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INTRODUZIONE
Il fenomeno societario è un fenomeno antichissimo.
Già i Romani parlavano di societas = contratto consensuale, con il quale due o più
persone si obbligano a mettere in comune beni o opere per il raggiungimento di un fine
comune. La caratteristica della societas era che tale contratto – come qualsiasi altro
contratto - produceva effetti solo tra le parti, restando irrilevante nei confronti dei terzi.
La cd. rilevanza interna del vincolo societario faceva sì che i terzi potessero acquistare
diritti o contrarre obblighi nei confronti dei singoli soci, non della società stessa. La
societas, in altri termini, non aveva una propria autonomia a sé stante: i soci agivano in
nome proprio e rispondevano degli obblighi assunti col proprio patrimonio. Non era
dunque riconosciuta ad essa alcuna autonomia patrimoniale né un patrimonio
autonomo.
A che cosa si riduceva dunque la societas? Ad un contratto costituente una comunione
di beni tra i soci, per il conseguimento di un fine comune.
Soltanto nel Medioevo (XII sec.) si comincia a parlare di società, intesa in un senso più
vicino a quello moderno, dando ad essa una rilevanza anche esterna. Nascono anche i
primi differenti tipi di società: la commenda (antecedente della s.a.s.), la compagnia
(s.n.c.), nonché forme embrionali di s.p.a.
La spinta verso modelli ancora più simili a quelli moderni si ha nel XVII secolo con la
nascita delle compagnie coloniali olandesi, danesi e svedesi. La vicinanza sta nel fatto
che si coinvolgono negli affari un vasto pubblico anonimo di risparmiatori (come
accade nelle s.p.a.), che effettuano conferimenti anonimi di capitale.
Con il code de commerce napoleonico del 1807 verrà regolamentata a livello normativo
generale una società cd. anonima, con autonomia patrimoniale perfetta.
Nel sistema codicistico antecedente a quello attuale, le società erano disciplinate sia
nel codice civile del 1865, sia dal codice di commercio del 1882.
Nel codice civile del 1865 si distingueva tra:
a) società universali
b) società particolari → si distinguevano in:
– società di godimento: avevano ad oggetto solo certe determinate cose, o il
loro uso i loro frutti
– società di esercizio: si formavano grazie al contratto con cui più persone si
associano per una impresa determinata, o per l'esercizio di quale mestiere o
professione.
Nel codice del commercio si disciplinavano alcune società particolari di esercizio, dette
società commerciali.
Le società di esercizio infatti si distinguevano in:
– società civili → contratto col quale si creava una comunione e una serie di
rapporti obbligatori tra i soci, privi di rilevanza nei confronti dei terzi (rilevanza
interna).
– società commerciali → enti collettivi distinti dai soci (rilevanza esterna). Erano
dotate dunque di un proprio nome, di un proprio patrimonio (elementi fondanti
della soggettività giuridica). Gli atti delle società commerciali erano
automaticamente riconosciuti come atti di commercio (per le altre società invece
la qualifica di “commerciante” discendeva dall'esercizio di atti di commercio “per
professione abituale”). La qualifica di società “commerciante” faceva sì che gli
atti commerciali fossero sottoposti ad una disciplina specifica, diversa da quella
per gli atti e i rapporti civili, e che le società commerciali fossero sottoposte alle
regole dello statuto professionale delle persone dei commercianti.
Si distinguevano in:
– s.n.c.
– società anonima
– società in accomandita.
Nel 1942 l'attuale codice civile segnò l'abbandono della distinzione tra atti e rapporti
civili (c.c.) e atti e rapporti commerciali (c. comm.), grazie all'adozione di un unico
codice.
Venne meno la distinzione tra società civile e società commerciale, e venne estesa a
tutte le società la soggettività giuridica (nome e patrimonio). I tipi di società
diventarono:
– Soc. nome collettivo → con disciplina molto simile alla precedente.
– Soc. in accomandita semplice
– soc. in accomandita per azioni
– Società per azioni → mutuata dalla precedente società anonimia per azioni.
– Società semplice.
– società a responsabilità limitata → simile alla precedente società anonima per
quote.
La funzione della società fu quella dell'esercizio collettivo di una attività economica
produttiva; scomparve dunque il fine del godimento collettivo di beni (tipico delle
precedenti società universali e particolari di godimento), per il quale si rimandava alle
norme sulla comunione (2248. artt. 1100 e ss.).
Questa concezione fu trasposta nella definizione che dà il codice civile di società:
art. 2247 → Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi
per l'esercizio in comune di una attività economica allo scopo di dividerne gli utili.
↓
– origine: contratto (il contratto di società).
– Oggetto: esercizio in comune di una attività economica
– causa: lucrativa (divisione degli utili).
L'impianto del codice civile fu così efficace che i modelli organizzativi da esso
predisposti furono nel tempo utilizzati anche oltre i limiti segnati dalla nozione dell'art.
2247.
Segno del superamento della nozione data all'art. 2247 è il fatto che la sua rubrica è
cambiata. Non più “società”, ma contratto di società. Questo sta a significare che oggi,
grazie a numerosi interventi normativi:
– la società può essere creata anche con un atto diverso da un contratto: atto
unilaterale (solo per le s.p.a. e s.r.l.), atto normativo o amministrativo.
