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1. LA FATTISPECIE IMPRESA
LA NOZIONE DI IMPRESA
Perché? Il diritto commerciale nasce per la classe dei commercianti, che nel
medioevo aveva dato vita a un corpus normativo, che andava a regolare le attività
poste in essere da questa classe. Il diritto commerciale era quindi il diritto del
soggetto commerciante. Con la rivoluzione inglese, si è passato ad essere non più il
diritto di una specifica classe sociale (corporazione), ma di chiunque potesse
intraprendere d’attività economica.
Il codice ha mantenuto fede alle proprie origini, ma ciò non significa che non prenda
come punto di riferimento l’attività che l’imprenditore pone in essere.
Questa nozione è soltanto una delle nozioni, in particolare è quella che serve a
determinare quali sono i fenomeni che devono essere assoggettati al corpo di
norme che costituiscono lo statuto codicistico delle imprese e che rappresentano la
componente storicamente tradizionale del diritto commerciale.
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- Della Corte di Giustizia: diretta ad individuare fenomeni produttivi soggetti alla
disciplina contenuta nel TFUE. I requisiti qualitativi richiesti dalla nozione
codicistica non sono necessari o assumono significato diverso
- TUIR: fenomeni produttivi idonei a produrre redditi da assoggettare al regime di
imposizione dei redditi di impresa. Non sono necessari alcuni dei requisiti
codicistici.
L’ATTIVITÀ PRODUTTIVA
2. L’attività è qualificata a seconda della natura del suo scopo. Il risultato deve
essere socialmente riconoscibile come produttivo, ovvero deve produrre
un’utilità che prima non c’era e ciò attraverso la produzione e scambio di beni e
servizi. Diversa è l’attività di godimento (es. concessione di bene in locazione),
comportamenti finalizzati a trarre utilità da qualcosa che già si ha, senza dar
luogo ad un incremento di ricchezza.
LA PROFESSIONALITÀ
Un’ attività produttiva per essere classificata come impresa deve essere svolta
professionalmente. Si tratta del requisito che connota l’attività sul piano della
frequenza relativa al suo svolgimento, richiedendo che essa abbia luogo in maniera
abituale, stabile e reiterata, in definitiva non occasionale o sporadica.
I. Non è sinonimo di esclusività: l’attività può non essere l’unica da parte di chi
la pone in essere
II. Non è sinonimo di continuità: l’attività può essere svolta in modo non
continuativo purché le interruzioni siano legate non all’arbitrio, ma ad esigenze
naturali del ciclo produttivo sottostante.
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unico affare. Si può dar vita a un’attività imprenditoriale per la produzione di una
sola opera complessa, esempio un ponte.
L’ ORGANIZZAZIONE
Si tratta del requisito che connota l’attività sul piano dei mezzi impiegati nel suo
svolgimento, richiedendo che essa sia esercitata non solo con la capacità
lavorativa di chi la pone in essere, ma anche con l’ausilio di altri fattori
produttivi.
L’ECONOMICITÀ
Requisito che connota l’attività sul piano del metodo che deve essere eseguito nel
suo svolgimento. Vi erano due orientamenti a riguardo
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La seconda interpretazione è quella preferibile e più condivisa. Vi è comunque un
rischio che l’iniziativa non riesca a ottenere dal mercato suddette risorse: il rischio di
mercato.
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2. LE CATEGORIE DI IMPRESA
L’IMPRESA COME FENOMENO PRODUTTIVO DI PORTATA GENERALE E LA
SUA RILEVANZA NORMATIVA
L’IMPRESA AGRICOLA
Art. 2135 c.c. : è imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività:
coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse. Per
coltivazione del fondo, selvicoltura e allevamento di animali si intendono le attività
diretta alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase di esso, di
carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco
o le acqua dolci, salmastre o marine.
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Si intendono comunque connesse le attività, esercitate dal medesimo
imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione,
commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti
prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di
animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante
l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente
impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione
del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità
come definite dalla legge
La ragione per cui si è attribuito all’impresa agricola rilevanza normativa più ristretta
è che tale fenomeno si caratterizzava per una produzione incentrata sul fondo e
essa non presentava particolari esigenze di investimento. Un eventuale
finanziamento della produzione veniva regolato attraverso il diritto privato classico.
1. Le essenziali: vi rientravano solo quelle che avevano luogo sul fondo, ora che
utilizzano o possono utilizzare il fondo. Fondo da fattore produttivo essenziale e
eventuale.
2. Novità delle connesse. Sono connesse però se usano come materia prima
prevalente i prodotti derivati dall’attività di coltivazione e/o allevamento di
animali esercitata dal medesimo soggetto . Sono comunque connesse le attività
che impiegano principalmente le attrezzature o le risorse dell’impresa agricola
dello stesso soggetto (es. agriturismo)
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LA PICCOLA IMPRESA
Art. 2083: sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli
commercianti e coloro che esercitano un'attività professionale organizzata
prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia.
Prevalenza: bisogna verificare in termini qualitativi che il lavoro del titolare e della
sua famiglia costruisca il fattore essenziale, imprescindibile e centrale nel
processo produttivo, rispetto agli altri fattori produttivi. Il titolare è quindi chiamato
ad agire in un ruolo esecutivo nel processo.
La scelta di attribuirle rilevanza normativa più ristretta è data dalle caratteristiche del
processo produttivo: concentrato sul lavoro del titolare e dei suoi familiari, un
fattore produttivo di cui già dispone, senza bisogno di doverlo acquisire da
terzi.
Il codice della crisi è una normativa destinata ad entrare in vigore il 15 agosto 2020,
in materia di crisi di impresa, che va a riformare la disciplina della crisi di impresa e
concorsuale.
Non è sempre facile tracciare una linea di confine tra piccole imprese e imprese, per
questo al criterio di prevalenza si affianca un criterio quantitativo, ove occorra
individuare i fenomeni produttivi possibili di applicazione di un istituto affatto
particolare che compone lo statuto predisposto all’indirizzo dell’impresa, vale a dire
le procedure concorsuali.
2. L’attivo patrimoniale nei tre esercizi precedenti non supera per ogni esercizio
300.000€
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3. I ricavi lordi nei tre esercizi non superano per ogni esercizio 200.000€
Presunzione di grandezza: impresa che supera almeno uno dei tre parametri.
- Opinione 1: se supera un parametro ma si dimostra con il principio di prevalenza
che è piccola, è piccola
- Opinione 2: se supera un parametro è grande: OPINIONE PREVALENTE
L’IMPRESA COMMERCIALE
L’art 2195 non è una norma definitoria, bensì una disciplina, una norma, cioè che
contiene un primo precetto comportamentale (obbligo di pubblicità) all’indirizzo di
chi pone in essere una delle seguenti attività:
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vi siano ulteriori fenomeni che pur non avendo natura agricola, non avrebbero
nemmeno natura commerciale. Si aggiungerebbe una terza categoria:
l’impresa civile composta da
Prevale però l’idea che l’impresa civile abbia una rilevanza normativa uguale alla
piccola impresa e all’impresa agricola. Ma appare poco congruo trattare
l’impresa civile in modo diverso dall’impresa commerciale.
L’IMPRESA PUBBLICA
L’impresa pubblica è un fenomeno produttivo imprenditoriale di natura commerciale
esercitato da o riconducibile ad un soggetto di diritto publico.
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A. L’ente pubblico economico si prefigge di conseguire il suo fine istituzionale
attraverso un’attività commerciale. In passato si riscontrava nei principali settori
dell’economia italiana, oggi sono meno a causa del processo di privatizzazione.
L’interesse economico rimane di ragione pubblica, ma la forma giuridica diventa
privata (privatizzazione in senso formale)
II. Servizi pubblici privi di rilevanza economica: obiettivo di copertura dei costi
(es. servizi sociali). Può essere affidata ad un’altra società o ad un’autonomia
funzionale con soggettività giuridica (azienda speciale, ovvero ente pubblico
economico) o priva di soggettività giuridica (ente pubblico non economico)
Pertanto, l’impresa pubblica può presentarsi nella forma della società pubblica
(impresa-società), dell’ente pubblico economico (impresa-ente) o all’interno del
contesto organizzativo di un ente pubblico non economico (impresa-organo)
Disciplina applicabile:
1. Nel caso in cui l’impresa assuma forma giuridica di diritto privato, l’applicazione
della disciplina dell’impresa dovrebbe avvenire in maniera non diversa da una
qualsiasi società
2. Nel caso in cui l’impresa assuma forma giuridica di diritto pubblico, l’art. 2093
dispone, per gli enti pubblici economici, l’applicazione delle disposizioni
contenute nel libro V e per gli enti pubblici non economici, l’applicazione delle
disposizioni del libro V limitatamente alle imprese da essi esercitate.
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Non sembra quindi che la forma pubblica possa incidere significativamente sulla
disciplina operante.
Art 2201: Gli enti pubblici che hanno per oggetto esclusivo o principale un'attività
commerciale sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese.
(ENTI PUBBLICI ECONOMICI)
Art 2221: Gli imprenditori che esercitano un'attività commerciale, esclusi gli enti
pubblici e i piccoli imprenditori, sono soggetti, in caso di insolvenza, alle procedure
del fallimento e del concordato preventivo, salve le disposizioni delle leggi speciali.
Nei confronti dell’impresa pubblica trova applicazione tutta la parte della disciplina
dell’impresa per la quale non è stabilito diversamente.
L’IMPRESA PRIVATA
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interezza nelle associazioni e nelle fondazioni che esercitano un’attività
commerciale, quale che sia la posizione o il ruolo assunto da
quest’ultima.
Si distinguono in:
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Art. 2229: La legge determina le professioni intellettuali per l'esercizio delle quali è
necessaria l'iscrizione in appositi albi o elenchi.
L'accertamento dei requisiti per l'iscrizione negli albi o negli elenchi, la tenuta dei
medesimi e il potere disciplinare sugli iscritti sono demandati [alle associazioni
professionali], sotto la vigilanza dello Stato, salvo che la legge disponga
diversamente.
B. Possono svilupparsi attraverso il solo lavoro del professionista. Esse sono infatti
collocate come caso particolare di lavoro autonomo. Oggi però il professionista
intellettuale si avvale di fattori produttivi (macchinari, personale..). pertanto essa
può (anche se non deve) essere un’attività organizzata.
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L’ART. 2238
Tale norma subordina l’applicazione delle disposizioni contenute nel titolo II alla
condizione che l’esercizio della professione costituisca elemento di un’attività
organizzata in forma d’impresa, ovvero che presenti una più ampia attività
organizzata. Non troverà quindi applicazione il titolo II nei casi in cui l’attività
produttiva si esaurisca nella realizzazione di un servizio professionale. Ciò
costituisce una sorta di privilegio a favore dei professionisti.
ESERCIZI
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comunitaria: quest’ultima nozione, di elaborazione giurisprudenziale, comprende
ogni attività produttiva che produce beni e servizi destinati ad un mercato. Anche la
professione intellettuale è, perciò, impresa (nell’ordinamento dell’Unione europea)
ed è assoggettata alla disciplina dell’impresa dell’ordinamento dell’Unione europea.
In particolare, la professione intellettuale è assoggettata al diritto della
concorrenza. In quest’ottica, poiché la pratica selettiva della clientela descritta
nel testo è un esempio di abuso di posizione dominante, si tratta di una pratica
senz’altro vietata.
Oggi ci sono degli studi legali dove lavorano in associazione tra loro 200
professionisti, più il personale dipendente, lo studio in un grande palazzo e un
sistema informatico complesso. Questa è una struttura che svolge una attività
produttiva dove possono esserci tutte le caratteristiche dell’articolo 2082: è una
attività produttiva, c’è organizzazione, c’è il metodo economico perché l’attività è
svolta programmaticamente per conseguire un profitto. Siamo in presenza di una
attività produttiva organizzata, economica e professionale. Ciò nonostante questo
studio professionale non è considerato imprenditore e quindi lo studio
professionale non fallisce e non si applicano le norme della disciplina
dell’impresa.
INIZIO
Il discorso non si differenzia a seconda che l’impresa sia una persona fisica o una
società. La costituzione dell’impresa è una mera dichiarazione di intenti
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rispetto all’inizio dell’impresa, che non giustifica l’applicazione della relativa
disciplina.
Meno certo è invece se l’inizio dell’impresa debba aversi sin dalla fase di
organizzazione, cioè dall’approntamento dei fattori produttivi alla successiva
attività produttiva, o debba posticiparsi alla fine di questa fase. Non è tra l’altro
facile segnare uno spartiacque tra la fase di preparazione del complesso
produttivo e l’attività produttiva in senso stretto. Inoltre, è proprio nella fase
organizzativa che vengono in considerazione i finanziatori a titolo di credito. Sicché
sembra non congruo escludere il credito che è stato concesso in questa fase dai
sistemi di tutela predisposti dal diritto dell’impresa (procedure concorsuali)
Si esclude però che l’inizio dell’impresa possa aversi già in seguito dell’elaborazione
di un semplice programma produttivo o del compimento di singoli atti di
organizzazione. Si ritiene necessaria l’esecuzione di una serie di atti coordinati
tra loro e volti ad organizzare un’attività produttiva, che abbia assunto fisionomia
unitaria e finalità non equivoche.
ESERCIZI
Tizio decide di produrre un nuovo tipo di scarpe. A tal fine prende in affitto un
capannone industriale, provvede all’acquisito a credito di macchinari ed assume
quindici operai specializzati. La mancata consegna delle materie prime necessarie
impedisce, però, l’inizio della effettiva produzione. Di conseguenza, si determina
una situazione di illiquidità in ragione della quale la banca Alfa, finanziatrice di Tizio,
chiede al tribunale competente di dichiararne il fallimento (liquidazione giudiziale).
Tizio potrebbe difendersi allegando che, non essendo mai stato avviato il ciclo
produttivo, egli non ha mai assunto la qualità di imprenditore?
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FINE
La ragione per cui il termine dell’anno debba decorrere dalla cancellazione del
registro delle imprese e non invece dalla cessazione dell’attività è per semplificare
l’accertamento dell’ambito temporale di assoggettabilità dell’impresa alle
procedure concorsuali. Una simile formalità può essere immaginata allora come una
presunzione dell’effettiva cessazione dell’attività.
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Tuttavia non è chiaro il motivo per cii la presunzione sia superabile nel solo caso di
impresa individuale e di cancellazione d’ufficio di un ente e solo su iniziativa di
creditori o del pubblico ministero, mentre all’imprenditore non è data una
speculare possibilità di dimostrare che la cessazione effettiva aveva preceduto
la cancellazione. Il motivo può ravvisarsi nel tentativo di creare un meccanismo
capace di incentivare un corretto adempimento dell’obbligo di pubblicità d’impresa
da apre del suo titolare. Resta incerto da quando decorre e se decorre il termine
all’anno per le imprese che abbiano omesso ab origine di adempiere all’obbligo di
iscrizione nel registro delle imprese. Si ritiene da alcuni che l’omessa iscrizione p
reclude il decorso del terme dell’anno e da altri che possa essere sostituita dalla
conoscenza effettiva da aperte dei terzi della cessazione dell’impresa io dalla sua
conoscibilità.
ESERCIZIO
Per via dell’agguerrita concorrenza proveniente dai Paesi in via di sviluppo, Tizio è
stato a lungo incerto se continuare o cessare la sua attività di produzione di mobili
su misura. Nelle more di una tale decisione, e precisamente in data 1 marzo 2018,
Tizio si è cancellato dal registro delle imprese ma ha continuato la produzione per
qualche mese, e precisamente fino al 30 giungo 2019: quando schiacciato dai debiti
e dalla crisi di liquidità ha deciso di smettere. Le banche finanziatrici potrebbero
ancora chiedere l’apertura delle procedure concorsuali nei confronti di Tizio?
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5. L’IMPUTAZIONE DELL’IMPRESA
Rimane da vedere a chi si imputa l’impresa, cioè chi ne è il referente soggettivo,
vale a dire il soggetto tenuto ad adempiere ai diversi obblighi comportamentali in cui
la disciplina dell’impresa si scompone.
IL CRITERIO DI IMPUTAZIONE
1. Criterio formale, o della spendita del nome nello svolgimento della stessa.
L’imprenditore è colui che svolge l’impresa a proprio nome
La questione è risolta se l’impresa venga svolta in nome e per conto di uno stesso
soggetto. L’imprenditore può affidare l’esercizio ad uno o più soggetti, che possono
seguire l’incarico in nome suo e per conto suo. Talvolta è obbligato a farlo per
mancata capacità di agire. Nel caso di un soggetto incapace di agire, il minore
dovrà essere considerato imprenditore e attività sarà svolta in suo nome e per conto
suo, ma da un soggetto terzo.
II. I creditori sarebbero garantiti dal solo patrimonio del soggetto, nel quale
nome è svolta l’impresa, che rende agevoli alcune forme di abuso: quando il
soggetto che svolge l’impresa a proprio nome è nullatenente e la svolge per
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conto di un soggetto che ha interesse a non esporre il suo patrimonio al rischio
di impresa.
In tal caso il patrimonio del “dominus” non può essere aggredito dai creditori del
prestanome. A questo stato di cose la giurisprudenza cerca di porre rimedio
attraverso l’impresa fiancheggiatrice. Il dominus dell’iniziativa può acquisire la
qualifica di imprenditore se si accerta che ha posto in essere un comportamenti nei
rapporti intercorsi con il prestanome, che possa qualificarsi come impresa e che
fiancheggia l’iniziativa svolta dal prestanome.
Art. 256, comma 5, d. lgs. 14/2019 (ex art. 147, comma 5, l. fall): la sentenza che
dichiara il fallimento d una società di persone, produce come effetto anche il
fallimento dei soci illimitatamente responsabile.
Nel momento in cui fallisce una società, si estende il fallimento anche ai soci.
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Comma 5: se dopo il fallimento di un imprenditore individuale, risulti che l’impresa è
riferibile a una società di cui il fallito è soci illimitatamente responsabile, si dichiarerà
il fallimento anche del restante dei soci (società occulta). Essa è una società in cui
tutti soci tranne uno sono occulti e con essi anche il rapporto sociale. Ne risulta
confermato l’assunto iniziale, ovvero che l’imputazione dell’impresa prescinde dalla
spendita del nome ed è legata l’interesse perseguito.
In entrambi i casi emerge che l’imprenditore dichiarato insolvente sia in realtà legato
ad un altro in rapporto di società. Non sembra quindi revocabile che un’impresa
esercitata per conto di una società occulta debba imputarsi proprio ad essa.
Così non sembra più azzardato verificare che, in base agli stessi dati normativi, sia
possibile generalizzare la conclusione anche con riferimento a casi in cui l’impresa
sia esercita per conto di un soggetto diverso da una società , parimenti rimasto
occulto (IMPRENDITORE OCCULTO). Questo perché non vi è un rapporto societario
tra i due.
I principi dell’articolo 147 devono trovare una valenza generale? Non vi è risposta.
La questione è tutt’altro che agevole ma si intende come poi copio generale che si
parli o meno di società.
ESERCIZI
1. Bill ha un’impresa individuale che produce sistemi informatici; suo figlio Steve,
appena sedicenne, crea software molto innovativi e decide di farne oggetto di una
sua attività economica. Steve potrebbe avviare la propria attività economica?
Potrebbe, in alternativa, succedere a Bill qualora quest’ultimo decidesse di donare
al figlio la propria impresa? In caso di risposta affermativa, chi sarebbe legittimato a
compiere gli atti di impresa? e chi assumerebbe la qualifica di imprenditore?
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appunto, attraverso il rilascio di garanzie, sia attraverso denaro contante che gli
metteva a disposizione.Cosa potrebbe succedere in questi casi?
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SEZIONE SECONDA - LA PUBBLICITÀ D’IMPRESA
IL REGISTRO DELLE IMPRESE
Per poter fissare un punto di equilibrio tra queste esigenze, l’obbligo originario è
conformato al principio di tipicità in forza del quale le informazioni da sottoporre a
pubblicità sono tutte e soltanto quelle per le quali la legge impone tale obbligo
pubblicitario.
La pubblicità dell’impresa ruota attorno all’istituto del registro delle imprese, ossia
un registro pubblico previsto dal legislatore del ’42 con la funzione di fungere da
collettore di fatti e atti di impresa per i quali è prescritto l’obbligo di pubblicità.
Tale registro, si articola in sezioni: una sezione ordinaria e diverse sezioni speciali.
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La sezione ordinaria è destinata ad accogliere le imprese commerciali non
piccole, le forme giuridiche commerciali (le società commerciali e le cooperative)
e le altre forme giuridiche (gli enti pubblici economici, i consorzi) per le quali il
codice civile prevede un obbligo di iscrizione, con l’aggiunta di due forme
giuridiche, una di fonte europea e l’altra di fonte interna. Art 2195
1. le generalità dell’imprenditore
2. l’eventuale ditta
3. l’oggetto dell’impresa
4. la sede dell’impresa
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scrittura privata autentica (legalità formale, veridicità del fatto e dell’atto per cui si
chiede l’iscrizione; legalità sostanziale, validità dell’atto stesso).
Inizialmente, tale presunzione era assoluta fin da subito con riferimento a tutti gli
atti o i fatti iscritti (art. 2193, co. 2), senza alcuna possibilità per i terzi di contestare
la propria ignoranza. Successivamente, il diritto europea ha imposto di rendere tale
presunzione relativa per i primi quindici giorni di iscrizione con riferimento ai
soli fatti o atti delle società di capitali, consentendo ai terzi in questo lasso di
tempo di superare la presunzione di conoscenza dimostrando l’impossibilità ad
acquisire l’informazione oggetto di iscrizione. La presunzione diventa poi
assoluta dal sedicesimo giorno.
