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Diritto Commerciale

Diritto Commerciale (Università Telematica Internazionale UniNettuno)

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LE SOCIETÀ E LE SOCIETÀ DI PERSONE


NOZIONE DI SOCIETÀ
Le società sono una forma di esercizio collettivo dell’impresa.
In tutti i tipi di società c'è una particolare efficacia definita “erga omnes”, in riferimento al contratto sociale
o all'atto costitutivo. Ciò significa che le regole della società si impongono a tutti, non soltanto ai soci, ma
anche ai terzi che entrano in rapporto con la società.
L'art. 2247 c.c. un tempo conteneva la definizione di società, ora parla soltanto del contratto di società e
dispone che con quest’ultimo, due o più persone conferiscono beni o servizi per l'esercizio in comune di
un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili.
Le società:
∼ sono organizzazioni che hanno scopi produttivi;
∼ hanno soggettività e autonomia patrimoniale;
∼ sono costituite con atto unilaterale nel caso di società di capitali.
La società è un organismo che nasce con il conferimento di beni al fine di godere degli stessi e di investirli.
Qualora si trattasse solo ed esclusivamente di godimento di beni, non si parlerebbe di società ma solo di
“comunione”, ovvero di comproprietà di quei beni.

CONFERIMENTI DEI SOCI


Il patrimonio della società che costituisce il fondo comune per esercitare l'attività della società, è costituito
con i conferimenti, cioè i beni o i servizi che vengono conferiti dai soci.
I beni che danno luogo al fondo comune possono essere conferiti in proprietà, cioè si attribuisce la
proprietà di un certo bene (mobile o immobile) e si applicano le norme della vendita.
E’ importante determinare il valore dei conferimenti, perché gli stessi determinano a loro volta anche la
partecipazione dei soci all'attività della società, la ripartizione degli utili e l’eventuale liquidazione alla fine
della società. Il valore dei conferimenti è determinato dagli stessi soci conferenti, ovviamente gli uni
d'accordo con gli altri.

ESERCIZIO IN COMUNE
Il secondo elemento dopo quello del conferimento di beni e servizi è l'esercizio in comune.
Ciò significa che deve esserci comunanza anche dell'attività e non solo del risultato.
Questa gestione comune però si realizza in forme diverse, infatti nelle società di persone avviene in modo
più diretto, poiché i soci sono i gestori dell'attività d'impresa.
Nelle società di capitali, invece, la gestione dei soci avviene indirettamente attraverso gli amministratori
che sono nominati dai soci stessi.

RIPARTIZIONE DEGLI UTILI


Un elemento essenziale è quello della ripartizione degli utili. Gli scopi della società sono quelli di ripartire gli
utili e di partecipare ai risultati.
Questi risultati possono essere positivi con utili, oppure possono essere negativi con le perdite.
Mentre la partecipazione è proporzionale, nel senso che la si può decidere. Possiamo infatti avere una
proporzionalità assoluta dei conferimenti, oppure possono esserci proporzionalità diverse.
N.B. E’ vietato il patto Leonino, ovvero il patto del leone che prende tutto per se.

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TIPI DI SOCIETA’
Società di persone: tra queste troviamo la società semplice, la società in nome collettivo e la società in
accomandita semplice. Questi tipi di società sono prive di personalità giuridica. La struttura è di tipo
personalistico, con una tendenziale coincidenza tra amministratori e soci.
Il socio in quanto tale ha diritto, non soltanto a partecipare al risultato dell'attività economica ma a
partecipare anche alla gestione dell'impresa. Non ci sono organi sociali.
Nelle società di persone, anche se qualche contratto di società parla di assemblea dei soci, si tratta nello
specifico dei soci che possono decidere.
Il patrimonio sociale è distinto da quello dei soci ed è destinato allo svolgimento dell'attività.
Società di capitali: tra queste troviamo le società per azioni, le società in accomandita per azioni e le
società a responsabilità limitata. Hanno personalità giuridica, quindi c’è un'assoluta distinzione fra la
società e i soci che rispondono limitatamente al conferimento.
Nella struttura di tipo capitalistico abbiamo un'organizzazione corporativa, ovvero composta da più organi
con competenze diverse.
Esiste una netta separazione tra proprietà e gestione dell'impresa. Il socio in quanto tale non ha il diritto di
gestire l'impresa, eventualmente può nominare se stesso come amministratore, ma non lo sarebbe in
qualità di socio, anche se fosse il socio unico o il socio di comando della società.
Società di tipo mutualistico: tra queste troviamo la società cooperativa per azioni, la società cooperativa a
responsabilità limitata e la società mutua di assicurazione. Tali società hanno uno scopo con fine
mutualistico, ovvero uno scopo che i soci perseguono a favore di se stessi.
Tutti i tipi mutualistici sono anch'essi dotati di personalità giuridica.

FIGURE PARTICOLARI
Alcune figure particolari di società sono:
∼ Società di professionisti: si presta ad essere utilizzata anche per attività che di per sé non sono
attività d'impresa (ad es. società di avvocati o di ingegneri);
∼ Società consortili: si costituiscono tra più soggetti di natura imprenditoriale che danno luogo ad una
società anch’essa con uno scopo mutualistico al servizio delle imprese consorziate.
N.B. Se una certa organizzazione si costituisce per compiere un unico atto, ma manca l'esercizio in comune,
perché c'è da compiere soltanto quell'atto, non c'è la società.

SOCIETÀ IN ACCOMANDITA SEMPLICE


In questa società ci sono due categorie di soci:
∼ accomandatari: illimitatamente responsabili (ad essi si applica la disciplina dei soci di società in
nome collettivo);
∼ accomandanti: limitatamente responsabili, ma non possono amministrare la società.
Soci accomandatari i soci accomandanti, sono due categorie di soci che devono essere entrambe presenti
perché questa è la particolarità della società in accomandita semplice.
Gli accomandatari possono avere il potere di amministrazione, mentre i soci accomandanti invece
rispondono limitatamente ed essi non possono amministrare la società.
L'accomandante è il socio che non ha potere di amministrazione e contemporaneamente ha una
responsabilità limitata.
Nei casi di ingerenza, ovvero di intervento arbitrario o abusivo in fatti di pertinenza non propria, assumono
la responsabilità illimitata. In ogni caso, l’accomandante ha il diritto d'informazione e di vigilanza
sull'attività della società.

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LA SOCIETÀ DI PERSONE
Le società di persone si articolano in più tipi di società, il tipo più semplice è quello della società che la legge
chiama “società semplice”.
L’art. 2247 c.c. disciplina le regole di funzionamento della società, dettando le regole sulla società semplice
che si applicano anche alla società in nome collettivo e in accomandita semplice, salvo per le regole
particolari dettate per questi ultimi due tipi di società.
Le caratteristiche della società semplice sono:
∼ Rispetto alle altre società di persone, ha per oggetto lo svolgimento di un'attività non commerciale
ed è essenzialmente un'attività agricola;
∼ La legge prevede l'iscrizione nel registro delle imprese, ma in un albo speciale diverso da quello
delle imprese commerciali e delle altre società;
∼ Amministrazione, l'articolo 2257 c.c. dispone che, salvo diversa pattuizione, l’amministrazione è
attribuita a ciascun socio che è contemporaneamente socio e amministratore.
Si parla invece di amministrazione congiuntiva (art. 2258 c.c.) quando ci sono più amministratori
che operano con consenso unanime (quindi non maggioranza) di tutti i soci amministratori.
Nell’amministrazione congiuntiva ci può essere urgenza di compiere un atto, che viene compiuto
dal singolo socio amministratore soltanto se c'è l'esigenza di evitare un danno alla società;
∼ Obbligazioni sociali, nella società semplice ne risponde il patrimonio sociale e poi c'è la
responsabilità solidale illimitata di chi ha agito, salvo patto contrario degli altri soci;
∼ Non c’è diritto di escussione, il beneficio di escussione è la facoltà attribuita al debitore di non
adempiere fino a quando il creditore non ha agito nei confronti di un altro debitore. In questo
specifico caso, il debitore principale è proprio la società. Il socio, quindi, può chiedere al creditore di
rivolgersi prima alla società per ottenere l’adempimento, ma è tenuto a indicare i beni sui quali
potrà agevolmente soddisfarsi. Il socio, pertanto, potrà segnalare, ad esempio, l’esistenza di merci
depositate in magazzino, le quali potranno essere vendute e, con il ricavato, potrà essere
soddisfatto il debito.
Obbligazioni sociali nelle società in nome collettivo:
∼ Il patrimonio sociale ne risponde sempre;
∼ La responsabilità solidale è illimitata per tutti soci, quindi non è possibile alcuna esenzione;
∼ C’è il diritto di escussione preventiva: il socio nei confronti del quale il terzo chieda l'adempimento
può chiedere che il terzo creditore agisca prima nei confronti del patrimonio sociale.
Secondo l’art. 2297 c.c., sono società irregolari le società in nome collettivo e le società in accomandita
semplice non iscritte nel registro delle imprese. Fino all’iscrizione si applicano le norme della società
semplice, ma con responsabilità illimitata di tutti i soci. Tuttavia se si costituisce una società in accomandita
semplice anche se non è iscritto nel registro delle imprese, va rispettata la distinzione tra soci
accomandanti i soci accomandatari.
Il contratto di società può sciogliersi nelle società di persone:
∼ Rispetto al singolo socio;
∼ Nei casi di recesso, morte ed esclusione (deliberata dagli altri soci per gravi inadempienze).
In questo caso c'è la liquidazione della quota del singolo socio. Resta comunque la responsabilità
del socio fino a cessazione. In ogni caso, il singolo socio continua a rispondere anche se è cessato
dalla società fino alla cessazione della sua partecipazione alla società per le obbligazioni contratte
fino a quel momento.
Lo scioglimento della società ci deve essere sempre, anche se nella società può esserci un contratto a
tempo indeterminato. Lo scioglimento avviene per varie cause, ma in particolare le società di persone si
sciolgono se viene meno la pluralità dei soci. Quando c'è lo scioglimento della società va liquidato il
patrimonio sociale con dei liquidatori. C'è inoltre il divieto di nuove operazioni, cioè i liquidatori devono
operare al solo fine di liquidare l'attività dell'impresa societaria ma non possono compiere nuove
operazioni. Viene ripartito infine il reddito attivo fra i soci.
La modificazione del contratto avviene solo con il consenso di tutti i soci (oltre che per cause di legge), salva
convenzione contraria. È possibile che quindi i soci stabiliscono che le modificazioni avvengano a
maggioranza. Le modificazioni del contratto devono essere iscritte nel registro delle imprese.

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DIFFERENZE TRA S.P.A. E S.R.L.


Le differenze tra una società per azioni (S.p.A.) e una società a responsabilità limitata (S.r.l.)
sono le seguenti:
1. Responsabilità dei soci: In una S.p.A. i soci non rispondono personalmente per le
obbligazioni sociali, ma solo in base al valore delle azioni possedute. Nell'S.r.l., invece, la
responsabilità dei soci è limitata al capitale sociale sottoscritto, cioè alla quota di
partecipazione sottoscritta.
2. Numero di soci: Per costituire una S.p.A. sono necessari almeno due soci, mentre in
un’S.r.l. è sufficiente un solo socio.
3. Capitale sociale: Il capitale sociale minimo per costituire una S.p.A. è di 50.000 euro,
mentre in un’S.r.l. è di 10.000 euro.
4. Amministrazione: In una S.p.A. l'amministrazione è svolta da un consiglio di
amministrazione, composto da almeno tre membri, mentre in un’S.r.l. l'amministrazione può
essere svolta dal socio unico o da un amministratore unico o da un consiglio di
amministrazione.
5. Trasferibilità delle quote o azioni: Le azioni di una S.p.A. sono liberamente trasferibili,
mentre le quote di una S.r.l. sono soggette a restrizioni.
6. Stile della ragione sociale: Il nome di una S.p.A. deve contenere la dicitura "società per
azioni" o l'abbreviazione "S.p.A.", mentre il nome di un’S.r.l. deve contenere la dicitura
"società a responsabilità limitata" o l'abbreviazione "S.r.l.".
La scelta tra costituire una S.p.A. o un’S.r.l. dipende dalle specifiche esigenze dell'impresa e
dei suoi fondatori, come la dimensione dell'attività, la necessità di raccolta di capitali, il
grado di responsabilità dei soci, la flessibilità nella gestione e la struttura organizzativa
desiderata.

CONFERIMENTI IN S.P.A. ART 2342


L'articolo 2342 del Codice Civile italiano disciplina i conferimenti in società per azioni
(S.p.A.).
In base a tale norma, i conferimenti possono consistere in denaro, beni mobili e immobili,
crediti, diritti d'autore, brevetti e marchi, nonché in prestazioni di lavoro o di servizi.
Il conferimento in denaro deve essere effettuato al momento della sottoscrizione delle
azioni o delle quote, o comunque entro il termine fissato dallo statuto o dall'assemblea dei
soci. Il conferimento in beni mobili o immobili deve essere effettuato entro il termine
stabilito dall'assemblea dei soci.
Il valore dei conferimenti deve essere determinato dall'organo amministrativo della società,
o da un esperto nominato dall'assemblea dei soci, in base ai criteri previsti dallo statuto o
dalle leggi. In caso di controversie sulla valutazione dei conferimenti, la questione viene
decisa da un tribunale.
I conferimenti devono essere oggetto di un'apposita relazione redatta da un revisore
contabile o da un esperto indipendente, che attesti la loro effettiva esistenza e il loro valore.
La mancata effettuazione dei conferimenti o il loro effettuazione parziale o tardiva può
comportare la decadenza dell'azione o della quota sottoscritta e la revoca della nomina del
socio.
In sintesi, gli articoli 2342 e seguenti del Codice Civile disciplinano i conferimenti in società
per azioni, stabilendo le modalità di effettuazione, valutazione e verifica dei conferimenti
stessi. Il rispetto di tali regole è fondamentale per garantire la solidità finanziaria
dell'impresa e tutelare gli interessi dei soci e dei creditori della società.

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SOCIETÀ PER AZIONI - COSTITUZIONE ED AZIONI


SOCIETÀ DI CAPITALI
La disciplina delle società è stata riformata nel 2003 in modo molto profondo, per adeguare l'assetto
normativo delle società di capitali alle esigenze del mercato. Questa riforma ha dato maggiore autonomia
privata alle società, con una netta separazione tra S.p.a. ed S.r.l.
L'art. 2325 e ss. c.c. disciplinano le società di capitali iniziando dalla società per azioni.
Le caratteristiche delle S.p.a. sono:
∼ Nelle società di capitali, la società ha la personalità giuridica;
∼ La responsabilità dei soci è limitata al conferimento;
∼ Nelle società per azioni e nelle società in accomandita per azioni (S.a.p.a.), le quote sono
rappresentate da azioni, mentre nelle S.r.l. non esistono azioni;
∼ Per quanto riguarda le S.p.a., anche in sede di costituzione è possibile che ci sia un solo socio
(società unipersonale), a differenza di quanto avviene invece nella società di persone.
Quando c'è una società unipersonale ci sono degli obblighi informativi anche nella denominazione
della società (S.p.a. unipersonale). In tali società, anche se c'è un solo socio, c'è un aspetto
organizzativo che prevale su quello partecipativo e contrattuale;
Nelle società di capitale è più forte l'esigenza di una stabilità dell'impresa sociale, infatti l'impresa rimane
indipendente dalle situazioni relative ai soci.
Inoltre, un altro elemento utile per rafforzare la stabilità dell'impresa sociale è il “principio di maggioranza”
per la gestione e le modificazioni dell'atto costitutivo. Sempre ai fini della stabilità dell'impresa sociale c'è
anche la “tutela reale”, e ciò significa che un certo atto che sia viziato, può essere annullato.
“Tutela risarcitoria” significa invece che l'atto, anche se viziato sopravvive, ma c'è il diritto al risarcimento
del danno nei confronti dei soggetti che sono danneggiati da quell’atto.

PROCEDIMENTO COSTITUTIVO DELLA S.P.A.


Esistono due forme per la costituzione della S.p.A.:
∼ Costituzione simultanea: si va dal notaio per redigere l'atto costitutivo e lo statuto della società.
Una volta costituito l’atto pubblico davanti al notaio, bisogna iscrivere la società nel registro delle
imprese, il che permette di acquisire la personalità giuridica;
∼ Costituzione per pubblica sottoscrizione: si invitano gli interessati che vogliono partecipare alla
costituzione della società per azioni ed in seguito, una volta formata questa sorta di comitato
costitutivo, si costituisce la società.
L’atto costitutivo deve contenere:
∼ Generalità dei soci e il numero delle azioni sottoscritte da ciascuno di essi;
∼ Denominazione e sede della società (anche eventuali sedi secondarie);
∼ Oggetto sociale: indica l'attività che la società si propone di svolgere;
∼ L’ammontare del capitale sottoscritto e versato;
∼ Sistema di amministrazione;
∼ Nomina degli amministratori e sindaci: nelle società di capitali, e quindi anche nelle S.p.a. troviamo
organi come l'assemblea (costituita dai soci), gli amministratori e il collegio sindacale;
∼ Durata della società: può essere anche una data molto lontana nel tempo, ma non è ammessa una
S.p.a. a tempo indeterminato. Ciò non significa che la società finisca alla data indicata, in quanto la
società può essere prorogata, ma bisogna indicare nuovamente una data di scadenza.
Le condizioni per la costituzione sono:
∼ Capitale minimo di 120.000€: le S.p.a. sono società in cui i soci rispondono limitatamente e quindi
per le obbligazioni della società risponde esclusivamente il patrimonio della società. A questo punto
è fondamentale che ci sia un patrimonio anche iniziale di una certa consistenza;
∼ Versamento almeno del 25% di conferimenti in denaro;
∼ Eventuali autorizzazioni richieste per l'attività.
N.B. La legge prevede che per le operazioni compiute prima dell'iscrizione registro delle imprese, ne
risponde chi ha agito, quindi non necessariamente l'amministratore o il socio. C'è inoltre il divieto di
emettere azioni in questo lasso di tempo che intercorre tra la costituzione dell’atto dal notaio e l’iscrizione
al registro delle imprese.

