L'art.2082 cc. Afferma che: “imprenditore è colui che esercita professionalmente un'attività economica al fine
della produzione o dello scambio di beni o servizi”. E' da questo articolo che si ricava che l'impresa è attività
economica organizzata ed esercitata professionalmente dall'imprenditore al fine della produzione o dello
scambio di beni o servizi.
L'ATTIVITA' ECONOMICA
L'attività economica è quell'attività produttiva o di scambio di beni e servizi allo scopo di creare nuova
ricchezza, cioè lo scopo di lucro (realizzazione dei ricavi eccedenti i costi). Tuttavia non si può definire
imprenditoriale l'attività di mero godimento (ad es. il proprietario di uno stabile che ne tragga profitto dandone
i locali in locazione). Il requisito dello scopo di lucro è una condizione necessaria ma non sufficiente
all'ottenimento della qualità d'imprenditore.
L'attività economica infatti deve anche rispondere al requisito dell'economicità che consiste nella copertura dei
costi con i ricavi, per garantirne l'autosufficienza. L'impresa pubblica, l'impresa cooperativa e l'impresa sociale
dimostrano che il requisito minimo essenziale dell'attività d'impresa è l'economicità della gestione e non lo
scopo di lucro.
L'ORGANIZZAZIONE
E' altresì necessario che l'attività economica sia attuata attraverso l'organizzazione dei fattori LAVORO e\o
CAPITALE (propri e\o altrui). Non è necessario che l'attività organizzativa dell'imprenditore si concretizzi nella
creazione di un apparato aziendale. L'attività d'impresa può ridursi al solo impiego di mezzi finanziari propri o
altrui nel caso di attività di finanziamento\investimento, e nell'impiego prevalente (non esclusivo) del proprio
lavoro nel caso del piccolo imprenditore.
PROFESSIONALITA'
Ultimo dei requisiti richiesti per l'attività imprenditoriale è la professionalità cioè l'esercizio abituale e non
occasionale di una data attività produttiva. La professionalità non richiede però che l'attività imprenditoriale sia
svolto in modo continuato e senza interruzioni come le attività stagionali (alberghi, rifugi alpini ecc); è
sufficiente il ripetersi di atti secondo le cadenze proprie di quel dato tipo di attività. Tale requisito è rispettato
anche nel caso di un unico affare purché comporti il compimento di operazioni molteplici e l'utilizzo di un
apparato produttivo complesso. Di norma le imprese operano per il mercato, tuttavia può essere considerato
imprenditore anche chi produce beni e servizi destinati ad uso o consumo personale (impresa per conto
proprio).
LE PROFESSIONI INTELLETTUALI
Il professionista intellettuale che si limita a svolgere la propria attività non diventa imprenditore. Per far sì che
possa assumere tale status giuridico è necessario che la professione intellettuale sia esplicata nell'ambito di
un'altra attività di per sé qualificabile come impresa (art. 2238 cc.)
LE CATEGORIE DELL'IMPRENDITORE
Il cc distingue infatti diverse categorie di imprenditori, in base a tre criteri:
1)l'oggetto dell'impresa che distingue l'imprenditore agricolo da quello commerciale;
2)la dimensione che distingue il piccolo imprenditore dal medio-grande (commerciale);
3)la natura del soggetto che esercita che distingue l'impresa individuale (impresa familiare) da società ed
imprese pubbliche.
1) L'OGGETTO
L'imprenditore agricolo (art. 2135)
E' imprenditore agricolo chi esercita un'attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura,
all'allevamento e attività strettamente collegate alle precedenti e peculiarità di oggi anche chi compie attività
che sfruttano potenzialmente un ciclo biologico o valorizza un ambito territoriale (ad es. un allevamento ittico o
un agriturismo).
Le attività strettamente collegate sono le attività agricole per connessione e si reputano tutte quelle attività
dirette alla trasformazione o all'alienazione dei prodotti agricoli. Le attività essenziali sono la coltivazione del
fondo, la silvicolture, l'allevamento e lo sfruttamento di un ciclo biologico. Secondo il principio di prevalenza
necessario e sufficiente è solo che si tratti di attività aventi ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente
dall'esercizio dell'attività agricola essenziale; cioè che abbiano un rilievo economico maggiore rispetto
all'attività connessa.
L'imprenditore commerciale (art. 2195)
Chi esercita attività industriali dirette alla produzione di beni e servizi; attività intermediaria nella circolazione
dei beni, attività di trasporto; attività bancaria o assicurativa; altre attività ausiliarie alle precedenti (imprese di
agenzia, mediazione, di deposito, commissione, spedizione e pubblicità). Commerciale è qualsiasi impresa che
non sia qualificabile come agricola.
2) DIMENSIONE
Piccolo imprenditore
Secondo l'articolo 2083 cod.civ sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli
commercianti e coloro che esercitano un'attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro
proprio e dei componenti della famiglia. In sintesi è caratteristica distintiva di tutti i piccoli imprenditori la
prevalenza del lavoro proprio e familiare. E' sottoposto allo statuto generale dell'imprenditore, è tuttavia
esonerato (anche se esercita un'attività commerciale) dalla tenuta delle scritture contabili, dal fallimento e dalle
altre procedure concorsuali. Inoltre l'iscrizione al registro delle imprese non ha valore di pubblicità legale ma
solo di pubblicità notizia.
