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DIRITTO COMMERCIALE

26/09/19
Il contratto di società è definito dalla finalità di lucro.

Il socio consegue un utile nella sua economia personale. I soci della cooperativa hanno un
risparmio se vanno a comprare direttamente dall’editore i libri e poi li vendono (esempio).

Nella definizione di imprenditore lo scopo di lucro non è uno scopo essenziale, diventa scopo
essenziale nella definizione di Società.

Nella nostra nozione di imprenditore non è compresa la figura di prestatore di opere intellettuali.
Applicando il 2082 vedremmo che la nostra attività potrebbe essere inserita nell’ambito di questa
nota (esempio commercialista).

[L’attività professionale può essere effettuata in maniera societaria e quindi si avvicina


all’imprenditorialità. (La società è una modalità di esercizio di una realtà economica –> impresa).].

Es. uno studio di ingegnere; finché l’ingegnere opera individualmente, il quale svolge tutte le sue
mansioni, ed è quindi il centro della sua attività, pur avendo un’attività organizzata come
un’azienda, questo ingegnere è sicuramente un prestatore d’opera intellettuale quindi viene posto
fuori dalla definizione di impresa.

Chi risponde all’identikit del piccolo imprenditore non è inserito nello statuto dell’imprenditore.
Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, artigiani, piccoli commercianti e coloro che
esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei
componenti della famiglia.
INTERPRETAZIONE: La congiunzione “e” tra piccoli commercianti ecc. vuol dire che sia gli uni che
gli altri sono piccoli imprenditori (NON È VERO).
Cosa vuol dire che ci sono queste categorie?
Partiamo da quelle che sono i più ovvi elementi di questa elencazione:

COLTIVATORI DIRETTI:
(Disciplinato dalla sua normativa con origine storica) il coltivatore diretto del fondo è visto in
maniera favorevole dal legislatore che da loro una serie di agevolazioni così da far sviluppare
ancora l’agricoltura e non l’urbanizzazione. Si dovrebbe far riferimento quindi al 2083 cc e alla
normativa speciale, dove per una serie di motivi, il legislatore tende ad estendere questa
categoria; si consente di avere questa categoria anche a soggetti che hanno una serie di
aiuti/braccianti/ecc. Qui noi abbiamo una categoria che è più ampia di quella che sembrerebbe
venir fuori dalla norma.
ARTIGIANI:
L’attività artigianale viene a essere definita in modo piuttosto ampio.
Originariamente era colui che operava direttamente (per definizione); la ragione per cui si è
ampliata è di carattere economico perché se in origine gli artigiani erano coloro che prestavano
direttamente la propria opera per i beni man mano che questa attività diventa più efficiente e
produttiva, l’organizzazione dell’artigiano tendeva a espandersi.
Paradosso: se come lavoratore che presta personalmente la sua opera andava presso la sua
organizzazione e “aiutava”, ampliandosi avrebbe perso questi vantaggi.
La tendenza era quindi quella di impedire l’aumento delle dimensioni dell’attività.
Le leggi dell’artigianato per non avere questo effetto boomerang (svantaggiare i migliori) hanno
ampliato la nozione di artigiano.

PICCOLO COMMERCIANTE: non ben definito dal legislatore.

COLORO CHE ESERCITANO UN’ATTIVITA’ PROFESSIONALE ORGANIZZATA PREVALENTEMENTE CON


IL LAVORO PROPRIO E DEI COMPONENTI DELLA FAMIGLIA:
Attraverso una serie di avvicinamenti di carattere interpretativo in realtà la nozione più vera del
2083 non è data dalle categorie individuate ma soprattutto da questo numero 4 (categoria titolo).
Quello che conta è che ci sia un’attività professionale organizzata prevalentemente con il proprio
lavoro e dei componenti della famiglia.

Quindi quella che sembrava una nozione basata su 4 elementi (2083 c.c.) si rileva una nozione
basata su un unico elemento.
La ‘e’ congiunzione quindi non va ad addizionare i 4 elementi ma va a definire i primi 3 elementi
nell’ultimo (solo questa distingue un piccolo imprenditore da un imprenditore).

DIFFERENZA PIANO ORGANIZZATIVO DELLE DUE ATTIVITA’ (piccolo imprenditore e imprenditore


commerciale)
ESEMPIO (del prof.):
Sulla spiaggia di Acapulco ci sono 2 signori sdraiati al sole.
1 è un ciabattino
L’altro è imprenditore di una grande impresa.
Fanno la stessa cosa ma cosa succede alla loro attività?
Il grande imprenditore se ne sta in vacanza e la sua impresa non ha chiuso perché ha un ruolo
organizzativo mentre la bottega del ciabattino è chiuso perché se non c’è lui si chiude.
L’azienda del piccolo imprenditore non ha una sua autonomia nei confronti del reddito prodotto.
L’imprenditore commerciale ha la possibilità di produrre reddito anche senza la sua presenza
diretta (o famiglia ecc.).
Questo è prevalente rispetto all’organizzazione effettiva (azienda in questione).

STATUTO SPECIALE DEL PICCOLO IMPRENDITORE:


nel 1942 quando il nostro codice fu varato aveva una sua ragion d’essere ma successivamente
questa distinzione si va via via perdendo per i motivi sopra elencati.
Si diceva (fino al 2000) che il piccolo imprenditore aveva uno statuto speciale che consisteva
nell’esenzione dal registro delle imprese, scritture contabili, ecc.
Nel disegno originario era vero ma per ciascuna di questa esenzione oggi si deve tener conto di
una serie di modifiche che sono state fatte a livello legislativo.
Le ragioni per cui noi individuiamo le distinzioni vanno dalla distinzione dello statuto che non
applica alcune norme al piccolo imprenditore. Questa distinzione diventa sempre meno vera.

Es. fallimento:
in origine avevamo una norma che nella disciplina generale codicistica escludeva il piccolo
imprenditore dal fallimento ma la legge fallimentare già dal 1942 aveva qualche riserva su questa
esclusione, infatti nella sua formulazione originaria (fino agli anni 90) escludeva i piccoli
imprenditori solo se fossero rimasti sotto una determinata soglia quantitativa;
La legge diceva che sono considerati piccoli imprenditori ai fini della legge fallimentare, quegli
imprenditori che non sono soggetti ad imposta mobile (abrogata nel 1973).
Bisognava fare quindi alcuni accertamenti ma siccome il fallimento è legato a una rapida soluzione
del problema dell’insolvenza che altrimenti si ingigantisce ecco che la legge fallimentare trova una
soluzione pratica (chi è sotto una certa soglia dell’imposta di ricchezza mobile è escluso e
considerato piccolo imprenditore).
Piccoli imprenditori erano anche coloro che non avevano investito più di 900.000 lire in capitale.
In nessun caso sono considerate piccoli imprenditori le società commerciali.

Verso gli anni 2000 il legislatore è tornato ad individuare il piccolo imprenditore o imprenditore
soggetto a fallimento, individuando con l’art.1 della legge fallimentare una serie di parametri
oggettivi. L’esigenza che aveva indotto il legislatore a non fidarsi del 2083 per definire il piccolo
imprenditore torna di nuovo e con le modifiche che ci sono state nel 2007 con il decreto legislativo
169 sono stati reintrodotti dei parametri che superano il discorso di piccolo imprenditore; vanno
ad individuare tutti gli imprenditori che sono sotto soglia e quindi non soggetti a fallimento. Era
incoerente con il codice civile poiché secondo il cc il piccolo imprenditore non è soggetto a
fallimento ma nel nuovo decreto si davano parametri che potevano comprendere anche loro.
Con il codice della crisi (Agosto 2020) è stata abolita dal cc la norma che diceva che i piccoli
imprenditori non sono soggetti a fallimento.
Chi non ha superato le soglie in descrizione nella norma non possono essere soggetti a fallimento.
Devono coesistere 3 requisiti per essere soggetto a fallimento.
I parametri sono rimasti più o meno uguali anche nel codice della crisi.
Il problema è delicato: non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento gli imprenditori di cui al
primo comma i quali dimostrino il possesso congiunto dei requisiti.
Come faccio a dimostrarlo?
Da un punto di vista processuale la prova negativa non è possibile. Qui non solo si chiede una
prova negativa ma anche una prova difficile da dare con elementi diversi da quelli che si crea
direttamente l’imprenditore (non posso provare qualcosa a mio favore con qualcosa che creo io).
IMPRENDITORE AGRICOLO:
N.B.: Quando parliamo di imprenditore agricolo non abbiamo più riguardo al piccolo imprenditore
agricolo.

03/10/2019
Il nuovo art. 2086 C.C.
2086. Gestione dell’impresa –
1. L’imprenditore è il capo dell’impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori (c.
2094,2104).

2. L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto


organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa,
anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della
continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli
strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità
aziendale.

1. Assoluta descrizione di una realtà effettuale. |Si è voluto ribadire quella realtà per evitare
poi che venissero in qualche modo recepite delle istanze diverse|.
2. Il secondo comma introdotto con il codice della crisi diventa rilevante  Questa norma
non è diretta a tutti gli imprenditori (“che operano in forma societaria o collettiva”);
impone in qualche modo l’obbligo di istituire un assetto organizzativo adeguato alla natura
e alla natura dell’impresa  riferimento molto generico (si deve adeguare a quelle che
sono le modalità che la disciplina organizzativa ritiene ottimali per quell’impresa); Aggiunge
un’altra cosa più indeterminata ma molto mirata a una certa funzione  “anche in
funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità
aziendale”  questa organizzazione deve dare all’imprenditore collettiva l’immediata
percezione della crisi dell’impresa. Il legislatore vuole anche che abbiano un’altra funzione,
ovvero la funzione di metterlo immediatamente in allerta qualora si verificasse una crisi
soprattutto quando è in pericolo la continuità aziendale (in certi casi l’imprenditore
potrebbe dover decidere di interrompere la continuità poiché la crisi si fa troppo grave).
Questo perché consentano di rilevare la crisi e di adottare quelle misure che gli consentano
di superarla eventualmente utilizzando uno degli strumenti per il recupero della continuità
aziendale e il superamento della crisi.

|| Il codice della crisi tende a non far diventare il fallimento la procedura di elezione (come nel
’42 in cui la crisi viene affrontata con la distruzione e la liquidazione in modo che imprenditori
più capaci si giovino della crisi degli altri). Si afferma invece con il codice della crisi (ma già da
parecchi decenni) che al fallimento si arriva solo quando non è possibile utilizzare altri
strumenti che non consentano recupero della e superamento della crisi. Verranno istituiti
strumenti alternativi che passano anche nell’ambito di procedure gestite da commissioni
presso la camera di commercio che dovrebbero consentire all’imprenditore di affrontare quel
momentaneo periodo di crisi senza distruggere l’organizzazione aziendale.
Questo secondo il legislatore dovrebbe essere già nella mente dell’imprenditore societario. ||
(prof.: nella realtà economica e imprenditoriale italiana quando si comincia ad accedere a
queste procedure alternative di solito l’impresa incorre nella sua fine  “bancarizzazione della
crisi”)

La Pubblicità
1. L’istituzione del registro delle imprese: la previsione del codice e l’attuazione da parte della
I. 29 dicembre 1993, n. 580 e del relativo regolamento (D.P.R. 7 dicembre 1995, n.581)
2. Le ragioni della pubblicità: l’interesse dell’imprenditore a far conoscere fatti e atti che lo
riguardano e quello dei terzi di averne conoscenza.
3. Generalizzazione dell’obbligo di iscrizione: tutti gli imprenditori sono soggetti all’obbligo di
iscrizione (nella sezione ordinaria o in quella speciale).
4. Diversità rispetto all’impostazione originaria del codice civile, che riservava ai soli
imprenditori commerciali l’obbligo di iscrizione.

Si venne a creare la necessità (con il diritto penale) perché la funzione del registro delle
imprese e della pubblicità è rendere noti atti o fatti riguardanti l’impresa alla comunità.
I trasferimenti di ricchezza produttiva devono essere pubblicizzati. (“anagrafe” delle
imprese). Furono coinvolti anche i piccoli imprenditori e gli imprenditori agricoli che
nell’originaria impostazione del codice dovevano essere esenti da questo tipo di pubblicità.

L’efficacia dell’iscrizione nella sezione ordinaria. La pubblicità dichiarativa.


 L’art. 2193 cod. civ. dispone che i fatti dei quali la legge prescrive l’iscrizione, se non sono
stati iscritti, non possono essere opposti ai terzi da chi è obbligato a richiederne l’iscrizione,
a meno che questi provi che i terzi ne abbiano avuto conoscenza.

 L’ignoranza dei fatti dei quali la legge prescrive l’iscrizione non può essere opposta dai terzi
dal momento in cui l’iscrizione è avvenuta.

 In virtù dell’art. 2194 chi omette di richiedere l’iscrizione nei modi e nel termine stabiliti
dalla legge, è punito con sanzione amministrativa.

Per dire una cosa positiva alcune leggi si avvalgono di due negazioni (“se NON sono stati iscritti
NON possono essere esposti …”)  opporre qualcosa a qualcuno è dirgli “questa cosa vale in
questo modo e non in quell’altro”.
IURIS ET DE IURE  presunzione giuridica che non ammette prova contraria (presunzione di
conoscenza).
L’efficacia normativa e l’efficacia costitutiva
 L’efficacia “normativa” dell’iscrizione: la mancata iscrizione determina effetti per quanto
riguarda l’applicazione delle norme in materia di società in nome collettiva e in
accomandita semplice “regolari” (v. art. 2297 e 2317 c.c.)

 L’efficacia “costitutiva” dell’iscrizione: la costituzione delle società di capitali (attribuzione


della società giuridica) è connessa all’iscrizione nel registro delle imprese. Anche l’efficacia
delle modificazioni dell’atto costitutivo è subordinata all’iscrizione.

Società regolari e irregolari: Società a cui si applicano norme diverse.


La società viene a esistenza quando viene iscritta (efficacia costitutiva).
Il primo effetto è di renderli noti attraverso il sistema della pubblicità.

L’obbligo di registrazione nella sezione speciale.


 I soggetti obbligati

 Sono iscritti nella sezione speciale del registro delle imprese gli imprenditori agricoli, i
piccoli imprenditori, le società semplici e gli artigiani iscritti negli albi e le loro società o
consorzi (v. art. 15 D.P.R. 14 dicembre 1999, n.588)

 L’efficacia dell’iscrizione nella sezione speciale.

 L’iscrizione ha funzione di certificazione anagrafica e pubblicità notizia

 Differenza rispetto all’efficacia dichiarativa

 Per gli imprenditori agricoli l’iscrizione nella sezione speciale produce gli stessi effetti di
quella nella sezione ordinaria (art. 2 D. Lgs. 228/1991).

Sul piano lessicale questa norma non produce quella presunzione IURIS ET DE IURE che abbiamo
visto prima.
La rappresentanza dell’imprenditore commerciale.
 L’organizzazione dell’imprenditore commerciale.
 Rilevanza della delega di funzioni nell’ambito dell’azienda
 Ausiliari autonomi e ausiliari subordinati. “PARASUBORDINAZIONE”
 I collaboratori dell’imprenditore attribuzioni di funzioni esecutive e di funzioni direttive. La
distinzione tra dirigenti, quadri, impiegati, operai, apprendisti, ecc.
 La rappresentanza dell’imprenditore: il rapporto con i terzi e la delega di funzioni
rappresentative
 Rappresentanza in fase esecutiva
 Rappresentanza di funzioni di direzione e coordinamento dell’impresa o di parti di essa
 I ruoli gerarchici nell’impresa.

Rappresentante agisce in nome e per conto del rappresentato.


La necessità di avere dei rappresentanti cresce con il crescere della dimensione aziendale.
Institore  “persona preposta dal titolare all’esercizio di un’impresa commerciale o di una sua
sede secondaria o di un ramo particolare” (art. 2203 c.c.)
Fanno parte della delega anche funzioni di minore rilevanza amministrativa (ad. es. impiegato 
opera su rappresentanza di un imprenditore.).
Gli ausiliari si distinguono in varie categorie:
- Dirigenti  institore
- Procuratori  opera in base a una procura (institura) ma non è ad amministrare; è per
compiere atti specifici.
- Semplice commesso  opera in base a una procura per la quale compie atti più specifici e
limitati.

