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26/09/19
Il contratto di società è definito dalla finalità di lucro.
Il socio consegue un utile nella sua economia personale. I soci della cooperativa hanno un
risparmio se vanno a comprare direttamente dall’editore i libri e poi li vendono (esempio).
Nella definizione di imprenditore lo scopo di lucro non è uno scopo essenziale, diventa scopo
essenziale nella definizione di Società.
Nella nostra nozione di imprenditore non è compresa la figura di prestatore di opere intellettuali.
Applicando il 2082 vedremmo che la nostra attività potrebbe essere inserita nell’ambito di questa
nota (esempio commercialista).
Es. uno studio di ingegnere; finché l’ingegnere opera individualmente, il quale svolge tutte le sue
mansioni, ed è quindi il centro della sua attività, pur avendo un’attività organizzata come
un’azienda, questo ingegnere è sicuramente un prestatore d’opera intellettuale quindi viene posto
fuori dalla definizione di impresa.
Chi risponde all’identikit del piccolo imprenditore non è inserito nello statuto dell’imprenditore.
Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, artigiani, piccoli commercianti e coloro che
esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei
componenti della famiglia.
INTERPRETAZIONE: La congiunzione “e” tra piccoli commercianti ecc. vuol dire che sia gli uni che
gli altri sono piccoli imprenditori (NON È VERO).
Cosa vuol dire che ci sono queste categorie?
Partiamo da quelle che sono i più ovvi elementi di questa elencazione:
COLTIVATORI DIRETTI:
(Disciplinato dalla sua normativa con origine storica) il coltivatore diretto del fondo è visto in
maniera favorevole dal legislatore che da loro una serie di agevolazioni così da far sviluppare
ancora l’agricoltura e non l’urbanizzazione. Si dovrebbe far riferimento quindi al 2083 cc e alla
normativa speciale, dove per una serie di motivi, il legislatore tende ad estendere questa
categoria; si consente di avere questa categoria anche a soggetti che hanno una serie di
aiuti/braccianti/ecc. Qui noi abbiamo una categoria che è più ampia di quella che sembrerebbe
venir fuori dalla norma.
ARTIGIANI:
L’attività artigianale viene a essere definita in modo piuttosto ampio.
Originariamente era colui che operava direttamente (per definizione); la ragione per cui si è
ampliata è di carattere economico perché se in origine gli artigiani erano coloro che prestavano
direttamente la propria opera per i beni man mano che questa attività diventa più efficiente e
produttiva, l’organizzazione dell’artigiano tendeva a espandersi.
Paradosso: se come lavoratore che presta personalmente la sua opera andava presso la sua
organizzazione e “aiutava”, ampliandosi avrebbe perso questi vantaggi.
La tendenza era quindi quella di impedire l’aumento delle dimensioni dell’attività.
Le leggi dell’artigianato per non avere questo effetto boomerang (svantaggiare i migliori) hanno
ampliato la nozione di artigiano.
Quindi quella che sembrava una nozione basata su 4 elementi (2083 c.c.) si rileva una nozione
basata su un unico elemento.
La ‘e’ congiunzione quindi non va ad addizionare i 4 elementi ma va a definire i primi 3 elementi
nell’ultimo (solo questa distingue un piccolo imprenditore da un imprenditore).
Es. fallimento:
in origine avevamo una norma che nella disciplina generale codicistica escludeva il piccolo
imprenditore dal fallimento ma la legge fallimentare già dal 1942 aveva qualche riserva su questa
esclusione, infatti nella sua formulazione originaria (fino agli anni 90) escludeva i piccoli
imprenditori solo se fossero rimasti sotto una determinata soglia quantitativa;
La legge diceva che sono considerati piccoli imprenditori ai fini della legge fallimentare, quegli
imprenditori che non sono soggetti ad imposta mobile (abrogata nel 1973).
Bisognava fare quindi alcuni accertamenti ma siccome il fallimento è legato a una rapida soluzione
del problema dell’insolvenza che altrimenti si ingigantisce ecco che la legge fallimentare trova una
soluzione pratica (chi è sotto una certa soglia dell’imposta di ricchezza mobile è escluso e
considerato piccolo imprenditore).
Piccoli imprenditori erano anche coloro che non avevano investito più di 900.000 lire in capitale.
In nessun caso sono considerate piccoli imprenditori le società commerciali.
Verso gli anni 2000 il legislatore è tornato ad individuare il piccolo imprenditore o imprenditore
soggetto a fallimento, individuando con l’art.1 della legge fallimentare una serie di parametri
oggettivi. L’esigenza che aveva indotto il legislatore a non fidarsi del 2083 per definire il piccolo
imprenditore torna di nuovo e con le modifiche che ci sono state nel 2007 con il decreto legislativo
169 sono stati reintrodotti dei parametri che superano il discorso di piccolo imprenditore; vanno
ad individuare tutti gli imprenditori che sono sotto soglia e quindi non soggetti a fallimento. Era
incoerente con il codice civile poiché secondo il cc il piccolo imprenditore non è soggetto a
fallimento ma nel nuovo decreto si davano parametri che potevano comprendere anche loro.
Con il codice della crisi (Agosto 2020) è stata abolita dal cc la norma che diceva che i piccoli
imprenditori non sono soggetti a fallimento.
Chi non ha superato le soglie in descrizione nella norma non possono essere soggetti a fallimento.
Devono coesistere 3 requisiti per essere soggetto a fallimento.
I parametri sono rimasti più o meno uguali anche nel codice della crisi.
Il problema è delicato: non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento gli imprenditori di cui al
primo comma i quali dimostrino il possesso congiunto dei requisiti.
Come faccio a dimostrarlo?
Da un punto di vista processuale la prova negativa non è possibile. Qui non solo si chiede una
prova negativa ma anche una prova difficile da dare con elementi diversi da quelli che si crea
direttamente l’imprenditore (non posso provare qualcosa a mio favore con qualcosa che creo io).
IMPRENDITORE AGRICOLO:
N.B.: Quando parliamo di imprenditore agricolo non abbiamo più riguardo al piccolo imprenditore
agricolo.
03/10/2019
Il nuovo art. 2086 C.C.
2086. Gestione dell’impresa –
1. L’imprenditore è il capo dell’impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori (c.
2094,2104).
1. Assoluta descrizione di una realtà effettuale. |Si è voluto ribadire quella realtà per evitare
poi che venissero in qualche modo recepite delle istanze diverse|.
2. Il secondo comma introdotto con il codice della crisi diventa rilevante Questa norma
non è diretta a tutti gli imprenditori (“che operano in forma societaria o collettiva”);
impone in qualche modo l’obbligo di istituire un assetto organizzativo adeguato alla natura
e alla natura dell’impresa riferimento molto generico (si deve adeguare a quelle che
sono le modalità che la disciplina organizzativa ritiene ottimali per quell’impresa); Aggiunge
un’altra cosa più indeterminata ma molto mirata a una certa funzione “anche in
funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità
aziendale” questa organizzazione deve dare all’imprenditore collettiva l’immediata
percezione della crisi dell’impresa. Il legislatore vuole anche che abbiano un’altra funzione,
ovvero la funzione di metterlo immediatamente in allerta qualora si verificasse una crisi
soprattutto quando è in pericolo la continuità aziendale (in certi casi l’imprenditore
potrebbe dover decidere di interrompere la continuità poiché la crisi si fa troppo grave).
