parte del patrimonio netto (una parte disponibile diventa
indisponibile). Le riduzioni nominali invece sono quelle dove una perdita patrimoniale
si è già verificata e la società ne prende atto e viene eseguito un adeguamento del
capitale iscritto a quello presente nella società.
In generale, essendo tutte modifiche dell’atto o dello statuto, la competenza spetta
all’assemblea straordinaria.

LEZIONE 24
AUMENTO NOMINALE O A TITOLO GRATUITO.
Art.2442, passaggio di riserve a capitale:
● L'assemblea può aumentare il capitale, imputando a capitale le riserve e gli altri fondi
iscritti in bilancio in quanto disponibili.
● In questo caso le azioni di nuova emissione devono avere le stesse caratteristiche di
quelle in circolazione, e devono essere assegnate gratuitamente agli azionisti in
proporzione di quelle da essi già possedute [2349].
● L'aumento di capitale può attuarsi anche mediante aumento del valore nominale
delle azioni in circolazione.
Quando si parla di aumento nominale o a titolo gratuito ci troviamo di fronte a
un’operazione contabile e in particolare a un passaggio di riserve a capitale. Non c’è né un
nuovo conferimento né un aumento del patrimonio: in questa ipotesi l’assemblea
straordinaria decide di imputare a capitale riserve o fondi disponibili che sono iscritti a
bilancio. Non tutte le riserve però possono essere imputate a capitale, come per
esempio la riserva legale che è indisponibile da parte dei soci, quanto meno per quella parte
che non supera il 20% del capitale. Neppure la riserva sovrapprezzo eventualmente
presente. Possono invece essere utilizzate tutte le riserve facoltative, le riserve statutarie
prive di specifica destinazione e alcuni versamenti effettuati dai soci.
Per quanto riguarda le modalità di attuazione ci sono due opzioni:
● E’ possibile deliberare un aumento del valore nominale delle azioni in circolazione
● Oppure posso scegliere di lasciare inalterato il valore delle azioni in circolazioni ed
emettere nuove azioni, che dovranno possedere le stesse caratteristiche di quelle
che già sono in circolazione e dovranno essere assegnate agli azionisti a titolo
gratuito in proporzione alle azioni già possedute, perché non deve essere alterato il
rapporto di proporzionalità tra le posizioni di potere che hanno i diversi soci.

Versamenti in conto capitale che possono essere effettuati da alcuni soci: Senza che
l’assemblea straordinaria deliberi un aumento del capitale i soci possono decidere di versare
alla società delle somme che sono volte a fronteggiare le eventuali esigenze di capitale
davanti alle quali la società potrebbe trovarsi oppure a costituire un fondo utile in caso di
perdite. Queste somme quando sono versate aumentano il patrimonio della società ma non
modificano il capitale, quindi andranno iscritte in bilancio in apposite riserve.
Versamenti in conto di futuro aumento di capitale: mentre i primi sono considerate
donazioni, questi vengono definiti come una sottoscrizione anticipata di un aumento di
capitale non ancora deliberato. La differenza è che se la delibera di aumento non viene
assunta i soci hanno diritto alla restituzione dell’importo versato, quindi in questo caso vi è
l’obbligo di rimborso. Non ci sono problemi con i versamenti in denaro ma con i beni che è
possibile aggirare il sistema per arrecare danno alla società

Sia l’aumento reale che nominale sono di norma competenza dell’assemblea ma possono
essere delegate agli amministratori per un periodo massimo di 5 anni con determinate
cautele.
Art.2443, deleghe agli amministratori, comma 1: Lo statuto può attribuire agli
amministratori la facoltà di aumentare in una o più volte il capitale fino ad un ammontare
determinato e per il periodo massimo di cinque anni dalla data dell'iscrizione della
società nel registro delle imprese. Tale facoltà può prevedere anche l'adozione delle
deliberazioni di cui al quarto e quinto comma dell'articolo 2441; in questo caso si applica in
quanto compatibile il sesto comma dell'articolo 2441 e lo statuto determina i criteri cui gli
amministratori devono attenersi.
In realtà qui non c’è una delega vera e propria nel senso che è l’assemblea che determina
l’ammontare massimo e il tempo in cui deve avvenire, gli amministratori poi possono
decidere di farlo e come.

AUMENTO REALE DEL CAPITALE


Molto più complesso dell’aumento nominale: è un’azione preordinata a consentire alla
società di procurarsi nuovi mezzi finanziari a titolo di capitale di rischio. Questa
operazione da luogo all’emissione da parte della società di nuove azioni a pagamento,
perché la società ha bisogno che entri nuovo denaro. Le nuove azioni devono essere
sottoscritte dai soci attuali, ovvero vengono offerte in opzione ad essi, oppure potranno
essere sottoscritte da terzi soggetti che diventeranno soci. Sono stabilite particolari
condizioni:

Art.2438, aumento di capitale:


● Un aumento di capitale non può essere eseguito fino a che le azioni
precedentemente emesse non siano interamente liberate.
● In caso di violazione del precedente comma, gli amministratori sono solidalmente
responsabili per i danni arrecati ai soci ed ai terzi. Restano in ogni caso salvi gli
obblighi assunti con la sottoscrizione delle azioni emesse in violazione del
precedente comma.
La regola generale dice che entro 30 giorni da quando è realizzata la sottoscrizione delle
nuove azioni gli amministratori devono depositare presso il registro delle imprese
l’attestazione che l’aumento è stato eseguito. Nelle società quotate quest’attestazione è
molto importante perché crea un affidamento da parte del mercato, da precludere
l’impugnazione della delibera dell’aumento del capitale. Una volta che gli amministratori
hanno iscritto nel registro che l’aumento è stato eseguito, anche se la delibera con cui è
stato stabilito è invalida, l’azione di invalidità non può più essere promossa, facendo
prevalere la tutela del mercato.
Art.2439, sottoscrizione e versamenti, comma 1: Salvo quanto previsto nel quarto comma
dell'articolo 2342, i sottoscrittori delle azioni di nuova emissione devono, all'atto della
sottoscrizione, versare alla società almeno il venticinque per cento del valore nominale delle
azioni sottoscritte. Se è previsto un soprapprezzo, questo deve essere interamente versato
all'atto della sottoscrizione.
In caso di conferimento in denaro bisogna versare immediatamente il 25%. La differenza è
che, siccome qui la società già esiste, il versamento della prima percentuale andrà
direttamente agli amministratori e non alla banca. Se le azioni sono emesse con
sovrapprezzo questo dovrà essere interamente versato immediatamente.

Nell’aumento di capitale a pagamento l’elemento centrale è l’individuazione del soggetto


legittimato a sottoscrivere le nuove azioni. Il legislatore ha sancito per i precedenti azionisti e
i possessori di obbligazioni convertibili il diritto di opzione, che rappresenta il diritto ad
essere preferiti rispetto ai terzi in un aumento di capitale a pagamento, quindi nella
sottoscrizione di nuove azioni a pagamento.

La prima ragione alla base del diritto di opzione è quella di consentire ai soci di mantenere
inalterata la propria posizione di potere patrimoniale e amministrativa. Quindi dal punto di
vista patrimoniale permette di mantenere la proporzione con cui ciascuno di essi partecipa al
capitale e al patrimonio, mentre dal lato amministrativo:
● Funzione amministrativa in primis: il diritto di opzione permette al socio di
mantenere inalterata la proporzione con cui esso partecipa alla formazione delle
decisioni sociali.
● Funzione amministrativa in secundis: nel caso in cui la società abbia delle riserve
il valore della mia partecipazione si ridurrebbe in caso di ingresso di nuovi soci,
quindi in caso di aumento di capitale, se non ci fosse il diritto di opzione. Per questo
motivo, per la forte rilevanza dell’aspetto patrimoniale, il diritto di opzione è uno dei
pochissimi diritti che posso vendere. Perché potrebbe darsi che la società abbia
bisogno di aumentare il capitale e i vecchi soci non abbiano liquidità per aumentarlo
loro stesso, per cui possono vendere il loro di opzione per ottenere la liquidità
necessaria.
È possibile che il socio non possa o non voglia partecipare all’aumento del capitale. In
questo caso l’annacquamento della sua partecipazione sarà compensato o annullato grazie
alla possibilità di cedere il suo diritto di opzione, quindi il diritto ha un valore economico
che il socio può monetizzare per se. Una volta che è stato deliberato l’aumento di capitale
bisogna concedere agli azionisti un termine non inferiore a 15 giorni, che decorrerà dalla
pubblicazione dell’offerta mediante deposito nell’apposito registro delle imprese e
contestuale avviso sul sito internet della società, portando ufficialmente a conoscenza i soci.

Se i soci decidono di non esercitare il diritto di opzione gli amministratori non possono
collocare le azioni rimaste inoptate a proprio piacimento. Il legislatore prevede infatti delle
regole a seconda che la società sia chiusa o meno:
● Per le società non quotate, il socio che decide di esercitare il proprio diritto di
opzione ha un altro diritto collegato, il diritto di prelazione sull’inoptato: quando
esercita il diritto di opzione il socio può dichiarare di avere interesse a sottoscrivere
anche le altre azioni per le quali chi è legittimato decide di non esercitare il diritto di
opzione e avrà la prelazione sulla sottoscrizione di quella quota.
● Per le società quotate, le azioni inoptate verranno offerte sul mercato dagli
amministratori per conto della società e il ricavato della vendita andrà a beneficio del
patrimonio della società.

LEZIONE 25
Il diritto di opzione spetta a tutti i soci e non può essere limitato in via generale, ogni azione
ha insito in se il diritto di opzione. Vi sono però casi in cui la legge prevede l’esclusione del
diritto, secondo l’art.2441 Comma 4: Il diritto di opzione non spetta per le azioni di nuova
emissione che, secondo la delibera di aumento del capitale, devono essere liberate
mediante conferimenti in natura (..).
Il legislatore richiede per integrare tale ipotesi che gli amministratori illustrino ai soci la
proposta di aumento del capitale con un’apposita relazione nella quale sarà specificato qual
è lo specifico interesse della società e le motivazioni che giustificano questo tipo di aumento
di capitale.

Comma 5: Quando l'interesse della società lo esige, il diritto di opzione può essere escluso
o limitato con la deliberazione di aumento di capitale.
In questi casi sarà obbligatoria l’emissione delle obbligazioni con un sovrapprezzo a
patto che la società abbia accumulato utili o comunque tutte le volte in cui il suo patrimonio
sia superiore rispetto a quello che si può desumere dai criteri prudenziali con i quali è stato
realizzato il bilancio, perché il bilancio può essere redatto con criteri prudenziali che tendono
a sottostimare il valore. Con le azioni in sovrapprezzo almeno una parte del pregiudizio dei
soci che non possono esercitare il diritto di opzione, quella patrimoniale, viene compensata.
Il problema di tale ipotesi è che il criterio per determinare il valore di queste azioni, il loro
prezzo di emissione, ha un ampio margine di discrezionalità: sono gli amministratori che
in via discrezionale stimano questo valore e devono tenere conto dell’andamento della
quotazione dell’ultimo semestre. Per contemperare questa discrezionalità la legge decide
che il collegio sindacale debba esprimere il proprio parere sulla congruità sul prezzo di
emissione e nelle società quotate deve esserci anche il parere di un revisore legale.
Comma 4: (..) Nelle società con azioni quotate in mercati regolamentati lo statuto può altresì
escludere il diritto di opzione nei limiti del dieci per cento del capitale sociale preesistente, a
condizione che il prezzo di emissione corrisponda al valore di mercato delle azioni e ciò sia
confermato in apposita relazione da un revisore legale o da una società di revisione legale..
La ragione è che le società quotate sono inclini all’apertura del mercato è quindi deve
essere possibile per loro limitare il diritto di opzione al fine di acquisire nuovi finanziamenti
dall’esterno.

Comma 8: Con deliberazione dell'assemblea presa con la maggioranza richiesta per le


assemblee straordinarie può essere escluso il diritto di opzione per le azioni di nuova
emissione, se queste sono offerte in sottoscrizione ai dipendenti della società o di società
che la controllano o che sono da essa controllate.
Le azioni di nuova emissione vengono offerte in sottoscrizione ai dipendenti della società per
incentivare la partecipazione dei lavoratori nella società.
Opzione indiretta: vi è poi un ipotesi che non è una vera e propria esclusione del diritto di
opzione, in cui le azioni di nuova emissione vengono sottoscritte da banche o da
intermediari o soggetti professionali soggetti al controllo della CONSOB i quali sono obbligati
a offrire successivamente queste azioni agli azionisti rispettando il diritto di opzione (comma
7). Il diritto di opzione è rispettato perché le azioni vengono offerte agli azionisti ma in mezzo
c’è il passaggio di questi soggetti professionali. Viene anche definita collocamento a fermo.
La sottoscrizione di azioni da parte di questi soggetti è prettamente strumentale perché
serve per delegare la gestione dell’aumento di capitale a soggetti professionali. Questi
soggetti non possono esercitare il diritto di voto se detengono le azioni per un
determinato periodo di tempo, perché sono soggetti che non entrano nella società come
soci, ma le detengono al solo scopo di offrirle agli azionisti. È possibile che dietro
pagamento di una commissione aggiuntiva questi intermediari non si limitino ad offrire le
azioni ai soci ma si impegnano anche a conservare nel proprio patrimonio quelle azioni che
dovessero risultare inoptate: in questo caso l’intermediario diviene socio a tutti gli effetti.

RIDUZIONE DEL CAPITALE


Art.2445, riduzione del capitale sociale:
● La riduzione del capitale sociale può aver luogo sia mediante liberazione dei soci
dall'obbligo dei versamenti ancora dovuti, sia mediante rimborso del capitale ai
soci, nei limiti ammessi dagli articoli 2327 e 2413.
● L'avviso di convocazione dell'assemblea deve indicare le ragioni e le modalità
della riduzione. Nel caso di società cui si applichi l'articolo 2357, terzo comma, la
riduzione deve comunque effettuarsi con modalità tali che le azioni proprie
eventualmente possedute dopo la riduzione non eccedano la quinta parte del
capitale sociale.
● La deliberazione può essere eseguita soltanto dopo 90 giorni dal giorno
dell'iscrizione nel registro delle imprese, purché entro questo termine nessun
creditore sociale anteriore all'iscrizione abbia fatto opposizione.
● Il tribunale, quando ritenga infondato il pericolo di pregiudizio per i creditori oppure la
società abbia prestato idonea garanzia, dispone che l'operazione abbia luogo
nonostante l'opposizione. Come per l’aumento la riduzione potrà essere reale o
nominale a seconda che essa dia luogo oppure no ad un rimborso ai soci del valore
dei conferimenti.

RIDUZIONE REALE DEL CAPITALE


È un’operazione che il legislatore circonda di cautele perché pericolosa per i creditori e per
i soci di minoranza. L’operazione riduce la consistenza del patrimonio della società
rimborsando ai soci le quote sottratte al capitale. Questo è pericoloso per i creditori per la
funzione di garanzia del capitale e per i soci per le altre due funzioni, produttiva e
organizzativa.

La riduzione è lecita ma ci sono dei limiti:


● Non è possibile ridurre il capitale sociale oltre il limite legale previsto per il singolo
tipo di società.
● Se la società ha emesso obbligazioni non è possibile ridurre il capitale se non
risulta più rispettato il limite legale tra capitale sociale, riserva legale e riserva
disponibile da una parte e obbligazioni in circolazione dall’altra, in rapporto di 2:1
Entro 90 giorni i creditori sociali anteriori all’assunzione della delibera potranno opporsi
poiché l’esecuzione della delibera potrebbe pregiudicare la loro posizione rendendo meno
agevole o precludendo la realizzazione del loro credito. L’opposizione sospende
l’esecuzione della delibera fino al giudizio su essa. Inoltre in questo arco temporale non può
essere realizzato il rimborso in caso di assunzione della delibera.

Per quanto riguarda le modalità di riduzione può avvenire:


● Tramite rimborso ai soci dei conferimenti -
● Liberando i soci dall’obbligo di eseguire il versamento dei decimi ancora dovuti.
● Per le spa aperte è possibile anche acquistare azioni proprie e poi annullarle. In ogni
caso occorre preservare in tutti e tre i casi, la parità di trattamento dei soci.

