Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il diritto dell’impresa;
Il diritto delle società;
Il diritto dei contratti commerciali [NO]
Il diritto dei titoli di credito [NO]
Comprende in senso lato anche il diritto fallimentare, industriale, bancario, assicurativo e dei mercati
finanziari.
IMPRENDITORE E IMPRESA
La definizione giuridica di imprenditore, in applicazione del c.d. «metodo dell'economia», è imperniata
sul concetto economico di imprenditore, che si caratterizza per la funzione intermediatrice fra quanti
offrono capitale o domandano lavoro, e quanti richiedono beni o servizi per consumo (secondo
Schumpeter, una definizione passata).
1
L'impresa non è invece definita nel Codice civile, anche perché la sua definizione era ed è controversa
tanto fra gli economisti (Pareto: è quell'ordinamento dei fattori della produzione, che li volge a
compierla), quanto fra i giuristi. Per i più coincide con l'attività caratteristica dell'imprenditore (v. infra),
per altri è l'organizzazione dei beni e delle energie umane al fine della produzione o dello scambio.
Quindi oggi l’impresa è prevalentemente vista come sopra. (fonte Libro V del lavoro del Codice civile).
Art. 2082 c.c.: È imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata
al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi. È una definizione che va saputa a
memoria, in quanto ogni parte ha un significato ben preciso.
Questa definizione esalta la funzione intermediatrice dell’imprenditore tra coloro che offrono capitale
e domandano lavoro e coloro che richiedono beni di servizio e consumo. Analizziamo ora la definizione
di imprenditore.
2) ATTIVITA ECONOMICA
Indica qualcosa di diverso dal «fine della produzione o dello scambio ...»? Secondo alcuni si tratta di
requisiti coincidenti. Altre interpretazioni: l'economicità indica che:
A. Il bene o servizio è suscettibile di valutazione economica, ossia ha un mercato [qualcuno è
disposto a comprare];
B. L'operatore applica un «metodo economico», ossia tale che i ricavi possa almeno pareggiare i
costi (se fosse un «metodo lucrativo», sarebbe idoneo a procurare un utile) — ma come fa il
terzo a comprendere quale metodo stia impiegando l'operatore? Questo spiega perché siano
considerati imprenditori gli enti pubblici economici e le società cooperative [raggiungere almeno il
pareggio di bilancio, punto debole il metodo economico è una tecnica gestionale o è un profilo
oggettivo? Ovvero non è facile per il terzo capire se ci sono criteri di economicità];
C. Non abbiamo a che fare con un'attività di mero godimento, quale quella consistente nel concedere
in locazione cose, produttive e non, per ottenere frutti civili — ma se offro anche servizi collaterali
(pulizia camera e colazione inclusa nei residence; in questo caso vengo considerato imprenditore),
diventa un'attività economica, è difficile distinguere — in tal modo, anche la mera amministrazione
di patrimoni mobiliari o di quote di partecipazione rischia di non essere considerata attività
economica (tema controverso).
2
3) ORGANIZZAZIONE
È da sempre il requisito più controverso, addirittura per alcuni uno pseudo requisito. Varie tesi:
1. Postula un'organizzazione di beni (l'azienda);
2. Postula un'organizzazione di lavoro altrui (rapporti di lavoro subordinato);
3. Postula o l'uno o l'altro tipo di organizzazione [basta che ci sia un apporto esterno];
L'organizzazione di mezzi necessari di cui all'art. 1655 c.c. sull'appalto, in contrapposizione all'art.
2222 sul contratto d'opera appare l'elemento distintivo. Si deve trattare di MEZZI NECESSARI
all'espletamento della prestazione di cose o servizi, non di mezzi solo utili.
Questo spiega perché il professionista intellettuale non sia di norma un imprenditore: perché la sua
attività intellettuale qualifica la prestazione come «personale». Altri sostengono invece che lo stesso
gode di un privilegio. In ogni modo, se esercita un'attività più complessa e organizzata (v. art. 2238
c.c.- l’esercizio di una professione intellettuale non costituisce un’impresa, a meno che questa non faccia
parte di un’attività più complessa e organizzata in forma di impresa) anch'egli può assumere la
qualifica di imprenditore.
La nozione di «impresa comunitaria» tende a non comprendere il requisito dell'organizzazione.
4) ESERCITARE “PROFESSIONALMENTE”
Non basta il compimento occasionale di atti di produzione e di scambio, ma neppure:
A. Occorre continuità temporale (ad es. sono professionali anche le attività stagionali);
B. Occorre la finalizzazione al compimento di più affari (anche uno può bastare, se molto impegnativo
e protratto nel tempo, ad es. la costruzione di un palazzo o di una diga)
C. Occorre che l'attività sia esercitata in esclusiva o con carattere di prevalenza. Basta insomma che
l'attività sia esercitata stabilmente, ovvero che gli elementi organizzati vi siano destinati
stabilmente.
La professionalità non richiede il perseguimento di un fine di lucro.
3
LE IMPRESE SOCIALI – LA NORMATIVA
Con il d. Igs. 24 marzo 2006, n. 155, il legislatore ha introdotto nel nostro ordinamento la figura
dell'"impresa sociale". In un quadro generale di promozione del c.d. Terzo settore, rispondente
all'attuazione del principio di sussidiarietà "orizzontale" sancito dall'art. 118 Cost., consistente
nell'attribuire alcuni dei compiti già svolti dallo Stato sociale a enti privati senza scopo di lucro,
all'impresa sociale è stato specificamente affidato il compito di soddisfare, con il supporto delle
comunità locali, bisogni di beni o servizi "di interesse generale" trascurati dalle tradizionali imprese
governate dallo logica del profitto ma anche dalle imprese riconducibili alla mano pubblica.
La materia ha poi formato oggetto di riforma, secondo le linee tratteggiate nella legge delega 6 giugno
2016, n. 106, preordinate alla complessiva riforma della normativa concernente il Terzo settore,
mediante il d. Igs. 3 luglio 2017, n. 112, recante "Revisione della disciplina in materia di impresa
sociale", rivisto con le disposizioni correttive di cui al d. Igs. 20 luglio 2018, n. 95.
4
L’IMPRENDITORE “MINORE” NELL’ART.1, CPV. DELLA LEGGE
FALLIMENTARE
Il soggetto identificato nell'art. 2083 c.c. era in origine escluso dal fallimento quand'anche esercitasse
un'attività commerciale, e coerentemente l'art. 1, cpv., I. fall., nella versione del 1942, prevedeva criteri
specificativi per agevolare l'identificazione dell'imprenditore commerciale non fallibile in quanto
"piccolo". Ma la riforma del 2007 ha così riformulato l'art. 11. fall.:
Il. Non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori di cui al
primo comma, i quali dimostrino il possesso congiunto dei seguenti requisiti:
a) aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito della istanza di fallimento o
dall'inizio dell'attività se di durata inferiore, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo
non superiore ad euro trecentomila;
b) aver realizzato, in qualunque modo risulti, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell'istanza
di fallimento o dall'inizio dell'attività se di durata inferiore, ricavi lordi per un ammontare
complessivo annuo non superiore ad euro duecentomila;
c) avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila.
L’IMPRESA FAMILIARE
L'impresa familiare è disciplinata nell'art. 230-bis, il quale regolamenta i rapporti interni all'impresa
ogni qualvolta un familiare dell'imprenditore presti la sua opera in maniera continuativa
nell'impresa stessa, senza ricevere uno specifico inquadramento giuridico (senza
formalizzazione).
La finalità dell'istituto è di tutelare quei familiari che pur lavorando all'interno di un'impresa
familiare non si vedono riconosciuti adeguati diritti nei confronti dell'imprenditore, come può capitare
soprattutto nella realtà delle imprese agricole e minori.
I familiari specificamente tutelati dal legislatore sono quelli appartenenti al nucleo più ristretto: il
coniuge (anche separato); i parenti entro il terzo grado (compresi i figli adottivi e naturali); gli affini
entro il secondo grado.
5
Sul piano dei diritti patrimoniali, detti familiari hanno diritto al mantenimento in rapporto alle condizioni
economiche della famiglia, nonché alla partecipazione agli utili (non alle perdite) e agli incrementi
dell'azienda in rapporto alla quantità e qualità del lavoro prestato.
Sul piano dei diritti amministrativi, partecipano alle decisioni — assunte a maggioranza
determinata per teste —sull'impiego degli utili e degli incrementi nonché relative alla gestione
straordinaria, agli indirizzi produttivi e alla cessazione dell'impresa. Dal canto suo, il capo dell'impresa
decide e compie in piena autonomia gli atti di gestione ordinaria.
Sono cause di perdita della complessiva "quota di partecipazione": la morte, il recesso, la cessazione
del rapporto familiare, l'impossibilità sopravvenuta di prestare il proprio lavoro.
La quota non può essere ceduta a estranei, ma solo ad altri membri della famiglia nucleare con il
consenso di tutti gli altri (fra quelli che concretamente partecipino all'impresa familiare).
In caso di divisione ereditaria o di trasferimento d'azienda, i partecipanti all'impresa familiare
hanno diritto di prelazione sull'azienda (in misura proporzionale alla loro quota).
Alla cessazione dell’attività lavorativa per qualsiasi motivo e in caso di alienazione dell’azienda (per la
quale non sia stata esercitata la prelazione), ogni partecipante ha diritto di essere liquidato in denaro
(anche in più annualità).
L’impresa familiare deve considerarsi un’impresa individuale, in cui l’imprenditore è l’unico
responsabile dei debiti assunti nel suo esercizio nonché il destinatario delle norme correlate a tale
qualificazione (compresa l’eventuale assoggettabilità al fallimento).
I creditori personali dei partecipanti all’impresa non possono pignorare (vendere all’asta per soddisfare
un debito) i beni dell’impresa e neppure la quota di partecipazione del loro debitore, ma
unicamente gli utili che questo dovesse percepire
IL PRINCIPIO DI EFFETTIVITA’
La formulazione dell'art. 2082 fa capire che l'acquisto della qualità di imprenditore postula l'esercizio
concreto dell'attività, non essendo sufficiente la mera volontà di esercitarla.
L'operatività del c.d. "principio di effettività" è tuttavia incontroversa solo per quanto riguarda le
persone fisiche, mentre per le società alcuni sostengono che la qualità di imprenditore si acquisti già
con la costituzione, poiché nel loro oggetto sociale è già programmata l'attività economica.
La tesi "differenziale" — tuttora seguita da una parte della giurisprudenza — è tuttavia da
respingersi: deve comunque rinvenirsi l'esercizio di una "attività" in concreto. Nessun dato normativo
consente di superare il principio di effettività per le sole società, anche perché si determinerebbe una
disparità di trattamento immotivata: se non è giustificato far fallire una persona fisica che non ha
ancora operato, egualmente non ha senso far fallire una società che non abbia iniziato l'attività di
impresa. Si vuole evitare una diversità di trattamento tra persona fisica e società.
6
Qui si contrappongono principalmente due tesi: secondo alcuni Autori, dovendo riscontrare il requisito
della professionalità per attribuire la qualifica di imprenditore, occorre giungere alla fase del
compimento degli "atti di esercizio" (denominati anche "atti dell'organizzazione''), ed anzi ne
occorrerebbe un certo numero requisito in questione. Secondo altri, seguiti dalla giurisprudenza
prevalente, basta una pluralità di “atti di organizzazione", atteso che gli stessi sono anch'essi pertinenti
all'esercizio dell'impresa, e appunto continueranno a essere compiuti anche nella fase successiva.
La tesi più severa richiede un certo numero d atti di esercizio (per il principio di professionalità), la
risposta però preferibile è che rilevano già gli "atti di organizzazione" al pari degli "atti di
esercizio", in quanto anche i primi - che sono anzi quelli più idonei a prosciugare le risorse
finanziarie del titolare
- sollevano un'esigenza di tutela dei terzi (si vedrà in prosieguo che specialmente la qualifica di
imprenditore commerciale è funzionale all'applicazione di una disciplina prevalentemente diretta a
tutelare i terzi).
7
Il problema si pone invece per le società, atteso che la cancellazione ne determina l'estinzione come
soggetto giuridico. In questo senso si è orientata la Corte di Cassazione, alla luce del nuovo art. 2495,
comma 2.
In tal modo, l'unica tutela utilizzabile dal creditore rimasto insoddisfatto — a parte i casi in cui può agire
anche contro i soci illimitatamente responsabili o che abbiano ricevuto una quota di liquidazione, nei
limiti di questa — è l'attivazione della responsabilità dei liquidatori che abbiano colpevolmente
provveduto alla cancellazione senza averlo pagato.
In deroga, l'art. 28, d.lgs. n. 175/2014, ha previsto che, ai fini della validità e dell'efficacia degli atti
di liquidazione, accertamento, contenzioso e riscossione dei tributi e contributi, sanzioni e interessi,
l'estinzione della società ha effetto solo dopo cinque anni dalla cancellazione dal registro delle
imprese.
La soluzione dell'estinzione pone problemi anche relativamente alla sorte dei residui attivi non
distribuiti, nonché dei rapporti passivi e attivi che sopravvengano in capo alla società dopo la sua
cancellazione, oltre che all'incidenza di questa sui rapporti processuali. In questi ultimi anni la
giurisprudenza della S.C. ha dovuto affrontare tali questioni a più riprese.
L’IMPRESA ILLECITA
HP: l’esercizio dell’impresa avviene violando delle regole
L'osservanza delle regole legali e/o amministrative inerenti dell'esercizio di determinate imprese,
postulanti atti autorizzativi o addirittura implicanti divieti soggettivi, non integra un requisito postulato
dall'art. 2082. (non dice che per essere imprenditori vadano rispettate delle regole; si è
imprenditori anche se le si violano)
Ad es., chi commercia al minuto senza licenza o esercita attività bancaria senza autorizzazione
dell'Autorità di vigilanza, o ancora esercita un'impresa commerciale pur svolgendo una professione
incompatibile (avvocato, notaio) o rivestendo uno status impeditivo (l'interdizione o l'inabilitazione
temporanea quale pena accessoria conseguente a una condanna penale per bancarotta), assume
egualmente la qualità di imprenditore, salvo esporsi per ciò a specifiche sanzioni penali (art. 13b t.u.b.,
art. 234 I. fall.) o disciplinari. Si parla in queste ipotesi di "imprese illegali”. [meno gravi delle imprese
illecite, più gravi sono le imprese immorali]
Diverse secondo alcuni interpreti sarebbero le c.d. "imprese immorali", riscontrabili quando a essere
illecita - ossia contraria a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume - sia in sé
l'attività economica esercitata, come nel caso dello spaccio di droga o dello sfruttamento della
prostituzione. Per queste viene proposta un'interpretazione "selettiva": la qualifica di imprenditore
rimane acquisita ai fini dell'applicazione di quei settori della disciplina, che-come nel caso della
soggezione al fallimento - sono preordinate a tutelare i terzi; non dovrebbero invece operare - in
virtù del principio della "non invocabilità della qualificazione per la non invocabilità del proprio
illecito" - quei settori di disciplina (relativi ad es. al trasferimento di azienda, alla tutela contro la
concorrenza sleale) che attribuiscono all'imprenditore particolari prerogative o diritti.
Questa tesi appare peraltro di difficile applicazione in quanto tutti i gruppi di regole connesse alla
qualità di imprenditore o di imprenditore commerciale considerano contemporaneamente e mediano fra
più interessi in gioco (ad es., le norme sulla cessione di azienda tutelano anche gli interessi dell'acquirente,
dei contraenti ceduti e dei creditori). Si deve dunque concludere che anche nelle "imprese immorali"
l'assunzione della qualità di imprenditore esplica pieni effetti.
8
L’IMPUTAZIONE DELLA QUALITA DI IMPENDITORE. L’IMPRENDITORE
OCCULTO: LA FATTISPECIE
Un soggetto A (come ipotesi primaria una singola persona fisica) incarica altro soggetto B di esercitare
un'impresa per conto e nell'interesse di A, ma con l'accortezza di non far figurare quest'ultimo in alcun
atto giuridico inerente a tale attività. È un incarico che rientra nello schema del contratto di mandato.
B si impegna in primo luogo a concludere a proprio nome i necessari "atti di organizzazione" (in specie,
l'acquisto o la locazione di beni strumentali o di immobili, l'assunzione di dipendenti e racquisto di materie
prime o delle merci da rivendere). I capitali necessari per la conclusione di tali atti, o anche
direttamente i beni e rapporti strumentali che con essi verrebbero acquisiti, gli vengono somministrati
dal soggetto A; in subordine, vengono anticipati dallo stesso B.
Indi prende avvio il compimento di "atti di esercizio", ossia di produzione e scambio dei beni o servizi
che formano oggetto dell'impresa. Gli "atti di esercizio" a contenuto giuridico vengono compiuti a nome
del soggetto B (dal medesimo o dai suoi sostituti), mentre gli atti materiali (soprattutto atti relativi alla
produzione) vengono compiuti dallo stesso o per suo conto da altri lavoratori subordinati. Il soggetto B
dirige l'attività elei soggetti che ha assunto, ma è pur sempre sottoposto alla superiore direzione di A. I
mezzi che si rendono necessari per il compimento di "atti di esercizio" a integrazione della originaria
"organizzazione per l'esercizio" vengono parimenti somministrati dal soggetto A o anticipati da B.
Le pattuizioni fra le parti prevedono ancora, alternativamente, che:
A. Il prestanome riversi i ricavi dell'attività di impresa al mandante, il quale da parte sua si impegna -
ma si tratta di elementi naturali del contratto di mandato che operano anche in mancanza di
una specifica volontà delle parti - a somministrargli i mezzi necessari, a corrispondergli un
compenso e a rimborsarlo (sicché i ricavi andranno trasmessi al netto) delle anticipazioni fatte e
dei danni subiti in dipendenza dell'incarico;
B. Il prestanome riversi all'interessato (dominus) direttamente i soli "utili" derivati dall'attività di
impresa.
LA TESI MAGGIORITARIA
L'interrogativo che si pone è se la qualità di imprenditore e altresì la responsabilità per le obbligazioni
assunte nell'esercizio dell'impresa siano riscontrabili solo in capo al soggetto di cui viene speso il nome
(A), o anche in capo al soggetto di cui è effettivamente perseguito l'interesse (B). [Se l’impresa
comincia a fare perdite e il prestanome diventa insolvente? Anche il dominus è coinvolto o fallisce
solamente il prestanome?]
Le tesi che principalmente si contendono il campo sono due.
Secondo la dottrina dominante, esercita un'attività organizzata ed è responsabile per le
obbligazioni assunte negli atti inerenti all'esercizio dell'impresa il solo "prestanome". Se infatti
l'imputazione dell'attività dipende dall'imputazione degli atti giuridici e questa a sua volta dipende
dalla spendita del nome - come dimostrerebbe il disposto dell'art. 1705, ritenuto applicabile
indifferentemente da che il mandato abbia per oggetto il compimento di un singolo atto giuridico o
diversamente una serie di atti organizzati d'impresa - è la spendita del nome a essere decisiva ai
fini dell'attribuzione della qualità di imprenditore.
9
LA TESI MINORITARIA
Secondo una corrente di pensiero minoritaria, viceversa, sia il prestanome sia l'imprenditore occulto
acquistano la qualità di imprenditore, sulla base di due criteri che si assumono operare in modo
concorrente (criteri aggiuntivi):
A. Il criterio formale della spendita del nome;
B. Il criterio sostanziale dell'Interesse gerito (ovvero “che viene gestito”) - ovvero (secondo altre
formulazioni) della titolarità del potere di direzione, o della sottoposizione al rischio di impresa
- operante cumulativamente nella sola materia dell'attività d'impresa.
Per la quasi totalità dei sostenitori di questa seconda corrente di opinione, l'interessato non solo
assume la qualità di imprenditore, ma deve ritenersi altresì corresponsabile per le obbligazioni
inerenti all'esercizio dell'impresa; e anzi correlativamente il fallimento del prestanome
comporterebbe il fallimento "in estensione" dell'interessato.
10
LEZIONE 3 – L’AZIENDA E LA SUA
CIRCOLAZIONE
L’AZIENDA
L'azienda è definita dall'art. 2555 del Codice civile che stabilisce:
"L'azienda è il complesso di beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio di impresa".
Il rapporto tra azienda e impresa è un rapporto di mezzo e fine, ossia l'azienda è il mezzo per
esercitare il fine, cioè l'impresa. L'azienda è il complesso di beni strumentali al conseguimento
dell'"oggetto dell'impresa", corrispondente al bene prodotto e/o alla prestazione offerta sul
mercato.
C’è azienda anche quando l’esercizio dell’impresa non è attuale, poiché la definizione non vieta che un
soggetto organizzi un’azienda e prima di iniziarne l’esercizio la venda. Lo stesso quella si definisce
azienda.
Come scritto nella definizione possono far parte dell’azienda beni; questi possono essere:
Beni MATERIALI (locali, macchinari, materie prime, etc.) o IMMATERIALI (marchi, brevetti, know-
how, diritti di privativa, etc.);
Beni DI PROPRIETÀ dell'imprenditore o beni di cui l'imprenditore dispone a titolo DI
GODIMENTO, ovvero diritti reali (usufrutto) o personali (tipicamente diritti acquisiti dai
contratti di locazione, comodato o leasing).
Secondo alcuni i beni immateriali sarebbero diritti economici, ma essendoci l’articolo 813 del Codice
civile (distinzione dei diritti) che paragona i diritti ai beni, si possono comprendere nella nozione di
azienda anche i beni immateriali.
Il termine "beni" di cui all'art. 2555 dovrebbe avere lo stesso significato indicato nell'art. 810, ossia
designare le "cose che possono essere oggetto di diritti".
Nella definizione ci si ferma quindi ai beni, non ci si estende a contratti, debiti e crediti relativi ai
beni perché questi sono regolamentati nella disciplina.
Normalmente i beni che costituiscono l'azienda hanno un valore economico superiore a quello costituito
dalla somma algebrica del valore dei singoli beni, perché la loro unità funzionale incide sul c.d.
«avviamento».
AVVIAMENTO è quell'importante elemento qualitativo della stessa azienda atto a misurarne
l'attitudine ad attrarre clientela e a generare reddito in futuro. Si parla di avviamento:
11
TRASFERIMENTO DI AZIENDA
È prevista una disciplina speciale agli artt. 2556 e seguenti del Codice civile. La finalità generale è la
salvaguardia dell'"integrità" dell'intera impresa pur al mutare del titolare.
La disciplina concerne il trasferimento della proprietà ovvero del godimento (mediante concessione di
usufrutto o affitto) dell'azienda per atto tra vivi, ma, con i necessari adattamenti, può essere estesa
anche alle ipotesi di trasferimento mortis causa (successione), o di vendita coattiva in sede di esecuzione
forzata (per soddisfare quindi un creditore).
Nel caso, invece, di trasferimento dell'azienda all'interno di una procedura fallimentare (il debitore
è stato dichiarato fallito ed esiste la possibilità che la sua azienda sia venduta dal curatore
fallimentare), opera la disciplina speciale prevista dagli artt. 104-bis e 105 I. fall.
Art 2112 c.c. norma sul contratto di lavoro subordinato. Vedremo che la sorte dei lavoratori in caso
di cessione dell’azienda è regolamentata da questo articolo. Al fine di conservare il più possibile
l’organizzazione tecnica e salvaguarda l’avviamento. La normativa oltre a questo interesse primario,
tutela anche il posto di lavoro
12
NORME SPECIALI PER LE IMPRESE SOGGETTE A REGISTRAZIONE
Le norme che vedremo ora (da 2556 a 2561) sono applicabili a tutti i trasferimenti di azienda (cessioni
di proprietà e trasferimenti di godimento), ma alcune sono applicabili solo ad aziende commerciali
o ad aziende soggette a registrazione.
L'art. 2556 prevede regole specifiche per i contratti di trasferimento dell'azienda relativa a
"imprese soggette a registrazione" con riferimento:
alla prova (profilo di forma): è richiesta la forma scritta ai fini della prova (forma ad probationem)
dell'esistenza e del contenuto di tali contratti, ma nel caso in cui la legge imponga forme particolari
ai fini della validità del trasferimento (forma ad substantiam) per singoli beni (ad es. beni immobili)
o alla natura del contratto (ad es. donazione) è necessario che il trasferimento dell'intera azienda
osservi le stesse forme (forma per relationem [forma ad substantium usata per relazione, si
estende il requisito di validità del singolo bene all’azienda]);
alla pubblicità (profilo di pubblicità): il contratto deve essere redatto per scrittura privata a firme
autenticate o per atto pubblico e depositato per l'iscrizione nel registro ove è iscritto l'alienante
(ovvero in quello ove è iscritto l'acquirente se solo questo sia soggetto a registrazione) entro
30 giorni dalla stipulazione a cura del notaio rogante o autenticante [autenticato dal notaio e
depositato nel registro delle imprese dove è scritto l’alienante. È un atto che i terzi possono conoscere
con facilità.])
NB Ci possono essere situazioni di fatto in cui vi è trasferimento dell’azienda senza forma scritta
(azienda senza immobili).
13
ART. 2558 — SUCCESSIONE NEI CONTRATTI
«Se non è pattuito diversamente, l'acquirente dell'azienda subentra nei contratti stipulati per l'esercizio
dell'azienda stessa che non abbiano carattere personale»
In deroga alla disciplina generale sulla cessione del contratto (art. 1406)[ad esempio contrati di
fornitura etc.], non è richiesto il consenso del contraente ceduto; tuttavia, questo potrà esercitare (salvo
patto contrario) il diritto di recesso entro tre mesi dalla notizia del trasferimento dell'azienda ove
sussista una «giusta causa», con conseguente scioglimento ex nunc (da ora, il rapporto continua fino
a che non viene esercitato il diritto di recesso) del rapporto e possibilità di agire contro l'alienante
per scarsa cautela nella scelta del cessionario.
[Grazie a quest’articolo non è richiesto il consenso del contraente ceduto. Ha 3 mesi di tempo per
recedere ma soprattutto deve farlo per giusta causa, dovrebbe giustificare perché (non si continuano le
forniture perché ad esempio un soggetto è insolvibile)].
A questo articolo si affianca anche l’art. 2112 del c.c. secondo per cui i contratti di lavoro subordinato
vengono ceduti anch’essi con il trasferimento.
NB Il contratto di locazione dell’immobile commerciale: Un’immobile può essere a uso abitativo a uso
commerciale. La normativa sulla locazione degli immobili commerciali si trova nella legge numero 392 del
1978. L’articolo 36 di questa legge dice che se viene ceduta l’azienda il contratto di locazione segue
l’azienda. Il locatore non può recedere per giusta causa entro 3 mesi, ma solamente per gravi motivi,
sempre entro 3 mesi. E recedendo dovrà pagare un’indennità di avviamento all’acquirente dell’azienda.
Dalla regola generale dell’articolo 2558 sono esclusi:
1) I contratti con prestazioni a carico di una sola parte e quelli a prestazioni corrispettive nei
quali una delle due prestazioni sia stata interamente eseguita (artt. 2559 e 2560);
2) I contratti che le parti abbiano espressamente pattuito di escludere dalla successione;
3) I contratti che abbiano "carattere personale", ovvero quelli in cui entrano in gioco rapporti fiduciari
che coinvolgono il commercialista dell’alienante ad esempio.
Infine, si reputa che la successione non operi quando il trasferimento dell'azienda sia conseguenza di
un fatto non avente natura negoziale, come nella vendita forzata.
14
EFFETTI DEL TRASFERIMENTO DELLA PROPRIETÀ DELL'AZIENDA —
ART. 2560 — RESPONSABILITÀ PER I DEBITI
«L'alienante non è liberato dai debiti, inerenti all'esercizio dell'azienda ceduta anteriori al trasferimento, se
non risulta che i creditori vi hanno consentito. [comma 1]
Nel trasferimento di un'azienda commerciale risponde dei debiti suddetti anche l'acquirente dell'azienda se
essi risultano dai libri contabili obbligatori [quand'anche irregolarmente tenuti]». [comma 2]
Nonostante ciò, chi compra deve essere consapevole di eventuali debiti. Lo scopo del secondo comma
è quello di tutelare il creditore. Il creditore aveva difatti fatto affidamento alla garanzia patrimoniale
rappresentata dall’azienda se la vede portare via poiché l’alienante si separa dall’azienda.
Prevede un accollo ex lege (questa norma opera anche se nel contratto di cessione non è stato
stabilito che i debiti passino), indipendentemente da che lo stesso sia stato pattuito nei rapporti interni tra
cedente e cessionario; tuttavia, se l'accollo non è stato convenuto fra le parti, l'acquirente vanterà un
diritto di regresso nei confronti dell'alienante.
