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Domande commerciale:

1. Piccolo imprenditore (obblighi; iscrizione al registro delle imprese, sezione speciale);


2. Assemblea, chi può partecipare?
3. Invalidità delle delibere; Prima parte: diritto dell’impresa divisa in: una
4. Cos’è la girata? Può essere girata in bianco o intera? sezione sull’imprenditore, una seconda sui titoli di
5. Presupposti del fallimento; credito, una terza sulle procedure concorsuali e una
6. Insolvenza; quarta sulla concorrenza.
7. Spa unipersonale;
Parte seconda: dedicata al diritto societario e si
8. Si può avere una sas o una snc unipersonale?
articola in una sezione sulle società in generale, una
9. Cause di scioglimento di una società
sulla società di persone e una sulle società di
10. Snc irregolare
capitali.
11. L’assegno bancario
12. L’institore
13. Ausiliari dell’imprenditore
14. Amministrazione
15. Amministrazione nella società di persone: a chi spetta?
16. Amministrazione della snc
17. Categorie di azioni
18. Modelli di amministrazione e controllo (monistico dualistico)
19. Come cambiano le competenze di tra modello tradizionale e modello dualistico?
20. L’azienda
21. Cos’è l’avviamento?
22. Può circolare l’azienda? Può essere ceduta?
23. Gli effetti della dichiarazione di fallimento
24. Approvazione del bilancio
25. Come si costituisce la spa?
26. Quando nasce la società?
27. Tipi di efficacia e pubblicità legale (dichiarativa, nominativa, costitutiva);
28. Le obbligazioni sorte prima di essere inserite nel registro delle imprese, come le obbligazioni
materiali;
29. Cause di scioglimento della società di persone (uscite, recesso ed escussione);
30. Sono obbligati gli eredi?
31. La cambiale, cambiale in bianco;
32. Girata per l’incasso;
33. Procura;
34. Quando è nulla la delibera?
35. Gli organi del fallimento;
36. Competenze del comitato dei creditori;
37. L’imprenditore agricolo;
38. Elemento biologico che introduce l’imprenditore agricolo nel…;
39. Collegamento soggettivo;
40. Spa unipersonale;
41. Azioni di risparmio.

SOCIETA’ CAMBIALE AZIONI

AMMINISTRAZIONE GIRATA

SAS SNC SPA SRL IN BIANCO


1) PICCOLO IMPRENDITORE.

È disciplinato dall’articolo 2083 c.c.: “Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i
piccoli commercianti e coloro che esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il
lavoro proprio e dei componenti della famiglia.”

Analizzando tale articolo, comprendiamo, come la presenza del lavoro proprio e familiare costituisca il
carattere distintivo di questa particolare categoria di imprenditore. La piccola impresa ricorre proprio,
quando il lavoro proprio e quello dei familiari, prevalgono sia rispetto al lavoro altrui che al capitale. Il
piccolo imprenditore è sottoposto allo statuto generale dell’imprenditore. È invece esonerato, anche se
esercita attività commerciale, dalla tenuta delle scritture contabili e dall’assoggettamento al fallimento e
alle altre procedure concorsuali. Inoltre, l’iscrizione nel registro delle imprese non ha funzione di pubblicità
legale.
Inizialmente non era solo il codice civile a definire il piccolo imprenditore, ma anche la legge fallimentare,
questa si avvaleva solo dei requisiti monetari e patrimoniali, palesemente in contrasto con i principi fissati
dal codice civile. A questo punto si poneva un problema, un paradosso, se considerare o meno piccolo
imprenditore un determinato soggetto. Due importanti modifiche, intervenute nel nostro sistema
normativo, hanno modificato la disciplina, abrogando il criterio del reddito e del capitale.
Nuovi criteri dimensionali, basati esclusivamente su caratteri quantitativi e monetari, sono stati introdotti
dalla riforma del 2006, con l’intento di non ripeter gli errori del passato. In base alla disciplina attuale, non è
soggetta al fallimento l’imprenditore che dimostri CONTEMPORANEAMENTE:
• Aver avuto nei tre esercizi, che precedono, la data di deposito dell’istanza di fallimento, un attivo
patrimoniale non superiore a €300.000 complessivo annuo;
• Aver realizzato nei tre esercizi, che precedono la data di deposito dell’istanza di fallimento, ricavi
lordi €200.000 complessivi annui;
• Un ammontare di debiti, anche non scaduti, non superiore a €500.000.

Dopo la riforma del 2006, la legge fallimentare e il codice civile, camminano di pari passo. La legge
fallimentare determina chi può essere dichiarato fallito, mentre il codice civile, ai fini dell’applicazione della
restante disciplina.

2) L’assemblea. Chi può partecipare?

L’assemblea, viene disciplinata dal codice civile, attraverso gli articoli da 2363 c.c. a 2379-ter c.c., è l’organo
composto dalle persone dei soci, per questo motivo viene definito organo collegiale. La sua funzione è
quella di formare la volontà della società nelle materie riservate alla sua competenza dalla legge o dall’atto
costitutivo. L’assemblea decide secondo il principio maggioritario, cioè con la volontà espressa della
maggioranza dei soci, che rappresentano la maggioranza del capitale sociale. Distinguiamo l’assemblea
ordinaria da quella straordinaria.
Le competenze dell’assemblea ordinaria variano a seconda del sistema di amministrazione e di controllo
adottato. In quelle società che adottano il sistema tradizionale o monistico, i suoi compiti sono:
1. Approvazione del bilancio;
2. Nomina e revoca di: amministratori, sindaci e del presidente del collegio sindacale (quando
previsto, anche il soggetto demandato al controllo contabile);
3. Se non stabilito nell’atto costitutivo, determina il compenso spettante ad amministratori e sindaci;
4. Delibera sulle responsabilità di amministratori e sindaci;
5. Delibera su tutti gli altri soggetti che la legge le attribuisce e sulle autorizzazioni, per il compimento
di atti degli amministratori;
6. Approva l’eventuale regolamento dei lavori assembleari.
L’assemblea straordinaria a sua volta delibera:

1. Modifiche dello statuto;


2. Nomina, sostituzione e poteri dei liquidatori;
3. Su tutte le altre materie indicate dalla legge.

Distinguiamo, inoltre, l’assemblea generale, le assemblee speciali di categorie e l’assemblea degli azionisti
di risparmio, sulla base delle varie emissioni, possibili, per le società. L’assemblea è generale e unica
quando si emettono azioni ordinarie. Quando si emettono diverse categorie di azioni che conferiscono
diritti amministrativi, alle assemblee generali si affiancano, quelle speciali di categorie, a queste si
applicano le regole dell’assemblea straordinaria quando le azioni speciali non sono quotate. Si applica la
disciplina dell’assemblea degli azionisti di risparmio se le azioni sono quotate.

1. Chi può partecipare all’assemblea?

Possono partecipare all' Assemblea i dipendenti della Società e delle società del Gruppo di appartenenza,
nonché altri soggetti la cui presenza sia ritenuta utile dal Presidente in relazione alle materie da trattare o
per lo svolgimento dei lavori.
Gli azionisti possono partecipare in assemblea sia personalmente, che a mezzo rappresentanze. La
partecipazione attraverso rappresentate viene regolata da due discipline: quella della società per azioni e
quella delle società con azioni quotate. La rappresentanza consente, la partecipazione indiretta dei piccoli
azionisti alla vita della società, inoltre, agevola il raggiungimento della maggioranza assembleare. La
partecipazione a mezzo rappresentanza avviene attraverso la delega. La delega deve essere conferita per
iscritto e deve contenere il nome del rappresentante, non può essere conferita ad una serie di soggetti,
facenti parte del gruppo di comando della società o che sono sotto l’influenza, dello stesso. Delle limitazioni
si pongono sul numero di soci che un soggetto può rappresentare, anche in questo caso, le differenze si
basano sulla quotazione o meno della società, sul mercato con capitale di rischio: il numero di soci che una
persona può rappresentare è massimo di 20, nel caso in cui la società sia quotata, si adotta la distinzione
sulla base della quantità monetaria del capitale a seconda se questo sia di €5.000.000 mln, non superi i
€25.000.000 mln o superi i €25.000.000, in questo caso i soci non potranno superare il numero di 50, 100 o
200 rappresentati.
La riforma del 1998 ha introdotto due istituti sulle deleghe, quello della sollecitazione, definito come: la
richiesta di conferimento di deleghe di voto rivolta a tutti gli azionisti da parte di uno o più soggetti
(committente), che richiedono l’adesione a specifiche proposte di voto; quello della raccolta di deleghe,
inteso come, la richiesta di conferimento di deleghe effettuata da associazioni di azionisti esclusivamente
nei confronti dei propri associati. Lo scopo di quest’ultimo istituto è quello di agevolare l’esercizio di voto
da parte dei piccoli azionisti.

2. 2.1 Come si costituisce e delibera l’assemblea?

Le deliberazioni dell’assemblea esauriscono, un unitario, complesso di fasi, che prendono avvio con la
convocazione:
La convocazione dell’assemblea è di regola decisa dall’organo amministrativo, nel sistema tradizionale e
monistico, o dal consiglio di gestione, nel sistema dualistico. Si provvede alla convocazione attraverso il
relativo avviso che deve contenere: giorno, ora, luogo dell’adunanza e ordine del giorno, inteso come,
l’elenco delle materie da trattare. Anche per l’avviso distinguiamo la società che ricorre al mercato di
rischio e quella che non ricorre. Per quanto riguarda le società, che ricorrono al mercato con capitale di
rischio, l’avviso va pubblicato nella Gazzetta Ufficiale o in un quotidiano indicato nello statuto, 15 giorni
prima della riunione; per le società che non ricorrono al mercato con capitale di rischio, la convocazione
avviene attraverso mezzi idonei a garantire l’effettivo ricevimento, almeno 8 giorni prima dell’adunanza.
Anche in mancanza di queste formalità, l’assemblea si ritiene regolarmente costituita, quando è
rappresentato l’intero capitale sociale e partecipa la maggioranza dei componenti degli organi
amministrativi e di controllo, questa prende il nome di assemblea totalitaria.

La convocazione da parte degli amministratori è obbligatoria in una serie di casi. In particolare, gli
amministratori:

a- Devono convocare l’assemblea una volta l’anno, entro il termine indicato nello statuto, che non
deve superare i 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio. Sempre lo statuto può prevedere un
termine superiore che non può eccedere i 180 giorni, in caso di particolari esigenze legati alla
struttura o all’oggetto sociale;
b- L’assemblea deve essere convocata senza ritardo, quando si ha richiesta da molti soci che
rappresentano almeno il 10% del capitale sociale, se gli amministratori non ne provvedono, la
convocazione viene ordinata dal tribunale che ne designa il presidente.

