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Sezione undicesima

La società per azioni

STRUTTURA FORMALE

1. Artt.2325 ss. Nel S.p.A oggi confluiscono una serie di “soluzioni giuridiche” che la rendono un’efficiente
strumento di reperimento e utilizzo di risorse in vista della produzione d’impresa.
Il cuore della fattispecie è uno strumento che consente la raccolta di risorse finanziarie, al servizio di una
certa attività, presso investitori di rischio “anonimi”, cioè soggetti non interessati a essere personalmente
coinvolti nella gestione dell’iniziativa. Dunque, l'attuazione del programma produttivo è affidata
esclusivamente ad amministratori dedicati e competenti; gli investitore, in quanto soci, sono legittimati ad
operare un controllo di merito sugli atti posti in essere nella gestione.
Il modello prevede una forte interdipendenza tra potere e contribuzione, inoltre tale meccanismo consente
di far si che contribuzione e distribuzione di utili e potere vadano di pari passo (principio plutocratico).
Nel S.p.A il rischio d’impresa è limitato al conferimento effettuato (autonomia patrimoniale perfetta).
Inoltre, agli investitori è offerta la possibilità di operare un disinvestimento anticipato, attraverso la
collocazione delle azioni nel mercato secondario. Questa possibilità consente di evitare un'eccessiva
immobilizzazione delle risorse.
Per incentivare l'utilizzo di questo modello, la disciplina cercato di uniformarlo allo sviluppo il mercato
secondario degli investimenti, sicché le azioni sono conformate quali strumenti finanziari; questo consente
loro di circolare in modo celere e sicuro, due passaggi l’emissione in forma cartolare o scritturare.
Sub-modello: S.p.A con azioni quotate.

2. Fattispecie e tipologia: distinguiamo le società medio-grandi da quelle piccole; quelle con


compagine sociale aperte o chiuse; quelle che si rivolgono ai mercati o ai privati; quali mano pubblica o
privata.
L’art.2325-bis, tratta delle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio.
Distinguiamo, quindi, un regime comune a tutte le S.p.A. e due statuti speciali: uno riguardante le società
con compagini ampie e aperte le l'altro riguardante tutte le altre.
Società unipersonale: può nascere o vedere ridotta successivamente la compagine sociale ad un unico
socio. Tale situazione comporta il gravare su soci e amministratori specifici oneri. Ad esempio, l’azionista è
obbligato a versare per intero il capitale sociale sottoscritto all’atto di costituzione della società; se invece
l’unipersonalità sopraggiunge dei conferimenti si risponderà entro 90gg.
Nel caso in cui, si costituisca o ricostituisca la pluralità dev'essere depositata una dichiarazione presso il
registro delle imprese. Tutti questi sono adempimenti fondamentali, perché ad essi è collegato il regime di
responsabilità limitata; infatti in caso di adempimenti questa non riesce ad operare nella sua totalità.
La responsabilità illimitata dell'unico socio è una responsabilità sussidiaria, che sorge solo se l’S.p.A non
adempie alle obbligazioni e l’escussione del suo patrimonio si rivela infruttuosa.
Diversa invece è l’ipotesi del fallimento, che non si estende alla persona del socio.

3. Costituzione: la nascita della persona giuridica avviene attraverso due passaggi: atto costitutivo e
pubblicità, ed è la legge a prevedere forme e modalità.

Atto costitutivo e statuto: art.2328. La costituzione può avvenire per contratto o per atto unilaterale.
Perché la società nasca è necessario redigere l'atto costitutivo, che deve contenere: le caratteristiche
fondamentali dell’attività, la denominazione sociale, la sede, l’oggetto, la durata (può essere anche
indeterminata) e il capitale sociale.
Inoltre, deve contenere il numero e le caratteristiche delle azioni e della loro emissione, nonché il valore
attribuito a crediti e conferimenti in natura. In realtà, la regolamentazione di quest’ultimi elementi è solo
eventuale e spesso si applica il regime legale.
Altre indicazioni riguardano la struttura di governo societario, e determinano a quali soggetti spetterà gestire
le risorse e porre in essere l’attività.
Riguardo ai sistemi di amministrazione, la disciplina del 2003, ha previsto 3 diverse tipologie.
Lo statuto, contiene le norme riguardanti il funzionamento della società. La presenza di clausole statutarie
non è strettamente necessaria. Atto costitutivo e statuto hanno un rapporto di interdipendenza, ma in caso
di contrasto le clausole statutarie tendono a prevalere.

Forma dell'atto costitutivo e controllo notarile: l’atto costitutivo dev’essere redatto per atto pubblico.
Il notaio ha il compito di verificare l'effettiva conformità alla legge dello stesso (funzione di controllo).

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Condizioni per la costituzione: art.2329 devono essere rispettate 3 diverse condizioni: sottoscrizione
dell'intero capitale sociale, rispetto delle previsioni di legge circa i conferimenti e sussistenza di
autorizzazioni e condizioni richieste dalla legge alla costituzione della società in relazione al suo oggetto.

Modalità di costituzione istantanea e per pubblica sottoscrizione: la prima è la più immediata, prevede
che i soci fondatori sottoscrivere interamente il capitale nel momento in cui si determinano i contenuti
dell'organizzazione sociale nella stipula dell'atto costitutivo. C'è una contestualità tra le fasi.
La seconda fattispecie prevede la possibilità che le operazioni avvengano in momenti diversi, e che le
sottoscrizioni siano sollecitate presso il pubblico, dunque tra investitori sconosciuti.
Iscrizione nel registro delle imprese e operazioni prima dell’iscrizione: art.2330, per la procedura di
iscrizione impone al notaio di depositare nel registro l'atto costitutivo entro 20gg dalla ricezione.
Con il deposito dovrà essere effettuata una richiesta di iscrizione, sulla quale il registro dovrà effettuare
controllo di regolarità formale. Dopo l’iscrizione l’S.p.A. acquista personalità giuridica.
È bene capire quali sono gli effetti che l’atto costitutivo è in grado di produrre nel periodo antecedente
l’iscrizione; sin dal momento della stipulazione si produce un irrevocabile vincolo dei sottoscrittori ai
conferimenti, che si potrà sciogliere solo se entro 90gg dalla redazione dell’atto questo non viene iscritto.
Per quanto riguarda gli atti, quelli compiuti nome del S.p.A. prima dell’iscrizione rientrano nella sfera
soggettiva di coloro che partecipano alla fase di costituzione, e che sono illimitatamente e solitamente
responsabile verso i terzi. Inoltre, per quanto riguarda gli effetti sulla società si precisa che questa è
responsabile qualora abbia approvato un'operazione compiuta precedentemente a tale momento, essendo
in tal caso tenuta a rilevare coloro che hanno agito.

4. Modifiche dello statuto: è normale che dopo la costituzione vi possano essere delle opportunità di
modifica dell'assetto originario del S.p.A.
Il legislatore qualifica come modifica dello statuto sia le variazioni dello stesso che le variazioni degli
elementi dell'atto costitutivo, adottando una disciplina generale (art. 2436).
Le modifiche statutarie sono sottratte alla regola dell'unanimità tra i soci e affidata alla competenza degli
organi sociali, generalmente sono sottoposte all'assemblea straordinaria. Sono fatte salve le ipotesi in cui,
in considerazione della natura non strategica della modifica, la legge attribuisce tali funzioni all'organo
amministrativo o anche al consiglio di sorveglianza.

Procedimento: la delibera adotta i normali quorum costitutivi e deliberativi previsti.


Sono presenti importanti vincoli formali (art. 2436), si prevede l'iscrizione nel registro delle imprese della
delibera, previo controllo notarile circa l'adempimento delle condizioni stabilite dalla legge, cioè egli deve
operare un controllo sul rispetto delle norme. Se la verifica del notaio da esito negativo, bisogna
comunicarlo tempestivamente gli amministratori che devono convocare l'assemblea per gli opportuni
provvedimenti.
Gli amministratori hanno anche la possibilità di non far niente, e allora dopo 30gg la delibera diventa
inefficace o di “insistere” sulla delibera adottata ricorrendo in tribunale, in tal caso si apre il procedimento
di omologazione, previsto in via residuale e consistente in un controllo di conformità alla legge.
Se tale controllo è positivo si procede all’iscrizione, dopo la quale la delibera produce effetti.

Nullità del S.p.A.: la sua presenza nel mercato determina un'esigenza di certezza della sua azione, che si
esprime su: la circolazione della ricchezza e la produzione della ricchezza. In vista di un generale processo
economico il legislatore è interessato a garantire la certezza dell'organizzazione azionaria.
Occorre garantire l’incontrovertibilità e la conoscibilità della società.
Quando tutte queste regole non sono interamente rispettate possono esserci delle cause di nullità
(art.2332); quest’ultime possono essere pronunciate nei seguenti casi:
1. Mancata stipulazione dell'atto costitutivo nella forma di atto pubblico
2. Illiceità dell'oggetto sociale
3. Mancanza nell’atto costitutivo di ogni indicazione riguardante la denominazione sociale, i conferimenti,
l'ammontare del capitale sociale o l’oggetto sociale
Qui vale l’irretroattività degli effetti di nullità; infatti, la dichiarazione di nullità non pregiudica l'efficacia
degli atti compiuti in nome della società dopo l'iscrizione nel registro delle imprese.
Nel caso in cui si manifesti una situazione di nullità la conseguenza sarà la liquidazione, dunque la nullità si
affianca alle cause di scioglimento. Comunque, la nullità può essere sanata, eliminando le cause.
La nullità parziale si ha quando una o più clausole statutarie risultano viziate, comunque la loro nullità non
si estende alla società.
Nel caso di invalidità della singola partecipazione, questa non si estende alla società.
L'eventuale accertamento dell’invalidità non può avere effetto retroattivo.

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Infine, per quanto riguarda le modifiche statutarie, la disciplina si riferisce all'invalidità delle delibere
assembleari, dunque i casi in cui una modifica statutaria si può considerare nulla coincidono con i casi
d’invalidità delle delibere.

Patti parasociali: i soci possono definire delle regole utili alle concrete modalità di realizzazione
dell'interesse sociale.
È plausibile che gli azionisti abbiamo interesse a definire dei vincoli di comportamento, per meglio
coordinare la propria azione e salvaguardare il loro interesse.
I patti parasociali sono accordi negoziali, stipulati tra alcuni o tutti i soci, attraverso i quali si determinano
dei vincoli in merito ai diritti amministrativi e dei limiti alla facoltà di disporre delle azioni.
Questi atti producono degli effetti di carattere obbligatorio, ma non sono idonei ad incidere nei confronti
della validità degli atti del S.p.A. o dei soci.
La loro violazione va trattata come un normale inadempimento contrattuale.
Per quanto riguarda la disciplina, in ragione della loro natura extra-sociale, il diritto societario non se ne
occupa centralmente, ma si dedica solo ai riflessi e alle interferenze che possono produrre sull’attività.
Bisogna stabilire se e in che misura questi patti possano influenzare l’attività sociale; comunque, il
legislatore ne presuppone la piena validità.
Circa la durata non può superare i 5 anni, e si intendono stipulati per questo periodo anche se sono previsti
termini maggiori.
In merito alla loro pubblicità, devono essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di ogni
assemblea, con l’obbligo di trascrizione nel verbale e deposito presso il registro delle imprese.