Noi ci occuperemo dei dirigenti.

L’institore
 Definizione di institore (art. 2203 c.c.)
 È institore colui che è preposto dal titolare all’esercizio di un’impresa commerciale
 La preposizione può essere limitata all’esercizio di una sede secondaria o di un ramo
particolare dell’impresa
 L’attribuzione delle funzioni institorie: il conferimento dei poteri di gestione e di
rappresentanza. L’attribuzione dei poteri come conseguenza della preposizione.
 Le modalità di esercizio dei poteri.
 Se sono preposti più institori, questi possono agire disgiuntamente, salvo che nella procura
sia diversamente disposto.

L’institore gestisce ma non diventa titolare dell’impresa.


Ius utendi e abutendi  diritto di usare e di consumare (abusare).
Distinzione con la rappresentanza perché qui l’ambito dei poteri dell’institore viene a essere
individuato dalla sua funzione; mentre il rappresentante che opera solo sulla base del diritto
privato deve avere una serie di indicazioni dal rappresentato, con la figura dell’institore vengono
disegnati i limiti dei poteri in base alla preposizione e alla funzione.
L’ambito dei poteri dell’institore
 2204. poteri dell’institore
 L’institore può compiere tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa a cui è preposto,
salve le limitazioni contenute nella procura
 L’ambito dei poteri si determina quindi oggettivamente, in considerazione dell’inerenza
degli atti alla funzione
 Tuttavia, la funzione dell’institore è pur sempre quella di amministratore di patrimonio
altrui: non può quindi modificare o alienare parti rilevanti dell’azienda o mutarne l’indirizzo
produttivo.
 Per espressa disposizione di legge non può alienare o ipotecare i beni immobili del
preponente, se non è stato a ciò espressamente autorizzato.
 La rappresentanza processuale
 L’institore può stare in giudizio in nome del preponente per le obbligazioni dipendenti da
atti compiuti nell’esercizio dell’impresa a cui è preposto.
04/10/2019
La pubblicità della procura institoria.
 La forma della procura:
 L’atto di preposizione – libertà di forme – effetti

 Art. 2206: Pubblicità della procura.

 La procura con sottoscrizione del preponente autenticata deve essere depositata per
l’iscrizione presso il competente ufficio del registro delle imprese.

 In mancanza di iscrizione, la rappresentanza si reputa generale

 Il regime delle limitazioni del potere dell’institore

 In mancanza di iscrizione, le limitazioni non sono opponibili ai terzi, se non si prova che
questi le conoscevano al momento della conclusione dell’affare

 Art.2207. modificazione e revoca della procura

 Gli atti con i quali viene successivamente limitata o revocata la procura devono essere
depositati, per l’iscrizione nel registro delle imprese, anche se la procura non fu pubblicata

 In mancanza dell’iscrizione, le limitazioni o la revoca non sono opponibili ai terzi, se non si


prova che questi le conoscevano al momento della conclusione dell’affare.

La base di questa disciplina è che l’ambito di questi poteri è integrato dal fatto che siccome questo
soggetto è preposto nell’impresa in un ramo questa attività si svolge nell’ambito dell’azienda,
quindi chi va presso questa filiale ha in qualche modo un impatto diverso rispetto a quello che ha
chi contratta con un privato cittadino perché qui c’è un fatto oggettivo (azienda) e questa azienda
fa ritenere a chi contratta di stare trattando con il soggetto che ha i poteri per vincolare
quell’organizzazione nei confronti dei terzi.

Gli obblighi dell’institore


 2205. Obblighi dell’institore
 Per le imprese o le sedi secondarie alle quali è preposto, l’institore è tenuto, insieme con
l’imprenditore, all’osservanza delle disposizioni riguardanti l’iscrizione nel registro delle
imprese e la tenuta delle scritture contabili
Responsabilità personale dell’institore.
 L’institore opera in nome e per conto dell’imprenditore
 Egli è personalmente obbligato solo nel caso in cui ometta di far conoscere al terzo che egli
tratta per il preponente
 Tuttavia, il terzo può agire anche contro il preponente per gli atti compiuti dall’institore,
che siano pertinenti all’esercizio dell’impresa a cui è preposto.
 Ragioni della responsabilità del preponente, in deroga ai principi di diritto comune.

Se l’institore non rende noto la sua qualità lui contrae in proprio l’obbligazione.
Il fatto che opera nell’azienda cambia le regole del diritto civile.
Inerenza oggettiva dell’atto all’attività che porta a far si che anche se formalmente l’imprenditore
non è stato nominato, tuttavia risponde a quell’attività, salvo che non sia inerente.

Le scritture contabili

La documentazione contabile dell’imprenditore


 L’interesse alla documentazione dell’attività d’impresa
 L’interesse dell’imprenditore
 L’interesse dei creditori, ai fini della ricostruzione del patrimonio dell’imprenditore in caso
di crisi
 L’interesse dei singoli creditori ai fini probatori
 L’interesse dei terzi, in generale, con riguardo all’informazione relativa all’impresa
(pubblicità dei bilanci, nei casi di società di capitali).

La legge si preoccupa di questo aspetto dell’attività imprenditoriali perché si suppone che chi tiene
una ordinata contabilità abbia anche cura della propria attività e della conoscenza della stessa
(persona corretta che merita di essere considerata un “buon imprenditore”).
Se non tiene la contabilità è ritenuto un soggetto a rischio.
Certe procedure processuali venivano negate agli imprenditori che non avevano tenuto una
corretta contabilità (si ritenevano immeritevoli).
Se si fallisce e non si hanno i documenti contabili si ha la Bancarotta semplice.
Non esiste una norma che dica che le scritture contabili devono essere tenute e se non ci sono non
va bene.
La legge se ne occupa solo se l’imprenditore “finisce male”  norme apparentemente non
sanzionate.
Abbiamo soltanto effetti indiretti (oggi aboliti).
Le norme penali sulla bancarotta ancora ci sono (sia semplice che fraudolenta).
Questa esigenza di trasparenza e correttezza è diretta esclusivamente all’imprenditore con un
piccolissimo sfavore nel caso in cui l’imprenditore entri in conflitto con un altro imprenditore.
Vi è anche un interesse dei creditori che l’imprenditore abbia la contabilità poiché se finisse in una
procedura di crisi sarebbe tenuto a presentare i documenti contabili alle autorità (fini probatori).
Poi vi è un interesse della collettività (imprenditore societario soprattutto) a conoscere la
situazione di quell’imprenditore.
Se non si redige il bilancio si incorre in una sanzione per inadempimento.
I libri contabili obbligatori
 I libri contabili generalmente obbligatori
 L’art. 2214 stabilisce che l’imprenditore commerciale (non piccolo) deve tenere il libro
giornale e il libro degli inventari
 I libri contabili relativamente obbligatori
 L’imprenditore deve altresì tenere le altre scritture che siano richieste* della natura e dalle
dimensioni dell’impresa
 L’obbligo di documentazione
 L’imprenditore deve altresì conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle
lettere, dei telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei
telegrammi e delle fatture spedite.

*richieste dalla buona norma contabile.

Contenuto dei libri contabili generalmente obbligatori


 Il libero giornale deve indicare giorno per giorno le operazioni relative all’esercizio
dell’impresa
 L’inventario deve contenere l’indicazione e la valutazione delle attività e delle passività
relative all’impresa, nonché delle attività e delle passività dell’imprenditore estranee alla
medesima
 Esso deve redigersi all’inizio dell’esercizio dell’impresa e successivamente ogni anno
 L’inventario si chiude con il bilancio e con il conto dei profitti e delle perdite il quale deve
dimostrare con evidenza e verità gli utili conseguiti o le perdite subite
 Nelle valutazioni di bilancio l’imprenditore deve attenersi ai criteri stabiliti per i bilanci delle
società per azioni, in quanto applicabili
 L’inventario deve essere sottoscritto dall’imprenditore entro tre mesi dal termine per la
presentazione della dichiarazione dei redditi ai fini delle imposte dirette.

Mentre il libro giornale è un libro che prosegue nel tempo attraverso una continua registrazione
delle operazioni, il libro degli inventari deve essere redatto all’inizio dell’esercizio dell’impresa
(passaggio da piccolo a imprenditore commerciale) e successivamente ogni anno.
Annualmente, alla fine di ogni esercizio, questo inventario si chiude con il bilancio.

Formalità estrinseche di tenuta della contabilità


 L’art 2215, nello stabilire le modalità di tenuta delle scritture contabili, dispone che “i libri
contabili, prima di essere messi in uso, devono essere numerati progressivamente in ogni
pagina”
 Il libro giornale e il libro degli inventari non sono soggetti a bollatura né a vidimazione
 Qualora sia previsto l’obbligo della bollatura o della vidimazione, devono essere bollati in
ogni foglio dall’ufficio del registro delle imprese o da un notaio secondo le disposizioni delle
leggi speciali. L’ufficio del registro o il notaio deve dichiarare nell’ultima pagina dei libri il
numero dei fogli che li compongono
 L’imprenditore può far bollare nei modi indicati nell’art.2215 gli altri libri da lui tenuti.
Questi istituti sono stati abbandonati con la nuova tecnologia che garantisce l’autenticità dei
documenti senza il bisogno di bollarli.
Oggi richiede solo che siano numerate progressivamente tutte le pagine.
Le formalità estrinseche (attengono al supporto) sono state quindi abbandonate.
Le formalità intrinseche di tenuta della contabilità
 Art. 2219. Tenuta della contabilità
 Tutte le scritture devono essere tenute secondo le norme di un’ordinata contabilità senza
spazi in bianco, senza interlinee e senza trasporti in margine. Non vi si possono fare
abrasioni e, se è necessaria qualche cancellazione, questa deve eseguirsi in modo che le
parole cancellate siano leggibili.

Termine di conservazione delle scritture contabili


 Art. 2220. Conservazione delle scritture contabili
 Le scritture devono essere conservate per dieci anni dalla data dell’ultima registrazione
 Per lo stesso periodo devono conservarsi le fatture, le lettere e i telegrammi ricevuti e le
copie delle fatture, delle lettere e dei telegrammi spediti.

La norma non è però applicata rigorosamente nella realtà.


Il termine prescrizionale ordinario è di 10 anni, se non lo faccio valere si estingue per prescrizione
(estintiva) e quindi la ragione di questa norma si basa sul termine ordinario che ritiene normale
che venga esercitato un diritto entro tale termine; le banche però, ad esempio, devono tenere le
proprie scritture contabili per un tempo maggiore perché la prescrizione in questi casi decorre
dalla chiusura del conto (quindi si calcolano 10 anni dalla chiusura e non dall’operazione).
Nei casi in cui non è immediatamente percepibile l’errore, la prescrizione decorre dal momento
della scoperta (es. cliniche, banche, ecc.).

I supporti di immagine
 Le scritture e documenti di cui all’articolo 2220 c.c. possono essere conservati sotto forma
di registrazioni su supporti di immagini, sempre che le registrazioni corrispondano ai
documenti e possano in ogni momento essere rese leggibili con mezzi messi a disposizione
dal soggetto che utilizza detti supporti.

Efficacia probatoria delle scritture contabili


 2709. Efficacia probatoria contro l’imprenditore
 I libri e le altre scritture contabili delle imprese soggette a registrazione fanno prova contro
l’imprenditore. Tuttavia, chi vuol trarne vantaggio non può scindere il contenuto

 2710. Efficacia probatoria tra imprenditori


 I libri bollati e vidimati nelle forme di legge, quando sono regolarmente tenuti, possono
fare prova tra imprenditori per i rapporti inerenti all’esercizio dell’impresa

 2711. Comunicazione ed esibizione


 La comunicazione integrale dei libri, delle scritture contabili e della corrispondenza può
essere ordinata dal giudice solo nelle controversie relative allo scioglimento della società,
alla comunione dei beni e alla successione per causa di morte.
 Negli altri casi il giudice può ordinare, anche d’ufficio, che si esibiscano i libri per estrarne le
registrazioni concernenti la controversia in corso. Può ordinare altresì l’esibizione di singole
scritture contabili, lettere, telegrammi o fatture concernenti la controversia stessa.
Effetti della mancata tenuta della contabilità
 La pena prevista per la bancarotta semplice dall’art. 217 l. fall. Si applica al fallito che,
durante i tre anni antecedenti alla dichiarazione di fallimento ovvero dall’inizio
dell’impresa, se questa ha avuto una minore durata, non ha tenuto i libri e le altre scritture
contabili prescritti dalla legge o li ha tenuti in maniera irregolare o incompleta.
 Salve le altre pene accessorie di cui al capo III titolo II libro I del codice penale, la condanna
importa l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale e l’incapacità d’esercitare
uffici direttivi presso qualsiasi impresa fino a due anni.

L’azienda
La nozione di azienda
 2555. Nozione
 L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa.
 Il profilo oggettivo dell’impresa: l’organizzazione
 Il valore giuridico dell’opera organizzatrice dell’imprenditore
 I “beni”: beni materiali e immateriali
 L’avviamento come qualità dell’azienda
 Il disavviamento (c.d. “badwill”)
 Il problema dei rapporti giuridici come elementi essenziali dell’azienda
 Le teorie universalistiche e quelle atomistiche
 L’imprenditore senza azienda: la progressiva “virtualizzazione” dell’azienda

Innovazione nel codice civile.


Il codice definisce l’azienda ma dato che è una definizione nuova è rimasto qualche problema non
avendo una precedente normativa del genere e sono state inserite delle norme inutili.
Quando l’imprenditore si mette ad organizzare dei beni per l’esercizio dell’attività di impresa
aggrega una serie di elementi per esercitare l’attività di impresa.
I beni dell’azienda sono ritenuti soprattutto beni materiali ma l’azienda non si ferma ai beni
materiali; accanto a questi beni si possono trovare dei rapporti (es. con i lavoratori, con i fornitori,
con le banche, con i clienti, ecc.). Non trovare la parola “rapporti” di fianco a “beni” ci da un
problema: questi beni fanno parte dell’azienda?! (problema nelle cessioni).
L’altro problema è che teoricamente potrebbero esserci aziende dove non ci sono beni (es. attività
immateriali; virtuali).
Un’altra caratteristica dell’azienda ben organizzata è che l’azienda diventa una cosa diversa dalla
pura somma dei beni in sé contenuti (ha una qualità diversa dalle componenti che la integrano).
L’azienda è considerata come bene autonomo.
Da un punto di vista dell’appartenenza, il padrone dell’azienda è l’imprenditore ma non
necessariamente tutti i singoli beni devono essere di sua proprietà (es. azienda in leasing).
Anche il valore dell’azienda è diverso dal valore della somma dei singoli beni.
Possiamo avere un’azienda che ha beni molto costosi ma che valgono infinitamente meno della
somma dei valori dei beni perché magari l’organizzazione non funziona e per il “badwill” devo
pagare io perché qualcuno la compri.  contrario GOODWILL (AVVIAMENTO).
10/10/2019

LA CESSIONE DELL’AZIENDA
L’iscrizione della cessione dell’azienda nel registro delle imprese
 2556. Imprese soggette a registrazione
 Secondo comma
 I contratti di cui al primo comma, in forma pubblica o per scrittura privata autenticata,
devono essere depositati per l’iscrizione nel registro delle imprese, nel termine di
trenta giorni, a cura del notaio rogante o autenticante
 L’interpretazione della norma
 L’obbligo di iscrizione: finalità di ordine pubblico

La logica che presiede a questa norma è quella che le cessioni dell’azienda devono essere iscritte
nel registro delle imprese, per vedere con quali modalità/a chi vengono cedute.
Il legislatore vuole che le cessioni siano scritte ma ovviamente ai fini dell’iscrizione deve
presupporre che questi atti siano fatti in quella forma che consente l’iscrizione (atto pubblico o
scrittura privata autenticata) altrimenti non sono pubblicati.
Dovendo imporre il deposito di iscrizione degli atti di cui al primo comma, ha dovuto presupporre
che questi atti siano fatti davanti al notaio e poi impongono al notaio l’obbligo di effettuare la
registrazione entro 30 gg dalla data in cui l’atto è stato posto in essere.