La convocazione dell’assemblea deve essere poi disposta dal collegio sindacale ogni qualvolta la
convocazione sia obbligatoria e gli amministratori non vi abbiano provveduto. L’assemblea è presieduta
dalla persona indicata nello statuto o da quella eletta con il voto della maggioranza dei presenti. Il
presidente è assistito da un segretario designato. I compiti del presidente sono: verificare la regolarità della
costituzione, accerta l’identità e la legittimazione dei presenti, regola lo svolgimento dei lavori e accerta i
risultati delle votazioni.
Ai soci intervenuti, che rappresentano 1/3 del capitale sociale, è concesso il diritto di chiedere il rinvio
dell’assemblea dichiarando di non essere sufficientemente informato sugli argomenti da trattare. Il rinvio
non può essere superiore a 5 giorni, inoltre, per evitare comportamenti ostruzionistici, si pone un obbligo,
quello di esercitare tale diritto solo una volta per lo stesso oggetto.
Le delibere assembleari devono risultare da verbale, sottoscritto dal presidente e dal segretario o dal
notaio. I verbali devono essere poi trascritti nell’apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni
dell’assemblea, tenuto a cura degli amministratori.
Le varie fasi dell’assemblea si sviluppano attraverso la sua costituzione, con la discussione degli argomenti
d’esame ed infine con le deliberazioni.
Si definisce quorum costitutivo la parte del capitale sociale che deve essere rappresentata in assemblea
perché questa sia regolarmente costituita e possa iniziare ad operare.
Si definisce quorum deliberativo la parte del capitale sociale che si deve esprimere a favore di una
determinata deliberazione perché questa sia approvata. La disciplina del quorum costitutivo e deliberativo
è diversa per l’assemblea ordinaria e straordinaria.
L’assemblea ordinaria in prima convocazione è regolarmente costituita con la presenza di tanti soci che
rappresentano almeno la metà del capitale sociale con diritto di voto. Essa delibera col voto favorevole
della metà più una (maggioranza assoluta) delle azioni che hanno preso parte alla votazione per quella
determinata delibera. Nessun quorum costitutivo è richiesto per l’assemblea ordinaria di seconda
convocazione.
La disciplina delle assemblee straordinarie è invece diversa a seconda che la società faccia o meno ricorso al
mercato del capitale di rischio. Per le assemblee straordinarie delle società che non fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio non è espressamente previsto un quorum costitutivo, anche se risulta
indirettamente dal fatto che il quorum deliberativo è rappresentato da aliquote dell’intero capitale sociale
con diritto di voto e non del solo capitale intervenuto in assemblea. In prima convocazione l’assemblea
straordinaria delibera col voto favorevole di tanti soci che rappresentano più della metà del capitale
sociale. Per la seconda convocazione, vi è una differenziazione fra quorum costitutivo e quorum
deliberativo. L’assemblea straordinaria di seconda convocazione è infatti regolarmente costituita con la
partecipazione di oltre un terzo del capitale sociale e delibera con il voto favorevole di almeno i due terzi
del capitale rappresentato in assemblea. Per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio il
quorum costitutivo minimo è almeno la metà del capitale sociale in prima convocazione e più di un terzo in
seconda convocazione. Per quanto riguarda i quorum deliberativi è invece stabilito che l’assemblea
straordinaria delibera sia in prima che in seconda convocazione, con il voto favorevole di almeno i due terzi
del capitale rappresentato in assemblea. Lo statuto può modificare solo in aumento le maggioranze
previste per l’assemblea ordinaria di prima convocazione e quelle dell’assemblea straordinaria. È
consentito che lo statuto preveda convocazioni ulteriori sia dell’assemblea ordinaria che di quella
straordinaria; convocazioni alle quali si applicano le disposizioni della seconda convocazione. Possono
intervenire in assemblea gli azionisti con diritto di voto e i soggetti che pur non essendo soci hanno diritto
di voto.

3) Invalidità delle delibere:

L’invalidità delle delibere assembleari può essere determinata dalla violazione delle norme che regolano il
procedimento assembleare o da vizi che riguardano il contenuto della delibera. In base all’attuale disciplina
sono annullabili tutte «le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge o dello statuto» (art.
2377, 2° comma). Inoltre si specifica che possono dar vita solo ad annullabilità della delibera:

a. la partecipazione all’assemblea di persone non legittimate, ma solo se tale partecipazione sia stata
determinante per la regolare costituzione dell’assemblea (c.d. prova di resistenza);
b. l’invalidità dei singoli voti o il loro errato conteggio, ma solo se determinanti per il raggiungimento
della maggioranza;
c. l’incompletezza o inesattezza del verbale, ma solo quando impediscono l’accertamento del
contenuto, degli effetti e della validità della delibera.
L’impugnativa può essere proposta solo dai soggetti espressamente previsti dalla legge: soci assenti,
dissenzienti o astenuti, amministratori, consiglio di sorveglianza e collegio sindacale, e anche il
rappresentante comune degli azionisti di risparmio. Inoltre anche dalla Consob, ISVAP e Banca d’Italia.
L’annullamento ha effetto per tutti i soci ed obbliga gli amministratori a prendere i provvedimenti
conseguenti sotto la propria responsabilità. Restano però in ogni caso salvi i diritti acquistati in buona fede
dai terzi in base ad atti compiuti in esecuzione della delibera. Non ha luogo l’annullamento quando la
delibera viene sostituita da un’altra conforme alla legge o all’atto costitutivo.
La delibera è nulla solo nei tre casi tassativamente indicati dall’art. 2379. Sono nulle le delibere il cui
oggetto è impossibile o illecito; cioè contrario a norme imperative, all’ordine pubblico o al buon costume.
Nullità si ha tuttavia anche quando la delibera ha oggetto lecito ma contenuto illecito.
La delibera assembleare è nulla anche nei casi di:

3. mancata convocazione dell’assemblea. Si precisa però che:


a) la convocazione non si considera mancante e non si ha nullità della delibera «nel caso di
irregolarità dell’avviso, se questo proviene da un componente dell’organo amministrativo o di
controllo della società ed è idoneo a consentire a coloro che hanno diritto di intervenire di
essere preventivamente avvertiti della convocazione e della data dell’assemblea»
b) l’azione di nullità non può essere esercitata da chi, anche successivamente, abbia dichiarato il
suo assenso allo svolgimento dell’assemblea.
4. mancanza del verbale. Si precisa però che:
a) il verbale non si considera mancante «se contiene la data della deliberazione e il suo oggetto è
sottoscritto dal presidente dell’assemblea o dal presidente del consiglio di amministrazione o
dal consiglio di sorveglianza e dal segretario o dal notaio»;
b) la nullità per mancanza del verbale è sanata con effetto retroattivo mediante verbalizzazione
eseguita prima dell’assemblea successiva, salvi i diritti dei terzi che in buona fede ignoravano la
deliberazione.
La nullità delle delibere assembleari può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e può essere
rilevata anche di ufficio dal giudice. L’azione di nullità deve essere esercitata entro un termine di tre anni,
che decorre dalla iscrizione o deposito nel registro delle imprese, in caso contrario alla trascrizione nel libro
delle adunanze dell’assemblea. Anche la dichiarazione di nullità non pregiudica i diritti acquistati in buona
fede dai terzi in base ad atti compiuti in esecuzione della delibera; la nullità non può inoltre essere
dichiarata se la delibera è sostituita con altra presa in conformità dalla legge. Termini di decadenza più
brevi sono previsti per alcune delibere di particolare rilievo: aumento del capitale sociale, riduzione reale
del capitale, emissione delle obbligazioni.

4) Che cos’è la girata? Può essere girata in bianco?

In base alla legge di circolazione dei titoli di credito, si distinguono: titoli al portatore, all’ordine e
nominativi.

I titoli all’ordine sono, documenti intestati ad una determinata persona, questi hanno la possibilità di
circolare attraverso la consegna del titolo accompagnato dalla girata, fanno parte di questa categoria: titoli
rappresentativi di merci, cambiale, assegno bancario e assegno circolare.
La girata è una forma di trasferimento dei titoli di credito all'ordine, da un possessore (girante) a un altro
(giratario), che si effettua mediante apposizione della propria firma sul titolo, all'atto della consegna.
Questa può essere piena o in bianco. Viene definita “piena” quando il girante, oltre ad apporre la propria
firma, indica il beneficiario della girata; viene definita “in bianco” quando non contiene il nome del
giratario. Chi riceve un titolo girato in bianco può:
a) riempire la girata con il proprio nome o con quello di altra persona;
b) girare di nuovo il titolo in pieno o in bianco;
c) trasmettere il titolo ad un terzo senza riempire la girata e senza apporne una nuova (in questo caso
la circolazione successiva avviene mediante semplice consegna manuale del titolo.

La serie continua di girate, determina la legittimazione del possessore del titolo, all’esercizio del diritto; si
esclude la continuità delle girate, nel caso in cui, ad una girata piena, non segua la girata di colui che, nella
precedente, è indicato come giratario.
Di regola la girata, non ha alcuna funzione di garanzia, ma il codice disciplina due tipi: la girata per procura e
a titolo di pegno.
Nella girata per procura il giratario assume la veste di rappresentante per l’incasso. Il titolare del credito
resta il girante e il giratario non acquista alcun diritto autonomo, per cui il debitore, può opporre al
giratario per procura, tutte le eccezioni personali opponibili al girante.
Nella girata a titolo di pegno si attribuisce un diritto di pegno sul titolo, a garanzia di un credito, che il
giratario stesso vanta, nei confronti del girante. Al giratario non sono opponibili le eccezioni personali al
girante.

5) Presupposti del fallimento

Il fallimento è una procedura concorsuale liquidatoria, finalizzata alla soddisfazione dei creditori, mediante
la liquidazione del patrimonio dell’imprenditore, a cui si può ricorrere in presenza di determinati requisiti:

1. La qualità di imprenditore commerciale del debitore;


2. Il suo stato di insolvenza;
3. Il superamento di almeno uno dei requisiti fissati all’interno dell’art. 1 della legge fallimentare;
4. La presenza di inadempimenti superiori all’importo fissato dalla legge.
Si prevede, inoltre, un presupposto soggettivo, in cui l’ambito di applicazione del fallimento subisce una
duplice limitazione:

- Il fallimento è sostituito dalla liquidazione coatta amministrativa, per alcune categorie di


imprenditori commerciali, fissati dalle leggi speciali (imprese bancarie);
- Il fallimento cede il passo all’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di
insolvenza, quando ricorrono determinati presupposti, identificati all’interno della suddetta
procedura.

1. QUALITA’ DI IMPRENDITORE COMMERCIALE


L’imprenditore commerciale è soggetto a registrazione nel registro delle imprese, viene disciplinato dall’art.
2195 c.c.
Sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese gli imprenditori che esercitano:
1) un’attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi;
2) un’attività intermediaria nella circolazione dei beni;
3) un’attività di trasporto per terra, per acqua o per aria;
4) un’attività bancaria o assicurativa;
5) altre attività ausiliarie delle precedenti.

6) LO STATO DI INSOLVENZA.

L’imprenditore versa in uno stato di insolvenza quando non è più in grado di soddisfare regolarmente le sue
obbligazioni. Questa si manifesta con l’adempimento di una o più obbligazioni, ma si potrebbe manifestare
attraverso altri fattori come: pagamenti con mezzi anomali, fuga o latitanza dell’imprenditore, chiusura dei
locali dell’impresa…

Il nostro ordinamento fa una distinzione tra insolvenza e inadempimento in quanto, l’imprenditore, pur
avendo soddisfatto tutti i debiti, può versare in uno stato di insolvenza, nel caso in cui, i pagamenti
effettuati, siano avvenuti con mezzi anomali, diretti a mascherare l’insolvenza (prestiti usurai). Viceversa
l’imprenditore può essere inadempiente senza essere insolvente. Ad esempio l’imprenditore che possiede
mezzi liquidi, ma non paga per negligenza. Fin quando i creditori sono soddisfatti, anche se irregolarmente,
il dissesto non assume, per la legge, rilievo sociale ed economico tale da giustificare i costi della procedura
fallimentare. Non ha luogo, la dichiarazione di fallimento, se l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati,
risultanti dagli atti dell’istruttoria fallimentare, è complessivamente inferiore a €300.000,00

3. REQUISITI DI NON FALLIBILITA’

È soggetto al fallimento, solo l’imprenditore commerciale (non agricolo), di natura privata.


In base al nuovo art. 1 l. fall., non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e al concordato preventivo
gli imprenditori commerciali che dimostrino il possesso congiunto dei seguenti requisiti:
 aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito della istanza di fallimento o dall’inizio
dell’attività se di durata inferiore, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non
superiore a 300.000 euro;
 aver realizzato, in qualunque modo risulti, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito della
istanza di fallimento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, ricavi lordi per un ammontare
complessivo annuo non superiore a 200.000 euro;
 avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore a 500.000 euro.
7) Spa unipersonale

La costituzione di una spa può avvenire anche con atto unilaterale, di un unico socio fondatore. In questo
caso i conferimenti, saranno versati integralmente, nel momento della sottoscrizione, da parte del socio.
Inoltre, il tipo di società dovrà essere indicato all’interno degli atti di costituzione, così da poter consentire
ai terzi di conoscere agevolmente se la società è unipersonale. Per quanto riguarda i contratti tra società e
unico socio, si prevede, per assicurare una maggiore trasparenza, che questi siano opponibili ai creditori
sociali, solo se risultano dal libro delle adunanze e dalle deliberazioni del consiglio di amministrazione o da
atto scritto, che abbia data certa anteriore al pignoramento.
Per le operazioni compiute in nome della società, prima dell’iscrizione al registro delle imprese, l’unico
socio risponde in solido con coloro che hanno agito. Per le obbligazioni sociali contratte dopo la
registrazione nel registro delle imprese, l’unico socio non incorre in responsabilità illimitata, ma sono
previste due eccezioni alla regola:
▪ Risponde illimitatamente quando, non venga osservata, regolarmente, la disciplina dell’integrale
liberazione dei conferimenti;
▪ Ne risponde fino a quando non sia stata attuata la specifica pubblicità dettata, per la spa
unipersonale.