– La società può essere la forma organizzativa anche di una impresa individuale
(società unipersonali).
– l'attività svolta può anche essere non economica (es: finalità sociale di
erogazione di beni o servizi).
– la causa può anche essere non lucrativa. Es: società mutualistiche, società che
devono (cd. imprese sociali) o possono reinvestire tutti gli utili nella attività
sociale).
L'art. 2247 allora oggi ha funzione descrittiva dei tratti che normalmente la società ha;
in altri termini le condizioni necessarie e sufficienti per individuare una società e
distinguerla da altri tipi:
– conferimenti dei soci → con la stipulazione de contratto di società, ciascun
contraente si obbliga attraverso il conferimento a contribuire alla formazione di
un fondo sociale mediante una prestazione di dare o di fare. La funzione del
fondo sociale è quella di permettere la formazione di un patrimonio iniziale
indispensabile per l’esercizio dell’attività in comune. In altre parole, i soci
effettuano un apporto di denaro, beni in natura, crediti, prestazioni d'opera a
favore della società. Essa ne acquista la titolarità, senza obbligo di restituzione.
L'obbligo al rimborso dell'apporto sorge solo con lo scioglimento della società o
della partecipazione del socio.
– esercizio in comune di una attività economica → quale? Produzione o scambio di
beni o servizi. È la attività che, ex art. 2082, svolge l'imprenditore. Si può dire
dunque che l'attività economica svolta dalla società è una attività di impresa.
Il fatto che l'attività sia svolta “in comune” cosa significa? È evidente nelle forme
più semplici di società, dove i soci gestiscono attivamente l'impresa. Diventa più
complicato per le società di capitali (la partecipazione del socio non comporta
automaticamente il diritto a condurre l'attività della società) o per le società
unipersonali. In realtà “in comune” significa che i risultati positivi e negativi della
attività sono comuni a tutti i soci (salve le possibili deroghe previste). L’attività
svolta è descritta nell’”oggetto sociale”.
– scopo di lucro → lo scopo è la divisione degli utili: destinazione ai soci degli
eventuali vantaggi economici conseguiti. Tale scopo può essere lucrativo in
senso stretto o speculativo (distribuzione dell'utile ai soci in proporzione
all'investimento di ognuno) o mutualistico (risparmio di spesa o maggiore
remunerazione del lavoro dei soci, tipico delle soc. coop.).
I diversi aspetti che “deviano” da questo modello sono spesso contenuti in norme
speciali. La funzione dunque dell'art. 2247 è quella di affermare uno strumento tipico a
disposizione dell'autonomia dei privati, differente rispetto a figure simili a quella della
società. La definizione dell'art. 2247 allora, anche se inadeguata a cogliere oggi
l'interezza del fenomeno societario, ha la funzione di fornire la causa tipica delle
società, diversa dagli altri contratti.
IL PATRIMONIO SOCIALE
= insieme dei beni e rapporti giuridici facenti capo alla società.
Il patrimonio sociale svolge due funzioni essenziali:
– di garanzia → come tutti i debitori, anche la società risponde dell'adempimento
delle obbligazioni con tutti i suoi beni, presenti e futuri. In questo caso allora il
patrimonio si intende come il complesso delle posizioni attive che, in quanto
espropriabili, possono garantire l'adempimento dei debiti, ossia le posizioni
passive del titolare. In via generale dunque (con le previste eccezioni) dei debiti
della società risponde tutto e solo il patrimonio sociale, non dei singoli soci.
– Produttiva → il patrimonio sociale viene gestito dai soci per ottenere un aumento
del suo valore, da dividere tra essi, ma può anche subire una diminuzione. Sotto
questa luce dunque il patrimonio sociale è formato sia dalle attività (anche quelle
non espropriabili) che dalle passività.
IL CAPITALE SOCIALE
= insieme del valore dei conferimenti dei soci, effettuati o da effettuare (capitale sociale
nominale).
Se i soci si sono impegnati a versare i conferimenti si parla di capitale sottoscritto;
Se invece hanno effettuato i conferimenti si parla di capitale versato.
All’inizio il capitale nominale sarà identico al patrimonio sociale, ma poi questo se ne
discosterà a seconda dell’andamento economico della società.
La funzione del capitale sociale è quella di garantire che, idealmente, la società non
abbia un patrimonio mai al di sotto di quel valore, al fine di garantire i soci. Il valore del
capitale sociale non deve essere mantenuto solo all'inizio della vita della società, ma
anche successivamente; se quindi il patrimonio (netto) scende al di sotto del capitale
sociale non solo non vi sarà distribuzione di utili, ma i soci saranno obbligati a
aumentare il patrimonio sociale sino a renderlo equivalente al capitale sociale.
L'ATTIVITÀ ECONOMICA E L'OGGETTO SOCIALE
Il patrimonio sociale è l'oggetto di una gestione produttiva potenzialmente in grado di
generare degli utili. Per questo motivo l'attività oggetto della società è una attività
economica.