- Impresa artigiana
La nuova legge sull'impresa artigiana si basa sull'oggetto dell'impresa, costituito da qualsiasi attività di
produzione di beni, semilavorati o servizi; e sul ruolo dell'artigiano che svolga in misura prevalente il proprio
lavoro nel processo produttivo. Tuttavia se si superano i limiti dimensionali fissati dalla legge e non si rispetta il
criterio della prevalenza fissato l'impresa artigiana sarà sottoposta allo statuto dell'imprenditore commerciale
con la conseguente esposizione al fallimento.
-Impresa familiare
L'impresa familiare è l'attività nella quale collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il
secondo dell'imprenditore. Dato che in passato i lavoratori di un impresa familiare prestavano la loro opera a
titolo gratuito, oggi è stata predisposta una tutela minima che prevede: il diritto al mantenimento, diritto alla
partecipazione agli utili dell'impresa, il diritto sui beni acquistati con gli utili e il diritto di prelazione. L'impresa
familiare è un'impresa individuale perché le decisioni fanno capo al datore di lavoro.
3) NATURA
- Impresa societaria
- Imprese pubbliche
Attività d'impresa può essere svolta anche dallo Stato e dagli altri enti pubblici, nelle forme di: società a
partecipazione pubblica; enti pubblici -economici (ferrovie dello Stato, Iri, Eni); imprese-organo (regioni,
comuni, province).
-Attività commerciali delle associazioni e fondazioni
-Imprese sociali
Ciò che caratterizza queste attività è l'assenza dello scopo di lucro. Utili e avanzi di gestione devono essere
infatti destinati allo svolgimento dell'attività statuaria o all'incremento del patrimonio dell'ente. C'è un vincolo
di indisponibilità: non è mai possibile distribuire fondi o riserve a vantaggio di coloro che fanno parte
dell'organizzazione. In caso di cessazione dell'impresa, il patrimonio residuo è devoluto ad organizzazioni non
lucrative di utilità sociale.
L’ACQUISTO DELLA QUALITA’ D’IMPRENDITORE
Imputazione dell'attività d'impresa (esercizio diretto)
L'individuazione del soggetto cui è applicabile la disciplina dell'attività d'impresa non solleva problemi quando
gli atti sono compiuti direttamente dall'interessato o da un terzo che agisce come suo rappresentate e quindi in
nome dello stesso. Gli effetti degli atti giuridici ricadono solo sul soggetto il cui nome è stato validamente
speso. Questo principio si ricava dalla disciplina del mandato. Il mandatario è un soggetto che agisce
nell'interesse di un altro e può porre in essere i relativi atti giuridici sia spendendo il proprio nome ( mandato
senza rappresentanza) sia spendendo il nome del mandante se ne ha potere di rappresentanza ( mandato con
rappresentanza) nel mandato con rappresentanza gli effetti degli atti posti in essere dal mandatario si
producono direttamente nella sfera giuridica di quest'ultimo. Nel mandato senza rappresentanza il mandatario
acquista i diritti e assume gli obblighi derivanti dagli atti compiuti con i terzi ( principio formale della spendita
del nome). Quando gli atti d'impresa sono compiuti dal rappresentate l'imprenditore diventa il rappresentato.
L'attività d'impresa è sostanzialmente svolta dal rappresentante.
Imputazione dell'attività d'impresa (esercizio indiretto)
Questo è il fenomeno dell'esercizio d'impresa tramite interposta persona. Altro è il soggetto che in proprio
nome compie i singoli atti d'impresa: imprenditore palese o prestanome. Altro è il soggetto che somministra al
primo i necessari mezzi finanziari, dirige in fatto l'impresa e fa propri i guadagni: imprenditore indiretto od
occulto. Questo espediente è usato per non esporre al rischio d'impresa tutto il proprio patrimonio personale.
Si costituisce di una s.p.a dotandola di un modesto capitale tutto in proprie mani; in questo modo gli atti
d'impresa saranno formalmente decisi dagli amministratori e posti in essere in nome della società (imprenditore
palese). Ma è evidente che nella sostanza ogni decisione sarà adottata dal socio che ha la totalità delle azioni (
imprenditore indiretto). I creditori posso provocare il fallimento del prestanome ma data l'insufficienza del
relativo patrimonio potranno ricavare poco. Per neutralizzare i pericoli per i creditori nel nostro ordinamento
giuridico è sanzionata l'inscindibilità tra il potere e la responsabilità. viene affermata la responsabilità personale
per i debiti d'impresa e l'esposizione per chiunque domini in fatto l'altrui impresa individuale o società di
capitali. Il dominio di fatto di un'impresa individuale o società di capitale non è condizione sufficiente per
esporre a responsabilità e fallimento, nè determina di per sé l'acquisto della qualità d'imprenditore. Se il socio di
comando di una società non si limita ad esercitare i poteri riconosciutigli dalla legge e tratta la società come
cosa propria il suo comportamento può dar vita ad una autonoma attività d'impresa ed egli risponderà come
titolare di una autonoma impresa commerciale individuale per le obbligazioni da lui contratte.