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La nullità della S.p.a. iscritta è prevista nei casi di:


∼ Mancanza dell’atto pubblico;
∼ Illiceità dell'oggetto sociale;
∼ Mancanza di indicazioni per denominazione, conferimenti, capitali o oggetto sociale.
Le cause di nullità possono essere sanate in alcuni casi, ma qualora le stesse non fossero sanate, la
conseguenza è lo scioglimento della società. Quindi la società non cessa di avere effetto, ma si scioglie.

Per quanto riguarda la costituzione delle società unipersonali:


∼ La legge impone che in questo caso i conferimenti siano eseguiti completamente. Pertanto non
basta il 25%, ma l'unico socio deve versare integralmente i conferimenti in denaro.
∼ E’ necessaria la trasparenza: i rapporti tra la società e i soci devono essere trasparenti e devono
risultare da atti della società;
∼ La responsabilità è limitata, salvo inosservanza agli adempimenti di legge.
Per quanto riguarda i conferimenti dei soci:
∼ Gli stessi devono versare in banca almeno il 25%: il restante 75% sarà poi chiesto dagli
amministratori quando lo richiedono le esigenze della società;
∼ Socio in mora: se il socio è in mora nel versamento del residuo 75%, perde il diritto di voto, e se non
adempie all'obbligo del versamento la società potrà disporre la vendita coattiva delle azioni in
danno del socio;
∼ Anche nelle S.p.a. sono conferiti beni in natura ma solo se lo statuto lo prevede. In ogni caso non
sono conferibili le prestazioni d'opera o di servizi (ciò è possibile solo nelle società di persone);
∼ Quando si conferiscono beni in natura, tale conferimento deve essere stimato da un esperto.
Successivamente gli amministratori devono fare la revisione di questa stima entro 180 giorni per
verificare se è corretta. Se è inferiore di oltre un quinto, o il socio versa la differenza oppure si deve
ridurre il capitale.

LE AZIONI E GLI STRUMENTI FINANZIARI PARTECIPATIVI


Una caratteristica delle S.p.a., è quello di avere azioni, cioè quote di partecipazione con certe
caratteristiche. I caratteri delle azioni sono:
∼ Ognuna di identico ammontare; - Indivisibilità;
∼ Presenza o meno del valore nominale: il valore nominale indica la quota di capitale in cui è ripartito
il capitale stesso;
∼ Uguaglianza dei diritti, salvo categorie speciali;
∼ Diritto di voto.
Si hanno categorie di azioni quando le azioni hanno diritti diversi, da una categoria ad un'altra.
Le categorie sono:
∼ Azioni privilegiate: si riconosce agli azionisti una partecipazione agli utili in misura maggiore di
quella degli altri azionisti;
∼ Azioni di risparmio: attribuiscono una partecipazione maggiore agli utili ma contemporaneamente
una diminuzione dei poteri nell'esercizio del diritto di voto, in quanto le azioni di risparmio non
votano in tutte le assemblee. Sono utilizzate perché consentono qualcosa che le altre azioni non
consentono, cioè quello di essere un titolo di credito al portatore.
Per quanto riguarda la circolazione delle azioni:
∼ Le azioni sono dei titoli di credito e sono nominative, salvo le azioni di risparmio che possono essere
al portatore;
∼ Le azione si trasferiscono con due modalità: transfert (cioè con la duplice annotazione sul registro
dell'emittente, nel libro dei soci e sull’azione) o girata annotata (annotata sul titolo azionario,
perché deve essere una girata piena con la sottoscrizione autenticata da un notaio);
∼ Nelle società quotate non ci sono le azioni intese come documenti cartacei, ma ci sono titoli
dematerializzati. Sono sempre titoli di credito, ma non vengono concretamente emessi perché
vengono gestiti con una gestione accentrata nella “Monte titoli”, una società che si occupa della
gestione di tutte le azioni.

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DIRITTI AMMINISTRATIVI E PATRIMONIALI DELLA PARTECIPAZIONE SOCIETARIA


I diritti amministrativi e patrimoniali della partecipazione societaria variano a seconda del tipo di società e
del tipo di partecipazione posseduta. In generale, i diritti amministrativi riguardano il controllo e la gestione
dell'impresa, mentre i diritti patrimoniali riguardano la partecipazione agli utili e alla distribuzione del
patrimonio.
Nel caso delle società per azioni (S.p.A.), i diritti amministrativi sono legati alla partecipazione agli organi di
gestione, ovvero il consiglio di amministrazione e l'assemblea dei soci. I soci hanno il diritto di partecipare
alle assemblee e di votare sulla nomina degli amministratori e sulle decisioni importanti per l'impresa, come
l'approvazione del bilancio e la distribuzione degli utili. Inoltre, i soci hanno il diritto di essere informati
sull'andamento dell'impresa e di richiedere informazioni al consiglio di amministrazione.
Per quanto riguarda i diritti patrimoniali, i soci di una S.p.A. hanno diritto a una quota degli utili distribuiti e
possono partecipare alla distribuzione del patrimonio in caso di liquidazione dell'impresa. La partecipazione
patrimoniale dipende dalla quota di partecipazione posseduta e dal valore nominale delle azioni.
Nel caso delle società a responsabilità limitata (S.r.l.), i diritti amministrativi sono legati alla partecipazione
all'assemblea dei soci e alla nomina degli amministratori. Tuttavia, la gestione dell'impresa può essere
affidata a uno o più amministratori, anche estranei alla società.
I soci hanno il diritto di essere informati sull'andamento dell'impresa e di richiedere informazioni agli
amministratori.
Per quanto riguarda i diritti patrimoniali, i soci di una S.r.l. hanno diritto a una quota degli utili distribuiti e
possono partecipare alla distribuzione del patrimonio in caso di liquidazione dell'impresa. La partecipazione
patrimoniale dipende dalla quota di partecipazione posseduta e dal valore nominale delle quote.
In entrambi i casi, i diritti amministrativi e patrimoniali possono essere influenzati dallo statuto sociale della
società e dagli accordi tra i soci. Ad esempio, gli accordi parasociali possono stabilire regole specifiche per la
nomina degli amministratori o la distribuzione degli utili.

TRASFERIMENTO DELLA PARTECIPAZIONE SOCIETARIA 2469


Il trasferimento della partecipazione societaria è disciplinato dall'articolo 2469 del Codice Civile italiano.
In base a tale norma, la partecipazione sociale può essere ceduta ad una terza solo previa autorizzazione
dell'assemblea dei soci o del consiglio di amministrazione, salvo diversa previsione statutaria. La richiesta
di autorizzazione deve essere presentata dal cedente alla società, con indicazione delle generalità del
cessionario e del prezzo offerto.
La società, a sua volta, ha il diritto di acquistare la partecipazione stessa entro 60 giorni dalla ricezione
della richiesta di autorizzazione.
Qualora la società non eserciti tale diritto di prelazione, il cedente può cedere la partecipazione al terzo
interessato.
Tuttavia, l'autorizzazione dell'assemblea o del consiglio di amministrazione non è necessaria in caso di
trasferimento della partecipazione a seguito di esecuzione di provvedimenti giudiziari o di patti successori
tra eredi o legatari.
Inoltre, nel caso di società quotate in borsa, il trasferimento delle azioni può essere effettuato
liberamente sui mercati finanziari, senza bisogno di autorizzazione della società.
Va precisato che lo statuto sociale della società può prevedere disposizioni specifiche in materia di
trasferimento della partecipazione societaria, anche diverse da quelle previste dall'articolo 2469 del
Codice Civile. In ogni caso, le disposizioni statutarie non possono essere contrarie alla legge e devono
rispettare i diritti dei soci e il principio della par condicio.

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LE AZIONI PROPRIE
Le azioni proprie sono un fenomeno in relazione al quale la società diventa socio di se stessa.
Proprio per la stranezza di questo fenomeno, la legge pone il divieto di sottoscrizione, cioè la S.p.a. non può
sottoscrivere le proprie azioni ma può soltanto acquistare azioni che siano sottoscritte da altri soggetti.
L’acquisto può essere effettuato con gli utili (cioè con le somme che la società avrebbe potuto distribuire ai
soci) o con le riserve disponibili (sono sempre accantonamenti di utili).
Gli amministratori della S.p.a. possono acquistare le azioni proprie, ma possono acquistarle con
l'autorizzazione dell'assemblea. Quest’autorizzazione deve avere una durata massimo di 18 mesi.
Per le società quotate c'è anche un limite ulteriore, infatti le S.p.a. con azioni quotate in borsa non possono
acquistare qualsiasi pacchetto azionario, ma il massimo delle azioni proprie che possono essere acquistate
sono 1/5 del capitale.
Una società è portata ad acquistare le azioni proprie per vari motivi. Ad esempio, nelle società quotate, ci
possono essere momenti in cui la quotazione di borsa è così bassa che sia conveniente alla società di
acquistare azioni proprie per poi rimetterle nel mercato nel momento in cui la quotazione è più elevata.

DISCIPLINA DELL'ACQUISTO DI AZIONI PROPRIE ART 2357


L'acquisto di azioni proprie da parte di una società è disciplinato dall'articolo 2357 del Codice
Civile.
In particolare, l'acquisto di azioni proprie può essere effettuato solo nei limiti e alle condizioni
previste dalla legge e dallo statuto della società.
L'articolo 2357 prevede che la società può acquistare azioni proprie solo se:
• il patrimonio netto risultante dal bilancio non risulta inferiore al capitale sociale aumentato
delle riserve indisponibili;
• l'acquisto non provoca una riduzione del patrimonio netto al di sotto del limite indicato al
punto precedente;
• l'acquisto non impedisce il conseguimento dell'oggetto sociale della società;
• l'acquisto non è effettuato per finalità speculative o per influenzare il corso del mercato dei
titoli della società;
• la società non detiene azioni proprie per un valore nominale superiore al 10% del capitale
sociale.
Inoltre, l'acquisto di azioni proprie deve essere autorizzato dall'assemblea dei soci, salvo che
lo statuto preveda che tale autorizzazione spetti al consiglio di amministrazione.
L'articolo 2357 prevede inoltre che le azioni proprie acquistate non possono essere detenute a
lungo termine e devono essere rivendute o annullate entro 18 mesi dalla data di acquisto.
Va precisato che l'acquisto di azioni proprie può avere diverse finalità, tra cui la riduzione del
capitale sociale, il finanziamento di programmi di incentivazione per i dipendenti o la
creazione di un tesoro di azioni per essere utilizzate in operazioni straordinarie, come ad
esempio acquisizioni o fusioni. Tuttavia, l'acquisto di azioni proprie non può essere finalizzato
a influenzare il corso del mercato dei titoli della società.

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ASSEMBLEA DELLE SOCIETÀ PER AZIONI


SISTEMI DI AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO
Le S.p.a. funzionano attraverso i seguenti organi:
∼ Assemblea dei soci;
∼ Organo amministrativo;
∼ Organo di controllo interno.
La S.pa. deve svolgere la sua attività d'impresa e per poterlo fare la legge prevede dei sistemi di
amministrazione:
∼ Il sistema tradizionale prevede che siano gli amministratori e il collegio sindacale a gestire e a
controllare la società. Tali organi sono nominati dall’assemblea;
∼ Il sistema dualistico introdotto con la riforma del 2003 e prevede che si applichi il sistema
tradizionale se lo statuto non prevede diversamente, ma è possibile che i soci decidano di
amministrare e far controllare la gestione della società con un sistema dualistico in cui c'è un
consiglio di sorveglianza (nominato dall’assemblea) e un consiglio di gestione (nominato dal
consiglio di sorveglianza);
∼ Il sistema monistico prevedo un unico organo di amministrazione (Cda - consiglio di
amministrazione) al cui interno si costituisce un comitato per il controllo sulla gestione.
L’assemblea è l'organo di base nelle S.p.a. ed è un organo collegiale che in quanto tale opera secondo il
principio di maggioranza (calcolata secondo il capitale).
L'assemblea si distingue in assemblea ordinaria o straordinaria, e la distinzione è a seconda delle
deliberazioni.
Chiaramente l'assemblea straordinaria ha una frequenza minore dell'assemblea ordinaria. L'assemblea può
essere poi generale (di tutti i soci) o speciale (nel caso di categorie particolari di azioni).
Le competenze dell’assemblea sono:
∼ Approvazione del bilancio: l’assemblea ordinaria ha la competenza di approvare il bilancio della
società che viene redatto dagli amministratori. Ciò avviene sia nel sistema tradizionale che in quello
monistico, mentre invece nel sistema dualistico l'approvazione del bilancio è fatto dal consiglio di
sorveglianza;
∼ Nomina di amministratori e sindaci, e determinazione dei loro compensi;
∼ Modifiche statutarie: è competenza dell’assemblea straordinaria;
∼ Nomina dei liquidatori o di altre competenze attribuite dalla legge all'assemblea straordinaria.
Per quanto riguarda invece l’organo amministrativo, lo statuto può indicare quale sistema di
amministrazione deve essere seguito.
Se lo statuto non detta nessuna disposizione, si applica il sistema tradizionale, ovvero quello dell'assemblea
che c'è in tutti i sistemi, più il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale.
Competenza dell'organo amministrativo è la gestione dell'impresa, ed è una competenza prettamente
esclusiva degli amministratori.
I soci non hanno diritto di interferire nella gestione, in quanto essi possono solo nominare gli
amministratori, ma poi gli questi ultimi devono perseguire l'interesse sociale e non sono tenuti ad osservare
le direttive dei soci.
N.B. L'organo amministrativo è composto dagli amministratori i quali possono anche non essere soci.

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IL PROCEDIMENTO ASSEMBLEARE
• Convocazione
La convocazione dell'assemblea deve avvenire almeno una volta all'anno entro 120 giorni (o 180 se ci sono
particolari esigenze). I soci devono quindi essere chiamati per riunirsi al fine di formare la volontà
assembleare.
La convocazione è fatta dagli amministratori ed almeno una volta l’anno deve essere convocata quella
ordinaria per l'approvazione del bilancio. L'approvazione del bilancio deve essere fatta dopo la chiusura
dell'esercizio e la convocazione deve essere fatta entro 120 giorni dalla chiusura dell'esercizio.
L'assemblea ordinaria può essere convocata, inoltre, quando c'è una richiesta da parte della minoranza (si
richiede almeno 1/10 del capitale sociale).
Convocazione disposta dal collegio sindacale: quando la convocazione è obbligatoria e ci sono dei casi in cui
è necessario convocare l'assemblea. Deve avvenire almeno 15 giorni prima su Gazzetta Ufficiale o su un
quotidiano indicato nello statuto, al fine di avvisare tutti i soggetti che hanno diritto a partecipare
all'assemblea. Lo statuto può anche prevedere che la convocazione avvenga anche con una comunicazione
diretta ai soci, purché questa sia fatta in modo tale da avere riscontro del ricevimento da parte del socio (ad
es. raccomandata o PEC). L'avviso di convocazione e l'informazione rivolta ai soci deve contenere il giorno,
l'ora e il luogo in cui si terrà l'adunanza dei soci. È importante inoltre stabilire l'ordine del giorno, cioè le
indicazioni delle materie che saranno trattate. In mancanza di convocazione l'assemblea non si può tenere.
• Intervento in assemblea
In assemblea possono andare tutti coloro che hanno diritto di voto. La legge non dice più “tutti i soci”,
perché parlando delle categorie di soci abbiamo visto che alcuni di questi non hanno diritto di voto (ad es. i
soci azionisti di risparmio).
In assemblea c'è anche intervento di amministratori e sindaci, che però non hanno diritto di voto.
Per andare in assemblea occorre dimostrare la propria legittimazione. Infatti, lo statuto può richiedere il
previo deposito delle azioni al fine di permettere a soci di dimostrare di essere tali. Ciò non avviene nelle
società quotate, in cui le azioni circolano frequentemente. In questo caso è possibile dimostrare di essere
soci tramite un certificato rilasciato dalla società “monte titoli” che ha il compito di verificare chi siano i
titolari delle azioni.
La riunione in assemblea è consentita anche in teleconferenza e il voto può avvenire in via elettronica, ma
soltanto se questo è indicato nello statuto, altrimenti è necessaria la presenza fisica dei soci.
• Rappresentanza del socio
In assemblea, il socio che ha diritto di voto, può presentarsi personalmente o può farsi rappresentare.
La rappresentanza è diritto del socio ma soltanto se non è escluso dallo statuto. La rappresentanza viene
attribuita con delega per iscritto e con il nome del rappresentante (non si può far rilasciare una delega in
bianco).
Nelle società quotate, onde evitare che il socio ceda sostanzialmente a terzi il suo diritto di voto
mantenendo l'azione, si prevede che le deleghe devono essere conferite solo per singole assemblee, non è
quindi possibile conferire una delega permanente a qualche soggetto.
• Quorum dell'assemblea ordinaria (momento in cui si discute e poi bisogna votare)
Prima della discussione bisogna verificare che l'assemblea si possa tenere, perché c'è il quorum da
verificare, ovvero il numero di soggetti o la percentuale delle azioni necessarie perché si costituisca
validamente l'assemblea. Le assemblee si distinguono per prima e seconda convocazione, nel senso che gli
amministratori possono convocare i soci a partecipare ad una prima assemblea. Nel caso in cui non si
raggiunga il quorum, si procede ad una seconda assemblea già convocata, o che può essere convocata
successivamente sugli stessi argomenti dell'ordine del giorno.
Nell'assemblea ordinaria, il “quorum costitutivo”, cioè la percentuale di azioni che devono essere presenti,
è la metà del capitale sociale. In mancanza di questo, l’assemblea viene sciolta.
Diverso è il “quorum deliberativo”, cioè la percentuale necessaria per approvare le delibere dell'assemblea
ordinaria. In questo caso, nell'assemblea ordinaria in prima convocazione è sufficiente la maggioranza dei
votanti. Ovviamente, essendoci un quorum costitutivo, bisogna che siano presenti almeno la metà del
capitale, e qualunque sia il numero, la maggioranza si forma in relazione ai presenti.
La seconda convocazione è prevista dalla legge proprio per favorire una seconda possibilità di trattazione
degli argomenti nel caso in cui la prima convocazione vada deserta, o non ci sia comunque numero
sufficiente per la costituzione. In seconda convocazione non c'è un quorum costitutivo, ma resta comunque
il quorum deliberativo (maggioranza dei votanti).