Per contro, nel caso in cui l’iscrizione obbligatoria sia stata omessa, si verifica
una presunzione di ignoranza dei fatti o degli atti che avrebbero dovuto essere
iscritti (ad es. la mancata iscrizione del trasferimento della sede d’impresa, fa sì che
tutte le dichiarazioni recettizie inviate dai terzi presso la vecchia sede producano i
propri effetti come se fossero state indirizzate al destinatario presso la sua attuale
sede effettiva). La presunzione di ignoranza è sempre relativa e può essere
superata dall’imprenditore se dimostra che, nonostante l’omissione di pubblicità, il
fatto o l’atto da pubblicare era comunque conosciuto (e non semplicemente
conoscibile) da parte del terzo.
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rappresenta una condizione per rendere applicabile alla società la disciplina della
società regolare. Invece, in mancanza di iscrizione, la disciplina che si applica alla
società è diversa ed è quella società irregolare). VALE PER LE SNC E SAS. Non è un
requisito di esistenza della società stessa, ma se le iscrivo si applicherà una
determinata disciplina, ovvero quella della società regolare
Inizialmente, venivano istituite tante sezioni speciali ad hoc per ogni tipologia di
impresa e forma giuridica obbligata ad iscriversi. Successivamente, queste sezioni
sono state riunite in un’unica sezione in cui devono prendere iscrizione: i titolari di
imprese agricole, i titolari di piccole imprese, le società semplici; e devono essere
annotati: i titolari di imprese artigiane e i loro consorzi (le imprese artigiane
appartengono al genus delle imprese commerciali e, in quanto tali, se non piccole
sarebbero già iscritte nella sezione ordinaria, se piccole, sarebbero già annotate in
quelle speciali). art.
Nel corso degli anni sono state istituite altre cinque sezioni speciali qualificate come
sezioni apposite.
1. Sezione speciale riservata alle società tra avvocati e ora generalizzata a tutte le
società tra professionisti.
2. Sezione apposita riservata agli enti e alle società che esercitano o sono
assoggettati al coordinamento e alla direzione altrui (società ed enti di gruppo).
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4. Sezione apposita nella quale le società di capitali possono replicare i fatti e gli
atti già iscritti nella sezione ordinaria con una traduzione giurata di un esperto
in un’altra lingua ufficiale dell’Unione Europea.
ESERCIZI
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A causa della tipologia d’impresa è richiesta l’iscrizione nella sezione ordinaria, che
richiede le seguenti informazioni:
• Generalità dell’imprenditore
• Eventuale ditta
• Sede dell’impresa
• Oggetto dell’impresa
• Posta elettronica
A queste informazioni se ne aggiungeranno altre durante lo svolgimento d’impresa.
L’iscrizione deve avvenire entro 30 giorni.
Non è possibile per l’imprenditore inserire nel registro dell’impresa informazioni che
non siano previste dalla legge, secondo il principio di tipicità. Nel caso in cui non
vengano rispettate le condizioni del principio di tipicità, o la regolarità formale della
domanda con cui avviene l’iscrizione, previste dal controllo dell’ufficio del registro
dell’impresa, avviene la cancellazione d’ufficio, che è ordinata dal giudice del
registro con decreto.
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SEZIONE 3 - ORGANIZZAZIONE E CIRCOLAZIONE DELL’IMPRESA
LA STRUTTURA DELL’ORGANIZZAZIONE
Questa tuttavia non è disciplinata come tale. Viene in rilievo, sotto profilo giuridico,
solo quando è oggetto di atti di disposizione, ovvero quando per vendita
concessione in godimento, si realizza una sostituzione del soggetto che esercita
l’impresa.
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noti come direttori generali, direttori di filiale o responsabili di uno specifico
settore produttivo.
Nel caso in cui si voglia apportare limitazioni ai poteri naturali, cioè che
appartengono normalmente, ad un collaboratore (che possono essere limitazioni
qualitative o quantitative), occorre uno specifico atto che prende il nome di
procura.
In questo caso, si pone il problema di come rendere opponibili ai terzi i limiti
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contenuti nella procura, in particolare quelli che interessano il potere di
rappresentanza. Tale problema viene risolto attraverso l’assoggettamento della
procura ad un regime di pubblicità: alla pubblicità di impresa, mediante l’iscrizione
della procura stessa nel registro delle imprese, nel caso sia rilasciata all’indirizzo
degli institori o dei procuratori; alla pubblicità di fatto rendendo conoscibile la
procura con mezzi idonei, nel caso in cui sia rilasciata all’indirizzo dei commessi.
In assenza di tale pubblicità, la procura e i limiti che essa contiene, non può
essere opposta ai terzi, a meno che non si provi che questi ultimi erano comunque
a conoscenza dei relativi limiti. L’inopponibilità fa sì che la violazione di tali limiti da
parte dei collaboratori non abbia alcuna conseguenza all’esterno e non
pregiudichi l’efficacia degli atti posti in essere. Pertanto, la violazione avrà
conseguenze solo all’interno dell’impresa ed esporrà il collaboratore coinvolto in
tale violazione ad un’eventuale azione di responsabilità per i danni arrecati
all’imprenditore.
L’institore
Può esservi un unico institore o possono esservi più institori: uno preposto
all’impresa e uno o più ad ogni sua articolazione organizzativa o funzionale.
Nel caso in cui vi siano più institori, essi agiscono disgiuntamente, cioè ognuno
agisce indipendentemente dall’altro o dagli altri, rispetto all’ambito operativo
assegnato ad ognuno di essi. Essi agiscono disgiuntamente anche nel caso in cui vi
siano più institori per uno stesso ambito operativo. Infatti, un’eventuale azione
congiunta, costituirebbe una limitazione dei poteri dell’institore, che deve risultare
da un’apposita procura.
L’institore può compiere tutti gli atti pertinenti all’impresa (art.2204) cioè può
decidere e fare tutto ciò che sia congruo rispetto all’iniziativa gestita, salva poi la
necessità di verificare la congruità a seconda della natura degli atti posti in essere e
della circostanza in cui quegli atti sono stati posti in essere. La valutazione della
congruità è qualcosa che può essere fatto solo ex post, cioè dopo il compimento
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dell’atto, al fine di accertare se in base alla nature e alle circostanze quell’atto risulta
o meno compatibile con l’impresa gestita. Di conseguenza, l’institore non può
spingersi al di là della gestione dell’impresa, come ad es. alienare l’azienda o
cambiare l’oggetto dell’impresa gestita; non può alienare o ipotecare neanche gli
eventuali immobili di cui l’azienda si compone.
Il procuratore
Per questa figura non vi è una vera e propria disciplina specifica, ma ad essa è
dedicato solo l’art. 2209, che rinvia agli art. 2206 e 2207 dettati per l’institore, con
riferimento alla pubblicità, alla modifica e alla revoca della procura.
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Non essendo preposto all’impresa o ad una parte di essa, il procuratore non ha
rappresentanza processuale. Per la stessa ragione, su di lui non incombono
doveri relativi all’impresa, come l’obbligo di tenuta delle scritture contabili, di
pubblicità e non si può presentare, in nessun caso, neanche la responsabilità del
preponente in caso di omessa spendita nel compimento di atti di impresa.
I commessi
Essi hanno poteri decisori e dichiaratori nell’ambito delle operazioni che sono
incaricati di porre in essere. Tuttavia, tali poteri sono perlopiù dichiaratori in quanto
si tratta essenzialmente di operazioni prive di autonomia funzionale e
necessitando di essere eseguite con i terzi con cui l’impresa entra in contatto.
Per questo motivo, il dato normativo detta delle specifiche disposizioni che
riguardano il momento della conclusione dei contratti (art. 2211 e 2212) e della
vendita (art. 2210 e 2213).
1. Non possono esigere il prezzo delle merci per le quali non fanno consegna
6. Possono esigere il prezzo delle merci vendute. Fuori dai locali dell’impresa non
possono esigere il prezzo se non sono autorizzati.
ESERCIZI
Tizio prepone Caio al ramo d’impresa deputato alla produzione delle macchine per
la raccolta e la pressa delle olive. Decide, però, di fissare un limite ai poteri di Caio,
stabilendo l’obbligo di una sua preventiva autorizzazione scritta, nel caso di
operazioni di valore superiore a 1.000.000 euro. Tizio rilascia una siffatta limitazione
attraverso un ordine di servizio da lui stesso sottoscritto. Dopo qualche tempo Caio
procede alla vendita di una pressatrice particolarmente evoluta e sofisticata del
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valore di 1.500.000 euro. Inoltre, Caio acquista da un cliente abituale delle
confezioni di olive in salamoia particolarmente pregiate, da omaggiare ai clienti che
acquistano macchinari per oltre 1.000.000 euro. Quale potrebbe essere la reazione
di Tizio una volta venuto a sapere della stipulazione di tali contratti?
34 Valentina Gilardoni
8. I PRESIDI ORGANIZZATIVI
Sotto il profilo delle modalità organizzative ed operative, il principio fondamentale è
quello di libertà dell’imprenditore. Tuttavia vi sono alcuni importanti presidi
organizzativi, obblighi diretti ad assicurare una gestione sana e consapevole di
impresa: il principio di adeguatezza e la documentazione.
LA DOCUMENTAZIONE D’IMPRESA
36 Valentina Gilardoni
Tale obbligo viene indicata dal legislatore come regola di buona gestione, con
l’obiettivo di creare le condizioni per una conduzione razionale ed efficiente
dell’impresa e di accrescere il livello di tutela dei terzi coinvolti nell’impresa e,
soprattutto, di coloro che hanno finanziato l’impresa a titolo di capitale di credito,
condizione di tutela dei creditori.
Il libro giornale è la scrittura contabile nella quale vanno indicate giorno per giorno
tutte le operazioni relative all’esercizio dell’impresa (art. 2216) secondo l’ordine con
il quale si susseguono; essa perciò è una scrittura che va tenuta secondo un criterio
cronologico.
Nel libro giornale vanno rilevati i fatti di gestione nel loro profilo patrimoniale e
reddituale, cioè accertandone l’impatto sulla consistenza del patrimonio d’impresa
e sulla formazione del risultato d’esercizio.
37 Valentina Gilardoni
essere valutati, anche attraverso la loro valutazione.
L’inventario deve essere redatto all’inizio dell’impresa (c.d. inventario iniziale) e poi
con cadenza annuale (c.d. inventario annuale). Quest’ultimo si chiude con il
bilancio e con il conto dei profitti e delle perdite (c.d. bilancio d’esercizio).
Il bilancio di esercizio
38 Valentina Gilardoni
• Al termine del primo anno di gestione Tizio si chiede se è obbligato alla redazione
di un bilancio d’esercizio e si rivolge ad un esperto in diritto dell’impresa (lo
studente). Quale sarà la risposta dell’esperto?
39 Valentina Gilardoni
SEZIONE QUARTA - IL COMPLESSO ORGANIZZATIVO E LA
“CIRCOLAZIONE” DELL’IMPRESA
L’AZIENDA
Lo svolgimento dell’attività d’impresa, richiede sempre l’allestimento di un apparato
produttivo, composto da diversi fattori che vengono coordinati ed assoggettati al
perseguimento dell’obiettivo economico. Questo apparato costituisce l’azienda, che
è definita dal codice civile come il complesso di beni che l’imprenditore organizza
per l’esercizio dell’impresa.
La nozione di azienda.
Dal punto di vista economico, l’azienda ha una rilevanza unitaria, perché
l’aggregazione dei diversi fattori consente di conseguire un risultato che gli stessi,
presi singolarmente, non sono idonei a raggiungere.
40 Valentina Gilardoni
beni, ma è sufficiente che agli abbia un titolo giuridico per poterne godere
(immobile in locazione presso il quale viene esercitata l’attività).
Il trasferimento dell’azienda
41 Valentina Gilardoni
Il trasferimento dell’azienda è valutato e regolato in quanto è finalizzato ad
immettere l’acquirente nel contesto imprenditoriale servito dall’azienda stessa e
pertanto costituisce un sottotipo contrattuale il cui scopo non consiste
esclusivamente nella cessione di uno o più beni. Nel trasferire l’azienda è
sufficiente che le parti la identifichino in base ad elementi estrinseci (la
localizzazione, la ditta, il settore di attività ecc.), perché l’effetto negoziale coinvolga
tutti i singoli elementi che attualmente la compongono.
Allo stesso modo, non è impedito alle parti che intendono trasferire l’azienda, di non
trasferire tutti i beni; ma per fare ciò è necessario che esse specifichino quali sono
quelli destinati a rimanere all’alienante. Tale esclusione è possibile solo se non si
tratti di elementi essenziali del complesso, anche se è bene precisare che
l’esclusione di un bene essenziale non comporta l’invalidità del negozio, ma
semplicemente la sua non qualificabilità come “trasferimento d’azienda” ed è
dunque un atto negoziale che rimane estraneo all’ambito di applicazione degli art.
2556 ss.
L’art. 2556 impone la forma scritta ad probationem (quando la forma richiesta non
influisce sulla validità del negozio ma costituisce l'unico mezzo per provare
l'esistenza di quel negozio), quando il contratto ha ad oggetto aziende relative ad
imprese soggette a registrazione (quelle commerciali).
Lo stesso art. 2556 dispone poi che il contratto, redatto in forma di atto pubblico o
per scrittura privata, deve essere depositato per l’iscrizione nel registro delle
imprese, a cura del notaio. La disposizione, realizzando in questo modo gli obiettivi
di trasparenza, persegue non solo l’interesse del sistema pubblicitario, ma anche
quello pubblico al contenimento dei rischi di riciclaggio del denaro frutto di attività
illecite. Il presupposto per la sua applicazione è che il contratto sia redatto in una
delle forme indicate, non per la validità del negozio, ma solo al fine di permettere
l’adempimento dell’obbligo di deposito.
42 Valentina Gilardoni
Soggetti all’obbligo di iscrizione sono i trasferimenti di qualsiasi azienda, purché
almeno una delle due parti sia un imprenditore soggetto al medesimo obbligo.
L’iscrizione è effettuata nel registro e nella sezione presso i quali è iscritto
l’alienante.
Il divieto di concorrenza
Il divieto di avvio di una nuova attività ha una durata quinquennale. Sono vietate
attività intraprese per conto proprio, ma anche per conto di terzi, l’impresa
individuale, ma anche societaria, a meno che la partecipazione non rappresenti un
mero investimento finanziario.
43 Valentina Gilardoni
LA SUCCESSIONE NEI CONTRATTI, NEI CREDITI E NEI DEBITI
L’art. 2558 dispone l’automatico subingresso dell’acquirente nei contratti
stipulati per l’esercizio dell’impresa. Si tratta di contratti in forza dei quali il
titolare dell’azienda può godere dei beni aziendali di cui non è proprietario (ad
es. il contratto di locazione) o in virtù dei quali egli approvvigiona periodicamente
o stabilmente l’impresa di alcuni elementi (ad es. i contratti con i fornitori) o
consegue determinate prestazioni collaborative (contratto di prestazione d’opera
con un professionista) ma anche di tutti i contratti che nascono nell’esercizio
dell’attività imprenditoriale, soprattutto con la clientela.
In tutti questi rapporti negoziali subentra l’acquirente dell’azienda: ciò risponde
non solo al suo interesse di acquisire un complesso pienamente operativo e di
mantenere la clientela già raggiunta, ma anche all’interesse dei terzi di avere, come
controparte, il soggetto che continuerà l’esercizio dell’impresa.
44 Valentina Gilardoni
successione uno o più rapporti contrattuali, a meno che non si tratti di
rapporti in forza dei quali il cedente consegue la disponibilità di un bene
essenziale dell’apparato produttivo. L’esclusione dalla successione comporta
che il rapporto prosegua tra alienante e il terzo contraente. L’accordo tra le
parti può provocare anche, viceversa, il subentro dell’acquirente in un rapporto
pur avente carattere personale, ma è necessario che vi sia il consenso del terzo.
CREDITI E DEBITI
Gli art. 2559 e 2560 regolano i crediti e debiti puri, cioè rapporti obbligatori di
fonte extracontrattuale e contrattuale, quando risulti una prestazione isolata a favore
o a carico del cedente e inerenti all’esercizio dell’azienda.
I. CREDITI: l’art. 2559 stabilisce che il loro trasferimento diviene efficace nei
confronti dei terzi, anche in assenza della notifica o dell’accettazione del
debitore ceduto, con l’iscrizione nel registro delle imprese dell’atto traslativo
dell’azienda. La pubblicità nel registro rende efficace la cessione nei confronti
del debitore che è, tuttavia, liberato se paga in buona fede all’alienante,
anche ad iscrizione avvenuta.
II. DEBITI: l’art. 2560 dispone che l’acquirente ne risponde verso i creditori, se
e solo se essi risultano dalle scritture contabili obbligatorie. In quanto
stabilita a tutela del terzo, la norma è inderogabile dalle parti. In ogni caso,
l’alienante continua a rispondere di tali debiti in solido con l’acquirente, a
meno che i creditori non acconsentano alla sua liberazione. La registrazione
45 Valentina Gilardoni
del debito costituisce condizione essenziale e imprescindibile per tale
responsabilità, altrimenti il cessionario non risponderebbe di alcun altro debito.
Entrambi gli articoli, quindi, disciplinano solo i rapporti obbligatori nei confronti
dei terzi, ma non si occupano dei rapporti interni tra cedente e cessionario.
Questo perché, trattandosi di debiti e crediti isolati, essi rappresentano
rispettivamente costi e ricavi dell’attività propria dell’alienante e che dunque
continuano a far capo a quest’ultimo.
- Tesi 1: automatica successione del continuatore dell’impresa dei rapporti
pendenti e quindi anche nei crediti e nei debiti.
- Tesi 2: l’acquisto dei crediti richiederebbe un patto di cessione e il subentro nei
debiti richiederebbe invece un patto di accollo. In ogni caso, l’alienante e
l’acquirente possono regolare liberalmente questi aspetti.
Abbiamo visto che l’azienda può essere oggetto anche di negozi che costituiscono
un diritto di godimento sui beni che la compongono, ossia un diritto reale, e in
questo caso si avrà concessione in usufrutto dell’azienda; o di un diritto personale
di godimento, e in tal caso di avrà affitto dell’azienda.
46 Valentina Gilardoni
dei rapporti sproporzionati rispetto alle dimensioni d’impresa. Per la concessione
dei crediti occorre invece un espresso accordo tra le parti, mentre i debiti
continuano a gravare esclusivamente sulla persona che li abbia assunti, salvo
che si tratti di debiti di lavoro.
1051: L’usufrutto può anche cessare per l'abuso che faccia l'usufruttuario del
suo diritto alienando i beni o deteriorandoli o lasciandoli andare in perimento per
mancanza di ordinarie riparazioni. L'autorità giudiziaria può, secondo le circostanze,
ordinare che l'usufruttuario dia garanzia, qualora ne sia esente, o che i beni siano
locati o posti sotto amministrazione a spese di lui, o anche dati in possesso al
proprietario con l'obbligo di pagare annualmente all'usufruttuario, durante
l'usufrutto, una somma determinata.
ESERCIZI
1. Tizio è titolare di una partecipazione sociale equivalente all’80% del capitale
sociale di una società a responsabilità limitata (= s.r.l.) che gestisce un grosso
supermercato situato in un quartiere periferico di Milano. Non essendo più in grado
di far fronte ai numerosi impegni che comporta la gestione del supermercato, Tizio
decide di mettere in vendita la sua partecipazione, che dopo qualche tempo viene
acquistata da Caio al prezzo di 1.000.000 euro, superiore di ben quattro volte al
valore risultante dall’ultimo bilancio d’esercizio approvato. Tuttavia, appena
trascorso un anno dall’operazione, Tizio ha nostalgia del mondo degli affari e decide
di rientrarvi, con l’apertura di un punto vendita di generi alimentari in un locale
situato a non molta distanza dal supermercato. Saputa la notizia, Caio si dimostra
non poco contrariato e si rivolge a Tizio chiedendogli di desistere dall’intraprendere
47 Valentina Gilardoni
questa nuova iniziativa o, quanto meno, di collocarla in un’altra zona della città.
Caio ha, infatti, timore che l’apertura del nuovo negozio di Tizio possa sottrarre al
supermercato una parte consistente della clientela. Tuttavia, Tizio non vuole sentire
ragioni e avvia questa nuova iniziativa nel modo che ha programmato. Dopo
qualche mese, Caio si rende conto che le vendite del supermercato stanno
effettivamente calando e decide di interpellare un esperto di diritto dell’impresa (lo
studente) per chiedergli se è destinato a subire questa situazione o se è possibile
porvi rimedio per vie legali.Quale sarà la risposta dell’esperto?
48 Valentina Gilardoni
automatico dell’acquirente nei contratti stipulati per l’esercizio di impresa senza
bisogno di consenso del terzo. Il subentro dell’acquirente prescinde dalla sua
volontà e da quella del cedente, perciò egli succede nella posizione dell’alienante
anche se ignora che un certo contratto sia in corso, alla condizione che si tratti di
un contratto inerente all’azienda, che non abbia carattere personale e che sia un
contratto a prestazioni corrispettive non ancora effettuate da nessuna delle due
parti. Occorre pertanto valutare se il contratto abbia natura personale o meno,
ovvero se si tratta di una prestazione infungibile. Se si tratta di contratto personale,
le lavorazioni rimangono in capo a Damiano. Ma essendo che Damiano lavorerà per
l’azienda, può essere che le tre lavorazioni potrebbero in ogni caso seguire l’azienda
e trasferirsi all’acquirente.
