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Art.2247, contratto di società: con il contratto di società due o più persone conferiscono
beni o servizi al fine di esercitare in comune una attività economica allo scopo di dividerne
gli utili.
● La società deve perseguire gli utili e creare ricchezza, infatti la società ha lo scopo
di lucro, che poi verranno divisi tra i soci.
TIPI DI SOCIETA’
Art.2249, Le società che hanno per oggetto l'esercizio di un'attività commerciale:
● sono regolate dalle disposizioni sulla società semplice, a meno che i soci abbiano
voluto costituire la società secondo uno degli altri tipi regolati nei capi III e seguenti di
questo titolo.
● Sono salve le disposizioni riguardanti le società cooperative e quelle delle leggi
speciali che per l'esercizio di particolari categorie di imprese prescrivono la
costituzione della società secondo un determinato tipo.
Riguardo il comma 3: a tale particolare regime sono sottoposte le imprese che
hanno per oggetto l’esercizio del credito (banche) e quelle assicurative che
devono costruirsi nella forma della SPA; le società sportive possono costruirsi nella
forma delle SPA e SRL. La norma si riferisce, tra l’altro, alle ipotesi in cui le attività di
natura non imprenditoriale devono per legge essere svolte in forma societaria.
Le società semplici non sono ammesse all’esercizio di un’impresa commerciale, in virtù della
ridotta autonomia patrimoniale e delle ridotte caratteristiche di pubblicità Ciò nonostante lo
statuto della società semplice costituisce la base della disciplina della SNC e della SAS.
PRINCIPIO DI TIPICITA’: chi intende svolgere attività di impresa in forma societaria deve
necessariamente scegliere uno dei modelli indicati nel codice stesso. Questo principio esiste
per protezione della pubblica fede, cioè la società rappresenta un istituto di grande
rilevanza nell’economia del paese ed è importante che sia ben identificabile la disciplina che
trova applicazione verso la società con cui i terzi si relazionano in base all’attività dalla
società potrebbe esserci un utilizzo obbligatorio di un solo modelli:
● le società commerciali che possono usare tutti i modelli tranne quello della SS,
quindi se i soci non specificano il tipo di modello da assegnare allora il modello
residuale è quello delle SNC.
● Chi esercita invece attività diverse da quella commerciale deve seguire le
disposizioni sulla SS.
Il legislatore ha scelto questi due tipi di modelli residuali, quindi in mancanza di specifica,
perché sono quelli che danno più garanzie ai terzi e sono più favorevoli per i creditori perché
esse sono caratterizzate da responsabilità illimitata e solidale dei soci.
SOCIETÀ APERTE: non c’è controllo, ma libertà di accesso. Si fa riferimento alle imprese
che, al fine di raccogliere, sotto forma di capitale di rischio o di debito, i mezzi finanziari utili
allo svolgimento e al potenziamento della propria attività di impresa, ricorrono al mercato,
con una sollecitazione rivolta alla generalità dei soggetti risparmiatori. Sono solitamente
molto più grandi, sia in fatto di dimensioni che di capitale investito. Hanno propri organi di
governance che non possono assolutamente mancare, pena la nullità di costituzione della
stessa. Una società di capitali aperta ha una sua Assemblea dei Soci, che nomina un
Consiglio di Amministrazione e un Collegio Sindacale. È importante incentivare l’utilizzo
di società di capitali aperte perché: l’azienda ha una propria autonomia patrimoniale,
l’amministrazione può essere delegata e quindi il socio può effettuare un semplice
investimento e non occuparsi della gestione, c’è libera trasferibilità in quanto posso cedere
le mie azioni sul mercato in ogni momento e non sono legato all’azienda per sempre.
LEZIONE 3
SOCIETA’ PER AZIONI
Le SPA hanno ancora le stesse caratteristiche fondamentali che avevano le compagnie
delle indie, infatti è la loro antenata e viene specificata nell’art:
Art.2325, responsabilità:
● Nella società per azioni per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il
suo patrimonio.
● In caso di insolvenza della società, per le obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui
le azioni sono appartenute ad una sola persona, questa risponde illimitatamente
quando i conferimenti non siano stati effettuati secondo quanto previsto dall’articolo
2342 o fin quando non sia stata attuata la pubblicità prescritta dall’articolo 2362
Nel comma 1 la norma enuncia due principi fondamentali:
● Responsabilità limitata dei soci: eseguono il conferimento determinato nel
contratto sociale, per cui la responsabilità degli stessi è limitata al valore del
conferimento e corrono solo il rischio di perdere la somma o il bene conferiti in
società.
● Autonomia patrimoniale perfetta: separazione assoluta tra il patrimonio della
società e quello dei singoli soci, cosicché il patrimonio del socio è insensibile ai debiti
dell’ente e viceversa, quindi i soci sono irresponsabili delle obbligazioni della società.
Il comma 2 invece dà un eccezione al principio generale della responsabilità limitata ed
è il caso in cui nella società è presente un solo socio, qui si ha responsabilità illimitata per
le obbligazioni sociali. Questa forma è nata a seguito di normative comunitarie inizialmente
per le SRL e poi estesa alle SPA, vengono definite SPA unipersonali.
Nella SPA unipersonali cambia il regime di responsabilità del socio solo in due casi:
● Il socio unico risponde solamente quando i conferimenti non sono stati interamente
versati: NB. normalmente quando si tratta di conferimento in denaro non è
indispensabile versare tutto subito. Se la società però è unipersonale il legislatore
pretende che il socio versi tutta la quota subito e pone come sanzione, se il socio
non provvede, la sua responsabilità illimitata cade per le obbligazioni sociali.
● Se non è stata data adeguata pubblicità al fatto che la società sia unipersonale. Può
accadere che la situazione di uni-personalità sia sopravvenuta e il legislatore vuole
che la situazione venga palesata.
In teoria la società nasce con il suo patrimonio e il socio è distaccato da essa; quando però il
socio è uno e la società è solo sua potrebbero essere frequenti fusioni tra i due
patrimoni.Dato che la situazione di uni-personalità potrebbe essere momentanea la
responsabilità illimitata vale solo per il periodo in cui le azioni sono appartenute
solamente a quel soggetto. Il socio non risponderà dei debiti sorti quando c’erano anche
altri soci insieme a lui.
Art.2346 comma 1, emissioni delle azioni: la partecipazione sociale è rappresentata da
azioni.
LA NASCITA DELLA SOCIETA’ PER AZIONI
Il procedimento di costituzione della SPA si articola in diverse fasi:
1. LA STIPULAZIONE DELL’ATTO COSTITUTIVO Art.2328, atto costitutivo: L'atto
costitutivo deve essere redatto per atto pubblico e deve indicare:
● il cognome e il nome o la denominazione, la data e il luogo di nascita o lo Stato di
costituzione, il domicilio o la sede, la cittadinanza dei soci e degli eventuali
promotori, nonché il numero delle azioni assegnate a ciascuno di essi;
● La denominazione e il comune ove sono poste la sede della società e le eventuali
sedi secondarie;
● L'attività che costituisce l'oggetto sociale;
● L'ammontare del capitale sottoscritto e di quello versato;
● Il numero e l'eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le
modalità di emissione e circolazione;
● Il valore attribuito ai crediti e beni conferiti in natura
● Le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti
● I benefici eventualmente accordati ai promotori o ai soci fondatori
● Il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri,
indicando quali tra essi hanno la rappresentanza della società
● il numero dei componenti il collegio sindacale
● La nomina dei primi amministratori e sindaci ovvero dei componenti del consiglio di
sorveglianza e, quando previsto, del soggetto incaricato di effettuare la revisione
legale dei conti
● L'importo globale, almeno approssimativo, delle spese per la costituzione poste a
carico della società
● La durata della società ovvero, se la società è costituita a tempo indeterminato, il
periodo di tempo, comunque non superiore ad un anno, decorso il quale il socio
potrà recedere.
L’atto costitutivo non può essere redatto per scrittura privata autenticata. L’unica minima
eccezione non riguarda le SPA ma le società chiamate start up innovative, inoltre la società
può essere costituita per contratto o per atto unilaterale.
In caso di contratto sono possibili due modalità di costituzione:
● La costituzione in forma simultanea (art.2328): il contratto tra i soci viene
concluso grazie alla loro contestuale presenza presso il notaio che è incaricato di
redigere quest’atto costitutivo, dopo aver verificato che esistano le condizioni volute
dalla legge. Stipulato il contratto, entro 10 giorni il notaio procede con l’iscrizione al
registro delle imprese. È una modalità rapida ma i soci dovrebbero già avere tutte le
risorse (il denaro) per realizzare il progetto al momento della costituzione e questo
non è sempre possibile.
● La costituzione per pubblica sottoscrizione (art.2333): è una modalità che
rappresenta una costituzione progressiva, per distinguerla dalla prima, in quanto vi
sono più fasi con lo scopo di agevolare chi non possiede ancora tutte le risorse
necessarie per costituire una società. Le fasi sono:
○ 1. un soggetto promotore o più promotori, che hanno avuto un’idea
imprenditoriale, predispongono un programma, lo mettono per iscritto,
indicando quale sarà l’oggetto della società, gli elementi essenziali, gli
obiettivi, indicando anche il termine entro il quale l’atto costitutivo andrà
stipulato.
○ 2. Il programma viene controllato da un notaio e reso pubblico e vengono
raccolte le adesioni dei vari sottoscrittori, soggetti che trovano interessante il
programma e decidono di entrare in società. NB. Le adesioni dovranno
essere raccolte in forma solenne, quindi per atto pubblico o scrittura privata
autenticata.
○ 3. Quando viene raggiunto il numero di soggetti e capitale decisi nell’atto, i
promotori devono sollecitare i primi versamenti di denaro, ovvero del 25%
del totale.
○ 4. Raccolti i versamenti viene convocata l’assemblea di promotori e
sottoscrittori che deliberano sul contenuto dell’atto costitutivo, nominano i
primi componenti degli organi sociali. La società ancora non esiste e quindi
ogni socio avrà un voto e per confermare la creazione della società è
necessario il 50% dei voti dei sottoscrittori presenti, quindi importante la
presenza e non il capitale che si è impegnato.
○ 5. Viene quindi stipulato l’atto costitutivo che dopo essere stato soggetto a
controlli viene iscritto nel registro delle imprese.
Esiste comunque un modo per utilizzare il primo procedimento nonostante non si abbiano
subito tutte le risorse e nonostante sia stato costituito il secondo metodo proprio per questo
motivo. La società quindi può stabilire un livello di capitale sociale molto basso,
modificandolo poi successivamente e aumentandolo, facendo entrare nuovi soci. Per questo
la seconda tipologia non viene usata.
Comma 1, bisogna specificare che interamente sottoscritto e versato sono due cose
separate: la sottoscrizione è una promessa, il versamento invece è l’atto con cui mi impegno
a versare la somma che sottoscrivo. Inoltre dobbiamo dire che il capitale sociale per le SPA
non è liberamente determinabile perché deve essere pari almeno a 50.000 euro.
Comma 2 invece l’articolo dice che dopo la sottoscrizione è necessario che siano rispettate
alcune norme:
● Se il conferimento promesso è in denaro, bisogna versare subito solo il 25%, Il
versamento va realizzato presso una banca e solo dopo l’iscrizione della società nel
registro delle imprese, il denaro può essere trasferito agli amministratori
● Se il conferimento è in natura, sarà necessario un conferimento integrale. Per i
conferimenti in natura però ci sono una serie di requisiti per controllare la
corrispondenza del valore che attribuisco al bene e il valore scritto nel contratto,
quindi la disciplina è un po’ più complessa.
Comma 3, la norma afferma che devono sussistere le autorizzazioni per la costituzione della
società in relazione al suo particolare oggetto.
Alcune società che esercitano determinate attività devono ottenere delle autorizzazioni o
devono soddisfare particolari condizioni, oltre aver risposto ai primi due requisiti.
2 CONTROLLO DELL’ATTO COSTITUTIVO DA PARTE DEL NOTAIO.
3 ISCRIZIONE DELL’ATTO COSTITUTIVO NEL REGISTRO DELLE IMPRESE
Art.2330: deposito dell’atto costitutivo e iscrizione della società:
1. il notaio che ha ricevuto l'atto costitutivo deve depositarlo entro dieci giorni presso
l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale,
allegando i documenti previste dall'articolo 2329.
2. Se il notaio o gli amministratori non provvedono al deposito nel termine indicato nel
comma precedente, ciascun socio può provvedervi a spese della società.
3. L’atto costitutivo deve essere inserito nel registro delle imprese con tutti i documenti
e le verifiche del patrimonio
4. Se la società istituisce sedi secondarie, si applica l'articolo 2299.
Nei 90 giorni disponibili infatti è possibile che vengano assunti degli impegni contrattuali in
nome della società prima che essa esista
Per cui stabilisce che per queste obbligazioni sono solidalmente e illimitatamente
responsabili coloro che hanno agito, tipicamente i promotori o i futuri amministratori, per
tutelare anche i terzi che stipulano questi contratti.
L’INVALIDITA’ DEL CONTRATTO SOCIALE.
Conseguenze della nascita:
Art.2332, nullità delle società: avvenuta l'iscrizione nel registro delle imprese, la nullità
della società può essere pronunciata soltanto nei seguenti casi:
● Mancata stipulazione dell'atto costitutivo nella forma dell'atto pubblico;
● Illiceità dell'oggetto sociale;
● Mancanza nell'atto costitutivo di ogni indicazione riguardante la denominazione della
società, o i conferimenti, o l'ammontare del capitale sociale o l'oggetto sociale.
La nullità non può essere dichiarata quando la causa di essa è stata eliminata e di tale
eliminazione è stata data pubblicità con iscrizione nel registro delle imprese. Il dispositivo
della sentenza che dichiara la nullità deve essere iscritto, a cura degli amministratori o dei
liquidatori nominati ai sensi del quarto comma, nel registro delle imprese.
Per i contratti la nullità ha effetto retroattivo, qui no perché bisogna tutelare l’affidamento
dei terzi, che non sanno che esistono nella società cause che possono portare alla sua
nullità. La nullità è sanabile colmando le lacune, non come per i contratti.
La nullità opera come causa di scioglimento, non tanto come causa di nullità: quando in
tribunale si rileva l’esistenza delle cause si apre un procedimento di liquidazione nel quale
viene nominato un liquidatore giudiziale.
LEZIONE 4
L’ATTO COSTITUTIVO
L’atto costitutivo rappresenta la carta d’identità di una società. Esso può essere diviso in tre
parti:
● Parte storica: contenente indicazioni su elementi che non possono essere modificati
in futuro, come per esempio il nome dei fondatori e promotori, le spese utilizzate per
costituire la società.
● Parte effimera: contenente indicazioni che possono variare senza che sia
necessario procedere a una modifica formare del contratto, come il nome dei soci, il
nome degli amministratori.
● Parte duratura: contenente tutti gli elementi che rappresentano le basi organizzative
e finanziarie della società, che resteranno in vigore per tutta la sua vita salvo che si
proceda ad un modifica formale dell’atto costitutivo, per la quale è necessaria
un’assemblea straordinaria.
La parte duratura dell’atto costitutivo, ricordando l’art 2328 contiene elementi quali:
● La sede della società
● L’attività che costituisce l’oggetto sociale: che cosa i soci si impegnano a
realizzare; oggetto che deve essere lecito, possibile, determinato o determinabile
● L’ammontare del capitale sociale sottoscritto e l’ammontare del capitale
versato: quanto i soci si obbligano a conferire e quanto hanno già effettivamente
conferito
● Il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni: quante azioni ci sono e il loro
valore e caratteristiche e la modalità della loro circolazione in base alla loro natura
valore che viene attribuito agli eventuali crediti e beni in natura
● Le norme che presiedono alla ripartizione degli utili
● Eventuali benefici che sono accordati ai promotori o ai soci fondatori
.
Nel sistema di amministratori deve essere specificato:
● Il numero di amministratori e i loro poteri;
● L’indicazione di quelli che hanno la rappresentanza;
● I componenti del collegio sindacale che rappresenta l’ordine di controllo della
società
● La durata della società, oppure se la società è contratta a tempo indeterminato, il
periodo di tempo decorso il quale i soci potranno recedere, uscire dalla società e
liquidare il loro investimento: questo periodo di tempo non può mai essere superiore
a 1 anno.
All’atto costitutivo viene affiancato un altro documento dove sono definite le regole di
funzionamento delle società, che prende il nome di STATUTO.
Ha due caratteristiche fondamentali:
● La legge ci dice che anche se materialmente è un atto separato (in quasi tutte le
società), si considera parte integrante dell’atto costitutivo.
● Ma in caso di contrasto tra quanto indicato nell’atto e quanto nello statuto a
prevalere saranno le disposizioni dello statuto. Queste regole sono indicate
nell’art 2328, comma 3.
IL CAPITALE SOCIALE
Rappresenta la struttura finanziaria della società: è il capitale che i soci hanno sottoscritto
e versato al momento della nascita della società.
Le SPA devono avere un capitale sociale minimo almeno pari a 50.000 euro. Questo
limite vale per alcune società che esercitano determinate attività.
Il capitale sociale nominale rappresenta un dato formale e fisso che può essere cambiato
soltanto attraverso una modifica statutaria.
La somma del capitale sociale non potrà mai essere superiore al valore dei
conferimenti dei soci: in caso di discesa dell’attivo netto al di sotto della cifra del capitale
sociale, in conseguenza di perdite, non potranno essere distribuiti gli utili perché gli utili che
verranno realizzati dovranno essere destinati a reintegrare il capitale sociale. Questa è la
funzione produttiva del capitale sociale. Per questo motivo il capitale sociale prende anche
il nome di capitale di rischio, poiché in caso di fallimento o liquidazione è l'ultimo
rimborsato dopo aver soddisfatto tutte le categorie di creditori
Il capitale serve come misura dei poteri che spettano ai soci, infatti a ogni socio è attribuito
un numero di azioni proporzionale al conferimento sottoscritto, in base ai poteri che gli
spettano, ma questa regola è derogabile.
La regola di non proporzionalità però, se attuata, deve essere indicata nell’atto costitutivo:
può essere stabilito quindi che le partecipazioni dei soci siano determinate in modo non
proporzionale ai conferimenti effettuati.
La deroga riguarda solo le singole partecipazioni; la maggiore partecipazione che si sceglie
di attribuire a un socio deve trovare una corrispondenza nella minore partecipazione
attribuita ad un altro socio.
La terza funzione del capitale è la garanzia nei confronti dei creditori: il capitale rappresenta
la frazione ideale del patrimonio netto che non può essere distolta dall’esercizio di attività di
impresa e che non può essere restituita ai soci fino all’estinzione della società. L’importanza
del capitale si comprende tramite tutte quelle regole del codice civile finalizzate alla corretta
formazione del capitale e della sua conservazione.
IL CONFERIMENTO
Le regole sulla formazione del capitale sono quelle che vanno a garantire che il valore dei
conferimenti non sia inferiore alla cifra del capitale sociale.
Gli articoli che disciplinano i conferimenti vanno dal 2342 in poi.
Art.2342, conferimenti:
● Se nell'atto costitutivo non è stabilito diversamente, il conferimento deve farsi in
danaro.
● Alla sottoscrizione dell'atto costitutivo deve essere versato presso una banca almeno
il 25% dei conferimenti in denaro o, nel caso di costituzione con atto unilaterale, il
loro intero ammontare.
● Per i conferimenti di beni in natura e di crediti si osservano le disposizioni degli
articoli 2254 e 2255. Le azioni corrispondenti a tali conferimenti devono essere
integralmente liberate al momento della sottoscrizione.
● Se viene meno la pluralità dei soci, i versamenti ancora dovuti devono essere
effettuati entro novanta giorni.
● Non possono formare oggetto di conferimento le prestazioni di opera o di servizi.
Esiste un collegamento tra il comma 5 e la deroga della non proporzionalità: affermare
quanto scritto nel comma 5 non vuol dire che la società non possa dare azioni a fronte
dell’impegno di un soggetto di eseguire una prestazione di questo tipo. Grazie alla deroga è
possibile entrare in società realizzando una prestazione che non si può imputare a capitale:
se un socio vuole prestare un servizio, un altro socio può decidere di versare una somma di
denaro più elevata accettando che le corrispondenti azioni vengano date a chi si è
impegnato a svolgere una determinata attività: assegnazione di azioni non proporzionale
perché vi è un soggetto che opera.
Un’altra cosa possibile è che il valore dei conferimenti dei soci non vengano tutti imputati
a capitale: il valore dei conferimenti non può essere minore del valore nominale del capitale
ma è possibile il contrario, che siano maggiori. Quindi posso scegliere di emettere delle
azioni con sovrapprezzo: una parte versato per l’azione andrà al capitale, mentre il
sovrapprezzo non sarà vincolata ma finirà in una riserva del patrimonio netto che
tendenzialmente sarà riserva da sovrapprezzo ma può essere anche diversamente.
In generale i conferimenti in denaro sono i più semplici, ma il fatto che ci sia questa regola
ha una conseguenza fondamentale: il legislatore vuole evitare che i soci realizzino situazioni
di incremento patrimoniale che non corrispondano alla realtà. Per questo, fino a quando le
azioni emesse non sono state interamente liberate (quando si versa il 75% residuo), non
si possono eseguire aumenti di capitale perché altrimenti si realizzano illusioni di
ricchezza non corrispondenti alla realtà.
Art.2344, mancato pagamento delle quote:
1. Se il socio non esegue i pagamenti dovuti, decorsi 15 giorni dalla pubblicazione di
una diffida nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, gli amministratori, se non
ritengono utile promuovere azione per l'esecuzione del conferimento, offrono le
azioni agli altri soci, in proporzione alla loro partecipazione, per un corrispettivo non
inferiore ai conferimenti ancora dovuti. In mancanza di offerte possono far
vendere le azioni a rischio e per conto del socio, a mezzo di una banca o di un
intermediario autorizzato alla negoziazione in mercati regolamentati.