L'attività economica svolta poi può essere di vario tipo. Il tipo di attività svolta viene
indicata nel cd. oggetto sociale. L'oggetto sociale è un elemento essenziale della
società, e per tale motivo deve risultare o dal contratto di società o dall'atto costitutivo.
La scelta e la modifica dell'oggetto sociale ovviamente spetta ai soci, che lo decidono
in tutta libertà. Gli unici limiti dati dalla legge stanno nell'impossibilità di un oggetto
sociale che indichi una attività illecita o impossibile, e nell'esistenza di norme che
impongono o impediscono l'utilizzazione di alcuni tipi sociali per l'esercizio di alcune
attività.
L'art. 2230 cc. dice che i contratti d'opera intellettuale sono regolati da una serie di
norme (gli artt. 2231 e ss.) che mettono in luce il carattere strettamente personale della
prestazione. Dunque il prestatore d'opera intellettuale deve essere necessariamente
una o più persone fisiche (cd. incarico congiunto). La ragione di tale norme risiede
anche nella necessità di tutelare il richiedente la prestazione, il quale in questo modo
riesce ad individuare in modo certo il responsabile dell'esecuzione.
Tale principio non è smentito dalla disciplina delle cd. società tra professionisti (l.
183/2011). L'art. 10 infatti dice che è consentito svolgere l'attività professionale in tutte
le forme societarie, ma ciascuna prestazione deve essere eseguita da un socio
professionista. Sono pertanto possibili le società tra professionisti - anche esercenti
professioni diverse – nonché la creazione di società in cui vi sia compresenza di soci
professionisti e finanziatori, purché sia ben individuabile dal richiedente il soggetto che
esplica l'incarico.
Il problema tuttavia sta nel fatto che non è la legge a definire quando una prestazione
sia intellettuale, ma l'autonomia delle parti. In alcuni casi però è la legge stessa che
implicitamente riconosce il carattere “impersonale” della prestazione, come è avvenuto
per le società di revisione contabile o le cd. società di ingegneria (l. 109/1994, modif.
dalla l. 415/1998).
I TIPI SOCIALI
Il codice civile presentava 7 tipi diversi di società, ognuno con una propria disciplina:
– società semplice (s.s.) → è il tipo sociale residuale in caso di attività non
commerciale (art. 2249 cc)
– società in nome collettivo (s.n.c.) → è il tipo sociale residuale in caso di attività
commerciale.
– società in accomandita semplice (s.a.s.) → vi è distinzione tra soci accomandatari
(illimitatamente responsabili) e accomandanti.
– società per azioni (s.p.a.) → caratterizzata dalla suddivisione in azioni del suo
capitale sociale
– società in accomandita per azioni (s.a.p.a.) → è una s.p.a. In cui i soci sono divisi
in accomandanti e accomandatari (amministratori e illimitatamente responsabili).
– società a responsabilità limitata (s.r.l.) → non ha il capitale diviso in azioni, ma in
quote, e nella quale ai soci (a differenza di quanto accade nella s.p.a., ove i soci
non sono i ‘‘protagonisti’’ della vita della società) è attribuito un ruolo ‘‘di primo
piano’’ nello svolgimento dell’attività sociale, quasi come se la s.r.l. fosse una
società di persone con soci a responsabilità limitata
– società cooperativa (soc. coop.)
Nel 2012 sono state introdotte anche la:
– società a responsabilità limitata semplificata (s.r.l.s.) → prevista dall'art. 2643 bis
e disciplinata dalla normativa di sua introduzione (L. 24 marzo 2012, n. 27)
nonché dalle norme sulla s.r.l. “in quanto compatibili”. La particolarità di questo
tipo sta nel fatto che essa è riservata agli under 35enni ed è senza statuto,
perché «L’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico in conformità al
modello ‘‘standard’’ tipizzato con decreto del Ministro della giustizia, di concerto
con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo
economico». Il fatto che sia previsto un modello “standard” (per ragioni di
abbattimento dei costi notarili), fa si che da tale modello non ci si possa
discostare a pena di nullità, prevedendo ad esempio diritti particolari per singoli
soci (ex art. 2468), cause di recesso ulteriori rispetto a quelle previste per legge
(art. 2473, comma 1, c.c.) ecc...
– società a responsabilità limitata con capitale ridotto (s.r.l.c.r.) → disciplinato dal
D.L. 22 giugno 2012, n. 83 (d.l. Crescita) e dalle norme sulla s.r.l. “in quanto
compatibili”.
Tuttavia sembra che esse non siano tanto due nuovi tipi sociali, ma semplici varianti
della s.r.l. (quindi per passare da un tipo all'altro basta una modifica statutaria e non
una “trasformazione”).
Il codice prevede un'eccezione ai principi generali della autonomia negoziale e della
atipicità dei contratti, (art. 1322 cc) impedendo ai privati di costituire società atipiche (=
non rientranti in uno dei 7 modelli).
Ciò non impedisce ai privati di spaziare all'interno dei modelli legali, grazie
all'introduzione di clausole atipiche all'interno del contratto, oppure mediante l'istituto
della trasformazione (migrazione da un tipo sociale all'altro, o ad altre forme
associative).