3. Tizio opera da tempo nel settore della produzione di lenti per occhiali sia chiare
(per occhiali da vista) sia colorate (per occhiali da sole). La lavorazione delle due
tipologie di lenti avviene in due diversi reparti produttivi. Ciascuno dei due reparti ha
una propria sede, propri fornitori e propri clienti. Al reparto che produce lenti chiare
è preposto Mevio. Al reparto che produce lenti colorate è preposto Sempronio. Un
bel giorno Tizio riceve dal sig. Leonardo una proposta di acquisto del reparto che
produce lenti colorate e dopo una velocissima valutazione tale proposta viene
accettata. Il prezzo viene fissato in 1.500.000 euro, comprensivo di un credito verso
un cliente per 50.000 euro relativo a fornitura già consegnata. Dopo ancora qualche
mese Tizio riceve dal sig. Lucottico una proposta di acquisito del reparto che
produce lenti chiare e dopo una velocissima valutazione anche tale proposta viene
accettata. Il prezzo viene fissato in 1.000.000 euro, il quale è stato determinato
senza tener conto di un debito verso un fornitore per 50.000 euro relativo ad una
fornitura già consegnata. Qual è la qualifica di Mevio e Sempronio? qual è la sorte
degli stessi Mevio e Sempronio a seguito della vendita dei reparti cui sono preposti?
qual è il rapporto tra Leonardo e il cliente del reparto di lenti colorate? qual è il
rapporto di Lucottico e il fornitore del reparto di lenti chiare? Dopo aver venduto i
due reparti (quindi, in definitiva, l’intera azienda) Tizio può entrare immediatamente
nel business della produzione di ombrelli?
49 Valentina Gilardoni
Il rapporto tra Leonardo e il cliente è un rapporto obbligazionario. Il cliente dovrà
adempiere il debito nei confronti di Leonardo, nuovo creditore a cui è stato
ceduto il credito. Gli deve essere notificata la cessione.
Tizio può rientrare nella produzione del business di ombrelli, poiché la produzione
di ombrelli non svierebbe clienti dall’acquisto di lenti.
50 Valentina Gilardoni
SEZIONE QUINTA - L’IMPRESA NEL MERCATO
MERCATO E CONCORRENZA
Il nostro ordinamento in base all’articolo 41 della Costituzione prevede il principio
della libertà della iniziativa economica privata. Non può svolgersi in contrasto
con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità
umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività
economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Il
principio di libertà di concorrenza non può però consentire all’impresa di
approfittare degli altrui investimenti nell’accreditamento della propria attività.
L’interesse alla protezione dell’accreditamento commerciale sta alla base del
riconoscimento dei diritti di proprietà industriale. L’ordinamento punta a instaurare
sul mercato una concorrenza dinamica: da una parte incentiva le innovazioni
dall’altra vuole evitare che questa capacità di innovazione diventi strumento per
emarginare i concorrenti.
• Limiti legali della concorrenza (art 2595): la concorrenza deve svolgersi in modo
da non ledere gli interessi dell’economia nazionale e nei limiti stabiliti dalla legge e
dalle norme cooperative.
51 Valentina Gilardoni
Devono anche essere applicate condizioni economiche, normative e contrattuali,
alla clientela nel rispetto della parità di trattamento. Questo non vuole dire che il
monopolista non abbia flessibilità nello stabilire i prezzi, ma significa che le
condizioni praticate dal monopolista legale devono essere predeterminate e
generali (uguali per tutti). Al contrario una impresa privata può avere variazioni dei
prezzi da cliente a cliente.
La concorrenza sleale
52 Valentina Gilardoni
gli atti vietati c’è anche l’imitazione servile. Il divieto si applica quando l’aspetto
esteso del prodotto assume presso i consumatori una funzione distintiva
dell’impresa responsabile dell’offerta, così che l’imitazione determina un inganno. In
materia di marchi registrati, l’applicazione dell’articolo è sostanzialmente assorbita
dalla protezione ben più ampia prevista dal codice della proprietà industriale.
Esempio: se una società di servizi usa per i propri clienti delle uniformi confondibili
con quelle di un concorrente, questo può essere un atto di concorrenza sleale sotto
il profilo delle condotte confusorie.
53 Valentina Gilardoni
4. È vietato il cosiddetto storno di dipendenti (iniziativa volta a sottrarre lavoratori
al concorrente promettendo salari più alti)
Sanzioni e processo
La violazione della disciplina della concorrenza sleale comporta l'applicazione delle
sanzioni degli articoli 2599 e 2600. La tutela si richiederà di fronte al giudice.
Art 2600: se gli atti di concorrenza sleale sono compiuti con dolo o colpa, l’autore
è tenuto al risarcimento dei danni. La colpa si presume. In tale ipotesi si può
anche ordinare la pubblicazione della sentenza.
Articolo 2601: Quando gli atti di concorrenza sleale pregiudicano gli interessi di una
categoria professionale, l’azione per la repressione della concorrenza sleale può
essere promossa anche dalle associazioni professionali e dagli enti che
rappresentano la categoria.
54 Valentina Gilardoni
Le pratiche commerciali
Le regole relative ai rapporti con i consumatori sono contenute nel codice del
consumo. Il legislatore impone di tenere un comportamento corretto con i
consumatori prima, durante e dopo un’operazione commerciale.
55 Valentina Gilardoni
La pubblicità ingannevole e comparativa
La pubblicità quindi costituisce una pratica commerciale ed è sottoposta ai divieti
di scorrettezza ed in particolare di ingannevolezza a tutti degli interessi dei
consumatori.
Essa è possibile purché non sia ingannevole, non determini confusione tra le
imprese e non denigri il competitor. Deve riguardare beni che soddisfano gli stessi
bisogni per confrontare oggettivamente una o più caratteristiche essenziali,
pertinenti, verificabili e rappresentative. In questo caso la liceità presuppone una
pubblicità informativa. È invece da ritenere vietata la pubblicità comparativa
meramente suggestiva, che presenti il prodotto concorrente in un contesto
svilente e la comparazione che presenti discredito o tragga indebitamente
vantaggio dalla notorietà connessa al marchio.
56 Valentina Gilardoni
mercato da parte delle imprese che abbiano acquisito una posizione dominante. Il
diritto antitrust concerne invece l’acquisizione di posizioni dominanti, e del relativo
potere di mercato, derivante dalla crescita interna delle imprese e dalla loro capacità
di prevalere nella competizione.
57 Valentina Gilardoni
all’applicazione in via amministrativa del diritto antitrust europeo è anzitutto la
Commissione europea. Il regl. 1(2003 ha tuttavia attribuito in via generale
anche alle autorità nazionali di controllo della concorrenza il potere di
accertare la violazione delle norme europee antitrust in materia di intese e di
abusi di posizione dominante, e di sanzionarne la violazione secondo la
disciplina di diritto interno (AGCM). L’Autorità garante è dunque competente ad
applicare in via amministrativa tanto il diritto europeo (competenza concorrente
a quella della Commissione) quanto il diritto nazionale (competenza esclusiva,
salvi i poteri delle autorità giudiziarie in materia di private enforcement).
58 Valentina Gilardoni
Il mercato merceologico è invece limitato dalla tipologia dei prodotti o servizi
reciprocamente sostituibili. Appartengono allo stesso mercato rilevante i prodotti o
servizi che i consumatori sono disponibili ad acquistare per fare fronte ad un
incremento del prezzo di alcuni di essi (sostituibili).
Le intese
Alcune intese, pur restrittive della concorrenza, possono essere esentate dai divieti
antitrust qualora risultino idonee a produrre effetti positivi di efficienza, ovvero
che contribuiscono a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a
promuovere il progresso tecnico o economico. Le norme richiedono tuttavia che
questi miglioramenti riservino agli utilizzatori (e perciò anzitutto ai consumatori) una
congrua parte dell’utile che ne deriva. Cosi ad es. un accordo di ricerca e sviluppo
in comune può produrre effetti di efficienza in quanto idoneo a ripartire i relativi costi
di investimento, ma può beneficiare dell’esenzione dal divieto antitrust solo se
contemporaneamente comporta una diminuzione dei prezzi praticati ai consumatori
(o un incremento della qualità dei prodotti).
59 Valentina Gilardoni
L’AGCM o la Commissione europea: tutela amministrativa di carattere pubblicistico
(public enforcement)
- Accertano violazione
- Adottano provvedimenti per rimuovere effetti intesa
- Irrogano le sanzioni pecuniarie
Gli art.102 del TFUE e 3 l.at. trattano in materia di sfruttamento abusivo da parte di
una o più impresa di una posizione dominante sul mercato. Essa consiste in un
potere di mercato che consente al titolare di tenere comportamenti indipendenti
(aumento prezzi). Per la dominanza sono sufficiente anche quote di mercato basse,
nel caso in cui il mercato sia frammentato.
Le concentrazioni
60 Valentina Gilardoni
precedentemente indipendenti vengono assoggettate ad un potere di direzione
unitario. La nozione concorrenziale di controllo fa leva sulla possibilità di esercitare
un’influenza determinante sull’attività di impresa. Possono realizzarsi attraverso
fusioni societarie, acquisti di partecipazioni, trasferimenti di aziende o relativi rami,
ecc.
Le operazioni che rientrano nelle soglie di rilevanza del diritto europeo o nazionale
debbono essere oggetto di una notificazione preventiva alla Commissione
(europea) o all’AGCM (nazionale). L’obbligo di notifica consente di prevenire la
realizzazione di operazioni restrittive della concorrenza, difficilmente eliminabili ex
post. L’inosservanza di questo obbligo costituisce di per sé un illecito, sanzionato
indipendentemente dalla valutazione degli eventuali effetti anticoncorrenziali.
61 Valentina Gilardoni
Profili procedimentali e sanzionatori
ESERCIZI
1. Otto imprenditori operanti nel settore della produzione degli arredamenti su
misura decidono di stipulare un accordo, con il quale vincolarsi ad osservare un
determinato livello di prezzi da applicare nella vendita al dettaglio dei singoli
prodotti. In che modo può essere stipulato un siffatto accordo? L’accordo è
ammissibile? in caso di risposta affermativa a quali condizioni? Il medesimo
accordo sarebbe ammissibile se gli imprenditori operassero nel mercato nazionale?
E se operassero anche nel mercato europeo? in caso di risposta negativa quali
sarebbero le conseguenze?
L’accordo può essere stipulato o nella variante del cartello o nella variante del
consorzio. L’accordo è ammissibile se soddisfa le condizioni dell’art. 2596 c.c. Con
riferimento al requisito di essere «circoscritto ad una determinata zona», l’accordo,
se la zona coincide con il mercato nazionale, potrebbe integrare la fattispecie
dell’art. 2 l. 287/1990: quindi sarebbe illecito, e perciò nullo, se restringesse o
falsasse la concorrenza sul mercato nazionale o su una parte rilevante di esso. Se la
62 Valentina Gilardoni
zona coincidesse con il mercato europeo, potrebbe integrare la fattispecie dell’art.
101 TrFUE, e perciò nullo, se restringesse o falsasse la concorrenza sul mercato
europeo o su una parte rilevante di esso.
Se invece tale sogli massima viene superata, l’impresa dovrà notificare alla
Commissione Europea l’intenzione di tale acquisizione e la Commissione Europea
dovrà verificare se tale acquisizione comporterebbe una concentrazione, ovvero la
costituzione di una posizione dominante sul mercato che elimini o riduca la
concorrenza in modo sostanziale.
L’impresa non può inserire questa clausola nel contratto di vendita perché
comporterebbe un abuso di posizione dominante sul mercato, vietato dalla legge
antitrust, che consiste nella subordinazione della conclusione di un contratto alla
accettazione di prestazioni supplementari. Nel caso in cui l’impresa persegua
63 Valentina Gilardoni
questo comportamento, verrebbe esposta da parte ad azione inibitoria che faccia
cessare tale comportamento, rimozione degli effetti e sanzioni pecuniarie.
La nozione è trattata nel “Codice della proprietà industriale”, che protegge i beni
immateriali, tra cui i segni distintivi di impresa, i risultati dell’attività di ricerca e
nel codice civile. Il più importante diritto sui risultati dell’innovazione tecnologica è
il brevetto d’invenzione, cui si affiancano i modelli di utilità. La dottrina individua una
nuova categoria: proprietà intellettuale. Trovano tutela nel diritto d’autore
La tutela della funzione distintiva presuppone che l’uso del segno venga riferito
dal pubblico a un solo imprenditore. Ciò non esclude l’esistenza di segni utilizzati
da una pluralità di imprenditori (es. termine lavanderia), ovvero nomi generici e
descrittivi, che possono essere liberamente utilizzati in quanto necessari per
indicare la tipologia di attività.
Vi è libertà nella formazione dei propri segni distintivi, salvo il rispetto di regole
volte ad evitare invano e confusione (verità, novità, liceità e distintività).
L’ordinamento deve preoccuparsi che segni uguali non vengano utilizzati da più
imprenditori diversi, e lo fa vietando l’utilizzazione di segni anche soltanto simili.
64 Valentina Gilardoni
Il concetto di somiglianza viene concretizzato in relazione all’interesse alla
distinzione nei confronti del pubblico: la somiglianza assume valore giuridico se
idonea a indurre il pubblico a credere erroneamente che segni simili siano
utilizzati dal medesimo imprenditore: divieto di utilizzazione confusoria dei segni
distintivi.
La tutela dell’innovazione
Ora il campo dei diritti d’autore protegge anche creazioni a contenuto tecnologico o
di design. L’espressione proprietà intellettuale viene usata in significato più ampio e
comprende diritti d’autore, di marchio, di invenzione e di modello. L’attrazione in
un’unica qualificazione proprietaria riflette l’esistenza di un diritto comune.
65 Valentina Gilardoni
Azioni a difesa della proprietà industriale
Un aspetto del diritto comune è l’esistenza di azioni a difesa della proprietà per
prevenire e rimovere l’illecito. Il titolare di beni immateriali dispone di:
• Azione risarcitoria
Fonti e sistema
Il codice della proprietà industriale dedica parte delle proprie norme ai diritti
titolati: protetti da una complessa fattispecie costituito che si perfeziona a seguito
della registrazione o brevettazione presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM)
Il codice civile disciplina anche i diritti non titolati tra cui: diritto di ditta, insegna
e marchio non registrato che sorgono direttamente per effetto dell’uso,
indipendentemente da brevettazione o registrazione.
66 Valentina Gilardoni
13. I SEGNI DISTINTIVI
Principi comuni:
• Trasferibilità
La ditta
Art 2598: Ferme le disposizioni che concernono la tutela dei segni distintivi e dei
diritti di brevetto, compie atti di concorrenza sleale chiunque:
1. usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o i segni
distintivi legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un
concorrente, o compie con qualsiasi altro mezzo atti idonei a creare confusione
con i prodotti e con l'attività di un concorrente
Art 2563: L'imprenditore ha diritto all'uso esclusivo della ditta da lui prescelta. La
ditta, comunque sia formata, deve contenere almeno il cognome o la sigla
dell'imprenditore, salvo quanto è disposto all’articolo.
Art. 2564: Quando la ditta è uguale o simile a quella usata da altro imprenditore e
può creare confusione per l'oggetto dell'impresa e per il luogo in cui questa è
67 Valentina Gilardoni
esercitata, deve essere integrata o modificata con indicazioni idonee a
differenziarla.
La ditta può essere priva di nome e sigla (ditta irregolare), non iscrivibile al registro
delle imprese, ma ritenuta tutelabile dalla disciplina della concorrenza sleale, art.
2598.
Art. 2565: La ditta non può essere trasferita separatamente dall'azienda. Nel
trasferimento dell'azienda per atto tra vivi la ditta non passa all'acquirente senza il
consenso dell’alienante. Nella successione nell'azienda per causa di morte la ditta
si trasmette al successore, salvo diversa disposizione testamentaria.
2566: Per le imprese commerciali, l'ufficio del registro delle imprese deve
rifiutare l'iscrizione della ditta, se questa non è conforme a quanto è prescritto
dal secondo comma dell'articolo 2563 o, trattandosi di ditta derivata, se non è
depositata copia dell'atto in base al quale ha avuto luogo la successione
nell’azienda.
• Verità
• Liceità: non deve essere contraria alla legge e al buon costume
• Capacità distintiva: non deve essere meramente generica
L’insegna
Art 2568: Le disposizioni del primo comma dell'articolo 2564 si applicano
all'insegna [2598).
68 Valentina Gilardoni
collocata in un certo luogo.Può essere liberamente formata da lettere, disegni,
figure.
Art. 2567: La ragione sociale e la denominazione delle società sono regolate dai
titoli V e VI di questo libro. Disposizioni dell’articolo 2564.
Questi segni distintivi costituiscono uno strumento di spendita del nome delle
società e ne costituiscono la ditta. Ragione e denominazione sociale sono tutelate
dalla disciplina di concorrenza sleale.
Il marchio
È il segno distintivo utilizzato mediante apposizione materiale sul prodotto. Vi sono
anche marchi di servizio, che non sono materialmente applicabili, usati tipicamente
nelle uniformi di lavoro.
Può esser mitizzato per una categoria di prodotti diversificati, come Volkswagen
(marchio generale) o per un singolo prodotto come Golf (marchio speciale).
• Marchi misti
Il marchio è protetto non soltanto a fronte di utilizzazioni confusorie, ma anche
contro i tentativi di approfittare o arrecare pregiudizio al valore pubblicitario della
sua notorietà.
69 Valentina Gilardoni
Tuttavia sono protetti anche i marchi non registrati, che rientrano nei segni
distintivi diversi dal marchio registrato e che il codice della proprietà industriale
dichiara protetti ricorrendone i presupposti di legge. Solo il marchio con una
notorietà estesa all’intero Stato vanta dunque una posizione geograficamente
corrispondente a quella derivante dalla registrazione.
Art. 2571: Chi ha fatto uso di un marchio non registrato ha la facoltà di continuare
ad usarne, nonostante la registrazione da altri ottenuta, nei limiti in cui
anteriormente se ne è valso.
La tutela del marchio registrato richiede alcuni requisiti, la cui mancanza può essere
fatta valere davanti al giudice quale causa di nullità della registrazione.
Alcuni requisiti riflettono l’esistenza di interessi generali in conflitto con la tutela del
marchio. L’azione di nullità può esser fatta valere da chiunque vi abbia interesse
(nullità assoluta). Il regolamento sul marchio utilizza l’espressione impedimenti
assoluti alla registrazione per indicare le ipotesi di mancanza di requisiti in esame.
70 Valentina Gilardoni
C. Impedimenti sono la decettività e l’illiceità, ossia il divieto di registrare i segni
idonei ad ingannare il pubblico, nonché i segni contrari alla legge, all’ordine
pubblico e al buon costume.
Requisiti a tutela di interessi individuali di chi vanti diritti anteriori in conflitto con
la registrazione. La mancanza di questi costituisce una causa di nullità che può
essere fatta valere solo dai titolari dei diritti anteriori (nullità relativa). La presenza
di diritti anteriori fa venire meno il requisito della novità. Sono privi di novità i marchi
la cui utilizzazione rappresenterebbe una violazione dei diritti sui segni distintivi
anteriori.
A. Segni distintivi registrati con efficacia anteriore, valutata in relazione alla data
di deposito della domanda, non a quella di concessione della registrazione.
Rilevano tutte le domande depositate nello Stato.
Il procedimento di registrazione
71 Valentina Gilardoni
La concessione della registrazione non garantisce la valida nascita di diritti sul
segno, perché è possibile lamentare davanti all’autorità giudiziaria che il marchio è
privo di uno o più requisiti.
Può essere considerato contraffazione anche se l’uso del segno avviene per fini di
comparazione, quando non vengano rispettati i limiti della pubblicità comparativa: si
protegge la funzione pubblicitaria acquisita dal marchio per effetto della sua
notorietà.
72 Valentina Gilardoni
Cessioni e licenze di marchi
2573: Il marchio può essere trasferito o concesso in licenza per la totalità o per
una parte dei prodotti o servizi per i quali è stato registrato, purché in ogni caso
dal trasferimento o dalla licenza non derivi inganno in quei caratteri dei prodotti
o servizi che sono essenziali nell'apprezzamento del pubblico.
Il trasferimento dei diritti sul marchio avviene per effetti di accordi di vendita o da
altri accordi. Il trasferimento non è vincolato all’azienda, a differenza della ditta.
L’ordinamento prevede un sistema di trascrizione dei trasferimenti, che produce
effetti di pubblicità dichiarativa, in virtù del quale nel conflitto tra più acquirenti è
preferito chi ha trascritto per primo il suo titolo.
I diritti di marchio sono spesso oggetto di contratti di licenza stipulati dal titolare
(licenziante) con uno o più terzi licenziatari. Il licenziante mantiene la titolarità del
segno, consentendone però l’utilizzazione ad un licenziatario. I limiti di utilizzazione
del marchio possono essere diversi: territorio, tipologia di prodotti, qualità ecc.
Il licenziatario deve usare il marchio per prodotti o servizi uguali a quelli del
licenziante. Se questo obbligo viene violato si considera contraffazione e se il
licenziante lo tollera incorre nella decadenza del marchio.
• possono essere entrambe parziali (colpire soltanto una parte dei prodotti
sottoposti al marchio)
73 Valentina Gilardoni
• Producono effetto sull’intero territorio UE (nel sistema del regolamento del
marchio UE)
A. La nullità relativa della registrazione derivante dal conflitto con diritti anteriori
può essere sanata (convalida del marchio) qualora il titolare anteriore tolleri
consapevolmente per un periodo di 5 anni l’uso del marchio registrato. La
disciplina non si applica tuttavia in caso di mala fede del secondo registrante,
ovvero nel caso in cui vi fosse intenzione di approfittare dell’accreditamento
conseguito dal primo marchio
B. La decadenza avviene per non uso se il marchio non è stato oggetto di uso
effettivo entro 5 anni dalla registrazione, o quando l’uso sia stato interrotto
per 5 anni. La decadenza è sanabile attraverso la ripresa dell’utilizzazione
anteriormente alla proposizione di domanda o dell’eccezione di decadenza.
I nomi a dominio
74 Valentina Gilardoni
I segni distintivi collettivi
L’utilizzazione di essi deve avvenire nel rispetto dei regolamenti d’uso: che
determinano le condizioni d’uso del marchio, i controlli per verificarne il rispetto e le
sanzioni previste. L’omissione delle misure idonee a prevenire un uso del marchio
non conforme costituisce motivo di decadenza dei diritti per sopravvenuta
ingannevolezza. L’inganno consiste nel mancato rispetto delle finalità istituzionali
del registrante o delle caratteristiche qualitative certificate dal regolamento.La
disciplina di questi marchi corrisponde in linea di principio a quella del marchio
individuale.