Nel caso di debiti l’acquirente ha due scelte:
Visto che tanto dovrà rispondere per legge tanto vale che anche nei rapporti interni i debiti
passino a me. Il prezzo della cessione viene fortemente scomputato quindi (sottraendo i
debiti). Nel caso in cui il creditore saldi il debito con l’alienante quest’ultimo avrà un diritto di
regresso nei confronti dell’acquirente;
Il creditore va a farsi pagare dall’acquirente, quest’ultimo è tenuto a pagarlo ma ha diritto
di regresso nei confronti dell’alienante. Si devono però ottenere delle garanzie nei
confronti dell’alienante (fideiussioni o altre forme) [disallineamento tra accollo ex lege e
accollo inter- partes].
Lo scopo è impedire la diminuzione della garanzia patrimoniale su cui abbia fatto affidamento il
creditore, che potrà aggredire i beni aziendali anche qualora gli stessi dovessero essere trasferiti a un
altro soggetto.
15
Usufruttuario e affittuario hanno l'obbligo di:
Gestire l'azienda sotto la ditta che la contraddistingue (senza cambiare nemmeno il nome
commerciale quindi), senza modificarne la destinazione, conservando l'efficienza
dell'organizzazione e degli impianti nonché le normali dotazioni di scorte atte a garantire
la capacità di far fronte alle domande del mercato;
Sostituire gli impianti non più efficienti o tecnicamente superati e, in genere, tutti gli elementi
aziendali la cui sostituzione sia suggerita dall'esigenza di conservare l'avviamento [non è
compresa la manutenzione straordinaria, che andrebbe concordata con il proprietario].
L'inosservanza di tali obblighi o la cessazione arbitraria della gestione giustificano l'estinzione
dell'usufrutto ex art. 1015 o la risoluzione dell'affitto ex art. 1618.
Riconsegna dell'azienda alla scadenza del contratto (art. 2561, ult. Comma):
«la differenza tra le consistenze dell'inventario al termine e all'inizio dell'usufrutto è regolata in denaro sulla
base dei valori correnti al termine dell'usufrutto»
Se l'usufruttuario o l'affittuario ha accresciuto il valore delle componenti dell'azienda, ha diritto a un
conguaglio a suo favore; nel caso contrario dovrà corrisponderlo al proprietario.
Per quanto riguarda contratti, debiti e crediti; se questi erano presenti alla conclusione del contratto in
origine e sono proseguiti, il proprietario ri-subentra in carica.
Nel caso di contratti nuovi il proprietario non è supposto a subentrare a meno che non sia stato indicato
nel contratto.
I debiti verso i lavoratori ripassano in capo al proprietario (tutela del lavoratore secondo l’art.2112).
16
SOGGETTI OBBLIGATI A ISCRIVERSI ALLA SEZIONE «ORDINARIA»
(C.D. IMPRESE «SOGGETTE A REGISTRAZIONE» IN SENSO STRETTO)
La sezione ordinaria non era prevista nel Codice civile del 1942, la distinzione è stata introdotta a
partire dal 1995. Le norme originali del Codice civile erano pensate solo per quanto riguarda la sezione
ordinaria. Secondo il testo originario del Codice civile, erano tenuti a iscriversi al registro delle imprese:
a) Gli imprenditori individuali esercenti un’attività commerciale;
b) Le società diverse dalla società semplice, anche se aventi un oggetto non commerciale (ad
esempio agricolo / la società semplice non si deve iscrivere nella sezione ordinaria);
c) Gli enti pubblici aventi per oggetto esclusivo o principale un’attività commerciale;
d) I consorzi fra imprenditori con attività esterna.
Nel 1995-97, fra i soggetti tenuti a iscriversi nella sezione “ordinaria”, sono stati aggiunti:
e) I gruppi europei di interesse economico (g.e.i.e.) con sede in Italia (figure giuridiche simili al
consorzio ma tra imprese di stati diversi);
f) Le società estere con sede amministrativa od oggetto principale dell’attività in Italia; poi anche:
g) Le società europee con sede in Italia (disciplina dettata principalmente dal diritto europeo);
h) Le reti di imprese con fondo comune.
Non è espressamente prevista l’iscrizione di associazioni e fondazioni esercenti un’impresa. In questo
elenco non sono presenti associazioni e fondazioni che esercitano attività di impresa (i loro proventi
saranno destinati all’attività istituzionale).
17
EFFETTI DELL’ISCRIZIONE NELLA SEZIONE «ORDINARIA» DEL
REGISTRO
Le iscrizioni riguardanti la Sezione ordinaria producono effetti di pubblicità dichiarativa, fatta
eccezione per la costituzione delle società di capitali e delle società cooperative e per le modifiche del
loro statuto, per le quali l’iscrizione ha valore di pubblicità costitutiva (= senza l’iscrizione la società
non viene ad esistenza, ovvero tali modifiche non sono efficaci).
Ai sensi dell’art. 2193 c.c., la pubblicità dichiarativa si connota da un lato per la c.d. “ efficacia
negativa”, per cui in assenza dell’iscrizione di un fatto che sia prescritta dalla legge, l’imprenditore che
vi è tenuto – oltre a incorrere in una sanzione pecuniaria amministrativa – non può opporre tale fatto ai
terzi, salvo che fornisca la prova della loro effettiva conoscenza (presunzione relativa di non
conoscenza, iuris tantum, superabile).
A guisa invece della c.d. “efficacia positiva” l’iscrizione del fatto rende questo assolutamente opponibile
ai terzi con effetto immediato (presunzione assoluta di conoscenza); a meno che non riguardi una
S.p.A., nel qual caso opera la norma speciale di cui all’art. 2448 cpv., per cui nei primi quindici
giorni dall’iscrizione il terzo può provare di essere stato nell’impossibilità di prenderne conoscenza.
18
LA GESTIONE DEL REGISTRO DELLE IMPRESE
Il registro delle imprese è gestito dalle Camere di commercio di tutta Italia (una per ogni provincia)
secondo tecniche informatiche che garantiscono la tempestività dell’informazione su tutto il territorio
nazionale. L’accesso all’interrogazione dei registri provinciali al fine di ottenere visure, bilanci, altri tipi
di atti o dati presenti negli archivi camerali è possibile anche in tempo reale via internet.
L’operato dell’Ufficio è sottoposto alla vigilanza del giudice del registro, che è un giudice delegato
dal presidente del Tribunale del capoluogo di provincia nel quale ha sede la Camera di
commercio territorialmente competente. Qualora il conservatore del registro rifiuti un’iscrizione non
conforme alla legge, l’interessato ha facoltà di ricorrere al giudice del registro; così come questo può
ordinare: a) di procedere a un’iscrizione d’ufficio nel caso in cui l’imprenditore non abbia aderito
all’invito a effettuarla entro il termine assegnatogli; b) di cancellare una precedente iscrizione non
conforme a legge. I decreti del giudice del registro possono essere a loro volta essere impugnati
avanti al Tribunale dal quale lo stesso dipende.
19
La qualifica non si perde anche se più imprenditori agricoli costituiscono un consorzio o una
cooperativa per l’esercizio delle attività connesse, purché impieghino prevalentemente prodotti dei soci
o offrano servizi ai soci.
Le attività connesse sono state raggruppate in due categorie, descritte tramite parametri generali che
sembrano lasciare poco spazio alla configurabilità oggi di attività connesse “atipiche”.
21
LEZIONE 5 – LO STATUTO
DELL’IMPRENDITORE COMMERCIALE
L’institore;
Il procuratore;
I commessi.
22
L’institore è sotto-ordinato all’imprenditore (quale lavoratore subordinato o autonomo), ma è
sovraordinato a tutti gli altri collaboratori di questo (secondo posto nella catena gerarchica).
Conformemente, l’art. 2205 gli impone l’obbligo, in concorrenza con il titolare, di adempiere alle
disposizioni concernenti le iscrizioni nel registro delle imprese e alla tenuta delle scritture contabili.
L’art. 2204, co. 1°, fissa il contenuto dei poteri di rappresentanza sostanziale dell’institore, stabilendo
che può porre in essere “tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa” – ovvero del ramo particolare
o della sede secondaria – salva la necessità di un’espressa autorizzazione per l’alienazione di
immobili strumentali compresi nell’azienda (pleonastica qualora l’impresa eserciti l’attività di
commercio di tali beni, e si tratti quindi di beni-merce) o la costituzione di ipoteca su di essi.
[rappresentanza sostanziale]
Ai sensi degli artt. 2204, co. 2°, c.c. e 77, comma 2°, c.p.c., l’institore può stare in giudizio in nome del
preponente per le obbligazioni discendenti da atti compiuti nell’esercizio dell’impresa, del ramo o della
sede a cui è preposto. L’institore può quindi, dal lato attivo, promuovere giudizi di cognizione, processi
di esecuzione e procedimenti prefallimentari; dal lato passivo, può resistere in giudizio avanti a
qualsiasi Autorità giurisdizionale. [rappresentanza processuale]
23
È disciplinato in modo più sintetico rispetto all’institore, la cosa più complessa è identificarlo (è una via
di mezzo tra institore e commesso). Non ha rappresentanza processuale.
24
LE SCRITTURE CONTABILI OBBLIGATORIE: LIBRO GIORNALE E LIBRO
DEGLI INVENTARI
L’inventario è l’anticamera del bilancio. La sua struttura può essere semplificata in base alla
dimensione dell’impresa.
L’imprenditore iscrive nelle scritture contabili i valori dei fatti di gestione. La rilevazione deve avvenire,
in primo luogo, nel libro giornale, nel quale sono indicate giorno per giorno le operazioni sia attive che
passive relative all’esercizio dell’impresa (art. 2216). Caratteristica primaria del libro giornale è dunque
la cronologicità e l’analiticità delle annotazioni.
In contrapposizione alla visione dinamica delle operazioni quotidiane dell’impresa propria del libro
giornale, il libro degli inventari fornisce una visione statica e a carattere riepilogativo degli elementi
del patrimonio attivi e passivi dell’imprenditore. L’inventario, che deve essere redatto sia all’inizio
dell’esercizio dell’impresa (inventario iniziale), sia, successivamente, al termine di ogni anno
(inventario annuale), “deve contenere l’indicazione e la valutazione delle attività e delle passività relative
all’impresa” (art. 2217).
Attraverso la redazione dell’inventario l’imprenditore verifica la consistenza del patrimonio aziendale,
a cui si aggiunge, per espressa disposizione di legge, quella del patrimonio extra-aziendale, dovendo
l’inventario contenere anche l’indicazione e la valutazione delle attività e delle passività
dell’imprenditore estranee all’impresa. Nella redazione dell’inventario l’imprenditore deve valutare le
attività e le passività attenendosi, in quanto applicabili, “ai criteri stabiliti per i bilanci delle società per
azioni”. L’inventario “si chiude con il bilancio e con il conto dei profitti e delle perdite” (vale a dire,
oggi, con il bilancio d’esercizio comprensivo di tutte le componenti di cui consta).
25
Formalità “estrinseche”: le disposizioni del codice del 1942 prevedevano la numerazione progressiva
delle pagine, da effettuarsi prima dell’uso delle scritture, unitamente alla bollatura, a cura del registro
dell’imprese o di un notaio; per il libro giornale e per il libro degli inventari era inoltre prevista una
vidimazione iniziale e poi annuale. Oggi rimane fermo solo l’obbligo di numerazione progressiva.
Un’altra formalità estrinseca consiste nell’obbligo per l’imprenditore di sottoscrivere l’inventario entro
tre mesi dal termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi ai fini delle imposte dirette.
Dal 2009 le scritture contabili possono essere tenute su supporti informatici, con regole tecniche
egualmente volte a impedire manipolazioni a posteriori (tema ormai parzialmente superato).
26
(SEGUE) LA PROVA A FAVORE DELL’IMPRENDITORE
Ai sensi dell’art. 2710, le registrazioni contabili, purché regolarmente tenute, possono fare prova anche
a vantaggio dell’imprenditore soggetto a registrazione – tipicamente a dimostrazione dell’esistenza di
un suo credito – nei confronti di altri imprenditori parimenti soggetti a registrazione, per “i
rapporti inerenti all’esercizio dell’impresa”. In ipotesi, l’esattezza delle annotazioni contenute nelle
scritture del preteso creditore non trova smentita nelle scritture contabili del controinteressato.
L’utilizzo delle scritture contabili a favore delle imprese soggette a registrazione in controversie con
soggetti privi della qualità di imprenditore è possibile soltanto a limitati fini indiziari, potendo le
registrazioni contabili costituire presunzioni semplici (art. 2729), la cui valutazione è lasciata alla
prudente valutazione del giudice.
In compenso, i soli imprenditori esercenti un’attività commerciale, per i crediti relativi a
somministrazioni di merci e di danaro o a prestazioni di servizi anche a soggetti non imprenditori,
possono ottenere un’ingiunzione di pagamento o di consegna sulla base degli estratti autentici delle
scritture contabili, in quanto l’art. 634, comma 2°, c.p.c. le considera prove scritte idonee a tal fine,
purché regolarmente tenute.
NB Decreto ingiuntivo ingiunzione di pagamento che arriva, non è definitiva, ci si può opporre.
27
4) LA CAPACITÀ ALL’ESERCIZIO DELL’IMPRESA COMMERCIALE
A rigori le regole relative alla capacità all’esercizio dell’impresa commerciale si limitano a adattare
la regolamentazione generale sulla capacità di agire (contemplata nel libro I del Codice civile) alla
fattispecie dell’impresa commerciale, ma in senso lato vengono normalmente fatte rientrare nello
statuto dell’imprenditore commerciale non piccolo.
In primo luogo, di norma, è precluso l’avvio di un’impresa commerciale per l’incapace legale,
ritenendosi che l’alea gravante su di essa sia troppo elevata. Ma se l’impresa commerciale esiste già
nel patrimonio dell’incapace e l’esperienza passata consente di giudicare che la stessa possa ancora
essere “profittevole”, la sua continuazione può essere autorizzata dall’Autorità giudiziaria.
In secondo luogo, l’autorizzazione all’esercizio dell’impresa viene concessa a priori e una tantum,
superando il principio generale per cui ogni atto gestorio eccedente l’ordinaria amministrazione deve
essere autorizzato previo il vaglio del requisito della “necessità o utilità evidente”: tale principio sarebbe
infatti inefficiente (poiché l’esercizio di un’impresa commerciale richiede stretti tempi decisionali e il
compimento di molti atti di straordinaria amministrazione) e incongruo (poiché la valutazione
comparativa dei profitti ritraibili e dei rischi insiti nell’esercizio di un’impresa commerciale ha senso sia
effettuata, non nella prospettiva del singolo atto gestorio, bensì rispetto all’esercizio dell’impresa nel
suo complesso)
NB 1) La capacità di agire è legata alla maggiore età.
2) Un anziano non più sano di mente che possiede un patrimonio deve essere interdetto, implicando
così la nomina di un tutore.
3) L’incapace legale (interdetto e minorenne), l’incapace parziale (minore emancipato, maggiore di 16
anni che contrae il matrimonio);
4) Un adulto che si trova in una situazione meno compromessa, ragiona ancora bene ma ha perso ad
esempio la memoria a breve termine è inabilitato; gli viene quindi affidato l’amministratore di sostegno.
28
INCAPACE E QUALIFICA DIIMPRENDITORE COMMERCIALE
Gli atti di autorizzazione e revoca devono essere iscritti nel registro delle imprese ex art. 2198.
In mancanza della prescritta autorizzazione o qualora essa non potesse essere neppure concessa (ad
es. nel caso dell’inizio dell’impresa da parte di un minore o di un interdetto), i singoli atti negoziali
compiuti sono annullabili e i genitori e il tutore che abbiano omesso di vigilare risponderanno dei danni
cagionati all’incapace e ai terzi, ma – in ragione del principio di effettività – l’impresa
commerciale sussiste comunque.
La qualità di imprenditore compete in ogni caso – anche nei casi anomali appena accennati –
all’incapace ma, nell’ipotesi di fallimento, sul medesimo graveranno solo le conseguenze patrimoniali.
Quanto alle conseguenze personali, quelle penali, correlate alla commissione di reati fallimentari,
verranno addebitate a chi ha “gestito” l’impresa o, se questo fosse non imputabile, a chi doveva vigilare
su di esso; quelle civili e amministrative ricadranno sui rappresentanti legali dell’incapace, ma solo se
l’esercizio dell’impresa commerciale non fosse stato autorizzato.
29
IL CONFERIMENTO DI BENI O SERVIZI
Il conferimento fa scattare l’obbligo di effettuare prestazioni di dare o di fare funzionali
all’esercizio dell’attività economica.
In virtù dei conferimenti diversi dal conferimento d’opera viene costituito un patrimonio autonomo a
garanzia delle obbligazioni sociali.
I conferimenti di beni in proprietà e di crediti sono conferimenti di capitale. Il capitale nominale
rappresenta la parte fissa del patrimonio sociale, che rimane vincolata, sino allo scioglimento della
società, all’esercizio dell’impresa, nonché a tutela dei creditori sociali, secondo regole diverse a
seconda dei tipi societari.
Il conferimento di beni in godimento è considerato un conferimento di servizi. I conferimenti d’opera sono
ammessi solo in alcuni tipi societari.
I conferimenti possono essere funzionali anche allo svolgimento di uno o più affari determinati, sicché
possono considerarsi società in senso tecnico anche le cd. «società occasionali». Le medesime è dubbio
se assumano la qualità di imprenditore: il requisito della professionalità però ricorre certamente se gli
affari determinati programmati hanno una certa consistenza economica e implicano una complessità
organizzativa e lunghi tempi di realizzazione (ad. es., costruzione di una diga).
NB Il capitale sociale è scritto a passivo e individua la parte che rimane vincolata fino allo
scioglimento della società (a tutela dei creditori sociali).
Patrimonio comune;
Gestione comune (gli scarsi poteri del socio di minoranza di S.p.A. lo smentiscono);
Spendita di un nome collettivo o comune;
Risultato in comune.
Sappiamo che non c’è esercizio dell’attività in comune nell’associazione in partecipazione (con il quale,
ex art. 2549, l’associante attribuisce all’associato una partecipazione agli utili della sua impresa o
di uno o più affari verso il corrispettivo di un determinato apporto), poiché qui l’attività è imputata al solo
associante. È questo che gestisce, mentre l’associato può solo controllare.
NB Nonostante la partecipazione agli utili e al rischio, l'associazione in partecipazione si distingue
nettamente dal contratto di società per il fatto che l'attività di impresa è esclusivamente
demandata all'associante, che assume a sé i relativi diritti ed obblighi.
30
LE SOCIETÀ TRA PROFESSIONISTI
In passato non erano ammesse, ritenendosi non possibile, per la natura personale della prestazione,
l’esercizio in comune dell’attività professionale nei rapporti con i clienti, ma solo la suddivisione dei
costi (c.d. mere associazioni professionali alla base di «studi associati»).
Dopo l’abrogazione del divieto di svolgere attività professionali in forma societaria (contenuto nell’art.
2 della l. n. 1915/1939), disposta dall’art. 24, comma 1, l. 7 agosto 1997, n. 266, occorreva però una
disciplina apposita. Il legislatore ha quindi regolamentato:
A. Le società tra avvocati ex d.lgs. 2 febbraio 2001, n. 96, art. 16 ss., emanato in attuazione
della direttiva comunitaria 16 febbraio 1998, n. 98/5/Ce, cui poi sono seguite le società per
l’esercizio della professione forense” di cui all’art. 4-bis, legge n. 247/2012, introdotto
dall’art. 1, comma 141, lett. b), legge 4 agosto 2017, n. 124 (che non si è curata di abrogare il già
menzionato decreto n. 96/2001);
B. Le società tra professionisti (s.t.p.), nella l. 12 novembre 2011, n. 183, art. 10, con riguardo alle
c.d. professioni liberali (ovvero professioni protette), come completata dal relativo regolamento di
attuazione approvato con d.m. Giustizia 8 febbraio 2013, n. 34; e nella l. 14 gennaio 2013, n.
4, con riguardo alle professioni non organizzate.
31
SCOPO LUCRATIVO E SCOPO CONSORTILE
Gli utili, in via semplificata, rappresentano la differenza fra ricavi e costi.
Con il contratto di società non solo si persegue lo scopo obiettivo di conseguire utili mediante il
«metodo lucrativo», ma anche lo scopo di dividerli fra i soci (c.d. «lucro subiettivo»). È questo secondo
elemento che distingue la società dall’associazione di cui al Libro I del Codice civile. Quest’ultima può
esercitare un’attività economica, e anche conseguire utili, ma deve destinarli all’attività istituzionale per
cui è stata costituita.
Lo scopo di lucro può coesistere con lo scopo mutualistico (v. slide sulle cooperative) e con lo scopo
consortile. In quest’ultimo caso la «società consortile» persegue sia lo scopo di dividere gli utili, sia lo
scopo tipico del contratto di consorzio, con il quale, ex art. 2602, più imprenditori istituiscono
un’organizzazione comune per la disciplina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive
imprese. Se viene istituito un ufficio per l’esercizio di attività con i terzi, si parla di consorzio con attività
esterna, che deve iscriversi nel registro delle imprese.
Scopi consimili al consorzio hanno il Gruppo Europeo di interesse economico (G.E.I.E.) e la rete di imprese
(che prevede anche lo scambio di informazioni fra i contraenti), che però hanno scarsa diffusione.
L’Associazione temporanea di impresa (A.T.I.) è invece una mera aggregazione contingente alla
partecipazione a un appalto.
Il legislatore riconosce casi di società di diritto speciale, in cui è escluso lo scopo di lucro (ad. es.,
società sportive, società di gestione del mercato, «imprese sociali»). Occorre tuttavia sempre una
norma apposita (in genere ispirata all’obiettivo di permettere di impiegare lo schema societario, in
quanto più efficiente).
SOCIETÀ E COMUNIONE
L’art. 2248 c.c. fa intendere che, se anche un contratto presenta tutti i requisiti tipici del contratto
di società, se il solo scopo delle parti è quello di godere delle cose messe in comune, prevale la
disciplina della comunione.
La disciplina della comunione, contenuta nel Titolo VII del Libro III, è meno adeguata allo sviluppo delle
imprese, per quanto attiene a: a) le regole sulla gestione; b) l’uso delle cose; c) la stabilità del vincolo,
poiché si può sempre chiedere lo scioglimento della comunione, mentre lo scioglimento della società è
subordinato a casi tassativi.
Non c’è comunione ma società di fatto, se i coeredi continuano la gestione del bene produttivo (ad es.
un cinematografo) del de cuius, senza pattuire nulla in proposito. Il problema della sovrapposizione
delle due fattispecie si pone invece per le c.d. società immobiliari di comodo, per cui dovrebbe
prevalere la disciplina della comunione.
Un’altra ipotesi è quella della società holding c.d. «cassetto» o «pura», la quale si limiti ad
amministrare le partecipazioni di controllo e a incassare i dividendi. Tuttavia, se esse svolge anche
attività di direzione e coordinamento, probabilmente si fuoriesce dal perimetro della
comunione.
32
TIPI DI IMPRESA CONIUGALE
Non è sempre facile distinguere dalla società, e si avvicina alla comunione, la figura dell’“impresa o
azienda coniugale”, disciplinata nel libro I c.c., che si caratterizza per essere gestita da entrambi i
coniugi (e non anche da altri soggetti), oltre a non richiedere alcuna formalità di costituzione. Ne
esistono due tipologie.
Secondo l’art. 177, comma 1°, lett. d), rientrano nella comunione legale dei beni tra i coniugi (salvo che
questi abbiano optato per il regime della separazione dei beni o per un regime di comunione
convenzionale) “le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio”.
In questo caso si tende a ritenere che la fattispecie corrisponda a un particolare tipo di impresa
collettiva (come conferma l’art. 191, comma 2°, che per il suo scioglimento richiede l’accordo dei
coniugi), sottratta alle norme sulla società di fatto.
L’art. 177, comma 2°, precisa invece che, “qualora si tratti di aziende appartenenti a uno dei coniugi
anteriormente al matrimonio, ma gestite da entrambi, la comunione concerne solo gli utili e gli incrementi”.
Qui è invece prevalente la tesi che l’impresa sia individuale, ossia che ne rimanga titolare il coniuge
cui apparteneva l’azienda prima del matrimonio; altri sostengono invece che l’azienda deve ritenersi
conferita in società, con l’applicazione suppletiva delle norme societarie.
33
Nel caso di rapporti societari di fatto, si applica di default la disciplina della società in nome collettivo
se l’attività esercitata è commerciale, la disciplina della società semplice se l’attività esercitata è non
commerciale.
LA SOCIETÀ DI FATTO
La prova dell‘esistenza di una società di fatto, se data dai soci, implica la dimostrazione della
concorrenza di tre elementi concomitanti:
a) L’apporto, da parte dei soci, di capitali – pecuniari o in natura – o di altre utilità suscettibili
di valutazione economica, con la formazione di un fondo comune;
b) La partecipazione ai profitti e alle perdite dell’attività svolta in comune;
c) L’affectio societatis, consistente nella volontà di costituire un vincolo di collaborazione fra i soci
comportamento concludente dei soci di agire come tali – uti socii, appunto – cioè in concreto
Se però la prova dell’esistenza della società di fatto deve essere data dai terzi, basta dimostrare solo:
che i soci si comportano «come tali», partecipando al finanziamento dell’attività, all’assunzione delle
decisioni imprenditoriali, all’attività gestoria nei confronti di clienti, fornitori, banche ed altri soggetti con
cui occorra entrare in contatto: è la teoria della società apparente, che secondo la giurisprudenza può
ritenersi esistente almeno nei rapporti esterni, quand’anche non esistente nei rapporti interni.
La società di fatto si distingue dalla società irregolare, in quanto nel primo caso manca un atto scritto,
nel secondo c’è ma difetta l’iscrizione nel registro delle imprese.
34
Se tutti i soci della SP sono persone giuridiche, e la SP sia una s.n.c. o una s.a.s., essa deve depositare il
suo bilancio ordinario nel registro delle imprese. In questa ipotesi amministratore della SP sarà
necessariamente una persona giuridica, che designerà un proprio rappresentante per operare
materialmente.
In tal modo il nostro ordinamento si è allineato ad altri (Germania e USA in particolare), in cui da tempo
l’intreccio fra SC e SP è realizzabile.
La giurisprudenza ammette che la partecipazione nella SP possa anche instaurarsi in via di fatto,
dando luogo a una (super-)società di fatto, ossia a una società di persone di fatto di cui sia socia la SC,
anche insieme a persone fisiche. Alcuni giudici hanno in particolare configurato una società di fatto fra
una SC dichiarata fallita e il socio tiranno che l’abbia spogliata di tutte le risorse, per l’effetto che
anche quest’ultimo può essere dichiarato fallito in estensione sulla base di un’applicazione analogica
dell’art. 147, comma 5, l. fall.
LE SOCIETÀ DI PERSONE
1) SOCIETÀ SEMPLICE artt. 2251 - 2290
35
LA SOCIETÀ SEMPLICE
NOZIONE E FORME (ART. 2251)
Può esercitare solo attività non commerciale.
Rappresenta il regime residuale dell’attività societaria non commerciale e il prototipo normativo
delle società di persone.
Nella pratica non ha avuto una significativa diffusione.
Il contratto di società semplice «non è soggetto a forme speciali, salvo quelle richieste dalla natura
dei beni conferiti» (ad es., se uno dei soci conferisca un immobile)
Non sono dettate disposizioni specifiche per quanto riguarda il contenuto, ferme restando le regole
generali di cui agli artt. 1346 ss. (per cui il contratto deve avere oggetto possibile, lecito e
determinato/determinabile).
IL METODO COLLEGIALE
Altra questione: se le delibere sociali debbano essere adottate osservando il metodo collegiale o
assembleare (convocazione soci, riunione, discussione, votazione), ovvero nella più assoluta libertà di
forme nel silenzio dell’atto costitutivo. Secondo l’opinione prevalente, il metodo collegiale non è
necessario nelle società di persone, ma non mancano opinioni contrarie.
Non è infondato ritenere che anche nelle società di persone i soci debbano rispettare un sia pur
embrionale metodo assembleare (convocazione, riunione, discussione, votazione contestuale), e che tale
regola sia inderogabile almeno per le decisioni di maggior rilievo (modifiche atto costitutivo, operazioni
che modificano l’oggetto sociale o i diritti dei soci).
36
In ogni caso, il metodo collegiale può essere previsto (e regolato) nell’atto costitutivo (anche in questo
caso, però, sono dubbie le sanzioni applicabili in caso di violazione).