Il divieto di concorrenza
 2557. Divieto di concorrenza
 Chi aliena l’azienda deve astenersi, per il periodo di cinque anni dal trasferimento,
dall’iniziare una nuova impresa che per l’oggetto, l’ubicazione o altre circostanze sia idonea
a sviare la clientela dell’azienda ceduta.
 Il divieto come effetto naturale del contratto di cessione
 Ambito del divieto: il rapporto di concorrenza tra imprese.

 Il patto di astenersi dalla concorrenza in limiti più ampi di quelli previsti dal comma
precedente è valido, purché non impedisca ogni attività professionale dell’alienante. Esso
non può eccedere la durata di cinque anni dal trasferimento.
 Se nel patto è indicata una durata maggiore o la durata non è stabilita, il divieto di
concorrenza vale per il periodo di cinque anni dal trasferimento.
 Nullità dei patti che ampliano il divieto oltre i limiti imposti dalla legge
 Nel caso di usufrutto o di affitto dell’azienda il divieto di concorrenza disposto dal primo
comma vale nei confronti del proprietario o del locatore per la durata dell’usufrutto o
dell’affitto.
Successione nei contratti
 2558. Successione nei contratti
 Se non è pattuito diversamente, l’acquirente dell’azienda subentra nei contratti stipulati
per l’esercizio dell’azienda stessa che non abbiano carattere personale
 La successione nei contratti come effetto naturale della cessione
 Il momento della cessione: la notizia del trasferimento e l’iscrizione nel registro delle
imprese
 La facoltà di recesso del contraente ceduto: il terzo contraente può tuttavia recedere dal
contratto entro tre mesi dalla notizia del trasferimento, se sussiste una giusta causa, salvo
in questo caso la responsabilità dell’alienante
 Le stesse disposizioni si applicano anche nei confronti dell’usufruttuario e dell’affittuario
per la durata dell’usufrutto e dell’affitto

I crediti relativi all’azienda ceduta


 2559. Crediti relativi all’azienda ceduta
 La cessione dei crediti relativi all’azienda ceduta, anche in mancanza di notifica al debitore
o di sua accettazione, ha effetto, nei confronti dei terzi, dal momento dell’iscrizione del
trasferimento nel registro delle imprese. Tuttavia, il debitore ceduto è liberato se paga in
buona fede all’alienante
 La cessione dei crediti nel diritto comune e le modifiche derivanti dalla iscrizione nel
registro delle imprese
 L’ambito oggettivo dei crediti ceduti
 Usufrutto di azienda e crediti ceduti
 Le stesse disposizioni si applicano anche nel caso di usufrutto dell’azienda, se esso si
estende ai crediti relativi alla medesima

Differenza tra cessione dei contratti e cessione dei debiti:


Solo i contratti di durata possono essere ceduti (se compro in contanti un cellulare il contratto si
esaurisce con l’esaurirsi della sua funzione economica  trasferimento del bene).
Contratti a esecuzione periodica/continuati sono contratti di durata. (es1. Fornitore che ogni 3
mesi mi manda la merca/ es2. Fornitura elettrica)  questi contratti producono effetti nel tempo.
Bisogna tenere ben distinti i contratti dal rapporto di credito/debito che può nascere.
Nel momento in cui ricevo il bene, da questa fornitura, normalmente, nasce una obbligazione
(pago a dilazione); ecco allora che qui bisogna tener distinti il contratto e l’obbligazione che nasce
da ciascuna delle attività.
A questo punto non ci occupiamo più del rapporto contrattuale ma delle conseguenze (o anche
non conseguenze) del contratto  obbligazioni.
Il 2559-2560 si occupano di questo aspetto dell’attività aziendale (norma estremamente
importanti). Non ci dicono se la cessione dei crediti o dei debiti è un effetto della cessione
dell’azienda oppure no. Troveremo una serie di soluzioni a questo problema che vanno dal “non si
cedono” al “si cedono” con tutte le possibili soluzioni intermedie (questa problematica è aperta
proprio perché all’origine di questa disciplina il legislatore non ha chiarito in maniera assoluta cosa
compone l’azienda; non si è espresso sul fatto che con l’azienda si cedono crediti/debiti e quindi
nel momento in cui si chiederà di stipulare un contratto di cessione di azienda è estremamente
importante chiarire se con l’azienda verranno ceduti crediti e debiti).
Opinione del prof.: “la cessione avviene soltanto per effetto di una pattuizione delle parti; nel
silenzio delle parti non si ha cessione né per crediti né per debiti”.
Il legislatore rimane vago.
Nel caso in cui il contratto preveda la cessione dei crediti, la cessione ha effetto nei confronti di
terzi.
Opinione del prof: “Se la cessione comprende anche i crediti, la notifica al terzo non è necessaria.
(crediti del soggetto che esercita l’azienda ma che hanno un rapporto di inerenza con l’attività di
impresa).
La norma aggiunge che il debitore ceduto è liberato se paga in buona fede all’alienante (contraria
all’effetto notificato dell’iscrizione nel registro delle imprese).

I debiti relativi all’azienda ceduta.


 2560. Debiti relativi all’azienda ceduta
 l’alienante non è liberato dai debiti, inerenti all’esercizio dell’azienda ceduta anteriori al
trasferimento, se non risulta che i creditori vi hanno consentito
 il significato della norma: una disposizione utile?
 il valore sintomatico della disposizione
 La responsabilità dell’acquirente per i debiti aziendali.
 Nel trasferimento di un’azienda commerciale risponde dei debiti suddetti anche
l’acquirente dell’azienda, se essi risultano dai libri contabili obbligatori
 L’importanza della norma nelle cessioni aziendali: corresponsabilità dei debiti e valore
costitutivo delle annotazioni contabili

Op. prof: Il primo comma è abbastanza inutile, il secondo comma ci dà molte spiegazioni.

Il secondo comma è di estrema importanza. Il cedente dell’azienda risponde dei debiti.


Qui si apre un problema immenso. Cosa vuol dire? I debiti sono suoi oppure vuol dire
qualcos’altro?
“responsabilità”, “risponde”, ecc. in italiano giuridico ha una quantità enorme di significato perché
la responsabilità e qualcosa che attiene a un debito ma solo per il suo aspetto di rispondenza
(responsabilità patrimoniale) anche se poi noi la usiamo con altri significati.
Il problema è molto delicato perché anche qui si trova più disposizioni diverse a seconda delle
impostazioni da cui si parte per risolvere il problema.
Bisogna stabilire se l’acquirente si prende il debito o solo l’obbligo di adempierlo ma il debito non
è suo.
Il fenomeno che si avvicina di più a questo è la figura del fideiussore (che garantisce il debitore
principale ma il debito non è suo).
Chi compra un’azienda deve sapere che per una norma inderogabile lui risponderà dei debiti di
colui che la cede  come un fideiussore nei confronti di questo soggetto. Il debito si trasferirà
soltanto se espressamente richiesto dal contratto. Altrimenti il debito rimane del cessionario ma
ne risponde l’acquirente.
ATTENZIONE: “se essi risultano dai libri contabili obbligatori”  Limite. Se questi debiti non
risultano, non determinano questa responsabilità. L’effetto è paradossale.
11/10/2019
2112:In caso di trasferimento d’azienda, il rapporto di lavoro continua
con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano
(1° comma).
Contrasti giurisprudenziali relativi all’interpretazione dell’art. 2112
 Si realizza la fattispecie prevista dall’art.2112 cod. civ., e, quindi, la relativa normativa può
trovare applicazione, anche nel caso di trasferimento non dell’intera azienda, ma di singole
unità produttive della stessa, suscettibili di costituire idoneo e compiuto strumento di
impresa, sia in quanto dette unità acquistino autonomia organizzativa (rispetto all’impresa
cedente), sia in quanto si inseriscano con la loro capacità produttiva nel più ampio contesto
dell’impresa cessionaria: in tal caso, gli effetti di detta normativa restano circoscritti ai
lavoratori addetti al settore ceduto
 Cass. Sez. Lav., sent. n. 138 del 08-01-1983, Nanni c. Soc. Field Educational Italia

2112. Mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d’azienda.


 2° comma
 Il cedente ed il cessionario sono obbligati, in solido, per tutti i crediti che il lavoratore aveva
al tempo del trasferimento. Con le procedure di cui agli articoli 410 e 411 del codice di
procedura civile il lavoratore può consentire la liberazione del cedente dalle obbligazioni
derivanti dal rapporto di lavoro
 Irrilevanza delle scritture contabili
 La natura dell’obbligazione: non è solo “responsabilità” ma debito solidale.

I segni distintivi e la concorrenza sleale


La ditta
 2563. Ditta
 L’imprenditore ha diritto all’uso esclusivo della ditta da lui prescelta.
 La ditta, comunque sia formata, deve contenere almeno il cognome o la sigla
dell’imprenditore, salvo quanto è disposto dall’articolo 2565.
 2564. Modificazione della ditta.
 Quando la ditta è uguale o simile a quella usata da altro imprenditore e può creare
confusione per l’oggetto dell’impresa e per il luogo in cui è esercitata (1), deve essere
integrata o modificata con indicazioni idonee a differenziarla
 Per le imprese commerciali l’obbligo dell’integrazione o modificazione spetta a chi ha
iscritto la propria ditta nel registro delle imprese in epoca posteriore

L’imprenditore deve scegliere la denominazione sotto la quale operare.


Normalmente l’imprenditore individuale quando inizia l’attività usa il suo nome; secondo la legge
la ditta deve contenere ALMENO il cognome. Potrebbe anche avere voglia di inserire nella propria
denominazione di impresa qualche altra indicazione (es. impresa di pulizie  “la splendente DI
ROSSI”).
La legge qui inizia a portare qualche distinzione: aggiunge “la sigla dell’imprenditore”. Si potrebbe
chiamare “La splendente di G.R.” ed essere comunque conforme alla disciplina.
In qualche modo nome dell’imprenditore e ditta si avvicinano.
Salvo quanto disposto dall’art. 2565 (se la ditta viene acquistata con l’azienda abbiamo
l’imprenditore che si chiama Giovanni Rossi ma che siccome ha comprato l’azienda di Giuseppe
Verdi può esercitare l’attività come “la splendente di Giuseppe Verdi” ... Giovanni rossi opera
come Giuseppe Verdi. Avremo un imprenditore che si chiama in un modo e una ditta diversa).
L’imprenditore può fare una serie di atti, ivi compresa l’iscrizione nel registro delle imprese, con
una denominazione diversa dalla persona fisica.
La seconda peculiarità della ditta è che mentre in un certo posto possono sussistere persone
omonime, nelle attività imprenditoriali invece non si può.
Vi è la necessità di una modificazione per differenziare la ditta da un’altra.

La ditta
 2565. Trasferimento della ditta
 La ditta non può essere trasferita separatamente dall’azienda
 Nel trasferimento dell’azienda per atto tra vivi la ditta non passa all’acquirente senza il
consenso dell’alienante
 Nella successione nell’azienda per causa di morte la ditta si trasmette al successore, salvo
diversa disposizione testamentaria.

La concorrenza sleale
Art.2598
 Ferme le disposizioni che concernono la tutela dei segni distintivi [2563, 2568, 2569] e dei
diritti di brevetto [2584, 2592, 2593], compie atti di concorrenza sleale chiunque:

 1) usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o i segni distintivi
legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie
con qualsiasi altro mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di
un concorrente;

 La nozione di concorrenza

La concorrenza attiene direttamente ai rapporti fra imprenditori.


Stabilisce come gli imprenditori si devono comportare nel momento in cui per essi si apre una
competizione.
Dobbiamo distinguere preliminarmente tra concorrenza sleale e concorrenza illecita.
Aprire un’impresa concorrente al proprio cessionario è concorrenza illecita perché si verifica la
trasgressione di un divieto posto dalla legge.
Ci sono anche altri divieti (es. il socio di una società di persona è tenuto a non fare concorrenza
alla società)  concorrenza illecita (violano norme che precludono espressamente al soggetto di
aprire un’attività concorrenziale).
La concorrenza sleale (art. 2598)  atti che, pur non essendo in sé illeciti, tuttavia, sono
contrastanti con le regole della concorrenza lecita fatta in maniera idonea, perché l’idoneità ha
regole che hanno a che fare con la correttezza professionale; il legislatore vuole che tra gli
imprenditori ci sia concorrenza perché è un bene necessario al libero mercato ma deve svolgersi in
maniera leale, infatti la legge vieta comportamenti di concorrenza sleale (rispetto di regole di
lealtà commerciale).
La tutela dei segni distintivi non fa parte della concorrenza sleale.
Se ci occupiamo della possibilità di utilizzare un certo marchio già in uso dobbiamo fare
riferimento alla disciplina del marchio.
I brevetti vengono disciplinati dalla disciplina sui brevetti.
Imitazione servile: si usano degli accorgimenti tali per cui si crea confusione con l’attività di un
altro concorrente (es. il concorrente usa un packaging particolare e qualcun altro si mette a
generare, pur mantenendo segni distintivi diversi, confusione tra le attività).

17/10/2019
Le società – Profili generali
La società
 L’esercizio collettivo dell’impresa
 La società come organizzazione giuridica di soggetti e di beni per l’esercizio d’impresa
 Origini storiche della società: il mandato collettivo del diritto romano
 Le società commerciali come enti distinti dalle persone dei soci
 Soggettività e personalità giuridica
 Il profilo dinamico: società e comunione
 Società di persone e società di capitali.

Storicamente l’imprenditore era sempre un imprenditore individuale (età romana).


L’esercizio dell’impresa non era un’attività dignitosa per i nobili però l’attività imprenditoriale
esisteva.
Un nobile che volesse mettersi a esercitare in qualche modo l’attività di commercio, di industria,
ecc. delegava al servo l’incarico di effettuare certe operazioni.
Nel diritto romano non troviamo l’istituto delle società.
Nasce in secoli di evoluzione un’idea che consentiva di mantenere stabilmente il rapporto con il
soggetto individuale (personalità giuridica).
Una pluralità di soggetti che danno una serie di incarichi che stabiliscono tra loro una serie di
relazioni vengono chiamati tutti insieme con un nome unico  società.
Ecco che sorge l’idea che questo gruppo possa avere una sua consistenza reale che nella realtà
effettuale non esiste. Nessuno ha mai incontrato la società X proprio perché non esiste. Noi
chiamando questo gruppo SOCIETA’ abbiamo a che fare con un soggetto giuridico.
Si dice che il concetto di società è una “brachilogia”  vuol dire che esprimiamo con una parola
sintetica una pluralità di cose.
Una volta che i mercanti ebbero la consapevolezza che indicare con un solo nome una pluralità di
soggetto aveva grandi vantaggi, si crearono delle regole che non avevano di riferimento il
mercante singolo ma un soggetto fittizio definito società.
Con questo strumento si superavano tutti gli inconvenienti propri del mandato.
Tanto questo strumento si dimostrava efficiente che con il progredire del tempo (post scoperta
America) ecco che i mercanti pensarono di costituire società anonime (anonime perché i soggetti
non erano individuati in maniera singola ma per rapporti standardizzati).
Vi era la possibilità di creare delle quote (in documenti).
Anche gli stati capirono l’importanza di questa creazione che era una creazione delle corporazioni
(diritto commerciale come diritto dei mercanti) infatti i sovrani del 1500-600 si arrogarono del
diritto di essere i soli che potevano dare “la patente” per operare in Società.
Lo stato si rendeva conto della potenza di queste organizzazioni.
È chiaro che se la possibilità di operare con questi strumenti non fosse stata garantita in qualche
modo dallo stato, l’afflusso del danaro pubblico a questi soggetti si sarebbe in qualche modo
interrotto proprio perché questi soggetti avevano un’enorme rischiosità.
Lo stato interviene per conferire con un decreto reale la personalità giuridica (solo a soggetti che
abbiano garanzie  serietà, affidabilità).
Poi abbiamo una evoluzione della disciplina; il riconoscimento viene tolto dalle mani del potere
amministrativo e viene affidato al potere giudiziario. Fino ai primi anni del 2000 abbiamo
l’”omologazione”. Quando uno voleva costituire una società si doveva sottoporre al tribunale e
l’omologazione voleva che le società fossero costituite con le dovute formule relative alle società.
L’omologazione viene eliminata e viene affidato il controllo al notaio il quale ha il compito di
garantire che tutte le regole vengano rispettate e sostituisce il famoso “decreto reale”.
La società originariamente è un rapporto tra più soggetti ma poi per l’influsso delle normative
superano anche questo aspetto perché questo strumento si dimostra così efficiente da essere
utilizzabile anche senza la pluralità dei soci. Si supera quindi l’esigenza di coesistenza di più soci.
Bisogna chiedersi che differenza c’è tra la società e la comunione.
Anche la comunione è una pluralità di soggetti che operano collettivamente per un determinato
bene.
Se i soggetti si limitano a sfruttare quel bene secondo la sua destinazione naturale in questo caso
non si configura una società perché quel bene non è un bene produttiva.
Come l’imprenditore individuale gestisce un’azienda, così la società ha ad oggetto l’esercizio di una
attività economica.
La differenza con la comunione quindi è che quest’ultima ha ad oggetto lo sfruttamento del bene
secondo la sua naturale destinazione.
Mentre le società di persone non hanno autonomia patrimoniale perfetta, le società di capitali
hanno questo tipo di autonomia quindi imputano tutto al patrimonio conferito attraverso le
prestazioni dei soci.