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• Quorum dell'assemblea straordinaria


Prima convocazione: l'assemblea straordinaria ha come competenza quella di approvare le modifiche dello
statuto, di approvare importanti modificazioni dell'assetto societario, dalla trasformazione alla liquidazione
della società, e così via. Si richiede quindi una maggioranza più elevata già in prima convocazione (delibera
con più della metà del capitale sociale).
Seconda convocazione: in questo caso è sufficiente 1/3 del capitale per la costituzione dell'assemblea, ma il
quorum deliberativo è di 2/3 dei votanti.
• Votazione e verbalizzazione
Il socio partecipa all'assemblea ed è assolutamente a sua discrezione la scelta di cosa votare, cosa
approvare o non approvare. La discrezionalità del socio nel voto è legata proprio a quella distinzione tra la
partecipazione all'assemblea e la gestione dell'impresa. Il socio infatti non decide le scelte gestionali
dell'impresa, ma può approvare il bilancio o le modifiche.
C'è soltanto un caso in cui il socio non può votare secondo il suo interesse, ed è il caso del conflitto di
interesse previsto dall'art. 2373 c.c.
Conclusa la votazione, c'è la proclamazione delle singole delibere.
Per tutto l'andamento della riunione assembleare si redige un verbale che deve essere redatto dal
segretario (può essere una qualsiasi persona nominata dal presidente o da un notaio).
E’ obbligatoria la verbalizzazione dell’atto notarile quando si tratta di deliberazioni dell'assemblea
straordinaria.

INVALIDITÀ DELLE DELIBERAZIONI ASSEMBLEARI


Efficacia delle deliberazioni:
Le deliberazioni vincolano tutti i soci, anche se non intervenuti o dissenzienti. Le delibere potrebbero essere
viziate, quindi potrebbero seguire regole diverse rispetto al diritto privato. Sono previste quindi nullità o
annullabilità.
Annullabilità delle delibere (art. 2377 c.c.):
L’annullamento può essere richiesto da: i soci assenti, i dissenzienti, gli amministratori, il consiglio di
sorveglianza e il collegio sindacale. Entro 90 giorni deve intervenire l'impugnazione, altrimenti, anche se
contraria alla legge, una delibera diventa perfettamente valida ed efficace.
Nullità delle delibere (art. 2379 c.c.):
Le cause di nullità sono: oggetto impossibile o illecito, mancata convocazione o mancanza di verbale. Tutti
gli atti giuridici contrari alla legge sono nulli. E’ legittimato all'impugnazione per nullità chiunque abbia
interesse, ma entro tre anni. Decorsi i tre anni, non può essere più sollevato motivo di nullità.

PATTI PARASOCIALI
Può accadere che i soci, prima di andare in assemblea, abbiano già deciso che cosa fare e probabilmente
cercano di sapere che cosa pensano gli altri soci. Gli stessi possono anche accordarsi non necessariamente
con tutti i soci, ma con una parte dei soci, per influire in assemblea in un certo modo. Si parla quindi dei
cosiddetti “patti parasociali”, e la legge ne prevede tre tipi:
∼ Sindacati di blocco: i soci vogliano evitare che gli altri soci cedano le loro azioni a soggetti estranei,
e quindi in caso di sindacato di blocco, i soci che si sono impegnati a tenere ferme le loro
partecipazioni ottengono tra di loro l’impegno di avere la prelazione nel caso che uno di loro decida
di cedere le proprie azioni. Si tratta quindi un modo per mantenere la compattezza del nucleo di
comando della società;
∼ Sindacati di voto: i soci che partecipano a questo patto, si impegnano a decidere insieme come
votare sulle singole deliberazioni;
∼ Patti per esercizio di influenza dominante: i soci si impegnano ad esercitare insieme un controllo
della società, senza assumere l'obbligo di votare in un determinato modo (come nei sindacati di
voto).
Si tratta di patti che hanno efficacia solo per le parti, che si impegnano a rispettare tra di loro i patti che
hanno stipulato. La società rimane estranea a questi patti, ma ovviamente ne subisce le conseguenze.
La durata non deve essere superiore a 5 anni, se il patto parasociale prevede una durata superiore ai cinque
anni, il patto vale soltanto per cinque anni. Se non è previsto un termine di durata, i soci sono liberi di
recedere dal patto stesso semplicemente dando un preavviso in qualunque momento.

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RUOLO E FUNZIONI ASSEMBLEA STRAORDINARIA IN S.P.A. ART 2365


L'Assemblea Straordinaria delle Società per Azioni (S.p.A.) ha il compito di prendere decisioni riguardanti le
modifiche statutarie, le fusioni e le scissioni, le riduzioni di capitale, le conversioni della società e altre
importanti operazioni straordinarie.
Le funzioni dell'Assemblea Straordinaria, come previste dall'art. 2365 del Codice Civile italiano, sono le seguenti:
1. Modifiche statutarie: l'Assemblea Straordinaria può deliberare le modifiche allo statuto della società, ad
esempio cambiamenti relativi all'oggetto sociale, alla denominazione, alla sede legale, alla durata della società,
alla disciplina dei titoli azionari, alle modalità di convocazione dell'assemblea e alle modalità di nomina degli
amministratori.
2. Fusioni e scissioni: l'Assemblea Straordinaria deve deliberare le operazioni di fusione o scissione della società,
stabilendo le modalità e le condizioni dell'operazione.
3. Riduzione di capitale: l'Assemblea Straordinaria può deliberare la riduzione del capitale sociale della società,
previo accordo con i creditori.
4. Conversioni della società: l'Assemblea Straordinaria può deliberare la conversione della società da una forma
giuridica all'altra (ad esempio da S.p.A. a S.r.l. o viceversa), stabilendo le modalità e le condizioni
dell'operazione.
5. Altre operazioni straordinarie: l'Assemblea Straordinaria può deliberare su altre importanti operazioni
straordinarie, come ad esempio l'emissione di obbligazioni convertibili o la costituzione di una società
controllata.
Inoltre, l'Assemblea Straordinaria ha il compito di deliberare sulla nomina, la revoca e la remunerazione degli
amministratori e dei sindaci, nonché di approvare il bilancio di esercizio e quello consolidato della società.
In sintesi, l'Assemblea Straordinaria delle S.p.A. ha un ruolo centrale nella definizione delle strategie e delle
operazioni straordinarie della società, svolgendo importanti funzioni di controllo e di indirizzo.

INVALIDITA' DELIBERE ASSEMBLEARI IN S.P.A. ART 2377 2379


Gli articoli 2377 e 2379 del Codice Civile regolano i casi di invalidità delle delibere assembleari nelle società
per azioni (S.p.A.).
L'articolo 2377 prevede che le delibere dell'assemblea sono nulle se sono adottate in violazione di legge o
dello statuto, ovvero se sono prese da organi incompetenti o non convocati legalmente. Inoltre, le delibere
sono annullabili se sono viziati da errori di fatto o di diritto tali da influire sul risultato della votazione.
L'articolo 2379 prevede invece che le delibere sono impugnabili dai soci che hanno votato contro la
delibera, dai soci assenti o astenuti che abbiano il diritto di votare e dai soggetti che abbiano un interesse
diretto nell'affare oggetto della delibera, qualora la delibera sia adottata in violazione di legge o dello
statuto, ovvero in caso di vizi della volontà dei soci o di irregolarità della convocazione.
Inoltre, l'articolo 2379 prevede che il termine per l'impugnativa è di 90 giorni dalla data di adozione della
delibera, salvo diversa disposizione dello statuto.
In caso di invalidità o annullamento della delibera, l'effetto è quello di considerare la delibera come mai
adottata, con la conseguenza che i relativi atti non producono alcun effetto giuridico.
È importante sottolineare che la nullità e l'annullabilità delle delibere assembleari sono strumenti a
disposizione dei soggetti lesi, al fine di tutelare i loro diritti. Pertanto, l'invalidità o l'annullabilità delle
delibere non può essere invocata per fini meramente opportunistici o dilatori.

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CORPORATE GOVERNANCE
La corporate governance è l'insieme degli strumenti giuridici che consentono alla società di operare.

FUNZIONE DEGLI AMMINISTRATORI


I primi amministratori sono nominati nell'atto costitutivo mentre li amministratori successivi sono di
nomina assembleare. Esistono cause di ineleggibilità e incompatibilità in quanto gli amministratori devono
avere dei requisiti per poter essere eletti (ad es. non aver subito condanne).
Ci sono casi di nomina dello Stato o di enti pubblici: gli amministratori sono nominati dall'assemblea dei
soci, però la legge consente che in taluni casi gli amministratori siano designati dallo Stato o dagli enti
pubblici.
La durata dell'incarico è di massimo tre esercizi, Cessazione per dimissioni, revoca, decadenza e morte.
La prorogatio si ha nel senso che anche se scadono i termini o si presentino le dimissioni, gli amministratori
continuano ad operare fintanto che non vengono sostituiti.
La prorogatio opera quando non rimane in carica un numero di amministratori tale da costituire la
maggioranza del consiglio di amministrazione.
Nel caso la maggioranza resti, si parla di “cooptazione”, ovvero gli amministratori rimasti in carica
nominano altri soggetti come amministratori, che dureranno in carica finché non ci sarà un'assemblea che
nominerà gli amministratori che sostituiscono quelli cessati.
È possibile che vengono a cessare tutti gli amministratori, e in questo caso la legge prevede che intervenga
in via sostitutiva il collegio sindacale, che però avrà la competenza di amministrare la società solo per la
gestione ordinaria.
La clausola “simul stabunt simul cadent”: un'espressione latina per dire che come gli amministratori sono
stati nominati insieme, così cadranno insieme. Prevede quindi la decadenza dell'intero consiglio di
amministrazione al venir meno della maggioranza dei consiglieri.
Compenso degli amministratori:
- Fissato dall’assemblea; - Stock options: si tratta dei diritti d'opzione sulle azioni; - Se si tratta di
amministratori investiti di particolari cariche, il compenso può essere determinato dallo stesso C.d.A. che
deve farlo presente al collegio sindacale.
Doveri degli amministratori:
- L'art. 2390 c.c. prevede il divieto di concorrenza. La legge prevede che ci sia per gli amministratori il
divieto di svolgere un'attività in concorrenza con la stessa società e di essere amministratori di un'altra
società in concorrenza. È un divieto di carattere dispositivo, nel senso che l'assemblea può derogare a
questo divieto, ritenendo in taluni casi può essere utile che ci sia come amministratore un soggetto che sia
esperto del settore e che quindi abbia già la sua impresa nel settore;
- L’art. 2381 c.c. prevede l’obbligo di agire in modo informato; - Diligenza richiesta dalla natura dell’incarico.
Rappresentanza legale:
- Rappresentanza (anche processuale): gli amministratori non soltanto gestiscono l'impresa, ma hanno
anche la rappresentanza della società, si parla quindi anche di potere di firma e di sottoscrivere un atto in
nome della società.

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CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Quando gli amministratori sono più di uno, costituiscono necessariamente il consiglio di amministrazione.
Funzionamento del C.d.A.:
E’ un organo collegiale: è richiesta la presenza di un presidente, di riunioni, di convocazione, di votazione e
di verbalizzazione.
Le delibere consiliari: sono considerate il cuore dell'attività del C.d.A. La delibera consiliare richiede che vi
sia la maggioranza degli amministratori (quorum costitutivo).
Maggioranza dei presenti: per deliberare, salvo regole particolari fissate nello statuto, vale la maggioranza
dei presenti.
Le delibere, come tutti gli atti giuridici possono essere anche invalidi. La legge prevede che ci sia un limite
per le impugnazioni delle delibere consiliari, limitando sia il termine d'impugnazione a 90 giorni, sia i
soggetti legittimati ad impugnare.
Interessi degli amministratori:
L’art. 2391 c.c. prevede l’obbligo di dare notizia agli altri amministratori. L'interesse può essere in conflitto
quando per esempio l'amministratore deve decidere se far acquistare dalla società da lui amministrata un
terreno di cui è proprietario. In questo caso c'è un conflitto perché come venditore cercherà di
massimizzare il prezzo di vendita, mentre come amministratore della società acquirente dovrebbe cercare
di rendere meno costoso l'acquisto; - Quando si tratta di un'operazione in cui c'è un interesse personale di
uno degli amministratori, è necessario motivare le ragioni e la convenienza dell’operazione.
Responsabilità degli amministratori (art. 2392 c.c.):
Responsabilità solidale tra tutti gli amministratori: se c'è l'amministratore unico, non ci sarà nessuna
solidarietà.
Esenzione (solo per chi annoti il dissenso): la responsabilità c'è anche per chi abbia espresso parere
contrario e si sia anche opposto alla deliberazione. Per essere esente alla responsabilità, occorre che sia
annotato il dissenso sui libri dei verbali assembleari;
Responsabilità per omissione di intervento: gli amministratori possono delegare determinate funzioni, ma
questo non esonera gli amministratori o un delegato alla loro responsabilità.
Azione sociale (art. 2393 c.c.):
Deliberazione assembleare: l'azione di responsabilità contro gli amministratori può essere intrapresa con
una deliberazione assembleare. L'azione di responsabilità non si prescrive entro un termine dal
compimento dell'atto dannoso, ma entro cinque anni dalla cessazione dell'incarico;
Rinunzia a transazione: l'assemblea può anche rinunciare a transigere l'azione di responsabilità;
Azione risarcitoria: l'obiettivo dell'azione di responsabilità è quella di risarcire la società del danno. La
società deve quindi agire in giudizio contro gli amministratori in via solidale, o contro i singoli
amministratori, ma deve dimostrare il danno che ha subito la società.
Ci possono essere degli atti illegittimi compiuti dagli amministratori che non abbiano recato danno alla
società, in questo caso l'assemblea ha la facoltà di revocare gli amministratori ma di certo non può agire in
via di responsabilità, perché l'obiettivo dell'azione di responsabilità è quello di ottenere un risarcimento dei
danni per il pregiudizio recato dagli atti illegittimi compiuti dagli amministratori.
Azione dei soci:
L'azione di responsabilità può essere esercitata anche dei soci (almeno 1/5 del capitale), quindi un'azione
esercitata dalla minoranza del capitale.
Si tratta sempre di un'azione sociale di responsabilità e ogni risarcimento va alla società.
Azione dei creditori sociali:
L’art. 2394 c.c. prevede un'azione dei creditori sociali: si tratta sempre di un'azione per i danni arrecati dagli
amministratori in violazione dei loro doveri, ma può essere esercitata dei creditori sociali per inosservanza
agli obblighi di conservazione dell'integrità patrimoniale della società.