Tutte le società sono costituite per ottenerne un guadagno. Cambia tuttavia il modo in
cui questo guadagno viene distribuito ai soci, o le forme che esso assume. In base allo
scopo, dunque, le società si possono distinguere in:
– lucrative → hanno scopo lucrativo in senso stretto, o speculativo: ripartire tra i
soci, in proporzione al loro investimento, l'utile (ricavi – costi). Hanno questo
scopo tutte le società, tranne quelle cooperative.
– Mutualistiche → hanno scopo mutualistico le società cooperative. Per scopo
mutualistico si intende: permettere ai soci di ottenere un vantaggio, consistente
nel poter contrattare con la società a condizioni più vantaggiose di quanto
offrirebbe il mercato. Si distingue dunque in:
– soc. coop. di consumo: permettono ai soci di acquistare beni e servizi a
condizioni migliori rispetto a quelle di mercato.
– Soc. coop. di produzione e lavoro: si offrono ai soci occasioni di lavoro con
una remunerazione maggiore di quella normalmente praticata dal mercato.
Il vantaggio viene poi riconosciuto ai soci non in proporzione agli investimenti,
ma agli scambi mutualistici operati da ciascun socio con la società.
– Consortili → sono costituite grazie a uno dei tipi delle soc. lucrative (tranne le
s.s.), ma hanno lo stesso scopo del contratto di consorzio: disciplinare o svolgere
determinate fasi delle imprese dei soci.
In base alle caratteristiche dell'attività che possono svolgere, si può poi distinguere tra:
– società non commerciali → le s.s. Esse non possono svolgere una attività
commerciale (art. 2249 cc).
– società commerciali (o a forma commerciale) → tutte le società lucrative, tranne
quella semplice. Esse dunque potranno svolgere sia attività commerciale (società
con oggetto commerciale) che non. Solo le società con oggetto commerciale
sono sottoposte alla disciplina sul fallimento.
LE SOCIETÀ DI PERSONE
Il modello normativo – base per le società di persone (sdp) è costituito dalla disciplina
sulla s.s. Si applicano infatti alla s.a.s. e alla s.n.c. tutte le norme compatibili con la
disciplina particolare prevista per questi due tipi societari. Esse dunque hanno dei tratti
comuni.
Inoltre, si applicano alla sas tutte le norme previste per la snc, in quanto compatibili.
L'AUTONOMIA PATRIMONIALE
Autonomia patrimoniale: la società ha un patrimonio distinto e autonomo da quello dei
soci.
L’autonomia può essere sia perfetta che imperfetta.
Quella perfetta sta a significare la reciproca insensibilità del patrimonio sociale e di
quello dei singoli soci, rispetto ai rispettivi debiti: i creditori sociali non possono
aggredire il patrimonio del singolo socio in caso di incapienza della società; i creditori
particolari dei soci non possono aggredire il patrimonio sociale se quello del singolo
socio è incapiente.
Le società di persone sono caratterizzate da autonomia patrimoniale “imperfetta”, ossia
dalla presenza di “interferenze” e connessioni tra il patrimonio sociale e quello dei
singoli soci.
L'autonomia patrimoniale imperfetta impedisce alle società di persone di acquisire la
cd. personalità giuridica (propria invece delle soc. di capitali), ossia lo status di
soggetto di diritto formalmente distinto dai soci. Questo non toglie il fatto che anche le
società di persone abbiano la cd. soggettività giuridica, e siano dunque soggetti
autonomi di imputazione. Si è detto in questo senso che la società di persone è un
soggetto collettivo non personificato: ha una sua soggettività, che permette di
distinguerla dai singoli soci, ma non qualificata come la personalità giuridica.
Cosa significa? Che le obbligazioni della società non sono obbligazioni personali dei
soci; per esse il socio è responsabile non per debito proprio ma altrui (→ in caso di
pagamento ha diritto di regresso); i beni della società non sono di comproprietà dei
soci; l'imprenditore è la società, non i singoli soci.
Ora vediamo le componenti della autonomia patrimoniale imperfetta:
N.B. =
1. La responsabilità illimitata dei soci ≠ partecipazione dei soci alle eventuali perdite
della società.
Tutti i soci partecipano agli utili e alle perdite. L'allocazione di questo rischio tra i soci
(ossia il grado di partecipazione di ognuno alle perdite) è un fatto interno alla società,
che riguarda le pattuizioni dei soci riflesse nel contratto sociale.
La regola della responsabilità illimitata e solidale invece ha rilevanza esterna, nel senso
che nei confronti dei creditori sociali ogni socio può essere chiamato a rispondere col
suo intero patrimonio di tutti i debiti, senza poter opporre ai creditori le pattuizioni
interne sulla partecipazione alle perdite.
Solo in un secondo momento questo avrà rilevanza, ossia quando il socio, avendo
soddisfatto il creditore sociale per l'intero, voglia agire in regresso nei confronti degli
altri soci obbligati in solido. Egli si farà dunque restituire la differenza tra quanto pagato
e la propria percentuale di partecipazione alle perdite.
– QUANDO?
Per i tempi e le modalità di esecuzione dei conferimenti, è sufficiente l'impegno dei soci
ad eseguire il conferimento previsto.
In linea di principio qualsiasi persona fisica può essere socio in una società di persone.
