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LEZIONE 29 OTTOBRE

MERCATI CONTENDIBILI

Ottenere il più alto livello di concorrenza possibile  CLARCK 1940 sottolineò che l’obiettivo che abbiamo
rispetto alla dinamica dei mercati è che ciascun mercato sviluppi la workable competition, ovvero la
concorrenza fra gli operatori che dipende dalla scala minima efficiente.

Braumul, Panzar e Willig (1982) sono tre autori di un articolo “Mercati contendibili” che sottolineano come
il paradigma per cui ci deve essere il grado di efficienza allocativa di un mercato dipende da un numero di
operatori infinito che opera nel mercato, già si rompe con la scala minima efficiente, e questi tre autori
vanno a cristallizzare quelle che sono tre condizioni essenziali per far si che il mercato possa raggiungere
questo livello di concorrenza auspicabile. E sviluppano una teoria che si basa sulla contestabilità dei
mercati, cioè per avere efficienza allocativa nei mercati, è garantire che i mercati stessi siano contendibili,
ovvero laddove sia possibile rinvenire queste tre caratteristiche

-accesso alla tecnologia dell’incumbent (ex monopolista che operava nel mercato)  è possibile per tutti
quegli operatori che non operano nel mercato, avere la possibilità di accesso alla tecnologia dell’ex
monopolista;

-assenza di sunk costs  costi affondati, ovvero investimenti specifici che una volta intrapresi possono
determinare delle perdine enormi, perché quegli investimenti non sono impiegabili in nessun altro settore
industriale. I mercati contendibili devono avere sunk cost molto bassi;

-assenza di barriere amministrative all’entrata ed uscita  è indispensabile che in quel dato mercato non ci
siano delle riserve di legge o delle regole amministrative particolarmente complesse.

Anche se il mercato rimane per un certo periodo monopolistico, anche se c’è una sola impresa che opera in
quel mercato fino a quel momento, diventa razionale per quell’impresa non far vedere gli extraprofitti alle
imprese che non fanno parte di quel mercato; deve stabilire una scelta razionale del prezzo che è quello
pseudo concorrenziale; se vi sono queste tre caratteristiche e l’impresa realizza extraprofitto, le imprese
fuori da mercato vedono gli extraprofitti, quindi entreranno in quel mercato e rosicchieranno quota di
mercato e gli extraprofitti di quell’impresa monopolistica.

I mercati contendibili o CONCORRENZA POTENZIALE perché la sola esistenza minaccia da parte delle altre
imprese di poter entrare in quel mercato, determina una interdipendenza strategica rispetto all’impresa
che già opera in quel mercato, portandola ad annullare gli extraprofitti. Si parla di mercati contendibili e
concorrenza potenziale per evitare HIT AND RUN (mordi e fuggi). L’impresa tende a comportarsi come se
quegli operatori fossero già all’interno del mercato; in modo tale da annullare l’incentivo all’ingresso, da
annullare l’incentivo da parte delle imprese ad entrare nel mercato.

OBIETTIVO DEL POLICY MAKER È OTTENERE IL PIÙ ALTO LIVELLO DI EFFICIENZA ALLOCATIVA POSSIBILE
DALLA DINAMICA DI QUEI MERCATI  Data l’analisi del mercato, data l’analisi tra scala minima efficiente e
domanda, questo target è desumibile o noto.

Nel momento in cui il policy maker pone barriere legali/amministrative, che fa sì che quelle industrie
rimangano monopolistiche, si crea danno sociale del monopolio, inefficienza statica, perdita secca del
benessere, inefficienza statica e inefficienza dinamica, si determina un danno sociale.