Questo perché consentano di rilevare la crisi e di adottare quelle misure che gli consentano
di superarla eventualmente utilizzando uno degli strumenti per il recupero della continuità
aziendale e il superamento della crisi.
|| Il codice della crisi tende a non far diventare il fallimento la procedura di elezione (come nel
’42 in cui la crisi viene affrontata con la distruzione e la liquidazione in modo che imprenditori
più capaci si giovino della crisi degli altri). Si afferma invece con il codice della crisi (ma già da
parecchi decenni) che al fallimento si arriva solo quando non è possibile utilizzare altri
strumenti che non consentano recupero della e superamento della crisi. Verranno istituiti
strumenti alternativi che passano anche nell’ambito di procedure gestite da commissioni
presso la camera di commercio che dovrebbero consentire all’imprenditore di affrontare quel
momentaneo periodo di crisi senza distruggere l’organizzazione aziendale.
Questo secondo il legislatore dovrebbe essere già nella mente dell’imprenditore societario. ||
(prof.: nella realtà economica e imprenditoriale italiana quando si comincia ad accedere a
queste procedure alternative di solito l’impresa incorre nella sua fine “bancarizzazione della
crisi”)
La Pubblicità
1. L’istituzione del registro delle imprese: la previsione del codice e l’attuazione da parte della
I. 29 dicembre 1993, n. 580 e del relativo regolamento (D.P.R. 7 dicembre 1995, n.581)
2. Le ragioni della pubblicità: l’interesse dell’imprenditore a far conoscere fatti e atti che lo
riguardano e quello dei terzi di averne conoscenza.
3. Generalizzazione dell’obbligo di iscrizione: tutti gli imprenditori sono soggetti all’obbligo di
iscrizione (nella sezione ordinaria o in quella speciale).
4. Diversità rispetto all’impostazione originaria del codice civile, che riservava ai soli
imprenditori commerciali l’obbligo di iscrizione.
Si venne a creare la necessità (con il diritto penale) perché la funzione del registro delle
imprese e della pubblicità è rendere noti atti o fatti riguardanti l’impresa alla comunità.
I trasferimenti di ricchezza produttiva devono essere pubblicizzati. (“anagrafe” delle
imprese). Furono coinvolti anche i piccoli imprenditori e gli imprenditori agricoli che
nell’originaria impostazione del codice dovevano essere esenti da questo tipo di pubblicità.
L’ignoranza dei fatti dei quali la legge prescrive l’iscrizione non può essere opposta dai terzi
dal momento in cui l’iscrizione è avvenuta.
In virtù dell’art. 2194 chi omette di richiedere l’iscrizione nei modi e nel termine stabiliti
dalla legge, è punito con sanzione amministrativa.
Per dire una cosa positiva alcune leggi si avvalgono di due negazioni (“se NON sono stati iscritti
NON possono essere esposti …”) opporre qualcosa a qualcuno è dirgli “questa cosa vale in
questo modo e non in quell’altro”.
IURIS ET DE IURE presunzione giuridica che non ammette prova contraria (presunzione di
conoscenza).
L’efficacia normativa e l’efficacia costitutiva
L’efficacia “normativa” dell’iscrizione: la mancata iscrizione determina effetti per quanto
riguarda l’applicazione delle norme in materia di società in nome collettiva e in
accomandita semplice “regolari” (v. art. 2297 e 2317 c.c.)
Sono iscritti nella sezione speciale del registro delle imprese gli imprenditori agricoli, i
piccoli imprenditori, le società semplici e gli artigiani iscritti negli albi e le loro società o
consorzi (v. art. 15 D.P.R. 14 dicembre 1999, n.588)
Per gli imprenditori agricoli l’iscrizione nella sezione speciale produce gli stessi effetti di
quella nella sezione ordinaria (art. 2 D. Lgs. 228/1991).
Sul piano lessicale questa norma non produce quella presunzione IURIS ET DE IURE che abbiamo
visto prima.
La rappresentanza dell’imprenditore commerciale.
L’organizzazione dell’imprenditore commerciale.
Rilevanza della delega di funzioni nell’ambito dell’azienda
Ausiliari autonomi e ausiliari subordinati. “PARASUBORDINAZIONE”
I collaboratori dell’imprenditore attribuzioni di funzioni esecutive e di funzioni direttive. La
distinzione tra dirigenti, quadri, impiegati, operai, apprendisti, ecc.
La rappresentanza dell’imprenditore: il rapporto con i terzi e la delega di funzioni
rappresentative
Rappresentanza in fase esecutiva
Rappresentanza di funzioni di direzione e coordinamento dell’impresa o di parti di essa
I ruoli gerarchici nell’impresa.
L’institore
Definizione di institore (art. 2203 c.c.)
È institore colui che è preposto dal titolare all’esercizio di un’impresa commerciale
La preposizione può essere limitata all’esercizio di una sede secondaria o di un ramo
particolare dell’impresa
L’attribuzione delle funzioni institorie: il conferimento dei poteri di gestione e di
rappresentanza. L’attribuzione dei poteri come conseguenza della preposizione.
Le modalità di esercizio dei poteri.
Se sono preposti più institori, questi possono agire disgiuntamente, salvo che nella procura
sia diversamente disposto.
La procura con sottoscrizione del preponente autenticata deve essere depositata per
l’iscrizione presso il competente ufficio del registro delle imprese.
In mancanza di iscrizione, le limitazioni non sono opponibili ai terzi, se non si prova che
questi le conoscevano al momento della conclusione dell’affare
Gli atti con i quali viene successivamente limitata o revocata la procura devono essere
depositati, per l’iscrizione nel registro delle imprese, anche se la procura non fu pubblicata
La base di questa disciplina è che l’ambito di questi poteri è integrato dal fatto che siccome questo
soggetto è preposto nell’impresa in un ramo questa attività si svolge nell’ambito dell’azienda,
quindi chi va presso questa filiale ha in qualche modo un impatto diverso rispetto a quello che ha
chi contratta con un privato cittadino perché qui c’è un fatto oggettivo (azienda) e questa azienda
fa ritenere a chi contratta di stare trattando con il soggetto che ha i poteri per vincolare
quell’organizzazione nei confronti dei terzi.
Se l’institore non rende noto la sua qualità lui contrae in proprio l’obbligazione.
Il fatto che opera nell’azienda cambia le regole del diritto civile.
Inerenza oggettiva dell’atto all’attività che porta a far si che anche se formalmente l’imprenditore
non è stato nominato, tuttavia risponde a quell’attività, salvo che non sia inerente.
Le scritture contabili
La legge si preoccupa di questo aspetto dell’attività imprenditoriali perché si suppone che chi tiene
una ordinata contabilità abbia anche cura della propria attività e della conoscenza della stessa
(persona corretta che merita di essere considerata un “buon imprenditore”).
Se non tiene la contabilità è ritenuto un soggetto a rischio.
Certe procedure processuali venivano negate agli imprenditori che non avevano tenuto una
corretta contabilità (si ritenevano immeritevoli).
Se si fallisce e non si hanno i documenti contabili si ha la Bancarotta semplice.
Non esiste una norma che dica che le scritture contabili devono essere tenute e se non ci sono non
va bene.
La legge se ne occupa solo se l’imprenditore “finisce male” norme apparentemente non
sanzionate.
Abbiamo soltanto effetti indiretti (oggi aboliti).
Le norme penali sulla bancarotta ancora ci sono (sia semplice che fraudolenta).
Questa esigenza di trasparenza e correttezza è diretta esclusivamente all’imprenditore con un
piccolissimo sfavore nel caso in cui l’imprenditore entri in conflitto con un altro imprenditore.