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STRUTTURA FINANZIARIA

1. Capitale sociale e conferimenti: l’S.p.A si caratterizza per l’apertura al reperimento nel mercato di
investimenti finanziari. A fronte del quale gli investitori ricevono degli strumenti rappresentativi della
posizione che essi rivestono nell’ambito dall'organizzazione sociale.
Distinguiamo la raccolta essenziale, che si ha in occasione della creazione delle azioni, con la quale la
società riceve il capitale; dalla racconta eventuale effettuata con la creazione dei cd. altri strumenti finanziari
partecipativi. Sempre eventuale è l’emissione di obbligazioni, cioè risorse “a debito” che l’S.p.A si impegna
a restituire alla scadenza, in aggiunta agli interessi.

2.. Capitale sociale: insieme dei mezzi originariamente presati dai soci e corrispondenti a un vincolo di
stabile destinazione nella società di risorse per un pari importo netto allo svolgimento dell'attività produttiva
che costituisce l'oggetto sociale. È cioè ciò che effettivamente è stato prestato dai soci e posto a
disposizione dell'attività comune. Le clausole statutarie riguardanti il capitale sociale impongono un
“vincolo di mantenimento” che determina la costante autodestinazione all’attività di un importo (almeno)
pari, al netto dei debiti sociali, alla cifra risultante dalla somma delle stesse sottoscrizioni.
La regola sul capitale è particolarmente rigida, esso dev’essere adottato attraverso una clausola statutaria e
ne consegue la tendenziale invariabilità nel tempo (fissità del capitale).
Da tale regola discende il vincolo di non distribuzione presso gli azionisti, che si manifesta con:
a) Divieto di ripartizione di utili in caso di perdite del capitale, fino alla loro riduzione/reintegrazione.
b) Restituzione di conferimenti ai soci e riduzione del capitale “reale” non libera, ma condizionata dalla
concreta sostenibilità di tale operazione.
L’art.2327 stabilisce che l’S.p.A deve avere un capitale non inferiore a € 50.000 (capitale minimo).

3. Formazione del capitale: la cifra di capitale risultante coincide con le sottoscrizioni dei soci.
Con la dichiarazione di sottoscrizione, chi la emette si impegna ad effettuare il conferimento.
Per i conferimenti è presente una disciplina articolata, che stabilisce che se nell’atto costitutivo non viene
previsto diversamente, il conferimento deve farsi un denaro, inoltre 1/4 dei conferimenti dev’essere versato
immediatamente. Sottolineamo che durante la fase di pendenza dei versamenti residui, le azioni possono
comunque circolare ma l’alienante non è liberato dall’obbligo.
Nel caso di socio inadempiente, la società ha a disposizione un rimedio, infatti dopo 15gg dalla
pubblicazione della diffida sulla GU, anziché dover ricorrere per forza a vie giudiziarie, gli amministratori
possono offrire le azioni non ancora liberate, prima agli altri soci e poi al mercato.
Inoltre, il socio in mora con i versamenti non può esercitare il diritto di voto.

Conferimenti diversi dal denaro: in merito il legislatore prevede una serie di previsioni: imponendo che la
società consegua la sicurezza della disponibilità degli apporti promessi a copertura delle sottoscrizioni
operate e che il valore di tali risorse sia pari alla quota di capitale sociale sottoscritto.
Art. 2342 principio di effettività “in senso stretto”, le azioni corrispondenti a beni in natura o crediti
devono essere integralmente liberate all'atto di sottoscrizione.
È da reputarsi ammissibile il conferimento di un bene non solo in proprietà, ma anche in godimento; inoltre,
non possono formare oggetto di conferimento le prestazioni d’opera o di servizi.
Art. 2343 integrità del capitale, complesso procedimento che prevede:
a. Stima del valore del bene/credito apportato, come una relazione giurata dell'esperto nominato dal
tribunale, che deve attestare che il valore è almeno pari a quello attribuito per la determinazione del
capitale.
b. Controllo di tale stima da parte degli amministratori
c. Proporzionale riduzione del capitale sociale, nell'ipotesi in cui dalla revisione degli amministratori risulti
che il conferimento sia in realtà inferiore di oltre 1/5, a meno che il conferente non decida di integrare la
prestazione o recedere totalmente dalla società; in quest'ultimo caso ha diritto alla restituzione del
conferimento quando questa sia possibile in tutto o in parte in natura.
Tale articolo contiene le regole utili a calcolare il valore dei beni apportarti secondo criteri oggettivi.
Il procedimento di stima è un'operazione costosa, si prevedono dell'ipotesi di esenzione quando:
i. Il conferimento riguarda “valori mobiliari” o “strumenti del mercato monetario”
ii. Il bene abbia un valore corrispondente al fair value a cui è stato iscritto nel bilancio
iii. Il bene abbia un valore corrispondente a quello risultante da una valutazione operata da un esperto
indipendente, dotato di comprovata professionalità (stima valida se effettuata entro 6 mesi dal conf.)
Per concludere la procedura è previsto che gli amministratori depositino presso il registro delle imprese una
dichiarazione che indichi i beni conferiti e il relativo valore.

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Acquisti da soggetti correlati all’S.p.A. e compensazione tra il debito al conferimento del
sottoscrittore e il credito da questi vantato verso la società: la legge cerca di scongiurare l'eventualità
che chi abbia sottoscritto le azioni concordi con la società di non effettuare in tutto o in parte il
conferimento, decidendo di operare una compensazione tra credito e debito. Viene stabilito, dunque, che
l'acquisto da parte del S.p.A. di recente costituzione, di beni o crediti di soggetti ad essa correlati possono
avvenire solo con l'osservanza di rigorose procedure. Se l'acquisto avviene primi due anni dell’S.p.A. ed è
corrispondente ad almeno 1/10 del capitale è necessaria l'autorizzazione dell’assemblea, che ai soci sia
messa a disposizione la stima del bene da acquistare e che il verbale dell'assemblea venga iscritto presso il
registro delle imprese. Da tale disciplina sono esclusi gli acquisti effettuati a condizioni normali nell'ambito
delle operazioni societarie. La violazione di tale procedura comporta la responsabilità solidale di
amministratori e alienate per danni causati alla società, ai soci o ai terzi.

4. Sovrapprezzo e apporti “fuori capitale”: non è vero che a ogni apporto del socio debba
corrispondere in capo a questi una quota di capitale sociale. È possibile che dei soci effettuino delle
prestazioni aggiuntive
Il sovrapprezzo è una prestazione aggiuntiva prevista dalla legge per l'aumento di capitale sociale come
l'esclusione del diritto di opzione. È considerato ammissibile nel contesto di costituzione delle S.p.A..
Diverso è il conferimento a capitale “individualmente esuberante”, dove un'azionista si obbliga
conferimento superiore rispetto a quello astrattamente sufficiente rispetto alle azioni emesse in suo favore,
per consentire l'emissione in favore di un altro socio di un numero di azioni per un valore più che
proporzionale al conferimento di quest’ultimo.
Art. 2346; principio di integrità del capitale sociale impone per gli apporti non proporzionali che in
nessun caso il valore dei conferimenti può essere complessivamente inferiore all'ammontare globale del
capitale sociale.
Infine troviamo i versamenti a fondo perduto, cioè somme che vanno a incrementare il patrimonio netto
della società, perché al scio non spetta una loro restituzione, se non in caso di liquidazione.
Diversa è la situazione di eventuali prestiti, per i quali si applica la regola della postergazione rispetto alla
soddisfazione di altri creditori sociali.

5. Azioni con prestazioni accessorie: prevedono prestazioni aggiuntive rispetto ai conferimenti a


capitale. Consentono di assegnare agli azionisti dei titoli con delle utilità di tipo diverso rispetto ai
conferimenti.
Si realizza una sorta di personalizzazione alla partecipazione azionaria. Questo tipo di azioni circolano solo
previo consenso degli amministratori e gli obblighi oggetto di prestazione accessoria non possono essere
modificati senza il consenso di tutti soci.

LE AZIONI. Creazione ed estinzione. Art. 2346 “la partecipazione sociale è rappresentata da azioni”.
Quest’ultime possono venire in rilievo come: partecipazione al capitale sociale, partecipazione all'attività
sociale o condizioni di acquisto ed esercizio dei diritti partecipativi.

1. Significato delle azioni quale partecipazione al capitale. Il valore nominale.


Le singole azioni sono da considerarsi l'unità minima di apporto finanziario per consentire all’S.p.A. di
partecipare all'iniziativa di impresa. Si consente ai singoli investitori di decidere la quantità della propria
partecipazione alla società. Le partecipazioni sono fungibili, quindi la diversa incidenza del socio dipende
solo dalla misura dell'investimento effettuato. Si afferma così il principio della essenziale
“spersonalizzazione” della partecipazione.
Per quanto riguarda il valore nominale, si intende la porzione del capitale corrispondente alla singola
azione. È utile a misurare i diritti spettanti ad ogni socio. Il valore nominale non coincide con quello reale,
che dipende dal valore del S.p.A in un certo momento storico.
Tuttavia vi possono essere diversi criteri di valutazione, quindi possiamo avere: il valore contabile, quello
effettivo e quello di mercato. L’art. 2346 consente la costruzione di un S.p.A. con azioni senza valore
nominale. In ogni caso dev’essere indicato nei titoli azionari il numero complessivo di azioni emesse e il
valore del capitale sociale.

2. Creazione: implica la formazione del capitale sociale attraverso la sottoscrizione dei soci, questa può
avvenire al momento di costituzione del S.p.A o durante l’attività sociale. Specularmente, il venir meno del
capitale comporta l’estinzione della società.
Creazione e assegnazione delle azioni nella costituzione del S.p.A.
La creazione di azioni richiede: la sottoscrizione, il versamento del 25% del conferimento in denaro.
Se mancano questi passaggi si può produrre l’invalidità della singola partecipazione? Prevale la tesi della
nullità della partecipazione, l’azionista ha diritto alla liquidazione della propria quota.
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Emissione successiva. Aumento del capitale gratuito.
L’aumento gratuito consiste in una mera operazione contabile di imputazione a capitale di valori patrimoniali
già esistenti in società. È una semplice decisione organizzativa di rivedere verso l’alto l’originario
rivestimento effettuato.
Condizione necessaria perché si possa programmare un aumento di capitale gratuito, è che la società in
quel momento possieda già “fondi propri” in misura superiore all’importo di capitale precedentemente
stabilito e che quei fondi “in più” siano disponibili.
Art.2442 “l'assemblea può aumentare il capitale, imputando a capitale le riserve e gli altri fondi iscritti in
bilancio in quanto disponibili”. L’operazione si concreta con una delibera dell'assemblea straordinaria,
che interviene sull'articolazione formale del patrimonio netto di bilancio.
Inoltre, l'operazione può concretarsi nell’emissione di nuove azioni, che devono avere le stesse
caratteristiche di quelle già in circolazione e devono essere assegnate gratuitamente agli azionisti in
proporzione a quelle già possedute. Unica eccezione è la previsione statutaria del cd. azionariato dei
dipendenti.