La creazione di società unipersonali consente di limitare il rischio di impresa, attraverso la moltiplicazione


formale dei soggetti, cui i relativi diritti e le obbligazioni, sono imputabili.

8) Si può avere una sas o una snc unipersonale?

Non si può avere una snc unipersonale, in quanto, è una società di persone e come tale nel momento in cui
rimane costituita da un solo socio e, con l'impossibilità di ricostituire la pluralità dei soci entro i termini
previsti dalla legge, cessa di esistere. Il cosiddetto socio superstite che, comunque, vuole proseguire
l’attività, ha la possibilità di fare impresa passando da società in nome collettivo alla forma di ditta
individuale e in tal caso, lo scioglimento della snc, sarà automatico, ma le sue funzioni cesseranno, in 6
mesi. La normativa prevede che, durante questo periodo transitorio, a partire dal primo giorno in cui la
società è rimasta con un solo socio, il superstite può proseguire l’attività. Decorsi i 6 mesi, si viene a
configurare una cosiddetta trasformazione impropria della medesima società. La SNC, automaticamente,
diventa un’impresa individuale con il socio superstite che continuerà a svolgere l’attività come un normale
imprenditore, con tutti gli obblighi e i rischi che ne conseguono. Occorre ricordare, inoltre, che anche se la
snc si è sciolta, questo non significa che sia estinta. Per la sua estinzione occorre la cancellazione dal
registro delle imprese.
Per quanto riguarda la sas vale lo stesso ragionamento. In particolare l’art. 2323 c.c. dispone che, nel caso
in cui, venga meno, il socio accomandante o accomandatario, questo deve essere sostituito nel termine di 6
mesi, mentre, se vengono a mancare tutti gli accomandatari, per il periodo di 6 mesi, gli accomandanti
nominano un amministratore provvisorio, per il compimento degli atti di ordinaria amministrazione. Nel
caso in cui ciò non accada la società si scioglie.

9) Cause di scioglimento di una società.

Cause di scioglimento della società semplice e collettiva sono:


1. Il decorso del termine fissato nell’atto costitutivo. E’ tuttavia possibile prorogare la durata della società.
2. Il conseguimento dell’oggetto sociale o la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo.
3. La volontà di tutti i soci.
4. Il venir meno della pluralità di soci, protrattasi per sei mesi.
5. Le altre cause previste dal contratto sociale.
Nel caso della società in nome collettivo, a queste cause, si aggiungono: il fallimento della società ed il
provvedimento, da parte dell’autorità governativa, con cui si dispone la liquidazione coatta amministrativa
della società. Per quanto riguarda la sas, lo scioglimento, oltre che per le cause sopra elencate, può
avvenire quando rimane solo una categoria di soci e quella mancante non venga ricostituita nel termine di
6 mesi.
Possono costituire causa di scioglimento di una società di capitali:

- Decorso del termine eventualmente fissato;


- Deliberazione assembleare;
- Conseguimento dell’oggetto sociale;
- Sopravvenuta impossibilità di conseguirlo;
- Impossibilità di funzionamento;
- Inattività dell’assemblea;
- Riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo previsto dalla legge senza che lo stesso sia
stato reintegrato;
- Nelle conseguenze della delibera dell’assemblea straordinaria in caso di recesso di uno o più soci;
- Impossibilità di provvedere al rimborso delle azioni di questi senza ridurre il capitale sociale;
- Cause previste nell’atto costitutivo o nello statuto.

10) SNC irregolare.

Nel caso in cui una S.n.c. venga costituita senza l’atto scritto, o se l’atto non è depositato presso il registro
delle imprese, si parla di società irregolare, per la quale si applicano le regole della società semplice, come
ad esempio le società di fatto o le società occulte. Per essere valido, l’atto costitutivo deve contenere:
Generalità dei soci;
Ragione sociale, costituita dal nome di uno o più soci e dall’indicazione del rapporto sociale (2292 c.c.);
Indicazione dei soci che hanno l’amministrazione e la rappresentanza della società;
Sede della società ed eventuali sedi secondarie;
Oggetto sociale, cioè l’attività che si intende svolgere;
Conferimenti di ciascun socio e il valore a essi attribuito;
Quota di partecipazione di ciascun socio agli utili o alle perdite;
Criteri di ripartizione degli utili o delle perdite;
Durata della società.
I soci sono illimitatamente e solidalmente responsabili delle obbligazioni della società e in caso di
insolvenza i creditori sociali potranno rifarsi in modo diretto sul patrimonio personale di ogni singolo socio.

11) L’assegno bancario

È un titolo di credito che rappresenta uno strumento di pagamento, con il quale, un soggetto, definito
traente, ordina alla banca o alle Poste, il pagamento di una somma di denaro, a favore di un altro soggetto,
definito beneficiario. Cambiale tratta e assegno bancario, hanno la stessa struttura, per questo motivo, la
disciplina dell’assegno bancario è in larga parte modellata su quella della cambiale tratta. Di regola
incorpora una pluralità di obbligazioni fra loro indipendenti, solidali e disposte per gradi.
Sui requisiti si distinguono quelli formali, cioè di validità dell’assegno, dai semplici requisiti dello stesso.
I requisiti di regolarità vengono violati quando si parla di:
- Assegno non autorizzato, cioè non esiste una convenzione che attribuisce al traente il diritto di
disporre di assegni bancari;
- assegno a vuoto, cioè non esistono all’interno della banca dei fondi che siano disponibili, per la
somma riportata sul documento.
I requisiti di validità sono:

- La denominazione di assegno bancario;


- L’ordine incondizionato di pagare una determinata somma;
- L’indicazione del trattario che può essere solo una banca;
- Luogo di pagamento;
- Data e luogo di emissione;
- Sottoscrizione del traente.

Sull’assegno bancario vige il divieto di accettazione. La banca trattaria non assume in alcun caso la
posizione di obbligato cartolare, nei confronti del portatore del titolo. Il rifiuto ingiustificato di pagare un
assegno regolare e coperto, espone la banca a responsabilità contrattuale solo nei confronti del traente,
non nei confronti del prenditore.
Il visto è la dichiarazione o sigla apposta sull'assegno bancario dal banchiere trattario e da lui sottoscritta,
con la quale si rende edotto il legittimo possessore del titolo dell'esistenza della provvista al momento della
certificazione. Questo non comporta l’obbligo di pagamento, dell’assegno, ma ha solo l’effetto di accertare
l’esistenza di fondi ed impedirne il ritiro, da parte del traente, prima della scadenza del termine. Tale
istituto tutela parzialmente l’aspettativa del portatore di pagamento.
Più diffuso, soprattutto nei rapporti fra banche, è il c.d. benefondi. Questo consiste nella conferma
dell’esistenza dei fondi da parte della banca trattari. Ha il valore di semplice informazione sull’esistenza
attuale dei fondi e non comporta alcuna obbligazione extra-cartolare di pagamento da parte della banca
trattaria (c.d. benefondi informativo). La banca sarà tenuta al risarcimento dei danni solo qualora abbia
fornito informazioni inesatte. La banca può però impegnarsi espressamente a bloccare i fondi
corrispondenti all’ammontare dell’assegno (c.d. benefondi con blocco). In tal caso si obbliga anche extra-
cartolarmente a pagare l’assegno qualora questo risulti regolare.
La circolazione dell’assegno bancario all’ordine è regolata da norme che sostanzialmente coincidono con
quelle dettate per la cambiale. è sempre pagabile a vista ed ogni contraria disposizione si ha per non scritta.
L’assegno bancario deve essere presentato per il pagamento, presso lo sportello della banca trattaria
indicato nel titolo entro i termini previsti. L’omessa presentazione dell’assegno nei termini comporta la
perdita dell’azione di regresso contro i giranti ed i loro avallanti. In caso di mancato pagamento da parte
della banca trattaria, il portatore dell’assegno può agire in regresso contro il traente, i giranti ed i loro
avallanti. Nei confronti del traente, la presentazione tardiva comporta come unica conseguenza che, se
dopo la scadenza del termine di presentazione la disponibilità della somma è venuta meno per fatto del
trattario, il portatore perde i diritti verso il traente per la somma che è venuta a mancare. L’azione di
regresso del portatore contro il traente, i giranti e gli altri obbligati si prescrive in sei mesi dal termine di
presentazione. L’azione di ulteriore regresso dell’obbligato che ha pagato l’assegno contro gli obbligati di
grado anteriore si prescrive invece in sei mesi dal giorno del pagamento o dal giorno in cui l’azione di
regresso è stata promossa contro di lui. L’assegno sbarrato è un assegno cui vengono apposte due rette
parallele sulla faccia anteriore. La sbarratura può essere generale o speciale. E’ generale quando fra le
sbarre non vi è alcuna indicazione o la parola banchiere. E’ speciale quando fra le sbarre è scritto il nome di
un determinato banchiere, che può essere lo stesso trattario. L’assegno bancario con sbarratura generale
può essere pagato solo ad un banchiere, quello con sbarratura speciale, può essere pagato solo al
banchiere designato. L’assegno da accreditare non può essere pagato per contanti, ma può essere regolato
dalla banca trattaria solo mediante scritturazione contabile: accreditamento in conto, giroconto,
compensazione con un credito dalla stessa vantato. L’assegno «non trasferibile» può essere pagato solo
all’immediato prenditore. La girata apposta si ha per non scritta. La cancellazione della clausola si ha per
non avvenuta. Gli assegni bancari (e circolari) di importo superiore a 12.500 euro devono essere emessi con
la clausola di non trasferibilità. L’assegno turistico è un assegno bancario che viene tratto da una banca su
una propria filiale o corrispondente estera e che si caratterizza per la presenza sul titolo di una doppia firma
conforme del prenditore. La prima firma è apposta al momento del rilascio del titolo; la seconda al
momento del pagamento.
L’ammortamento dell’assegno bancario:
➢ non si fa distinzione fra assegno all’ordine e assegno al portatore e perciò la procedura di
ammortamento è eccezionalmente ammessa anche per quest’ultimo;
➢ la procedura di ammortamento è esclusa per l’assegno non trasferibile, dato che lo stesso non può
circolare.
Il prenditore ha diritto di ottenere un duplicato, denunciandone lo smarrimento, la distruzione o
sottrazione, sia al trattario che al traente.

12) L’institore

Nello svolgimento della propria attività l’imprenditore, può avvalersi della collaborazione di altri soggetti
che si vanno a classificare in:

• Ausiliari interni: figure stabilmente inseriti dall’imprenditore, all’interno della propria


organizzazione aziendale;
• Ausiliari esterni: figure che collaborano con l’imprenditore, ma in modo occasionale, sulla base di
rapporti contrattuali.

L’institore, fa parte degli ausiliari interni, in quanto si definisce tale colui che è preposto dal titolare
all’esercizio dell’impresa o in una sede secondaria o di un ramo particolare della stessa. L’institore è tenuto,
insieme all’imprenditore, a due tipi di obblighi: l’iscrizione nel registro delle imprese e la tenuta delle
scritture contabili, riferite all’impresa o alla parte di questa a cui è preposto.
In caso di fallimento dell’imprenditore, le sanzioni penali a carico del fallito, troveranno applicazione anche
per l’institore.
Questa particolare figura, è investito, dal potere di gestione e dal potere di rappresentanza sia sostanziale
che processuale. L’institore può compire, in nome dell’imprenditore, tutti gli atti pertinenti all’esercizio
dell’impresa. Per quanto riguarda la rappresentanza processuale, l’institore può stare in giudizio, sia come
attore (rappresentanza processuale attiva), sia come convenuto (rappresentanza processuale passiva) per
le «obbligazioni dipendenti da atti compiuti nell’esercizio dell’impresa a cui è preposto». Quindi non solo
per gli atti da lui compiuti, ma anche per quelli posti in essere direttamente dall’imprenditore. I poteri
rappresentativi possono essere ampliati o limitati dall’imprenditore. Le limitazioni saranno però opponibili
ai terzi solo se la procura originaria o il successivo atto di limitazione siano stati pubblicati nel registro delle
imprese. l’institore deve rendere palese al terzo con cui contratta tale sua veste, affinché l’atto compiuto e i
relativi effetti ricadano direttamente sul rappresentato; e deve renderla palese spendendo il nome del
rappresentato. Diviene personalmente obbligato, se omette al terzo che tratta per il preponente. È
personalmente obbligato anche il preponente quando gli atti compiuti dall’institore siano pertinenti
all’esercizio d’impresa a cui è preposto.

