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Sezione nona

La nozione di società e i principi generali

Le società sono strutture organizzative destinate all'esercizio dei un’attività produttiva: organismi con una
propria dotazione patrimoniale e un apparato organizzativo, attraverso il quale si svolge l'attività che ha
come fine la produzione di beni o di servizi.
Il diritto delle società è un insieme di norme che regolano la vita e l'azione della struttura organizzativa con
finalità produttive. La società non è un semplice rapporto obbligatorio; infatti, l'atto costitutivo crea un
fenomeno dotato di autonomia soggettiva e con un patrimonio distinto da quello dei soci.
L’ordinamento individua dei modelli organizzativi, distinguendo tra società di persone (s.s, s.n.c, s.a.s) e
società di capitali (S.p.A, srl e s.a.p.a), a cui si aggiungono la società cooperative.

Società ente collettivo o unipersonale: non tutte le società sono pluripersonali, lo sono sicuramente le
società di persone, le s.a.p.a e quelle con scopo mutualistico.
S.p.A. e srl possono essere unipersonali, si possono costituire attraverso atto unilaterale, dunque con un
unico fondatore o possono veder confluire in capo ad un unico socio tutte le quote di partecipazione.
Quest'ultima situazione è ricorrente nei gruppi di società, dove la capogruppo detiene le partecipazioni
delle controllate.
La presenza di società unipersonali è un indicatore significativo di come l’istituto si sia evoluto.

Il contratto e l'atto unilaterale: struttura e disciplina.


Entrambi sono atti di autonomia privata. Attraverso il contratto di società “due o più persone conferiscono
beni o servizi per l'esercizio in comune dell'attività economica allo scopo di dividerne gli utili”.
La volontà negoziale ha per oggetto: il conferimento, lo svolgimento dell’attività e la realizzazione di un
profitto.
Negozio unilaterale e contratto condividono gli elementi fondamentali differendo sul piano numerico.
Il contratto di società rientra tra i contratti plurilaterali con comunione di scopo, volto alla realizzazione di un
interesse comune. È un contratto a struttura aperta ed è ricompreso tra i contratti associativi.
La disciplina della società trova il suo fulcro nella regolamentazione della struttura organizzativa e dei modi
di esercizio dell’attività. Strutturalmente e funzionalmente atto unilaterale e contratto coincidono.

Esercizio dell'attività produttiva: il settore all'interno del quale la società opera è definito oggetto sociale.
Art.2247; l’attività deve avere carattere economico e generare nuovi valori economici; dunque, dev’essere
un'attività produttiva.
Oggi, è ammesso l’esercizio, in forma societaria, anche delle professioni intellettuali.
Nell'ordinamento sono presenti vincoli di carattere pubblicistico, che limitano la libertà individuale
nell'esercizio di determinate attività (es. bisogno di titolo abilitativo) e vincoli di carattere privatistico che
incidono sul contratto.
L'erogazione di servizi non protetti sotto forma societaria non presenta particolari problemi; per quanto
riguarda, le professioni protette il legislatore prevede che:
a. La società debba essere composta da soci abilitati;
b. La prestazione debba essere eseguita da uno dei soci iscritti all’albo.
Con ciò si rendono inammissibili le società tra capitalisti, e si impone che nelle società tra professionisti,
quest’ultimi debbano rappresentare una maggioranza dei 2/3 nelle delibere sociali.

Attività produttiva e godimento dei beni: comunione. L’art. 2247 sancisce l’inammissibilità delle società
di mero godimento. Se più persone mettono insieme dei beni con l'obiettivo di trarne i frutti si costituisce
una semplice comproprietà per quote. La comproprietà è una situazione giuridica statica; mentre, la società
è una situazione giuridica dinamica, funzionale all'esercizio dell’attività.

Esercizio in comune dell’attività: è un principio imposto dall’art. 2247.


È naturale pensare che comune sia quell’attività dove viene condiviso il rischio d’impresa.
Tale elemento è certamente presente, ma non è l’unico; ciò che rende effettivamente comune l’attività è il
suo regime d’imputazione.

