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AZIENDA

Tutto il titolo VIII è destinato all’azienda.

Art. 2555: “L'azienda è il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa”.

È una norma definitoria: identifica l’oggetto, la cui disciplina è rimandata agli articoli successivi. La
definizione mette in evidenza un dato: per lo svolgimento dell’attività d’impresa è necessario predisporre
un apparato produttivo ed è ad essa strumentale. Questa correlazione tra impresa e azienda ci fa
comprendere anche che l’azienda è un entità relativa, non possiamo descriverla in termini assoluti per tutte
le imprese, ma a seconda dell’articolazione, oggetto e dimensione di quest’ultima, ogni impresa avrà la sua
azienda. L’azienda è un complesso di beni di dimensioni variabili e di composizione eterogenea.

In questa definizione del codice emergono due elementi connotanti:

1. idea di pluralità di beni organizzati


2. questa pluralità di beni ha una destinazione unitaria, ossia lo svolgimento dell’attività.

Cosa compone l’azienda: fattore capitale, forza lavoro (in termini di contratti di lavoro), strumenti per lo
svolgimento dell’attività (banalmente, i mezzi per il trasporto), altri contratti con terzi (contratto di
fornitura, contratto di utenza, altri beni strumentali magari in locazione,…).

Da queste due componenti derivano due diverse teorie, in base alla predominanza di un elemento
sull’altro:

1. Teoria atomistica azienda come seri di rapporti giuridici relativi alle diverse componenti
dell’azienda
2. Teoria unitaria dell’azienda azienda come elemento unitario.

Azienda: beni, contratti,….insieme di rapporti giuridici ben definiti. Perché identificare l’azienda? Perché
questo complesso di beni definisce la vicenda circolatoria. La circolazione del bene azienda si regola sulla
base delle norme contenute dall’art. 2555 in poi, con ratio ben precisa.

La prima questione da risolvere è quindi identificare l’azienda.

Art. 2555: parla di complesso di beni organizzati per l’esercizio dell’attività d’impresa: i beni sono
organizzati per un fine produttivo. Tali beni potrebbero essere utilizzati anche per fini diversi e non
direttamente per la produzione e distribuzione (un imprenditore potrebbe avere in usufrutto, locazione,
leasing,… gli strumenti).

- Beni mobili e immobili


- Beni materiali e beni immateriali tra i beni immateriali annoveriamo brevetti, marchi…. Sono beni
essenziali per lo svolgimento dell’attività d’impresa;
- Contratti
- crediti/debiti.

Per identificare il trasferimento di azienda o di singoli beni che compongono l’azienda è importante
capire se il bene è ESSENZIALE. Il trasferimento di un bene essenziale comporta il trasferimento
dell’azienda. Questa identificazione dell’azienda non è quindi semplice.
Tutti questi beni sono organizzati dall’imprenditore e l’organizzazione impressa a questi beni permette
di svolgere l’attività economica (sono beni con attitudine produttiva).

C’è una qualità essenziale che è l’avviamento, che esprime la capacità reddituale dell’azienda, la
capacità di generare reddito. Tale capacità dipende dall’organizzazione dei fattori produttivi –
avviamento oggettivo (il passaggio da un insieme di fattori produttivi ad un insieme ORGANIZZATO di
fattori produttivi); la capacità dell’imprenditore di generare reddito è l’avviamento soggettivo.
L’avviamento si compone di entrambi i fattori.

L’organizzazione impressa ai fattori produttivi li rende idonei a generare reddito. È un valore aggiunto
dell’azienda e ciò emerge dal fatto che il valore dell’azienda è superiore rispetto ai beni che la
compongono, perché è dato anche dall’attitudine produttiva, che è variabile a seconda dell’azienda.
Non tutte hanno uguale successo. Questo valore dell’avviamento si coglie in modo evidente nel
trasferimento dell’azienda.