Tutti i mercati che sono contenibili per natura, siano mercati dove i quoti giuridici sono facilitati, non
deterrenti; automaticamente saranno 4/5 operatori, perché l’efficienza allocativa avviene fra quegli
operatori; ma quel massimo di efficienza economica che stiamo osservando sia raggiungibile.
Nel caso in cui le configurazioni industriali siano per natura monopolistiche, lì utilizziamo regolazioni,
riserva di leggi, sussidi, perché in quei casi è efficiente che vi sia il monopolio  MONOPOLIO NATURALE;
con il prisma di interazione tra scala minima efficiente e curva di domanda, da una parte individuiamo i casi
in cui l’eccezione in cui il mercato opera in modo più efficiente in contesti monopolistici; mentre dall’altra
parte un grado di contendibilità e concorrenza deve essere raggiunto. Negli anni Ottanta, si possono creare
dei mercati monopolistici, eravamo pieni di normative di legge dove poi con l’intervento delle
privatizzazioni, sono andate a finire con proprietari privati, creando degli extraprofitti; quella riserva di
legge prima difendeva la rendita del monopolista pubblico, ma dopo difendeva la rendita monopolista del
privato. Nel momento in cui il policy maker attribuisce monopolio a un privato, attribuisce extraprofitto
oppure golden share (pubblico-privato); l’eccezione di mercati contendibili è il monopolio naturale,
ovvero una configurazione industriale nella quale un’unica impresa è in grado di produrre l’intero output
(quantità) domandato dal mercato con un costo inferiore alla domma (sub-additiva) dei costi sostenuti
da due o più imprese che dividano l’output complessivo del mercato.

Il monopolio naturale si manifesta quando nell’intervallo di produzione rilevante, ossia nell’ottimo del
volume di produzione domandato dal mercato, la funzione di costo è sub-additiva.

FUNZIONE DI COSTO SUBADDITIVA

Ci dice quanto, rispetto al complessivo ammontare di volume della produzione, un’impresa supporta per
produrre l’intero vettore di output, ovvero il costo medio per la quantità prodotta. Cm x q

Sub vuol dire sotto, inferiore alla somma (additiva) delle voci di costo, in cui immaginiamo che da una parte
ci sia una sola impresa e dall’altra parte che ci siano n° imprese. Abbiamo una sola impresa che produce
l’ammontare dell’intero output domandato dal mercato.

C (q_) < (1 (q_/2) + (2 (q_/2)

Quando la curva di domanda interseca la curva del costo medio nel suo tratto decrescente ci stiamo
riferendo ad una configurazione industriale che opera in presenza di economie di scala. Fino al 1982, fino a
B-P-W e al contributo di William Sharkey, (The natural monopoly) si era convinti che il monopolio naturale
fosse una configurazione industriale in cui si sperimentava economia di scala. Per avere monopolio naturale
è sufficiente che ci sia economia di scala. il concetto di monopolio naturale veniva cristallizzato nella
definizione configurazione industriale che sperimenta economie di scala e viceversa, ovvero che ci fosse un
rapporto di biunivocità nella spiegazione del concetto del monopolio naturale.

Vediamo se è vero che in presenza di economia di scala si ha o non si ha una funzione di costo sub-additiva,
ovvero:

Immaginiamoci che questo ammontare di output domandato dal mercato q* sia prodotto da un’unica
impresa che sopporta un Costo medio di lungo periodo di questo ammontare, quanto è il costo totale che
l’impresa produce l’intero vettore di output domandato dal mercato? (il vettore è l’intero volume di
produzione, in questo caso da 0 a q*) Capiamo che è domandato dal mercato perché il punto di interazione
tra curva di domanda e costi medi.

Bisogna capire se il costo che supporta la sola impresa per produrre l’intero output domandato dal
mercato, è o non è <, > o = al costo che supporterebbero (alternativa controfattuale) le altre imprese. Non
c’è più una sola impresa che produce q*, ma ci sono due imprese che producono q*/2. Se il controfattuale
funziona, dobbiamo andarla a confrontare con q/2. L’impresa CM1LP q*/2 produce q*/2 e quindi la metà
dell’output che produce l’altra impresa. L’impresa (1 per produrre q*/2 ha un CMLELP più alto.