75 Valentina Gilardoni
DIRITTO DELLA PROPRIETÀ INDUSTRIALE
Diritto della proprietà intellettuale
Le invenzioni industriali
Un soggetto che procede con una invenzione industriale ottiene una tutela: potrà
sfruttare in modo esclusivo questa sua invenzione. Questa tutela si ottiene mediante
il brevetto. Il brevetto trova una tutela a livello sia nazionale (Codice civile e Codice
della proprietà industriale e Ufficio italiano brevetti e marchi), sia a livello
internazionale (PCT di Washington, Tipo di Ginevra). Vi è un fascio di brevetti
internazionali: si deposita una domanda di brevetto presso il UEB e si decide in
quali paesi si vuole estendere tale brevetto. A livello Unione Europea vi è un Fascio
di brevetti Europei, ovvero un fascio di brevetti con il vantaggio che si può
depositare un’unica domanda, ma si dovranno ottenere i singoli brevetti su base
nazionale. Ciò significa che ciascuna frazione nazionale di brevetto può essere
autonomamente ceduta dal titolare ed è assoggettata alle autonome azioni di
nullità. Ora però esiste anche il brevetto europeo unitario che ottiene anche effetti
unitari.
Tipologie
76 Valentina Gilardoni
- Scoperte, teorie scientifiche e metodi matematici
- Piani, principi e metodi per attività intellettuali, gioco o attività commerciale
- Presentazioni di informazioni
- Metodi per il trattamento chirurgico o terapeutico del corpo umano o animale
- Metodi di diagnosi applicati al corpo umano o animale
- Varietà di vegetali e razze animali, nonché i procedimenti essenzialmente biologici
per l’ottenimento delle stesse
1. LICEITÀ: non deve essere contraria all’ordine pubblico e al buon costume. Alla
legge no perché potrebbe essere contraria alle leggi di uno Stato ma non di un
altro
2. NOVITÀ: non compresa nello stato della tecnica (tutto ciò che è reso accessibile
al pubblico nel territorio dello Stato o all’estero). Non deve essere predivulgata,
a meno che non lo sia a una cerchia di persone ristrette che firmano patto di
non divulgazione. vi sono tipologie di divulgazioni non opponibili all’inventore:
abuso evidente ai danni del richiedente nei 6 mesi precedenti (es. spionaggio
industriale) e rivendicazione di priorità che consente di retrodatare la valutazione
di novità al primo deposito in uno dei paesi.
3. ORIGINALITÀ: per una persona esperta del ramo l’invenzione non deve risultare
in modo evidente dallo stato della tecnica (salto inventivo)
77 Valentina Gilardoni
Un’ipotesi di diritto al brevetto si ha con riferimento alle invenzioni dei dipendenti:
accade quotidianamente che un datore assuma dei soggetti affinché svolgano
un’attività di invenzione di nuovi prodotti o processi. Si tratta dell’attività di ricerca e
sviluppo. Il datore di lavoro ottiene il diritto al brevetto come remunerazione
dell’investimento. Al lavoratore verrà riconosciuto il diritto morale e un equo
premio.
PROCEDIMENTO DI BREVETTAZIONE
INVENZIONE BREVETTATA
Il brevetto può essere ceduto a titolo definitivo, può essere concesso in licenza
con o senza esclusiva oppure essere oggetto di diritti reali e di esecuzione forzata.
78 Valentina Gilardoni
Vi sono casi in cui il titolare può essere obbligato a concedere licenze: la licenza
obbligatoria. Può essere imposta quando non abbia ottemperato all’onere di
attuare l’invenzione in proporzione ai bisogni del paese entro tre anni o abbia
sospeso questa attuazione per tre anni. È concessa dietro il paggetto d un equo
compenso da parte del Ministero dello sviluppo economico.
Può essere fatto valere anche contro prodotti con modifiche all’invenzione, quando
sia ovvio che le modifiche non alterano il contenuto dell’invenzione (contraffazione
per equivalenti)
Il soggetto inventore che non l’ha brevettata può continuare ad usarla, se l’ha usata
nei 12 mesi precedenti, anche nel momento in cui un soggetto terzo dovesse
arrivare alla medesima invenzione e brevettarla, ma solo nei limiti del preuso.
Il know how (insieme delle conoscenze che rappresenta un valore per qualsiasi
azienda) può essere mantenuto segreto, ma non attribuisce esclusiva. La violazione
del know how è oggetto di sanzione e quindi è tutelata.
NULLITÀ E DECADENZA
Il brevetto può essere dichiarato nullo da attività giudiziaria. L’azione di nullità può
essere intrapresa da chiunque vi abbia interesse, spesso dal convento in
contraffazione. La dichiarazione di nullità ha efficacia erga omnes. Le cause di
nullità sono: assenza di requisiti, insufficiente descrizione dell’invenzione o se il
brevetto è stato concesso al non avente diritto. Le cause di decadenza: malato
pagamento delle tasse brevettali, mancata attuazione dell’invenzione nei due anni
successivi al rilascio della licenza obbligatoria.
79 Valentina Gilardoni
MODELLI DI UTILITÀ
Sono nuove idee destinate a migliorare l’aspetto (forma, linea, colore, contorni) dei
prodotti industriali. La durata è di 5 anni.
I requisiti sono: novità (ci può essere predivulgazione ma per un anno) e carattere
individuale (l’impressione generale che suscita nell’utilizzatore informato differisce
da quelli già esistenti). Mentre nell’invenzione viene considerato il salto inventivo,
qui viene preso in considerazione l’utilizzatore.
La tutela è data dalla registrazione in sede nazionale allo UIBM o in sede europea
(EUIPO). La protezione derivante dalla registrazione ha durata 25 anni. Ammessa
tutela per non distrazione ma per serata minore.
ESERCIZI
1. Il sig. Polenghi, operante da tempo nel settore caseario, ha lanciato sul mercato
delle caramelle al latte, contrassegnate con il marchio Golosine, che stanno
riscuotendo un discreto successo: tanto che decide di incrementarne la produzione
e la conseguente distribuzione. Tuttavia, Polenghi ritiene opportuno far precedere
questa decisione da un’adeguata politica di marketing, finalizzata a diffondere il
marchio anche in mercati diversi da quello attualmente servito. Decide, pertanto, di
rivolgersi ad un professionista per sapere se possa cedere temporaneamente l’uso
del marchio Golosine ad altre piccole imprese specializzate nella produzione dei
“derivati” del latte, dislocate in ambiti territoriali tra loro diversi. Quale sarà la
risposta del professionista?
Si, il sig. Polenghi può cedere il marchio per la produzione di derivati del latte. Si fa
riferimento alla disciplina di trasferimento del marchio (art. 2573). Egli può cedere il
80 Valentina Gilardoni
marchio attraverso licenza non esclusiva a più imprese, con l’obbligo però di
attenersi agli obblighi previsti. I prodotti contraddistinti dallo stesso marchio devono
essere uguali tra loro nel territorio dello Stato.
2. Nel frattempo, Polenghi apprende che il sig. Tanza, anch’egli operante da tempo
nel settore caseario, ha appena avviato la produzione di caramelle simili a quelle da
lui prodotte e che ha cominciato a immettere sul mercato con il marchio Golose.
Polenghi si dimostra non poco infastidito da questa notizia e ritorna dal
professionista cui si era rivolto poco prima, per sapere se e quali rimedi sia possibile
adottare. Il professionista gli consiglia anzitutto di procedere alla registrazione del
marchio Golosine. Quale sarà la risposta del professionista? È possibile registrare il
marchio Golosine?
Il marchio Golosine può essere registrato se non è stata già richiesta la registrazione
del marchio Golose. Esso, infatti, soddisferebbe, oltre al requisito della capacità
distintiva (artt. 13 e 14 c.p.i.), anche il requisito della novità (art. 12 c.p.i.).
81 Valentina Gilardoni
I PRINCIPI
Si applica il codice civile o esiste una disciplina per i contratti d’impresa? Non esiste
una risposta, ma la contrattazione d’impresa è assoggettata ai principi comuni del
diritto civile. Bisogna però terre presente che sono state riconosciute alcune regole
specifiche per i contratti di impresa: commercializzazione del diritto civile. Si
individuano regole speciale che caratterizzano contratti: continuità dell’attività
economica, organizzazione seriale di rapporti, controparti deboli.
Art. 1368: Nei contratti in cui una delle parti è un imprenditore, le clausole ambigue
s'interpretano secondo ciò che si pratica generalmente nel luogo in cui è la sede
dell’impresa.
Rende il regolamento negoziale vincolante per il solo fatto di essere stato reso
conoscibile con mezzi adeguati, a prescindere dall’effettiva conoscenza (es,.
Clausole del trasporto ferroviarie pubblicate sul sito o esposte)
82 Valentina Gilardoni
La valutazione di meritevolezza del contratto
Esempi di deroghe:
Il decreto legislativo vuole porre rimedio al rischio che il debitore ritardi i pagamenti
per migliorare la gestione della propria liquidità trasformando i fornitori in
finanziatori.
83 Valentina Gilardoni
Il saggio degli interessi moratori corrisponde alla misura degli interessi legali di
mora, ovvero con 8 punti percentuali in più rispetto al tasso applicato dalla BCE
nelle operazioni di rifinanziamento. Ne è consentita la deroga purché non risulti
iniqua per il creditore.
84 Valentina Gilardoni
II. Il rischio di insufficiente ponderazione è presente nelle vendite effettuate fuori
dai locali commerciali: ove le informazioni si rilevino erronee si considerano
sufficienti i vizi della cosa o di annullamento del contratto per dolo o errore
III. Nel codice dei consumatori è tutelato anche nel commercio elettronico. È
riconosciuta la possibilità di recesso entro 14 giorni dalla ricezione. Il
professionista deve fornire un’informazione completa del bene, con spese,
modalità di recesso in modo appropriato e con un linguaggio comprensibile. Vi
sono obblighi di informazione relativi a tempo e modalità di pagamento.
ESERCIZI
1. Tizio produce abbigliamento casual di vario genere, che poi rivende unicamente a
Caio, il quale, dopo aver contrassegnato lo stesso abbigliamento con un suo
marchio, lo rimette sul mercato. Tizio, una volta preparato, come di consueto, i capi
per la prossima stagione primavera-estate, non riceve l’ordine di Caio. Tizio, allora,
telefona a Caio per chiedere spiegazioni. Caio risponde dicendo di non essere più
interessato ai prodotti di Tizio e che nel futuro non si approvvigionerà più da lui.
Tizio può reagire in qualche modo a questo comportamento?
Esempio: Sky Italia acquistò nel 2003 Tele+, questo determinava che sul mercato
delle televisioni si sarebbe creata una posizione dominate in capo al nuovo
soggetto, qui viene richiamata in causa la commissione europea che autorizzò
l’acquisto da parte di Sky di Tele+ con impegni che Sky avrebbe dovuto rispetta per
i successivi 10 anni. In via eccezionale le concentrazioni sono autorizzate
dall’autorità competente se necessarie per rilevanti interessi pubblici generali o di
politiche industriali.
85 Valentina Gilardoni
SEZIONE SESTA - LA COOPERAZIONE TRA IMPRENDITORI
86 Valentina Gilardoni
consorzio è composta da una serie di disposizioni generali e di alcune regole
specifiche applicabili solo ai consorzi con attività esterna, che operano, cioè,
anche con i terzi.
Entrambi si caratterizzano per la costituzione di un’organizzazione comune che
però nell’attività interna è volta a regolare i rapporti reciproci degli imprenditori
consorziati; nell’attività esterna, invece, è volta non solo a tale obiettivo, ma anche
a disciplinare l’attività svolta dal consorzio con i terzi.
87 Valentina Gilardoni
d. La disciplina del consorzio prevede cause di scioglimento del contratto e
della singola partecipazione dei consorziati.
• Il contratto di consorzio si scioglie per il decorso del termine di durata, per il
conseguimento dell’oggetto o l’impossibilità di conseguirlo, o in seguito ad
una decisione unanime o una delibera maggioritaria se sussiste una giusta
causa. Vi è la possibilità di prevedere nel contratto ulteriori cause.
• Lo scioglimento della singola partecipazione può essere, invece, originato dalla
volontà del consorziato (recesso) o dalla decisione degli altri (esclusione).
L’esclusione costituisce la sanzione prevista per l’inadempimento degli obblighi.
• Recesso ed esclusione sono possibili nei casi previsti dal contratto ai quali deve
aggiungersi anche la perdita della qualità di imprenditore che costituisce il
requisito essenziale di partecipazione al consorzio.
Se il consorzio ha per oggetto il contingentamento della produzione o degli
scambi, il contratto deve inoltre stabilire le quote dei singoli consorziati o i
criteri per la determinazione di esse.
Le obbligazioni assunte dagli organi del consorzio per conto dei singoli
consorziati, invece, sono imputabili solo a questi ultimi, con l’aggiunta di una
responsabilità sussidiaria, a titolo di garanzia, del fondo consortile. Se il
consorzio è costretto a pagare, gli organi consortili potranno esercitare un’azione di
88 Valentina Gilardoni
rivalsa per l’intera somma pagata nei confronti del consorziato interessato
(solidarietà passiva disuguale).
L’art. 2615 prevede, inoltre, per il caso di insolvenza, la ripartizione del debito
dell’insolvente fra tutti gli associati in proporzione delle rispettive quote. Le
persone che hanno la direzione del consorzio devono redigere, entro due mesi dalla
chiusura dell’esercizio, una situazione patrimoniale in conformità delle regole
relative al bilancio di società per azioni.
Le società consortili
Gli scopi tipici del contratto di consorzio possono costituire l’oggetto sociale di una
società consortile. L’atto costitutivo della società consortile può procedere l’obbligo
dei soci di versare contributi periodici per il funzionamento della società.
I caratteri tipici dello scopo consortile possono ricavarsi dalla nozione di consorzio:
dal carattere ausiliario svolto dall’impresa consortile rispetto all’attività
esercitata dai singoli consorziati che, con la stipulazione del contratto di
consorzio, mirano ad integrare le rispettive imprese e alcune delle loro fasi.
Controversa invece è la disciplina in quanto vi è prevalenza della tesi per la quale le
società consortili vanno regolate esclusivamente sulla base delle norme stabilite
per il tipo societario prescelto. Non è ammessa di applicare una disciplina mista.
Il contratto di rete
Con il contratto di rete, più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, la
propria capacità innovativa e la propria competitività e si obbligano, sulla base
di un programma comune di rete:
• a collaborare in forme e in ambiti attinenti all’esercizio delle proprie imprese
• a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale,
tecnica o tecnologi
89 Valentina Gilardoni
• ad esercitare in comune una o più attività della propria impresa.
90 Valentina Gilardoni
Inoltre, gli imprenditori ambiscono a conservare la propria autonomia
nell’esecuzione dell’opera e a procedere singolarmente e rendere riconoscibile ai
terzi il compimento della frazione della commessa di loro competenza.
Di qui la nascita del fenomeno delle associazioni temporanee di imprese (joint
venture). Si tratta di specifiche forme di cooperazione a carattere occasionale
tra imprenditori che non determina alcuna organizzazione. Le imprese aspiranti alla
commessa si presentano distinte ed autonome al committente ed il loro
collegamento consiste nel sottoporre al committente un’offerta congiunta
assumendo il comune impegno di eseguire l’opera complessiva e nell’assegnare ad
una di esse (impresa capogruppo o capofila), l’incarico di gestire i rapporti con il
committente ed assicurare il necessario coordinamento esecutivo dell’opera.
La giurisprudenza configura ormai tali associazioni come contratti associativi
innominati. Il legislatore ha provveduto a tipizzare talune figure di associazioni
temporanee come le partecipazioni egli appalti pubblici
ESERCIZI
Si può perseguire lo scopo anche attraverso una rete di impresa, in cui gli
imprenditori decidono per migliorare la propria competitività e capacità innovativa di
stipulare un programma di impresa che può avere come oggetto lo scambio di
informazioni o prestazioni, la collaborazione in ambiti attinenti all’esercizio delle
proprie imprese o l’esercizio in comune di una o più attività della propria impresa.
91 Valentina Gilardoni
SEZIONE SETTIMA - GLI STRUMENTI DI MOBILIZZAZIONE DELLA
RICCHEZZA. PRINCIPI FONDAMENTALI
I TITOLI DI CREDITO CARTACEI ED ELETTRONICI
• Verificare che la cessione sia efficace nei confronti del debitore ceduto: procedere
alla notificazione e accettazione
92 Valentina Gilardoni
C. Il possessore che esibisce la chartula non deve fornire altra prova della
titolarità della sua pretesa e, specularmente, il debitore che paga a suo favore è
sempre liberato, a meno che non disponga di prove certe della carenza di
titolarità in capo a lui (art. 1992). LEGITTIMAZIONE ATTVIA E PASSIVA
La più importante forma che oggi rivestono i titoli di credito elettronici è composta
dai titoli scritturali, a cui sono soggetti necessariamente i titoli negoziati nei
mercati regolamentati (azioni quotate, titoli di Stato, ecc.) e facoltativamente i titoli
di massa (cioè emessi in serie) non quotati.
93 Valentina Gilardoni
2. Titoli partecipativi, che incorporano una posizione giuridica complessa,
rappresentativa della partecipazione economica ed organizzativa ad una
iniziativa produttiva: azioni di società, strumenti finanziari partecipativi. Qui il
rapporto documentato comprende diritti patrimoniali e amministrativi
3. Altri valori finanziari, che documentano posizioni giuridiche di vario tipo, come
diritti di opzione, ecc.
Può definirsi titolo di credito quel documento formato ed emesso per realizzare
un’operazione di finanziamento tra colui che è interessato a conseguire
l’investimento e colui che è interessato a concederlo assicurandosene pero
una facile liquidabilità mediante la negoziazione del rapporto.
94 Valentina Gilardoni
Il problema dell’individuazione della fattispecie si fa assai meno complesso per i
titoli scritturali, perché qui la documentazione (registrazione nel conto) coincide con
l’immissione nel sistema di gestione accentrata, che di per sé vale come
destinazione alla circolazione e viene percepita come tale dal mercato.
I principi cartolari
Per i titoli cartacei, centrale nel sistema è il possesso della chartula. Tuttavia non
sempre è sufficiente il semplice possesso. Esistono infatti tre distinte categorie:
3. Titoli nominativi (es. azioni): come nei titoli all’ordine, il nome del creditore è
menzionato nel documento, ma, in più, esso è riprodotto anche in un registro
tenuto dall’emittente; la circolazione avviene mediante consegna della chartula
e indicazione del nome dell’acquirente sul titolo e nel registro
Per i titoli scritturali la legge di circolazione risulta unica e si basa sulla consegna
virtuale mediante operazione di giro. Per la verità permane, a livello normativo, la
95 Valentina Gilardoni
distinzione fra titoli non nominativi e titoli nominativi; a onor del vero al titolo
scritturale è sempre abbinato il nome del “possessore”, in quanto la registrazione
avviene sempre in un conto intestato, ma la distinzione dovrebbe riguardare la
necessità (per i titoli nominativi) o meno (per gli altri) di procedere altresì
all’annotazione dell’acquirente nel registro dell’emittente.
L’autonomia reale
L’art. 1994 dispone, per i titoli cartacei, che chi ha acquistato in buona fede il
possesso di un titolo di credito, in conformità delle norme che ne disciplinano la
circolazione, non è soggetto a rivendicazione; in altre parole, ne acquista la
proprietà anche a non domino. Si parla perciò di autonomia reale nella
circolazione.
Per i titoli scritturali, il TUF dispone che colui il quale ha ottenuto la registrazione in
suo favore, in base a titolo idoneo e in buona fede, non è soggetto ad azioni da
parte di precedenti titolari.
Per i titoli cartacei, l’art. 1993 stabilisce che il debitore può opporre al possessore
(eventualmente qualificato) del titolo soltanto le eccezioni a questo personali e
una serie di altre eccezioni opponibili a chiunque, mentre le eccezioni fondate
sui rapporti personali con i precedenti possessori sono opponibili a quello attuale
soltanto se, nell’acquistare il titolo, questi ha agito intenzionalmente a danno del
debitore medesimo.
Letteralità significa che il possessore può esercitare la pretesa nei termini che sono
indicati nel titolo, senza subire le conseguenze di eventuali atti modificativi del
96 Valentina Gilardoni
contenuto (es. dilazioni) o estintivi della stessa (es. pagamento) riferibili a precedenti
possessori, ma non risultanti dal documento.
1. Quelle fondate sul contesto letterale del titolo (es. il fatto che la somma
dovuta risulti inferiore a quella pretesa) e quelle di forma (es. si richiede
l’apposizione della denominazione cambiale sul relativo titolo), anche
modifiche al rapporto originario divengono eccezioni fondate sulla lettera del
titolo, se vi sono documentate
97 Valentina Gilardoni
La legittimazione cartolare attiva e passiva
L’art. 1992, stabilisce che il possessore ha diritto alla prestazione in esso indicata
verso presentazione del titolo, purché sia legittimato nelle forme prescritte dalla
legge (cioè purché il suo possesso sia qualificato, nei titoli all’ordine a nominativi). È
questa la c.d. legittimazione attiva. Il possesso determina una presunzione di
titolarità, presunzione relativa, non già assoluta, essendo sempre possibile che il
debitore fornisca la prova contraria (es. dimostri che l’attuale possessore ha
acquistato il titolo in base ad un atto nullo).
Anche nel sistema scritturale può accadere che legittimato sia un soggetto
diverso dal titolare (es. colui che ha acquistato in base ad atto nullo). Perciò
l’emittente può eccepire all’intestatario del conto il difetto di titolarità, se riesce a
provarlo. Legittimazione passiva: il debitore che senza dolo o colpa grave adempie
nei confronti dell’intestatario del conto (i cui dati siano pure annotati nel suo
registro, se il titolo è nominativo) è liberato anche se questi non è il titolare.