Sulla possibilità invece per una società (specie di capitali) di essere socia in una società
di persone vi erano delle perplessità. I contrasti sono stati sanati dal nuovo art. 2361, il
quale ammette l'assunzione da parte di una s.p.a. di partecipazioni in una società,
comportanti responsabilità illimitata.
Pacifica è anche l'ammissibilità della partecipazione di una società di persone ad altra
società di persone. Ovviamente i creditori della società partecipata potranno aggredire
il patrimonio personale dei soci della partecipante solo dopo aver escusso
infruttuosamente sia il patrimonio della partecipata che della partecipante.
DIRITTI AMMINISTRATIVI
Nelle società di persone non vi sono organi interni (assemblea, cda…) prescritti per
legge, dunque è attribuita ai soci il potere di decidere amministrando, per compensare
la loro responsabilità illimitata.
– Diritto ad amministrare → salvo diverso patto, spetta a tutti i soci a responsabilità
illimitata. L’amministrazione può essere congiuntiva o disgiuntiva.
– Diritto ad esprimere il consenso nelle decisioni che riguardano la collettività dei
soci (o degli amministratori).
– Diritto di controllo → spetta ai soci non amministratori
– diritto alla comunicazione e contestazione del bilancio di esercizio della s.n.c. e
s.a.s.
– Diritto di promuovere l'azione di responsabilità vs gli amministratori
– diritto di chiedere giudizialmente la revoca per giusta causa dell'amministratore
– diritto di recesso
L'atto costitutivo può prevedere altri diritti per alcuni/tutti i soci (es: d. di veto).
POTERI DI AMMINISTRAZIONE
= potere di gestire la società, compiendo tutti gli atti utili al conseguimento dell'oggetto
sociale.
E’ una funzione che riguarda la gestione interna della società.
La legge prevede un modello legale suppletivo, che può dunque essere derogato dalle
parti.
Il modello legale affida ai tutti i soci illimitatamente responsabili il potere di
amministrazione, disgiuntamente = ogni socio può autonomamente porre in essere
qualunque atto di gestione che rientri nell'ambito dell'oggetto sociale, senza che debba
anticipatamente informare o ottenere l'approvazione degli altri soci amministratori. I
soci però posso bloccare l'operazione prima che venga compiuta. In tal caso la
fondatezza dell'opposizione deve essere poi valutata dalla maggioranza dei soci
(secondo le quote di utili).
L'amministrazione congiunta invece deve essere inserita, grazie al voto unanime dei
soci, nel contratto sociale. In tal caso dunque, per il compimento di ogni operazione
serve il consenso di tutti i soci amministratori (o della maggioranza, secondo la
partecipazione agli utili).
POTERE DI RAPPRESENTANZA
= potere di esprimere legittimamente verso l'esterno la volontà sociale, impegnando la
società nei suoi rapporti con i terzi (agire in nome e per conto della società).
Normalmente (ma non necessariamente) tale potere spetta a chi ha anche il potere di
amministrazione. Il potere di rappresentanza sarà, secondo il modello legale,
disgiuntivo o congiuntivo in parallelo col potere di amministrazione.
Il potere di rappresentanza è normalmente sia negoziale che processuale, ed esteso a
tutti gli atti rientranti nell'oggetto sociale.
L'autonomia negoziale può derogare a questo modello.
LA S.N.C.
Di seguito troviamo alcune delle più significative peculiarità della s.n.c., rispetto alla ss.
Art. 2291: Nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono solidalmente e
illimitatamente per le obbligazioni sociali e il patto contrario non ha effetto nei confronti
dei terzi.
Rispetto alla s.s. non vi sono limitazioni circa l'oggetto sociale (attività commerciale e
non), mentre sappiamo che la ss non può avere ad oggetto una attività commerciale (di
solito infatti si usa per le società agricole).
Il creditore sociale deve preventivamente escutere infruttuosamente il patrimonio
sociale, prima di rivalersi su quello dei soci (dunque non a richiesta, come per la ss). Il
creditore particolare del socio non può chiedere in ogni momento la liquidazione della
quota, ma solo allo scioglimento della stessa.
Obbligo di iscrizione al registro delle imprese (anche se l'attività non è commerciale). Se
manca l'iscrizione si parla di s.n.c. Irregolare (ma la società è comunque valida e
esistente). L’art. 2295 prescrive gli elementi (necessari e non) che devono essere
presenti nell’atto costitutivo che si deposita al momento dell’iscrizione nel r.d.i.
Vietata la distribuzione di utili in presenza di perdite del capitale sociale ( scopo: tutela
dei creditori).
L'AZIONE E LA QUOTA
La partecipazione alla società di capitali è rappresentata dalla azione oppure, nel caso
della SRL, dalla quota di partecipazione. Vi sono differenze tra le due.