2. Qualora la vendita non possa aver luogo per mancanza di compratori, gli
amministratori possono dichiarare decaduto il socio, trattenendo le somme
riscosse, salvo il risarcimento dei maggiori danni.
3. Le azioni non vendute, se non possono essere rimesse in circolazione entro
l'esercizio in cui fu pronunziata la decadenza del socio moroso, devono essere
estinte con la corrispondente riduzione del capitale.
4. Il socio in mora nei versamenti non può esercitare il diritto di voto.
Bisogna quindi mettere in mora il socio: gli amministratori devono pubblicare una diffida ad
adempiere nella gazzetta ufficiale; poi decorsi 15 giorni dalla pubblicazione, gli
amministratori hanno due alternative:
● Possono promuovere un procedimento ordinario esecutivo: lungo, costoso e
non efficiente
● Possono utilizzare il procedimento speciale previsto dall’art.2344 e quindi possono
offrire le azioni del socio moroso agli altri soci, in proporzione alle azioni di questi altri
soci possedute, per cercare di non modificare in maniera significativa gli equilibri
interni alla società, mantenendo la proporzione iniziale e queste azioni devono
essere offerte per un corrispettivo non inferiore ai conferimenti ancora dovuti.
Se non ci sono offerte da parte degli altri soci, l’amministratore può offrire, vendere le
azioni a rischio e per conto del socio, verso terzi: se vendo le azioni sul mercato e chi le
compra è disposto a dare di meno, se la società va male, il socio perderà la quota iniziale
che aveva versato. Se neanche i terzi vogliono acquistare per un valore inferiore a quello del
capitale sociale nominale e dipende anche se le azioni sono state deliberate, gli
amministratori possono dichiarare decaduto il socio e trattenere le somme già riscosse, il
socio viene escluso dalla società e questa ha un arco di tempo per cercare di collocare
queste azioni. Se non possono essere ricollocate entro l’esercizio entro il cui è pronunciata
la decadenza deve essere realizzata una riduzione obbligatoria del capitale.
Nelle SPA è lecito il conferimento di beni in natura e di crediti: il conferimento deve essere
indicato nello stesso statuto o atto, e, come dice il 2342 al comma 3, le azioni corrispondenti
devono essere integralmente liberate al momento della sottoscrizione.
Sono accettati i beni che si possono riscattare subito, non quelli che potrebbero esserci in
futuro.
LEZIONE 5
Per il conferimento di beni in natura o crediti è previsto uno specifico procedimento di
valutazione finalizzato a consentire l’effettiva copertura del capitale. Per il conferimento di
credito bisogna tener conto che quando si conferisce un credito non è detto che possa
essere ottenuto dalla società, perché per esempio è possibile conferire un credito di un
soggetto in stato di insolvenza. Ne consegue quindi l’attuazione del procedimento per
essere sicuro della solvibilità del soggetto, perché non è certo che il debitore adempierà.
Art.2343, stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti:
● chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un
esperto designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente la
descrizione dei beni o dei crediti conferiti, l'attestazione che il loro valore è almeno
pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale
● L'esperto risponde dei danni causati alla società, ai soci e ai terzi. Si applicano le
disposizioni dell'articolo 64 del codice di procedura civile.
● Gli amministratori devono, nel termine di 180 giorni dalla iscrizione della società,
controllare le valutazioni effettuati dagli amministratori che hanno la funzione di
controllo e garanzia, e se sussistano fondati motivi, devono procedere alla revisione
della stima. Fino a quando le valutazioni non sono state controllate, le azioni
corrispondenti ai conferimenti sono inalienabili e devono restare depositate presso la
società.
● Se risulta che il valore dei beni o dei crediti conferiti era inferiore di oltre un quinto a
quello per cui avvenne il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il
capitale sociale, annullando le azioni che risultano scoperte.
Tuttavia il socio conferente può versare la differenza in danaro o recedere dalla società
Se risulta che la discrepanza supera il limite e il valore è inferiore di oltre un quinto a quello
per cui è stato realizzato il conferimento la società ha diverse possibilità:
● Ridurre il capitale per un importo corrispondente, riportando la situazione alla
realtà: se il bene viene valutato per un valore maggiore questo viene diminuito.
● Il socio conferente decide di versare la differenza in denaro.
● Il socio ha deciso di entrare in società con quel bene che gli attribuisce un
determinato potere: se il valore del bene risulta poi inferiore e lui non ha denaro per
pagare la differenza, viene ridotto il valore, ma con esso anche il potere del socio. Se
questi non è d’accordo può decidere di recedere e se possibile, qualora il bene non
sia essenziale per la vita della società riavere il bene conferito.
Il procedimento di valutazione e controllo del conferimento solitamente risulta costoso e
lungo, può essere quindi evitato quando ad essere conferiti siano particolari beni in natura il
cui valore risulta accertato in altri modi.
Art.2343 ter, conferimento di beni in natura o crediti senza relazione di stima:
1. Nel caso di conferimento di valori mobiliari il valore ad essi attribuito ai fini della
determinazione del capitale sociale e dell'eventuale sovrapprezzo è pari o inferiore al
prezzo medio ponderato al quale sono stati negoziati su uno o più mercati
regolamentati nei sei mesi precedenti il conferimento.
2. Ai fini della determinazione del capitale sociale e dell'eventuale sovrapprezzo, ai beni
in natura o crediti conferiti sia pari o inferiore:
a. al fair value iscritto nel bilancio dell'esercizio precedente quello nel quale è
effettuato il conferimento a condizione che il bilancio sia sottoposto a
revisione legale
b. al valore risultante da una valutazione riferita ad una data precedente di non
oltre sei mesi il conferimento e conforme ai principi e criteri generalmente
riconosciuti per la valutazione dei beni oggetto del conferimento, a condizione
che essa provenga da un esperto indipendente
3. Chi conferisce beni o crediti ai sensi del primo e secondo comma presenta la
documentazione dalla quale risulta il valore attribuito ai conferimenti e la sussistenza
4. L'esperto di cui al secondo comma, lettera b), risponde dei danni causati alla società,
ai soci e ai terzi.
5. Ai fini dell'applicazione del secondo comma, lettera a), per la definizione di "fair
value" si fa riferimento ai principi contabili internazionali adottati dall'Unione europea.
LE AZIONI
Art.2346, emissione delle azioni:
1. La partecipazione sociale è rappresentata da azioni; salvo diversa disposizione di
leggi speciali lo statuto può escludere l'emissione dei relativi titoli o prevedere
l'utilizzazione di diverse tecniche di legittimazione e circolazione.
2. Se determinato nello statuto, il valore nominale di ciascuna azione corrisponde
ad una frazione del capitale sociale; tale determinazione deve riferirsi senza
eccezioni a tutte le azioni emesse dalla società.
3. In mancanza di indicazione del valore nominale delle azioni, le disposizioni che a
esso si riferiscono si applicano con riguardo al loro numero in rapporto al totale delle
azioni emesse.
4. A ciascun socio è assegnato un numero di azioni proporzionale alla parte del
capitale sociale sottoscritta e per un valore non superiore a quello del suo
conferimento. Lo statuto può prevedere una diversa assegnazione delle azioni.
5. In nessun caso il valore dei conferimenti può essere complessivamente inferiore
all'ammontare globale del capitale sociale.
Rappresentano la misura ordinaria di partecipazione a una società per azioni intorno alla
quale è strutturata tutta la disciplina organizzativa. L’azione diventa lo strumento di
misurazione dei diritti sociali che spettano ai soci: un socio avrà un certo numero di voti
in base al numero di azioni. L’azione rappresenta sempre la partecipazione sociale minima:
per essere soci è necessario essere titolari di almeno 1 azione.
Il significato eventuale che può assumere l’azione è quello di documento in cui è
incorporata questa partecipazione e che può definirsi come titolo di credito.
LE CARATTERISTICHE DELLE AZIONI.
Le unità di partecipazione sono indivisibili, autonome, dotate di un valore economico e
standardizzate.
1. INDIVISIBILITA’:Art.2347, indivisibilità delle azioni:
a. Le azioni sono indivisibili. Nel caso di comproprietà di un'azione, i diritti dei
comproprietari devono essere esercitati da un rappresentante comune.
b. Se il rappresentante comune non è stato nominato, le comunicazioni e le
dichiarazioni fatte dalla società a uno dei comproprietari sono efficaci nei
confronti di tutti.
c. I comproprietari dell'azione rispondono solidalmente delle obbligazioni da
essa derivanti.
d. L’azione rappresenta l’unità minima di partecipazione alla società che di
regola non può essere frazionata. Tuttavia può accadere che un’azione si
trovi a dover appartenere a più soggetti, ma essendo indivisibile si realizzerà
in questi casi una comunione necessaria tra questi soggetti. Può capitare la
situazione inversa: le azioni hanno perso di molto il loro valore quindi non è
più efficiente lasciarle da sole ma lo si attua solo se necessario
2. AUTOMONIA. Generalmente ogni azione vive vicende proprie, anche se posseduta
dal medesimo socio: se un socio possiede 10 azioni, ogni azione è autonoma quindi
può decidere di recedere e vendere una sola delle sue azioni o due o quattro e
uscire dalla società.
3. DOTAZIONE DI VALORE. Le azioni possiedono un valore economico, ma non
solo, infatti distinguiamo più eccezioni:
a. Valore nominale: è il valore del capitale sociale fratto il numero delle azioni
in circolazione.
b. Valore di emissione: valore al quale le azioni sono offerte in sede di
sottoscrizione in caso di creazione della società oppure in sede di aumento
del capitale.
c. Valore contabile: corrisponde al valore ottenuto dividendo patrimonio netto
per il numero di azioni in circolazione. Il patrimonio cambia continuamente,
quindi mentre i primi saranno sicuramente coincidenti, valore nominale e
contabile non coincideranno perché il patrimonio varia.
d. Valore di scambio: valore al quale le azioni vengono scambiate nel mercato.
Può essere diverso dal contabile e dal nominale.
4. STANDARDIZZAZIONE. Ogni azione ha uguale valore nominale e ogni azione
attribuisce due categorie di diritti:
a. Diritti patrimoniali: rappresentano il diritto di ricevere una parte
proporzionale degli utili e una parte del patrimonio netto risultante
dall’eventuale liquidazione
b. Diritti amministrativi: corrispondono al diritto di voto
Art.2348, categorie di azioni:
1. Le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali
diritti.
2. Si possono tuttavia creare, con lo statuto o con successive modificazioni di questo,
categorie di azioni fornite di diritti diversi anche per quanto concerne la incidenza
delle perdite.
3. Tutte le azioni appartenenti ad una medesima categoria conferiscono uguali diritti.
LEZIONE 6
Riferendoci alla standardizzazione e al fatto che ogni azione attribuisca dei diritti patrimoniali
e amministrativi:
Art.2350, diritto agli utili e alla quota di liquidazione:
1. Ogni azione attribuisce il diritto a una parte proporzionale degli utili netti e del
patrimonio netto risultante dalla liquidazione, salvi i diritti stabiliti a favore di speciali
categorie di azioni.
2. Fuori dai casi di cui all'articolo 2447 bis, la società può emettere azioni fornite di
diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività sociale in un determinato settore.
Lo statuto stabilisce i criteri di individuazione dei costi e ricavi imputabili al settore, le
modalità di rendicontazione, i diritti attribuiti a tali azioni, nonché le eventuali
condizioni e modalità di conversione in azioni di altra categoria.
3. Non possono essere pagati dividendi ai possessori delle azioni previste dal
precedente comma se non nei limiti degli utili risultanti dal bilancio della società.
Art.2351, diritto di voto:
1. Ogni azione attribuisce il diritto di voto.
2. Salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto può prevedere la creazione di
azioni senza diritto di voto, con diritto di voto limitato a particolari argomenti, con
diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non meramente
potestative. Il valore di tali azioni non può complessivamente superare la metà
del capitale sociale.
3. Lo statuto può altresì prevedere che, in relazione alla quantità di azioni possedute da
uno stesso soggetto, il diritto di voto sia limitato ad una misura massima o disporne
scaglionamenti.
4. Salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto può prevedere la creazione di
azioni con diritto di voto plurimo anche per particolari argomenti o subordinato al
verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. Ciascuna azione a
voto plurimo può avere fino a un massimo di tre voti.
Il fatto che siano standardizzate è vero a livello assoluto fino al punto che il legislatore ha
consentito alle società di emettere categorie di azioni diverse. Quindi quella regola in realtà
vale solo per le azioni dette ordinarie.
Considerando i diritti collegati alle azioni: definiamo i diritti sociali come quei diritti che
derivano dal semplice possesso delle azioni.
Questi diritti sono soggetti a più di una classificazione.
Prima classificazione: in virtù alle modalità di attribuzione degli stessi diritti.
Ci sono dei diritti che spettano a ciascuna singola azione in quanto tale: sono diritti che
prescindono dalla quota di partecipazione. Questi diritti sono:
● il diritto a partecipare all’assemblea
● il diritto di denunciare fatti censurabili al collegio sindacale
● il diritto di esaminare i libri sociali
Accanto a questi diritti ci sono quelli che spettano solamente a chi possiede una certa
percentuale di azioni, La percentuale di capitale sociale può cambiare in base a se ci
troviamo in una SPA chiusa o aperta.
Nella chiusa servirà una maggiore percentuale di azioni per ottenere il diritto mentre nella
aperte la percentuale si abbassa perché si vuole lasciare maggior accesso ai diritti.
Le soglie minime possono essere abbassate in via volontaria dallo statuto, ma non possono
essere aumentate. Questi diritti vengono tradizionalmente chiamati diritti della minoranza
in quanto spettano a chi possiede una percentuale qualificata del capitale ma rappresenta
comunque una minoranza nel complesso. Nelle SPA sono state imposte queste soglie
minime per l’acquisizione di determinati diritti per la paura che le minoranze abusino in
maniera ricattatoria dei loro poteri:
Quindi se l’azione non è stata emessa si considera avvenuto il trasferimento: nei confronti
della società dal momento che viene iscritto nel libro soci, ma nei rapporti tra acquirente e
venditore l’efficacia del trasferimento è retta dal normale principio consensualistico.
Sempre l’articolo parla del trasferimento delle azioni al portatore che si trasferiscono con la
consegna del titolo, con due meccanismi:
● Il primo è il trasferimento mediante girata: la girata è una dichiarazione che viene
scritta sul titolo di credito con la quale il girante ordina al debitore di adempiere la
propria obbligazione nei confronti di un altro soggetto chiamato giratario.
● metodo chiamato transfert, spiegato nell’art.2022. richiede una doppia annotazione
del nome dell’acquirente sul titolo e in più nel libro dei soci.
Il comma 5 parla del trasferimento delle azioni dematerializzate: trasferimento mediante
scritturazione su dei conti. La scritturazione, cioè il cambio di intestazione di questi titoli
equivale alla girata. Invece di scriverlo su un foglio cartaceo l’intermediario cambia il nome
sul titolo per esercitare i diritti.
Per poter circolare le azioni seguono la regola per i titoli di credito della libera trasferibilità:
tuttavia è possibile che vi siano dei limiti alla circolazione delle azioni. Questi limiti
possono essere legali, quindi fissati dalla legge oppure convenzionali, cioè limiti che i soci di
quella società decidono di inserire Limiti legali:
● Si legano alla disciplina dei conferimenti di beni in natura o crediti per cui l’azione
non può circolare fino quando non è stata effettuata ed esaurita la fase di controllo e
valutazione da parte degli amministratori delle azioni corrispondenti ai conferimenti in
natura o di crediti.
● L’altra categoria di azioni che vengono limitate nel loro trasferimento sono le azioni
con prestazione accessorie possono essere trasferite solamente con il consenso
degli amministratori.
● La terza categoria è quella che interessa solamente le azioni di società che operano
in settori sensibili o rilevanti, come quelle bancarie, in cui i trasferimenti di grosse
percentuali di partecipazioni non sono liberi ma soggetti all’autorizzazione delle
autorità di vigilanza, della banca d’Italia nel caso delle società bancarie.
Limiti convenzionali: limiti che puntano a controllare l’ingresso di nuovi soci nella società.
Stiamo parlando dei limiti convenzionali al trasferimento delle azioni che sono fissati nello
statuto e quindi sono opponibili a chiunque. È possibile che dei limiti al trasferimento delle
azioni siano stabiliti nei patti parasociali, accordi tra i soci che si chiamano parasociali
perché sono esterni rispetto allo statuto e non hanno efficacia reale, ma obbligatoria, cioè
vincolano solo i soggetti aderenti al patto.
LEZIONE 7
Le particolari clausole create per il trasferimento delle azioni sono di due tipi:
● La clausola di prelazione: attraverso la quale si impone al socio che intende
vendere le proprie azioni di offrirle preventivamente o in prelazione (prima di tutti) agli
altri soci in proporzione alla quota sociale di ognuno di essi. La finalità della clausola
è quella di mantenere inalterata la compagnia sociale, quindi il complesso dei soci e i
poteri esistenti. È possibile che l’offerta avvenga a prezzi diversi, quando si vogliono
favorire in maniera ancora più significativa i soci: prelazione impropria.
● La clausola di gradimento: la finalità non è quella di mantenere la stabilità ma
consentire ai soggetti che restano nella società di controllare che la nuova
conformazione degli assetti proprietari che si va a delineare sia di loro gradimento. È
una clausola statuaria, che può essere inserita nello statuto con la quale si
subordina il trasferimento delle azioni al gradimento (placet) o di altri soci o di alcuni
ordini sociali.
Elemento importante è che la clausola non incide sulla validità della vendita ma solo su
suoi effetti che si creano nei confronti della società. Ciò significa che in caso di mancato
gradimento dell’organo sociale, l’atto di disposizione resterà valido tra le parti ma inefficace
nei confronti della società, cioè l’acquirente non potrà esercitare i suoi diritti.
Queste clausole quindi operano una forma di selezione all’ingresso della società e sotto
alcuni aspetti, guardando sotto il profilo del gradimento dell’organo amministrativo, possono
farci pensare alle azioni con prestazioni accessorie.
Art.2437 comma 2, diritto di recesso: Salvo che lo statuto disponga diversamente, hanno
diritto di recedere i soci che non hanno concorso all'approvazione delle deliberazioni
riguardanti:
● la proroga del termini
● l'introduzione o la rimozione di vincoli alla circolazione dei titoli azionari.
Se non si trova un compratore le azioni dovranno essere annullate e il capitale verrà ridotto
di un valore corrispondente.
Il legislatore però ha previsto dei casi speciali in cui è possibile acquistare azioni proprie
senza rispettare i divieti e i limiti sopra citati.
Art.2357 bis, casi speciali di acquisto delle proprie azioni: Le limitazioni contenute
nell'articolo 2357 non si applicano quando l'acquisto di azioni proprie avvenga:
1. In esecuzione di una deliberazione dell'assemblea di riduzione del capitale, da
attuarsi mediante riscatto e annullamento di azioni;
2. A titolo gratuito, sempre che si tratti di azioni interamente liberate;
3. Per effetto di successione universale o di fusione o scissione;
4. In occasione di esecuzione forzata per il soddisfacimento di un credito della società,
sempre che si tratti di azioni interamente liberate.
Se le azioni non dovessero essere interamente liberate la società non può richiedere al
socio donatore di versare i decimi mancanti.
LEZIONE 8
Il legislatore prevede dei limiti per l’acquisto di azioni proprie e in più stabilisce una disciplina
per regolare le azioni appena acquistate.
Art.2357 ter, disciplina delle proprie azioni:
1. Gli amministratori non possono disporre delle azioni acquistate a norma dei due
articoli precedenti se non previa autorizzazione dell'assemblea, la quale deve
stabilire le relative modalità.
2. Finché le azioni restano in proprietà della società, il diritto agli utili e il diritto di
opzione sono attribuiti proporzionalmente alle altre azioni. Il diritto di voto è
sospeso, ma le azioni proprie sono tuttavia computate ai fini del calcolo delle
maggioranze e delle quote richieste per la costituzione e per le deliberazioni
dell'assemblea.
3. L'acquisto di azioni proprie comporta una riduzione del patrimonio netto di
eguale importo, tramite l'iscrizione nel passivo del bilancio di una specifica voce, con
segno negativo.
Per le obbligazioni si parla invece di capitale di debito perché gli obbligazionisti sono
creditori qualificati della società. Sono soggetti che vantano di una pretesa fissa nei confronti
della società che consiste nella restituzione della quota versata più gli interessi stabiliti
(pretesa che sta sopra a quella dei soci, che va quindi soddisfatta prima), ma non hanno
alcuna capacità decisionale in ordine alle decisioni della società. La loro è una posizione
poco rischiosa.
Art.2348, categorie di azioni:
1. Le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali
diritti.
2. Si possono tuttavia creare, con lo statuto o con successive modificazioni di questo
categorie di azioni fornite di diritti diversi anche per quanto concerne la incidenza
delle perdite.
3. Tutte le azioni appartenenti ad una medesima categoria conferiscono uguali diritti.
La categoria è costituita da un insieme di azioni con diritti superiori o inferiori rispetto a quelli
delle azioni ordinarie.
LEZIONE 9
Il legislatore da la possibilità di creare delle categorie di azioni, ma ponendo sempre dei
limiti Art2265, patto leonino: è nullo il fatto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni
partecipazione agli utili o alle perdite.
Il fatto che il socio venga escluso vale anche nell’ambito delle spa. È importante in questo
contesto tener presente la differenza tra diritti patrimoniali e amministrativi, perché è
possibile per una società creare categorie di azioni con particolari:
● Diritti patrimoniali, privilegi valutati in positivo, formando azioni in priorità, quali
una maggiorazione degli utili, per cui le azioni privilegiate saranno le prime a ricevere
la quota o le uniche a ricevere gli utili in caso questi siano molto bassi, o della quota
a cui si ha diritto in sede di liquidazione, ma potrebbe essere possibile che il
privilegio consista in una diversa incidenza delle perdite
● Diritti amministrativi: uno degli aspetti su cui le società possono decidere di
incidere è il diritto di voto.