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AMMINISTRAZIONE DELEGATA
Delega di poteri:
Il C.d.A. determina l'ambito della delega: il C.d.A. può nominare degli amministratori forniti della delega
determinando l'ambito delle loro competenze. La legge si preoccupa soltanto di fissare delle funzioni
delegabili, come ad esempio il bilancio, l'aumento di capitale, le obbligazioni convertibili, la riduzione del
capitale, la fusione e la scissione.
Organi delegati:
Gli organi delegati possono essere i comitati esecutivi (cioè alcuni degli amministratori che costituiscono un
organo) o gli “amministratori delegati” (cioè singoli amministratori che agiscono in modo congiuntivo o
disgiuntivo).
Con gli organi delegati viene depauperata la competenza del C.d.A., ma la si rende anche più rapida. Il
C.d.A. non può riunirsi frequentemente, perché è composto di persone che magari hanno anche altri
impegni, pertanto si scelgono delle persone che si dedicano di più all'attività di gestione.

IL COLLEGIO SINDACALE E LA REVISIONE CONTABILE


Composizione del collegio:
3 o 5 membri effettivi e 2 supplenti (possono essere anche soci), la nomina dei primi sindaci è fatta nell'atto
costitutivo e poi dall'assemblea, al pari degli amministratori.
Requisiti dei sindaci:
Si richiede la professionalità: almeno un sindaco deve essere revisore dei conti, quindi iscritto in un albo
tenuto dal Ministero della Giustizia.
Indipendenza: si esprime principalmente con la ineleggibilità per parenti o affini degli amministratori. Se ci
sono rapporti di lavoro o rapporti di parentela o affinità, il sindaco non potrà essere un controllore severo e
attento nei confronti degli amministratori.
Durata e compenso:
La durata per l'incarico è di tre esercizi come quello per gli amministratori.
La revoca è ammissibile solo se per giusta causa o con approvazione del tribunale.
Il compenso è predeterminato ed invariabile.
Funzione di controllo:
Il collegio sindacale esercita una funzione di controllo, soprattutto legale, sull'amministrazione della
società, ed inoltre deve vigilare sull’adeguatezza dell'assetto organizzativo della società.
Revisione legale dei conti:
Oltre al controllo dell'amministrazione, è necessaria la revisione legale dei conti, quindi la contabilità della
società. Tale funzione deve essere necessariamente affidata a un revisore dei conti o ad una società di
revisione (nelle società non quotate, l'incarico può essere dato soltanto alla società di revisione, mentre
nelle società non quotate, l’incarico può essere attribuito, come ulteriore incarico, anche al collegio
sindacale).

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COMPOSIZIONE E RUOLI DEL COLLEGIO SINDACALE ART 2397


Il Collegio Sindacale è un organo di controllo interno previsto dall'art. 2397 del Codice Civile italiano.
Il suo compito principale è quello di vigilare sulla corretta amministrazione della società e di
verificare la regolarità dei conti. Il Collegio Sindacale è composto da tre o più membri effettivi e da
uno o più supplenti, scelti tra i revisori legali e gli esperti contabili iscritti all'albo. Il Presidente del
Collegio Sindacale viene eletto dai membri effettivi. I membri del Collegio Sindacale svolgono il
proprio lavoro in modo autonomo e indipendente rispetto agli amministratori e ai soci. In
particolare, il Collegio Sindacale ha il compito di:
1. Verificare la corretta tenuta della contabilità e dei libri sociali, e di accertare la regolarità delle
operazioni contabili effettuate dalla società.
2. Redigere una relazione sulla gestione e sui conti annuali della società, da allegare al bilancio di
esercizio.
3. Controllare l'osservanza delle leggi e dello statuto sociale, e di segnalare eventuali irregolarità o
violazioni degli stessi.
4. Informare il Consiglio di Amministrazione e l'assemblea dei soci in caso di rischi o di situazioni che
possono compromettere la stabilità e la continuità dell'attività della società.
5. Richiedere al Consiglio di Amministrazione chiarimenti e informazioni, nonché la convocazione
dell'assemblea dei soci in caso di necessità.
6. Convocare l'assemblea dei soci quando lo ritenga necessario.
In sintesi, il Collegio Sindacale ha il compito di garantire la trasparenza, l'equità e la corretta gestione
della società, fornendo ai soci e agli amministratori un'adeguata informazione sulla situazione della
società stessa.

COLLEGIO SINDACALE NELLE SPA ART 2397


Il Collegio Sindacale è un organo di controllo previsto dalla legge italiana per le società per azioni
(S.p.A.) ai sensi dell'articolo 2397 del Codice Civile.
Il Collegio Sindacale è composto da tre o cinque sindaci effettivi e da uno o due supplenti, nominati
dall'assemblea dei soci. I sindaci devono essere scelti tra persone che abbiano i requisiti di onorabilità
previsti dalla legge e con particolare riguardo alla loro competenza tecnica ed esperienza
professionale.
Il compito principale del Collegio Sindacale è quello di vigilare sull'amministrazione della società, al
fine di verificare la corretta applicazione delle leggi e dello statuto sociale. In particolare, il Collegio
Sindacale deve controllare i bilanci, le operazioni straordinarie, le procedure di nomina e revoca degli
amministratori, e deve esprimere pareri obbligatori su alcune questioni specifiche previste dalla
legge.
Inoltre, il Collegio Sindacale ha il compito di segnalare al Consiglio di Amministrazione eventuali
irregolarità o violazioni delle leggi e dello statuto e di proporre le opportune misure correttive.
Il Collegio Sindacale è inoltre tenuto a redigere una relazione annuale da presentare all'assemblea dei
soci, in cui vengono descritti i risultati delle attività di controllo e vengono fornite valutazioni
sull'andamento della società.
In caso di gravi irregolarità o violazioni delle leggi o dello statuto, il Collegio Sindacale deve convocare
l'assemblea dei soci per adottare le opportune misure. In sintesi, il Collegio Sindacale è un organo di
controllo fondamentale per garantire la corretta gestione e l'adempimento degli obblighi legali delle
società per azioni.

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BILANCIO E CONTROLLI
GLI OBBLIGHI DI DOCUMENTAZIONE
L'informazione societaria indica tutti gli aspetti che devono essere documentati per tenere traccia
dell'attività che si svolge. In taluni casi, l’informazione è resa pubblica anche per comunicare all'esterno.
Tra questi documenti troviamo:
∼ Libri sociali obbligatori: libro dei soci (elenco dei soci), libro dell’assemblea (in cui vengono
registrate tutte le riunioni assembleari con il verbale), libro delle riunioni del C.d.A., libro del
collegio sindacale e libro degli obbligazionisti. Gli ultimi tre libri non sono accessibili ai soci, ma solo
al C.d.A. e ai sindaci;
∼ Contabilità e bilancio: costituiscono le altre informazioni societarie che sono rivolte verso la stessa
società e anche ai terzi.
Esercizio sociale
∼ Accertamento periodico della situazione patrimoniale: la vita della S.p.a. è scandita da esercizi
sociali, cioè da un periodo di tempo nell'ambito del quale si considerano certi accadimenti, in
particolare quello in cui avviene l'accertamento periodico della situazione patrimoniale;
∼ Esercizio annuale: la società ha un suo inizio, stabilito dallo statuto, e dallo stesso decorre
l'esercizio sociale. L’esercizio quindi non parte necessariamente dal 1° gennaio al 31 dicembre, ma
può partire anche dal 1° luglio e terminare il 30 giugno. In ogni caso, l’esercizio sociale annuale ha
una durata di 365 giorni;
∼ Bilancio di apertura e di liquidazione: all'inizio dell'attività sociale c'è un bilancio di apertura in cui si
registra gli unici fatti che sono avvenuti in quel momento (ad es. il conferimento da parte dei soci e
le eventuali spese che sono state sostenute per la costituzione della società). Alla fine della
gestione sociale, c'è il bilancio di liquidazione. Tra il bilancio di apertura e quello della liquidazione
intercorrono gli esercizi sociali e il bilancio di esercizio.
Bilancio d'esercizio
Si parla di bilancio d'esercizio, ma in realtà il bilancio di esercizio è composto da una pluralità di documenti.
o Situazione patrimoniale: è il primo documento che compone il bilancio di esercizio e indica l'attivo
e il passivo della società. È quindi una fotografia dal punto di vista patrimoniale, finanziario ed
economico dell'ultimo giorno di chiusura del bilancio di esercizio;
o Conto economico: indica come si è svolto, nel corso dell'esercizio, il sistema di gestione della
società sotto il profilo contabile. La situazione patrimoniale è quindi la foto finale, mentre il conto
economico è il film di svolgimento dell'attività sociale;
o Nota integrativa: serve per completare i dati numerici contenuti nei primi due documenti. È un
documento anch’esso obbligatorio, in quanto è la legge stessa che prevede di redigere la nota
integrativa per spiegare certi fatti importanti relativi al bilancio;
o Relazione sulla gestione: indica i fatti importanti che si sono verificati nella gestione dell'esercizio
sociale, ma anche i fatti successivi intervenuti solo dopo la chiusura dell'esercizio sociale e
ovviamente prima della redazione del bilancio; - Relazione del collegio sindacale; - Bilanci delle
società controllate.
Redazione del bilancio (art. 2423 c.c.)
Redatto con chiarezza: questo è il principio fondamentale per la redazione del bilancio, poiché dallo stesso
si traggono le indicazioni circa la situazione patrimoniale;
Rappresentazione veritiera e corretta: deve investire la situazione patrimoniale e il risultato economico e
non basta indicare soltanto le cose vere, ma questa rappresentazione deve essere corretta, quindi non
tacendo e non trascurando alcuni aspetti;
Redatto in euro: devono essere indicati gli euro senza decimali. Nella nota integrativa si possono invece
usare, sempre con la redazione in euro, ma in migliaia di euro.

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L’art. 2423 bis c.c., indica i principi di redazione del bilancio


∼ Prudenza e prospettive di continuazione: bisogna tener conto dei possibili rischi. Con “prospettiva
di continuazione” si pensi a quando l'attività sociale non riesce a continuare, perché non ci sono le
risorse per proseguire. La prospettiva di continuazione è espressa con il termine “going concern”,
cioè la capacità della società di continuare a svolgere l'attività;
∼ Solo utili realizzati: non si possono indicare utili se non sono stati effettivamente realizzati;
∼ Criterio di competenza: il bilancio viene redatto per competenza, cioè è indicato tutto ciò che
avviene in un determinato esercizio, anche se alcuni eventi si realizzeranno in un momento
successivo;
∼ Continuità dei criteri di valutazione: le poste in bilancio possono essere seguite talvolta da più
criteri di valutazione. Se la legge consente più criteri di valutazione, questi criteri non possono
essere mutati perché ci deve essere un criterio di continuità.
Stato patrimoniale (attivo)
Lo stato patrimoniale è un documento a sezioni contrapposte (attivo e passivo).
- Crediti verso soci: crediti che la società ha verso i soci per i conferimenti non ancora eseguiti. È un credito
che può essere richiamato quando gli amministratori lo ritengono opportuno;
- Immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie: le immobilizzazioni sono quei beni che nel patrimonio
della società sono stabilmente destinati a svolgere l'attività. Le immobilizzazioni possono essere di vario
genere e per questo la legge distingue tra le immobilizzazioni immateriali (ad es. un marchio o un brevetto),
materiali (ad es. gli automezzi, le attrezzature con cui si svolge l'attività della società, un immobile, ecc.) e
finanziarie (ad es. partecipazioni in un'altra società controllata);
- Attivo circolante: indica quei beni che vengono acquistati (ad es. le materie prime) e che servono per
svolgere le attività;
- Ratei e risconti attivi: sono voci che servono per correggere delle operazioni. Non cambiano l'attivo della
società, in quanto trovano corrispondenza nei ratei e riscontri passivi.
Stato patrimoniale (passivo)
- Patrimonio netto (capitale, riserve, utili): viene messo al passivo, non perché sia un debito, ma perché i
conferimenti che costituiscono il capitale potrebbero confluire negli utili, e quindi essere distribuiti.
Pertanto, onde evitare che si restituisca ai soci come utile, considerando che il capitale che deve essere
stabile, per convenzione viene messo al passivo, ma non si tratta di un passivo reale;
- Fondi per rischi ed oneri: se per esempio all'attivo c'è un credito, può essere che questo credito non sia
sicuro nella sua esigibilità e quindi bisogna mettere una posta correttiva al passivo;
- T.F.R. (trattamento di fine rapporto): la società deve accantonare per i suoi dipendenti un importo che
sarà corrisposto alla fine rapporto lavorativo con ciascun dipendente. È un debito che però va adempiuto in
un momento futuro e che va quindi accantonato in questa sezione;
- Debiti;
- Ratei e risconti passivi.
Conto economico (forma scalare)
Il conto economico a forma scalare è sostanzialmente una sola colonna in cui si fanno delle operazioni che
portano poi a certi risultati.
- Valore della produzione (A): cioè quello che è stato realizzato nel corso dell'anno nell'esercizio sociale;
- Costi della produzione (B): cioè quanto è stato speso per produrre quei beni o quei servizi che sono
oggetto dell'attività sociale;
- Proventi e oneri finanziari (C): nel caso dei proventi, l'impresa sociale per svolgere l'attività può aver
effettuato dei depositi bancari che hanno prodotto degli interessi, oppure ha ottenuto degli interessi dai
propri clienti che hanno effettuato pagamenti dilazionati. Per quanto riguarda gli oneri, si pensi alle
richieste di mutuo o ad altre forme di finanziamento necessarie per svolgere l’attività;
- Rettifiche di valore di attività finanziarie (D): proventi e oneri finanziari che devono essere rettificati
separatamente per le attività che si sono svolte nel corso dell'anno;
- Proventi e oneri straordinari (E): può essere che nel corso dell'esercizio la società abbia compiuto delle
operazioni straordinarie che non sono tipiche della sua attività (ad es. realizzazione di un nuovo
stabilimento o vendita dello stesso);
- Risultato prima delle imposte (F): risultato derivante da A - B ± C ± D ± E; - Risultato d’esercizio: è quel
risultato che, depurato delle imposte che si devono applicare ad esso, costituisce l'utile.

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CRITERI DI VALUTAZIONE E FORMAZIONE DEL BILANCIO


Ciascuna posta ha criteri di valutazione che sono i criteri stabiliti dalla legge.
Per le immobilizzazioni il criterio imposto dalla legge è quello del costo di acquisto o di produzione.
Trattandosi però di immobilizzazioni, se queste hanno una durata limitata nel tempo, bisogna che per la
durata prevedibile di utilizzazione di queste immobilizzazioni si faccia l'ammortamento.
Ad esempio, se c'è un'autovettura si considera che un'autovettura abbia una durata di cinque anni, quindi
ogni anno di ammortamento porta a diminuire il costo di acquisto di un quinto, in modo tale che poi alla
fine quando l'autovettura cesserà la sua funzionalità si sia azzerato l'importo della immobilizzazione.
Per le rimanenze: sono quei beni che all'ultimo giorno d'esercizio si trovano nel magazzino della società.
La legge prevede una serie di criteri e tra quelli più importanti ci sono il sistema FIFO (si presume che il
bene entrato prima sia il primo ad essere venduto) e il sistema LIFO (il bene ultimo ad essere entrato nel
magazzino della società sarà il primo ad essere venduto).
Tali sistemi hanno delle conseguenze soprattutto sotto profilo fiscale. L'importante è che il criterio non
venga modificato da un esercizio all'altro.
Procedimento di formazione del bilancio
1. Redazione di amministratori con relazione: il bilancio di esercizio viene redatto annualmente dagli
amministratori che devono inoltre preparare la loro relazione;
2. I documenti redatti dagli amministratori devono essere inviati al collegio sindacale almeno 30 giorni
prima dell'assemblea, poiché il collegio sindacale deve rendere la sua relazione sul bilancio;
3. Deposito presso la sede sociale: una volta ottenuta la relazione del collegio sindacale, c'è il deposito
del bilancio completo di tale relazione, presso la sede sociale almeno 15 giorni prima
dell'assemblea in modo tale che i soci possano deliberare venendo a conoscenza anticipatamente
del bilancio.
Riserve
∼ Riserva legale: le riserve servono alla società per ammortizzare eventuali perdite, ed è per questo
motivo che la legge impone che una parte degli utili, precisamente 1/20, sia accantonata ogni anno
per la formazione di una riserva legale fino a raggiungere una misura di 1/5 del capitale;
∼ Riserva statutaria: lo statuto può prevedere che si costituiscano ulteriori riserve.
Utili e dividendi
Non c'è un diritto dei soci agli utili: ovviamente c'è un'aspettativa, ma questa può trovare soddisfazione
soltanto se c'è una delibera assembleare. Gli utili possono essere distribuiti solo se realmente conseguiti e
risultanti dal bilancio regolarmente approvato.
Bilancio in forma abbreviata
Per le S.p.A. che non superino per due esercizi determinati criteri: anche se per ipotesi in una delle poste
del bilancio non c'è nulla, bisogna mettere zero. Questa procedura può rendere complicata la gestione delle
piccole società, per questo motivo è possibile fare un bilancio semplificato senza mettere tutte le sottovoci,
ma soltanto alcune macro voci per le società che non superino per due esercizi, due dei seguenti criteri:
4,4 milioni dell'attivo nello stato patrimoniale, 8,8 milioni di ricavi per vendite e 50 dipendenti.