DISCIPLINA COMUNE A TUTTI GLI IMPRENDITORI
Ci sono una serie di regole che si applicano alle varie categorie d'imprenditore e che contraddistinguono ogni
categoria. C'è però una disciplina comune a tutte le categorie d'imprenditore, oggi stabilizzatasi, dopo
l'istituzione del registro delle imprese, nei seguenti principali istituti:
a) obbligo d'iscrizione al registro delle imprese con efficacia legale per gli imprenditori commerciali medio-
grandi e quelli agricoli e di pubblicità notizia per i piccoli imprenditori commerciali;
b) disciplina della concorrenza tra imprenditori integrata e derogata dalla disciplina antitrust;
c) disciplina della pubblicità ingannevole e comparativa;
d) normativa antitrust;
e) disciplina della cooperazione tra imprenditori: associazioni e consorzi;
f) disciplina dei contratti tra imprenditori con i consumatori;
g) disciplina dei contratti tra imprenditori o degli imprenditori in quanto deroghino alla disciplina generale dei
contratti;
h) disciplina dell'azienda.
PUBBLICITA'
Pubblicità costitutiva: iscrizione di un determinato atto o fatto giuridico nel registro delle imprese è requisito
necessario e indispensabile per la sua esistenza (ad es. atto costitutivo della società di capitale);
Pubblicità dichiarativa: iscrizione nel registro rende opponibile a terzi l'atto o fatto del quale è stata data
pubblicità, indipendentemente dalla circostanza che i terzi ne abbiano avuto effettiva conoscenza;
Pubblicità notizia: iscrizione nel registro delle imprese ha una funzione solo informativa.
LE FIGURE AUSILIARIE DELL'IMPRENDITORE (LA RAPPRESENTANZA)
Nello svolgimento della propria attività l'imprenditore può avvalersi (e di regola lo fa) della collaborazione di
altri soggetti : ausiliari interni o subordinati e di ausiliari esterni o autonomi. Questi hanno il potere di vincolare
direttamente l'imprenditore ed hanno un potere di rappresentanza ex lege.
- Istitore: art. 2203 è colui che è preposto dal titolare all'esercizio dell'impresa commerciale o di una sede
secondaria o di un ramo particolare della stessa (direttore generale). E' subordinato solo all'imprenditore o ad
altro istitore. L'istitore è tenuto, insieme con l'imprenditore, all'adempimento degli obblighi d'iscrizione nel
registro delle imprese e delle scritture contabili. In caso di fallimento solo l'imprenditore potrà essere dichiarato
fallito e sarà esposto agli effetti personali e patrimoniali del fallimento. L'istitore ha rappresentanza sia
sostanziale che processuale in quanto anche in mancanza di espressa procura può compiere in nome
dell'imprenditore tutti gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa e può stare in giudizio sia come attore sia
come convenuto per le obbligazioni dipendenti da atti compiuti nell'esercizio dell'impresa a cui è preposto.
L'istitore deve palesare al terzo con cui contratta tale sua veste affinché l'atto compiuto e relativi effetti
ricadano direttamente sul rappresentato, e deve spendere il nome dell'imprenditore. Se omette di farlo
risponde col suo patrimonio delle conseguenze.
- Procuratore: art. 2209 è colui che in base ad un rapporto continuativo abbia il potere di compiere per
l'imprenditore gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa pur non essendo preposto ad esso. Il procuratore è un
rappresentante dell'imprenditore con poteri più limitati perché limitati ad una sola categoria di atti. Anche per
questo rappresentante non sono opponibili a terzi le limitazioni alla procura non iscritte nel registro delle
imprese. Hanno un potere di rappresentanza generale ma non processuale. Non sono soggetti all'obbligo della
tenuta delle scritture contabili. L'imprenditore non risponde degli atti compiuti dal procuratore senza spendita
del nome dell'imprenditore stesso.
- Commesso: art. 2210 il commesso è il collaboratore dell'imprenditore incaricato di trattare con i clienti in
posizione esecutiva e subordinata. Hanno potere di rappresentanza anche in mancanza di specifico atto di
conferimento. Possono ricevere le denunce relative ai vizi delle cose vendute e chiedere misure cautelari
nell'interesse dell'imprenditore.
L'AZIENDA E IL SUO TRASFERIMENTO
L'azienda è il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa (art. 2555 cc.). Non ha
una legge di circolazione propria cosicché nel trasferimento dell'azienda si devono rispettare le regole di forma
e sostanza relative al trasferimento dei singoli beni che fanno parte di essa. Ci sono due modalità di
trasferimento: a titolo di proprietà o di godimento (ad es. affitto e usufrutto). In tutte le ipotesi di trasferimento
di azienda vengono trasferiti insieme alla stessa anche i contratti aziendali che non abbiano carattere personale.