Si presume che tutti i conferimenti siano da eseguirsi in denaro (art. 2342, comma 1);
Si presume che i soci siano obbligati a conferire, in parti uguali tra loro, quanto è
necessario
per il conseguimento dell’oggetto sociale (art. 2253, comma 2).
Può essere conferita ogni entità (bene o servizio) suscettibile di valutazione economica ed utile per il
conseguimento dell’oggetto sociale (qualsiasi prestazione di dare, fare e non fare). Non occorre che
almeno un conferimento sia di capitale.
I CONFERIMENTI IN NATURA
CONFERIMENTO DI BENI IN PROPRIETA’: «la garanzia dovuta dal socio e il passaggio dei rischi sono
regolati dalle norme sulla vendita» (art. 2254, comma 1) = il socio è tenuto alla garanzia per evizione
e per vizi; su di lui grava il rischio del perimento per caso fortuito della cosa fino al passaggio di
proprietà; il socio può essere escluso se la cosa perisce prima di essere acquistata dalla società;
CONFERIMENTO DI BENI IN GODIMENTO: il rischio resta a carico del socio che le ha conferite (art.
2254, comma 2), il quale potrà essere escluso in caso di perimento della cosa o impossibilità di
godimento non imputabile agli amministratori. La garanzia per vizi è regolata dalle norme sulla
locazione. Allo scioglimento della società, il socio ha diritto alla restituzione del bene nello stato in cui si
trova, ma se il bene è perito/si è deteriorato per causa imputabile agli amministratori ha diritto al
risarcimento del danno.
IL SOCIO D’OPERA
Il conferimento può avere ad oggetto anche l’obbligo del socio di prestare la propria attività lavorativa
(manuale o intellettuale) a favore della società. Il socio d’opera:
37
L’INVALIDITÀ DEL CONTRATTO SOCIALE
Il codice non detta disposizioni specifiche valgono le cause di nullità (art. 1418) e annullabilità (artt.
1425 ss.) prevista dalla disciplina generale dei contratti.
NULLITA’: quando il contratto è contrario a norme imperative, l’oggetto è impossibile o illecito, o è
illecito il motivo comune determinante.
ANNULLABILITA’: in caso di incapacità delle parti o di consenso viziato per errore, violenza o dolo.
È necessario distinguere:
38
L’AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETÀ: DISGIUNTIVA E CONGIUNTIVA
AMMINISTRAZIONE: il potere di amministrare è il potere di decidere e compiere tutti gli atti che
rientrano nell’oggetto sociale, salvo quelli per cui occorra il potere di rappresentanza.
Secondo il modello legale, tutti i soci illimitatamente responsabili sono amministratori della società,
tuttavia l’atto costitutivo può riservare l’amministrazione solo ad alcuni di essi. Non è ammessa la
nomina di un amministratore terzo.
Quando l’amministrazione spetta a più soci (tutti o alcuni), l’amministrazione può essere disgiuntiva o
congiuntiva. I due tipi di amministrazione possono anche essere combinati tra loro.
I diritti e obblighi degli amministratori, per quanto non previsto, sono regolati dalle norme sul mandato.
Ma gli amministratori non sono soggetti a istruzioni.
L’amministrazione disgiuntiva:
è il modello legale;
ciascun socio amministratore è investito del potere di intraprendere da solo tutte le operazioni
rientranti nell’oggetto sociale, senza bisogno di chiedere il consenso o il parere agli altri soci
amministratori, né deve informarli preventivamente;
l’ampio potere individuale è temperato dal diritto di opposizione riconosciuto a ciascuno degli altri
soci amministratori; l’opposizione deve essere esercitata prima che l’operazione sia compiuta e, se
tempestiva, paralizza il potere decisorio del socio agente in ordine all’operazione contestata;
sulla fondatezza dell’opposizione decide la maggioranza dei soci per quote di interesse oppure –
se previsto dall’atto costitutivo - la questione può essere rimessa a uno o più terzi.
L’amministrazione congiuntiva:
deve essere espressamente convenuta dai soci nell’atto costitutivo o con modificazione dello stesso;
è sempre necessario il consenso di tutti i soci amministratori per il compimento delle operazioni sociali;
tuttavia, l’atto costitutivo può prevedere che per l’amministrazione o per determinati atti sia
sufficiente il consenso della maggioranza dei soci amministratori calcolata per quote o per testi. Se
però l’atto costitutivo non dice nulla, la regola è l’unanimità;
i singoli amministratori possono agire individualmente quando vi sia urgenza di evitare un danno
alla società.
39
RESPONSABILITÀ DEGLI AMMINISTRATORI
In caso di violazione di uno dei numerosi obblighi imposti dalla legge/dall’atto costitutivo (sintetizzabili
nel dovere generale di amministrare la società con la diligenza del mandatario), gli amministratori sono
solidalmente responsabili verso la società con conseguente obbligo di risarcirle i danni.
Gli amministratori sono tutti solidalmente responsabili verso la società, ad eccezione degli
amministratori che dimostrino di essere esenti da colpa.
L’azione di responsabilità è diretta a reintegrare il patrimonio sociale danneggiato dal comportamento
illecito degli amministratori e si prescrive in 5 anni (art. 2949).
40
Nella s.s. il creditore sociale può rivolgersi direttamente al singolo socio illimitatamente responsabile, e
sarà questo a dover invocare la preventiva escussione del patrimonio sociale indicando i beni sui quali
il creditore può agevolmente soddisfarsi (a differenza di quanto accade nella s.n.c.).
Il socio che ha pagato può rifarsi sul patrimonio sociale, se capiente, ovvero esercitare il diritto di
regresso verso gli altri soci, secondo la partecipazione di ciascuno nelle perdite.
Società a tempo indeterminato / contratta per tutta la vita del socio (= se il termine scade in epoca
successiva all’aspettativa di vita media, tenuto conto dell’età effettiva del socio): il socio può
recedere liberamente con un preavviso di 3 mesi;
Società a tempo determinato: il recesso è ammesso solo per giusta causa (inerenti a condizioni
oggettive, non soggettive), ma ha effetto immediato;
Il contratto sociale può prevedere altre ipotesi di recesso oltre a quelle stabilite per legge (c.d. recesso
convenzionale); non può invece privare il socio della facoltà di recedere nelle ipotesi previste ex lege.
Esclusione del socio
di diritto:
o Fallimento personale del socio;
o Liquidazione della quota della quota chiesta e ottenuta dal creditore del socio;
facoltativa (art. 2286):
o Gravi inadempienze degli obblighi che derivano dalla legge o dal contratto sociale (es.
mancata esecuzione dei conferimenti, comportamento ostruzionistico del socio, ecc.)
o Interdizione, inabilitazione del socio o sua condanna ad una pena che comporti l’interdizione
anche temporanea dai pubblici uffici;
o Sopravvenuta impossibilità di esecuzione del conferimento (= inidoneità a svolgere
l’opera,
ovvero il bene conferito in godimento perisce per causa non imputabile agli amministratori).
L’esclusione è deliberata a maggioranza dei soci calcolata per teste, senza contare il socio da escludere,
deve essere motivata e comunicata al socio escluso il quale ha 30 giorni per opporsi davanti al
tribunale. Decorsi questi 30 giorni, la delibera ha effetto, ma il tribunale può sospenderne
l’esecuzione. Nella società con soli due soci, l’esclusione è richiesta al giudice, e ha efficacia dalla
sentenza definitiva.
PROCEDIMENTO DI LIQUIDAZIONE
Lo scopo della società diventa dunque quello di trasformare i beni in denaro, salvo portare a
termine gli affari già intrapresi, per cui:
LIQUIDAZIONE ED ESTINZIONE
I liquidatori possono compiere tutti gli atti necessari per la liquidazione dei beni sociali, comprese
vendite in blocco (salvo diverso accordo fra i soci).
I liquidatori pagano i creditori alle scadenze. Se i fondi sociali appaiono insufficienti, devono
chiedere ai soci di effettuare i versamenti ancora dovuti e, se non basta, coprire le perdite
nella misura della loro partecipazione.
I liquidatori redigono rendiconti annuali e poi un rendiconto finale, che deve essere approvato dai
soci, unitamente al piano di riparto dell’attivo residuo.
L’attivo residuo è destinato alla restituzione dei conferimenti, poi ripartito tra i soci in proporzione
alla partecipazione di ciascuno nei guadagni.
Terminata la liquidazione, il liquidatore deve chiedere la cancellazione della società dal registro
delle imprese, che ne acclara l’estinzione.
43
DIRITTI DEI CREDITORI PARTICOLARI DEI SOCI
Il patrimonio della società è insensibile alle obbligazioni personali dei soci e dunque intangibile da
parte dei creditori personali.
I debiti di un terzo verso la società non possono essere in alcun modo compensati con i crediti che il primo
vanti verso il socio.
Il creditore personale del socio può soltanto:
44
LE MODIFICHE DELL’ATTO COSTITUTIVO
Le modifiche dell’atto costitutivo sono soggette a pubblicità legale: deve essere iscritte nel registro
delle imprese entro 30 gg. dalla delibera, prima non sono opponibili ai terzi salvo che si dimostri che
questi ne erano a conoscenza. Nei rapporti interni la modifica è produttiva di effetti
indipendentemente dall’iscrizione ed è, di regola, subito esecutiva (salvo la legge preveda
diversamente).
S.n.c. irregolare: le modifiche devono essere portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei e non sono
opponibili a coloro che le abbiano ignorate senza colpa (come nella società semplice).
IL CAPITALE SOCIALE
La funzione di garanzia dei creditori sociali è meno marcata nelle società di persone, perché soccorre
la responsabilità illimitata dei singoli soci.
Tre regole relative al capitale sociale nelle s.n.c.:
1) è vietata la ripartizione fra i soci di utili non realmente conseguiti (art. 2303);
2) se si verifica una perdita del capitale sociale, non si può procedere alla ripartizione di utili fino
a che il capitale non sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente;
3) è vietato rimborsare ai soci i conferimenti eseguiti o liberarli dall’obbligo di ulteriori versamenti, in
assenza di una specifica deliberazione di riduzione del capitale sociale che:
va adottata secondo le norme che regolano le modifiche all’atto costitutivo;
deve essere iscritta nel registro delle imprese;
può essere opposta dai creditori sociali entro 3 mesi dall’iscrizione della delibera nel registro
delle imprese, decorsi i quali la delibera può essere eseguita.
IL DIVIETO DI CONCORRENZA
Su tutti i soci (amministratori e non) delle s.n.c. incombe uno specifico obbligo di non esercitare «per conto
proprio o altrui un’attività concorrente con quella della società» e di non partecipare «come socio
illimitatamente responsabile ad altra società concorrente» (art. 2301).
La violazione del divieto espone il socio al risarcimento dei danni nei confronti della società e legittima
gli altri soci ad escluderlo.
Il divieto non ha carattere assoluto: può essere rimosso dagli altri soci e il consenso si presume se la
situazione concorrenziale preesisteva al contratto sociale e gli altri soci ne erano a conoscenza.
45
LA S.N.C. IRREGOLARE. NORME SPECIFICHE
Due norme particolari sono poste nell’art. 2297:
1) Nonostante nei rapporti con i terzi si applichino le norme sulla società semplice, rimane ferma la
regola per cui tutti i soci sono illimitatamente responsabili delle obbligazioni sociali e non è
possibile il patto contrario;
2) Norma speciale in tema di rappresentanza: si presume che ciascun socio che agisce per la società
abbia la rappresentanza sociale e processuale, senza che il terzo sia tenuto a verificarlo; e che la
rappresentanza si estenda a tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale. Il conferimento
della rappresentanza solo ad alcuni soci o le limitazioni dei poteri di rappresentanza (che nella
s.n.c. regolare sono opponibili ai terzi purché iscritte nel registro) sono opponibili ai terzi solo se ne
provi l’effettiva conoscenza.
per la s.n.c. regolare cancellazione dal registro delle imprese; i creditori sociali possono
chiedere il fallimento della società (se esercitava attività commerciale) entro un anno dalla
cancellazione.
per la s.n.c. irregolare estinzione con la cessazione di fatto dell’impresa, che può essere provata
in qualunque modo; anche qui la società può essere dichiarata fallita entro un anno.
Estinta la società, i creditori sociali rimasti insoddisfatti possono agire nei confronti dei soci e anche nei
confronti dei liquidatori, se il mancato pagamento è dipeso da colpa di questi. Le scritture contabili
sono depositate presso la persona designata dalla maggioranza, e conservate per dieci anni dalla
cancellazione/estinzione di fatto.
46
L’ATTO COSTITUTIVO E LA RAGIONE SOCIALE
ATTO COSTITUTIVO: stesse regole delle s.n.c., con la precisazione che l’atto costitutivo dovrà specificare
quali sono i soci accomandatari e quali i soci accomandanti;
RAGIONE SOCIALE (ART. 2314):
deve contenere il nome di almeno uno dei soci accomandatari e l’indicazione del tipo sociale
s.a.s.;
non può essere inserito il nome dei soci accomandanti il socio accomandante che consente che
il suo nome compaia nella ragione sociale perde il beneficio della responsabilità limitata, senza
acquisire il diritto di partecipare all’amministrazione (comma 2);
CONFERIMENTI: non sono previste disposizioni specifiche si applica la disciplina delle s.n.c. per i
conferimenti effettuati tanto dai soci accomandatari quanto dai soci accomandanti.
concorrono con gli accomandatari alla nomina degli amministratori e alla revoca di quelli fra essi
nominati con atto separato: occorre il consenso di tutti gli accomandatari e di tanti accomandanti
che rappresentino la maggioranza del capitale da essi sottoscritto (art. 2319);
possono trattare o concludere affari in nome della società, sia pure solo in forza di una
procura speciale per singoli affari (art. 2320, comma 1);
possono prestare la loro opera, manuale o intellettuale, all’interno della società sotto la direzione
degli amministratori (art. 2320, comma 2);
possono (se l’atto costitutivo lo consente) dare autorizzazioni e pareri per determinate operazioni
(anche categorie di operazioni purché individuate con precisioni), nonché compiere atti di
ispezione e controllo (art. 2320, comma 2);
hanno diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e del conto economico e di controllarne
l’esattezza, consultando i libri e gli altri documenti della società (art. 2320, comma 3);
non sono tenuti a restituire gli utili fittizi eventualmente riscossi, purché ricorra la duplice
condizione che essi siano in buona fede e gli utili risultino da bilancio regolarmente approvato
(art. 2321);
Al di là di questi confini, scatta il divieto di immistione e le relative sanzioni.
IL DIVIETO DI IMMISTIONE
I soci accomandanti non possono compiere atti di amministrazione oltre i confini sopra descritti.
Il socio accomandante che contravviene a tale divieto assume responsabilità illimitata e solidale verso i terzi
per tutte le obbligazioni sociali e può essere escluso a norma dell'articolo 2286». All’accomandante è
dunque preclusa, in linea di principio, sia la partecipazione all’amministrazione interna della società sia
la possibilità di agire per la società nei rapporti esterni.
48
o risponde di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente per tutte le obbligazioni sociali
(presenti, passate e future);
o in caso di fallimento, sarà automaticamente dichiarato fallito in estensione al pari degli
accomandatari.
stessa disciplina prevista per le s.n.c. se l’atto costitutivo non prevede diversamente, il
trasferimento fra vivi può avvenire solo con il consenso di tutti i soci (accomandatari e
accomandanti), e per la trasmissione mortis causa è necessario anche il consenso degli eredi.
Soci accomandanti (art. 2322):
quota liberamente trasferibile per causa di morte senza che sia necessario il consenso dei soci
superstiti;
per il trasferimento inter vivos, invece è necessario il consenso di tutti i soci (accomandatari e
accomandanti) che rappresentino la maggioranza del capitale sociale, salvo che l’atto
costitutivo non disponga diversamente.
SCIOGLIMENTO ED ESTINZIONE
Oltre alle cause di scioglimento previste per la s.n.c., la s.a.s. si scioglie anche quando viene meno una
delle due categorie di soci «sempreché nel termine di sei mesi non sia stato sostituito il socio che è
venuto meno» (art. 2323). Durante il periodo di sei mesi:
49
LEZIONE 9 – SPA, TRATTI GENERALI,
COSTITUZIONE E CONFERIMENTI
Teoria dello shareholder value vs. teoria della corporate social responsibility → contrapposizione
storica tra le due teorie. La prima teoria si basa sulla volontà di guardare all’interesse degli azionisti
a massimizzare la reddittività e il valore della propria partecipazione. (gli amministratori della
grande impresa devono ispirare la loro linea di condotta a questa teoria: massimizzare l’interesse
degli azionisti). Per il momento sul piano normativo è questa la teoria dominante.
Secondo la 2^ teoria, invece, gli amministratori della grande impresa dovrebbero già ispirare la
loro condotta a una mediazione tra gli interessi degli azionisti alla massimizzazione del profitto e gli
interessi della collettività in senso ampio. (es. pensiamo alla realizzazione dei vaccini in questi tempi).
50
La società come «rete di contratti» o come istituzione:
o Come istituzione: significa che l’interesse della società andrebbe perseguito tenendo conto
anche di interessi diversi da quelli degli azionisti.
o Come rete di contratti: è un involucro in cui gli amministratori rispondono del loro operato
secondo la teoria dell’agency rispetto ai loro azionisti → hanno fiduciary duties (doveri
fiduciari) in relazione ai quali devono preoccuparsi di remunerare l’investimento (visione
contrattualistica).
La normativa sul «bilancio di sostenibilità»: d. lgs. n. 254/2016 → impone ad alcune imprese (molto
poche) di dirigere anche un bilancio di sostenibilità.
Il superamento della personalità giuridica (lifting the veil): viene citata questa teoria poiché in una
SPA il superamento della personalità giuridica è un possibile schema per consentire ai giudici di
intervenire in casi specifici.
Teoria della Business judgement rule: il principio della Business Judgement Rule corrisponde al
principio di insindacabilità della gestione da parte degli amministratori, secondo cui le decisioni
gestorie appannaggio, per legge, degli amministratori non possono essere contestate né dai soci,
né dai creditori sociali e neppure dagli organi giurisdizionali.
La separazione della proprietà dal controllo: la corporation americana è una società caratterizzata
da una separazione della proprietà (soci di maggioranza) dal controllo (potere di gestione).
Le public company e gli investitori istituzionali (watchdogs) – voice vs. exit (diritti di voice e diritti di
exit. (queste due punti sono riferiti al regolamento giudiziario americano, in Italia abbiamo altre norme).
Le società per azioni a proprietà concentrata tipiche del capitalismo familiare italiano.
Le società che fanno ricorso al mercato dei capitali: max. o min. imperatività? In Italia il mercato dei
capitali è molto ristretto.
IL PROCEDIMENTO DI COSTITUZIONE
La costituzione di una S.p.a. è una fattispecie a formazione progressiva, che richiede necessariamente
tre fasi:
A. formazione dell’atto costitutivo (contratto sociale o atto unilaterale, se costituita da un’unica persona)
in forma di atto pubblico;
B. controllo da parte del notaio rogante;
C. iscrizione nel registro delle imprese.
La legge prevede due procedimenti alternativi:
1) costituzione simultanea;
2) costituzione per pubblica sottoscrizione.
51
I CONTENUTI DELL’ATTO COSTITUTIVO
Art. 2328: indica molti elementi, occorre conoscere i più rilevanti:
1) generalità dei soci, denominazione, sedi, durata (anche a tempo indeterminato);
2) descrizione oggetto sociale: l’attività economica programmata (il c.d. core business) e quelle
connesse: individua il perimetro dei poteri di rappresentanza degli amministratori; un suo
cambiamento significativo legittima il recesso del socio assente o dissenziente;
3) ammontare capitale sociale: il minimo legale è di € 50.000,00;
4) numero e valore nominale delle azioni;
5) conferimenti di ciascun socio e valore ad essi attribuito;
6) norme sulla distribuzione degli utili;
7) modello di amministrazione; nome amministratori (indicando RAPP), sindaci, revisore.
52
1) i “promotori” redigono un “programma di adesione”;
2) il programma viene depositato da un notaio e reso pubblico insieme a una nota informativa;
3) viene effettuata la raccolta delle adesioni, che implica la sottoscrizione delle azioni e il versamento
del 25% dei conferimenti in denaro entro un mese dall’ultima sottoscrizione;
4) i promotori convocano l’assemblea dei sottoscrittori;
5) l’assemblea delibera a maggioranza per teste sull’atto costitutivo e nomina gli amministratori;
6) viene stipulato l’atto costitutivo per atto pubblico, con successiva iscrizione nel registro.
I promotori rispondono verso i terzi e le società, ma possono riservarsi un privilegio sugli utili.
non pregiudica gli effetti degli atti compiuti in nome della società prima del suo accertamento;
i soci rimangono tenuti a effettuare i conferimenti fino a che non siano soddisfatti i creditori;
la sentenza che dichiara la nullità nomina i liquidatori della società;
il dispositivo della sentenza deve essere iscritto nel registro delle imprese.
54
(SEGUE) LA REVISIONE DELLA STIMA
Art. 2343, comma 3: «Gli amministratori [e anche i sindaci, specie nelle società quotate] devono, nel
termine di 180 giorni dalla iscrizione della società, controllare le valutazioni contenute nella relazione
e, se sussistono fondati motivi, devono procedere alla sua revisione. Fino a quando le valutazioni non
sono state controllate, le azioni corrispondenti sono inalienabili» [se vendo, il negozio ha effetti solo
inter-partes].
Art. 2343, comma 4: «Se risulta che il valore dei beni e dei crediti conferiti era inferiore di oltre
un quinto a quello per cui avvenne il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il
capitale sociale, annullando le azioni che risultano scoperte. Tuttavia, il socio conferente può versare la
differenza in denaro o recedere dalla società; il socio recedente ha diritto alla restituzione del
conferimento, qualora sia possibile, in tutto o in parte in natura».
In pratica, la soluzione più frequente è che il socio versi il conguaglio in denaro; in subordine, che
receda (se non ha interesse a rimanere in società con una percentuale più bassa sul capitale). Se non
opta per alcuna delle due, si procede all’annullamento delle azioni pro quota.
55
IL SOCIO «MOROSO» (ART. 2344)
Il socio deve versare i conferimenti residui in denaro su richiesta degli amministratori. Se diventa socio
unico, deve comunque provvedere al versamento integrale entro 90 giorni.
Se il socio non provvede, gli amministratori si attengono a una procedura a più stadi:
1) diffida a adempiere entro 15 gg. pubblicata sulla G.U.; se la mora permane,
2) azione per l’adempimento od offerta delle azioni «non liberate» agli altri soci in proporzione alla
loro quota, per un corrispettivo non inferiore ai conferimenti ancora dovuti;
3) in mancanza di offerte dei soci, vendita coattiva delle azioni per conto del socio moroso,
tramite una banca o un intermediario finanziario;
4) se nessuno vuole comprare le azioni, gli amministratori dichiarano la decadenza del socio e
trattengono le somme già riscosse, salvo il risarcimento del maggior danno;
5) se entro l’esercizio di pronuncia della decadenza le azioni non possono essere rimesse in circolazione,
devono essere estinte con corrispondente riduzione del capitale sociale.
56
LEZIONE 10 – LE AZIONI
57
La società gode di ampia autonomia nel modellare il contenuto delle azioni, nei limiti imposti dalla legge
o desumibili dal sistema (art. 2348, comma 2).
Vi sono:
1. AZIONI SENZA VOTO;
2. AZIONI CON VOTO LIMITATO A PARTICOLARI ARGOMENTI;
3. AZIONI CON DIRITTO DI VOTO SUBORDINATO AL VERIFICARSI DI CONDIZIONI NON
MERAMENTE POTESTATIVE (ad es., azioni senza voto che acquistano però tale diritto se la società
non consegua/distribuisca utili per un certo periodo);
Le azioni senza voto, con voto limitato e a voto condizionato non possono complessivamente superare la
metà del capitale sociale.
4. AZIONI A VOTO PLURIMO (attribuiscono più di un voto ciascuna): ammesse solo nelle società
non quotate e per un massimo di 3 voti per ciascuna azione (possono trovarsi anche nelle quotate, ma
solo se sono state emesse prima della quotazione); il voto può anche qui essere limitato o
subordinato.
5. AZIONI A VOTO MAGGIORATO:
ammesse solo nelle società quotate che non abbiano conservato azioni a voto plurimo emesse
prima della quotazione;
non sono una vera e propria categoria di azioni, ma una sorta di «premio fedeltà» per i soci di
lungo periodo (non inferiore a 24 mesi) perdono il privilegio con la cessione, che però
si mantiene in caso di successione mortis causa;
limite: massimo due voti per azioni.
6. AZIONI A VOTO LIMITATO AD UNA MISURA MASSIMA (ad es., fino al 10% del capitale
posseduto ogni azione attribuisce un voto, mentre per l’eccedenza non è riconosciuto diritto di voto);
7. AZIONI A VOTO SCALARE (ad es., fino al 10% del capitale spetta un voto per azione, dal 10 al
20% un voto per ogni due azioni, dal 20 al 30% un voto ogni tre azioni, ecc.).
8. AZIONI PRIVILEGIATE: attribuiscono un diritto di preferenza nella distribuzione degli utili e/o nel
rimborso del capitale al momento dello scioglimento della società (nel limite del divieto del
patto leonino).
9. AZIONI «CORRELATE»:
attribuiscono diritti patrimoniali correlati ai risultati dell’attività sociale in un determinato settore
(ad es., un ramo d’azienda) anche quando non si dia vita a patrimoni separati destinati ad uno
specifico affare;
lo statuto deve stabilire i criteri di individuazione dei costi e ricavi imputabili al settore, le
modalità di rendicontazione, i diritti attribuiti a tali azioni, nonché le eventuali condizioni di
conversione in azioni di altra categoria;
in ogni caso non possono essere corrisposti dividendi in misura superiore agli utili risultanti dal
bilancio generale della società.
10. AZIONI DI RISPARMIO:
Sono prive di diritto di voto, ma a differenza delle azioni senza voto devono necessariamente
accordare privilegi patrimoniali (liberamente modellabili);
possono essere al portatore (assicurando l’anonimato);
possono essere emesse solo dalle società le cui azioni ordinarie sono quotate in mercati
regolamentati italiani o di altri paesi UE;
non possono superare, in concorso con le altre azioni a voto limitato, la metà del capitale sociale;
non attribuiscono il diritto di intervento in assemblea, né il diritto di impugnare le delibere
assembleari invalide, salvo il diritto di risarcimento del danno recato all’azionista;
58
salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo, in caso di aumento del capitale a pagamento gli
azionisti di risparmio hanno diritto di ricevere azioni di risparmio della stessa categoria o,
in mancanza e in ordine: azioni di risparmio di altra categoria, azioni privilegiate o azioni
ordinarie;
è prevista un’organizzazione di gruppo per la tutela degli interessi comuni, composta da
un’assemblea speciale e dal rappresentante comune.
11. AZIONI A FAVORE DEI PRESTATORI DI LAVORO (per assegnare loro utili)
12. AZIONI DI GODIMENTO: assegnate ad alcuni soci in caso di riduzione reale del capitale mediante
sorteggio e annullamento di un certo numero di azioni, rimborsate al solo valore nominale, che può
essere di gran lunga inferiore al valore reale; sono postergate sotto il profilo patrimoniale
(concorrono agli utili solo dopo che gli altri soci hanno preso un dividendo pari almeno al tasso di
interesse legale, e al residuo attivo della liquidazione solo dopo che gli altri soci sono stati
rimborsati delle loro azioni al valore nominale) e non prevedono il diritto di voto.
I TITOLI AZIONARI
Se emessi, i certificati azionari (in forma cartacea) devono indicare (art. 2354):
1. denominazione e sede della società;
2. data dell'atto costitutivo e della sua iscrizione, e l'ufficio del registro delle imprese dove la
società è iscritta;
3. valore nominale o, se si tratta di azioni senza valore nominale, il numero complessivo delle azioni
emesse, nonché l'ammontare del capitale sociale;
4. ammontare dei versamenti parziali sulle azioni non interamente liberate;
5. diritti e obblighi particolari ad essi inerenti.
Inoltre, devono fare menzione di eventuali limiti statutari alla circolazione delle azioni (art. 2355
bis, comma 4).
I certificati azionari possono essere semplici o multipli, a seconda che rappresentino una sola o più
azioni il possessore di un titolo multiplo può chiederne il frazionamento in più titoli in ogni momento,
così come è possibile anche il raggruppamento di più titoli semplici in un titolo multiplo.