Vi è anche un interesse dei creditori che l’imprenditore abbia la contabilità poiché se finisse in una
procedura di crisi sarebbe tenuto a presentare i documenti contabili alle autorità (fini probatori).
Poi vi è un interesse della collettività (imprenditore societario soprattutto) a conoscere la
situazione di quell’imprenditore.
Se non si redige il bilancio si incorre in una sanzione per inadempimento.
I libri contabili obbligatori
I libri contabili generalmente obbligatori
L’art. 2214 stabilisce che l’imprenditore commerciale (non piccolo) deve tenere il libro
giornale e il libro degli inventari
I libri contabili relativamente obbligatori
L’imprenditore deve altresì tenere le altre scritture che siano richieste* della natura e dalle
dimensioni dell’impresa
L’obbligo di documentazione
L’imprenditore deve altresì conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle
lettere, dei telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei
telegrammi e delle fatture spedite.
Mentre il libro giornale è un libro che prosegue nel tempo attraverso una continua registrazione
delle operazioni, il libro degli inventari deve essere redatto all’inizio dell’esercizio dell’impresa
(passaggio da piccolo a imprenditore commerciale) e successivamente ogni anno.
Annualmente, alla fine di ogni esercizio, questo inventario si chiude con il bilancio.
I supporti di immagine
Le scritture e documenti di cui all’articolo 2220 c.c. possono essere conservati sotto forma
di registrazioni su supporti di immagini, sempre che le registrazioni corrispondano ai
documenti e possano in ogni momento essere rese leggibili con mezzi messi a disposizione
dal soggetto che utilizza detti supporti.
L’azienda
La nozione di azienda
2555. Nozione
L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa.
Il profilo oggettivo dell’impresa: l’organizzazione
Il valore giuridico dell’opera organizzatrice dell’imprenditore
I “beni”: beni materiali e immateriali
L’avviamento come qualità dell’azienda
Il disavviamento (c.d. “badwill”)
Il problema dei rapporti giuridici come elementi essenziali dell’azienda
Le teorie universalistiche e quelle atomistiche
L’imprenditore senza azienda: la progressiva “virtualizzazione” dell’azienda
LA CESSIONE DELL’AZIENDA
L’iscrizione della cessione dell’azienda nel registro delle imprese
2556. Imprese soggette a registrazione
Secondo comma
I contratti di cui al primo comma, in forma pubblica o per scrittura privata autenticata,
devono essere depositati per l’iscrizione nel registro delle imprese, nel termine di
trenta giorni, a cura del notaio rogante o autenticante
L’interpretazione della norma
L’obbligo di iscrizione: finalità di ordine pubblico
La logica che presiede a questa norma è quella che le cessioni dell’azienda devono essere iscritte
nel registro delle imprese, per vedere con quali modalità/a chi vengono cedute.
Il legislatore vuole che le cessioni siano scritte ma ovviamente ai fini dell’iscrizione deve
presupporre che questi atti siano fatti in quella forma che consente l’iscrizione (atto pubblico o
scrittura privata autenticata) altrimenti non sono pubblicati.
Dovendo imporre il deposito di iscrizione degli atti di cui al primo comma, ha dovuto presupporre
che questi atti siano fatti davanti al notaio e poi impongono al notaio l’obbligo di effettuare la
registrazione entro 30 gg dalla data in cui l’atto è stato posto in essere.
Il divieto di concorrenza
2557. Divieto di concorrenza
Chi aliena l’azienda deve astenersi, per il periodo di cinque anni dal trasferimento,
dall’iniziare una nuova impresa che per l’oggetto, l’ubicazione o altre circostanze sia idonea
a sviare la clientela dell’azienda ceduta.
Il divieto come effetto naturale del contratto di cessione
Ambito del divieto: il rapporto di concorrenza tra imprese.
Il patto di astenersi dalla concorrenza in limiti più ampi di quelli previsti dal comma
precedente è valido, purché non impedisca ogni attività professionale dell’alienante. Esso
non può eccedere la durata di cinque anni dal trasferimento.
Se nel patto è indicata una durata maggiore o la durata non è stabilita, il divieto di
concorrenza vale per il periodo di cinque anni dal trasferimento.
Nullità dei patti che ampliano il divieto oltre i limiti imposti dalla legge
Nel caso di usufrutto o di affitto dell’azienda il divieto di concorrenza disposto dal primo
comma vale nei confronti del proprietario o del locatore per la durata dell’usufrutto o
dell’affitto.
Successione nei contratti
2558. Successione nei contratti
Se non è pattuito diversamente, l’acquirente dell’azienda subentra nei contratti stipulati
per l’esercizio dell’azienda stessa che non abbiano carattere personale
La successione nei contratti come effetto naturale della cessione
Il momento della cessione: la notizia del trasferimento e l’iscrizione nel registro delle
imprese
La facoltà di recesso del contraente ceduto: il terzo contraente può tuttavia recedere dal
contratto entro tre mesi dalla notizia del trasferimento, se sussiste una giusta causa, salvo
in questo caso la responsabilità dell’alienante
Le stesse disposizioni si applicano anche nei confronti dell’usufruttuario e dell’affittuario
per la durata dell’usufrutto e dell’affitto
Op. prof: Il primo comma è abbastanza inutile, il secondo comma ci dà molte spiegazioni.
La ditta
2565. Trasferimento della ditta
La ditta non può essere trasferita separatamente dall’azienda
Nel trasferimento dell’azienda per atto tra vivi la ditta non passa all’acquirente senza il
consenso dell’alienante
Nella successione nell’azienda per causa di morte la ditta si trasmette al successore, salvo
diversa disposizione testamentaria.
La concorrenza sleale
Art.2598
Ferme le disposizioni che concernono la tutela dei segni distintivi [2563, 2568, 2569] e dei
diritti di brevetto [2584, 2592, 2593], compie atti di concorrenza sleale chiunque:
1) usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o i segni distintivi
legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie
con qualsiasi altro mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di
un concorrente;
La nozione di concorrenza
17/10/2019
Le società – Profili generali
La società
L’esercizio collettivo dell’impresa
La società come organizzazione giuridica di soggetti e di beni per l’esercizio d’impresa
Origini storiche della società: il mandato collettivo del diritto romano
Le società commerciali come enti distinti dalle persone dei soci
Soggettività e personalità giuridica
Il profilo dinamico: società e comunione
Società di persone e società di capitali.
Il contratto di società
Costituzione su base contrattuale e per atto unilaterale
Art. 2247: contratto di società
“Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in
comune di una attività economica allo scopo di dividerne gli utili”.
La rubrica dell’art.2247 è stata sostituita dall’art.1, D. Lgs. 3 marzo 1993, n.88, di attuazione
della direttiva 89/667/CEE, in materia di diritto delle società, relativa alla società a
responsabilità limitata con un unico socio
La norma determina gli elementi essenziali del contratto di società.
I conferimenti
Il conferimento in società come elemento essenziale del contratto (o dell’atto unilaterale)
di costituzione
I “beni” e i “servizi” conferibili: ogni elemento suscettibile di utilità economica
Limiti alla conferibilità di determinati “beni” nelle società di capitali
Conferimento a titolo di proprietà e a titolo di godimento
La funzione dei conferimenti: costituzione di un nucleo patrimoniale destinato all’esercizio
dell’impresa
L’autonomia patrimoniale delle società.
Il conferimento può avere ad oggetto addirittura l’attività lavorativa (socio d’opera che non
apporta né danaro né beni materiali ma apporta la propria opera. Solo nelle società di persone; a
volte nelle s.r.l.).