Art.2351, diritto di voto:
● ogni azioni attribuisce il diritto di voto.
● Salvo quanto previsto dalle leggi speciali lo statuto può prevedere la creazione di
azioni senza diritto di voto, con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari
condizioni non meramente potestative. Il valore di tali azioni non può
complessivamente superare la metà del capitale sociale. Perché ci si preoccupa che
la società non sia dominata da azionisti che effettuano un investimento troppo basso
Esistono azioni con privilegi amministrativi ma non patrimoniali. È stata infatti
immaginata una categoria di azioni appositamente per gli azionisti risparmiatori con un
privilegio patrimoniale pur non avendo il diritto di voto
● A prescindere dalla quantità di azioni possedute da uno stesso soggetto, il diritto di
voto sia limitato ad una misura massima o disporne scaglionamenti, per evitare la
concentrazione di potere nelle mani di un singolo socio
● Salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto può prevedere la creazione di
azioni con diritto di voto plurimo anche per particolari argomenti o subordinato al
verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. Ciascuna azione a
voto plurimo può avere fino a un massimo di tre voti.
Le azioni a voto plurimo come categoria possono essere emesse solamente dalle società
non quotate. Le modalità per emettere azioni a voto plurimo per le società quotate è infatti
differente.
Le azioni a voto plurimo sono delle azioni che hanno un diritto di voto maggiorato e che
possono attribuire fino a un massimo di 3 voti per azione (potrebbe esserci quindi un’azione
con meno di tre).
Completamente diverso è il meccanismo introdotto per le società quotate: è possibile che ci
siano azioni a voto plurimo ma queste devono essere state emesse prima della
quotazione. Le società quotate non possono emettere categorie di azioni a voto plurimo ma
possono mantenere quelle che hanno creato prima di quotarsi.
Un’altra categoria di azioni, la prima consentita in Italia, è quella della azioni di risparmio:
Veniva stabilito un collegamento tra esclusione di diritto di voto e attribuzione di un
privilegio patrimoniale.in caso di distribuzione degli utili, un dividendo minimo annuo
(calcolato in percentuale sul valore nominale) ed uno scarto minimo sul dividendo delle
azioni ordinarie sulle azioni ordinarie in sede di rimborso del capitale.
All’interno della società prevalgono così 2 tipi di azionisti
● Soci azionisti imprenditori interessati a esercitare il diritto di voto e a condizionare
l’azione di una società,
● Soci azionisti risparmiatori che rappresentano tutti quei soggetti che utilizzano la
società come forma di investimento ma che non contribuiscono alle scelte della
società, quindi soggetti per cui il diritto di voto ha poco interesse
Art.2350, diritto agli utili e alla quota di liquidazione:
● La società può emettere azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati
dell'attività sociale in un determinato settore. Lo statuto stabilisce i criteri di
individuazione dei costi e ricavi imputabili al settore
● Non possono essere pagati dividendi ai possessori delle azioni previste dal
precedente comma se non nei limiti degli utili risultanti dal bilancio della società e si
parla di azioni correlate: Ai possessori non potrà mai essere pagato un dividendo se
non nei limiti degli utili risultanti dal bilancio della società.
Un’altra categoria è quella delle azioni che possono essere assegnate ai prestatori di
lavoro, che possono ma non devono rappresentare una categoria. Sono azioni introdotte su
ispirazioni da parte di ordinamenti esteri, diffusissime in Germania, da noi non vengono
utilizzate quasi mai perché non viene visto di buon occhio un lavoratore che entra in
assemblea e vota.
Art.2349, azioni e strumenti finanziari a favore dei prestatori di lavoro:
● Se lo statuto lo prevede, l'assemblea straordinaria può deliberare l'assegnazione di
utili ai prestatori di lavoro dipendenti delle società o di società controllate
mediante l'emissione, per un ammontare corrispondente agli utili stessi, di speciali
categorie di azioni da assegnare individualmente ai prestatori di lavoro
● L'assemblea straordinaria può altresì deliberare l'assegnazione ai prestatori di lavoro
dipendenti della società o di società controllate di strumenti finanziari, diversi dalle
azioni, forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto
nell'assemblea generale degli azionisti.
L’ultima categoria di azioni è quella delle azioni di godimento, azioni che possono essere
emesse in seguito all’annullamento di azioni ordinarie. Sono azioni che possono essere
quindi assegnate a quei soci ai quali sia stato rimborsato il valore nominale delle azioni|
Art.2353, azioni di godimento: salvo diversa disposizione dello statuto, le azioni di
godimento attribuite ai possessori delle azioni rimborsate non danno diritto di voto
nell’assemblea. Esse concorrono nella ripartizione degli utili che residuano dopo il
pagamento delle azioni non rimborsate di un dividendo pari all’interesse legale e, nel caso di
liquidazione, nella ripartizione del patrimonio sociale residuo dopo il rimborso delle altre
azioni al loro valore nominale.
LEZIONE 10
LE OBBLIGAZIONI
Un’altra modalità di finanziamento è quella delle obbligazioni: con queste io acquisisco la
qualità di creditore della società. Con le azioni divento socio con queste creditore e ho
diritto a una remunerazione fissa periodica costituita dagli interessi normalmente svincolata
dai risultati della società se essa va male e ho diritto al rimborso del valore nominale della
somma prestata alla scadenza pattuita. Quando acquisto obbligazioni di una società
acquisto il diritto di ottenere indietro il prestito dato e degli interessi fissi. La società quindi
emette dei titoli di credito di massa per raccogliere denaro: la differenza rispetto alle
azioni è che la raccolta sarà a titolo di mutuo o di prestito. Ogni obbligazione rappresenta
una frazione di pari valore nominale e che attribuisce uguali diritti di un prestito alla società,
razione del prestito che è stato effettuato a favore della società.
Art.2410, emissione:
● Se la legge o lo statuto non dispongono diversamente l’emissione delle obbligazioni
è delegata agli amministratori.
Un’altra categoria è quella delle obbligazioni indicizzate: sono quelle obbligazioni nelle
quali il rendimento, quindi l’interesse assegnato, è parametrato a un indice. Tali indici
possono essere sia “interni” all’impresa emittente i titoli (giro d’affari, volume della
produzione, profitti netti ecc.), sia “esterni” (livello generale dei prezzi, prezzi di alcune
commodities) Queste obbligazioni puntano a neutralizzare gli effetti della svalutazione
monetaria o ad adeguare il rendimento dei titoli all’andamento di un mercato, contrastando
la perdita di potere d’acquisto del denaro.
Anche per quanto riguarda le obbligazioni la legge stabilisce la creazione obbligatoria di due
organi: l’assemblea degli obbligazionisti comune e il rappresentante comune.
Art.2415, assemblea degli obbligazionisti, comma 1: L'assemblea degli obbligazionisti
delibera:
● Sulla nomina e sulla revoca del rappresentante comune;
● Sulle modificazioni delle condizioni del prestito;
● Sulla proposta di amministrazione controllata e di concordato;
● Sulla costituzione di un fondo per le spese necessarie alla tutela dei comuni interessi
e sul rendiconto relativo;
● Sugli altri oggetti d'interesse comune degli obbligazionisti.
Stabilisce che con l’emissione delle obbligazioni si crea un’organizzazione comune degli
obbligazionisti che opererà grazie a due organi: il rappresentante comune e l’assemblea
degli obbligazionisti. L’organo del rappresentante comune costituisce un raccordo tra
obbligazionisti e società. Esso dovrà dare esecuzione alle delibere dell’assemblea degli
obbligazionisti e tutelare l’interesse di quest’ultimi nei confronti della società, questo potrà
farlo grazie ai poteri conferiti come la possibilità di partecipare all’assemblea ordinaria dei
soci per verificare che non si effettuino scelte sfavorevoli per gli obbligazionisti. Il suo ruolo è
rilevante anche nel caso in cui la società entri in un caso di crisi, cioè che precedono o
accompagnano una procedura di fallimento.
OBBLIGAZIONI CONVERTIBILI.
Art.2420 bis, obbligazioni convertibili in azioni:
● L'assemblea straordinaria può deliberare l'emissione di obbligazioni convertibili in
azioni, determinando il rapporto di cambio e il periodo e le modalità della
conversione. La deliberazione non può essere adottata se il capitale sociale non sia
stato interamente versato.
● Contestualmente la società deve deliberare l'aumento del capitale sociale per un
ammontare corrispondente alle azioni da attribuire in conversione. Si applicano, in
quanto compatibili, le disposizioni del secondo, terzo, quarto e quinto comma
dell'articolo 2346.
La competenza dell’emissione è dell’assemblea straordinaria, in quanto vi potrebbe essere
un aumento di capitale nella quale dovrà stabilire il rapporto di cambio, cioè quante azioni
spetteranno a ciascun obbligazionista nel momento in cui deciderà di convertire il prestito in
capitale e dovrà deliberare l’aumento di capitale a servizio del prestito e nella misura in
cui i singoli obbligazionisti eserciteranno il diritto di conversione.
Aumento di capitale sociale a pagamento: Art.2441, diritto di opzione, comma 1: Le
azioni di nuova emissione e le obbligazioni convertibili in azioni devono essere offerte in
opzione ai soci in proporzione al numero delle azioni possedute. Se vi sono obbligazioni
convertibili il diritto di opzione spetta anche ai possessori di queste, in concorso con i soci,
sulla base del rapporto di cambio.
LEZIONE 11
AUMENTO E RIDUZIONE DI CAPITALE
Art.2420 bis, obbligazioni convertibili in azioni, comma 5: Nei casi di aumento del
capitale mediante imputazione di riserve e di riduzione del capitale per perdite, il rapporto di
cambio è modificato in proporzione alla misura dell'aumento o della riduzione.
Può accadere che ci sia un aumento di capitale gratuito (sposto la riserva in capitale) e la
riduzione del capitale per perdite. Non c’è ingresso e uscita di denaro dalla società, ma uno
spostamento di poste in maniera da lasciare la stessa proporzione di potere tra i soci, quindi
un’operazione contabile.
Si vuole che chi decide di convertire l’obbligazione in azione debba detenere una quota di
partecipazione percentuale maggiore o minore di quella che gli era stata offerta al momento
dell’emissione del prestito convertibile.
Riduzione del capitale (si restituiscono i conferimenti ai soci), fusione con altre società,
scissione della società da un’altra, modificazioni dell’atto costitutivo che concernono la
distribuzione degli utili: La società non può effettuare queste modifiche fino al momento in
cui non scade il termine fissato per la conversione oppure fino al momento in cui la società
decide di consentire agli obbligazionisti convertibili una conversione anticipata.
Questo perché solo nel momento in cui l’obbligazionista è diventato azionista può esercitare
il diritto di voto e incidere sulle decisioni. Se l’obbligazionista non ha ancora convertito il titolo
e la società riduce il capitale egli non riceverà la sua quota, in caso di scissione o fusione
varia il rapporto di cambio.
Riduzione volontaria del capitale sociale, modificazione delle disposizioni dello statuto.
Art.2420 bis, obbligazioni convertibili in azioni, comma 4: Fino a quando non siano
scaduti i termini fissati per la conversione, la società non può deliberare né la riduzione
volontaria del capitale sociale, né la modificazione delle disposizioni dello statuto
concernenti la ripartizione degli utili, salvo che ai possessori di obbligazioni convertibili sia
stata data la facoltà, mediante avviso depositato presso l'ufficio del registro delle imprese
almeno novanta giorni prima della convocazione dell'assemblea, di esercitare il diritto di
conversione nel termine di trenta giorni dalla pubblicazione.
STRUMENTI FINANZIARI PARTECIPATIVI
Indicano tutti i mezzi attraverso cui la società si procura dei finanziamenti o altre utilità
riconoscendo a coloro che eseguono l’apporto, soci o terzi, diritti patrimoniali, ma anche, se
previsto, amministrativi.
Art.2346, emissione delle azioni, comma 6: Resta salva la possibilità che la società, a
seguito dell'apporto da parte dei soci o di terzi anche di opera o servizi, emetta strumenti
finanziari forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto
nell'assemblea generale degli azionisti. In tal caso lo statuto ne disciplina le modalità e
condizioni di emissione, i diritti che conferiscono, le sanzioni in caso di inadempimento delle
prestazioni e, se ammessa, la legge di circolazione.
I detentori di tali strumenti potrebbero incidere sulla vita sociale più di altri soci. Questi
strumenti possono dare diritti patrimoniali.
Art.2351, diritto di voto, comma 5: Gli strumenti finanziari possono essere dotati del diritto
di voto su argomenti specificamente indicati e in particolare può essere ad essi riservata,
secondo modalità stabilite dallo statuto, la nomina di un componente indipendente del
consiglio di amministrazione o del consiglio di sorveglianza o di un sindaco. Alle persone
così nominate si applicano le medesime norme previste per gli altri componenti dell'organo
cui partecipano.
LEZIONE 12
CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA
L’assemblea viene convocata dall’organo amministrativo tutte le volte che lo ritiene
opportuno. In alcuni casi però la convocazione è obbligatoria.
Art.2364, assemblea ordinaria prive di consiglio di sorveglianza, comma 2:
L'assemblea ordinaria deve essere convocata almeno una volta l'anno, entro il termine
stabilito dallo statuto e comunque non superiore a 120 giorni dalla chiusura dell'esercizio
sociale. Lo statuto può prevedere un maggior termine, comunque non superiore a 180
giorni, nel caso di società tenute alla redazione del bilancio consolidato e quando lo
richiedono particolari esigenze relative alla struttura ed all'oggetto della società.
Esistono tutti questi limiti alla rappresentanza perché il legislatore è consapevole che
l’istituto della rappresentanza si presta ad abusi e per evitare queste concentrazioni di
potere il legislatore pone quindi i limiti, superiori per le società aperte e più limitate per quelle
chiuse.
Per le decisioni che riguardano invece l’assemblea straordinaria bisogna distinguere tra
società chiuse e aperte: per le società che non fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio è prevista in prima convocazione solo un quorum deliberativo. Il legislatore prevede
anche il quorum necessario per la seconda convocazione che avviene quando non è stato
soddisfatto il quorum nella prima, in cui quindi non si è riusciti a votare per una delibera (in
prima assemblea non era rappresentata la percentuale di capitale richiesta).
Quindi occorre procedere a una seconda convocazione, dove il quorum costitutivo sarà
quello di più di 1/3 del capitale sociale, mentre il quorum deliberativo sarà di almeno i 2/3 del
capitale rappresentato in assemblea, ovvero quello che è andato a votare.
Art.2374, rinvio dell’assemblea: I soci intervenuti che riuniscono un terzo del capitale
rappresentato nell’assemblea, se dichiarano di non essere sufficientemente informati sugli
oggetti posti in deliberazione, possono chiedere che l’assemblea sia rinviata a non oltre
cinque giorni.
Al momento della votazione, ogni società può scegliere le modalità da eseguire, perché il
codice civile non afferma nulla a riguardo, la modalità è quindi libera. L’unica limitazione
imposta dalla legge è il divieto di voto segreto.
è importante saperlo perché il voto contrario legittima il recesso del socio. È necessario che
vi sia poi una verbalizzazione, deve essere sottoscritto dal presidente quindi il documento
che testimoni quali delibere sono state assunte e quali no, garantendo un certa regolarità.
I soci possono accordarsi sul modo in cui eserciteranno il diritto di voto, per cui i patti si
chiameranno sindacati di voto e sono i patti più forti e anche più pericolosi perché creano
un vincolo sul diritto di voto. Sono anche diffusi degli accordi che prevedono l’obbligo di
scambiarsi in via preventiva delle opinioni in merito alla delibera che si dovrà andare a
votare: questi si chiamano patti di consultazione. Poi sono anche presenti dei patti con cui
alcuni o tutti i soci limitano o vietano in maniera temporanea il trasferimento delle loro azioni:
sindacati di blocco. Questi sono i vantaggi, ma questi patti presentano anche dei pericoli:
un sindacato di voto determina una cristallizzazione degli assetti di potere.
L’assemblea dovrebbe essere un luogo di confronto dei soci, col patto parasociale vengono
invece decise prima le sorti dell’assemblea infatti arrivano già con loro voto, perché la loro
volontà si forma prima non in assemblea (il voto è possibile cambiarlo in fase di votazione,
ma se arreca danni, il socio deve pagare).
Art.2377, annullabilità delle deliberazioni comma 4: I soci che non rappresentano la parte
di capitale indicata nel comma precedente e quelli che, in quanto privi di voto, non sono
legittimati a proporre l'impugnativa hanno diritto al risarcimento del danno loro cagionato
dalla non conformità della deliberazione alla legge o allo statuto.
Se la società non deroga questa disposizione (limite massimo), il legislatore ha stabilito che i
soci che non raggiungono la percentuale di capitale necessaria per esercitare l’impugnativa
e quelli che sono privi del diritto di voto in quella materia, hanno diritto al risarcimento del
danno che gli è stato cagionato dalla non conformità della delibera alla legge o allo statuto.
Per quanto riguarda invece la nullità delle deliberazioni, l’azione di nullità ha carattere
residuale, quello che si applica solo alle ipotesi espressamente indicate.
Art.2379, nullità delle deliberazioni:
● Nei casi di mancata convocazione dell'assemblea, di mancanza del verbale e di
impossibilità o illiceità dell'oggetto la deliberazione può essere impugnata da
chiunque vi abbia interesse entro tre anni dalla sua iscrizione o deposito nel registro
delle imprese, se la deliberazione vi è soggetta, o dalla trascrizione nel libro delle
adunanze dell'assemblea, se la deliberazione non è soggetta né a iscrizione né a
deposito. Possono essere impugnate senza limiti di tempo le deliberazioni che
modificano l'oggetto sociale prevedendo attività illecite o impossibili.
● Nei casi e nei termini previsti dal precedente comma l’invalidità può essere rilevata
d’ufficio dal giudice.
La regola rispetto all’art.1418: Sono nulle quelle delibere che sono state assunte senza una
regolare costituzione dell’assemblea, mancata convocazione dell’assemblea (i soci non
sono stati avvisati e si sono riuniti solamente quelli che volevano produrre un effetto), per
questa ipotesi la legge dice che deve esserci stata una mancata convocazione
dell’assemblea e non un vizio nella convocazione.
Art.2379, nullità delle deliberazioni, comma 3: Ai fini di quanto previsto dal primo comma
la convocazione non si considera mancante nel caso d'irregolarità dell'avviso, se questo
proviene da un componente dell'organo di amministrazione o di controllo della società ed è
idoneo a consentire a coloro che hanno diritto di intervenire di essere preventivamente
avvertiti della convocazione e della data dell'assemblea. Il verbale non si considera
mancante se contiene la data della deliberazione e il suo oggetto ed è sottoscritto dal
presidente dell'assemblea, o dal presidente del consiglio d'amministrazione o del consiglio di
sorveglianza e dal segretario o dal notaio.
Art.2379 bis, sanatoria della nullità, comma 1: L'impugnazione della deliberazione
invalida per mancata convocazione non può essere esercitata da chi anche
successivamente abbia dichiarato il suo assenso allo svolgimento dell'assemblea.
Art.2379 ter, invalidità delle deliberazioni di aumento o di riduzione del capitale e della
emissione di obbligazioni:
● Nei casi previsti dall'articolo 2379 l'impugnativa dell'aumento di capitale, della
riduzione del capitale ai sensi dell'articolo 2445 o della emissione di obbligazioni non
può essere proposta dopo che siano trascorsi centottanta giorni dall'iscrizione della
deliberazione nel registro delle imprese o, nel caso di mancata convocazione,
novanta giorni dall'approvazione del bilancio dell'esercizio nel corso del quale la
deliberazione è stata anche parzialmente eseguita.
● Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio l'invalidità della
deliberazione di aumento del capitale non può essere pronunciata dopo che a norma
dell'articolo 2444 sia stata iscritta nel registro delle imprese l'attestazione che
l'aumento è stato anche parzialmente eseguito; l'invalidità della deliberazione di
riduzione del capitale ai sensi dell'articolo 2445 o della deliberazione di emissione
delle obbligazioni non può essere pronunciata dopo che la deliberazione sia stata
anche parzialmente eseguita.
Se però i soci che non erano presenti alla delibera hanno approvato il bilancio e, in
quell’esercizio la delibera è stata eseguita, hanno indirettamente approvato tale delibera
perché approvando il bilancio vengono a conoscenza della delibera e accettano gli effetti
che la delibera ha avuto. Per questa ragione trascorsi i 90 giorni dall’approvazione del
bilancio non potrà più essere sollevata nessuna impugnativa su tale delibera.
Regime più severo è stabilito per le SPA che ricorrono al capitale di rischio (aperte). Per
queste società anche se non sono trascorsi i termini indicati, la nullità della delibera di
aumento del capitale non potrà più essere pronunciata dal momento in cui sia stata inscritta
nel registro delle imprese l’attestazione che l’aumento del capitale è stato anche solo
parzialmente eseguito. Qui è sufficiente l’iscrizione al registro delle imprese
dell’aumento per rendere la delibera non impugnabile. Per le delibere sulla riduzione
reale del capitale e l’emissione di obbligazioni un’avvenuta esecuzione anche parziale della
delibera preclude la pronuncia di nullità, anche senza il bisogno di iscrizione al registro delle
imprese
LEZIONE 15
Art.2434 bis, invalidità della deliberazione di approvazione del bilancio, comma 1: Le
azioni previste dagli articoli 2377 e 2379 non possono essere proposte nei confronti delle
deliberazioni di approvazione del bilancio dopo che è avvenuta l'approvazione del bilancio
dell'esercizio successivo.