59
Ai titoli azionari è di regola collegato un «foglio cedole» le cedole consentono di esercitare i
diritti che maturano durante la vita della società (ad es., diritto di opzione) senza dover esibire il
titolo azionario; sono di regola al portatore e possono formare oggetto di autonoma circolazione
una volta staccate dal titolo principale.
60
azionari: colui che dimostri di essere possessore del titolo può già esercitare tutti i diritti
pertanto, l’annotazione nel libro soci non ha più efficacia legittimante ma solo informativa.
Le azioni al portatore non sono intestate ad alcuna persona (c.d. titoli a legittimazione reale), e il loro
trasferimento avviene mediante semplice consegna del titolo all’acquirente qui, il possessore del
titolo legittimato all’esercizio dei relativi diritti in base alla semplice presentazione del titolo.
Devono però essere ammesse espressamente dalla legge, che oggi le consente solo in casi limitati (ad
es., per le azioni di risparmio) per ragioni fiscali.
LE AZIONI DEMATERIALIZZATE
È sempre maggiore la tendenza alla cd. «dematerializzazione» soluzione che consente una
circolazione più veloce ed evita il rischio di smarrimento o furto del titolo.
In caso di azioni dematerializzate:
61
b. al consenso (placet) di un organo sociale (di solito il c.d.a.) c.d. clausole di mero
gradimento: in questo caso, la clausola è efficace solo se prevede, a carico della società
o degli altri soci, un obbligo di acquisto, oppure il diritto di recesso a favore
dell’alienante, nel caso di diniego del gradimento; il corrispettivo o la quota di
liquidazione saranno determinati secondo il valore reale delle azioni ex art. 2437-ter.
La regola appena menzionata (obbligo di acquisto/recesso) si applica sempre, quando il
trasferimento mortis causa sia subordinato al verificarsi di particolari condizioni, «salvo che sia
previsto il gradimento e questo sia concesso». Le limitazioni al trasferimento delle azioni devono
risultare dai titoli azionari emessi (se le azioni sono materializzate) ma, in mancanza, purché
risultanti dallo statuto (depositato e dunque consultabile presso il registro delle imprese) siano
egualmente opponibili al terzo possessore, che potrà solo agire contro gli amministratori per il
risarcimento dei danni subiti.
62
I PATTI PARASOCIALI NELLE SOCIETA’ CHIUSE
Art. 2341-bis. I patti, in qualunque forma stipulati, che al fine di stabilizzare gli assetti proprietari o
il governo della società:
a) hanno per oggetto l'esercizio del diritto di voto nelle società per azioni o nelle società che le
controllano;
b) pongono limiti al trasferimento delle relative azioni o delle partecipazioni in società che le
controllano;
c) hanno per oggetto o per effetto l'esercizio anche congiunto di un'influenza dominante su tali società,
Non possono avere durata superiore a cinque anni e si intendono stipulati per questa durata anche se
le parti hanno previsto un termine maggiore; i patti sono rinnovabili alla scadenza.
Qualora il patto non preveda un termine di durata, ciascun contraente ha diritto di recedere con
un preavviso di centottanta giorni.
Le disposizioni di questo articolo non si applicano ai patti strumentali ad accordi di collaborazione nella
produzione o nello scambio di beni o servizi e relativi a società interamente possedute dai partecipanti
all'accordo.
63
DURATA E RECESSO EX ART. 123 TUF
1. I patti indicati nell'articolo 122, se a tempo determinato, non possono avere durata superiore a tre anni
e si intendono stipulati per tale durata anche se le parti hanno previsto un termine maggiore; i patti
sono rinnovabili alla scadenza.
2. I patti possono essere stipulati anche a tempo indeterminato; in tal caso ciascun contraente ha diritto di
recedere con un preavviso di sei mesi. Al recesso si applica l'articolo 122, commi 1 e 2.
3. Gli azionisti che intendano aderire a un'offerta pubblica di acquisto o di scambio promossa ai sensi degli
articoli 106 o 107 possono recedere senza preavviso dai patti indicati nell'articolo 122. La
dichiarazione di recesso non produce effetto se non si è perfezionato il trasferimento delle azioni.
Questa disciplina rafforza l’informazione e aumenta il grado di «contendibilità» della società. È
forte in specie il rischio che il gruppo di controllo subisca una «scalata» se le partecipazioni in capo a
soggetti terzi superano il 50%.
LE OBBLIGAZIONI
Le obbligazioni sono titoli di credito (nominativi o al portatore) che rappresentano frazioni di uguale
valore nominale e con uguali diritti di un’unitaria operazione di finanziamento a titolo di mutuo:
conferiscono la situazione di creditore perché rappresentano sostanzialmente un contratto di
finanziamento (lo schema di riferimento è il contratto di mutuo: io do un capitale, che deve essermi
restituito) ≠ 𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑖𝑠𝑐𝑜𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑜.
gli obbligazionisti hanno diritto ad una remunerazione periodica fissa (interessi) normalmente
svincolata dai risultati economici della società, e al rimborso del valore nominale del capitale prestato
alla scadenza pattuita ≠ azionisti (cd. residual claimants) 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑎𝑙 𝑟𝑖𝑚𝑏𝑜𝑟𝑠𝑜 𝑑𝑒𝑙
𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑎𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑖𝑛 𝑓𝑎𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑙𝑖𝑞𝑢𝑖𝑑𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑒𝑡à e sempre che residui un attivo
netto dopo che sono stati soddisfatti tutti i creditori (compresi gli obbligazionisti); inoltre, la
quota di liquidazione dell’azionista può essere pari, superiore o inferiore al valore nominale del
conferimento eseguito.
64
L’ORGANIZZAZIONE DEGLI OBBLIGAZIONISTI
La legge prevede un’organizzazione di gruppo degli azionisti articolata in due organi: assemblea
e rappresentante comune (artt. 2415-2418).
1. ASSEMBLEA DEGLI OBBLIGAZIONISTI
Competenze:
1) nomina e revoca del rappresentante comune;
2) modificazioni delle condizioni del prestito;
3) proposta di concordato preventivo;
4) costituzione di un fondo per le spese necessarie alla tutela dei comuni interessi e
approvazione rendiconto relativo;
5) altri oggetti d'interesse comune degli obbligazionisti.
Funzionamento:
è convocata dal consiglio di amministrazione, dal consiglio di gestione o dal rappresentante
degli obbligazionisti, quando ritenuto necessario o ne sia fatta richiesta da tanti obbligazionisti
che rappresentino il ventesimo dei titoli emessi e non estinti;
si applicano le disposizioni relative all'assemblea straordinaria dei soci;
le delibere sono iscritte, a cura del notaio che ha redatto il verbale, nel registro delle imprese;
per le delibere di modificazione delle condizioni del prestito, è necessario anche in seconda
convocazione il voto favorevole degli obbligazionisti che rappresentino la metà delle
obbligazioni emesse e non estinte;
possono assistere gli amministratori, i sindaci e i componenti del consiglio di gestione e di
sorveglianza.
2. RAPPRESENTANTE COMUNE
Nomina:
è nominato dall’assemblea degli obbligazionisti o, se questa non provvede, dal Tribunale su
domanda di uno o più obbligazionisti o amministratori;
non è necessariamente scelto tra gli obbligazionisti e può essere una persona fisica o giuridica
autorizzata all’esercizio dei servizi di investimento, nonché una società fiduciaria; non può essere
eletto rappresentante comune un amministratore, un sindaco o un dipendente della società.
Durata della carica: dura in carica per un periodo non superiore a 3 esercizi, ma può essere rieletto;
può essere revocato dall’assemblea anche senza giusta causa salvo il diritto al risarcimento dei danni.
Compenso: viene deliberato dall’assemblea degli obbligazionisti e deve ritenersi a carico della stessa
organizzazione degli obbligazionisti e non della società.
Funzioni: tutelare gli interessi degli obbligazionisti nei confronti della società e dei terzi:
1) esegue le deliberazioni dell’assemblea degli obbligazionisti;
2) assiste alle operazioni di sorteggio delle obbligazioni (nulle se svolte in sua assenza o in assenza
di un notaio);
3) ha diritto di assistere alle assemblee dei soci;
4) ha diritto di esaminare il libro delle obbligazioni, quello delle adunanze e delle deliberazioni
dell’assemblea dei soci e ottenerne estratti;
5) ha la rappresentanza processuale degli obbligazionisti, anche nelle procedure concorsuali.
65
TIPI SPECIALI DI OBBLIGAZIONI
1. OBBLIGAZIONI A PREMIO: prevedono l’attribuzione di utilità aleatorie (in denaro o in natura) da
assegnare mediante sorteggio o con altro sistema;
2. OBBLIGAZIONI INDICIZZATE: ancorano il tasso di interesse e/o il valore di rimborso ad indici di
varia natura, interni o (più spesso) esterni alla società (es. in base all’andamento dei prezzi di
azioni, indici azionari o valute estere);
3. OBBLIGAZIONI POSTERGATE (O SUBORDINATE): rimborsabili solo dopo l’integrale
soddisfacimento degli altri creditori (ma prima delle azioni);
4. OBBLIGAZIONI CON WARRANT: (o diritto di opzione su azioni), attribuiscono all’obbligazionista
il diritto di sottoscrivere o acquistare azioni della società emittente o di altra società, ferma restando
la posizione di creditore per le obbligazioni possedute (e ciò le distingue dalle azioni convertibili in
azioni);
5. OBBLIGAZIONI CONVERTIBILI IN AZIONI: attribuiscono all’obbligazionista la facoltà di
trasformare il proprio credito in una partecipazione azionaria della società emittente (procedimento
diretto) o di altra società alla prima collegata (procedimento indiretto) l’art. 2420-bis
prevede una disciplina ad hoc per le obbligazioni convertibili con procedimento diretto:
a differenza delle obbligazioni ordinarie, devono essere emesse previa delibera
dell’assemblea straordinaria (e non dell’organo amministrativo, salvo delega di funzioni
prevista in statuto);
la deliberazione non può essere adottata se il capitale sociale non sia stato interamente versato;
contestualmente deve essere deliberato l’aumento del capitale sociale per un ammontare
corrispondente alle obbligazioni convertibili in azioni;
per l’emissione di obbligazioni convertibili devono essere rispettate le condizioni richieste per
l’emissione di nuove azioni;
rapporto di cambio, periodo e modalità di conversione vengono decisi dall’assemblea
straordinaria, ma l’art. 2420-bis stabilisce una disciplina dispositiva:
o il primo mese di ciascun semestre gli amministratori provvedono all'emissione delle
azioni spettanti agli obbligazionisti che hanno chiesto la conversione nel semestre
precedente, ed entro il mese successivo gli amministratori devono depositare per
l'iscrizione nel registro delle imprese un'attestazione dell'aumento del capitale sociale
in misura corrispondente al valore nominale delle azioni emesse;
in pendenza del periodo di conversione:
o la società non può deliberare né la riduzione volontaria del capitale sociale, né la
modificazione delle disposizioni dello statuto concernenti la ripartizione degli utili,
salvo che ai possessori di obbligazioni convertibili sia stata data la facoltà di
conversione anticipata;
o nei casi di aumento del capitale mediante imputazione di riserve e di riduzione del
capitale per perdite, il rapporto di cambio è modificato in proporzione alla misura
dell'aumento o della riduzione.
Infine, anche nei casi di fusione/scissione, agli obbligazionisti spetta il diritto di conversione anticipata
o, se non se ne avvalgono, diritti equivalenti a quelli loro spettanti prima della fusione/scissione, salvo
che la modifica dei loro diritti sia approvata dall’assemblea degli obbligazionisti.
66
Per quanto riguarda la disciplina degli strumenti finanziari partecipativi è applicabile, in quanto
compatibile, la disciplina sulle obbligazioni.
Solo agli strumenti che attribuiscono anche diritti amministrativi si applica inoltre la disciplina delle
assemblee speciali (art. 2376); per il resto è riconosciuto ampio spazio all’autonomia statutaria quanto
a modalità e condizioni di emissione, diritti, sanzioni in caso di inadempimento delle prestazioni e legge
di circolazione.
A differenza delle azioni, gli strumenti finanziari partecipativi:
non rappresentano parti del capitale sociale;
non attribuiscono la qualità di azionista;
possono essere forniti solo di diritti patrimoniali o anche amministrativi, ma non possono attribuire il
diritto di voto nell’assemblea generale degli azionisti (se non su specifiche materie).
[per quanto riguarda le obbligazioni] Entrambi sono emessi a fronte di un apporto non imputato a
capitale, però:
- le obbligazioni: sono titoli di massa e attribuiscono il diritto al rimborso, che non può dipendere
dall’andamento economico della società, né può essere escluso o soppresso (solo gli interessi
possono variare in base all’andamento economico della società);
Gli strumenti finanziari partecipativi, invece:
a) possono condizionare anche il rimborso del capitale all’andamento della gestione o escluderlo del
tutto;
b) anche se prevedono il diritto incondizionato al rimborso del capitale alla scadenza, come le
obbligazioni, possono attribuire diritti amministrativi (ad es., il diritto di voto su specifiche materie).
PATRIMONI DESTINATI
Esistono due tipologie di patrimoni destinati:
1) PATRIMONI DESTINATI OPERATIVI decisione unilaterale della società di creare un patrimonio
destinato ad uno specifico affare, entro i limiti del 10% del proprio patrimonio netto e purché
non si tratti di affari attinenti ad attività riservate in base a leggi speciali;
2) FINANZIAMENTI DESTINATI contratto di finanziamento, in cui il finanziatore eroga
finanziamenti per un singolo affare, pattuendosi che i proventi dell’affare (o parte di essi) sono
destinati al rimborso totale o parziale del finanziamento.
67
EFFETTI:
1) sul patrimonio destinato e sui proventi dell’affare possono soddisfarsi solo i creditori del singolo
affare, e non anche gli altri creditori della società (nemmeno quelli preesistenti alla creazione del
patrimonio destinato);
2) i creditori del singolo affare non possono soddisfarsi solo sul patrimonio sociale «ordinario», salvo
che la delibera di costituzione del patrimonio destinato preveda diversamente, e fatta comunque
eccezione per i creditori da fatto illecito.
Si producono una volta decorsi 60 giorni dall’iscrizione della delibera nel registro delle imprese
(ed entro tale termine i creditori sociali preesistenti possono fare opposizione al tribunale). Condizione
perché la separatezza patrimoniale operi è che gli atti compiuti in relazione a quello specifico
affare rechino espresso menzione del vincolo di destinazione; in mancanza, risponde la società con
tutto il suo patrimonio.
STRUMENTI FINANZIARI DI PARTECIPAZIONE ALL’AFFARE:
se la società ha emesso strumenti finanziari di partecipazione all’affare, deve tenere un libro
indicante le caratteristiche, i possessori (se nominativi) e i vincoli ad essi relativi;
per i possessori è prevista un’organizzazione (assemblea e rappresentante comune).
RENDICONTO FINALE:
quando l’affare si esaurisce, giunge a compimento o diventa impossibile da eseguire, gli
amministratori devono redigere un rendiconto finale da depositare presso l’ufficio del registro delle
imprese;
se permangono creditori dell’affare insoddisfatti, questi hanno sempre diritto alla liquidazione del
patrimonio destinato; se quest’ultimo non sarà sufficiente, non avranno modo di agire sul
patrimonio ordinario della società;
se nessuno chiede la liquidazione del patrimonio destinato, i beni e i rapporti di quest’ultimo
confluiscono nel patrimonio generale (fermo restando che i creditori insoddisfatti del patrimonio
destinato conservano i propri diritti).
FINANZIAMENTI DESTINATI
Il contratto deve indicare i seguenti elementi essenziali dell’operazione:
l’oggetto dell’affare;
modalità e tempi di realizzazione;
costi previsti e ricavi attesi;
i beni strumentali alla realizzazione dell’operazione;
il relativo piano finanziario.
Il finanziamento viene rimborsato in tutto o in parte con i proventi generati dall’affare, entro il tempo
massimo indicato nel contratto.
Il patrimonio separato è formato dai proventi dell’affare, dai relativi frutti e dagli investimenti
eventualmente effettuati, a garanzia del rimborso del finanziatore.
Perché operi la separatezza patrimoniale è necessario che:
copia del contratto sia iscritta nel registro delle imprese;
la società adotti sistemi di incasso e contabilizzazione idonei ad individuare in ogni momento i
proventi dell’affare e a tenerli separati dal patrimonio della società.
68
EFFETTI:
1. I creditori della società non possono esercitare azioni sui beni oggetto del patrimonio separato, né
possono aggredire i beni strumentali alla realizzazione dell’operazione, ma solo esercitare sui
secondi «azioni conservative»;
2. Il finanziatore non ha azione sul residuo patrimonio della società, salva l’ipotesi di garanzia
parziale di rimborso offerta dalla società stessa. Se però la società fallisce prima della
realizzazione dell’affare, egli può insinuarsi al passivo del fallimento della società viene meno
la separatezza patrimoniale. Se però il curatore preferisce portare a termine l’affare o lo cede ad
un terzo disposto a portarlo a termine rimane la separatezza patrimoniale.
L’ASSEMBLEA
L’assemblea è un organo collegiale:
69
COMPETENZE DELL’ASSEMBLEA
ASSEMBLEA ORDINARIA
Nel modello tradizionale e nel modello monistico, l’assemblea in sede ordinaria:
1) approva il bilancio;
2) nomina e revoca amministratori, sindaci, presidente del collegio sindacale e, quando previsto,
revisore legale dei conti;
3) determina il compenso di amministratori e sindaci;
4) delibera sulla responsabilità di amministratori e sindaci;
5) delibera su altri oggetti di competenza dell’assemblea ex lege, autorizzazioni eventualmente
richieste dallo statuto per il compimento degli atti degli amministratori (ferma la responsabilità
di questi);
6) approva l’eventuale regolamento dei lavori assembleari.
Nel modello dualistico: 1) nomina e revoca membri consiglio di sorveglianza; 2) ne determina compenso;
3) delibera su loro responsabilità; 4) delibera su distribuzione utili; nomina revisore.
ASSEMBLEA STRAORDINARIA
1) modificazioni dello statuto;
2) nomina, sostituzione e poteri dei liquidatori;
3) ogni altra materia espressamente attribuita dalla legge (art. 2365, comma 1).
DELEGA DI FUNZIONI: lo statuto può attribuire alla competenza dell’organo amministrativo specifiche
materie per legge riservate alla competenza dell’assemblea straordinaria:
CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA
L’assemblea è di regola convocata dall’organo amministrativo ogni qualvolta lo ritenga opportuno,
tuttavia è obbligatoria:
1) almeno una volta all’anno entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio sociale (o, entro 180, se
così previsto dallo statuto in ragione di particolari esigenze relative alla struttura e all’oggetto
della società);
2) quando ne sia fatta richiesta dalla minoranza:
a. in particolare, da tanti soci che rappresentino almeno 1/10 del capitale (1/20 se la società
fa ricorso al mercato del capitale di rischio) o la minor % prevista dallo statuto;
b. in tal caso, se gli amministratori, o in loro vece i sindaci, non provvedono, la convocazione
è ordinata con decreto dal tribunale;
c. non può essere richiesta per argomenti sui quali l’assemblea non può deliberare o deve
deliberare su proposta degli amministratori o sulla base di un progetto o relazione da essi
predisposta (ad., es. approvazione bilancio, progetto di fusione).
d. nelle sole società quotate, la minoranza composta da tanti soci che rappresentino almeno
1/40 del capitale può chiedere che venga integrato l’ordine del giorno (entro 5/10 gg.
dalla pubblicazione dell’avviso);
3) in altri casi particolari (ad es., ex art 2446 quando si registrano perdite per oltre 1/3).
70
L’assemblea deve essere convocata dal collegio sindacale quando:
a. è obbligatoria e gli amministratori non vi hanno provveduto;
b. vengono a mancare tutti gli amministratori o l’amministratore unico;
c. il collegio sindacale può inoltre convocarla quando ravvisi dei fatti censurabili di rilevante
gravità e vi sia necessità di provvedere.
La convocazione è disposta dal tribunale nei casi previsti dall’art. 2409 c.c.
LUOGO: se lo statuto non prevede diversamente, l’assemblea è convocata nel Comune dove ha sede la
società.
AVVISO DI CONVOCAZIONE:
Non quotate pubblicazione nel Gazzetta Ufficiale della Repubblica almeno 15 giorni
dell’assemblea prima, oppure pubblicazione in almeno un quotidiano indicato dallo statuto. Lo
statuto può anche consentire la convocazione mediante avviso ai soci almeno 8 giorni prima con
mezzi che garantiscano la prova dell’avvenuto ricevimento (raccomandata a.r., fax, PEC);
Quotate pubblicazione almeno 30 giorni prima dell’assemblea sul sito internet della società,
nonché con le altre forme ed entro i termini previsti dalla Consob.
Contenuto giorno, ora, luogo e ordine del giorno (più altre indicazioni per le quotate);
può indicare già anche la data della seconda convocazione (che non può avere luogo lo
stesso giorno della prima); in assenza, va convocata entro 30 gg. dalla prima (con distinto
invito da pubblicarsi entro il termine ridotto di 8 gg. per le non quotate e 21 giorni per le
quotate).
ORDINE DEL GIORNO: elenco specifico delle materie da trattare; impedisce che si possa deliberare
su argomenti ulteriori e diversi, salvo le delibere consequenziali ed accessorie rispetto a quelle assunte
in conformità all’ordine del giorno.
ASSEMBLEA TOTALITARIA: pur in assenza di convocazione (o di convocazione nelle forme di
legge), l’assemblea è regolarmente costituita quando è rappresentato l’intero capitale sociale (con
diritto di intervento) e partecipa all’assemblea la maggioranza dei componenti degli organi
amministrativi e di controllo, purché le delibere siano tempestivamente comunicate agli assenti;
L’assemblea totalitaria può deliberare su qualsiasi argomento, però ciascuno degli intervenuti può
opporsi alla discussione degli argomenti sui quali non si ritenga sufficientemente informato, impedendo
la deliberazione sul punto.
71
ASSEMBLEA ORDINARIA:
I. Prima convocazione
Costitutivo: 50% del capitale sociale con diritto di voto;
Deliberativo: 50% + 1 (maggioranza assoluta) del capitale rappresentato in assemblea*.
II. Seconda convocazione (ed eventuali successive)
Costitutivo: non previsto;
Deliberativo: 50% + 1 del capitale rappresentato in assemblea*.
* Non si tiene conto delle azioni a voto sospeso e del capitale rappresentato da chi si è astenuto per conflitto
di interessi.
ASSEMBLEA STRAORDINARIA SOCIETÀ CHIUSE:
I. Prima convocazione
Costitutivo: non previsto;
Deliberativo: 50% + 1 (maggioranza assoluta) del capitale sociale (indipendentemente da quello
rappresentato in assemblea)
II. Seconda convocazione (ed eventuali successive)
Costitutivo: 1/3 + 1 del capitale sociale;
Deliberativo: 2/3 del capitale rappresentato in assemblea*.
* Non si tiene conto delle azioni a voto sospeso e del capitale rappresentato da chi si è astenuto per conflitto
di interessi.
ASSEMBLEA STRAORDINARIA SOCIETÀ APERTE:
I. Prima convocazione
Costitutivo: 50% del capitale sociale;
Deliberativo: 2/3 del capitale rappresentato in assemblea*.
II. Seconda convocazione
Costitutivo: 1/3 + 1 del capitale sociale;
Deliberativo: 2/3 del capitale rappresentato in assemblea*.
III. Convocazioni successive
Costitutivo: 20% del capitale sociale;
Deliberativo: 2/3 del capitale rappresentato in assemblea*.
* Non si tiene conto delle azioni a voto sospeso e del capitale rappresentato da chi si è astenuto per conflitto
di interessi.
Lo STATUTO può prevedere maggioranze rafforzate:
sempre, per la prima convocazione dell’assemblea ordinaria e per tutte le convocazioni
dell’assemblea straordinaria;
anche per la seconda convocazione dell’assemblea ordinaria, ma NON per l’approvazione del
bilancio e per la nomina e revoca di componenti di organi sociali.
QUORUM SPECIALI (SOLO DELIBERATIVI):
1) Modifica oggetto sociale, trasformazione, scioglimento anticipato, proroga, revoca
liquidazione, trasferimento sede all’estero, emissione azioni a voto limitato 1/3 + 1 del
capitale (solo per società chiuse);
2) Introduzione/soppressione clausola compromissoria 2/3 del capitale;
3) Trasformazione eterogenea 2/3 aventi diritto + consenso dei soci che acquistano
responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali.
SISTEMA A CONVOCAZIONE UNICA (solo per società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio,
se previsto nello statuto)
I. Assemblea ordinaria
Costitutivo: non previsto;
Deliberativo: 50% + 1 del capitale sociale rappresentato in assemblea.
II. Assemblea straordinaria
Costitutivo: 20% del capitale sociale;
Deliberativo: 2/3 del capitale rappresentato in assemblea*.
* Non si tiene conto delle azioni a voto sospeso e del capitale rappresentato da chi si è astenuto per conflitto
di interessi.
72
DIRITTO DI INTERVENTO
Possono intervenire in assemblea coloro ai quali spetta il diritto di voto (art. 2370):
sono compresi gli azionisti con diritto di voto sospeso (le loro azioni sono infatti conteggiate ai
fini del raggiungimento del quorum costitutivo);
sono esclusi tutti gli azionisti senza diritto di voto, ad eccezione del socio che abbia dato
le proprie azioni in pegno o usufrutto;
partecipano inoltre i componenti degli organi di amministrazione e controllo e i rappresentanti
comuni degli azionisti di risparmio, degli obbligazionisti e dei titolari di strumenti finanziari
di partecipazione ad uno specifico affare.
La condizione (titolarità azioni, pegno, etc.) che legittima l’intervento deve sussistere:
il giorno stesso dell’adunanza nelle non quotate (salvo diversa previsione statutaria);
al settimo giorno feriale precedente l’adunanza (c.d. sistema della data di registrazione) nelle
quotate.
SVOLGIMENTO DELL’ASSEMBLEA
L’assemblea è presieduta da un presidente indicato nello statuto o, in mancanza, eletto a maggioranza
dei presenti, e il verbale è redatto da un segretario, a meno che non vi sia la presenza di un
notaio (obbligatoria nelle quotate e per le assemblee straordinarie).
Fasi:
I. Accertamento: presidente verifica se l’assemblea è validamente costituita, invita i partecipanti a
identificarsi, ecc.; è più complesso in distance;
II. Discussione: fermo restando che tutti i votanti hanno diritto di partecipare alla discussione, è il
presidente a regolamentare questa fase (es. può fissare una durata massima per gli interventi e
decidere «quanto» verbalizzare);
III. Votazione: la modalità di votazione (alzata di mani, schede, ecc.) può essere liberamente stabilita
(dallo statuto o dall’assemblea, e in subordine dal presidente), ma il voto deve essere palese;
IV. Verbalizzazione: le delibere devono constare da verbale sottoscritto dal presidente e dal
segretario/notaio, che deve essere trascritto nell’apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni
dell’assemblea tenuto a cura degli amministratori.
DIRITTO DI VOTO
Alcune problematiche particolari riguardano il diritto di voto:
1. Voto divergente: un socio titolare di più azioni può votare in modo diverso per alcune di esse?
SI di massima;
2. Voto segreto: NO, il verbale deve consentire l’identificazione di coloro che hanno votato, ai fini
di poter attribuire la legittimazione ad impugnare;
3. Voto di lista: sistema di elezione degli organi sociali che consente alla minoranza di ottenere
una propria rappresentanza in seno all’organo (nelle quotate c’è anche l’amministratore di
minoranza).
4. Voto per corrispondenza: lo statuto può prevedere un sistema di voto a distanza.
5. Deleghe di voto: azionisti ed altri legittimati con diritto di voto possono farsi rappresentare
in assemblea.
73
DELEGHE DI VOTO
Solo nelle società chiuse lo statuto può escludere o limitare la facoltà di delega. Nelle società aperte la
delega può essere data solo per singole assemblee.
DELEGA:
deve essere conferita per iscritto e i documenti devono essere conservati dalla società;
deve necessariamente indicare il nome del delegato (e, nelle quotate, anche del sostituito) il
delegato può a sua volta frasi sostituire solo se la delega lo prevede; se il la delega è
conferita a una società o un ente, questi possono delegare un proprio
dipendente/collaboratore;
è sempre revocabile.
Società chiuse o con azioni diffuse fra il pubblico (CADP):
1) LIMITI SOGGETTIVI la delega non può essere conferita a membri degli organi amministrativi o
di controllo e dipendenti della società/di società controllate; né alla società di revisione
contabile ed al responsabile della revisione;
2) LIMITI QUANTITATIVI uno stesso soggetto non può rappresentare più di 20 soci nelle società
chiuse, mentre nelle società CADP il limite numerico cresce in funzione del valore del capitale sociale
(limiti quantitativi).