RIDUZIONE NOMINALE O PER PERDITE


La riduzione del capitale sociale presenta alcune problematiche sul discorso della garanzia
dei creditori sociali, si cerca quindi di porre dei rimedi per garantire i terzi da queste
operazioni.
Per la riduzione reale i creditori hanno diritto di opposizione con impugnazione della
delibera, questo è possibile perché la riduzione è volontaria e non dovuta da perdite.
Per quanto riguarda la riduzione per perdite nominale la situazione è differente: infatti può
capitare che nel corso dell’attività sociale possono prodursi perdite così eccessive che Il
capitale indicato nell’atto costituivo segnala una ricchezza superiore a quella realmente
detenuta dalla società, il capitale non solo indica una parte di capitale che non c’è più ma
da anche informazioni sbagliate sull’andamento della società.

La riduzione allora è l’adeguamento della cifra del capitale sociale iscritta nello statuto e nel
registro delle imprese al valore effettivo che il capitale ha in quel momento, quindi al
patrimonio netto. Si tratta di una riduzione che non comporta in nessun modo una
riduzione del patrimonio. Occorre distinguere due casi di riduzione per perdite:
● Facoltativa: la perdita è inferiore a 1/3 del capitale sociale, allora non saranno
previsti obblighi di riduzione nominale, perché i legislatore potrebbe credere che sia
una situazione temporanea che possa aggiustarsi da sola. Può però succedere che
siano i soci a volere la riduzione se la perdita non verrà sicuramente sanata nei
prossimi anni e quindi hanno interesse ad adeguare la situazione formale a quella
reale.
● Obbligatoria: l’adeguamento è obbligatorio quando le perdite di capitale destano
un allarme giustificato e la loro dimensione raggiunge proporzioni rilevanti, andando
oltre 1/3 del capitale sociale. Le perdite sono quindi indice di un andamento
negativo dell’investimento. Quando si supera il limite la disciplina cambia a seconda
del fatto che il capitale si sia o meno ridotto anche al di sotto del limite legale.

Secondo l’art.2446, riduzione del capitale per perdite:


● Gli amministratori sono obbligati a convocare l’assemblea, presentando una
relazione sulla situazione patrimoniale della società accompagnata da
un’attestazione del collegio sindacale con le sue osservazioni. La relazione è molto
simile al bilancio che va realizzata nel corso dell’esercizio: questi documenti devono
rimanere depositati presso la sede sociale negli 8 giorni che precedono l’assemblea
in modo che i soci possano prenderne visione. Al momento dell’assemblea i soci non
sono obbligati a procedere immediatamente alla riduzione
● Se però entro l’esercizio successivo le perdite non risultano diminuite a meno di
1/3 l’assemblea ordinaria chiamata ad approvare il bilancio di quell’esercizio è
obbligata a ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate. Se l’assemblea
non provvede, la riduzione può essere disposta d’ufficio dal tribunale su richiesta
degli amministratori o dei sindaci. Il tribunale provvede, sentito il pubblico ministero,
con decreto soggetto a reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a
cura degli amministratori.

Gli amministratori devono convocare senza indugio l’assemblea che non può attendere ma
dovrà necessariamente deliberare la riduzione del capitale per adeguare la situazione
formale a quella reale e può decidere se contemporaneamente procedere a un aumento
del capitale che lo porti almeno in pari con il minimo legale oppure deliberare la
trasformazione della società in un altro tipo legale societario

Se l’assemblea non adotta una di queste decisioni la società si scioglie ed entra in uno
stato di liquidazione. Può infine avvenire che ci sia una perdita totale del capitale, ovvero
che le perdite siano così ingenti da eguagliare o superare la somma del capitale: in questo
caso l’assemblea deve azzerare il capitale, annullando tutte le partecipazioni dei soci e
obbligando i soci a versare le risorse affinché si arrivi allo zero, evitando valori negativi del
patrimonio e poi dovrà decidere cosa deliberare: se un aumento, una trasformazione o lo
scioglimento.

LEZIONE 26
SGLIOGLIMENTO DELLE SOCIETA’ DI CAPITALI
Cause legali di scioglimento indicate all’art.2484, comma 1:1
● La prima causa di scioglimento è il decorso del termine, termine fissato nell’atto
costitutivo dalla società stessa. È possibile creare società a tempo indeterminato
quindi per questo non vale per tutte le società. Per quelle a scadenza l’assemblea
straordinaria potrebbe decidere di prorogare il termine di durata: in questo caso non
solo è richiesta la delibera dell’assemblea straordinaria ma sono anche richieste
delle maggioranze specifiche e tutele per coloro che non si trovino d’accordo. Per le
società chiuse per adottare la delibera che proroga il termine è necessario
raggiungere la maggioranza rafforzata di più di 1/3 del capitale sociale (quorum
deliberativo) anche se ci si trova nell’ambito di una seconda convocazione.
● La seconda causa è il conseguimento dell’oggetto sociale o per la
sopravvenuta impossibilità di raggiungerlo. L’impossibilità deve essere assoluta e
definitiva e può essere sia materiale che giuridica, cioè potrebbe darsi che l’attività
svolta sia diventata illecita e in quel caso sono costretto a sciogliere la società perché
sono nell’impossibilità giuridica di continuare.
● La terza causa è l’impossibilità di funzionamento o continua inattività
dell’assemblea: l’impossibilità può derivare da un diffuso assenteismo dei soci o per
contrasti tra diversi gruppi che impediscano la formazione delle maggioranze che
sono richieste dalla legge.
● La quarta causa è la riduzione del capitale per perdite al di sotto del limite
legale: questa causa opera salvo quanto disposto dagli articoli 2447 e 2482 ter, cioè
salvo che l’assemblea deliberi la riduzione del capitale e immediatamente dopo
l’aumento che porti il capitale a superare la cifra del minimo legale.
● La quinta causa di scioglimento della società in seguito a recesso di uno o più soci
oppure in caso di un’opposizione dei creditori alla riduzione del capitale.
● La sesta ipotesi è che i soci votino per uno scioglimento anticipato della
società. Anche in questo caso, proprio perché vengono cambiate le regole prefissate
all’inizio, il legislatore chiede una maggioranza rafforzata, ovvero più di 1/3 del
capitale sociale anche in seconda convocazione.

Art. 2486, poteri degli amministratori:


● Al verificarsi di una causa di scioglimento gli amministratori conservano il potere
di gestire la società, ai soli fini della conservazione dell'integrità e del valore del
patrimonio sociale.
● Gli amministratori sono personalmente e solidalmente responsabili dei danni
arrecati alla società, ai soci, ai creditori sociali ed ai terzi, per atti od omissioni
compiuti in violazione del precedente comma.

L’iscrizione è fondamentale perché tutti gli effetti connessi al verificarsi di una causa di
scioglimento decorrono dal momento dell’iscrizione non da quando si è verificata la causa,
cioè, le cause di scioglimento anche se sono prefissate dalla legge o stabilite dallo statuto
non operano automaticamente ma i loro effetti si verificano dopo la pubblicità ovvero dopo
che tutti i terzi siano venuti a conoscenza delle cause.

Art.2487, nomina e revoca dei liquidatori; criteri di svolgimento della liquidazione:


● Salvo che nei casi previsti dai numeri 2), 4) e 6) del primo comma dell'articolo 2484
non abbia già provveduto l'assemblea e salvo che l'atto costitutivo o lo statuto non
dispongano in materia, gli amministratori, contestualmente all'accertamento della
causa di scioglimento, debbono convocare l'assemblea dei soci perché deliberi,
con le maggioranze previste per le modificazioni dell'atto costitutivo o dello statuto:
○ Il numero dei liquidatori e le regole di funzionamento del collegio in caso
di pluralità di liquidatori;
○ La nomina dei liquidatori, con indicazione di quelli cui spetta la
rappresentanza della società;
○ I criteri in base ai quali deve svolgersi la liquidazione; i poteri dei
liquidatori, con particolare riguardo alla cessione dell'azienda sociale, di rami
di essa, ovvero anche di singoli beni o diritti, o blocchi di essi;
● Se gli amministratori omettono la convocazione di cui al comma precedente, il
tribunale vi provvede su istanza di singoli soci o amministratori, ovvero dei
sindaci, e, nel caso in cui l'assemblea non si costituisca o non deliberi, adotta con
decreto le decisioni ivi previste.
● L'assemblea può sempre modificare, con le maggioranze richieste per le
modificazioni dell'atto costitutivo o dello statuto, le deliberazioni di cui al primo
comma.
● I liquidatori possono essere revocati dall'assemblea o, quando sussiste una giusta
causa, dal tribunale su istanza di soci, dei sindaci o del pubblico ministero.

Art.2487 bis, pubblicità della nomina dei liquidatori ed effetti:


● La nomina dei liquidatori e la determinazione dei loro poteri, comunque avvenuta,
nonché le loro modificazioni, devono essere iscritte, a loro cura, nel registro delle
imprese.
● Alla denominazione sociale deve essere aggiunta l'indicazione trattarsi di società in
liquidazione.
● Avvenuta l'iscrizione di cui al primo comma gli amministratori cessano dalla carica
e consegnano ai liquidatori i libri sociali, una situazione dei conti alla data di
effetto dello scioglimento ed un rendiconto sulla loro gestione relativo al periodo
successivo all'ultimo bilancio approvato. Di tale consegna viene redatto apposito
verbale.

Art.2487 ter, revoca dello stato di liquidazione:


● La società può in ogni momento revocare lo stato di liquidazione, occorrendo
previa eliminazione della causa di scioglimento, con deliberazione dell'assemblea
presa con le maggioranze richieste per le modificazioni dell'atto costitutivo o dello
statuto. Si applica l'articolo 2436.
● La revoca ha effetto solo dopo 60 giorni dall'iscrizione nel registro delle imprese
della relativa deliberazione, salvo che sia stato dato il consenso dei creditori della
società o il pagamento dei creditori che non hanno dato il consenso. Qualora nel
termine suddetto i creditori anteriori all'iscrizione abbiano fatto opposizione, si applica
l'ultimo comma dell'articolo 2445.

Alla cancellazione della società dal registro delle imprese corrisponde l’estinzione di essa e
lo sarà definitivamente quando tutti saranno stati pagati

SOCIETA’ IN ACCOMANDITA PER AZIONI


Come prima caratteristica, proprio come la SAS, la SAPA si caratterizza per la presenza al
suo interno di due categorie di soci:
● I soci accomandatari che rispondono solidalmente e illimitatamente per le
obbligazioni sociali e sono per legge amministratori della società.
● I soci accomandanti che sono obbligati verso la società solo nei limiti della quota di
capitale sottoscritta.
La seconda peculiarità della SAPA è che la quota di partecipazione dei soci è
rappresentata da azioni, ed è una sorta di società per azioni nella quali son presenti dei
soci illimitatamente responsabili (come nelle SAS), gli accomandatari, che sono di diritto
amministratori.

Le differenze con la SAS sono che nella SAS gli accomandatari possono ma non devono
essere amministratori e quindi è possibile che vi siano soci accomandatari che non
svolgono funzioni amministrative. L’accomandatario risponde delle obbligazioni sociali anche
se non è amministratore

Art.2455, soci accomandatari:


● L'atto costitutivo deve indicare i soci accomandatari.
● I soci accomandatari sono di diritto amministratori e sono soggetti agli obblighi degli
amministratori della società per azioni.
I soci accomandatari lo sono senza limiti di tempo, finché sono soci accomandatari sono
soci amministratori e quando iscrivo nel registro che non sono più amministratore io divento
socio accomandante.
Per quanto riguarda la costituzione, conferimenti e le azioni della SAPA trova applicazione
la disciplina delle SPA con due differenze:
● L’art.2455 impone che nell’atto costitutivo siano indicati i soci accomandatari
● La denominazione sociale, il nome della società deve essere costituita dal nome di
almeno uno dei soci accomandatari e dalla specificazione che si tratta di una SAPA.

I soci accomandatari non avranno diritto di voto nelle delibere di nomina e revoca dei
sindaci, perché i sindaci devono vigilare gli amministratori, e quindi i vigilati si sceglieranno i
vigilanti. E non avranno diritto di voto nelle delibere che regolano la responsabilità degli
amministratori.
La seconda differenza rispetto alla SPA è che le modifiche dell’atto costitutivo devono
essere approvate in aggiunta alle normali maggioranze stabilite anche da tutti i soci
accomandatari, quindi questi hanno un diritto di veto sulle modifiche dell’atto costitutivo.

LEZIONE 27
SOCIETA’ DI PERSONE
Le SPA, che hanno responsabilità limitata, sono preferite in quanto in tempi di crisi si può
fare impresa preservando il patrimonio personale dell’imprenditore. Alla base abbiamo
sempre la nozione di contratto di società. I tipi delle società di persone sono:
● Società semplice
● Società in nome collettivo
● Società in accomandita semplice.
RICORDA: SS e SNC IRREGOLARE/ SAS e SNC REGOLARE.
Innanzitutto, la prima differenza con le società di capitali è che le società di persone non
hanno personalità giuridica, perché si pratica l’esercizio di attività in comune ma che non
crea un soggetto diverso dalla persona dei soci, non sono persone giuridiche. Esse hanno
solamente soggettività giuridica: hanno un loro patrimonio autonomo stabilmente vincolato
all’esercizio dell’attività economica. Una conseguenza è che i beni conferiti ai soci che
entrano nel patrimonio della società sono di proprietà di questa, non dei singoli soci. Di
conseguenza non si ha un’autonomia patrimoniale perfetta, Le obbligazioni sociali non
sono mai obbligazioni personali dei soci in quanto il centro di imputazione è la società, il
patrimonio del socio serve a titolo di garanzia. Soggettività significa anche che
l’imprenditore delle società di persone è la società e non il gruppo dei soci.
Quindi i soci sono responsabili illimitatamente e personalmente per le obbligazioni sociali
della società, qualora il patrimonio della società non sia sufficiente per soddisfare i creditori.
Proprio perché c’è un tipo di responsabilità così ampia e personale dei soci nei confronti dei
terzi è importante che alla base di tutto ci sia un buon rapporto fiduciario, si dice infatti che
la struttura organizzativa della società di persone si basa sull’ “intuitus personae”. Da ciò si
ricavano due corollari: la struttura delle società di persone è tendenzialmente chiusa, dove
per cambiare il numero di soci bisogna modificare il contratto sociale e questa modifica deve
avvenire solamente all’unanimità, questo perché ogni socio è anche amministratore,
quindi ogni figura conta.
In queste società non esiste la previsione di un capitale minimo: la regolamentazione dei
conferimenti è lasciata alla libera decisione delle parti. Quindi la partecipazione non è
basata su azioni ma quote: la quota corrisponderà a quella proporzione di investimento che
ogni socio ha deciso di fare ed essa non è trasferibile. È possibile modificare la quota nel
contratto sociale, con l’unanimità dei soci, ma non è considerato trasferimento.

La disciplina delle società di persone è basata su discipline dei modelli residuali che
regolano la SS e SNC: sono modelli predisposti dalla legge, a volte derogabili dalle parti,
che hanno la funzione di colmare le eventuali lacune presenti negli atti redatti dai privati.
La SS funge da modello residuale per le attività non commerciali, se invece sono attività
commerciali si applicherà la disciplina della SNC irregolare, ovvero non iscritta nel registro
delle imprese.
Per quanto riguarda le SAS, sono previste due tipi di soci, accomandanti e accomandatari.
Entrambi devono sottoscrivere il contratto, eseguire il conferimento.
● Gli accomandatari (sono molto simili ai soci di una SNC) rispondono illimitatamente
e personalmente per le obbligazioni sociali e sono amministratori della società, quindi
hanno tutte le caratteristiche delle SPA.
● Gli accomandanti rispondono limitatamente al loro conferimento per le obbligazioni
sociali, non perderanno più di quando conferito, ma non possono amministrare la
società.
Art.2320, soci accomandanti, comma 1: I soci accomandanti non possono compiere atti di
amministrazione, né trattare o concludere affari in nome della società (divieto di immistione),
se non in forza di procura speciale per singoli affari. Il socio accomandante che contravviene
a tale divieto assume responsabilità illimitata e solidale verso i terzi per tutte le obbligazioni
sociali e può essere escluso a norma dell'articolo 2286.

Art.2251, contratto sociale: Nella società semplice il contratto non è soggetto a forme
speciali, salve quelle richieste dalla natura dei beni conferiti.
Quindi il contratto potrebbe anche essere stipulato verbalmente. Ecco perché le società di
fatto possono diventare società di persone. Non vi è nemmeno una disciplina che regola
il contenuto del contratto sociale, che viene lasciato all’autonomia decisionale delle parti.