98 Valentina Gilardoni
LA CIRCOLAZIONE DEL DENARO: GLI STRUMENTI DI PAGAMENTO
Moneta scritturale: insieme dei saldi disponibili dei conti accesi presso banche o
altri intermediari specializzati. Essa presuppone l’esistenza di un sistema di
pagamenti in cui si realizza il trasferimento monetario, sottoposto a regime di
controlli pubblici. Si distinguono in:
Titoli cambiari
Le cambiali
99 Valentina Gilardoni
È un titolo astratto perché il rapporto tra traente e primo prenditore (rapporto di
valuta) non risulta dal titolo e può essere il più vario. Nella cambiale tratta vi è anche
il rapporto di provvista tra traente e trattario, che vede quest’ultimo debitore di una
somma verso il primo per un debito non cambiario. In questa ipotesi il trattario
pagando estingue il rapporto di valuta tra traente e prenditore e il rapporto di
provvista di sé stesso verso il traente.
Essa nasce con la dichiarazione cambiaria del traente, a cui vengono aggiunte
spesso altre dichiarazioni, da ognuna delle quali nasce un obbligo. Può succedere
che il trattario accetti (dichiarazione di accettazione), diventando obbligato
cambiario. Vi sono anche le dichiarazioni di avallo, con cui si garantisce il
pagamento del debito cambiario assunto da un altro soggetto.
L’assegno bancario
Se ne può servire chi dotato di conto corrente, stipula con la banca una
convenzione d’assegno, con la quale viene autorizzato dalla banca a trarre su di
essa dei titoli di credito. Con l’assegno bancario il cliente (traente) ordina alla
banca (trattaria) di pagare una determinata somma di denaro a favore del
legittimo prenditore del titolo.
La scadenza è sempre a vista. Può essere emesso con lo specifico nome del
beneficiario o “al portatore”. Si trasferisce mediante girata se pagabile ad una sola
persona fisica o con la consegna del documento se “al portatore”.
L’assegno circolare
• Concordato preventivo
• Accordi di ristrutturazione
CONCORDATO PREVENTIVO
ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE
Contratto che l’impresa in stato di crisi o insolvenza stipula con i creditori, con il
quale riconosce autonomia negoziale molto estesa. La condizione è l’idoneità ad
assicurare l’integrale pagamento dei creditori estranei nei 120 giorni
dall’omologazione o dalla scadenza per quelli non ancora scaduti.
Gli strumenti di allerta sono finalizzati ad una tempestiva rilevazione degli indizi
della crisi e alla sollecita adozione delle misure idonee. Sono obblighi in capo agli
organi di controllo societario e revisione contabile che devono segnalare all’organo
amministrativo l’esistenza di indizi di crisi.
Viene richiesto anche ad alcuni enti pubblici specifici a segnalare al debitore sulla
circostanza che l’esposizione debitoria eccede determinati importi.
Esse storicamente nascono come collettività di persone che si aggregano per trarre
un guadagno da un’iniziativa comune. Accanto alle imprese individuali,
essenzialmente di modeste dimensioni, si sviluppano e si affermano le imprese
collettive, promosse da gruppi di persone che uniscono le proprie forze finanziarie
e lavorative per intraprendere congiuntamene una determinata attività.
Per questi motivi, la definizione generale del fenomeno societario li considera come
organismi di diritto privato destinati all’esercizio di attività genericamente produttive
e normalmente imprenditoriali; essi rappresentano ancora oggi le strutture
tipicamente e ordinariamente utilizzate per l’esercizio di un’attività di questo tipo.
Questo giustifica l’inserimento della relativa disciplina nel diritto dell’impresa: il
diritto delle società è il complesso delle norme che regolano l’organizzazione della
struttura.
S.p.a. e s.r.l. non sono invece necessariamente pluripersonali. Questi tipi possono
essere costituiti anche per atto unilaterale (art. 2328 e 2463), quindi da un unico
fondatore, e inoltre possono veder confluire nelle mani di un unico socio tutte le
quote di partecipazione. Tale fenomeno è particolarmente diffuso nei gruppi di
società in cui la capogruppo (holding) detiene tutte le partecipazioni.
Va ricordato che esistono anche società che perseguono uno scopo mutualistico o
consortile. Sotto il profilo funzionale, l’art. 2247 definisce esclusivamente le
società lucrative e non quelle con scopi mutualistici. Quello che importa, però, è
che tutte le società perseguono uno scopo di natura patrimoniale ed egoistico e che
il contratto di società cooperativa o consortile coincide, nei tratti essenziali, con
l’atto costitutivo della società lucrativa. Il negozio unilaterale e contratto
condividono gli elementi fondamentali e differiscono solo sul piano del numero di
persone che si fanno promotrici dell’iniziativa.
In questo modo si genera un rapporto tra i soci che prima non c’era ma che non
contraddice la fonte unilaterale dell’ente proprio perché quest’ultima continua a
manifestare il proprio valore per tutta la durata della società.
Sebbene tale disposizione sia stata abrogata, esistono comunque dei vincoli
nell’ordinamento:
La riforma del 2011 consente oggi di affermare per la prima volta la piena liceità
dell’esercizio in forma societaria di qualsiasi professione. Il fenomeno dei rapporti
tra professioni intellettuali e attività collettive è però più complesso.
Il problema riguarda solo le c.d. professioni protette, per le quali è necessaria
l’abilitazione e non le professioni non protette. Infatti, l’erogazione di servizi non
protetti è sempre stata possibile da parte di qualsiasi società (società imprenditrici)
La soluzione accolta dal legislatore prevede che: la società deve essere composta
da soci abilitati (anche se non esclusivamente) e che la prestazione deve essere
eseguita da uno dei soci iscritti all’albo.
Proprio per il fatto che, nella società, tutto ruota attorno all’attività la legge
conferisce al patrimonio sociale un’autonomia rispetto ai patrimoni dei soci.
Infatti, i creditori particolari di questi ultimi non possono mai aggredire i beni sociali
e i soci, al contempo, non rispondono con beni propri alle obbligazioni sociali o ne
rispondono solo in via sussidiaria. I beni in comproprietà non godono di alcuna
autonomia, infatti i terzi che hanno acquistato crediti sono normali creditori dei
singoli comproprietari, possono aggredire sia questo bene sia quelli personali dei
comproprietari.
Tutto questo non esclude che in concreto le parti osservino il patto e che quindi il
gruppo operi rimanendo occulto. In questo caso il problema è quello di determinare
se delle obbligazioni assunte dalla società risponda solo il prestanome o se la
responsabilità si estenda anche al gruppo e quindi ai soci occulti. È intuitivo che le
controversie sorgeranno perché i terzi creditori, rivelata la realtà, cercheranno di
aggredire i patrimoni di tutti costoro.
Con riferimento alla società occulta, la legge dichiara che “qualora dopo la
dichiarazione di fallimento di un imprenditore individuale risulti che l’impresa è
riferibile ad una società di cui il fallito è socio illimitatamente responsabile, il
tribunale dichiara il fallimento di questa e degli altri soci illimitatamente responsabili.
La compartecipazione dei soci all’interno della società può assumere gradi e forme
diverse.
La legge fissa solo dei minimi nelle società di capitali (10.000€ nelle s.r.l., 50.000€
nelle s.p.a. e nelle s.a.p.a.) e dei talvolta dei limiti più elevati a seconda dell’oggetto
sociale. Queste però sono le uniche prescrizioni che devono essere osservate.
Come abbiamo detto i beni conferiti sono destinati in via definitiva all’attività
sociale. Quindi l’atto costitutivo impone su di essi un vincolo di destinazione, in
forza del quale viene impedito che essi vengano sottratti all’iniziativa economica.
B. Il socio non può chiedere in qualsiasi momento la liquidazione, cioè non può
recuperare il valore dell’investimento se non nelle ipotesi in cui gli è stato
concesso il recesso. In questo senso egli con il conferimento vincola, non solo il
bene, ma anche il suo valore. Infatti per tutta la vita della società, può essere
distribuito ai soci solo l’utile, cioè il maggior valore acquisito dal patrimonio
netto rispetto ai conferimenti
C. I soci non possono individualmente servirsi dei beni per fini estranei a quelli
della società
D. I beni sono destinati alla garanzia dei creditori sociali, in modo prioritario
rispetto ai creditori individuali dei soci.
Il vincolo di destinazione non implica che i singoli beni conferiti debbano restare nel
patrimonio della società per tutta la sua durata (materie prime, cose conferite in
proprietà cedute a terzi, denaro)
Tra le funzioni svolte dal capitale vi è la funzione produttiva, cioè rappresenta quel
valore complessivo di risorse che i soci destinano irreversibilmente all’attività. Alla
luce di questa funzione ha effetto il vincolo di indisponibilità che prevede che i soci
non possano prelevare dal patrimonio della società le somme che eccedono il
valore del capitale per distribuirsele. Solo se il patrimonio netto (differenza tra
attività e passività) è superiore al capitale, allora l’attività sociale ha prodotto un
utile che può essere distribuito.
Nelle società lucrative il socio trae il proprio profitto per il solo fatto di essere socio,
mentre nelle mutualistiche ricava il suo beneficio solo se e nella misura in cui
acquisti prodotti e servizi dalla società o lavori per essa.
In tutti i casi, la società è una struttura costituita per il perseguimento di uno scopo
egoistico.
L’art. 2247 non ammette eccezioni alla causa egoistica del negozio societario.
Tuttavia, negli ultimi decenni, la legislazione speciale ha introdotto in modo
sempre più diffuso delle figure societarie caratterizzate dall’assenza di scopi
egoistici (es. le società sportive professionistiche che devono reinvestire tutti gli utili
nell’attività sportiva senza poterli distribuire in alcun modo tra i soci). Di importanza
ancora maggiore è la disciplina dell’impresa sociale; questa non è una nuova entità
organizzata a carattere imprenditoriale ma è una qualifica che associazioni,
fondazioni e società possono acquisire quando esercitano un’attività economica
in alcuni settori o con modalità di utilità sociale e rispettino determinate
condizioni, tra cui la mancanza dello scopo di lucro, a condizione che esse
arruolino tra il personale, in una certa percentuale, lavoratori che appartengono
alle classi disagiate e si assoggettano a certe regole coerenti con le finalità che
intende perseguire.
I modelli organizzativi regolati nel codice civile hanno carattere generale. Diverse
normative speciali introducono disposizioni dedicate a categorie di società e talvolta
persino singole società, che derogano o integrano, in misura più o meno ampia, la
disciplina generale, società di diritto speciale. Esse sono enti che appartengono
ad uno dei tipi codicistici e quindi soggetti, in linea di principio, alle relative norme,
ma che, sotto certi profili, presentano invece una regolamentazione propria,
giustificata dall’esistenza di un interesse pubblico specifico.
Vi sono anche le società in mano pubblica, in cui partecipa, come socie unico, o
di maggioranza, un ente pubblico. Tali società sono assoggettate al diritto societario
comune, a volte con disciplina speciale.
a. Comunione di beni: costituita per meri fini di godimento è retta dalla disciplina
della proprietà. Dal punto di vista della responsabilità, la contitolarità non isola in
alcun modo il bene comune da quelli individuali della cooperativa. La semplice
costituzione di una comunione patrimoniale, senza destinazione economica dei
beni, non consente di accedere ad alcuna forma di autonomia.
1. Tizio e Caio decidono di far fruttare i loro risparmi: li mettono assieme allo scopo
di acquistare una partita di vinili usati da rivendere ai collezionisti al prezzo più alto
possibile. Tizio e Caio costituiscono una società? e se sì che tipo di società?
Bisogna accertare se sussistano i tre requisiti dell’art 2427 per poter affermare
l’esistenza di una società:
3.Tizio e Caio hanno messo insieme tutti i loro risparmi per avviare la produzione di
dispositivi sanitari, molto richiesti in questo momento di crisi sanitaria. I due
ritengono di trarre grandi guadagni da questo business. Essi hanno costituito una
società? E nell’affermativa di che tipo?
SOCIETÀ SEMPLICE
• Può esercitare solo attività non commerciale
• L’atto costitutivo non richiede forme particolari, salvo quelle richieste dai beni
conferiti
• Iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese: funzione notizia per le
attività non commerciali, dichiarativa per la società agricola
• L’iscrizione non incide sull’esistenza della società, né sulla disciplina applicabile
Secondo l’art. 2291, nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono
solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali. L’eventuale patto
limitativo della responsabilità dei soci viene fatto valere solo nei rapporti interni tra
soci e non sarà opponibile ai creditori della società. La responsabilità di tutti i soci
sussiste anche quando la s.n.c. non è iscritta nel registro delle imprese.
La s.n.c. agisca sotto una ragione sociale, composta dal nome di uno o più soci
con l’indicazione del rapporto sociale (art. 2292), che ha una funzione distintiva-
identificativa dell’ente come soggetto di diritto; ad esso poi possono aggiungersi
ulteriori elementi (ad es. Alfa Trasporti s.n.c. di Giovanni Bianchi).
Per quanto riguarda la forma, viene richiesta la stipula per atto pubblico o scrittura
privata autenticata (art. 2296), ma questo vale solo ai fini pubblicitari ossia per
ottenere l’iscrizione nel registro delle imprese.
L’unico ostacolo alla validità dell’atto costitutivo della s.n.c. riguarda i conferimenti
di beni la cui circolazione prevede che sia assoggettata a forme particolari ad
substantiam. Si può riscontrare un vizio di costituzione nel caso in cui il
conferimento del bene immobile non sia effettuato in forma scritta, come richiesto
dalla natura del conferimento. Le conseguenze dipendono dall’essenzialità del
conferimento rispetto all’oggetto sociale: nel senso che se non è essenziale, il
conferimento è come se non fosse effettuato; se, invece, è essenziale, il vizio di
forma si ripercuote sull’intera società. La società, nel secondo caso, sarà invalida
(nulla). Alla società (anche s.n.c.) si applica la disciplina contenuta nell’art. 2332 c.c.
Presuppongono la mancata iscrizione delle s.n.c.: la società occulta in cui pur non
sussistendo un vincolo societario nei rapporti tra soci, si reputa comunque
sussistente, e quindi assoggettabile a fallimento, quella società che appare tale nei
rapporti esterni, inducendo i terzi a confidare sulla sua concreta esistenza.
Società apparente: una società non esiste, tuttavia due o più soggetti operano nei
confronti di terzi come se la società ci fosse. I soggetti terzi fanno affidamento
sull’esistenza effettiva della società e vengono quindi tutelati estendo la
responsabilità della società apparente al fallimento.
La partecipazione
La partecipazione ad una s.n.c. è consentita non solo alle persone fisiche, ma
anche alle persone giuridiche. Per le società di capitali è consentito che, previa
autorizzazione dell’assemblea, assumano partecipazioni in altre imprese che
comportano una responsabilità illimitata per le obbligazioni di queste.
Le società di persona di tipo commerciale devono redigere il bilancio secondo le
norme previste per la s.p.a. qualora tutti i soci illimitatamente responsabili siano
s.p.a., s.a.p.a., o s.r.l. Si ammette quindi la possibilità di una s.n.c i cui soci siano
esclusivamente società di capitali.
La partecipazione degli incapaci è equiparata all’esercizio di un’impresa
commerciale: soggetto minore, interdetto o inabilitato non può costituire la società,
ma può proseguirla brevia autorizzazione da parte del tribunale. Il minore
emancipato può partecipare anche alla costituzione, ma con autorizzazione da
parte del tribunale.
Il valore dei conferimenti potrà essere concordato liberamente tra i soci all’atto
della stipula dell’atto costitutivo o in sede di aumento del capitale. La somma del
valore dei conferimenti dà luogo al capitale della società, per il quale non è
prevista alcuna soglia minima.
Per quanto riguarda l’entità conferibili, non sussistono limiti, possono essere
conferiti tutti i beni e i servizi, ossia qualsiasi entità suscettibile di valutazione
economica.
Il capitale sociale
Come abbiamo detto, l’insieme dei conferimenti dei soci contribuisce a formare il
capitale sociale della s.n.c. e i soci sono liberi di fissare la cifra del capitale sociale
nominale e di valorizzare i beni nella misura tra loro concordata.
La determinazione dell’importo del capitale in cifra monetaria è richiesta
dall’art. 2295 che prescrive l’indicazione nell’atto costitutivo del valore attribuito ai
conferimenti. Perciò deve ritenersi che nella s.n.c. il capitale è l’elemento essenziale
dell’atto costitutivo, a cui alcune disposizioni assegnano una funzione vincolistica
ed organizzativa.
Piano vincolistico
Una prima disciplina di tutela del capitale vieta la restituzione ai soci di conferimenti
o di distribuire somme di patrimonio sociale (se non nella misura in cui vi sia
Piano organizzativo
Va ricordata la funzione del capitale di attribuire importanza alla partecipazione al
capitale in quanto in base ad essa si misura la maggioranza per determinate
decisioni.
I creditori particolari possono tutelarsi aggredendo solo gli utili che spettano al
socio debitore e possono porre in essere atti conservativi sulla quota che spetta
a questi in occasione della liquidazione della società.
Non hanno la facoltà di provocare lo scioglimento del singolo rapporto sociale
anche quando offrono la prova che gli altri beni del socio sono insufficienti alla
soddisfazione del credito.
Il termine di durata della società si traduce in un limite temporale ai poteri dei
creditori particolari, tenuti ad attendere lo scioglimento della stessa per vedere
incrementare le chances di soddisfazione.
Vi è rischio che attraverso la proroga della durata venano sostanzialmente deluse le
aspettative dei creditori particolari del socio anteriori alla stessa, ai quali è
riconosciuta la possibilità ad opporsi alla decisione di proroga della società
(proroga espressa) entro 6 mesi dall’iscrizione nel registro delle imprese stesse. Se
l’opposizione è accolta, la società deve, entro altri 3 mesi dalla notificazione della
sentenza, liquidare la quota del socio debitore dell’opponente.
In caso di proroga tacita il creditore particolare del socio può in ogni momento
chiedere la liquidazione della quota del suo debitore.
Nei rapporti esterni, l’eventuale patto che dovesse intercorrere tra i soci è
dichiarato privo di efficacia nei confronti dei terzi.
La responsabilità per le obbligazioni sociali permane anche dopo lo scioglimento
del rapporto sociale ed ha importanza anche in caso di fallimento della s.n.c.
Infatti i soci sono esposti al fallimento, in estensione al fallimento della s.n.c.
Anche l’ex socio potrà essere dichiarato fallito ma solo nel termine di un anno dallo
scioglimento se l’insolvenza dipende da obbligazioni sorte prima dello stesso.
La responsabilità dei soci di s.n.c. verso i creditori sociali è sussidiaria rispetto a
quello della società, in quanto accorda ai soci il beneficio di preventiva
escussione. Tale beneficio prevede un onere a carico dei creditori sociali che
sono chiamati a provare, nel processo di esecuzione promosso contro i soci, di aver
prima escusso, in modo infruttuoso, il patrimonio della società.
Amministrazione congiunta
Il regime di amministrazione congiunta (art. 2258) rappresenta uno schema
gestionale in cui tutti agli amministratori si impone un confronto costante.
Entrambe le varianti contemplate dal legislatore richiedono una previsione dell’atto
costitutivo.
A. Amministrazione congiunta all’unanimità, essa prevede che per la decisione
occorre il consenso di tutti gli amministratori. Si tratta di un modello
privilegiato dal codice in quanto si applica in mancanza dell’espressa
indicazione dello schema scelto. Inoltre attraverso tale regola si mette in
discussione l’agilità decisionale in quanto si concede a ciascun singolo un
potere di veto poiché nessun amministratore può esercitare da solo il potere
decisionale, ma deve coinvolgere gli altri nelle decisioni. Inoltre
nell’amministrazione congiunta il gruppo dei soci non assume nessun ruolo di
scioglimento dell’opposizione.
B. Se poi i soci intendono temperare le rigidità del modello, possono inserire
nell’atto costitutivo la previsione della possibilità che gli amministratori
decidano a maggioranza. In questo modo si crea la possibilità che un
amministratore prevalga su un altro, il computo della maggioranza vale anche
per la partecipazione agli utili.
La nomina può anche mancare del tutto e in questo caso troverà applicazione la
regola secondo cui il potere di amministrazione e di rappresentanza spettano a
tutti i soci.
Si distingue tra:
• revoca negoziale (voluta dai soci) che è automaticamente efficace purché
soddisfi i requisiti di legge: se gli amministratori sono nominati nell’atto
costitutivo la revoca ha effetto solo se sussiste una giusta causa, cioè
quando si verifica un fatto di inadempimento degli obblighi abbastanza gravi da
legittimare la revoca dell’amministratore; e deve inoltre richiedere l’unanimità dei
consensi (salvo che la società abbia introdotto una clausola di maggioranza). La
revoca priva il socio solo del potere di amministrazione, ma non alla sua
partecipazione sociale. Per gli amministratori nominati con atto separato,
invece, la revoca è efficace anche in assenza di giusta causa anche se questo
espone la società al rischio di dover risarcire il danno (maggioranza di utili)
• revoca giudiziale che può produrre effetto solo dopo la pronuncia del tribunale.
Per quanto riguarda la loro responsabilità, il codice si limita a sancire che “gli
amministratori sono solidalmente responsabili verso la società per l’adempimento
• Hanno poteri di controllo e diritto di avere notizia sullo svolgimento degli affari
(diritto di informazione), consultare i documenti di amministrazione (diritto di
ispezione) e ottenere il rendiconto (prospetto analitico delle operazioni realizzate)
quando gli affari per cui sia stata costituita la società sono stati compiuti (diritto al
rendiconto).
3 9 . L O S C I O G L I M E N T O D E L S I N G O L O R A P P O RT O S O C I A L E . L O
SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETÀ
Recesso
L’art. 2285 prevede il recesso del socio distinguendo tra società a tempo
determinato e a tempo indeterminato. La dichiarazione di recesso è una
manifestazione unilaterale di volontà del socio, recettizia nei confronti della società.