La società da al socio il diritto di partecipare a quella società con quella quantità di partecipazione
prevista dal contratto sociale.
Posso conferire anche il godimento di un bene (simile al contratto di locazione).
I tipi di società
Il principio della tipicità delle società
Il vincolo tipologico (banche, assicurazioni, ecc.)
Attività commerciali e attività “diverse” esercitabili mediante la società (attività agricola
ecc.)
Art. 2249: tipi di società
“le società che hanno per oggetto l’esercizio di una attività commerciale devono sostituirsi
secondo uno dei tipi regolati nei capi III e seguenti di questo titolo”.
“le società che hanno per oggetto l’esercizio di una attività diversa sono regolate dalle
disposizioni sulla società semplice”.
Facoltà di costituire la società agricola secondo uno degli altri altri tipi regolati nei capi III e
seguenti del titolo V.
Es. Solo le S.p.A. possono esercitare la attività bancaria. La società semplice non può esercitare
attività commerciale. Anche il carattere della società è essenziale.
Es. Tizio, Caio e Sempronio decidono di mettersi insieme per gestire una discoteca; non sanno di
aver costituito una società poiché si sono messi insieme, hanno conferito soldi, prestazioni e
servizi; un certo giorno arriva il curatore fallimentare e non solo prende tutti i beni ma si reca
anche con apposito fabbro presso le case di ciascuno e sottopone al pignoramento tutti i beni
pignorabili; si ritrovano improvvisamente assoggettati a 4 fallimenti (uno per ognuno + uno per la
società) questo fatto è successo grazie al 2249 perché pur non sapendolo ma avendo “costituito
una società” questa società è una s.n.c. e quindi hanno istituito una società commerciale il cui
elemento tipologico fondamentale è il fatto che si risponde illimitatamente con il patrimonio dei
soci quindi viene assoggettata al fallimento della società. (fallimento individuale di tutti i soci
illimitatamente responsabili).
Le società semplici – aspetti generali
L’attività: lo svolgimento di attività diverse da quella commerciale
La pubblicità: iscrizione nella sezione speciale (con efficacia dichiarativa per le società semplici
aventi oggetto agricolo)
I conferimenti
Determinazione dei conferimenti
2253. Conferimenti
Il socio è obbligato a eseguire i conferimenti determinati nel contratto sociale
Determinabilità legale dei conferimenti
“se i conferimenti non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a conferire, in
parti eguali tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell’oggetto sociale”.
Salvaguardia del contratto di società.
18/10/2019
L’amministrazione.
Il potere di rappresentanza della società.
Il potere di esternazione della volontà sociale
2266. Rappresentanza della società
La società acquista diritti e assume obbligazioni per mezzo dei soci che ne hanno la
rappresentanza e sta in giudizio nella persona dei medesimi
Rilevanza del contratto sociale ai fini della rappresentanza
Il criterio legale: la rappresentanza di ciascun socio amministratore: “in mancanza di
diversa disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a ciascun socio
amministratore”
Il vincolo dell’oggetto sociale: la rappresentanza si estende a tutti gli atti che rientrano
nell’oggetto sociale.
Quando parliamo di rappresentanza sappiamo che c’è un mandato e la procura, il mandato può
essere con o senza rappresentanza quindi il mandatario può avere o non avere la procura del suo
mandante; può nascere la necessità di stabilire quali siano i poteri del rappresentante (nel diritto
civile il rappresentante ha i poteri che gli sono attribuiti dal mandante). Nel potere di gestione di
una società bisogna stabilire i limiti di questo potere e allora siccome sono atti gestori non è
possibile individuare tutti i poteri di questi amministratori. Un limite di carattere generale è dato
dall’oggetto sociale; nel definire quella che è l’attività economica che la società è titolata a gestire
come organismo collettivo vi è un oggetto sociale e gli amministratori nell’ambito di questo
oggetto sociale possono compiere tutti gli atti necessari (secondo una regola di carattere intuitivo).
Che cosa sia e non sia inerente all’oggetto sociale è un problema senza soluzione infatti nel codice
civile nel 1969 era stata introdotta una regola (2384bis) che poi è stata cancellata poiché
inattuabile.
L’inerenza all’oggetto sociale nelle società di capitali dove abbiamo organismi da milioni e milioni
di fatturato se ogni volta ci si dovesse preoccupare se quell’atto è possibile sarebbe da definire in
concreto anche se difficilmente.
Anche gli atti più lontani dall’oggetto sociale possono presentare inerenza con l’oggetto sociale.
(ad es. Tod’s si pubblicizza restaurando il Colosseo).
Limite che tuttavia è molto difficile da far valere se non ex post ma soprattutto nei confronti dello
stesso amministratore perché i terzi in questo caso si presumono in buona fede (non potevano
sapere se quell’atto fosse inerente o meno all’oggetto sociale).
L’amministrazione.
Diritti e obblighi degli amministratori
2260. Diritti e obblighi degli amministratori
I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle norme sul mandato
La responsabilità degli amministratori verso la società
Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso le società per l’adempimento degli
obblighi ad essi imposti dalla legge e dal contratto sociale
La responsabilità non si estende a quelli che dimostrino di essere esenti da colpa.
Pur essendo esclusi dall’amministrazione questi soci hanno poteri di controllo (controllo che parte
dall’informazione, controllare i registri contrabili, ecc.).
Quando vi è la conclusione degli affari per cui è costituita la società deve essere dato un
rendiconto (normalmente annuale) per avere una rappresentazione credibile del raggiungimento
degli affari compiuti.
Non esiste una regola di necessaria proporzionalità; sono proporzionali solo in mancanza di prova
contraria (es. contratto). L’unico limite è quello del patto leonino.
Obbligo di conferimento eguale per tutti, questi conferimenti si presumono uguali e perdite e utili
si misurano proporzionalmente tra loro.
Socio d’opera: potendo nella società conferirsi ogni bene suscettibile di valutazione economica
abbiamo visto che il socio potrebbe apportare la propria opera (nelle società di capitali non è
possibile). Stabilire quanto vale l’opera di un socio è molto difficile e in questo caso il legislatore
rimette questo potere al giudice, salvo espressa dichiarazione nel contratto (il giudice opera
secondo equità).
Il contratto potrebbe avere dichiarazioni che riguardano solo i guadagni e allora si presume esista
nella stessa misura la partecipazione alle perdite.
Quando fu scritta questa norma, la s.s. era esclusa da ogni tipo di pubblicità e quindi si doveva
calcolare volta per volta quale fosse un mezzo idoneo.
Questo problema è stato in parte superato perché essendoci la possibilità di effettuare una
pubblicità notizia nella sezione speciale del registro delle imprese quello può essere considerato
un mezzo idoneo.
La pubblicità nella sezione speciale vale come pubblicità legale quindi è anche un mezzo di
esclusione della possibilità da parte di qualunque terzo di provare che non fosse stato a
conoscenza di questa società.
Preventiva escussione del patrimonio sociale: art.2268. Il socio richiesto del pagamento di debiti
sociali può domandare, anche se la società è in liquidazione, la preventiva escussione del
patrimonio sociale, indicando i beni sui quali il creditore possa agevolmente soddisfarsi.
07/11/2019
La società in nome collettivo:
caratteristiche tipologiche
La società in nome collettivo (snc) è caratterizzata dalla illimitata responsabilità di tutti i
soci per le obbligazioni sociali.
Art.2291. Nozione.
“Nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le
obbligazioni sociali”.
L’efficacia meramente interna del patto limitativo della responsabilità.
“il patto contrario non ha effetto nei confronti dei terzi.”
La disciplina applicabile: quella del CAPO II (società semplice) in quanto non derogata da
quella del CAPO III.
Con il fallimento della società si formerà una massa passiva (società) e accanto si formeranno
tante masse di attività e passività per quanti sono i soci. (nell’esempio di 3 soci ci saranno 4
fallimenti 3 soci + 1 società). Il socio si trascina dietro la sua quota e anche i suoi beni personali
che finiranno in una massa fallimentare nella quale finiranno le pretese dei creditori (tutti).
Nelle masse dei singoli soci concorreranno i creditori sociali + i creditori particolari di quel
determinato socio.
RAGIONE SOCIALE.
Art.2292 “La società in nome collettivo agisce sotto una ragione sociale costituita dal nome
di uno o più soci con l’indicazione del rapporto sociale”.
“La società può conservare nella ragione sociale il nome del socio receduto o defunto, se il
socio receduto o gli eredi del socio defunto vi consentono”.
La legge consente, qualora vi sia un consenso da parte dell’interessato, di continuare ad utilizzare
il nome già utilizzato anche se il socio recede o muore.
___ = tutto a meno che i suoi poteri non siano stati limitati dalla procura o dall’atto costitutivo
(ovviamente società iscritte). CRITERI QUALITATIVI o QUANTITATIVI.
___ = l’effetto che ha l’iscrizione per gli amministratori delle snc è che questa iscrizione limita il
potere e quindi non possono essere considerati di carattere generale.
Regola diametralmente opposta rispetto a quella della società per azioni (art. 2384).
La responsabilità patrimoniale della snc regolare
Art. 2304. Responsabilità dei soci.
“i creditori sociali, anche se la società è in liquidazione, non possono pretendere il
pagamento dai singoli soci, se non dopo l’escussione del patrimonio sociale”.
Conseguenze della disciplina: maggiore autonomia patrimoniale delle società iscritte.
La responsabilità sussidiaria del socio illimitatamente responsabile.
Prima di rivolgersi ai singoli soci, il creditore sociale deve perlomeno tentare di essere soddisfatto
dal patrimonio sociale; questo tipo di soddisfacimento è la regola dell’autonomia patrimoniale
perfetta (che caratterizza le società per azioni) quindi abbiamo una maggiore autonomia data
questa norma anche sulle snc (rimane comunque una autonomia patrimoniale imperfetta seppur
incrementata).
In qualunque momento il creditore di un socio della società semplice può chiedere alla società di
liquidargli la quota.
Durante la vita della società il patrimonio conferito non può essere distratto rispetto a quella che è
la destinazione impressa al momento del conferimento.
Limite alla protezione della destinazione dei beni all’attività: la disciplina della proroga della
società.
Art.2307. proroga della società
“Il creditore particolare del socio può fare opposizione alla proroga della società, entro tre
mesi dall’iscrizione della deliberazione di proroga nel registro delle imprese”.
Le ragioni dell’opposizione: insufficienza degli altri beni del debitore.
“se l’opposizione è accolta, la società deve, entro tre mesi dalla notificazione della
sentenza, liquidare la quota del socio debitore dell’opponente”.
La proroga tacita:
“in caso di proroga tacita ciascun socio può sempre recedere dalla società, dando preavviso
a norma dell’articolo 2285, e il creditore particolare del socio può chiedere la liquidazione
della quota del suo debitore a norma dell’art. 2270.
Scioglimento della società.
Ulteriori cause di scioglimento della snc, in ragione dell’esercizio di attività commerciale:
“la società si scioglie, oltre che per le cause indicate dall’art. 2272, per provvedimento
dell’autorità governativa nei casi stabiliti dalla legge, e, salvo che abbia per oggetto
un’attività non commerciale, per la dichiarazione di fallimento” (art.2308)
Pubblicazione della nomina dei liquidatori e rappresentanza dei liquidatori (art. 2309 e
2310)
La deliberazione dei soci o la sentenza che nomina i liquidatori e ogni atto successivo che
importa cambiamento nelle persone dei liquidatori devono essere, entro trenta giorni dalla
notizia della nomina, depositati in copia autentica a cura dei liquidatori medesimi per
l’iscrizione
(MANCA UNA PARTE DELLA SLIDE!!!!!)
Per atto mortis causa la cessione avviene senza che nessuno debba dire nulla, se è un atto inter
vivos, se non diversamente disposto, la cessione avviene con il consenso dei soci che
rappresentano la maggioranza nelle quote della società.
Scioglimento della società
Ulteriori cause di scioglimento della sas
Art. 2323 cause di scioglimento
“la società si scioglie, oltre che per le cause previste nell’art. 2308, quando rimangono
soltanto soci accomandanti o soci accomandatari, sempreché nel termine di sei mesi non
sia stato sostituito il socio che è venuto meno.”
Gestione della società nel caso di venir meno di tutti i soci accomandatari.
“se vengono a mancare tutti gli accomandatari, per il periodo indicato dal comma
precedente gli accomandanti nominano un amministratore provvisorio per il compimento
degli atti di ordinaria amministrazione. L’amministratore provvisorio non assume la qualità
di socio accomandatario”
La società per azioni
La società per azioni: la rilevanza del capitale.
La società per azioni come prototipo delle società di capitali
Autonomia patrimoniale perfetta e personalità giuridica.
Art. 2325. Responsabilità
“nella società per azioni per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo
patrimonio”.
Le implicazioni dell’autonomia patrimoniale perfetta: la tutela dei terzi attraverso le regole
del capitale
Capitale e attivo patrimoniale netto
Art. 2327. Ammontare minimo del capitale.
“la società per azioni deve costituirsi con un capitale non inferiore a cinquantamila euro”.
Dal punto 7 iniziamo ad avere un contenuto NON essenziale al contrario di quanto troviamo ai
punti 1-6. Quindi dal 7 al 13 non sono indispensabili ma sono aggiuntivi.
La mancanza di questi elementi non vizia l’atto.
L’atto costitutivo e lo statuto divergono nella visione del legislatore poiché il primo fissa il
momento (storico) in cui la società si è costituita. Al contrario, le regole di funzionamento della
società sono indicate nello statuto (documento allegato all’atto ma separato). Nella prassi i due
documenti hanno lo stesso identico contenuto; quindi lo statuto riproduce le clausole dell’atto
costitutivo.
Le prime righe (del notaio) non sono indicate nello statuto ma il resto riproduce ciò che si trova
nell’atto costitutivo.
FASE GENETICA atto costitutivo
FASE FUNZIONALE statuto
PREVALE LO STATUTO SULL’ATTO COSTITUTIVO.
Società per azioni con unico socio
Società di capitali e pluralità dei soci: dalla formulazione originaria del cod. civ. alla riforma
societaria.
Art. 2325, secondo comma: la responsabilità dell’azionista unico.
“in caso di insolvenza della società, per le obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui le
azioni sono appartenute ad una sola persona, questa risponde illimitatamente quando i
conferimenti non siano stati effettuati secondo quanto previsto dall’articolo 2342 o fin
quando non sia stata attuata la pubblicità prescritta dall’articolo 2363”.
Deve essere attuata la pubblicità prescritta dall’art.2362 (pubblicità contemplata per l’unico socio).
In ogni documento è necessario indicare che si tratta di società unipersonale e le generalità
dell’unico socio vengono rese pubbliche.