I terzi possono solo recedere dal contratto entro 3 mesi dalla notizia del trasferimento, ma solo per giusta
causa. L'alienante deve astenersi per un periodo massimo di 5 anni dall'iniziare una nuova impresa che possa
comunque per ragioni oggettive sviare la clientela dell'azienda ceduta. E' ammesso il patto contrario ma la
legge pone a carico dell’imprenditore alienante un divieto di concorrenza. Il divieto è imposto in considerazione
del fatto che la sua concorrenza risulta particolarmente insidiosa per chi acquista: egli è infatti conosciuto dalla
clientela e può avere sulla medesima una forte capacità attrattiva conoscendone abitudini e tendenze e
conoscendo, inoltre, le caratteristiche organizzative dell’azienda ceduta. Solo nel caso della vendita dell’azienda
si trasferiscono con essa i crediti aziendali. per le aziende di imprese soggette a registrazione con efficacia
dichiarativa la cessione è resa efficace nei confronti dei debitori attraverso l’iscrizione nel registro delle imprese.
per le altre aziende è necessaria la notificazione della cessione di credito nei modi ordinari (art. 2559 cc.)
Chi aliena un’azienda non è liberato dai debiti della stessa. nel caso della vendita di azienda commerciale si
trasferiscono con essa anche i debiti, a meno che i creditori non abbiano liberato l’alienante e purché si tratti di
debiti risultanti dai libri sociali obbligatori (art. 2560 cod. civ.), ovvero di debiti nei confronti dei prestatori di
lavoro subordinato (art. 2112 cc.). È importante distinguere il trasferimento dell’azienda dalla cessione di un
insieme di beni compresi nel patrimonio d’impresa. La giurisprudenza identifica il trasferimento d’azienda come
la cessione di un'entità economica organizzata in maniera stabile la quale, in occasione del trasferimento,
conserva la sua identità e consenta l'esercizio di un'attività economica finalizzata al perseguimento di uno
specifico obiettivo. Pertanto, pur non essendo necessaria la cessione di tutti gli elementi che normalmente
costituiscono l'azienda, deve tuttavia appurarsi che nel complesso di quelli ceduti permanga un residuo di
organizzazione che ne dimostri l'attitudine all'esercizio dell'impresa, sia pure mediante la successiva
integrazione da parte del cessionario (non è quindi, per esempio, cessione di un’azienda di trasporti la vendita
di un gruppo di autoveicoli).
LE SOCIETA'
La società è una struttura economico-giuridica che l'ordinamento mette a disposizione di coloro, singoli o
collettività, che vogliono svolgere un'attività economica costituendo un autonomo centro d'imputazione di
rapporti giuridici. Esistono diversi tipi di società ammesse dalla legge (semplice, in nome collettivo, in
accomandita ecc), tuttavia il principio del numero chiuso non permette di crearne altre. Unica è la nozione
legislativa di società fissata dall'art 2247 cc. Che la definisce: con il contratto di società due o più persone
conferiscono beni o servizi per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili.
Caratteristiche peculiari di una società che la distinguono da gli altri fenomeni associativi (comunione,
consorzio) sono:
1 I CONFERIMENTI DEI SOCI: sono le prestazioni cui le parti del contratto di società si obbligano, contribuendo
alla formazione del patrimonio iniziale della società (capitale di rischio). Tali conferimenti possono essere
costituiti da ogni entità suscettibile di valutazione economica siano essi beni o servizi trasferiti in proprietà o in
godimento o prestazione di attività lavorativa sia manuale che intellettuale. I beni sono conferiti a titolo di
rischio. Nelle società di capitali il rischio è limitato al conferimento, nelle società di persone non è così, il socio
infatti risponde dei debiti della società con il suo intero e proprio patrimonio.
2 ESERCIZIO IN COMUNE DI ATTIVITA' ECONOMICA: costituisce lo scopo-mezzo del contratto di società e
l'oggetto sociale. Tale attività dev'essere economica ovvero presentare i caratteri propri dell'attività d'impresa,
infatti non possono essere costituite società al solo scopo di consentire il godimento dei beni conferiti dai soci.
Per tale fine il codice prevede l'applicazione della disciplina della comunione. Sono vietate le società di mero
godimento, come le società immobiliari di comodo, in cui il patrimonio attivo è costituito esclusivamente dagli
immobili conferiti dai soci e la cui attività si esaurisce nel concedere tali immobili in locazione a soci stessi o a
terzi senza fornire alcun servizio collaterale. Tali società sono costituite essenzialmente per ragioni di evasione
fiscale. La società immobiliare, a differenza di quella di mero godimento, è lecita perché l'immobile conferito dai
soci è elemento di una più complessa organizzazione di fattori produttivi, finalizzata alla produzione di servizi
che non si esauriscono nelle pure prestazioni locative.
3 SCOPO-FINE DELLA SOCIETA': lo scopo di divisione degli utili è solo uno dei fini possibili di una società, tuttavia
è questo quello tipico di società di persone e di capitali che vengono perciò definite società lucrative. Altro tipo
di scopo è quello mutualistico tipico delle società cooperative che consiste di fornire direttamente i soci beni,
servizi od occasioni di lavoro più vantaggiose rispetto a quelle che i soci stessi otterrebbero sui mercati, ciò
nonostante non le è precluso di svolgere attività con i terzi e di conseguire utili da tale attività. Altro tipo di
scopo è quello consortile che prevede il fine dei singoli consorziati di conseguire un vantaggio patrimoniale
diretto nelle rispettive economie, sotto forma di minori corsi sopportati (acquisto in comune di materie prime)
o di maggiori ricavi conseguiti (centro vendite in comune) nella gestione delle proprie intese.