ORGANO AMMINISTRATIVO
Nel sistema tradizionale è l’assemblea che nomina entrambi gli organi (CDA e collegio
sindacale), è un sistema residuale in quanto è quello che viene adottato se il contratto non
specifica nulla. Ci sono poi sistema dualistico (assemblea nomina Consiglio di
sorveglianza che a sua volta nomina il consiglio di gestione) e monistico (assemblea
nomina CDA che voterà comitato di controllo sulla gestione).
Art.2351, diritto di voto, comma 5: Gli strumenti finanziari di cui agli articoli 2346, sesto
comma, e 2349, secondo comma, possono essere dotati del diritto di voto su argomenti
specificamente indicati e in particolare può essere ad essi riservata, secondo modalità
stabilite dallo statuto, la nomina di un componente indipendente del consiglio di
amministrazione o del consiglio di sorveglianza o di un sindaco. Alle persone così nominate
si applicano le medesime norme previste per gli altri componenti dell'organo cui partecipano.
È importante in questo contesto l’ultima parte del comma, secondo cui lo statuto può
stabilire norme particolari per la nomina delle cariche sociali da parte dell’assemblea.
Queste si riferiscono principalmente alla possibilità di prevedere il voto di lista, cioè si
stabiliscono delle modalità di votazione che assicurano anche a gruppi di minoranza la
possibilità di avere propri esponenti all’interno del consiglio di amministrazione.
Se è previsto il voto di lista verranno presentate più liste di candidati, ogni socio potrà votare
per una sola lista e i posti saranno poi assegnati nel CDA in proporzione ai voti riportati da
ciascuna lista nell’ordine di preferenza. Oppure una società può introdurre la regola delle
quote rosa, per cui le società sono obbligate a prevedere meccanismi di nomina del CDA
volte ad assicurare l’equilibrio tra i generi, prevedendo infatti che una certa percentuale
dell’organo amministrativo sia composto dal genere meno rappresentato, che solitamente è
quello femminile, per questo il nome quote rosa. Il genere meno rappresentato dovrà
ottenere per legge almeno 1/3 degli amministratori eletti.
La presenza di donne nella CDA favorisce l’assunzione di decisioni più consapevoli,
quindi questa norma potrebbe essere richiesta da una società per migliorare l’efficienza del
suo organo amministrativo.
Ci sono poi delle norme imperative: la legge stabilisce delle cause di incompatibilità e
ineleggibilità rispetto alla carica amministrativa. Abbiamo detto che gli amministratori
possono essere soci o meno, ma:
Art.2382, cause di ineleggibilità e di decadenza: Non può essere nominato
amministratore, e se nominato decade dal suo ufficio, l'interdetto, l'inabilitato, il fallito, o chi è
stato condannato ad una pena che importa l'interdizione, anche temporanea, dai pubblici
uffici o l'incapacità ad esercitare uffici direttivi.
Diverse dalle cause di ineleggibilità e quindi decadenza sono le cause di incompatibilità degli
amministratori. Mentre le prime impediscono al soggetto di diventare amministratore, di
assumere la carica e mantenerla, le seconde impongono semplicemente al soggetto eletto
un obbligo di scelta: l’interessato si trova costretto ad optare tra l’uno e l’altro ufficio perché
lo stesso soggetto non può coprire più cariche, ma non c’è invalidità della nomina.
Quando non è possibile tenere in carica gli amministratori rimasti, l’articolo prevede una
disciplina particolare suddivisa in più ipotesi. Se è rimasta in carica più della metà degli
amministratori nominati dall’assemblea, i superstiti provvedono loro a nominare i sostituti:
mancano 2 amministratori su 7, i 5 rimasti ne nominano altri due tramite il processo di
cooptazione e questa delibera deve essere approvata dal collegio sindacale e consente agli
amministratori nominati di restare in carica sino all’assemblea successiva che potrà poi
confermarli o sostituirli.
La terza ipotesi si ha quando vengono a mancare tutti gli amministratori, in questo caso il
collegio sindacale deve nominare con urgenza l’assemblea per ricostituire l’organo
amministrativo.
La clausola simul stabunt, simul cadent che stabilisce che tutti gli amministratori o sono li
tutti insieme o cadono tutti insieme, quindi se viene a mancare un amministratore per
qualunque ragione decade l’intero consiglio e deve essere ricostituito per intero.
Ci dice che il CDA può spostare agli organi delegati i suoi compiti ma è uno spostamento
precario perché può o dire all’amministratore delegato cosa fare, dando direttive, oppure
può decidere di riprendersi la competenza. Al contrario è completamente diverso è il
rapporto tra l’assemblea e il CDA perché la prima non può mai impartire direttive
vincolanti agli amministratori. Ci sono delle materie che il legislatore non vuole che siano
delegate
LEZIONE 17
In conseguenza della delega si realizza una distinzione netta dentro la CDA tra gli
amministratori delegati e esecutivi e quelli che sono gli amministratori non esecutivi. Gli
amministratori esecutivi o delegati sono impegnati costantemente nell’amministrazione
aziendale e sono disciplinati al comma 3 dell’articolo. Gli amministratori non esecutivi
invece sono nominati all’interno del CDA in ragione di specifiche conoscenze che si hanno al
fine di contribuire nel prendere decisioni strategiche.
Art.2381, presidente comitato esecutivo e amministratori delegati, comma 5: Gli organi
delegati curano che l'assetto organizzativo, amministrativo e contabile sia adeguato alla
natura e alle dimensioni dell'impresa e riferiscono al consiglio di amministrazione e al
collegio sindacale, con la periodicità fissata dallo statuto e in ogni caso almeno ogni sei
mesi, sul generale andamento della gestione e sulla sua prevedibile evoluzione nonché sulle
operazioni di maggior rilievo, per le loro dimensioni o caratteristiche, effettuate dalla società
e dalle sue controllate.
Al comma 3 si dice invece che il CDA valuta l’adeguatezza degli assetti, ma sulla base
delle informazioni che gli vengono fornite dagli esecutivi ed esamina i piani strategici
industriali e finanziari che sono elaborati dai delegati. Sostanzialmente il potere è nelle mani
dei delegati e il CDA ha solo compiti di controllo che sono limitati e ristretti in conseguenza
dei flussi informativi che arrivano dai delegati.
Art.2392, responsabilità verso la società, comma 2: In ogni caso gli amministratori, fermo
quanto disposto dal comma terzo dell'articolo 2381, sono solidalmente responsabili se,
essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per
impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose.
Art.2388, validità delle deliberazioni del consiglio, comma 4: Le deliberazioni che non
sono prese in conformità della legge o dello statuto possono essere impugnate solo dal
collegio sindacale e dagli amministratori assenti o dissenzienti entro novanta giorni dalla
data della deliberazione.
Art.2388, validità delle deliberazioni del consiglio, comma 5: In ogni caso sono salvi i
diritti acquistati in buona fede dai terzi in base ad atti compiuti in esecuzione delle
deliberazioni.
L’articolo di riferimento è il 2391, anche qui bisogna paragonarlo con il 2373 che si occupa
dei conflitti di interessi del socio. La prima differenza è che mentre il 2373 parla di conflitto
di interessi quindi limita la sua applicazione solo in casi in cui il socio ha un interesse in
conflitto con quello della società, il 2391 tratta dei semplici interessi degli amministratori:
tutto quello nominato dall’articolo si applica in ogni caso, sia che ci sia conflitto sia
corrispondenza tra interesse dell’amministratore e della società. Il legislatore vuole che tutte
le volte che potrebbe esserci un interesse siano rispettate delle norme cauzionali affinché
anche dall’esterno sia chiaro che quell’operazione è corretta.
Art.2391, interessi degli amministratori, comma 1: L'amministratore deve dare notizia agli
altri amministratori e al collegio sindacale di ogni interesse che, per conto proprio o di terzi,
abbia in una determinata operazione della società, precisandone la natura, i termini, l'origine
e la portata; se si tratta di amministratore delegato, deve altresì astenersi dal compiere
l'operazione, investendo della stessa l'organo collegiale, se si tratta di amministratore unico,
deve darne notizia anche alla prima assemblea utile.
Se l’interesse sia vantato dall’amministratore delegato, in questo caso non è più sufficiente
palesarlo ma diviene necessario che su quell’operazione decida l’intero organo collegiale. Il
CDA dovrà motivare in maniera adeguata le ragioni e la convenienza che quell’operazione
presenta per la società, non è prevista alcuna forma di pubblicità e controllo su questa
motivazione.
Da qui si desume che la motivazione serve proprio a consentire la tracciabilità delle
decisioni ed identificare la responsabilità dei soggetti che hanno preso la decisione.
L’amministratore interessato può comunque esprimere il proprio voto.
La legge dice che le delibere del CDA che possano recare danno alla società possono
essere impugnate in due casi:
● se sono assunte quando l’amministratore interessato ha votato e il suo voto è stato
determinante.
● se sono state assunte quando sono stati violati gli obblighi di trasparenza, di
astensione da parte dell’amministratore delegato o di motivazione da parte del CDA.
La delibera può essere impugnata entro 90 giorni e solo dagli amministratori assenti e
dissenzienti, dal collegio sindacale e in più da quegli amministratori che hanno votato a
favore solo se l’amministratore interessato ha violato l’obbligo di dichiarare il suo interesse.
Tra le attribuzioni che spettano agli amministratori vi è quella della rappresentanza della
società:
Art.2384, poteri di rappresentanza:
● Il potere di rappresentanza attribuito agli amministratori dallo statuto o dalla
deliberazione di nomina è generale.
● Le limitazioni ai poteri degli amministratori che risultano dallo statuto o da una
decisione degli organi competenti non sono opponibili ai terzi, anche se pubblicate,
salvo che si provi che questi abbiano intenzionalmente agito a danno della società.
Gli amministratori sono nominati dai soci e prima di procedere a un’azione di responsabilità
ci sono altre azioni possibili come la revoca.
In questi casi il legislatore si preoccupa di tutelare le minoranze azionarie e serve per
evitare il vantaggio della maggioranza, perciò anche se dichiara rinuncia e transazione, non
sono possibili se vi è il voto contrario di una minoranza qualificata. Anche il collegio
sindacale è nominato e revocato dai soci in maggioranza.
Diversa è la terza categoria: Art.2395, azione individuale del socio e del terzo:
● Le disposizioni dei precedenti articoli non pregiudicano il diritto al risarcimento del
danno spettante al singolo socio o al terzo che sono stati direttamente danneggiati
da atti colposi o dolosi degli amministratori e che non pregiudicano la società
● L'azione può essere esercitata entro cinque anni dal compimento dell'atto che ha
pregiudicato il socio o il terzo.
Per quanto riguarda il compenso dei sindaci, la materia è abbastanza delicata perché i
sindaci hanno il compito di controllare la società e dovrebbero quindi essere dei soggetti
imparziali. Per cui il loro compenso non potrà essere come quello degli amministratori,
variabile e commisurato all’andamento della società, ma deve essere fisso e
predeterminato, invariabile in corso di causa. La durata dell’incarico dei sindaci è di 3
esercizi e possono essere rieletti. La scadenza della carica si ha alla data dell’assemblea
convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della loro carica,
perché l’assemblea poi può procedere alla nomina dei nuovi. L’effetto della loro cessazione
si avrà solamente nel momento in cui il collegio verrà ricostituito, cos’ da evitare un vuoto.
Altre cause di cessazione dall’incarico di sindaco oltre la scadenza del termine:
● La morte del sindaco
● Revoca del sindaco da parte dell’assemblea per giusta causa:
Art.2400, nomina e cessazione dall’ufficio, comma 2: I sindaci possono essere revocati
solo per giusta causa. La deliberazione di revoca deve essere approvata con decreto dal
tribunale, sentito l'interessato.
Si ricordi la differenza con l’amministratore che può essere revocato in qualunque momento
e in qualunque ragione. E la revoca deve essere approvata dal tribunale, quindi c’è un
controllo sull’esistenza di una giusta causa perché la figura del sindaco è importante, ha un
dovere di imparzialità, mentre l’amministratore ha un rapporto fiduciario con i soci. Questo
si chiama stabilità reale: il fatto che non posso essere privato del mio incarico se non per
una giusta causa.
Distinguiamo tra:
● Decadenza non sanzionatoria, che consegue al fatto che sia sopravvenuta durante
la carica una causa di ineleggibilità.
● Decadenza sanzionatoria, causa prevista dal legislatore: quando il sindaco non
esercita secondo i parametri indicati dalla legge la sua attività, la decadenza è una
sanzione per l’inadempimento dei sindaci. Il sindaco decade se non partecipa senza
giustificato motivo alle assemblee della società, oppure se qualora non partecipi
durante uno stesso esercizio sociale a due adunanze consecutive del consiglio di
amministrazione o del comitato esecutivo o a due riunioni del collegio sindacale.
Art.2405, intervento alle adunanze del consiglio di amministrazione e alle assemblee:
● I sindaci devono assistere alle adunanze del consiglio di amministrazione, alle
assemblee e alle riunioni del comitato esecutivo.
● I sindaci, che non assistono senza giustificato motivo alle assemblee o, durante un
esercizio sociale, a due adunanze consecutive del consiglio d'amministrazione o del
comitato esecutivo, decadono dall'ufficio.
Mentre l’organo amministrativo è presente e operativo ogni giorno, il collegio sindacale no,
quindi per poter svolgere il suo compito di controllo deve acquisire le informazioni
necessarie, per questo la legge prevede che almeno per alcuni appuntamenti il sindaco sia
presente.
Anche per i sindaci sono previsti dei meccanismi di sostituzione, in caso di morte,
rinuncia, decadenza di un sindaco. La legge stabilisce che qualora venga meno un sindaco
subentreranno in ordine di età partendo dal più anziano i sindaci supplenti. I nuovi sindaci
resteranno in carica sino all’assemblea successiva che deciderà definitivamente,
confermando il supplente come sindaco, oppure nominerà un nuovo sindaco.
Quali sono i doveri del collegio sindacale?
Art.2403, doveri del collegio sindacale, comma 1: Il collegio sindacale vigila
sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta
amministrazione ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo
e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento.
I sindaci sono i garanti della legalità. Devono controllare non solo i singoli atti ma anche
verificare che l’organizzazione creata dagli amministratori consenta una corretta
amministrazione: controllo sia sugli atti che sull’amministrazione. Sono i garanti della
correttezza, sono tenuti a svolgere un controllo anche sull’assemblea e sul comitato
esecutivo. Non solo possono partecipare a queste riunioni ma possono anche impugnare le
relative delibere che non rispettino la legge. Strettamente collegati ai doveri dei sindaci
sono i loro poteri e i loro diritti.
Partendo dai diritti, la legge stabilisce che devono essere rivolti nei confronti del collegio
sindacale determinati flussi informativi, altrimenti viene loro difficile vigilare senza
informazioni.
Gli obblighi di comunicazione sono quasi sempre posti in capo agli amministratori che sono
tenuti a riferire informazioni tempestivamente e in ogni caso almeno ogni tre mesi al
collegio sindacale sull’attività svolta, sulle operazioni di maggiore rilievo che sono state
compiute e su quelle operazioni a rischio di conflitto di interessi.
I poteri dei sindaci: Ispezione e richiedere informazioni agli amministratori:
Art.2403 bis, poteri del collegio sindacale:
● I sindaci possono in qualsiasi momento procedere, anche individualmente, ad atti di
ispezione e di controllo.
● Il collegio sindacale può chiedere agli amministratori notizie, anche con riferimento a
società controllate, sull'andamento delle operazioni sociali o su determinati affari.
Può altresì scambiare informazioni con i corrispondenti organi delle società
controllate in merito ai sistemi di amministrazione e controllo ed all'andamento
generale dell'attività sociale.
Poiché è difficile che chi conosce irregolarità lo dica al controllore, i sindaci sono anche
dotati di strumenti informativi attivi e quindi possono procedere loro stessi in qualunque
momento ad atti di ispezione e controllo anche individualmente, possono chiedere agli
amministratori di avere notizie anche riguardo a società controllate sull’andamento delle
operazioni sociali e anche sull’andamento di uno specifico affare.
Diritto a convocare l’assemblea: il collegio sindacale, dopo avvenuta comunicazione al
presidente del consiglio di amministrazione, può convocare l’assemblea qualora abbia
rilevato nell’espletamento del suo incarico fatti censurabili di rilevante gravità e vi sia
urgenza per la società di provvedere. Anche qua sostituiscono una task degli amministratori
e possono chiamare il tribunale se sospettano qualcosa.
Art.2407, responsabilità:
● I sindaci devono adempiere i loro doveri con la professionalità e la diligenza richieste
dalla natura dell'incarico; sono responsabili della verità delle loro attestazioni e
devono conservare il segreto sui fatti e sui documenti di cui hanno conoscenza per
ragione del loro ufficio.
● Essi sono responsabili solidalmente con gli amministratori per i fatti o le omissioni di
questi, quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in
conformità degli obblighi della loro carica.
Anche i sindaci sono soggetti professionali e quindi sono tenuti ad adempiere ai loro doveri
con la professionalità e la diligenza richiesta dalla natura del loro incarico. La loro
responsabilità può essere:
● Responsabilità esclusiva: nasce quando i sindaci non rispettano determinati
obblighi imposti solamente a loro. Gli obblighi sono quello di mantenere il segreto sui
fatti e sui documenti dei quali vengono a conoscenza in ragione del proprio ufficio e
responsabilità in relazione all’obbligo di verità nelle loro attestazioni.
● Responsabilità corrente: i sindaci sono responsabili solidalmente con gli
amministratori per i fatti e le omissioni di questi quando il danno per la società non si
sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro
carica.
Perché ci sia questa responsabilità sono necessari 4 elementi:
● Che vi sia un inadempimento da parte degli amministratori
● Che l’inadempimento abbia causato un danno alla società, ai creditori o ai terzi
● Che i sindaci non abbiano vigilato con professionalità e diligenza e che se lo
avessero fatto il danno non si sarebbe prodotto
● Che ci sia quindi un inadempimento dei sindaci.
Solo se tutti e quattro gli elementi sono presenti allora c’è responsabilità solidale dei sindaci
con gli amministratori, si richiede quindi una prova corposa.
CONTROLLO CONTABILE
Dato che il collegio faceva troppe cose, si è deciso di affidare il controllo contabile a soggetti
esterni alla società: revisori contabili o società di revisione iscritti a un apposito registro.
Mentre assemblea, organo amministrativo e collegio sindacale sono organi interni, il revisore
contabile è un soggetto esterno. Una disciplina speciale della revisione legale dei conti è
prescritta per quelle società che si qualificano come enti di interesse pubblico, per le quali
c’è un interesse diffuso in merito all’affidabilità e la correttezza dei conti, delle informazioni
finanziarie e proprio per questo la disciplina è più severa.
La revisione dei conti in questi enti deve essere necessariamente esercitata da un revisore
legale esterno, quindi il collegio sindacale non potrà mai effettuare questo compito, non sono
ammissibili eccezioni. Il revisore viene nominato per la prima volta dall’atto costitutivo,
successivamente dall’assemblea dei soci ma su proposta motivata dell’organo di controllo.
Particolarmente rilevante è il dovere di indipendenza posto in capo alla società e quindi
secondo il decreto legislativo non devono esserci relazioni finanziarie ed economiche
di affari di lavoro tra la società revisionata e il revisore da indurre un terzo informato,
La misura del compenso non può in alcun modo dipendere dalla prestazione di servizi
aggiuntivi da parte del revisore o della rete di cui il revisore fa parte. La preoccupazione del
legislatore è che vengano attribuite al medesimo soggetto contratti di consulenza, che
intaccano l’imparzialità del revisore, per questo non è possibile che le società di revisione
prestino servizi di consulenza alla società per la quale effettuano revisione.
L’incarico di revisore ha durata di tre esercizi e la sua revoca è possibile ma solamente per
giusta causa. La legge, per tutelare il revisore e rendere la sua posizione stabile, afferma
che costituisce giusta causa di revoca il fatto che ci sia una divergenza di opinioni in merito
ad un trattamento contabile o una procedura di revisione. Sono consentite le dimissioni da
parte del revisore che producono effetti solamente nel momento in cui il revisore viene
sostituito, quindi anche per il revisore dei conti vale il regime di prorogazio.
Nell’esprimere il suo giudizio il revisore non ha totale libertà ma deve sottoporre a uno dei
modelli stabiliti dalla legge. Il giudizio può allora essere:
● Giudizio positivo senza rilievi: il bilancio è conforme alle norme che lo disciplinano,
non ci sono irregolarità.
● Giudizio positivo con rilievi: esprime una valutazione positiva sul bilancio ma
presenta degli aspetti non conformi -giudizio negativo
● Impossibilità di esprimere un giudizio
Il giudizio deve essere depositato presso la sede sociale nei 15 giorni che precedono
l’assemblea. È un giudizio che si rivolge ai soci, indicando loro se gli amministratori e
l’organo di controllo hanno adempiuto in maniera corretta ai loro compiti o no.
Gli esiti del giudizio dei revisori incidono sulla legittimazione a impugnare la delibera
assembleare per vizi che attengono alla mancata conformità del bilancio alle norme che lo
disciplinano. Se c’è un giudizio positivo l’impugnazione della delibera risulta più difficile, al
contrario viene più semplice perché vi è un soggetto esterno che conferma che c’è qualcosa
di sbagliato. La delibera che approva il bilancio potrà essere impugnata solamente da
una percentuale qualificata del capitale sociale, pari al 5%.
Il revisore però non svolge semplicemente un’attività di controllo sul bilancio, ma in alcune
occasioni della vita della società è chiamato a svolgere un’attività di consulenza. È quindi
chiamato a esprimere un parere sull’attribuzione dei dividendi e acconti, stabilire il valore
delle azioni che devono essere liquidate e infine sulla congruità del rapporto di cambio per i
casi in cui la società si appresti a concludere una fusione con un’altra.
Il revisore ha il potere di scambiare informazioni con il collegio sindacale e può procedere in
via autonoma ad accertamenti e controlli, pur trattandosi di soggetti esterni.