Per le SNC invece, ai fini della registrazione nel registro delle imprese la forma del contratto
deve essere scritta (art.2296) quindi l’atto costitutivo deve avere la forma dell’atto pubblico
o scrittura privata autenticata. Non c’è scritto però ai fini della validità del contratto ma della
sua registrazione, quindi ad una società di fatto si applica la forma residuale e diventa
SNC irregolare. Il contenuto del contratto (ART 2295 C.C.): cognome e nome, luogo di
nascita, domicilio e cittadinanza di tutti i soci, a seguito ragione sociale, i nomi dei soci che
hanno amministrazione e rappresentanza della società, sede, oggetto sociale, conferimenti
di ciascun socio, prestazioni a cui sono obbligati i soci di opera e durata della società.
Una volta stipulato, entro 30 giorni deve essere iscritto nel registro delle imprese, se il
contratto è valido. Da quel momento la società diventa regolare: il contenuto del contratto è
quindi opponibile ai terzi e ogni successiva modifica deve essere scritta entro 30 giorni nel
registro, mentre per le SPA l’iscrizione ha un’efficacia costitutiva, qui ha un’efficacia
dichiarativa.
Nelle società irregolari (ART 2297 C.C.: quelle che non hanno depositato il contratto a
registro) non vale la regola della rappresentanza perché il creditore non ha indicazioni su
quale sia il socio amministratore e quindi si segue la normativa sulla società semplice dove
tutti i soci sono responsabili illimitatamente e personalmente per il principio di tutela dei terzi.
Questo fino a quando non avviene la registrazione.

La SNC irregolare è disciplinata dall’art.2395: i rapporti con i terzi sono regolati dalla
disciplina della SS e non SNC e tutte le limitazioni della rappresentanza non valgono nei
confronti dei terzi. Per quanto riguarda la SAS le norme di forma e contenuto del contratto
sociale sono le stesse delle SNC: se la SAS non si iscrive si applicano le norme della
società irregolare.

Per quanto riguarda le modifiche al contratto sociale, sono valide solo se sussiste
l’unanimità, ma la società può modificare le modalità, derogando la norma, che quindi è
una norma dispositiva. Gran parte delle norme della disciplina delle società di persone sono
derogabili dalle parti, tranne alcune eccezioni:
● non si può escludere che un socio, a meno che non sia un accomandante, non
partecipi personalmente e illimitatamente alle obbligazioni sociali con il proprio
patrimonio.
● non si può escludere il patto leonino. Le modifiche non sono opponili ai terzi finché
non sono state scritte nel registro delle imprese (pubblicità dichiarativa).

Nelle società di persone le quote dei soci non possono essere liberamente trasferite (intuitus
personae). Nel momento in cui si pone il problema è necessario un atto di modifica del
contratto sociale e anche qui è richiesta l’unanimità nel consenso. Il trasferimento della
quota può essere dato anche in via preventiva (consenso preventivo), cioè nel contratto
sociale a monte si stabilisce che la quota di ciascun socio può essere trasferita liberamente
o con il consenso della maggioranza dei soci. Questo principio vale anche in caso di morte
di un socio: se è stato scritto a contratto subentrano gli eredi, ma normalmente prima la
quota deve essere liquidata. L’unica eccezione mortis causa è quella della libera
trasferibilità della quota dei soci accomandanti ai successori in quanto la loro responsabilità
è limitata alla quota investita.

Ogni volta è necessaria l’unanimità dei soci per le scelte riguardanti la società di persone?
No! Ci sono degli aspetti della vita della società di persone dove espressamente il legislatore
stabilisce altri criteri: spesso vale il principio maggioritario in base alle quote di
partecipazione degli utili e servono per la gestione dell’impresa, mentre la regola
dell’unanimità serve per decidere le modifiche al contratto sociale.

Per quanto riguarda l’invalidità del contratto, valgono le norme che riguardano la nullità e
l’annullabilità dei contratti generali.
● La nullità del contratto (ART 1418 C.C. e seguenti) si avrà quando la società non
rispetta la legge e diventa illecita
● La annullabilità del contratto (ART 1425 C.C. e seguenti) si avrà quando invece c’è
incapacità delle parti, vizi del consenso oppure per azione di annullamento.
Bisogna però vedere se la nullità colpisce solo il socio o l’intera società e questo accade
quando tale socio è fondamentale per l’impresa, altrimenti si considera solo il socio e si parla
di nullità parziale.
Se l’intero contratto sociale viene dichiarato nullo prima dell’inizio dell’attività economica si
procede con la liquidazione dei beni e la divisione del patrimonio apportato, se invece
l’attività è ben avviata e si sono già intrapresi rapporti con i terzi la situazione è più difficile. O
si applicano regole del diritto civile comune (art.2332) andando ad analizzare ogni
contratto e facendo a ritroso come se nulla fosse mai stato concordato (ipotesi molto difficile)
oppure c’è una risoluzione che segue le regole delle SPA:
Art.2332, nullità della società, comma 1: avvenuta l’iscrizione al registro delle imprese si
può dichiarare la nullità solo nei casi: mancata stipulazione atto costitutivo per atto pubblico,
illiceità dell’oggetto sociale, mancanza nell’atto costitutivo di denominazione sociale,
conferimenti dei soci, ammontare del capitale sociale o oggetto sociale.

LEZIONE 28
PATRIMONIO DELLE SOCIETA’ DI PERSONE
Il primo elemento essenziale per costituire il patrimonio sociale sono i conferimenti dei soci,
non è possibile essere socio se non si ha provveduto al versamento di una quota di capitale.
Art.2253, conferimenti, comma 1: Il socio è obbligato a eseguire i conferimenti suscettibili
di valutazione economica determinati nel contratto sociale.
La determinazione dei conferimenti è convenzionale, è lasciato alle parti scegliere come e
quanto conferire.

Art.2253, conferimenti, comma 2: se i conferimenti non sono determinati si presume che i


soci siano obbligati a conferire in parti uguali tra loro quanto è necessario per il conferimento
dell’oggetto sociale. L’obiettivo è raggiungere la cifra stabilita ed è possibile conferire beni in
natura, conferimento di crediti e conferimento d’opera.
Per questi beni si pone il problema della valutazione, nelle società di persone viene risolto
partendo dall’intuitus personae, cioè la valutazione dei beni è lasciata all’autonomia delle
parti e non è prevista una procedura di valutazione rigida. Questo perché in via sussidiaria
c’è la responsabilità illimitata e personale dei soci e quindi in un eventuale errore di
valutazione è il socio stesso che risponde con il capitale proprio.
La regola sul caso fortuito è fondamentale in quanto se il bene si danneggia prima di
essere proprietà della società può essere causa di esclusione del socio in quanto è venuto
meno il suo conferimento. Queste regole si adeguano dunque al diritto societario. Il diritto
societario stabilisce che la conseguenza di non garantire quanto prescritto dalla norme
sulla vendita per il conferimento di proprietà determina la possibilità che gli altri soci possano
escluderlo o meno dal contratto di società. Per quanto riguarda il momento della
liquidazione, la fase finale della società, il socio che ha conferito il bene non ha diritto alla
sua restituzione ma gli viene data una quota di denaro di egual valore al bene conferito.
Nel caso di trasferimento in godimento, mantenendo il socio la proprietà del bene, il socio
è responsabile sempre per i rischi legati ad esso a meno che il perimento dipende dagli
amministratori della società. Al momento della liquidazione della società in questo caso il
socio ha diritto alla restituzione del bene conferito nello stato in cui si trova in quel momento.

Art.2255, conferimenti di crediti: Il socio che ha conferito un credito risponde della


insolvenza del debitore, nei limiti indicati dall'articolo 1267 per il caso di assunzione
convenzionale della garanzia.
Se il credito è stato ceduto a titolo gratuito non c’è nessuna garanzia, se è ceduto a titolo
oneroso il socio deve rispondere nei confronti della società nei limiti dell’art.2267 e risponde
anche per le eventuali spese e interessi che nasceranno per l’insolvenza del debitore

Conferimento d’opera: il socio può conferire beni e servizi e tale opera è soggetta alla
valutazione delle parti e può conferire l’obbligo di prestare la propria attività lavorativa
(manuale o intellettuale) a favore della società. Il conferente d’opera non è un lavoratore
subordinato della società e quindi non ha diritto al trattamento salariale e ai versamenti
previdenziali, a un salario o uno stipendio. Quel soggetto però potrebbe assommare le due
posizioni, cioè essere socio che si fa assumere come dipendente all’interno della società
per un’attività lavorativa subordinata, per cui avrebbe diritto al proprio stipendio o al proprio
salario, ed essere socio d’opera, per cui avrebbe diritto solamente a partecipare agli utili. Il
socio d’opera ha diritto ai guadagni della società solamente dell’eventuale attivo che residua
il rimborso del valore nominale del capitale, cioè non ha diritto al rimborso del valore della
propria opera ma solo all’eccedenza di utili rimasta dopo la suddivisione degli utili agli altri
soci.

Art.2263, ripartizione dei guadagni e delle perdite:


● Le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle perdite si presumono proporzionali ai
conferimenti. Se il valore dei conferimenti non è determinato dal contratto, esse si
presumono eguali.
● La parte spettante al socio che ha conferito la propria opera, se non è determinata
dal contratto, è fissata dal giudice secondo equità.
● Se il contratto determina soltanto la parte di ciascun socio nei guadagni, nella stessa
misura si presume che debba determinarsi la partecipazione alle perdite.

DISCIPLINA DEL CAPITALE SOCIALE


I conferimenti dei soci creano l’attivo patrimoniale iniziale. La società diventa proprietaria
dei beni conferiti dai soci o ne gode, i soci non possono servirsi dei beni societari per fini
estranei da quelli sociali, il socio risponde personalmente dei danni arrecati e la violazione di
questo divieto comporta il risarcimento di eventuali danni e la possibile esclusione della
società.
Art.2256, uso illegittimo delle cose sociali: Il socio non può servirsi, senza il consenso
degli altri soci, delle cose appartenenti al patrimonio sociale per fini estranei a quelli della
società.
L’attivo patrimoniale nelle società di persone svolge due funzioni:
● Funzione organizzativa: in base al conferimento iniziale si stabilisce quanto ogni
socio partecipa agli utili e perdite.
● Funzione vincolistica: si individua la porzione dell’attivo patrimoniale non
distribuibile ai soci.
Quindi i guadagni si avranno solo se il netto supererà il capitale sociale.
La disciplina delle SS non prevede regole sul capitale sociale (capitale minimo, da cosa è
costituito e il valore attribuito ai beni) e non c’è nessuna norma che sia posta a garanzia del
patrimonio netto della società, in particolare sulla distribuzione degli utili o eccedenza delle
perdite, che garantisce che il patrimonio della società debba presentare eccedenza rispetto
al capitale. L’unica norma prevista è il patto leonino
Nelle SNC e SAS c’è invece una disciplina ben precisa del capitale sociale e anche sulla
sua garanzia. Nel contratto sociale vanno quindi indicati di chi sono i conferimenti,
quanto valgono e il tipo di conferimento effettuato. Per queste due società c’è anche la
disciplina a tutela dell’integrità del capitale:
Art.2303, limiti alla distribuzione degli utili:
● Non può farsi luogo a ripartizione di somme tra soci se non per utili realmente
conseguiti.
● Se si verifica una perdita del capitale sociale non può farsi luogo a ripartizione di utili
fino a che il capitale non sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente.

Peculiarità delle società di persone è che la riduzione del capitale sociale per perdite è
sempre facoltativa, non c’è una disciplina obbligatoria come per le SPA quando viene
superato il limite di 1/3 del capitale. Nelle SPA vi è un’esigenza di trasparenza verso i
soggetti che interagiscono con la società, dunque è necessario che il capitale reale
corrisponda al capitale nominale.
Altra regola a tutela dell’integrità del capitale sociale è il divieto agli amministratori di
distribuire ai soci gli utili in assenza di una specifica delibera di riduzione reale del
capitale depositata al registro delle imprese. Quando si riduce il capitale sociale per perdite i
creditori hanno meno garanzie, quindi ci sono 3 mesi dal deposito della delibera entro i quali
i creditori possono opporsi alla modifica stessa (se vedono ridotto il loro credito) facendo
richiesta al tribunale, se il giudice accetta l’opposizione la società non può proseguire con la
riduzione che diventa inefficace, se l’opposizione viene respinta si darà corso alla riduzione
di capitale sociale e la delibera verrà ufficializzata.

LEZIONE 29
RESPONSABILITÀ DEI SOCI PER LE OBBLIGAZIONI SOCIALI.
Per quanto riguarda le obbligazioni sociali risponde in prima battuta la società con il
proprio patrimonio, è la prima garanzia della società verso i creditori e terzi. Per le società
di persone il patrimonio societario è garanzia primaria ma non esclusiva in quanto delle
obbligazioni sociali rispondono anche i soci. I soci rispondono con il loro patrimonio
personale in solido ma in via sussidiaria, cioè i soci godono del beneficio di preventiva
escussione del patrimonio sociale

Per SS e SNC irregolari: Art.2267, responsabilità per le obbligazioni sociali:


● I creditori della società possono far valere i loro diritti sul patrimonio sociale. Per le
obbligazioni sociali rispondono inoltre personalmente e solidalmente i soci che hanno
agito in nome e per conto della società e, salvo patto contrario, gli altri soci.
● Il patto deve essere portato a conoscenza dei terzi con mezzi idonei; in mancanza, la
limitazione della responsabilità o l’esclusione della solidarietà non è opponibile a
coloro che non ne hanno avuto conoscenza.
Quindi nelle SS e SNC irregolari rispondono in primis chi ha agito in nome e per conto della
società e poi gli altri soci, salvo esista patto scritto che dice che ognuno è responsabile
limitatamente alla quota versata. Questo patto però non vale se non c’è idonea pubblicità
che porti a conoscenza dei soci, ma rimane comunque valido tra di essi.
Per SAS e SNC regolari: Non può essere introdotto nella SNC questo patto limitativo,
quindi risponderà sempre in prima battuta il patrimonio sociale, poi solidalmente e
personalmente gli altri soci in modo uguale. Nella SAS non è possibile introdurre una
limitazione di responsabilità per i soci che non hanno agito.

La garanzia patrimoniale offerta dalle persone dei soci è una garanzia solidale che opera
in via sussidiaria, i soci dunque nelle SS godono del beneficio di preventiva escussione
del patrimonio sociale. Il beneficio di preventiva escussione opera in due modi diversi:
● Nelle SS opera secondo quanto stabilito dall’Art.2268, escussione preventiva del
patrimonio sociale: Il socio richiesto del pagamento di debiti sociali può domandare,
anche se la società è in liquidazione, la preventiva escussione del patrimonio sociale,
indicando i beni sui quali il creditore possa agevolmente soddisfarsi e se i beni del
patrimonio della società non basta, si prende il patrimonio del socio
● Nella SNC il beneficio di preventiva escussione opera automaticamente, se il
creditore sociale si rivolge a uno dei soci, il socio può soltanto dire che deve escutere
il patrimonio della società, senza il bisogno che indichi al creditore su quali beni
soddisfarsi. Il creditore è tenuto a escutere il patrimonio sociale, e se e solo se
esso risulta insufficiente al pagamento del proprio credito potrà rivolgersi ai soci. Il
socio a cui il creditore si rivolge dovrà pagare tutto il credito, e soltanto dopo averlo
pagato potrà rifarsi in via secondaria sugli altri soci della società.

CREDITORI PERSONALI DEI SOCI


La società non risponde ai debiti personali dei soci, MAI. Conseguenza è che se dovesse
esserci un rapporto di credito/debito tra il terzo e un socio non può esserci compensazione
con crediti/debiti della società verso tale terzo. In tutte le forme delle società di persone i
creditori possono fare rivalsa sugli utili divisi in quanto essi diventano a far parte del
patrimonio personale del socio, possono effettuarsi atti conservativi (pignoramento) sulla
quota sociale del socio, la quota diventa quindi una garanzia del credito.