TIPI DI SOCIETA'
-Società mutualistiche (società cooperative e mutue assicuratrici);
Società lucrative (si dividono in società semplici e società commerciali).
-Società con personalità giuridica (società di capitali e società cooperative);
società senza personalità giuridica (società di persone)
SOCIETA' DI CAPITALI
-La prima caratteristica delle società di capitali è la presenza legislativamente prevista di un'organizzazione di
tipo corporativo ovvero basata sulla presenza di una pluralità di organi (assemblea organo di gestione e organo
di controllo). Ciascuno con le proprie specifiche funzioni ciò non vale per la s.r.l).
-La seconda è che il funzionamento degli organi sociali è dominato dal principio maggioritario.
-La terza è che il singolo socio in quanto tale non ha alcun potere diretto di amministrazione e di controllo. Con il
suo voto ha il solo diritto a concorrere in assemblea alla designazione dei membri dell'organo di
amministrazione e\o controllo. Il peso di ciascun socio in assemblea è proporzionato al capitale sociale
sottoscritto (non vale per la s.r.l).
SOCIETA' DI PERSONE
1) Non è prevista un'organizzazione basata sulla presenza di una pluralità di organi;
2) l'attività della società si basa su un modello organizzativo che prevede la responsabilità illimitata ad ogni
socio ed il potere di amministrare la società, con la conseguente necessità dell'unanime consenso per la
modifica dell'atto costitutivo;
3) la responsabilità illimitata, il potere di amministrazione e la rappresentanza vengono conferiti al socio
indipendentemente dall'ammontare del capitale conferito. Ne consegue che il trasferimento della
partecipazione sociale è soggetto al parere unanime degli altri soci.
LA SOCIETA' SEMPLICE, LA SOCIETA' IN NOME COLLETTIVO E IN ACCOMANDITA
Queste tre società formano la categoria delle società di persone.
-La s.n.c è soggetta all'iscrizione nel registro delle imprese con effetti di pubblicità legale(società di tipo
commerciale). Nella s.n.c tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali e non è
ammesso patto contrario.
-La s.a.s prevede la presenza di due categorie di soci: i soci accomandatari che rispondono solidalmente e
illimitatamente per le obbligazioni sociali; i soci accomandanti che rispondono limitatamente alla quota
conferita.
-La s.s può essere legittimamente impiegata solo per le imprese agricole. E' il prototipo normativo delle società
di persone ma la sua diffusione è scarsa.
Costituzione
-Società semplice art.2251, il contratto di s.s non è soggetto a forme speciali, salvo quelle richieste dalla natura
dei beni conferiti. Diversamente da quanto stabilito nel 1942, anche per le s.s oggi è prevista l'iscrizione nel
registro delle imprese, ha efficacia di pubblicità legale. Il contratto può essere concluso anche verbalmente.
-Società in nome collettivo, regole non diverse valgono per la s.n.c. L'iscrizione al registro delle imprese è
condizione di regolarità della società (s.n.c regolare), ma non è condizione di esistenza della stessa(s.n.c
irregolare). L'atto costitutivo dev'essere redatto per atto pubblico o per scrittura privata autenticata. Esso deve
contenere:1) generalità dei soci 2) la ragione sociale 3) i soci che hanno l'amministrazione e la rappresentanza
della società 4) la sede della società e le eventuali sedi secondarie 5) l'oggetto sociale 6) i conferimenti 7) le
prestazioni a cui sono obbligati i soci d'opera 8 ) i criteri di ripartizione degli utili 9) la durata della società.
Conferimenti
Con la costituzione della società il socio assume l'obbligo di effettuare i conferimenti determinati nel contratto
sociale. Nella società di persone se i conferimenti non sono determinati si presume che i soci siano obbligati a
conferire, in parti uguali tra loro quanto è necessario per il raggiungimento del oggetto sociale. Non è posta
nessuna limitazione per quanto riguarda le entità conferibili, quindi può essere conferita ogni entità suscettibile
di valutazione economica. Esiste una specifica disciplina per: conferimento di beni in natura, di crediti e
conferimento d'opera. Per il conferimento di beni in proprietà, è disposto che la garanzia dovuta dal socio e il
passaggio dei rischi sono regolati dalle norme sulla vendita. Per i beni conferiti in godimento il rischio resta a
carico del socio che le ha conferite. Il bene conferito in godimento resta ovviamente di proprietà del socio. Il
socio che conferisce crediti risponde nei confronti della società dell'insolvenza del debitore ceduto nei limiti del
valore assegnato al suo conferimento, inoltre è tenuto al rimborso delle spese e alla corresponsione degli
interessi. Nelle società di persone il conferimento può consistere nel prestare la propria attività lavorativa a
favore della società. E' questo il socio d'opera, che non è un lavoratore subordinato. Infatti il compenso per il
suo lavoro è rappresentato dalla partecipazione ai guadagni della società. I conferimenti dei soci formano il
patrimonio iniziale della società, che diventa proprietaria dei beni conferiti a tal titolo dai soci.
