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A. LA COSTITUZIONE
3. Il procedimento
La costituzione della soceità per azioni si articola attualmente in due fasi essenziali:
a) Stipulazione dell’atto costitutivo;
b) Iscrizione dell’atto costitutivo nel registro delle imprese. Solo con l’iscrizione nel registro
delle imprese la società per azioni acquista la personalità giuridica (art. 2331, 1° comma) e
viene ad esistenza.
Al fine di semplificare la costituzione delle società di capitali è stata invece soppressa nel 2000 la
fase intermedia dell’omologazione dell’atto costitutivo da parte dell’autorità giudiziaria (art. 32
legge 340/2000). Tale forma di controllo giudiziario può essere tuttavia attivata facoltativamente
per le sole modifiche dell’atto costitutivo.
La stipulazione dell’atto costitutivo può a sua volta avvenire secondo due diversi procedimenti:
a) Stipulazione (o costituzione) simultanea;
b) Stipulazione (o costituzione) per pubblica sottoscrizione.
Nella costituzione simultanea l’atto costitutivo è stipulato immediatamente da coloro che
assumono l’iniziativa per la costituzione della società (soci fondatori). E tali soggetti provvedono
contestualmente all’integrale sottoscrizione del capitale sociale iniziale.
Nella costituzione per pubblica sottoscrizione (artt. 2333-2336), invece, si addiviene alla
stipulazione dell’atto costitutivo al termine di un complesso procedimento che consente la
raccolta fra il pubblico del capitale iniziale sulla base di un programma predisposto da coloro che
assumono l’iniziativa (promotori). Si tratta tuttavia di un procedimento notevolmente complesso e
macchinoso e perciò raramente utilizzato.
9. I patrimoni destinati
La creazione di società unipersonali consente di limitare il rischio di impresa attraverso la
moltiplicazione formale dei soggetti cui i relativi diritti e le relative obbligazioni sono imputabili.
La riforma del 2003 offre per la prima volta alle società per azioni anche una nuova tecnica per
limitare il rischio di impresa: quella dei patrimoni destinati ad uno specifico affare (artt. 2447-bis –
2447-decies).
Una tecnica che non moltiplica i soggetti per limitare il rischio di impresa, ma che a tal fine opera
direttamente sul piano oggettivo del patrimonio facente capo ad un’unica società per azioni.
Al riguarda l’attuale disciplina offre due modelli di patrimoni destinati:
a) La società per azioni può costituire uno o più patrimoni ciascuno dei quali destinato in via
esclusiva ad uno specifico affare, sia pure entro i limiti del dieci per cento del proprio
patrimonio netto e purché non si tratti di affari attinenti ad attività riservate in base a leggi
speciali (c.d. patrimoni destinati operativi);
b) La società può inoltre stipulare con terzi un contratto di finanziamento di uno specifico
affare, pattuendo che al rimborso totale o parziale del finanziamento siano destinati i
proventi dell’affare stesso o parte di essi (finanziamento destinato).
Entrambe le operazioni sono assistite da specifiche cautele volte a conciliare le esigenze ditutela dei
creditori sociali preesistenti con quelle dei creditori che possono fare affidamento solo sui patrimoni
destinati. Esaminiamole separatamente.
La costituzione di un “patrimonio destinato operativo” avviene con apposita deliberazione adottata
dall’organo amministrativo della società a maggioranza assoluta dei suoi componenti (art. 2447-
ter).
È necessario indicare gli eventuali apporti dei terzi, nonché se è possibile emettere strumenti
finanziari di partecipazione all’affare indicando i diritti che attribuiscono.
La deliberazione deve essere verbalizzata da un notaio ed è soggetta ad iscrizione nel registro delle
imprese (art. 2447-quater). Diventa però produttiva di effettidsolo dopo che siano decorsi sessanta
giorni dall’iscrizione. Entro tale termien i creditori sociali anteriori all’iscrizione possono fare
opposizione al tribunale, che può disporne l’esecuzione previa prestazione da parte della società di
idonea garanzia.
Decorso tale termine si producono gli effetti della separazione patrimoniale (art. 2445-quinquies). I
creditori della società non possono più far valere alcun diritto sul patrimonio destinato allo specifico
affare né, salvo che per la parte spettante alla società, sui frutti o proventi da esso derivanti.
Perché la separazione patrimoniale operi è necessario che gli atti compiuti in relazione allo
specifico affare rechino espressa menzione del vincolo di destinazione. In mancanza ne risponde la
società con il suo patrimonio residuo. In vincolo di destinazione riguardante beni immobili o mobili
registrati deve essere trascritto nei rispettivi registri.