Esclusione facoltativa
L’esclusione facoltativa è la causa di scioglimento del singolo rapporto sociale
legata ad un’iniziativa della società stessa, attraverso una decisione adottata a
maggioranza dagli altri soci. In questo caso la volontà del socio estromesso è
contraria e mira al mantenimento della posizione nella società. In ragione di tale
conflitto il legislatore ha approntato a tutela del socio escluso una forma specifica
Esclusione di diritto
L’esclusione di diritto, invece, sussiste in due ipotesi: quando il socio venga
dichiarato fallito perché titolare di un’impresa individuale o perché illimitatamente
responsabile di un’altra società; e quando il creditore particolare del socio abbia
ottenuto la liquidazione della quota del socio stesso. L’esclusione di diritto è
dettata a tutela di interessi esterni alla società (creditori del socio) e gode di piena
autonomia, la cui disciplina è immodificabile dall’atto costitutivo.
C. Vi sono poi decisioni senza indicazione del numero di consensi richiesti. Si deve
distinguere tra:
A. Decisioni inerenti alle attività gestorie: assimilate al principio della
maggioranza, ovvero opposizione di un amministratore nel modello
disgiuntivo, decisioni di nomina e revoca degli amministratori nominati con
atto separato e l’approvazione del bilancio da cui scatta il diritto agli utili
B. Decisioni inerenti alla struttura organizzativa assimilabili all’unanimità:
rientrano alcune decisioni che, sono assimilabili alle modifiche contrattuali e
come tali sono assoggettate all’unanimità. Esse si riferiscono al consenso
all’esercizio di attività concorrenziali da parte del socio.
Il procedimento decisionale e l’impugnazione delle decisioni
Inoltre, il codice non detta nessuna regola riguardo il procedimento da applicare alle
decisione dei soci di s.n.c. né per quelle degli amministratori. La mancanza di
qualsiasi prescrizione ha alimentato la convinzione che le decisioni fossero del tutto
svincolate da regole formali. Tuttavia la dottrina ha cercato di colmare questa lacuna
per l’esigenza di articolare il procedimento decisionale nel rispetto delle fasi tipiche
del procedimento collegiale (convocazione, riunione, discussione, votazione e
verbalizzazione).
4. viene a mancare la pluralità dei soci, se entro sei mesi non è ricostituita
5. provvedimento dell’autorità governativa nei casi previsti dalla legge, art. 2308
6. dichiarazione di fallimento (dal 2020) art. 2308
7. altre cause previste dal contratto sociale.
La cancellazione ha i suoi effetti anche sul piano delle procedure concorsuali per un
anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, vale a dire che la s.n.c. anche se
estinta, può reputarsi ancora in vita ai fini concorsuali per un periodo limitato di un
anno.
2. Tizio opera da tempo nel settore della produzione di tomaie per scarpe. Un bel
giorno riceve la proposta di un amico di vecchia data, Caio, di costituire con lui una
società, nella quale Tizio conferirebbe la sua azienda già avviata e Caio 100.000
euro in contanti. Quale sarebbe la disciplina applicabile al conferimento dell’azienda
di Tizio se si costituisse una s.n.c.? Quale sarebbe la disciplina applicabile al
conferimento Caio se si costituisse una s.n.c.?
Nella società in nome collettivo, il conferimento d’azienda (come qualunque altro
conferimento di bene diverso dal denaro) non è assoggettato a nessuna specifica
disciplina: l’azienda dev’essere valutata dai soci, con possibilità di imputare l’intero
valore assegnato a capitale sociale.
3. Tizio, socio della s.n.c. Tizio & Co., intende vendere la sua partecipazione sociale
a Caio. Cosa deve fare per realizzare detta vendita?
Nelle s.n.c. il trasferimento della partecipazione è considerato una modificazione
soggettiva dell’atto costitutivo e, come tale, richiede il consenso unanime dei soci
(art. 2252) e l’iscrizione nel registro delle imprese (art. 2300)
4. La società in nome collettivo di Tizio & Co. è formata da tre soci Tizio, Caio e
Sempronio che assumono tutti e tre la qualifica di amministratore. In che modo
prendono le decisioni amministrative?
5. Tizio, Caio e Sempronio sono i soci di Alfa. Essi sono stati chiamati dagli
amministratori ad approvare il progetto di bilancio per l’esercizio 2019. In che modo
assumerebbero la relativa decisione sociale se Alfa fosse una s.n.c.?
Se Alfa è una s.n.c. e non è diversamente stabilito nell’atto costitutivo la decisione
di approvazione del bilancio d’esercizio è assunta in assemblea. Essendo una
decisione inerente alle attività gestorie, viene assimilata alle decisioni assunte per
maggioranza in base alla distribuzione degli utili (a maggioranza per quote di
interessi). L’atto costitutivo potrebbe sostituire il metodo collegiale (quindi:
l’assemblea) con il metodo referendario (sempre a maggioranza per quote di
interessi).
6. I soci di Alfa intendono aumentare il capitale sociale per far fronte a preoccupanti
esigenze di liquidità. In che modo devono assumere la relativa decisione sociale se
Alfa fosse una s.n.c.?
Per aumentare il capitale sociale, occorre modificare l’atto costitutivo. In una s.n.c.,
la decisione è subordinata – salvo che non sia previsto diversamente dall’atto
costitutivo – al consenso unanime dei soci. L’unanimità può essere sostituita dalla
maggioranza (da calcolarsi – si ritiene – per teste). Il modo di formazione del quorum
decisionale potrebbero essere o l’assemblea (di default) o il referendum.
7. Tizio, Caio e Sempronio sono i soci di Alfa s.n.c. Gli amministratori avvisano Tizio
e Caio della necessità di autorizzare – a norma di statuto – la stipulazione di un
contratto importante, omettendo, invece, di avvisare Sempronio per tempo. Tizio e
Caio, avendo insieme il 90% del capitale sociale, autorizzano la stipulazione del
9. In seguito all’approvazione del bilancio finale di liquidazione da parte dei tre soci
di Alfa (Tizio, Caio e Sempronio), Mevio, liquidatore della medesima Alfa, procede
alla cancellazione della società dal registro delle imprese. I tre soci hanno percepito,
a titolo di patrimonio netto di liquidazione, rispettivamente: 60.000 euro, Tizio;
30.000 euro, Caio e 10.000 euro. A Sempronio, dopo qualche mese, l’Agenzia delle
Entrate notifica, presso l’indirizzo della ex sede sociale, un avviso di accertamento
per imposte dirette non pagate per complessivi 500.000 euro. Nel caso in cui
l’accertamento fosse confermato, chi pagherebbe il relativo importo se Alfa è una
s.n.c.?
Ai sensi dell’art. 2312, se in seguito alla cancellazione della società risulti che
creditori sociali non siano stati soddisfatti, essi possono far valere i loro crediti nei
confronti dei soci, che nelle s.n.c. sono illimitatamente e solidalmente responsabili
per le obbligazioni sociali. Essendo un accertamento e non un debito preesistente
non pagato, i liquidatori non dovrebbero incorrere in responsabilità per la
I tipi di s.p.a.
Si distinguono in particolare: le società di medio-grandi dimensioni da quelle
piccole; le s.p.a. con compagini sociali ampie e aperte alla partecipazione di nuovi
La società unipersonale
Tutte le azioni di una data s.p.a. appartengono ad un’unica persona, che detiene
una partecipazione totalitaria della società.
Dal punto di vista dei conferimenti, l’azionista è obbligato a prestare da subito
l’intero apporto cui si sia impegnato con la sottoscrizione del capitale sociale. In
particolare va versato presso una banca già alla sottoscrizione dell’atto costitutivo
tutto l’ammontare dei conferimenti in denaro; mentre rimane l’obbligo di immediata
integrale liberazione delle azioni da emettere a fronte di apporti in natura.
Gli amministratori devono rendere pubblica tale circostanza, con il deposito presso
il registro delle imprese di un’apposita dichiarazione, che contiene l’indicazione
delle generalità dell’azionista stesso.
Quando i conferimenti non siano stati effettuati o fino a quando non sia stata attuata
la pubblicità, in caso di insolvenza della società, per le obbligazioni sociali sorte nel
periodo in cui le azioni sono appartenute ad un’unica persona, sarà essa a
risponderne illimitatamente.
Sempre a salvaguardia del patrimonio come garanzia dei terzi, è stabilita la regola di
cui all’art. 2362, co. 2, che riguarda il caso in cui lo svolgimento dell’attività
determini l’instaurarsi di rapporti contrattuali tra la s.p.a. e il suo unico socio. Per
evitare manovre fraudolente di quest’ultimo ai danni dei creditori, con l’aggiramento
della garanzia rappresentata dal patrimonio della società, si prevede che i contratti
della società con l’unico socio o le operazioni a suo favore siano opponibili ai
creditori della società solo se risultano dal libro delle adunanze e delle deliberazioni
del consiglio di amministrazione o da atto scritto avente data certa anteriore al
pignoramento.
La fattispecie legale di s.p.a. è rappresentata da un insieme di regole organizzative
relativa al come deve svolgersi un’attività lucrativa, i cui risultati siano destinati a
La legge detta una serie di regole relativa alla forma e al contenuto dell’atto;
prevede la necessità di ulteriori adempimenti materiali che vengono qualificati
come “condizioni per la costituzione” e stabilisce due procedimenti diversi per
integrare gli elementi formali e sostanziali.
Per quanto riguarda la pubblicità, invece, oltre all’iscrizione della s.p.a. nel registro
delle imprese, vengono dettate anche ulteriori norme che riguardano i problemi che
derivano dalla particolare efficacia della pubblicità sui fatti che intervengono nel
periodo che intercorre tra la stipulazione dell’atto costitutivo e l’iscrizione.
2. Un secondo gruppo riguarda gli elementi previsti dai punti 5,6,7,8 e 12 che
impongono l’inserimento nell’atto costitutivo:
• del numero e delle caratteristiche delle azioni e della loro emissione
• del valore attribuito a crediti e conferimenti in natura
• norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti
• i benefici eventualmente accordati ai promotori o ai soci fondatori
• l’importo globale, anche approssimato, delle spese per la costituzione della
società.
3. Previsioni che incidono sulla struttura di governo della società: determinare a
quali soggetti e con quale ordine dei rapporti spetterà di stabilire come le
risorse investite o reperite verranno gestite per realizzare l’attività comune. Di
questo insieme fanno parte le indicazioni ai numeri 9 e 10 che riguardano il
sistema di amministrazione adottato e la quantità di poteri degli
amministratori e il numero dei componenti dell’organo di controllo. Possono
integrarsi a tale categoria anche gli elementi indicate nei numeri 1 e 11 che
riguardano l’individuazione nominativa dei soci fondatori e dei primi soggetti
incaricati della gestione della società e del relativo controllo.
L’art. 2328, co. 3, tratta dello statuto, che contiene le norme per il funzionamento
della società. Questo documento ha per oggetto le regole rivolte a stabilire come la
s.p.a. sia destinata ad operare: le formalità sul modo di emissione e circolazione
delle azioni e le procedure sul funzionamento degli organi sociali.
Lo statuto costituisce parte integrante dell’atto costitutivo, anche se è oggetto
di atto separato, ed insieme concorrono a comporre le regole dell’organizzazione.
Infine si stabilisce che in caso di contrasto tra le clausole dell’atto costitutivo e
quelle dello statuto, prevalgono le seconde.
La redazione per atto pubblico implica che al notaio sia affidata una funzione di
controllo. I contenuti del controllo notarile sono contenuti nell’art. 28 l.not. ai sensi
del quale è vietato al notaio ricevere atti “espressamente proibiti dalla legge o
contrari al buon costume e all’ordine pubblico”. La forma notarile deve essere
osservata anche per lo statuto dal momento che esso è parte integrante dell’atto
costitutivo.
In particolare, l’art. 2331, co. 2, stabilisce che “per le operazioni compiute in nome
della società prima dell’iscrizione sono illimitatamente e solidalmente
responsabili verso i terzi coloro che hanno agito”. Alla responsabilità di questi
soggetti si aggiunge poi quella dell’unico socio fondatore/ soci che hanno
confermato operazione.
Il co. 3, invece, si limita a precisare che la società è responsabile quando, in
s e g u i t o a l l ’ i s c r i z i o n e , a b b i a a p p ro v a t o u n ’ o p e r a z i o n e c o m p i u t a
precedentemente all’iscrizione, essendo in questo caso tenuta a rilevare coloro
che hanno agito.
Dalle norme però non risulta né se vi sia un criterio in base al quale la s.p.a. debba o
no reputarsi obbligata a procedere a ratificare gli atti compiuti antecedentemente
nel suo interesse, una volta che viene iscritta; né quale sia la sorte degli atti
compiuti nell’interesse della s.p.a. che non vengono approvati successivamente.
Solitamente si affrontano tali quesiti chiedendosi se si tratti o meno di una società
in formazione (dotata di soggettività). Se la risposta è affermativa, già prima
dell’iscrizione può identificarsi un interesse sociale all’operazione e si possono
individuare i soggetti a cui si richiede il perseguimento di tale interesse; pertanto
una volta costituita, la società ha il dovere di ratificare gli atti che, posti in essere
da questi soggetti, risultano rispondenti a tale interesse.
L’art. 2332 disciplina la nullità della società e ne individua le cause. Si prevede che
la nullità della s.p.a. può essere pronunciata solo nei casi di:
In base a tale norma la violazione della maggioranza delle norme previste in tema di
costituzione della s.p.a. è irrilevante sul piano dell’invalidità, al contrario di quanto
accade nei contratti. Quindi è chiaro che solo le ipotesi previste dalla legge possono
dar luogo alla nullità della società.
S.p.a.: irretroattività dei relativi effetti. L’iscrizione nel registro delle imprese ne
comporta la validità dell’azione a prescindere dalla circostanza che l’atto costitutivo
fosse stato stipulato a sua volta in modo conforme alle regole. La dichiarazione di
nullità non pregiudica l’efficacia degli atti compiuti in nome della società dopo
l’iscrizione nel registro delle imprese e quindi non può essere pretesa alcuna
restituzione nei confronti dei terzi dopo l’accertamento dei vizi di nullità della s.p.a.
Inoltre, è anche efficace l’impegno assunto dal socio con la sottoscrizione del
capitale sociale anche se relativo a una società nulla; infatti è stabilito che i soci
non sono liberati dall’obbligo di conferimento fino a quando non sono
soddisfatti i creditori sociali.
La s.p.a. rispetto alla quale si sia accertata la presenza di vizi rilevanti non può
continuare ad esercitare la sua attività: il programma societario non può ritenersi
degno di riconoscimento e tutela; ma poiché la società non può “scomparire”, il
legislatore dispone che la nullità abbia come conseguenza la liquidazione.
LA STRUTTURA FINANZIARIA
IL CAPITALE SOCIALE E I CONFERIMENTI
Gli elementi della struttura finanziaria della s.p.a.
Lo svolgimento dell’attività di una s.p.a. presuppone la raccolta nel mercato dei
finanziamenti ad essa destinati. A fronte della partecipazione a favore della società,
gli investitori ricevono strumenti rappresentativi della posizione che essi
rivestono nei confronti della stessa società, che a sua volta dipende dal tipo di
operazione effettuata per l’investimento.
Il capitale sociale
Con “capitale sociale” si intende l’insieme dei mezzi originariamente prestati dai
soci e stabilmente destinati alla società allo svolgimento dell’attività produttiva
che costituisce l’oggetto sociale. Tale concetto riguarda anzitutto un “fatto”, vale
a dire che il capitale sociale è ciò che è stato effettivamente prestato dai soci e
posto a disposizione dell’attività; in secondo luogo la destinazione dello stesso
corrisponde ad una “regola”, cioè la prestazione del capitale avviene in conformità
di una previsione dei soci i quali stabiliscono che la società deve avere un certo
capitale.
Dal primo punto di vista il codice civile prevede che il capitale sia integralmente
sottoscritto, cioè che i soci abbiano già assunto, con le dichiarazioni di
sottoscrizione, l’impegno ad effettuare i conferimenti in misura pari alla cifra che si
intende raggiungere come capitale.
Poi è richiesto che 25% dei conferimenti in denaro deve essere versato dai soci
immediatamente, alla sottoscrizione dell’atto costitutivo, per poi rimanere
depositato presso una banca fino al momento dell’iscrizione della s.p.a. nel
registro delle imprese.
Con questa disposizione, da un lato, si prevede che la società disponga da subito di
una parte dei mezzi destinati, per ricoprire almeno in parte i costi di start-up,
dall’altro si ottiene una sorta di impegno cauzionale dei soci, garantendosi così la
serietà del loro impegno preso con la società. Spetta poi agli amministratori
Come nella disciplina dei contratti, il codice non regola il fenomeno unitario di
invalidità, ma prevede due figure diverse: l’annullabilità e la nullità. Mentre nella
disciplina dei contratti costituisce un rimedio speciale, nella disciplina societaria
essa costituisce la categoria generale e residuale, cioè quella che si applica per la
gran parte delle fattispecie.
L’annullabilità si determina non solo quando viene violata una norma imperativa,
ma anche quando viene violata una norma dispositiva o una clausola statutaria
La nullità, a sua volta, si determina solo quando ricorre una delle tre cause tipiche
previste dall’art. 2378: l’illiceità o impossibilità dell’oggetto, la mancanza di
convocazione e la mancanza di deliberazione.
L’annullabilità
A. L’art. 2377 prevede due tipologie di cause di annullabilità:
3. l’annullabilità delle deliberazioni che non siano prese “in conformità della legge
o dello statuto”. La difformità della delibera dalla legge o dallo statuto può
determinarsi per la violazione di norme sostanziali o procedimentali. Nel caso
di vizi di contenuto, si determina un problema di distinzione dalla figura più
grave della “illiceità dell’oggetto”, che dà invece luogo a nullità. Non sussistono
invece difficoltà di valutazione se la disposizione di ordine sostanziale è di fonte
statutaria o se la norma di legge violata è derogabile, dovendosi in questo caso
escludere la ricorrenza di un’illiceità dell’oggetto. Anche l’annullabilità per i vizi di
procedimento, derivante dalla violazione di norme aventi fonte legale o statutaria
non pone problemi di distinzione con le cause di nullità, che sono circoscritte
alle due ipotesi di omessa convocazione e omessa verbalizzazione: qualunque
altra violazione di norme procedimentali, determina annullabilità e non nullità
della deliberazione.
4. L’art. 2377, co.5, prevede poi delle ipotesi specifiche di annullabilità per le
quali non è sufficiente la mera sussistenza del vizio per determinare
l’annullabilità della deliberazione, occorrendo invece che il vizio superi una
determinata soglia di rilevanza sostanziale:
- la partecipazione all’assemblea di persone non legittimate è causa di
annullamento solo se, a seguito della prova di resistenza la partecipazione sia
risultata determinante per il raggiungimento del quorum costitutivo
- lo stesso vale per l’invalidità dei singoli voti (vizi di volontà: violenza, dolo,
errore) o per il loro errato conteggio da parte del presidente dell’assemblea
- l’incompletezza o l’inesattezza del verbale sono invece cause di annullamento
solo quando impediscono l’accertamento del contenuto, degli effetti o della
validità della delibera.
La nullità
A. Le cause di nullità delle deliberazioni assembleari sono previste dall’art. 2379, e
sono tre: una di tipo sostanziale, e cioè la illiceità o impossibilità dell’oggetto;
due di tipo procedimentale, e cioè la mancata convocazione dell’assemblea
e la mancata verbalizzazione della deliberazione.
ii. L’illiceità dell’oggetto pone il problema di distinguere tale figura dalla non
conformità della deliberazione alla legge. La giurisprudenza indica come
criterio generale di distinzione tra delibere nulle e annullabili per vizi sostanziali
quello dell’interesse tutelato dalla norma violata: sono nulle le delibere che
costituiscono violazione di norme inderogabili poste nell’interesse
generale, mentre sono semplicemente annullabili quelle che costituiscono
una violazione di norme, anche inderogabili, ma poste nell’interesse e a
tutela dei soci.
Le nuove regole statutarie, una volta deliberate, possono essere adottate solo
osservando importanti vincoli formali. In particolare, l’art. 2436 prevede anzitutto
l’iscrizione presso il registro delle imprese della modifica a cura del notaio,
mediante il deposito dell’atto e allegando le eventuali autorizzazioni richieste.
Questi, prima del deposito, è tenuto a verificare l’adempimento delle condizioni
previste dalla legge, cioè deve operare un controllo sul rispetto delle norme.
Se invece l’esito è positivo, l’ufficio del registro delle imprese procede all’iscrizione e
solo a seguito di questa, la delibera di modificazione dello statuto produce i suoi
effetti.
Proprio tale vicinanza con la società di persone, talvolta, può rendere difficile
accertare la disciplina applicabile in caso di lacune nella medesima normativa. Se
da un lato la mancanza di un’apposita normativa in relazione ad uno specifico tema
non sempre viene interpretata come una lacuna, in quanto può essere che il
legislatore abbia deciso autonomamente di non disciplinarlo, dall’altro, in presenza
di un’accertata lacuna, non appare corretto rinviare alle norme della s.p.a. essendo
in alcuni casi più opportuno rivolgersi alla disciplina posta in essere per le società di
persone.
La S.r.l. unipersonale
Essa può essere costituita, ai sensi dell’art. 2463, con un contratto o con atto
unilaterale; infatti è permessa la costituzione di una s.r.l. unipersonale. Data però
la possibilità che l’unicità del socio possa rappresentare un aspetto “negativo”, il
legislatore prevede alcune disposizioni volte appunto a tutelare i creditori.
Ai sensi dell’art. 2329 è necessario che il capitale sociale sia sottoscritto per
intero, che siano rispettate le previsioni relative ai conferimenti e sussistano le
autorizzazioni e le altre condizioni richieste dalle leggi speciali per la costituzione
della società in base al suo particolare oggetto.