13) Ausiliari dell’imprenditore

Ausiliari interni ed esterni.


Institore.
Procuratori.
Ausiliari subordinati, di grado inferiore, rispetto l’institore. Sono coloro che in base ad un rapporto
continuativo, hanno il potere di compiere, per l’imprenditore, tutti gli atti pertinenti all’esercizio
dell’impresa, anche se non preposti dallo stesso. Il procuratore non ha rappresentanza processuale
dell’imprenditore, neppure per gli atti compiuti; non è, inoltre, soggetto all’iscrizione nel registro delle
imprese e alla tenuta delle scritture contabili. L’imprenditore non risponde degli atti, compiuti dal
procuratore, senza spendita del nome.
Commessi
Ausiliari subordinati, a cui sono affidate mansioni esecutive o materiali, che li pongono a contatti con i terzi.
A questi è riconosciuto il potere di rappresentanza dell’imprenditore, anche in mancanza dello specifico
atto di conferimento. L’imprenditore, dato che il loro potere è più limitato rispetto a quello dell’istitore e
del procuratore, può limitare o ampliare le loro potenzialità. Tali limitazioni saranno opponibili ai terzi solo
se portate a conoscenza attraverso mezzi idonei, o se si prova l’effettiva conoscenza.

14) Amministrazione

L’amministrazione della società è l’attività di gestione dell’impresa sociale. Per legge ogni socio
illimitatamente responsabile, è amministratore, però l’atto può riservare, la materia, a determinati soci.
Abbiamo due tipi di amministrazione:
Disgiuntiva: il modello legale. Ciascun socio può compiere, da solo tutti gli atti che rientrano nell’oggetto
sociale, anche senza il consenso degli altri amministratori, questi però possono usufruire del diritto di
opposizione: l’opposizione esercitata prima che l’atto sia stato compiuto, paralizza il potere decisorio del
singolo amministratore. Se l’opposizione è fondata o meno, lo decideranno la maggioranza dei soci.
Congiuntiva: L’amministrazione congiuntiva deve essere espressamente convenuta nell’atto costitutivo. In
questo caso è necessario il consenso di tutti i soci, per il compimento delle operazioni sociali.
L’amministrazione può essere più o meno rigida, in quanto, può atteggiarsi sia come amministrazione
all’unanimità, che a maggioranza. Ai singoli soci è riconosciuto il potere di agire individualmente nei casi di
urgenza per evitare danni alla società.
Amministrazione congiuntiva e disgiuntiva tra loro possono essere combinate.
Ai soci amministratori spetta anche il potere di rappresentanza, il potere cioè di agire nei confronti dei terzi
in nome della società. Anche la rappresentanza può essere esercitata congiuntamente o disgiuntamente.
Nel caso in cui questa sia disgiunta, ogni amministratore può decidere da solo atti in nome della società; nel
caso della rappresentanza congiuntiva, tutti i soci amministratori devono partecipare alla stipulazione
dell’atto.
Le limitazioni possono essere opponibili ai terzi:

- nella snc regolare, attraverso l’iscrizione all’interno del registro delle imprese;
- nella snc irregolare, solo se si prova che questi ne erano a conoscenza;
- nella ss, si distinguono, le limitazioni originarie, che sono sempre opponibili, le limitazioni successivi
che sono opponibili se portate a conoscenza.

I soci amministratori possono essere nominati direttamente nell’atto costitutivo o con atto separato.
La distinzione fra amministratori nominati nell’atto costitutivo e amministratori nominati con atto separato
rileva ai fini della revoca della facoltà di amministrare. La revoca dell’amministratore nominato nell’atto
costitutivo deve essere decisa dagli altri soci all’unanimità. La decisione non ha effetto se non ricorre una
giusta causa. L’amministratore nominato per atto separato, invece, «è revocabile secondo le norme del
mandato». Quindi, è revocabile anche se non ricorre una giusta causa, salvo il diritto al risarcimento del
danno. L’amministratore può compiere tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale, non può compiere,
però tutti quegli atti che comportano la modificazione del contratto sociale.
Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società, e hanno l’obbligo di risarcire i danni alla
stessa arrecati. Tuttavia la responsabilità non si estende a quegli amministratori che dimostrino di essere
esenti da colpa.

15) A chi spetta l’amministrazione nella società di persone e nella snc?


16) L’amministrazione spetta, ad ogni socio, che la esercita in modo disgiunto dagli altri.
17) Categorie di azioni

Le azioni sono quote di partecipazione dei soci nella società per azioni. Sono omogenee e standardizzate,
liberamente trasferibili e, di regola, rappresentate da documenti che circolano secondo la modalità dei titoli
di credito.
Definiamo categorie di azioni, quelle fornite di diritti diversi, da quelli che sono previsi dalla disciplina
legale. Ovviamente, se esistono diverse categorie di azioni, le deliberazioni, espresse dall’assemblea
generale, che potrebbero pregiudicare, i diversi diritti attribuiti, devono essere approvate anche
dall’assemblea speciale della categoria interessata.
Alle assemblee speciali si applica la disciplina delle assemblee straordinarie, se la azioni speciali, non sono
quotate. Se le azioni sono quotate, si applica la disciplina dell’organizzazione degli azionisti di risparmio.
Abbiamo:

a) Azioni ordinarie: sono quelle che assegnano diritti patrimoniali: diritto al dividendo, diritto al
rimborso del capitale in caso di scioglimento della società e il diritto di opzione in caso di aumento
del capitale. Questi assegnano anche diritti amministrativi: quello di voto nell’assemblea ordinaria e
straordinaria della società.
b) Azioni privilegiate: sono azioni nominative che assicurano all'azionista la precedenza nella
ripartizione degli utili e nel rimborso del capitale all'atto dello scioglimento della società. Dati questi
privilegi i portatori di azioni privilegiate subiscono delle limitazioni nel diritto di voto, che è precluso
nelle assemblee ordinarie, mentre è concesso in quelle straordinarie. Attribuiscono inoltre ai loro
possessori diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività sociale in un determinato settore.
Nell'eventualità in cui le azioni privilegiate conferiscano al titolare il pieno diritto di voto, queste prendono
il nome di "azioni preferenziali". Le azioni privilegiate possono essere emesse anche da società "non
quotate".
c) Azioni di risparmio: Sono azioni prive del diritto di voto nell'assemblea ma privilegiate nella
distribuzione del dividendo, poiché la società emittente deve distribuire utili ai titolari di queste
azioni fino ad una percentuale, stabilita nello statuto della società, del valore nominale delle azioni
stesse. Sono, solitamente, destinate ai piccoli risparmiatori che cercano più il rendimento
dell'investimento che l'esercizio del diritto di voto. Sono state istituite in Italia con la legge 7 giugno
1974 n. 216, che ha istituito la Consob. Queste azioni sono spesso al portatore perché destinate
generalmente al grande pubblico. Le azioni di risparmio possono essere emesse solo da società con
azioni quotate in Borsa (art. 145 e ss. TUF).
d) Azioni a voto limitato: Sono azioni che subiscono una limitazione del diritto di voto rispetto alle
azioni ordinarie (ad esempio, possono votare solo nelle assemblee straordinarie), fino alla sua
totale soppressione. In questa ipotesi rientrano:
▪ Azioni senza diritto di voto;
▪ Azioni con diritto di voto subordinato al verificarsi di condizioni non meramente
potestative;
▪ Azioni con diritto di voto limitato a particolari argomenti.
Se vengono emesse da società quotate in borsa, devono avere un privilegio dal punto di vista patrimoniale,
secondo quanto previsto dall'art. 145 comma 1 del Decreto Legislativo 24 febbraio 1998 n. 58, venendo ad
assumere la veste di azioni di risparmio o azioni privilegiate. Se sono emesse da società non quotate in
borsa, il diritto di voto può essere limitato anche senza la concessione del privilegio patrimoniale.
e) Azioni correlate: Sono azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività sociale in
un determinato settore. Sono disciplinate dall'articolo 2350 comma 2 del codice civile e sono state
istituite con la riforma del diritto societario entrata in vigore a gennaio 2004. Non concedono
comunque diritto al dividendo se non sulla base di utili risultanti dal bilancio complessivo della
società.
f) Azioni postergate: Sono azioni che hanno diverse modalità di partecipazioni alle perdite. L’azione,
dunque, subisce la perdita solo dopo il totale annullamento delle altre azioni.
È possibile quindi creare azioni postergate nella partecipazione alla copertura delle perdite. Questo
tipo di azioni non è ammesso alle contrattazioni di borsa ed inoltre non garantisce il diritto di voto
in assemblea a meno che non sia esplicitamente previsto dall'atto costitutivo o dallo statuto della
società.
g) Azioni di godimento: Si tratta di azioni assegnate come rimborso all'ex azionista nel caso in cui le
sue azioni siano state annullate per via di una riduzione del capitale sociale per esuberanza. Esse
attribuiscono un diritto di partecipazione agli utili futuri ma non rappresentano una quota di
capitale sociale e sono postergate rispetto alle altre categorie di soci. Gli utili saranno corrisposti a
questa categoria di azioni solo successivamente alla remunerazione di tutte le altre categorie di
azioni nella misura dell'interesse legale, e anche in caso di scioglimento della società il diritto alla
liquidazione di un eventuale attivo residuale sarà postergato rispetto alle altre categorie di azioni.
Alle azioni di godimento è negato il diritto di voto. Esse scaturiscono dalla differenza di valore che
intercorre tra il valore nominale dell'azione e il valore reale della stessa; l'azione all'atto del
rimborso ha un valore di gran lunga superiore a quello originario (valore nominale) e per la
differenza vengono attribuite queste azioni di godimento. (art. 2353)
h) Azioni a favore dei prestatori di lavoro: L'art 2349 consente l'assegnazione straordinaria di utili ai
dipendenti della società attraverso un procedimento articolato: gli utili conseguiti vengono
imputati a capitale e per l'importo corrispondente la società emette speciali categorie di azioni che
vengono assegnate gratuitamente ai prestatori di lavoro. Per tali azioni, la società, può stabilire
norme particolari riguardanti: la forma, le modalità di trasferimento e i diritti spettanti agli azionisti.
In questo caso andiamo a distinguere:
- Azioni gratuite: intese come l’assegnazione di utili ai dipendenti. Vengono definite gratuite, in
quanto, gli utili sono imputabili al capitale sociale della società, per cui, per l’importo
corrispondente, questa, emette speciali categorie di azioni, che vengono assegnate gratuitamente
ai dipendenti.
- Azioni a pagamento: la società escludendo o limitando il diritto di opzione agli azionisti, sulle azioni
a pagamento di nuova emissione, queste stesse, le sottoscrive ai dipendenti.
- Strumenti finanziari partecipativi: strumenti offerti ai dipendenti diverse dalle azioni. Questi non
sono imputati al capitale sociale, quindi non attribuiscono la liquidazione dell’azionista, inoltre,
possono essere forniti solo di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, con esclusione
però del diritto di voto nell’assemblea generale degli azionisti. Il diritto di voto può essere
ammesso, per determinati argomenti che saranno specificatamente indicati, può essere riservata
loro, la nomina di un componente del consiglio di amministrazione o di sorveglianza o di un
sindaco. Lo statuto disciplina «modalità e condizioni di emissione, i diritti che conferiscono, le
sanzioni in caso di inadempimento delle prestazioni e, se ammessa, la legge di circolazione».