Se la società ha emesso strumenti finanziari di partecipazione all’affare, è prevista
un’organizzazione – articolata nell’assemblea speciale e nel rappresentante comune – per la tutela
dei loro interessi (art. 2447-octies).
Per ciascun patrimonio destinato dovranno essere tenuti separatamente i libri e le scritture contabili
(art. 2447-sexies) e nel bilancio della società dovranno essere distintamente indicati i beni e i
rapporti compresi in ciascun patrimonio, con separato rendiconto in allegato al bilancio (art. 2447-
septies).
Realizzato l’affare o se lo stesso è divenuto impossibile, gli amministratori redigono un rendiconto
finale che deve essere depositato presso l’ufficio del registro delle imprese (art. 2447-novies). Se
permangono creditori insoddisfatti, questi possono chiedere entro novanta giorni la liquidazione del
patrimonio destinato che avverrà osservando esclusivamente le disposizioni sulla liquidazione delle
società di capitali, in quanto compatibili. Regole speciali sono tuttavia previste in caso di fallimento
della società.
Più semplice è la disciplina dettata per la seconda modalità di costituzione di un patrimonio
destinato: contratto di finanziamento di uno specifico affare, con previsione che al rimborso totale o
parziale del finanziamento sono destinati, in via esclusiva, tutti o parte dei proventi dell’affare
stesso (art. 2447-decies).
Il contratto deve indicare gli elementi essenziali dell’operazione, deve specificare i beni strumentali
necessari per la realizzazione e il relativo piano finanziario indicando la parte coperta dal
finanziamento e quella a carico della società. Dovrà indicare anche le eventuali garanzie che
quest’ultima offre per il rimborso di una parte del finanziamento.
Il patrimonio separato è in tal caso formato dai proventi dell’affare, dai relativi frutti e dagli
investimenti eventualmente effettuati in attesa del rimborso al finanziatore. È necessario tuttavia
che copia del contratto sia stata iscritta nel registro delle imprese e che la società adotti sistemi di
incasso e di contabilizzazione separati (art. 2447-decies, 3° comma).
Delle obbligazioni nei confronti del finanziatore risponde esclusivamente il patrimonio separato,
salvo che la società abbia prestato garanzie con il proprio patrimonio generale per il parziale
rimborso del finanziamento.
I creditori generali della società non potranno agire sui beni strumentali destinati alla realizzazione
dell’operazione, ma sugli stessi potranno esercitare solo azioni conservative a tutela dei loro diritti.
C. I CONFERIMENTI
10. Conferimenti e capitale sociale
I conferimenti costituiscono i contributi dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della
società; la loro funzione essenziale è quella di dotare la società del capitale di rischio iniziale per lo
svolgimento dell’attività di impresa (c.d. funzione produttiva dei conferimenti). Il valore in danaro
del complesso dei conferimenti promessi dai soci, quale risulta dalla valutazione ad essi data
nell’atto costitutivo, costituisce il capitale sociale nominale della società.
La disciplina dei conferimenti è ispirata da una duplice finalità:
a) Quella di garantire che i conferimenti promessi dai soci vengano effettivamente acquisiti
dalla società;
b) Quella ulteriore di garantire che il valore assegnato dai soci ai conferimenti sia veritiero. E
ciò per evitare che il valore complessivo dei conferimenti sia inferiore all’ammontare
globale del capitale sociale (art. 2346, 5° comma) con evidente inganno per i creditori in
merito all’effettiva formazione del capitale sociale.
13. La valutazione
I conferimenti diversi dal danaro (conferimenti in natura e conferimento di crediti), tanto se
effettuati in sede di costituzione della società quanto se effettuati in sede di aumento del capitale
sociale (Art. 2440), devono formare oggetto di uno specifico procedimento di valutazione regolato
dall’art. 2343 (parzialmente modificato dalla riforma del 2003). Si vuole così assicurare una
valutazione oggettiva e veritiera di tali conferimenti e soprattutto evitare che agli stessi venga
complessivamente assegnato un valore nominale superiore a quello reale.
Il procedimento di valutazione si articola in più fasi.
Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare una relazione giurata di stima di un esperto
designato dal tribunale. La stima deve contenere una serie di indicazioni e in particolare deve
attestare che «il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del
capitale sociale e dell’eventuale soprapprezzo». La relazione deve essere allegata all’atto costitutivo
e, una volta completato il procedimento di costituzione, deve restare depositata presso l’ufficio del
registro delle imprese.