Come si evince il valore dell’avviamento? Tale disciplina si applica anche al “ramo d’azienda”. nell’art.
2555 non c’è un requisito dimensionale richiesto: ci sono casi di importante articolazione d’azienda
(vedi le imprese multi-prodotto). In questi casi l’azienda è scindibile in blocchi, i cd. Rami d’azienda,
componenti autonome dell’azienda, ma sempre ricondotte ad unità. Sono piccole aziende all’interno di
una più grande. Il ramo d’azienda, quando identificabile come tale, può essere trasferito
autonomamente rispetto al resto dell’azienda il trasferimento può essere anche del singolo ramo.
Anche questo trasferimento segue le regole dei trasferimenti aziendali, perché unità produttiva
singolarmente isolabile.

VICENDA CIRCOLATORIA  il complesso di beni, se viene smembrato, si perde quella capacità


produttiva. Si perde l’attitudine produttiva dell’insieme. La ratio è fare in modo che dalla circolazione
non ci sia una perdita di valore della produttività. Il principio generale nella circolazione dell’azienda è
che con la vicenda circolatoria si deve evitare dispersione di valore. Tutte le regole che vedremo
rispondono a questa ratio: evitare che il trasferimento di beni ne comprometta le capacità reddituali.

Questa unità produttiva è meritevole di tutela particolare e ciò è evidente da una serie di norme (vedi,
in caso di fallimento, la preferenza di vendita aggregata rispetto a quella dei singoli beni; nella disciplina
dei patti di famiglia c’è una regola per cui è data la possibilità all’imprenditore di trasferire l’impresa in
interezza ad uno dei suoi eredi per conservare l’unitarietà produttiva).

Come si trasferisce un’azienda? il contratto ha per oggetto il trasferimento; come causa possono
verificarsi:

- vendita
- donazione
- affitto
- usufrutto

è una fattispecie transtipica: l’oggetto è incluso in queste diverse cause. Ci interessa il tipo di contratto,
ma dal punto di vista dell’azienda ci interessa l’oggetto, l’effetto. Con un UNICO ATTO si trasferisce
l’INSIEME DI BENI, RAPPORTI, CREDITI E DEBITI (pluralità di rapporti, concepita come ASSETTO
ORGANIZZATO – rappresentato dall’avviamento, non come elenco di beni).
L’azienda è estremamente composita, è un bene complesso, ed il trasferimento, che può essere incluso
da contratto diversamente connotato, avviene con un unico atto. Ciò è estremamente pratico e diverso
dal diritto privato.

Nel contratto non elenco i singoli beni, ma identifichiamo l’azienda, sulla base di elementi estrinseci
(settore di attività, sede, nome di esercizio….), non sulla base di fattore interni, ma esterni e di “valore
superiore”. Identificata in questo modo l’azienda, automaticamente si trasferiscono singoli beni e
rapporti che ad essa si riferiscono.

Possiamo trovare una qualche elencazione, ma l’elenco di beni ha finalità ESCLUDENTE l’elencazione
ha rilievo NEGATIVO (si trasferisce l’azienda, esclusi questi beni). Tra questi beni non sono annoverabili
i beni essenziali, perché non si potrebbe più parlare di trasferimento.

Quindi il complesso di beni si trasferisce per relationem identificata l’azienda definisco i beni che
seguono l’azienda.

Contratto di trasferimento d’azienda

Art. 2556 –sulla forma del trasferimento:

“Per le imprese soggette a registrazione i contratti che hanno per oggetto il trasferimento della
proprietà o il godimento dell'azienda devono essere provati per iscritto, salva l'osservanza delle forme
stabilite dalla legge per il trasferimento dei singoli beni che compongono l'azienda o per la particolare
natura del contratto.

I contratti di cui al primo comma, in forma pubblica o per scrittura privata autenticata, devono essere
depositati per l'iscrizione nel registro delle imprese, nel termine di trenta giorni, a cura del notaio
rogante o autenticante”.