18) Modelli di amministrazione e controllo (tradizionale, monistico e dualistico)


Il codice del ’42 prevedeva un unico sistema basato sulla presenza di due organi entrambi di nomina
assembleare:
1. l’organo amministrativo (amministratore unico o consiglio di amministrazione);
2. il collegio sindacale, che inizialmente svolgeva anche funzioni di controllo contabile.
La riforma del 2003 ha poi affiancato al sistema tradizionale di amministrazione e di controllo, altri due
sistemi alternativi, fra i quali la società può scegliere.
a) Il sistema dualistico nel quale l’amministrazione e il controllo sono esercitati da un consiglio di
sorveglianza, di nomina assembleare, e da un consiglio di gestione, nominato direttamente dal
consiglio di sorveglianza. Il consiglio di sorveglianza è inoltre investito anche di ulteriori
competenze che nel sistema tradizionale sono proprie dell’assemblea.
b) Il sistema monistico nel quale l’amministrazione ed il controllo sono esercitati rispettivamente dal
consiglio di amministrazione nominato dall’assemblea, e da un comitato per il controllo sulla
gestione costituito al suo interno ed i cui componenti devono essere dotatati di particolari requisiti
di indipendenza e professionalità.
Nelle società che adottano il sistema tradizionale o quello monistico, l’assemblea ordinaria:
1. Approva il bilancio;
2. Nomina e revoca gli amministratori, i sindaci e il presidente del collegio sindacale e, quando
previsto, il soggetto al quale è demandato il controllo contabile;
3. Determina il compenso degli amministratori e dei sindaci, se non è stabilito nell’atto costitutivo;
4. Delibera sulla responsabilità degli amministratori e dei sindaci;
5. Delibera sugli altri oggetti attribuiti dalla legge alle competenze dell’assemblea, nonché sulle
autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il compimento di atti degli amministratori,
ferma in ogni caso la responsabilità di questi per gli atti compiuti;
6. Approva l’eventuale regolamento dei lavori assembleari.
Il sistema monistico si caratterizza per la soppressione del collegio sindacale. L'amministrazione ed il
controllo sono esercitati dal consiglio di amministrazione e da un comitato per il controllo sulla gestione,
costituito al suo interno che svolge le funzioni proprie del collegio sindacale. Il controllo contabile è poi
affidato ad un revisore contabile o ad una società di revisione.
Al consiglio di amministratore si applicano le disposizioni dettate per gli amministratori nel sistema
tradizionale, con una sola differenza determinata dal fatto che dal suo ambito devono essere estratti i
componenti dell’organo di controllo.
I componenti del comitato per il controllo sulla gestione sono infatti nominati dallo stesso consiglio di
amministrazione fra i consiglieri in possesso di tali requisiti di indipendenza, nonché dei requisiti di
onorabilità e professionalità. Si chiede inoltre che essi non siano membri del comitato esecutivo e che non
svolgano funzioni di gestori e neppure società controllanti o controllate. Il consiglio di amministrazione
determina anche il numero dei componenti del comitato per il controllo della gestione.
Il comitato elegge al suo interno il presidente ed opera con l'osservanza delle norme di funzionamento
dettate per il collegio sindacale.
Il punto debole di questo sistema, consiste nel fatto che i controllori sono direttamente nominati e
controllati, siedono insieme a questi ultimi e votano nel consiglio di amministrazione. La funzionalità del
sistema si gioca tutta sulla effettiva "indipendenza" dei chiamati alla funzione di controllori.
Nel sistema dualistico le competenze dell'assemblea ordinaria sono limitate alla nomina ed alla revoca dei
consiglieri di sorveglianza, alla determinazione del loro compenso, alle deliberazioni sulla loro
responsabilità, alla delibera circa la distribuzione degli utili e, infine, alla nomina del revisore (art. 2364-bis).
Si tratta di un sistema di governance in cui i soci non nominano gli amministratori, non approvano il
bilancio, ma decidono sull’elezione del consiglio di sorveglianza.
Il sistema dualistico prevede la presenza di un consiglio di gestione e di un consiglio di sorveglianza. Il
controllo contabile è poi affidato ad un revisore contabile o ad una società di revisione. Il consiglio di
gestione svolge le funzioni proprie del consiglio di amministrazione nel sistema tradizionale. Il consiglio di
sorveglianza invece esercita sia le funzioni di controllo proprie del collegio sindacale, sia funzioni di indirizzo
della gestione che nel sistema tradizionale sono proprie dell’assemblea dei soci. Il sistema dualistico
determina quindi un più accentuato distacco fra azionisti ed organo gestorio della società. Infatti scelte e
valutazioni tipicamente imprenditoriali, quali la designazione degli amministratori e l’approvazione del
bilancio, sono sottratte ai soci ed affidate ad un organo professionale.
I componenti del consiglio di sorveglianza possono essere soci o non soci. Il loro numero, che non deve
essere inferiore a tre, è fissato dallo statuto. I primi componenti sono nominati nell’atto costitutivo.
Successivamente la loro nomina compete all’assemblea ordinaria.
Almeno un componente del consiglio di sorveglianza deve essere scelto tra gli iscritti nel registro dei
revisori contabili. Non possono invece essere eletti i componenti del consiglio di gestione, né coloro che
sono legati alla società «da un rapporto di lavoro o da un rapporto continuativo di consulenza o di
prestazione d’opera retribuita che ne compromettano l’indipendenza». Trovano inoltre applicazione le
cause di ineleggibilità e di decadenza previste per gli amministratori e, nelle società quotate, anche quelle
previste per i sindaci. I componenti del consiglio di sorveglianza restano in carica tre esercizi e sono
rieleggibili, sono inoltre liberamente revocabili dall’assemblea anche se non ricorre una giusta causa, salvo
il diritto di risarcimento. E’ tuttavia necessario che la delibera sia approvata con il voto favorevole di
almeno un quinto del capitale sociale.
Il consiglio di sorveglianza esercita le funzioni proprie del collegio sindacale nel sistema tradizionale e ha
poteri e diritti analoghi. Nello stesso tempo al consiglio di sorveglianza sono attribuite le funzioni
dell’assemblea ordinaria. I componenti del consiglio di sorveglianza devono adempiere i loro doveri con la
diligenza richiesta dalla natura dell’incarico. Sono solidalmente responsabili con i componenti del consiglio
di gestione per i fatti e le omissioni di questi quando il danno non si sarebbe prodotto se avessero vigilato
in conformità dei doveri della loro carica.
Il consiglio di gestione è costituito da un numero di componenti non inferiori a due. I primi componenti
sono nominati nell’atto costitutivo. Successivamente la loro nomina compete al consiglio di sorveglianza.
L’azione sociale di responsabilità contro i consiglieri di gestione è specificamente disciplinata. Ferma
restando l’applicazione della disciplina dettata per l’azione di responsabilità contro gli amministratori nel
sistema tradizionale, è previsto che tale azione può essere esercita anche dal consiglio di sorveglianza. È
prevista anche la possibilità di rinuncia e di transazione.

19) Come cambiano le competenze tra modello tradizionale e modello dualistico?

Nel sistema tradizionale, detto anche ordinario, prevede la presenza di un Consiglio di Amministrazione con
funzioni amministrative e di un Collegio Sindacale con funzioni di controllo sull’amministrazione, entrambi
di nomina assembleare.
Il sistema dualistico prevede la presenza di un Consiglio di Sorveglianza di nomina assembleare e di un
Consiglio di Gestione, nominato dal Consiglio di Sorveglianza.
L’organo amministrativo, che nel sistema ordinario può avere una struttura individuale, in presenza di
Amministratore Unico, o collegiale, con il Consiglio di Amministrazione, ha il compito di gestire la società,
nei limiti e nel rispetto dell’oggetto sociale e il compito di rappresentare la società stessa nei confronti dei
terzi.
Sia il modello monistico che quello dualistico si differenziano dal modello tradizionale perché non
prevedono una netta separazione tra l’organo che gestisce la società e l’organo che controlla tale gestione.
Nel modello dualistico di amministrazione e controllo, infatti, è prevista prevede la presenza di un Consiglio
di Sorveglianza i cui membri sono nominati dall’Assemblea degli Azionisti e di un Consiglio di Gestione
nominato dal Consiglio di Sorveglianza.
La gestione aziendale è dunque affidata ad un Consiglio di Gestione che ha l’esclusiva responsabilità della
gestione dell’impresa e compie tutte le operazioni necessarie all’attuazione dell’oggetto sociale. L’organo di
controllo è il Consiglio di Sorveglianza.
Durante la vita della società è lo stesso organo di controllo, il Consiglio di Sorveglianza, che nomina e revoca
i componenti del consiglio di gestione. Pertanto, i soggetti deputati all’amministrazione della società sono
diretta espressione dell’organo che procederà al controllo dell’amministrazione stessa.
Il controllo contabile sarà attuato da un organo esterno nominato dalla stessa Assemblea.

20) L’azienda:
«L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa».
L’azienda è un complesso caratterizzato da unità funzionale: i beni aziendali vengono coordinati e destinati
ad uno specifico fine produttivo.
21) Cos’è l’avviamento?
Organizzazione e destinazione ad un fine produttivo attribuiscono ai beni costituiti in azienda e all’azienda
nel suo complesso la capacità di produrre un nuovo «valore», un valore diverso e maggiore di quello
ricavabile dai singoli beni isolatamente considerati. Tale maggior valore si definisce avviamento.
L’avviamento di un’azienda è quindi rappresentato dalla sua attitudine a consentire la realizzazione di un
profitto. Si può distinguere fra avviamento oggettivo e avviamento soggettivo. E’ avviamento oggettivo
quello legato a fattori che permangono anche se muta il titolare dell’azienda. Si definisce invece
avviamento soggettivo quello dovuto all’abilità operativa dell’imprenditore sul mercato ed in particolare
alla sua abilità nel formarsi, conservare ed accrescere la clientela.

22) Può circolare l’azienda? Può essere ceduta?


L’azienda può formare oggetto di atti di disposizione di diversa natura. Può essere venduta, conferita in
società, donata e sulla stessa possono essere anche costituiti diritti reali (usufrutto) o personali (affitto) di
godimento a favore di terzi.
La disciplina dettata, per la circolazione del complesso aziendale si va ad applicare, quando un determinato
atto, si qualifica come trasferimento di azienda. In genere, si ritiene che, per aversi trasferimento di
azienda, non è necessario che l’atto di disposizione comprenda l’intero complesso aziendale. La disciplina
del trasferimento di azienda è applicabile anche quando l’imprenditore trasferisca un insieme di beni
potenzialmente idoneo ad essere utilizzato per l’esercizio di una determinata attività di impresa.
Nel trasferimento di azienda distinguiamo:
- La forma ad substantiam: necessaria per la validità del trasferimento;
- La forma ad probationem: richiesta ai fini probatori e per l’opponibilità ai terzi.
I contratti, che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà o la concessione in godimento
dell’azienda, sono validi solo se stipulati con l’osservanza delle forme previste dalla legge.
Tutte le imprese soggette a registrazione, nel registro delle imprese, dovranno iscrivere, all’interno dello
stesso, il trasferimento.

22.1 DIVIETO DI CONCORRENZA


Chi aliena un’azienda commerciale deve astenersi, per un periodo massimo di cinque anni dal
trasferimento, dall’iniziare una nuova impresa che possa sviare la clientela dall’azienda ceduta. Se l’azienda
è agricola, il divieto opera solo per le attività ad essa connesse.
In tal modo, si vuole tutelare:
l’acquirente: di trattenere la clientela dell’impresa e quindi godere dell’avviamento (soggettivo), del quale
di regola si è tenuto conto nella pattuizione del prezzo di vendita.
L’alienante: di non essere privato della propria libertà di iniziativa economica oltre un determinato arco di
tempo ritenuto sufficiente dal legislatore per consentire all’acquirente di consolidare la propria clientela.
Fra gli ulteriori effetti che l’alienazione dell’azienda produce ex lege, ci sono quelli riguardanti la
successione nei contratti aziendali. A riguardo, il legislatore, derogando alla disciplina generale della
cessione dei contratti, ha previsto, l’automatico subingresso dell’acquirente dell’azienda nei contratti in
corso di esecuzione stipulati dall’alienante. Per quanto riguarda la posizione del terzo contraente, c’è da
dire che, il suo consenso non è necessario per il trasferimento del contratto e l’effetto successorio si
produce ex lege con il trasferimento dell’azienda. Egli dovrà eseguire le proprie prestazioni nei confronti del
nuovo titolare dell’azienda. Il terzo contraente può tuttavia recedere dal contratto, solo se sussiste giusta
causa.

23) Gli effetti della dichiarazione di fallimento.