Imputazione dell’attività, spendita del nome sociale e società non manifesta: l’iniziativa viene svolta in
nome della società, la spendita del nome sociale comporta l'imputazione giuridica dell'attività dell’ente.
Di società non manifesta o occulta si parla quando il contratto prevede che l’esercizio dell’attività avvenga
nel nome di un solo socio, che appare all’esterno come imprenditore individuale.
Gli altri partecipanti attribuiscono conferimenti, dividono utili e perdite ed esercitano un potere comune.
Gli obiettivi non sarebbero, normalmente, lodevoli; ed il patto di occultamento sarebbe invalido.
In questi casi, la responsabilità si estende al gruppo, coinvolgendo anche i soci occulti.
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Organizzazione interna: il ruolo che i soci rivestono nella gestione è diverso a seconda del modello
societario.
I soci possono avere diritti ad esercitare poteri amministrativi o, come nelle società di capitali, essere
coinvolti attraverso il voto assembleare, con il quale nominano soggetti preposti all’amministrazione.
È possibile che l'atto costitutivo limiti la partecipazione di alcuni e in casi estremi questa può anche essere
azzerata.
Se alcuni tipi adottano la regola dell’unanimità, altri utilizzano il principio maggioritario; quest’ultimo, ha il
pregio di innescare una dialettica “maggioranza-minoranza” che può avere risvolti positivi; però la legge
stabilisce una serie di prerogative difensive a tutela della minoranza, come poteri di vigilanza, di attivazione
di rimedi giudiziari, fino al diritto di recesso.
Tutto il sistema si fonda sul principio di correttezza e buona fede.

Dotazione patrimoniale: fondamentali sono i conferimenti, cioè l'insieme delle risorse iniziali che i
fondatori destinano in via definitiva all'iniziativa.
Oggetto di conferimento può essere ogni entità suscettibile di valutazione.
I conferimenti dei soci possono essere di vario ammontare e giustificano la loro partecipazione alla
costituzione della società.
Sono un elemento essenziale dell’atto costitutivo, dunque non esiste società se non si forma una dotazione
iniziale di risorse e ogni fondatore deve conferire qualcosa.
La legge non stabilisce il valore dei conferimenti, ma fissa dei minimi nelle società di capitali
(€ 10.000 srl; € 50.000 S.p.A.); oggi tale principio è temperato dalla possibilità di creare delle srl con capitale
inferiore, pari ad almeno €1, consentendo di costituire un’attività attraverso il reperimento di risorse esterne.

Vincolo di destinazione dei beni e di indisponibilità del capitale: sui beni conferiti in società, l’atto
costitutivo impone un vincolo di destinazione, che stabilisce che:
• Il socio conferente non può chiedere la restituzione;
• Non può chiederne in qualsiasi momento neanche la liquidazione;
• Non se ne può servire per fini estranei a quelli sociali;
• I beni fungono da garanzia per i creditori sociali, in modo prioritario ed esclusivo.
Funzionalmente collegato troviamo il vincolo di indisponibilità del capitale sociale; quest’ultimo è una
posta contabile, che rappresenta il valore dei conferimenti indicato all’atto costitutivo. È un valore astratto, e
non va confuso con il patrimonio sociale, che invece è un’entità concreta.
Il vincolo d’indisponibilità non riguarda specifici beni, ma il valore, cioè tutti gli elementi che compongono il
patrimonio della società.

Scopo egoistico della società: art.2247 enuncia lo scopo negoziale, cioè la causa; i soci esercitano
l’attività per realizzare un guadagno (lucro oggettivo) da attribuirsi (lucro soggettivo) in base alle proporzioni
stabilite.
Le cooperative non hanno come obiettivo la realizzazione del profitto da assegnare ai soci, ma
perseguendo uno scopo mutualistico; vogliono offrire ai soci direttamente beni, servizi o occasioni di lavoro
a condizione più vantaggiose rispetto a quelle di mercato.
L’art.2615-ter, consente di costituire per uno scopo consortile ogni società (tranne che s.s).
Il legislatore non ha creato una fattispecie apposita, ma ricorre alle tipologie usate per scopi lucrativi.
In tutti i casi, dunque, la società persegue scopi egoistici, e il criterio distintivo è la causa, cioè la funzione
che ha portato i fondatori a creare quell’attività.

Eccezioni normative: società senza scopo egoistico, l’impresa sociale.


