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IMPRENDITORE

L'art.2082 cc. Afferma che: “imprenditore è colui che esercita professionalmente un'attività economica al fine
della produzione o dello scambio di beni o servizi”. E' da questo articolo che si ricava che l'impresa è attività
economica organizzata ed esercitata professionalmente dall'imprenditore al fine della produzione o dello
scambio di beni o servizi.
L'ATTIVITA' ECONOMICA
L'attività economica è quell'attività produttiva o di scambio di beni e servizi allo scopo di creare nuova
ricchezza, cioè lo scopo di lucro (realizzazione dei ricavi eccedenti i costi). Tuttavia non si può definire
imprenditoriale l'attività di mero godimento (ad es. il proprietario di uno stabile che ne tragga profitto dandone
i locali in locazione). Il requisito dello scopo di lucro è una condizione necessaria ma non sufficiente
all'ottenimento della qualità d'imprenditore.
L'attività economica infatti deve anche rispondere al requisito dell'economicità che consiste nella copertura dei
costi con i ricavi, per garantirne l'autosufficienza. L'impresa pubblica, l'impresa cooperativa e l'impresa sociale
dimostrano che il requisito minimo essenziale dell'attività d'impresa è l'economicità della gestione e non lo
scopo di lucro.
L'ORGANIZZAZIONE
E' altresì necessario che l'attività economica sia attuata attraverso l'organizzazione dei fattori LAVORO e\o
CAPITALE (propri e\o altrui). Non è necessario che l'attività organizzativa dell'imprenditore si concretizzi nella
creazione di un apparato aziendale. L'attività d'impresa può ridursi al solo impiego di mezzi finanziari propri o
altrui nel caso di attività di finanziamento\investimento, e nell'impiego prevalente (non esclusivo) del proprio
lavoro nel caso del piccolo imprenditore.
PROFESSIONALITA'
Ultimo dei requisiti richiesti per l'attività imprenditoriale è la professionalità cioè l'esercizio abituale e non
occasionale di una data attività produttiva. La professionalità non richiede però che l'attività imprenditoriale sia
svolto in modo continuato e senza interruzioni come le attività stagionali (alberghi, rifugi alpini ecc); è
sufficiente il ripetersi di atti secondo le cadenze proprie di quel dato tipo di attività. Tale requisito è rispettato
anche nel caso di un unico affare purché comporti il compimento di operazioni molteplici e l'utilizzo di un
apparato produttivo complesso. Di norma le imprese operano per il mercato, tuttavia può essere considerato
imprenditore anche chi produce beni e servizi destinati ad uso o consumo personale (impresa per conto
proprio).
LE PROFESSIONI INTELLETTUALI
Il professionista intellettuale che si limita a svolgere la propria attività non diventa imprenditore. Per far sì che
possa assumere tale status giuridico è necessario che la professione intellettuale sia esplicata nell'ambito di
un'altra attività di per sé qualificabile come impresa (art. 2238 cc.)
LE CATEGORIE DELL'IMPRENDITORE
Il cc distingue infatti diverse categorie di imprenditori, in base a tre criteri:
1)l'oggetto dell'impresa che distingue l'imprenditore agricolo da quello commerciale;
2)la dimensione che distingue il piccolo imprenditore dal medio-grande (commerciale);
3)la natura del soggetto che esercita che distingue l'impresa individuale (impresa familiare) da società ed
imprese pubbliche.
1) L'OGGETTO
L'imprenditore agricolo (art. 2135)
E' imprenditore agricolo chi esercita un'attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura,
all'allevamento e attività strettamente collegate alle precedenti e peculiarità di oggi anche chi compie attività
che sfruttano potenzialmente un ciclo biologico o valorizza un ambito territoriale (ad es. un allevamento ittico o
un agriturismo).
Le attività strettamente collegate sono le attività agricole per connessione e si reputano tutte quelle attività
dirette alla trasformazione o all'alienazione dei prodotti agricoli. Le attività essenziali sono la coltivazione del
fondo, la silvicolture, l'allevamento e lo sfruttamento di un ciclo biologico. Secondo il principio di prevalenza
necessario e sufficiente è solo che si tratti di attività aventi ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente
dall'esercizio dell'attività agricola essenziale; cioè che abbiano un rilievo economico maggiore rispetto
all'attività connessa.
L'imprenditore commerciale (art. 2195)
Chi esercita attività industriali dirette alla produzione di beni e servizi; attività intermediaria nella circolazione
dei beni, attività di trasporto; attività bancaria o assicurativa; altre attività ausiliarie alle precedenti (imprese di
agenzia, mediazione, di deposito, commissione, spedizione e pubblicità). Commerciale è qualsiasi impresa che
non sia qualificabile come agricola.
2) DIMENSIONE
Piccolo imprenditore
Secondo l'articolo 2083 cod.civ sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli
commercianti e coloro che esercitano un'attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro
proprio e dei componenti della famiglia. In sintesi è caratteristica distintiva di tutti i piccoli imprenditori la
prevalenza del lavoro proprio e familiare. E' sottoposto allo statuto generale dell'imprenditore, è tuttavia
esonerato (anche se esercita un'attività commerciale) dalla tenuta delle scritture contabili, dal fallimento e dalle
altre procedure concorsuali. Inoltre l'iscrizione al registro delle imprese non ha valore di pubblicità legale ma
solo di pubblicità notizia.
- Impresa artigiana
La nuova legge sull'impresa artigiana si basa sull'oggetto dell'impresa, costituito da qualsiasi attività di
produzione di beni, semilavorati o servizi; e sul ruolo dell'artigiano che svolga in misura prevalente il proprio
lavoro nel processo produttivo. Tuttavia se si superano i limiti dimensionali fissati dalla legge e non si rispetta il
criterio della prevalenza fissato l'impresa artigiana sarà sottoposta allo statuto dell'imprenditore commerciale
con la conseguente esposizione al fallimento.
-Impresa familiare
L'impresa familiare è l'attività nella quale collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il
secondo dell'imprenditore. Dato che in passato i lavoratori di un impresa familiare prestavano la loro opera a
titolo gratuito, oggi è stata predisposta una tutela minima che prevede: il diritto al mantenimento, diritto alla
partecipazione agli utili dell'impresa, il diritto sui beni acquistati con gli utili e il diritto di prelazione. L'impresa
familiare è un'impresa individuale perché le decisioni fanno capo al datore di lavoro.
3) NATURA
- Impresa societaria
- Imprese pubbliche
Attività d'impresa può essere svolta anche dallo Stato e dagli altri enti pubblici, nelle forme di: società a
partecipazione pubblica; enti pubblici -economici (ferrovie dello Stato, Iri, Eni); imprese-organo (regioni,
comuni, province).
-Attività commerciali delle associazioni e fondazioni
-Imprese sociali
Ciò che caratterizza queste attività è l'assenza dello scopo di lucro. Utili e avanzi di gestione devono essere
infatti destinati allo svolgimento dell'attività statuaria o all'incremento del patrimonio dell'ente. C'è un vincolo
di indisponibilità: non è mai possibile distribuire fondi o riserve a vantaggio di coloro che fanno parte
dell'organizzazione. In caso di cessazione dell'impresa, il patrimonio residuo è devoluto ad organizzazioni non
lucrative di utilità sociale.
L’ACQUISTO DELLA QUALITA’ D’IMPRENDITORE
Imputazione dell'attività d'impresa (esercizio diretto)
L'individuazione del soggetto cui è applicabile la disciplina dell'attività d'impresa non solleva problemi quando
gli atti sono compiuti direttamente dall'interessato o da un terzo che agisce come suo rappresentate e quindi in
nome dello stesso. Gli effetti degli atti giuridici ricadono solo sul soggetto il cui nome è stato validamente
speso. Questo principio si ricava dalla disciplina del mandato. Il mandatario è un soggetto che agisce
nell'interesse di un altro e può porre in essere i relativi atti giuridici sia spendendo il proprio nome ( mandato
senza rappresentanza) sia spendendo il nome del mandante se ne ha potere di rappresentanza ( mandato con
rappresentanza) nel mandato con rappresentanza gli effetti degli atti posti in essere dal mandatario si
producono direttamente nella sfera giuridica di quest'ultimo. Nel mandato senza rappresentanza il mandatario
acquista i diritti e assume gli obblighi derivanti dagli atti compiuti con i terzi ( principio formale della spendita
del nome). Quando gli atti d'impresa sono compiuti dal rappresentate l'imprenditore diventa il rappresentato.
L'attività d'impresa è sostanzialmente svolta dal rappresentante.
Imputazione dell'attività d'impresa (esercizio indiretto)
Questo è il fenomeno dell'esercizio d'impresa tramite interposta persona. Altro è il soggetto che in proprio
nome compie i singoli atti d'impresa: imprenditore palese o prestanome. Altro è il soggetto che somministra al
primo i necessari mezzi finanziari, dirige in fatto l'impresa e fa propri i guadagni: imprenditore indiretto od
occulto. Questo espediente è usato per non esporre al rischio d'impresa tutto il proprio patrimonio personale.
Si costituisce di una s.p.a dotandola di un modesto capitale tutto in proprie mani; in questo modo gli atti
d'impresa saranno formalmente decisi dagli amministratori e posti in essere in nome della società (imprenditore
palese). Ma è evidente che nella sostanza ogni decisione sarà adottata dal socio che ha la totalità delle azioni (
imprenditore indiretto). I creditori posso provocare il fallimento del prestanome ma data l'insufficienza del
relativo patrimonio potranno ricavare poco. Per neutralizzare i pericoli per i creditori nel nostro ordinamento
giuridico è sanzionata l'inscindibilità tra il potere e la responsabilità. viene affermata la responsabilità personale
per i debiti d'impresa e l'esposizione per chiunque domini in fatto l'altrui impresa individuale o società di
capitali. Il dominio di fatto di un'impresa individuale o società di capitale non è condizione sufficiente per
esporre a responsabilità e fallimento, nè determina di per sé l'acquisto della qualità d'imprenditore. Se il socio di
comando di una società non si limita ad esercitare i poteri riconosciutigli dalla legge e tratta la società come
cosa propria il suo comportamento può dar vita ad una autonoma attività d'impresa ed egli risponderà come
titolare di una autonoma impresa commerciale individuale per le obbligazioni da lui contratte.
DISCIPLINA COMUNE A TUTTI GLI IMPRENDITORI
Ci sono una serie di regole che si applicano alle varie categorie d'imprenditore e che contraddistinguono ogni
categoria. C'è però una disciplina comune a tutte le categorie d'imprenditore, oggi stabilizzatasi, dopo
l'istituzione del registro delle imprese, nei seguenti principali istituti:
a) obbligo d'iscrizione al registro delle imprese con efficacia legale per gli imprenditori commerciali medio-
grandi e quelli agricoli e di pubblicità notizia per i piccoli imprenditori commerciali;
b) disciplina della concorrenza tra imprenditori integrata e derogata dalla disciplina antitrust;
c) disciplina della pubblicità ingannevole e comparativa;
d) normativa antitrust;
e) disciplina della cooperazione tra imprenditori: associazioni e consorzi;
f) disciplina dei contratti tra imprenditori con i consumatori;
g) disciplina dei contratti tra imprenditori o degli imprenditori in quanto deroghino alla disciplina generale dei
contratti;
h) disciplina dell'azienda.
PUBBLICITA'
Pubblicità costitutiva: iscrizione di un determinato atto o fatto giuridico nel registro delle imprese è requisito
necessario e indispensabile per la sua esistenza (ad es. atto costitutivo della società di capitale);
Pubblicità dichiarativa: iscrizione nel registro rende opponibile a terzi l'atto o fatto del quale è stata data
pubblicità, indipendentemente dalla circostanza che i terzi ne abbiano avuto effettiva conoscenza;
Pubblicità notizia: iscrizione nel registro delle imprese ha una funzione solo informativa.
LE FIGURE AUSILIARIE DELL'IMPRENDITORE (LA RAPPRESENTANZA)
Nello svolgimento della propria attività l'imprenditore può avvalersi (e di regola lo fa) della collaborazione di
altri soggetti : ausiliari interni o subordinati e di ausiliari esterni o autonomi. Questi hanno il potere di vincolare
direttamente l'imprenditore ed hanno un potere di rappresentanza ex lege.
- Istitore: art. 2203 è colui che è preposto dal titolare all'esercizio dell'impresa commerciale o di una sede
secondaria o di un ramo particolare della stessa (direttore generale). E' subordinato solo all'imprenditore o ad
altro istitore. L'istitore è tenuto, insieme con l'imprenditore, all'adempimento degli obblighi d'iscrizione nel
registro delle imprese e delle scritture contabili. In caso di fallimento solo l'imprenditore potrà essere dichiarato
fallito e sarà esposto agli effetti personali e patrimoniali del fallimento. L'istitore ha rappresentanza sia
sostanziale che processuale in quanto anche in mancanza di espressa procura può compiere in nome
dell'imprenditore tutti gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa e può stare in giudizio sia come attore sia
come convenuto per le obbligazioni dipendenti da atti compiuti nell'esercizio dell'impresa a cui è preposto.