L'AZIONE
L'azione è un titolo di credito rappresentante:
– Una frazione del capitale sociale. In particolare, la somma dei valori nominali di
tutte le azioni = capitale sociale. Il valore nominale non va confuso col “prezzo di
emissione”, cioè conferimento cui si obbliga il sottoscrittore dell’azione, il costo
reale che viene sopportato dall'investitore che intenda acquistare un certo
numero di azioni di una nuova società o di nuova emissione da parte di una
società esistente. Il prezzo di emissione può essere alla pari, se è uguale al
valore nominale. Oppure può essere al di sopra o al di sotto, a seconda che sia
maggiore o minore del valore nominale. Il valore nominale non va neanche
confuso col valore reale, che rappresenta il valore di scambio dell’azione in un
determinato giorno, derivante dall’incontro tra Domanda e Offerta nel mercato.
- La partecipazione del socio alla società Normalmente vi è proporzionalità tra
misura del conferimento e peso della partecipazione, ma questo criterio può
essere derogato dallo statuto. Dunque il principio generale è che a ciascun socio
è assegnato un numero di azioni proporzionale alla parte di capitale sottoscritta
e per un valore non superiore al suo conferimento, ma vi si può derogare. Ad
esempio lo statuto può stabilire che a un socio che ha sottoscritto il 10% del
capitale sociale sia riconosciuto un diritto di partecipazione pari al 20%. In
nessun caso però il valore dei conferimenti può essere complessivamente
inferiore all’ammontare globale del capitale sociale.
Per quanto riguarda la loro circolazione, vige il principio della libera trasferibilità. Lo
statuto però può porre particolari condizioni per il trasferimento delle azioni o vietarlo
(per max 5 anni). In particolari le cd. clausole di gradimento prevedono che
l'alienazione delle azioni deve ricevere l'assenso di un organo della società (di solito
l'assemblea); le clausole di prelazione invece prevedono che l'azionista che voglia
alienare le proprie azioni debba preferire gli altri azionisti ai terzi possibili acquirenti, a
parità di condizioni.
Vi sono inoltre limiti legali alla circolazione delle azioni, come quelle riguardanti
l'acquisto delle proprie azioni da parte della società.
LA QUOTA
Nella srl, le partecipazioni non possono essere rappresentate da azioni e costituire
oggetto di sollecitazione all'investimento.
Caratteri della quota:
a. Proporzionalità tra conferimenti e contenuto della quota (derogabile nell'atto
costitutivo, che può attribuire a uno più soci una partecipazione non
proporzionale ai conferimenti)
b. i diritti sociali spettano ai soci in misura proporzionale alla partecipazione
posseduta (derogabile nell’atto costitutivo, che può attribuire particolari diritti
riguardanti l’amministrazione o la partecipazione agli utili).
c. Quote sono liberamente trasmissibili, di regola (atto costitutivo può imporre
condizioni e limiti, come clausole di gradimento o di prelazione).
d. La quota è espropriabile e può essere oggetto di pegno, usufrutto o sequestro.
L'unico obbligo per il socio è quello del conferimento.
Diritti del socio:
a) diritto di intervenire alle riunioni dell’assemblea
b) diritto di esprimere il consenso o dissenso per le decisioni prese al di fuori
dell'assemblea, nonché il voto per le deliberazioni.
c) diritto di convertire in denaro in ogni momento il conferimento effettuato attraverso
la stipula di una fideiussione bancaria o polizza assicurativa
d) diritto di recesso
e) diritto di promuovere l'azione di responsabilità contro gli amministratori
f) diritto di impugnare le delibere invalide
g) diritto di sottoscrivere l'aumento del capitale sociale
h) diritto agli utili e alla quota di liquidazione
L'ASSEMBLEA
L'assemblea è l'organo collegiale nel quale si forma, secondo il criterio maggioritario, la
volontà sociale. Gli altri organi, cioè l'amministratore e il collegio sindacale, sono
subordinati all'assemblea. Il pieno diritto di voto in assemblea spetta ai soci possessori
di azioni ordinarie, i quali possono intervenire in assemblea anche per procura e quindi
non per forza di persona.
L'assemblea ordinaria e quella straordinaria sono fondamentalmente lo stesso organo,
ma che delibera su questioni diverse. Sono previsti per i due tipi di assemblee diverse
soglie minime di costituzione (quorum costitutivi) e di decisione (quorum deliberativi)
(art. 2368).
L'assemblea è ordinaria quando (art. 2364):
approva il bilancio;
nomina o revoca gli amministratori, i sindaci, il presidente del collegio sindacale e
il revisore contabile;
determina il compenso degli amministratori e dei sindaci, se non è stabilito dallo
statuto
delibera sulle responsabilità degli amministratori e dei sindaci;
delibera sulle altre questioni poste alla sua attenzione dalla legge, dallo statuto o
dagli amministratori.
L'assemblea è straordinaria quando è chiamata a deliberare (art. 2365):
sulle modificazioni dello statuto;
sulla nomina e sui poteri dei liquidatori.
Nella srl l'assemblea non è più l'unico luogo in cui si possono prendere le decisioni, ma
la decisione può avvenire al di fuori di essa e senza metodo collegiale (v. 2479, 2479
bis e 2479 ter).
GLI AMMINISTRATORI
Gli amministratori costituiscono l'organo esecutivo della s.p.a. Agli amministratori,
nominati dall'assemblea o dall'atto costitutivo, è affidato il compito di dare materiale
esecuzione sia alle delibere dell'assemblea, sia agli atti di gestione, tanto di ordinaria
quanto di straordinaria amministrazione (art. 2380 c.c.). Nella spa, essi possono essere
sia soci, sia manager esterni.