CONTROLLI ESTERNI
Controllo pubblico:
È previsto per talune società: società quotate (Consob), banche (Banca d'Italia), ecc.. Nelle società quotate,
c'è anche l'informazione continua per fatti “price sensitive” (art. 114 TUF), cioè quando ci sono dei fatti che
possono influire sulla quotazione delle azioni, e pertanto questi fatti devono essere resi pubblici.
Controllo giudiziario:
Denuncia al tribunale (art. 2409 c.c.): se c'è fondato sospetto per gravi irregolarità nella gestione. È
iniziativa dei soci che hanno almeno 1/10 del capitale o del collegio sindacale.
Nelle società quotate può essere effettuato anche dal PM (Pubblico Ministero).
Amministratore giudiziario:
Ispezione: se c'è una denuncia al tribunale, lo stesso può prevedere l'ispezione alla società. Inoltre il
tribunale può revocare gli amministratori e i sindaci, può chiedere la convocazione dell'assemblea per i
provvedimenti idonei, oppure può nominare l’amministratore giudiziario per i fatti più gravi.

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MODIFICAZIONI STATUTARIE
LE MODIFICAZIONI STATUTARIE E IL DIRITTO DI RECESSO
Lo statuto è destinato a perdurare, a meno che non vi siano esigenze di modificarlo, le modificazioni dello
statuto sono di competenza dell'assemblea straordinaria, o al massimo possono essere delegate al C.d.A.
(con delibera dell'assemblea straordinaria).
Controllo del notaio: esiste un termine fissato dalla legge entro quale il notaio deve valutare se quella
modificazione è ammissibile e quindi conforme alla legge oppure no. In caso positivo, si procede
all'iscrizione della modificazione statutaria nel registro delle imprese. Se invece il notaio ritiene che non ci
siano le condizioni di legge, lo stesso dà comunicazione agli amministratori, i quali possono fare ricorso al
tribunale.
Assieme all'iscrizione della delibera modificativa deve essere pubblicato anche lo statuto modificato, al fine
di rendere facile a terzi di conoscere qual è lo statuto vigente di una determinata S.p.a.
La legge si è preoccupata di tutelare la minoranza, ponendo un limite alla maggioranza. Non si tratta di un
limite all'adozione della delibera, ma della costituzione del diritto di recesso (e conseguente ottenimento
della liquidazione) per i soci che non hanno approvato la delibera di modificazione. Recesso anche solo per
parte delle azioni possedute: il recesso può essere anche parziale. Si diminuisce sostanzialmente
l’investimento di un socio nella società, nel caso in cui ci siano state delle modifiche che lo stesso non abbia
ritenuto opportuno di approvare.
Cause di recesso inderogabili:
Modifica dell'oggetto sociale: deve essere una modifica significativa, non una leggera variazione;
Trasformazione della società: cioè quando viene adottato un tipo diverso di società;
Trasferimento della sede sociale all'estero;
Modificazione della clausola di recesso;
Modificazione del diritto di voto.
Cause di recesso derogabili:
Proroga del termine di durata della società;
Introduzione o modifica di vincoli alla circolazione delle azioni: tranne se lo statuto escluda il recesso per
questa causa.
Esercizio di recesso:
Comunicazione del socio entro 15 giorni: quando ricorre una delle cause di recesso (inderogabili o
derogabili), il socio deve depositare le azioni presso la società. Tali azioni sono vincolate perché sono
destinate alla sorte sulla base delle conseguenze del recesso. La società può revocare la delibera
modificativa o deliberare lo scioglimento: se sono numerosi i soci che recedono, può essere più
conveniente non procedere alla modifica, oppure la società può anche deliberare lo scioglimento della
stessa società.
Procedimento di liquidazione:
∼ Offerta delle azioni agli altri soci: se c'è il recesso di uno o più soci, gli amministratori devono offrire
le azioni del socio deceduto agli altri soci, sempre secondo la quota di determinazione della quota
di recesso. Se gli altri soci non acquistano tutte le azioni o non le acquistano per niente, la parte
non sottoscritta dai soci può essere collocata dagli amministratori presso i terzi;
∼ Acquisto della società con riserve disponibili: può essere che l'acquisto di queste azioni non si
raggiunga, né con le con le offerte ai soci e né con la collocazione presso i terzi. In tal caso, la
società è tenuta ad acquistare le azioni ma con le riserve disponibili;
∼ Rimborso delle azioni: se non ci sono riserve disponibili, o comunque se la società non ha interesse
ad utilizzare quelle riserve, avviene il rimborso delle azioni.
∼ Convocazione dell'assemblea per riduzione del capitale o scioglimento: può essere che gli
amministratori ritengano troppo gravoso per la società ridurre il capitale, e quindi va convocata
l'assemblea per lo scioglimento della società. Invece, nel caso del rimborso delle azioni con la
riduzione del capitale, ci può essere l'opposizione dei creditori. In questo caso l'ultima ed unica
chance per il socio receduto è quello di ottenere non la quota di recesso ma la quota di liquidazione
nell'ambito dello scioglimento della società.

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AUMENTO DEL CAPITALE SOCIALE


Il capitale è l'importo nominale indicato nello statuto e può essere aumentato modificando l'importo
indicato in quest’ultimo. Ciò può avvenire per l'aumento o per la riduzione, quindi il capitale può essere
aumentato o può essere ridotto.
La variazione del capitale può essere reale (all’aumentare/diminuire del capitale, contemporaneamente
aumenta/diminuisce il patrimonio della società) o nominale (quando cambia l'importo indicato nello
statuto senza cambiare il patrimonio sociale).
Aumento gratuito del capitale:
in questo caso siamo in presenza di un aumento nominale del capitale che è gratuito, cioè aumenta il
capitale ma non c'è un nuovo conferimento.
L'aumento gratuito del capitale avviene con imputazione di riserva a capitale (quindi non la riserva legale) e
non aumenta il patrimonio.
Aumento del valore nominale delle azioni o nuove azioni: l'aumento gratuito del capitale può realizzarsi
attraverso l'aumento del valore nominale di ciascuna azione, oppure con l'emissione di nuove azioni.
Aumento reale del capitale:
L'aumento reale si verifica quando c'è un aumento del capitale che si realizza attraverso nuovi
conferimenti, quindi aumenta anche il patrimonio. La legge prevede che questo aumento possa avvenire
solo se è stato interamente liberato il capitale preesistente, infatti prima vanno sottoscritti e richiamati i
conferimenti del capitale preesistente, e soltanto dopo che è stato interamente liberato questo capitale
può essere aumentato a pagamento.
Ciò avviene con la delibera dell'assemblea, e come tutte le modificazioni statutarie, la legge prevede che
possa essere data una delega agli amministratori per aumentare il capitale. In questo caso la delega può
prevedere il limite temporale e l'importo del capitale da aumentare.
Quando c'è un aumento di capitale, i soci hanno un diritto di opzione ma non hanno un obbligo. Pertanto,
se il capitale viene sottoscritto solo parzialmente, la legge prevede che l'aumento possa essere parziale
(solo se la delibera abbia previsto questa possibilità).

DIRITTO DI OPZIONE
Il diritto di opzione è un diritto che spetta al socio e serve allo stesso per continuare a partecipare alla
società nella stessa proporzione in cui partecipava prima. Spetta a qualsiasi categoria di azioni e ad
obbligazioni convertibili, è un diritto che compete non soltanto al socio, ma anche agli obbligazionisti
convertibili, cioè coloro che hanno diritto, in rapporto alle obbligazioni convertibili di cui sono titolari, a
sottoscrivere future azioni.
Per l’emissione azioni ed obbligazioni convertibili, il termine non deve essere inferiore a 30 giorni: deve
essere previsto nella delibera.
Se alcuni dei soci non esercitano il diritto di opzione, c'è una prelazione per i soci optanti sull'inoptato, cioè
sulle azioni per le quali altri soci non hanno esercitato il diritto d'opzione.
Per le azioni quotate, invece c'è l'offerta in borsa dei diritti residui: la prelazione sull'inoptato vale per le
società non quotate in borsa, mentre per le società quotate in borsa, gli amministratori devono
monetizzare vendendo in borsa i diritti d'opzione che sono rimasti inoptati.
Per azioni con conferimenti in natura (ad es. conferimento di un immobile da parte di un terzo) e quando lo
esige l'interesse della società (ad es. interesse verso un certo tipo di investitori), la legge prevede che se la
delibera disponga l’aumento da sottoscriversi in natura, in questo caso non c'è un diritto di opzione.
La delibera di approvazione di aumento del capitale deve essere rafforzata dalla maggioranza (oltre la metà
del capitale sociale). Il terzo che entra nell'ambito della società, non deve avvantaggiarsene a scapito dei
soci che sono privati del diritto di opzione. Pertanto, in questi casi, la legge impone che la delibera preveda
la determinazione del sovrapprezzo, cioè, oltre al valore nominale, deve essere richiesto al nuovo socio un
surplus per pareggiare i conti rispetto coloro che sono soci in quel momento.

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VALORE NOMINALE E REALE AZIONI


Il valore nominale di un'azione è il valore indicato sul certificato azionario emesso dalla società che
rappresenta la quota di partecipazione dell'investitore nel capitale sociale della società.
Il valore reale di un'azione, invece, è il valore effettivo dell'azione sul mercato, determinato dalla
domanda e dall'offerta dell'azione stessa. Il valore reale di un'azione può essere maggiore o inferiore al
valore nominale, a seconda delle condizioni del mercato e della salute finanziaria della società
emittente.
Il valore nominale è importante perché determina il valore contabile dell'investimento e può essere
utilizzato per calcolare il valore di liquidazione di una società in caso di fallimento o di liquidazione
volontaria. Tuttavia, il valore reale dell'azione è ciò che conta di più per gli investitori, poiché
rappresenta il guadagno o la perdita effettiva che possono ottenere attraverso l'acquisto e la vendita
dell'azione sul mercato.

PROCESSO DI CONFERIMENTI IN NATURA ART 2343


Il conferimento in natura è una modalità di aumento del capitale sociale delle società di capitali,
prevista dall'articolo 2343 del Codice Civile.
Il conferimento in natura consiste nell'apporto di beni diversi dal denaro, come ad esempio immobili,
macchinari, brevetti, azioni di altre società, etc., che vengono valutati per il loro valore effettivo e
riconosciuti come capitale sociale della società.
Il processo di conferimento in natura prevede una serie di adempimenti e controlli a tutela della
società e dei suoi soci. In particolare, l'articolo 2343 prevede che il conferimento in natura debba
essere effettuato con un atto scritto e deve essere accompagnato da una relazione di un esperto
indipendente, che attesti il valore dei beni conferiti.
Inoltre, la relazione dell'esperto deve essere depositata presso la sede della società e resa disponibile
per la consultazione dei soci almeno 15 giorni prima dell'assemblea che delibera sull'aumento di
capitale.
L'assemblea che delibera sull'aumento di capitale deve valutare la relazione dell'esperto e decidere se
accettare il conferimento in natura e in che misura.
In caso di accettazione del conferimento in natura, la società deve iscrivere a bilancio il valore dei beni
conferiti come capitale sociale e deve attribuire ai conferenti le azioni corrispondenti al valore dei
beni.
Va precisato che il conferimento in natura comporta un rischio maggiore rispetto al conferimento in
denaro, in quanto il valore dei beni conferiti può essere soggetto a fluttuazioni di mercato e a difficoltà
di valutazione.

PREZZO DELLE AZIONI ED AUMENTO DEL CAPITALE SON ESCLUSIONE DIRITTO D'OPZIONE
Il prezzo delle azioni e l'aumento del capitale non sono necessariamente esclusione del diritto d'opzione.
Il diritto d'opzione è un diritto garantito ai titolari di azioni di acquistare nuove azioni emesse dall'azienda, di
solito in proporzione alla loro partecipazione nel capitale sociale. L'esercizio del diritto d'opzione consente ai
titolari di azioni di evitare la diluizione della loro partecipazione nel capitale sociale dell'azienda.
Tuttavia, il prezzo delle azioni e l'aumento del capitale possono influenzare la decisione dei titolari di azioni di
esercitare il loro diritto d'opzione. Ad esempio, se il prezzo delle azioni è troppo elevato o l'aumento del
capitale è troppo grande, i titolari di azioni potrebbero decidere di non esercitare il loro diritto d'opzione.
In ogni caso, spetta all'azienda decidere se escludere o meno il diritto d'opzione nell'aumento del capitale o
nella vendita di nuove azioni. L'esclusione del diritto d'opzione deve essere giustificata e deve rispettare le
norme e i regolamenti applicabili.

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LA RIDUZIONE DEL CAPITALE


Mediante deliberazione dei soci dai conferimenti dovuti o mediante rimborso: la società rinuncia alla parte
dei conferimenti che non sono ancora stati versati, oppure può rimborsare una parte dei conferimenti.
Poiché a seguito della riduzione del capitale reale c'è una diminuzione del patrimonio della società, ai
creditori sociali è data la possibilità di opporsi, in quanto si riduce una loro garanzia costituita proprio dal
patrimonio della società.
Riduzione per perdite:
o Patrimonio netto inferiore al capitale sociale nominale: anche se ci sono delle perdite, queste
vanno ad intaccare prima le riserve, a partire da quelle facoltative e passando successivamente per
la riserva legale, ma se infine vanno ad intaccare il capitale sociale, a questo punto la legge prevede
che ci sia una riduzione del capitale sociale per perdite.
È una riduzione nominale, perché non è che il patrimonio viene diminuito a seguito della riduzione
del capitale, ma perché ci sono state le perdite;
o Riduzione facoltativa se la perdita non è superiore ad 1/3: può essere proposto dagli
amministratori, ma sono soprattutto i soci che decidono di ridurre il capitale;
o Riserve per distribuire utili: non possono essere distribuiti utili se ci sono delle perdite. In questo
caso, per poter distribuire gli utili, bisogna prima ridurre le perdite. In taluni casi, anche se non è
obbligatorio, i soci e gli amministratori possono ritenere conveniente ridurre il capitale.
Riduzione obbligatoria (art. 2446 c.c.):
o Capitale diminuito di oltre 1/3: in questo caso la legge dice che gli amministratori devono
convocare un'assemblea per opportuni provvedimenti (ad es. un cambiamento della politica di
gestione della società);
o Riduzione diventa obbligatoria nell'esercizio successivo: se nel bilancio dell'esercizio successivo la
perdita non risulta essersi ridotta al di sotto di 1/3, allora in questo caso è obbligatoria la riduzione
del capitale sociale (se non vi provvedono i soci, provvede direttamente il tribunale su istanza degli
amministratori o dei sindaci). Se invece la perdita non è più tale da portare il capitale al di sotto di
1/3, non c'è più questo obbligo.
Capitale sotto il minimo (art. 2447):
o Sempre per perdite superiore ad 1/3 del capitale: se a seguito di perdite il capitale scende al di
sotto del minimo legale previsto per la S.p.a., c'è la convocazione dell'assemblea con sollecitudine
(per riduzione/aumento del capitale o per trasformazione/scioglimento della società).

RIDRIDUZIONE
RIDUZIONE REALE
REALE DEL DELCAPITALE
CAPITALE ART.
ART. 24452445
L'art.
L'art. 2445
2445 deldel Codice
Codice Civile
Civile italiano
italiano disciplina
disciplina la la riduzione
riduzione reale
reale deldel capitale
capitale sociale
sociale didi una
una società.
società.
Tale
Tale operazione
operazione puòpuò avvenire
avvenire perper diverse
diverse ragioni,
ragioni, adad esempio
esempio perperla la necessità
necessità didi riportare
riportare il capitale
il capitale a
a un livello congruo rispetto alla situazione economica della società,
un livello congruo rispetto alla situazione economica della società, oppure per ridurre le perdite oppure per ridurre le perdite
accumulate.
accumulate.
LaLa procedura
procedura perperla la riduzione
riduzione reale
reale deldel capitale
capitale prevede
prevede cheche
la la società
società convochi
convochi un'assemblea
un'assemblea
straordinaria dei soci, che dovrà deliberare la riduzione del capitale e le modalità didi
straordinaria dei soci, che dovrà deliberare la riduzione del capitale e le modalità attuazione
attuazione
dell'operazione.
dell'operazione. Inoltre,
Inoltre, sarà
sarà necessario
necessario ottenere
ottenere l'autorizzazione
l'autorizzazione deldel Tribunale
Tribunale competente
competente perper
territorio, che verificherà la regolarità dell'operazione e la tutela degli
territorio, che verificherà la regolarità dell'operazione e la tutela degli interessi dei creditori. interessi dei creditori.
UnaUna volta
volta ottenute
ottenute le le autorizzazioni
autorizzazioni necessarie,
necessarie, la la riduzione
riduzione deldel capitale
capitale verrà
verrà effettuata
effettuata mediante
mediante
l'attribuzione
l'attribuzione didi diritti
diritti ai ai creditori
creditori della
della società,
società, inin proporzione
proporzione alla
alla loro
loro posizione
posizione creditoria.
creditoria. InInquesto
questo modo, la società potrà ridurre il proprio capitale senza
modo, la società potrà ridurre il proprio capitale senza arrecare pregiudizio ai creditori.arrecare pregiudizio ai creditori.