L'istitore deve palesare al terzo con cui contratta tale sua veste affinché l'atto compiuto e relativi effetti
ricadano direttamente sul rappresentato, e deve spendere il nome dell'imprenditore. Se omette di farlo
risponde col suo patrimonio delle conseguenze.
- Procuratore: art. 2209 è colui che in base ad un rapporto continuativo abbia il potere di compiere per
l'imprenditore gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa pur non essendo preposto ad esso. Il procuratore è un
rappresentante dell'imprenditore con poteri più limitati perché limitati ad una sola categoria di atti. Anche per
questo rappresentante non sono opponibili a terzi le limitazioni alla procura non iscritte nel registro delle
imprese. Hanno un potere di rappresentanza generale ma non processuale. Non sono soggetti all'obbligo della
tenuta delle scritture contabili. L'imprenditore non risponde degli atti compiuti dal procuratore senza spendita
del nome dell'imprenditore stesso.
- Commesso: art. 2210 il commesso è il collaboratore dell'imprenditore incaricato di trattare con i clienti in
posizione esecutiva e subordinata. Hanno potere di rappresentanza anche in mancanza di specifico atto di
conferimento. Possono ricevere le denunce relative ai vizi delle cose vendute e chiedere misure cautelari
nell'interesse dell'imprenditore.
L'AZIENDA E IL SUO TRASFERIMENTO
L'azienda è il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa (art. 2555 cc.). Non ha
una legge di circolazione propria cosicché nel trasferimento dell'azienda si devono rispettare le regole di forma
e sostanza relative al trasferimento dei singoli beni che fanno parte di essa. Ci sono due modalità di
trasferimento: a titolo di proprietà o di godimento (ad es. affitto e usufrutto). In tutte le ipotesi di trasferimento
di azienda vengono trasferiti insieme alla stessa anche i contratti aziendali che non abbiano carattere personale.
I terzi possono solo recedere dal contratto entro 3 mesi dalla notizia del trasferimento, ma solo per giusta
causa. L'alienante deve astenersi per un periodo massimo di 5 anni dall'iniziare una nuova impresa che possa
comunque per ragioni oggettive sviare la clientela dell'azienda ceduta. E' ammesso il patto contrario ma la
legge pone a carico dell’imprenditore alienante un divieto di concorrenza. Il divieto è imposto in considerazione
del fatto che la sua concorrenza risulta particolarmente insidiosa per chi acquista: egli è infatti conosciuto dalla
clientela e può avere sulla medesima una forte capacità attrattiva conoscendone abitudini e tendenze e
conoscendo, inoltre, le caratteristiche organizzative dell’azienda ceduta. Solo nel caso della vendita dell’azienda
si trasferiscono con essa i crediti aziendali. per le aziende di imprese soggette a registrazione con efficacia
dichiarativa la cessione è resa efficace nei confronti dei debitori attraverso l’iscrizione nel registro delle imprese.
per le altre aziende è necessaria la notificazione della cessione di credito nei modi ordinari (art. 2559 cc.)
Chi aliena un’azienda non è liberato dai debiti della stessa. nel caso della vendita di azienda commerciale si
trasferiscono con essa anche i debiti, a meno che i creditori non abbiano liberato l’alienante e purché si tratti di
debiti risultanti dai libri sociali obbligatori (art. 2560 cod. civ.), ovvero di debiti nei confronti dei prestatori di
lavoro subordinato (art. 2112 cc.). È importante distinguere il trasferimento dell’azienda dalla cessione di un
insieme di beni compresi nel patrimonio d’impresa. La giurisprudenza identifica il trasferimento d’azienda come
la cessione di un'entità economica organizzata in maniera stabile la quale, in occasione del trasferimento,
conserva la sua identità e consenta l'esercizio di un'attività economica finalizzata al perseguimento di uno
specifico obiettivo. Pertanto, pur non essendo necessaria la cessione di tutti gli elementi che normalmente
costituiscono l'azienda, deve tuttavia appurarsi che nel complesso di quelli ceduti permanga un residuo di
organizzazione che ne dimostri l'attitudine all'esercizio dell'impresa, sia pure mediante la successiva
integrazione da parte del cessionario (non è quindi, per esempio, cessione di un’azienda di trasporti la vendita
di un gruppo di autoveicoli).
LE SOCIETA'
La società è una struttura economico-giuridica che l'ordinamento mette a disposizione di coloro, singoli o
collettività, che vogliono svolgere un'attività economica costituendo un autonomo centro d'imputazione di
rapporti giuridici. Esistono diversi tipi di società ammesse dalla legge (semplice, in nome collettivo, in
accomandita ecc), tuttavia il principio del numero chiuso non permette di crearne altre. Unica è la nozione
legislativa di società fissata dall'art 2247 cc. Che la definisce: con il contratto di società due o più persone
conferiscono beni o servizi per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili.
Caratteristiche peculiari di una società che la distinguono da gli altri fenomeni associativi (comunione,
consorzio) sono:
1 I CONFERIMENTI DEI SOCI: sono le prestazioni cui le parti del contratto di società si obbligano, contribuendo
alla formazione del patrimonio iniziale della società (capitale di rischio). Tali conferimenti possono essere
costituiti da ogni entità suscettibile di valutazione economica siano essi beni o servizi trasferiti in proprietà o in
godimento o prestazione di attività lavorativa sia manuale che intellettuale. I beni sono conferiti a titolo di
rischio. Nelle società di capitali il rischio è limitato al conferimento, nelle società di persone non è così, il socio
infatti risponde dei debiti della società con il suo intero e proprio patrimonio.
2 ESERCIZIO IN COMUNE DI ATTIVITA' ECONOMICA: costituisce lo scopo-mezzo del contratto di società e
l'oggetto sociale. Tale attività dev'essere economica ovvero presentare i caratteri propri dell'attività d'impresa,
infatti non possono essere costituite società al solo scopo di consentire il godimento dei beni conferiti dai soci.
Per tale fine il codice prevede l'applicazione della disciplina della comunione. Sono vietate le società di mero
godimento, come le società immobiliari di comodo, in cui il patrimonio attivo è costituito esclusivamente dagli
immobili conferiti dai soci e la cui attività si esaurisce nel concedere tali immobili in locazione a soci stessi o a
terzi senza fornire alcun servizio collaterale. Tali società sono costituite essenzialmente per ragioni di evasione
fiscale. La società immobiliare, a differenza di quella di mero godimento, è lecita perché l'immobile conferito dai
soci è elemento di una più complessa organizzazione di fattori produttivi, finalizzata alla produzione di servizi
che non si esauriscono nelle pure prestazioni locative.
3 SCOPO-FINE DELLA SOCIETA': lo scopo di divisione degli utili è solo uno dei fini possibili di una società, tuttavia
è questo quello tipico di società di persone e di capitali che vengono perciò definite società lucrative. Altro tipo
di scopo è quello mutualistico tipico delle società cooperative che consiste di fornire direttamente i soci beni,
servizi od occasioni di lavoro più vantaggiose rispetto a quelle che i soci stessi otterrebbero sui mercati, ciò
nonostante non le è precluso di svolgere attività con i terzi e di conseguire utili da tale attività. Altro tipo di
scopo è quello consortile che prevede il fine dei singoli consorziati di conseguire un vantaggio patrimoniale
diretto nelle rispettive economie, sotto forma di minori corsi sopportati (acquisto in comune di materie prime)
o di maggiori ricavi conseguiti (centro vendite in comune) nella gestione delle proprie intese.
TIPI DI SOCIETA'
-Società mutualistiche (società cooperative e mutue assicuratrici);
Società lucrative (si dividono in società semplici e società commerciali).
-Società con personalità giuridica (società di capitali e società cooperative);
società senza personalità giuridica (società di persone)
SOCIETA' DI CAPITALI
-La prima caratteristica delle società di capitali è la presenza legislativamente prevista di un'organizzazione di
tipo corporativo ovvero basata sulla presenza di una pluralità di organi (assemblea organo di gestione e organo
di controllo). Ciascuno con le proprie specifiche funzioni ciò non vale per la s.r.l).
-La seconda è che il funzionamento degli organi sociali è dominato dal principio maggioritario.
-La terza è che il singolo socio in quanto tale non ha alcun potere diretto di amministrazione e di controllo. Con il
suo voto ha il solo diritto a concorrere in assemblea alla designazione dei membri dell'organo di
amministrazione e\o controllo. Il peso di ciascun socio in assemblea è proporzionato al capitale sociale
sottoscritto (non vale per la s.r.l).
SOCIETA' DI PERSONE
1) Non è prevista un'organizzazione basata sulla presenza di una pluralità di organi;
2) l'attività della società si basa su un modello organizzativo che prevede la responsabilità illimitata ad ogni
socio ed il potere di amministrare la società, con la conseguente necessità dell'unanime consenso per la
modifica dell'atto costitutivo;
3) la responsabilità illimitata, il potere di amministrazione e la rappresentanza vengono conferiti al socio
indipendentemente dall'ammontare del capitale conferito. Ne consegue che il trasferimento della
partecipazione sociale è soggetto al parere unanime degli altri soci.
LA SOCIETA' SEMPLICE, LA SOCIETA' IN NOME COLLETTIVO E IN ACCOMANDITA
Queste tre società formano la categoria delle società di persone.
-La s.n.c è soggetta all'iscrizione nel registro delle imprese con effetti di pubblicità legale(società di tipo
commerciale). Nella s.n.c tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali e non è
ammesso patto contrario.
-La s.a.s prevede la presenza di due categorie di soci: i soci accomandatari che rispondono solidalmente e
illimitatamente per le obbligazioni sociali; i soci accomandanti che rispondono limitatamente alla quota
conferita.
-La s.s può essere legittimamente impiegata solo per le imprese agricole. E' il prototipo normativo delle società
di persone ma la sua diffusione è scarsa.
Costituzione
-Società semplice art.2251, il contratto di s.s non è soggetto a forme speciali, salvo quelle richieste dalla natura
dei beni conferiti. Diversamente da quanto stabilito nel 1942, anche per le s.s oggi è prevista l'iscrizione nel
registro delle imprese, ha efficacia di pubblicità legale. Il contratto può essere concluso anche verbalmente.
-Società in nome collettivo, regole non diverse valgono per la s.n.c. L'iscrizione al registro delle imprese è
condizione di regolarità della società (s.n.c regolare), ma non è condizione di esistenza della stessa(s.n.c
irregolare). L'atto costitutivo dev'essere redatto per atto pubblico o per scrittura privata autenticata. Esso deve
contenere:1) generalità dei soci 2) la ragione sociale 3) i soci che hanno l'amministrazione e la rappresentanza
della società 4) la sede della società e le eventuali sedi secondarie 5) l'oggetto sociale 6) i conferimenti 7) le
prestazioni a cui sono obbligati i soci d'opera 8 ) i criteri di ripartizione degli utili 9) la durata della società.
Conferimenti
Con la costituzione della società il socio assume l'obbligo di effettuare i conferimenti determinati nel contratto
sociale. Nella società di persone se i conferimenti non sono determinati si presume che i soci siano obbligati a
conferire, in parti uguali tra loro quanto è necessario per il raggiungimento del oggetto sociale. Non è posta
nessuna limitazione per quanto riguarda le entità conferibili, quindi può essere conferita ogni entità suscettibile
di valutazione economica. Esiste una specifica disciplina per: conferimento di beni in natura, di crediti e
conferimento d'opera. Per il conferimento di beni in proprietà, è disposto che la garanzia dovuta dal socio e il
passaggio dei rischi sono regolati dalle norme sulla vendita. Per i beni conferiti in godimento il rischio resta a
carico del socio che le ha conferite. Il bene conferito in godimento resta ovviamente di proprietà del socio. Il
socio che conferisce crediti risponde nei confronti della società dell'insolvenza del debitore ceduto nei limiti del
valore assegnato al suo conferimento, inoltre è tenuto al rimborso delle spese e alla corresponsione degli
interessi. Nelle società di persone il conferimento può consistere nel prestare la propria attività lavorativa a
favore della società. E' questo il socio d'opera, che non è un lavoratore subordinato. Infatti il compenso per il
suo lavoro è rappresentato dalla partecipazione ai guadagni della società. I conferimenti dei soci formano il
patrimonio iniziale della società, che diventa proprietaria dei beni conferiti a tal titolo dai soci.