L'amministrazione può essere:
unica: viene nominato un amministratore unico (AU);
collegiale: viene nominato il consiglio di amministrazione (CdA), diretto da un
presidente che viene designato dall'assemblea oppure dagli stessi componenti
del consiglio di amministrazione. In questi casi spesso il consiglio delega ad un
amministratore delegato alcune funzioni.
Gli amministratori hanno l'obbligo di:
far tenere i libri obbligatori, sociali e contabili;
redigere il bilancio di esercizio;
convocare l'assemblea dei soci.
Gestire la società, ossia compiere tutte le operazioni per l’attuazione dell’oggetto
sociale. I doveri degli amministratori (e la relativa responsabilità) si diversificano in
presenza di organi delegati (amministratori delegati); se vi sono amministratori
delegati, il compito del cda è solo quello di controllare le attività delegate svolte,
impartire loro direttive e svolgere direttamente le attività in caso di inerzia. In ogni
caso gli amministratori sono solidalmente responsabili se, essendo a conoscenza di
atti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per impedirne il compimento o
eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose (e dunque saranno solidalmente
responsabili in caso di mancata vigilanza o intervento). Se non ci sono organi
delegati, la responsabilità è solidale, essendo un organo collegiale.
dovere generale di vigilanza sull'andamento della società, in quanto gli
amministratori hanno il compito di perseguire gli interessi della società stessa.
compito di rappresentanza esterna, ossia di manifestare all'esterno, ai terzi, la
volontà della società formatasi in seno all'assemblea. Se lo statuto nulla specifica,
la rappresentanza spetta congiuntamente a tutti gli amministratori: se invece lo
statuto indica a chi spetti la rappresentanza, deve anche indicare se
congiuntamente o singolarmente (la rappresentanza passiva, cioè la legittimazione
a ricevere dichiarazioni da parte di terzi è comunque sempre disgiuntiva). Lo statuto
o l’atto di nomina può limitare in vari modi il potere di rappresentanza (a certi atti, a
un certo valore delle operazioni…).
Nelle spa l'amministrazione è affidata a persone solitamente diverse dai soci, mentre
nelle Sapa sono amministratori di diritto i soci accomandatari.
Nella srl l'amministrazione può essere affidata a uno o più soci (CDA), secondo il
modello congiuntivo o disgiuntivo delle sdp. Gli amministratori hanno la rappresentanza
generale della società e rispondono solidalmente dei danni derivati alla società
dall'inosservanza dei doveri ad essi imposti. Gli amministratori sono anche responsabili
verso i terzi o i singoli soci danneggiati dai loro atti dolosi o colposi.
Per quanto concerne la responsabilità degli amministratori essi solo responsabili del
loro operato verso:
- la società in caso di inadempimento dei loro doveri
- i creditori sociali per la mancata conservazione dell’integrità del patrimonio
sociale
- i singoli soci o i terzi se danneggiati da atti dolosi o colposi degli
amministratori.
IL COLLEGIO SINDACALE
Nelle s.p.a la funzione di controllo è affidata al collegio sindacale, che è composto (art.
2397) da tre o cinque membri effettivi e da due membri supplenti tutti nominati
dall'assemblea ed ha la durata di tre esercizi.
I sindaci devono avere dei requisiti professionali (revisori contabili, professori in materie
giuridiche o economiche). La legge inoltre prevede alcune cause di ineleggibilità dei
sindaci, come essere parenti o affini degli amministratori, essere legati da un rapporto
di impiego con la società o con le controllanti/controllate della stessa. Gli statuti
possono aggiungere altre cause.
L'assemblea designa anche il presidente del collegio sindacale, che deve vigilare:
sull'osservanza della legge dello statuto;
sul rispetto dei principi di corretta amministrazione;
sull'adeguatezza dell'organizzazione amministrativa e contabile della società e
sul suo concreto funzionamento.
Il controllo contabile invece è affidato a un revisore contabile od a una società di
revisione (solo le società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e che
non effettuano il bilancio consolidato però possono affidare al collegio anche il
controllo contabile) e consiste:
nella verifica periodica della regolare tenuta della contabilità sociale e della
corretta registrazione nella contabilità dei fatti di gestione;
nella verifica del bilancio e, in particolare, della rispondenza dello stesso alla
normativa e alle risultanze della contabilità;
nella formulazione di un giudizio sul bilancio.
I sindaci sono responsabili dell’adempimento dei loro doveri secondo il criterio della
diligenza qualificata. Essi inoltre sono responsabili della verità delle loro attestazioni e
devono conservare il segreto su fati e documenti di cui hanno conoscenza in ragione
del loro esercizio. Infine sono responsabili in solido con gli amministratore per quei
danni che si sono prodotti anche a causa di una loro scorretta o mancata vigilanza.
SAPA
Divisione tra:
- soci accomandanti: sono obbligati nei limiti della quota sottoscritta
- soci accomandatari: rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni
sociali. Sono di diritto amministratori della società. Il nome di almeno un socio
accomandatario deve comparire nella denominazione sociale.