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OBBLIGAZIONI E SOCIETÀ IN ACCOMANDITA PER AZIONI


PRESTITO OBBLIGAZIONARIO
Finanziamento della S.p.a.:
∼ Emissione di nuove azioni (art. 2438 c.c.): naturalmente la S.p.a. può ricorrere anche a
finanziamenti bancari ed altre forme di finanziamento, ma la forma tipica è quella dell’emissione di
nuove azioni, quindi con aumento del capitale. Questo è un sistema di finanziamento con capitale
di rischio;
∼ Obbligazioni (art. 2410 c.c.): si tratta di un prestito obbligazionario destinato ad essere restituito;
∼ Obbligazioni convertibili in azioni (art. 2420 bis c.c.): si tratta di un prestito destinato ad essere
convertito, consentendo al sottoscrittore di diventare azionista;
∼ Strumenti finanziari partecipativi (art. 2346 c.c.): sono un qualcosa che sta a metà tra il capitale di
credito e il capitale di rischio.
Le obbligazioni sono i titoli che vengono emessi quando la società procede all'emissione di un prestito
obbligazionario. Sono titoli di credito che possono essere nominativi o al portatore, a scelta della società
emittente. Quelli nominativi hanno una legge di circolazione un po' particolare, mentre quelli al portatore si
trasferiscono mediante semplice consegna e non c’è neanche l'indicazione del soggetto portatore del titolo.
È un’operazione di mutuo: il contratto che si stipula tra la società e i sottoscrittori, è un contratto di mutuo.
Vengono emesse tante obbligazioni, ovvero tanti titoli di credito, ciascuno dei quali rappresenta una quota
parte del prestito. Il prestito obbligazionario è un mutuo che viene versato non da un singolo soggetto, ma
da tanti soggetti perché c'è la possibilità di frazionare il prestito in tante obbligazioni ciascuna delle quali va
a comporre il prestito complessivo.
Trattandosi di un prestito, il sottoscrittore ha diritto necessariamente alla restituzione della somma versata
e quindi al rimborso. Il sottoscrittore ha diritto inoltre ad una remunerazione periodica che può essere di
vario genere.
Netta distinzione da azioni:
In via concettuale è assolutamente diversa l'azione, che dà una partecipazione al capitale della società. In
questo caso, il socio non ha diritto al rimborso del conferimento ma ha diritto ad una quota di liquidazione.
Inoltre il socio non ha diritto agli utili ma ha diritto soltanto ai dividendi, ovvero alla distribuzione degli utili
una volta che questi siano stati realizzati, ma soprattutto che l'assemblea ne abbia deliberato la
distribuzione.
Invece, l’obbligazionista, cioè il portatore di un’obbligazione, ha una posizione diversa in quanto vanta un
diritto di credito nei confronti della società per il rimborso di quanto ha versato, nonché per la
remunerazione del capitale.
Limiti all’emissione:
Fino al doppio del capitale sottoscritto, della riserva legale e riserve disponibili: quando le società si
indebitano con un prestito obbligazionario, la legge pone dei limiti rappresentati dal capitale
(sostanzialmente dal patrimonio netto), dalla riserva legale e dalle altre riserve disponibili. Pertanto, si
possono emettere al massimo prestiti obbligazionari per il doppio di questa somma.
Emissione senza limiti:
se il prestito è destinato agli investitori istituzionali non c'è bisogno di rispettare quel limite che è dato a
tutela anche del terzo, che a fronte di questo credito deve avere non solo un patrimonio, ma un patrimonio
con un patrimonio netto di una certa entità.
Se il prestito obbligazionario è garantito dall'ipoteca su immobili della società, in questo caso
l'obbligazionista è garantito in modo diretto da questa garanzia reale.
Se ci sono particolari esigenze legate all'economia nazionale che richiedono un'operazione straordinaria di
investimento destinata ad una società, con un’autorizzazione del governo è possibile che siano emessi
prestiti obbligazionari anche al di là di quel limite del doppio del patrimonio netto.
Procedimento di emissione:
il prestito obbligazionario è un'operazione di finanziamento e tali operazioni rientrano nella competenza
esclusiva degli amministratori, deve avvenire con verbale notarile ed è richiesto dalla legge poiché è un
fatto importante che incide sulla vita della società, e quindi rilevante anche nei confronti dei terzi.

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RAPPORTO CON GLI OBBLIGAZIONISTI


Il prestito obbligazionario è in genere un'operazione di medio-lunga durata, quindi c'è un periodo di tempo
in cui il prestito obbligazionario è pendente. Durante questa fase c’è quindi un rapporto tra società e
obbligazionisti.
L’assemblea degli obbligazionisti è un organo necessario e ha delle competenze, infatti esso delibera un
rappresentante comune (rappresenta gli obbligazionisti nel momento in cui è necessario trattare con la
società di alcuni aspetti), delibera le modificazioni delle condizioni di prestito e delibera sulla proposta di
concordato. L'assemblea degli obbligazionisti non ha delle norme sue proprie e si applicano le norme
dell'assemblea straordinaria (maggioranza di costituzione, regole di impugnazioni e regole delle delibere
assembleari).
Il rappresentante comune è necessario per intrattenere i rapporti con gli amministratori, però è anche un
soggetto che siccome è autorizzato partecipare alle assemblee, ha il compito anche di vigilare sulla gestione
della società, sia pure senza i poteri conoscitivi propri degli amministratori, pertanto deve essere
autonomo, indipendente dalla società e dai suoi amministratori.
La legge prevede che non può essere nominato rappresentante comune uno degli amministratori, dei
sindaci, dei dipendenti o tutti coloro che hanno rapporti con la società e che non potrebbero svolgere una
funzione di controllo a favore degli obbligazionisti che sono creditori.
Durata non oltre 3 esercizi. L’assemblea ne fissa il compenso.
Il prestito obbligazionario è un mutuo oneroso, quindi il capitale che è stato prestato va restituito, ma va
anche compensato perché questo rimborso avviene a distanza di tempo. Normalmente la remunerazione è
fissata in base ad interessi, nella misura stabilita al momento dell'emissione (misura fissa o legata a certi
indici), ma la remunerazione può essere legata anche alla partecipazione agli utili, in quanto gli
obbligazionisti hanno effettuato un prestito che ha permesso alla società di ottenere degli utili.
La remunerazione può avvenire anche attraverso l'indicizzazione. Per esempio, se l'obbligazione è
indicizzata per gli interessi, significa che quegli interessi devono essere corrisposti in relazione all’indice
finanziario fissato. Le obbligazioni indicizzate spesso sono indicizzate anche nel rimborso.
Il prestito obbligazionario è un'operazione di medio lungo termine e durante questo lasso di tempo può
essere che le condizioni del prestito e degli interessi possano non essere più in linea con gli standard del
mercato finanziario.
La legge quindi prevede che le condizioni del prestito obbligazionario possono essere modificate nel corso
dello purché queste modificazioni siano approvate dall'organo competente dell'emittente, quindi dagli
amministratori.
Approvate inoltre dall’assemblea degli obbligazionisti: gli amministratori propongono di modificare alcune
condizioni del prestito (ad es. la scadenza, le modalità di rimborso e gli interessi) e l'assemblea delibera se
approvare o meno.
Ogni anno viene sorteggiata una parte delle obbligazioni che sarà rimborsata, e tale procedimento sarà
ripetuto finché non si arriverà al completamento del rimborso. Questo avviene perché la società potrebbe
trovare molto pesante rimborsare le obbligazioni tutte insieme, mentre invece fatto anno per anno diventa
più sostenibile.
Una società può avere tanti creditori e pertanto può essere previsto che il prestito obbligazionario possa
essere pagato soltanto dopo che siano stati pagati altri creditori o alcuni specifici creditori.

OBBLIGAZIONI CONVERTIBILI
Abbiamo una società che emette un prestito obbligazionario, offrendo la facoltà all'obbligazionista, in sede
di rimborso, di optare per ottenere i soldi per il rimborso dell'obbligazione oppure di diventare azionista
della stessa società emittente. In questo caso, c'è la conversione, ovvero il passaggio dallo stato di creditore
obbligazionista allo stato di socio.
La delibera di emissione del prestito obbligazionario convertibile, è una delibera che deve già predisporre
l'aumento di capitale al servizio della sottoscrizione, poiché non si sa se gli obbligazionisti opteranno o
meno per la conversione dell'obbligazione in azioni.
Si seguono le regole dell’aumento di capitale che impongono la previa sottoscrizione e versamento del
capitale, in quanto se c'è un capitale che non è interamente sottoscritto non si possono emettere prestiti
obbligazionari convertibili.
Il versamento del socio non deve essere inferiore al capitale da aumentare.
Inoltre, poiché alla fine dell'operazione potrebbe cambiare l'assetto delle partecipazioni sociali, le
obbligazioni convertibili devono essere offerte in opzione agli azionisti.

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SOCIETÀ IN ACCOMANDITA PER AZIONI


Esistono due categorie di soci, ovvero accomandanti e accomandatari (art. 2452 c.c.): a differenza di una
società in accomandita semplice, ovvero una società di persone, qui siamo in una società per azioni.
Quote rappresentate da azioni: si tratta di titoli di credito che sono trasferibili, sia pure con tutti i limiti che
possono essere posti alla circolazione delle azioni.
Accomandatari: hanno la responsabilità illimitata, rispondono illimitatamente e solidalmente con la società
per le obbligazioni sociali; sono amministratori di diritto: se cessano da amministratori non sono più
accomandatari.
Gli accomandatari sono amministratori e in quanto tali possono essere revocati. Occorrono in ogni caso
delle giuste cause per revocarli, altrimenti c'è il risarcimento dei danni.
N.B. La delibera di revoca deve essere fatta con le maggioranze dell'assemblea straordinaria.
Se per caso venissero cessare tutti gli amministratori, devono essere sostituiti entro 180 giorno. Decorso
tale termine, c'è lo scioglimento della società. In questo lasso di tempo deve intervenire il collegio sindacale
per le operazioni che devono essere compiute, ma non c'è una gestione da parte di altri soggetti.

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SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA


LA COSTITUZIONE E LE QUOTE
Fino alla riforma del 2003, le S.r.l. avevano alcune norme dedicate, ma per il resto si rinviava alla disciplina
delle S.p.a., oggi invece si tratta di una disciplina assolutamente autonoma.
Le quote non sono rappresentate da azioni, nelle S.r.l. si hanno soltanto quote. Non esistono quote
prefissate di partecipazione dei soci, ma ciascun socio partecipa nella misura indicata da una certa
percentuale e la struttura organizzativa può essere modellata in tanti modi.
Costituzione
Mediante atto pubblico: l'atto può essere unilaterale (nel caso di un unico socio) oppure un contratto, ed è
necessaria l’iscrizione nel registro delle imprese;
Capitale minimo 10.000€ o inferiore: può essere anche inferiore fino ad arrivare a un euro. Anche quando
viene costituita una S.r.l. con capitale di un euro o per una cifra tra un euro e 10.000€, il capitale minimo
della società rimane di 10.000€, perché la legge prevede che quando il capitale è inferiore, una parte degli
utili debba essere accantonata fintantoché non si raggiunga il capitale sociale minimo di 10.000€;
Conferimenti anche di opera o servizi: sia pure con una polizza assicurativa o con una garanzia bancaria. In
questo senso la legge ha voluto favorire la costituzione di società.
Finanziamenti e titoli di debito
Finanziamenti dei soci (art. 2467 c.c.): i soci, oltre alla partecipazione capitale, apportano del denaro
facendo dei finanziamenti;
Rimborso postergato: se il rimborso è stato effettuato nel momento in cui la società si trova in situazione di
crisi o addirittura di insolvenza, questo rimborso deve essere restituito;
No obbligazioni: nelle S.r.l. è preclusa l'emissione di prestiti obbligazionari;
Titoli di debito sottoscritti solo da investitori istituzionali (art. 2483 c.c.): le S.r.l. possono emettere titoli di
debito, a patto che siano sottoscritti solo da investitori istituzionali.
Quote sociali
Non cii sono le azioni, ma quote sociali. La quota indica la percentuale, parte del capitale sociale
sottoscritta da ciascun socio. I diritti sociali sono in proporzione, salvo particolari diritti a favore di singoli
soci nell’atto costitutivi.
La legge stabilisce la libertà di circolazione salvo diversa disposizione dello statuto, che può proibire la
circolazione delle quote. Sono possibili inoltre limiti alla circolazione; ed il diritto di recesso è riconosciuto al
socio cui è proibito trasferire le quote di partecipazione.
L'atto di cessione può essere una compravendita, una donazione, ma può anche una successione ereditaria.
In questo caso, è importante effettuare il deposito nel registro delle imprese anche per combattere il
fenomeno del riciclaggio del denaro sporco.

DECISIONE DEI SOCI


Non c’è una competenza esclusiva degli amministratori, i soci sono competenti per l’approvazione del
bilancio e la distribuzione degli utili, e gli amministratori possono avere delle funzioni più limitate di quanto
non succede nelle S.p.a.
Altre competenze:
Il collegio sindacale non è un organo necessario nelle S.r.l., e ciò consente un risparmio sulle spese, in
quanto i sindaci svolgono un’attività professionale retribuita. Il collegio sindacale diventa necessario
soltanto se si superano determinati parametri.
Non essendoci necessariamente un'assemblea, il procedimento decisionale può essere adottato in tante
forme:
- Consultazione scritta: gli amministratori consultano per iscritto i soci sui temi su cui devono essere
adottate le decisioni;
- Consenso espresso per iscritto: si richiede ai soci di esprimere un consenso con la consultazione
scritta, per approvare o meno una certa deliberazione;
- Deliberazione assembleare.

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AMMINISTRAZIONE DELLE S.R.L.


Modalità di amministrazione:
La legge prevede che ci sia uno o più soci salvo diversa disposizione dello statuto, la nomina degli
amministratori deve essere iscritta nel registro delle imprese, e sempre la legge consente che questi
amministratori costituiscano un organo collegiale (C.d.a.), oppure possano amministrare in modo
congiuntivo (gli amministratori devono decidere all’unanimità) o disgiuntivo (ciascuno degli amministratori
ha un potere “distruttivo”).
Gli amministratori sono responsabili per i danni che hanno arrecato e qualsiasi socio può promuovere
l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori.
Oltre alla responsabilità degli amministratori, c'è la possibilità che ci sia anche la responsabilità del socio
che abbia deciso gli atti che sono stati compiuti e che hanno arrecato danno alla società.
Anche nelle S.r.l. è necessario un controllo sulla gestione, che viene affidato al revisore per la parte
contabile (non è necessario nominare un collegio sindacale).
Il collegio sindacale può essere imposto dallo statuto che ne prevede obbligatoriamente la nomina, oppure
imposto dalla legge quando si superano determinati parametri (ad es. determinate dimensioni).
Ovviamente ci sono i libri sociali, ma non c’è il libro dei soci la cessione delle quote sociali viene iscritta nel
registro delle imprese. Tra i vari libri troviamo il libro delle decisioni degli amministratori e il libro delle
decisioni dei soci.

S.R.L. SEMPLIFICATA Art. 2463 bis c.c.


Tale società è agevolata nella formazione del capitale (inferiore al minimo, anche 1 euro) e la
denominazione sociale deve ricomprendere l'indicazione che si tratta di una S.r.l. semplificata.
I conferimenti possono avvenire solo in denaro e devono essere versati degli amministratori.
Per il resto si applica la disciplina delle S.r.l., sia per i conferimenti che per lo svolgimento.
L'S.r.l. semplificata, anche per motivi di costi, è semplificata da uno statuto standard previsto dal Ministero
della Giustizia, per cui nell'atto costitutivo bisogna soltanto mettere i nomi dei soci, l'importo del capitale,
la sede e la denominazione, ma tutto il resto è già prefissato.
L'atto costitutivo si stipula sempre davanti al notaio, però siccome il notaio non deve stipulare un atto
notarile verificandone la congruità e la legittimità (in quanto il modello è standard), non ci sono oneri a
carico dei soci oltre le spese di deposito.