Partecipazione dei soci agli utili e alle perdite
Tutti i soci hanno diritto di partecipare agli utili e alle perdite della gestione sociale. Non è necessario che la
ripartizione sia proporzionale ai conferimenti. L'unico limite posto all'autonomia privata è il divieto di patto
leonino: è nullo il patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite. I
criteri legali di ripartizione sono:1) se il contratto nulla dispone, le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle
perdite si presumono proporzionali ai conferimenti; 2) se neppure il valore dei conferimenti è stato
determinato, le parti si presumono uguali;3) se è determinata soltanto la parte di ciascuno nei guadagni, si
presume che nella stessa misura debba determinarsi la partecipazione alle perdite. Infine la parte spettante al
socio d'opera se non è determinata dal contratto è fissata dal giudice secondo equità. Nella s.s il diritto del
socio di percepire la propria parte degli utili nasce con l'approvazione del rendiconto. Nelle s.n.c il documento
destinato all'accertamento degli utili e delle perdite è invece un vero e proprio bilancio d'esercizio-
l'approvazione del rendiconto o del bilancio è condizione sufficiente perché ciascun socio possa pretendere
l'assegnazione della sua parte di utili. Art.2262: salvo patto contrario ciascun socio ha diritto di percepire la sua
parte di utili dopo l'approvazione del rendiconto. Le perdite incidono direttamente sul valore della singola
partecipazione sociale. Infatti in sede di liquidazione della società, il socio si vedrà rimborsare una somma
inferiore rispetto al valore originario del capitale conferito. Prima dello scioglimento della società le perdite
accertate impediscono la distribuzione degli utili successivamente conseguiti fin quando il capitale non sia stato
reintegrato.
La responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali
Nella s.s e s.n.c delle obbligazioni sociali risponde innanzitutto, la società col proprio patrimonio, che costituisce
perciò la garanzia primaria, ma non esclusiva dato che per le obbligazioni sociali rispondono personalmente ed
illimitatamente anche i singoli soci. Nella s.s la responsabilità personale di tutti i soci non è principio
inderogabile. La responsabilità dei soci non investiti del potere di rappresentanza della società, può essere
infatti esclusa o limitata da un apposito patto sociale, opponibile a terzi solo se portato loro a conoscenza con
mezzi idonei. Nelle s.n.c la responsabilità illimitata e solidale di tutti soci è inderogabile. La responsabilità per le
obbligazioni sociali precedentemente contratte è estesa anche hai nuovi soci.
Nella s.s e s.n.c i creditori sociali hanno di fronte a se più patrimoni su cui soddisfarsi: il patrimonio della società
e il patrimonio dei soci illimitatamente responsabili. I soci sono responsabili in solido fra loro ma in via sussidiaria
rispetto alla società in quanto godono del beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale, cioè sono
tenuti a tentare di soddisfarsi sul patrimonio della società prima di poter aggredire il patrimonio personale dei
soci. Nella s.s il creditore sociale può rivolgersi direttamente al singolo socio illimitatamente responsabile, e sarà
questi a dover invocare la preventiva escussione del patrimonio sociale indicando i beni sui quali il creditore
possa agevolmente soddisfarsi. Questa disciplina si applica anche alla s.n.c irregolare, mentre in quella regolare
il beneficio di escussione opera automaticamente. I creditori sociali non possono pretendere il pagamento dai
singolo soci se non dopo l'escussione del patrimonio sociale.
I creditori personali dei soci
Il patrimonio della società è insensibile alle obbligazioni personali dei soci ed è intangibile da parte dei creditori
di questi ultimi. Il creditore personale del socio non può in alcun caso aggredire direttamente il patrimonio
sociale per soddisfarsi. Nella s.s e nella s.n.c irregolare il creditore particolare del socio può chiedere anche la
liquidazione della quota del suo debitore; deve però provare che gli altri beni del debitore sono insufficienti a
soddisfare i suoi crediti. Nella s.n.c regolare il creditore particolare del socio, finché dura la società non può
chiedere la liquidazione della quota del socio debitore, neppure se prova che gli altri beni dello stesso siano
insufficienti a soddisfarlo
Amministrazione della società
l'amministrazione della società è l'attività di gestione dell'impresa sociale. Il potere di amministrare è il potere di
compiere tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale. Per legge ogni socio illimitatamente responsabile è
amministratore della società- quando l'amministrazione della società spetta a più soci ed il contratto sociale
nulla dispone in merito alle modalità di amministrazione, trova applicazione il modello legale della
amministrazione disgiuntiva art. 2257. ciascun socio amministratore può da solo intraprendere tutte le
operazioni che rientrano nell'oggetto sociale. Il potere di iniziativa è limitato dal diritto di opposizione
riconosciuto ai soci amministratori. L'opposizione dev'essere esercitata prima che l'azione sia compiuta e,
paralizza il potere decisorio del singolo amministratore. Sulla fondatezza dell'opposizione decide la
maggioranza dei soci determinata secondo la parte attribuita a ciascun socio negli utili (per quote di interesse,
non per teste). L'amministrazione congiuntiva dev'essere espressamente convenuta nell'atto costitutivo. E'
necessario il consenso di tutti i soci amministratori per il compimento delle operazioni sociali. La maggior
rigidità dell'amministrazione congiunta è temperata dal riconoscimento ai singoli amministratori del potere di
agire individualmente, quando vi sia urgenza di evitare un danno alla società.
Amministrazione e rappresentanza
Una delle funzioni degli amministratori e quello di rappresentanza, che è il potere di agire nei confronti dei terzi
in nome della società; dando luogo all'acquisto di diritti e all'assunzione di obbligazioni da parte della stessa
art.2266. Il potere di rappresentanza riguarda il potere di amministrazione esterna, la fase di attuazione con i
terzi delle operazioni sociali. La rappresentanza della società spetta a ciascun socio amministratore.
Nell'amministrazione disgiunta ogni amministratore può da solo decidere e stipulare atti in nome della società,
nella congiuntiva tutti i soci amministratori devono partecipare alla stipulazione dell'atto. La rappresentanza
può essere limitata.
I soci amministratori
La regola secondo cui ogni socio illimitatamente responsabile è amministratore della società a carattere
dispositivo. L'atto costitutivo può riservare l'amministrazione solo ad alcuni soci. I soci investiti
dell'amministrazione possono essere nominati direttamente nell'atto costitutivo o nell'atto separato. Questa
distinzione acquista rilievo ai fini della revoca della facoltà di amministrare. la revoca dell'amministratore
nominato nel contratto sociale va decisa all'unanimità e non ha effetto senza giusta causa. L'amministratore
nominato per atto separato è revocabile secondo le norme del mandato, quindi anche se non ricorre giusta
causa. I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati secondo le regole del mandato art.2260.
L'amministratore è investito per legge del potere di compiere tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale.
Nelle s.n.c essi devono tenere le scritture contabili e redigere il bilancio d'esercizio, devo provvedere agli
adempimenti pubblicitari connessi all'iscrizione nel registro delle imprese. Gli amministratori sono solidalmente
responsabili verso la società e hanno l'obbligo di risarcire i danni alla stessa arrecati.
I soci non amministratori. Il divieto di concorrenza
Quando l'amministrazione della società è riservata soltanto ad alcuni soci, ai soci esclusi dall'amministrazione
sono riconosciuti ambi e penetranti poteri di informazione e di controllo. Nelle s.n.c incombe su tutti i soci uno
specifico obbligo: quello di non esercitare per conto proprio o altrui un'attività concorrente con quella della
società, e di non partecipare come socio illimitatamente responsabile ad altra società concorrente. Il divieto
non ha carattere assoluto: può essere rimosso dagli altri soci se la situazione concorrenziale preesisteva al
contratto sociale e gli altri soci ne erano a conoscenza.
Lo scioglimento della società
non fa venir meno la società lo scioglimento tra essa ed il singolo socio. Può essere determinato da: morte del
socio, recesso ed esclusione.
- Morte del socio: art.2284. Se muore un socio, i soci superstiti sono per legge obbligati a liquidare la quota del
socio defunto ai suoi eredi nel termine di sei mesi. Non sono inoltre tenuti a subire il subingresso in società degli
eredi del defunto; possono tuttavia decidere: 1) lo scioglimento della società, ed in tal caso gli eredi del socio
defunto non hanno più diritto alla liquidazione della quota nel termine dei sei mesi. 2) la continuazione della
società con gli eredi del socio defunto, ma in tal caso è necessario sia il consenso di tutti i soci superstiti sia il
consenso degli eredi. Tale consenso non è necessario quando l'atto costitutivo già prevede un clausola di
continuazione della società con gli eredi del socio defunto.
- Recesso: art.2285. è lo scioglimento del rapporto sociale per volontà del socio. Normalmente non è mai
ammesso, ma il socio può sempre recedere con preavviso di tre mesi se la società è contratta a tempo
indeterminato o per tutta la vita di uno dei soci. Se la società è a tempo determinato il recesso è ammesso per
legge solo se sussiste giusta causa; anche questa volontà dev'essere portata a conoscenza degli altri soci ma in
tal caso il recesso ha effetto immediato.
- Esclusione: in alcuni casi ha luogo di diritto art.2288, in altri è facoltativa art.2286. Nel primo caso:1) il socio che
sia dichiarato fallito, salvo che non si tratti del fallimento della società stessa, 2) il socio il cui creditore
particolare abbia ottenuto la liquidazione della quota. Nel secondo caso: 1) grave inadempienza degli obblighi
che derivano dalla legge o dal contratto sociale, 2) l'interdizione, l'inabilitazione del socio o la sua condanna che
preveda l'interdizione anche temporanea dei pubblici uffici,3) in caso di sopravvenuta impossibilità di
esecuzione del conferimento per causa non imputabile al socio.
L'esclusione, tranne che per quella di diritto, è deliberata dalla maggioranza dei soci calcolabile per teste. In
caso di soli due soci decide il tribunale. Nella prassi si afferma che sia giusta l'esclusione anche al venir meno
della affectio societas, cioè il sentimento di far parte della società. Il venir meno della comunanza di obbiettivi
con il socio può comportare l'esclusione (denigrazione del socio, continuo ostruzionismo, utilizzo personale dei
beni della società). Chi viene escluso non ha diritto alla restituzione del conferimento ma solo di un valore in
denaro che rappresenti il valore della partecipazione detratte le passività e le attività al giorno dello
scioglimento. L'esclusione può essere quindi onerosa. Le cause di scioglimento della società sono 5: 1) il decorso
del termine di durata della società fissata nell'atto costitutivo, 2) il conseguimento dell'oggetto sociale o la
sopravvenuta impossibilità di conseguirlo, 3) la volontà di tutti i soci, 4) cessazione della pluralità dei soci,se non
è ricostituita entro sei mesi, 5) altre cause previste dal contratto della società. Sono cause specifiche di
scioglimento della s.n.c il fallimento della stessa, ed il provvedimento dell'autorità governativa con cui si
dispone la liquidazione coatta amministrativa della società. Essa non si estingue immediatamente, si deve prima
provvedere, attraverso il procedimento di liquidazione, al soddisfacimento dei creditori sociali e alla
distribuzione tra i soci dell'eventuale residuo attivo. Al verificarsi di una cessazione si chiude la fase operativa e
inizia quella di liquidazione. Tale procedura inizia con la nomina di liquidatori che richiede il consenso di tutti i
soci se nell'atto costitutivo non è diversamente previsto, in caso di disaccordo tra i soci i liquidatori sono
nominati dal presidente del tribunale art.2275. Possono essere revocati per volontà di tutti i soci e dal tribunale
per giusta causa. Con l'accettazione della nomina i liquidatori prendono il posto degli amministratori, che
devono consegnare loro i beni e i documenti sociali, presentando il conto della gestione relativo al periodo
successivo all'ultimo rendiconto (bilancio). I liquidatori possono compiere tutti gli atti necessari per la
liquidazione e, se i soci non hanno disposto diversamente, possono vendere anche in blocco i beni aziendali e
procedere a transazioni e compromessi. Ad essi compete inoltre la rappresentanza legale della società, anche in
giudizio (art.2278). Su di essi incombe un duplice divieto: 1)non possono intraprendere nuove operazione
altrimenti ne rispondono personalmente e solidalmente, 2) non possono ripartire tra i soci i beni sociali finché i
creditori non siano stati pagati o non siano state accantonate somme necessarie per pagarli. Il saldo attivo di
liquidazione è destinato innanzitutto al rimborso del valore nominale dei conferimenti. Nella s.n.c i liquidatori
devono redigere il bilancio finale di liquidazione. Nella s.n.c irregolare la chiusura del procedimento di
liquidazione determina l'estinzione della società. Per la s.n.c regolare e per la s.s approvato il bilancio finale di
liquidazione, i liquidatori devono chiedere la cancellazione della società dal registro delle imprese. Con la
cancellazione dal registro la società si estingue, quand'anche i creditori sociali non siano soddisfatti. I creditori
insoddisfatti non sono però senza tutela, essi posso agire nei confronti dei soci, che restano solidalmente e
illimitatamente responsabili. per le obbligazioni sociali insoddisfatte, posso inoltre agire anche nei confronti dei
liquidatori se il mancato pagamento è imputabile a colpa o dolo di questi ultimi art.2002. I creditori delle s.n.c
posso chiedere il fallimento della società entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese. La s.n.c
irregolare non è soggetta a fallimento perché non registrata al registro delle imprese. Nel caso di
Accomandatari e accomandanti, essi devono permanere per tutta la vita della società. Infatti tale società si
scioglie, oltre che per le cause previste per la s.n.c, quando rimangono soltanto gli uni o gli altri (entro il termine
di sei mesi). Se sono venuti meno i soci accomandatari, gli accomandati devono nominare amministratori
provvisori i cui poteri sono limitati al compimento di atti di ordinaria amministrazione. Per il procedimento di
liquidazione o estinzione della società valgono le regole della s.n.c, tuttavia cancellata la società dal registro
delle imprese i creditori rimasti insoddisfatti potranno far valere i loro crediti nei confronti dei soci
accomandanti solo nei limiti di quanto da loro stessi ricevuto a titolo di quota di liquidazione; dato che essi non
erano soci a responsabilità illimitata.