La dichiarazione di fallimento produce molteplici effetti, che investono il fallito, i suoi creditori ed i terzi
che hanno avuto rapporti col fallito. Gli effetti nei confronti del fallito possono distinguersi in effetti
patrimoniali, personali e penali.
Per quanto riguarda gli effetti patrimoniali, con la dichiarazione di fallimento, il fallito perde
l’amministrazione e la disponibilità (ma non la proprietà) dei suoi beni, che passano al curatore. Questo
prende il nome di spossessamento.
Lo spossessamento si estende ai beni che pervengono al fallito durante il fallimento, a titolo gratuito od
onerose, se contribuiscono ad incrementare la massa attiva.
Il fallito non perde la capacità di agire, né perde la proprietà dei beni oggetto dello spossessamento. Gli atti
posti in essere dal fallito sono però inefficaci rispetto alla massa di creditori se hanno per oggetto beni e
diritti ricompresi nello spossessamento, dato che degli stessi il fallito non può disporre durante il
fallimento. Il fallito non può stare in giudizio nelle cause relative a rapporti patrimoniali compresi nel
fallimento. In suo luogo starà in giudizio il curatore.
Per quanto riguarda gli effetti personali che colpiscono il fallito, la dichiarazione di fallimento comporta la
limitazione di alcuni diritti civili garantiti dalla Costituzione: il diritto al segreto epistolare ed il diritto alla
libertà di movimento. La corrispondenza indirizzata al fallito che non sia persona fisica viene consegnata
direttamente al curatore. Nel caso di fallimento di una persona fisica, invece, la corrispondenza continua ad
essere recapitata al fallito, il quale ha però l’obbligo di consegnare al curatore quella riguardante i rapporti
compresi nel fallimento.
Un secondo gruppo di limitazioni riguarda le capacità civili del fallito. Fra l’altro il fallito non può essere
amministratore, sindaco, revisore o liquidatore di società; non può essere iscritto nell’albo degli avvocati o
dei dottori commercialisti; non può svolgere la funzione di tutore, arbitro, notaio. Tali restrizioni colpiscono
l’imprenditore per il solo fatto di essere sottoposto al fallimento, e cessano automaticamente con la
chiusura del fallimento.
La dichiarazione di fallimento espone infine il fallito a sanzioni penali. Le principali figure di reati fallimentari
sono:
a) la bancarotta fraudolenta, che comprende una serie di fatti caratterizzati dal dolo dell’imprenditore;
b) la bancarotta semplice, che è reato punito con pene più lievi in quanto riguarda fatti commessi
dall’imprenditore solo con colpa;
c) il ricorso abusivo al credito, che è il reato di chi ricorre o continua a ricorrere al credito dissimulando il
proprio dissesto.
Per quanto riguarda, gli effetti del fallimento, nei confronti dei creditori, andiamo a distinguere:

- Creditori concorsuali art. 2741 c.c., sono coloro i quali, hanno diritto, qualora volessero tentare di
conseguire il soddisfacimento dei loro crediti, di insinuarsi nel fallimento, previa verifica della loro
posizione.
- Creditori concorrenti: sono tutti coloro, i quali, hanno diritto a concorrere alla ripartizione
dell’attivo, infatti, i creditori concorsuali, diventano automaticamente concorrenti, in seguito
all’accertamento giudiziale.
- Creditori chirografi: partecipano solo alla ripartizione dell’attivo fallimentare non gravato da vincoli,
in proporzione del loro credito e sono, per cui, soddisfatti tutti nella stessa misura percentuale.
- Creditori privilegiati: hanno diritto di prelazione sul ricavato della vendita del bene, oggetto della
loro garanzia; nel caso in cui questo non basti a soddisfarli, per il residuo concorrono alla pari, con i
creditori chirografi, nella ripartizione di ciò che resta dell’attivo fallimentare.
- Creditori della massa: coloro i cui crediti devono essere soddisfatti in prededuzione: vale a dire
prima dei creditori concorrenti per intero. Rientrano fra i crediti prededucibili, soprattutto, le spese
della procedura fallimentare, e le obbligazioni contratte dal curatore per l’amministrazione del
fallimento e per la continuazione dell’esercizio dell’impresa.
MODALITA’ PROCESSUALI DI REALIZZAZIONE DEL CREDITO.
All’esecuzione individuale sui beni del debitore, si sostituisce l’esecuzione collettiva fallimentare:
a) Ogni credito deve essere accertato giudizialmente nell'ambito del fallimento;
b) dal giorno della dichiarazione di fallimento, nessuna azione esecutiva individuale, può essere
iniziata o proseguita sui beni compresi nel fallimento.
Cristallizzazione: cioè fissare l’intera situazione debitoria del fallito al momento della dichiarazione di
fallimento, con tale obiettivo, tutti i debiti pecuniari del fallito, si considerano scaduti, alla data di
dichiarazione.
La dichiarazione di fallimento sospende il corso degli interessi convenzionali e legali, fino alla chiusura del
fallimento.
Inoltre, i creditori del fallito possono far valere la compensazione coi loro debiti verso lo stesso anche se il
credito verso il fallito non è scaduto prima della dichiarazione di fallimento. Entrambi i crediti devono però
essere anteriori alla dichiarazione di fallimento.
Effetti sugli atti pregiudizievoli dei creditori.
Dato che il patrimonio del fallito costituisce la primaria garanzia delle pretese dei creditori, la legge prevede
a tutela di questi ultimi l'azione revocatoria ordinaria disciplinata dall'articolo 2901 del codice civile.
L'esercizio dell'azione revocatoria necessita di due presupposti:
- l’eventus damni, cioè l’atto deve arrecare o può arrecare una riduzione del patrimonio del fallito;

- il consilium fraudis, cioè la consapevolezza del fallito e anche del terzo.

L’onere della prova circa l’esistenza di questi presupposti compete al curatore legittimato ad esercitare la
revocatoria ordinaria nell’interesse di tutti i creditori. L’azione si prescrive entro 5 anni dalla stipulazione
dell’atto impugnato.
Il legislatore, accanto alla revocatoria ordinaria, ha previsto anche l’azione revocatoria fallimentare. si
fonda sul presupposto che tutti gli atti compiuti dal fallito, nel periodo in cui si trovava in stato di
insolvenza, sono pregiudizievoli per i creditori e violano il principio della par condicio creditorum; di
conseguenza, il curatore non ha l’onere di provare il consilium fraudis e l’eventus damni.
Gli effetti prodotti dalla revocatoria fallimentare, proprio come la revocatoria ordinaria, sono quelli di
inefficacia degli atti compiuti dal fallito nei confronti dei creditori. L'attore vocato, rimane sempre valido fra
le parti, ma non ha effetto per i creditori del fallito. Il bene non sarà trasferito al fallito nuovamente, ma
sarà acquisito al fallimento, hai limitati fini esecutivi e conservativi della procedura concorsuale.
La revocatoria fallimentare non può essere promossa decorsi tre anni dalla dichiarazione di fallimento e
comunque decorsi cinque anni dal compimento dell’atto.
Gli atti sottoposti alla revocatoria possono essere:

- atti normali: gli atti a titolo oneroso, pagamenti di debiti scaduti o garanzie che presentino
anormalità tali da far presumere l’intenzione fraudolenta (precedentemente al fallimento);
- atti anormali: gli atti a titolo oneroso, pagamenti e garanzie che non presentino irregolarità: si
ammette la revocatoria solo se il curatore, provi, che l’altra parte conoscesse lo status di
insolvenza, in cui versava il fallito e gli atti stessi siano stati compiuti entro 6 mesi dalla
dichiarazione.

Vai è poi una categoria di atti che è senz’altro priva di effetti nei confronti dei creditori, per il solo fatto
della sopravvenuta dichiarazione di fallimento. Rientrano in questa categoria:

I. Gli atti a titolo gratuito compiuti nei due anni anteriori alla dichiarazione di fallimento (ad esempio,
donazioni);
II. I pagamenti di debiti che scadono nel giorno della dichiarazione di fallimento o successivamente,
anch’essi se compiuti nei due anni anteriori alla dichiarazione di fallimento (è evidente infatti la
lesione della par condicio creditorum).
Per questi atti il curatore non ha bisogno di agire in giudizio per l’accertamento della loro inefficacia. Il terzo
è senz’altro tenuto a restituire al fallimento quanto ricevuto; irrilevante è la sua ignoranza dello stato di
insolvenza.
La disciplina della revocatoria fallimentare è resa più drastica quando i relativi atti di disposizione sono
posti in essere fra i coniugi. Possono essere revocati tutti gli atti di disposizione fra coniugi a partire dal
momento in cui il fallito aveva iniziato l’esercizio di un’impresa commerciale; la conoscenza dello stato di
insolvenza da parte del coniuge è sempre presunta; opera cioè non solo per gli atti anormali ma anche per
quelli normali. Sul coniuge del fallito graverà perciò in ogni caso l’onere di provare che ignorava lo stato di
insolvenza dello stesso. La revocatoria fallimentare è diretta alla tutela non del singolo, ma di tutta la massa
dei creditori, e perciò può essere promossa solo dal curatore fallimentare. la revocatoria ordinaria
presuppone la validità degli atti compiuti dal debitore in frode ai creditori, mentre la revocatoria
fallimentare si fonda sull’indisponibilità che colpisce il patrimonio del fallito.

Effetti sui contratti in corso di esecuzione


Il fallimento non determina mai la risoluzione dei contratti in corso di esecuzione tra le parti, ma solo lo
scioglimento del rapporto in determinati casi.
I. I contratti già eseguiti da una delle parti restano in vita; se però ad eseguirla è stata la controparte
del fallito, questa entrerà nel concorso e dovrà accontentarsi della percentuale fallimentare;
II. I contratti ancora non eseguiti, vanno distinti fra:
o contratti intuitus personae (negozi nei quali è rilevante per il consenso di una parte la
fiducia riposta nell'altro contraente), che si sciolgono ipso iure (cioè senza necessità di un
provvedimento applicativo) (sono tali l’associazione in partecipazione, il contratto di
appalto, il contratto di borsa a termine, il conto corrente, il mandato, la commissione, il
rapporto sociale nelle società di persone);
o e contratti che invece possono essere mantenuti in vita. In tal caso, spetta al curatore,
previa autorizzazione del comitato dei creditori, decidere se subentrare ai contratti
pendenti in luogo del fallito assumendo tutti i relativi diritti ed obblighi, ovvero sciogliersi
dal contratto.

24) Approvazione del bilancio.

Il bilancio d'esercizio è redatto dagli amministratori e deve essere da questi comunicato con la relazione al
collegio sindacale almeno 30 giorni prima del termine fissato per l'assemblea che deve approvarlo. Il
bilancio rimane a disposizione dei soci, insieme con la relazione degli amministratori e dei sindaci, durante i
15 giorni che precedono l'assemblea. Il bilancio deve essere presentato all'assemblea ordinaria dei soci per
l'approvazione entro 120 giorni dal termine dell'esercizio sociale, salvo il maggior termine (comunque non
superiore a 180 giorni) previsto dallo statuto. Entro 30 giorni dall'approvazione il bilancio deve essere poi
depositato presso il registro delle imprese.
Entro tre mesi dalla fine del primo semestre dell'esercizio, le società quotate aventi l’Italia come Stato
membro d’origine, pubblicano una relazione finanziaria semestrale.

25) Come si costituisce una spa?