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SCIOGLIMENTO DELLE SOCIETÀ DI CAPITALI E GRUPPI DI SOCIETÀ


IL PROCEDIMENTO DI SCIOGLIMENTO
Secondo l’art. 2484 c.c., le cause di scioglimento sono:
∼ Decorso del termine: è il termine di durata della società. Naturalmente può essere vietato lo
scioglimento prorogando il termine di durata, quindi modificando l'atto costitutivo;
∼ Conseguimento dell’oggetto o impossibilità del suo raggiungimento: si può evitare lo scioglimento
modificando l'oggetto sociale;
∼ Inattività dell’assemblea: quando l’assemblea non riesce a funzionare (ad es. se ci sono contrasti) o
non riesce nemmeno a formarsi (quando i soci disertano l'assemblea);
∼ Riduzione del capitale al di sotto del limite legale: la legge stabilisce un limite al di sotto del quale
non può scendere il capitale;
∼ Per delibera assembleare: i soci possono decidere di sciogliere la società prima della scadenza
(anche se sta andando bene).
Effetti dello scioglimento
È necessario che la causa di scioglimento sia accertata dagli amministratori e che lo stesso accertamento sia
iscritto nel registro delle imprese, in quanto si tratta di un fatto importante.
Talvolta può succedere che gli amministratori omettano di fare quest'accertamento, e in tal caso il socio
può ricorrere al tribunale per far accertare la causa di scioglimento. Anche in questo caso l'accertamento
deve essere iscritto nel registro delle imprese.
Gli effetti dello scioglimento decorrono dall'iscrizione nel registro delle imprese.
N.B. Scioglimento della società, non significa però che la società cessi, ma significa che la società deve
entrare in una nuova fase.
Poteri degli amministratori
Non c’è il divieto di nuove operazioni: bisogna compiere nuovi affari ma ai soli fini della conservazione e
della valorizzazione del patrimonio. Ciò avviene per soddisfare i creditori e destinare il residuo ai soci; se
non rispettano questo criterio di gestione della società, rispondono per danni che la nuova gestione arreca
alla società.
Poteri dell’assemblea
- Delibera la nomina dei liquidatori e i loro poteri;
- Criteri di liquidazione: il patrimonio della società viene alienato al fine di soddisfare con il ricavato i
creditori sociali e poi ripartire quanto di residuo ai soci. L'assemblea deve quindi fissare le direttive
per liquidare nel miglior modo, oppure può imporre di cedere con determinate procedure di
vendita (ad es. vendita in blocco);
- Iscrizione registro imprese: la delibera con cui vengono nominati i liquidatori, vengono attribuiti
loro i poteri e si fissano i criteri di liquidazione, deve essere iscritta nel registro delle imprese;
- Revoca dello stato di liquidazione: è possibile, ma soltanto con una delibera a maggioranza più
elevata, revocare lo stato di liquidazione per rimettere nel suo funzionamento normale la gestione
della società.

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LA LIQUIDAZIONE DELLA SOCIETÀ


I liquidatori, una volta accettato l’incarico, devono compiere tutti gli atti utili per la liquidazione:
- Professionalità e diligenza;
- Liquidazione dei beni;
- Pagamento dei creditori: non è necessario che si attenda la liquidazione completa per pagare i
creditori;
- Bilanci annuali: la liquidazione può durare parecchio tempo, anche un decennio, ma la legge
impone che anche in questa fase non si interrompa l'uso di rendicontare la gestione.
È opportuno precisare che prima del bilancio finale, i liquidatori devono fare il bilancio iniziale.
In tal modo è possibile rilevare i risultati della loro gestione.
Il bilancio finale, che prevede che sia stata completata la liquidazione (e siano stati quindi pagati i creditori),
indica la parte spettante a ciascun socio e deve essere depositato nel registro delle imprese.
Reclamo dei soci entro 90 giorni attraverso il tribunale, se decorso tale termine nessun socio fa reclamo al
tribunale, il bilancio si intende approvato. Ai soci non si sottopone il bilancio finale per l'approvazione del
bilancio finale, poiché lo stesso viene depositato direttamente dai liquidatori nel registro delle imprese.
Nel bilancio finale viene indicato cosa spetta a ciascun socio, se i soci non chiedono al liquidatore il
versamento di queste somme, le stesse sono versate in banca a disposizione del socio in modo tale che la
società può cessare.
Una volta completata la ripartizione dell'attivo, c'è la cancellazione della società dal registro delle imprese e
con la cancellazione dal registro delle imprese la società cessa la sua esistenza.
Ferma restando l’estinzione, i creditori insoddisfatti possono agire contro i soci e nei limiti di quanto
riscosso (ad es. se sopravvengono dei debiti della società che il liquidatore non conosceva e quindi non
poteva soddisfare).
Se i liquidatori per loro colpa hanno omesso di considerare quel debito che era riconoscibile, anche
semplicemente perché non era certo, in questo caso avrebbero dovuto accantonare le somme.
Pertanto in questo caso i creditori sociali possono agire contro i liquidatori per la loro responsabilità.

GRUPPI DI SOCIETÀ
La società ha una capogruppo che usualmente si chiama holding e che dirige un gruppo di imprese.
Nei gruppi manca una disciplina organica, nonostante ciò esistono comunque alcuni regolamenti nei gruppi.
Il rapporto di controllo è un rapporto che si instaura tra una società che controlla un'altra società.
Esistono varie forme di controllo, ad esempio la forma di diritto in cui la società A possiede la maggioranza
del capitale della società B e ha il diritto di nominare gli amministratori.
Il rapporto di controllo può essere anche di fatto, ad esempio se la società B è una società quotata in borsa
in cui i soci non partecipano, in questo caso la maggioranza dei soci è interessata soltanto all'investimento,
ma non a decidere sulla nomina degli amministratori, pertanto il controllo si esercita anche senza avere la
maggioranza.
Nella nozione di controllo, c’è una società che ne controlla un'altra, pertanto si ha la direzione del
coordinamento. Nelle società collegate, invece, non c'è un controllo ma un'influenza notevole. Ciò significa
che c'è una partecipazione di un certo rilievo anche se non assicura il controllo della società partecipata.
Esiste un’apposita sezione nel registro delle imprese per mettere a conoscenza i terzi per capire se agiscono
nei confronti di una società autonoma o di una società facente parte di un gruppo.
Le società controllate e la società controllante devono iscriversi in un'apposita sezione che indica chi sono e
come sono composti i gruppi.
Sempre nell'ambito di questi obblighi di informazione, per rendere noti a terzi i rapporti che ci sono tra le
società, si devono indicare anche i rapporti che portano a indicazioni contabili (vanno indicate
separatamente per ogni società).
Ciascuna società redige il proprio bilancio di esercizio e poi in seguito c'è un bilancio consolidato.
Quest’ultimo è un documento consuntivo di esercizio che vuol rappresentare la situazione economica,
patrimoniale e finanziaria di un gruppo di imprese, elaborato dalla holding.
Il bilancio consolidato ha tanti aspetti tecnici, ma il principale di questi aspetti è l'area di consolidamento.
E’ necessario quindi riunire tutto in un unico bilancio.
Secondo il principi di consolidamento il bilancio, deve eliminare tutti i rapporti reciproci interni (le
partecipazioni) e non ci sono crediti o debiti del gruppo, ma ci sono soltanto rapporti con i terzi.

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ATTIVITÀ DI DIREZIONE E COORDINAMENTO


L’attività di direzione e coordinamento (art. 2497 c.c.) è la missione della holding.
Chi esercita un'attività di direzione e coordinamento può essere soltanto una società o un ente, non
persone fisiche. La società che controlla un certo numero di società, influisce sulla loro gestione, in quanto
ha il controllo assoluto (100% del capitale).
Se la holding viola i principi di corretta gestione imprenditoriale delle società controllate, avrà la
responsabilità per lesione all’integrità patrimoniale della società che ha diretto.
Le operazioni compiute sulla base delle direttive della holding, possono essere dannose per la società
partecipata, ma può essere che ci siano dei vantaggi compensativi che eliminano questo danno ed in
questo caso non c'è la responsabilità.
Nel caso di un fatto lesivo non risponde soltanto la holding, ma risponde anche chi ha preso parte al fatto
lesivo (ad es. un amministratore o una terza società), e quest'azione di responsabilità può essere esercitata
sia dal creditore che ha subito un danno, sia dal socio.

NOZIONE DI ATTIVITA' DI DIREZIONE CONTROLLO E COORDINAMENTO ART 2497


L'attività di direzione, controllo e coordinamento è una forma di gestione coordinata di più società, in
cui una società "capogruppo" esercita una funzione di guida, controllo e coordinamento sulle società
controllate.
In particolare, la società capogruppo esercita la funzione di direzione, ovvero stabilisce le strategie e le
linee guida per la gestione delle società controllate. Inoltre, esercita anche la funzione di controllo,
ovvero verifica che le società controllate rispettino le strategie e le linee guida indicate e che svolgano
la loro attività in modo efficiente ed efficace. Infine, esercita anche la funzione di coordinamento,
ovvero promuove e facilita la collaborazione tra le società controllate al fine di ottenere sinergie e
vantaggi competitivi.
Va precisato che l'attività di direzione, controllo e coordinamento non comporta una fusione tra le
società coinvolte, ma una gestione coordinata delle attività. Inoltre, l'attività di direzione, controllo e
coordinamento non implica l'instaurazione di un rapporto di subordinazione tra le società controllate e
la società capogruppo.
Il riferimento normativo per l'attività di direzione, controllo e coordinamento è l'articolo 2497-bis del
Codice Civile, che prevede che la società capogruppo debba indicare, nella relazione sulla gestione, le
principali attività svolte in materia di coordinamento. Inoltre, la società capogruppo ha l'obbligo di
pubblicare annualmente un documento contenente le informazioni sulle relazioni tra le società del
gruppo e sulle attività di direzione, coordinamento e controllo svolte.

DETERMINAZIONE DEL VALORE DI LIQUIDAZIONE DELLA PARTECIPAZIONE SOCIALE ART 2289


L'articolo 2289 del Codice Civile disciplina la determinazione del valore di liquidazione della
partecipazione sociale.
In caso di scioglimento della società, il valore di liquidazione della partecipazione sociale viene
determinato considerando il patrimonio netto della società diviso per il numero di quote in
circolazione. Il patrimonio netto è rappresentato dalla differenza tra il valore dei beni e dei diritti
della società e il valore dei debiti e degli oneri.
Il valore di liquidazione della partecipazione sociale, quindi, corrisponde alla quota del patrimonio
netto della società a cui l'azionista ha diritto in base alla sua partecipazione nella società.
È importante sottolineare che il valore di liquidazione della partecipazione sociale può essere
diverso dal valore di mercato delle azioni, poiché il valore di mercato è determinato dalla domanda
e dall'offerta sul mercato azionario e può essere influenzato da molti fattori, come l'andamento del
mercato, le prospettive di crescita della società, le politiche di dividendo, ecc.

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SOCIETÀ COOPERATIVE
LO SCOPO MUTUALISTICO
Nel 2003 è stata effettuata una modificazione delle norme del codice civile sulle cooperative, al fine di
evitare un abuso sulle agevolazioni previste dalla tutela costituzionale della cooperazione.
Le cooperative sono società che in quanto tali esercitano l'impresa. Lo scopo di queste società è
mutualistico, ciò significa che i soci di una cooperativa si pongono l'obiettivo di crescere insieme, aiutandosi
a vicenda per ottenere qualcosa che altrimenti non potrebbero raggiungere da soli.
L’impresa è messa al servizio, per questo si parla di gestione di servizio a favore dei soci, mentre nella
società lucrative il vantaggio del socio è unicamente quello di avere la ripartizione degli utili, nelle società
cooperative, essendo l'attività posta al servizio dei soci, c'è un vantaggio mutualistico, che si atteggia
diversamente a seconda del tipo di cooperative.
Le due categorie di cooperative più importanti sono:
∼ Cooperative di consumo: sono società cooperative tra consumatori per ottenere prodotti di
consumo a prezzi migliori di quelli di mercato.
∼ Cooperative di produzione e lavoro: lo scopo consiste nel procurare lavoro alle migliori condizioni
possibili per i propri soci-lavoratori.
I soci e i loro vantaggi:
∼ Soci cooperatori: sono coloro che partecipano alla cooperativa attendendosi quei vantaggi che
sono propri dello scopo mutualistico;
∼ Soci sovventori: coloro che partecipano pur non avendo la necessità di ottenere il vantaggio
mutualistico. Ottengono una remunerazione per la loro sovvenzione.
Responsabilità limitata dei soci in tutte le società cooperative.
Nella società cooperativa ci sono almeno due tipi di rapporti, uno è la partecipazione del socio alla società,
l'altro è la partecipazione del socio alla prestazione mutualistica.
Le cooperative perseguono uno scopo mutualistico, però la legge non richiede che questo scopo sia
esclusivo. Infatti, accanto al rapporto mutualistico c'è anche un rapporto di prestazione a favore di terzi, ed
è quindi consentita, anche se in taluni casi è limitata perché altrimenti verrebbe meno la funzione
mutualistica.

RUOLO SOCIETA' COOPERATIVE E CARATTERISTICHE ART 2511


Le società cooperative sono una particolare forma di società disciplinata dal Codice Civile italiano,
che si differenzia dalle altre forme societarie per la prevalenza dell'aspetto mutualistico rispetto a
quello proprietario. In altre parole, l'obiettivo principale delle società cooperative non è il profitto
per i soci, ma la tutela e lo sviluppo dei loro interessi comuni.
Le principali caratteristiche delle società cooperative sono:
1. Scopo mutualistico: l'obiettivo principale delle società cooperative è quello di soddisfare i
bisogni e gli interessi dei propri soci, piuttosto che quello di perseguire il profitto.
2. Soci: le società cooperative sono formate da un numero variabile di soci, che partecipano alle
attività e alle decisioni della società in proporzione alla loro partecipazione al capitale sociale.
3. Responsabilità limitata dei soci: i soci delle società cooperative rispondono delle obbligazioni
sociali solo fino alla concorrenza del capitale sottoscritto.
4. Divieto di speculazione: le società cooperative non possono distribuire dividendi ai soci, ma
possono ripartire gli utili in proporzione alle operazioni svolte dai soci stessi.
5. Patrimonio indivisibile: il patrimonio delle società cooperative è indivisibile e non può essere
oggetto di divisione tra i soci.
6. Controllo democratico: le società cooperative sono gestite in modo democratico dai soci,
attraverso l'Assemblea dei Soci e il Consiglio di Amministrazione.
Il ruolo delle società cooperative nella società è quello di promuovere la partecipazione attiva dei
cittadini alla vita economica e sociale del territorio, attraverso la creazione di reti di collaborazione
e di solidarietà tra i soci stessi e con le comunità locali. Inoltre, le società cooperative hanno un
ruolo importante nella tutela dei diritti dei lavoratori, nella promozione dell'innovazione e dello
sviluppo sostenibile, e nella valorizzazione delle risorse del territorio.

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LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Requisiti:
- Numero minimo dei soci (9);
- Requisiti soggettivi dei soci: non si può aderire ad una cooperativa liberamente, nel senso che i soci
devono avere determinati requisiti. I requisiti soggettivi non sono richiesti per i soci sovventori
perché questi ultimi devono avere un'altra funzione, ovvero quella di apportare capitale;
- Denominazione sociale: deve comparire l'indicazione anche specifica (ad es. società a mutualità
prevalente o non prevalente). Bisogna inoltre indicare se la società cooperativa è una società
cooperativa per azioni o una società cooperativa a responsabilità limitata;
- Albo delle cooperative: c'è un albo speciale delle cooperative dove sono indicate le stesse.
L’iscrizione avviene perché le cooperative sono sottoposte a controlli pubblici in quanto svolgono
un’azione sociale molto importante;
- Atto pubblico: la costituzione deve essere fatta per atto pubblico e davanti al notaio.
Si applicano le norme della S.p.a., in quanto compatibili, l’atto costitutivo può far applicare le norme della
S.r.l.: fino a 20 soci o attivo di non oltre un milione di euro.
I conferimenti dei soci nelle cooperative avviene ovviamente in misura minore rispetto alle società a scopo
lucrativo, in quanto i soci non sono interessati ad investire più capitale perché comunque non ottengono
maggiore remunerazione.
I finanziamenti dei soci sovventori sono permessi dalla legge proprio per favorire la capitalizzazione delle
società cooperative.
Le azioni di partecipazione cooperativa sono particolari titoli azionari che consentono una remunerazione
diversa e che possono quindi favorire una capitalizzazione delle società cooperative.
Ciascun socio cooperatore non può superare la quota di 100.000€, si vuole che nessuno prevalga in modo
molto più forte rispetto agli altri. Il socio che entra in una società non può cedere liberamente le proprie
quote o azioni ma può farlo soltanto con l'autorizzazione degli amministratori e vi è l’obbligo di motivare il
diniego da parte degli amministratori.
I soci possono entrare, come possono pure uscire, e ciò determina una variazione del capitale.
Il capitale si può anche modificare come nei casi delle società lucrative, per esempio si decide di aumentare
il capitale con dei nuovi conferimenti, oppure di ridurre il capitale per perdite.
Gli amministratori hanno il compito di verificare che i soci abbiano i requisiti e quindi non creino disagi ai
soci che sono già nella cooperativa. In caso di diniego, si può chiedere il voto dell’assemblea: il socio può
chiedere che si pronunci l'assemblea, che è l'organo più importante in quanto sono i soci coloro che devono
usufruire dei vantaggi mutualistici.
Il recesso avviene nei casi previsti dalla legge o dall'atto costitutivo, invece l’esclusione avviene se il socio
cooperatore non adempie ai suoi doveri (ad es. partecipazione all’attività della società).
Nelle assemblee, come nelle S.p.a., ma con un voto a testa, ciascun socio conta allo stesso modo di un altro
socio, non importa quanto abbia versato, i soci che possono partecipare devono essere iscritti da almeno
90 giorni.