Le s.r.l semplificate
Nel 2012 il legislatore ha introdotto nel nostro ordinamento la società a
responsabilità limitata semplificata (art. 2463-bis) che può avere un capitale
minimo addirittura pari a un euro. Oggi invece può essere costituita da chiunque,
purché persona fisica. Per la loro creazione i costi sono stati ridotti, in quanto non
sono dovuti l’imposta di bollo, i diritti di segreteria e gli onorari notarili.
La costituzione della società semplificata avviene mediante contratto o atto
unilaterale redatto dal notaio a titolo gratuito, in conformità ad un modello
standard, non modificabile dalle parti, introducendo quindi un forte limite
all’autonomia patrimoniale.
Sotto il profilo finanziario essa non è una società senza capitale, quindi deve
provvedere, per sopravvivere, all’aumento del capitale o alla trasformazione in
una società di persone.
Proprio la possibilità di costituire una società dotata di un’autonomia patrimoniale
perfetta e con un capitale “irrisorio” ha posto delle critiche. In particolare si segnala
Il capitale sociale minimo (art. 2463) non può essere inferiore a 10.000€.
Altre differenze possono riscontrarsi per quanto riguarda le entità conferibili: il
legislatore prevede (art. 2464) che possono essere conferiti tutti gli elementi
dell’attivo suscettibili di valutazione economica.
I conferimenti in denaro devono essere versati agli amministratori nominati
nell’atto costitutivo già al momento della sottoscrizione, almeno il 25% del capitale
sociale, o l’intero ammontare in caso di socio unico. Il versamento può essere
sostituito però (differenza vs alla s.p.a.) dalla stipula, per un importo analogo, di una
polizza assicurativa o di una fideiussione bancaria.
Riguardo, invece, al conferimento di beni in natura e di crediti, le partecipazioni
corrispondenti a tali conferimenti devono essere integralmente liberate al momento
della sottoscrizione, si richiede una relazione giurata predisposta da un revisore
legale o da una società di revisione legale iscritti nell’apposito registro e scelti dal
socio stesso e non nominati, come nelle s.p.a., al tribunale (art. 2465). Nella
relazione deve essere contenuta una descrizione dei beni o crediti conferiti,
l’indicazione dei criteri di valutazione adottati e l’attestazione che il loro valore è
almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale
sociale e dell’eventuale sovrapprezzo. Inoltre non è richiesto un controllo da parte
degli amministratori delle valutazioni contenute nella relazione e non sono indicate
le conseguenze di un’eventuale differenza tra valore accertato e valore effettivo.
L’assegnazione di tali diritti al socio e non alla partecipazione comporta che, in caso
di trasferimento di quest’ultima, i diritti particolari non circolano con essa, ma si
estinguono. Nell’ambito dell’art. 2468, co.4, si prevede che tali diritti possano
essere modificati solo con il consenso unanime dei soci. La stessa regola deve
applicarsi anche al caso di introduzione degli stessi nell’atto costitutivo, fatta salva
diversa disposizione in quest’ultimo. In questo modo i soci possono reintrodurre per
le modifiche dirette la regola maggioritaria.
È poi riconosciuto che, in presenza di una modifica indiretta, cioè attuata non
attraverso una formale variazione dell’atto costitutivo, ma mediante il compimento
di un’operazione gestoria approvata dai soci a maggioranza, capace di incidere
indirettamente sul diritto particolare, spetti al socio non consenziente il diritto di
recesso.
Per quanto riguarda gli altri tipi di clausola, nella s.r.l. il potere di pronunciarsi sul
gradimento può essere concesso non solo ai singoli soci, ma anche a terzi estranei.
L’atto costitutivo può solo stabilire un termine non superiore a due anni dalla
costituzione della società o dalla sottoscrizione della partecipazione prima del quale
il recesso non può essere esercitato.
Le cause legali e inderogabili di recesso sono indicate nella prima parte dell’art.
2473. Il recesso è permesso ai soci che non hanno acconsentito a:
1. cambiamento significativo dell’oggetto sociale, tale da determinare
un’alterazione del rischio dell’investimento
2. cambiamento del tipo di società
3. fusione o scissione
4. revoca dello stato di liquidazione
5. trasferimento della sede all’estero
6. eliminazione di una o più cause di recesso statutarie
7. compimento di operazioni gestorie che comportano una sostanziale modifica
dell’oggetto sociale statutario o una rilevante modifica dei diritti particolari dei
soci
8. se la società è costituita a tempo indeterminato, ciascun socio può recedere
in qualsiasi momento con un preavviso di 180 giorni.
L’esclusione
Ai sensi dell’art. 2473-bis “l’atto costitutivo può prevedere specifiche ipotesi di
esclusione per giusta causa del socio”. A differenza delle società di persone
quindi lo strumento espulsivo qui è previsto come eventuale e rimesso
all’autonomia statutaria: in assenza di un’apposita disposizione dell’atto
costitutivo, nessun socio può essere escluso, neanche in presenza di gravi motivi.
Quindi compete all’autonomia negoziale l’individuazione delle cause di esclusione e
in questo non c’è limite se non quello della giusta causa. Infatti l’esclusione è
legittima solo al verificarsi di fatti relativi alla persona di uno dei soci, che rendono
oggettivamente non più opportuna la sua permanenza in società.
Due casi:
1. L’amministratore ha il potere di decidere il compimento di un atto che compie
nonostante il conflitto di interesse con la società. Tale contratto può essere
annullato su richiesta della società se il conflitto era conosciuto o conoscibile da
terzi.
2. Decisione del consiglio di amministrazione circa il compimento di un atto e ai fini
del compimento è stato decisivo il voto di un amministratore in conflitto di
interessi. La decisione può essere annullata se essa arrechi un danno
patrimoniale alla società entro 90 giorni.
Per quanto riguarda il tipo di controllo obbligatorio, l’art. 2477, co.3, richiede la
nomina di un organo di controllo o di un revisore: esso deve riguardare
irrevocabilmente sia il profilo gestorio che quello contabile.
Il rinvio alla disciplina della s.p.a. consente di sancire automaticamente anche per la
s.r.l. l’immodificabilità delle funzioni e dei poteri attribuiti al titolare del controllo. Tale
soggetto ha il compito di vigilare “sull’osservanza della legge e dello statuto, sul
rispetto dei principi di corretta amministrazione e sull’adeguatezza dell’assetto
organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società”. Inoltre ha il
compito di verificare costantemente “la regolare tenuta della contabilità sociale e la
corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili”, nonché di
esprimere in un’apposita relazione il giudizio sul bilancio.
L’autonomia statutaria non può intervenire sulla competenza alla nomina, né sui
requisiti necessari per assumere la carica, e non è lecita neanche la revoca delle
presone già designate, in assenza di giusta causa (in questo caso se l’assemblea
vorrà rimuovere il sindaco o il revisore, potrà farlo cancellando l’ufficio).
I procedimenti decisionali
Il procedimento attraverso cui la collettività dei soci assume le proprie decisioni non
ha necessariamente natura assembleare. L’art. 2479, co.3, consente infatti all’atto
costitutivo di “prevedere che le decisioni dei soci siano adottate mediante
consultazione scritta o sulla base del consenso espresso per iscritto”.
La decisione indica ogni atto del gruppo dei soci, mentre la deliberazione
costituisce solo una specie della categoria delle decisioni, identificando quelle
adottate dall’assemblea; accanto ad esse, quindi, possono affiancarsi le decisioni
non assembleari.
Le deliberazioni assembleari
L’art. 2479-bis si dedica all’assemblea sei soci. Il procedimento si articola
secondo il modello comune alle s.p.a. Tuttavia l’applicazione in via analoga di quella
disciplina non può essere automatica in quanto la s.r.l. ha le proprie caratteristiche
sia per il maggiore spazio concesso all’autonomia statutaria, sia per la
centralità che le persone dei soci hanno all’interno della struttura organizzativa.
Quindi ogni fase del procedimento deliberativo richiede una ricostruzione specifica.
1. La convocazione avviene nelle forme indicate nell’atto costitutivo, tali da
assicurare la tempestiva informazione di tutti i soci sugli argomenti da
trattare. Nel silenzio dell’atto costitutivo, si procede mediante la lettera
raccomandata spedita almeno otto giorni prima della riunione. Queste è
svolta presso la sede della società. La norma non indica chi sia legittimato a
procedere alla convocazione. Si ritiene che lo siano gli amministratori ed
eventualmente l’organo di controllo, se nominato. È invece dubbio se spetta
anche ai soci che rappresentano il terzo del capitale, o se invece, quando
intendano sottoporre all’assemblea un argomento, debbano richiederne la
convocazione agli amministratori.
2. Hanno diritto di intervenire tutti i soci. Il principio è inderogabile, pertanto non
è ammessa nelle s.r.l. la creazione di quote senza diritto di voto o con diritto
di voto condizionato o limitato a particolari argomenti.
3. L’assemblea, presieduta dalla persona indicata nell’atto costitutivo o designata
dagli intervenuti, è validamente costituita se sono presenti tanti soci che
rappresentino almeno la metà del capitale (quorum costitutivo). Essa delibera
con voto favorevole della maggioranza del capitale presente o, nelle materie
indicate nei nn. 4 e 5 dell’art. 2479 (modifiche dell’atto costitutivo e operazioni
gestorie fondamentali) con una maggioranza rafforzata, che rappresenti
almeno la metà del capitale sociale (quorum deliberativo). Il voto espresso da
ciascun socio ha un peso proporzionale alla sua partecipazione.
Come nella s.p.a. i vizi invalidanti si dividono in due categorie: quella della non
conformità alla legge o all’atto costitutivo e quella che comprende l’assenza
La decisione va impugnata negli stretti termini di novanta giorni (2) e di tre anni (1),
decorrenti dalla trascrizione della decisione nel libro delle decisioni dei soci. E’
impugnabile senza limiti di tempo, invece, la delibera che introduce un oggetto
sociale impossibile o illecito. Il procedimento di impugnazione coincide con quello
delle s.p.a.
ESERCIZI
1. Tizio e Caio costituiscono una società a responsabilità limitata con scrittura
privata non autenticata. Ognuno dei due conferisce 5.000 euro in contanti,
versandone subito il 25% (cioè, 1.250 euro ciascuno). La società viene regolarmente
iscritta nel registro delle imprese. Dopo qualche anno i due soci apprendono che
l’atto costitutivo della società doveva assumere la forma di atto pubblico e che,
quindi, la società che hanno costituito è invalida. Possono far valere il vizio di forma
per non completare gli obblighi di conferimento?
Uno dei requisiti di nullità della società è costituito dalla mancanza della forma di
atto pubblico dell’atto costitutivo (art. 2332)
Tuttavia, l’iscrizione nel registro delle imprese ne comporta la validità dell’azione a
prescindere dalla circostanza che l’atto costitutivo fosse stato stipulato a sua volta
in modo conforme alle regole. La dichiarazione di nullità della società opera ex
nunc, non ha quindi effetto di irretroattività. Ciò significa che tutti gli atti compiuti
precedentemente alla dichiarazione di nullità hanno efficacia.
2. Tizio e Caio costituiscono una s.r.l., con l’impegno del primo di conferire 10.000
euro in contanti, del secondo la propria prestazione d’opera a favore della società
per un periodo di due anni dalla costituzione. Quest’ultimo conferimento sarà
imputabile a capitale sociale? in caso di risposta affermativa, per quale valore? sarà
soggetto a qualche formalità? In caso di risposta negativa quale sarà la
partecipazione del socio d’opera?
Il conferimento di prestazione d’opera è ammesso per le srl e viene imputato a
capitale sociale, a seconda della volontà dei soci. Il valora del servizio verrà
determinato dai soci. Inoltre, il socio dovrà prestare una polizza assicurativa o una
fideiussione come garanzia che copra l’intero valore del servizio. Se i soci decidono
di non imputare il conferimento d’opera a capitale, la partecipazione del socio
d’opera sarà determinata attraverso un’assegnazione non proporzionale della
partecipazione sociale (dei soci che conferiscono a capitale: nell’esempio, il
conferimento in denaro).
3. Tizio opera da tempo nel settore della produzione di tomaie per scarpe. Un bel
giorno riceve la proposta di un amico di vecchia data, Caio, di costituire con lui una
società, nella quale Tizio conferirebbe la sua azienda già avviata e Caio 100.000
euro in contanti. Quale sarebbe la disciplina applicabile al conferimento dell’azienda
di Tizio e al conferimento Caio se si costituisse una s.r.l.?
Al conferimento di Caio si applica l’articolo 2464, secondo cui il denaro deve essere
sottoscritto per intero nel momento della sottoscrizione e deve essere versato
almeno il 25%. Tale prestazione può essere sostituita da una stipulazione di una
polizza assicurativa o di una fideiussione che garantisca l’importo.
Il conferimento d’azienda (come qualunque altro conferimento di bene diverso dal
denaro) è assoggettato alla disciplina di cui all’art. 2465 c.c.: l’imputazione a
capitale della valutazione dei soci dev’essere sottoposta ad un controllo di un
revisore: essa non può eccedere l’importo risultante dalla relazione di stima del
revisore, con la quale attesti, sotto la propria responsabilità civile e penale, che
l’azienda non può essere valutata al di sopra di un certo ammontare. Ai sensi
dell’art. 2464, inoltre, le partecipazioni riferite a beni conferiti in natura devono
essere liberate per intero al momento ella sottoscrizione.
4. Tizio, socio della s.n.c. Tizio & Co., intende vendere la sua partecipazione sociale
a Caio. Cosa deve fare per realizzare detta vendita se fosse socio di una s.r.l.?
Nel caso di srl la trasferibilità di partecipazioni è liberamente permessa per atto tra
vivi o successione a causa di morte, salvo limiti nell’atto costitutivo, come afferma
5. La srl Alfa ha nello statuto una clausola che dispone quanto segue: «la
conclusione dei contratti per importi superiori al milione di euro deve avvenire
congiuntamente da parte di tutti gli amministratori». Uno degli amministratori, Tizio,
stipula da solo un contratto del valore di due milioni di euro. Quali sono le
conseguenze di quest’ultimo contratto? E quali sono le conseguenze per Tizio?
I limiti ai poteri di rappresentanza, anche se iscritti nell’atto costitutivo, depositato
presso il registro delle imprese, non sono opponibili a terzi, salvo che si provi che i
terzi hanno agito a danno dell’impresa, ai sensi dell’art. 2475bis. Il contratto sarà
quindi valido. La violazione della clausola espone Tizio a responsabilità verso la
società per i danni derivanti da tale violazione (art. 2476).
7. Tizio, Caio e Sempronio sono i soci di Alfa. Essi sono stati chiamati dagli
amministratori ad approvare il progetto di bilancio per l’esercizio 2019. In che modo
assumerebbero la relativa decisione sociale se Alfa fosse una s.r.l.?
8. I soci di Alfa intendono aumentare il capitale sociale per far fronte a preoccupanti
esigenze di liquidità. In che modo devono assumere la relativa decisione sociale se
Alfa fosse una s.r.l.?
L’aumento del capital sociale consiste in una modificazione dell’atto costitutivo,
competenza inderogabile del gruppo di soci (art. 2479). Essendo una modificazione
dell’atto costitutivo, la decisione deve essere deliberata in assemblea ed è
necessaria una maggioranza rafforzata: la maggioranza del capitale sociale totale,
invece del capitale sociale presente in aula. L’art. 2481 afferma che l’atto costitutivo
può prevedere la possibilità di aumento del capitale sociale da parte degli
amministratori, decisione che deve risultare dal verbale di un notaio depositato
prezzo registro. La decisione di aumentare il capitale sociale non può essere
effettuata finché non vengano versati i conferimenti ancor dovuti.
9. Tizio, Caio e Sempronio sono i soci di Alfa. Gli amministratori avvisano Tizio e
Caio della necessità di autorizzare – a norma di statuto – la stipulazione di un
contratto importante, dimenticandosi, invece, di avviare Sempronio. Tizio e Caio,
avendo insieme il 90% del capitale sociale, autorizzano la stipulazione del contratto.
Sempronio, con una partecipazione pari al 10% del capitale sociale, potrà far
qualcosa per non esser stato coinvolto nella assunzione della decisione descritta?
Nel caso in cui la società Alfa sia una s.r.l, è causa di invalidità della deliberazione
l’assenza di informazione (art. 2479-ter), ossia la mancata comunicazione dell’avvio
della procedura a uno dei soci. Il socio che non vi ha acconsentito potrà impugnare
l’azione di invalidità entro 3 anni.
Nel caso in cui Sempronio sia stato coinvolto, ma irregolarmente, ossia non in modo
tempestivo, si tratta di decisione non conforme alla legge o all’atto costitutivo, che
può essere impugnata dai scoi che non vi hanno consentito entro 90 giorni dalla
trascrizione nel libro dei soci (2479-ter comma 1)
Le cause
Le cause di scioglimento delle società di capitali sono elencate nell’art. 2484 anche
se non si tratta di un’elencazione completa in quanto il co.2 rinvia ad “altre cause
previste dalla legge”. Inoltre alle cause di scioglimento “legali” si possono
affiancare anche quelle “convenzionali” previste dallo statuto.
Le cause legali ex art 2484 sono:
1. Il decorso del termine. Questa causa di scioglimento oggi è divenuta una
causa solo per quelle società il cui atto costitutivo prevede una scadenza.
Ovviamente, anche quando è prevista una scadenza, prima che questa subentri,
è possibile prorogare il termine per mezzo di una modifica statutaria. Per la
s.p.a. e la s.a.p.a., la deliberazione dell’assemblea straordinaria di proroga
del termine deve essere assunta con il quorum deliberativo rafforzato, mentre
non è prevista alcuna eccezione ai quorum stabiliti per le s.r.l. Inoltre va
sottolineato che nella s.p.a. e nella s.a.p.a., il socio che non ha concorso
all’approvazione della delibera di proroga del termine ha diritto di recedere
dalla società. Nella s.r.l., invece, visto che la proroga del termine non rientra
tra le cause per cui viene attribuito il diritto di recesso, questo spetta solo se
previsto nell’atto costitutivo. La proroga del termine deve comunque essere
deliberata.
2. Il conseguimento dell’oggetto sociale o la sopravvenuta impossibilità di
conseguirlo. Il suo conseguimento può avvenire solo là dove esso consiste in
un’attività destinata a concludersi (ad es. la realizzazione di un’opera).
Quanto all’impossibilità, questa può essere sia materiale che giuridica, come nel
caso in cui lo svolgimento di una determinata attività economica, prima
consentito, sia successivamente vietato ai privati per effetto di un intervento
legislativo. Essa inoltre deve essere assoluta e definitiva e avere carattere
oggettivo, quindi senza dipendere da una mera impossibilità soggettiva della
società.
Le cause convenzionali
Il n.7 dell’art. 2484 prevede che sia lasciata all’autonomia privata la possibilità
inserire nei documenti costitutivi della società cause di scioglimento ulteriori
(convenzionali) rispetto a quelle legali (ad es. per mancato superamento di certe
soglie di fatturato ad una certa data). Qualora ciò si verifichi è necessario
effettuare gli adempimenti pubblicitari richiesti.
IL PROCEDIMENTO DI LIQUIDAZIONE
La revoca
Quanto alla revoca assembleare (stesse maggioranza richieste per la nomina) è da
ritenere che, in assenza di una giusta causa, spetta ai liquidatori il risarcimento
del danno. Quanto alla revoca giudiziale, invece, la legittimazione è attribuita al
pubblico ministero.
Pubblicità della nomina dei liquidatori e passaggio dei poteri con gli
amministratori
Ai sensi dell’art. 2487-bis, la pubblicità di nomina dei liquidatori e l’eventuale
determinazione dei loro poteri si realizza mediante iscrizione nel registro delle
imprese.
L’iscrizione della nomina dei liquidatori nel registro delle imprese è importante anche
perché segna il momento in cui cessano dalla carica gli amministratori e avviene il
passaggio dei poteri in capo ai liquidatori. A questo fine gli amministratori
La responsabilità
Ai sensi dell’art. 2489, la responsabilità dei liquidatori per i danni derivanti
dall’inosservanza dei loro doveri è disciplinata secondo le norme riguardanti la
responsabilità degli amministratori, a cui si aggiungono due previsioni di
responsabilità per il caso di illecita ripartizione tra i soci di acconti sul risultato
della liquidazione e per il caso di cancellazione della società dal registro delle
imprese senza aver provveduto al pagamento dei creditori sociali.
Bilancio finale
Il bilancio finale ha rilevanza informativa esclusivamente nei confronti dei soci:
rendiconto della gestione svolta dai liquidatori e determinazione della quota
dell’attivo residuo spettante ad ogni azione (piano di riparto).
Il bilancio è depositato presso il registro delle imprese e nei novanta giorni
successivi, ogni socio può proporre reclamo davanti al tribunale in contraddittorio
dei liquidatori.
La mancata proporzione del reclamo vale come approvazione tacita
Cancellazione e estinzione
Art 2495: Una volta approvato il bilancio finale, i liquidatori devono chiedere la
cancellazione della società. Ferma restando l’estinzione della società, i creditori non
soddisfatti possono far valere i loro crediti nei confronti dei soci e dei liquidatori se il
mancato pagamento è dipeso dalla colpa di questi.
“Ferma restando l’estinzione della società”: efficacia costitutiva della cancellazione,
che determina il venir meno della società come soggetto di diritti.
ESERCIZI
1. Filano è amministratore di Alfa, una società che gestisce uno stabilimento
balneare. L’amministratore, a seguito di un’inaspettata revoca della concessione del
tratto di spiaggia nel quale è stato da sempre collocato lo stabilimento, accerta la
sopravvenuta impossibilità di conseguire l’oggetto sociale. Cosa deve fare se Alfa è
una s.n.c.? E cosa deve fare se Alfa è una s.r.l.?