La costituzione della società per azioni si articola in due fasi:


a) stipulazione dell’atto costitutivo;
b) iscrizione dell’atto costitutivo nel registro delle imprese.
La stipulazione dell’atto costitutivo può a sua volta avvenire secondo due diversi procedimenti:
a) stipulazione simultanea;
b) stipulazione per pubblica sottoscrizione.
Nella stipulazione simultanea l’atto costitutivo è stipulato immediatamente da coloro che assumono
l’iniziativa per la costituzione della società. E tali soggetti provvedono all’integrale sottoscrizione del
capitale sociale iniziale. Nella costituzione per pubblica sottoscrizione, si giunge alla stipulazione dell’atto
costitutivo al termine di un complesso procedimento che consente la raccolta fra il pubblico del capitale
iniziale sulla base di un programma predisposto da coloro che assumono l’iniziativa.
La SPA può essere costituita per contratto, o nel caso di unico socio, attraverso l’atto unilaterale. L’atto
costitutivo deve essere redatto per atto pubblico a pena nullità; quest’ultimo dovrà indicare:
1. Le generalità dei soci e degli eventuali promotori e il numero delle azioni loro assegnate;
2. La denominazione e il comune della sede/i della società;
3. L’oggetto sociale;
4. L’ammontare del capitale sottoscritto e versato;
5. Il numero e “l’eventuale” valore nominale delle azioni, caratteristiche e modalità di emissione e
circolazione;
6. Valore attribuito ai crediti e ai beni conferiti in natura;
7. Gli eventuali benefici accordati ai soci fondatori o ai promotori;
8. Le norme che regolano la ripartizione degli utili;
9. Il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri, indicando
coloro i quali possiedono la rappresentanza;
10. Il numero dei componenti del collegio sindacale;
11. La nomina dei primi amministratori e sindaci e di chi eserciterà il controllo contabile, se previsto;
12. L’importo delle spese per la costituzione poste a carico della società;
13. La durata della società.
Spesso si procede alla redazione di due documenti per la costituzione della società: l’atto costitutivo,
documento sintetico, contiene la manifestazione della volontà di costituire la società; lo statuto documento
analitico, che contiene le regole di funzionamento della società.
Il capitale minimo previsto per la costituzione della società è fissato per €120.000. in alcuni casi, leggi
speciali, possono imporre un minimo più elevato, ad esempio per le società bancarie e finanziarie.
Per procedere alla costituzione occorrono, però determinate condizioni:
- La sottoscrizione dell’intero capitale;
- Che sia versato presso una banca il 25% dei conferimenti in denaro, nel caso di atto unilaterale,
l’intero ammontare;
- La sussistenza delle autorizzazioni e tutte le altre condizioni imposte dalle leggi speciali, in relazione
al particolare oggetto della società.
I conferimenti in danaro devono essere versati prima della stipula dell’atto costitutivo e restano vincolati
presso la banca fino al completamento del procedimento di costituzione. Essi possono essere consegnati
solo agli amministratori e a condizione che sia avvenuta l’iscrizione della società nel registro delle imprese. I
sottoscrittori hanno il diritto di rientrare in possesso delle somme versate se la società non è iscritta nel
registro delle imprese, entro novanta giorni dalla stipulazione dell’atto costitutivo.
Il notaio che ha ricevuto l’atto costitutivo deve depositarlo presso l’ufficio del registro delle imprese. Il
notaio deve svolgere un controllo di legalità verificando che l’atto costitutivo e lo statuto non contengano
clausole contrastanti con l’ordine pubblico, il buon costume e le norme imperative della disciplina della
società per azioni. Se tale controllo ha esito positivo, il notaio richiede l’iscrizione della società.
Attraverso l’iscrizione nel registro delle imprese, la società acquista personalità giuridica, per cui è
configurabile come condizione di esistenza.
Delle obbligazioni contratte nell’arco di tempo che va dalla stipulazione dell’atto costituivo e l’iscrizione
della società nel registro delle imprese, sono illimitatamente e solidalmente responsabili coloro che hanno
agito, inoltre, sono solidalmente responsabili, il socio unico fondatore o coloro i quali hanno deciso
l’operazione. Prima dell’iscrizione nel registro delle imprese è vietata l’emissione delle azioni ed esse non
possono formare oggetto di offerta al pubblico, salvo il caso in cui la costituzione della società avvenga per
pubblica sottoscrizione.
Il procedimento di costituzione della società per azioni può presentare vizi e anomalie.
Un contratto di società invalido può essere dichiarato nullo o annullato nei casi e con gli effetti previsti dalla
generale dei contratti. Una società invalidamente costituita, in questo caso, si applica la disciplina della
nullità della società per azioni iscritta.

26) Quando nasce la società?


Dopo la stipula del contratto di società, esso deve essere registrato presso il registro delle imprese. Infatti,
per le società di persone, la società è fondata a tutti gli effetti con la stipula dell’atto costitutivo, ma assume
valenza giuridica – e quindi inizia ad operare fattivamente – solo dopo l’iscrizione al registro delle imprese;
mentre, nel caso delle società di capitali, la società inizia a sorgere solo dal momento in cui si fa richiesta
dell’iscrizione nel registro delle imprese.

27) Tipi di efficacia e pubblicità legale


La presenza di un sistema di pubblicità legale comporta l’obbligo di rendere di pubblico dominio, secondo
forme e modalità predeterminate, determinati atti o fatti relativi alla vita dell’impresa.
l registro delle imprese è lo strumento di pubblicità legale delle imprese commerciali non piccole e delle
società commerciali, istituito in ciascuna provincia presso la camera di commercio. Il registro è articolato in
una sezione ordinaria e in tre sezioni speciali.
L’iscrizione nella sezione ordinaria ha funzione di pubblicità legale; serve cioè non solo a rendere conoscibili
i dati pubblicati, ma ha anche, a seconda dei casi, efficacia dichiarativa, costitutiva o normativa.
Efficacia dichiarativa.
Di regola, l’iscrizione nella sezione ordinaria ha efficacia dichiarativa, nel senso che l’atto iscritto è
opponibile ai terzi in quanto con l’iscrizione si presume conosciuto.
Efficacia costitutiva.
In alcune ipotesi tassativamente previste, l’iscrizione acquista efficacia costitutiva, cioè diventa
presupposto perché l’atto sia produttivo di effetti. Ad esempio, ha efficacia costitutiva l’iscrizione nel
registro delle imprese dell’atto costitutivo delle società di capitali.
Efficacia normativa.
In altri casi, infine, l’iscrizione – pur non avendo efficacia costitutiva – è presupposto per la piena
applicazione di un determinato regime giuridico. È il caso della società in nome collettivo e della società in
accomandita semplice. Tali società vengono ad esistenza anche se non registrate, ma, la mancata
registrazione impedisce che operi il regime di autonomia patrimoniale proprio di tali società e comporta
l’applicazione del più gravoso regime previsto per la società semplice (la società si definisce in questo caso,
irregolare).
L’iscrizione nella sezione speciale del registro non produce invece alcuno degli effetti di cui sopra, in quanto
ha di regola solo funzione di certificazione anagrafica e di pubblicità notizia. Dunque, l’iscrizione consente di
prendere conoscenza dell’atto o del fatto iscritto, ma non lo rende di per sé opponibile ai terzi.

28) Le obbligazioni sorte prima dell’iscrizione nel registro delle imprese.


Per le operazioni compiute in nome della società prima dell'iscrizione sono illimitatamente e solidalmente
responsabili verso i terzi coloro che hanno agito. Sono altresì solidalmente e illimitatamente responsabili il
socio unico fondatore e quelli tra i soci che nell'atto costitutivo o con atto separato hanno deciso,
autorizzato o consentito il compimento dell'operazione. Art. 2331 c.c. II c.
29) Cause di scioglimento delle società di persone.
Sono cause di scioglimento della società semplice e della società collettiva:
1. Il decorso del termine fissato nell’atto costitutivo. È tuttavia possibile prorogare la durata della
società.
2. Il conseguimento dell’oggetto sociale o la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo.
3. La volontà di tutti i soci.
4. Il venir meno della pluralità di soci, protrattasi per sei mesi.
5. Le altre cause previste dal contratto sociale.
Sono poi cause specifiche di scioglimento della società in nome collettivo, il fallimento della stessa ed il
provvedimento dell’autorità governativa con cui si dispone la liquidazione coatta amministrativa della
società. Verificatasi una causa di scioglimento la società entra automaticamente in stato di liquidazione: si
deve provvedere al soddisfacimento dei creditori sociali ed alla distribuzione fra i soci dell’eventuale
residuo attivo.
La società in accomandita semplice si scioglie, oltre che per le cause previste per la società in nome
collettivo, quando rimangono soltanto soci accomandatari o soci accomandanti, sempreché nel termine di
sei mesi non sia stato sostituito il socio che è venuto meno. Inoltre, se sono venuti meno i soci
accomandatari, gli accomandanti devono nominare un amministratore provvisorio. Quest’ultimo non
diventa socio accomandatario e non risponde perciò illimitatamente per le obbligazioni sociali. Per il
procedimento di liquidazione e l’estinzione della società valgono le regole dettate per la società in nome
collettivo. Tuttavia, è previsto che i creditori rimasti insoddisfatti in seguito alla cancellazione dal registro
delle imprese, potranno far valere i loro crediti nei confronti dei soci accomandanti solo nei limiti di quanto
hanno ricevuto come quota di liquidazione.

30) Sono obbligati gli eredi?


A norma dell’art. 2284 c.c. “Salvo contraria disposizione del contratto sociale, in caso di morte di uno dei
soci, gli altri devono liquidare la quota agli eredi, a meno che preferiscano sciogliere la società, ovvero
continuarla con gli eredi stessi e questi vi acconsentano.”
Per cui secondo tale articolo, gli eredi non sono obbligati a continuare l’attività del defunto.
Per quanto riguarda i debiti del de cuius, invece, gli eredi acquistano sia i crediti, sia i debiti del de cuius, in
proporzione alla quota ereditaria, mentre i legatari, cioè le persone che ottengono uno o più beni specifici
del patrimonio, non acquistano debiti. A meno che, questi non rinuncino all’eredità oppure, accettino con il
beneficio d’inventario, in tal modo è possibile separare la responsabilità del patrimonio dell’erede e i debiti,
saranno ripagati con il patrimonio della persona defunta, nel limite del suo valore.

31) La cambiale, cambiale in bianco


La cambiale è un titolo di credito la cui funzione tipica è quella di differire il pagamento di una somma di
danaro. Esistono due tipi di cambiale che si differenziano per la diversa struttura: la cambiale tratta ed il
vaglia cambiario (o pagherò cambiario).
Cambiale tratta
La cambiale tratta ha la struttura di un ordine di pagamento: una persona (traente) ordina ad un’altra
persona (trattario) di pagare una somma di danaro al portatore del titolo.
Vaglia cambiario
Il vaglia cambiario ha invece la struttura di una promessa di pagamento. I soggetti coinvolti sono solo due:
l’emittente, che promette il pagamento; il prenditore che è il beneficiario della promessa.
Requisiti essenziali
Sono requisiti formali essenziali della cambiale:
- La denominazione di cambiale;
- L’ordine incondizionato nella cambiale tratta («pagherete a…») o la promessa incondizionata nel
vaglia cambiario («pagherò a…») di pagare una somma determinata;
- L’indicazione nella cambiale tratta del nome di chi è designato a pagare (trattario);
- L’indicazione nel vaglia cambiario del luogo e della data di nascita dell’emittente;
- Il nome del primo prenditore;
- La data di emissione della cambiale;
- La sottoscrizione del traente o dell’emittente.
Requisiti naturali
Sono requisiti formali naturali della cambiale:
a. L’indicazione della scadenza. Se omessa la cambiale si considera pagabile a vista;
b. L’indicazione del luogo dove la cambiale è emessa. In mancanza, la cambiale si considera
sottoscritta nel luogo indicato accanto al nome del traente o dell’emittente;
c. L’indicazione del luogo di pagamento. In mancanza, la cambiale tratta è pagabile nel luogo indicato
accanto al nome del trattario; il vaglia cambiario, nel luogo di emissione del titolo.
La cambiale che circola sprovvista di uno o più requisiti essenziali si chiama cambiale in bianco. Infatti, non
è necessario che tutti i requisiti siano presenti all’atto dell’emissione del titolo. Basta che la cambiale sia
completa al momento in cui il portatore ne chiede il pagamento.
Di regola, l’emissione della cambiale in bianco è accompagnata da un accordo di riempimento fra emittente
e primo prenditore, con il quale si fissano le modalità del successivo riempimento del titolo. Chi rilascia una
cambiale in bianco resta esposto al rischio che la stessa sia riempita dal prenditore in modo difforme da
quanto pattuito nell’accordo di riempimento. Se invece l’immediato prenditore, dopo aver completato il
titolo in difformità degli accordi, lo gira ad un terzo, l’eccezione di abusivo riempimento, essendo
un’eccezione personale, non è opponibile al terzo possessore «a meno che questi abbia acquistato la
cambiale in mala fede, oppure abbia commesso colpa grave acquistandola». Il portatore decade dal diritto
di riempire la cambiale in bianco dopo tre anni dal giorno dell’emissione del titolo.