Per quanto riguarda la responsabilità, i revisori sono tenuti ad adempiere la loro
prestazione con la diligenza richiesta dall’incarico mantenendo il segreto professionale
Può accadere che le violazioni denunciate non esistono. Se invece esistono, il tribunale ha
due alternative che dipendono dalla gravità delle irregolarità che sono state scoperte.
La prima cosa è disporre opportuni provvedimenti provvisori e convocare l’assemblea, nei
casi più gravi il tribunale può revocare amministratori e sindaci, provvede a nominare un
amministratore giudiziario che potrà proporre un’azione di responsabilità verso i precedenti
amministratori e sindaci.
LEZIONE 21
SISTEMI ALTERNATIVI
Art.2380, sistemi di amministrazione e di controllo, comma 2: Lo statuto può adottare
per l'amministrazione e per il controllo della società a un altro sistema e dovrà farlo presente
nello statuto.
SISTEMA DUALISTICO
È un sistema di ispirazione tedesca. In realtà tale sistema non presenta una caratteristica
fondamentale del vero dualistico tedesco, quella della cogestione da parte dei lavoratori,
In Germania i lavoratori hanno già un potere rilevante nelle imprese grazie ai sindacati e
quindi si è immaginato che aggiungere a questo potere la gestione e il controllo rendesse
questo modello completamente sgradito agli imprenditori perché nessun imprenditore
avrebbe optato al modello dualistico con tale clausola.
L’organo di gestione non viene nominato direttamente dai soci, ma dal consiglio di
sorveglianza: questa struttura diversa è dovuta al fatto che in questo modo si immaginava
potesse esserci una maggiore divisione fra soci e gestori e quindi che i gestori potessero
avere maggiore indipendenza, ma anche questo obiettivo non è stato pienamente centrato.
Rispetto al sistema tradizionale, cambiano i compiti dell’assemblea dei soci, infatti per il
sistema tradizionale e monistico applichiamo quanto detto all’art. 2364 “assemblea
ordinaria nelle società prive di consiglio di sorveglianza”. Per le società che scelgono il
sistema dualistico invece vi è un’altra norma:
Art.2364 bis, assemblea ordinaria nelle società con consiglio di sorveglianza: Nelle
società ove è previsto il consiglio di sorveglianza, l'assemblea ordinaria:
● nomina e revoca i consiglieri di sorveglianza;
● determina il compenso ad essi spettante, se non è stabilito nello statuto;
● delibera sulla responsabilità dei consiglieri di sorveglianza;
● delibera sulla distribuzione degli utili;
● nomina il soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti.
Oltre questi compiti si aggiunge il potere di deliberare un’azione di responsabilità nei
confronti dei gestori e la determinazione del compenso dei gestori, se previsto dallo statuto e
può anche intervenire su alcune operazioni specifiche.
Un elemento importante è il fatto che questo organo di gestione può essere privato di
alcuni compiti a favore del consiglio di sorveglianza. Il soggetto che viene potenziato è
l’organo di controllo. Il consiglio di sorveglianza viene nominato prima dall’atto costitutivo,
successivamente dall’assemblea, che può anche revocarlo. I suoi componenti possono
essere soci o non soci, ma devono esserci almeno tre componenti; non è possibile un
organo uni-personale. Anche nel dualistico è possibile che un componente dell’organo sia
eletto dallo stato o dagli enti pubblici che abbiano una partecipazione nella società o dai
possessori di strumenti finanziari partecipativi, come citato dall’art.2351.
Così come previsto per i sindaci, i componenti del consiglio di sorveglianza devono
avere requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza necessari per lo svolgimento
dei compiti di controllo. In particolare nelle società non quotate, almeno un consigliere di
sorveglianza deve essere iscritto nel registro dei revisori legali dei conti.
Sono stabilite delle cause di ineleggibilità: infatti non possono essere eletti consiglieri di
sorveglianza coloro che siano già investiti della carica di consiglieri di gestione, non possono
essere eletti coloro che sono legati alla società o a società controllate o sottoposte a
comune controllo da un rapporto di lavoro o da un rapporto continuativo di consulenza o di
prestazione d’opera retribuita.
Trovano applicazione anche per i consiglieri di sorveglianza le altre cause di ineleggibilità e
decadenza stabilite dall’art.2382, previste per i sindaci.
LEZIONE 22
SISTEMA MONISTICO
È un sistema di derivazione anglosassone ed è il più diffuso al mondo. Sistema
disciplinato all’art. 2409 sexies decies e seguenti. Ha una disciplina molto più agile: il primo
vantaggio del sistema monistico è il risparmio di costi perché richiede la costituzione di un
organo in meno, il collegio sindacale e inoltre c’è una più agevole distribuzione delle
informazioni tra chi gestisce e chi controlla, questo vantaggio presenta però minore
indipendenza rispetto all’organo di controllo perché contiguo ai gestori.
L’assemblea nomina il consiglio di amministrazione, il quale al proprio interno individua un
comitato che è istituito per esercitare il controllo: il fatto che l’organo di controllo sia una
articolazione di quello amministrativo, facilita tantissimo gli scambi informativi. Questo
vantaggio è anche una debolezza del sistema, perché questi soggetti deputati a svolgere il
controllo sono anche dotati di un livello di indipendenza che rischia di essere più basso.
Quindi viene stabilito che per le società che adottano il sistema monistico almeno 1/3 dei
componenti del consiglio di amministrazione deve essere in possesso dei requisiti che
l’art.2399 richiede per i sindaci.
La revisione legale dei conti è sempre affidata ad un soggetto esterno e anche qui non
potrà esserci un singolo soggetto che svolge il controllo, ma almeno uno di questi deve
essere scelto tra gli iscritti nel registro dei revisori dei conti. Tutti i componenti del comitato
non possono essere componenti del comitato esecutivo, ne avere deleghe o incarichi. È
anche molto più facile la sostituzione dei componenti del comitato di controllo, perché lo
stesso consiglio di amministrazione provvederà a sostituirlo.
I consiglieri che vengono eletti all’interno del comitato per il controllo e la gestione svolgono
un’attività di vigilanza che coincide con il collegio sindacale nel sistema tradizionale:
● Vigilano sulla adeguatezza della struttura organizzativa, sul sistema di controllo
interno, sul sistema amministrativo e contabile della società
● Il comitato potrà raccogliere le denunzie dei soci, denunzie per i fatti censurabili di
rilevante gravità (art. 2408);
● Può presentare denunzie al tribunale nei casi in cui riscontri gravi irregolarità che
possano causare un danno alla società.
I componenti devono riunirsi separatamente dal consiglio di amministrazione almeno ogni 90
giorni. devono assistere alle assemblee dei soci, però non è stabilita per essi la decadenza
sanzionatoria, cioè in caso di assenze ripetute e ingiustificate non è stabilita la decadenza
dal loro incarico
Le modifiche dell’atto costitutivo producono i loro effetti solamente dopo che si sia
perfezionata l’iscrizione sul registro e quindi solamente quando chiunque possa essere a
conoscenza di quella modifica, fino a quel momento continueranno ad essere valide le
vecchie regole. Anche le modifiche più rilevanti non hanno bisogno dell’unanimità, ma
possono essere approvate anche se alcuni soci non sono d’accordo. I soci dissenzienti
hanno il diritto di recesso: cioè il socio che non è d’accordo non è soggetto a subire le
conseguenze della decisione assunta dalla maggioranza, ma può decidere di uscire dalla
società.Il legislatore ha diviso le cause di recesso in tre categorie:
● Cause di recesso legali inderogabili
● Cause di recesso legali derogabili
● Cause di recesso statutarie
LEZIONE 23
CAUSE DI RECESSO LEGALI E INDEROGABILI
Art.2437, diritto di recesso, comma 1: Hanno diritto di recedere, per tutte o parte delle loro
azioni, i soci che non hanno concorso alle deliberazioni riguardanti:
● La modifica della clausola dell'oggetto sociale, quando consente un cambiamento
significativo dell'attività della società;
● La trasformazione della società;
● Il trasferimento della sede sociale all'estero, che può creare ostacoli riguardo
L’esercizio dei diritti sociali
● La revoca dello stato di liquidazione, ritorno ad una situazione di operatività dopo che
La società è stata posta in liquidazione
● L'eliminazione di una o più cause di recesso previste dal successivo comma ovvero
dallo statuto;
● La modifica dei criteri di determinazione del valore dell'azione in caso di recesso;
● Le modificazioni dello statuto concernenti i diritti di voto o di partecipazione.
Per diritto di partecipazione si intendono diritti di tipo patrimoniale, tipo introduzione di una
clausola con la quale è ridotto il privilegio attribuito alle azioni privilegiate che io posseggo,
oppure una clausola che vieta la distribuzione degli utili oltre una certa somma.
Art.2343, stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti, comma 4: Se risulta che il
valore dei beni o dei crediti conferiti era inferiore di oltre un quinto a quello per cui
avvenne il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il capitale sociale,
annullando le azioni che risultano scoperte. Tuttavia il socio conferente può versare la
differenza in danaro o recedere dalla società; il socio recedente ha diritto alla restituzione del
conferimento, qualora sia possibile in tutto o in parte in natura. L'atto costitutivo può
prevedere, salvo in ogni caso quanto disposto dal quinto comma dell'articolo 2346, che per
effetto dell'annullamento delle azioni disposto nel presente comma si determini una loro
diversa ripartizione tra i soci.
Questo è il caso in cui il socio di minoranza può esercitare il diritto di recesso come
strumento di pressione sulla maggioranza. Elemento importante quando si parla di diritto di
recesso è l’individuazione dei criteri di liquidazione del valore delle azioni, come si
determina questo valore? Art.2437 ter, criteri di determinazione del valore delle azioni:
● Il socio ha diritto alla liquidazione delle azioni per le quali esercita il recesso.
● Il valore di liquidazione delle azioni è determinato dagli amministratori, sentito il
parere del collegio sindacale e del soggetto incaricato della revisione legale dei conti,
tenuto conto della consistenza patrimoniale della società e delle sue prospettive
reddituali, nonché dell'eventuale valore di mercato delle azioni
● Il valore di liquidazione delle azioni quotate in mercati regolamentati è determinato
facendo [esclusivo] riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei
mesi che precedono la pubblicazione ovvero ricezione dell'avviso di convocazione
dell'assemblea le cui deliberazioni legittimano il recesso.
● Lo statuto può stabilire criteri diversi di determinazione del valore di liquidazione,
indicando gli elementi dell'attivo e del passivo del bilancio che possono essere
rettificati rispetto ai valori risultanti dal bilancio, unitamente ai criteri di rettifica,
nonché altri elementi suscettibili di valutazione patrimoniale da tenere in
considerazione.
Nelle società chiuse è stato stabilito che come socio si ha diritto a sapere l’ammontare del
valore di rimborso delle proprie azioni già 15 giorni che precedono la delibera, alla quale può
decidere di non partecipare e poi esercitare il diritto di recesso. Se contesta il valore, sarà
nominato da parte del tribunale un esperto, che dovrà verificare quel valore.
LEZIONE 24
AUMENTO NOMINALE O A TITOLO GRATUITO.
Art.2442, passaggio di riserve a capitale:
● L'assemblea può aumentare il capitale, imputando a capitale le riserve e gli altri fondi
iscritti in bilancio in quanto disponibili.
● In questo caso le azioni di nuova emissione devono avere le stesse caratteristiche di
quelle in circolazione, e devono essere assegnate gratuitamente agli azionisti in
proporzione di quelle da essi già possedute [2349].
● L'aumento di capitale può attuarsi anche mediante aumento del valore nominale
delle azioni in circolazione.
Quando si parla di aumento nominale o a titolo gratuito ci troviamo di fronte a
un’operazione contabile e in particolare a un passaggio di riserve a capitale. Non c’è né un
nuovo conferimento né un aumento del patrimonio: in questa ipotesi l’assemblea
straordinaria decide di imputare a capitale riserve o fondi disponibili che sono iscritti a
bilancio. Non tutte le riserve però possono essere imputate a capitale, come per
esempio la riserva legale che è indisponibile da parte dei soci, quanto meno per quella parte
che non supera il 20% del capitale. Neppure la riserva sovrapprezzo eventualmente
presente. Possono invece essere utilizzate tutte le riserve facoltative, le riserve statutarie
prive di specifica destinazione e alcuni versamenti effettuati dai soci.
Per quanto riguarda le modalità di attuazione ci sono due opzioni:
● E’ possibile deliberare un aumento del valore nominale delle azioni in circolazione
● Oppure posso scegliere di lasciare inalterato il valore delle azioni in circolazioni ed
emettere nuove azioni, che dovranno possedere le stesse caratteristiche di quelle
che già sono in circolazione e dovranno essere assegnate agli azionisti a titolo
gratuito in proporzione alle azioni già possedute, perché non deve essere alterato il
rapporto di proporzionalità tra le posizioni di potere che hanno i diversi soci.
Versamenti in conto capitale che possono essere effettuati da alcuni soci: Senza che
l’assemblea straordinaria deliberi un aumento del capitale i soci possono decidere di versare
alla società delle somme che sono volte a fronteggiare le eventuali esigenze di capitale
davanti alle quali la società potrebbe trovarsi oppure a costituire un fondo utile in caso di
perdite. Queste somme quando sono versate aumentano il patrimonio della società ma non
modificano il capitale, quindi andranno iscritte in bilancio in apposite riserve.
Versamenti in conto di futuro aumento di capitale: mentre i primi sono considerate
donazioni, questi vengono definiti come una sottoscrizione anticipata di un aumento di
capitale non ancora deliberato. La differenza è che se la delibera di aumento non viene
assunta i soci hanno diritto alla restituzione dell’importo versato, quindi in questo caso vi è
l’obbligo di rimborso. Non ci sono problemi con i versamenti in denaro ma con i beni che è
possibile aggirare il sistema per arrecare danno alla società
Sia l’aumento reale che nominale sono di norma competenza dell’assemblea ma possono
essere delegate agli amministratori per un periodo massimo di 5 anni con determinate
cautele.
Art.2443, deleghe agli amministratori, comma 1: Lo statuto può attribuire agli
amministratori la facoltà di aumentare in una o più volte il capitale fino ad un ammontare
determinato e per il periodo massimo di cinque anni dalla data dell'iscrizione della
società nel registro delle imprese. Tale facoltà può prevedere anche l'adozione delle
deliberazioni di cui al quarto e quinto comma dell'articolo 2441; in questo caso si applica in
quanto compatibile il sesto comma dell'articolo 2441 e lo statuto determina i criteri cui gli
amministratori devono attenersi.
In realtà qui non c’è una delega vera e propria nel senso che è l’assemblea che determina
l’ammontare massimo e il tempo in cui deve avvenire, gli amministratori poi possono
decidere di farlo e come.
La prima ragione alla base del diritto di opzione è quella di consentire ai soci di mantenere
inalterata la propria posizione di potere patrimoniale e amministrativa. Quindi dal punto di
vista patrimoniale permette di mantenere la proporzione con cui ciascuno di essi partecipa al
capitale e al patrimonio, mentre dal lato amministrativo:
● Funzione amministrativa in primis: il diritto di opzione permette al socio di
mantenere inalterata la proporzione con cui esso partecipa alla formazione delle
decisioni sociali.
● Funzione amministrativa in secundis: nel caso in cui la società abbia delle riserve
il valore della mia partecipazione si ridurrebbe in caso di ingresso di nuovi soci,
quindi in caso di aumento di capitale, se non ci fosse il diritto di opzione. Per questo
motivo, per la forte rilevanza dell’aspetto patrimoniale, il diritto di opzione è uno dei
pochissimi diritti che posso vendere. Perché potrebbe darsi che la società abbia
bisogno di aumentare il capitale e i vecchi soci non abbiano liquidità per aumentarlo
loro stesso, per cui possono vendere il loro di opzione per ottenere la liquidità
necessaria.
È possibile che il socio non possa o non voglia partecipare all’aumento del capitale. In
questo caso l’annacquamento della sua partecipazione sarà compensato o annullato grazie
alla possibilità di cedere il suo diritto di opzione, quindi il diritto ha un valore economico
che il socio può monetizzare per se. Una volta che è stato deliberato l’aumento di capitale
bisogna concedere agli azionisti un termine non inferiore a 15 giorni, che decorrerà dalla
pubblicazione dell’offerta mediante deposito nell’apposito registro delle imprese e
contestuale avviso sul sito internet della società, portando ufficialmente a conoscenza i soci.
Se i soci decidono di non esercitare il diritto di opzione gli amministratori non possono
collocare le azioni rimaste inoptate a proprio piacimento. Il legislatore prevede infatti delle
regole a seconda che la società sia chiusa o meno:
● Per le società non quotate, il socio che decide di esercitare il proprio diritto di
opzione ha un altro diritto collegato, il diritto di prelazione sull’inoptato: quando
esercita il diritto di opzione il socio può dichiarare di avere interesse a sottoscrivere
anche le altre azioni per le quali chi è legittimato decide di non esercitare il diritto di
opzione e avrà la prelazione sulla sottoscrizione di quella quota.
● Per le società quotate, le azioni inoptate verranno offerte sul mercato dagli
amministratori per conto della società e il ricavato della vendita andrà a beneficio del
patrimonio della società.
LEZIONE 25
Il diritto di opzione spetta a tutti i soci e non può essere limitato in via generale, ogni azione
ha insito in se il diritto di opzione. Vi sono però casi in cui la legge prevede l’esclusione del
diritto, secondo l’art.2441 Comma 4: Il diritto di opzione non spetta per le azioni di nuova
emissione che, secondo la delibera di aumento del capitale, devono essere liberate
mediante conferimenti in natura (..).
Il legislatore richiede per integrare tale ipotesi che gli amministratori illustrino ai soci la
proposta di aumento del capitale con un’apposita relazione nella quale sarà specificato qual
è lo specifico interesse della società e le motivazioni che giustificano questo tipo di aumento
di capitale.
Comma 5: Quando l'interesse della società lo esige, il diritto di opzione può essere escluso
o limitato con la deliberazione di aumento di capitale.
In questi casi sarà obbligatoria l’emissione delle obbligazioni con un sovrapprezzo a
patto che la società abbia accumulato utili o comunque tutte le volte in cui il suo patrimonio
sia superiore rispetto a quello che si può desumere dai criteri prudenziali con i quali è stato
realizzato il bilancio, perché il bilancio può essere redatto con criteri prudenziali che tendono
a sottostimare il valore. Con le azioni in sovrapprezzo almeno una parte del pregiudizio dei
soci che non possono esercitare il diritto di opzione, quella patrimoniale, viene compensata.
Il problema di tale ipotesi è che il criterio per determinare il valore di queste azioni, il loro
prezzo di emissione, ha un ampio margine di discrezionalità: sono gli amministratori che
in via discrezionale stimano questo valore e devono tenere conto dell’andamento della
quotazione dell’ultimo semestre. Per contemperare questa discrezionalità la legge decide
che il collegio sindacale debba esprimere il proprio parere sulla congruità sul prezzo di
emissione e nelle società quotate deve esserci anche il parere di un revisore legale.
Comma 4: (..) Nelle società con azioni quotate in mercati regolamentati lo statuto può altresì
escludere il diritto di opzione nei limiti del dieci per cento del capitale sociale preesistente, a
condizione che il prezzo di emissione corrisponda al valore di mercato delle azioni e ciò sia
confermato in apposita relazione da un revisore legale o da una società di revisione legale..
La ragione è che le società quotate sono inclini all’apertura del mercato è quindi deve
essere possibile per loro limitare il diritto di opzione al fine di acquisire nuovi finanziamenti
dall’esterno.
La riduzione allora è l’adeguamento della cifra del capitale sociale iscritta nello statuto e nel
registro delle imprese al valore effettivo che il capitale ha in quel momento, quindi al
patrimonio netto. Si tratta di una riduzione che non comporta in nessun modo una
riduzione del patrimonio. Occorre distinguere due casi di riduzione per perdite:
● Facoltativa: la perdita è inferiore a 1/3 del capitale sociale, allora non saranno
previsti obblighi di riduzione nominale, perché i legislatore potrebbe credere che sia
una situazione temporanea che possa aggiustarsi da sola. Può però succedere che
siano i soci a volere la riduzione se la perdita non verrà sicuramente sanata nei
prossimi anni e quindi hanno interesse ad adeguare la situazione formale a quella
reale.
● Obbligatoria: l’adeguamento è obbligatorio quando le perdite di capitale destano
un allarme giustificato e la loro dimensione raggiunge proporzioni rilevanti, andando
oltre 1/3 del capitale sociale. Le perdite sono quindi indice di un andamento
negativo dell’investimento. Quando si supera il limite la disciplina cambia a seconda
del fatto che il capitale si sia o meno ridotto anche al di sotto del limite legale.
Gli amministratori devono convocare senza indugio l’assemblea che non può attendere ma
dovrà necessariamente deliberare la riduzione del capitale per adeguare la situazione
formale a quella reale e può decidere se contemporaneamente procedere a un aumento
del capitale che lo porti almeno in pari con il minimo legale oppure deliberare la
trasformazione della società in un altro tipo legale societario
Se l’assemblea non adotta una di queste decisioni la società si scioglie ed entra in uno
stato di liquidazione. Può infine avvenire che ci sia una perdita totale del capitale, ovvero
che le perdite siano così ingenti da eguagliare o superare la somma del capitale: in questo
caso l’assemblea deve azzerare il capitale, annullando tutte le partecipazioni dei soci e
obbligando i soci a versare le risorse affinché si arrivi allo zero, evitando valori negativi del
patrimonio e poi dovrà decidere cosa deliberare: se un aumento, una trasformazione o lo
scioglimento.