Requisito di forma scritta  di per sé è un contratto a forma libera, che soggiace a forma vincolata
scritta perché ha efficacia probatoria.

“salva l'osservanza delle forme stabilite dalla legge per il trasferimento dei singoli beni” se
l’azienda include beni sottoposti a registrazione, la forma sarà scritta a fini sostanziali. Quindi l’intero
contratto soggiace a questo vincolo, stabilito dalla natura del bene.

Altro aggravamento sulla forma può derivare dal TIPO DI CONTRATTO, che richiedono una certa forma
 DONAZIONE che, indipendentemente dal tipo di bene, richiede atto pubblico e testimoni.

Altro profilo che riguarda le formalità  il contratto di trasferimento è soggetto ad iscrizione nel
registro delle imprese. Questa iscrizione è fondamentale perché consente il prodursi degli effetti tipici
del trasferimento. Il deposito deve avvenire entro 30 gg. In questo caso la pubblicità realizza
un’efficacia dichiarativa (non ci sono specifiche ulteriori sul deposito Se fosse notizia o costitutiva lo
troveremmo scritto).

EFFETTI DEL TRASFERIMENTO

1. divieto di concorrenza (art. 2557)


2. successione nei contratti (art. 2558)
3. successione nei crediti (art. 2559)
4. successione nei debiti (art. 2560)

possiamo dire che questi sono effetti naturali, automatici, del contratto. Sono effetti che si producono al
momento del trasferimento d’azienda se non ci sono pattuizioni diverse (sono in parte derogabili).

Art. 2557: “Chi aliena l'azienda deve astenersi, per il periodo di cinque anni dal trasferimento, dall'iniziare
una nuova impresa che per l'oggetto, l'ubicazione o altre circostanze sia idonea a sviare la clientela
dell'azienda ceduta.

Il patto di astenersi dalla concorrenza in limiti più ampi di quelli previsti dal comma precedente è valido,
purché non impedisca ogni attività professionale dell'alienante. Esso non può eccedere la durata di cinque
anni dal trasferimento.

Se nel patto è indicata una durata maggiore o la durata non è stabilita, il divieto di concorrenza vale per il
periodo di cinque anni dal trasferimento.

Nel caso di usufrutto o di affitto dell'azienda, il divieto di concorrenza disposto dal primo comma vale nei
confronti del proprietario o del locatore per la durata dell'usufrutto o dell'affitto.

Le disposizioni di questo articolo si applicano alle aziende agricole solo per le attività ad esse connesse,
quando rispetto a queste sia possibile uno sviamento di clientela.

Co.1  È una norma di buon senso, che limita l’iniziativa economica dell’alienante, quindi deve avere una
sua giustificazione. L’attività concorrente sarebbe molto lesiva perché l’alienante conosce dall’interno
l’azienda. la concorrenza molto più efficace può provocare uno sviamento della clientela e ciò si ripercuote
sul valore dell’avviamento. Il legislatore bilancia l’acquirente dell’azienda dal rischio di sviamento
dell’azienda. questo divieto di iniziativa economica non può essere assoluto, ma è circoscritta sulla base di
tre parametri contenuti nella norma stessa: oggetto, ubicazione, altre circostanze. L’alienante non deve
svolgersi dallo svolgimento di qualsiasi attività economica, ma che sia effettivamente concorrente, per area
geografica e oggetto. Si parla di area di concorrenza effettiva. Un’attività è concorrente quando ha oggetto
simile e quando lo sbocco id mercato è concorrenziale rispetto alla prima azienda che può tradursi in
sottrazione di clientela. Il divieto ha durata massima quinquennale. L’elemento che emerge è l’avviamento
soggettivo, cioè la capacità reddituale collegata alle conoscenze dell’imprenditore.