Nonostante l’art.2247 non ammetta eccezioni, il legislatore ha introdotto figure societarie senza scopo
egoistico.
Di particolare interesse è la disciplina dell’impresa sociale (d.lgs.112/2017).
Ad esse è consentita la distribuzione di una quota minoritaria degli utili, entro limiti stabiliti.
Tale disciplina ha posto in dubbio la perdurante essenzialità dello scopo egoistico; già negli anni ’70 si parlò
di “tramonto dello scopo lucrativo”.
Oggi, si ritiene che questa disciplina in cui manca lo scopo egoistico sia da ritenersi eccezionale; dunque
un’atto costitutivo non può generalmente contenere clausole contrarie allo scopo lucrativo ed egoistico, a
meno che non si opti con una consapevole scelta per l’adozione del sub-modello dell’impresa sociale.

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TIPI DI SOCIETA’. AUTONOMIA PATRIMONIALE, PERSONALITA’ GIURIDICA E SOGGETTIVITA’

Tipi di società: l’ordinamento disciplina le 6 società lucrative e le società cooperative.


I tratti che distinguono maggiormente i vari modelli sono:
• Regole di organizzazione interna;
• Autonomia patrimoniale.
Il tipo è quindi un modello societario con proprie caratteristiche distintive e con una sua disciplina.

Libertà di scelta, criteri d’individuazione, tipicità e autonomia privata; le società di diritto speciale.
A. Il principio base è la libertà di scelta, i fondatori possono eleggere liberamente il tipo che preferiscono;
è un principio enunciato dall’art.2249, che ne precisa anche i limiti che dipendono dall’oggetto sociale e
sono:
1. Carattere generale; se l’attività è commerciale non si può utilizzare l’s.s;
2. Per poter svolgere un’attività in determinati settori può essere richiesto un particolare tipo
Se le parti non effettuano alcuna scelta, l’art.2249 impone l’applicazione delle disposizione sulla s.s,
quando l’attività non è commerciale, altrimenti le regole dell’s.n.c.
S.s e s.n.c costituiscono dei tipi residuali per le attività indicate.

B. A ciò si affianca il principio di tipicità della società (art.2249) cioè, le parti non possono dar vita a
modelli organizzativi diversi da quelli previsti dalle norme; è un sistema tassativamente chiuso.
È un limite all’automa negoziale derivante dalla rilevanza esterna degli enti societari, in modo da consentire
ai terzi una rapida riconoscibilità degli stessi.
Il principio di tipicità non annulla totalmente quello di autonomia privata, i modelli legali non sono rigidi a tal
punto da non prevedere alcuna deroga.
I modelli organizzativi del codice hanno carattere generale, ma varie disposizioni gli integrano o derogano,
allora si parla di società di diritto speciale, qui la diversa regolazione è giustificata da uno specifico interesse
pubblico.

Autonomia patrimoniale nei vari tipi: in generale la società è caratterizzata da autonomia patrimoniale,
i beni che ne fanno parte, giuridicamente, non si confondo mai con quelli personali dei soci;
tale separazione si traduce in un diverso regime di responsabilità nei confronti dei creditori.
Se nell’impresa individuale tale separazione non è presente, con la s.s si delinea un primo grado si
autonomia, per cui il creditore particolare del socio non può aggredire direttamente i singoli beni sociali, ma
può esigere la liquidazione della quota del suo debitore.
Tale autonomia è presente anche per i debiti sociali, infatti ne rispondono prioritariamente o esclusivamente
i beni dell’ente.
Maggior autonomia patrimoniale è presente nell’s.n.c; dove il creditore del socio non può chiedere neanche
la liquidazione della quota; simile è la situazione delle s.a.s dove in più vi è una categoria di soci
(accomandanti) responsabili sono nei limiti del conferimento effettuato.
Detto ciò, è chiaro perché per le società di persone si parla di autonomia patrimoniale imperfetta.
Im massimo grado è invece previsto per le società di capitali e per le cooperative; dove i patrimoni sono
totalmente separati.

Personalità e soggettività giuridica: la dottrina tradizionale identifica l’autonomia patrimoniale con la


nozione di personalità giuridica: la separazione patrimoniale non sarebbe che la logica conseguenza del
fatto che la società è un soggetto distinto dai soci.
È un concetto con implicazioni notevoli: si ammette che, accanto alle persone fisiche, l’ordinamento
riconosca ulteriori centri a cui imputare rapporti giuridici e dunque persone giuridiche.
Il legislatore accoglie la nozione ricollegandola all’art.2331 che ci dice che “con l’iscrizione nel registro
dell’imprese la società acquista personalità giuridica”.
Alle società di persone, invece, non viene espressamente attribuita la soggettività giuridica, ma
costituiscono un tertium genus, in cui non si parla di personalità, ma di soggettività minore.

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