Il contratto di società
 Costituzione su base contrattuale e per atto unilaterale
 Art. 2247: contratto di società
 “Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in
comune di una attività economica allo scopo di dividerne gli utili”.
 La rubrica dell’art.2247 è stata sostituita dall’art.1, D. Lgs. 3 marzo 1993, n.88, di attuazione
della direttiva 89/667/CEE, in materia di diritto delle società, relativa alla società a
responsabilità limitata con un unico socio
 La norma determina gli elementi essenziali del contratto di società.

Rivoluzione nella costituzione della società unipersonale.


Era possibile la costituzione tramite atto unilaterale. Non esisteva più la plurilateralità come
elemento essenziale.
2247 limitato esclusivamente all’arte contrattuale.
Oggi non si richiede più il contratto come nozione essenziale.
Questa nozione oggi si riferisce solo all’ipotesi in cui la società si costituisca in maniera
contrattuale.
Conferire vuol dire apportare al nucleo comune di attività beni o servizi. I conferimenti sono gli
elementi essenziali della società. Anche la società unipersonale necessita di conferimenti.
Viene patrimonializzata con i conferimenti la società che i soci intendono costituire.
Quindi questo elemento è essenziale poiché non esiste società senza conferimenti.

La pluralità dei soci


 La pluralità generica: elemento essenziale nel contratto di società di persone
 Le società di capitali unipersonali
 La pluralità dei soci nel corso della durata del contratto: la mancanza di pluralità dei soci
come causa di scioglimento delle società di persone
 Effetto del venir meno della pluralità dei soci nella società per azioni e nella società a
responsabilità limitata.

I conferimenti
 Il conferimento in società come elemento essenziale del contratto (o dell’atto unilaterale)
di costituzione
 I “beni” e i “servizi” conferibili: ogni elemento suscettibile di utilità economica
 Limiti alla conferibilità di determinati “beni” nelle società di capitali
 Conferimento a titolo di proprietà e a titolo di godimento
 La funzione dei conferimenti: costituzione di un nucleo patrimoniale destinato all’esercizio
dell’impresa
 L’autonomia patrimoniale delle società.

Il conferimento può avere ad oggetto addirittura l’attività lavorativa (socio d’opera  che non
apporta né danaro né beni materiali ma apporta la propria opera. Solo nelle società di persone; a
volte nelle s.r.l.).
La società da al socio il diritto di partecipare a quella società con quella quantità di partecipazione
prevista dal contratto sociale.
Posso conferire anche il godimento di un bene (simile al contratto di locazione).

L’esercizio in comune dell’attività economica


 I soci come coimprenditori
 L’esercizio comune dell’attività: le diverse modalità di partecipazione, nelle società di
persone e nelle società di capitali
 Particolari forme di partecipazione senza esercizio diretto dell’attività comune: gli
accomandanti e gli azionisti di risparmio.
Mentre nella società di persone il socio è tendenzialmente titolato a gestire l’attività economica,
nella società questa gestione è codificata in fasi ben precise.
Questo fa si che per certi soci la partecipazione all’attività comune diventa quasi un fatto
discutibile (caso degli accomandanti o di alcuni azionisti).
L’attività economica della società
 Il carattere di economicità
 L’oggetto sociale
 L’attività della società come mezzo per il conseguimento del risultato
 Società e comunione a scopo di godimento
 Art. 2248
 “la comunione costituita o mantenuta al solo scopo del godimento di una o più cose è
regolata dalle norme del titolo VII del libro III”.

Lo scopo della divisione degli utili


 La nozione di utile
 L’”utile” nelle società mutualistiche
 Utili e perdite: la partecipazione all’alea economica dell’attività sociale
 Il divieto del patto leonino
 Art.2265: patto leonino
 “è nullo il patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o
alle perdite”.
 Valore generale del divieto.
Patto leonino deriva dalla favola di Fedro.
Se un socio viene totalmente escluso dalla partecipazione agli utili o alle perdite questo patto è
nullo.
Carattere essenziale della società.

I tipi di società
 Il principio della tipicità delle società
 Il vincolo tipologico (banche, assicurazioni, ecc.)
 Attività commerciali e attività “diverse” esercitabili mediante la società (attività agricola
ecc.)
 Art. 2249: tipi di società
 “le società che hanno per oggetto l’esercizio di una attività commerciale devono sostituirsi
secondo uno dei tipi regolati nei capi III e seguenti di questo titolo”.
 “le società che hanno per oggetto l’esercizio di una attività diversa sono regolate dalle
disposizioni sulla società semplice”.
 Facoltà di costituire la società agricola secondo uno degli altri altri tipi regolati nei capi III e
seguenti del titolo V.
Es. Solo le S.p.A. possono esercitare la attività bancaria. La società semplice non può esercitare
attività commerciale. Anche il carattere della società è essenziale.
Es. Tizio, Caio e Sempronio decidono di mettersi insieme per gestire una discoteca; non sanno di
aver costituito una società poiché si sono messi insieme, hanno conferito soldi, prestazioni e
servizi; un certo giorno arriva il curatore fallimentare e non solo prende tutti i beni ma si reca
anche con apposito fabbro presso le case di ciascuno e sottopone al pignoramento tutti i beni
pignorabili; si ritrovano improvvisamente assoggettati a 4 fallimenti (uno per ognuno + uno per la
società)  questo fatto è successo grazie al 2249 perché pur non sapendolo ma avendo “costituito
una società” questa società è una s.n.c. e quindi hanno istituito una società commerciale il cui
elemento tipologico fondamentale è il fatto che si risponde illimitatamente con il patrimonio dei
soci quindi viene assoggettata al fallimento della società. (fallimento individuale di tutti i soci
illimitatamente responsabili).
Le società semplici – aspetti generali
L’attività: lo svolgimento di attività diverse da quella commerciale
La pubblicità: iscrizione nella sezione speciale (con efficacia dichiarativa per le società semplici
aventi oggetto agricolo)

La forma e la modificazione del contratto sociale


La libertà di forma.
 2251. Contratto sociale
 nella società semplice il contratto non è soggetto a forme speciali, salve quelle richieste
dalla natura dei beni conferiti
 le società di fatto
 la modificabilità del contratto sociale: importanza del problema
 2252. Modificazioni del contratto sociale
 Il contratto sociale può essere modificato soltanto con il consenso di tutti i soci, se non è
convenuto diversamente
 Modalità di modificazione del contratto diverse dal consenso di tutti i soci.

I conferimenti
 Determinazione dei conferimenti
 2253. Conferimenti
 Il socio è obbligato a eseguire i conferimenti determinati nel contratto sociale
 Determinabilità legale dei conferimenti
 “se i conferimenti non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a conferire, in
parti eguali tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell’oggetto sociale”.
 Salvaguardia del contratto di società.
18/10/2019
L’amministrazione.
Il potere di rappresentanza della società.
 Il potere di esternazione della volontà sociale
 2266. Rappresentanza della società
 La società acquista diritti e assume obbligazioni per mezzo dei soci che ne hanno la
rappresentanza e sta in giudizio nella persona dei medesimi
 Rilevanza del contratto sociale ai fini della rappresentanza
 Il criterio legale: la rappresentanza di ciascun socio amministratore: “in mancanza di
diversa disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a ciascun socio
amministratore”
 Il vincolo dell’oggetto sociale: la rappresentanza si estende a tutti gli atti che rientrano
nell’oggetto sociale.

Quando parliamo di rappresentanza sappiamo che c’è un mandato e la procura, il mandato può
essere con o senza rappresentanza quindi il mandatario può avere o non avere la procura del suo
mandante; può nascere la necessità di stabilire quali siano i poteri del rappresentante (nel diritto
civile il rappresentante ha i poteri che gli sono attribuiti dal mandante). Nel potere di gestione di
una società bisogna stabilire i limiti di questo potere e allora siccome sono atti gestori non è
possibile individuare tutti i poteri di questi amministratori. Un limite di carattere generale è dato
dall’oggetto sociale; nel definire quella che è l’attività economica che la società è titolata a gestire
come organismo collettivo vi è un oggetto sociale e gli amministratori nell’ambito di questo
oggetto sociale possono compiere tutti gli atti necessari (secondo una regola di carattere intuitivo).
Che cosa sia e non sia inerente all’oggetto sociale è un problema senza soluzione infatti nel codice
civile nel 1969 era stata introdotta una regola (2384bis) che poi è stata cancellata poiché
inattuabile.
L’inerenza all’oggetto sociale nelle società di capitali dove abbiamo organismi da milioni e milioni
di fatturato se ogni volta ci si dovesse preoccupare se quell’atto è possibile sarebbe da definire in
concreto anche se difficilmente.
Anche gli atti più lontani dall’oggetto sociale possono presentare inerenza con l’oggetto sociale.
(ad es. Tod’s si pubblicizza restaurando il Colosseo).
Limite che tuttavia è molto difficile da far valere se non ex post ma soprattutto nei confronti dello
stesso amministratore perché i terzi in questo caso si presumono in buona fede (non potevano
sapere se quell’atto fosse inerente o meno all’oggetto sociale).

L’amministrazione.
Diritti e obblighi degli amministratori
 2260. Diritti e obblighi degli amministratori
 I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle norme sul mandato
 La responsabilità degli amministratori verso la società
 Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso le società per l’adempimento degli
obblighi ad essi imposti dalla legge e dal contratto sociale
 La responsabilità non si estende a quelli che dimostrino di essere esenti da colpa.

Riferimento al mandato che troviamo dalla norma civilistica.


Qualora non sia disposto dalla disciplina o dallo statuto ci si richiama alle norme sul mandato.
Il terzo che opera come amministratore di una società di persone deve rilevare quali siano i limiti
del suo mandato.
Rinvio alle norme sul mandato.
Il mandato tuttavia non è sufficiente come contratto a giustificare tutti gli ulteriori aspetti che
invece riguardano la funzione dell’amministratore (anche di una s.s.) perché la responsabilità non
è prevista dalla disciplina sul mandato quindi tutto si esaurisce sulla base dell’individuazione
dell’atto.
Per l’amministrazione vi è una serie più ampia di poteri e quindi di responsabilità degli
amministratori che non possono essere visti come semplici mandatari dei soci ad operare.
Disciplina specifica della società.
Gli amministratori hanno il potere di gestire.
Gli amministratori devono attenersi ad una serie di regole e quindi devono adempiere gli obblighi
imposti dalla legge e dal contratto sociale (atto costitutivo per le società di capitale).
Vi è quindi una molteplicità di regole che devono essere osservate dagli amministratori che sono
regole del mandato e della buona amministrazione (obbligo di diligenza  professionale).
Il legislatore fa genericamente riferimento agli obblighi imposti dalla legge.
Il mancato rispetto di queste norme determina una responsabilità verso la società; è un vero e
proprio inadempimento (responsabilità contrattuale). Trasgredire queste regole può voler dire
contrarre un obbligo di risarcimento.
Tutti gli amministratori rispondono in solido.
Può capitare che solo chi aveva la rappresentanza ad esempio abbia compiuto un atto che abbia
danneggiato la società, ecco che chi non ha compiuto l’atto e dimostri di essere esente da colpa
può essere esente dalla responsabilità.
Queste regole che vengono dettate per le società di persone (in particolare per la società
semplice) le troveremo anche per le società di capitale ma declinate in modo diverso.

Il controllo dei soci non amministratori


 2261. Controllo dei soci
 I soci che non partecipano all’amministrazione hanno diritto di avere dagli amministratori
notizia dello svolgimento degli affari sociali, di consultare i documenti relativi
all’amministrazione e di ottenere il rendiconto quando gli affari per cui fu costituita la
società sono stati compiuti
 Il rendiconto annuale
 Se il compimento degli affari sociali dura oltre un anno, i soci hanno diritto di avere il
rendiconto dell’amministrazione al termine di ogni anno, salvo che il contratto stabilisca un
termine diverso.

Pur essendo esclusi dall’amministrazione questi soci hanno poteri di controllo (controllo che parte
dall’informazione, controllare i registri contrabili, ecc.).
Quando vi è la conclusione degli affari per cui è costituita la società deve essere dato un
rendiconto (normalmente annuale) per avere una rappresentazione credibile del raggiungimento
degli affari compiuti.

La partecipazione agli utili e alle perdite


 2262. Utili
 Salvo patto contrario ciascun socio ha diritto di percepire la sua parte di utili dopo
l’approvazione del rendiconto
 La determinazione contrattuale della partecipazione agli utili e alle perdite
 Il limite del patto leonino
 Il criterio legale in mancanza di determinazione contrattuale
 2263. Ripartizione dei guadagni e delle perdite
 Le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle perdite si presumono proporzionali ai
conferimenti. Se il valore dei conferimenti non è determinato dal contratto, esse si
presumono eguali.
 La parte spettante al socio che ha conferito la propria opera, se non è determinata dal
contratto, è fissata dal giudice, secondo equità.
 La partecipazione alle perdite
 “se il contratto determina soltanto la parte di ciascun socio nei guadagni, nella stessa
misura si presume che debba determinarsi la partecipazione alle perdite”.

Non esiste una regola di necessaria proporzionalità; sono proporzionali solo in mancanza di prova
contraria (es. contratto). L’unico limite è quello del patto leonino.
Obbligo di conferimento eguale per tutti, questi conferimenti si presumono uguali e perdite e utili
si misurano proporzionalmente tra loro.
Socio d’opera: potendo nella società conferirsi ogni bene suscettibile di valutazione economica
abbiamo visto che il socio potrebbe apportare la propria opera (nelle società di capitali non è
possibile). Stabilire quanto vale l’opera di un socio è molto difficile e in questo caso il legislatore
rimette questo potere al giudice, salvo espressa dichiarazione nel contratto (il giudice opera
secondo equità).
Il contratto potrebbe avere dichiarazioni che riguardano solo i guadagni e allora si presume esista
nella stessa misura la partecipazione alle perdite.

La responsabilità patrimoniale della società semplice


 Il concetto di responsabilità patrimoniale: autonomia patrimoniale perfetta e imperfetta
 La posizione dei soci nella società semplice: possibilità di limitazione della responsabilità
per i soci che non agiscono in nome e per conto della società.
 2267. Responsabilità per le obbligazioni sociali.
 I creditori della società possono far valere i loro diritti sul patrimonio sociale. Per le
obbligazioni sociali rispondono inoltre personalmente e solidalmente i soci che hanno agito
in nome e per conto della società e, salvo patto contrario, gli altri soci.
In questo caso il termine “responsabilità” non individua la responsabilità per fatto (degli
amministratori) ma indica un concetto diverso di “responsabilità patrimoniale” e cioè come questo
termine vincola la società ad utilizzare i propri beni per risarcire, adempiere le obbligazioni assunte
dalla società.
Nelle s.s. l’autonomia patrimoniale della società (il fatto che risponde solo con i propri beni) è
imperfetta perché come regola fondamentale delle società di persone è che accanto alla
responsabilità patrimoniale della società vi è sempre quella di almeno 1 socio, che è sicuramente
quello che ha compiuto l’atto che determina la responsabilità.
L’altra regola è che questa responsabilità si estende anche ai soci che non hanno agito, salvo patto
contrario.