LEZIONE 26
SGLIOGLIMENTO DELLE SOCIETA’ DI CAPITALI
Cause legali di scioglimento indicate all’art.2484, comma 1:1
● La prima causa di scioglimento è il decorso del termine, termine fissato nell’atto
costitutivo dalla società stessa. È possibile creare società a tempo indeterminato
quindi per questo non vale per tutte le società. Per quelle a scadenza l’assemblea
straordinaria potrebbe decidere di prorogare il termine di durata: in questo caso non
solo è richiesta la delibera dell’assemblea straordinaria ma sono anche richieste
delle maggioranze specifiche e tutele per coloro che non si trovino d’accordo. Per le
società chiuse per adottare la delibera che proroga il termine è necessario
raggiungere la maggioranza rafforzata di più di 1/3 del capitale sociale (quorum
deliberativo) anche se ci si trova nell’ambito di una seconda convocazione.
● La seconda causa è il conseguimento dell’oggetto sociale o per la
sopravvenuta impossibilità di raggiungerlo. L’impossibilità deve essere assoluta e
definitiva e può essere sia materiale che giuridica, cioè potrebbe darsi che l’attività
svolta sia diventata illecita e in quel caso sono costretto a sciogliere la società perché
sono nell’impossibilità giuridica di continuare.
● La terza causa è l’impossibilità di funzionamento o continua inattività
dell’assemblea: l’impossibilità può derivare da un diffuso assenteismo dei soci o per
contrasti tra diversi gruppi che impediscano la formazione delle maggioranze che
sono richieste dalla legge.
● La quarta causa è la riduzione del capitale per perdite al di sotto del limite
legale: questa causa opera salvo quanto disposto dagli articoli 2447 e 2482 ter, cioè
salvo che l’assemblea deliberi la riduzione del capitale e immediatamente dopo
l’aumento che porti il capitale a superare la cifra del minimo legale.
● La quinta causa di scioglimento della società in seguito a recesso di uno o più soci
oppure in caso di un’opposizione dei creditori alla riduzione del capitale.
● La sesta ipotesi è che i soci votino per uno scioglimento anticipato della
società. Anche in questo caso, proprio perché vengono cambiate le regole prefissate
all’inizio, il legislatore chiede una maggioranza rafforzata, ovvero più di 1/3 del
capitale sociale anche in seconda convocazione.
L’iscrizione è fondamentale perché tutti gli effetti connessi al verificarsi di una causa di
scioglimento decorrono dal momento dell’iscrizione non da quando si è verificata la causa,
cioè, le cause di scioglimento anche se sono prefissate dalla legge o stabilite dallo statuto
non operano automaticamente ma i loro effetti si verificano dopo la pubblicità ovvero dopo
che tutti i terzi siano venuti a conoscenza delle cause.
Alla cancellazione della società dal registro delle imprese corrisponde l’estinzione di essa e
lo sarà definitivamente quando tutti saranno stati pagati
Le differenze con la SAS sono che nella SAS gli accomandatari possono ma non devono
essere amministratori e quindi è possibile che vi siano soci accomandatari che non
svolgono funzioni amministrative. L’accomandatario risponde delle obbligazioni sociali anche
se non è amministratore
I soci accomandatari non avranno diritto di voto nelle delibere di nomina e revoca dei
sindaci, perché i sindaci devono vigilare gli amministratori, e quindi i vigilati si sceglieranno i
vigilanti. E non avranno diritto di voto nelle delibere che regolano la responsabilità degli
amministratori.
La seconda differenza rispetto alla SPA è che le modifiche dell’atto costitutivo devono
essere approvate in aggiunta alle normali maggioranze stabilite anche da tutti i soci
accomandatari, quindi questi hanno un diritto di veto sulle modifiche dell’atto costitutivo.
LEZIONE 27
SOCIETA’ DI PERSONE
Le SPA, che hanno responsabilità limitata, sono preferite in quanto in tempi di crisi si può
fare impresa preservando il patrimonio personale dell’imprenditore. Alla base abbiamo
sempre la nozione di contratto di società. I tipi delle società di persone sono:
● Società semplice
● Società in nome collettivo
● Società in accomandita semplice.
RICORDA: SS e SNC IRREGOLARE/ SAS e SNC REGOLARE.
Innanzitutto, la prima differenza con le società di capitali è che le società di persone non
hanno personalità giuridica, perché si pratica l’esercizio di attività in comune ma che non
crea un soggetto diverso dalla persona dei soci, non sono persone giuridiche. Esse hanno
solamente soggettività giuridica: hanno un loro patrimonio autonomo stabilmente vincolato
all’esercizio dell’attività economica. Una conseguenza è che i beni conferiti ai soci che
entrano nel patrimonio della società sono di proprietà di questa, non dei singoli soci. Di
conseguenza non si ha un’autonomia patrimoniale perfetta, Le obbligazioni sociali non
sono mai obbligazioni personali dei soci in quanto il centro di imputazione è la società, il
patrimonio del socio serve a titolo di garanzia. Soggettività significa anche che
l’imprenditore delle società di persone è la società e non il gruppo dei soci.
Quindi i soci sono responsabili illimitatamente e personalmente per le obbligazioni sociali
della società, qualora il patrimonio della società non sia sufficiente per soddisfare i creditori.
Proprio perché c’è un tipo di responsabilità così ampia e personale dei soci nei confronti dei
terzi è importante che alla base di tutto ci sia un buon rapporto fiduciario, si dice infatti che
la struttura organizzativa della società di persone si basa sull’ “intuitus personae”. Da ciò si
ricavano due corollari: la struttura delle società di persone è tendenzialmente chiusa, dove
per cambiare il numero di soci bisogna modificare il contratto sociale e questa modifica deve
avvenire solamente all’unanimità, questo perché ogni socio è anche amministratore,
quindi ogni figura conta.
In queste società non esiste la previsione di un capitale minimo: la regolamentazione dei
conferimenti è lasciata alla libera decisione delle parti. Quindi la partecipazione non è
basata su azioni ma quote: la quota corrisponderà a quella proporzione di investimento che
ogni socio ha deciso di fare ed essa non è trasferibile. È possibile modificare la quota nel
contratto sociale, con l’unanimità dei soci, ma non è considerato trasferimento.
La disciplina delle società di persone è basata su discipline dei modelli residuali che
regolano la SS e SNC: sono modelli predisposti dalla legge, a volte derogabili dalle parti,
che hanno la funzione di colmare le eventuali lacune presenti negli atti redatti dai privati.
La SS funge da modello residuale per le attività non commerciali, se invece sono attività
commerciali si applicherà la disciplina della SNC irregolare, ovvero non iscritta nel registro
delle imprese.
Per quanto riguarda le SAS, sono previste due tipi di soci, accomandanti e accomandatari.
Entrambi devono sottoscrivere il contratto, eseguire il conferimento.
● Gli accomandatari (sono molto simili ai soci di una SNC) rispondono illimitatamente
e personalmente per le obbligazioni sociali e sono amministratori della società, quindi
hanno tutte le caratteristiche delle SPA.
● Gli accomandanti rispondono limitatamente al loro conferimento per le obbligazioni
sociali, non perderanno più di quando conferito, ma non possono amministrare la
società.
Art.2320, soci accomandanti, comma 1: I soci accomandanti non possono compiere atti di
amministrazione, né trattare o concludere affari in nome della società (divieto di immistione),
se non in forza di procura speciale per singoli affari. Il socio accomandante che contravviene
a tale divieto assume responsabilità illimitata e solidale verso i terzi per tutte le obbligazioni
sociali e può essere escluso a norma dell'articolo 2286.
Art.2251, contratto sociale: Nella società semplice il contratto non è soggetto a forme
speciali, salve quelle richieste dalla natura dei beni conferiti.
Quindi il contratto potrebbe anche essere stipulato verbalmente. Ecco perché le società di
fatto possono diventare società di persone. Non vi è nemmeno una disciplina che regola
il contenuto del contratto sociale, che viene lasciato all’autonomia decisionale delle parti.
Per le SNC invece, ai fini della registrazione nel registro delle imprese la forma del contratto
deve essere scritta (art.2296) quindi l’atto costitutivo deve avere la forma dell’atto pubblico
o scrittura privata autenticata. Non c’è scritto però ai fini della validità del contratto ma della
sua registrazione, quindi ad una società di fatto si applica la forma residuale e diventa
SNC irregolare. Il contenuto del contratto (ART 2295 C.C.): cognome e nome, luogo di
nascita, domicilio e cittadinanza di tutti i soci, a seguito ragione sociale, i nomi dei soci che
hanno amministrazione e rappresentanza della società, sede, oggetto sociale, conferimenti
di ciascun socio, prestazioni a cui sono obbligati i soci di opera e durata della società.
Una volta stipulato, entro 30 giorni deve essere iscritto nel registro delle imprese, se il
contratto è valido. Da quel momento la società diventa regolare: il contenuto del contratto è
quindi opponibile ai terzi e ogni successiva modifica deve essere scritta entro 30 giorni nel
registro, mentre per le SPA l’iscrizione ha un’efficacia costitutiva, qui ha un’efficacia
dichiarativa.
Nelle società irregolari (ART 2297 C.C.: quelle che non hanno depositato il contratto a
registro) non vale la regola della rappresentanza perché il creditore non ha indicazioni su
quale sia il socio amministratore e quindi si segue la normativa sulla società semplice dove
tutti i soci sono responsabili illimitatamente e personalmente per il principio di tutela dei terzi.
Questo fino a quando non avviene la registrazione.
La SNC irregolare è disciplinata dall’art.2395: i rapporti con i terzi sono regolati dalla
disciplina della SS e non SNC e tutte le limitazioni della rappresentanza non valgono nei
confronti dei terzi. Per quanto riguarda la SAS le norme di forma e contenuto del contratto
sociale sono le stesse delle SNC: se la SAS non si iscrive si applicano le norme della
società irregolare.
Per quanto riguarda le modifiche al contratto sociale, sono valide solo se sussiste
l’unanimità, ma la società può modificare le modalità, derogando la norma, che quindi è
una norma dispositiva. Gran parte delle norme della disciplina delle società di persone sono
derogabili dalle parti, tranne alcune eccezioni:
● non si può escludere che un socio, a meno che non sia un accomandante, non
partecipi personalmente e illimitatamente alle obbligazioni sociali con il proprio
patrimonio.
● non si può escludere il patto leonino. Le modifiche non sono opponili ai terzi finché
non sono state scritte nel registro delle imprese (pubblicità dichiarativa).
Nelle società di persone le quote dei soci non possono essere liberamente trasferite (intuitus
personae). Nel momento in cui si pone il problema è necessario un atto di modifica del
contratto sociale e anche qui è richiesta l’unanimità nel consenso. Il trasferimento della
quota può essere dato anche in via preventiva (consenso preventivo), cioè nel contratto
sociale a monte si stabilisce che la quota di ciascun socio può essere trasferita liberamente
o con il consenso della maggioranza dei soci. Questo principio vale anche in caso di morte
di un socio: se è stato scritto a contratto subentrano gli eredi, ma normalmente prima la
quota deve essere liquidata. L’unica eccezione mortis causa è quella della libera
trasferibilità della quota dei soci accomandanti ai successori in quanto la loro responsabilità
è limitata alla quota investita.
Ogni volta è necessaria l’unanimità dei soci per le scelte riguardanti la società di persone?
No! Ci sono degli aspetti della vita della società di persone dove espressamente il legislatore
stabilisce altri criteri: spesso vale il principio maggioritario in base alle quote di
partecipazione degli utili e servono per la gestione dell’impresa, mentre la regola
dell’unanimità serve per decidere le modifiche al contratto sociale.
Per quanto riguarda l’invalidità del contratto, valgono le norme che riguardano la nullità e
l’annullabilità dei contratti generali.
● La nullità del contratto (ART 1418 C.C. e seguenti) si avrà quando la società non
rispetta la legge e diventa illecita
● La annullabilità del contratto (ART 1425 C.C. e seguenti) si avrà quando invece c’è
incapacità delle parti, vizi del consenso oppure per azione di annullamento.
Bisogna però vedere se la nullità colpisce solo il socio o l’intera società e questo accade
quando tale socio è fondamentale per l’impresa, altrimenti si considera solo il socio e si parla
di nullità parziale.
Se l’intero contratto sociale viene dichiarato nullo prima dell’inizio dell’attività economica si
procede con la liquidazione dei beni e la divisione del patrimonio apportato, se invece
l’attività è ben avviata e si sono già intrapresi rapporti con i terzi la situazione è più difficile. O
si applicano regole del diritto civile comune (art.2332) andando ad analizzare ogni
contratto e facendo a ritroso come se nulla fosse mai stato concordato (ipotesi molto difficile)
oppure c’è una risoluzione che segue le regole delle SPA:
Art.2332, nullità della società, comma 1: avvenuta l’iscrizione al registro delle imprese si
può dichiarare la nullità solo nei casi: mancata stipulazione atto costitutivo per atto pubblico,
illiceità dell’oggetto sociale, mancanza nell’atto costitutivo di denominazione sociale,
conferimenti dei soci, ammontare del capitale sociale o oggetto sociale.
LEZIONE 28
PATRIMONIO DELLE SOCIETA’ DI PERSONE
Il primo elemento essenziale per costituire il patrimonio sociale sono i conferimenti dei soci,
non è possibile essere socio se non si ha provveduto al versamento di una quota di capitale.
Art.2253, conferimenti, comma 1: Il socio è obbligato a eseguire i conferimenti suscettibili
di valutazione economica determinati nel contratto sociale.
La determinazione dei conferimenti è convenzionale, è lasciato alle parti scegliere come e
quanto conferire.
Conferimento d’opera: il socio può conferire beni e servizi e tale opera è soggetta alla
valutazione delle parti e può conferire l’obbligo di prestare la propria attività lavorativa
(manuale o intellettuale) a favore della società. Il conferente d’opera non è un lavoratore
subordinato della società e quindi non ha diritto al trattamento salariale e ai versamenti
previdenziali, a un salario o uno stipendio. Quel soggetto però potrebbe assommare le due
posizioni, cioè essere socio che si fa assumere come dipendente all’interno della società
per un’attività lavorativa subordinata, per cui avrebbe diritto al proprio stipendio o al proprio
salario, ed essere socio d’opera, per cui avrebbe diritto solamente a partecipare agli utili. Il
socio d’opera ha diritto ai guadagni della società solamente dell’eventuale attivo che residua
il rimborso del valore nominale del capitale, cioè non ha diritto al rimborso del valore della
propria opera ma solo all’eccedenza di utili rimasta dopo la suddivisione degli utili agli altri
soci.
Peculiarità delle società di persone è che la riduzione del capitale sociale per perdite è
sempre facoltativa, non c’è una disciplina obbligatoria come per le SPA quando viene
superato il limite di 1/3 del capitale. Nelle SPA vi è un’esigenza di trasparenza verso i
soggetti che interagiscono con la società, dunque è necessario che il capitale reale
corrisponda al capitale nominale.
Altra regola a tutela dell’integrità del capitale sociale è il divieto agli amministratori di
distribuire ai soci gli utili in assenza di una specifica delibera di riduzione reale del
capitale depositata al registro delle imprese. Quando si riduce il capitale sociale per perdite i
creditori hanno meno garanzie, quindi ci sono 3 mesi dal deposito della delibera entro i quali
i creditori possono opporsi alla modifica stessa (se vedono ridotto il loro credito) facendo
richiesta al tribunale, se il giudice accetta l’opposizione la società non può proseguire con la
riduzione che diventa inefficace, se l’opposizione viene respinta si darà corso alla riduzione
di capitale sociale e la delibera verrà ufficializzata.
LEZIONE 29
RESPONSABILITÀ DEI SOCI PER LE OBBLIGAZIONI SOCIALI.
Per quanto riguarda le obbligazioni sociali risponde in prima battuta la società con il
proprio patrimonio, è la prima garanzia della società verso i creditori e terzi. Per le società
di persone il patrimonio societario è garanzia primaria ma non esclusiva in quanto delle
obbligazioni sociali rispondono anche i soci. I soci rispondono con il loro patrimonio
personale in solido ma in via sussidiaria, cioè i soci godono del beneficio di preventiva
escussione del patrimonio sociale
La garanzia patrimoniale offerta dalle persone dei soci è una garanzia solidale che opera
in via sussidiaria, i soci dunque nelle SS godono del beneficio di preventiva escussione
del patrimonio sociale. Il beneficio di preventiva escussione opera in due modi diversi:
● Nelle SS opera secondo quanto stabilito dall’Art.2268, escussione preventiva del
patrimonio sociale: Il socio richiesto del pagamento di debiti sociali può domandare,
anche se la società è in liquidazione, la preventiva escussione del patrimonio sociale,
indicando i beni sui quali il creditore possa agevolmente soddisfarsi e se i beni del
patrimonio della società non basta, si prende il patrimonio del socio
● Nella SNC il beneficio di preventiva escussione opera automaticamente, se il
creditore sociale si rivolge a uno dei soci, il socio può soltanto dire che deve escutere
il patrimonio della società, senza il bisogno che indichi al creditore su quali beni
soddisfarsi. Il creditore è tenuto a escutere il patrimonio sociale, e se e solo se
esso risulta insufficiente al pagamento del proprio credito potrà rivolgersi ai soci. Il
socio a cui il creditore si rivolge dovrà pagare tutto il credito, e soltanto dopo averlo
pagato potrà rifarsi in via secondaria sugli altri soci della società.
Anche qui ci sono due regimi diversi a seconda che la società sia una SS, una SNC
irregolare o una SAS, una SNC regolare.
SS e SNC irregolari: Art.2270, creditore particolare del socio:
● Il creditore particolare del socio, finché dura la società, può far valere i suoi diritti
sugli utili spettanti al debitore e compiere atti conservativi sulla quota spettante a
quest'ultimo nella liquidazione.
● Se gli altri beni del debitore sono insufficienti a soddisfare i suoi crediti, il creditore
particolare del socio può inoltre chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota del
suo debitore. La quota deve essere liquidata entro tre mesi dalla domanda, salvo che
sia deliberato lo scioglimento della società.
Per atti conservativi si intende che il creditore può chiedere che vengano pignorati gli utili e
di volta e in volta vengano distribuiti in favore di questo; e la stessa cosa può chiedere per la
quota di liquidazione. Quando viene liquidata la società si stabilisce quanto spetta ai soci, e
su ciò, poiché la quota non fa più parte del patrimonio della società, il creditore particolare
potrà far rivalere i suoi diritti.
SAS e SNC regolare: Viene mantenuta la possibilità che il creditore particolare del socio, fin
quando dura la società, possa far valere i suoi diritti sugli utili spettanti al debitore e sulla
quota di liquidazione, ma viene rimossa la possibilità del creditore di chiedere la liquidazione
della quota in ogni tempo. Vale soltanto la prima parte dell’art. 2270. Il creditore potrà
intervenire sulla quota quando verrà sciolta la società o dovrà aspettare la scadenza della
società. Quando si arriva alla scadenza i soci hanno due vie:
● Prorogare la società con una delibera all’unanimità e a quel punto il creditore potrà
opporsi alla proroga e dimostrare che la proroga lo danneggia;
● Non prorogare la società e lasciarla andare in liquidazione, il creditore si rifarà
quindi su quanto spetta al socio in sede di liquidazione;
● Se invece la proroga della società avviene in modo tacito, quindi la società
giunge a scadenza ma continua la sua attività senza una espressa e formale proroga
della stessa nel registro delle imprese, dunque la società opera come società di fatto,
si applicheranno le norme della SNC irregolare, cioè quelle della SS, a quel punto
il creditore particolare del socio potrà attraverso le norme della SS chiedere la
liquidazione della quota.
Art.2269, responsabilità del nuovo socio: Chi entra a far parte di una società già costituita
risponde con gli altri soci per le obbligazioni sociali anteriori all'acquisto della qualità di socio.
LEZIONE 30
RAPPRESENTANZA DELLA SOCIETA’
Art.2266, rappresentanza della società:
● La società acquista diritti e assume obbligazioni per mezzo dei soci che ne hanno la
rappresentanza e sta in giudizio nella persona dei medesimi.
● In mancanza di diversa disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a
ciascun socio amministratore e si estende a tutti gli atti che rientrano nell'oggetto
sociale.
● Le modificazioni dei poteri di rappresentanza sono regolate dall'art 1396.
Nel silenzio del contratto sociale tutti i soci sono amministratori e operano secondo il
modello dell’amministrazione disgiuntiva. Se il contratto sociale non dispone nulla o
comunque non dispone in modo diverso da quanto previsto dal modello residuale della
legge, gli amministratori sono per legge investiti della funzione di rappresentanza. Tutti gli
amministratori sono anche rappresentanti della società secondo l’articolo.
Il contratto sociale può stabilire chi sono gli amministratori, il modello, congiuntivo,
disgiuntivo o misto, se tutti i soci sono rappresentanti o solo alcuni di essi, e se essi lo siano
per tutte le materie o solo per una parte di esse. C’è libera autonomia delle parti nello
stabilire nel contratto ciò che è più idoneo per il raggiungimento del progetto imprenditoriale.
La rappresentanza è processuale, chi è rappresentante può stare in giudizio in nome e per
conto della società, fermo che il contratto sociale scelga di derogare queste norme, appunto
dispositive. Per rappresentanza si intende il potere che ciascun rappresentante ha di poter
vincolare la società verso i terzi. La società deve accertarsi che i terzi con cui i
rappresentanti entrano in contatto siano a conoscenza di eventuali limiti al potere di
rappresentanza. La rappresentanza è soggetta a degli obblighi di pubblicità.
Per le SS che non hanno un regime di pubblicità particolare si deve distinguere tra
limitazioni della rappresentanza originarie, che nascono in sede di costituzione della
società quando viene attribuito tale potere e sono opponibili ai terzi, e limitazioni
successive, diventano opponibili ai terzi se portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei.
Nelle SNC tutte le formalità della rappresentanza devono essere iscritte nel registro delle
imprese, perché queste siano opponibili ai terzi. Mentre per le SNC irregolari la
rappresentanza spetta a tutti i soci amministratori, eventuali limitazioni non valgono, i
rapporti con i terzi sono regolati dalle norme della SS.