Anche qui ci sono due regimi diversi a seconda che la società sia una SS, una SNC
irregolare o una SAS, una SNC regolare.
SS e SNC irregolari: Art.2270, creditore particolare del socio:
● Il creditore particolare del socio, finché dura la società, può far valere i suoi diritti
sugli utili spettanti al debitore e compiere atti conservativi sulla quota spettante a
quest'ultimo nella liquidazione.
● Se gli altri beni del debitore sono insufficienti a soddisfare i suoi crediti, il creditore
particolare del socio può inoltre chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota del
suo debitore. La quota deve essere liquidata entro tre mesi dalla domanda, salvo che
sia deliberato lo scioglimento della società.
Per atti conservativi si intende che il creditore può chiedere che vengano pignorati gli utili e
di volta e in volta vengano distribuiti in favore di questo; e la stessa cosa può chiedere per la
quota di liquidazione. Quando viene liquidata la società si stabilisce quanto spetta ai soci, e
su ciò, poiché la quota non fa più parte del patrimonio della società, il creditore particolare
potrà far rivalere i suoi diritti.
SAS e SNC regolare: Viene mantenuta la possibilità che il creditore particolare del socio, fin
quando dura la società, possa far valere i suoi diritti sugli utili spettanti al debitore e sulla
quota di liquidazione, ma viene rimossa la possibilità del creditore di chiedere la liquidazione
della quota in ogni tempo. Vale soltanto la prima parte dell’art. 2270. Il creditore potrà
intervenire sulla quota quando verrà sciolta la società o dovrà aspettare la scadenza della
società. Quando si arriva alla scadenza i soci hanno due vie:
● Prorogare la società con una delibera all’unanimità e a quel punto il creditore potrà
opporsi alla proroga e dimostrare che la proroga lo danneggia;
● Non prorogare la società e lasciarla andare in liquidazione, il creditore si rifarà
quindi su quanto spetta al socio in sede di liquidazione;
● Se invece la proroga della società avviene in modo tacito, quindi la società
giunge a scadenza ma continua la sua attività senza una espressa e formale proroga
della stessa nel registro delle imprese, dunque la società opera come società di fatto,
si applicheranno le norme della SNC irregolare, cioè quelle della SS, a quel punto
il creditore particolare del socio potrà attraverso le norme della SS chiedere la
liquidazione della quota.

Art.2269, responsabilità del nuovo socio: Chi entra a far parte di una società già costituita
risponde con gli altri soci per le obbligazioni sociali anteriori all'acquisto della qualità di socio.

Art.2301, divieto di concorrenza:


● Il socio non può, senza il consenso degli altri soci, esercitare per conto proprio o
altrui un'attività concorrente con quella della società, né partecipare come socio
illimitatamente responsabile ad altra società concorrente.
● Il consenso si presume, se l'esercizio dell'attività o la partecipazione ad altra società
preesisteva al contratto sociale, e gli altri soci ne erano a conoscenza.
● In caso d'inosservanza delle disposizioni del primo comma la società ha diritto al
risarcimento del danno, salva l'applicazione dell'articolo 2286.
Vale per tutti i soci, amministratori e non, e vale in modo assoluto per i soci di una SNC e di
una SAS, mentre per le SS Il divieto non ha carattere assoluto, cioè ci sono delle eccezioni:
● Non impedisce al socio di una SNC di partecipare come socio limitatamente
responsabile in altra società concorrente, SPA, SRL, e anche SAS in qualità di
socio accomandante.
● Non impedisce lo svolgimento di un’altra attività anche con il medesimo oggetto,
dove si debba escludere un rapporto concorrenziale.
● Il divieto può essere rimosso dagli altri soci. Se gli altri soci consentono al socio della
SNC di aprire un’altra attività concorrente, o di partecipare come socio illimitatamente
responsabile a una società concorrente, potrà partecipare.
● Se l’attività concorrenziale preesiste alla società tale consenso si presume, e quindi il
divieto non opera. Il consenso all’attività concorrenziale si presume se l’attività
preesisteva al contratto di società.
Cosa succede se tale divieto viene violato? Il socio sarà responsabile civilmente, dovrà
dunque risarcire i danni, qualora esistano. Gli altri soci sono anche legittimati a chiedere
l’esclusione del socio dalla società, perché ha violato una norma di legge e non ha dato
esecuzione al contratto in buona fede
ATTIVITÀ SOCIALE
L’attività sociale si distingue in:
● I diritti amministrativi sono i diritti del socio amministratore o del socio non
amministratore.
● I diritti patrimoniali in capo ai soci amministratori e non sono gli utili periodici (se
realmente conseguiti e approvati con rendiconto) e la quota di liquidazione in caso di
cessata attività.
La disciplina dell’attività sociale che detta il codice civile riguardo le società di persone è
scarna, perché il legislatore ha scelto di lasciare ampia autonomia alle parti sia per i diritti
amministrativi che patrimoniali. Il modello legale proposto dal codice civile designa uno
schema di organizzazione delle società di persone che distingue quella che è
l’amministrazione dell’attività dalle modifiche del contratto.
Nel modello legale, nel caso residuale (quindi se l’autonomia privata non interviene), tutti i
soci illimitatamente responsabili sono anche amministratori della società e rappresentanti
della società e per rapporto di amministrazione nelle SS si rimanda alle norme di mandato.

AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETA’


Il rapporto di amministrazione deve essere suddiviso tra la gestione, cioè il potere di
gestire la cosa che si confina all’interno dell’ambito della società, e la rappresentanza:
quando le decisioni assunte secondo le procedure interne della società hanno effetti nei
confronti di terzi, fanno sorgere delle obbligazioni tra la società e i terzi, e dunque si deve
stabilire chi è titolato a vincolare la società con i terzi. Quali sono i modelli di
amministrazione proposti dal codice civile? Le norme dispositive propongono due modelli,
legali e tipici: Art.2257, Amministrazione disgiuntiva:
● La gestione dell'impresa si svolge nel rispetto della disposizione di cui all'articolo
2086, secondo comma, e spetta esclusivamente agli amministratori, i quali compiono
le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale. Salvo diversa
pattuizione, l'amministrazione della società spetta a ciascuno dei soci disgiuntamente
dagli altri.
● Se l'amministrazione spetta disgiuntamente a più soci, ciascun socio amministratore
ha diritto di opporsi all'operazione che un altro voglia compiere, prima che sia
compiuta.
● La maggioranza dei soci, determinata secondo la parte attribuita a ciascun socio
negli utili, decide sull’opposizione.
Senza chiedere il consenso agli altri soci amministratori, ciascun socio amministratore può
operare autonomamente. Egli non ha nessun obbligo di chiedere e ottenere il consenso. In
virtù del rapporto fiduciario gli amministratori si fidano gli uni degli altri. Questo modello ha
un vantaggio evidente: l’amministrazione è snella, veloce, efficace. D’altra parte vi è però il
rischio che uno dei soci amministratori assuma delle decisioni rischiose per la società e
ciascun socio può opporsi prima che questa operazione venga compiuta

Art.2258, Amministrazione congiuntiva:


● Se l'amministrazione spetta congiuntamente a più soci, è necessario il consenso di
tutti i soci amministratori per il compimento delle operazioni sociali.
● Se convenuto che per l'amministrazione o per determinati atti sia necessario il
consenso della maggioranza, questa si determina a norma dell'ultimo comma
dell'articolo precedente.
● Nei casi preveduti da questo articolo, i singoli amministratori non possono compiere
da soli alcun atto, salvo che vi sia urgenza di evitare un danno alla società.
Il vantaggio di questo modello è che sicuramente la decisione implica una maggiore
ponderazione dell’operazione, degli effetti della decisione. Di contro questo può implicare,
soprattutto nei casi dove si è prevista l’unanimità tra tutti, che l’amministrazione sia lenta,
specie per l’attività ordinaria, ma gli amministratori possono operare senza consenso in un
momento d’urgenza se tale azione salva la società

LEZIONE 30
RAPPRESENTANZA DELLA SOCIETA’
Art.2266, rappresentanza della società:
● La società acquista diritti e assume obbligazioni per mezzo dei soci che ne hanno la
rappresentanza e sta in giudizio nella persona dei medesimi.
● In mancanza di diversa disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a
ciascun socio amministratore e si estende a tutti gli atti che rientrano nell'oggetto
sociale.
● Le modificazioni dei poteri di rappresentanza sono regolate dall'art 1396.
Nel silenzio del contratto sociale tutti i soci sono amministratori e operano secondo il
modello dell’amministrazione disgiuntiva. Se il contratto sociale non dispone nulla o
comunque non dispone in modo diverso da quanto previsto dal modello residuale della
legge, gli amministratori sono per legge investiti della funzione di rappresentanza. Tutti gli
amministratori sono anche rappresentanti della società secondo l’articolo.

Il contratto sociale può stabilire chi sono gli amministratori, il modello, congiuntivo,
disgiuntivo o misto, se tutti i soci sono rappresentanti o solo alcuni di essi, e se essi lo siano
per tutte le materie o solo per una parte di esse. C’è libera autonomia delle parti nello
stabilire nel contratto ciò che è più idoneo per il raggiungimento del progetto imprenditoriale.
La rappresentanza è processuale, chi è rappresentante può stare in giudizio in nome e per
conto della società, fermo che il contratto sociale scelga di derogare queste norme, appunto
dispositive. Per rappresentanza si intende il potere che ciascun rappresentante ha di poter
vincolare la società verso i terzi. La società deve accertarsi che i terzi con cui i
rappresentanti entrano in contatto siano a conoscenza di eventuali limiti al potere di
rappresentanza. La rappresentanza è soggetta a degli obblighi di pubblicità.

Per le SS che non hanno un regime di pubblicità particolare si deve distinguere tra
limitazioni della rappresentanza originarie, che nascono in sede di costituzione della
società quando viene attribuito tale potere e sono opponibili ai terzi, e limitazioni
successive, diventano opponibili ai terzi se portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei.

Nelle SNC tutte le formalità della rappresentanza devono essere iscritte nel registro delle
imprese, perché queste siano opponibili ai terzi. Mentre per le SNC irregolari la
rappresentanza spetta a tutti i soci amministratori, eventuali limitazioni non valgono, i
rapporti con i terzi sono regolati dalle norme della SS.
Nomina e revoca degli amministratori: tutti i soci nel silenzio sono amministratori, ma si
può anche prevedere che ci siano dei soci amministratori e dei soci non amministratori e
possono essere nominati alla nascita della società o con un atto separato e bisogna vedere
come si è arrivata alla conclusione, con la maggioranza o l’unanimità.
Art.2259, revoca della facoltà di amministrare:
● La revoca dell'amministratore nominato con il contratto sociale non ha effetto se non
ricorre una giusta causa.
● L'amministratore nominato con atto separato è revocabile
● La revoca per giusta causa può in ogni caso essere chiesta giudizialmente da
ciascun socio.
Nomina contestuale: Se la nomina dell’amministratore è indicata nel contratto sociale, per
revocare un amministratore bisognerà modificare il contratto sociale, e se il contratto non
dice nulla in materia di modifica dello stesso, servirà l’unanimità. La revoca non ha effetto
se non ricorre una giusta causa

Nomina con atto separato: La revoca dell’amministratore nominato con atto separato è
revocabile secondo le norme del mandato. L’amministratore può essere revocato ad
mutuum comunicandogli la revoca senza particolari formalità e anche senza una giusta
causa; in assenza di giusta causa la revoca ha comunque effetto, ma il revocato se subisce
dei danni patrimoniali potrà richiedere alla società il risarcimento dei danni.
Per quanto riguarda i diritti e gli obblighi degli amministratori: Art.2260, diritti e obblighi
degli amministratori:
● I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle norme sul mandato.
● Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società per l'adempimento
degli obblighi ad essi imposti dalle legge e dal contratto sociale, infatti devono agire
con diligenza. Tuttavia la responsabilità non si estende a quelli che dimostrino di
essere esenti da colpa.
Anche nelle società di persone l’azione di responsabilità è in favore della società (1) o del
singolo socio (2).
1) Responsabilità contrattuale -> azione che promuove il singolo socio finalizzata a
reintegrare il patrimonio sociale. Può essere promossa da uno o più soci.
2) Responsabilità extracontrattuale -> azione diretta a restaurare il danno subito dal
singolo socio per danni arrecati in via diretta e immediata. Non deve essere un’azione
promossa perché l’amministratore ha amministrato male e quindi il patrimonio della società è
diminuito e di riflesso è diminuito in favore della propria quota. È un danno di riflesso.

Il compenso degli amministratori: Essi hanno diritto al compenso per il loro ufficio che si
presume sia oneroso, tale presunzione però cade in tre casi, quindi non hanno diritto al
compenso:
● Il socio d’opera quando l’opera conferita sia proprio quella di amministrare la
società, in quanto il suo compenso è dato dalla partecipazione agli utili della società.
● Quando tutti i soci sono amministratori, nessuno ha un ruolo diverso dagli altri, in
questo caso può essere previsto un gettone per l’amministrazione ma non c’è alcun
compenso.
● Se si è già tenuto conto dell’attività amministrativa di alcuni soci nel contratto
sociale, in sede di costituzione, tenendo conto dei vantaggi nella distribuzione degli
utili per loro, che non ottengono in modo proporzionale ai conferimenti come tutti gli
altri, a cui quindi ne spetteranno in minori quantità.
Art.2261, controllo dei soci:
● I soci che non partecipano all'amministrazione hanno diritto di avere dagli
amministratori notizia dello svolgimento degli affari sociali, di consultare i documenti
relativi all'amministrazione e di ottenere il rendiconto quando gli affari per cui fu
costituita la società sono stati compiuti.
● Se il compimento degli affari sociali dura oltre un anno, i soci hanno diritto di avere il
rendiconto dell'amministrazione al termine di ogni anno
Gli accomandanti invece sono tendenzialmente esclusi da entrambi le cariche.
L’accomandante che opera in nome e per conto della società verso i terzi viola il divieto di
immistione e risponderà personalmente di tutte le obbligazioni sociali, perde il
beneficio della limitazione della responsabilità. Non diventa accomandatario, ma subisce
una sanzione. In alcuni casi però è concesso all’accomandante effettuare atti di
amministrazione, il divieto di immistione è temperato in presenza di una procura speciale dei
singoli affari, per cui gli accomandatari conferiscono una procura speciale per un singolo
affare ai soci accomandanti.
Il contratto sociale può prevedere alcuni casi specifici in cui gli accomandanti possono avere
poteri particolari per alcune operazioni, tipo poteri di controllo per gli accomandanti,
che hanno diritto ad avere comunicazione annuale del bilancio, del conto delle entrate e
uscite, possono controllare i libri contabili e tutti gli altri documenti riguardanti
l’amministrazione della società. Gli accomandanti possono agire in responsabilità nei
confronti dei soci accomandatari amministratori o possono chiederne la revoca.

LIQUIDAZIONE DELLA SOCIETA’


Si distinguono due ipotesi di scioglimento della società: lo scioglimento di un singolo
socio o dell’intera società. Per quanto riguarda lo scioglimento del rapporto sociale di un
singolo socio è importante dire che una volta che un soggetto ha negoziato il proprio
ingresso nella società, in qualsiasi fase della società, assume un vincolo che lo lega agli altri
soci fino allo scioglimento di questa e il vincolo è molto oneroso. La legge prevede tre
ipotesi di scioglimento di un singolo socio: la morte, l’esclusione e il recesso del socio. A
queste si aggiunge una quarta ipotesi ovvero la cessione della partecipazione sociale,
che è una modifica del contratto sociale con cui si prevede la sostituzione del socio con un
altro. Il principio di fondo che orienta tutti e tre i casi è quello di fare in modo che la
cessazione del rapporto impatti il meno possibile il complessivo rapporto sociale,
seguendo il principio della conservazione dell’ente societario. L’intento è di preservare l’ente
societario e la sua funzione economica e produttiva è tale per cui il legislatore all’art.2272
n.4 prevede che il venir meno del socio non imponga lo scioglimento immediato della
società ma lascia un termine di 6 mesi per ripristinare la situazione, ricostruendo la società
stessa.

Recesso del socio: il recesso è una dichiarazione negoziale attraverso la quale il socio
può unilateralmente svincolarsi dal contratto e ci sono tre ipotesi in cui il socio può
svincolarsi dal contratto sociale:
● Società a tempo indeterminato o a lungo termine: si può recedere in qualunque
momento senza particolari formalità, ma produce effetti solo dopo 3 mesi dalla
comunicazione agli altri soci.
● Società a tempo determinato: il recesso è ammesso per legge ma deve sussistere
una giusta causa e in questo caso ha effetto immediato.
● Ipotesi convenzionali che possono essere inserite nel contratto sociale dalle
parti: per essere valide devono regolare la modalità di recesso e di liquidazione della
quota. Si vuole impedire che un soggetto venga vincolato e imprigionato dal contratto
sociale.