32) Girata per l’incasso


Nella girata per procura, il giratario assume la veste di rappresentante per l’incasso del girante. Titolare del
credito cartolare resta il girante ed il giratario non acquista alcun diritto autonomo. Perciò il debitore può
opporre al giratario per procura tutte e soltanto le eccezioni personali opponibili al girante.

33) Procura
La procura è lo strumento giuridico mediante il quale un soggetto (rappresentato o mandante) conferisce
ad altro soggetto (rappresentante o procuratore) il potere di agire in suo nome e conto nel compimento di
atti giuridici i cui effetti sorgeranno direttamente in capo al rappresentato.
Il procuratore è quel soggetto che in base ad un rapporto continuativo ha il potere di compiere per
l'imprenditore gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa pur non essendo preposti ad esso (esercizio
dell'impresa) (art 2209 del codice civile italiano).
Si parla di procura notarile per indicare un atto avente la funzione di conferire una rappresentanza a un
determinato soggetto per fare in modo che quest'ultimo possa compiere un atto giuridico a nome di
un'altra persona.

34) Quando è nulla la delibera?


La delibera è nulla solo nei tre casi tassativamente indicati dall’art. 2379. Sono nulle le delibere il cui
oggetto è impossibile o illecito; cioè contrario a norme imperative, all’ordine pubblico o al buon costume.
Nullità si ha tuttavia anche quando la delibera ha oggetto lecito ma contenuto illecito.
La delibera assembleare è nulla anche nei casi di:
1) Mancata convocazione dell’assemblea. Si precisa però che:
o La convocazione non si considera mancante e non si ha nullità della delibera «nel caso di
irregolarità dell’avviso, se questo proviene da un componente dell’organo amministrativo o
di controllo della società ed è idoneo a consentire a coloro che hanno diritto di intervenire
di essere preventivamente avvertiti della convocazione e della data dell’assemblea»
o L’azione di nullità non può essere esercitata da chi, anche successivamente, abbia
dichiarato il suo assenso allo svolgimento dell’assemblea.
2) Mancanza del verbale. Si precisa però che:
o Il verbale non si considera mancante «se contiene la data della deliberazione e il suo
oggetto è sottoscritto dal presidente dell’assemblea o dal presidente del consiglio di
amministrazione o dal consiglio di sorveglianza e dal segretario o dal notaio»;
o La nullità per mancanza del verbale è sanata con effetto retroattivo mediante
verbalizzazione eseguita prima dell’assemblea successiva, salvi i diritti dei terzi che in
buona fede ignoravano la deliberazione.
La nullità delle delibere assembleari può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e può essere
rilevata anche di ufficio dal giudice. L’azione di nullità deve essere esercitata entro un termine di tre anni,
che decorre dalla iscrizione o deposito nel registro delle imprese, o in caso contrario, alla trascrizione del
libro delle adunanze dell’assemblea.

35) Gli organi del fallimento


Per lo svolgimento della procedura fallimentare sono preposti quattro organi, ciascuno dei quali è investito
di proprie specifiche funzioni: il tribunale fallimentare, il giudice delegato, il curatore ed il comitato dei
creditori.
Tribunale fallimentare.
Il tribunale che ha dichiarato il fallimento «è investito dell’intera procedura fallimentare». In particolare, il
tribunale fallimentare: a) nomina il giudice delegato e il curatore, ne sorveglia l’operato e può sostituirli; b)
decide le controversie relative alla procedura che non sono di competenza del giudice delegato; d) può in
ogni tempo chiedere chiarimenti ed informazioni al curatore, al fallito ed al comitato dei creditori.
Il giudice delegato.
Il giudice delegato vigila sulle operazioni del fallimento e controlla la regolarità della procedura. In
particolare il giudice delegato: a) nomina e revoca i componenti del comitato dei creditori e, nel caso di
inerzia, impossibilità di costituzione o di funzionamento o di urgenza, pone in essere gli atti che rientrano
nella competenza di tale organo; b) decide sui reclami proposti contro gli atti del curatore e del comitato
dei creditori ecc.
Il curatore.
Il curatore è l’organo preposto all’amministrazione del patrimonio fallimentare, e compie tutte le
operazioni della procedura nell’ambito delle funzioni ad esso attribuite. La funzione centrale è quella di
conservare, gestire e realizzare il patrimonio fallimentare.
Il curatore viene nominato dal tribunale. I creditori che rappresentano la maggioranza dei crediti ammessi
possono chiederne la sostituzione, indicandone, al tribunale, le ragioni. Questo può essere revocato in ogni
momento dal tribunale, anche d’ufficio.
Il comitato dei creditori.
Il comitato dei creditori è composto da tre o cinque membri scelti fra i creditori in modo da
rappresentare in misura equilibrata quantità e qualità dei crediti.

36) Funzioni del comitato dei creditori


Vigila sull’operato del curatore, ne autorizza gli atti ed esprime pareri. Autorizza inoltre il curatore a
compiere una serie di atti, in generale tutti quelli di straordinaria amministrazione.
Il comitato dei creditori ed ogni suo membro possono ispezionare tutti i documenti del fallimento, e
chiedere notizie e chiarimenti al curatore ed al fallito. Può presentare istanza al tribunale per la revoca del
curatore, e può esercitare l’azione di responsabilità contro il curatore revocato. I suoi componenti sono a
loro volta soggetti a responsabilità secondo le regole previste per i sindaci di società per azioni.
37) L’imprenditore agricolo
In base all’oggetto dell’impresa, il codice civile distingue due articoli il 2195, che disciplina la figura
dell’imprenditore commerciale e il 2135, che, invece, regola la figura dell’imprenditore agricolo.
La disciplina dell’imprenditore agricolo, nel corso del tempo, ha subito delle variazioni, causate
dall’evoluzione tecnologica. Il suo ampliamento si realizza con la riforma del 2001. Secondo tale riforma
l’articolo che dispone dell’imprenditore agricolo si divide in due parti:
1- “E’ imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo,
selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse” in cui si ribadisce la figura originaria
dell’imprenditore agricolo;
2- “Per coltivazione del fondo, per selvicoltura, per allevamento di animali, si intendono, tutte quelle
attività dirette alla cura e allo sviluppo del ciclo biologico o di una fase necessaria dello stesso, di
carattere vegetale o animale, che UTILIZZANO O CHE POSSONO UTILIZZARE il fondo, il bosco o le
acque marine, dolci o salmastre”, nella seconda parte si va a introdurre l’innovazione, andando a
puntualizzare che “utilizzano o possono utilizzare il fondo”.
Le attività agricole le possiamo dividere in due categorie:
- Le attività agricole essenziali: sono quelle attività che venivano disciplinate, dall’inizio, cioè la
coltivazione del fondo, la selvicoltura e l’allevamento di animali;
- Le attività agricole per connessione: per essere tali, devono esserci due condizioni:
o Connessione soggettiva: è necessario che il soggetto che svolge l’attività connessa, sia lo
stesso che svolge l’attività essenziale;
o Connessione oggettiva: le attività connesse, non devono prevalere, sulle attività agricole
essenziali.

38) Elemento biologico che introduce l’imprenditore agricolo nel…?


È il ciclo biologico, che introduce l’imprenditore, nelle attività connesse, in quanto l’art. 2135 c.c.,
successivamente alla riforma del 2001, specifica che per tutte le attività elencate precedentemente, “si
intendono tutte quelle attività che sono dirette alla cura e allo sviluppo del ciclo biologico o di una fase
dello stesso, che può essere di carattere vegetale o animale e che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il
bosco, le acque dolci, marine o salmastre”. “che utilizzano o che possono utilizzare […]” questa frase è
quella che segna il passaggio innovativo di tale articolo, che va a sottolineare la presenza di ulteriori attività,
affiancate, alle precedenti, definite dall’articolo e ampliando, quindi, l’ambito lavorativo e applicativo
dell’imprenditore agricolo.

39) Collegamento soggettivo


Per collegamento soggettivo, intendiamo l’attività agricola per connessione, che deve presentare la
condizione di “connessione soggettiva”, ossia, quella secondo cui, l’imprenditore che svolge l’attività
connessa, sia lo stesso, che svolge l’attività essenziale. Esempio di connessione soggettiva. Io imprenditore,
raccolgo le arance nel mio orto e le vado a vendere, la vendita rappresenta l’attività connessa, mentre la
coltivazione e la raccolta delle arance, rappresentano l’attività essenziale.

40) Srl unipersonale


Sia nel caso delle S.r.l. che delle S.p.A., la condizione della “unipersonalità” può essere prevista al momento
della costituzione della società, oppure successivamente, quando accada che di fatto tutte le quote
societarie facciano capo ad un unico soggetto.
È disciplina identica a quella della spa unipersonale.
41) Azioni di risparmio.
Sono azioni prive del diritto di voto nell'assemblea ma privilegiate nella distribuzione del dividendo, poiché
la società emittente deve distribuire utili ai titolari di queste azioni fino ad una percentuale, stabilita nello
statuto della società, del valore nominale delle azioni stesse. Sono, solitamente, destinate ai piccoli
risparmiatori che cercano più il rendimento dell'investimento che l'esercizio del diritto di voto. Sono state
istituite in Italia con la legge 7 giugno 1974 n. 216, che ha istituito la Consob. Queste azioni sono spesso al
portatore perché destinate generalmente al grande pubblico. Le azioni di risparmio possono essere emesse
solo da società con azioni quotate in Borsa (art. 145 e ss. TUF).
I contenuti patrimoniali delle azioni di risparmio sono liberamente modellati dall’atto costitutivo in
relazione alle esigenze del mercato.
La disciplina delle azioni di risparmio è poi completata dalla previsione di un’organizzazione di gruppo per la
tutela degli interessi comuni. L’organizzazione si articola nell’assemblea speciale e nel rappresentante
comune, che svolgono rispettivamente compiti di natura amministrativa ed esecutiva.

42) Differenza tra ss e snc


Tra la società semplice e la società SNC ci sono diverse differenze; in particolare, citiamo:
- L’inefficacia nei confronti di terzi del patto che limita la responsabilità, che è valido solo tra soci;
- Il creditore particolare del socio, finché dura la società, non può chiedere la liquidazione della quota
del socio debitore (art. 2305 c.c.);
- Nella s.s., a differenza della SNC non è prevista una tutela dell’integrità del patrimonio sociale.

43) Patrimoni destinati


La creazione di società unipersonali consente di limitare il rischio di impresa attraverso la moltiplicazione
formale dei soggetti cui i relativi diritti e le relative obbligazioni sono imputabili. La riforma del 2003 offre
alle società per azioni una nuova tecnica per limitare il rischio d’impresa: quella dei patrimoni destinati ad
uno specifico affare. I patrimoni destinati rappresentano una novità introdotta del diritto societario al fine
di fornire uno strumento alternativo di finanziamento. Il legislatore consente alla società:
- Di destinare determinati beni, o una determinata parte del capitale in via esclusiva ad un unico
affare;
- Di stipulare un contratto di finanziamento finalizzato ad un solo affare e rimborsabile con i proventi
dello stesso.
La costituzione di un patrimonio destinato avviene con deliberazione adottata dall’organo amministrativo
della società a maggioranza assoluta. La deliberazione è soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese.
Con la separazione patrimoniale il patrimonio separato acquista una sua autonomia rispetto al patrimonio
sociale. Per cui i creditori della società non possono più far valere alcun diritto sul patrimonio destinato allo
specifico affare e per le obbligazioni contratte per lo stesso. Realizzato l’affare o se lo stesso è divenuto
impossibile gli amministratori redigono un rendiconto finale. Se permangono creditori insoddisfatti, questi
possono chiedere la liquidazione del patrimonio destinato. Se, invece, non vi sono creditori che chiedono la
liquidazione, cessa il vincolo di destinazione e i beni e i rapporti del patrimonio destinato confluiscono in
quello generale.
Per quanto riguarda “il finanziamento destinato”, la disciplina cambia:
Il patrimonio separato è in questo caso formato dai proventi dell’affare e dai relativi frutti e dagli
investimenti. Delle obbligazioni nei confronti del finanziatore risponde esclusivamente il patrimonio
separato. Tuttavia, se la società fallisce prima della realizzazione dell’affare, il finanziatore potrà insinuarsi
nel fallimento per le somme non riscosse. Anche in questo caso, i creditori sociali non potranno agire sui
beni oggetto di separazione patrimoniale.

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