Frazioni di diritti liberamente circolabili. Il socio può in qualsiasi momento disinvestire senza
depauperare il capitale sociale.
La s.p.a. ci consente di accedere ai mercati e quindi di recuperare il capitale tra il pubblico.
Questo strumento è stato cosi efficiente che in realtà è stato poi utilizzato anche per società con
compagini sociali ristrette (base familiare) e quindi abbiamo un panorama diversificato; il
legislatore del 2003 ha preso atto di questa pluralità di impieghi della s.p.a.; e quindi poteva
prendere diverse strade ed ha scelto quella di conservare il tipo S.p.A. come unico però al suo
interno ha diversificato la disciplina a seconda che la s.p.a. sia chiusa o aperta. Spesso c’è un
ultimo comma che funziona nel modo “a” se è aperta oppure nel modo “b” se è chiusa.
Quindi l’art.2325-bis ci spiega questo prerequisito per leggere gli articoli successivi che
diversificano a seconda del modello adottato pur rimanendo nello stesso modello (S.p.A.).
Le società aperte sono quelle che partecipano al mercato di rischio; esse si distinguono in Società
quotate e società diffuse (cioè società con azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante).
Le società che non fanno ricorso al capitale di rischio sono società chiuse; la disciplina di tutte le
s.p.a. sia aperte sia chiuse è dettata dal cod. civ.
La regola un po' diverge a seconda che la società sia aperta oppure chiusa.
Al cod. civ. si aggiunge il Testo Unico della Finanza legge speciale che si applica alle società
quotate e che prevale sul cod. civ. ove contrasti con lo stesso in base alla regola per cui la legge
speciale deroga alla legge generale.
Per le società diffuse si tratta di una nozione che viene stabilita da norme di rango secondario
dettate dalla CONSOB.
Il procedimento costitutivo
La stipula dell’atto pubblico di costituzione. Il controllo notarile di legittimità.
Deposito dell’atto costitutivo presso il registro delle imprese e iscrizione della società.
Art.2330: “il notaio che ha ricevuto l’atto costitutivo deve depositarlo entro venti giorni
presso l’ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale,
allegando i documenti comprovanti la sussistenza delle condizioni previste dall’art. 2329”.
Se il notaio o gli amministratori non provvedono (MANCA UNA PARTE!!)
Questo articolo si applica solo dopo l’iscrizione nel registro delle imprese; prima dell’iscrizione la
nullità viene rilevata dalla disciplina generale dei contratti.
La norma è quindi speciale dopo l’avvenuta iscrizione.
I casi di nullità sono estremi. (elencati sopra).
*vedi*___art.28 legge notarile___*vedi*
Questo articolo ormai si applica poco perché la procedura online non rende possibile l’invio di
un’iscrizione con atto costitutivo privo di atto pubblico ed è impossibile finalizzare l’operazione
senza inserire tutto.
La nullità della società opera come uno strumento di scioglimento della società stessa.
Eccezionalmente la nullità inizia ad operare dal momento in cui viene dichiarata in poi.
15/11
(MANCA UNA PARTE DELLA LEZIONE!!!)
Il socio moroso
“Qualora la vendita non possa aver luogo per mancanza di compratori, gli amministratori
possono dichiarare decaduto il socio,
Trattenendo le somme riscosse,
Salvo il risarcimento dei maggiori danni” (2344, secondo comma).
“Le azioni non vendute,
Se non possono essere rimesse in circolazione entro l’esercizio in cui fu pronunziata la
decadenza del socio moroso,
Devono essere estinte con la corrispondente riduzione del capitale”. (2344, terzo comma)
Limitazione dei diritti del socio moroso:
“Il socio in mora nei versamenti non può esercitare il diritto di voto” (2344, quarto comma).
I conferimenti in natura
I beni conferibili: tutti i beni suscettibili di valutazione economica ma “non possono
formare oggetto di conferimento le prestazioni di opera o di servizi”. (art.2342, quinto
comma).
Disciplina dei conferimenti in natura:
“per i conferimenti di beni in natura e di crediti si osservano le disposizioni degli articoli
2254 e 2255. Le azioni corrispondenti a tali conferimenti devono essere integralmente
liberate al momento della sottoscrizione.” (art.2342, terzo comma).
Conseguenza della disciplina dei conferimenti in natura: l’immediata liberazione delle
azioni sottoscritte.
I conferimenti in natura
L’accertamento dell’effettivo valore dei conferimenti in natura:
Art.2343. Stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti.
“chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un esperto
designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente
La descrizione dei beni o dei crediti conferiti,
L’attestazione che il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della
determinazione del capitale sociale e dell’eventuale sovrapprezzo
E i criteri di valutazione seguiti.
La relazione deve essere allegata all’atto costitutivo”.
La responsabilità dell’esperto:
L’esperto risponde dei danni causati alla società, ai soci e ai terzi.
Relazione giurata vuol dire che il perito giura e quindi emettendo questa formula la conseguenza è
che il soggetto che non adempia al giuramento stesso in cui garantisce che in base ai criteri della
propria scienza valuterà il bene ne risponde sia civilmente che penalmente; ne risponde sia nei
confronti della società sia dei soci che dei terzi.
La responsabilità è in capo all’esperto nel momento in cui valuti diversamente dal vero l’acquisto;
per operazioni correnti o normali si intendono operazioni ordinarie che stimerà il giudice.
21/11/2019
I PATTI PARASOCIALI
Art. 2341-ter
Pubblicità dei patti parasociali
Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitalo di rischio i patti parasociali devono
essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di ogni assemblea. La dichiarazione deve
essere trascritta nel verbale e questo deve essere depositato presso l’ufficio del registro delle
imprese.
In caso di mancanza della dichiarazione prevista dal comma precedente i possessori delle
azioni cui si riferisce il patto parasociale non possono esercitare il diritto di voto e le
deliberazioni assembleari adottate con il loro…
LE AZIONI
Le azioni: l’incorporazione della partecipazione in un documento circolante
Delle azioni e di altri strumenti finanziari partecipativi
Art. 2346. Emissione delle azioni.
“La partecipazione sociale è rappresentata da azioni; salvo diversa disposizione di leggi
speciali lo statuto può escludere l’emissione dei relativi titoli o prevedere l’utilizzazione
di diverse tecniche di legittimazione e circolazione”.
L’azione come titolo di legittimazione: funzione economica della circolazione
La tecnica documentale di legittimazione e circolazione
L’azione come titolo di credito causale (rinvio).
Le azioni sono tutte uguali per quanto riguarda il loro valore facciale (nominale) quindi tutte le
azioni devono corrispondere allo stesso ammontare di capitale sociale sottoscritto.
Questo consente di avere una semplificazione per quanto riguarda le attività che riguardano
società e soci.
La ragione è quella di avere un nucleo unitario di diritti e prerogative sociali per i partecipanti; è
ovvio che chi ha una partecipazione di tipo finanziario (0,5% ad es.) partecipa ma sicuramente sarà
meno di chi ha il 50%+1 della società.
Le azioni conferiscono uguali diritti e hanno uguale valore.
Questo principio fisso e granitico da parte del legislatore subisce una serie di deroghe legate alle
categorie speciali di azioni.
Categorie di azioni.
Art. 2348: “le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali
diritti”.
Le diverse categorie di azioni: in particolare, le azioni privilegiate.
“si possono tuttavia creare, con lo statuto o con successive modificazioni di questo,
categorie di azioni fornite di diritti diverse anche per quanto concerne la incidenza delle
perdite. In tal caso la società, nei limiti imposti dalla legge, può liberamente determinare il
contenuto delle azioni delle varie categorie”.