L’art 2484 elenca tra le cause di scioglimento di una società per azioni
l’impossibilità sopravvenuta dell’oggetto sociale. Occorre valutare che sia oggettiva,
e in questo caso si può dire lo sia. L’assemblea può modificare l’oggetto sociale
tramite una modificazione dell’atto costitutivo per evitare lo scioglimento o, nel caso
2. In seguito all’approvazione del bilancio finale di liquidazione da parte dei tre soci
di Alfa (i signori Tizio, Caio e Sempronio), Mevio, liquidatore della medesima Alfa,
procede alla cancellazione della società dal registro delle imprese. I tre soci hanno
percepito, a titolo di patrimonio netto di liquidazione, rispettivamente: 60.000 euro,
Tizio; 30.000 euro, Caio e 10.000 euro, Sempronio.
Dopo qualche mese, l’Agenzia delle Entrate notifica, presso l’indirizzo della ex sede
sociale, un avviso di accertamento per imposte dirette non pagate per complessivi
500.000 euro. Nel caso in cui l’accertamento fosse confermato, chi pagherebbe il
relativo importo se Alfa è una s.n.c.? E se Alfa è una s.r.l.
L’art. 2491 stabilisce che i liquidatori non possano ripartire tra i soci i acconti sul
risultato della liquidazione finché non vengano soddisfatti i creditori. I liquidatori
sono solidalmente responsabili per i danni cagionati ai creditori sociali con la
violazione di tali disposizioni
I conferimenti
Il socio accomandante partecipa all’iniziativa economica apportando mezzi
SOCIETÀ SEMPLICE
La società semplice rappresenta l’unico tipo di società non commerciale, esercita
solo un tipo di attività d’impresa e consortile. Ad essa è consentito
esclusivamente l’esercizio in comune di attività d’impresa agricola (art. 2249),
professionali o di mero godimento nei casi eccezionali previsti dalla legge.
La costituzione e l’iscrizione
Massima libertà formale: il contratto non è soggetto a forme speciali, salvo quelle
richieste dalla natura dei beni conferiti (art. 2251). L’atto costitutivo può essere
anche concluso verbalmente o per fatti concludenti (società di fatto).
Creditori personali:
• possono colpire gli utili spettanti al socio debitore tramite il pignoramento
• chiedere in ogni momento la liquidazione della quota del socio debitore, purché
dimostri che gli altri beni sono insufficienti a soddisfare i suoi crediti. La
quota deve essere liquidata entro tre mesi dalla domanda, salvo che sia stato
deliberato lo scioglimento della società, e il socio debitore è escluso di diritto dalla
stessa.
Amministrazione: stessa disciplina esposta con riferimento alla s.n.c.,
Rappresentanza della società: disciplina particolare
La società acquista diritti e assume obblighi per mezzo dei soci che hanno la
rappresentanza e sta in giudizio attraverso essi; in mancanza di diversa previsione
contrattuale, la rappresentanza spetta a ciascun socio amministratore e si
estende a tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale.
Il diritto di opzione
L’aumento di capitale tramite nuovi conferimenti potrebbe alterare le precedenti
percentuali di partecipazione alla società da parte degli azionisti.
La possibilità che l’aumento di capitale realizzi un mutamento delle precedenti
partecipazioni è fonte di pregiudizi degli interessi individuali dei soci.
Per questo le azioni di nuova emissione devono essere offerte in opzione ai soci
in proporzione al numero delle azioni possedute”.
L’offerta va pubblicata presso il registro delle imprese ad opera degli amministratori
e dal momento di tale pubblicazione, decorre un termine per l’esercizio del diritto di
opzione, da precisare nell’offerta stessa, non inferiore a quindici giorni. Il diritto di
opzione può essere escluso, solo in determinati casi: quando le azioni “devono
essere liberate mediante conferimenti in natura”; quando “l’interesse della
società lo esige”; quando le azioni “sono offerte ai dipendenti della società o di
società che la controllano o che sono da essa controllate”; o nei limiti del 10% del
capitale sociale preesistente.
La società non può pagare dividendi sulle azioni se non per utili realmente
conseguiti e che risultano da un bilancio regolarmente approvato.
Inoltre, tale diritto per sorgere, non basta neanche che un utile distribuibile risulti dal
bilancio, ma è necessario che l’assemblea dei soci deliberi espressamente la
distribuzione dei dividendi in una certa misura.
Il diritto di recesso
La legge si preoccupa proprio di tutelare tali interessi dei soci che possono essere
pregiudicati da modifiche dell’organizzazione decise dalla maggioranza degli
azionisti, là dove egli non vi abbia acconsentito. Per evitare il rischio che egli
subisca un abbassamento del valore di mercato delle azioni, al socio è attribuito il
diritto di recesso: il potere di sciogliersi dalla società, per mezzo di una propria,
Le assemblee speciali
Assemblea speciale degli azionisti di categoria: quando le deliberazioni
dell’assemblea pregiudicano i diritti di una categoria di azioni, esse devono
essere approvate anche dall’assemblea speciale degli appartenenti alla categoria
interessata e ciò a pena di inefficacia di tali deliberazioni.
In altre parole, l’assemblea generale degli azionisti può modificare i diritti delle
azioni speciali ma dovrà ottenere il consenso della maggioranza di questi espressa
in forma di delibera dell’assemblea speciale.
La mancata emissione
La s.p.a. può anche statutariamente decidere di non adottare affatto strumenti rivolti
ad agevolare la rapida e sicura circolazione delle azioni, escludendo l’emissione dei
titoli (sia in forma cartacea che scritturale). Con riferimento alla disciplina della
circolazione delle azioni, in caso di non emissione dei titoli, la legge stabilisce che il
trasferimento delle azioni ha effetto nei confronti della società dal momento
dell’iscrizione nel libro dei soci.
Si tratta di una clausola lecita che deve essere però compatibile con la regola
secondo la quale l’azionista può vedersi concessa la possibilità di disinvestire.
Le clausole che subordinano il trasferimento delle azioni al “mero gradimento”
degli organi sociali sono inefficaci se non prevedono un obbligo di acquisto
oppure il diritto di recesso dell’alienante.
Amministrazione
Ha riforma del 2003 ha previsto la possibilità per la s.p.a. di adottare due sistemi
alternativi, cioè il sistema dualistico e il sistema monistico
Nel sistema dualistico: consiglio di sorveglianza (funzioni di controllo di legalità
della gestione, funzioni assegnate all’assemblea, come la nomina e la revoca degli
amministratori e l’approvazione del bilancio) e un consiglio di gestione; nel sistema
monistico: un comitato per il controllo sulla gestione.
In questo sistema, l’esercizio dell’impresa è interamente affidato all’organo
amministrativo, specializzato nell’attività di gestione e responsabile anche verso i
creditori ed i terzi per i danni arrecatogli con il proprio operato (art. 2392, 2394,
2395); viceversa, le decisioni di tipo organizzativo (nomina delle cariche sociali,
approvazione del bilancio, modifiche statutarie), sono rimesse alla competenza dei
soci, i quali sono destinatari dei risultati dell’attività sociale.
Inoltre, le società azionarie sono caratterizzate dalla presenza, all’interno
dell’organizzazione societaria, di un’autonoma funzione di controllo sulla legalità
e sulla correttezza della gestione imprenditoriale e dell’assetto aziendale, e sulla
regolarità dei bilanci e delle scritture contabili. La prima funzione è assegnata al
collegio sindacale (o al consiglio di sorveglianza nel sistema dualistico, o al comitato
di controllo in quello monistico); la seconda al revisore, salvo che lo statuto assegno
tale compito al collegio sindacale.
I poteri dell’assemblea risultano arretrati rispetto alla posizione degli amministratori i
quali hanno una competenza esclusiva su tutto ciò che riguarda la gestione
dell’impresa sociale, ma questo non deve essere visto come rivolto ad attribuire
minore importanza agli interessi degli azionisti. Tali interessi possono essere tutelati
attraverso altri strumenti come la previsione di ampi spazi per il recesso dalla
Le competenze dell’assemblea
La divisione tra assemblea ordinaria e straordinaria ha la funzione di assicurare
che:
• le decisioni periodicamente necessarie per il funzionamento organizzativo
sociale siano adottate in “sede ordinaria”, secondo regole di funzionamento più
snello e una maggioranza meno elevata
• le decisioni riguardanti le regole di funzionamento (modifiche statutarie), le
vicende evolutive (liquidazione, trasformazione, fusione e scissione) e alla
struttura finanziaria (operazioni sul capitale, obbligazioni convertibili), siano
invece adottate in “sede straordinaria” secondo regole che assicurano una
maggiore partecipazione dei soci, grazie a quorum più elevati e la presenza del
Il procedimento assemblare
I momenti essenziali del procedimento collegiale hanno carattere formale e sono:
convocazione dell’organo (con relativo “ordine del giorno”), costituzione e riunione,
discussione, votazione e deliberazione, proclamazione e verbalizzazione.
A. Non hanno diritto di intervento gli azionisti privi del diritto di voto.
B. Per essere ammesso alla singola assemblea, l’azionista deve dimostrare la
propria legittimazione. Salvo il caso in cui non siano stati emessi titoli, occorre
distinguere a seconda che l’azione sia documentata in un titolo cartaceo o risulti
immessa nei sistemi di gestione accentrata.
Nella prima ipotesi il socio deve esibire i titoli azionari. La sua identità e la sua
legittimazione cartolare verranno accertate seduta stante dal presidente
dell’assemblea. Per le società con azioni dematerializzate, il controllo della
legittimazione è demandato agli intermediari presso cui sono registrate le azioni,
i quali effettuano una comunicazione alla società, dietro richiesta del socio.
C. Ammissibilità dell’intervento telematico e del voto per corrispondenza dietro
previsione di un’apposita clausola statutaria.
La rappresentanza in assemblea
Agli azionisti è consentito partecipare all’assemblea personalmente oppure
mediante un proprio rappresentante.
La delega deve essere SEMPRE conferita per ISCRITTO e i relativi documenti
devono rimanere conservati dalla società; è prescritta la NULLITÀ della DELEGA
IN BIANCO, ovvero priva di indicazioni del nome del delegato; la PROCURA è
REVOCABILE, anche se sia conferita nell’interesse del delegato.
Nelle sole società che fanno ricorso al mercato del capitale del rischio, ivi
incluse le quotate, la procura può essere solo per singole assemblee. Nelle
società chiuse la delega per più assemblee è invece ammessa; è consentita sia
la delega generica a partecipare a tutte le assemblee di una determinata società, sia
la DELEGA a partecipare a tutte le assemblee in cui il socio detenga partecipazioni.
Per le società chiuse, diffuse, no società quotate -> NUMERO MAX di DELEGATI
rappresentabili da parte di un singolo delegato è definito: 20 società chiuse,
50,100,200 società diffuse a seconda dell’entità del capitale.
Società non quotate -> divieto di delega a favore di membri degli organi di
amministrazione e controllo e di dipendenti della società; istituti specifici quali :
rappresentante designato dalla società, a cui ciascun socio potrà conferire una
delega, impartendo istruzioni di voto cui il rappresentante dovrà attenersi;
SOLLECITAZIONE DI DELEGHE, ovvero particolare procedura di agevolazione della
rappresentanza assemblare .
È preferibile ritenere che il presidente non sia revocabile neanche in caso di giusta
causa. Se invece è nominato dall’assemblea, prevale il principio della revocabilità di
tutte le cariche in cui ricorra una giusta causa, in caso di abuso di poteri
presidenziali o di manifesta incapacità a condurre i lavori assembleari.
Un punto molto delicato nello svolgimento dei lavori assembleari, è costituito
dall’esercizio del diritto di informazione da parte degli azionisti: domande rivolte
agli amministratori che hanno il dovere di rispondere, purché la domanda sia
pertinente e la materia di cui si tratta non sia coperta da segreto aziendale. Il
presidente deve rispettare innanzitutto l’ordine del giorno, evitando così
allargamenti o restrizioni ingiustificate della materia in discussione. Anche la
successione degli argomenti contenuta nell’ordine del giorno dev’essere
rispettata. La discussione deve essere regolata in modo da evitare ogni
discriminazione a danno degli azionisti, ma è possibile adottare un limite ai tempi
di discussione. Il presidente può anche sciogliere la seduta, nel caso in cui non
sussistano le condizioni per un ordinato svolgimento dei lavori. In ordine alla
votazione, deve innanzitutto essere scelto il metodo, dal presidente. Fra i
possibili metodi di voto vi sono: le dichiarazioni verbali, il metodo per alzata di
mano, il metodo per acclamazione, l’utilizzo di schede precompilate. La votazione
deve essere simultanea, causa l’alterazione nella successione nelle varie fasi. Non è
ammissibile invece il sistema del voto segreto: identificazione nel verbale dei
soci favorevoli, contrari e astenuti. Inoltre il voto segreto comporta delle
complicazioni ai fini dell’esercizio del diritto di impugnazione e del diritto di recesso,
che spettano ai dissenzienti o astenuti. Infine, il voto segreto è incompatibile con la
disciplina del conflitto di interessi, la cui applicazione impone di verificare come
abbia votato ogni socio. Subito dopo la votazione, deve essere accertato il risultato
dei lavori e il presidente deve effettuare la c.d. proclamazione (cioè la dichiarazione
che l’assemblea ha accolto, o rigettato, le singole proposte di deliberazione), con la
conseguenza che la trattazione del relativo punto all’ordine sia esaurito.
La verbalizzazione
Le deliberazioni devono infine risultare da un verbale, che ha la funzione di
documentare lo svolgimento dell’assemblea, e ha carattere obbligatorio e
necessario, in quanto la sua assoluta mancanza determina la nullità della
deliberazione (art. 2379), mentre le irregolarità nella sua redazione determinano
l’annullabilità della delibera.
Riguardo al contenuto del verbale deve essere “analitico”, cioè deve indicare
l’identità dei partecipanti, il capitale rappresentato in assemblea, le modalità e il
risultato delle votazioni, e deve consentire l’identificazione dei soci favorevoli,
contrari e astenuti.
Nel verbale devono essere anche riassunte le dichiarazioni, purché pertinenti
all’ordine del giorno. La verbalizzazione inesatta o incompleta, determina
l’annullabilità. Esso può essere redatto in data posteriore alla seduta assembleare,
purché senza ritardo e in tempo utile per gli obblighi di deposito e
pubblicazione. L’omessa verbalizzazione entro tali termini, determina la nullità della
deliberazione, salva la sanatoria per verbalizzazione tardiva che può farsi valere nel
termine di tre anni.
Il conflitto d’interessi
L’unica ipotesi in cui il codice vieta il voto è quella per i soci-amministratori nelle
L’abuso di maggioranza
Situazione diversa è quella che si determina se una deliberazione viene assunta
dalla maggioranza per danneggiare non la società, ma i soci in minoranza: tale
situazione viene definita come abuso di maggioranza.
La giurisprudenza ritiene che non si possa annullare il voto e non si può attuare un
accertamento dell’approvazione della proposta sostenuta dal voto degli altri
azionisti. L’impugnazione della deliberazione negativa è inammissibile.
Appare però corretto negare all’autorità giudiziaria di poter sostituire la
deliberazione invalida con quella che sarebbe derivata se i soci di minoranza non
avessero votato in senso contrario. L’annullamento delle deliberazioni negative
dovrebbe avere quindi solo l’esito di imporre che l’assemblea venga
riconvocata sullo stesso ordine del giorno.
I soci trovano tuttavia dei limiti nella scelta degli amministratori. Infatti l’ordinamento
prevede delle cause legali di ineleggibilità e di decadenza dalla carica, quali
l’incapacità legale, il fallimento e le condanne penali.
La nomina del soggetto ineleggibile è nulla e se la causa di ineleggibilità
sopravviene, l’amministratore decadrà automaticamente dal suo ufficio.
Il modello legale prevede requisiti di professionalità e onorabilità per gli
amministratori delle s.p.a. quotate o per alcune società a statuto speciale.
Il divieto di concorrenza
Per l’ipotesi di concorrente chiamato alla carica di amministratore, vi è un divieto di
concorrenza, sancito a carico di determinati soggetti.
Dove interviene la cessazione di uno o più amministratori per tali cause, la disciplina
tende a salvaguardare l’efficienza dell’organizzazione societaria, ovviando a
soluzioni di continuità dell’esercizio della funzione amministrativa.
1. Illimitata prorogatio dell’organo amministrativo (cioè della permanenza in
carica) fino alla sua sostituzione da parte dell’assemblea.
2. Le dimissioni dell’amministratore sono ammesse dalla legge e non
richiedono la forma scritta ad substantiam. Non necessitano neanche di una
giustificazione, né comportano alcun obbligo di indennizzo verso la società. La
L’amministrazione delegata
Le funzioni amministrative possono essere delegate dal consiglio ad uno o più dei
propri componenti (amministratori delegati) o ad un collegio ristretto composto
sempre dai propri componenti denominato comitato esecutivo. Gli amministratori
delegati possono essere chiamati a formare un comitato esecutivo. A questo organo
L’attività valutativa del consiglio è estesa a tutti gli elementi contenuti nei rapporti
periodici dei delegati. La disciplina impone anche a tutti gli amministratori un
obbligo di “agire in modo informato” e li rende responsabili per non avere assunto
le opportune iniziative, in relazione alle informazioni possedute, avendo il singolo
amministratore l’obbligo di attivarsi per impedire il realizzarsi di eventi dannosi.
La norma protegge i terzi non solo nel caso di vizio del potere rappresentativo
derivante dalla violazione di clausole statutarie, ma anche nel caso di limiti legali, in
cui il vizio sia costituito dalla violazione di una norma di legge.
L’azione di responsabilità.
L’azione sociale di responsabilità necessita di deliberazione dell’assemblea
ordinaria, anche se non è indicato nelle materie da trattare (art. 2393, co.2) in
deroga del principio per cui l’oggetto della deliberazione deve essere indicato
nell’ordine del giorno. Ma la deliberazione è consentita solo se la responsabilità è
legata a fatti compresi nell’esercizio oggetto di discussione e non a fatti pregressi o
successivi.
Oltre all’assemblea, anche il collegio sindacale ha competenza a deliberare, con
la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti. La deliberazione di
esercizio all’azione comporta la revoca degli amministratori, purché approvata
con voto favorevole di almeno 1/5 del capitale (se adottata in assemblea). La
revoca automatica comporta anche l’obbligo dell’assemblea di provvedere alla
nomina di nuovi amministratori. E’ inoltre nella piena disponibilità dell’assemblea
deliberare espressamente la rinunzia all’azione o una transazione gli amministratori,
senza che occorra alcuna motivazione. La delibera di rinunzia o transazione può
essere però impedita dall’esercizio di un diritto di veto con voto contrario da
esprimersi in assemblea da parte di una minoranza qualificata.
Per essere assoggettati a tale regime, occorre che ricorrano i connotati tipologici
propri della figura: per direttore generale si intende un funzionario dirigente, posto
al vertice della struttura aziendale, che opera in relazione diretta con l’organo
amministrativo. Tale figura non è obbligatoria ma è sempre presente nelle imprese
di dimensioni medio-grandi, che possono averne anche più di uno, con mansioni sia
di “alta gestione” che più limitate alla gestione esecutiva quotidiana.
Ai sindaci però non spettano funzioni dirette di controllo contabile che è rimesso ai
revisori legali dei conti, pur restando in capo al collegio sindacale compiti di
supervisione sulla regolarità della loro funzione.
Non si tratta di un collegio perfetto (che funziona solo con la presenza di tutti i suoi
componenti), ma è regolarmente costituito con la maggioranza dei sindaci
(quorum costitutivo) e delibera a maggioranza assoluta dei presenti (quorum
deliberativo). Nell’esercizio delle proprie funzioni, l’attività dei sindaci si articola in
tre fasi: istruttoria, valutativa e reattiva. In ciascuna di queste fasi, i poteri
dell’organo possono essere individuali o collegiali; inoltre essi sono poteri/ doveri, il
cui mancato esercizio dà luogo a responsabilità dei sindaci.
1. Nella fase istruttoria, i sindaci godono di poteri ispettivi individuali, laddove la
richiesta di informazioni agli amministratori è di competenza del collegio. Nelle
Si tratta di una responsabilità per fatto proprio, in modo che il sindaco non risponde
automaticamente in caso di accertata responsabilità degli amministratori, ma solo là
dove gli possa essere imputata la violazione degli obblighi di vigilanza della
carica, e sempre che si dia prova del nesso di causalità fra il comportamento del
sindaco in violazione dei suoi doveri, e la produzione dell’evento dannoso a seguito
del comportamento di mala gestio degli amministratori. La funzione di controllo
contabile, è stata attribuita ad un revisore esterno.
Ulteriore compito del revisore è il giudizio sul bilancio d’esercizio e, dove presente,
del bilancio consolidato. Ovviamente il revisore non deve garantire che il bilancio sia
“vero”, ma ha l’obbligo di “ricercare” l’esistenza di possibili frodi contabili. Il
revisore deve quindi formulare un giudizio sul bilancio: positivo, positivo con rilievi,
negativo, o con impossibilità di emettere giudizio.
Se il giudizio è positivo, il revisore attesta non solo la conformità del bilancio alle
norme che ne disciplinano la redazione, ma anche se il bilancio rappresenta in
modo veritiero e corretto, sia la situazione patrimoniale e finanziaria della società,
sia il risultato economico d’esercizio.
Al fine di ottimizzare i controlli, sia il revisore sia il collegio sindacale hanno obblighi
di tempestiva e reciproca informazione riguardo informazioni rilevanti per lo
svolgimento delle relative funzioni.
Per adempiere alle funzioni di controllo contabile, il revisore esterno gode di poteri
informativi, avendo il diritto ad ottenere dagli amministratori documenti e notizie
utili all’attività di revisione legale, ma anche poteri ispettivi, potendo procedere ad
accertamenti, controlli ed esame di atti e documentazione.
Nel caso in cui il revisore legale sia una società di revisione, responsabili in solido
sono anche il responsabile della revisione e i dipendenti che hanno collaborato
all’attività di revisione.