Distribuzione degli utili nelle società di persone
Nelle società di persone tutti i soci partecipano agli utili della gestione sociale, salvo per i casi in cui è ammesso il
patto contrario alle relative perdite. Non esistono regole imperative riguardo alla ripartizione di utili tra i soci
delle società di persone, eccezion fatta per il patto leonino art.2256. Esistono per altro art.2263 delle regole
suppletive applicabili in difetto di accordo tra le parti a proposito delle modalità di distribuzione dell'utile. Si
tratta delle seguenti regole:
- le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle perdite si presumono proporzionali ai conferimenti. Se il valore dei
conferimenti non è determinato dal contratto esse si presumono uguali
- la parte spettante al socio che ha conferito la propria opera, se non determinata dal contratto, è fissata dal
giudice secondo equità
- se il contratto determina soltanto la parte di ciascun socio nei guadagni si presume che debba determinarsi
nella stessa misura la partecipazione alle perdite.
Il contratto sociale può prevedere che la determinazione dei guadagni e delle perdite spettante a ciascun socio,
sia rimessa ad un terzo che operi come “arbitratore” art.2264. nelle società di persone il diritto alla percezione
dell'utile sorge immediatamente dopo l'approvazione del rendiconto annuale e no può quindi essere sottratto
ad un socio senza il suo consenso, salvo contraria disposizione dl contratto sociale art.2262.

SOCIETA' PER AZIONI


La s.p.a forma con la s.a.p.a e con la s.r.l la categoria delle società di capitali, ed è una società nella quale 1) per
le obbligazioni sociali risponde solo la società con il suo patrimonio (art.2325) 2) la partecipazione sociale è
rappresentata da azioni (art.2346). il secondo dato differenzia la s.p.a dalla s.r.l : in quest’iltima le partecipazioni
dei soci non possono essere rappresentate da azioni ne costituire oggetto di offerta al pubblico (art.2468). la
s.p.a in quanto dotata di personalità giuridica è per legge trattata come soggetto di diritto distinto dalle
persone dei soci e gode perciò di una piena e perfetta autonomia patrimoniale. La società e solo essa è
qualificabile come imprenditore. Nella s.p.a i soci e tutti i soci non assumono alcuna responsabilità personale
per le obbligazioni sociali, di queste risponde solo la società con il suo patrimonio. I soci sono obbligato solo ad
eseguire i conferimenti promessi. I creditori possono fare affidamento solo sul patrimonio sociale. La
responsabilità limitata dei soci trova contrappeso dell’organizzazione di tipo corporativo della s.p.a. in un
organizzazione basata cioè sulla necessaria presenza di tre distinti organi: assemblea. Un organo di gestione e
uno di controllo. Il funzionamento dell’assemblea è dominato dal principio maggioritario e il peso di ogni socio è
proporzionato alla quota di capitale sottoscritto e al numero di azioni possedute. Le competenze
dell’assemblea sono circoscritte alle decisioni di maggior rilievo, mentre la gestione è nelle mani degli
amministratori. L’ultimo dato caratterizzante questo tipo di società rigurda le quote di partecipazione dei soci.
Queste sono rappresentate da partecipazioni-tipo, omogenee e standardizzate. Le azioni sono partecipazioni
sociali di uguale valore e che conferiscono ai loro possessori uguali diritti. Esse sono liberamente trasferibilii, e la
loro circolazione è consentita attraverso la disciplina di titoli di credito. È favorito il pronto smobilizzo del
capitale investito e il cambio delle persone dei soci. Nelle società a ristretta base azionaria i problemi sono quelli
della tutela dei soci in minoranza e dei creditori di fronte a possibili abusi dei soci che detengono la maggioranza
del capitale e degli amministratori loro espressione.
La costituzione
Il procedimento
La costituzione si articola in due fasi essenziali. 1) stipulazione dell’atto costitutivo 2) iscrizione dell’atto
costitutivo nel registro delle imprese. Solo con l’iscrizione nel registro la s.p.a acquista la personalità giuridica
(art.2331) e viene ad esistenza. La stipulazione dell’atto può a sua volta avvenire secondo due diversi
procedimenti: 1) stipulazione simultanea 2) stipulazione per pubblica sottoscrizione. Nella prima l’atto
costitutivo è stipulato immediatamente da coloro che assumono l’iniziativa per la costituzione della società. I
soci fondatori provvedono contestualmente alla sottoscrizione del capitale sociale iniziale. Nella seconda (dagli
art.2333 a 2336) si arriva alla stipulazione dell’atto al termine di un complesso procedimento che consente la
raccolta fra il pubblico del capitale iniziale sulla base di un programma predisposto da coloro che assumono
l’iniziativa (promotori).
Atto costitutivo: forma e contenuto
La s.p.a può essere costituita per contratto o patto unilaterale (art.2328), nel caso in cui si abbia un socio
fondatore. L’atto dev’eessere redatto per atto pubblico a pena di nullità della società e deve indicare:
1) Le generalità dei soci, nonché il numero di azioni assegnati ad essi
2)La denominazione ed il comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi secondarie
3)Oggetto sociale, vale a dire il tipo di attività economica che la scoietà si propone di svolgere
4)L’ ammontare del capitale sociale sottoscritto e versato
5)Il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le modalità di emissione e
circolazione
6)Il valore attribuito ai crediti e ai beni conferiti in natura, sempre che vi siano
7)Le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti
8)I benefici eventualmente accordati ai promotori o ai soci fondatori
9)Il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri, indicando quali tra essi
hanno la rappresentanza della società
10)Il numeto dei componenti del collegio sindacale
11)La nomina dei primi amministratori e sindaci, ovvero il consiglio di sorveglianza, e quando previsto, del
soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti
12)L’importo globale delle spese per la costituzione poste a carico della società
13)La durata della società. Può essere a tempo indeterminato o determinato, nel caso in cui sia a tempo
indeterminato, il socio può liberamente recedere se le azioni non sono quotate, decorso un periodo di tempo
non superiore ad un anno; inoltre deve dare un preavviso di almeno 180gg se non contrariamente scritto nello
statuto.
Due distinti documenti sono l’atto costitutivo e lo statuto: il primo, più sintetico contiene la volontà di costituire
la società e i dati fondamentali di essa; il secondo, più analitico, contiene le regole di funzionamento della
società.
Le condizioni per la costituzione
Denominatore comune di tali condizioni è un capitale sociale non inferiore di 120 mila euro. Sono stabilite
dall’art. 2329 e sono:
1)Sia sottoscritto per intero il capitale sociale;
2)Siano rispettate le disposizioni relative ai conferimenti (il 25% dei conferimenti in denaro o la totalità per atto
unilaterale);
3)Sussistano le autorizzazioni e condizioni richieste dalle leggi speciali per la costituzione il base al particolare
oggetto sociale.
L’iscrizione nel registro delle imprese
Il notaio che ha ricevuto l’atto costitutivo deve depositarlo entro 20 gg presso l’ufficio del registro delle
imprese. Spetta al notaio verificare l’adempimento delle condizioni imposte dalla legge per la costituzione e in
caso di inadempienza sarà soggetto a sanzioni amministrative. Con l’iscrizione nel registro la società acquista
personalità giuridica e viene ad esistenza. Fra la stipulazione dell’atto costitutivo e l’iscrizione nel registro può
accadere che la società compia operazioni, per tali operazioni sono illimitatamente e solidalmente responsabili
verso i terzi coloro che hanno agito. La società resta automaticamente vincolata solo se le operazioni compiute
in suo nome erano necessarie per la costituzione. Prima dell’iscrizione è vietata l’emissione delle azioni che non
possono formare oggetto di offerta al pubblico.
La nullità della s.p.a
Le cause di nullità sono:
1)Mancata stipulazione dell’atto costitutivo nella forma dell’atto pubblico;
2)Illiceità dell’oggetto sociale;
3)Mancanza nell’atto costitutivo o nello statuto di ogni indicazione riguardante la denominazione della società, i
conferimenti o l’ammontare del capitale sociale e dell’oggetto sociale.
Al contrario di quanto accade per i contratti, la dichiarazione di nullità delle s.p.a non pregiudica l’efficacia degli
atti compiuti in nome della società dopo l’iscrizione nel registro delle imprese. La dichiarazione di nullità non
tocca l’attività già svolta ma opera solo per il futuro. Infine mentre la nullità di un contratto è insanabile, la
nullità della società iscritta non può essere dichiarata quando la causa di essa è stata eliminata e di tale
eliminazione è stata data pubblicità con iscrizione nel registro, prima che sia intervenuta la sentenza dichiarativa
di nullità. In comune con quanto accade con la disciplina dei contratti l’azione di nullità è imprescrittibili (art.
1422) e la nullità può essere fatta valere da chiunque ne abbia interesse e può essere rilevata d’ufficio dal
giudice (art. 1421).
I conferimenti
I conferimenti costituiscono i contributi dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della società dotandola
così del capitale di rischio per lo svolgimento dell’attività d’impresa. Il valore in denaro del complesso dei
conferimenti promessi dai soci costituisce in capitale sociale nominale della società.
I conferimenti in denaro
E’ disposto l’obbligo di versamento immediato presso una banca di almeno il 25% dei conferimenti in denaro.
Qualora il socio non esegua il pagamento delle quote dovute è detto socio in mora e non può esercitare il diritto
di voto nell’assemblea. Se non è fruttuosa l’esecuzione forzata del conferimento la società procede alla vendita
coattiva delle azioni del socio moroso. La società è tenuta innanzitutto ad offrire le azioni agli altri soci in
proporzione alla loro partecipazione e per un corrispettico non inferiore ai conferimenti ancora dovuti. Se la
vendita coattiva non ha esito gli amministratori possono dichiarare il socio decaduto mtrattenendo i
conferimenti già versati salvo il risarcimento dei maggiori danni. Le azioni del socio escluso entrano a far parte
del patrimonio della società che può ancora rimetterle in circolazione entro l’esercizio. Svanita anche questa
possibilità la società deve annullare le azioni rimaste invendute.
I conferimenti diversi dal denaro
Al contrario di quanto accade nelle società di persone non possono formare oggetto di conferimento le
prestazioni d’opera o di servizi, mentre per quanto riguarda i beni in natura e i crediti, seguono le medesime
limitazioni delle società di persone. E’ invece da ritenersi ammissibile il conferimento di diritti di godimento dato
che la società acquista col consenso del conferente l’effettiva disponibilità del bene ed è in grado di trarne tutte
le utilità.
La valutazione dei conferimenti in natura e crediti devono formare oggetto di uno specifico procedimento di
valutazione (2343). Si vuole così assicurare una valutazione oggettiva e veritiera evitando che agli stessi venga
assegnato un valore nominale superiore a quello reale. Chi conferisce tale tipo di beni deve presentare un
relazione di stima di un esperto designato dal tribunale. La relazione dev’essere allegata all’atto costitutivo e
depositata presso l’ufficio del registro delle imprese. Gli amministratori entro 180 gg devono verificare tale
stima e in caso di fondati motivi procedere alla sua revisione. Se da tale revisione risulta che il valore dei beni o
dei crediti è inferiore di oltre 1/5 rispetto a quanto stimato la società deve ridurre proporzionalmente il capitale
sociale e annullare le azioni che risultano scoperte. Al socio è concessa però duplice alternativa, versare la
differenza in denaro(mantenendo inalterata la propria quota partecipativa) o recedere; con il conseguente
diritto alla liquidazione del valore attuale delle azioni sottoscritte e la restituzione in natura del bene conferito
se ciò è possibile.
Le prestazioni accessorie
Oltre l’obbligo di conferimenti l’atto costitutivo può prevedere l’obbligo di prestazioni accessorie non
consistenti in denaro, determinandone anche contenuto, durata e compenso. Tali prestazioni sono utile
strumento per vincolare stabilmente i soci ad effettuare a favore della società prestazioni che non possono
formare oggetto di conferimento.