La diversità dei diritti: partecipazione agli utili, alle perdite, al voto, ecc. le azioni di
risparmio.
“tutte le azioni appartenenti ad una medesima categoria conferiscono uguali diritti”.
Il diritto agli utili
Il principio generale della paritetica partecipazione agli utili:
Art. 2350. Diritto agli utili e alla quota di liquidazione: “ogni azione attribuisce il diritto a
una parte proporzionale degli utili netti e del patrimonio netto risultante dalla liquidazione,
salvi i diritti stabiliti a favore di speciali categorie di azioni”.
Le azioni correlate
“fuori dai casi di cui all’art. 2447-bis, la società può emettere azioni fornite di diritti
patrimoniali correlati ai risultati dell’attività sociale in un determinato settore. Lo statuto
stabilisce i criteri di individuazione dei costi e ricavi imputabili al settore, le modalità di
rendicontazione, i diritti attribuiti a tali azioni, nonché le eventuali condizioni e modalità di
conversione in azioni di altra categoria.”
“non possono essere pagati dividendi ai possessori delle azioni previste dal precedente
comma se non nei limiti degli utili risultanti dal bilancio della società”.
Il diritto di voto
Principio generale
2351. Diritto di voto
“ogni azione attribuisce il diritto di voto”.
Le azioni a voto limitato:
Lo statuto può prevedere la creazione di azioni
Senza diritto di voto,
Con diritto di voto limitato a particolari argomenti,
Con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non meramente
potestative.
Il limite quantitativo:
Il valore di tali azioni non può complessivamente superare la metà del capitale sociale.
Il diritto di voto
Il voto “contingentato” il voto scaglionato
Lo statuto può altresì prevedere che, in relazione alla quantità di azioni possedute da uno
stesso soggetto, il diritto di voto sia limitato ad una misura massima o disporne
scaglionamenti.
La azioni a voto plurimo
(l’esclusione delle azioni a voto plurimo nella disciplina previgente)
2351, comma 3, c.c. salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto può prevedere la
creazione di azioni con diritto di voto plurimo anche per particolari argomenti o
subordinato al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. Ciascuna
azione a voto plurimo può avere fino a un massimo di tre voti.
28/11
gli strumenti finanziari emessi dalla spa
Art. 2346, ult. comma: “resta salva la possibilità che la società, a seguito dell’apporto da
parte dei soci o di terzi anche di opera o servizi, emetta strumenti finanziari forniti di diritti
patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto nell’assemblea generale degli
azionisti, in tal caso lo statuto ne disciplina le modalità e condizioni di emissione, i diritti che
conferiscono, le sanzioni in caso di inadempimento delle prestazioni e, se ammessa, la
legge di circolazione”.
Art. 2351, ult. comma: “gli strumenti finanziari di cui agli articoli 2346, sesto comma, e
2349, secondo comma, possono essere dotati del diritto di voto su argomenti
specificamente indicati e in particolare può essere ad essi riservata, secondo modalità
stabilite dallo statuto, la nomina di un componente indipendente del consiglio di
amministrazione o del consiglio di sorveglianza o di un sindaco. Alle persone così nominate
si applicano le medesime norme previste per gli altri componenti dell’organo cui
partecipano”.
Vi sono una serie di possibilità di finanziamento che passano attraverso modalità flessibile come i
prestiti “mezzanini”.
Il finanziatore fornisce del capitale ma non si accontenta di essere un soggetto esterno come la
banca.
Può voler dare anche delle indicazioni.
Attraverso queste operazioni di finanza strutturata si creano una serie di possibilità che prima del
2003 non c’erano.
Il legislatore affronta l’esigenza di avere strumenti ibridi (sia caratteristiche di partecipazione
finanziaria ma anche una serie di covenance che danno poteri di intervento nella gestione)
introducendo l’ultimo comma del 2346.
Il legislatore non vuole con questa norma avere l’aria di introdurre una disciplina completamente
nuova (resta salva la possibilità ecc.).
Norme che vengono intese come norme di carattere interpretativo (è una interpretazione
autentica che il legislatore dà alla disciplina precedente senza introdurre una nuova norma).
L’apportante può anche essere già socio della società e quindi avere già una sua partecipazione ma
dopo questo apporto gli vengono attribuiti dei diritti che sono diversi da quelli che ha come socio.
il socio apporta capitale che può essere un conferimento in danaro o in natura ma non opere o
servizi; se però (che tu sia socio o terzo) apportano qualcosa può essere sia un conferimento ma
anche opere o servizi qualsiasi cosa suscettibile di valutazione economica.
Da un lato c’è un socio o un terzo, il quale apporta alla società questo quid che può essere
qualsiasi cosa e dall’altra riceve dalla società questi strumenti finanziari. Quando la legge parla di
strumenti finanziari fa riferimenti alla nozione presente nel TUF; degli elementi di carattere
impegnativo per le due parti che si traducono in una sorta di contratto tra tizio e la società.
La cosa comoda è che questi strumenti finanziari siano anche concretizzati e cartolarizzati.
Questo strumento finanziario fa riferimento a una norma statutaria.
Quando parliamo di strumenti finanziari dobbiamo tenere presente che anche le azioni sono
strumenti finanziari che si chiamano “valori mobiliari” (tutto ciò che attiene alla circolazione del
capitale e del finanziamento tecnicamente viene chiamato così; in altre discipline si chiamano
anche titoli come nel TUF).
I diritti patrimoniali sono il diritto al rimborso, ad avere un certo tasso di interesse e ad avere una
serie di benefici relativi a questo apporto.
Quando parliamo di obbligazioni teniamo presente un obbligo di rimborso.
Tutte le obbligazioni emesse dalla società sono perfettamente identiche e ciascuna fornisce gli
stessi diritti.
La legge aggiunge “o anche di diritti amministrativi”.
I diritti amministrativi non dovrebbero essere contemplati normalmente perché un creditore non
può entrare in una società con un diritto che può essere simile a quello del socio.
Il diritto di voto non è escluso come dice la norma.
Siccome l’introduzione di questi strumenti finanziari ha sempre suscitato un dibatto fra coloro che
si attenevano a concetti più tradizionali (il diritto di voto spetta solo ai soci) e coloro che
pensavano di attribuire il diritto di voto a chi emetteva questi strumenti.
L’art. 2351 dice che possono essere dotati di diritto di voto in specifiche condizioni.
È vera la prima norma o la seconda?
Molti interpreti hanno cercato di conciliare questa “antinomia normativa”.
Cerchiamo di capire cosa ha voluto dire facendo due norme in contrasto
Quando dice “diritto di voto su argomento specificamente indicati” ci dice che è vero che non
possono avere il diritto di voto in assemblea come alla prima norma ma non può essere il diritto di
voto in tutte le assemblee; possiamo quindi conciliarle interpretiamo la prima aggiungendo alla
prima norma la visione della seconda quindi questi soggetti possono votare ma soltanto su
argomenti specificamente indicati.
Questi soggetti possono nominare un componente indipendente degli organi sociali; è più
facilmente conciliabile con la prima proibizione del voto perché si può dire che una volta d’accordo
i portatori di strumenti finanziari possono rendere noto chi è stato scelto tra di loro (???)
Il problema pratico è che nelle assemblee delle spa per stabilire se si è raggiunto il quorum si va
per numeri (quante azioni sono presenti e divise); questi strumenti non hanno la stessa tecnica.