La responsabilità patrimoniale della società semplice


 Onere di pubblicità di fatto del patto di limitazione della responsabilità
 Il patto deve essere portato a conoscenza dei terzi con mezzi idonei; in mancanza, la
limitazione della responsabilità o l’esclusione della solidarietà non è opponibile a coloro
che non ne hanno avuto conoscenza
 Effetto della norma sulle responsabilità dei soci:
 Nelle società semplici (e, in generale, nelle società di persone) i soci che agiscono nei
rapporti esterni sono sempre responsabili per le obbligazioni sociali.

Quando fu scritta questa norma, la s.s. era esclusa da ogni tipo di pubblicità e quindi si doveva
calcolare volta per volta quale fosse un mezzo idoneo.
Questo problema è stato in parte superato perché essendoci la possibilità di effettuare una
pubblicità notizia nella sezione speciale del registro delle imprese quello può essere considerato
un mezzo idoneo.
La pubblicità nella sezione speciale vale come pubblicità legale quindi è anche un mezzo di
esclusione della possibilità da parte di qualunque terzo di provare che non fosse stato a
conoscenza di questa società.

La responsabilità dei soci nella società semplice.


Il beneficio della preventiva escussione.
 Responsabilità per debiti della società
 Opportunità della preventiva escussione del patrimonio sociale
 2268. Escussione preventiva del patrimonio sociale
 Il socio richiesto del pagamento di debiti sociali può domandare, anche se la società è in
liquidazione, la preventiva escussione del patrimonio sociale, indicando i beni sui quali il
creditore possa agevolmente soddisfarsi
 I beni sociali escutibili
 Effetti dell’escussione del patrimonio del socio: azione di regresso verso la società e gli altri
soci.
Beneficium excussionis: possibilità da parte di un socio che venga escusso (gli venga richiesto il
pagamento) di stornare da sé la responsabilità facendosi scudo del patrimonio della società.
Nel caso di società semplici, il terzo si può rivolgere indifferentemente alla società o a uno degli
altri soci che rispondono illimitatamente delle obbligazioni sociali.

Preventiva escussione del patrimonio sociale: art.2268. Il socio richiesto del pagamento di debiti
sociali può domandare, anche se la società è in liquidazione, la preventiva escussione del
patrimonio sociale, indicando i beni sui quali il creditore possa agevolmente soddisfarsi.

07/11/2019
La società in nome collettivo:
caratteristiche tipologiche
 La società in nome collettivo (snc) è caratterizzata dalla illimitata responsabilità di tutti i
soci per le obbligazioni sociali.
 Art.2291. Nozione.
 “Nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le
obbligazioni sociali”.
 L’efficacia meramente interna del patto limitativo della responsabilità.
 “il patto contrario non ha effetto nei confronti dei terzi.”
 La disciplina applicabile: quella del CAPO II (società semplice) in quanto non derogata da
quella del CAPO III.

Le società rispondono a dei tipi prestabiliti.


Differenziazione per tipi.
La società in nome collettivo è quella società che, essendo principale dei tipi societario utilizzabili
per l’esercizio di attività commerciale, è caratterizzata dalla illimitata responsabilità di tutti i soci
per le obbligazioni sociali.
Nessun socio può affermare ai terzi che ha una responsabilità limitata anche se iscritta nel
contratto sociale (rimane un patto interno alla società non opponibile).
Tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente.
(????) Se vi è un patto limitativo questo patto ha efficacia solo nei rapporti interni; ciò vuol dire
che è possibile ripartire una diversa partecipazione agli utili e alle perdite ed ecco che il socio può
dire ad esempio che subisce le perdite in maniera diversa dagli utili. (????)
Es. Se 3 soci partecipano a 1/3 ciascun per la partecipazione sociale, possono stabilire una
limitazione (partecipo al 33,3% ma rispondo per il 10% delle perdite) questo patto vale però solo
tra soci; il terzo può agire comunque nei confronti dei soci aggredendo il patrimonio di ciascun
socio.
Il creditore di 1000 euro si rivolge ad uno dei 3 e a questo punto un socio paga senza poter esporre
la propria limitazione; in seguito potrà agire in regresso nei confronti degli altri 2 soci per la
restituzione del 90% di quanto pagato secondo quanto stabilito in fase di costituzione.
 Per l’art. 2249 del cod. civ. le società che hanno per oggetto l’esercizio di una attività
commerciale devono costituirsi secondo uno dei tipi regolati nei CAPI III e seguenti del
titolo V: in caso di omessa indicazione del tipo sociale (es. società commerciale “di fatto”),
le società che svolgono attività commerciale sono disciplinate dalle norme in materia di
società in nome collettivo.
 Pertanto, considerato che nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono
solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali, in caso di insolvenza tutti i soci
sono coinvolti nel fallimento ai sensi dell’art. 147 l.fall.

Con il fallimento della società si formerà una massa passiva (società) e accanto si formeranno
tante masse di attività e passività per quanti sono i soci. (nell’esempio di 3 soci ci saranno 4
fallimenti  3 soci + 1 società). Il socio si trascina dietro la sua quota e anche i suoi beni personali
che finiranno in una massa fallimentare nella quale finiranno le pretese dei creditori (tutti).
Nelle masse dei singoli soci concorreranno i creditori sociali + i creditori particolari di quel
determinato socio.

RAGIONE SOCIALE.
 Art.2292 “La società in nome collettivo agisce sotto una ragione sociale costituita dal nome
di uno o più soci con l’indicazione del rapporto sociale”.
 “La società può conservare nella ragione sociale il nome del socio receduto o defunto, se il
socio receduto o gli eredi del socio defunto vi consentono”.
La legge consente, qualora vi sia un consenso da parte dell’interessato, di continuare ad utilizzare
il nome già utilizzato anche se il socio recede o muore.

LA COSTITUZIONE DELLA SOCIETA’


 La forma del contratto: libertà di forma e iscrizione nel registro delle imprese
 Gli elementi dell’atto costitutivo (art.2295. atto costitutivo).
 1)i dati personali dei soci
 2) la ragione sociale
 3) i soci che hanno l’amministrazione e la rappresentanza della società
 4) la sede della società e le eventuali sedi secondarie
 5) l’oggetto sociale
 6) i conferimenti di ciascun socio, il valore ad essi attribuito e il modo di valutazione
 7) le prestazioni a cui sono obbligati i soci di opera
 8) le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti e la quota di ciascun socio negli
utili e nelle perdite
 9) la durata della società
 Le norme suppletive in caso di omessa indicazione di taluno degli elementi indicati dalla
norma (rinvio alla disciplina della società semplice).
L’iscrizione della società nel registro delle imprese
 L’obbligo di pubblicazione (Art. 2296)
 “l’atto costitutivo della società con sottoscrizione autenticata dei contraenti, o una copia
autentica di esso se la stipulazione è avvenuta per atto pubblico, deve entro trenta giorni
essere depositato per l’iscrizione a cura degli amministratori presso l’ufficio del registro
delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale”.
 Obbligo del notaio rogante ad eseguire il deposito. Facoltà dei soci di provvedervi a spese
della società, o di far condannare gli amministratori ad eseguirlo.
 Le modificazioni dell’atto costitutivo.
Qualora l’iscrizione non sia fatta dal notaio o dagli amministratori anche ciascun socio può
provvedere all’iscrizione e questa iscrizione è prevista in sede di costituzione della società ma
anche successivamente qualora l’atto sia modificato per rendere opponibili ai terzi le
modificazioni.
La composizione della società (chi sono i soci) è qualcosa che è essenziale nelle società di persone
mentre non lo è nelle società di capitali.

La mancata iscrizione della società nel registro delle imprese:


la società irregolare
 Art. 2297. Mancata registrazione
 “fino a quando la società non è iscritta nel registro delle imprese i rapporti tra le società e i
terzi, ferma restando la responsabilità illimitata e solidale di tutti i soci, sono regolati dalle
disposizioni relative alla società semplice”.
 Eccezione rispetto alla disciplina della società semplice:
 “si presume che ciascun socio che agisce per la società abbia la rappresentanza sociale,
anche in giudizio. I patti che attribuiscono la rappresentanza ad alcuno soltanto dei soci o
che limitano i poteri di rappresentanza non sono opponibili ai terzi, a meno che si provi che
questi ne erano a conoscenza”.
La normativa che attiene ai rapporti esterni alla società è regolata dalle disposizioni della società
semplice se avviene la mancata registrazione.

Rappresentanza della società


I principi che regolano la rappresentanza sociale nelle snc regolari.
Art.2298: “l’amministratore che ha la rappresentanza della società può compiere tutti gli atti che
rientrano nell’oggetto sociale, salve le limitazione che risultano dall’atto costitutivo o dalla
procura, le limitazioni NON sono opponibili ai terzi, se non sono iscritte nel registro delle imprese o
se non si prova che i terzi ne hanno avuto conoscenza”.
Efficacia erga omnes delle limitazioni iscritte nel registro delle imprese:
ratio della norma e sue implicazioni nei rapporti con i terzi.

___ = tutto a meno che i suoi poteri non siano stati limitati dalla procura o dall’atto costitutivo
(ovviamente società iscritte). CRITERI QUALITATIVI o QUANTITATIVI.
___ = l’effetto che ha l’iscrizione per gli amministratori delle snc è che questa iscrizione limita il
potere e quindi non possono essere considerati di carattere generale.

Regola diametralmente opposta rispetto a quella della società per azioni (art. 2384).
La responsabilità patrimoniale della snc regolare
 Art. 2304. Responsabilità dei soci.
 “i creditori sociali, anche se la società è in liquidazione, non possono pretendere il
pagamento dai singoli soci, se non dopo l’escussione del patrimonio sociale”.
 Conseguenze della disciplina: maggiore autonomia patrimoniale delle società iscritte.
 La responsabilità sussidiaria del socio illimitatamente responsabile.

Prima di rivolgersi ai singoli soci, il creditore sociale deve perlomeno tentare di essere soddisfatto
dal patrimonio sociale; questo tipo di soddisfacimento è la regola dell’autonomia patrimoniale
perfetta (che caratterizza le società per azioni) quindi abbiamo una maggiore autonomia data
questa norma anche sulle snc (rimane comunque una autonomia patrimoniale imperfetta seppur
incrementata).

La posizione dei creditori particolari del socio nella snc regolare


 La destinazione dei beni sociali all’esercizio dell’attività sociale.
 La responsabilità patrimoniale del socio nei confronti dei suoi creditori personali: la quota
sociale e la sua liquidabilità per il soddisfacimento delle pretese creditorie.
 Art.2305. creditore particolare del socio
 “il creditore particolare del socio, finché dura la società, non può chiedere la liquidazione
della quota del socio debitore.”
 La preclusione della liquidazione della quota tutela la destinazione dei beni all’esercizio
dell’attività sociale.

In qualunque momento il creditore di un socio della società semplice può chiedere alla società di
liquidargli la quota.
Durante la vita della società il patrimonio conferito non può essere distratto rispetto a quella che è
la destinazione impressa al momento del conferimento.

 Limite alla protezione della destinazione dei beni all’attività: la disciplina della proroga della
società.
 Art.2307. proroga della società
 “Il creditore particolare del socio può fare opposizione alla proroga della società, entro tre
mesi dall’iscrizione della deliberazione di proroga nel registro delle imprese”.
 Le ragioni dell’opposizione: insufficienza degli altri beni del debitore.
 “se l’opposizione è accolta, la società deve, entro tre mesi dalla notificazione della
sentenza, liquidare la quota del socio debitore dell’opponente”.
 La proroga tacita:
 “in caso di proroga tacita ciascun socio può sempre recedere dalla società, dando preavviso
a norma dell’articolo 2285, e il creditore particolare del socio può chiedere la liquidazione
della quota del suo debitore a norma dell’art. 2270.
Scioglimento della società.
 Ulteriori cause di scioglimento della snc, in ragione dell’esercizio di attività commerciale:
“la società si scioglie, oltre che per le cause indicate dall’art. 2272, per provvedimento
dell’autorità governativa nei casi stabiliti dalla legge, e, salvo che abbia per oggetto
un’attività non commerciale, per la dichiarazione di fallimento” (art.2308)
 Pubblicazione della nomina dei liquidatori e rappresentanza dei liquidatori (art. 2309 e
2310)
 La deliberazione dei soci o la sentenza che nomina i liquidatori e ogni atto successivo che
importa cambiamento nelle persone dei liquidatori devono essere, entro trenta giorni dalla
notizia della nomina, depositati in copia autentica a cura dei liquidatori medesimi per
l’iscrizione
 (MANCA UNA PARTE DELLA SLIDE!!!!!)

Scioglimento della società e cancellazione dal registro delle imprese.


 Art.2311. bilancio finale di liquidazione e piano di riparto
 Compiuta la liquidazione, i liquidatori devono redigere il bilancio finale e proporre ai soci il
piano di riparto, che viene approvato secondo le procedure previste dall’art.2311
 Con l’approvazione del bilancio i liquidatori sono liberati di fronte ai soci
 L’estinzione della società
 Art.2312: “approvato il bilancio finale di liquidazione, i liquidatori devono chiedere la
cancellazione della società dal registro delle imprese”.
 La responsabilità dei soci e dei liquidatori dopo l’estinzione della società
 “dalla cancellazione della società i creditori sociali che non sono stati soddisfatti possono
far valere i loro crediti nei confronti dei soci e, se il mancato pagamento è dipeso da colpa
dei liquidatori, anche nei confronti di questi.
 Estinzione della società e fallibilità della società estinta: art. 10 l.fall. per il quale gli
imprenditori collettivi possono essere dichiarati falliti entro un anno dalla cancellazione dal
registro delle imprese.
08/11/2019
(!!!) MANCA UNA PARTE(!!!)

La posizione dei soci accomandanti:


il divieto di immistione
 Gli accomandanti sono esclusi dall’amministrazione della sas
 Art.2320 soci accomandanti
 “i soci accomandanti non possono compiere atti di amministrazione, né trattare o
concludere affari in nome della società, se non in forza di procura speciale per singoli
affari”.
 La sanzione per la trasgressione del divieto:
 “il socio accomandante che contravviene a tale divieto assume responsabilità illimitata e
solidale verso i terzi per tutte le obbligazioni sociali e può essere escluso a norma
dell’art.2286”.
 La possibilità di collaborazione subordinata:
 “i soci accomandanti possono tuttavia prestare la loro opera sotto la direzione degli
amministratori.
 E, se l’atto costitutivo lo consente, dare autorizzazioni e pareri per determinate operazioni e
compiere atti di ispezione e di sorveglianza”.

Segue: i poteri di autorizzazione e controllo degli accomandanti


 Limitati poteri di intervento nella gestione:
 “se l’atto costitutivo lo consente, (gli accomandanti possono) dare autorizzazioni e pareri
per determinate operazioni e compiere atti di ispezione e di sorveglianza”
 MANCA UNA PARTE.

La cessione della quota dell’accomandante


 La (limitata) cedibilità della quota dell’accomandante:
 Art. 2322 trasferimento della quota.
 “la quota di partecipazione del socio accomandante è trasmissibile per causa di morte.
Salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo, la quota può essere ceduta, con effetto
verso la società, con il consenso dei soci che rappresentano la maggioranza del capitale”.