Partecipazione dei soci agli utili e alle perdite
Tutti i soci hanno diritto di partecipare agli utili e alle perdite della gestione sociale. Non è necessario che la
ripartizione sia proporzionale ai conferimenti. L'unico limite posto all'autonomia privata è il divieto di patto
leonino: è nullo il patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite. I
criteri legali di ripartizione sono:1) se il contratto nulla dispone, le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle
perdite si presumono proporzionali ai conferimenti; 2) se neppure il valore dei conferimenti è stato
determinato, le parti si presumono uguali;3) se è determinata soltanto la parte di ciascuno nei guadagni, si
presume che nella stessa misura debba determinarsi la partecipazione alle perdite. Infine la parte spettante al
socio d'opera se non è determinata dal contratto è fissata dal giudice secondo equità. Nella s.s il diritto del
socio di percepire la propria parte degli utili nasce con l'approvazione del rendiconto. Nelle s.n.c il documento
destinato all'accertamento degli utili e delle perdite è invece un vero e proprio bilancio d'esercizio-
l'approvazione del rendiconto o del bilancio è condizione sufficiente perché ciascun socio possa pretendere
l'assegnazione della sua parte di utili. Art.2262: salvo patto contrario ciascun socio ha diritto di percepire la sua
parte di utili dopo l'approvazione del rendiconto. Le perdite incidono direttamente sul valore della singola
partecipazione sociale. Infatti in sede di liquidazione della società, il socio si vedrà rimborsare una somma
inferiore rispetto al valore originario del capitale conferito. Prima dello scioglimento della società le perdite
accertate impediscono la distribuzione degli utili successivamente conseguiti fin quando il capitale non sia stato
reintegrato.
La responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali
Nella s.s e s.n.c delle obbligazioni sociali risponde innanzitutto, la società col proprio patrimonio, che costituisce
perciò la garanzia primaria, ma non esclusiva dato che per le obbligazioni sociali rispondono personalmente ed
illimitatamente anche i singoli soci. Nella s.s la responsabilità personale di tutti i soci non è principio
inderogabile. La responsabilità dei soci non investiti del potere di rappresentanza della società, può essere
infatti esclusa o limitata da un apposito patto sociale, opponibile a terzi solo se portato loro a conoscenza con
mezzi idonei. Nelle s.n.c la responsabilità illimitata e solidale di tutti soci è inderogabile. La responsabilità per le
obbligazioni sociali precedentemente contratte è estesa anche hai nuovi soci.
Nella s.s e s.n.c i creditori sociali hanno di fronte a se più patrimoni su cui soddisfarsi: il patrimonio della società
e il patrimonio dei soci illimitatamente responsabili. I soci sono responsabili in solido fra loro ma in via sussidiaria
rispetto alla società in quanto godono del beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale, cioè sono
tenuti a tentare di soddisfarsi sul patrimonio della società prima di poter aggredire il patrimonio personale dei
soci. Nella s.s il creditore sociale può rivolgersi direttamente al singolo socio illimitatamente responsabile, e sarà
questi a dover invocare la preventiva escussione del patrimonio sociale indicando i beni sui quali il creditore
possa agevolmente soddisfarsi. Questa disciplina si applica anche alla s.n.c irregolare, mentre in quella regolare
il beneficio di escussione opera automaticamente. I creditori sociali non possono pretendere il pagamento dai
singolo soci se non dopo l'escussione del patrimonio sociale.
I creditori personali dei soci
Il patrimonio della società è insensibile alle obbligazioni personali dei soci ed è intangibile da parte dei creditori
di questi ultimi. Il creditore personale del socio non può in alcun caso aggredire direttamente il patrimonio
sociale per soddisfarsi. Nella s.s e nella s.n.c irregolare il creditore particolare del socio può chiedere anche la
liquidazione della quota del suo debitore; deve però provare che gli altri beni del debitore sono insufficienti a
soddisfare i suoi crediti. Nella s.n.c regolare il creditore particolare del socio, finché dura la società non può
chiedere la liquidazione della quota del socio debitore, neppure se prova che gli altri beni dello stesso siano
insufficienti a soddisfarlo
Amministrazione della società
l'amministrazione della società è l'attività di gestione dell'impresa sociale. Il potere di amministrare è il potere di
compiere tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale. Per legge ogni socio illimitatamente responsabile è
amministratore della società- quando l'amministrazione della società spetta a più soci ed il contratto sociale
nulla dispone in merito alle modalità di amministrazione, trova applicazione il modello legale della
amministrazione disgiuntiva art. 2257. ciascun socio amministratore può da solo intraprendere tutte le
operazioni che rientrano nell'oggetto sociale. Il potere di iniziativa è limitato dal diritto di opposizione
riconosciuto ai soci amministratori. L'opposizione dev'essere esercitata prima che l'azione sia compiuta e,
paralizza il potere decisorio del singolo amministratore. Sulla fondatezza dell'opposizione decide la
maggioranza dei soci determinata secondo la parte attribuita a ciascun socio negli utili (per quote di interesse,
non per teste). L'amministrazione congiuntiva dev'essere espressamente convenuta nell'atto costitutivo. E'
necessario il consenso di tutti i soci amministratori per il compimento delle operazioni sociali. La maggior
rigidità dell'amministrazione congiunta è temperata dal riconoscimento ai singoli amministratori del potere di
agire individualmente, quando vi sia urgenza di evitare un danno alla società.