Aumento di capitale tramite nuovi conferimenti: anche qui si vuole adeguare il capitale sociale agli
effettivi volumi dell’attività. L'organo competente è l'assemblea dei soci in sede straordinaria. È possibile, se
lo prevede lo statuto, delegare all'assemblea degli amministratori. Ma perché tale mutamento sia effettivo
sono necessarie nuove sottoscrizioni da parte degli investitori.

In merito ai contenuti, il codice impone una serie di regole:


i. Art.2438, vieta l’aumento di capitale fino all’integrale liberazione delle azioni già emesse.
ii. Art.2439, in caso di conferimenti in denaro, stabilisce che il 25% dev'essere versato alla sottoscrizione.
iii. Le nuove azioni dovranno liberarsi tramite conferimenti in denaro, a meno che l’assemblea straordinaria
accetti novi apporti in natura.

Infine, a fronte di apporti di capitale vengono emesse nuove azioni; entro 30gg dalla sottoscrizione, gli
amministratori devono iscriverla presso il registro delle imprese (efficacia dichiarativa).

Diritto di opzione: art.2441 “le azioni di nuova emissione devono essere offerte in opzione ai soci in
proporzione del numero di azioni già possedute”. Il procedimento si articola così: l'offerta va pubblicata
presso il registro delle imprese, da questo momento vi è un termine, non meno di 15gg, durante il quale può
essere esercitato il diritto di opzione. Sulle azioni rimaste inoptate viene riconosciuto un diritto di prelazione
su coloro che hanno esercitato il diritto di opzione.
Per evitare di comprimere il potere della maggioranza, si stabilisce che il diritto di opzione può essere
escluso in determinati casi: quando le azioni devono essere liberate mediante conferimenti natura o quando
l'interesse della società lo esige. Nelle società quotate si può prevedere un’esclusione di tale diritto nei limiti
del 10% dl capitale sociale preesistente.

Estinzione delle azioni: si ha la riduzione del capitale, attraverso l'abbassamento della soglia di
investimento destinato all’attività.
Anche qui si può avere una riduzione reale, con corrispondente impoverimento della società e correlativa
restituzione ai soci di parte delle risorse.
La competenza è dell’assemblea straordinaria e può essere previsto o il rimborso del capitale versato o la
liberazione dei soci dell'eventuale residuo di versamenti. L'avviso di convocazione Devi indicare ragioni e
modalità della riduzione. Questa è soggetta a un importante vincolo (art.2445), infatti, può essere eseguita
solo dopo 90gg dall'iscrizione nel registro delle imprese, purché nessun creditore si sia opposto.
Nella riduzione nominale non si ha l’uscita di risorse dalla società, ma un riallineamento tra capitale e
patrimonio netto. Si realizza in caso di perdite di capitale, quando il patrimonio netto risulta inferiore al
capitale. È una situazione che mette in difficoltà l’attività, ad esempio non si potrà deliberare la distribuzione
di un eventuale utile. Il legislatore interviene imponendo una serie di norme.
Art.2446 stabilisce che qualora la perdita sia superiore a 1/3, gli amministratore sono obbligati a convocare
l’assemblea che dovrà adottare gli opportuni provvedimenti. Ma se le perdite persistono per un altro
esercizio e nel frattempo non siano diminuite a meno di 1/3, allora bisogna per forza ridurre il capitale in
proporzione alle perdite accertate.
Situazione particolare riguardo l'ipotesi in cui la perdita sia tale da ridurre il capitale al di sotto del minimo
previsto; in tal caso l’assemblea deve operare un aumento a pagamento, oppure può decidere di
trasformarsi in un tipo societario con capitale inferiore o sciogliersi.

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LA PARTECIPAZIONE AZIONARIA: le azioni rappresentano la partecipazione individuale all'attività. In
quanto unità minime indifferenziate la legge le disciplina come indivisibili, inscindibili e uguali.

Indivisibilità e inscindibilità: art.2347 l’azionista non può suddividere la partecipazione, ma la stessa può
essere oggetto di contitolarità tra più persone, in tal caso i diritti saranno esercitati da un rappresentante
comune. Inscindibilità significa che l'azionista non ne può disporre in modo parziale il contenuto in favore di
altri soggetti.

Uguaglianza e autonomia: l'uguaglianza non impone che tutte le azioni debbano essere identica, è
consentita la creazione di categorie diverse di azioni, ma non è ammissibile che la diversità riguardi la
persona che la possiede e non il tipo di azione posseduta. Una diversità tra azionisti si può avere solo in
base alla quantità di azioni possedute. L'autonomia attribuisci alle azioni un insieme di prerogative.

2.. Contenuto delle azioni: agli azionisti spettano diritti patrimoniali e amministrativi.

Diritto agli utili: e alla quota di liquidazione. È invalida la clausola che escluda tali diritti.
Il cd. diritto al dividendo matura ogni anno, nella misura in cui la società produce un utile, che devono
essere realmente conseguiti e risultare dal bilancio regolamento approvato. Occorre, inoltre, una delibera
assembleare che stabiliscono distribuzione di dividendi in una determinata misura.

Diritto di recesso: potere di sciogliersi dalla società e ottenere la liquidazione della propria quota.
Art.2437 stabilisce le cause inderogabili di recesso per le quali è nullo ogni patto volto a escludere o
limitare l'esercizio del diritto. In più ci sono le cause derogabili che operano se non escluse dallo statuto;
quest’ultimo può anche prevedere ulteriori cause. Può essere riconosciuto, nelle società non quotate, il
recesso ad nutum.
Rispetto alle modalità, dev’essere esercitato con raccomandata da spedire entro 15gg dall'iscrizione della
delibera che lo legittima.
Per quanto riguarda la quota di liquidazione, la legge fissa dei criteri per il suo calcolo. Nel caso in cui i soci
intendano contestarla interverrà un esperto nominato dal tribunale.
Le azioni del recedente devono essere offerte in opzione agli altri soci, se questi non sono interessati
possono essere offerte ad altri soggetti. Se residuano azioni devono essere rimborsate dalla società e se i
fondi sociali non sono sufficienti si deve deliberare una riduzione di capitale. Nel caso in cui i creditori si
oppongano alla riduzione, si dovrà deliberare o lo scioglimento della società o la revoca “ a monte” che ha
originato il diritto di recesso.

Diritti amministrativi e diritto di voto: vi rientrano il diritto di intervento in assemblea e il diritto di voto.
Con quest'ultimo gli azionisti alla possibilità di concorrere alla determinazione della volontà assembleare e
incidere sulla vita societaria. Art.2351 prevede però, la possibilità di creare delle azioni senza diritto di voto
o conflitto di voto limitato e dispone che il valore di tali azioni non possa superare la metà del capitale
sociale. Il codice, generalmente, accoglie il sistema “un'azione-un voto”, ma è previsto che l'autonomia
statutaria posso stabilire una serie di deroghe.

Diritti della minoranza: particolari tutele attribuite a soci con particolari percentuali di capitale. Vi rientrano
sia le prerogative funzionali alla promozione dell'attività assembleare che i poteri di denuncia.

Pegno, usufrutto e sequestro di azioni: i diritti che abbiamo fin qui visto spettano al socio in quanto
titolare delle azioni. Una deroga è prevista in caso di vincoli di tipo reale o giudiziale, quando l'interesse del
socio deve essere conciliato con quello di terzi, in capo ai quali tali diritti possono sorgere. (manuale)

3. Categoria azioni: art.2348 è consentita l’emissione di “azioni speciali”, che permettono di diversificare
l'offerta di strumenti finanziari. È possibile creare una categoria di azioni, cioè un insieme di azioni tra loro
uguali. Per quanto riguarda l'attribuzione di particolari diritti, questi possono essere sia patrimoniali e
amministrativi.
Possono crearsi categorie che attribuiscono “privilegi patrimoniali”, inoltre la diversità può anche riguardare
“l’incidenza delle perdite”. Le azioni correlate, forniscono diritti patrimoniali correlati ai risultati dell’attività.
Per quanto riguarda i diritti amministrativi è consentita sia l’espansione che la compressione degli stessi.
Tale diritto può anche essere subordinato al verificarsi di particolari condizioni. Tipicamente prive di voto
sono le azioni di godimento.
Unico limite inderogabile di tale disciplina è il divieto di patto leonino, a cui si aggiunge il necessario rispetto
dell’equilibrio tra rischio e potere.

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Assemblee speciali: funzionano con le regole dell’assemblea straordinaria.
Art.2376 dispone che “le delibere assembleari che pregiudicano i diritti di una categoria di azioni, devono
essere approvate anche dalla serie speciale degli appartenenti alla categoria interessata”.

TITOLI AZIONARI. LEGITTIMAZIONE DEL SOCIO E CIRCOLAZIONE DELLE AZIONI.


Per rendere facile e sicuro l'esercizio dei diritti sociali è prevista l’emissione di titoli azionari, che circolano
sulla base delle regole dei titoli di credito. Sono documenti con un contenuto tipico. Per le azioni quotate
l'emissione di titoli può venire solo in forma scritturale.

2. Titoli azionari (cartacei): si applica la disciplina dei titoli di credito. Il possesso attribuisce la
legittimazione attiva all'esercizio dei diritti. La circolazione di azioni rappresentate da titoli avviene con
rapidità; chi acquista il titolo assume la legittimazione e può esercitare le prerogative. Secondariamente, il
possesso garantisce una tutela rafforzata dell’acquisto (autonomia reale).

Trasferimento di titoli azionari e conseguimento della legittimazione: art.2354 “i titoli possono essere
nominativi o al portatore a scelta del socio, se lo statuto o le leggi speciali non stabiliscono diversamente”.
In caso di nominatività ci sono due modalità di trasferimento: la doppia annotazione, sul titolo e sul registro
dell’emittente o con il rilascio di un nuovo titolo intestato al nuovo socio.
Nelle azioni al portatore si applica un regime più snello e il trasferimento avviene attraverso consegna del
titolo.