Per atto mortis causa la cessione avviene senza che nessuno debba dire nulla, se è un atto inter
vivos, se non diversamente disposto, la cessione avviene con il consenso dei soci che
rappresentano la maggioranza nelle quote della società.
Scioglimento della società
 Ulteriori cause di scioglimento della sas
 Art. 2323 cause di scioglimento
 “la società si scioglie, oltre che per le cause previste nell’art. 2308, quando rimangono
soltanto soci accomandanti o soci accomandatari, sempreché nel termine di sei mesi non
sia stato sostituito il socio che è venuto meno.”
 Gestione della società nel caso di venir meno di tutti i soci accomandatari.
 “se vengono a mancare tutti gli accomandatari, per il periodo indicato dal comma
precedente gli accomandanti nominano un amministratore provvisorio per il compimento
degli atti di ordinaria amministrazione. L’amministratore provvisorio non assume la qualità
di socio accomandatario”
La società per azioni
La società per azioni: la rilevanza del capitale.
 La società per azioni come prototipo delle società di capitali
 Autonomia patrimoniale perfetta e personalità giuridica.
 Art. 2325. Responsabilità
 “nella società per azioni per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo
patrimonio”.
 Le implicazioni dell’autonomia patrimoniale perfetta: la tutela dei terzi attraverso le regole
del capitale
 Capitale e attivo patrimoniale netto
 Art. 2327. Ammontare minimo del capitale.
 “la società per azioni deve costituirsi con un capitale non inferiore a cinquantamila euro”.

Art.2325  norma fondamentale della S.p.A.


Prima del 2003 le S.p.A. erano disciplinate in maniera analoga alle società di persone; nelle società
di persone la disciplina base è delle s.s. e poi viene presa come riferimento per le snc e le sas.
Stessa cosa succedeva per le S.p.A. fino al 31/12/2003; c’era una disciplina base che veniva poi
ripresa per le altre società di capitali; la s.r.l. veniva disciplinata dal modello delle s.p.a. con delle
modificazioni.
Dal 2004 è stata completamente modificata e non si verifica più quel “richiamo normativo” ad
un’altra società per un motivo di praticità, per evitare problemi e per creare una grande
distinzione.
Questa operazione, nonostante la volontà di modellare la s.p.a. diversamente dalle altre società di
capitale, qualche cordone è rimasto invariato; è comune la disciplina dello scioglimento, in alcuni
casi inoltre, si fa riferimento alla disciplina più generale.
La società di capitali gode, in base al 2325, di autonomia patrimoniale perfetta;
cosa vuol dire che risponde soltanto con il suo patrimonio?
Vi è una perfetta protezione dei soci per quanto riguarda le obbligazioni sociali; nessun socio potrà
essere escusso dai creditori sociali perché partecipa in quota a questa società.
Dal 1993 si è creata la possibilità di avere delle società di capitali, fin dal momento della
costituzione, unipersonali.
L’art. 2247 ha dovuto infatti cambiare la sua “rubrica”.
Dal 2004 anche la S.p.A. può essere costituita in maniera unipersonale quindi con un atto
unilaterale.
Il fatto che questa società abbia questa caratteristica fa sì che si ponga un drammatico problema
nei confronti dei terzi; nel momento in cui la società risponde solo con il patrimonio allora i terzi
fanno affidamento solo sul patrimonio  bisogna che questo patrimonio ci sia e che sia tutelato!
Cap. min 50.000 euro.
14/11

La società per azioni.

La costituzione della società per azioni.


 La società può essere costituita per contratto o per atto unilaterale.
 Il requisito di forma
 L’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico:
art.2328 cod. civ.
 Elementi essenziali dell’atto costitutivo:
 1) i dati personali dei soci: il cognome e il nome o la denominazione, la data e il luogo di
nascita o lo Stato di costituzione, il domicilio o la sede, la cittadinanza dei soci e degli
eventuali promotori, nonché il numero delle azioni assegnate a ciascun
(MANCA PARTE!!!)

Dal punto 7 iniziamo ad avere un contenuto NON essenziale al contrario di quanto troviamo ai
punti 1-6. Quindi dal 7 al 13 non sono indispensabili ma sono aggiuntivi.
La mancanza di questi elementi non vizia l’atto.

Atto costitutivo e statuto


 Le regole di funzionamento della società: fase genetica e fase funzionale
 Il regolamento della compagine sociale: lo statuto
 Lo statuto contenente le norme relative al funzionamento della società, anche se forma
oggetto di atto separato, costituisce parte integrante dell’atto costitutivo. In caso di
contrasto tra le clausole dell’atto costitutivo e quelle dello statuto prevalgono le seconde.

L’atto costitutivo e lo statuto divergono nella visione del legislatore poiché il primo fissa il
momento (storico) in cui la società si è costituita. Al contrario, le regole di funzionamento della
società sono indicate nello statuto (documento allegato all’atto ma separato). Nella prassi i due
documenti hanno lo stesso identico contenuto; quindi lo statuto riproduce le clausole dell’atto
costitutivo.
Le prime righe (del notaio) non sono indicate nello statuto ma il resto riproduce ciò che si trova
nell’atto costitutivo.
FASE GENETICA  atto costitutivo
FASE FUNZIONALE  statuto
PREVALE LO STATUTO SULL’ATTO COSTITUTIVO.
Società per azioni con unico socio
 Società di capitali e pluralità dei soci: dalla formulazione originaria del cod. civ. alla riforma
societaria.
 Art. 2325, secondo comma: la responsabilità dell’azionista unico.
 “in caso di insolvenza della società, per le obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui le
azioni sono appartenute ad una sola persona, questa risponde illimitatamente quando i
conferimenti non siano stati effettuati secondo quanto previsto dall’articolo 2342 o fin
quando non sia stata attuata la pubblicità prescritta dall’articolo 2363”.

Deve essere attuata la pubblicità prescritta dall’art.2362 (pubblicità contemplata per l’unico socio).
In ogni documento è necessario indicare che si tratta di società unipersonale e le generalità
dell’unico socio vengono rese pubbliche.

Le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio


 Art.2325-bis
 Società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio
 Ai fini dell’applicazione del presente titolo, sono società che fanno ricorso al mercato del
capitale di rischio le società emittenti di azioni quotate in mercati regolamentati o diffuse
fra il pubblico in misura rilevante
 Le norme di questo titolo si applicano alle società con azioni quotate in mercati
regolamentati in quanto non sia diversamente disposto da altre norme di questo codice o
di leggi speciali
 Le nozioni debbono essere ricavate dalla disciplina speciale.

Frazioni di diritti liberamente circolabili. Il socio può in qualsiasi momento disinvestire senza
depauperare il capitale sociale.
La s.p.a. ci consente di accedere ai mercati e quindi di recuperare il capitale tra il pubblico.
Questo strumento è stato cosi efficiente che in realtà è stato poi utilizzato anche per società con
compagini sociali ristrette (base familiare) e quindi abbiamo un panorama diversificato; il
legislatore del 2003 ha preso atto di questa pluralità di impieghi della s.p.a.; e quindi poteva
prendere diverse strade ed ha scelto quella di conservare il tipo S.p.A. come unico però al suo
interno ha diversificato la disciplina a seconda che la s.p.a. sia chiusa o aperta. Spesso c’è un
ultimo comma che funziona nel modo “a” se è aperta oppure nel modo “b” se è chiusa.
Quindi l’art.2325-bis ci spiega questo prerequisito per leggere gli articoli successivi che
diversificano a seconda del modello adottato pur rimanendo nello stesso modello (S.p.A.).
Le società aperte sono quelle che partecipano al mercato di rischio; esse si distinguono in Società
quotate e società diffuse (cioè società con azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante).
Le società che non fanno ricorso al capitale di rischio sono società chiuse; la disciplina di tutte le
s.p.a. sia aperte sia chiuse è dettata dal cod. civ.
La regola un po' diverge a seconda che la società sia aperta oppure chiusa.
Al cod. civ. si aggiunge il Testo Unico della Finanza  legge speciale che si applica alle società
quotate e che prevale sul cod. civ. ove contrasti con lo stesso in base alla regola per cui la legge
speciale deroga alla legge generale.
Per le società diffuse si tratta di una nozione che viene stabilita da norme di rango secondario
dettate dalla CONSOB.

Il procedimento costitutivo
 La stipula dell’atto pubblico di costituzione. Il controllo notarile di legittimità.
 Deposito dell’atto costitutivo presso il registro delle imprese e iscrizione della società.
 Art.2330: “il notaio che ha ricevuto l’atto costitutivo deve depositarlo entro venti giorni
presso l’ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale,
allegando i documenti comprovanti la sussistenza delle condizioni previste dall’art. 2329”.
 Se il notaio o gli amministratori non provvedono (MANCA UNA PARTE!!)

La costituzione della società: l’acquisto della personalità giuridica.


 Art.2331. effetti dell’iscrizione
 Con l’iscrizione nel registro delle imprese la società acquista la personalità giuridica.
 Per le operazioni compiute in nome della società prima dell’iscrizione sono illimitatamente
e solidalmente responsabili verso i terzi coloro che hanno agito. Sono altresì solidalmente e
illimitatamente responsabili il socio unico fondatore e quelli tra i soci che nell’atto
costitutivo o con atto separato hanno deciso, autorizzato o consentito il compimento
dell’operazione
 Qualora successivamente all’iscrizione la società abbia approvato un’operazione prevista
dal precedente comma, è responsabile anche la società ed essa è tenuta a rilevare coloro
che hanno agito.
La teoria prevalente sull’ultimo punto è che questa regola vale solo per le operazioni opportune
mentre non vale per le spese necessarie.
Per la lettera della legge la società risponde di tutte le operazioni.
Questo comma si applica ormai poco perché l’iscrizione è ormai automatizzata quindi è molto più
istantanea. Lo spazio per l’applicazione di questa nuova è effettivamente ridotto.

Nullità della società


 Art.2332. nullità della società
 Avvenuta l’iscrizione nel registro delle imprese, la nullità della società può essere
pronunciata soltanto per talune cause tassativamente previste dalla legge.
 I singoli casi di nullità:
 1) mancata stipulazione dell’atto costitutivo nella forma dell’atto pubblico
 2) illiceità dell’oggetto sociale
 3) mancanza nell’atto costitutivo di ogni indicazione riguardante la denominazione del
capitale sociale o l’oggetto sociale.

Questo articolo si applica solo dopo l’iscrizione nel registro delle imprese; prima dell’iscrizione la
nullità viene rilevata dalla disciplina generale dei contratti.
La norma è quindi speciale dopo l’avvenuta iscrizione.
I casi di nullità sono estremi. (elencati sopra).
*vedi*___art.28 legge notarile___*vedi*
Questo articolo ormai si applica poco perché la procedura online non rende possibile l’invio di
un’iscrizione con atto costitutivo privo di atto pubblico ed è impossibile finalizzare l’operazione
senza inserire tutto.

Nullità della società: effetti e sanatoria


 La dichiarazione di nullità non pregiudica l’efficacia degli atti compiuti in nome della società
dopo l’iscrizione nel registro delle imprese
 I soci non sono liberati dall’obbligo di conferimento fino a quando non sono soddisfatti i
creditori sociali.
 La sentenza che dichiara la nullità nomina i liquidatori
 La nullità non può essere dichiarata quando la causa di essa è stata eliminata e di tale
eliminazione è stata data pubblicità con iscrizione nel registro delle imprese
 Il dispositivo della sentenza che dichiara la nullità deve essere iscritto, a cura degli
amministratori o dei liquidatori nominati ai sensi del quarto comma, nel registro delle
imprese.

La nullità della società opera come uno strumento di scioglimento della società stessa.
Eccezionalmente la nullità inizia ad operare dal momento in cui viene dichiarata in poi.

15/11
(MANCA UNA PARTE DELLA LEZIONE!!!)

Il socio moroso
 “Qualora la vendita non possa aver luogo per mancanza di compratori, gli amministratori
possono dichiarare decaduto il socio,
 Trattenendo le somme riscosse,
 Salvo il risarcimento dei maggiori danni” (2344, secondo comma).
 “Le azioni non vendute,
 Se non possono essere rimesse in circolazione entro l’esercizio in cui fu pronunziata la
decadenza del socio moroso,
 Devono essere estinte con la corrispondente riduzione del capitale”. (2344, terzo comma)
 Limitazione dei diritti del socio moroso:
 “Il socio in mora nei versamenti non può esercitare il diritto di voto” (2344, quarto comma).

I conferimenti in natura
 I beni conferibili: tutti i beni suscettibili di valutazione economica ma “non possono
formare oggetto di conferimento le prestazioni di opera o di servizi”. (art.2342, quinto
comma).
 Disciplina dei conferimenti in natura:
 “per i conferimenti di beni in natura e di crediti si osservano le disposizioni degli articoli
2254 e 2255. Le azioni corrispondenti a tali conferimenti devono essere integralmente
liberate al momento della sottoscrizione.” (art.2342, terzo comma).
 Conseguenza della disciplina dei conferimenti in natura: l’immediata liberazione delle
azioni sottoscritte.

I conferimenti in natura
 L’accertamento dell’effettivo valore dei conferimenti in natura:
 Art.2343. Stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti.
 “chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un esperto
designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente
 La descrizione dei beni o dei crediti conferiti,
 L’attestazione che il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della
determinazione del capitale sociale e dell’eventuale sovrapprezzo
 E i criteri di valutazione seguiti.
 La relazione deve essere allegata all’atto costitutivo”.
 La responsabilità dell’esperto:
 L’esperto risponde dei danni causati alla società, ai soci e ai terzi.

Relazione giurata vuol dire che il perito giura e quindi emettendo questa formula la conseguenza è
che il soggetto che non adempia al giuramento stesso in cui garantisce che in base ai criteri della
propria scienza valuterà il bene ne risponde sia civilmente che penalmente; ne risponde sia nei
confronti della società sia dei soci che dei terzi.

I conferimenti in natura: il controllo


 La verifica del valore dei conferimenti attestata dall’esperto:
 “Gli amministratori devono, nel termine di centottanta giorni dalla iscrizione della società,
controllare le valutazioni contenute nella relazione indicata nel primo comma
 E, se sussistano fondati motivi, devono procedere alla revisione della stima.
 Fino a quando le valutazioni non sono state controllate, le azioni corrispondenti ai
conferimenti sono inalienabili e devono restare depositate presso la società”. (art.2343,
terzo comma).

I conferimenti in natura: il controllo


 Le diverse ipotesi conseguenti al controllo:
 A) se risulta che il valore dei beni o dei crediti conferiti era inferiore di meno di un quinto a
quello per cui avvenne il conferimento: il socio non subisce alcuna conseguenza.
 B) se risulta che il valore dei beni o dei crediti conferiti inferiore di oltre un quinto a quello
per cui avvenne il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il capitale
sociale, annullando le azioni che risultano scoperte.
 Tuttavia, il socio conferente può versare la differenza in danaro
 O recedere dalla società; il socio recedente ha diritto alla restituzione del conferimento,
qualora sia possibile in tutto o in parte in natura.
 L’atto costitutivo può prevedere, salvo in ogni caso quanto disposto dal quinto comma
dell’art.23446, che per effetto dell’annullamento delle azioni disposto nel presente comma
si determini…!! manca fine”)

Gli acquisti della società da soggetti ad essa correlati


 Art.2343-bis. Acquisto della società da promotori, fondatori, soci e amministratori
 L’acquisto da parte della società, per un corrispettivo pari o superiore al decimo del
capitale sociale;
 Di beni o di crediti dei promotori, dei fondatori, dei soci o degli amministratori;
 Nei due anni dalla iscrizione della società nel registro delle imprese, deve
 A) essere autorizzato dall’assemblea ordinaria
 B) l’alienante deve presentare la relazione giurata di un esperto designato dal tribunale o la
relazione di cui all’art. 2343 ter primo e secondo comma
 Le disposizioni del presente articolo non si applicano agli acquisti che siano effettuati a
condizioni normali nell’ambito delle operazioni correnti della società né a quelli che
avvengono nei mercati regolamentati o sotto il controllo dell’autorità giudiziaria o
amministrativa.

La responsabilità è in capo all’esperto nel momento in cui valuti diversamente dal vero l’acquisto;
per operazioni correnti o normali si intendono operazioni ordinarie che stimerà il giudice.