Quello che si teme è che si possa finire a litigare nel caso in cui un azionista non sia in accordo con
il portatore di strumenti finanziari possa comunque stabilire che quest’ultimo non è in grado di
votare.
Le azioni hanno assunto la funzione di rendere circolabile il documento. Le azioni che io acquisisco
mi consentono di documentare facilmente se devo fare qualcosa di amministrativo e mi
consentono anche di vendere la mia partecipazione a un altro che voglia entrare in questa società
con molta facilità; posso disinvestire senza farmi liquidare la quota dalla società ma posso trattare
direttamente con un altro soggetto interessato.
Il documento consente di operare in modo diverso: non chiedo i soldi alla società ma siccome
questa azione rappresenta una quota di capitale della società che avrà un valore posso
disinvestirla facilmente nel mercato.
Attraverso un semplice calcolo posso sapere quanto vale sul mercato la mia azione e se trovo un
soggetto interessato a comprarla ecco che, avendo in mano questo documento, lo vendo a lui e
diventa azionista per la mia quota parte nella società.
Questo documento agevola quindi la circolazione della partecipazione.
Altro fenomeno è la dematerializzazione.
Con l’evolversi delle attività economiche e l’importanza degli scambi è nato questo fenomeno; le
azioni non sono più rappresentate da un documento cartaceo ma l’emittente consente che questi
titoli vengano depositati presso un soggetto abilitato al deposito dei titoli circolanti il quale rilasci
certificazioni e gestisce attraverso un sistema telematico la circolazione di questi documenti.
Chi va da questi soggetti deposita i titoli, si prende un certificato di deposito, questo certificato
riguarderà quei titoli ed avrà una annotazione nei libri contabili; quando il depositante vende
questi titoli sul mercato trasferisce solo la posta contabile dal primo al secondo soggetto.
Ogni azione ha la sua identificazione nei registri del depositario e quindi sul mercato abbiamo
passaggi che riguardano semplicemente questa annotazione.
Il fenomeno che è regolamentato dalle norme 2346 e segg. Hanno riferimento ad una modalità di
trasferimento che deve essere guardata criticamente dopo il fenomeno della dematerializzazione.
La circolazione delle azioni avviene con tecniche di circolazione proprie dei titoli di credito. La
legge parla di tecniche di circolazione quali il trasferimento al portatore e il trasferimento del titolo
nominativo.
Questo fa pensare che l’azione sia un titolo di credito (come cambiale, assegno, ecc.) ma non lo è.
Vedere “L’autonomia dei titoli di credito”.
l’azione, essendo un titolo di credito causale, si porta dietro il rapporto causale.
Se ho un credito nei confronti di tizio ma non gli ho fornito la cosa per la quale la cambiale è stata
emessa; al giratario io non posso opporre che la macchina per la quale ho fatto la cambiale non
funziona perché il giratario deve soltanto ricevere il mio pagamento (AUTONOMIA).
Per l’azione non succede. Se non ho versato il conferimento, con certe regole, questo mi viene
opposto anche se io sono l’ultimo portatore di questo titolo.
Una buona parte della dottrina e della giurisprudenza sono sicure che anche le azioni hanno
autonomia e quindi le considerano titoli di credito
Op. prof: non lo è.
L’inconveniente della circolazione al portatore è che è troppo facile, questo rappresenta una
minaccia.
Se le azioni di importanti società avessero titoli trasferibili al portatore chiunque potrebbe
acquisire partecipazioni di controllo a ad una società ad es. società strategiche per la sicurezza
nazionale (armi, ecc.).
Nel 1947 è stata stroncata con una legge fiscale che ha imposto l’obbligatoria nominatività del
titolo delle azioni.
La prima circolazione esiste solo per i titoli di risparmio che hanno la peculiarità di non attribuire
poteri amministrativi nell’ambito della società.
La legge vieta che ci possano essere azioni al portatore quando non siano interamente liberate.
Modalità effettiva:
necessaria la doppia annotazione.
Dietro le azioni c’è una parte dedicata alle girate con scritto “tizio gira a caio questa azione” con
firma autenticata dal notaio; in questo modo Caio diventa portatore autorizzato ma non è titolare
a tutti gli effetti perché può scegliere di farsi riconoscere come titolare dalla società facendosi
annotare nel libro soci oppure può avere interessi a farla circolare. A questo punto avremo sul
retro “tizio gira a Caio questa azione; Caio gira a Sempronio questa azione” sempre con firma
autenticata dal notaio.
Se non c’è la doppia condizione non c’è titolare ma la quota rimane “appesa”.
La girata consente di avere una certa circolazione con la limitazione che l’ultimo non può
presentarsi solo con il titolo ma deve chiedere la registrazione nel libro soci.
In effetti l’ultimo portatore può andare presso la società e consegnare semplicemente il titolo che
risulta con una serie di girate che lo legittima ma poi la società quando ha in mano il titolo è
obbligata a inserire l’ultimo portatore come titolare una volta che si presenta per far valere i
propri diritti sociali.
I limiti alla circolazione delle azioni
L’art. 2355-bis cod. civ. detta la disciplina dei limiti alla circolazione delle azioni.
Le ragioni dei limiti circolatori: la salvaguardia della composizione della compagine
azionaria e degli interessi dei soci alla partecipazione
Le limitazioni al trasferimento delle azioni devono risultare dal titolo
Il divieto di alienazione
La preclusione del trasferimento non può avere durata superiore a cinque anni dalla
costituzione della società o dal momento in cui il divieto viene introdotto.
Ci sono varie motivazioni per rendere limitata la circolazione di azioni.
Come si fa per garantire che a una certa società partecipino solo determinate persone piuttosto
che altre?
Si deve intervenire nella circolazione e limitarla; quindi dalla riforma del 2003 si è prevista la
possibilità di introdurre nell’ambito degli statuti le limitazioni (prima anche si poteva ma è stata
scritta la norma poiché questo apparteneva alla prassi non scritta).
Possono avere 2 modalità di attuazione:
-una interna ai soci (patti parasociali)
I patti parasociali sono dei contratti stipulati dai soci ma non compaiono nello statuto della società
e servono per stabilire una serie di regole a cui i soci si devono attenere nell’esercitare i loro diritti
sociali; hanno una disciplina particolare e sta al di fuori del contratto sociale.
-una societaria (statuto società).
La differenza è che se sono nella pattuizione che i soci hanno stipulato ma non sono parte del
contratto sociale questi patti non sono opponibili ai terzi se invece sono nello statuto sono
opponibili ai terzi.
Comprare delle azioni da un soggetto comporta che chi compra debba leggersi lo statuto per
vedere se può comprarle o meno poi se ci sono dei patti di prelazione, gradimento o blocco ma
non è pubblicato (il patto non è mai pubblicato) non ci sono problemi per l’opposizione del fatto al
terzo perché non c’è violazione mentre nel primo caso vi è violazione dello statuto.
Dalla modifica conseguente alla riforma societaria si è risolto un problema che prima aveva molto
travagliato la dottrina: se fosse possibile vietare l’alienazione delle azioni.
Si è per legge ammessa la liceità del patto di non alienazione ma è stato limitato con dei divieti.
29/11
Il primo divieto che incontriamo è quello di sottoscrizione reciproca di azioni; il modello teorico
è che se 2 società sottoscrivessero reciprocamente allo stesso momento i capitali e
incrociassero queste risorse avremmo 2 società con un capitale “volatile”.
Questa sottoscrizione reciproca non può essere effettuata neanche da una società fiduciaria o
da una persona interposta.