LE AZIONI
Nozione e caratteri
Le azioni sono le quote di partecipazioni dei soci nella s.p.a- sono liberamente trasferibili, standardizzate e di
regola rappresentate da documenti (i titoli azionari) che circolano secondo la disciplina dei titoli di credito. Nelle
s.p.a il capitale sociale sottoscritto è diviso in un numero predeterminato di parti di identico ammontare,
ciascuna delle quali costituisce un’azione ed attribuisce identici diritti nella società e verso essa. La singola
azione è indivisibile, se più soggetti diventano titolari di un'unica azione devono nomianre un rappresentante
comune per l’esercizio dei diritti art.2347.
Azioni e capitale sociale
Le azioni devono essere tutte di ugual valore art.2348, devono tutte rappresentare un identica frazione del
capitale nominale. Si definisce valore nominale delle azioni la parte del capitale sociale da ciascuna
rappresentata espressa in cifra monetaria. Nelle azioni con valore nominale lo statuto deve specificare sia il
capitale sottoscritto ma anche il valore nominale di ciascuna azione ed il loro numero complessivo. Il valore
nominale rimane invariato nel tempo e può essere modificato solo attraverso una modifica dell’atto costitutivo.
Nelle azione senza valore nominale invece, lo statuto ed i titoli azionari devono indicare solo il capitale
sottoscritto e il numero di azioni emesse. Per tutte le azioni vale la regola che in nessun caso il valore
complessivo dei conferimenti può essere inferiore all’ammontare globale del capitale sociale art.2346. ciò
comporta che le azioni non possono essere complessivamente emesse per somma inferiore al loro valore
nominale. Le azioni possono invece essere invece emesse per somma superiore al valore nominale (emissione
con sovraprezzo). Il valore di emissione delle azioni va tenuto distinto dal valore reale delle stesse, che si
ottiene dividendo il patrimonio netto della società per il numero di azioni. Diverso ancora è il valore di mercato
delle azioni, che risulta giornalmente dal listino ufficiale quando le azioni sono ammesse alla quotazione in un
mercato regolamentato (borsa valori). Un pacchetto azionario ha un proprio valore specifico, spesso
notevolmente maggiore della somma dei valori delle singole azioni, e ciò ne impone una considerazione unitaria
quantomeno in sede di valutazione.chi vende un pacchetto azionario di controllo o chi lo acquista ne assume gli
obblighi di comportamento.
La partecipazione azionaria
Ogni azione costituisce una partecipazione sociale e attribuisce al suo titolare un complesso unitario di diritti e
poteri di natura amministrativa, patrimoniale ed a contenuto amministrativo e patrimoniale. Un carattere
particolare delle azioni eè l’uguaglianza di diritti. Si tratta di uguazglianza relativa e non assoluta, oggettiva e
non soggettiva. L’uguaglianza è relativa in quanto è possibile creare categorie di azioni fornite di diritti diversi.
L’uguaglianza è oggettiva perché uguali sono i diritti che l’azione attribuisce. Bisogna tener conto anche del
numero delle azioni, i diritti più significativi spettano in proporzione al numero di azioni possedute: diritto di
voto, agli utili e alla quota di liquidazione, il diritto di opzione.
La circolazione delle azioni
I titoli azionari sono i documenti che rappresentano le quote di partecipazione nella s.p.a e ne consentono il
trasferimento secondo le regole proprie dei titoli di credito. Nelle società quotate le azioni non possono più
essere rappresentate da titoli, la circolazione materiale del documento è stata per legge sostituita da un
sistema di circolazione fondato su semplici regole contabili con soppressione materiale dei titoli. le azioni
possono essere nominative o al portatore a scelta dell’azionista art.2354, questo significa concedere il beneficio
dell’anonimato. Oggi tutte le azioni devono essere nominative, tranne che per particolari eccezioni (azioni di
risparmio e azioni sicav).
I vincoli sulle azioni
Le azioni possono essere costituite in usufrutto o in pegno e possono formare oggetto di misure cautelari ed
esecutive art. 2352. Il diritto di voto compete al creditore pignoratizio o usufruttuario, essi non dovranno ledere
gli interessi del socio, altrimenti gli spetta il risarcimento. Nel caso di sequestro il voto è esercitato dal custode.
Il diritto di opzione spetta al socio, e solo ad esso sono attribuite le nuove azioni sottoscritte, deve entro tre
giorni dalla scadenza versare le somme necessarie per esercitare il diritto di opzione.
I limiti alla circolazione delle azioni
Sono libereamnente traferibili ma con delle limitazioni. A) le azioni liberate con conferimenti diversi dal denaro
non possono essere alienate prima del controllo della valutazione art.2343 b) leazioni con prestazioni accessorie
non sono trasferibili senza il consenso del cda. Dai limiti legali vanno distinti i limiti convenzionalei, statuari o i
patti parasociali. I limiti risultanti da patti parasociali vengono definiti sindacati di blocco e hanno lo scopo di
evitsare l’ingresso in società di soci non graditi. Vincolano solo le parti contraenti e l’inadempiente sarà solo
tenuto al risarcimento del danno verso gli altri soci contraenti- l’opponibilità ai terzi dei pattai parasciali relativi
alla limitazione spiega perché si preferisca inserire accordi in tal senso nell’atto costitutivo, in tal modo esse
acquistano efficacia reale. Lo statuto può vietare del tutto la circolazione delle azioni per un periodo di 5 anni.
Le clausule statutarie che limitano la circolazione sono: di prelazione, gradimento e di riscatto. Le prime
impongono al socio che vuole vendere le azioni a preferire gli altri soci a parità di condizioni. Si distingue in
propria ed impropria. La violazione del patto di preferenza comporta l’efficacia del trasferimento. Le cluseule di
gradimento subordinano la possibilità di trasferire solo a chi è gradito agli altri soci. È un ostacolo alla
circolazione della ricchezza ed è vista con favore solo se non è arbitraria, cioè prevede dei criteri per il
gradimento. Art.2355 la clausula di mero godimento è inefficace se non prevede il diritto di recesso o se non
prevede a carico degli altri soci un potere di acquisto. Un altro limite è il divieto di alienazione che non può
durare più di 5 anni. Chi ha trasferito le azioni se non ha effettuato interamente i conferimenti risponde in solido
con l’acquirente. Prevista dalla disciplina è oggi anche l’introduzione di clausule statutarie che prevedono un
potere di riscatto delle azioni. Ad esempio in caso di morte dell’azionistao di mancata esecuzioni prestazioni
accesorie. Le clusule statutarie limitative possono essere rimosse introdotte con delibera dell’assemblea
straordinaria. Se lo statuto lo prevede è riconosciuto il diritto di recesso ai soci che non hanno concorso
all’approvazione della delibera art.2343.
Le operazioni della società sulle proprie azioni
Le operazioni di sottoscrizione e compravendita sono pericolose per l’integrità del capitale sociale, per il
corretto funzionamento dell’organizzazione societaria e per il mercato dei titoli. Queste operazioni sono in linea
di principio vietate. Solo tre di esse sono attualmente regolate: 1) la sottoscrizione, 2) l’acquisto delle proprie
azioni, 3) altre operazioni sulle stesse. Per quanto riguarda la sottoscrizione in nessun caso la società può
sottoscrivere le proprie azioni, il divieto ha carattere assoluto con una sola parziale deroga ovvero il diritto di
opzione sulle azioni proprie. Il divieto opera sia in sede di costituzione sia in sede di aumento del capitale
sociale. Colpisce sia se questa è compiuta in nome della società quanto da terzi in nome proprio o per conto
della società. Così facendo infatti la società risulterebbe creditrice di se stessa. Singolare è la sanzione per la
violazione di tale divieto, infatti non si ha nullità della sottoscrizione ma le azioni devono essere liberate dai
soggetti che hanno materialmente violato il divieto. L’acquisto di azioni proprie è consentito solo in quattro
casi:
1) Le somme impiegate nell’acquisto non possono eccedere l’ammontare degli utili distribuili e delle riserve
disponibili dell’ultimo bilancio approvato;
2) Le azioni da acquistare devono essere liberate interamente;
3) L’acquisto deve essere autorizzato dall’assemblea ordinaria, che deve anche fissare la modalità d’acquisto,
l’ammontare massimo e la durata non superiore a 18 mesi per la quale l’autorizzazione è accordata.
4) Solo nelle società che ricorrono al capitale di rischio il valore nominale delle azioni acquistate non può eccedere
la quinta parte del capitale sociale.
Le azioni acquistate violando queste condizioni devono essere vendute entro un anno, in tale mancanza si
procede al loro annullamento e alla corrispondente riduzione del capitale sociale.
LE PARTECIPAZIONI RILEVANTI IN GRUPPI DI SOCIETA’
Per chi ha intenzione di partecipare in altre società l’attuale disciplina prevede un obbligo di comunicazione alla
società partecipata e alla Consob:
1) Tutti coloro (persone fisiche, società o enti) che partecipano, direttamente o indirettamente, in una società con
azioni quotate in misura superiore al 2% del capitale di questa;
2) Le sole società con azioni quotate che partecipano in società con azioni non quotate o in s.r.l in misura
superiore al 10% del capitale di queste.
Le comunicazioni servono sia per reprimere il fenomeno delle partecipazioni incriciate sia per rendere note le
reali posizioni di potere in assemblea. Chiunque intenda acquistare una partecipazione di controllo di una
società con azioni quotate deve osservare specifiche regole di comportamento. Il passaggio di proprietà di
partecipazioni di controllo deve avvenire con la massima trasparenza e con modalità che consentono a tutti gli
azionisti di partecipare al premio di maggioranza che l’operazione può comportare. I sue due principi cardine
sono: a) l’offerta pubblica di acquisto è la sola procedura che consente di tutelare gli azionisti di minoranza, è
perciò resa obbligatoria; b) deve svolgersi nel rispetto di determinate regole di comportamento
inderogabilmente fissate per legge a tutela dei destinatari dell’offerta.
I gruppi di società
Le s.p.a sono libere di sottoscrivere o di acquistare azioni o quote di altre società di capitali, realizzando così il
fenomeno dei gruppi di società. Il gruppo di società è un’aggregazione di imprese societarie formalmente
autonome o indipendenti l’una dall’altra ma assoggettate tutte ad una direzione unitaria. Sono infatti sotto
l’influenza dominante di un’unica società (capo gruppo o madre o holding) che le controlla e dirige per il
perseguimento di uno scopo unitario. Il controllo societario può tuttavia assumere diverse forme: 1) controllo di
diritto ovvero una società dispone della maggioranza dei voti esercitabili dell’assemblea ordinaria della
controllata; 2) il controllo azionario di fatto ovvero una società possiede voti sufficienti per esercitare
un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria della controllata; anche se di per sé la partecipazione è
minoritaria, ma ciò consente ugualmente di determinare le deliberazioni dell’assemblea ordinaria; 3) il controllo
contrattuale ovvero la società è controllata da un’altra in virtù di particolari vincoli contrattuali che prescindono
dalla partecipazione azionaria è pongono la controllata in una situazione di oggettiva dipendenza economica
tale da compromettere la sopravvivenza.
Azionisti esterni e creditori delle società controllate sono tutelati contro possibili abusi delle controllanti, ovvero
comportamenti che inducano le prime al compimento di atti vantaggiosi per il gruppo unitariamente
considerato, ma pregudizievoli per il proprio patrimonio. Sotto tale profilo resta fermo nel nostro ordinamento
il principio cardine della distinta soggettività e della formale indipendenza giuridica delle società del gruppo.
L’indipendenza formale porta infatti a escludere che la capogruppo sia responsabile per le obblgiazioni assunte
dalle controllate in attuazione delle politiche di gruppo. Tale indipendenza comporta però che la capogruppo
non può legittimamente imporre alle società figlie il compimento di atti che contrastino con gli interessi delle
stesse separatamente considerate. A sostegno di quanto detto l’art.2497 stabilisce che le decisoni delle società
soggette ad attività di direzione e coordinamento, quando da questa influenzate debbono essere
analiticamente motivate e recare indicazioni delle ragioni o interessi la cui valutazione ha inciso sulla decisione.
La società capogruppo è tenuta ad indennizzare direttamente azionisti e creditori delle società controllate per i
danni dagli stessi subiti per il fatto che la propria società si è supinamente attenuta alle direttive di gruppo lesive
del proprio patrimonio. E’ riconosciuto il diritto di recesso nei casi di: presenza di eventi riguardanti la
capogruppo, ma che di riflesso mutano le originarie condizioni di rischio di investimento nelle controllate; ai soci
di una società non quotata che entra a far parte di un gruppo o ne esce; quando la capogruppo delibera una
trasformazione che comporta il utamento dello scopo sociale o dell’oggetto quando il socio della controllata
abbia ottenuto una sentenza di condanna esecutiva della capogruppo.