Conferimenti senza relazione di stima


VEDI FOTO.
La prima ipotesi sono i casi in cui conferiamo un pacchetto azionario cioè dei valori che sono
scambiati sui mercati regolamentati e il problema non si pone perché se facciamo la media di quel
bene negli ultimi 6 mesi abbiamo un valore che si avvicina molto al valore reale.
Altra ipotesi è quella in cui il bene venga conferito da una società e quindi questo bene è iscritto
nel bilancio del soggetto conferente allora possiamo prendere il valore direttamente dal bilancio
perché c’è già l’amministratore di quella società che per redigere le scritture contabili ha già
immesso il valore nel bilancio.
Il bene che abbia ricevuto per qualunque altro motivo nei 6 mesi precedenti, una relazione
(perizia) seppur non proprio quella dell’esperto nominato dal tribunale (perizia per altri fini. es.
bene sottoposto all’asta); quello che richiede la legge è che in questi ultimi due casi gli
amministratori devono emettere una dichiarazione che da quando c’è stato il bilancio o da quando
c’è stata la perizia al bene non sia successo niente e cioè nessun fatto eccezionale che abbia fatto
diminuire o azzerare il suo valore.

21/11/2019
I PATTI PARASOCIALI
 Art. 2341-ter
 Pubblicità dei patti parasociali
Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitalo di rischio i patti parasociali devono
essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di ogni assemblea. La dichiarazione deve
essere trascritta nel verbale e questo deve essere depositato presso l’ufficio del registro delle
imprese.
In caso di mancanza della dichiarazione prevista dal comma precedente i possessori delle
azioni cui si riferisce il patto parasociale non possono esercitare il diritto di voto e le
deliberazioni assembleari adottate con il loro…

LE AZIONI
Le azioni: l’incorporazione della partecipazione in un documento circolante
 Delle azioni e di altri strumenti finanziari partecipativi
 Art. 2346. Emissione delle azioni.
 “La partecipazione sociale è rappresentata da azioni; salvo diversa disposizione di leggi
speciali lo statuto può escludere l’emissione dei relativi titoli o prevedere l’utilizzazione
di diverse tecniche di legittimazione e circolazione”.
 L’azione come titolo di legittimazione: funzione economica della circolazione
 La tecnica documentale di legittimazione e circolazione
 L’azione come titolo di credito causale (rinvio).

Documenti nei quali ci sono una serie di dichiarazione.


“La società x ha emesso un tot di azioni”  dentro questa dichiarazione vi è la partecipazione
Basta trasferire questo “pezzo di carta” da un soggetto ad un altro senza problemi.
(TITOLO AL PORTATORE).
Le azioni sono dei valori mobiliari (TUF) che fanno parte della grande galassia degli strumenti
finanziari. Nel c.c. troviamo azioni da una parte e altri strumenti finanziari partecipativi dall’altra
(DIFFERENZA TRA TUF E C.c.).
Partecipativo –> consente di partecipare ad una società.
Nelle s.p.a. tendenzialmente la partecipazione sociale è documentata attraverso questo titolo che
la società emette nel momento in cui si realizza una emissione di capitale quindi all’atto della
costituzione. (emettere le azioni non vuol dire che sono liberate poiché si dicono liberata quando
l’intero ammontare del conferimento è stato corrisposto dalla società; fino a quel momento sono
soggette ad un regime particolare).
Solo quando il conferimento è in danaro possiamo avere delle azioni non liberate perché è
obbligatorio solo il 25% e il resto può essere liberato in una fase successivo (differenza con
conferimenti in natura).
una % del conferimento potrebbe non essere liberato ma al momento iniziale la società può
emettere azione.
salvo diversa disposizione di leggi speciali lo statuto può escludere l’emissione dei relativi titoli o
prevedere l’utilizzazione di diverse tecniche di legittimazione e circolazione”.
Dopo la riforma è stata ampliata la possibilità di far circolare le azioni.
La società può non emettere i titoli (esclusione dallo statuto di tale vincolo).
Vietata (1947) la circolazione al portatore.
Facilmente trasferibili sin dal 1500 quindi sono quotate in borsa (vi sono dei luoghi che prima
erano fisici “borsa valori” dove fisicamente ci si scambiava questi titoli). Smaterializzazione dei
documenti che circolano come annotazioni su dei conti e non come documenti cartacei. Ci sono
dei soggetti abilitati a dare questo servizio (depositari delle azioni) e questo soggetto emette dei
“certificati di deposito” che sono il corrispondente di una annotazione nei suoi registri.
Tutte le attività sociali vengono fatte sulla base di questi certificati.
Un titolo di credito è un documento nel quale è incorporata una certa dichiarazione (ad es.
cambiale: “pagherò per questo titolo di credito la somma di euro 100 al signor pinco pallo; firmato
emittente”).
Colui che fa questa dichiarazione di pagare 100 consente che questa dichiarazione possa
riguardare altri soggetti e quindi a quelli a cui sarà trasferito; quindi il signor tizio può mobilizzare il
suo titolo trasferendo la cambiale ad un altro soggetto (Scrivendo sul retro “per me pagate al
signor sempronio”). Con questa GIRATA il titolo gira nel mercato e quindi il signor sempronio con
questo documento in mano alla data di scadenza potrà venire da me e presentarmi questo titolo.
L’effetto è che io non posso dire di no perché sono impegnato verso il primo creditore perché nel
momento in cui riempio una cambiale accetto che possa GIRARE; purché ci sia la “girata”.
Il fatto di pagare all’ultimo che mi si presenta fa si che nessuno dei precedenti possa dirmi
qualcosa perché io ho in mano la cambiale e posso dimostrata che è stata girata a più persone
arrivando ad un altro.
Questa dichiarazione “devo pagare 100 euro” si mobilizza attraverso la circolazione del documento
e l’effetto positivo è che chi riceve un pagamento e deve essere pagato a 3 mesi prima che
scadano può scontarlo in banca ed avere in mano i soldi detratto il tasso di sconto mentre in un
altro caso dovrebbe aspettare 3 mesi; la banca è tranquilla perché se la cambiale è regolare alla
fine dei 3 mesi verrà da me e pagherò altrimenti la cambiale diventa titolo esecutivo e quindi viene
l’ufficiale giudiziario per il sequestro senza che io possa andare in giudizio.
Anche l’azione è un titolo di credito.
Titolo astratto  cambiale (non specifica la causale)
In qualsiasi caso il titolo astratto devo pagarlo.
Titolo causale  azione (sul titolo c’è anche il fatto che io appartengo a quella determinata società
che emette quel titolo).
Le azioni circolano come circolerebbe un titolo di credito con gli effetti che sono quelli propri dei
titoli di credito quindi generalmente che le azioni siano tali.

Le azioni come frazione del capitale sociale


 Art. 2346, secondo comma: “se determinato nello statuto, il valore nominale di ciascuna
azione corrisponde ad una frazione del capitale sociale; tale determinazione deve riferirsi
senza eccezioni a tutte le azioni emesse dalla società”.
 Le azioni come nucleo unitario di diritti e prerogative sociali: la funzione della ripartizione
in azioni del capitale.
 Art. 2348 “le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali
diritti”.
 Derogabilità del principio sotto il profilo dell’attribuzione di uguali diritti (v. categorie
speciali di azioni).

Le azioni sono tutte uguali per quanto riguarda il loro valore facciale (nominale) quindi tutte le
azioni devono corrispondere allo stesso ammontare di capitale sociale sottoscritto.
Questo consente di avere una semplificazione per quanto riguarda le attività che riguardano
società e soci.
La ragione è quella di avere un nucleo unitario di diritti e prerogative sociali per i partecipanti; è
ovvio che chi ha una partecipazione di tipo finanziario (0,5% ad es.) partecipa ma sicuramente sarà
meno di chi ha il 50%+1 della società.
Le azioni conferiscono uguali diritti e hanno uguale valore.
Questo principio fisso e granitico da parte del legislatore subisce una serie di deroghe legate alle
categorie speciali di azioni.

Le azioni come frazione del capitale sociale


 L’assegnazione delle azioni ai soci e il principio di proporzionalità tra capitale sottoscritto e
partecipazione azionaria.
 Art. 2346, quinto comma: “a ciascun socio è assegnato un numero di azioni proporzionale
alla parte del capitale sociale sottoscritta e per un valore non superiore a quello del suo
conferimento.”
 Derogabilità del principio
 “l’atto costitutivo può prevedere una diversa assegnazione delle azioni.”
 Il principio di corrispondenza tra valore dei conferimenti e capitale sociale
 “in nessun caso il valore dei conferimenti può essere complessivamente inferiore
all’ammontare globale del capitale sociale”. (sesto comma).

I titoli azionari: l’indivisibilità


 Indivisibilità delle azioni
 Art. 2347. “le azioni sono indivisibili”.
 La comproprietà delle azioni
 “nel caso di comproprietà di un’azione, i diritti dei comproprietari devono essere esercitati
da un rappresentante comune nominato secondo le modalità previste dagli articoli 1105 e
1106.
 se il rappresentante comune non è stato nominato, le comunicazioni e le dichiarazioni fatte
dalla società a uno dei comproprietari sono efficaci nei confronti di tutti
 i comproprietari dell’azione rispondono solidalmente delle obbligazioni da esse derivanti.

Categorie di azioni.
 Art. 2348: “le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali
diritti”.
 Le diverse categorie di azioni: in particolare, le azioni privilegiate.
 “si possono tuttavia creare, con lo statuto o con successive modificazioni di questo,
categorie di azioni fornite di diritti diverse anche per quanto concerne la incidenza delle
perdite. In tal caso la società, nei limiti imposti dalla legge, può liberamente determinare il
contenuto delle azioni delle varie categorie”.
 La diversità dei diritti: partecipazione agli utili, alle perdite, al voto, ecc. le azioni di
risparmio.
 “tutte le azioni appartenenti ad una medesima categoria conferiscono uguali diritti”.
Il diritto agli utili
 Il principio generale della paritetica partecipazione agli utili:
 Art. 2350. Diritto agli utili e alla quota di liquidazione: “ogni azione attribuisce il diritto a
una parte proporzionale degli utili netti e del patrimonio netto risultante dalla liquidazione,
salvi i diritti stabiliti a favore di speciali categorie di azioni”.
 Le azioni correlate
 “fuori dai casi di cui all’art. 2447-bis, la società può emettere azioni fornite di diritti
patrimoniali correlati ai risultati dell’attività sociale in un determinato settore. Lo statuto
stabilisce i criteri di individuazione dei costi e ricavi imputabili al settore, le modalità di
rendicontazione, i diritti attribuiti a tali azioni, nonché le eventuali condizioni e modalità di
conversione in azioni di altra categoria.”
 “non possono essere pagati dividendi ai possessori delle azioni previste dal precedente
comma se non nei limiti degli utili risultanti dal bilancio della società”.

Il diritto di voto
 Principio generale
 2351. Diritto di voto
 “ogni azione attribuisce il diritto di voto”.
 Le azioni a voto limitato:
 Lo statuto può prevedere la creazione di azioni
 Senza diritto di voto,
 Con diritto di voto limitato a particolari argomenti,
 Con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non meramente
potestative.
 Il limite quantitativo:
 Il valore di tali azioni non può complessivamente superare la metà del capitale sociale.

Il diritto di voto
 Il voto “contingentato” il voto scaglionato
 Lo statuto può altresì prevedere che, in relazione alla quantità di azioni possedute da uno
stesso soggetto, il diritto di voto sia limitato ad una misura massima o disporne
scaglionamenti.
 La azioni a voto plurimo
 (l’esclusione delle azioni a voto plurimo nella disciplina previgente)
 2351, comma 3, c.c. salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto può prevedere la
creazione di azioni con diritto di voto plurimo anche per particolari argomenti o
subordinato al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. Ciascuna
azione a voto plurimo può avere fino a un massimo di tre voti.

28/11
gli strumenti finanziari emessi dalla spa
 Art. 2346, ult. comma: “resta salva la possibilità che la società, a seguito dell’apporto da
parte dei soci o di terzi anche di opera o servizi, emetta strumenti finanziari forniti di diritti
patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto nell’assemblea generale degli
azionisti, in tal caso lo statuto ne disciplina le modalità e condizioni di emissione, i diritti che
conferiscono, le sanzioni in caso di inadempimento delle prestazioni e, se ammessa, la
legge di circolazione”.
 Art. 2351, ult. comma: “gli strumenti finanziari di cui agli articoli 2346, sesto comma, e
2349, secondo comma, possono essere dotati del diritto di voto su argomenti
specificamente indicati e in particolare può essere ad essi riservata, secondo modalità
stabilite dallo statuto, la nomina di un componente indipendente del consiglio di
amministrazione o del consiglio di sorveglianza o di un sindaco. Alle persone così nominate
si applicano le medesime norme previste per gli altri componenti dell’organo cui
partecipano”.

Vi sono una serie di possibilità di finanziamento che passano attraverso modalità flessibile come i
prestiti “mezzanini”.
Il finanziatore fornisce del capitale ma non si accontenta di essere un soggetto esterno come la
banca.
Può voler dare anche delle indicazioni.
Attraverso queste operazioni di finanza strutturata si creano una serie di possibilità che prima del
2003 non c’erano.
Il legislatore affronta l’esigenza di avere strumenti ibridi (sia caratteristiche di partecipazione
finanziaria ma anche una serie di covenance che danno poteri di intervento nella gestione)
introducendo l’ultimo comma del 2346.
Il legislatore non vuole con questa norma avere l’aria di introdurre una disciplina completamente
nuova (resta salva la possibilità ecc.).
Norme che vengono intese come norme di carattere interpretativo (è una interpretazione
autentica che il legislatore dà alla disciplina precedente senza introdurre una nuova norma).
L’apportante può anche essere già socio della società e quindi avere già una sua partecipazione ma
dopo questo apporto gli vengono attribuiti dei diritti che sono diversi da quelli che ha come socio.
il socio apporta capitale che può essere un conferimento in danaro o in natura ma non opere o
servizi; se però (che tu sia socio o terzo) apportano qualcosa può essere sia un conferimento ma
anche opere o servizi  qualsiasi cosa suscettibile di valutazione economica.
Da un lato c’è un socio o un terzo, il quale apporta alla società questo quid che può essere
qualsiasi cosa e dall’altra riceve dalla società questi strumenti finanziari. Quando la legge parla di
strumenti finanziari fa riferimenti alla nozione presente nel TUF; degli elementi di carattere
impegnativo per le due parti che si traducono in una sorta di contratto tra tizio e la società.
La cosa comoda è che questi strumenti finanziari siano anche concretizzati e cartolarizzati.
Questo strumento finanziario fa riferimento a una norma statutaria.
Quando parliamo di strumenti finanziari dobbiamo tenere presente che anche le azioni sono
strumenti finanziari che si chiamano “valori mobiliari” (tutto ciò che attiene alla circolazione del
capitale e del finanziamento tecnicamente viene chiamato così; in altre discipline si chiamano
anche titoli come nel TUF).
I diritti patrimoniali sono il diritto al rimborso, ad avere un certo tasso di interesse e ad avere una
serie di benefici relativi a questo apporto.
Quando parliamo di obbligazioni teniamo presente un obbligo di rimborso.
Tutte le obbligazioni emesse dalla società sono perfettamente identiche e ciascuna fornisce gli
stessi diritti.
La legge aggiunge “o anche di diritti amministrativi”.
I diritti amministrativi non dovrebbero essere contemplati normalmente perché un creditore non
può entrare in una società con un diritto che può essere simile a quello del socio.
Il diritto di voto non è escluso come dice la norma.
Siccome l’introduzione di questi strumenti finanziari ha sempre suscitato un dibatto fra coloro che
si attenevano a concetti più tradizionali (il diritto di voto spetta solo ai soci) e coloro che
pensavano di attribuire il diritto di voto a chi emetteva questi strumenti.
L’art. 2351 dice che possono essere dotati di diritto di voto in specifiche condizioni.
È vera la prima norma o la seconda?
Molti interpreti hanno cercato di conciliare questa “antinomia normativa”.
Cerchiamo di capire cosa ha voluto dire facendo due norme in contrasto 
Quando dice “diritto di voto su argomento specificamente indicati” ci dice che è vero che non
possono avere il diritto di voto in assemblea come alla prima norma ma non può essere il diritto di
voto in tutte le assemblee; possiamo quindi conciliarle  interpretiamo la prima aggiungendo alla
prima norma la visione della seconda quindi questi soggetti possono votare ma soltanto su
argomenti specificamente indicati.
Questi soggetti possono nominare un componente indipendente degli organi sociali; è più
facilmente conciliabile con la prima proibizione del voto perché si può dire che una volta d’accordo
i portatori di strumenti finanziari possono rendere noto chi è stato scelto tra di loro (???)
Il problema pratico è che nelle assemblee delle spa per stabilire se si è raggiunto il quorum si va
per numeri (quante azioni sono presenti e divise); questi strumenti non hanno la stessa tecnica.
Quello che si teme è che si possa finire a litigare nel caso in cui un azionista non sia in accordo con
il portatore di strumenti finanziari possa comunque stabilire che quest’ultimo non è in grado di
votare.