Società quotate:
1) possibile anche la delega per via elettronica (modalità previste dallo statuto);
2) la società è tenuta a designare per ciascuna assemblea un soggetto al quale gli azionisti possono
conferire senza spese una delega con istruzioni di voto per tutte o alcune proposte all’ordine
del giorno;
3) non valgono i limiti soggettivi e quantitativi previsti per le non quotate;
4) sollecitazione: richiesta di conferimento di deleghe di voto rivolta da uno o più soggetti
(«promotori») a più di 200 azionisti su specifiche proposte di voto, ovvero accompagnata
da raccomandazioni/dichiarazioni idonee a influenzarne il voto;
5) raccolta di deleghe: richiesta di conferimento di deleghe di voto effettuata da associazioni di
azionisti nei confronti dei propri consociati.
74
Al socio in conflitto d’interessi non è vietato votare (salvo quanto previsto nell’art. 2373 comma 2, che
vieta al socio-amministratore di votare nelle delibere riguardanti la sua responsabilità); ma se vota e la
delibera viene approvata con il suo voto determinante, la stessa è impugnabile qualora possa recare
danno alla società due condizioni dunque per l’annullabilità:
ANNULLABILITÀ
Sono annullabili «tutte le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge o dello statuto»
(art. 2377, comma 2).
Si specifica che danno luogo ad annullabilità (e non a «inesistenza», come sostenuto in passato):
a. la partecipazione all’assemblea di persone non legittimate, se tale partecipazione sia stata
determinante per la regolare costituzione dell’assemblea;
b. l’invalidità dei singoli voti o il loro inesatto conteggio, se determinanti per il raggiungimento
della
maggioranza;
c. Incompletezza/inesattezza del verbale, ma solo quando impedisce l’accertamento del contenuto,
degli effetti e della validità della delibera.
L’impugnativa può essere proposta solo dai seguenti soggetti espressamente legittimati:
1. soci assenti, dissenzienti o astenuti (con le aliquote di cui infra);
2. amministratori (anche singolarmente);
3. collegio sindacale o consiglio di sorveglianza;
4. rappresentante comune degli azionisti di risparmio.
In casi tassativi, ad es. in tema di partecipazioni rilevanti, sindacati di voto e di blocco e di bilancio
di società quotate, può essere proposta anche da Consob, Banca d’Italia e Ivass.
Legittimati a impugnare sono gli azionisti con diritto di voto che rappresentino, anche congiuntamente,
l’1 x 1000 nelle società aperte e il 5% nelle società chiuse, ma lo statuto può limitare/escludere questo
limite. Ai soci non legittimati a impugnare la delibera annullabile (ossia «sotto soglia») è riconosciuto il
risarcimento dei danni loro cagionati.
L’impugnativa o l’azione di risarcimento danni deve essere proposti entro 90 gg. dalla data della
deliberazione o dall’iscrizione/deposito nel registro delle imprese.
L’annullamento ha efficacia generale, salvi i diritti acquistati dai terzi in buona fede in base ad atti
compiuti in esecuzione della delibera.
L’annullamento non ha luogo se la delibera è sostituita con altra conforme alla legge o allo statuto
adottata dall’assemblea competente (cd. «sanatoria»).
75
NULLITÀ
Ricorre in tre casi tassativamente indicati dall’art. 2379:
(Vizio di contenuto)
I. OGGETTO IMPOSSIBILE O ILLECITO (= contrario a norme imperative, all’ordine pubblico o
al buon costume). Distinzione non semplice fra illiceità (che comporta nullità) e illegittimità (che
comporta annullabilità):
a. se la norma violata presidia interessi ulteriori rispetto a quelli dei soci (es. interessi dei
terzi o interesse generale che trascende a quello particolare dei soci), si tratta di
violazione di norma imperativa l’oggetto è illecito e si avrà nullità;
b. se le norme violate sono poste a tutela dei soci, si tratta di violazione di norma
non imperativa l’oggetto è illegittimo e si avrà annullabilità.
(Vizi procedurali)
II. MANCATA CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA, con due precisazioni:
1. deve trattarsi di mancanza assoluta nel caso di irregolarità dell’avviso, es. se
questo proviene da chi non è competente, ma l’avviso è idoneo a consentire, a chi ne
ha diritto, di intervenire, si ha mera annullabilità e non nullità;
2. l’azione di nullità non può essere esercitata da chi, anche successivamente, abbia
manifestato il suo assenso allo svolgimento dell’assemblea.
III. MANCANZA DEL VERBALE, anche qui con due precisazioni:
1. il verbale non si considera mancante se contempla la data della deliberazione e il suo
oggetto, ed è sottoscritto dal presidente dell’assemblea o dal presidente del cda o del
consiglio di sorveglianza nonché dal segretario o dal notaio;
2. la nullità per mancanza del verbale è sanata con effetto retroattivo mediante
verbalizzazione eseguita prima dell’assemblea successiva, salvi i diritti dei terzi che in
buona fede ignoravano la deliberazione.
LEGITTIMAZIONE: la nullità può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e può essere anche
rilevata d’ufficio dal giudice.
EFFETTI: la delibera nulla è considerata inefficace dal giorno della sua adozione, con conseguente
obbligo per gli amministratori di non darvi attuazione; ma anche qui è ammessa la «sanatoria»
mediante la sostituzione della delibera.
LIMITI TEMPORALI:
possono essere impugnate senza limiti di tempo le delibere che modificano l’oggetto sociale,
prevedendo attività illecite o impossibili;
in tutti gli altri casi, è previsto un termine di decadenza di 3 anni dall’iscrizione/deposito nel
registro delle imprese o dalla trascrizione nel libro delle adunanze dell’assemblea.
76
LEZIONE 13 – ORGANO AMMINISTRATIVO
S.P.A. – POTERI E RESPONSABILITA’
77
Gli amministratori rimangono in carica per 3 esercizi sociali e di norma scadono in occasione
dell’assemblea che approva il bilancio relativo al terzo esercizio. Salvo diversa disposizione statutaria,
sono rieleggibili.
Non è eleggibile chi sia stato sottoposto a interdizione, inabilitazione, fallimento, condanna a una pena
interdittiva dai pubblici uffici o determinante l’incapacità a esercitare uffici direttivi. Lo statuto può anche
prevedere requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza.
La nomina deve essere accettata entro 30 giorni da quando ne hanno avuto notizia e deve essere iscritta
nel registro delle imprese, indicando chi di essi abbia i poteri di rappresentanza. Dopo l’iscrizione,
l’eventuale invalidità della nomina non può essere opposta ai terzi, a meno che non si provi che questi
avevano concreta conoscenza della causa di invalidità.
78
ALTRE CAUSE DI CESSAZIONE DALLA CARICA
Decesso;
Decadenza per sopravvenienza di cause di ineleggibilità;
Rinunzia (dimissioni): deve essere comunicata per iscritto al CdA e al Presidente del collegio
sindacale: a) ha effetto immediato se permane in carica la maggioranza del CdA; b) altrimenti, ha
effetto dal momento in cui la maggioranza è stata ricostituita, attraverso l’accettazione dei
nuovi amministratori;
Scadenza del termine: la cessazione ha effetto dal momento in cui il CdA è stato ricostituito; sino
ad allora l’amministratore resta in carica in regime di prorogatio, tanto nell’ipotesi di rinnovo
dell’intero CdA, quanto nell’ipotesi di rinnovo parziale.
79
COMITATO ESECUTIVO E CONSIGLIERI DELEGATI (art. 2381, co. 2-5)
2. Se lo statuto e l’assemblea lo consentono, il CdA può delegare proprie attribuzioni ad un comitato
esecutivo composto di alcuni dei suoi componenti, o ad uno o più dei suoi componenti (TRE LIVELLI)
3. Il consiglio di amministrazione determina il contenuto, i limiti e le eventuali modalità di esercizio della
delega; può sempre impartire direttive agli organi delegati e avocare a sé operazioni rientranti nella delega.
Sulla base delle informazioni ricevute valuta l'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e
contabile della società; quando elaborati, esamina i piani strategici, industriali e finanziari della società;
valuta, sulla base della relazione degli organi delegati, il generale andamento della gestione.
4. Non possono essere delegate le attribuzioni indicate negli articoli 2420-ter (EMISSIONE OBB.
CONVERTIBILI), 2423 (PROGETTO DI BILANCIO), 2443 (AUMENTO DI CAPITALE DELEGATO), 2446,
2447 (RIDUZIONE PER PERDITE), 2501-ter (PROGETTO DI FUSIONE) e 2506-bis (PROGETTO DI
SCISSIONE).
5. Gli organi delegati curano che l'assetto organizzativo, amministrativo e contabile sia adeguato alla
natura e alle dimensioni dell'impresa e riferiscono al consiglio di amministrazione e al collegio
sindacale, con la periodicità fissata dallo statuto e in ogni caso almeno ogni sei mesi, sul generale
andamento della gestione e sulla sua prevedibile evoluzione nonché sulle operazioni di maggior rilievo, per
le loro dimensioni o caratteristiche, effettuate dalla società e dalle sue controllate.
80
L’ORGANO AMMINISTRATIVO NEL SISTEMA DUALISTICO: IL
CONSIGLIO DI GESTIONE (CG)
Il modello dualistico è il modello che sulla carta meglio realizza la separazione fra proprietà (soci)
e controllo (managers).
Il CG deve essere composto di almeno due membri, anche non soci, designati dal Consiglio di
sorveglianza (CS) ‒ salve anche qui «riserve» a favore dei portatori di strumenti finanziari e dello
Stato/enti pubblici, ai quali cui compete anche il potere di revoca. La revoca anche qui se difetta giusta
causa, dà diritto al risarcimento dei danni.
Il CS determina anche il compenso dei membri del CG e può deliberare a maggioranza assoluta
l’azione di responsabilità nei loro confronti (in aggiunta all’assemblea e ai soci di minoranza: v. slides
infra).
I membri del CG durano in carica tre anni e sono rieleggibili. Il CG può delegare proprie attribuzioni a
uno o più componenti, ma non nominare un comitato esecutivo.
Al CG si applicano le norme che abbiamo visto sul CdA, salve alcune norme speciali:
A. la sostituzione dei suoi membri spetta sempre al CS, che provvede senza indugio;
B. i suoi componenti non possono essere contemporaneamente membri del CS;
C. lo statuto può sottrarre al CG competenze gestorie (in specie di «alta direzione») a vantaggio del
CS.
81
Affinché l’azione compiuta dall’Amministratore sia sottoposta un sindacato giudiziale «limitato» occorre:
1. che si tratti di una scelta imprenditoriale;
2. che sia stata compiuta nell’interesse della società, ovvero non in conflitto di interesse (= art. 2391,
co. 4 e 5: L'amministratore risponde dei danni derivati alla società dalla sua azione od omissione.
L'amministratore risponde altresì dei danni che siano derivati alla società dalla utilizzazione a vantaggio
proprio o di terzi di dati, notizie o opportunità di affari appresi nell'esercizio del suo incarico
(CORPORATE OPPORTUNITIES);
3. che sia stata assunta sulla base di informazioni commisurate alle circostanze e disponibili;
4. che la condotta dell’amministratore non sia stata dolosa o gravemente colposa.
In ogni caso, gli Amministratori sono responsabili nel caso di violazione di norme puntuali che impongono
determinate azioni (in particolar modo, se omettono di portare alla luce che il capitale sociale è sceso
sotto il minimo legale per perdite di oltre un terzo, sì da dover convocare ex art. 2447 c.c. l’assemblea
straordinaria per deliberare la ricapitalizzazione, la trasformazione o la messa in liquidazione).
82
statuto per l'esercizio dell'azione sociale di responsabilità ai sensi dell'articolo 2393-bis (v. slide
successiva).
83
L’ESERCIZIO DELL’AZIONE SOCIALE DA PARTE DI SINGOLI SOCI (ART.
2393-BIS)
ISPIRATA DAGLI ORDINAMENTI ANGLOSASSONI per dare voce alle minoranze HA AVUTO SCARSO
SUCCESSO
L'azione sociale di responsabilità può essere esercitata anche dai soci che rappresentino almeno:
a. un quinto del capitale sociale o la diversa misura prevista nello statuto, comunque non superiore
al terzo;
b. ovvero, nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, un quarantesimo del
capitale sociale o la minore misura prevista nello statuto.
È UN’AZIONE PER CONTO DELLA SOCIETA’, sicché la società deve essere chiamata in giudizio e l'atto
di citazione è ad essa notificato anche in persona del presidente del collegio sindacale. I soci che
intendono promuovere l'azione nominano, a maggioranza del capitale posseduto, uno o più
rappresentanti comuni per l'esercizio dell'azione e per il compimento degli atti conseguenti. I SOCI
ATTORI DEVONO MANTENERE IL POSSESSO DELLE AZIONI PER TUTTA LA DURATA DELLA CAUSA.
In caso di accoglimento della domanda, la società rimborsa agli attori le spese del giudizio e
quelle sopportate nell'accertamento dei fatti che il giudice non abbia posto a carico dei soccombenti o
che non sia possibile recuperare a seguito della loro escussione. «SE VA MALE», DOVRANNO PAGARE
LE SPESE DI LITE.
Gli attori possono rinunciare all'azione o transigerla; ogni corrispettivo per la rinuncia o transazione
deve però andare a vantaggio della società. Rinuncia e transazione possono anche essere approvati
dalla società.
84
LA RESPONSABILITÀ VERSO SINGOLI SOCI O TERZI (ART. 2395)
Le disposizioni dei precedenti articoli non pregiudicano il diritto al risarcimento del danno spettante al
singolo socio o al terzo che sono stati direttamente danneggiati da atti colposi o dolosi degli
amministratori.
È una norma che conferma l’applicazione in questo ambito della regola generale della responsabilità
extracontrattuale di cui all’art. 2043 c.c.
Si deve trattare di un danno recato direttamente alla sfera patrimoniale del socio o terzo, che ad
es. sia stato indotto a investire nella società sulla base di un bilancio falso.
L'azione può essere esercitata entro cinque anni dal compimento dell'atto che ha pregiudicato il socio
o il terzo. Può anche essere estesa alla società ex art. 2049 c.c., sul presupposto che fra gli
amministratori e la società corre un rapporto di immedesimazione organica.
85
Sono considerate collegate le società sulle quali un'altra società esercita un'influenza notevole.
L'influenza si presume quando nell'assemblea ordinaria può essere esercitato almeno un quinto dei
voti. ovvero un decimo se la società ha azioni quotate in mercati regolamentati.
I RAPPORTI CON LE SOCIETA’ CONTROLLATE E COLLEGATE DEVONO ESSERE INDICATI NEL BILANCIO
86
VANTAGGI DELLA STRUTTURA DI GRUPPO
Separazione fra proprietà (indirizzi e conflitti della «famiglia di controllo» confinati nella
holding) e gestione delle controllate (ove collocare manager esterni)
È più agevole mantenere il controllo da parte della famiglia in caso di quotazione (anche della
società operativa più «appetibile»)
Diversificazione dei settori economici, magari con collocazione nelle controllate di esponenti
dei diversi rami familiari
Effetto di leverage finanziario moltiplicato dai livelli di controllo.
Più facile stabilire partnership con altri gruppi
Centralizzazione di attività di servizio alle controllate: ad es., marketing strategico, gestione del
personale, etc.
Tesoreria accentrata: gestione unitaria dei rapporti con le banche, emissione di obbligazioni o
di altri titoli da parte della holding (v. art. 2497-quinquies, infra)
Consolidato fiscale e altre opportunità fiscali (pianificazione fiscale di gruppo)
Gestione accentrata della politica dei dividendi, con possibilità di creare un fondo dividendi
per facilitare l’exit di alcuni rami familiari
88
FINANZIAMENTI «INFRAGRUPPO»
Art. 2497-quinquies. Ai finanziamenti effettuati a favore della società da chi esercita attività di direzione
e coordinamento nei suoi confronti o da altri soggetti ad essa sottoposti si applica l'articolo 2467.
Il richiamo all’art. 2467 implica che il rimborso del finanziamento è postergato al soddisfacimento
di tutti gli altri creditori se: a) concesso in un momento di eccessivo squilibrio nell’indebitamento
rispetto al patrimonio netto, o b) in una situazione finanziaria nella quale sarebbe stato
ragionevole un conferimento. Il legislatore vuole incentivare i conferimenti da parte dei soci in luogo
dei finanziamenti.
Dal 16 marzo 2019 l’art. 2467 non contempla più anche la regola secondo cui, se il finanziamento
è stato rimborsato nell’ultimo anno prima della dichiarazione di fallimento, la somma rifusa deve essere
restituita alla società; e dunque anche ai fini dell’art. 2497-quinquies questa regola non opera più.
89
Tuttavia, si tratta di un’operazione che non necessariamente ha carattere frodatorio e che può giovare
alla società, ad esempio al fine di stabilizzare i corsi azionari o per assicurare ai soci un ritorno
finanziario alternativo agli utili. Pertanto, non è radicalmente vietata, ma sottoposta a varie condizioni.
90
DIVIETO DI SOTTOSCRIZIONE DELLE PROPRIE AZIONI (ART. 2357-
QUATER)
NORMA CHE INTRODUCE DELLE PRESUNZIONI EX LEGE MOLTO PARTICOLARI
In linea di principio, la società non può sottoscrivere azioni proprie.
Le azioni sottoscritte in violazione di tale divieto si intendono sottoscritte e devono essere liberate dai
promotori e dai soci fondatori o, in caso di aumento del capitale sociale, dagli amministratori, a meno
che gli stessi non dimostrino di essere esenti da colpa.
Chiunque abbia sottoscritto in nome proprio, ma per conto della società, azioni di quest'ultima, è
considerato a tutti gli effetti sottoscrittore per conto proprio. Della liberazione delle azioni rispondono
solidalmente, a meno che non dimostrino di essere esenti da colpa, i promotori, i soci fondatori e, nel
caso di aumento del capitale sociale, gli amministratori.
L'importo complessivo delle somme impiegate e delle garanzie fornite per l’operazione non può
eccedere il limite degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio
regolarmente approvato, tenuto conto anche dell'eventuale acquisto di azioni proprie. Una riserva
indisponibile pari all'importo complessivo delle somme impiegate e delle garanzie fornite è iscritta al
passivo del bilancio.
91
Una riserva indisponibile, pari all'importo delle azioni o quote della società controllante iscritto
all'attivo del bilancio deve essere costituita e mantenuta nel passivo finché le azioni o quote non siano
trasferite.
La società controllata da altra società non può esercitare il diritto di voto nelle assemblee di questa.
92
Comma 2 [già menzionato]: l'assunzione di partecipazioni in altre imprese comportante una
responsabilità illimitata per le obbligazioni delle medesime deve essere deliberata dall'assemblea; di
tali partecipazioni gli amministratori danno specifica informazione nella nota integrativa del bilancio.
Altri limiti si riscontrano nell’ambito della disciplina sulle società quotate (artt. 120 e 121 TUF): li
esamineremo quando tratteremo dei tratti essenziali di tale disciplina.
LA SOCIETA’ EUROPEA
È un tipo di società per azioni che si caratterizza per il fatto di operare in più paesi dell’Unione Europea
con regole «di diritto comune» autonome da quelle previste dalle singole legislazioni nazionali in
materia della S.p.A.
La Società Europea (SE) non trova le sue principali fonti normative nella legge nazionale, bensì nel
Regolamento comunitario n. 2157/2001 del Consiglio dell’8.10.2001 e nella Direttiva 2001/86/CE
del Consiglio, sempre del 8.10.2001, che completa lo statuto della Società europea per quanto
riguarda il coinvolgimento dei lavoratori nella gestione della società, coinvolgimento indispensabile affinché
possa costituirsi una SE.
93
SISTEMI DI AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO DELLA SE
Non è previsto, come per nostre S.p.a. il sistema tradizionale, con l’assemblea, il consiglio di
amministrazione e il collegio sindacale.
Si deve scegliere piuttosto tra un sistema dualistico e un sistema monistico. La struttura della SE
comprende cioè, secondo la scelta formalizzata nello statuto:
A) un'assemblea generale degli azionisti;
B’) un organo di direzione affiancato da un organo di vigilanza (sistema dualistico) o
B’’) un organo di amministrazione (sistema monistico).
La norma per noi di maggiore interesse è quella che prevede che una persona giuridica possa
assumere la qualità di componente dell’organo di dir/vig/amm. A tale scopo essa deve nominare
un suo rappresentante persona fisica.
COMPOSIZIONE E NOMINA
COMPOSIZIONE:
composto da 3 o 5 membri effettivi (soci o non soci), e 2 supplenti;
nelle società quotate il numero dei sindaci può essere determinato liberamente, purché ci
siano almeno 3 sindaci effettivi e 2 supplenti;
94
NOMINA:
i primi sindaci sono nominati nell’atto costitutivo, i successivi dall’assemblea ordinaria;
la legge o lo statuto possono riservare la nomina di uno o più sindaci allo Stato o ad enti
pubblici che abbiano partecipazioni nella società;
lo statuto può altresì riservare la nomina di un sindaco ai possessori di strumenti finanziari
partecipativi;
nelle quotate, un membro effettivo deve essere nominato dai soci di minoranza [L.20].
REQUISITI DI PROFESSIONALITÀ
Tutti i sindaci devono devono essere scelti tra i professori universitari in materie giuridiche o economiche,
oppure tra gli iscritti in albi professionali, individuati da un Decreto del Ministro della giustizia (=
avvocati, commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro);
Almeno un sindaco effettivo ed un supplente devono essere iscritti nel registro dei revisori contabili;
ma, se lo statuto affida al consiglio sindacale anche la revisione legale dei conti, tutti i sindaci devono
essere iscritti nell’apposito registro dei revisori dei conti;
La legge consente una composizione diversificata (sindaci con qualità professionali diverse), affinché
nell’organo siano presenti le necessarie competenze tecniche.
REQUISITI DI INDIPENDENZA
Per assicurarne l’efficienza e l’indipendenza, non può essere nominato sindaco (ex art. 2399):
a) chi sia interdetto, inabilitato, fallito, o condannato a una pena che importa interdizione, anche
temporanea, dai pubblici uffici o l'incapacità ad esercitare uffici direttivi (come già previsto per
gli amministratori dall’art. 2382);
b) il coniuge, i parenti o gli affini entro il quarto grado degli amministratori della società o di
società facenti parte del gruppo;
c) coloro che sono legati alla società o a società facenti parte del gruppo da un rapporto di lavoro
subordinato o da un rapporto continuativo di consulenza o di prestazione d'opera
retribuita, ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale che possano comprometterne
l'indipendenza.
Lo statuto può prevedere ulteriori cause di ineleggibilità.
prima di accettare la nomina, i soggetti designati come sindaci devono rendere noti tutti
gli incarichi di amministrazione e controllo ricoperti in altre società;
lo statuto può prevedere limiti al cumulo di incarichi da parte dei sindaci;
nelle società quotate o con strumenti finanziari diffusi tra il pubblico è fissato un limite massimo
dalla Consob a pena di decadenza dalla carica (L.20).
95
CESSAZIONE DALLA CARICA
DURATA: i sindaci restano in carica per tre esercizi sociali e sono rieleggibili.
CAUSE DI CESSAZIONE:
1. MORTE;
2. REVOCA: postula una deliberazione dell’assemblea ordinaria motivata per giusta causa, nonché
l’approvazione del Tribunale;
3. RINUNCIA;
4. DECADENZA: a) se sopraggiunge una causa di ineleggibilità; b) se è sospeso o cancellato dal
registro dei revisori; c) se, senza giustificato motivo, non assiste alle assemblee o, nel corso di un
esercizio sociale, a due riunioni consecutive del cda o del comitato esecutivo ovvero a due riunioni
anche non consecutive del collegio sindacale.
FUNZIONI GENERALI
Il collegio sindacale:
vigila sulla legalità dell’amministrazione: verifica che l’attività sociale sia svolta nel rispetto
della legge e dello statuto, nonché dei principi di corretta amministrazione;
vigilia altresì sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato
dalla società e sul suo concreto funzionamento;
ha il potere-dovere di intervenire alle riunioni dell’assemblea, del cda e del comitato esecutivo
e di impugnarne le delibere se illegittime;
FUNZIONI CONTABILI
Il collegio sindacale:
vigila sull’adeguatezza e sull’affidabilità del sistema amministrativo-contabile affidato al
revisore legale;
nelle società non quotate, il suo consenso è necessario per l’iscrizione all’attivo di alcune voci di
bilancio;
ha il potere-dovere di formulare proposte all’assemblea in ordine al bilancio e alla sua
approvazione;
può svolgere la revisione legale dei conti in luogo del revisore esterno, se previsto dallo statuto.
FUNZIONI VICARIE
Al collegio sindacale (CS) sono inoltre devolute per legge funzioni di consulenza propositiva e di
amministrazione attiva (ad es., deve esprimere il proprio parere sulla determinazione da parte dal cda
della remunerazione degli amministratori investiti di particolari compiti). Come si è visto, quando tutti gli
amministratori vengono meno, il CS svolge eccezionalmente funzioni di amministrazione ordinaria e ha
l’obbligo di convocare l’assemblea.
96
Il CS può assumere anche le funzioni dell’organismo di vigilanza (O.d.V.) previsto dalla disciplina sulla
«responsabilità amministrativa degli enti» di cui al d. lgs. n. 231/2001.
POTERI DI INFORMAZIONE
Per consentire al collegio l’efficace svolgimento della propria attività, la legge stabilisce a favore
del
collegio sindacale diversi poteri di informazione:
a) non solo i sindaci devono assistere alle riunioni del cda e del comitato esecutivo, ma possono
chiedere notizie sulle operazioni sociali agli amministratori, i quali non possono rifiutarsi di
fornirle;
b) il CS ha il potere-dovere di «scambiare informazioni con i corrispondenti organi delle società
controllate in merito ai sistemi di amministrazione e di controllo e sull’andamento generale
dell’attività sociale»;
c) è espressamente previsto lo scambio tempestivo di informazioni tra il collegio sindacale e i
soggetti incaricati della revisione legale.
POTERI DI SOSTITUZIONE
I sindaci hanno specifici poteri-doveri di iniziativa, in sostituzione dell’assemblea e/o degli
amministratori. In particolare, devono:
a) convocare l’assemblea ed eseguire le pubblicazioni prescritte per legge in caso di omissione
da parte degli amministratori;
b) chiedere al tribunale competente che venga disposta la riduzione del capitale sociale
obbligatoria per legge, qualora l’assemblea non vi provveda e gli amministratori restino inerti.
98
SISTEMA DUALISTICO - IL CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA
IL CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA IN GENERALE
Ricordiamo che il sistema dualistico prevede la presenza di un consiglio di gestione (che svolge le funzioni
tipiche del cda nel sistema tradizionale) e di un consiglio di sorveglianza.
La revisione legale dei conti è affidata, senza eccezioni, ad un revisore o ad una società di revisione.
Al consiglio di sorveglianza sono attribuite sia le funzioni di vigilanza proprie del collegio sindacale, sia
alcune funzioni che, nel sistema tradizionale, sono proprie dell’assemblea (in specie, è competente per
la nomina e revoca dei componenti del consiglio di gestione e per l’approvazione del bilancio).
COMPOSIZIONE E NOMINA
I componenti del consiglio di sorveglianza:
REQUISITI DI ELEGGIBILITA’
La legge prevede requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza dei consiglieri di sorveglianza.
Nelle società chiuse:
1. almeno un componente deve essere iscritto nel registro dei revisori legali dei conti;
2. non possono essere eletti i componenti del consiglio di gestione, nonché coloro che sono
legati alla società, o a società appartenenti allo stesso gruppo, da un rapporto di lavoro o
continuativo di consulenza o di prestazione d’opera retribuita che ne possa compromettere
l’indipendenza;
3. operano le cause di ineleggibilità e decadenza previste dall’art. 2382 per gli
amministratori, estese dall’art. 2399 ai sindaci (inabilitato, interdetto, fallito, condannato
ad una pena che importa interdizione dai pubblici uffici o l'incapacità ad esercitare uffici
direttivi).
4. Lo statuto può prevedere altri limiti o criteri per il cumulo di incarichi.
Nelle società aperte:
trovano applicazione in aggiunta i limiti al cumulo di incarichi determinati con regolamento
dalla Consob.