L’ASSEMBLEA
I MODELLI ORGANIZZATIVI
La società s.p.a si caratterizza per la necessaria presenza di tre distinti organi: a) l’assemblea dei soci, organo
con funzioni esclusivamente deliberative tra le cui non sono comprese le delibere in merito alla gestione
dell’impresa sociale; b) l’organo amministrativo, cui è devoluta la gestione dell’impresa. Gli amministratori
hanno la rappresentanza legale e attuano le deliberazioni dell’assemblea; c) l’organo di controllo interno, con
funzioni di controllo sull’amministrazione della società. Altri due sistemi si affiancano al sistema tradizionale di
cui sopra: a) il sistema dualistico, d’ispirazione tedesca. L’amministrazione e il controllo sono esercitati dal
consiglio di sorveglianza di nomina assembleare e da un consiglio di gestione nominato direttamente dal
consiglio di sorveglianza; b) il sistema monistico d’ispirazione anglosassone. Qui l’amministrazione ed il
controllo sono esercitati rispettivamente dal consiglio di amministrazione e da un comitato per il controllo sulla
gestione. Il primo è nominato dall’asssemblea, mentre i componenti del secondo devono essere dotati di
requisiti di indipendenza e professionalità. In tutti e tre i sistemi il previsto controllo contabile è esterno alla
società.
NOZIONE E DISTINZIONI
L’assemblea è l’organo composto dalle persone dei soci. La sua funzione è quella di formare la volontà della
società nelle materie di sua competenza stabilite dalla legge o dall’atto costitutivo. E’ un organo collegiale che
decide secondo il principio maggioritario. A seconda dell’oggetto delle deliberazioni l’assemblea si distingue in
ordinaria e straordinaria. Nel sistema tradizionale e in quello monistico l’assemblea, in sede ordinaria, svolge i
seguenti compiti:
1) Approva il bilancio;
2) Nomina e revoca gli amministratori, i sindaci e il presidente delcollegio sindacale e, quando previsto, il soggetto
incaricato di effettuare la revisione legale dei conti;
3) Determina il comprenso degli amministratori e dei sindaci, se non è stabilito nell’atto costitutivo;
4) Delibera sulla responsabilità degli amministratori e dei sindaci;
5) Delibera sugli altri oggetti attribuiti dalla legge alla sua competenza;
6) Approva l’eventuale regolamento dei lavori assembleari;
7) Autorizza per acquisti pericolosi;
8) Delibera di distribuzione degli utili.
L’assemblea straordinaria a sua volta delibera: sulle modificazioni dello statuto; sulla nomina, sulla sostituzione
e sui poteri dei liquidatori; su ogni altra materia attribuitale dalla legge.
IL PROCEDIMENTO ASSEMBLEARE
La convocazione dell’assemblea è di regola decisa dall’organo amministrativo (o dal consiglio di gestione) i quali
possono disporre della stessa ogni qualvolta lo ritengano opportuno si rende tuttavia obbligatoria nei seguenti
casi:
1) L’assemblea ordinaria deve essere convocata almeno una volta l’anno o entro il termine stabilito dallo statuto
che non può essere superiore a 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio;
2) Quando ne sia fatta richiesta da tanti soci che rappresentano almeno 1/10 del capitale sociale o da minor
percentuale se prevista dallo statuto; nella domanda devono essere indicati anche gli argomenti da trattare.
Se gli amministratori (o chi per essi a seconda del sistema adottato) non provvedono, la convocazione
dell’assemblea è ordinata con decreto dal tribunale che designa anche la persona che deve presiederla (art.
2367). Il tribunale agira in tal modo solo se il rifiuto degli amministratori risulti ingiustificato in modo da metter
freno ad eventuali abusi di soci.
E’ detta totalitaria l’assemblea costituita dall’intero capitale sociale (con diritto d’intervento) e partecipa
all’assemblea la maggioranza dei componenti degli organi amministrativi e di controllo. Agli assenti deve
tuttavia essere data tempestiva comunicazione delle deliberazioni assunte. Essa può deliberare su qualsiasi
argomento ma essa è resa instabile dal fatto che ciascuno degli intervenuti può opporsi alla discussione di
argomenti sui quali non si ritenga informato, impedendo così che si arrivi alla delibera di quel punto. Il
presidente assicura che l’assemblea si svogla in modo ordinato e nel rispetto delle norme che ne regolano
l’attività. Di questa funzione di controllo dev’essere dato conto nel verbale. Ai soci intervenuti, che raggiungono
1/3 del capitale sociale è riconosciuto il diritto di chiedere ed ottenere il rinvio dell’adunanza di non oltre 5 giorni;
per evitare comportamenti ostruzionistici tale diritto può essere esercitato una sola volta per lo stesso
argomento (art. 2374). Le delibere assembleari devono essere iscritte sul verbale sottoscritto dal presidente e
dal segretario, o da un notaio. La sottoscrizione di quest’ultimo si rende obbligatoria nel caso di assemblea
straordinaria (art. 2375).
COSTITUZIONE DELL’ASSEMBLEA, VALIDITA’ DELLE DELIBERAZIONI
Si definisce quorum costitutivo la parte sociale che dev’essere rappresentata in assemblea perché questa sia
regolarmente costituita e possa iniziare i lavori (art. 2368). Si definisce quorum deliberativo la parte del capitale
sociale che si deve esprimere a favore di una determinata deliberazione perché questa sia approvata (art. 2369).
L’assemblea ordinaria in prima convocazione è regolarmente costituita quando è rappresentata da almeno la
metà del capitale sociale con diritto di voto. Essa delibera col voto favorevole della metà più una delle azioni che
hanno preso parte alle votazioni; dalla seconda convocazione in poi non è più richiesto nessun quorum
costitutivo.
Per quanto riguarda l’assemblea straordinaria in prima convocazione, il quorum costitutivo minimo è almeno la
metà del capitale sociale e più di 1/3 in seconda convocazione. Per quanto riguarda il quorum deliberativo sia in
prima che in seconda convocazione delibera con il voto favorevole di almeno 2/3 del capitale rappresentato in
assemblea. Lo statuto può prevedere, anziché aversi più convocazioni con quorum progressivamente ridotte,
che l’assemblea si celebri in un’unica convocazione in cui si applicano le maggioranze successive alla seconda
convocazione.
IL DIRITTO DI INTERVENTO E DI VOTO
Possono intervenire in essemblea tutti coloro a cui spetta il diritto di voto (art.2370) in essi sono perciò
compresi anche usufruttuari o creditori pignoratizi (art. 2352). Lo statuto può inoltre consentire l’intervento
all’assembrea mediante mezzi di telecomunicazione o l’espressione del voto per corrispondenza o in via
elettronica.
LA RAPPRESENTANZA IN ASSEMBLEA
Gli azionisti possono partecipare all’assemblea sia personalmente sia per rappresentante (art. 2372). La delega
dev’essere conferita per iscritto e deve contenere il nome del rappresentante. Il rappresentante a sua volta può
farsi sostituire da altri solo se la delega lo prevede. Le società e gli enti possono delegare solo un propriuo
dipendente o colaboratore. La delega è sempre revocabile.
LIMITI DELL’ESERCIZIO DI VOTO
Con l’esercizio del diritto di voto il socio concorre alla formazione della volontà sociale in proporzione del
numero di azioni possedute. Tale diritto non può però essere esercitato in modo da recare un danno anche solo
potenziale al patrimonio della società. Infatti versa in conflitto d’interessi l’azionista che in una determinata
delibera ha un interesse personale contrastante gli interessi della società. In questo caso non è impedito al
socio di votare o di astenersi ma se egli decide di ricorrere al suo diritto è impugnabile a norma dell’art.2377. Un
ulteriore limite di voto volto a tutelare abusi a danno della minoranza è il principio derivante dalla buona fede
nell’attuazione del contratto (art. 1375), si perviene così ad affermare l’impugnabilità della delibera quando la
stessa sia ispirata dal solo scopo di danneggiare singoli soci.
I SINDACATI DI VOTO
Sono accordi (PATTI PARASOCIALI) con i quali alcuni soci si impegnano a concordare preventivamente il modo
in cui votare in assemblea. Possono avere carattere occasionale o permanente, in questo secondo caso
possono essere a tempo determinato o indeterminato. Possono riguardare tutte le delibere assembleari o
soltanto di un determinati tipo, se votare all’unanimità o a maggioranza. I vantaggi dei sindacati sono evidenti,
essi danno uno stabile indirizzo alla condotta della società, se i sindacati compongono il gruppo di comando; in
ogni caso consentono una miglior difesa dei comuni interessi quando sono stipulati dai soci di minoranza. I suoi
svantaggi sono: la cristallizzazione del gruppo di controllo e il solo formale rispetto del procedimento
assembleare.
LE DELIBERAZIONI ASSEMBLEARI INVALIDE
L’invalidità delle delibere assembleari può essere determinata dalla violazione delle norme che regolano il
procedimento assembleare o da vizi che riguardano il contenuto della delibera. L’attuale disciplina ribadisce il
principio che l’annullabilità costituisce la regola per le delibere assembleari invalide. Infatti sono annullabili tutte
le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge e dello statuto (art.2377). Danno vita solo ad
annullabilità della delibera: 1) la partecipazione all’assemblea di persone non leggittimate, ma solo se tale
partecipazione sia stata determinante per la regolare costituzione dell’assemblea; 2) l’invalidità dei singoli voti o
il loro errato conteggio, ma solo se determinanti per il raggiungimento della maggioranza; 3) l’incompletezza o
l’inesattezza del verbale, ma solo quando impediscono l’accertamento del contenuto degli effetti e della
validità della delibera. L’impugnativa può essere infatti proposta solo da soggetti espressamente previsti dalla
legge che sono: soci assenti, dissenzienti o astenuti (esclusi gli azionisti senza voto); amministratori, consiglio di
sorveglianza e collegio sindacale. L’impugnativa o l’azione di risarcimento danni devono essere proposte entro
un breve termine di decadenza: 90 giorni dalla deliberazione o dal deposito o dall’iscrizione se la tipologia di
attività lo impone. L’annullamento ha effetto per tutti i soci ed obbliga gli amministratori a prendere i
provvedimenti conseguenti sotto la propria responsabilità. Restano però in ogni caso salvi i diritti acquistati in
buona fede da terzi. Infine l’annullamento non può aver luogo se la delibera è sostituita con un’altra in
conformità della legge o è stata revocata da assemblea.
LE DELIBERAZIONI NULLE
La delibera è nulla solo nei tre casi tassativamente indicati nell’art.2379:
1) Oggetto lecito ma contenuto illecito oppure l’oggetto è impossibile;
2) Mancata convocazione dell’assemblea, non si considera mancante e non si ha nullità nel caso di irregolarità
nell’avviso se questo proviene da un componente dell’organo amministrativo o di controllo della società;
l’azione di nullità non può essere esercitata da chi anche successivamente abbia dichiarato il suo assenso allo
svolgimento dell’assemblea.
3) Mancanza del verbale, il verbale non si considera mancante se contiene la data della sua deliberazione, il suo
oggetto ed è sottoscritta dal presidente dell’assemblea. La nullità per mancanza del verbale è sanata con
effetto retroattivo mediante verbalizzazione eseguita prima dell’assemblea successiva, fatti salvi i diritti di terzi
ottenuti in buona fede.
Resta fermo il principio che la nullità delle delibere assembleari può essere fatta valere da chiunque abbia
interesse e può essere rilevata anche d’ufficio dal giudice. La nullità non è soggetta a prescrizioni o a termini di
decadenza, possono invece essere impugnate senza limiti di tempo solo le delibere che modificano l’oggetto
sociale che prevedono attività illecite o impossibili. In tutti gli altri casi è introdotto un termine di decadenza di 3
anni che decorre dall’iscrizione o deposito nel registro delle imprese.
AMMINISTRAZIONE E CONTROLLI
I sistemi di amministrazione e controllo
La riforma del 2003 ha previsto tre sistemi di amministrazione:
o Il sistema tradizionale, basato sulla presenza di due organi entrambi di nomina assembleare: l’organo
amministrativo (amministratore unico o consiglio d’amministrazione) ed il collegio sindacale, con
funzioni circoscritte al controllo sull’amministrazione. Il controllo contabile è invece affidato per legge
ad un organo esterno alla società: revisore contabile o società di revisione.
o Il sistema dualistico, di ispirazione tedesca, prevede la presenza di un consiglio di sorveglianza di nomina
assembleare, e di un consiglio di gestione, nominato dal consiglio di sorveglianza; quast’ultimo svolge
compiti che nel sistema tradizionale sono propri dell’assemblea.
o Il sistema monistico, d’ispirazione anglosassone, nel quale l’amministrazione ed il controllo sono
esercitati rispettivamente dal consiglio di amministrazionee da un comitato per il controllo sulla
gestione (dipendenti con requisiti di indipendenza e professionalità).
Gli amministratori
Struttura e funzioni dell’organo amministrativo
Nel sistema tradizionale la s.p.a non quotata può avere sia un amministratore unico sia una pluralità di
amministratori, che formano il consiglio d’amministrazione (art. 2380-bis). Le società quotate invece hanno
l’obbligo dell’amministrazione pluripersonale, ciò per permettere sia la nomina di un amministratore
indipendente, sia la nomina di un amministratore per i soci di minoranza.