Amministrazione e rappresentanza
Una delle funzioni degli amministratori e quello di rappresentanza, che è il potere di agire nei confronti dei terzi
in nome della società; dando luogo all'acquisto di diritti e all'assunzione di obbligazioni da parte della stessa
art.2266. Il potere di rappresentanza riguarda il potere di amministrazione esterna, la fase di attuazione con i
terzi delle operazioni sociali. La rappresentanza della società spetta a ciascun socio amministratore.
Nell'amministrazione disgiunta ogni amministratore può da solo decidere e stipulare atti in nome della società,
nella congiuntiva tutti i soci amministratori devono partecipare alla stipulazione dell'atto. La rappresentanza
può essere limitata.
I soci amministratori
La regola secondo cui ogni socio illimitatamente responsabile è amministratore della società a carattere
dispositivo. L'atto costitutivo può riservare l'amministrazione solo ad alcuni soci. I soci investiti
dell'amministrazione possono essere nominati direttamente nell'atto costitutivo o nell'atto separato. Questa
distinzione acquista rilievo ai fini della revoca della facoltà di amministrare. la revoca dell'amministratore
nominato nel contratto sociale va decisa all'unanimità e non ha effetto senza giusta causa. L'amministratore
nominato per atto separato è revocabile secondo le norme del mandato, quindi anche se non ricorre giusta
causa. I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati secondo le regole del mandato art.2260.
L'amministratore è investito per legge del potere di compiere tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale.
Nelle s.n.c essi devono tenere le scritture contabili e redigere il bilancio d'esercizio, devo provvedere agli
adempimenti pubblicitari connessi all'iscrizione nel registro delle imprese. Gli amministratori sono solidalmente
responsabili verso la società e hanno l'obbligo di risarcire i danni alla stessa arrecati.
I soci non amministratori. Il divieto di concorrenza
Quando l'amministrazione della società è riservata soltanto ad alcuni soci, ai soci esclusi dall'amministrazione
sono riconosciuti ambi e penetranti poteri di informazione e di controllo. Nelle s.n.c incombe su tutti i soci uno
specifico obbligo: quello di non esercitare per conto proprio o altrui un'attività concorrente con quella della
società, e di non partecipare come socio illimitatamente responsabile ad altra società concorrente. Il divieto
non ha carattere assoluto: può essere rimosso dagli altri soci se la situazione concorrenziale preesisteva al
contratto sociale e gli altri soci ne erano a conoscenza.
Lo scioglimento della società
non fa venir meno la società lo scioglimento tra essa ed il singolo socio. Può essere determinato da: morte del
socio, recesso ed esclusione.
- Morte del socio: art.2284. Se muore un socio, i soci superstiti sono per legge obbligati a liquidare la quota del
socio defunto ai suoi eredi nel termine di sei mesi. Non sono inoltre tenuti a subire il subingresso in società degli
eredi del defunto; possono tuttavia decidere: 1) lo scioglimento della società, ed in tal caso gli eredi del socio
defunto non hanno più diritto alla liquidazione della quota nel termine dei sei mesi. 2) la continuazione della
società con gli eredi del socio defunto, ma in tal caso è necessario sia il consenso di tutti i soci superstiti sia il
consenso degli eredi. Tale consenso non è necessario quando l'atto costitutivo già prevede un clausola di
continuazione della società con gli eredi del socio defunto.
- Recesso: art.2285. è lo scioglimento del rapporto sociale per volontà del socio. Normalmente non è mai
ammesso, ma il socio può sempre recedere con preavviso di tre mesi se la società è contratta a tempo
indeterminato o per tutta la vita di uno dei soci. Se la società è a tempo determinato il recesso è ammesso per
legge solo se sussiste giusta causa; anche questa volontà dev'essere portata a conoscenza degli altri soci ma in
tal caso il recesso ha effetto immediato.
- Esclusione: in alcuni casi ha luogo di diritto art.2288, in altri è facoltativa art.2286. Nel primo caso:1) il socio che
sia dichiarato fallito, salvo che non si tratti del fallimento della società stessa, 2) il socio il cui creditore
particolare abbia ottenuto la liquidazione della quota. Nel secondo caso: 1) grave inadempienza degli obblighi
che derivano dalla legge o dal contratto sociale, 2) l'interdizione, l'inabilitazione del socio o la sua condanna che
preveda l'interdizione anche temporanea dei pubblici uffici,3) in caso di sopravvenuta impossibilità di
esecuzione del conferimento per causa non imputabile al socio.