Nelle sole società quotate:
i consiglieri di sorveglianza devono essere altresì in possesso dei requisiti di professionalità e
onorabilità fissati per decreto dal Ministro della Giustizia;
si applicano le cause di ineleggibilità suppletive previste per i sindaci dal T.U.F. (= rileva ogni
rapporto patrimoniale capace di comprometterne l’indipendenza: per le sole quotate
opere, quindi, anche la regola dell’ineleggibilità del coniuge, dei parenti e affini entro il
quarto grado degli amministratori).
Lo statuto può prevedere ulteriori requisiti e cause di ineleggibilità o decadenza.
99
DURATA: i consiglieri di sorveglianza restano in carica 3 esercizi sociali (quindi per un triennio) e sono
rieleggibili, salvo diversa disposizione nell’atto costitutivo; la cessazione per scadenza ha effetto dal
momento in cui l’organo è stato ricostituito.
REVOCA: i consiglieri di sorveglianza sono revocabili dall’assemblea anche in assenza di giusta
causa, salvo il diritto al risarcimento dei danni; tuttavia, è necessario che la delibera di revoca sia
approvata con il voto favorevole di almeno 1/5 del capitale sociale.
Non sono previsti supplenti, né altri meccanismi di reintegrazione del collegio; l’assemblea deve sostituire
senza indugio i consiglieri di sorveglianza venuti a mancare per qualsiasi ragione.
ATTRIBUZIONI
1. POTERI E FUNZIONI DEL C.SORV. TIPICHE DEL COLLEGIO SINDACALE:
vigilanza sull’amministrazione, con i medesimi poteri e diritti di informazione del collegio
sindacale;
potere-dovere di assistere alle assemblee; potere (ma non dovere) di assistere alle adunanze
del consiglio di gestione (tuttavia nelle società quotate è obbligatoria la presenza di almeno un
consigliere di sorveglianza);
potere di convocare l’assemblea, previa comunicazione al presidente del consiglio di gestione,
qualora ravvisi fatti censurabili di rilevante gravità e vi sia urgenza di provvedere;
potere-dovere di sostituirsi agli amministratori in caso di omesso o ingiustificato ritardo nella
convocazione dell’assemblea e nell’esecuzione delle pubblicazioni prescritte ex lege;
riceve le denunzie dei soci;
riferisce per iscritto almeno una volta all’anno all’assemblea sull’attività di vigilanza svolta;
può presentare denuncia al tribunale ex art. 2409 c.c.;
a differenza del collegio sindacale non è riconosciuto il potere individuale ai singoli consiglieri
di sorveglianza di esercitare atti di ispezione e controllo; tale potere spetta infatti all’intero
consiglio di sorveglianza, che può esercitarlo tramite un componente appositamente delegato.
L’intera l’attività del consiglio di sorveglianza deve essere documentata in un apposito libro.
2. FUNZIONI del C.SORV. TIPICHE DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA:
nomina e revoca i componenti del consiglio di gestione e ne determina il compenso, salvo che lo
statuto attribuisca questa competenza all’assemblea;
approva il bilancio di esercizio (ma, se la delibera è negativa ovvero un terzo dei consiglieri di
gestione o di sorveglianza lo chiedono, l’approvazione è demandata all’assemblea ordinaria),
fermo restando che la distribuzione degli utili compete all’assemblea;
promuove l’esercizio dell’azione di responsabilità nei confronti dei componenti del consiglio di
gestione (competenza che comunque conserva anche l’assemblea).
3. FUNZIONI DEL C.SORV. TIPICHE DEL CDA:
se previsto dallo statuto, delibera in ordine alle operazioni strategiche ed ai piani industriali e
finanziari della società predisposti dal consiglio di gestione.
100
FUNZIONAMENTO
PRESIDENTE: eletto dall’assemblea; i suoi poteri sono determinati dallo statuto.
RIUNIONI:
come il collegio sindacale, il consiglio di sorveglianza deve riunirsi almeno ogni 90 giorni,
anche con mezzi di telecomunicazione, se lo statuto lo consente; nelle società quotate deve riunirsi
ogni volta che un componente ne faccia richiesta al presidente, indicando gli argomenti da
trattare;
il consiglio è validamente costituito con la presenza della maggioranza dei componenti, mentre
le deliberazioni sono assunte a maggioranza assoluta dei presenti; nessuna decadenza è
prevista per gli assenteisti, anche se l’ingiustificata assenza può costituire causa di
decadenza;
alle deliberazioni del consiglio di sorveglianza si applicano le regole sulla validità e
impugnabilità previste per le delibere del CdA nel modello tradizionale.
RESPONSABILITÀ
È costruita sulle stesse regole che abbiamo visto per il collegio sindacale, salvo il fatto che non è
richiamata la norma sui casi di «responsabilità esclusiva».
I componenti del consiglio di sorveglianza devono adempiere i loro doveri con la diligenza
richiesta dalla natura dell’incarico. Essi sono solidalmente responsabili con i componenti del consiglio
di gestione per i fatti e le omissioni di questi, quando il danno non si sarebbe verificato se
avessero vigilato in conformità dei doveri della loro carica.
L’assemblea delibera in merito all’azione sociale di responsabilità nei loro confronti, ma sono
configurabili anche la responsabilità verso i creditori sociali e i singoli soci o terzi, se ne ricorrono
le condizioni.
102
REVOCA DEI COMPONENTI
Si ritiene, nel silenzio della legge, che lo stesso consiglio di amministrazione possa revocare i
componenti del comitato anche senza giusta causa;
Concorre, con tale potere, il potere dell’assemblea di revocare (anche senza giusta causa) gli
amministratori, che comporta anche la cessazione dalla carica di componente del comitato per il
controllo sulla gestione eventualmente ricoperta;
Il c.d.a. provvede alla sostituzione dei componenti del comitato venuti a mancare, per qualsiasi
ragione, scegliendo fra gli amministratori dotati dei requisiti di indipendenza; se non vi sono
amministratori eleggibili, il c.d.a. provvede a cooptare nuovi consiglieri/componenti del comitato,
che restano in carica sino alla prima assemblea (che dovrà confermarli o meno sino alla scadenza
del triennio).
ATTRIBUZIONI
Sostanzialmente, le funzioni sono coincidenti con quelle del collegio sindacale, ossia il Comitato di
controllo:
FUNZIONAMENTO
PRESIDENTE: eletto dal comitato al suo interno.
RIUNIONI:
103
LA REVISIONE LEGALE DEI CONTI
La revisione legale è esercitata da un revisore legale o da una società di revisione iscritti nel Registro
dei revisori legali dei conti, oppure, se lo statuto lo prevede nel modello tradizionale delle
società chiuse, dal collegio sindacale.
Il Ministero dell’Economia e delle finanze esercita la vigilanza sugli iscritti nel Registro, può
comminare sanzioni proporzionate alla gravità delle irregolarità od omissioni accertate, e
sottopone almeno ogni 6 anni i revisori a controllo della qualità.
Il revisore esterno è nominato per la prima volta nell’atto costitutivo; successivamente
l’incarico è conferito dall’assemblea su proposta motivata dell’organo di controllo.
La disciplina della revisione legale dei conti è fortemente implementata con riguardo alle
società quotate (L. 20).
COMPENSO
Il compenso del revisore:
è determinato dall’assemblea all’atto di nomina per l’intera durata dell’incarico, in misura
sufficiente a garantire la qualità e l’affidabilità dei lavori;
può essere adeguato durante l’incarico sulla base di criteri oggettivi predeterminati
dall’assemblea all’atto di nomina;
non può essere subordinato ad alcuna condizione, né dipendere dall’esito della revisione;
non può infine dipendere in alcun modo dalla prestazione di servizi aggiuntivi da parte del
revisore o della rete professionale di cui fa parte.
DURATA E CESSAZIONE
L’incarico ha durata triennale (di 3 esercizi sociali), con scadenza alla data dell’assemblea per
l’approvazione del bilancio, ed è rinnovabile senza limiti. Cause di cessazione prima della scadenza:
1. REVOCA: possibile, da parte dell’assemblea, solo per giusta causa, ricorrendo una delle
circostanze individuate nella normativa regolamentare (= d.m. economia e finanze n. 261 del
18.12.2012);
2. RINUNCIA: la normativa regolamentare individua anche i casi in cui il revisore può dimettersi;
3. SCIOGLIMENTO DEL CONTRATTO: società e revisore possono decidere di porre fine al
rapporto di comune accordo o prevedendo cause di recesso.
In ogni caso, la società provvede tempestivamente a nominare un nuovo revisore; fino a quel momento
resta in carica il vecchio revisore.
104
FUNZIONI GENERALI
Funzione principale (ma non esclusiva) è quella di controllare la regolare tenuta della contabilità ed
esprimere un giudizio sul bilancio d’esercizio e sul bilancio consolidato; in particolare, il revisore deve:
verificare nel corso dell’intero esercizio la regolare tenuta della contabilità sociale e la corretta
rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture;
verificare che il bilancio di esercizio (e quello consolidato) siano conformi alle registrazioni e
alle norme contabili, per l’effetto di rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione
patrimoniale e finanziaria, e il risultato economico dell’esercizio il giudizio sul bilancio lascia
impregiudicato il potere dell’assemblea di approvare o meno il bilancio, tuttavia incide
sulla disciplina dell’impugnativa della deliberazione di approvazione del bilancio.
Al revisore sono inoltre affidate funzioni di consulenza per particolari operazioni.
FLUSSI INFORMATIVI
Il revisore ha diritto di ottenere dagli amministratori documenti e notizie utili per la revisione e può
procedere autonomamente ad accertamenti, controlli ed esame di atti e documentazione.
Revisore e il collegio sindacale si scambiano tempestivamente le informazioni rilevanti per l’espletamento
dei propri compiti.
Speciali poteri di informazione (verso gli amministratori e i revisori delle società controllate) sono
attribuiti al revisore della capogruppo, in quanto responsabile per il giudizio espresso dal bilancio
consolidato. Il revisore deve conservare i documenti e le carte di lavoro per 10 anni dalla data
della relazione di revisione, in modo da consentire successive verifiche da parte dell’organo di
controllo.
RESPONSABILITÀ
Al pari di quanto abbiamo visto per i sindaci, il revisore deve adempiere i propri doveri con
diligenza professionale; è responsabile della verità delle sue attestazioni e deve conservare il segreto
su fatti e documenti di cui abbia conoscenza per ragioni del suo ufficio.
Nei confronti della società che ha conferito l’incarico, dei suoi soci e dei terzi, il revisore risponde in
solido con gli amministratori per i danni derivanti dall’inadempimento dei loro doveri.
L’azione di responsabilità si prescrive in 5 anni dalla data della relazione di revisione sul bilancio
emessa al termine dell’attività di revisione cui si riferisce l’azione.
L’ORGANISMO DI VIGILANZA
L’organismo di vigilanza previsto nel d.lgs. n. 231/2001 è un organo incaricato di vigilare sul
funzionamento, l’osservanza e l’aggiornamento dei modelli di organizzazione e di gestione (MOG)
predisposti dagli amministratori al fine di prevenire la commissione di reati dai quali può conseguire la
«responsabilità amministrativa» della società.
La sua costituzione è facoltativa; tuttavia, la mancata adozione ed attuazione di un modello di
prevenzione dei reati, nonché la mancata istituzione dell’O.d.V., comportano la responsabilità degli
amministratori verso la società, per il danno da questa subìto in seguito alla sanzione amministrativa
da reato.
Nelle società di capitali l’O.d.V. può anche identificarsi con l’organo di controllo; negli enti di
piccole dimensioni i compiti dell’organismo di vigilanza possono essere svolti direttamente dallo stesso
organo amministrativo; altrimenti, è diffusa una composizione mista (= un membro dell’organo di
controllo + il responsabile delle funzioni di controllo interno + un professionista esterno).
La legge stabilisce che, laddove costituito, l’O.d.V. deve essere dotato di autonomi poteri di iniziativa e
controllo.
105
I CONTROLLI «ESTERNI»
FORME DI CONTROLLO «ESTERNO» SULLA GESTIONE
Il controllo giudiziario è una delle forme di controllo esterno.
Il controllo esterno può essere i due tipi:
106
LE FUNZIONI DI REGOLAMENTAZIONE DELLA CONSOB
La Consob provvede, nel quadro dei principi posti dal legislatore nel T.U.F., alla disciplina, fra l’altro:
sulle società di gestione dei mercati, sui mercati regolamentati, sugli scambi organizzati di
strumenti finanziari;
sulle società quotate;
sui soggetti che prestano servizi di investimento;
sui soggetti che effettuano contrattazioni nei mercati regolamentati;
sui promotori finanziari;
sui soggetti che promuovono sollecitazioni all’investimento di strumenti finanziari.
LEZIONE 18 - IL BILANCIO
107
Tutti i libri devono essere numerati progressivamente per ogni pagina e bollati in ogni foglio.
BILANCIO DI ESERCIZIO
Il BILANCIO DI ESERCIZIO è il documento contabile che rappresenta in modo chiaro, veritiero e corretto,
la situazione patrimoniale e finanziaria della società alla fine di ciascun esercizio, nonché il risultato
economico dell’esercizio stesso (ossia gli utili conseguiti o le perdite subite nell’esercizio).
La sua funzione è accertare periodicamente la situazione del patrimonio (aspetto statico) e la
redditività (aspetto dinamico) della società.
Nelle S.p.A. costituisce allo stesso tempo uno strumento essenziale di informazione dei soci e dei terzi.
PRINCIPI CONTABILI
NAZIONALI: è espressamente riconosciuto il ruolo dell’Organismo italiano di contabilità (OIC)
nell’emanare i principi contabili nazionali regole tecniche ispirate alle migliori prassi operative; non
hanno valore regolamentare e non sono vincolanti, ma forniscono utili ed autorevoli indicazioni per la
corretta applicazione delle norme di cui al c.c.
INTERNAZIONALI: già dal 2005 alcune società (società con azioni/altri strumenti finanziari quotati o
diffusi in maniera rilevante tra il pubblico e società che svolgono particolari attività specificate
dalla legge) sono obbligate/hanno la facoltà, di redigere i bilanci in base ai principi contabili
internazionali.
I principi contabili internazionali riconosciuti dall’UE sono emanati dall’International Accounting
Standard Board (IASB): IAS (International Accounting Standard), IFRS (International Financial Reporting
Standard); interpretazioni degli stessi sono elaborate dallo IASB.
LE «CLAUSOLE GENERALI»
Art. 2423, 2° comma: «Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in
modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato
economico dell'esercizio.»
Chiarezza dell’informazione e rappresentazione veritiera e corretta costituiscono vere e proprie clausole
generali sovraordinate, che integrano e completano la normativa di dettaglio:
1. è obbligatorio fornire le informazioni ulteriori necessarie, se quelle richieste da specifiche
disposizioni di legge o dei principi contabili internazionali non sono sufficienti a dare una
rappresentazione veritiera e corretta;
2. le specifiche disposizioni di legge o dei principi contabili internazionali non devono essere
applicate se, in casi eccezionali, la loro applicazione è incompatibile con la rappresentazione
veritiera e corretta (in tal caso le deroghe vanno motivate).
108
ALTRI PRINCIPI DI REDAZIONE DEL BILANCIO
1. La valutazione delle voci di bilancio deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva
di continuazione dell’attività, al fine di evitare che dal bilancio risultino utili non
effettivamente realizzati alla chiusura dell’esercizio (disciplina nazionale e principi internazionali
danno attuazione a tale principio in modo non sempre coincidente);
2. allo stesso tempo, si deve tener conto «della sostanza dell’operazione o del contratto» al fine di far
prevalere quest’ultima nel caso di contrasto con i criteri formali di iscrizione in bilancio (c.d. principio
di prevalenza della sostanza sulla forma);
3. si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell’esercizio (= quelli di cui si è
verificata la causa durante l’esercizio) indipendentemente dalla data di incasso o di pagamento,
nonché dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio anche se conosciuti dopo la chiusura
dello stesso ma prima della redazione del bilancio;
4. i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all’altro (c.d. principio di
continuità), se non in casi eccezionali e con l’obbligo degli amministratori di motivare la deroga
nella nota integrativa e illustrarne l’influenza;
5. gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente;
6. è possibile non rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e
informativa, quando la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di fornire una
rappresentazione veritiera e corretta (c.d. principio di rilevanza).
109
STATO PATRIMONIALE SECONDO IL C.C.
STATO PATRIMONIALE: deve essere redatto nella forma a colonne contrapposte; vanno iscritte
prima le attività, poi il patrimonio netto e le passività (art. 2424).
A. ATTIVO:
A. CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI;
B. IMMOBILIZZAZIONI (=vengono utilizzati nell’impresa per più di un anno) distinte in 3
sottocategorie:
B-I) IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI: articolate in 7 voci tra cui, ad es., costi di impianto e
di ampliamento (B-I-1) e avviamento (B-I-5);
B-II) IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI: articolate in 5 voci tra cui, ad es., terreni e fabbricati
(B-II-1) e attrezzature industriali e commerciali (B-II-3);
B-III) IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE: comprendono partecipazioni azionarie e non
(articolate in 5 sotto voci), crediti (articolati in 5 sotto voci), altri titoli finanziari e derivati attivi;
A. ATTIVO CIRCOLANTE a sua volta distinto in:
C-I) RIMANENZE: articolate in 5 voci tra cui, ad es., rimanenze di materie prime, sussidiarie e
di consumo (C-I-1), di prodotti in corso di lavorazione (C-I-2) e di prodotti finiti e merci (C-I-4);
C-II) CREDITI che non costituiscono immobilizzazioni, articolati in 8 voci con distinta
indicazione dei crediti tributari e delle imposte anticipate;
C-III) ATTIVITÀ FINANZIARIE che non costituiscono immobilizzazioni, fra le quali vanno
inserite le partecipazioni, strumenti finanziari, derivati attivi e altri titoli di cui si prevede
l’alienazione in tempi brevi;
C-IV) DISPONIBILITÀ LIQUIDE, distinte in 3 voci tra cui i depositi bancari e il denaro in cassa.
A. RATEI E RISCONTI (ATTIVI): ratei attivi = quote di proventi comuni a più esercizi, di competenza
dell’esercizio ma esigibili in esercizi successivi; risconti attivi = quote di costi comuni a più esercizi,
sostenuti nell’esercizio, ma di competenza di esercizi successivi.
B. PASSIVO:
A. PATRIMONIO NETTO composto da capitale sociale nominale (A-I) e i diversi tipi di riserve,
distinte a seconda della fonte.
B. FONDI PER RISCHI ED ONERI: accantonamenti destinati a coprire perdite o debiti incerti o
probabili, ma dei quali alla chiusura dell’esercizio risulta ancora indeterminato l’ammontare o
la data di sopravvenienza;
C. TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO;
D. DEBITI, distinti in 15 voci;
E. RATEI E RISCONTI (PASSIVI).
110
RENDICONTO FINANZIARIO SECONDO IL C.C.
RENDICONTO FINANZIARIO: i flussi finanziari devono essere raggruppati in tre classi (art. 2425-ter):
A. FLUSSI FINANZIARI DELL’ATTIVITÀ OPERATIVA (flussi relativi all’esercizio dell’attività
produttiva principale, es. incassi della vendita di beni e servizi, pagamenti a fornitori e
dipendenti, ecc.);
B. FLUSSI FINANZIARI DERIVANTI DALL’ATTIVITÀ DI INVESTIMENTO (flussi relativi alla
realizzazione o smobilizzazione di investimenti: ad es. acquisto/sottoscrizione di partecipazioni
o incassi per vendita di partecipazioni);
C. FLUSSI FINANZIARI DERIVANTI DALL’ATTIVITÀ FINANZIARIA (incassi derivanti dalle
operazioni con cui la società si procura nuovo capitale o nuovi finanziamenti, nonché
pagamenti per la corresponsione di dividendi o interessi, per la restituzione e il rimborso di
prestiti).
I flussi derivanti da operazioni con i soci devono avere autonoma indicazione.
111
• RICAVI E COSTI GENERATI DA UN CREDITO O DEBITO (es. interessi, sconti, premi, ecc.):
devono essere ripartiti in parti uguali su tutta la durata di quel rapporto ed imputati pro
quota ad ogni esercizio (criterio del costo ammortizzato);
• STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI: iscritti al fair value (se determinabile in modo attendibile);
• ATTIVO CIRCOLANTE: i cespiti diversi da crediti e debiti devono essere iscritti al costo di
acquisto o di produzione oppure, se minore, al valore di realizzo desumibile
dall’andamento del mercato (quest’ultimo non può però essere mantenuto nei successivi
esercizi se ne vengono meno i motivi); i lavori in corso su ordinazione possono essere iscritti
sulla base dei corrispettivi contrattuali maturati con ragionevole certezza (in tal caso le
oscillazioni del prezzo di mercato sono irrilevanti);
• OPERAZIONI IN VALUTA STRANIERA: attività e passività monetarie devono essere iscritte
al tasso di cambio in vigore alla data di chiusura dell’esercizio; quelle non monetarie (che non
hanno ad oggetto crediti pecuniari) devono essere iscritte al tasso di cambio alla data di
acquisto;
• DEROGHE: se l’applicazione di tali principi, in casi eccezionali, non permette la
rappresentazione veritiera e corretta, la legge impone di derogarvi, purché ne sia data
motivazione nella nota integrativa e gli eventuali utili risultanti dalla deroga siano iscritti in
un’apposita riserva (non distribuibile finché il maggior valore iscritto non si sia realizzato).
è ridotto il numero di voci di stato patrimoniale e conto economico, nonché le indicazioni richieste
nella nota integrativa;
il rendiconto finanziario può essere omesso, così come la relazione sulla gestione a condizione
che la nota integrativa contenga le informazioni richieste dai nn. 3 e 4 dell’art. 2428;
sono semplificati i criteri di valutazione di titoli, crediti e debiti.
B. BILANCIO DELLE MICRO-IMPRESE (art. 2435-ter, introdotto nel 2015) società che non hanno
emesso titoli quotati in mercati regolamentari e che, nel primo esercizio o, successivamente, per
due esercizi di fila non abbiano superati due dei seguenti limiti:
totale attivo dello stato patrimoniale: 175.000 euro;
ricavi di vendite e prestazioni: 350.000 euro;
dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 5 unità.
Oltre alle semplificazioni previste per il bilancio in forma abbreviata, ed altre concernenti i criteri di
valutazione, nel bilancio delle microimprese è consentito omettere anche la nota integrativa, purché in
calce allo stato patrimoniale risultino le informazioni richieste dai nn. 9 e 16 dell’art. 2427.
112
A differenza della disciplina del c.c., però, non sono previsti schemi rigidi di bilancio, ma solo le
informazioni minime da esporre in ciascuna parte. Spetta agli amministratori raggruppare tali
informazioni in voci omogenee in modo tale da fornire un’indicazione che sia il più possibile chiara ed
attendibile.
INVESTIMENTI IN IMMOBILI: rilevati per la prima volta in bilancio al costo storico di acquisto,
comprensivo dei costi accessori; nei bilanci successivi gli amministratori possono scegliere se
conservare tale valore, oppure optare per il fair value (in ogni caso, tutti con lo stesso criterio);
IMPIANTI, MACCHINARI E IMMOBILI PER USO PROPRIO: rilevati per la prima volta in bilancio
al costo storico di acquisto o produzione, comprensivo dei costi accessori; in seguito, vanno
rivalutati in base al fair value (obbligatoriamente);
BENI IMMATERIALI: ove non diversamente previsto da criteri speciali, devono essere iscritti a
bilancio quando è probabile che generino futuri benefici economici ed è possibile determinarne il
costo in modo attendibile (al valore di costo);
AVVIAMENTO: può essere iscritto all’attivo solo se acquistato a titolo oneroso e nei limiti del costo
sostenuto; non deve essere ammortizzato, ma solo svalutato in caso di perdita durevole di valore;
ATTIVITÀ FINANZIARIE (crediti, partecipazioni, strumenti finanziari derivati): iscritte al fair value
alla data di riferimento del bilancio o, se non è possibile determinarlo, al costo. Eccezioni:
partecipazioni in società controllate o collegate (i due criteri sono alternativi) e finanziamenti, crediti
e investimenti che la società intende possedere fino alla loro scadenza (fair value solo per la prima
iscrizione);
RIMANENZE: costo di acquisto o produzione oppure, se minore, valore di realizzo;
LAVORI IN CORSO SU ORDINAZIONE: sulla base di costi e ricavi attendibilmente stimati in
base allo stato di avanzamento dei lavori;
OPERAZIONI IN VALUTA ESTERA: a) se contabilizzate al valore del costo storico, iscritte al tasso
di cambio del momento di acquisto; b) se contabilizzate al fair value, iscritte al tasso di cambio in
vigore al momento in cui è stato determinato il fair value; c) se attività o passività in denaro, iscritte
al tasso di cambio in vigore alla data di riferimento del bilancio;
DEROGHE: deroga obbligatoria se, in casi eccezionali, l’applicazione conduca ad una
presentazione non corretta e veritiera, purché la deroga sia motivata e gli eventuali utili
risultanti dalla deroga siano iscritti in apposita riserva non distribuibile.
113
3. DEPOSITO: progetto di bilancio, allegati e relazioni devono essere depositati presso la sede della
società 15 giorni prima dell’assemblea ed essere consultabili dai soci finché il bilancio non viene
approvato; nelle quotate sono inoltre pubblicati sul sito internet della società e con le modalità
previste dalla Consob almeno 21 giorni prima dell’assemblea;
4. APPROVAZIONE: l’assemblea può approvare il bilancio o respingerlo, o modificarlo su punti
circoscritti (per modifiche più marcate, si riavvia il procedimento); l’approvazione del bilancio non
implica la liberazione di amministratori, direttori generali, dirigenti preposti alla redazione di
documenti contabili e sindaci da eventuali responsabilità;
5. PUBBLICITÀ: entro 30 gg. dall’approvazione, copia del bilancio con relazioni e verbale di
approvazione deve essere depositata a cura degli amministratori presso il registro delle imprese.
Nelle società quotate, va redatta anche la relazione finanziaria semestrale (e spesso anche quella
trimestrale).
114
La società non può pagare dividendi sulle azioni, se non per utili realmente conseguiti e risultanti
dal bilancio regolarmente approvato l’inosservanza di tale disposizione dà luogo alla
distribuzione di utili fittizi: la relativa delibera assembleare è nulla per illiceità dell’oggetto e gli
amministratori sono esposti a responsabilità penale.
Tuttavia, gli azionisti NON sono tenuti a restituire i dividendi non realmente esistenti quando: a) erano
in buona fede al momento della riscossione; b) i dividendi sono stati distribuiti in base a un
bilancio regolarmente approvato; c) dal bilancio in questione risultavano utili netti corrispondenti.
facoltà accordata solo alle s.p.a. il cui bilancio sia soggetto a revisione legale dei conti secondo
il regime previsto per gli enti di interesse pubblico;
la distribuzione di AsD deve essere prevista dallo statuto;
può essere deliberata dagli amministratori solo dopo il rilascio da parte del revisore o
della società di revisione di un giudizio positivo sul bilancio dell’esercizio precedente e
l’approvazione dello stesso;
non è ammessa quando dall’ultimo bilancio approvato risultino perdite;
la misura dell’acconto non può superare la minor somma fra l’importo degli «utili di
periodo» conseguiti dalla chiusura dell’esercizio precedente (diminuiti delle quote da destinare
a riserva legale e statutaria) e l’importo delle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio
approvato;
la delibera spetta agli amministratori.
Gli acconti erogati nel rispetto di tali condizioni sono in ogni caso irripetibili se i soci li hanno riscossi in
buona fede.
BILANCIO CONSOLIDATO
Il bilancio consolidato è un bilancio redatto dalla capogruppo in aggiunta al proprio bilancio d’esercizio,
in cui viene rappresentata la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica del gruppo considerato
nella sua unità, sulla base dei bilanci di esercizio delle singole società opportunamente rettificati.
È obbligatorio per le società di capitali che controllano altre imprese (anche non societarie) e per le
società cooperative che controllano società di capitali, ad esclusione di:
gruppi che, nel complesso, non abbiano superato, per due esercizi consecutivi, almeno due
dei seguenti limiti: a) 20 milioni di euro nel totale degli attivi degli stati patrimoniali; b) 40
milioni di euro nel totale dei ricavi delle vendite e delle prestazioni; c) 250 dipendenti
occupati in media durante l’esercizio, purché nessuna delle imprese sia un ente di interesse
pubblico;
gruppi in cui tutte le controllate siano irrilevanti, oppure possano essere escluse dall’area di
consolidamento per altre ragioni;
subholding, in caso di gruppi a catena (ossia, è obbligata solo la società al vertice).