Ma questa impresa è rappresentativa dell’impresa che opera all’interno del mercato, per fare il confronto a
livello complessivo della produzione devo, non è più solo il costo una volta, ma il costo due volte. A sinistra
ho il costo che sopporterebbe un’unica impresa per produrre l’intero vettore di output q* domandato dal
mercato, è maggiore minore o uguale al costo che sopporterebbero due imprese nel suddividersi a metà
l’intero vettore di output domandato dal mercato ovvero q*/2 + q*/2.

Il costo che supporta una sola impresa è sub-additiva rispetto alla somma che supportano due imprese che
producono a metà lo stesso vettore di output.

COSTO TOTALE in rosso una sola impresa

QUINDI

Monopolio naturale  configurazione industriale in cui osserviamo una funzione di costo sub-additiva,
ovvero i casi in cui il costo che sopporta una sola impresa per produrre l’intero vettore di output
domandato dal mercato è inferiore alla somma dei costi che sopporterebbero due o più imprese nel
suddividersi, in qual si voglia maniera, l’intero vettore di output domandato dal mercato. Si può avere
anche in presenza di diseconomia di scala.

ESTERNALITÀ NEGATIVE

Esternalità  Sono tutti quegli effetti positivi o negativi, che vengono prodotti da un’attività di produzione
o consumo, si riverberano su altre attività di produzione o consumo, ma sono effetti positivi o negativi che
non vengono contabilizzati/considerati/non incidono sul prezzo, ossia per i quali non viene fissato un
prezzo. Sono costi o benefici esterni che non vengono presi in considerazione dagli operatori economici,
che si riverberano su terze parti e che non sono direttamente coinvolte all’interno del mercato che
prendiamo in considerazione. Il mercato, per operare in modo efficiente, deve, per la regola dell’efficienza
allocativa, devono ponderare tutti i costi e tutti i ricavi che emergono dal mercato. se il mercato sta
incorporando una componente da lui prodotto, il mercato sta operando senza considerare questa
componente di costo. Affinché il mercato consideri tutti i costi e tutti i ricavi (i ricavi sono quelli privati, ma
sono allo stesso tempo tutti i ricavi che originano dal mercato, non ci sono ricavi non contabilizzati), i
benefici privati coincidono con i benefici sociali, l’esternalità NON riguarda i ricavi. Il beneficio marginale è
sia privato che sociale, mentre il costo marginale è solo quello privato, perché c’è un altro costo che è il
costo esterno. Da queste funzioni posso avere la funzione del costo marginale sociale. Costo marginale
sociale x q è uguale = alla somma verticale (additiva) di un qualsiasi valore di q e le funzioni (tutti i costi di
questa industria) il primo costo che emerge è il costo esterno che si somma al costo marginale privato.

Per ottenere il costo marginale devo sommare in verticale il costo esterno ed il costo marginale privato.

CmgS = CmgP (q1) + CE (q1)

La funzione ci fa ottenere una curva di costi marginali sociali come traslazione in alto della curva CmgP del
costo esterno per ogni q.

Perché sono un fallimento del mercato?

ESTERNALITÀ NEGATIVE  perché laddove il mercato tenesse conto anche del costo esterno, apparirebbe
istantaneo che il livello di equilibrio efficiente di questo mercato sarebbe più basso del volume ottimale che
il mercato sta ottenendo per conto suo. Il fallimento si esaurisce nell’eccesso di produzione, il mercato sta
producendo di più di quello che dovrebbe produrre laddove considerare tutti i costi e tutti i ricavi associati
alla sua industria, laddove internalizzasse i costi esterni. Il mercato privato, nel non considerare i costi
esterni da esso prodotti, sta in realtà producendo una quantità sovra ottimale.

Chi soccorre il mercato a performare meglio? LO STATO

IMPOSTE PIGOUVIANE  per ridurre l’inefficienza, si deve cambiare il problema utilizzando delle imposte
specifiche. La funzione dei costi marginali privati, trasla in alto; la curva marginale sociale diventa anche la
curva del costo marginale privato al netto dell’imposta. Tuttavia, in caso di asimmetria informativa,
potrebbe determinare un fallimento dello stato (del ricavo medio), qualora l’impresa iniziasse a produrre
una quantità inferiore a Q*sp.

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