Le prime due ipotesi sono regolate dalla legge, inderogabili, norme imperative: il contratto
sociale può soltanto aggiungere altre norme a queste.
Modalità del recesso: non ci sono particolari formalità ma deve esserci la prova che la
comunicazione agli altri soci sia avvenuta. A queste condizioni il recesso diventa efficace e
può produrre i suoi effetti, secondo le varie modalità.
Morte del socio Art.2284, morte del socio: Salvo contraria disposizione del contratto
sociale, in caso di morte di uno dei soci, gli altri devono liquidare la quota agli eredi, a meno
che preferiscano sciogliere la società ovvero continuarla con gli eredi stessi e questi vi
acconsentano.
Qui è importante definire i rapporti dei soci superstiti con gli eredi, secondo tre casi possibili:
● I soci possono liquidare la quota agli eredi
● I soci possono sciogliere la società se lo ritengono necessario
● I soci possono offrire agli eredi di continuare la società con loro, se loro
acconsentono diventano soci della società.

Attenzione, gli eredi non hanno un diritto di subentrare nella qualità di socio, questo per
mantenere il rapporto fiduciario. Potrebbe anche esserci la clausola di continuazione
facoltativa, cioè dare la possibilità agli altri soci di continuare la società anche se gli eredi
non accettano la partecipazione. Oppure può essere prevista la clausola di continuazione
obbligatoria, dove si obbliga gli eredi e i soci rimasti a continuare la società ma non è molto
lecita dato che toglie la libertà agli eredi.
Altra clausola è quella di consolidamento, non si continua l’attività con nessun erede e la
quota del socio va divisa tra i soci rimasti.
Per la SAS in caso di morte dell’accomandante non si applica la norma ma è prevista la
successione mortis causa della quota, quindi gli eredi con l’accettazione dell’eredità
diventeranno automaticamente soci accomandanti.

Esclusione del socio: fornisce uno strumento ai soci per favorire la continuazione della
società e impedire che eventuali dissidi tra i soci ne causino il termine. Vuole temperare le
varie esigenze dei soci che possono nascere in casi di situazioni patologiche tali da incrinare
il rapporto di fiducia tra i soci.
● Esclusione per volontà dei soci: avviene quando i soci lo decidono, votando per
teste (un socio un voto) per grave inadempienza del socio di obbligazioni sociali o
comportamenti sbagliati
● Esclusione di diritto: avviene automaticamente per legge e si verifica quando il
socio viene dichiarato fallito o quando un creditore particolare ottiene la liquidazione
della quota.
Il socio escluso ha 30 giorni di tempo dalla delibera per fare ricorso al tribunale e richiedere
di annullare la delibera ottenendo un rimborso per risarcimento dei danni
LEZIONE 31
Art. 2289 Liquidazione della quota del socio uscente:
● Nei casi in cui il rapporto sociale si scioglie limitatamente a un socio, questi o i suoi
eredi hanno diritto soltanto ad una somma di danaro che rappresenti il valore della
quota.
● La liquidazione della quota è fatta in base alla situazione patrimoniale della società
nel giorno in cui si verifica lo scioglimento.
● Se vi sono operazioni in corso, il socio o i suoi eredi partecipano agli utili e alle
perdite inerenti alle operazioni medesime.
● Salvo quanto è disposto nell'articolo 2270, il pagamento della quota spettante al
socio deve essere fatto entro sei mesi dal giorno in cui si verifica lo scioglimento del
rapporto.

Come si determina il valore della quota? Si deve tenere conto della situazione patrimoniale
della società alla data in cui si è verificato lo scioglimento parziale. Nel determinare la
situazione patrimoniale della società si deve tener conto di tutte le operazioni in corso, che
producono utili o perdite. Pertanto bisognerà tenere conto del valore di mercato dei beni
e non del valore prudenziale che risulta dal bilancio d’esercizio, e si dovrà tenere conto del
valore di avviamento dell’azienda, cioè il complesso di beni realizzato dalla società per
esercitare la sua attività d’impresa.

Il pagamento di tale quota avverrà prelevando tale somma dal patrimonio della società,
anche riducendo il capitale se necessario. La quota deve essere pagata entro sei mesi
dal giorno in cui si è verificata la causa di scioglimento, entro tre mesi se l’esclusione è
dovuta alla richiesta da parte del creditore particolare del socio. Al fine di tutelare i terzi la
legge afferma che persiste la responsabilità solidale per le obbligazioni sociali in capo al
socio uscente o agli eredi sorte fino al giorno in cui si è verificato lo scioglimento.

Le cause di scioglimento sono fissate dalla legge: Art. 2272, Cause di scioglimento: La
società si scioglie:
● Per decorso del termine, a meno che ci sia una proroga tacita (i soci continuano a
esercitare la loro attività, ma la società risulterà irregolare, cioè non iscritta nel
registro delle imprese) o espressa (delibera formale da parte dei soci all’unanimità
iscritta nel registro delle imprese);
● Per il conseguimento dell’oggetto sociale o per la sopravvenuta impossibilità di
conseguirlo;
● Per volontà di tutti i soci -> nelle SS per sciogliere la società serve l’unanimità, salvo
altra disposizione nel contratto sociale;
● Quando viene a mancare la pluralità dei soci, se nel termine di sei mesi questa non è
ricostituita; nelle SS non è contemplata la società unipersonale. Si da tempo 6 mesi
al socio unico rimasto di ripristinare la pluralità, e qualora non riuscisse la società
entrerà in liquidazione.
Le cause operano di diritto, cioè automaticamente per il solo fatto che si sono verificate, e
ogni socio potrà agire giudizialmente per il loro accertamento, i loro effetti decorreranno in
ogni caso da quando la causa si è verificata e non da quando si è accertata. Sia nella SAS
che nella SNC è obbligo dei soci riportare che la società è in liquidazione.
Quando si entra nella fase di liquidazione per effetto del verificarsi della causa di
scioglimento la società non si estingue immediatamente. Il legislatore si preoccupa di
definire allora tutti i rapporti verso i creditori, verso i terzi e tra i soci. Per società in
liquidazione dunque si intende quella situazione giuridica che sorge per effetto del verificarsi
di una causa di scioglimento e produce tutti gli effetti preliminari e funzionali alla
realizzazione dell’unico nuovo obiettivo che ha la società, ossia la definizione dei rapporti
con i soci e con i terzi, il soddisfacimento dei creditori sociali e la distribuzione ai soci
dell’eventuale residuo attivo, prima con la restituzione dei conferimenti e poi dell’eventuale
residuo ulteriore.

Lo stato di liquidazione ha tre specifici effetti:


● Sulla amministrazione -> vi è un nuovo obiettivo che non è il conseguimento
dell’oggetto sociale, ma la definizione dei rapporti. Per questa ragione l’art.2275
pone in capo agli amministratori una limitazione, cioè non possono compiere più
nuovi atti di amministrazione, ma sono limitati solo agli affari urgenti. Vengono
nominati i liquidatori che subentrano agli amministratori e devono fare solo quello.
● Sui soci -> al verificarsi della causa di scioglimento sorge il diritto dei soci di vedere
avviare il procedimento di liquidazione e a ottenere la liquidazione della quota una
volta che si siano estinti tutti i debiti sociali.
● Sui creditori -> i creditori particolari del socio cosi come i creditori della società
dovranno attendere la conclusione della procedura per ottenere quanto gli è dovuto.

Procedimento di liquidazione: È previsto dalla legge, ma derogabile dal contratto. Inizia


con la nomina di uno o più liquidatori, all’unanimità dei soci salvo diversa disposizione.
Qualora non vi sia accordo tra i soci nell’individuare tale figure, potranno ricorrere al giudice
per la nomina. I liquidatori possono essere revocati dai soci per giusta causa. Per la nomina
e la revoca è sempre necessaria la pubblicità nel registro delle imprese ai fini di tutelare i
terzi perchè lo devono sapere.
I liquidatori prendono il posto degli amministratori. Gli amministratori devono consegnare tutti
i documenti relativi agli affari societari ai liquidatori e devono consegnare i beni della società,
quindi l’amministrazione dei beni del patrimonio sociale passa in capo ai liquidatori
insieme e tutti i documenti relativi, in primis le scritture contabili, e poi i documenti relativi
all’amministrazione (eventuali libri contabili degli amministratori, eventuali altri registri).
Insieme amministratori e liquidatori devono redigere l’inventario, ossia il bilancio di apertura
della liquidazione. Dovranno mappare il patrimonio della società.

Art. 2278 Poteri dei liquidatori: I liquidatori possono compiere gli atti necessari per la
liquidazione e, se i soci non hanno disposto diversamente, possono vendere anche in blocco
i beni sociali e fare transazioni e compromessi. Essi rappresentano la società anche in
giudizio.
Entrati in carica i liquidatori, i soci dovranno attendere soltanto la definizione dei rapporti. I
liquidatori hanno un doppio divieto:
● Non possono intraprendere nuove operazioni, devono solo occuparsi della
liquidazione del patrimonio;
● Non possono ripartire tra i soci beni sociali o denaro finché non siano stati pagati tutti
i creditori o comunque non sia stata accantonata una somma sufficiente per
soddisfare tutti i creditori.
Una volta pagati tutti i creditori è compito dei liquidatori procedere al riparto del residuo attivo
ai soci, qualora ci sia. Il saldo attivo potenziale è destinato in primo luogo al rimborso del
valore nominale dei conferimenti, e le eventuali eccedenze saranno ripartite sulla base
della quota di partecipazione agli utili di ciascuno.
Il socio d’opera non avrà diritto a intervenire nel residuo attivo quando si distribuiscono i
conferimenti, ma dopo se residuerà qualcosa. Il piano di riparto predisposto dai
liquidatori deve essere approvato dai soci. Se dopo due mesi dalla predisposizione del
piano di riparto non si ha alcuna notizia dai soci il piano si da per approvato. Con
l’approvazione del bilancio finale di liquidazione e del piano di riparto termina il compito dei
liquidatori.

Per le società irregolari o per la SS ove non è prevista alcuna iscrizione nel registro delle
imprese la chiusura del procedimento di liquidazione determina l’estinzione della società,
sempre che siano stati soddisfatti tutti i creditori, altrimenti la società resterà in vita e in
questo caso il creditore non soddisfatto si rivolgerà alla persona dei soci, che dovranno
pagare.

Per le società regolari o per le SS che necessitano l’iscrizione del registro delle imprese si
deve procedere alla cancellazione della società. I liquidatori dopo l’approvazione del bilancio
finale chiederanno al giudice del registro delle imprese, depositando il bilancio finale, la
cancellazione della società. Le scritture contabili dovranno poi essere conservate per
almeno 10 anni. Soltanto con l’atto di cancellazione i creditori di una SNC o di una SAS
potranno rivolgersi alle persone dei soci per ottenere il pagamento dei crediti non soddisfatti,
perché i soci sono personalmente, illimitatamente e solidalmente responsabili delle
obbligazioni sociali.

SOCIETA’ A RESPONSABILITA’ LIMITATA


Essa è una società di capitali con tratti distintivi personalistici. Da una parte ha il beneficio
della limitazione della responsabilità, ma dall’altra ha alcuni elementi di flessibilità pensati
per piccole attività. È una società di capitali dove per le obbligazioni sociali risponde
soltanto la società con il proprio patrimonio, e la partecipazione alla società è
rappresentata da quote. Il capitale non è mai rappresentato da azioni, e le quote non
possono essere offerte al pubblico. Ha dunque autonomia patrimoniale perfetta, è una
persona giuridica.

Caratteri distintivi:
● La SRL è come una società personale che gode del beneficio della limitazione della
responsabilità.
● Non può sottrarsi alle rigidità richieste dalla disciplina della SPA.
● Ha una struttura corporativa, ma è meno rigida di quella della SPA.
● Tutti i diritti di ogni socio si misurano sulla base delle quote del capitale di ciascuno.
● I soci sono più coinvolti nell’attività della società, sono più proattivi rispetto alla SPA,
si parla infatti di “soci imprenditori”.
● C’è ampia autonomia negoziale nel declinare il modello di amministrazione.
● Sono consentiti i patti parasociali.
● Il complesso delle regole previste è una disciplina autonoma e autosufficiente.
LEZIONE 32
I soci sono tendenzialmente soci imprenditori, molto coinvolti nell’attività sociale e molto
spesso sono anche amministratori. La SRL ha un’ampia autonomia negoziale, al
contrario della SPA in cui è minima, mentre è massima nelle società di persone. Ha una
struttura di governo molto flessibile: passiamo dalle SRL più piccole, dove i soci si
occupano sia di amministrazione che di controllo a quelle più grandi, dove amministratori,
sindaci e revisori legali sono persone diverse dai soci, persone esterne. Questa ampia
autonomia di scelta non esiste nelle SPA.
Nelle SRL vi è enfatizzazione dei soci: vi sono norme che permettono di attribuire a
particolari soci determinati diritti specifichi per la loro persona, quindi se questi decidono di
vendere la loro quota questi diritti vengono meno, perché riguardano la persona fisica e non
il loro conferimento. Ha una disciplina autonoma e sufficiente, anche se comunque
esistono richiami alla disciplina delle SPA o delle società di persone.

Caratteristica essenziale è la disciplina della quota: la partecipazione sociale è


rappresentata da quote, per la suddivisione del capitale non si usa un criterio
astratto-matematico come per le SPA, ma un criterio personalistico, secondo cui a ogni
persona va una quota e il suo valore corrisponderà a quanto conferito dal socio: avremo
tante quote quanti sono i soci. Un’altra caratteristica dei conferimenti è che il trasferimento
della quota è molto meno agevole rispetto alle SPA, il procedimento di uscita dalla società è
molto più onerosa dal punto di vista burocratico.

COSTITUZIONE DELLA SRL


La costituzione della SRL avviene solo per costituzione simultanea. Il capitale sociale
minimo è di 10.000 euro, salvo due particolari forme di SRL:
● SRL a capitale ridotto dove il capitale può essere da 1 euro a max 9.999. La SRL è
a capitale ridotto a patto che nei successivi anni si deve accantonare 1/5 ogni anno
degli utili conseguibili fino a raggiungere i 10.000 euro di capitale e riserva legale pari
a 1/5 del capitale sociale.
● SRL semplificate che hanno altri tipi di vincoli, secondo l’art.2463 bis. La SRL
semplificata può avere solo persone fisiche come soci, non persone giuridiche;
l’atto costitutivo è un modello standard predisposto dal decreto del Ministero, per
tagliare tempi e costi e in certi casi per evitare la presenza figura del notaio.

La denominazione della SRL ordinaria è libera ma bisogna specificare che è una SRL. La
scadenza può esistere oppure no, ma quando la società è a tempo indeterminato è
concesso il diritto di recesso libero ai soci, con un preavviso di 180 giorni agli altri soci.
(Art.2473, recesso del socio) Per quanto riguarda le formalità di costituzione, non si
prevedono due documenti, atto costitutivo e statuto, ma solo l’atto. Può essere comunque
scisso nei due documenti per volontà delle parti, creando lo statuto a parte, ma
giuridicamente devono coesistere.
La SRL può essere unipersonale o pluripersonale, può essere costituita quindi per
contratto o per atto unilaterale, che devono essere redatti per atto pubblico e devono
avere i requisiti dell’art.2463, quindi cognome, nome e data e luogo di nascita dei soci, la
sede della società, la sua denominazione e le sue sedi, l’oggetto sociale, l’ammontare del
capitale sociale. In sede di costituzione deve essere versato il 25% dei conferimenti in
denaro.
Esso potrebbe essere sostituito con una polizza fideiussoria o fideiussione bancaria, se
le clausole lo prevedono. Bisogna specificare nell’atto anche se sono presenti in società beni
in natura o crediti oppure soci d’opera, perché come nelle società di persone e a differenza
delle SPA, è possibile conferire opere e servizi, se previsto dall’atto costitutivo, a patto
che contestualmente il socio conferente alleghi all’atto costitutivo una polizza fideiussoria o
fideiussione bancaria di pari valore a garanzia di quanto egli sta conferendo. Questo perché
esse danno certezza di quanto sia il conferimento in quanto il tipico problema di un
conferimento d’opera è la determinazione del suo valore e questo saper definire bene il
valore serve per tutelare i terzi.
Nell’atto costitutivo vanno indicate inoltre le norme riguardanti l’amministrazione e
rappresentanza e se è previsto o meno un controllo legale dei conti. La legge non impone
alle SRL di avere necessariamente un sindaco o un revisore legale, sono le parti a
concordarlo. La presenza di un sindaco unico o del revisore è obbligatoria per legge se
si supera una certa soglia decisionale. E va indicato anche l’importo globale delle spese per
la costituzione della società.