Nomina e revoca degli amministratori: tutti i soci nel silenzio sono amministratori, ma si
può anche prevedere che ci siano dei soci amministratori e dei soci non amministratori e
possono essere nominati alla nascita della società o con un atto separato e bisogna vedere
come si è arrivata alla conclusione, con la maggioranza o l’unanimità.
Art.2259, revoca della facoltà di amministrare:
● La revoca dell'amministratore nominato con il contratto sociale non ha effetto se non
ricorre una giusta causa.
● L'amministratore nominato con atto separato è revocabile
● La revoca per giusta causa può in ogni caso essere chiesta giudizialmente da
ciascun socio.
Nomina contestuale: Se la nomina dell’amministratore è indicata nel contratto sociale, per
revocare un amministratore bisognerà modificare il contratto sociale, e se il contratto non
dice nulla in materia di modifica dello stesso, servirà l’unanimità. La revoca non ha effetto
se non ricorre una giusta causa
Nomina con atto separato: La revoca dell’amministratore nominato con atto separato è
revocabile secondo le norme del mandato. L’amministratore può essere revocato ad
mutuum comunicandogli la revoca senza particolari formalità e anche senza una giusta
causa; in assenza di giusta causa la revoca ha comunque effetto, ma il revocato se subisce
dei danni patrimoniali potrà richiedere alla società il risarcimento dei danni.
Per quanto riguarda i diritti e gli obblighi degli amministratori: Art.2260, diritti e obblighi
degli amministratori:
● I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle norme sul mandato.
● Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società per l'adempimento
degli obblighi ad essi imposti dalle legge e dal contratto sociale, infatti devono agire
con diligenza. Tuttavia la responsabilità non si estende a quelli che dimostrino di
essere esenti da colpa.
Anche nelle società di persone l’azione di responsabilità è in favore della società (1) o del
singolo socio (2).
1) Responsabilità contrattuale -> azione che promuove il singolo socio finalizzata a
reintegrare il patrimonio sociale. Può essere promossa da uno o più soci.
2) Responsabilità extracontrattuale -> azione diretta a restaurare il danno subito dal
singolo socio per danni arrecati in via diretta e immediata. Non deve essere un’azione
promossa perché l’amministratore ha amministrato male e quindi il patrimonio della società è
diminuito e di riflesso è diminuito in favore della propria quota. È un danno di riflesso.
Il compenso degli amministratori: Essi hanno diritto al compenso per il loro ufficio che si
presume sia oneroso, tale presunzione però cade in tre casi, quindi non hanno diritto al
compenso:
● Il socio d’opera quando l’opera conferita sia proprio quella di amministrare la
società, in quanto il suo compenso è dato dalla partecipazione agli utili della società.
● Quando tutti i soci sono amministratori, nessuno ha un ruolo diverso dagli altri, in
questo caso può essere previsto un gettone per l’amministrazione ma non c’è alcun
compenso.
● Se si è già tenuto conto dell’attività amministrativa di alcuni soci nel contratto
sociale, in sede di costituzione, tenendo conto dei vantaggi nella distribuzione degli
utili per loro, che non ottengono in modo proporzionale ai conferimenti come tutti gli
altri, a cui quindi ne spetteranno in minori quantità.
Art.2261, controllo dei soci:
● I soci che non partecipano all'amministrazione hanno diritto di avere dagli
amministratori notizia dello svolgimento degli affari sociali, di consultare i documenti
relativi all'amministrazione e di ottenere il rendiconto quando gli affari per cui fu
costituita la società sono stati compiuti.
● Se il compimento degli affari sociali dura oltre un anno, i soci hanno diritto di avere il
rendiconto dell'amministrazione al termine di ogni anno
Gli accomandanti invece sono tendenzialmente esclusi da entrambi le cariche.
L’accomandante che opera in nome e per conto della società verso i terzi viola il divieto di
immistione e risponderà personalmente di tutte le obbligazioni sociali, perde il
beneficio della limitazione della responsabilità. Non diventa accomandatario, ma subisce
una sanzione. In alcuni casi però è concesso all’accomandante effettuare atti di
amministrazione, il divieto di immistione è temperato in presenza di una procura speciale dei
singoli affari, per cui gli accomandatari conferiscono una procura speciale per un singolo
affare ai soci accomandanti.
Il contratto sociale può prevedere alcuni casi specifici in cui gli accomandanti possono avere
poteri particolari per alcune operazioni, tipo poteri di controllo per gli accomandanti,
che hanno diritto ad avere comunicazione annuale del bilancio, del conto delle entrate e
uscite, possono controllare i libri contabili e tutti gli altri documenti riguardanti
l’amministrazione della società. Gli accomandanti possono agire in responsabilità nei
confronti dei soci accomandatari amministratori o possono chiederne la revoca.
Recesso del socio: il recesso è una dichiarazione negoziale attraverso la quale il socio
può unilateralmente svincolarsi dal contratto e ci sono tre ipotesi in cui il socio può
svincolarsi dal contratto sociale:
● Società a tempo indeterminato o a lungo termine: si può recedere in qualunque
momento senza particolari formalità, ma produce effetti solo dopo 3 mesi dalla
comunicazione agli altri soci.
● Società a tempo determinato: il recesso è ammesso per legge ma deve sussistere
una giusta causa e in questo caso ha effetto immediato.
● Ipotesi convenzionali che possono essere inserite nel contratto sociale dalle
parti: per essere valide devono regolare la modalità di recesso e di liquidazione della
quota. Si vuole impedire che un soggetto venga vincolato e imprigionato dal contratto
sociale.
Le prime due ipotesi sono regolate dalla legge, inderogabili, norme imperative: il contratto
sociale può soltanto aggiungere altre norme a queste.
Modalità del recesso: non ci sono particolari formalità ma deve esserci la prova che la
comunicazione agli altri soci sia avvenuta. A queste condizioni il recesso diventa efficace e
può produrre i suoi effetti, secondo le varie modalità.
Morte del socio Art.2284, morte del socio: Salvo contraria disposizione del contratto
sociale, in caso di morte di uno dei soci, gli altri devono liquidare la quota agli eredi, a meno
che preferiscano sciogliere la società ovvero continuarla con gli eredi stessi e questi vi
acconsentano.
Qui è importante definire i rapporti dei soci superstiti con gli eredi, secondo tre casi possibili:
● I soci possono liquidare la quota agli eredi
● I soci possono sciogliere la società se lo ritengono necessario
● I soci possono offrire agli eredi di continuare la società con loro, se loro
acconsentono diventano soci della società.
Attenzione, gli eredi non hanno un diritto di subentrare nella qualità di socio, questo per
mantenere il rapporto fiduciario. Potrebbe anche esserci la clausola di continuazione
facoltativa, cioè dare la possibilità agli altri soci di continuare la società anche se gli eredi
non accettano la partecipazione. Oppure può essere prevista la clausola di continuazione
obbligatoria, dove si obbliga gli eredi e i soci rimasti a continuare la società ma non è molto
lecita dato che toglie la libertà agli eredi.
Altra clausola è quella di consolidamento, non si continua l’attività con nessun erede e la
quota del socio va divisa tra i soci rimasti.
Per la SAS in caso di morte dell’accomandante non si applica la norma ma è prevista la
successione mortis causa della quota, quindi gli eredi con l’accettazione dell’eredità
diventeranno automaticamente soci accomandanti.
Esclusione del socio: fornisce uno strumento ai soci per favorire la continuazione della
società e impedire che eventuali dissidi tra i soci ne causino il termine. Vuole temperare le
varie esigenze dei soci che possono nascere in casi di situazioni patologiche tali da incrinare
il rapporto di fiducia tra i soci.
● Esclusione per volontà dei soci: avviene quando i soci lo decidono, votando per
teste (un socio un voto) per grave inadempienza del socio di obbligazioni sociali o
comportamenti sbagliati
● Esclusione di diritto: avviene automaticamente per legge e si verifica quando il
socio viene dichiarato fallito o quando un creditore particolare ottiene la liquidazione
della quota.
Il socio escluso ha 30 giorni di tempo dalla delibera per fare ricorso al tribunale e richiedere
di annullare la delibera ottenendo un rimborso per risarcimento dei danni
LEZIONE 31
Art. 2289 Liquidazione della quota del socio uscente:
● Nei casi in cui il rapporto sociale si scioglie limitatamente a un socio, questi o i suoi
eredi hanno diritto soltanto ad una somma di danaro che rappresenti il valore della
quota.
● La liquidazione della quota è fatta in base alla situazione patrimoniale della società
nel giorno in cui si verifica lo scioglimento.
● Se vi sono operazioni in corso, il socio o i suoi eredi partecipano agli utili e alle
perdite inerenti alle operazioni medesime.
● Salvo quanto è disposto nell'articolo 2270, il pagamento della quota spettante al
socio deve essere fatto entro sei mesi dal giorno in cui si verifica lo scioglimento del
rapporto.
Come si determina il valore della quota? Si deve tenere conto della situazione patrimoniale
della società alla data in cui si è verificato lo scioglimento parziale. Nel determinare la
situazione patrimoniale della società si deve tener conto di tutte le operazioni in corso, che
producono utili o perdite. Pertanto bisognerà tenere conto del valore di mercato dei beni
e non del valore prudenziale che risulta dal bilancio d’esercizio, e si dovrà tenere conto del
valore di avviamento dell’azienda, cioè il complesso di beni realizzato dalla società per
esercitare la sua attività d’impresa.
Il pagamento di tale quota avverrà prelevando tale somma dal patrimonio della società,
anche riducendo il capitale se necessario. La quota deve essere pagata entro sei mesi
dal giorno in cui si è verificata la causa di scioglimento, entro tre mesi se l’esclusione è
dovuta alla richiesta da parte del creditore particolare del socio. Al fine di tutelare i terzi la
legge afferma che persiste la responsabilità solidale per le obbligazioni sociali in capo al
socio uscente o agli eredi sorte fino al giorno in cui si è verificato lo scioglimento.
Le cause di scioglimento sono fissate dalla legge: Art. 2272, Cause di scioglimento: La
società si scioglie:
● Per decorso del termine, a meno che ci sia una proroga tacita (i soci continuano a
esercitare la loro attività, ma la società risulterà irregolare, cioè non iscritta nel
registro delle imprese) o espressa (delibera formale da parte dei soci all’unanimità
iscritta nel registro delle imprese);
● Per il conseguimento dell’oggetto sociale o per la sopravvenuta impossibilità di
conseguirlo;
● Per volontà di tutti i soci -> nelle SS per sciogliere la società serve l’unanimità, salvo
altra disposizione nel contratto sociale;
● Quando viene a mancare la pluralità dei soci, se nel termine di sei mesi questa non è
ricostituita; nelle SS non è contemplata la società unipersonale. Si da tempo 6 mesi
al socio unico rimasto di ripristinare la pluralità, e qualora non riuscisse la società
entrerà in liquidazione.
Le cause operano di diritto, cioè automaticamente per il solo fatto che si sono verificate, e
ogni socio potrà agire giudizialmente per il loro accertamento, i loro effetti decorreranno in
ogni caso da quando la causa si è verificata e non da quando si è accertata. Sia nella SAS
che nella SNC è obbligo dei soci riportare che la società è in liquidazione.
Quando si entra nella fase di liquidazione per effetto del verificarsi della causa di
scioglimento la società non si estingue immediatamente. Il legislatore si preoccupa di
definire allora tutti i rapporti verso i creditori, verso i terzi e tra i soci. Per società in
liquidazione dunque si intende quella situazione giuridica che sorge per effetto del verificarsi
di una causa di scioglimento e produce tutti gli effetti preliminari e funzionali alla
realizzazione dell’unico nuovo obiettivo che ha la società, ossia la definizione dei rapporti
con i soci e con i terzi, il soddisfacimento dei creditori sociali e la distribuzione ai soci
dell’eventuale residuo attivo, prima con la restituzione dei conferimenti e poi dell’eventuale
residuo ulteriore.
Art. 2278 Poteri dei liquidatori: I liquidatori possono compiere gli atti necessari per la
liquidazione e, se i soci non hanno disposto diversamente, possono vendere anche in blocco
i beni sociali e fare transazioni e compromessi. Essi rappresentano la società anche in
giudizio.
Entrati in carica i liquidatori, i soci dovranno attendere soltanto la definizione dei rapporti. I
liquidatori hanno un doppio divieto:
● Non possono intraprendere nuove operazioni, devono solo occuparsi della
liquidazione del patrimonio;
● Non possono ripartire tra i soci beni sociali o denaro finché non siano stati pagati tutti
i creditori o comunque non sia stata accantonata una somma sufficiente per
soddisfare tutti i creditori.
Una volta pagati tutti i creditori è compito dei liquidatori procedere al riparto del residuo attivo
ai soci, qualora ci sia. Il saldo attivo potenziale è destinato in primo luogo al rimborso del
valore nominale dei conferimenti, e le eventuali eccedenze saranno ripartite sulla base
della quota di partecipazione agli utili di ciascuno.
Il socio d’opera non avrà diritto a intervenire nel residuo attivo quando si distribuiscono i
conferimenti, ma dopo se residuerà qualcosa. Il piano di riparto predisposto dai
liquidatori deve essere approvato dai soci. Se dopo due mesi dalla predisposizione del
piano di riparto non si ha alcuna notizia dai soci il piano si da per approvato. Con
l’approvazione del bilancio finale di liquidazione e del piano di riparto termina il compito dei
liquidatori.
Per le società irregolari o per la SS ove non è prevista alcuna iscrizione nel registro delle
imprese la chiusura del procedimento di liquidazione determina l’estinzione della società,
sempre che siano stati soddisfatti tutti i creditori, altrimenti la società resterà in vita e in
questo caso il creditore non soddisfatto si rivolgerà alla persona dei soci, che dovranno
pagare.
Per le società regolari o per le SS che necessitano l’iscrizione del registro delle imprese si
deve procedere alla cancellazione della società. I liquidatori dopo l’approvazione del bilancio
finale chiederanno al giudice del registro delle imprese, depositando il bilancio finale, la
cancellazione della società. Le scritture contabili dovranno poi essere conservate per
almeno 10 anni. Soltanto con l’atto di cancellazione i creditori di una SNC o di una SAS
potranno rivolgersi alle persone dei soci per ottenere il pagamento dei crediti non soddisfatti,
perché i soci sono personalmente, illimitatamente e solidalmente responsabili delle
obbligazioni sociali.
Caratteri distintivi:
● La SRL è come una società personale che gode del beneficio della limitazione della
responsabilità.
● Non può sottrarsi alle rigidità richieste dalla disciplina della SPA.
● Ha una struttura corporativa, ma è meno rigida di quella della SPA.
● Tutti i diritti di ogni socio si misurano sulla base delle quote del capitale di ciascuno.
● I soci sono più coinvolti nell’attività della società, sono più proattivi rispetto alla SPA,
si parla infatti di “soci imprenditori”.
● C’è ampia autonomia negoziale nel declinare il modello di amministrazione.
● Sono consentiti i patti parasociali.
● Il complesso delle regole previste è una disciplina autonoma e autosufficiente.
LEZIONE 32
I soci sono tendenzialmente soci imprenditori, molto coinvolti nell’attività sociale e molto
spesso sono anche amministratori. La SRL ha un’ampia autonomia negoziale, al
contrario della SPA in cui è minima, mentre è massima nelle società di persone. Ha una
struttura di governo molto flessibile: passiamo dalle SRL più piccole, dove i soci si
occupano sia di amministrazione che di controllo a quelle più grandi, dove amministratori,
sindaci e revisori legali sono persone diverse dai soci, persone esterne. Questa ampia
autonomia di scelta non esiste nelle SPA.
Nelle SRL vi è enfatizzazione dei soci: vi sono norme che permettono di attribuire a
particolari soci determinati diritti specifichi per la loro persona, quindi se questi decidono di
vendere la loro quota questi diritti vengono meno, perché riguardano la persona fisica e non
il loro conferimento. Ha una disciplina autonoma e sufficiente, anche se comunque
esistono richiami alla disciplina delle SPA o delle società di persone.
La denominazione della SRL ordinaria è libera ma bisogna specificare che è una SRL. La
scadenza può esistere oppure no, ma quando la società è a tempo indeterminato è
concesso il diritto di recesso libero ai soci, con un preavviso di 180 giorni agli altri soci.
(Art.2473, recesso del socio) Per quanto riguarda le formalità di costituzione, non si
prevedono due documenti, atto costitutivo e statuto, ma solo l’atto. Può essere comunque
scisso nei due documenti per volontà delle parti, creando lo statuto a parte, ma
giuridicamente devono coesistere.
La SRL può essere unipersonale o pluripersonale, può essere costituita quindi per
contratto o per atto unilaterale, che devono essere redatti per atto pubblico e devono
avere i requisiti dell’art.2463, quindi cognome, nome e data e luogo di nascita dei soci, la
sede della società, la sua denominazione e le sue sedi, l’oggetto sociale, l’ammontare del
capitale sociale. In sede di costituzione deve essere versato il 25% dei conferimenti in
denaro.
Esso potrebbe essere sostituito con una polizza fideiussoria o fideiussione bancaria, se
le clausole lo prevedono. Bisogna specificare nell’atto anche se sono presenti in società beni
in natura o crediti oppure soci d’opera, perché come nelle società di persone e a differenza
delle SPA, è possibile conferire opere e servizi, se previsto dall’atto costitutivo, a patto
che contestualmente il socio conferente alleghi all’atto costitutivo una polizza fideiussoria o
fideiussione bancaria di pari valore a garanzia di quanto egli sta conferendo. Questo perché
esse danno certezza di quanto sia il conferimento in quanto il tipico problema di un
conferimento d’opera è la determinazione del suo valore e questo saper definire bene il
valore serve per tutelare i terzi.
Nell’atto costitutivo vanno indicate inoltre le norme riguardanti l’amministrazione e
rappresentanza e se è previsto o meno un controllo legale dei conti. La legge non impone
alle SRL di avere necessariamente un sindaco o un revisore legale, sono le parti a
concordarlo. La presenza di un sindaco unico o del revisore è obbligatoria per legge se
si supera una certa soglia decisionale. E va indicato anche l’importo globale delle spese per
la costituzione della società.
È presente anche la disciplina del socio moroso, secondo cui, richiesto il versamento del
75% restante del conferimento, il socio non paga e gli amministratori quindi hanno due vie:
● Procedere per via giudiziaria all’esecuzione forzata dei beni del socio
(pignoramento ed espropriazione) ma richiede molto tempo.
● I soci diffidano ad adempiere il socio moroso e pubblicano la diffida e Il socio da quel
momento avrà 30 giorni per pagare, decorsi i quali non può più partecipare alle
decisioni della società e quindi gli viene sospeso il diritto di voto, in più la società può
procedere alla vendita a rischio e pericolo del socio della sua quota.
Se il socio ha conferito solo il 25% e la quota viene venduta a un prezzo inferiore la società
non ci rimette, è il socio a perdere quella parte in più versata e le spese della vendita sono a
suo carico. Per la vendita si offre la quota prima in opzione agli altri soci (se accettano
tutti, se la dividono proporzionalmente), se nessuno la compra si procede all’asta tramite
intermediari. Se non lo concede e i soci non vogliono comprare la quota, allora la società
determina decaduto il socio moroso e procede alla riduzione obbligatoria del capitale e la
somma del 25% sarà trattenuta.
Art.2467, finanziamenti dei soci: Il finanziamento dei soci è possibile e lecito, però ha
anche due problemi: la sottocapitalizzazione delle società dove le altre risorse le dai a
titolo di prestito. Inoltre gli altri creditori della società hanno il rischio d’impresa, quindi
abbiamo uno spostamento del rischio d’impresa nei creditori, persone che con la società non
c’entrano nulla e che rischiano anche se non dovrebbero.
Il legislatore quindi dice che se il finanziamento è avvenuto in un momento di eccessivo
squilibrio tra l’indebitamento e il netto, situazione finanziaria critica per la società che aveva
bisogno di risorse che il socio le ha concesso, oppure comunque quando era più opportuno
effettuare un conferimento, il rimborso deve essere postergato rispetto al
soddisfacimento di tutti gli altri creditori, quindi prima di avere indietro il proprio prestito,
devono essere soddisfatti gli altri creditori esterni. Se il finanziamento è avvenuto un anno
prima della dichiarazione di fallimento ed è stato rimborsato allora si dovranno restituire tutte
le risorse alla società e il debito si estingue.
Art.2468, quote di partecipazione, comma 3: Resta salva la possibilità che l'atto costitutivo
preveda l'attribuzione a singoli soci di particolari diritti riguardanti l'amministrazione della
società o la distribuzione degli utili.
Per quanto riguarda i diritti riguardanti l’amministrazione agli amm. viene attribuito il
diritto di veto su alcune decisioni stabilite nell’atto costitutivo, o il diritto di decidere su atti
gestori.
Per i diritti sugli utili, quindi i diritti patrimoniali, invece, essi possono prevedere che una
quota abbia maggiore diritto ai dividendi o una priorità su essi, oppure un voto maggiorato. Il
limite che rimane per quanto riguarda i diritti sull’amministrazione sono dettati dall’
È importante ricordare la differenza tra le categorie di azioni delle SPA e i diritti particolari
delle SRL: le categorie delle SPA sono diritti astratti e insiti nel titolo, quindi a prescindere
dalle vicende di trasferimento, quelle azioni avranno quei particolari diritti, a prescindere da
chi sarà il titolare di tali azioni. I diritti particolari delle SRL invece non sono legati al titolo
ma personali, legati alla persone. Sono diritti che si modificano all’unanimità e in caso di
trasferimento della quota spariscono.
Art.2468, quote di partecipazione, comma 4: Salvo diversa disposizione dell'atto
costitutivo e salvo in ogni caso quanto previsto dal primo comma dell'articolo 2473, i diritti
previsti dal precedente comma possono essere modificati solo con il consenso di tutti i soci.