Co. 2  Il contratto di trasferimento potrebbe introdurre una disciplina derogatoria. Il contratto potrebbe
prevedere un’estensione dei contenuti di questo divieto di concorrenza. L’oggetto potrebbe essere più
ampio. A livello negoziale non si può agire sulla durata, che non può eccedere i 5 anni dalla data del
trasferimento. Questo divieto può essere derogato in senso peggiorativo o migliorativo, per l’alienante (è
un effetto naturale del contratto). Se il contratto nulla prevedere, si applica la disciplina del co.1. una
durata superiore, si abbassa ex lege; si potrebbe prevedere una durata di 2 anni (quindi può essere oggetto
di pattuizioni contrarie, ma nei limiti dell’art. 2557).

Art. 2558 – garantisce la continuità nello svolgimento dell’attività d’impresa e preservare il valore
economico dell’azienda. trasferimento contratti in deroga alle regole sulla cessione del contratto così come
definite dal diritto privato.

“Se non è pattuito diversamente, l'acquirente dell'azienda subentra nei contratti stipulati per l'esercizio
dell'azienda stessa che non abbiano carattere personale.
Il terzo contraente può tuttavia recedere dal contratto entro tre mesi dalla notizia del trasferimento, se
sussiste una giusta causa, salvo in questo caso la responsabilità dell'alienante.

Le stesse disposizioni si applicano anche nei confronti dell'usufruttuario e dell'affittuario per la durata
dell'usufrutto e dell'affitto”.

La disciplina deroga al diritto civile  i contratti possono essere ceduti, ma serve il consenso del ceduto. In
un trasferimento aziendale, se per ogni contatto si dovesse acquisire fosse necessario il consenso del
ceduto, la vicenda circolatoria sarebbe molto più complessa. Nel trasferimento d’impresa l’acquirente
subentra automaticamente all’alienante, per mantenere l’unità produttiva.

Co.1  “se non è pattuito diversamente”: è derogabile da pattuizione contraria, ma se nel contratto nulla è
previsto, si applica la norma. L’acquirente subentra nei contratti stipulati nell’esercizio dell’azienda, che non
abbiano carattere personale (intuito personae). Si applica quindi ai contratti nell’esercizio dell’attività
d’impresa (quindi dell’azienda stessa) e che non abbiamo carattere personale che riguardino comunque
l’attività d’impresa (appalto, mandato,…) per la stipula di questi contratti le qualità personali sono
discriminanti. Per esempio, per trasferire un mandato devo applicare la disciplina civilistica (col consenso
del ceduto).

Nella disciplina civilistica il terzo ceduto è tutelato perché è sempre richiesto il consenso. Il contraente
ceduto potrebbe subire danni in questa cessione l’acquirente potrebbe essere meno affidabile rispetto
all’alienante e la posizione del ceduto sarebbe più debole. Nel momento del trasferimento il ceduto non è
tutelato: la tutela è introdotta dal co.2.

Co.2.  “Il terzo contraente può tuttavia recedere dal contratto entro tre mesi dalla notizia del
trasferimento, se sussiste una giusta causa, salvo in questo caso la responsabilità dell'alienante”.

Recesso per giusta causa  non solo perché l’acquirente non gli va a genio, non è ad nutum.

Entro tre mesi dalla notizia del trasferimento  entro 3 mesi dall’iscrizione nel registro delle imprese.

Nella cessione di contratto ordinaria c’è un obbligo di notifica (informazione)  la pubblicità qui non
consiste in una notifica individuale, ma è diffusa, con l’iscrizione nel registro delle imprese. La notifica è
diffusa e ha effetto dichiarativo. È quindi premura del ceduto informarsi circa la cessione.