I conferimenti: possono essere conferiti tutti gli elementi suscettibili di valutazione


economica, i versamenti devono avvenire per il 25% all’atto di costituzione e poi i
successivi 75%. I conferimenti diversi dal denaro devono essere previsti dall’atto costitutivo,
come per le SPA. Se non viene specificato nulla i conferimenti si presumono in denaro. Vi è
anche qui un procedimento di valutazione ma è semplificato rispetto alle SPA, qui viene
disciplinato dall’art.2465 stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti:
● Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un
revisore legale o di una società di revisione legali iscritti nell'apposito registro. La
relazione, che deve contenere la descrizione dei beni o crediti conferiti, l'indicazione
dei criteri di valutazione adottati e l'attestazione che il loro valore è almeno pari a
quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale e
dell'eventuale soprapprezzo, deve essere allegata all'atto costitutivo.
Dopo la costituzione entro i primi 2 anni la società procede ad acquistare da un socio o
amministratori un bene per un valore pari o maggiore al 10% del capitale: esso è valido
solo se l’assemblea lo autorizza e a patto che l’acquisto subirà la relazione di stima, come
per i conferimenti in natura.

È presente anche la disciplina del socio moroso, secondo cui, richiesto il versamento del
75% restante del conferimento, il socio non paga e gli amministratori quindi hanno due vie:
● Procedere per via giudiziaria all’esecuzione forzata dei beni del socio
(pignoramento ed espropriazione) ma richiede molto tempo.
● I soci diffidano ad adempiere il socio moroso e pubblicano la diffida e Il socio da quel
momento avrà 30 giorni per pagare, decorsi i quali non può più partecipare alle
decisioni della società e quindi gli viene sospeso il diritto di voto, in più la società può
procedere alla vendita a rischio e pericolo del socio della sua quota.
Se il socio ha conferito solo il 25% e la quota viene venduta a un prezzo inferiore la società
non ci rimette, è il socio a perdere quella parte in più versata e le spese della vendita sono a
suo carico. Per la vendita si offre la quota prima in opzione agli altri soci (se accettano
tutti, se la dividono proporzionalmente), se nessuno la compra si procede all’asta tramite
intermediari. Se non lo concede e i soci non vogliono comprare la quota, allora la società
determina decaduto il socio moroso e procede alla riduzione obbligatoria del capitale e la
somma del 25% sarà trattenuta.
Art.2467, finanziamenti dei soci: Il finanziamento dei soci è possibile e lecito, però ha
anche due problemi: la sottocapitalizzazione delle società dove le altre risorse le dai a
titolo di prestito. Inoltre gli altri creditori della società hanno il rischio d’impresa, quindi
abbiamo uno spostamento del rischio d’impresa nei creditori, persone che con la società non
c’entrano nulla e che rischiano anche se non dovrebbero.
Il legislatore quindi dice che se il finanziamento è avvenuto in un momento di eccessivo
squilibrio tra l’indebitamento e il netto, situazione finanziaria critica per la società che aveva
bisogno di risorse che il socio le ha concesso, oppure comunque quando era più opportuno
effettuare un conferimento, il rimborso deve essere postergato rispetto al
soddisfacimento di tutti gli altri creditori, quindi prima di avere indietro il proprio prestito,
devono essere soddisfatti gli altri creditori esterni. Se il finanziamento è avvenuto un anno
prima della dichiarazione di fallimento ed è stato rimborsato allora si dovranno restituire tutte
le risorse alla società e il debito si estingue.

Art.2483, emissione di titoli di debito:


● Se l'atto costitutivo lo prevede, la società può emettere titoli di debito. In tal caso
l'atto costitutivo attribuisce la relativa competenza ai soci o agli amministratori
determinando gli eventuali limiti, le modalità e le maggioranze necessarie per la
decisione.
● I titoli emessi ai sensi del precedente comma possono essere sottoscritti soltanto da
investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale a norma delle leggi speciali.
In caso di successiva circolazione dei titoli di debito, chi li trasferisce risponde della
solvenza della società nei confronti degli acquirenti che non siano investitori
professionali ovvero soci della società medesima.
● La decisione di emissione dei titoli prevede le condizioni del prestito e le modalità del
rimborso ed è iscritta a cura degli amministratori presso il registro delle imprese. Può
altresì prevedere che, previo consenso della maggioranza dei possessori dei titoli, la
società possa modificare tali condizioni e modalità.
● Restano salve le disposizioni di leggi speciali relative a particolari categorie di società
e alle riserve di attività.
L’articolo consente, se previsto nell’atto costitutivo di emettere titoli di debito, che possono
essere emessi con competenza data ai soci o amministratori, secondo quanto detto nell’atto,
l’ammontare massimo e la disciplina devono essere stabiliti nell’atto perché la norma non da
nessuna informazione a riguardo. Si tratta di titoli individuali non di massa, sottoscritti da
singoli creditori che devono avere un taglio minimo di valore di 50.000 euro e possono
essere sottoscritti solo da investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale.
Inoltre questi titoli possono circolare, possono essere trasferiti tra investitori professionali.
Sorge il problema se un investitore professionale lo vende a un investitore semplice, per cui
egli dovrà garantire la solvenza, cioè che la SRL restituirà il capitale con gli interessi
maturati.
LEZIONE 33
CARATTERISTICHE DELLE QUOTE DI PARTECIPAZIONE NELLE SRL
La quota è l’elemento distintivo delle SRL e da cui si può desumere tutta la disciplina. Le
quote di partecipazione non possono essere azioni e non possono essere offerte al
pubblico. Il criterio di divisione è personale, non astratto-matematico, quindi una quota
per ogni socio, proporzionalmente al capitale da esso sottoscritto, salvo se si decide di
derogare il principio di proporzionalità per introdurne un altro. L’unico limite che rimane è che
nel complesso il valore del capitale totale deve essere interamente sottoscritto. La
quota è unica ed esprime in modo unitario la partecipazione del socio e a differenza
dell’azione, è indivisibile: se un socio decide di vendere metà della sua partecipazione
deve dividere la sua quota. Inoltre in sede di voto al socio non è permesso compiere scelte
disgiunte. Se nulla stabilito i diritti amministrativi e patrimoniali che si attribuiscono al socio
con la quota sono proporzionali alla partecipazione, salvo che l’autonomia negoziale
preveda diversamente. Però una particolarità della SRL è che si è introdotta la possibilità di
distribuire particolari diritti ai soci.

Art.2468, quote di partecipazione, comma 3: Resta salva la possibilità che l'atto costitutivo
preveda l'attribuzione a singoli soci di particolari diritti riguardanti l'amministrazione della
società o la distribuzione degli utili.
Per quanto riguarda i diritti riguardanti l’amministrazione agli amm. viene attribuito il
diritto di veto su alcune decisioni stabilite nell’atto costitutivo, o il diritto di decidere su atti
gestori.
Per i diritti sugli utili, quindi i diritti patrimoniali, invece, essi possono prevedere che una
quota abbia maggiore diritto ai dividendi o una priorità su essi, oppure un voto maggiorato. Il
limite che rimane per quanto riguarda i diritti sull’amministrazione sono dettati dall’

Art.2475, amministrazione della società, comma 1: La gestione dell'impresa si svolge nel


rispetto della disposizione di cui all'articolo 2086, secondo comma, e spetta esclusivamente
agli amministratori, i quali compiono le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto
sociale. Salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo, l'amministrazione della società è
affidata a uno o più soci nominati con decisione dei soci presa ai sensi dell'articolo 2479.
Quindi deve rimanere all’organo di amministrazione la redazione del bilancio e le decisioni
delegate dell’aumento di capitale e quelle relative alle operazioni straordinarie di fusione e
scissione. Nel secondo caso il limite rimane il divieto del patto leonino.

È importante ricordare la differenza tra le categorie di azioni delle SPA e i diritti particolari
delle SRL: le categorie delle SPA sono diritti astratti e insiti nel titolo, quindi a prescindere
dalle vicende di trasferimento, quelle azioni avranno quei particolari diritti, a prescindere da
chi sarà il titolare di tali azioni. I diritti particolari delle SRL invece non sono legati al titolo
ma personali, legati alla persone. Sono diritti che si modificano all’unanimità e in caso di
trasferimento della quota spariscono.
Art.2468, quote di partecipazione, comma 4: Salvo diversa disposizione dell'atto
costitutivo e salvo in ogni caso quanto previsto dal primo comma dell'articolo 2473, i diritti
previsti dal precedente comma possono essere modificati solo con il consenso di tutti i soci.
L’unico caso nelle SPA dove i diritti sono legati alla persona del socio si ha nelle società
quotate, quando il testo unico della finanza prevede una maggiorazione del voto o del
dividendo
Trasferimento delle quote nelle SRL: Art.2469, trasferimento delle partecipazioni:
Le quote sono per legge liberamente trasferibili per atto tra vivi o per mortis causa questo
perché vi è limitazione della responsabilità quindi si rende libero il trasferimento. Ma è
possibile che l’atto costitutivo preveda dei limiti alla circolazione, tramite:
● Clausole di prelazione, quindi prima di offrire una quota a un terzo la società deve
offrirla a quel prezzo in prelazione ai soci per mantenere l’equilibrio interno.
● Clausole di gradimento: che può essere regolato nell’atto da un organo che
esprima il gradimento o meno riguardo al trasferimento della quota verso un terzo.
● Clausole di riscatto: per cui il socio ha diritto di riscattare la sua partecipazione, al
verificarsi di particolari condizioni.
Nelle SRL inoltre l’atto può prevedere l’esclusione totale della trasferibilità e non avere
limiti temporali. In caso di esclusione totale della quota deve sempre essere previsto il
diritto di recesso. La legge richiede, per bilanciare l’impossibilità a trasferire la propria
quota da una parte e un ampliamento del diritto di recesso dall’altro, che per i primi due anni
dopo la costituzione il recesso deve essere escluso (2 anni è limite massimo), perché può
essere pericoloso per la società nei suoi primi anni di attività.

La SRL ha introdotto un libero esercizio del recesso, soprattutto se è a tempo


indeterminato, come nelle società di persone, perché il recesso è visto come la tutela
migliore per le minoranze. Mentre nelle SPA è più facile un altro compratore che entri
nell’investimento, perché ha più tutele e diritti, trasferire la quota è più semplice, invece nella
SRL le compagini sociali sono spesso più piccole quindi è più difficile trovare un compratore,
per cui questo problema viene compensato con il diritto di recesso, dando sempre un
preavviso di 180 giorni.

Regole per garantire trasparenza al trasferimento: Art.2470, efficacia e pubblicità:


● Il trasferimento delle partecipazioni ha effetto di fronte alla società dal momento del
deposito di cui al successivo comma.
● L'atto di trasferimento, con sottoscrizione autenticata, deve essere depositato entro
30 giorni, a cura del notaio autenticante, presso l'ufficio del registro delle imprese
nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale. In caso di trasferimento a causa di
morte il deposito è effettuato a richiesta dell'erede o del legatario verso
presentazione della documentazione richiesta per l'annotazione nel libro dei soci dei
corrispondenti trasferimenti in materia di società per azioni.
Questo perché è stato abrogato il libro dei soci, dove veniva annotato il trasferimento e il
nome del nuovo socio e quindi anche in caso di trasferimento non sarà più necessario
iscrivere il trasferimento in esso, ma nel semplice registro.
La quota potrà essere espropriata dai creditori personali dei soci che ne possono
chiedere la vendita forzata oppure possono anche richiedere l’assegnazione della quota.
L’assegnazione della quota e la sua vendita forzata possono essere evitati se la società,
entro 10 giorni, individua un acquirente della quota disposto a pagare lo stesso prezzo che
ne sarebbe ricavato. La norma tutela e pone in equilibrio gli interessi del creditore personale
del socio ad essere pagato e i soci della società di non vedere entrare nella società un terzo
completamente estraneo.

Art.2474, operazioni sulle proprie partecipazioni: In nessun caso la società può


acquistare o accettare in garanzia partecipazioni proprie, ovvero accordare prestiti o fornire
garanzia per il loro acquisto o la loro sottoscrizione.
SCIOGLIMENTO PARZIALE DEL RAPPORTO SOCIALE
Nella SRL possono presentarsi recesso o esclusione.

RECESSO: è lo strumento cui l’ordinamento ha scelto di affidare la tutela alla minoranza di


poter disinvestire, in una compagine sociale chiusa dove l’inserimento di altri soci è
complicato. Il legislatore lascia ampia libertà ai soci di stabilire le cause di recesso, alcune
sono stabilite di diritto e sono inderogabili.
Art.2473, recesso del socio:
● L'atto costitutivo determina quando il socio può recedere dalla società e le relative
modalità. In ogni caso il diritto di recesso compete ai soci che non hanno consentito
al cambiamento dell'oggetto o del tipo di società, alla sua fusione o scissione, alla
revoca dello stato di liquidazione al trasferimento della sede all'estero,
all’eliminazione di una o più cause di recesso previste dall'atto costitutivo
● Nel caso di società contratta a tempo indeterminato il diritto di recesso compete al
socio in ogni momento e può essere esercitato con un preavviso di almeno 180
giorni; l'atto costitutivo può prevedere un periodo di preavviso di durata maggiore
purché non superiore ad un anno.
● I soci che recedono dalla società hanno diritto di ottenere il rimborso della propria
partecipazione in proporzione del patrimonio sociale entro 180 giorni. Esso a tal fine
è determinato tenendo conto del suo valore di mercato al momento della
dichiarazione di recesso; in caso di disaccordo la determinazione è compiuta tramite
relazione giurata di un esperto nominato dal tribunale. se non si riesce a pagarlo
viene ridotto il capitale sociale e se la sua quota è tanto grande è possibile passare
alla liquidazione
Un elemento che la distingue dalla SPA è che il diritto di recesso è accordato anche
qualora ci sia un socio in disaccordo con la delibera di aumento capitale con esclusione del
diritto d’opzione. Questo perché si vuole impedire che in una compagine ristretta la
maggioranza dei soci possa rendere meno significativa la presenza del socio di minoranza.
È importante mantenere l’integrità del capitale sociale per la garanzia dei creditori.
Proprio per questo la quota del socio che recede deve essere offerta in opzione ai soci
I soci hanno grande libertà nello stabilire i criteri, termini e modalità di liquidazione della
quota. L’importante è che il valore stabilito per la quota non sia inferiore a quello stabilito dal
mercato.

ESCLUSIONE: l’esclusione del socio nelle SRL è stata introdotta con la riforma.
Art.2473 bis, esclusione del socio: l'atto costitutivo può prevedere specifiche ipotesi di
esclusione per giusta causa del socio. In tal caso si applicano le disposizioni del precedente
articolo, esclusa la possibilità del rimborso della partecipazione mediante riduzione del
capitale sociale.
Prevede la possibilità di introdurre nell’atto costitutivo specifiche cause di esclusione. Le
cause di esclusione devono essere riconducibili al concetto di giusta causa e cause non
arbitrarie.
È possibile l’esclusione per decisione dei soci e relativa impugnazione della delibera dal
socio per mancanza della giusta causa. Sono ammissibili clausole di esclusione che
prevedono una giusta causa per vicende relative alla persona del socio, quindi non
necessariamente oggettive. Il metodo di voto sull’esclusione del socio è lasciato
all’autonomia delle parti, si può scegliere liberamente se votare per teste o quote. Le regole
sulla liquidazione sono le medesime valide per il recesso.
GOVERNANCE DELLA SRL
Si prevedono alcuni poteri in capo ai soci, un organo amministrativo e gli eventuali organi di
controllo. Nel governo della SRL viene valorizzata la figura del socio, infatti i soci possono
occuparsi sia di amministrazione che gestione. In ogni caso, a differenza della SPA, ai soci
possono essere attribuite tutte le competenze che la società prevede inserendole nell’atto
costitutivo.
Art.2479, decisioni dei soci:
● I soci decidono sulle materie riservate alla loro competenza dall'atto costitutivo,
nonché sugli argomenti che uno o più amministratori o tanti soci che rappresentano
almeno un terzo del capitale sociale sottopongono alla loro approvazione.
● In ogni caso sono riservate alla competenza dei soci:
○ l'approvazione del bilancio e la distribuzione degli utili;
○ la nomina, se prevista nell'atto costitutivo, degli amministratori;
○ la nomina nei casi previsti dall'articolo 2477 dei sindaci e del presidente del
collegio sindacale o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei
conti;
○ le modificazioni dell'atto costitutivo;
○ la decisione di compiere operazioni che comportano una sostanziale
modificazione dell'oggetto sociale determinato nell'atto costitutivo o una
rilevante modificazione dei diritti dei soci.
● Quando uno o più amministratori o un numero di soci che rappresentano almeno un
terzo del capitale sociale, le decisioni dei soci debbono essere adottate mediante
deliberazione assembleare ai sensi dell'articolo 2479 bis.
● Ogni socio ha diritto di partecipare alle decisioni previste dal presente articolo ed
il suo voto vale in misura proporzionale alla sua partecipazione.
● Salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo, le decisioni dei soci sono prese con il
voto favorevole di una maggioranza che rappresenti almeno la metà del capitale
sociale.
Tra le competenze necessarie ci sono le modifiche dell’atto costitutivo, approvazione del
bilancio e la nomina dell’organo di controllo dove previsto.
Tra i compiti eventuali i soci sono chiamati a decidere, convocando quindi l’assemblea
laddove ci sia una richiesta da parte degli amministratori o da parte dei soci che
rappresentano almeno 1/3 del capitale sociali.