Gli amministratori sono l’organo cui è affidata in via esclusiva la gestione dell’impresa sociale e ad essi spetta
compiere le operazioni necessarie per il raggiungimento dell’oggetto sociale. Hanno diverse funzioni:
1) Potere gestorio: deliberano su tutti gli argomenti inerenti alla gestione della società che non siano riservati
per legge all’assemblea (art. 2364);
2) Potere di rappresentanza: hanno la rappresentanza generale della società (art. 2384). Hanno il potere di
porre in essere i singoli atti giuridici in cui si concretizza l’attività sociale;
3) Convocano e fissano l’ordine del giorno dell’assemblea ed hanno il dovere-potere di impugnare le delibere
che violino la legge;
4) Devono curare la tenuta dei libri e delle scritture contabili, redigere annualmente un progetto di bilancio e
adempiere agli obblighi pubblicitari;
5) Devono prevenire il compimento di atti pregiudizievoli per la società (art. 2392).
Gli amministratori sono responsabili personalmente, civilmente e penalmente per l’adempimento dei loro
doveri.
Nomina. Cessazione della carica.
I primi amministratori sono nominati nell’atto costitutivo, successivamente dall’assemblea ordinaria.
Nelle società quotate almeno un amministratore dev’essere espresso dalla minoranza, inoltra almeno un
componente del consiglio di amministrazione deve essere un amministratore indipendente. Il numero è fissato
nello statuto. Gli amministratori possono essere soci o non soci, devono avere requisiti onorabilità,
professionalità e indipendenza. La nomina non può essere fatta per un periodo superiore a tre esercizi; essi
scadono alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della
loro carica. Sono cause di cessazione prema del termine: 1) revoca da parte dell’assemblea; 2) la rinuncia
(dimissioni); 3) la decadenza dall’ufficio; 4) la morte. Per non paralizzare l’attività dell’organo amministrativo, gli
amministratori scaduti rimangono in carica fino all’accettazione della nomina da parte dei nuovi amministratori
(prorogatio). L’attuale disciplina riconosce la validità delle clausole statuarie che prevedono la cessazione di
tutti gli amministratori e la conseguente ricostruzione dell’intero collegio da parte dell’assemblea a seguito
della cessazione di alcuni amministratori (clausole simul stabunt simul cadent). Nomina e cessazione della carica
sono soggette ad iscrizione nel registro delle imprese.
Compenso. Divieti.
Gli amministratori hanno diritto ad un compenso per la loro attività (art. 2389). Modalità e misura del compenso
sono determinate dall’atto costitutivo o dall’assemblea all’atto della nomina. La centralità della loro posizione li
rende partecipi di tutti i segreti aziendali e quindi hanno specifici diritti ed obblighi. Hanno il divieto di
concorrenza: gli amministratori di s.p.a non possono assumere la qualità di soci a responsabilità illimitata in
società concorrenti, né esercitare un’attività concorrente per conto proprio o altrui, né essere amministratori o
direttori generali in società concorrenti, salva l’autorizzazione dell’assemblea (art. 2390).
Il consiglio di amministrazione.
Quando l’amministrazione è affidata a più persone, queste formano il consiglio d’amministrazione, retto da un
presidente scelto dal consiglio stesso, qualore non sia già stato nominato dall’assemblea. L’attività viene quini
esercitata collegialmente. Per la validità delle deliberazioni del consiglio è necessaria la presenza della
maggioranza degli amministratori in carica. Le deliberazioni sono approvate se riportano il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei presenti. Non è ammesso il voto per rappresentanza.
La riforma del 2003 ha modificato la disciplina che in passato era vigente: le delibere erano considerate invalide
solo se erano adottate col voto determinante di un socio in conflitto d’interessi. Oggi la disciplina prevede che
possono essere impugnate tutte le delibere del consiglio d’amministrazione che non sono prese in conformità
della legge o dello statuto. L’impugnativa può essere proposta dagli amministratori assenti o dissenzionti e dal
collegio sindacale entro 90 giorni dalla data della deliberazione. Quando la delibera leda un diritto soggettivo
del socio, questi potrà agire giudizialmente per fare annullare la delibera.
Comitato esecutivo. Amministratori delegati.
Se l’atto costitutivo o l’assemblea lo consentono, il consiglio di amministrazione può delegare le proprie
attribuzioni ad un comitato esecutivo ovvero a uno o più amministratori delegati. Il comitato è un organo
collegiale. Agli amministratori delegati è di regola affidata la rappresentanza della società. Gli organi delegati
curano che l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società sia adeguato; riferiscono
periodicamente al consiglio di amministrazione ed al collegio sull’andamento generale della gestione e sulla sua
evoluzione. Tutti gli amministratori devono agire informati.
La rappresentanza della società.
Il potere di rappresentanza degli amministratori è generale (art. 2384). Essi hanno anche la rappresentanza
processuale, attiva e passiva, della società. La disciplina della rappresentanza, che vuole tutelare i terzi, si basa
su due principi cardine:
1) E’ inopponibile ai terzi di buona fede la mancanza di potere rappresentativo dovuta ad invalidità dell’atto di
nomina.
2) La società inoltre resta vincolata verso i terzi anche se gli amministratori hanno violato eventuali limiti posti
dalla società ai loro poteri di rappresentanza.
Restano invece opponibili ai terzi i limiti legali del potere di rappresentanza degli amministratori.
La responsabilità degli amministratori verso la società.
Gli amministratori sono responsabili civilmente del loro operato in tre direzioni: verso la società (art. 2392-2393);
verso i creditori sociali (art.2394); verso i singoli soci o terzi (art. 2395).
Gli amministratori sono responsabili verso la società e sono tenuti al risarcimento dei danni se non hanno
adempiuto i doveri ad essi imposti dalla legge o dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell’incarico
e dalle loro specifiche competenze. Se gli amministratori sono più, essi sono responsabili solidalmente. Si
stabilisce che: “in ogni caso gli amministratori, fermo quanto disposto dal comma terzo dell’art. 2381, sono
solidalmente responsabili se essendo a conoscenza di atti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per
impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose ” (art. 2392).
L’esercizio dell’azione di responsabilità contro gli amministratori deve essere liberato dall’assemblea ordinaria,
oppure dal collegio sindacale a maggioranza di 2/3 dei suoi componenti. La delibera dell’azione di responsabilità
comporta la revoca automatica dall’ufficio degli amministratori contro cui è proposta solo se la delibera è
approvata col voto favorevole di almeno 1/5 del capitale sociale. Per tutelare le minoranze, l’azione di
responsabilità contro gli amministratori può essere promossa anche dagli azionisti di minoranza, che devono
rappresentare almeno il 20% del capitale sociale (minoranze stabili e organizzate).
Il collegio sindacale
È l’organo di controllo interno della società, con funzioni di vigilanza sull’amministrazione della società. Si
compone di tre o cinque membri effettivi, soci o non soci, secondo quanto stabilito dallo statuto, inoltre
devono essere nominati due membri supplenti art.2397. i primi sindaci sono nominati dall’atto costitutivo,
successivamente la nomina spetta all’assemblea ordinaria. Almeno un sindaco ed un supplente devono essere
iscritti nel registro dei revisori legali. Non possono essere nominati sindaci: a) il coniuge, i parenti e affini entro il
quarto grado con gli amministratori della società o di società facenti parte dello stesso gruppo; b) coloro che
sono legati alla società o a società dello stesso gruppo, da rapporti di natura patrimoniale che ne
compromettano l’indipendenza. Valgono poi per i sindaci le norme di incompatibilità viste per gli
amministratori. Il loro compenso deve essere predeterminato e invariabile in corso di carica, se non è stabilito
dallo statuto deve essere determinato dall’assemblea nell’atto di nomina. I sindaci restano in carica tre esercizi
e sono rieleggibili, i sindaci scaduti restano in carica fino alla nomina di nuovi art.2400. l’assemblea può revocare
i sindaci solo se sussiste giusta causa, e la delibera di revoca deve essere approvata dal tribunale. Costituisce
causa di decadenza dall’ufficio il sopraggiungere di cause di ineleggibilità, la sospensione o cancellazione dal
registro dei revisori, se non assiste o diserta (senza giustificato motivo) due riunioni del cda o del collegio
sindacale. In caso di morte, di rinuncia o decadenza di un sindaco, subentrano automaticamente i supplenti in
ordine di età. I nuovi sindaci restano in carica fino all’assemblea successiva che provvede alla nomina di sindaci e
supplenti necessari ad integrare il collegio. La nomina e la cessazione dall’ufficio di sindaci va iscritta a cura degli
amministratori nel registro delle imprese.
Il controllo sull’amministrazione
Il controllo del collegio sindacale ha per oggetto l’amministrazione della società globalmente intesa, e si
estende a tutta l’attività sociale. Il carattere di tale controllo è globalmente sintetico, le cui modalità d’esercizio
spettano alla discrezionalità tecnica del collegio. Per consentire al collegio l’efficace svolgimento della propria
attività, la legge pone a carico degli amministratori numerosi obblighi di informazione nei confronti del primo. I
sindaci hanno l’obbligo-dovere di convocare l’assemblea qualora nell’espletamento del suo incarico, ravvisi fatti
censurabili di rilevante gravità e vi sia urgente necessità di provvedere art.2406.
il funzionamento del collegio sindacale
il presidente del collegio sindacale è nominato dall’assemblea. Il collegio deve riunirsi almeno ogni novanta
giorni, è regolarmente costituito con la presenza della maggioranza dei sindaci e delibera a maggioranza
assoluta dei presenti. Dalle riunioni dev’essere redatto un verbale sottoscritto da tutti gli intervenuti, nel quale il
sindaco dissenziente ha diritto di fare iscrivere i motivi del proprio dissenso. Ogni socio può denunziare al
collegio fatti che ritiene censurabili, ma se essi rappresentano il 5% del capitale sociale , il collegio deve indagare
senza ritardo sui fatti denunziati e presentare le sue conclusioni ed eventuali proposte all’assemblea art.2408.
la responsabilità dei sindaci
al pari degli amministratori i sindaci devono adempiere i loro doveri con la professionalità e la diligenza richieste
dalla natura dell’incarico art.2407. sono responsabili in solido con gli amministratori per i fatti o le omissioni di
questi ultimi, qualora il danno non si sarebbe prodotto se i sindaci avessero vigilato in conformità agli obblighi
della loro carica.
La revisione legale dei conti
La revisione legale è esercitata da un revisore legale o da una società di revisione iscritti nel registro dei revisori
legali dei conti. Il revisore esterno è nominato per la prima volta dall’atto costitutivo, successivamente l’incarico
è conferito dall’assemblea; che determina altresì il compenso spettante gli durante l’intera durata dell’incarico.
Il revisore legale o la società di revisione devono essere soggetti indipendenti dalla società controllata.
L’incarico di controllo o di revisione contabile ha la durata di tre esercizi, ed è rinnovabile senza limiti. L’incarico
può essere revocato dall’assemblea se sussiste giusta causa, sentito il parere dell’organo di controllo.
Contestualmente alla revoca, l’assemblea deve conferire l’incarico ad un nuovo revisore.
Funzione e responsabilità del revisore dei conti
Funzione principale del revisore è quello di controllare la regolare tenuta della contabilità e di esprimere un
giudizio sul bilancio di esercizio e sul bilancio consolidato. il soggetto incaricato del controllo contabile, deve
adempiere i proprio doveri con diligenza professionale, e risponde solidalmente con gli amministratori per i
danni derivanti dall’inadempienza dei loro doveri.
I sistemi alternativi
il sistema dualistico
di ispirazione tedesca, prevede la presenza di un consiglio di gestione e di un consiglio di sorveglianza. Il
controllo contabile è poi affidato ad un controllore legale o ad una società di revisione. Il consiglio di gestione
svolge le funzioni proprie del cda nel sistema tradizionale, mentre il consiglio di sorveglianza ha i compiti propri
del collegio sindacale più le funzioni di indirizzo della gestione proprie dell’assemblea dei soci (nomina e revoca
dei componenti del consiglio di gestione e l’approvazione del bilancio). La presenza del consiglio di sorveglianza
riduce la competenza dell’assemblea ordinaria. Il sistema dualistico determina quindi un più accentuato
distacco fra azionisti e organo gestorio della società. I componenti del consiglio di sorveglianza possono essere
soci o non, il loro numero non inferiore a tre è fissato dallo statuto. I primi componenti sono nominati nell’atto
costitutivo, successivamente la loro nomina compete all’assemblea ordinaria. Non possono essere eletti i
membri del consiglio di gestione, né coloro che sono legati alla società da un rapporto retribuito che ne
comprometta l’indipendenza . trovano inoltre applicazioni i limiti di eleggibilità e di decadenza previste per
amministratori e sindaci. I componenti del consiglio di sorveglianza restano in carica per tre esercizi e sono
rieleggibili, salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo. Sono revocabili dall’assemblea anche se non ricorre
giusta causa, salvo il diritto di risarcimento. Il presidente del consiglio di sorveglianza è eletto dall’assemblea ed
i suoi poteri sono determinati dallo statuto. I componenti del consiglio di sorveglianza devono adempiere i loro
doveri con la diligenza e la professionalità richiesta dalla natura dell’incarico. Sono solidalmente responsabili
con il consiglio di gestione per i fatti e le omissioni di questi quando il danno non si sarebbe prodotto se
avessero vigilato in conformità ai loro doveri. Il consiglio di gestione è costituito da un numero di componenti
non inferiore a due. I primi componenti sono nominati nell’atto costitutivo, successivamente la loro nomina
compete al consiglio di sorveglianza. I componenti del consiglio di gestione non possono essere consiglieri di
sorveglianza. Essi sono revocabili liberamente dal consiglio di sorveglianza.