Questa norma si applica a contratti ad esecuzione continuata e periodica o in corso di esecuzione. I


contratti possono avere avuto esecuzione da una delle due parti del contratto. Es: contratto di consulenza
sull’elaborazione di un nuovo logo. L’agenzia pubblicitaria elabora il marchio, ma l’altra parte non paga il
prezzo  c’è esecuzione solo da parte dell’agenzia. Se nel frattempo interviene un trasferimento, l’agenzia
sarà creditrice nei confronti dell’impresa (e viceversa, potremmo avere posizioni di debito vedi
restituzione di un finanziamento). Questo contratto sarà un credito o un debito per l’azienda, a seconda
della posizione dell’impresa.

Per disciplinare i trasferimenti dobbiamo occuparci anche della sorte dei debiti e dei crediti (art. 2559 e
2560).

Artt. 2559: La cessione dei crediti relativi all'azienda ceduta, anche in mancanza di notifica al debitore o di
sua accettazione, ha effetto, nei confronti dei terzi, dal momento dell'iscrizione del trasferimento nel
registro delle imprese. Tuttavia il debitore ceduto è liberato se paga in buona fede all'alienante.
Le stesse disposizioni si applicano anche nel caso di usufrutto dell'azienda, se esso si estende ai crediti
relativi alla medesima.

La norma chiarisce i rapporti col soggetto debitore: a chi deve pagare? All’acquirente o all’alienante?

Sembra, da prima lettura, che il debitore debba pagare all’acquirente (“dal momento dell'iscrizione del
trasferimento nel registro delle imprese”). Il debitore non può non sapere che l’altra parte del contratto è
cambiata.

Il problema è che la norma continua dicendo che il debitore DOVREBBE pagare all’acquirente, data la
pubblicità e l’iscrizione del trasferimento, ma c’è un’eccezione: “Tuttavia il debitore ceduto è liberato se
paga in buona fede all'alienante”.

Il pagamento effettuato in buona fede all’alienante il debitore è liberato. Possiamo razionalizzare le norme?
Si può limitare l’ambito dell’eccezione? In caso di pubblicità svolta regolarmente, potrebbero esserci casi di
giustificazione del comportamento. La buona fede deve essere provata, perché c’è un’iscrizione con effetto
di opponibilità.

La norma non ci dice quale sia la sorta dei crediti aziendali, ma come comportarci a fronte del debitore. La
regola ordinaria è “pagare all’acquirente”, ma con questa eccezione. I crediti passano o no? Si trasferiscono
automaticamente in capo all’acquirente? La sorte dei crediti può essere pattiziamente definita, ma in caso
di assenza di diversa indicazione come ci si comporta? Non c’è soluzione normativa, ma la posizione
maggioritaria è che il trasferimento d’azienda implica il trasferimento dei crediti, effetto naturale del
contratto, volendo considerare i crediti come beni dell’azienda.

Riassumendo, due sono i problemi: si trasferiscono i crediti? Il debitore a chi deve pagare?

Art. 2560 –successione dei debiti. Si comporta con la stessa ambiguità dell’Art. 2559.

“L'alienante non è liberato dai debiti, inerenti all'esercizio dell'azienda ceduta anteriori al trasferimento, se
non risulta che i creditori vi hanno consentito.

Nel trasferimento di un'azienda commerciale risponde dei debiti suddetti anche l'acquirente dell'azienda,
se essi risultano dai libri contabili obbligatori”.

Il trasferimento dell’azienda potrebbe compromettere la posizione dei creditori, limitandone la tutela. Si


instaura una sorta di responsabilità solidale1 tra acquirente e alienante, che si applica solo ai debiti
registrati sui libri contabili obbligatori al momento del trasferimento, l’acquirente è a conoscenza di
questi debiti.

L’acquirente risponde solo dei debiti che risultano dalle scritture contabili obbligatorie, in caso di
trasferimento di azienda commerciale; l’alienante risponde in solido con l’acquirente a meno che non
risulti che i creditori non acconsentano alla sua liberazione (in questo caso la responsabilità resta in capo
all’acquirente). La tutela è a favore del creditore.

1
Si può aggredire l’uno o l’altro soggetto.

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