AREA DI CONSOLIDAMENTO:
a) secondo i criteri contabili internazionali, deve includere tutte le società controllate;
b) secondo la disciplina nazionale (d.lgs. 127/1991), vi sono casi in cui l’esclusione di una controllata
è facoltativa: (i) quando si tratta di partecipazioni irrilevanti o possedute solamente per essere
alienate; (ii) in presenza di gravi e durature restrizioni all’esercizio effettivo dei diritti della
controllante; (iii) per impossibilità o eccessiva onerosità di ottenere informazioni dalla controllata;
iv) quando l’attività della controllata sia del tutto avulsa dal core business del gruppo.
115
DATA DI RIFERIMENTO: data di chiusura del bilancio di esercizio della controllante; se non coincide
con la data di chiusura di esercizio delle controllate, queste sono tenute a redigere un bilancio annuale
intermedio riferito alla data del bilancio annuale consolidato.
STRUTTURA: uguale a quella del bilancio di esercizio; però, il bilancio consolidato deve essere
corredato da una relazione degli amministratori più ampia, contenente un’analisi fedele ed esauriente
della situazione del gruppo delle imprese comprese nel consolidamento.
PRINCIPI E CRITERI: coincidono con quelli previsti per il bilancio di esercizio, con gli opportuni
adattamenti dovuti al fatto che il bilancio consolidato deve rappresentare la situazione del gruppo come
se si trattasse di un’unica impresa. Non sono inseriti nel bilancio consolidato:
1. le partecipazioni della controllante in imprese incluse nel consolidamento e la corrispondente
frazione del patrimonio netto;
2. crediti e debiti intercorrenti fra le imprese incluse nel consolidamento;
3. proventi e oneri relativi ad operazioni effettuate tra le stesse, e conseguenti utili e perdite.
PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE: segue lo stesso procedimento previsto per il bilancio di esercizio
della controllante ed è sottoposto ai medesimi controlli e forme di pubblicità, ma, poiché non ha
«valenza organizzativa» (sulla distribuzione degli utili), non è prescritta l’approvazione
dell’assemblea; se lo si vuole approvare egualmente, non si applica la disciplina sull’invalidità delle
delibere assembleari, ma solo (per alcuni) quella delle delibere del c.d.a.
Nelle società quotate i soci che rappresentino almeno il 5% del capitale (o la Consob entro 6 mesi dal
deposito) possono chiedere al Tribunale di accertare la conformità del bilancio consolidato alle
norme di legge e ai principi contabili; si reputa dai più che dovrebbero però anche allegare di
avere subìto un danno e chiederne il risarcimento.
116
MODIFICHE STATUTARIE: I COMPITI DEL NOTAIO
Le deliberazioni devono risultare da verbale redatto da notaio (n.q. di segretario), il quale, subito dopo
la riunione, deve verificare se le modifiche sono conformi a legge e sono state precedute dalle
autorizzazioni necessarie, da allegarsi al verbale (CONTROLLO DI LEGITTIMITA’ «SUCCESSIVO», a
differenza che nella costituzione), indi, entro 30 gg.:
1) se la verifica è positiva, provvede a chiedere l’iscrizione della delibera nel registro delle imprese,
unitamente a un testo dello statuto aggiornato. L’Ufficio, se formalmente è tutto a posto, iscrive nel
registro la delibera e lo statuto aggiornato; solo a quel punto, la delibera diventa efficace
(PUBBLICITA’ COSTITUTIVA), e con essa le eventuali delibere consequenziali;
2) se la verifica è negativa, ne dà comunicazione agli amministratori, i, quali, nei 30 gg. successivi,
possono convocare l’assemblea per gli opportuni provvedimenti, oppure ricorrere al tribunale (il
quale, fatta a sua volta la verifica di legittimità e sentito il PM, rigetta il ricorso, o lo accoglie allora
ordinando l’iscrizione della delibera nel registro con decreto soggetto a reclamo); in mancanza, la
delibera è inefficace.
118
Lo statuto delle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio può prevedere ulteriori
cause obiettive di recesso (non però il recesso ad nutum).
Altre cause di recesso sono previste a favore dei soci di:
1) società eterodirette (art. 2497-quater);
2) società quotate (art. 2437-quinquies: in caso di delisting);
3) società in cui lo statuto preveda clausole di mero gradimento, in alternativa all’obbligo di acquisto
degli altri soci (2355-bis);
4) in caso di revisione della stima dei conferimenti in natura (2343 comma 4).
119
Se il socio non concorda con il valore determinato dagli amministratori, deve contestarlo contestualmente
alla dichiarazione di recesso (ossia nella stessa raccomandata).
Può anche capitare che gli amministratori comunichino il valore dopo il recesso (poiché manca una
vera sanzione).
Se non si arriva a un accordo, il valore di liquidazione è determinato entro novanta giorni dall'esercizio
del diritto di recesso tramite relazione giurata di un esperto nominato dal tribunale, che provvede anche
sulle spese, su istanza della parte più diligente. La determinazione dell’esperto può essere impugnata
avanti al tribunale solo per manifesta erroneità o iniquità.
120
L’aumento è di norma inscindibile, ossia deve essere sottoscritto integralmente per poter procedere,
altrimenti si dà per non avvenuto, ma la delibera può prevedere che l’aumento avvenga anche solo per
un importo pari alle sottoscrizioni raccolte (c.d. aumento scindibile).
La disciplina dei conferimenti è la stessa che abbiamo già visto in sede di costituzione (ma non è
richiamato l’art. 2343-bis sugli «acquisti sospetti»). Chi conferisce denaro, deve versare all’atto della
sottoscrizione il 25% (100% se socio unico) del valore nominale delle azioni sottoscritte, oltre, se non
era già socio, l’intero sovrapprezzo (rapportato al valore reale delle azioni).
L’aumento non può essere eseguito, fino a che le azioni precedentemente emesse non siano state
interamente liberate; la violazione della regola comporta la responsabilità degli amministratori, ma
rimangono fermi gli obblighi assunti con la sottoscrizione delle nuove azioni.
Nei trenta giorni dall'avvenuta sottoscrizione delle azioni di nuova emissione gli amministratori devono
depositare per l'iscrizione nel registro delle imprese un'attestazione che l'aumento del capitale è stato
sottoscritto. Fino a che l'iscrizione nel registro non sia avvenuta, l'aumento del capitale non può essere
menzionato negli atti della società.
121
ESCLUSIONE O LIMITAZIONE DEL DIRITTO DI OPZIONE
1) Il diritto di opzione non spetta per le azioni di nuova emissione che, secondo la deliberazione
di aumento del capitale, devono essere liberate mediante conferimenti in natura (ma ci deve
essere un interesse concreto ad acquisire un determinato bene).
2) Quando l'interesse della società lo esige (ad es., interesse ad acquisire un nuovo socio che
possa aprire nuovi mercati ai prodotti della società, ovvero interesse ad aumentare il flottante
necessario per accedere alla quotazione), il diritto di opzione può essere escluso o limitato con la
deliberazione di aumento di capitale.
In entrambi i casi le proposte di aumento di capitale sociale devono essere illustrate dagli
amministratori con una relazione, nella quale devono risultare le ragioni dell’esclusione o della
limitazione, ovvero, qualora l'esclusione derivi da un conferimento in natura, le ragioni di questo, e
in ogni caso i criteri adottati per la determinazione del prezzo di emissione (il sovrapprezzo qui deve
compensare i soci del danno derivante dalla diminuzione della percentuale della loro
partecipazione).
La relazione deve essere comunicata al collegio sindacale e al revisore almeno trenta giorni prima di
quello fissato per l'assemblea. Entro quindici giorni il collegio sindacale deve esprimere il proprio
parere sulla congruità del prezzo di emissione delle azioni. Il parere del collegio sindacale e,
nell'ipotesi sub 1), la relazione giurata dell'esperto designato dal Tribunale, devono restare depositati
nella sede della società durante i quindici giorni che precedono l'assemblea e finché questa non abbia
deliberato; i soci possono prenderne visione. La deliberazione determina il prezzo di emissione delle
azioni in base al valore del patrimonio netto, tenendo conto, per le azioni quotate in mercati
regolamentati, anche dell'andamento delle quotazioni nell’ultimo semestre.
3) Con deliberazione dell'assemblea assunta con la maggioranza richiesta per le assemblee
straordinarie può essere escluso il diritto di opzione per le azioni di nuova emissione, se queste
sono offerte in sottoscrizione ai dipendenti della società o di società che la controllano o che
sono da essa controllate. È un «privilegio»: l’emissione può infatti essere alla pari e non occorre
specifica motivazione.
4) Nelle società con azioni quotate lo statuto può escludere il diritto di opzione nei limiti del dieci
per cento del capitale sociale preesistente, a condizione che il prezzo di emissione corrisponda al
valore di mercato delle azioni e ciò sia confermato in apposita relazione da un revisore legale
o da una società di revisione legale. Non occorre la relazione degli amministratori, etc.: la finalità è
assicurare flessibilità nel reperimento dei mezzi finanziari, anche per assicurare il requisito del
«flottante minimo».
SINDACATI DI COLLOCAMENTO: Non si considera escluso né limitato il diritto di opzione qualora la
deliberazione di aumento di capitale preveda che le azioni di nuova emissione siano sottoscritte da
banche, da enti o società finanziarie soggetti al controllo della CONSOB, ovvero da altri soggetti
autorizzati all'esercizio dell'attività di collocamento di strumenti finanziari, con obbligo di offrirle
agli azionisti della società in conformità alla PROCEDURA già descritta (slide n. 14). Nel periodo
di detenzione delle azioni offerte agli azionisti e comunque fino a quando non sia stato esercitato il
diritto di opzione, i già menzionati intermediari non possono esercitare il diritto di voto. Le spese
dell’operazione sono a carico della società e la deliberazione di aumento del capitale deve indicarne
l'ammontare.
123
1) l’assemblea vota l’immediata riduzione del capitale e/o la ricapitalizzazione;
2) le perdite vengono eliminate mediante versamenti dei soci a fondo perduto o rinunce a crediti;
3) l’assemblea sostituisce gli amministratori; 4) si soprassiede a ogni decisione.
SECONDO STEP: Se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un
terzo, l'assemblea ordinaria (o il consiglio di sorveglianza) che approva il bilancio di tale esercizio deve
ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate. In mancanza, gli amministratori e i sindaci
devono chiedere al tribunale che venga disposta la riduzione del capitale in ragione delle perdite
risultanti dal bilancio. Il tribunale provvede, sentito il pubblico ministero, con decreto soggetto a
reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a cura degli amministratori.
Gli amministratori o il consiglio di gestione o, in caso di loro inerzia, il collegio sindacale o il comitato di
sorveglianza devono senza indugio convocare l'assemblea – presentando le relazioni e le osservazioni
previste per il caso più generale (cfr. slide n. 20, PRIMO STEP). L’assemblea straordinaria (a meno
che le perdite non siano state eliminate medio tempore, magari mediante versamenti a fondo perdute o
rinunce dei soci a propri crediti) deve:
A. deliberare la riduzione del capitale (se è interamente perduto, l’azzeramento) e il
contemporaneo aumento del medesimo a una cifra non inferiore al detto minimo (con
sottoscrizione dei soci immediata); oppure
B. se il patrimonio netto non è negativo, la trasformazione della s.p.a. in s.r.l. o in altro ente;
C. in mancanza, si verifica una causa di scioglimento della società, che deve essere messa in
liquidazione. Se gli amministratori nascondono la situazione alterando i bilanci, saranno
responsabili per i danni cagionati alla società e ai creditori sociali.
LE AUTORITA’ DI VIGILANZA
• Vigilanza regolamentare, informativa, ispettiva (e sugli organi)
• Vigilanza sul gruppo attraverso la capogruppo quotata
• sugli intermediari e relative attività di investimento: CONSOB per trasparenza e
correttezza comportamenti; BAIT (BCE per banche più «significative») per contenimento
rischio, stabilità patrimoniale, sana e prudente gestione;
• sui mercati e sugli emittenti: CONSOB, salvo che i mercati all’ingrosso dei titoli di Stato (BAIT)
• Irregolarità: poteri interdittivi BA/CO - amm. str./liq. co. (BA)
• M.Economia: requisiti membri org. amm./contr.
• E.S.M.A. European Securities and Markets Authority
124
I SOGGETTI DEL MERCATO
• Emittenti quotati nei mercati regolamentati
• Emittenti strumenti fin. diffusi fra il pubb. in misura rilevante (art. 2-bis Reg. Emitt.: 500 x 5%)
• Gli investitori: gestione individuale o gestione collettiva del risparmio attraverso gli O.I.C.R.
(Org. di Inv. Coll. del Risparmio), aperti o chiusi
• I fondi comuni di investimento: SGR e depositaria
• SICAV e SICAF: l’investitore-socio
• I fondi pensione
• Gli intermediari: banche, SIM, imprese inv. Estere
LE OPA OBBLIGATORIE
• Scopi: estendere premio maggioranza, etc.
• Riduzione dei casi per > la contendibilità
• OPA totalitaria: > il 30% (25% nelle BIG)
• L’»azione di concerto»
• Il prezzo di offerta non può essere inferiore alla media aritmetica tra il prezzo medio ponderato
di mercato degli ultimi 12 mesi e quello più elevato pattuito nello stesso periodo dall'offerente
per acquisti di azioni ordinarie
• OPA preventiva sul 60%: evita la totalitaria
• OPA residuale: > 95%
• Squeeze-out se 98%
125
LA TUTELA DEL MERCATO MOBILIARE
• «Abusi di mercato»: sanzioni amm. (CONSOB o BAIT) e penali (PROCURA).
• «Aggiotaggio» (art. 501 c.p.): divulgazione notizie false o artifici che alterano le quotazioni.
• «Manipolazione del mercato»: alterazione del prezzo di strumenti finanziari (art. 185 TUF) – le
prassi di mercato ammesse – le operazioni di stabilizzazione post quotazione – il ruolo
degli analisti di mercato e delle agenzie di rating.
126
L’INFORMAZIONE SOCIETARIA
• Informazione periodica di bilancio, su base semestrale.
• Informazioni finanziarie periodiche «aggiuntive» secondo le prescrizioni CONSOB (art. 82-ter
Reg. Emitt.).
• Informazione su cariche sociali e su eventi straordinari: fusioni, scissioni, modifiche statutarie;
emissioni obbligazioni; cessioni azienda; situazioni critiche, etc.
• Informazione permanente sugli eventi price-sensitive: criteri per la redazione del comunicato,
ritardo ammesso se: non fuorviante, viene mantenuta riservatezza e soccorre interesse
legittimo (ad es., trattative)
• Capogruppo quotata «interfaccia»: art. 114, comma 2
• Informazioni ridotta sulle controllanti non quotate
127
AZIONI DI RISPARMIO E PROPRIE
Azioni di risparmio: non hanno diritto voto (non valgono per il controllo), hanno privilegio variabile, sono
al portatore; organi: assemblea AzRis e rappresentante comune (v. slide n. 10).
Acquisto di azioni proprie: non oltre il quinto del capitale (v. slide n. 15 – società quotate
trasparenza e assetti proprietari) + in conformità alle disposizioni della CONSOB per assicurare
parità di trattamento.
128
COMPOSIZIONE ORGANO AMMINISTRATIVO
• Inammissibile «amministratore unico».
• L’»amministratore di minoranza», mediante voto di lista regolamentato dallo statuto: almeno 1
membro CdA va alla prima «vera» lista di minoranza.
• Occorre anche 1 (2 se CDA + di 7) «amministratore indipendente», ossia munito dei requisiti
indip. per sindaci.
• L’OAmm. nei modelli: a) dualistico: voto di lista solo nel CdSorv, nel CGest occorre l’AIND solo
se più di 4 membri; b) monistico: AMIN e AIND coincidente, che entra nel comitato di controllo.
• Il tema dei requisiti di onorabilità.
• «Quote di genere» (1/3) per 3 mandati (dal 2011 al 2020).
129
EIP ED ESARI: REVISIONE
• D.lgs. 39/2010: art. 16: definisce gli «Enti di interesse pubblico» (quotate, banche, assicurazioni)
= EIP
• Enti sottoposti a regime intermedio (emittenti «minori», SGM, SIM, SGR, SICAV, SICAF, etc.)
= ESARI
• Revisione per EIP ed ESARI: da affidarsi a soggetti iscritti in apposito albo, revisori legali, ma
più che altro «società di revisione» (SdR).
• Vigilanza CONSOB su SdR: poteri informativi e ispettivi. Cancellazione dall’albo e sanzioni
minori.
• Obbligo revisione esteso alle società controllate dalla società quotata.
QUOTARSI O NO?
La scelta di quotare una società, ricorrendo al mercato dei capitali, va soppesata adeguatamente,
tenendo conto delle motivazioni economiche, ma anche delle conseguenze giuridiche.
Soprattutto va ricordato che maggiore trasparenza e maggiori controlli esterni richiedono una accorta
gestione della comunicazione e un «adeguamento culturale» non sempre agevole, specie se il gruppo
di controllo fa capo a una famiglia divisa in più rami, con equilibri delicati.
130
Alla s.a.p.a. si applicano le norme sulla s.p.a., in quanto compatibili con le poche disposizioni speciali
dettate per il tipo, dirette a rafforzare l’indipendenza e i poteri degli accomandatari.
132
In passato prevaleva l’opinione che lo stato di liquidazione non potesse essere revocato, se non con il
consenso unanime dei soci. Oggi, l’art. 2487-ter prevede invece che l’assemblea straordinaria può in
ogni momento revocare lo stato di liquidazione, occorrendo previa eliminazione della causa di
scioglimento, e purché la delibera sia assunta con le maggioranze previste per le modifiche statutarie.
Come già visto, i soci assenti o dissenzienti o astenuti possono recedere dalla società.
La delibera di revoca dello stato di liquidazione deve essere iscritta nel registro delle imprese e ha
effetto solo dopo 60 giorni dall’iscrizione, a meno che non consti il consenso dei creditori sociali o il
pagamento dei dissenzienti. Nei 60 giorni i creditori sociali anteriori all’iscrizione possono fare
opposizione, con le stesse regole e conseguenze previste per l’opposizione alla riduzione facoltativa
del capitale sociale.
continua a operare, all’occorrenza, l’assemblea dei soci (nella s.r.l. le regole sulle decisioni dei soci);
continua a esercitare le sue funzioni l’organo di controllo;
gli amministratori cessano dalla carica dal momento in cui viene iscritta nel registro delle imprese
la nomina dei liquidatori, ai quali devono: a) consegnare i beni e libri sociali (con apposito
verbale/inventario); b) inviare con sollecitudine una situazione dei conti alla data in cui ha
avuto effetto lo scioglimento; c) trasmettere un rendiconto della loro gestione relativo al periodo
successivo all’ultimo bilancio approvato.
133
Se è prevista una continuazione, anche parziale, dell’attività di impresa, da giustificarsi nella relazione,
le relative poste di bilancio devono avere un’indicazione separata. La nota integrativa deve anche qui
indicare e motivare i criteri di valutazione adottati.
Se per tre anni consecutivi i liquidatori non depositano il bilancio, la società viene cancellata d’ufficio
dal registro delle imprese.
LEZIONE 22 – LA SOCIETÀ A
RESPONSABILITÀ LIMITATA
134
TRATTI IDENTIFICATIVI
La S.r.l. (artt. 2462-2483) è una società di capitali nella quale:
a) per le obbligazioni sociali risponde solo la società con il suo patrimonio;
b) le quote di partecipazione dei soci non possono essere rappresentate da azioni, né possono
essere oggetto di offerta al pubblico;
c) è vietato emettere obbligazioni, anche se dalla riforma del 2003 è possibile emettere titoli di debito
(suscettibili di essere sottoscritti solo da banche e altri investitori qualificati).
VANTAGGI E SVANTAGGI
È il tipo di società di capitali più diffuso per le seguenti ragioni:
1) Requisiti di capitale minimali: il capitale sociale minimo richiesto è 10.000 euro, ma dal 2003
basta anche solo un euro; il requisito del «capitale minimo» resta vincolante per le norme sulla
riduzione del capitale;
2) Tutti i soci beneficiano della responsabilità limitata (salvo il socio unico che violi le regole su
pubblicità e conferimenti);
3) Minori costi di costituzione e funzionamento: l’organo di controllo è obbligatorio solo per le s.r.l.
che superano determinate dimensioni (e comunque è sufficiente la nomina di un solo sindaco o
revisore);
4) Maggiore flessibilità organizzativa: maggiore spazio all’autonomia privata.
CONTRO: è una disciplina con parecchie lacune, che non sempre possano essere colmate mediante
l’applicazione in via analogica di norme sulla s.p.a.
COSTITUZIONE
Viene ampiamente richiamata la disciplina per la costituzione della s.p.a. con alcune variazioni:
a) non è ammessa la stipulazione dell’atto costitutivo per pubblica sottoscrizione, non trova quindi
applicazione la disciplina prevista per i promotori;
b) il capitale minimo richiesto dalla legge è € 10.000, ma per la s.r.l. semplificata è sufficiente un euro;
c) la denominazione sociale può essere liberamente formata come nella S.p.A., salvo dover contenere
l’indicazione s.r.l.;
d) anche la s.r.l. può essere costituita a tempo indeterminato.
È possibile la costituzione di s.r.l. con un unico socio («unipersonale»).
SRL SEMPLIFICATA
La s.r.l. semplificata è un sottotipo di s.r.l. introdotto nel 2012 e disciplinato nell’art. 2463-bis c.c.;
si applicano, in quanto compatibili, le norme generali sulla s.r.l., salvo poche ma significative
differenze, di seguito illustrate. Può essere costituita con contratto o atto unilaterale solo da persone
fisiche.
L'atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico in conformità a un modello standard tipizzato e
deve indicare:
1) cognome, nome, data, luogo di nascita, domicilio, cittadinanza di ciascun socio;
2) denominazione sociale, contenente l'indicazione di società a responsabilità limitata semplificata, e
del comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi secondarie;
3) ammontare del capitale sociale, pari almeno ad 1 euro e inferiore all'importo di 10.000 euro,
sottoscritto e interamente versato alla data della costituzione (il conferimento deve farsi in denaro
ed essere versato all'organo amministrativo);
4) i requisiti già previsti dai numeri 3), 6), 7) e 8) del secondo comma dell'articolo 2463;
5) luogo e data di sottoscrizione;
6) generalità degli amministratori.
135
DISCIPLINA DEI CONFERIMENTI
Dopo la riforma del 2003, come nelle società di persone, «possono essere conferiti tutti gli elementi
dell’attivo suscettibili di valutazione economica» (art. 2464, 2 comma), ma di regola, se lo statuto non
stabilisce diversamente, i conferimenti devono farsi in denaro.
Se il capitale è determinato in misura inferiore al minimo di € 10.000, può essere conferito solo denaro
e i conferimenti devono essere interamente versati al momento della costituzione (in luogo che versati
nella misura del 25%).
È espressamente consentito il conferimento di opere o di servizi purché l’intero valore assegnato a tale
conferimento sia garantito da una polizza di assicurazione o da fideiussione bancaria.
I conferimenti in natura devono essere interamente liberati al momento della sottoscrizione, ma
l’esperto chiamato a valutarli non deve necessariamente essere designato dal Tribunale e non è necessaria
alcuna revisione della stima.
TITOLI DI DEBITO
L’atto costitutivo delle s.r.l. può prevedere l’emissione di titoli di debito (art. 2483):
EMISSIONE: a differenza delle obbligazioni, i titoli di debito possono essere emessi solo se previsto
dallo statuto, che ne determina eventuali limiti, modalità e maggioranze necessarie;
CONTENUTO: ampia libertà concessa all’autonomia statutaria, ma la legge precisa che tali titoli sono
emessi a fronte di un prestito (= il diritto al rimborso non può essere condizionato all’incremento
del risultato economico della società);
SOTTOSCRIZIONE: non sono previsti limiti quantitativi all’emissione, ma i titoli emessi possono essere
sottoscritti solo da «investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale» (che rispondono della
solvenza della società in caso di successiva circolazione dei titoli a soggetti che non sono investitori
professionali).
136
QUOTE SOCIALI
Il capitale della s.r.l. è diviso in parti in base al numero dei soci; il numero iniziale delle quote
corrisponde al numero dei soci che partecipano alla costituzione della società e ciascun socio diventa
titolare di un’unica quota di partecipazione.
Mentre le azioni sono necessariamente di uguale valore, le quote possono essere di diverso
ammontare (e normalmente lo sono), se è diverso l’ammontare del capitale sottoscritto da ciascun
socio.
Se l’atto costitutivo non prevede diversamente, il valore delle quote è determinato in misura
proporzionale al conferimento.
La quota resta unica ed esprime in modo unitario la posizione del socio nella società; l’acquisto di
altre quote non rende il socio titolare di più quote distinte, ma determina un incremento di
quella originaria (salvo che non si tratti di quote che attribuiscono diritti od obblighi diversi).
Di converso, mentre l’azione è indivisibile, la quota è divisibile; tuttavia, l’atto costitutivo può
escludere la divisibilità della quota.
Se la quota diviene proprietà comune di più persone, deve essere nominato un rappresentante
comune per l’esercizio dei diritti sociali.
Le quote (al contrario delle azioni) non possono essere rappresentate da titoli di credito, né possono
essere oggetto di offerta al pubblico.
La quota non è un bene mobile materiale, ma ha un proprio valore patrimoniale oggettivo e viene
per questo assimilata (non senza contrasti) ai beni immateriali.
DIRITTI SOCIALI
Di regola, i diritti sociali spettano ai soci in misura proporzionale alla partecipazione posseduta.
L’atto costitutivo può tuttavia prevedere l’attribuzione a singoli soci di particolari diritti riguardanti
l’amministrazione della società o la distribuzione di utili, o anche (secondo l’opinione prevalente)
altre materie.
Questi diritti particolari possono essere modificati solo con il consenso di tutti i soci (salvo che lo
statuto preveda diversamente), e non si trasferiscono automaticamente in caso di alienazione.
137
MODALITÀ DI TRASFERIMENTO DELLE QUOTE
Il trasferimento:
- deve risultare da scrittura privata con sottoscrizione autenticata da notaio, oppure da un
documento informatico sottoscritto delle parti mediante firma digitale semplice;
- l’atto di trasferimento deve essere depositato entro 30 giorni nel registro delle imprese (dal notaio
o da commercialista abilitato);
- il trasferimento è valido ed efficace fra le parti per effetto del semplice consenso, mentre produce
effetti nei confronti della società solo dal momento del deposito presso il registro delle imprese;
- se la quota è alienata con successivi contratti a più persone, prevale chi per primo effettua l’iscrizione
nel registro delle imprese, purché sia in buona fede;
- non è più richiesta ex lege l’annotazione nel libro dei soci (ma può essere prevista dall’atto
costitutivo).
CAUSE DI RECESSO
RECESSO (art. 2473):
L'atto costitutivo determina quando il socio può recedere dalla società e le relative modalità. In
ogni caso il diritto di recesso è garantito:
138
RECESSO ED ESCLUSIONE
LIQUIDAZIONE: i soci che recedono (nei termini indicati nello statuto; in mancanza di applicano quelli
previsti per la s.p.a.) hanno diritto di ottenere il rimborso della partecipazione in proporzione del
patrimonio sociale entro 180 gg. dalla comunicazione del recesso, a meno che l’assemblea non
revochi la delibera che ha legittimato il recesso o voti lo scioglimento. In caso di disaccordo, il
valore è determinato da un esperto nominato dal tribunale su istanza della parte più diligente.
La quota del socio receduto deve essere offerta in opzione agli altri soci, oppure ad un terzo
individuato dai soci stessi; se non si appalesano acquirenti per il rimborso, si attinge alle riserve
disponibili o, in assenza, si riduce il capitale; se i creditori fanno opposizione entro 90 gg. e
l’opposizione è accolta, la società si scioglie.
ESCLUSIONE: come nelle società di persone, l’atto costitutivo può prevedere specifiche cause di
esclusione del socio per giusta causa e per il rimborso si applicano le stesse regole previste in caso di
recesso.
FUNZIONAMENTO DELL’ASSEMBLEA
Le modalità di convocazione sono previste dallo statuto; in assenza, è convocata dagli amministratori
tramite lettera raccomandata spedita ai soci almeno 8 giorni prima.
L’assemblea si riunisce presso la sede sociale (salvo diversa disposizione statutaria).
Possono intervenire tutti i soci. Il socio può liberamente farsi rappresentare (a meno che lo statuto non
lo vieti); in tal caso, la società è tenuta a conservare le deleghe (che devono essere rilasciate per
iscritto).
Il voto di ogni socio è computato in misura proporzionale alla sua quota di partecipazione.