L’unico caso nelle SPA dove i diritti sono legati alla persona del socio si ha nelle società
quotate, quando il testo unico della finanza prevede una maggiorazione del voto o del
dividendo
Trasferimento delle quote nelle SRL: Art.2469, trasferimento delle partecipazioni:
Le quote sono per legge liberamente trasferibili per atto tra vivi o per mortis causa questo
perché vi è limitazione della responsabilità quindi si rende libero il trasferimento. Ma è
possibile che l’atto costitutivo preveda dei limiti alla circolazione, tramite:
● Clausole di prelazione, quindi prima di offrire una quota a un terzo la società deve
offrirla a quel prezzo in prelazione ai soci per mantenere l’equilibrio interno.
● Clausole di gradimento: che può essere regolato nell’atto da un organo che
esprima il gradimento o meno riguardo al trasferimento della quota verso un terzo.
● Clausole di riscatto: per cui il socio ha diritto di riscattare la sua partecipazione, al
verificarsi di particolari condizioni.
Nelle SRL inoltre l’atto può prevedere l’esclusione totale della trasferibilità e non avere
limiti temporali. In caso di esclusione totale della quota deve sempre essere previsto il
diritto di recesso. La legge richiede, per bilanciare l’impossibilità a trasferire la propria
quota da una parte e un ampliamento del diritto di recesso dall’altro, che per i primi due anni
dopo la costituzione il recesso deve essere escluso (2 anni è limite massimo), perché può
essere pericoloso per la società nei suoi primi anni di attività.
ESCLUSIONE: l’esclusione del socio nelle SRL è stata introdotta con la riforma.
Art.2473 bis, esclusione del socio: l'atto costitutivo può prevedere specifiche ipotesi di
esclusione per giusta causa del socio. In tal caso si applicano le disposizioni del precedente
articolo, esclusa la possibilità del rimborso della partecipazione mediante riduzione del
capitale sociale.
Prevede la possibilità di introdurre nell’atto costitutivo specifiche cause di esclusione. Le
cause di esclusione devono essere riconducibili al concetto di giusta causa e cause non
arbitrarie.
È possibile l’esclusione per decisione dei soci e relativa impugnazione della delibera dal
socio per mancanza della giusta causa. Sono ammissibili clausole di esclusione che
prevedono una giusta causa per vicende relative alla persona del socio, quindi non
necessariamente oggettive. Il metodo di voto sull’esclusione del socio è lasciato
all’autonomia delle parti, si può scegliere liberamente se votare per teste o quote. Le regole
sulla liquidazione sono le medesime valide per il recesso.
GOVERNANCE DELLA SRL
Si prevedono alcuni poteri in capo ai soci, un organo amministrativo e gli eventuali organi di
controllo. Nel governo della SRL viene valorizzata la figura del socio, infatti i soci possono
occuparsi sia di amministrazione che gestione. In ogni caso, a differenza della SPA, ai soci
possono essere attribuite tutte le competenze che la società prevede inserendole nell’atto
costitutivo.
Art.2479, decisioni dei soci:
● I soci decidono sulle materie riservate alla loro competenza dall'atto costitutivo,
nonché sugli argomenti che uno o più amministratori o tanti soci che rappresentano
almeno un terzo del capitale sociale sottopongono alla loro approvazione.
● In ogni caso sono riservate alla competenza dei soci:
○ l'approvazione del bilancio e la distribuzione degli utili;
○ la nomina, se prevista nell'atto costitutivo, degli amministratori;
○ la nomina nei casi previsti dall'articolo 2477 dei sindaci e del presidente del
collegio sindacale o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei
conti;
○ le modificazioni dell'atto costitutivo;
○ la decisione di compiere operazioni che comportano una sostanziale
modificazione dell'oggetto sociale determinato nell'atto costitutivo o una
rilevante modificazione dei diritti dei soci.
● Quando uno o più amministratori o un numero di soci che rappresentano almeno un
terzo del capitale sociale, le decisioni dei soci debbono essere adottate mediante
deliberazione assembleare ai sensi dell'articolo 2479 bis.
● Ogni socio ha diritto di partecipare alle decisioni previste dal presente articolo ed
il suo voto vale in misura proporzionale alla sua partecipazione.
● Salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo, le decisioni dei soci sono prese con il
voto favorevole di una maggioranza che rappresenti almeno la metà del capitale
sociale.
Tra le competenze necessarie ci sono le modifiche dell’atto costitutivo, approvazione del
bilancio e la nomina dell’organo di controllo dove previsto.
Tra i compiti eventuali i soci sono chiamati a decidere, convocando quindi l’assemblea
laddove ci sia una richiesta da parte degli amministratori o da parte dei soci che
rappresentano almeno 1/3 del capitale sociali.
Le decisioni nelle SRL di norma vengono prese in modo collegiale con la convocazione
dell’assemblea (da parte degli amministratori) attraverso notifica a tutti i soci, almeno 8
giorni prima della data dell’adunanza e deve essere presente più della metà del capitale
sociale, il quorum deliberativo è raggiunto con il voto favorevole della metà più uno del
capitale intervenuto, salvo le decisioni che comportano una modifica dell’atto costitutivo
(maggioranza rinforzata del 50%+1 del capitale sociale). Non c’è distinzione tra
assemblea ordinaria e straordinaria, semplicemente si stabiliscono maggioranze diverse.
La deroga alla collegialità vale su tutte le decisioni tranne che per il caso specifico della
modifica dell’atto costitutivo o per una modifica sostanziale dell’oggetto sociale.
Per quanto riguarda i quorum la consultazione deve avvenire in modo tale da dare
possibilità di partecipazione a tutti i soci e la decisione sarà assunta qualora ci sia il
consenso di almeno la metà del capitale sociale. La consultazione deve essere rivolta in
modo sostanziale e efficace a tutti i soci, nella quale la domanda deve essere formulata in
modo chiaro e dalla quale emerga in modo chiaro l’oggetto della decisione. In caso contrario
potrà essere impugnata la decisione.
È possibile chiedere una revoca cautelare e dimostrare che effettivamente vi è una grave
responsabilità da parte dell’amministratore che potrebbe compiere altri gravi atti alla società.
La revoca verrà confermata dopo controllo del giudice, che potrebbe anche annullarla
se non la ritiene opportuna. È prevista inoltre la possibilità della società di rinunciare o
procedere a una transazione con i soci che abbiano agito per la responsabilità degli
amministratori. La rinuncia o transazione deve essere approvata da almeno 2/3 del
capitale e comunque non vi sia il voto contrario di 1/10 del capitale (a tutela della
minoranza).
LA TRASFORMAZIONE
La trasformazione consiste nel cambiamento di tipo di società o il passaggio tra società di
capitali a società di persone e viceversa. È possibile anche che una società per azioni
diventi una fondazione. La caratteristica dell’istituto è la continuità dei rapporti giuridici e ci
sono due tipologie di trasformazione:
● Trasformazione omogenea: passaggio da un tipo all’altro nell’ambito delle società
lucrative (es. SNC diventa SPA)
● Trasformazione eterogenea: passaggio da società di capitali a un ente non
societario (es. una SPA che diventa fondazione). Viene quindi introdotta la possibilità
che l’operazione straordinaria consenta un mutamento dello scopo economico della
società. È vista come fenomeno a carattere speciale che deroga i principi generali e
quindi si chiede che avvenga solo nei casi strettamente previsti dall’ordinamento
I caratteri generali della trasformazione sono uguali sia essa eterogenea o omogenea. Il
cambiamento di tipo societario è considerata modifica dell’atto costitutivo, infatti la
trasformazione non comporta l’estinzione della società esistente e la nascita di una nuova, è
la stessa società che continua a vivere e conserva diritti e obblighi sotto un’altra veste.
TRASFORMAZIONE OMOGENEA: Se una società di persone si trasforma in una società di
capitali, anche se consiste in una modifica dell’atto costitutivo, non è più richiesto il
consenso di tutto i soci. Se il contratto sociale nulla dispone sulle operazioni straordinarie
basterà la maggioranza dei soci calcolata sulla partecipazione di ciascuno agli utili. La
trasformazione omogenea è trattata come atto gestorio e quindi è possibile con
maggioranze favorevoli. Il socio dissenziente con la delibera di trasformazione è tutelato
con diritto di recesso. Per le società di capitali sarà necessaria una delibera dell’assemblea
straordinaria nelle SPA (necessario il consenso 50%+1 SPA aperta e maggioranza rinforzata
per SPA chiusa) e una delibera a maggioranza del 50%+1 del capitale dai soci in forma
assembleare per le SRL.
Se una società per azioni retrocede ad una società di persone è necessario che i soci che
assumerebbero la responsabilità illimitata delle obbligazioni sociali diano il loro consenso.
La delibera di trasformazione deve fissare la basi della nuova società a seconda della nuova
veste giuridica che si è scelto. Il contenuto della delibera sarà il nuovo atto costitutivo
per la nuova società trasformata. La delibera deve rispettare i requisiti di forma e contenuto
previsti dalla legge per il tipo di società scelto. La delibera una volta assunta dovrà avere la
forma di atto pubblico, quindi dovrà essere portata dal notaio che esercita un controllo di
legittimità su di essa. Dovranno essere rispettate tutte le regole necessarie per la
costituzione di quel tipo societario.
Per le società di capitali prima di procedere alla trasformazione sarà necessario che gli
amministratori, almeno 30 giorni prima dell’assemblea, presentino una relazione con
motivazione circa l’opportunità della trasformazione per informare i soci, che potranno
prenderne visione presso la società prima dell’assemblea.
Per società di persone che diventano SPA è necessaria delibera per atto pubblico,
controllo del notaio di legittimità, rispettare le norme per la costituzione della SPA e poi è
necessaria una relazione di stima del capitale sociale secondo le norme dei conferimenti
in natura di un esperto del tribunale, perché bisogna verificare che il capitale sociale fissato
per la nuova SPA sia una somma non superiore al patrimonio netto risultante dalla società di
persone. Questa somma dovrà essere almeno pari al minimo legale previsto per la SPA,
altrimenti è necessario un conferimento dai soci.
LA FUSIONE
La fusione è l’unificazione di due o più società in una sola. Essa può essere realizzata in due
modi:
● Fusione in senso stretto: si costituisce una nuova società che prende il posto delle
precedenti
● Fusione per incorporazione: società preesistente che incorpora un’altra società,
assorbimento di una società.
La fusione è un’operazione straordinaria, può avvenire tra società dello stesso tipo
(fusione omogenea) e tra società di tipo diverso (eterogenea). La funzione economica
della fusione è di essere uno strumento di concentrazione delle imprese che consente di
ampliarne le dimensioni e quindi anche la competitività sul mercato. Di conseguenza c’è
anche una concentrazione del mercato e minore concorrenza, dunque la fusione d’imprese
nel sistema bancario deve essere approvata dall’organo di vigilanza.
Effetto della fusione è anche la concentrazione giuridica, si determina una riduzione dei
patrimoni delle singole imprese partecipanti all’operazione, la confluenza dei rispettivi soci in
un'unica società e struttura organizzativa che continuerà le attività di tutte le società che
hanno partecipato. Per i soci delle società preesistenti si ha continuazione del contratto
sociale, non c’è alcuna estinzione perché la fusione è considerato atto modificativo
La fusione si divide in tre fasi essenziali:
● Progetto di fusione: gli amministratori delle singole società partecipanti devono
redigere un progetto di fusione nel quale vengono fissate le modalità e le
condizioni dell’operazione da sottoporre ai soci. Il contenuto minimo è fissato
dalla legge, sono ben poche le modifiche possibili, si deve garantire la conoscibilità
del progetto a soci e a terzi. Il contenuto del progetto deve essere identico per tutte le
società che vi partecipano e deve riportare: il tipo di società, l’atto costitutivo
specificando quali sono le modifiche necessarie per rendere possibile
l’incorporazione, il rapporto di cambio delle azioni e dovranno essere stabilite le
modalità di assegnazione delle azioni. Il progetto deve essere iscritto nel registro
delle imprese nel luogo dove ciascuna società ha sede, da li devono trascorrere
almeno 30 giorni prima di procedere alle delibere di fusione, i giorni sono 15 in caso
di fusione tra società non azionarie. In caso di consenso unanime dei soci non è
necessario attendere alcun tempo.
Al progetto di fusione devono essere allegati vari documenti tra cui: situazione
patrimoniale e economica, relazione degli amministratori sull’opportunità
dell’operazione e la congruità del rapporto di cambio
● Delibera di fusione: la fusione viene decisa da ogni società che vi partecipa
mediante approvazione in assemblea secondo le modalità stabilite per la modifica
dell’atto costitutivo, deve essere approvato il progetto di fusione depositato presso
il registro delle imprese. Il progetto di fusione può essere modificato in sede di
delibera solo se le modifiche non incidono sui diritti dei soci e dei terzi. Sulla delibera
c’è il controllo di legalità da parte di un notaio che redige il verbale dell’assemblea,
le delibere devono essere iscritte nel registro delle imprese.
● Redazione e pubblicazione dell’atto di fusione: l’atto costitutivo è completo e deve
essere iscritto al registro delle imprese del luogo della sede della società e sarà
ufficiale dopo la pubblicità
Importante è la tutela dei creditori. Infatti se i patrimoni delle imprese si fondono il creditore
di una società in salute che si fonde con una società in perdita vede diminuire le proprie
garanzie. Il legislatore stabilisce che la fusione può essere attuata solo trascorsi 60
giorni della data d’iscrizione dell’ultima delibera delle società partecipanti. Entro questi
60 giorni i creditori possono porre opposizione sulla fusione, su ciò deciderà il tribunale. Se
effettivamente c’è pregiudizio per il creditore non darà corso all’operazione, se invece non
c’è pregiudizio ufficializzerà la fusione. Ci sono casi in cui il termine di 60 giorni può non
essere rispettato tipo se i creditori vengono pagati.
Devono essere indicate le attività e passività delle società preesistenti come risultano
dalle scritture contabili, ci si può scostare da tali valori solo in presenza di avanzo o
disavanzo di gestione, questo dovrà essere iscritto come riserva a bilancio. È possibile che
nel procedimento si compiano degli errori più o meno gravi quali la mancanza di indicazioni
minime nel progetto, la mancanza di pubblicazione e delibera soggetta ad annullabilità. In
questi casi c’è il rischio che le anomalie comportino l’invalidità della fusione.
Il legislatore deve bilanciare la necessità di certezza dei rapporti giuridici e l’esigenza di chi
ha subito una fusione invalida di garanzia. La riforma pone una solazione con l’Art.2504
quater, invalidità della fusione: eseguite le iscrizioni dell'atto di fusione a norma del
secondo comma dell'articolo 2504, l'invalidità dell'atto di fusione non può essere
pronunciata. Resta salvo il diritto al risarcimento del danno eventualmente spettante ai soci
o ai terzi danneggiati dalla fusione.
LA SCISSIONE
Si ha la suddivisione di un unico patrimonio e di un'unica compagine sociale in più
società. Un patrimonio si divide e va in più società e i soci di una sola società diventano soci
di più società. La scissione ha funzione di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale,
funzione che spesso viene assimilata al conferimento in altre società dell’azienda o di un
ramo di essa. Dal conferimento di un’azienda alla scissione ci sono nette differenze sul
piano giuridico. La differenza principale è che nella scissione le azioni e le quote di
partecipazione sono acquisite direttamente dai soci della società che si scinde e non
dalla società che riceve il patrimonio quindi i soci hanno continuità del contratto sociale, nel
conferimento d’azienda è l’opposto perché nel momento in cui si riceve il conferimento
l’azienda beneficiaria assegna le azioni.
Aspetto fondamentale è la tutela dei creditori inserita nell’ultimo comma: Art.2506 quater,
effetti della scissione:
● La scissione ha effetto dall'ultima delle iscrizioni dell'atto di scissione nell'ufficio del
registro delle imprese in cui sono iscritte le società beneficiarie; può essere tuttavia
stabilita una data successiva, tranne che nel caso di scissione mediante costituzione
di società nuove.
● Qualunque società beneficiaria può effettuare gli adempimenti pubblicitari relativi alla
società scissa.
● Ciascuna società è solidalmente responsabile, nei limiti del valore effettivo del
patrimonio netto ad essa assegnato o rimasto, dei debiti della società scissa non
soddisfatti dalla società cui fanno carico.
Per quanto riguarda l’invalidità dell’atto di scissione vale la stessa regola della fusione,
una volta registrato l’ultimo atto di delibera delle società partecipanti non sarà più possibile
chiedere l’invalidità reale della scissione ma sarà data solo tutela risarcitoria per chi è
danneggiato dalla scissione.
IL BILANCIO D’ESERCIZIO
Consiste nella documentazione delle società di capitali, è un documento contabile
generale da cui emerge e gira l’attività sociale. Il documento principale informativo che una
società per azioni offre ai creditori e soci è il bilancio.
Nelle società di capitali, sia SPA che SRL, vi è una disciplina comune per quanto riguarda
la documentazione di tutta l’attività svolta. Ciò avviene tramite un complesso di scritture
non solo strettamente contabili, ma anche attraverso relazioni con prevalente funzione
informativa verso i terzi.
Per quanto riguarda le scritture generali che documentano l’attività possiamo distinguere
due categorie:
● Bilancio: conti riguardanti l’attività economica
● Libri sociali: sia la SRL che la SPA nel loro ordinamento rinviano a quelle che sono
le norme generali sulle scritture contabili redatte e tenute dall’imprenditore
commerciale.
Art.2214, libri obbligatori e le altre scritture contabili:
● L'imprenditore che esercita un'attività commerciale deve tenere il libro giornale e il
libro degli inventari.
● Deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle
dimensioni dell'impresa e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali
delle lettere, dei telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei
telegrammi e delle fatture spedite.
● Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori.
La rigidità delle scritture obbligatorie da tenere è relazionata alla responsabilità in capo ai
soci e alla struttura collegiale. I libri redatti che specificano gli effetti societari dell’ente sono:
● Libro delle assemblee: in cui devono essere trascritti anche i verbali redatti per atto
pubblico
● Libro dell’organo di gestione: assume importanza in caso di responsabilità degli
amministratori che in caso di dissenso devono farlo indicare sui registri per liberarsi
da responsabilità
● Libro delle delibere del collegio sindacale o consiglio di sorveglianza: emerge
l’idoneità dell’organo nelle sue funzioni
● Libro dei soci: deve indicare per ogni categoria il numero di azioni, nome del socio
di azioni nominative, eventuali vincoli su esse e versamenti eseguiti per valutare il
comportamento in caso di trasferimento, richiamo dei decimi e possibilità o meno di
eseguire aumento di capitale
● Libro delle obbligazioni e libro degli strumenti finanziari emessi: ammontare
delle obbligazioni/strumenti emessi e esistenti, nome delle obbligazioni nominative e
vincoli su tali strumenti.
I libri contabili sono importanti perché dalla loro regolare tenuta dipende la loro efficacia
probatoria in sede processuale.
Art.2709, efficacia probatoria contro l’imprenditore: i libri e le altre scritture contabili delle
imprese soggette a registrazione fanno prova contro l'imprenditore. Tuttavia chi vuol trarne
vantaggio non può scinderne il contenuto.
Questa è la prima regola fissata dal legislatore, le scritture contabili sono prova contro
l’imprenditore. Tuttavia chi vuole trarne vantaggio non può scinderne il contenuto, non può
presentare solo alcune parti di un atto ma andrà presentato per intero.
Art.2710, efficacia probatoria tra imprenditori: i libri bollati e vidimati nelle forme di legge,
quando sono regolarmente tenuti, possono fare prova tra imprenditori per i rapporti inerenti
all'esercizio dell'impresa.
Con l’approvazione del bilancio la società decide sulla destinazione dell’utile. Il progetto
di bilancio deve essere redatto dagli amministratori SOLO in forma collegiale, poi lo
comunica la collegio sindacale, organi di controllo, e al soggetto incaricato per la revisione
legale dei conti almeno 30 giorni prima dell’assemblea che dovrà esaminare e approvare il
bilancio. Il progetto di bilancio e le relazioni varie eseguite devono essere depositate
presso la sede della società almeno 15 giorni prima dell’assemblea, in modo da
consentire a tutti i soci di prenderne visione. L’assemblea dovrà poi approvare il bilancio
d’esercizio, nel sistema dualistico sarà il consiglio di sorveglianza ad approvarlo.
Con l’approvazione del bilancio l’assemblea decide sulla destinazione dell’utile, è una
delibera contestuale ma distinta. L’approvazione del bilancio da sola non implica la
distribuzione dell’utile. L’assemblea è libera di decidere se distribuire l’utile in tutto, in
parte o non distribuirne (rispettando i vincoli di legge con le riserve) oppure se destinarlo a
una riserva. Qualora vi sia sistematicità nell’accantonamento dell’utile il socio di minoranza,
per tutelarsi, può rifarsi alla causa del contratto di società che ha per scopo la distribuzione
degli utili. Gli utili sono distribuibili solo se realmente costituiti e quindi risultano dal bilancio
approvato.
La legge impone che gli utili percepiti in buona fede dal socio non vanno restituiti, quando
sussistono due condizioni:
● il bilancio è regolarmente approvato;
● l’accomandante, al momento della percezione, ignora l’irregolarità della distribuzione
stessa.
Se il socio riceve utili in buona fede ma in un secondo momento si scopre che l’utile in realtà
non esisteva la società non può chiederne la restituzione ma dovrà essere in grado di
ricostruire il patrimonio.
Per quanto riguarda l’invalidità della delibera di approvazione del bilancio, Il legislatore ha
dato maggiore stabilità alle delibere dando la possibilità di impugnarla solo ai soci con un
determinato ammontare di capitale e ha imposto una serie di regole che delimitano la nullità.
L’ART 2379 (nullità della delibera) e ART 2377 (annullamento della delibera) possono
essere proposte solamente entro la data di approvazione del bilancio dell’esercizio
successivo. La delibera di approvazione del bilancio può essere impugnata senza limiti di
tempo se si presentano modifiche dell’oggetto sociale prevedendo attività illecite o
impossibili.