3. Dematerializzazione delle azioni: la creazione e circolazione dei documenti azionari è totalmente


sostituito da un sistema di iscrizioni e annotazioni delle azioni e dei nomi degli azionisti su registri informatici
Il sistema prevede la scelta da parte dell’emittente di un depositario centrale, che deve contabilizzare
l’emissione e disciplinarne il trasferimento, opera dunque una serie di operazioni contabili.
Detto ciò, la legge impone una disciplina di tutela stabilendo che “colui che ha ottenuto la registrazione in
base a titolo idoneo e buona fede, non è soggetto a pretese o azioni da parte dei precedenti titolari”,
dunque è protetto anche l'acquisto azionario a non domino. Il titolare di azioni dematerializzate gode della
stessa protezione del possessore del titolo cartaceo.
Riguardo la legittimazione dell’azionista, questa è piena ed esclusiva nell'esercizio dei diritti relativi a
strumenti finanziari registrati nel titolo. L'esercizio dei diritti sociali può avvenire sia personalmente che
tramite intermediario.

4. Mancata emissione: in tal caso la legge stabilisce che “il trasferimento ha effetto nei confronti della
società al momento dell'iscrizione nel libro dei soci”.

5. Limiti statutari alla circolazione delle azioni: principio generale sancisce la libera circolazione
delle azioni, questo non vuol dire che non possa essere ammessa una limitazione della circolazione delle
stesse.
Il legislatore prevede la possibilità d'imporre vincoli e condizionamenti all'autonomia statutaria.
È possibile, che tramite statuto, si vieti del tutto il trasferimento delle azioni, ma è un divieto per il quale la
legge stabilisce un limite temporale.
Sono presenti anche altre clausole meno radicali alla libera circolazione, come clausole di prelazione.
Una clausola interessante è quella “di gradimento”, che subordina il trasferimento delle azioni al consenso
degli organi sociali; è lecita purché non si basi sul mero gradimento, queste sono considerate inefficaci.
La violazione di tali vincoli determina l'inefficacia del trasferimento.

AZIONI PROPRIE E PARTECIPAZIONI SOCIALI DELLA S.P.A

1. Acquisto di azioni proprie da parte dell’emittente o della sua controllata: l’S.p.A può avere
interesse ad acquistare o detenere azioni di propria emissione; ci possono essere interessi di tipo
organizzativo o il fine di stabilizzare i valore di quotazioni. I medesimi fini possono essere perseguiti
attraverso l'acquisto di azioni di una società controllata. Tali fattispecie obbediscono al principio di libertà.
La preoccupazione del legislatore sta nell’evitare che tramite tali operazioni si realizzino risultati
pregiudizievoli alla società, ad esempio che si intacchi in modo significativo il capitale o che si alterino gli
equilibri societari. Dunque, la disciplina introduce una serie di limiti e vincoli a tali operazioni.
Art.2357 “la società non può acquistare azioni proprie se non nei limiti degli utili distribuibili e riserve
disponibili risultanti dall’ultimo bilancio”. Inoltre possono essere acquistate solo le azioni interamente
liberate.
Per evitare che l’acquisto di azioni sia operato in modo strumentale, si prevede l'autorizzazione
dell'assemblea ordinaria sia per l’acquisto che per la disposizione di azioni proprie.
Infine, è presente un limite quantitativo per le azioni proprie uguale a 1/5 del capitale sociale.
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2. L’autosottoscrizione di azioni: qui si ha un’acquisto a titolo originario. In linea di massima è vietata,
ma in caso di violazione le azioni sottoscritte devono essere liberate dei promotori o degli amministratori.
Sottoscrizione reciproca di azioni, vietata perché l'afflusso dei conferimenti da un S.p.A all’altra è solo
apparente.

3. Il finanziamento per l'acquisto di azioni proprie: la società può essere interessata ad agevolare
l'ingresso di terzi investitori. In quel caso, la legge prevede la necessità di una delibera di autorizzazione
della concessione del finanziamento o delle garanzie, che deve provenire dall'assemblea straordinaria dopo
lo svolgimento di un'attività struttura da parte degli amministratori. Per il finanziamento e per le garanzie si
può ricorrere agli utili distribuitili e alle riserva disponibili. È invece vietata l’accettazione di azioni proprie in
garanzia.

4. L'assunzione di partecipazioni sociali qualificate: l’assunzione di partecipazioni in altre società


può avvenire per ragioni industriali o finanziarie. Art.2361 stabilisce che “l’assunzione di partecipazioni in
altre imprese non è consentita se per la misura e l’oggetto della partecipazione ne risulta sostanzialmente
modificato l'oggetto sociale determinato dallo statuto”. Tale divieto non può essere superato dall'assemblea
straordinaria, perché non mira tanto a tutelare i soci, ma piuttosto a preservare l'utilizzo coerente delle
risorse disponibili. La violazione di tale regola può fare ricadere in capo agli amministratori una
responsabilità per danni. Per quanto riguarda l'acquisto di partecipazioni in una società comportante la
responsabilità illimitata delle relative obbligazioni, questa deve essere deliberata dall’assemblea e ne Deve
essere data informazione in una nota integrativa al bilancio.

LE OBBLIGAZIONI

1. Nozione: attraverso le obbligazioni l’S.p.A riceve risorse finanziarie “a debito”, impegnandosi alla
scadenza a restituire la somma più gli interessi. Sono titoli di massa, che presuppongono la creazione di
una pluralità di strumenti finanziari di uguale valore nell’ambito di un'unica operazione finanziaria.
Sono particolari titoli di credito che incorporano il diritto dell’obbligazionista alla restituzione di quanto
prestato. Possono essere indicizzate o a premio, esistono poi le obbligazioni partecipative, quelle
postergate e quelle convertibili in azioni.

2. Procedimento di emissione: la delibera è di competenza degli amministratori. All’emissione segue


la consegna dei titoli cartacei o la realizzazione delle formalità previste in caso di dematerializzazione.
I titoli emessi possono essere nominativi o al portatore ed è previsto un libro delle obbligazioni, dove vanno
annotate quale emesse e l'ammontare di quelle esistenti.

3. Limiti legati all’emissione: emettere obbligazioni comporta un aumento dell'esposizione finanziaria.


Inoltre, le obbligazioni sono caratterizzate da un orizzonte temporale di medio-lungo termine.
Art. 2412 stabilisce un limite all’entità del prestito obbligazionario, che non può eccedere il doppio del
capitale sociale, della riserva legale e delle risorse disponibili risultanti dall'ultimo bilancio.
Si cerca in tal modo di tutelare gli obbligazionisti, tale regola non si applica se la sottoscrizione è avvenuta
da parte di investitori professionali, se le obbligazioni sono destinate ad essere quotate nei mercati
regolamentati, per le obbligazioni convertibili in azioni, quando ricorrono particolari ragioni che interessano
l'economia nazionale dietro autorizzazione dell'autorità governativa e quando sono garantite da ipoteca su
immobili di proprietà della società.

4. Regole di organizzazione degli obbligazionisti: è interesse dell’obbligazionista monitorare il


comportamento della società. La legge prevedeva due organi:
a. L'assemblea degli obbligazionisti, che è deputata a prendere tutte le decisioni riguardanti le obbligazioni
e i sottoscrittori. (manuale).
b. Il rappresentante comune degli obbligazionisti, organo necessario con funzione esecutiva (manuale).
Fuori dei casi in cui è coinvolto l'interesse comune degli obbligazionisti, la tutela dei singoli interessi è
affidata all’iniziativa individuale.

5. Obbligazioni convertibili in azioni: art. 2420 bis. Si prevede che il rapporto originario si converta
durante lo svolgimento del rapporto sociale. Una somma acquisita a titolo di “capitale di debito” si
trasforma in “capitale di rischio”.
La delibera di emissione di tali strumenti è di competenza dell'assemblea straordinaria, la legge determina
specificatamente la procedura di conversione. Le obbligazioni convertibili devono essere offerte in opzione.

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STRUMENTI FINANZIARI DIVERSI DA AZIONI E OBBLIGAZIONI

1. Strumenti finanziari atipici: le figure viste non esauriscono i modi con cui un S.p.A può reperire
investimenti. La società può avere interesse a rivolgersi agli investitori:
c. Raccogliere contribuzioni alla provvista “di rischio” non rivolte ad alimentare specificatamente il capitale
azionario.
d. Sollecitare la domanda di investimento in crediti caratterizzati da un rimborso meno sicuro rispetto a
quello obbligazionario, magari a fronte di una maggiore remunerazione.
Il legislatore possibile un'autonoma organizzazione della struttura finanziaria, rendendo possibile il ricorso a
strumenti finanziari atipici.

2. Regole sulla partecipazione atipica: per gli strumenti finanziari emessi dalla società con contenuto
“partecipativo”, la legge detta una disciplina assai scarna. L'emissione di tali strumenti dev’essere
espressamente prevista dallo statuto. Ai sottoscrittori deve essere riconosciuto un diritto agli utili, inoltre
può essere previsto che ad essi spettino prerogative di tipo amministrativo, possono essere dotati di diritto
di voto su argomenti specificatamente indicati e ad essi è riservata la nomina di un componente
indipendente del consiglio di amministrazione, di quello di sorveglianza o di un sindaco.
La legge stabilisce la formazione di un'assemblea speciale, nella quale dovrà essere esercitato il diritto di
voto; è possibile che venga loro accordata la possibilità di esercitare diritti minori.

3. Strumenti finanziari con l'obbligo di rimborso condizionato: art.2411 l’S.p.A è legittimata ad


emettere strumenti finanziari atipici “di debito”.

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STRUTTURA ORGANIZZATIVA

Nel S.p.A la struttura organizzativa è complessa e varia a seconda del sistema scelto. Oltre al sistema
tradizionale sono presenti il sistema dualistico e quello monistico. Indipendentemente dal sistema
nell’assetto societario si applica il principio della ripartizione fissa delle competenze. Inoltre è necessaria la
presenza di una funzione di controllo, assolta dall’organo di controllo e dal revisore. Anche nelle società non
quotate è previsto un modello abbastanza rigido, per quelle quotate sono previste discipline rafforzate.

SISTEMA TRADIZIONALE

L'assemblea dei soci è un organo previsto in tutti i sistemi. Rappresenta gli azionisti, è per forza un organo
collegiale e le sue competenze sono fissate dalla legge. Deve prendere le decisioni di tipo organizzativo e
opera secondo la regola della maggioranza in base ai quorum prefissati.

1. Competenze: artt.2364 e 2365. Distinguiamo tra assemblea ordinaria e straordinaria, le decisioni


periodiche riguardanti il funzionamento dell'organizzazione sociale sono rimesse alla prima, quelle
riguardanti le modifiche statutarie, le vicende evolutive e la struttura finanziaria sono di competenza della
seconda.
Competenza dell'assemblea ordinaria: approvare il bilancio, distribuire gli utili, nominare e revocare altri
organi sociali, determinare compensi, deliberare l'azione di responsabilità. (manuale)
L'assemblea straordinaria deve modificare lo statuto e nominare i liquidatori. Sono previste varie ipotesi di
delega per modifiche statutarie di minore entità.