ASSEMBLEA DEI SOCI


L’Art.2475 stabilisce che l’amministrazione può essere affidata a uno o più soci. L’atto
costitutivo può anche consentire di affidare l’amministrazione ai non soci, derogando la
regola di default, per questo la SRL è più vicina alle società di persone che alla SPA. Nelle
SRL la nomina degli amministratori può anche avvenire in sede di costituzione e la carica
non ha limiti di durata.
Il diritto di revoca dell’amministratore da parte del socio non è indicato nella norma ma
viene ammesso con giusta causa, è prevista però revoca giudiziaria da parte del tribunale
in caso di gravi irregolarità commesse dall’amministratore.

È possibile prevedere i modelli di amministrazione congiuntiva e disgiuntiva


Se il tipo di amministrazione scelta è disgiuntiva, in caso di opposizione si procederà con
votazione per quote di proporzione di capitale per sciogliere l’opposizione.
Se invece è prevista l’amministrazione congiuntiva e c’è opposizione e non si ottiene
l’unanimità o la maggioranza nella votazione per la delibera si voterà per teste e non ci
sono regole sul come gestire l’assemblea.

Le decisioni nelle SRL di norma vengono prese in modo collegiale con la convocazione
dell’assemblea (da parte degli amministratori) attraverso notifica a tutti i soci, almeno 8
giorni prima della data dell’adunanza e deve essere presente più della metà del capitale
sociale, il quorum deliberativo è raggiunto con il voto favorevole della metà più uno del
capitale intervenuto, salvo le decisioni che comportano una modifica dell’atto costitutivo
(maggioranza rinforzata del 50%+1 del capitale sociale). Non c’è distinzione tra
assemblea ordinaria e straordinaria, semplicemente si stabiliscono maggioranze diverse.
La deroga alla collegialità vale su tutte le decisioni tranne che per il caso specifico della
modifica dell’atto costitutivo o per una modifica sostanziale dell’oggetto sociale.

Per quanto riguarda i quorum la consultazione deve avvenire in modo tale da dare
possibilità di partecipazione a tutti i soci e la decisione sarà assunta qualora ci sia il
consenso di almeno la metà del capitale sociale. La consultazione deve essere rivolta in
modo sostanziale e efficace a tutti i soci, nella quale la domanda deve essere formulata in
modo chiaro e dalla quale emerga in modo chiaro l’oggetto della decisione. In caso contrario
potrà essere impugnata la decisione.

Aspetto particolare introdotto per la assemblea della SRL è la revisione dell’assemblea


totalitaria. Una volta convocata l’assemblea e assunte le delibere, se in questa assemblea
tutto il capitale è rappresentato, non è possibile impugnare le delibere. L’impugnazione delle
delibere segue la disciplina delle SPA, rappresentano il regime di invalidità delle decisioni
dei soci. Si prevede un regime di annullabilità, nullità a tempo determinato e regime di
nullità esercitato da chiunque in ogni tempo per le decisioni dei soci.
Annullabilità: si può impugnare una delibera per annullamento qualora sua presa in
contrasto con la legge o atto costitutivo. Legittimati ad impugnarla sono i soci assenti,
dissenzienti e astenuti. La tutela reale al singolo è quindi più estesa rispetto alle SPA, esso
può impugnare qualsiasi delibera. Anche gli amministratori e i componenti dell’organo di
controllo, se presente, sono legittimati ad impugnare delibere. Non c’è un requisito minimo di
capitale per richiedere l’annullabilità.
Nullità a tempo determinato: I motivi di impugnazione possono essere la mancata
convocazione dell’assemblea, la non redazione del verbale, l’oggetto impossibile o illecito
della delibera. L’impugnazione deve avvenire entro 3 anni dalla delibera dei soci.
Nullità imprescindibile da ogni condizione: qualora i soci in assemblea deliberino una
modifica dell’oggetto sociale trasformandolo in un oggetto illecito o impossibile, questa
delibera potrà essere impugnata per nullità da chiunque ne abbia interesse e potrà essere
fatto in qualunque momento, è imprescrittibile.

La rappresentanza spetta a tutti gli amministratori, la peculiarità è che non possono


essere posti limiti, anche se iscritti non sono comunque opponibili a terzi. Chiunque sia
amministratore è anche rappresentante.

La responsabilità degli amministratori dipenderà dalla diligenza, dalla natura


dell’incarico, dalle norme di legge e da quanto previsto dall’atto. C’è l’obbligo da parte degli
amministratori di gestione diligente e la responsabilità è solidale tra tutti gli amministratori.
L'amministratore per sottrarsi dal regime di responsabilità dovrà aver fatto annotare nel
registro dell’assemblea il proprio dissenso e aver messo in atto qualsiasi azione in suo
potere per evitare un atto dannoso nei confronti della società, non è sufficiente il dissenso.
L’amministratore quindi è responsabile per ogni danno causato a soci, società o terzi.
L’azione di responsabilità può essere attivata su iniziativa individuale di un socio, non è
necessaria una richiesta da parte di una quota di capitale determinata. Una volta deliberata
l’azione di responsabilità decadono gli amministratori.

È possibile chiedere una revoca cautelare e dimostrare che effettivamente vi è una grave
responsabilità da parte dell’amministratore che potrebbe compiere altri gravi atti alla società.
La revoca verrà confermata dopo controllo del giudice, che potrebbe anche annullarla
se non la ritiene opportuna. È prevista inoltre la possibilità della società di rinunciare o
procedere a una transazione con i soci che abbiano agito per la responsabilità degli
amministratori. La rinuncia o transazione deve essere approvata da almeno 2/3 del
capitale e comunque non vi sia il voto contrario di 1/10 del capitale (a tutela della
minoranza).

CONTROLLO NELLE SRL


Le SRL non hanno un organo di controllo vero e proprio, questo compito è affidato ad
ogni socio individualmente. Non c’è separazione tra organo di gestione e soci, al contrario
delle SPA, per cui anche i soci possono occuparsi senza limiti della gestione e i soci che
non partecipano all’amministrazione hanno il diritto di avere notizie dagli amministratori sullo
svolgimento delle azioni sociali e di consultare, da soli o tramite professionisti di loro fiducia,
libri sociali e documenti relativi all’amministrazione. Per questo motivo i soci sono legittimati
ad agire in nome e per conto della società a chiamare in responsabilità gli amministratori.

La legge impone la presenza dell’organo di controllo o del cosiddetto sindaco unico ed è


obbligata alla creazione di tale organo quando:
● Deve redigere il bilancio consolidato o controlla un’altra società tenuta a farlo
● Quando il capitale sociale raggiunge il minimo previsto per la SPA
● Quando siano superati i limiti per la creazione del bilancio in forma abbreviata e
solitamente le SRL più piccole non presentano l’organo di controllo e quelle più
grandi si, perché superano una determinata soglia minima specifica, ma non si
esclude che l’atto costitutivo possa prevedere a prescindere tale organo.

MODIFICHE ALL’ATTO COSTITUTIVO NELLE SRL


Le modifiche dell’atto costituivo sono materia esclusiva dei soci, venendo deliberate
dall’assemblea, e non c’è possibilità di deroga, questo perché l’atto costitutivo è la base
delle regole dell’attività economica.
La modifica è possibile solo con delibera collegiale, l’eccezione alla regola generale è
per l’aumento del capitale sociale. Esso può essere delegato agli amministratori se l’atto
costitutivo lo prevede con limiti e metodi.
Nella SRL non si distingue tra assemblea ordinaria e straordinaria ma si distinguono
vari quorum per la delibera in base all’oggetto di voto. La modifica all’atto costitutivo è
deliberata con il voto positivo di almeno il 50% dei soci, consenso rafforzato. Le
operazioni sul capitale, sia di aumento che diminuzione, rientrano nella disciplina di
modifiche dell’atto costitutivo
AUMENTO DEL CAPITALE
La competenza è assembleare ma possono essere delegati gli amministratori se indicato
nello statuto. Se la deroga al principio generale è inserita è necessario che la clausola fissi
limiti e modalità di esercizio di tale potere da parte degli amministratori:
● Limiti di tempo
● Entità dell’aumento, fissare un intervallo e un tetto massimo
● Specificare se effettuare l’aumento in più volte o una sola
Con la deroga agli amministratori è necessario che la delibera di aumento sia firmata da un
notaio per garanzia giuridica, tale delibera deve poi essere iscritta nel registro delle imprese
per darne pubblicità ai terzi.

AUMENTO REALE: Art.2481 bis, aumento capitale reale:


● In caso di decisione di aumento del capitale sociale mediante nuovi conferimenti
spetta ai soci il diritto di sottoscriverlo in proporzione delle partecipazioni da essi
possedute. L'atto costitutivo può prevedere, salvo per il caso di cui all'articolo
2482-ter, che l'aumento di capitale possa essere attuato anche mediante offerta di
quote di nuova emissione a terzi; in tal caso spetta ai soci che non hanno consentito
alla decisione il diritto di recesso a norma dell'articolo 2473.
● La decisione di aumento di capitale prevede l'eventuale soprapprezzo e le modalità
ed i termini entro i quali può essere esercitato il diritto di sottoscrizione. Tali termini
non possono essere inferiori a 30 giorni e devono depositare per l'iscrizione nel
registro delle imprese un'attestazione che l'aumento di capitale è stato eseguito
● Se l'aumento di capitale non è integralmente sottoscritto nel termine stabilito dalla
decisione, il capitale è aumentato di un importo pari alle sottoscrizioni raccolte
soltanto se la deliberazione medesima lo abbia espressamente consentito.
● I sottoscrittori dell'aumento di capitale devono, all'atto della sottoscrizione, versare
alla società almeno il 25% della parte di capitale sottoscritta e, se previsto, l'intero
soprapprezzo.

AUMENTO NOMINALE: Art.2481 ter, passaggio di riserve a capitale:


La società può aumentare il capitale imputando ad esso le riserve e gli altri fondi iscritti in
bilancio in quanto disponibili e in questo caso la quota di partecipazione aumenta di valore
ma a ciascun socio il potere resta immutata.

RIDUZIONE REALE: Art.2482, riduzione reale:


● La riduzione del capitale sociale può avere luogo, nei limiti previsti dal numero 4)
dell'articolo 2463, mediante rimborso ai soci delle quote pagate o mediante
liberazione di essi dall'obbligo dei versamenti ancora dovuti.
● La decisione dei soci di ridurre il capitale sociale può essere eseguita soltanto dopo
90 giorni dal giorno dell'iscrizione nel registro delle imprese della decisione
medesima, purché entro questo termine nessun creditore sociale anteriore
all'iscrizione abbia fatto opposizione.
● Il tribunale, quando ritenga infondato il pericolo di pregiudizio per i creditori oppure la
società abbia prestato un'idonea garanzia, dispone che l'esecuzione abbia luogo
nonostante l'opposizione.
RIDUZIONE NOMINALE: Art.2482 bis, riduzione del capitale per perdite:
● Quando risulta che il capitale è diminuito di oltre ⅓ in conseguenza di perdite, gli
amministratori devono senza indugio convocare l'assemblea dei soci per gli
opportuni provvedimenti.
● All'assemblea deve essere sottoposta una relazione degli amministratori sulla
situazione patrimoniale della società, con le osservazioni nei casi previsti dall'articolo
2477 del collegio sindacale o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale
dei conti. Se l'atto costitutivo non prevede diversamente, copia della relazione e
delle osservazioni deve essere depositata nella sede della società almeno 8 giorni
prima dell'assemblea, perché i soci possano prenderne visione.
● Nell'assemblea gli amministratori devono dare conto dei fatti di rilievo avvenuti dopo
la redazione della relazione prevista nel precedente comma.
● Se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un
terzo, deve essere convocata l'assemblea per l'approvazione del bilancio e per la
riduzione del capitale in proporzione delle perdite accertate. In mancanza gli
amministratori e i sindaci o il soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei
conti nominati ai sensi dell'articolo 2477 devono chiedere al tribunale che venga
disposta la riduzione del capitale in ragione delle perdite risultanti dal bilancio.
● Il tribunale, anche su istanza di qualsiasi interessato, provvede con decreto soggetto
a reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a cura degli
amministratori.
● Si applica, in quanto compatibile, l'ultimo comma dell'articolo 2446.
A deliberare la riduzione reale sono i soci in sede assembleare, gli amministratori non hanno
competenze in merito. La riduzione per perdite si distingue tra perdite che intaccano il
capitale per un’entità pari o superiore a 1/3 oppure se la perdita è inferiore a 1/3 del capitale.

OPERAZIONI STRAORDINARIE PER LE SPA


Il legislatore fornisce degli strumenti alle imprese per far in modo che la loro veste possa
cambiare e adeguarsi alle loro esigenze senza alcuna interruzione di rapporti giuridici con
terzi.

LA TRASFORMAZIONE
La trasformazione consiste nel cambiamento di tipo di società o il passaggio tra società di
capitali a società di persone e viceversa. È possibile anche che una società per azioni
diventi una fondazione. La caratteristica dell’istituto è la continuità dei rapporti giuridici e ci
sono due tipologie di trasformazione:
● Trasformazione omogenea: passaggio da un tipo all’altro nell’ambito delle società
lucrative (es. SNC diventa SPA)
● Trasformazione eterogenea: passaggio da società di capitali a un ente non
societario (es. una SPA che diventa fondazione). Viene quindi introdotta la possibilità
che l’operazione straordinaria consenta un mutamento dello scopo economico della
società. È vista come fenomeno a carattere speciale che deroga i principi generali e
quindi si chiede che avvenga solo nei casi strettamente previsti dall’ordinamento
I caratteri generali della trasformazione sono uguali sia essa eterogenea o omogenea. Il
cambiamento di tipo societario è considerata modifica dell’atto costitutivo, infatti la
trasformazione non comporta l’estinzione della società esistente e la nascita di una nuova, è
la stessa società che continua a vivere e conserva diritti e obblighi sotto un’altra veste.
TRASFORMAZIONE OMOGENEA: Se una società di persone si trasforma in una società di
capitali, anche se consiste in una modifica dell’atto costitutivo, non è più richiesto il
consenso di tutto i soci. Se il contratto sociale nulla dispone sulle operazioni straordinarie
basterà la maggioranza dei soci calcolata sulla partecipazione di ciascuno agli utili. La
trasformazione omogenea è trattata come atto gestorio e quindi è possibile con
maggioranze favorevoli. Il socio dissenziente con la delibera di trasformazione è tutelato
con diritto di recesso. Per le società di capitali sarà necessaria una delibera dell’assemblea
straordinaria nelle SPA (necessario il consenso 50%+1 SPA aperta e maggioranza rinforzata
per SPA chiusa) e una delibera a maggioranza del 50%+1 del capitale dai soci in forma
assembleare per le SRL.

Se una società per azioni retrocede ad una società di persone è necessario che i soci che
assumerebbero la responsabilità illimitata delle obbligazioni sociali diano il loro consenso.
La delibera di trasformazione deve fissare la basi della nuova società a seconda della nuova
veste giuridica che si è scelto. Il contenuto della delibera sarà il nuovo atto costitutivo
per la nuova società trasformata. La delibera deve rispettare i requisiti di forma e contenuto
previsti dalla legge per il tipo di società scelto. La delibera una volta assunta dovrà avere la
forma di atto pubblico, quindi dovrà essere portata dal notaio che esercita un controllo di
legittimità su di essa. Dovranno essere rispettate tutte le regole necessarie per la
costituzione di quel tipo societario.

Per le società di capitali prima di procedere alla trasformazione sarà necessario che gli
amministratori, almeno 30 giorni prima dell’assemblea, presentino una relazione con
motivazione circa l’opportunità della trasformazione per informare i soci, che potranno
prenderne visione presso la società prima dell’assemblea.