La revoca degli amministratori avviene con la maggioranza della assemblea
straordinaria.
Se vengono meno tutti gli accomandatari, la società si scioglie entro 180 giorni, se non
si provvede alla sostituzione. Per questo periodo il collegio sindacale nomina un
amministratore provvisorio per gli atti di ordinaria amministrazione.
Le modifiche dell’atto costitutivo sono approvate dall’assemblea straordinaria e da tutti
gli accomandatari.
LE SOCIETA' MUTUALISTICHE
Le società mutualistiche hanno come scopo principale il principio della “mutualità” cioè
il reciproco aiuto fra i soci. Esse sono le cooperative e le mutue assicuratrici.
Scopo mutualistico significa: fornire beni o servizi o occasioni di lavoro ai membri
dell’organizzazione a condizioni più vantaggiose di quelle di mercato.
Vi sono delle agevolazioni fiscali per la costituzione di società a scopo mutualistico.
LE SOC. COOPERATIVE
Le cooperative sono società a capitale variabile (= al momento della costituzione non
deve essere indicato l’ammontare del capitale sociale e per la variazione del capitale
non serve una modifica dell’atto costitutivo) con scopo mutualistico.
Lo scopo mutualistico può essere perseguito direttamente (prezzi più bassi o
remunerazioni più alte) o indirettamente attraverso i ristorni. Ristorni: somme che la
società rimborsa ai soci a fine esercizio, consentendo così ai soci stessi di realizzare il
risparmio di spesa o aumento di retribuzione che la società potrebbe offrire
direttamente al momento dello scambio. La società applica a tutti, soci e terzi, gli stessi
prezzi per i propri servizi, ma alla fine dell’esercizio la società provvede a pagare ai soci
quanto hanno pagato in eccedenza (rimborso). I ristorni sono ripartiti tra i soci in
proporzione al numero e all’ammontare delle operazioni intercorse con la società e non
dunque in proporzione ai conferimenti effettuati.
Lo scopo mutualistico non è incompatibile con la realizzazione degli utili, ma solo con
la loro integrale distribuzione tra i soci.
Le cooperative possono essere a:
- Mutualità prevalente godono di agevolazioni tributarie. Svolgono la loro
attività prevalentemente in favore dei soci, consumatori o utenti e si avvalgono
prevalentemente del lavoro dei soci oppure s avvalgono prevalentemente degli
apporti di beni o servizi dei soci.
Devono avere delle cd. Clausole di non lucratività (es: limiti alla distribuzione
degli utili, obbligo di devolvere a scopi mutualistici l’intero patrimonio in caso di
scioglimento della società). Se per due esercizi consecutivi non si rispettano
queste condizioni, la società perde la qualifica di mutualità prevalente. La
distinzione rileva solo per godere delle agevolazioni tributarie.
- mutualità non prevalente
La società deve costituirsi per atto pubblico e deve essere iscritta presso il Registro
delle imprese, in questo modo acquista personalità giuridica.
Si applicano alle cooperative le norme sulla spa. Però se la coop. ha meno di 20 soci e
un attivo inferiore a 1 milione di euro, l’atto costitutivo può prevedere l’applicazione del
regime della srl, in quanto compatibile.
Nelle cooperative, dei debiti sociali risponde solo la società col suo patrimonio.
Vige il “principio della porta aperta”, cioè l’ammissione di nuovi soci è semplificato e
non determina la necessità di una modifica dell’atto costitutivo. I requisiti di
ammissione di nuovi soci non devono essere discriminatori e devono essere coerenti
con lo scopo mutualistico. La domanda di ammissione deve essere presentata agli
amministratori.
La partecipazione può essere rappresentata da quote o azioni. Il valore nominale della
quota/azione deve essere compreso tra 25 e 500 euro e nessun socio può avere un
controllo superiore a 100.000 euro (scopo: allargamento della base sociale e evitare
scopi lucrativi). Questi limiti non si applicano se i conferimenti non sono in denaro e se
il socio non è una persona fisica.
La trasferibilità della quota/azione non è libera, ma deve essere autorizzata dagli
amministratori.
Il modello di amministrazione è quello della spa/srl, (amministratori-assemblea-collegio
sindacale) con alcune varianti:
Ogni socio (che sia tale da almeno 90 gg) ha diritto ad un solo voto qualunque sia la
sua quota o il numero delle sue azioni. Fanno eccezione i soci che sono anche
persone giuridiche, ai quali si possono attribuire fino a 5 voti.
La costituzione del collegio sindacale è obbligatoria solo nei casi in cui è obbligatoria
anche per le srl e quando la società emette strumenti finanziari non partecipativi.
La maggioranza degli amministratori devono essere soci
In caso di scioglimento della società, o recesso, il socio ha diritto alla ripartizione del
capitale sociale.
MUTUE ASSICURATRICI
Si tratta di società che esercitano l’attività assicurativa solo per i soci, i quali dunque
sono anche assicurati. L’apporto del socio dunque è allo stesso tempo conferimento e
premio assicurativo.
Vi possono anche essere soci sovventori, i quali effettuano conferimenti diretti a
costituire un fondo per il pagamento delle indennità.