2. Procedimento assembleare: i momenti essenziali del procedimento collegiale hanno carattere


formale e sono: convocazione dell’organo, costituzione e riunione, discussione, votazione con relativa
delibera, proclamazione e verbalizzazione. Le regole legali possono essere integrate dallo statuto e il loro
rispetto è condizione di validità delle delibere.

Convocazione dell’assemblea: l'organo amministrativo deve convocare l'assemblea ogni volta che lo
ritiene opportuno; è una decisione discrezionale se, quando e per quali materie convocarla.
Ma al verificarsi di alcune circostanze la convocazione diventa obbligatoria: se si determinano perdite
superiori a 1/3 del capitale o se si verifica una causa di scioglimento della società. Inoltre, è obbligatorio
convocarla almeno una volta all'anno per approvare il bilancio.
Può essere richiesta anche dalla minoranza, che deve indicare gli argomenti di discussione.
Normalmente, convocare l’assemblea è compito degli amministratori, ma in specifiche ipotesi previste dalla
legge tale potere si può estendere ai sindaci, al tribunale, all'amministratore giudiziario e ai liquidatori.
L'avviso di convocazione deve indicare la data, il luogo e l’odg.
Nelle società non quotate dev’essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale almeno 15 gg prima dell’adunanza;
in quelle chiuse possono essere previste modalità alternative più agili. Nelle società quotate, la
convocazione deve avvenire almeno 30gg prima, attraverso avviso pubblico sul sito Internet della società e,
eventualmente, con altre modalità previste dalla Consob.
Per quanto riguarda il luogo della seduta, l'assemblea deve essere convocata nel comune dove ha sede la
società.
L'ordine del giorno ha la funzione di informare i soci sulle materie oggetto di discussione.
Nelle società quotate gli amministratori devono predisporre una relazione sulle materie all’odg.
Le delibere eventualmente assunte dall'assemblea che sia stata convocata senza rispettare queste regole
sono annullabili. In ogni caso l'assemblea si reputa validamente costituita quando tutti gli aventi diritto al
voto sono presenti in riunione.

Costituzione dell'assemblea e validità delle deliberazioni: le delibere sono valide se all’assemblea se alla
riunione è presente un numero minimo di azioni (quorum costitutivo) e se si ha la maggioranza di voti
favorevoli alla decisione (quorum deliberativo).
Per calcolare il primo non devono computarsi di azioni “normalmente” prive di diritto di voto, ma solo quelle
“occasionalmente” prive di tale diritto. In quello deliberativo le azioni prive di diritto di voto non vengono
mai tenute in considerazione.

I quorum sono fissati dalla legge in base alla materia, al tipo di convocazione e al tipo di società.
a. Prima convocazione; società chiuse, assemblea ordinaria, q. costitutivo pari alla metà del capitale e
deliberativo pari alla maggioranza assoluta del capitale con diritto di voto e presente in assemblea;
assemblea straordinaria, q. costitutivo uguale alla maggioranza assoluta del capitale. Lo statuto può
prevedere delle modifiche di aumento del quorum.

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b. Seconda convocazione; dev’essere fatta entro 30gg dalla prima e richiede maggioranze ridotte; anche
se lo statuto può anche qui prevedere maggioranze più elevate tranne che per l'approvazione del
bilancio e la nomina/revoca delle cariche sociali.
c. Convocazioni successive; con i quorum previsti per la seconda convocazione.
Solitamente, nelle società aperte, la seconda convocazione è quella effettiva, per questo è previsto che si
tenga un'unica convocazione, con i quorum deliberativo dei 2/3 del capitale intervenuto.

Intervento: è un diritto spettante ai titolari del diritto di voto; è un diritto strumentale che può essere
esercitato dimostrando la propria legittimazione, legata al possesso azionario.
Sono previste anche modalità d'intervento telematico e l'utilizzo del voto per corrispondenza, che consente
una più ampia partecipazione all'attività sociale.

Rappresentanza in assemblea: art.2372, disciplina non particolarmente lineare, nella quale sono previsti
tre diversi regimi: per le società chiusa, per quelle con azioni diffuse e per quelle quotate.
A. Ci sono delle regole di carattere generale: la delega deve essere sempre conferita per iscritto, è nulla
la delega in bianco, la procura è revocabile ed è vietata la subdelega da parte del delegato.
B. Nelle società che ricorrono al mercato del capitale di rischio la procura può essere rilasciata solo
per singole assemblee. Nelle società chiuse, invece, è ammessa la delega per più assemblee.
C. Certe regole si applicano solo alle società chiuse e a quelle con azioni diffuse: il numero massimo di
delegati rappresentabili è di 20 nelle società chiuse e 50/100/200 in quelle diffuse in base all'entità del
capitale. Inoltre, è vietata la delega a favore degli organi di amministrazione e controllo e dei dipendenti
della società.
D. Per le società quotate ci sono delle specifiche regole: la società deve designare un soggetto al quale
ogni socio potrà conferire una delega, è prevista una particolare procedura chiamata sollecitazione di
deleghe e la delega può essere richiesta da associazioni di azionisti.

Svolgimento dei lavori:


a. Presidente dell’assemblea; deve controllare la regolare costituzione dell’organo, la direzione dei lavori,
lo scrutinio e la proclamazione dei risultati e la verbalizzazione.
È un soggetto indicato dallo statuto ed eletto a maggioranza, coadiuvato da un segretario o, nel caso in
questa presente, da un notaio, al quale è affidata la verbalizzazione. È un organo con competenze
autonome, le cui decisioni non sono sindacabili o revocabili dall’assemblea.
b. La disciplina dello svolgimento dei lavori non è particolarmente dettagliata ed è rimessa in gran parte
alle decisioni del presidente.
c. Diritto d’informazione degli azionisti.
d. Durante lo svolgimento dev'essere rispettato l’odg. La discussione dev’essere regolata in moda da
evitare ogni discriminazione. È previsto il diritto di rinvio, quando 1/3 del capitale sociale dichiara di
non essere sufficientemente informato sulle materie di discussione.
e. Votazione, compito del presidente è scegliere il metodo ed essa dev’essere simultanea. Non è
ammissibile il voto segreto.
f. Proclamazione, dev’essere effettuata dal presidente una volta accertato il risultato.

Verbalizzazione: serve a documentario lo svolgimento della riunione; ha carattere obbligatorio e necessario


Eventuali irregolarità determinano annullabilità della delibera.
Nell’assemblea ordinaria, il verbale è redatto dal presidente e dal segretario; in quella straordinaria dal
notaio.
Art. 2375 si occupa del contenuto del verbale, che deve indicare l'identità dei partecipanti, il capitale
rappresentato in assemblea, le modalità e il risultato della votazione e deve consentire l’identificazione di
favorevoli, contrari e astenuti.
I tempi di redazione; non è prevista la contestualità. Il verbale può essere legittimamente redatto
successivamente alla seduta assembleare ma nei tempi previsti per gli obblighi di deposito e pubblicazione.

3. Conflitto di interessi in assemblea e abuso del diritto di voto: il diritto di voto nelle S.p.A. è
espressione del diritto di partecipazione del singolo ed è rimesso al libero apprezzamento del socio.
Conseguentemente, in caso di impugnazione della delibera, l’autorità giudiziaria non può sindacare sul
merito della decisione, ma verificare solo la presenza di profili di illegittimità. Unico limite esterno al voto
dell’azionista è rappresentato dalla disciplina del conflitto di interessi.
Art. 2373 il conflitto di interessi si verifica quando l'interesse personale del socio si contrappone a quello
della società; il contrasto dev'essere oggettivo e la legge interviene solo in caso di oggettiva incompatibilità.
In questi casi, il voto dell'azionista in conflitto può costituire causa di annullabilità se esso sia stato
determinante per adottare la decisione e se la delibera sia effettivamente idonea a danneggiare la società.

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Comunque, in questi casi, è una libera scelta del socio se votare o astenersi. Unica ipotesi in cui la legge
vieta assolutamente il voto riguarda i soci-amministratori per delibere riguardanti la propria responsabilità.
Abuso di maggioranza: in tal caso la delibera va a danneggiare i soci di minoranza. Qui i soci devono
rispettare il principio di buona fede e in caso di violazione la delibera è annullabile per non conformità alla
legge. Oltre alla sanzione di annullamento, può essere previsto il risarcimento del danno.

Ostruzionismo di minoranza: qui la delibera viene impedita dal comportamento ostruzionistico di alcuni
soci. Anche in queste situazioni si riscontra la responsabilità civile dell’azionista che ha tenuto la condotta
abusiva e si prevede l’annullamento della delibera.

4. Invalidità delle delibere assembleari: nel caso in cui le delibere siano viziate se ne determina
l’invalidità, il codice prevede due figure diverse: annullabilità e nullità. La prima è la categoria generale,
mentre la nullità scatta solo nei casi previsti dall’art.2379: illiceità o impossibilità dell’oggetto, mancanza di
convocazione o di verbalizzazione.

Inesistenza e inefficacia della delibera: l’inesistenza sussiste quando la delibera manca dei requisiti
essenziali e in tal caso manca concretamente l’atto qualificabile come delibera.
L’inefficacia deriva dalla carenza di legittimità del potere deliberativo dell’assemblea.

Annullabilità: disposta per le delibere prese non “in conformità alla legge o allo statuto”.
La difformità si può avere per la violazione sia di norme sostanziali che procedurali.
Le prime riguardano l'oggetto della decisione, le seconda il procedimento.
Art.2377 prevede specifiche ipotesi in cui occorre che il vizio superi in concreto una certa soglia di
rilevanza sostanziale:
1. Partecipazione all'assemblea di persone non legittimate è causa di annullamento solo se, dopo la cd.
prova di resistenza, la partecipazione risulti determinante al raggiungimento del quorum costitutivo;
2. Idem per l’invalidità dei singoli voti o il loro errato conteggio da parte del presidente dell’assemblea;
3. Incompletezza o inesattezza dal verbale, ma solo se impediscono l'accertamento del contenuto.
La legittimazione ad impugnare le delibere annullabili spetta ai soci assenti, dissenzienti o assenti,
ovviamente questi devono avere diritto di voto sulle materie oggetto di delibera.
È posto un limite alla impugnative dei piccoli soci, che hanno legittimazione se compongono minoranze
qualificate (5% capitale sociale; 1/1000 società che ricorrono al mercato del capitale di rischio).
I soci non legittimati all’impugnazione, hanno diritto al risarcimento del danno.
Legittimati all’azione di annullamento sono anche gli amministratori e il collegio sindacale.
Il termine è 90gg.
Circa il procedimento, l’azione si propone attraverso atto di citazione notificato alla società. Colui che
agisce deve dimostrare la propria legittimazione, e se sussiste gran pregiudizio egli può richiedere la
sospensione cautelare della delibera, tale domanda sarà valutata dal giudice.
Se la società riesce a sanare il vizio, l'annullamento non può essere pronunciato. Ma se la delibera viene
annullata, questo produce effetti nei confronti dei soci e gli amministratore devono prende gli opportuni
provvedimenti.
Comunque, l’annullamento non pregiudica i diritti acquisiti in buona fede dai terzi in base agli atti compiuti
in esecuzione della delibera.