Le cooperative possono avere un numero anche molto elevato di soci cooperatori e possono operare in
zone anche abbastanza ampie. In questo caso si prevedono delle assemblee separate in cui si ha una
formazione progressiva della decisione.
Obbligatorie se ci sono più di 3000 soci e l’attività viene svolta in più province.
Sostanzialmente ci sono due fasi, prima si svolge l'assemblea separata nella quale i soci di una certa zona
nominano i delegati che andranno all'assemblea generale che poi voteranno.
N.B. Il funzionamento concreto delle assemblee separate deve essere regolato dall'atto costitutivo perché
la legge ha previsto soltanto la possibilità, mentre in alcuni casi c’è l'obbligo di queste assemblee separate.

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LA GESTIONE DELLE COOPERATIVE


È previsto che gli amministratori siano scelti tra i soci in maggioranza, quindi ci possono essere anche
amministratori non soci, purché la maggioranza sia tra i soci.
Lo statuto può riservare la nomina di alcuni amministratori dallo Stato o dagli enti pubblici: nelle società
cooperative c'è una funzione sociale che può richiedere un intervento a livello di nomina, o meglio di
designazione di amministratori dallo stato o dagli enti pubblici.
Oppure 1/3 può essere riservato a coloro che hanno sottoscritto strumenti finanziari, sostanzialmente
quelli che hanno finanziato la cooperativa.
C’è un obbligo di accantonare una riserva legale del 30% degli utili ed il 3% degli utili deve essere destinato
a fondi mutualistici, ovvero quei fondi che poi intervengono in caso di sovvenzione a cooperative in
difficoltà o per creare nuove forme di cooperative. Inoltre gli utili possono essere distribuibili solo se
l’indebitamento complessivo non supera di 4 volte il patrimonio netto.
Ci sono dei limiti alla distribuzione degli utili: questa limitazione è posta con riferimento al rendimento dei
buoni postali fruttiferi aumentato di 2,5 punti.
Si tratta più che altro di un indice, infatti le cooperative normalmente non distribuiscono gli utili, pertanto
la legge pone un limite per ricordare ai soci che non sono lì per partecipare alla distribuzione degli utili ma
sono lì per uno scopo mutualistico.
Quando la società si scioglie, il patrimonio è destinato interamente ai fondi mutualistici.
Il socio che entra nella società cooperativa, non riceve (o riceve in modo molto limitato) gli utili.
Può ricevere invece i ristorni, che consistono in un rimborso in proporzione ai rapporti di scambio per
prestazioni mutualistiche.
In sostanza, il socio paga lo stesso prezzo del terzo, però alla fine dell'anno otterrà una sorta di rimborso
della parte in più che lui ha pagato.
Queste somme devono essere gestite separatamente, in modo tale da individuare che siano ristorni e non
utili.
Anche le cooperative sentono l'esigenza di associarsi, ma non possono farlo come le altre società dove il
gruppo si forma sulla base del controllo, ovvero una società che assume il controllo di un'altra.
Pertanto, in questo caso, si stipula un accordo contrattuale che viene depositato nell’albo delle cooperative
ed ogni cooperativa può recedere senza oneri.

LE MUTUE ASSICURATRICI (art. 2546 c.c.)


È un tipo particolare di cooperativa che svolge un'attività di assicurazione e c'è un rapporto bidirezionale.
Se cessa l’assicurazione, non si è più soci.
Ci sono anche le cooperative di assicurazione, ma in questo caso si tratta di cooperative normali che
svolgono l'attività assicurativa, in cui i soci possono essere assicurati e possono assicurarsi anche i non soci.
Disciplina delle mutue assicuratrici:
Delle cooperative e delle assicurazioni: si applicano le norme sia delle cooperative sia delle compagnie di
assicurazione.
I contributi dei soci sono conferimenti e premi: il socio deve necessariamente dare un apporto.

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TRASFORMAZIONE, FUSIONE E SCISSIONE DELLE SOCIETÀ


TRASFORMAZIONE (art. 2498 c.c.):
Mutamento da un ente ad un altro: una società cambia la sua veste giuridica;
Assoluta continuità dei rapporti giuridici dopo la trasformazione;
Non c’è estinzione e ricostituzione: in passato, una società doveva prima sciogliersi e poi ricostituirsi.
Trasformazione omogenea
Passaggio da un tipo ad un altro di società: con l'istituto della trasformazione è possibile che la società
cambi il modello organizzativo e la forma giuridica, anche da società di persone a forme di capitali.
Questa operazione è consentita nonostante le differenze notevoli tra un tipo e l'altro.
Non è permessa la trasformazione da cooperativa a mutualità prevalente a cooperativa lucrativa.
La legge richiede l'atto pubblico contenente l'indicazione del tipo sociale adottato, ed inoltre prevede che in
sede di trasformazione si realizzino le condizioni medesime previste per la costituzione del nuovo tipo:
- Iscrizione della trasformazione nel registro delle imprese: l’efficacia della trasformazione si ha a
partire da questo momento.
Per le società di capitali il legislatore ha introdotto la regola della maggioranza per la decisione sulla
trasformazione stessa, salvo che il contratto preveda espressamente che la modifica debba avvenire con
decisione all'unanimità, vi è la facoltà di recesso per il socio che non approva la trasformazione.
Quando si trasforma una società di persone in società di capitali, la legge richiede che ci sia una relazione di
stima del patrimonio sociale perché bisogna garantire che il capitale sia effettivo.
Il socio è illimitatamente responsabile: in alcuni casi, può essere che i creditori consentano di liberare il
socio dalle obbligazioni sociali.
Inoltre, la legge consente alla società che abbia comunicato ai creditori sociali la trasformazione, di poter
avere la liberazione dei soci dalla responsabilità per obbligazioni pregresse se il creditore non si oppone
espressamente entro 60 giorni.
Le obbligazioni contratte prima della trasformazione seguono le regole del vecchio tipo di società, quindi
con responsabilità illimitata salvo la liberazione del socio.
Poi ci sono le obbligazioni successive per le quali invece vige la regola della responsabilità limitata.

TRASFORMAZIONI ETEROGENEE
Società di capitali in altri enti:
- S.p.a., S.a.p.a. e S.r.l.: la legge prevede che tali società possono trasformarsi in consorzi, società consortili,
cooperative, comunioni di azienda (si verifica quando più persone, solitamente per successione ereditaria,
si trovano comproprietari dell'azienda), associazioni non riconosciute e fondazioni.
Esistono anche ipotesi inverse, quindi gli enti si trasformano in società di capitali.
Opposizione dei creditori:
Efficacia della trasformazione dopo 60 giorni: termine entro i quali essi possono opporsi davanti al
tribunale;
Autorizzazione del tribunale: può consentire alla società di realizzare quella trasformazione eterogenea
anche se non c'è stato il consenso del pagamento dei creditori, dimostrando che la trasformazione non reca
alcun danno ad essi.

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FUSIONE
Forme di fusione (art. 2501 c.c.):
∼ Fusione propria, con costituzione di una nuova società;
∼ Incorporazione: avviene quando una società viene incorporata da un'altra, quindi diventa parte di
una società già esistente.
Limiti posti alla trasformazione: tali limiti si applicano anche nel caso della fusione, sia nella fusione propria
che nell'incorporazione.
No per società in liquidazione: la legge prevede la possibilità della fusione anche dopo lo scioglimento della
società, a patto che non sia iniziata la liquidazione del patrimonio.
Nella fusione il procedimento è regolamentato dalla legge e si prevedono varie fasi.
Si inizia con il progetto di fusione a cui deve essere unita la situazione patrimoniale delle società che
partecipano alla fusione.
Si procede con l’elaborazione degli esperti sul rapporto di cambio: il rapporto di cambio è il rapporto con
cui si scambieranno le azioni tra i soci delle società che partecipano, perché dopo la fusione i soci di
ciascuna società diventano soci dell'unica società che sopravvive o che continua dopo la fusione.
La legge consente che si possono fare dei conguagli in denaro a favore dei soci che ricevono una
partecipazione inferiore a quella iniziale.
L’attestazione dell’esperto circa il rapporto di cambio e la sua coerenza con i patrimoni delle società che
partecipano non serve per fusione di società interamente possedute.
La fusione avviene per atto pubblico, stipulato da ciascuna società e la società risultante assume diritti ed
obblighi.
L’invalidità non può essere pronunciata dopo iscrizione, al massimo, coloro che sono stati danneggiati da
una fusione viziata possono chiedere un risarcimento del danno.
Leveraged buyout (art. 2501 bis c.c.): Fusione dopo acquisizione mediante indebitamento:
Talvolta, per acquisire una società, i soci si fanno finanziare da una banca o da un terzo.
Una volta acquisite le quote, fondono le due società e il debito contratto per acquisire la nuova società
(chiamata “target”), diventa quindi un debito anche di quest’ultima.
Il progetto di fusione deve prevedere un piano economico e finanziario, cosa che non è richiesta
normalmente per le altre fusioni, con l'indicazione delle fonti e delle risorse finanziarie, e con l'esperto che
deve attestare la ragionevolezza della stessa operazione.

FUSIONE PROCEDIMENTO ORGANI E SOGGETTI COINVOLTI ART 2501


L'articolo 2501 del Codice Civile disciplina la fusione di due o più società. La fusione è un
procedimento mediante il quale due o più società decidono di unirsi in un'unica entità giuridica.
Il procedimento di fusione prevede la stipula di un accordo di fusione tra le società coinvolte, che
deve essere approvato dall'assemblea dei soci di ciascuna società. L'accordo di fusione deve
contenere le modalità dell'operazione, come la definizione delle quote di partecipazione delle società
coinvolte nella nuova società e le modalità di valutazione dei patrimoni.
Inoltre, il procedimento di fusione prevede anche la nomina di un esperto indipendente, che deve
valutare i patrimoni delle società coinvolte e verificare che la parità di trattamento tra i soci delle
diverse società sia rispettata.
Una volta concluso il procedimento di fusione, le società coinvolte si estinguono e viene costituita
una nuova società che subentra in tutti i diritti e gli obblighi delle società originarie.
Va precisato che il procedimento di fusione può coinvolgere anche enti pubblici, purché siano
rispettati i principi di trasparenza e di equità nella valutazione dei patrimoni e nella definizione delle
quote di partecipazione nella nuova entità giuridica.

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SCISSIONE
Forme di scissione (art. 2506 c.c.):
La scissione comporta l’assegnazione del patrimonio di una società:
- con la fusione totale, l’intero patrimonio della società viene assegnato ad altre società o enti,
- nella fusione parziale invece solo una parte di questo patrimonio.
Il patrimonio si può destinare a più società preesistenti o di nuova costituzione.
È fondamentale determinare e descrivere bene gli elementi patrimoniali che vanno assegnati alla società
risultante dalla scissione attraverso l’atto di scissione.
Se gli elementi patrimoniali non sono indicati nel progetto di scissione sorge il problema della loro
destinazione, diventa quindi complicato definire a quale società spettano.
Se si tratta di cespiti attivi e c'è una scissione totale, si avrà una ripartizione proporzionale tra le società.
Se si tratta di scissione parziale, invece, l'attivo trascurato e quindi non definito rimane alla società scissa.
In caso di scissione totale, l'elemento del passivo è un elemento di cui sono obbligate in via solidale tutte le
società (cioè le società beneficiarie).
Se invece la scissione è parziale rispondono tutte le società.

SCISSIONE ED ORGANI CHE PARTECIPANO A QUEST'ULTIMA


La scissione è una delle operazioni societarie previste dal diritto italiano. Essa consiste nella divisione di
una società esistente in due o più parti, trasferendo l'intero patrimonio o una sua parte da una società
(detta società scissa) a una o più società di nuova costituzione o già esistenti (detta società beneficiaria
o beneficiarie).
La scissione può essere totale o parziale, a seconda che l'intero patrimonio della società scissa sia
trasferito o soltanto una sua parte.
Gli organi che partecipano alla scissione sono principalmente:
1. L'Assemblea dei Soci della società scissa, che deve deliberare sulla scissione e sulle relative modalità,
compreso il conferimento degli assets o dei diritti patrimoniali alla società beneficiaria o beneficiarie.
2. Il Consiglio di Amministrazione della società scissa, che deve redigere la relazione sulla scissione,
contenente, tra l'altro, la descrizione delle ragioni della scissione, delle modalità di realizzazione e degli
effetti della stessa sulla situazione economica e finanziaria delle società coinvolte.
3. Il Collegio Sindacale, che ha il compito di controllare la regolarità e la corretta esecuzione della
scissione.
4. L'Assemblea dei Soci della società beneficiaria o beneficiarie, che deve deliberare sulla ratifica della
scissione e sull'approvazione del conferimento degli assets o dei diritti patrimoniali da parte della
società scissa.
5. Il Consiglio di Amministrazione della società beneficiaria o beneficiarie, che deve redigere la
relazione sulla scissione e sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società
beneficiaria o beneficiarie dopo la scissione.
Inoltre, la scissione può essere soggetta ad approvazione e autorizzazione da parte di organi
amministrativi e di controllo, come ad esempio il Registro delle Imprese, l'Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato (AGCM) o la Banca d'Italia, a seconda della natura delle attività svolte dalle
società coinvolte.
In sintesi, la scissione è un'operazione societaria che richiede la partecipazione e la collaborazione di
diversi organi della società scissa e delle società beneficiarie, oltre all'approvazione e all'autorizzazione
da parte di organi amministrativi e di controllo.

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CAPITALE SOCIALE E PATRIMONIO SOCIALE


Il capitale sociale e il patrimonio sociale sono due concetti distinti ma strettamente collegati in
ambito societario.
Il capitale sociale è costituito dall'insieme delle risorse finanziarie messe a disposizione dai soci
al momento della costituzione della società. Tale capitale è suddiviso in quote o azioni, che
rappresentano la partecipazione dei soci al capitale stesso. Il capitale sociale costituisce un
fondo di garanzia per i creditori della società, in quanto può essere utilizzato per soddisfare i
debiti dell'impresa in caso di insolvenza.
Il patrimonio sociale, invece, è costituito dall'insieme di tutti i beni dell'impresa, compresi quelli
acquistati successivamente alla costituzione della società. Esso comprende anche il capitale
sociale e gli utili accumulati negli esercizi precedenti. Il patrimonio sociale rappresenta la
capacità dell'impresa di generare reddito nel lungo termine e costituisce la base per la
distribuzione degli utili tra i soci.
In pratica, il capitale sociale rappresenta il contributo iniziale dei soci alla costituzione
dell'impresa, mentre il patrimonio sociale rappresenta l'insieme dei beni dell'impresa che
possono essere utilizzati per il perseguimento degli scopi sociali e la generazione di utili.
Va precisato che il capitale sociale può essere aumentato o ridotto in base alle esigenze
dell'impresa, attraverso l'emissione di nuove quote o azioni o la loro riacquisto. L'aumento del
capitale sociale può essere effettuato anche attraverso l'incorporazione di riserve o di utili non
distribuiti. Inoltre, il patrimonio sociale può subire variazioni in base alle attività dell'impresa,
ad esempio attraverso la vendita di beni o l'acquisto di nuove attività.
In sintesi, il capitale sociale e il patrimonio sociale sono due concetti fondamentali per la vita
delle società, che rappresentano la base finanziaria e patrimoniale su cui si sviluppano le
attività dell'impresa e vengono distribuiti gli utili tra i soci.

OPA
L'OPA (Offerta Pubblica di Acquisto) è un'offerta rivolta al pubblico per l'acquisto di azioni di una
società quotata in borsa, solitamente lanciata da un'azienda o un investitore che desidera acquisire
una partecipazione di controllo o aumentare la sua partecipazione nella società target.
L'OPA può essere lanciata in modo amichevole o ostile, a seconda dell'accordo o meno tra le due
parti interessate. Nel caso di un'OPA ostile, l'azienda target può cercare di respingere l'offerta o
negoziare condizioni più favorevoli per i propri azionisti.
L'OPA può avere un impatto significativo sul prezzo delle azioni della società target e sul mercato
azionario in generale. È importante che gli investitori valutino attentamente i dettagli dell'OPA,
inclusi il prezzo offerto, le condizioni di pagamento e le implicazioni a lungo termine per l'azienda.

TRASFERIMENTO DELLA PARTECIPAZIONE AZIONARIA ART 2355


L'articolo 2355 del Codice Civile italiano prevede la possibilità di trasferire la partecipazione
azionaria in una società per azioni.
In particolare, il trasferimento della partecipazione può avvenire mediante la vendita delle
azioni a terzi, oppure attraverso la cessione a titolo gratuito, ad esempio in caso di donazione o
successione.
Il trasferimento della partecipazione azionaria può essere effettuato solo a condizione che non
siano presenti divieti o limitazioni previsti dallo statuto della società o dalle leggi vigenti.
In caso di trasferimento della partecipazione, il trasferitore è tenuto a comunicare il
trasferimento alla società, affinché questa possa provvedere alla registrazione del nuovo titolare
delle azioni.
Il nuovo azionista assume tutti i diritti e gli obblighi dell'azionista precedente, compreso il diritto
di partecipare alle assemblee e di ricevere i dividendi. Tuttavia, il nuovo azionista non assume le
eventuali responsabilità derivanti dalle attività della società antecedenti al trasferimento.

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