Il sistema monistico
di ispirazione anglosassone si caratterizza per la soppressione del collegio sindacale. L’amministrazione ed il
controllo sono esercitati dal consiglio di amministrazione e da un comitato per il controllo e la gestione
costituito al suo interno. Il controllo contabile è affidato ad un revisore o ad una società di revisione. Il cda è
eletto dall’assemblea. I componenti del comitato di controllo sono eletti dal cda e si occupa di incaricare i
soggetti del controllo contabile. È evidente che in questo sistema i controllori sono eletti dai controllati,
siedono insieme a questi ultimi e votano nel consiglio di amministrazione. Tuttavia non va sottovalutato il
vantaggio in termini di più ampia informazione che lo stesso offre.
Le modificazioni dello statuto
Costituisce modificazione dello statuto di una spa ogni mutamento oggettivo del contratto sociale, che può
consentire sia l’inserimento di nuove clausule sia la modificazione o la soppressione di clausule preesistenti. Le
modificazioni dello statuto rientrano nelle competenze della assemblea dei soci in sede straordinaria. Il notaio
verifica l’adempimento delle condizioni stabilite dalla legge e entro trenta giorni ne richiede l’iscrizione nel
registro delle imprese.
il diritto di recesso
le cause inderogabili di recesso sono indicate dall’art.2437, può essere esercitato dai soci che non hanno
deliberato (in quanto assenti, dissenzienti o astenuti) in materia di: a) la modifica dell’oggetto sociale b) la
trasformazione della società c) il trasferimento della sede sociale all’estero d) la revoca dello stato di
liquidazione e) l’eliminazione di una o più cause di recesso derogabili o previste dallo statuto f) la modificazione
dei criteri di valutazione delle azioni in caso di recesso g) le modificazioni dello statuto concernenti il diritto di
voto o di partecipazione. Le cause di recesso derogabili secondo l’art.2347, sono esercitabili dal socio che non
ha concorso alla delibera in materia di: a) la proroga del termine di durata della società b) l’introduzione o la
rimozione di vincoli alla circolazione delle azioni. Il diritto di recesso deve essere esercitato mediante
comunicazione con lettera raccomandata alla società entro quindici giorni dall’iscrizione nel registro delle
imprese della delibera che lo legittima. Il socio ha diritto alla liquidazione della quota partecipativa, le azioni
liberate da quest’ultimo saranno offerte prima ai soci rimanenti, poi provvederà la società stessa ad acquisirle;
in mancanza di fondi la società opterà per la riduzione di capitale convocando l’assemblea straordinaria.
Le modificazioni del capitale sociale
L’aumento del capitale sociale può essere reale (o a pagamento) oppure nominale (o gratuito). Nel primo caso
la società intende procurarsi nuovi mezzi finanziari a titolo di capitale di rischio: nuovi conferimenti. Si ha così
l’emissione di nuove azioni a pagamento, di cui i soci hanno il diritto di opzione. Non è consentito eseguire
l’aumento di capitale finché le azioni precedentemente emesse non siano state interamente liberate.
Competente a deliberare l’aumento di capitale è l’assemblea straordinaria,a meno che lo statuto non attribuisca
agli amministratori la delega per farlo.
Il diritto di opzione
Consente di mantenere inalterata la porzione in cui ciascun socio partecipa al capitale e al patrimonio sociale, e
mantiene inalterato il valore della partecipazione azionaria. Ciò comporta che esso abbia un valore economico
che l’azionista può monetizzare cedendolo. Il diritto di opzione ha per oggetto le azioni di nuova emissione di
qualsiasi categoria e le obbligazioni convertibili in azioni. È escluso per legge quando: 1) le azioni devono essere
liberate mediante conferimenti in natura 2) con la delibera di aumento di capitale, se l’interesse della società lo
esige art.2441 3) con delibera dell’assemblea straordinaria, quando le azioni devono essere sottoscritte ai
dipendenti della società o delle controllate.
L’aumento nominale del capitale
È un’operazione che non da luogo a nuovi conferimenti e non determina perciò alcun incremento del
patrimonio sociale. È infatti posto in essere dall’assemblea straordinaria imputando a capitale le riserve e gli altri
fondi iscritti in bilancio in quanto disponibili art.2442. l’aumento è quindi realizzato utilizzando valori già
esistenti nel patrimonio della società. Ciò comporta l’aumento del valore nominale delle azioni o l’emissione di
nuove. Queste ultime devono avere le stesse caratteristiche di quelle precedenti e essere assegnate
gratuitamente agli azionisti in proporzione di quelle già possedute, in modo da non alterare le preesistenti
posizioni.
La riduzione di capitale. La riduzione reale
Consiste nella riduzione del capitale dovuta all’esuberanza dello stesso, dovuto al raggiungimento dell’oggetto
sociale. Il capitale sociale non può essere ridotto al di sotto del minimo legale di 120 mila euro. La riduzione può
avere luogo mediante liberazione dei soci dai versamenti ancora dovuti, oppure la società procede all’acquisto e
al successivo annullamento delle proprie azioni.
La riduzione del capitale sociale per perdite
Consiste nell’adeguare la cifra del capitale sociale nominale al minor valore del capitale reale. Non comporta
alcuna riduzione del patrimonio sociale , quest’ultima si è già verificata per effetto delle perdite subite. La
riduzione del capitale è facoltativa finché non supera la misura di un terzo rispetto ad esso. Può tuttavia essere
compiuta per poter distribuire gli utili successivamente conseguiti, operazione vietata fino a quando le perdite
non siano state colmate. La riduzione diventa obbligatoria quando la riduzione del capitale è di oltre un terzo in
conseguenza delle perdite. Gli amministratori convocano l’assemblea straordinaria che potrà decidere per la
diminuzione del capitale o al rinvio a nuovo delle perdite, che se non diminuiscono entro l’esercizio successivo
conseguiranno la riduzione del capitale sociale d’ufficio. Se la riduzione di capitale conseguente le perdite va al
di sotto della soglia minima imposta per legge si convoca l’assemblea straordinaria che può decidere se
procedere per la riduzione del capitale contemporaneo ad un aumento di una cifra sufficiente ad oltrepassare il
limite di legge o procedere alla trasformazione della liquidazione.
La società a responsabilità limitata
La srl art.2462-2468 è una società di capitali nella quale: a) per le obbligazioni sociali risponde il patrimonio della
società b) le partecipazioni dei soci non possono essere rappresentate da azioni, ne costituire oggetto di offerta
al pubblico.
La costituzione
Segue quanto detto sulla spa con le seguenti specificità: a)il capitale minimo richiesto è 10 mila euro b) la
denominazione sociale può essere liberamente formata ma deve contenere l’indicazione di srl c) può essere a
tempo indeterminato ed i soci sono liberi di recedere con un preavviso di 180 giorni.
I conferimenti
Anche in questo caso si seguono principi della spa, con la differenza che nella srl è ammesso il conferimento di
tutto ciò che è valutabile economicamente prestazioni d’opera o servizi compresi, purché garantiti da polizza
assicurativa o fideiussione bancaria. Inoltre il versamento del 25% dei conferimenti n danaro e dell’intero
sovrapprezzo possono essere sostituiti da polizza assicurativa o fideiussione bancaria. Per quanto riguarda il
socio moroso ci si comporta come nelle spa.
Le quote sociali
Nella srl il capitale è diviso secondo un criterio personale, dato che le quote di partecipazione non possono
essere rappresentate da azioni. Il capitale è perciò suddiviso in parti in base al numero dei soci: il numero iniziale
delle quote corrisponde al numero dei soci che partecipano alla costituzione della società e ciascun socio
diventa titolare di un'unica quota di partecipazione, corrispondente alla frazione di capitale da lui sottoscritto.
Infatti i diritti sociali spettano ai soci in misura proporzionale alla loro partecipazione da ciascun socio
posseduta. L’atto costitutivo può limitare o escludere la trasferibilità della quota partecipativa, in tali casi è
tenuto il diritto di recesso. In caso di società a tempo indeterminato il socio può recedere come già citato; se la
società è a tempo determinato possono recedere i soci che non hanno consentito al cambiamento dell’oggetto
sociale o del tipo di società, alla sua fusione o scissione, alla revoca dello stato di liquidazione, al trasferimento
della sede sociale, all’eliminazione di una o più cause di recesso, modifica dei diritti del singolo socio. L’atto
costitutivo può prevedere cause di esclusione per giusta causa.
Il trasferimento delle quote sociali
Il denominatore comune di tali operazioni è l’assoluta trasparenza. Nel caso di atto tra vivi il trasferimento deve
risultare da scrittura privata con sottoscrizione autenticata dal notaio e depositato entro trenta giorni nel
registro delle imprese. Gli effetti di tale operazione sono produttivi solo dopo il deposito. Alla srl è vietato in
modo assoluto l’acquisto di proprie quote. La quota partecipativa può formare oggetto di espropriazione da
parte di creditori personali del socio, può anche essere oggetto di pegno, usufrutto e sequestro.
Gli organi sociali
L’organizzazione della società gode della massima autonomia statutaria. Tuttavia sono inderogabilmente
rimesse alla decisione dei soci: 1) l’approvazione del bilancio e la distribuzione degli utili 2) la nomina degli
amministratori, se prevista dall’atto costitutivo 3) la nomina dei sindaci, del presidente del collegio sindacale e
del soggetto revisore legale dei conti 4) le modificazioni dell’atto costitutivo 5) operazioni che comportano la
modifica dell’oggetto sociale o dei diritti dei soci. Possono intervenire in assemblea tutti i soci, il cui voto vale in
misura proporzionale della partecipazione. Essa è regolarmente costituita rappresentando almeno la metà del
capitale sociale, e delibera a maggioranza assoluta del capitale intervenuto. Le decisioni posso essere
impugnate da coloro che non vi hanno consentito, anche individualmente, entro 90 giorni dalla trascrizione del
libro delle decisioni dei soci. Possono invece essere impugnate entro tre anni le delibere aventi oggetto
impossibile o illecito. Possono essere impugnate senza limiti di tempo le deliberazioni che modificano l’oggetto
sociale prevedendo attività impossibili o illecite.
Amministrazione e controlli
In mancanza di diversa previsione statutaria l’amministrazione è affidata a uno o più soci, nominati con
decisione dei soci che restano in carica a tempo indeterminato. Quando essa è affidata a più persone, questi
costituiscono il cda, anche se non è obbligatorio il metodo collegiale. Gli amministratori hanno la
rappresentanza della società e seguono i dettami della spa. I contratti conclusi da amministratori in conflitto di
interessi possono essere annullati, e le decisioni impugnate se adottate dal consiglio di amministrazione con il
voto determinante di un amministratore in conflitto di interessi; purché entro 90 giorni. La disciplina dell’azione
di responsabilità art.2476 dice che: a) è affermata la responsabilità degli amministratori verso la società, i singoli
soci o terzi direttamente danneggiati b) responsabili solidalmente con gli amministratori sono anche i soci che
hanno intenzionalmente deciso o autorizzato il compimento di atti dannosi per la società, i soci o terzi c)l’azione
sociale di responsabilità contro gli amministratori può essere promossa anche dal singolo socio. Nelle srl la
nomina del collegio sindacale è obbligatoria solo nei seguenti casi: 1)il capitale sociale non è inferiore a quello
minimo stabilito per le spa 2) la società è tenuta al bilancio consolidato 3) non ricorrono le condizioni per la
redazione del bilancio d’esercizio in forma abbreviata 4) la società controlla un’altra società obbligata alla
revisione legale dei conti. Ogni socio non amministratore ha diritto ad avere notizie degli affari sociali e di
consultare i libri sociali e i documenti relativi all’amministrazione.
Altri aspetti della disciplina
Per quanto riguarda la redazione di bilancio segue quanto prescritto per le spa. Coincide sostanzialmente anche
per quanto riguarda le modifiche statutarie, lo scioglimento della società, la diminuzione del capitale sociale.
L’unica differenza si ha per quanto riguarda l’aumento del capitale sociale a pagamento, che è a delega degli
amministratori, per quanto riguarda quello gratuito è come le spa.

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