Nullità: art.2379 prende cause tassative di nullità.


I. Illiceità dell’oggetto
II. Mancata convocazione dell’assemblea.
III. Mancanza del verbale; questo deve mancare totalmente.L’insufficienza dei suoi contenuti è solo causa
di annullabilità. Ma la nullità può essere sanata con effetto retroattivo se la verbalizzazione viene
eseguita prima dell'assemblea successiva.
La legittimazione ad impugnare spetta a chiunque vi abbia interesse e può essere rilevata d'ufficio dal
giudice. Il termine d’impugnazione è di 3 anni dall’iscrizione e non sussiste se la delibera ha modificato
l'oggetto della società. In tutela del mercato azionario è previsto un termine di 180gg per le delibere di
aumento del capitale, riduzione facoltativa del capitale ed emissione di obbligazioni.
L’impugnazione è preclusa per l’emissione o l’annullamento dei titoli delle società che ricorrono al mercato
del capitale di rischio; per l'approvazione del bilancio e per le delibere di trasformazione, fusione e
scissione.
Gli effetti della sentenza di nullità non pregiudicano i diritti acquisiti dei terzi in buona fede.
Come per l’annullabilità, anche la nullità è sanabile attraverso un'altra delibera assembleare.

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GLI AMMINISTRATORI

1. Competenze: competenza esclusiva sull’attività di gestione (regola inderogabile). L'ordinamento


impone la divisione dei poteri per garantire l’efficenza del governo societario; i soci possono scegliere
diversi modelli, ma sono tutti i modelli legali.

2. Nomina e costruzione del rapporto di amministrazione:


Competenze sulla nomina e amministratori di minoranza: l'assemblea ordinaria nomina i soggetti
preposti alla carica di gestoria, che nel modello tradizionale può essere monocratica o plutocratica.
Tale competenza è sancita dall’art.2364 ed è inderogabile. Unica deroga possibile prevista dal codice è la
possibilità di nomine separate per:
• Consigliere indipendente per i portatori di strumenti finanziari partecipativi (art.2351)
• Assegnazione nel potere di nomina esterna di un certo numero di amministratori, purché proporzionale
alla partecipazione al capitale, ad enti pubblici titolari di partecipazioni di S.p.A che non ricorrono al c. di
rischio.
Non sono presenti tutele per la minoranza; la maggioranza può nominare l’intero consiglio d’amministr.
La tecnica più diffusa è l’elezione con voto di lista. Nelle società quotate è stabilito che almeno un
componente del Cda debba essere espresso da una lista di minoranza.

Requisiti per la nomina. Amministratore indipendente: possono essere nominati amministratori sia soci
che terzi; ma lo statuto può limitare solo ai soci l’eleggibilità. L'ordinamento prevede cause legali di
ineleggibilità e decadenza, come l'incapacità legale, il fallimento, l'interdizione dei pubblici uffici.
Il modello legale non prevede requisiti di professionalità e onorabilità, unica deroga per le società quotate e
quelle a statuto speciale (bancarie e assicurative). Gli statuti possono introdurre norme particolari,
richiedere che la composizione dell'organo rispetti i requisiti di professionalità, fissare norme garanti
dell’indipendenza. Tutti questi requisiti, nelle società quotate, sono imposti dalla legge, che impone la
presenza di un consigliere indipendente o due se ci sono più di 7 membri nel consiglio.

Divieto di concorrenza: art.2390, il divieto viene in rilievo in riferimento all'attività svolta da un'altra impresa
in rapporto di concorrenza attuale o potenziale con quella svolta effettivamente dalla società.
L'eventuale violazione del divieto può esporre gli amministratori a revoca e risarcimento del danno.

Accettazione della carica. Amministratore di fatto: l'accettazione può essere anche tacita. L’art.2383
impone degli adempimenti pubblicitari della nomina nel registro delle imprese. L'amministratore di fatto è un
soggetto che pur privo d’investitura formale, gestisce sistematicamente l’attività. Sono lui riconosciuti gli
stessi poteri e le stesse responsabilità dell'amministratore di diritto.

3. Cessazione degli amministratori:


Durata in carica e cause di cessazione: la durata massima della carica è inderogabilmente 3 anni. Lo
statuto può imporre la sincronicità dei mandati gestori. L’amministratore può cessare dalla carica per:
a. Scadenza del termine, art.2385. prorogatio dell’organo fino alla sua sostituzione.
b. Dimissioni, non è richiesta la forma scritta o una giustificazione. Generalmente, hanno effetto immediato
c. Revoca, può essere disposta dall'assemblea ordinaria o sono previste delle ipotesi di revoca di diritto o
giudiziaria. Non richiede motivazione, ma in mancanza di giusta causa scatta il risarcimento del danno.
d. Decesso

Sostituzione degli amministratori cessati. La cooptazione: se durante il mandato uno o più


amministratori vengono a mancare devono essere sostituiti.
Nel caso in cui cessino uno o più consiglieri, ma rimane in carica la maggioranza degli amministratori di
nomina assembleare, l’art.2386 prevede in capo ai membri del Cda il potere di cooptazione.
L'amministratore cooptato dura in carica fino all'assemblea immediatamente successiva alla sua nomina.
Ma quando viene meno la maggioranza degli amministratori nominati in assemblea, quelli rimasti in carica
devono prontamente convocare l'assemblea per sostituirli.
Infine, nel caso in cui vengano tutti gli amministratori e non si versi in un regime di prorogatio, sarà il
collegio sindacale a dover convocare l’assemblea e ad esercitare nel frattempo l'ordinaria amministrazione.
Quindi, in linea di principio, il venir meno di uno o più amministratori lascia in carica i restanti, con la
previsione di sostituzione dei mancanti.
Però i soci possono introdurre nello statuto la clausola simul stabunt simul cadent, per la quale se
vengono a mancare durante il mandato uno o più amministratori, allora cesserà l'intero consiglio.

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4. Struttura e funzionamento dell'organo di amministrazione: l’organo amministrativo può avere
una composizione numerica varia. Il numero minimo può essere anche un’unità; ma nel S.p.A quotate deve
esserci per forza un consiglio di amministrazione. Non è invece mai previsto un limite massimo.

Consiglio di amministrazione e presidente: se ci sono più amministratori si forma il consiglio di


amministrazione e questa opererà con metodo collegiale.
Il presidente del consiglio di amministrazione è una figura fondamentale. Può essere nominato
dall’assemblea o eletto dallo stesso consiglio. Riguardo le sue competenze, egli deve: convocare l’organo,
fissare l’odg, dirigere la discussione e sottoporre al voto le proposte, proclamare i risultati della votazione e
verbalizzare se non è presente il notaio.
Dunque il presidente coordina i lavori del consiglio; quest'ultimo adotta le proprie decisioni con i quorum
fissati dall’art.2388, q. costitutivo uguale alla presenza della maggioranza degli amministratori in carica e
deliberativo uguale alla maggioranza assoluta dei presenti.

Impugnazione delle delibere consiliari: le delibere del Cda possono essere impugnate se non conformi
alla legge o allo statuto. Qui, tutti i possibili vizi costituiscono causa di annullabilità.
Legittimati all'impugnazione sono gli amministratori assenti o dissenzienti e il collegio sindacale. Anche il
singolo socio è legittimato se la delibera sia lesiva dei suoi diritti. Vengono fatti salvi i diritti acquisiti dei terzi
in buona fede per atti compiuti in esecuzione della delibera.

Amministrazione delegata: le funzioni amministrative possono essere delegate dal Cda a uno o più dei
suoi componenti o al collegio ristretto degli stessi, chiamato comitato esecutivo. L’organo deve gestire
l’impresa e ha il potere di gestione sulle materie delegate; mentre il consiglio, che rimane titolare della
funzione amministrativa nel suo insieme, ha il dovere di vigilanza e, dove occorre, di intervento.
La delega è soggette all’autorizzazione di una clausola statutaria o di una delibera dell'assemblea ordinaria,
in essa dev’essere determinato il contenuto e i limiti. È ammessa la delega generale, ma alcune
competenze rimangono inderogabili. Altre competenze vengono invece direttamente attribuita dalla legge.
L'organo delegato è competente a deliberare “sui piani strategici industriali e finanziari della società”; ha
una competenza concorrente e sovraordinata sulle materie delegate; il consiglio ha poteri-doveri di:
indirizzo, avocazione, sostituzione e controllo.
Gli amministratori delegati sono obbligati a fornire regolarmente le informazioni essenziali agli organi sociali
almeno ogni 6 mesi; inoltre, sono obbligati ad agire in modo informato, di conseguenza possono incorrere
in responsabilità.

5. Interesse sociale, interessi degli amministratori e le cd. “parti correlate”:


Interesse degli amministratori: gli amministratori gestiscono interessi altrui, devono comportarsi con
diligenza e sono obbligati a perseguire l’interesse sociale. L'ordinamento impone degli obblighi di
trasparenza e l'obbligo di informare la società nel caso in cui siano portatori di interessi personali; in
quest'ultima situazione, se coinvolto un'amministratore delegato su di lui grava un obbligo di astensione.
Inoltre, in capo a questi soggetti, c’è l’obbligo di votare in modo non pregiudizievole; l’amministratore in
conflitto deve motivare la sua delibera e quest’ultima se assunta in violazione di tale disciplina è invalida,
può essere impugnata entro 90gg se reca danno alla società.

Le operazioni con parti correlate: disciplina speciale viene applicata alle società che ricorrono al mercato
del capitale di rischio, per esse c’è un’obbligo di informazione al mercato.
La nozione “parti correlate” è determinata dalla Consob, e comprende soggetti che appartengono all’area di
controllo e collegamento societario, a quella dei dirigenti con responsabilità strategica e quella dei soggetti
“vicini” ai precedenti per legami personali. Tali operazioni devono avvenire in trasparenza.
Circa la procedura, sono previsti degli obblighi generali di approfondita istruzione dell'interesse sociale al
compimento dell’operazione.

6. Compensi degli amministratori: la competenza a determinare i compensi è ripartita tra:


a) Compensi degli amministratori sono stabiliti dall'assemblea ordinaria
b) Compensi del comitato esecutivo possono essere stabiliti dall’assemblea o dal consiglio
c) compensi degli amministratori “investiti di particolari cariche”, degli AD sono stabiliti dal Cda.
È ammesso che lo statuto stabilisca un “tetto” massimo per le remunerazioni, ma la giurisprudenza ha
ritenuto che solo quelle palesemente eccessive possono essere dichiarate illegittime.
Quella dei compensi, è un materia che esige trasparenza, e questo bisogno è maggiormente tutelato nelle
società quotate, dove il consiglio approva una relazione sui compensi che dovrà essere pubblicizzata.
Art.2389, oggetto del compenso, oltre il denaro, può essere la partecipazione agli utili o il diritto di opzione
all’acquisto di azioni. È un diritto che nasce dalla legge e dal quale non è permesso sottrarsi.