Per società di persone che diventano SPA è necessaria delibera per atto pubblico,
controllo del notaio di legittimità, rispettare le norme per la costituzione della SPA e poi è
necessaria una relazione di stima del capitale sociale secondo le norme dei conferimenti
in natura di un esperto del tribunale, perché bisogna verificare che il capitale sociale fissato
per la nuova SPA sia una somma non superiore al patrimonio netto risultante dalla società di
persone. Questa somma dovrà essere almeno pari al minimo legale previsto per la SPA,
altrimenti è necessario un conferimento dai soci.

LA FUSIONE
La fusione è l’unificazione di due o più società in una sola. Essa può essere realizzata in due
modi:
● Fusione in senso stretto: si costituisce una nuova società che prende il posto delle
precedenti
● Fusione per incorporazione: società preesistente che incorpora un’altra società,
assorbimento di una società.
La fusione è un’operazione straordinaria, può avvenire tra società dello stesso tipo
(fusione omogenea) e tra società di tipo diverso (eterogenea). La funzione economica
della fusione è di essere uno strumento di concentrazione delle imprese che consente di
ampliarne le dimensioni e quindi anche la competitività sul mercato. Di conseguenza c’è
anche una concentrazione del mercato e minore concorrenza, dunque la fusione d’imprese
nel sistema bancario deve essere approvata dall’organo di vigilanza.
Effetto della fusione è anche la concentrazione giuridica, si determina una riduzione dei
patrimoni delle singole imprese partecipanti all’operazione, la confluenza dei rispettivi soci in
un'unica società e struttura organizzativa che continuerà le attività di tutte le società che
hanno partecipato. Per i soci delle società preesistenti si ha continuazione del contratto
sociale, non c’è alcuna estinzione perché la fusione è considerato atto modificativo
La fusione si divide in tre fasi essenziali:
● Progetto di fusione: gli amministratori delle singole società partecipanti devono
redigere un progetto di fusione nel quale vengono fissate le modalità e le
condizioni dell’operazione da sottoporre ai soci. Il contenuto minimo è fissato
dalla legge, sono ben poche le modifiche possibili, si deve garantire la conoscibilità
del progetto a soci e a terzi. Il contenuto del progetto deve essere identico per tutte le
società che vi partecipano e deve riportare: il tipo di società, l’atto costitutivo
specificando quali sono le modifiche necessarie per rendere possibile
l’incorporazione, il rapporto di cambio delle azioni e dovranno essere stabilite le
modalità di assegnazione delle azioni. Il progetto deve essere iscritto nel registro
delle imprese nel luogo dove ciascuna società ha sede, da li devono trascorrere
almeno 30 giorni prima di procedere alle delibere di fusione, i giorni sono 15 in caso
di fusione tra società non azionarie. In caso di consenso unanime dei soci non è
necessario attendere alcun tempo.
Al progetto di fusione devono essere allegati vari documenti tra cui: situazione
patrimoniale e economica, relazione degli amministratori sull’opportunità
dell’operazione e la congruità del rapporto di cambio
● Delibera di fusione: la fusione viene decisa da ogni società che vi partecipa
mediante approvazione in assemblea secondo le modalità stabilite per la modifica
dell’atto costitutivo, deve essere approvato il progetto di fusione depositato presso
il registro delle imprese. Il progetto di fusione può essere modificato in sede di
delibera solo se le modifiche non incidono sui diritti dei soci e dei terzi. Sulla delibera
c’è il controllo di legalità da parte di un notaio che redige il verbale dell’assemblea,
le delibere devono essere iscritte nel registro delle imprese.
● Redazione e pubblicazione dell’atto di fusione: l’atto costitutivo è completo e deve
essere iscritto al registro delle imprese del luogo della sede della società e sarà
ufficiale dopo la pubblicità

Importante è la tutela dei creditori. Infatti se i patrimoni delle imprese si fondono il creditore
di una società in salute che si fonde con una società in perdita vede diminuire le proprie
garanzie. Il legislatore stabilisce che la fusione può essere attuata solo trascorsi 60
giorni della data d’iscrizione dell’ultima delibera delle società partecipanti. Entro questi
60 giorni i creditori possono porre opposizione sulla fusione, su ciò deciderà il tribunale. Se
effettivamente c’è pregiudizio per il creditore non darà corso all’operazione, se invece non
c’è pregiudizio ufficializzerà la fusione. Ci sono casi in cui il termine di 60 giorni può non
essere rispettato tipo se i creditori vengono pagati.
Devono essere indicate le attività e passività delle società preesistenti come risultano
dalle scritture contabili, ci si può scostare da tali valori solo in presenza di avanzo o
disavanzo di gestione, questo dovrà essere iscritto come riserva a bilancio. È possibile che
nel procedimento si compiano degli errori più o meno gravi quali la mancanza di indicazioni
minime nel progetto, la mancanza di pubblicazione e delibera soggetta ad annullabilità. In
questi casi c’è il rischio che le anomalie comportino l’invalidità della fusione.
Il legislatore deve bilanciare la necessità di certezza dei rapporti giuridici e l’esigenza di chi
ha subito una fusione invalida di garanzia. La riforma pone una solazione con l’Art.2504
quater, invalidità della fusione: eseguite le iscrizioni dell'atto di fusione a norma del
secondo comma dell'articolo 2504, l'invalidità dell'atto di fusione non può essere
pronunciata. Resta salvo il diritto al risarcimento del danno eventualmente spettante ai soci
o ai terzi danneggiati dalla fusione.

LA SCISSIONE
Si ha la suddivisione di un unico patrimonio e di un'unica compagine sociale in più
società. Un patrimonio si divide e va in più società e i soci di una sola società diventano soci
di più società. La scissione ha funzione di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale,
funzione che spesso viene assimilata al conferimento in altre società dell’azienda o di un
ramo di essa. Dal conferimento di un’azienda alla scissione ci sono nette differenze sul
piano giuridico. La differenza principale è che nella scissione le azioni e le quote di
partecipazione sono acquisite direttamente dai soci della società che si scinde e non
dalla società che riceve il patrimonio quindi i soci hanno continuità del contratto sociale, nel
conferimento d’azienda è l’opposto perché nel momento in cui si riceve il conferimento
l’azienda beneficiaria assegna le azioni.

Diverse forme di scissione:


● Scissione totale: intero patrimonio scisso e diviso in più società, il contratto sociale
continua, ci sarà estinzione della società precedente.
● Scissione parziale: solo parte del patrimonio verrà trasferita a un’altra società,
quindi la società scissa rimane in vita con un patrimonio ridotto, non c’è estinzione.

Il procedimento di scissione avrà un progetto di scissione redatto dagli amministratori di


tutte le partecipanti e sarà inserito nel registro delle imprese. Si dovrà indicare, tramite una
relazione, cosa si scinde e a chi viene trasferito e i criteri di distribuzione delle quote ai soci.

Aspetto fondamentale è la tutela dei creditori inserita nell’ultimo comma: Art.2506 quater,
effetti della scissione:
● La scissione ha effetto dall'ultima delle iscrizioni dell'atto di scissione nell'ufficio del
registro delle imprese in cui sono iscritte le società beneficiarie; può essere tuttavia
stabilita una data successiva, tranne che nel caso di scissione mediante costituzione
di società nuove.
● Qualunque società beneficiaria può effettuare gli adempimenti pubblicitari relativi alla
società scissa.
● Ciascuna società è solidalmente responsabile, nei limiti del valore effettivo del
patrimonio netto ad essa assegnato o rimasto, dei debiti della società scissa non
soddisfatti dalla società cui fanno carico.

Per quanto riguarda l’invalidità dell’atto di scissione vale la stessa regola della fusione,
una volta registrato l’ultimo atto di delibera delle società partecipanti non sarà più possibile
chiedere l’invalidità reale della scissione ma sarà data solo tutela risarcitoria per chi è
danneggiato dalla scissione.
IL BILANCIO D’ESERCIZIO
Consiste nella documentazione delle società di capitali, è un documento contabile
generale da cui emerge e gira l’attività sociale. Il documento principale informativo che una
società per azioni offre ai creditori e soci è il bilancio.
Nelle società di capitali, sia SPA che SRL, vi è una disciplina comune per quanto riguarda
la documentazione di tutta l’attività svolta. Ciò avviene tramite un complesso di scritture
non solo strettamente contabili, ma anche attraverso relazioni con prevalente funzione
informativa verso i terzi.
Per quanto riguarda le scritture generali che documentano l’attività possiamo distinguere
due categorie:
● Bilancio: conti riguardanti l’attività economica
● Libri sociali: sia la SRL che la SPA nel loro ordinamento rinviano a quelle che sono
le norme generali sulle scritture contabili redatte e tenute dall’imprenditore
commerciale.
Art.2214, libri obbligatori e le altre scritture contabili:
● L'imprenditore che esercita un'attività commerciale deve tenere il libro giornale e il
libro degli inventari.
● Deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle
dimensioni dell'impresa e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali
delle lettere, dei telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei
telegrammi e delle fatture spedite.
● Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori.
La rigidità delle scritture obbligatorie da tenere è relazionata alla responsabilità in capo ai
soci e alla struttura collegiale. I libri redatti che specificano gli effetti societari dell’ente sono:
● Libro delle assemblee: in cui devono essere trascritti anche i verbali redatti per atto
pubblico
● Libro dell’organo di gestione: assume importanza in caso di responsabilità degli
amministratori che in caso di dissenso devono farlo indicare sui registri per liberarsi
da responsabilità
● Libro delle delibere del collegio sindacale o consiglio di sorveglianza: emerge
l’idoneità dell’organo nelle sue funzioni
● Libro dei soci: deve indicare per ogni categoria il numero di azioni, nome del socio
di azioni nominative, eventuali vincoli su esse e versamenti eseguiti per valutare il
comportamento in caso di trasferimento, richiamo dei decimi e possibilità o meno di
eseguire aumento di capitale
● Libro delle obbligazioni e libro degli strumenti finanziari emessi: ammontare
delle obbligazioni/strumenti emessi e esistenti, nome delle obbligazioni nominative e
vincoli su tali strumenti.
I libri contabili sono importanti perché dalla loro regolare tenuta dipende la loro efficacia
probatoria in sede processuale.
Art.2709, efficacia probatoria contro l’imprenditore: i libri e le altre scritture contabili delle
imprese soggette a registrazione fanno prova contro l'imprenditore. Tuttavia chi vuol trarne
vantaggio non può scinderne il contenuto.
Questa è la prima regola fissata dal legislatore, le scritture contabili sono prova contro
l’imprenditore. Tuttavia chi vuole trarne vantaggio non può scinderne il contenuto, non può
presentare solo alcune parti di un atto ma andrà presentato per intero.
Art.2710, efficacia probatoria tra imprenditori: i libri bollati e vidimati nelle forme di legge,
quando sono regolarmente tenuti, possono fare prova tra imprenditori per i rapporti inerenti
all'esercizio dell'impresa.

Art.2215, modalità di tenuta delle scritture contabili:


● I libri contabili, prima di essere messi in uso, devono essere numerati
progressivamente in ogni pagina e, qualora sia previsto l'obbligo della bollatura o
della vidimazione, devono essere bollati in ogni foglio dall'ufficio del registro delle
imprese o da un notaio secondo le disposizioni delle leggi speciali. L'ufficio del
registro o il notaio deve dichiarare nell'ultima pagina dei libri il numero dei fogli che li
compongono.
● Il libro giornale e il libro degli inventari devono essere numerati progressivamente e
non sono soggetti a bollatura né a vidimazione.

Art.2711, comunicazione ed esibizione delle scritture:


● la comunicazione integrale dei libri, delle scritture contabili e della corrispondenza
può essere ordinata dal giudice solo nelle controversie relative allo scioglimento della
società, alla comunione dei beni e alla successione per causa di morte.
● Negli altri casi il giudice può ordinare, anche d'ufficio, che si esibiscano i libri per
estrarne le registrazioni concernenti la controversia in corso. Può ordinare altresì
l'esibizione di singole scritture contabili, lettere, telegrammi o fatture concernenti la
controversia stessa.

Il bilancio di esercizio è il documento principale e si compone di tre elementi:


Stato patrimoniale: Lo stato patrimoniale indica in modo dettagliato cosa va indicato tra le
attività e le passività. Nelle passività il primo elemento è il Patrimonio netto, è la differenza
tra l’attivo e gli altri valori che convenzionalmente viene scritto nell’attivo per permette di
chiudere in pareggio. Nel passivo va indicata la voce che vincola la parte di patrimonio che
non è restituibile ai soci che è il capitale sociale e le riserve che rappresentano ulteriore
ricchezza che l’impresa decide di accantonare.
Questi valori sono importanti per la disciplina sulla riduzione del capitale sociale per
perdite, infatti si prevede che le perdite devono prima assorbire le riserve e poi possono
intaccare il capitale sociale. Le riserve che troviamo a passivo sono:
● Riserva legale: prescritta dalla legge e creata con accantonamento obbligatorio del
5% degli utili fino a che la riserva non raggiunge il 20% del capitale sociale, fino a
che la riserva non è interamente costituita gli utili distribuibili dovranno essere ridotti
del 5%.
● Riserva da sovrapprezzo: i soci decidono di dare un apporto ulteriore rispetto al
valore nominale stabilito per ogni azione, è soggetta a disciplina di parziale
disponibilità perché non è disponibile fino a quando la riserva legale non è
completamente costituita.
● Riserva da rivalutazione: riserve che la società è obbligata a iscrivere in caso di
disposizioni che variano il criterio con cui si valutano i cespiti.
● Riserva statutaria: stabilita dagli statuti sia nell’esistenza che nell’ammontare.
Riserva per azioni proprie in portafoglio: SPA che ha azioni proprie in pancia, si vuole
annullare il valore contabile in più che darebbe l’acquisto di azioni proprie.
● Riserve per utili o perdite a nuovo
Conto economico: Il conto economico rappresenta l’attività e l’esercizio dell’impresa,
termina con il risultato economico (utile o perdita) indicando i valori e i costi della produzione
e poi i proventi e oneri diversi dall’esercizio di attività.
Nota integrativa: La nota integrativa integra i primi due documenti e da un’informativa più
amplia e dettagliata della gestione. La relazione sulla gestione è importante perché consiste
in un resoconto dove gli amministratori parlano ai soci e terzi dello stato della società

Con l’approvazione del bilancio la società decide sulla destinazione dell’utile. Il progetto
di bilancio deve essere redatto dagli amministratori SOLO in forma collegiale, poi lo
comunica la collegio sindacale, organi di controllo, e al soggetto incaricato per la revisione
legale dei conti almeno 30 giorni prima dell’assemblea che dovrà esaminare e approvare il
bilancio. Il progetto di bilancio e le relazioni varie eseguite devono essere depositate
presso la sede della società almeno 15 giorni prima dell’assemblea, in modo da
consentire a tutti i soci di prenderne visione. L’assemblea dovrà poi approvare il bilancio
d’esercizio, nel sistema dualistico sarà il consiglio di sorveglianza ad approvarlo.

Con l’approvazione del bilancio l’assemblea decide sulla destinazione dell’utile, è una
delibera contestuale ma distinta. L’approvazione del bilancio da sola non implica la
distribuzione dell’utile. L’assemblea è libera di decidere se distribuire l’utile in tutto, in
parte o non distribuirne (rispettando i vincoli di legge con le riserve) oppure se destinarlo a
una riserva. Qualora vi sia sistematicità nell’accantonamento dell’utile il socio di minoranza,
per tutelarsi, può rifarsi alla causa del contratto di società che ha per scopo la distribuzione
degli utili. Gli utili sono distribuibili solo se realmente costituiti e quindi risultano dal bilancio
approvato.

La legge impone che gli utili percepiti in buona fede dal socio non vanno restituiti, quando
sussistono due condizioni:
● il bilancio è regolarmente approvato;
● l’accomandante, al momento della percezione, ignora l’irregolarità della distribuzione
stessa.
Se il socio riceve utili in buona fede ma in un secondo momento si scopre che l’utile in realtà
non esisteva la società non può chiederne la restituzione ma dovrà essere in grado di
ricostruire il patrimonio.

Per quanto riguarda l’invalidità della delibera di approvazione del bilancio, Il legislatore ha
dato maggiore stabilità alle delibere dando la possibilità di impugnarla solo ai soci con un
determinato ammontare di capitale e ha imposto una serie di regole che delimitano la nullità.
L’ART 2379 (nullità della delibera) e ART 2377 (annullamento della delibera) possono
essere proposte solamente entro la data di approvazione del bilancio dell’esercizio
successivo. La delibera di approvazione del bilancio può essere impugnata senza limiti di
tempo se si presentano modifiche dell’oggetto sociale prevedendo attività illecite o
impossibili.

Potrebbero piacerti anche