L'esclusione, tranne che per quella di diritto, è deliberata dalla maggioranza dei soci calcolabile per teste. In
caso di soli due soci decide il tribunale. Nella prassi si afferma che sia giusta l'esclusione anche al venir meno
della affectio societas, cioè il sentimento di far parte della società. Il venir meno della comunanza di obbiettivi
con il socio può comportare l'esclusione (denigrazione del socio, continuo ostruzionismo, utilizzo personale dei
beni della società). Chi viene escluso non ha diritto alla restituzione del conferimento ma solo di un valore in
denaro che rappresenti il valore della partecipazione detratte le passività e le attività al giorno dello
scioglimento. L'esclusione può essere quindi onerosa. Le cause di scioglimento della società sono 5: 1) il decorso
del termine di durata della società fissata nell'atto costitutivo, 2) il conseguimento dell'oggetto sociale o la
sopravvenuta impossibilità di conseguirlo, 3) la volontà di tutti i soci, 4) cessazione della pluralità dei soci,se non
è ricostituita entro sei mesi, 5) altre cause previste dal contratto della società. Sono cause specifiche di
scioglimento della s.n.c il fallimento della stessa, ed il provvedimento dell'autorità governativa con cui si
dispone la liquidazione coatta amministrativa della società. Essa non si estingue immediatamente, si deve prima
provvedere, attraverso il procedimento di liquidazione, al soddisfacimento dei creditori sociali e alla
distribuzione tra i soci dell'eventuale residuo attivo. Al verificarsi di una cessazione si chiude la fase operativa e
inizia quella di liquidazione. Tale procedura inizia con la nomina di liquidatori che richiede il consenso di tutti i
soci se nell'atto costitutivo non è diversamente previsto, in caso di disaccordo tra i soci i liquidatori sono
nominati dal presidente del tribunale art.2275. Possono essere revocati per volontà di tutti i soci e dal tribunale
per giusta causa. Con l'accettazione della nomina i liquidatori prendono il posto degli amministratori, che
devono consegnare loro i beni e i documenti sociali, presentando il conto della gestione relativo al periodo
successivo all'ultimo rendiconto (bilancio). I liquidatori possono compiere tutti gli atti necessari per la
liquidazione e, se i soci non hanno disposto diversamente, possono vendere anche in blocco i beni aziendali e
procedere a transazioni e compromessi. Ad essi compete inoltre la rappresentanza legale della società, anche in
giudizio (art.2278). Su di essi incombe un duplice divieto: 1)non possono intraprendere nuove operazione
altrimenti ne rispondono personalmente e solidalmente, 2) non possono ripartire tra i soci i beni sociali finché i
creditori non siano stati pagati o non siano state accantonate somme necessarie per pagarli. Il saldo attivo di
liquidazione è destinato innanzitutto al rimborso del valore nominale dei conferimenti. Nella s.n.c i liquidatori
devono redigere il bilancio finale di liquidazione. Nella s.n.c irregolare la chiusura del procedimento di
liquidazione determina l'estinzione della società. Per la s.n.c regolare e per la s.s approvato il bilancio finale di
liquidazione, i liquidatori devono chiedere la cancellazione della società dal registro delle imprese. Con la
cancellazione dal registro la società si estingue, quand'anche i creditori sociali non siano soddisfatti. I creditori
insoddisfatti non sono però senza tutela, essi posso agire nei confronti dei soci, che restano solidalmente e
illimitatamente responsabili. per le obbligazioni sociali insoddisfatte, posso inoltre agire anche nei confronti dei
liquidatori se il mancato pagamento è imputabile a colpa o dolo di questi ultimi art.2002. I creditori delle s.n.c
posso chiedere il fallimento della società entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese. La s.n.c
irregolare non è soggetta a fallimento perché non registrata al registro delle imprese. Nel caso di
Accomandatari e accomandanti, essi devono permanere per tutta la vita della società. Infatti tale società si
scioglie, oltre che per le cause previste per la s.n.c, quando rimangono soltanto gli uni o gli altri (entro il termine
di sei mesi). Se sono venuti meno i soci accomandatari, gli accomandati devono nominare amministratori
provvisori i cui poteri sono limitati al compimento di atti di ordinaria amministrazione. Per il procedimento di
liquidazione o estinzione della società valgono le regole della s.n.c, tuttavia cancellata la società dal registro
delle imprese i creditori rimasti insoddisfatti potranno far valere i loro crediti nei confronti dei soci
accomandanti solo nei limiti di quanto da loro stessi ricevuto a titolo di quota di liquidazione; dato che essi non
erano soci a responsabilità illimitata.
Distribuzione degli utili nelle società di persone
Nelle società di persone tutti i soci partecipano agli utili della gestione sociale, salvo per i casi in cui è ammesso il
patto contrario alle relative perdite. Non esistono regole imperative riguardo alla ripartizione di utili tra i soci
delle società di persone, eccezion fatta per il patto leonino art.2256. Esistono per altro art.2263 delle regole
suppletive applicabili in difetto di accordo tra le parti a proposito delle modalità di distribuzione dell'utile. Si
tratta delle seguenti regole:
- le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle perdite si presumono proporzionali ai conferimenti. Se il valore dei
conferimenti non è determinato dal contratto esse si presumono uguali
- la parte spettante al socio che ha conferito la propria opera, se non determinata dal contratto, è fissata dal
giudice secondo equità
- se il contratto determina soltanto la parte di ciascun socio nei guadagni si presume che debba determinarsi
nella stessa misura la partecipazione alle perdite.
Il contratto sociale può prevedere che la determinazione dei guadagni e delle perdite spettante a ciascun socio,
sia rimessa ad un terzo che operi come “arbitratore” art.2264. nelle società di persone il diritto alla percezione
dell'utile sorge immediatamente dopo l'approvazione del rendiconto annuale e no può quindi essere sottratto
ad un socio senza il suo consenso, salvo contraria disposizione dl contratto sociale art.2262.