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7. Rappresentanza: distinguiamo tra rappresentanza volontaria, disciplinata dal c.c, che può essere
conferita tramite procura speciale dal rappresentante statutario, ma non può avere carattere generale e
rappresentanza organica, necessaria e attribuibile a uno o più amministratori.
Per la rappresentanza organica vige una disciplina di particolare tutela dei terzi e del loro affidamento.
La rappresentanza legale è generale, estendendosi anche all'ambito processuale; però lo statuto può
introdurre dei limiti, se questi vengono violati dal rappresentante nella spendita del nome della società non
sono opponibili ai terzi, esse erano stati precedentemente iscritti nel registro delle imprese. Unica eccezione
alla regola di inopponibilità è l’exceptio doli, cioè quando il terza ha agito intenzionalmente a danno della
società.
L’inopponibilità è prevista anche nel caso in cui vi sia estraneità dell’oggetto sociale o si violino limiti legali.
Nel caso in cui il rappresentante compia un’atto in conflitto di interessi, questo è annullabile su domanda
del rappresentato, se il conflitto era noto o conoscibile ai terzi.

8. Azioni di responsabilità contro gli amministratori: artt.2392 ss. Regole sulla responsabilità civile
degli amministratori, ne sono previste per ipotesi: verso la società, i creditori sociali e i singoli soggetti.

Responsabilità verso la società; presupposti: è una responsabilità contrattuale per l'inadempimento


dell'obbligo di corretta amministrazione e per la violazione dei doveri imposti dalla legge o dello statuto.
Si fonda sul criterio soggettivo di colpevolezza.
La disciplina distingue tra obbligo generale di diligenza, comportamento non tipizzato dalla legge e obblighi
specifici. In caso di violazione dell'obbligo generale, la colpa va valutata secondo i criteri di imperizia,
negligenza e imprudenza.
Se viene in rilievo la violazione dell'obbligo generale di diligenza degli amministratori, la prova della colpa
dev'essere data alla società, ma se ad essere violato è un obbligo specifico, l'onere della prova è facilitato
dall’esistenza di fattispecie già determinate.
La responsabilità degli amministratori è solidale, ma il singolo può riuscire a sottrarsi dal vincolo di
solidarietà, dimostrando di essere estraneo; anche se non riesce a dimostrare la sua estraneità, ha
comunque a disposizione delle procedure di dissociazione: annotazione del dissenso o informazione dello
stesso al collegio sindacale.

Azione di responsabilità: il suo esercizio ha bisogno della delibera dell'assemblea ordinaria o dei 2/3 del
collegio sindacale. L’esercizio di tale azione comporta la revoca ope legis degli amministratori.
Però, l'assemblea può deliberare la rinuncia dell’azione o la transazione con gli amministratori, che può
essere impedita con il diritto di veto di una minoranza qualificata. Il termine di prescrizione di tale azione è 5
anni dalla cessazione dell'amministratore in carica.

Azione sociale esercitata dalla minoranza: lo può fare una minoranza qualificata, nelle società chiuse il
20%, in quelle aperte il 2,5%. È un’azione a carattere surrogatorio, dunque essa sarà preclusa se già
pendente o se è già stata disposta dalla società.
L’aspetto più critico è l'accesso alle informazioni necessarie per promuovere l’azione, il sistema non
consente agli azionisti indagini esplorative; inoltre, in caso di accoglimento della domanda, la società dovrà
rimborsare le spese ai soci che hanno agito, ma solo se questi non abbiano potuto soddisfarsi sulla parte
soccombente.

Responsabilità verso i creditori sociali: si fonda su due presupposti: che sia addebitabile agli
amministratori l'inosservanza degli obblighi inerenti la conservazione del patrimonio sociale e che
quest'ultimo risulti insufficiente alla soddisfazione dei crediti.
La prescrizione decorre dal momento in cui si è manifestato l'evento dannoso: l’insufficienza del
patrimonio sociale.

Azioni di responsabilità nelle procedure concorsuali: è poco frequente che l’azione venga promossa
dalla società; solitamente essa viene esercitata nell'ambito delle procedure concorsuali, infatti la
legittimazione in questo caso ricade in capo al curatore.
Quest’ultimo ha l’onere della prova, deve dimostrare i fatti su cui la responsabilità si fonda.
Però, l'ordinamento prevede due presunzioni: la prima è relativa e richiama il cd. criterio bella differenza dei
netti patrimoniali, la seconda è assoluta e riguarda la mancanza o l’inattendibilità delle scritture contabili.

Azione individuale del socio e del terzo: si tratta di un’azione diretta di responsabilità, esercitabile dagli
azionisti o dai terzi che siano stati “direttamente danneggiati”, è dunque un danno distinto, riconducibile alla
perdita patrimoniale derivante da una specifica vicenda. Colui che agisce deve dare prova del fatto doloso
o colposo dell’amministratore. La prescrizione dell’azione è di 5anni.

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Direttori generali: funzionari dirigenti delle imprese medio-grandi. È loro esteso il regime speciale di
responsabilità civile dettato per gli amministratori, anche geneticamente sono subordinati agli stessi.

CONTROLLO SULLA GESTIONE CONTABILE

1. I sindaci

Funzioni del collegio sindacale: organo al vertice del sistema di controllo. Esso deve vigilare
sull’osservanza della legge e dello statuto. Non è solo un controllo di legalità formale, ma anche sostanziale,
circa il rispetto dei principi di corretta amministrazione. Dunque, è una vigilanza complessiva sull’attività,
che per non può estendersi fino a un controllo di merito. Dovrà essere un controllo continuativo, ma potrà
essere effettuato a campione.
Il collegio sindacale delle società quotate è investito del potere di vigilanza sull’attività interna, che
nell’ambito della revisione legale dei conti, che è affidata a un revisore esterno. Ma a lui non spettano dirette
funzioni di controllo contabile. Inoltre, ha compiti informativi e consultivi con l’assemblea.
Hanno poi dei poteri reattivi, per fronteggiare le irregolarità degli amministratori.

Nomina e requisiti. Cause di cessazione: è un’organo a composizione numerica rigida: 3 o 5 membri


effettivi. I sindaci devono godere dei requisiti di professionalità a pena di nullità della nomina. La nomina è
di competenza dell’assemblea ordinaria e ad essa deve seguire l’accettazione.
Le cause di cessazione del rapporto sono: decesso, scadenza del termine, decadenza, rinuncia e revoca
per giusta causa. (manuale).

Indipendenza e inamovibilità: sono requisiti di eleggibilità, in mancanza dei quali scatta la rimozione dalla
carica. Sono presidenti delle cause legali di ineleggibilità, non derogabili dagli statuti, quelle previste per gli
amministratori; coniugio, parentela o affinità con gli amministratore o altri rapporti di natura patrimoniale che
compromettono l’indipendenza.
Regola a salvaguardia dell’indipendenza è l’invariabilità dei compensi. In più il sindaco può essere revocato
solo per giusta causa con delibera dell'assemblea ordinaria, approvata con decreto del tribunale.

Collegio sindacale: funzionamento e poteri: deve riunirsi almeno ogni 90gg. L’esercito delle proprie
funzioni si articola in 3 fasi: istruttoria, valutativa e reattiva.
In ogni fase i poteri dell’organo sono individuali, attribuiti disgiuntamente ad ogni sindaco o collegiali,
esercitabile solo in forma collegiale.
a. Fase istruttoria; i sindaci godono di poteri ispettivi individuali, mentre la richiesta di informazioni agli
amministratori è di competenza collegiale.
I sindaci possono avvalersi per le attività ispettive, a proprie spese, di propri collaboratori. Tale fase, può
arricchirsi oltre col dovere-potete di scambiare informazioni con il revisore legale, anche con la
collaborazione con organi di controllo delle società controllate. Di tutti gli accertamenti da loro eseguiti
deve restare traccia nel libro delle adunanze del collegio sindacale.
b. Fase valutativa; può essere esercitata collegialmente.
c. Fase reattiva; può concretarsi in diverse iniziative a seconda della graduazione delle situazioni.
i. Circa i poteri da esercitare collegialmente, i sindaci possono e devono convocare l'assemblea in
caso di omissione o ingiustificato ritardo degli amministratori alla convocazione dell'assemblea
obbligatoria. In caso di “gravi irregolarità della gestione”, i sindaci potranno presentare denuncia al
tribunale. Il collegio sindacale è legittimato ad impugnare le delibere assembleari o consiliari
illegittime, quando ritenga che queste debbano essere eliminate. Infine, Deve promuovere l'esercizio
dell'azione sociale di responsabilità nei confronti degli amministratori, con la maggioranza dei 2/3
dei componenti.
ii. Il singolo sindaco può reagire individualmente alle accertate irregolarità.
iii. L'intervento dei sindaci può essere sollecitato dagli azionisti, tramite apposita denuncia. Ogni socio,
puoi chiedere al collegio sindacale di indagare su fatti censurabili, che il collegio avrebbe dovuto già
rilevare nell'esercizio delle sue funzioni di controllo.

Responsabilità dei sindaci: devono adempiere ai propri doveri con diligenza professionale.
Sono solidalmente responsabili con gli amministratori, ma è una responsabilità per fatto proprio, non
essendo automatica una volta accertata quella degli amministratori.
vi possono poi essere casi in cui vi è una responsabilità esclusiva dei sindaci: per violazione di segreti e
false attestazioni. Si prescrive in 5 anni.

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2. Revisione legale dei conti

Funzione di controllo contabile e giudizio sul bilancio: regolmentata dal d.lgs.39/2010 che istituisce il
Registro dei revisori legali. Un’insieme di regole speciali sono previste per gli EIP.
La funzione di controllo contabile è volta alla regolare tenuta della contabilità sociale e alla corretta
rilevazione nelle scritture contabili dei fatti di gestione.
Il revisore deve quindi formulare un giudizio: che può essere positivo, con rilievi o negativo, oppure potrà
dichiarare l’impossibilità di renderlo spiegandone la motivazione.
È un controllo che deve esercitarsi con continuità.