139
Quorum costitutivo: la metà del capitale sociale; quorum deliberativo: la maggioranza assoluta del
capitale intervenuto. È però necessario il voto favorevole della maggioranza del capitale sociale (e non
solo di quello intervenuto) per le modificazioni all’atto costitutivo e per le decisioni che comportano una
sostanziale modificazione dell’oggetto sociale o dei diritti dei soci.
È ammessa l’assemblea totalitaria: si richiede la presenza del 100% del capitale sociale, e che tutti gli
amministratori e i sindaci siano presenti o almeno informati; essa può deliberare solo sugli argomenti
alla cui trattazione nessuno degli intervenuti si sia opposto.
AMMINISTRAZIONE E RAPPRESENTANZA
Il metodo collegiale non è inderogabile, anzi è più frequente che si usino le due alternative «informali»
della consultazione scritta o del consenso espresso per iscritto (su uno specifico argomento).
Lo statuto potrebbe prevedere anche i sistemi tipici delle società di persone (amministrazione congiuntiva
o disgiuntiva).
Come nella s.p.a., per gli amministratori cui è attribuito il potere di rappresentanza, questo si estende
in generale a tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale; ed eventuali limiti a tale potere - anche se
risultanti dallo statuto - non sono opponibili ai terzi, salvo che si provi che il terzo abbia agito
intenzionalmente a danno della società.
I contratti conclusi dagli amministratori con rappresentanza in conflitto di interessi possono essere
annullati entro 5 anni su domanda della società, se il conflitto era conosciuto o riconoscibile dal terzo.
140
RESPONSABILITÀ DEGLI AMMINISTRATORI
1) Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti
dall'inosservanza dei doveri ad essi imposti dalla legge e dall’atto costitutivo per l'amministrazione
della società. Non rispondono quelli che dimostrino di essere esenti da colpa e che comunque,
essendo a conoscenza che l’atto si stava per compiere, abbiano fatto constare il proprio dissenso.
a. Per esonerarsi da responsabilità, l’amministratore deve altresì avere fatto quanto possibile
per impedire il compimento dell’atto o eliminarne/attenuarne le conseguenze dannose.
b. Responsabili solidalmente con gli amministratori sono anche i soci che hanno intenzionalmente
deciso o autorizzato il compimento di atti dannosi per la società, i soci o i terzi.
c. L'azione di responsabilità contro gli amministratori può essere promossa, oltre che dalla
società, da ciascun socio individualmente. Essa può essere oggetto di rinuncia o transazione
da parte della società, purché vi consenta una maggioranza dei soci rappresentante
almeno i due terzi del capitale sociale e purché non si oppongano tanti soci che
rappresentino almeno il decimo del capitale sociale.
d. Se, a seguito di azione di responsabilità, interviene la revoca giudiziaria
dell’amministratore, sarà la società (e non il giudice) a dover nominare il nuovo
amministratore.
e. In caso di accoglimento della domanda di risarcimento, il ricavato va a vantaggio della
società, che è tenuta a rimborsare al socio agente le spese di lite.
2) In virtù di un nuovo comma dell’art. 2476 entrato in vigore il 16.3.2019, gli amministratori
rispondono verso i creditori sociali per l'inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione
dell'integrità del patrimonio sociale.
a. L'azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente
al soddisfacimento dei loro crediti.
b. La rinunzia all'azione da parte della società non impedisce l'esercizio dell'azione da parte
dei creditori sociali.
3) Infine, il singolo socio e i terzi che siano stati direttamente danneggiati da atti dolosi o colposi
degli amministratori, hanno diritto al risarcimento dei danni subiti.
L’ORGANO DI CONTROLLO
L’atto costitutivo può prevedere la nomina di un organo di controllo o di un revisore determinandone
competenze e poteri. Se lo statuto non prevede diversamente, l’organo di controllo è composto da un
solo membro effettivo.
Nelle s.r.l. la nomina di un organo di controllo/di un revisore è obbligatoria solo quando la società:
a) è tenuta alla redazione del bilancio consolidato;
b) controlla una società obbligata alla revisione legale dei conti;
c) ha superato per due esercizi consecutivi almeno uno dei seguenti limiti:
a. totale dell'attivo dello stato patrimoniale: 4 milioni di euro;
b. ricavi delle vendite e delle prestazioni: 4 milioni di euro;
c. dipendenti occupati in media durante l'esercizio: 20 unità.
Nel caso di nomina di un organo di controllo, anche monocratico, si applicano le disposizioni sul
collegio sindacale previste per le società per azioni. A partire del 16.3.2019 anche nella s.r.l. è
possibile ricorrere al controllo giudiziario ex art. 2409.
141
L’atto costitutivo può regolare l’esercizio di tali diritti per conciliarli con l’esigenza di non intralciare
eccessivamente l’attività sociale, ma non può sopprimerli.
In ogni caso, i soci devono esercitare i controlli nel rispetto del principio di correttezza e buona fede e
senza divulgare a terzi le informazioni ricevute, esponendosi a responsabilità in caso di abuso.
IL BILANCIO
Il bilancio è predisposto dall’organo amministrativo (con delibera necessariamente collegiale),
approvato dai soci (anche senza assemblea, se lo statuto lo consente) e depositato entro 30 giorni nel
registro delle imprese.
Dagli utili netti annuali deve essere dedotta una quota per formare la riserva legale. Se il capitale
è inferiore al minimo legale (perché è stata costituita una s.r.l. semplificata), deve essere dedotto
1/5 degli utili di ciascun esercizio, fino a che la riserva non abbia raggiunto, unitamente al
capitale, l’ammontare di 10.000 euro.
La decisione dei soci che approva il bilancio decide anche sulla distribuzione degli utili; in caso di
distribuzione di utili fittizi, i dividendi non sono ripetibili se i soci li hanno riscossi in buona fede in base
ad un bilancio regolarmente approvato da cui risultano utili netti corrispondenti.
La decisione di aumentare il capitale sociale non può essere attuata fin quando i conferimenti
precedentemente dovuti non siano stati integralmente eseguiti.
Modalità e termine (non inferiore a 30 giorni) per l’esercizio del diritto di sottoscrizione - e sua
eventuale limitazione/esclusione giustificata in nome dell’interesse della società (con diritto di
recesso dei soci non consenzienti e sovrapprezzo) - sono determinati nella delibera di aumento del
capitale.
Entro 30 giorni dalla sottoscrizione, gli amministratori depositano l’attestazione dell’esecuzione
dell’aumento di capitale per l’iscrizione nel registro delle imprese.
Per i conferimenti x aumento capitale = stessa disciplina dei conferimenti x costituzione.
GRATUITO: la società può aumentare il capitale, imputando ad esso le riserve e gli altri fondi iscritti in
bilancio in quanto disponibili. In questo caso la quota di partecipazione di ciascun socio resta
immutata.
142
RIDUZIONE DEL CAPITALE PER PERDITE: se le perdite sono di oltre 1/3 del capitale; gli amministratori
devono convocare senza indugio l'assemblea alla quale deve essere sottoposta una relazione degli
amministratori con le osservazioni del sindaco/revisore. Tali documenti devono essere depositati nella
sede della società almeno 8 giorni prima dell'assemblea, perché i soci possano prenderne visione.
Nell’assemblea i soci possono assumere provvedimenti o anche non. Se la perdita non rientra entro
l’esercizio successivo, l’assemblea deve deliberare la riduzione del capitale sociale; in subordine,
provvede il tribunale su richiesta degli amministratori o dei sindaci (se ci sono).
Se il capitale scende per perdite di oltre 1/3 sotto il minimo legale, l’assemblea deve invece
essere convocata con urgenza per decidere se votare la ricapitalizzazione o la trasformazione (se
possibile); altrimenti la società si scioglie.
LA FUSIONE IN GENERALE
La fusione è un fenomeno concentrativo: consente l’unificazione di due o più soggetti giuridicamente
distinti.
Diverso è il concetto di unificazione economica. Se la fusione avviene tra soggetti giuridici già legati da
un rapporto di controllo, nel quadro di una semplice riorganizzazione dell’assetto strutturale del gruppo,
non si ha anche concentrazione economica, che forma oggetto della disciplina antitrust.
La fusione è un istituto che consente di unificare due o più enti partecipanti alla procedura di fusione
estinguendoli:
143
FUSIONE = SUCCESSIONE UNIVERSALE
La società scaturente dalla fusione o l’incorporante succede a titolo universale alle società partecipanti
nei diritti e negli obblighi di queste, proseguendo nei rapporti (anche processuali) anteriori la fusione =
successione universale nel patrimonio delle società partecipanti o incorporate estinte.
Si parla di fusione omogenea tra società tutte lucrative e di fusione trasformativa od eterogenea
nel caso opposto, che può riguardare anche la fusione di una con enti molto diversi dalla stessa. Ma
non si possono aggirare i limiti di legge sulla trasformazione eterogenea: ad es., una s.p.a. non può
incorporare una soc. coop a MP (visto che questa non potrebbe trasformarsi in s.p.a.: v. L. 24). Esiste anche
la fusione transfrontaliera riguardante le società di differenti stati UE (regolamentata da una Direttiva
del 2005 volta a promuovere l’integrazione imprenditoriale a livello comunitario).
144
IL RAPPORTO DI CAMBIO
Art. 2501 ter. Il rapporto di cambio è un elemento del procedimento di fusione che sintetizza uno dei
conflitti tipici della fusione. È quel numero che individua quante azioni della società di nuova
costituzione (o, in caso di fusione per incorporazione, quante azioni della società incorporante)
spetteranno ai soci delle società che si fondono, per ogni vecchia azione. Esso rispecchia il rapporto
tra il patrimonio netto delle due o più società che partecipano alla fusione.
Se la società A ha un patrimonio di 100 e B ha un patrimonio di 50, per dare luogo alla società C,
nel progetto di fusione si dovrà indicare il rapporto di cambio per cui i soci della società A e della
società B riceveranno un certo numero di azioni della società C. Nell’esempio il capitale sociale di C
dovrebbe essere 150, di cui 100 corrispondente ad azioni spettanti ai soci di A e 50 ai soci di B.
Se nell’ambito della determinazione del rapporto di cambio non si riesce a raggiungere una perfetta
suddivisione, ossia un rapporto di cambio esatto per cui a tutti i vecchi soci viene attribuito un numero
finito e congruo di azioni, si deve prevedere un conguaglio in denaro per i «resti».
LA DELIBERA DI FUSIONE
La fusione è decisa da ciascuna delle società che vi partecipano mediante approvazione del relativo
progetto.
Se l’atto costitutivo o lo statuto non dispongono diversamente, tale approvazione avviene, nelle
società di persone, con il consenso della maggioranza dei soci determinata secondo la parte
attribuita a ciascuno negli utili (maggioranza proporzionale). Questa adozione a maggioranza della
delibera di fusione nell’ambito della società di persone viene accompagnata al diritto di recesso in
favore del socio dissenziente. Nelle società di capitali la decisione è presa con la maggioranza prevista
per le modificazioni statutarie. Essa legittima il recesso del socio non consenziente solo nelle s.r.l.
La decisione di fusione può apportare al progetto di cui all’articolo 2501-ter solo le modifiche
che non incidono sui diritti dei soci o dei terzi. In pratica, ai soci non è consentito apportare modifiche
incidenti sulla determinazione del rapporto di cambio, perché richiederebbero di rinegoziare il contenuto del
progetto di fusione, riprendendo la procedura dall’inizio.
In ogni modo, le modifiche ammesse devono essere approvate da tutte le assemblee delle società
partecipanti chiamate ad approvare la fusione. Ogni delibera deve essere iscritta nel registro delle
imprese delle società partecipanti, insieme a tutti i documenti depositati prima dell’assemblea.
145
L’OPPOSIZIONE DEI CREDITORI ALLA FUSIONE
Prima di 60 giorni dall’iscrizione della decisione di fusione, non è possibile procedere alla redazione dell’atto
di fusione a meno che non constino, alternativamente:
il consenso dei creditori anteriori all’iscrizione del progetto di fusione – ossia, se i soci e gli
amministratori riescono ad ottenere l’immediato consenso dei creditori la fusione può essere
perfezionata subito;
il pagamento dei creditori dissenzienti (dunque, va anche bene che si sia acquisito il consenso di alcuni
creditori e siano pagati gli altri creditori);
il deposito presso una banca delle somme necessarie per pagare i creditori;
l’asseverazione di una società di revisione nominata in qualità di esperto per valutare la situazione
patrimoniale delle società partecipanti, se, all’esito, essa dichiara non necessaria la prestazione di
garanzie da parte di queste ultime a favore dei terzi creditori.
Queste situazioni eliminano i rischi di pregiudizio per i creditori e consentono di procedere con la fusione.
Se viene proposta opposizione dai creditori, valgono le stesse regole previste per l’opposizione alla
riduzione del capitale sociale, quindi con la possibilità di non dar corso alla fusione se non si provveda
al pagamento dei creditori o a rilasciare idonea garanzia.
146
AVANZO O DISAVANZO DI FUSIONE
Nel primo bilancio successivo alla fusione le attività e le passività sono iscritte ai valori risultanti
dalle scritture contabili alla data di efficacia della fusione medesima.
Se dalla fusione emerge un disavanzo (=quando il valore netto delle attività e passività
dell’incorporata è inferiore all’importo per cui la partecipazione in essa era iscritta nel bilancio
della partecipata), esso deve essere imputato, ove possibile, agli elementi dell’attivo e del passivo
delle società partecipanti alla fusione e, per la differenza e nel rispetto delle condizioni previste dal
numero 6 dell’articolo 2426, ad avviamento.
Se dalla fusione emerge un avanzo, esso è invece iscritto in apposita voce del patrimonio netto, ovvero,
qualora sia dovuto a previsione di risultati economici sfavorevoli, in una voce dei fondi per rischi
ed oneri.
Quando si tratta di società che fa ricorso al mercato del capitale di rischio, devono altresì essere
allegati alla nota integrativa specifici prospetti contabili indicanti i valori attribuiti alle attività e
passività delle società che hanno partecipato alla fusione e la relazione degli esperti.
FUSIONI SPECIALI
Nei casi di coinvolgimento di interessi «minori» il legislatore ha previsto procedure semplificate di
fusione. I CASI SONO TRE:
A. Incorporazione di società interamente posseduta;
B. Incorporazione di società posseduta al 90%;
C. Fusione tra società il cui capitale sia rappresentato esclusivamente da quote partecipative e non
da azioni.
147
INCORPORAZIONE DI SOCIETA’ POSSEDUTA ALMENO AL 90%
Se lo statuto lo prevede, la decisione può essere assunta dall’organo amministrativo dell’incorporante.
Anche qui i soci che rappresentino almeno il 5% del capitale sociale dell’incorporante entro 8 giorni dal
deposito del progetto di fusione possono reclamare l’adozione della decisione sulla fusione secondo la
procedura di fusione ordinaria.
Rimane fermo il rispetto delle regole sul progetto di fusione, sui termini (30 giorni prima della decisione)
per iscrizione, deposito o pubblicazione sul sito dello stesso, sulla presentazione e deposito delle
relazioni di amministratori e dei bilanci del triennio precedente.
Se ai soci della incorporata viene offerta la possibilità di fare acquistare dall’incorporante le proprie
azioni o quote secondo un corrispettivo stabilito facendo ricorso a criteri utilizzati per il
recesso, vengono meno anche gli obblighi sulla presentazione delle relazioni dell’organo di
amministrazione, degli esperti sul rapporto di cambio e quelli sul deposito della documentazione
patrimoniale e contabile prevista.
15 (non 30) giorni devono trascorrere tra l’iscrizione del progetto di fusione (o la sua pubblicazione
sul sito) e la decisione da assumersi.
15 (non 30) giorni devono rimanere depositare tutti gli atti necessari prima della data prevista
per la decisione da assumersi sulla fusione.
Dopo il deposito della deliberazione sulla fusione nel registro delle imprese (allegandovi tutta la
documentazione necessaria), la fusione potrà essere attuata non prima di 30 giorni (non 60) per
dare modo ai creditori di manifestare il loro consenso o di opporsi.
148
LA SCISSIONE IN GENERALE
La scissione provoca, a seconda della tipologia, la frammentazione di un patrimonio originariamente
unitario facente capo a una società A in favore di una o più società beneficiarie (B, C), preesistenti o di
nuova costituzione, con correlativa assegnazione delle azioni o quote di tali società ai soci di A.
Può prestarsi a vari scopi: ad es., risolve problemi organizzativi in un gruppo, o conflitti fra soci;
Scissione totale: la società che si scinde si scioglie senza liquidazione, e il suo patrimonio viene diviso
fra due o più società, preesistenti o di nuova costituzione.
Scissione parziale: la società scissa continua ad esistere sia pure con un patrimonio ridotto; il restante
patrimonio viene assegnato a una (o più) società, preesistenti o di nuova costituzione. Diverso è lo
«scorporo» di azienda, che postula il conferimento della stessa in altra società.
Scissione proporzionale: si ha quando i soci di A partecipano nelle società beneficiate nella stessa
identica proporzione che avevano nella società scissa. Scissione non proporzionale è invece la
scissione che non fa conservare ai soci la stessa percentuale che avevano nella società partecipante.
149
ALTRE NORME SPECIALI SULLA SCISSIONE
Con il consenso unanime dei soci e dei possessori di strumenti finanziari con diritto di voto, l’organo
amministrativo delle società che si scinde può essere esonerato dal predisporre la situazione
patrimoniale e la relazione accompagnatoria (e può evitarsi anche quella degli esperti nei casi in
cui era prescritta).
Pure la scissione ha efficacia e non può più essere invalidata dall’ultima delle iscrizioni nel registro
delle imprese nell’atto di scissione (fermo restando il diritto al risarcimento per chi ha subito danni da
eventuali vizi procedurali). Per gli effetti reali, può anche essere stabilita una data posteriore, tranne
che nel caso di scissione mediante costituzione di società nuove. L‘anticipazione degli effetti contabili e
operativi è sempre possibile.
FIDEIUSSIONE EX LEGE a tutela dei creditori nel caso venissero create delle bad company: ciascuna
società è solidalmente responsabile, nei limiti del valore effettivo del patrimonio netto ad essa
assegnato o rimasto, dei debiti della società scissa non soddisfatti dalla società a carico della quale
sono stati posti.
LEZIONE 24 – TRASFORMAZIONE –
SOCIETÀ COOPERATIVE
LA TRASFORMAZIONE IN GENERALE
Consente di modificare la struttura organizzativa. Determina una diversa veste organizzativa conservando
ogni obbligo, diritto e rapporto precedente. Sul piano patrimoniale (a differenza di quanto accade in
caso di fusione e scissione) non cambia nulla, perché la trasformazione avviene rispettando la
proporzionalità di quote e azioni già possedute (appunto in quanto cambia solo l’assetto organizzativo).
Prima della riforma del 2003: trasformazione solo tra società (no s.p.a. –> fondazione) e la società
cooperativa non poteva trasformarsi in una società a scopo lucrativo (solo viceversa).
Dopo la riforma sono possibili:
a) trasformazione omogenea: fra diverse tipologie di società lucrative;
b) trasformazione eterogenea: tra società di capitali (e viceversa) in enti consortili o cooperative non
a mutualità prevalente e altri enti non societari, come consorzi, comunioni d’azienda e perfino
fondazioni e associazioni.
L’impresa individuale invece non può essere oggetto di trasformazione. Non si verifica una trasformazione
nel passaggio di una società da unipersonale a plurilaterale, perché non muta l’assetto organizzativo.
150
Pubblicità ed efficacia –>
151
Anche in caso di opposizione il tribunale può autorizzare la trasformazione (se ad esempio la società
presta idonea garanzia o il bilancio lo consente, cioè se il pericolo di pregiudizio per i creditori
risulta infondato).
Società cooperative NON A MP: di norma almeno la metà dei soci; in alcune leggi speciali
sono previsti quorum diversificati in relazione al numero dei soci;
Consorzi: maggioranza assoluta dei consorziati;
Società consortili: maggioranza prevista per lo scioglimento anticipato;
Comunioni di azienda: unanimità;
Associazioni riconosciute: maggioranza prevista per lo scioglimento anticipato (di norma ¾
degli associati ex art. 21, u.c.);
Fondazioni: l’autorità governativa può disporre la trasformazione su proposta dell’organo della
fondazione competente.
Però per alcune associazioni (ad es. costituitesi prima del 2004 o che hanno ricevuto donazioni, oblazioni
o altri contributi pubblici) la legge vieta la trasformazione. Pure nel caso delle fondazioni, sussistono
divieti speciali (ad. es. per fondazioni bancarie) od occorre il pagamento di un’imposta. Anche lo statuto
dell’associazione o della fondazione può vietare la trasformazione. Si cerca di evitare lo sviamento
dalle originarie finalità per enti che si sono giovati anche di contributi di terzi.
152
Le società cooperative sono società a capitale variabile con scopo mutualistico. Nell’economia italiana
hanno una certa rilevanza, particolarmente in certe regioni.
LE TIPOLOGIE DI COOPERATIVE
Rispetto al passato è scomparsa la differenza tra cooperative a responsabilità limitata e illimitata. Oggi
stabilmente nelle cooperative delle obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo
patrimonio.
Con la riforma del 2003 nell’art. 2512 si è introdotto il nuovo concetto di «società cooperative a
mutualità prevalente», che sono quelle che svolgono la loro attività economica prevalentemente in
favore di soci o con risorse fornite ai o dai soci (prestazioni lavorative o apporti di beni o servizi).
Le cooperative non a mutualità prevalente hanno egualmente lo status di cooperativa, ma ricevono un
trattamento normativo leggermente diverso (in particolar modo meno favorevole sul piano fiscale).
L'introduzione della differenziazione non ha incrinato il favore del legislatore nei confronti del fenomeno
cooperativo (che trova fondamento nell'art. 45 della Costituzione), ma denota un cambio di
orientamento del legislatore, che vuole favorire di più il primo tipo di cooperative rispetto a quelle
«impure».
Le cooperative AMP, oltre che nel registro delle imprese, devono iscriversi in un apposito albo tenuto
dal Min. delle Attività produttive (presso cui depositano pure i propri bilanci), e che esercita su di esse
forme di vigilanza.
LA MUTUALITÀ PREVALENTE
1° REQUISITO QUANTITATIVO: la prevalenza si ricava dai dati di bilancio ed è attestata nella
nota integrativa:
A. per le cooperative di consumo: ricavi vendite ai soci > 50% totale dei ricavi;
B. per le cooperative di lavoro: costo del lavoro dei soci > 50% totale costi per lavoratori;
C. per le cooperative di produzione: costo servizi ricevuti dai soci o dei beni forniti dai soci > 50%
costi totali;
2° REQUISITO STATUTARIO: devono esserci clausole statutarie che prevedano:
A. il divieto di distribuire dividendi > interesse massimo dei buoni postali fruttiferi aumentato di 2
punti e mezzo;
B. il divieto di remunerare gli strumenti finanziari offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori >
2 punti oltre il limite dei dividendi;
C. il divieto di distribuire riserve fra i soci cooperatori;
D. l’obbligo di devolvere, in caso di scioglimento della società, l’intero patrimonio, dedotti solo
capitale sociale e dividendi, ai «fondi mutualistici per lo sviluppo della cooperazione».
154
del Codice civile di cui agli artt. 2511 e ss., e da leggi speciali previste per particolari tipi di
cooperative.
Quindi la normativa applicabile alle società cooperative è:
a) la normativa del Codice civile in tema di s.p.a. o s.r.l. (a seconda che le quote sia
rappresentate da azioni o meno);
b) le regole di «categoria» previste dagli artt. 2511 e ss. c.c.
c) le norme di leggi speciali previste per determinati tipi di cooperative (ad. cooperative di
credito).
Questo complesso di norme non si applica agli enti mutualistici diversi dalle società. Le cooperative
devono contemplare nella denominazione la sigla «soc. coop.».
CAPITALE SOCIALE
Uno degli scopi della società cooperativa è quello di favorire l'ingresso di nuovi soci; se il capitale della
cooperativa fosse fisso, l'ingresso o l'uscita di nuovi soci dovrebbe essere accompagnata dalle
deliberazioni di aumento o di riduzione del capitale sociale, con le inevitabili lentezze di questi
procedimenti.
PRINCIPIO DELLA «PORTA APERTA»: L'art. 2524 c.c. ha stabilito che il capitale delle cooperative è
variabile proprio per consentire l'ingresso o l’uscita dei soci senza che sia necessario modificare l'atto
costitutivo. Anche nella società cooperativa il capitale sociale è formato da quote o azioni e alle stesse
si applica la disciplina ordinaria prevista per le une o per le altre.
La società può acquistare proprie azioni o quote, ma solo se il rapporto tra il patrimonio netto e il
complessivo indebitamento della società è superiore ad un quarto, e sempre nei limiti degli utili
distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio regolarmente approvato.
CATEGORIE DI SOCI
Soci cooperatori: sono la categoria ordinaria di soci direttamente interessati alla attività mutualistica.
Nella costituzione e nell’esecuzione dei rapporti mutualistici deve essere rispettato il principio di parità
di trattamento. Le quote e le azioni non possono essere cedute con effetto verso la società, se la cessione
non è autorizzata dagli amministratori.
Soci finanziatori: l'atto costitutivo può prevedere l'emissione di strumenti finanziari, se si applica la
disciplina prevista per le società per azioni. Per evitare che la presenza di finanziatori possa snaturare
l'indole mutualistica della società è stato però previsto un limite invalicabile al totale dei voti attribuibili
a questa categoria (non oltre 1/3).
Sottoscrittori di titoli di debito: per le stesse ragioni sono stati previsti altresì limiti alla collocazione dei
titoli di debito emessi da cooperative in forma di società a responsabilità limitata.
155
AMMISSIONE E RECESSO DEI SOCI
L'atto costitutivo stabilisce i requisiti per l'ammissione dei nuovi soci e la relativa procedura, secondo
criteri non discriminatori coerenti con lo scopo mutualistico e con l'attività economica svolta. Non possono
in ogni caso divenire soci quanti esercitano in proprio imprese in concorrenza con quella della
cooperativa.
L'ammissione di un nuovo socio è fatta con deliberazione degli amministratori su domanda
dell'interessato. Se la domanda è rigettata, è previsto un obbligo di motivazione del rigetto della
domanda del terzo, con la previsione di una specie di «appello» all’assemblea da parte del terzo non
ammesso.
La dichiarazione di recesso, consentita nei casi previsti dalla legge (ossia quelli previsti per la s.p.a. o
della s.r.l., a seconda se sia coop. con azioni o quote + quando l’atto costitutivo vieti la cessione delle
azioni o quote dopo che siano decorsi due anni dall’ingresso del socio nella società) e dallo statuto,
che contempla a volte gli stessi casi previsti per le società di persone) deve essere comunicata
con raccomandata alla società ed esaminata dagli amministratori. Se non sussistono i presupposti per
il recesso, gli amministratori devono darne immediata comunicazione al socio, che, entro sessanta
giorni dal ricevimento della comunicazione, può proporre opposizione innanzi il tribunale.
Per quanto riguarda il rapporto sociale il recesso ha effetto dalla comunicazione del provvedimento di
accoglimento della domanda o dalla decisione del tribunale che accolga l’opposizione. Per i rapporti
mutualistici tra socio e società il recesso ha invece effetto con la chiusura dell'esercizio in corso.
156
L’ORGANO AMMINISTRATIVO NELLA COOPERATIVA
La nomina degli amministratori spetta all'assemblea, fatta eccezione per i primi amministratori che
sono nominati nell'atto costitutivo e fatto salvo il caso in cui la nomina di alcuni di essi sia stata
attribuita dall'atto costitutivo allo Stato o a enti pubblici; in tal caso, l'assemblea conserva in ogni
modo il diritto di nominare la maggioranza degli amministratori. Ai possessori di strumenti finanziari
non può essere attribuito il diritto di eleggere più di un terzo degli amministratori. La maggioranza dei
componenti del consiglio di amministrazione è scelta tra i soci cooperatori, ovvero tra le persone
indicate dai soci cooperatori persone giuridiche, ma l'atto costitutivo può prevedere che uno o più
amministratori siano scelti tra gli appartenenti alle diverse categorie dei soci, in proporzione
dell'interesse che ciascuna categoria ha nell'attività sociale.
Qualunque sia il modello di amministrazione adottato, le più importanti decisioni relative alla
ammissione ed esclusione dei soci e quelle relative ai rapporti mutualistici non possono essere oggetto
di delega.
157
delle loro attività economiche. Va infine menzionata la COOPERATIVA EUROPEA, regolamentata dal
d.lgs. n. 48/2012.
158