Le azioni come documenti di legittimazione circolanti (titoli di credito?)


 Delle azioni e di altri strumenti finanziari partecipativi
 Il titolo azionario come documento circolante
 Dematerializzazione delle azioni e progressiva perdita di rilevanza del documento cartaceo
 L’azione è ancora titolo di credito (causale)?
 Art. 2346. Emissione delle azioni
 «La partecipazione sociale è rappresentata da azioni; salvo diversa disposizione di leggi
speciali lo statuto può escludere l’emissione dei relativi titoli o prevedere l’utilizzazione di
diverse tecniche di legittimazione e circolazione»
 L’azione come titolo di legittimazione: funzione economica della circolazione

Le azioni hanno assunto la funzione di rendere circolabile il documento. Le azioni che io acquisisco
mi consentono di documentare facilmente se devo fare qualcosa di amministrativo e mi
consentono anche di vendere la mia partecipazione a un altro che voglia entrare in questa società
con molta facilità; posso disinvestire senza farmi liquidare la quota dalla società ma posso trattare
direttamente con un altro soggetto interessato.
Il documento consente di operare in modo diverso: non chiedo i soldi alla società ma siccome
questa azione rappresenta una quota di capitale della società che avrà un valore posso
disinvestirla facilmente nel mercato.
Attraverso un semplice calcolo posso sapere quanto vale sul mercato la mia azione e se trovo un
soggetto interessato a comprarla ecco che, avendo in mano questo documento, lo vendo a lui e
diventa azionista per la mia quota parte nella società.
Questo documento agevola quindi la circolazione della partecipazione.
Altro fenomeno è la dematerializzazione.
Con l’evolversi delle attività economiche e l’importanza degli scambi è nato questo fenomeno; le
azioni non sono più rappresentate da un documento cartaceo ma l’emittente consente che questi
titoli vengano depositati presso un soggetto abilitato al deposito dei titoli circolanti il quale rilasci
certificazioni e gestisce attraverso un sistema telematico la circolazione di questi documenti.
Chi va da questi soggetti deposita i titoli, si prende un certificato di deposito, questo certificato
riguarderà quei titoli ed avrà una annotazione nei libri contabili; quando il depositante vende
questi titoli sul mercato trasferisce solo la posta contabile dal primo al secondo soggetto.
Ogni azione ha la sua identificazione nei registri del depositario e quindi sul mercato abbiamo
passaggi che riguardano semplicemente questa annotazione.
Il fenomeno che è regolamentato dalle norme 2346 e segg. Hanno riferimento ad una modalità di
trasferimento che deve essere guardata criticamente dopo il fenomeno della dematerializzazione.
La circolazione delle azioni avviene con tecniche di circolazione proprie dei titoli di credito. La
legge parla di tecniche di circolazione quali il trasferimento al portatore e il trasferimento del titolo
nominativo.
Questo fa pensare che l’azione sia un titolo di credito (come cambiale, assegno, ecc.) ma non lo è.
Vedere “L’autonomia dei titoli di credito”.
l’azione, essendo un titolo di credito causale, si porta dietro il rapporto causale.
Se ho un credito nei confronti di tizio ma non gli ho fornito la cosa per la quale la cambiale è stata
emessa; al giratario io non posso opporre che la macchina per la quale ho fatto la cambiale non
funziona perché il giratario deve soltanto ricevere il mio pagamento (AUTONOMIA).
Per l’azione non succede. Se non ho versato il conferimento, con certe regole, questo mi viene
opposto anche se io sono l’ultimo portatore di questo titolo.
Una buona parte della dottrina e della giurisprudenza sono sicure che anche le azioni hanno
autonomia e quindi le considerano titoli di credito
Op. prof: non lo è.

Le azioni come documenti di legittimazione


 I requisiti formali delle azioni
 I titoli azionari devono indicare gli elementi essenziale del rapporto sociale cui si
riferiscono:
 1) la denominazione e la sede della società;
 2) la data dell’atto costitutivo e della sua iscrizione e l’ufficio del registro delle imprese
dove la società è iscritta;
 3) il loro valore nominale;
 4) l’ammontare dei versamenti parziali sulle azioni non interamente liberate;
 5) i diritti e gli obblighi particolari ad essi inerenti.
Le leggi di circolazione dei titoli azioni art. 2355 cod. civ.
 La circolazione al “portatore”
 Le azioni al portatore si trasferiscono con la consegna del titolo
 La nominatività obbligatoria delle azioni
 L’art. 2354 cod. civ. prescrive che, finché non siano interamente liberate, le azioni debbono
essere necessariamente nominative.
 La circolazione come titolo nominativo.
 La doppia annotazione (girata e annotazione del trasferimento sul libro dei soci).
 Il trasferimento delle azioni nominative si opera mediante girata autenticata da un notaio o
da altro soggetto secondo quanto previsto dalle leggi speciali. Il giratario che si dimostra
possessore in base a una serie continua di girate ha diritto di ottenere l’annotazione del
trasferimento nel libro dei soci, ed è comunque legittimato ad esercitare i diritti sociali

L’inconveniente della circolazione al portatore è che è troppo facile, questo rappresenta una
minaccia.
Se le azioni di importanti società avessero titoli trasferibili al portatore chiunque potrebbe
acquisire partecipazioni di controllo a ad una società ad es. società strategiche per la sicurezza
nazionale (armi, ecc.).
Nel 1947 è stata stroncata con una legge fiscale che ha imposto l’obbligatoria nominatività del
titolo delle azioni.
La prima circolazione esiste solo per i titoli di risparmio che hanno la peculiarità di non attribuire
poteri amministrativi nell’ambito della società.
La legge vieta che ci possano essere azioni al portatore quando non siano interamente liberate.
Modalità effettiva:
necessaria la doppia annotazione.
Dietro le azioni c’è una parte dedicata alle girate con scritto “tizio gira a caio questa azione” con
firma autenticata dal notaio; in questo modo Caio diventa portatore autorizzato ma non è titolare
a tutti gli effetti perché può scegliere di farsi riconoscere come titolare dalla società facendosi
annotare nel libro soci oppure può avere interessi a farla circolare. A questo punto avremo sul
retro “tizio gira a Caio questa azione; Caio gira a Sempronio questa azione” sempre con firma
autenticata dal notaio.
Se non c’è la doppia condizione non c’è titolare ma la quota rimane “appesa”.
La girata consente di avere una certa circolazione con la limitazione che l’ultimo non può
presentarsi solo con il titolo ma deve chiedere la registrazione nel libro soci.
In effetti l’ultimo portatore può andare presso la società e consegnare semplicemente il titolo che
risulta con una serie di girate che lo legittima ma poi la società quando ha in mano il titolo è
obbligata a inserire l’ultimo portatore come titolare una volta che si presenta per far valere i
propri diritti sociali.
I limiti alla circolazione delle azioni
 L’art. 2355-bis cod. civ. detta la disciplina dei limiti alla circolazione delle azioni.
 Le ragioni dei limiti circolatori: la salvaguardia della composizione della compagine
azionaria e degli interessi dei soci alla partecipazione
 Le limitazioni al trasferimento delle azioni devono risultare dal titolo
 Il divieto di alienazione
 La preclusione del trasferimento non può avere durata superiore a cinque anni dalla
costituzione della società o dal momento in cui il divieto viene introdotto.
Ci sono varie motivazioni per rendere limitata la circolazione di azioni.
Come si fa per garantire che a una certa società partecipino solo determinate persone piuttosto
che altre?
Si deve intervenire nella circolazione e limitarla; quindi dalla riforma del 2003 si è prevista la
possibilità di introdurre nell’ambito degli statuti le limitazioni (prima anche si poteva ma è stata
scritta la norma poiché questo apparteneva alla prassi non scritta).
Possono avere 2 modalità di attuazione:
-una interna ai soci (patti parasociali)
I patti parasociali sono dei contratti stipulati dai soci ma non compaiono nello statuto della società
e servono per stabilire una serie di regole a cui i soci si devono attenere nell’esercitare i loro diritti
sociali; hanno una disciplina particolare e sta al di fuori del contratto sociale.
-una societaria (statuto società).

La differenza è che se sono nella pattuizione che i soci hanno stipulato ma non sono parte del
contratto sociale questi patti non sono opponibili ai terzi se invece sono nello statuto sono
opponibili ai terzi.
Comprare delle azioni da un soggetto comporta che chi compra debba leggersi lo statuto per
vedere se può comprarle o meno poi se ci sono dei patti di prelazione, gradimento o blocco ma
non è pubblicato (il patto non è mai pubblicato) non ci sono problemi per l’opposizione del fatto al
terzo perché non c’è violazione mentre nel primo caso vi è violazione dello statuto.
Dalla modifica conseguente alla riforma societaria si è risolto un problema che prima aveva molto
travagliato la dottrina: se fosse possibile vietare l’alienazione delle azioni.
Si è per legge ammessa la liceità del patto di non alienazione ma è stato limitato con dei divieti.
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I limiti alla circolazione delle azioni


 L’art. 2355-bis cod. civ. disciplina gli altri limiti alla circolazione delle azioni
 Nel caso di azioni nominative ed in quello di mancata emissione dei titoli azionari, lo
statuto può sottoporre a particolari condizioni il loro trasferimento.
 Le clausole di prelazione
 Meccanismi di prelazione
 Le clausole di gradimento
 Le clausole dello statuto che subordinano il trasferimento delle azioni al mero gradimento
di organi sociali o di altri soci sono inefficaci se non prevedono, a carico della società o degli
altri soci, un obbligo di acquisto oppure il diritto di recesso dell’alienante; resta ferma
l’applicazione dell’articolo 2357. Il corrispettivo dell’acquisto o rispettivamente la quota di
liquidazione sono determinati secondo le modalità e nelle misure previste dall’articolo
2437-ter

Il divieto di sottoscrizione reciproca delle azioni e il divieto di assistenza finanziaria


 Le ragioni economiche dei divieti
 Il c.d. annacquamento del capitale e il divieto di depauperamento per finanziare il proprio
capitale
 Il divieto di sottoscrizione reciproca di azioni (art. 2360)
 «è vietato alle società di costituire o di aumentare il capitale mediante sottoscrizione
reciproca di azioni, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona.»
 il divieto di assistenza finanziaria (art. 2358)
 «la società non può, direttamente o indirettamente, accordare prestiti, né fornire garanzie
per l’acquisto o la sottoscrizione delle proprie azioni, se non alle condizioni previste dal
presente articolo».

Il primo divieto che incontriamo è quello di sottoscrizione reciproca di azioni; il modello teorico
è che se 2 società sottoscrivessero reciprocamente allo stesso momento i capitali e
incrociassero queste risorse avremmo 2 società con un capitale “volatile”.
Questa sottoscrizione reciproca non può essere effettuata neanche da una società fiduciaria o
da una persona interposta.

Il divieto di assistenza finanziaria – le eccezioni


 Tali operazioni sono preventivamente autorizzate dall’assemblea straordinaria
 Gli amministratori debbono predisporre una relazione che illustri, sotto il profilo
giuridico ed economico, l’operazione, descrivendone le condizioni, evidenziando le
ragioni e gli obiettivi imprenditoriali che la giustificano, lo specifico interesse che
l’operazione presenta per la società, i rischi che essa comporta per la liquidità e la
solvibilità della società ed indicando il prezzo al quale il terzo acquisirà le azioni. Nella
relazione gli amministratori attestano altresì che l’operazione ha luogo a condizioni di
mercato ecc.
 L’importo complessivo delle somme impiegate e delle garanzie fornite ai sensi del
presente articolo non può eccedere il limite degli utili distribuibili e delle riserve
disponibili risultanti dall’ultimo bilancio regolarmente approvato.
Il divieto di sottoscrizione delle proprie azioni
 Salvo quanto previsto dall’articolo 2357-ter, secondo comma, la società non può
sottoscrivere azioni proprie
 Le azioni sottoscritte in violazione del divieto stabilito nel precedente comma si intendono
sottoscritte e devono essere liberate dai promotori e dai soci fondatori o, in caso di
aumento del capitale sociale, dagli amministratori. La presente disposizione non si applica
a chi dimostri di essere esente da colpa
 Chiunque abbia sottoscritte in nome proprio, ma per conto della società, azioni di
quest’ultima è considerato a tutti gli effetti sottoscrittore per conto proprio. Della
liberazione delle azioni rispondono solidalmente, a meno che dimostrino di essere esenti
da colpa, i promotori, i soci fondatori e, nel caso di aumento del capitale sociale, gli
amministratori.
Colui che, violando questo divieto, partecipa alla sottoscrizione per conto della società si considera
aver sottoscritto queste azioni in proprio.

2357. acquisto delle proprie azioni


Hp: società emette sul mercato i titoli nazionali. 1mln di euro di capitale. Ciascuno dei soci fa un
conferimento di una parte frazionaria di questo milione e in cambio hanno queste azioni. In questo
momento le azioni valgono 1 milione. A questo punto la società con questo milione di capitale si
compra tutte le sue azioni. Succede che i soci ricevono in cambio 1 milione come distribuzione e in
sostanza succede che i loro conferimenti vengono restituiti. A questo punto queste azioni valgono
0.
Quindi l’acquisto di azioni proprie può causare addirittura la restituzione del capitale sociale
avendo un Patrimonio Netto altissimo ma senza nulla nella società.
La società non può acquistare azioni proprie se non nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve
disponibili risultanti dall’ultimo bilancio regolarmente approvato.
Possono essere acquistato soltanto azioni interamente liberate (poiché se sono interamente
liberate il capitale sarà interamente coperto).
NON DEVE ESSERE UN MODO PER RESTITUIRE AI SOCI I PROPRI CONFERIMENTI.
Fino al 2008 il divieto si applicava al 10% (fino al 10% del cap. soc. si potevano acquistare azioni
proprie).
Se in una società, legittimamente, ci sono utili che consentono di comprare alte percentuali delle
azioni proprie succede che queste società vengono detenute dagli stessi amministratori che
possono auto nominarsi.
Fino al 2009 veniva mantenuto il 10% con delle differenze (vedi art.).
Testo vigente  il 10% è stato elevato al 20%. Si applica solo alle società che fanno ricorso al
mercato del capitalo di rischio.
Teoricamente le società chiuse potrebbero comprarsi l’intero capitale purché lo facciano con utili
distribuibili e secondo i requisiti elencati al primo comma.
Se si viola questo divieto, le azioni acquistate devono essere alienate secondo modalità da
determinarsi dall’assemblea, entro un anno dal loro acquisto.
L’acquisto rimane valido ma ha l’obbligo di alienarle entro un anno perché altrimenti si incorre
nell’annullamento della società.
Questa disciplina si applica anche ai soggetti che operano tramite società fiduciaria o per
interposta persona.
L’art. 2357-bis detta i casi speciali di acquisto delle proprie azioni.
L’art. 2357-ter detta la disciplina delle proprie azioni.
Il diritto di voto è sospeso.
Società controllate e società collegate
 Art. 2359. Società controllate e società collegate
 Sono considerate società controllate:
 1) le società in cui un’altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili
nell’assemblea ordinaria;
 2) le società in cui un’altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un’influenza
dominante nell’assemblea ordinaria;
 3) le società che sono sotto influenza dominante di un’altra società in virtù di particolari
vincoli

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