Disciplina e responsabilità del revisore: l’attuale disciplina mira ad accentuale l'indipendenza dei revisori.
Dunque, la nomina deve avvenire dall’assemblea su proposta motivata dell’organo di controllo, la durata
in carica è di 3 esercizi, più lunga per gli EIP.
Il corrispettivo dev’essere adeguato all’incarico e non può variare.
La revoca può essere deliberata dall'assemblea dietro giusta causa e con il parere dell'organo di controllo.
La revoca d’ufficio è in mano al Ministero dell’economia. A tutela dell’indipendenza, il revisore non può
essere coinvolto nei processi decisionali della società.
In generale, il legislatore punta all’autoresponsabilità del revisore. Inoltre, il revisore deve esercitare il cd.
scetticismo professionale, cioè un atteggiamento dubitativo e critico sulla valutazione della documentazione
inerente la revisione.
Il revisore ha dei poteri informativi e ispettivi. L'attività di revisione dev’essere documentata.
La responsabilità del revisore è solidale con quella degli amministratori, verso la società, i soci e i terzi per i
danni cagionati dalla violazione dei propri doveri. L’azione si prescrive entro 5 anni dalla data della
relazione che rilevi nell’invocare la responsabilità del revisore.

SISTEMI ALTERNATIVI DI AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO: DUALISTICO E MONISTICO.


L’applicazione di sistemi alternativi richiede un’apposita scelta statutaria, altrimenti si applica la regola della
residualità del sistema tradizionale.

1. Sistema dualistico
Consiglio di sorveglianza: composizione: di derivazione tedesca, presenta un consiglio di gestione e un
consiglio di sorveglianza. È caratterizzato da una maggior separazione tra proprietà e gestione.
L’assemblea dei soci deve nominare un'organo intermedio, il consiglio di sorveglianza al quale è affidato il
controllo di legalità e il rapporto con l’organo di gestione. Qui c’è un’accentramento di potere nelle mani del
gruppo di controllo, con una minoranza molto meno incisiva.
Il cons. di sorveglianza è un’organo collegiale, composto da almeno 3 soggetti soci o non. Nelle società
quotate è obbligatoria la nomina di una parte di minoranza. I requisiti di professionalità ed indipendenza
sono meno stringenti i consiglieri hanno diritto ad un compenso.
La durata è di 3 esercizi e la revoca è libera anche senza giusta causa, in tal caso l’assemblea ordinaria
dovrà sostituirli.

Funzione del consiglio di sorveglianza. Il ruolo dell’assemblea: dividiamo le funzioni di controllo da


quelle d’indirizzo. Nella prima area si richiamano i doveri del college sindacale, i potere d’ispezione, quelli di
convocazione e la legittimazione alla denuncia (manuale).
Nella seconda area, rientrano la nomina e la revoca dei componenti del consiglio di gestione,
l'approvazione del bilancio d’esercizio e la facoltà di poter esercitare l'azione di responsabilità. Questi poteri
possono essere estesi dallo statuto, attraverso la competenza a deliberare in merito alle operazioni
strategiche e ai piani industriali e finanziari. Per converso, il ruolo dell'assemblea ordinaria viene ristretto
rispetto al sistema tradizionale.

Modalità di funzionamento del consiglio di sorveglianza: il c.c detta alcune regole organizzative; il suo
presidente è necessariamente eletto dall’assemblea, il consiglio deve riunirsi ogni 3 mesi, per la validità
delle sedute è necessaria la presenza della maggioranza dei componenti e le delibere sono assunte a
maggioranza assoluta dei presenti. Questa delibere sono soggette a un particolare regime di impugnazione
e l'unica sanzione ammessa nei loro confronti è la annullabilità.
Responsabilità può derivare da omessa vigilanza.

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Il consiglio di gestione: nel sistema dualistico, non è ammessa la figura dell'amministratore unico, è
necessaria la costituzione di un'organo collegiale, composta da almeno 2 componenti, anche non soci, ai
quali spetta in via esclusiva la gestione dell’impresa; quest’organo è il consiglio di gestione.
La nomina deve essere effettuata nell'atto costitutivo, per i componenti successivi è rimessa al consiglio di
sorveglianza. La revoca è di competenza esclusiva del consiglio di sorveglianza. In caso di cessazione
anticipata di un consigliere questo dev’essere sostituito.
Il merito alle funzioni, è previsto per il consiglio di gestione possa delegare le proprie attribuzioni ad uno o
più dei suoi componenti. La disciplina di funzionamento del consiglio di gestione è regolata con un
pressoché generale rinvio alla disciplina del consiglio di amministrazione.
L'azione sociale di responsabilità contro i consiglieri può essere promossa dopo la delibera dell'assemblea
ordinaria o su iniziativa della minoranza.

2. Sistema monistico: di derivazione anglosassone, presenta, all’interno dell’organo amministrativi, un


comitato di controllo per la gestione, composto da amministratori indipendenti. Caratteristica del sistema
è coinvolgere i “soggetti di controllo” nelle decisioni gestionali.

Comitato per il controllo sulla gestione: composizione: al fine della nomina regolare del comitato, è
previsto che almeno 1/3 dei componenti del consiglio di amministrazione debba essere in possesso dei
requisiti di indipendenza, lo statuto può prevedere requisiti più stringenti.
Tutti i componenti del comitato di controllo devono essere scelti tra i consiglieri che risultano in possesso
dei requisiti di indipendenza, professionalità e onorabilità. Inoltre, i componenti non possono far parte del
comitato esecutivo, ne ricevere deleghe o cariche particolari; in definitiva, essi devono essere scelti tra i cd.
amministratori non esecutivi.
Il numero dei componenti del comitato è stabilita dal consiglio di amministrazione, ma essi devono essere
almeno 3 nelle società che ricorrono al mercato del capitale di rischio.
Al Cda, oltre la nomina, spetta anche il potere di revoca, che può essere stabilita anche senza giusta causa,
salvo risarcimento del danno.

Funzioni del comitato: sono simili a quelle del collegio sindacale; inoltre, al comitato si applicano le
disposizioni in materia di denuncia da parte dei soci su fatti censurabili e denuncia al tribunale.
Per le società quotate è prevista una disciplina più analitica: il potere d’ispezione è assegnato al comitato, i
singoli componenti del comitato possono chiedere agli amministratori notizie sull'andamento delle
operazioni e di certi affari.
La disciplina sul funzionamento del comitato di controllo prevede l'obbligo di riunioni trimestrali, di
verbalizzazione delle sedute e della tenuta del libro delle adunanze; è previsto quorum costitutivo uguale
alla maggioranza dei componenti e uno deliberativo uguale alla maggioranza dei presenti.
Il comitato viene convocato dal presidente

CONTROLLO GIUDIZIARIO SULLA GESTIONE


Controlli esterni di natura giudiziaria attivabili dai soci, dal collegio sindacale o dal pm.
Tutelano l'interesse generale al buon funzionamento delle imprese maggiori; sono comunque rimedi di
natura eccezionale.
Presupposto per poter denunciare al tribunale è il fondato sospetto di gravi irregolarità, riguardanti la
gestione e consistenti nella violazione dei doveri degli amministratori, cioè atti idonei a danneggiare la
società. La legittimazione alla denuncia è in capo agli azionisti che rappresentano il 10% del capitale o il
5% nelle società che fanno ricorso al mercato di capitale di rischio. Più l’organo di controllo e pm.
La procedura prevede la convocazione in camera di consiglio di amministratori e sindaci. In caso di
ravvedimento operoso, il tribunale potrà sospendere la procedura, altrimenti può ordinare l'ispezione
giudiziale della società, al termine della quale può adottare opportuni provvedimenti provvisori.
L'amministratore giudiziario nominato svolgerà funzioni di risanamento e potrà compiere anche gli atti di
straordinaria amministrazione, dietro autorizzazione del tribunale. Inoltre, gode della legittimazione
autonomo al promovimento dell'azione sociale di responsabilità contro amministratori e sindaci revocati.
Finita la gestione commissariale, dovrà convocare l’assemblea per la nomina dei nuovi organi sociali nella
società risanata.

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DOCUMENTAZIONE DELL’ATTIVITA’ SOCIALE
L’attività sociale dev’essere documentata da un’insieme di scritture.
1. Conti dell’iniziativa economica; libri e altre scritture contabili. Il bilancio d’esercizio, è un documento
particolare e periodico, che rappresenta la situazione finanziaria della società per ogni esercizio; ed è
fondamentale nell’informazione societaria.
2. Libri sociali; scrittore ulteriori composta da libri in cui va documentata l’attività degli organi e libri
contenti informazioni relative ai rapporti di investimento e finanziamento di natura societaria.

1. Bilancio d’esercizio: insieme dei documenti redatti annualmente dall’organo amministrativo e


approvati dall’assemblea, che rappresentano in modo veritiero la situazione patrimoniale e finanziaria
della società e il risultato economico dell’esercizio. Dev’essere redatto ogni anno. Si articola in:
a. Stato patrimoniale; che rappresenta una situazione statica circa attività e passività del patrimonio.
b. Conto economico; sintesi del processo dinamico, con riepilogo di costi e ricavi sostenuti.
c. Rendiconto finanziario;
d. Nota integrativa.
Il legislatore è molto rigoroso nel dettare i principi e la struttura della redazione del bilancio. Esso ha delle
funzioni fondamentali: quella informativa, quella estimativa dei risultati dell’attività e quella organizzativa.
Ha un’articolazione piramidale: al vertice le clausole generali, poi i principi di redazione e le disposizioni
attuattive, infine troviamo le disposizioni attuattive. (manuale IAS/IFRS).

Clausole generali: verità, chiarezza e correttezza: art.2423


a. Verità: gli elementi patrimoniali, i proventi e i costi iscritti devono essere reali e completi sogni elemento
dev’essere iscritto secondo il suo valore reale. La valutazione dev’essere il più possibile corretta.
b. Chiarezza: esposizione ordinata, dettagliata e trasparente. È garantita dalla struttura.
c. Correttezza: adeguatezza tecnica e buona fede oggettiva.

Principi tecnici di redazione: art.2423-bis indica i criteri tecnici generali da osservare durante la redazione
del bilancio. Ci rientrano il principio di prudenza, competenza, continuità dell’attività (manuale).

Struttura:
a. Stato patrimoniale; composta dall’attivo e dal passivo (manuale). Dev’essere iscritto il patrimonio netto,
il capitale, le riserve e gli utili.
b. Conto economico; con i valori di produzione e i costi della stessa.
c. Rendiconto finanziario; circa le disponibilità liquide
d. Nota integrativa; informazioni illustrative sui dati numerici.
Invece, sta al di fuori del bilancio la relazione degli amministratori, cioè un resoconto circa la situazione
societaria, l’andamento e il risultato della gestione.

Procedimento di formazione e invalidità del bilancio: il progetto di bilancio è redatto dall’organo gestori,
per forza in forma collegiale. Dev’essere sottoposto all’organo di controllo e al revisore legale. Poi
dev’essere approvato dall’assemblea ordinaria; anche tale delibera può essere invalida e può venir
impugnata, il vizio procedimentale consueto è l’annullabilità; nullo è invece il vizio d’oggetto della delibera, il
bilancio non conforme a verità o al principio di chiarezza.

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