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CAPITOLO 7 LA POLITICA MICROECONOMICA IN AZIONE: LE POLITICHE

ANTIMONOPOLISTICHE, LE POLITICHE IN PRESENZA DI ESTERNALITA E BENI


PUBBLICI
Il fondamento delle politiche antimonopolistiche
Uno dei fondamenti delle politiche antimonopolistiche costituito dal perseguimento dellefficienza
paretiana. Infatti leliminazione delle imperfezioni che sar parziale non pu assicurare il
conseguimento dellefficienza paretiana ma al massimo, sotto opportune condizioni, il
raggiungimento di una posizione di second best. Molti sostengono comunque che una maggiore
concorrenza sia in ogni caso auspicabile sul piano dellefficienza statica, appellandosi ad analisi di
equilibrio parziale, dalla quale scaturisce che la perdita di efficienza statica proporzionale al grado
di monopolio.
Le ragioni che ci fanno privilegiare lobiettivo di efficienza statica sono:
1) Tale obiettivo prevale sugli altri, in particolare su quello dellefficienza dinamica
2) Si tende allobiettivo di efficienza statica postulando una relazione diretta fra efficienza
paretiana ed efficienza dinamica (in questo caso efficienza statica e dinamica sarebbero due
obiettivi coerenti fra loro e, secondo alcuni, perseguendo il primo si creano le premesse per
conseguire il secondo).
Quelli che sostengono che con laccrescimento della concorrenza si persegue il duplice risultato di
un aumento dellefficienza statica e dinamica di fatto dismettono lapproccio schumpeteriano
secondo il quale la condizione di monopolio pur avendo risvolti negativi in termini di efficienza
allocativa, costituisce un potente fattore di stimolo dellinnovazione e perci dellefficienza
dinamica.
Gli strumenti:
1) La liberalizzazione dei mercati e lapertura internazionale
La politica antimonopolistica pu essere attuata attraverso
la liberalizzazione dei mercati e lapertura internazionale
la legislazione antimonopolistica
il controllo dei prezzi
le politiche di regolamentazione per laccrescimento della concorrenza potenziale e effettiva
limpresa pubblica
Alcuni paesi hanno fatto ricorso alla liberalizzazione dei mercati e allapertura internazionale come
strumenti di politica antimonopolistica anche se si verificato con maggior frequenza il caso
opposto di protezione della concorrenza estera per obiettivi di politica industriale.
In Italia nel decennio 1950-60 la mancata adozione di una legislazione antimonopolistica ha trovato
due apparenti giustificazioni:
1) essa era resa inutile dallapertura internazionale verso la quale si andava orientando in
quegli anni il nostro paese, anche per effetto delladesione alle istituzioni europee
2) la seconda giustificazione poneva in rilievo linutilit di una legislazione nazionale, dal
momento che il paese si trovava ad essere coperto da quella della Comunit economica
europea
Lapertura internazionale pu costituire un valido strumento di riduzione del potere di mercato delle
imprese nei settori effettivamente esposti alla concorrenza internazionale. Non tutti i settori sono

esposti alla concorrenza internazionale, anche quando non esistano barriere imposte dallo Stato.
Infatti le materie prime agricole e non agricole e i manufatti sono oggetto di commercio
internazionale (tradables), ma non lo sono gran parte dei servizi e la produzione edilizia (non
tradables) lapertura internazionale non pu perci costituire un valido strumento di riduzione
del potere di mercato di questi settori!! Anche nei settori dei beni commerciati intenzionalmente la
capacit dellapertura internazionale di incidere sul potere di mercato limitata spesso al b/p.
Leffetto di impatto dellapertura internazionale sulla performance concorrenziale quasi sempre
positivo ma spesso sorgono formazioni oligopolistiche o veri e propri monopoli a livello
internazionale (es. industria discografica dove il mercato mondiale concentrato in poche imprese).
2) La legislazione antimonopolistica
3) Il controllo dei prezzi e limpresa pubblica
Lattivit di regolamentazione dei prezzi ha ricevuto un discreto sviluppo negli ultimi due decenni,
spesso in relazione a programmi di privatizzazione. Ha assunto la forma di fissazione di un tasso
minimo di rendimento sul capitale investito in USA mentre il price cap stato usato in Gran
Bretagna.
La disciplina pubblica dei prezzi in Italia nacque nellottobre del 44, riflettendo in qualche misura
le esigenze straordinarie di quel periodo, in particolare quella di calmierare i prezzi in situazioni di
carenze settoriali o generalizzate dellofferta.
Furono istituiti il CIP (comitato interministeriale dei prezzi) a livello nazionale e il CPP (comitato
provinciale dei prezzi) a livello locale. A questi organi furono affidati compiti ampi, il CIP aveva
lonere di fissare i prezzi di qualsiasi merce, dei servizi e delle prestazioni. Dal gennaio del 94 il
CIP stato soppresso e le sue competenze sono passate al CIPE (Comitati interministeriale per la
programmazione economica) o alle autorit di regolamentazione settoriale che sono state nel
frattempo costituite. Lasimmetria informativa port ad abolire questa forma di regolamentazione e
furono previste due sole categorie di beni
- beni amministrati di cui il cip segnalava i prezzi massimi
- beni sorvegliati di cui le imprese avevano un semplice obbligo di informazione e di
specificazione delle cause degli aumenti intervenuti
Il CIPE ha abolito la categoria dei beni sorvegliati e i prezzi di questultimi sono stati liberalizzati:
invece i prezzi di alcuni beni amministrati si sono liberalizzati semplicemente con il passaggio alla
categoria di quelli sorvegliati (fino a quando stata in essere) per una presunta maggior
concorrenzialit che nel frattempo si era venuta a creare nei mercati (cosa tra laltro difficile da
sostenere; ad esempio nel 94 con la liberalizzazione del prezzo del pane le autorit hanno inviato
alle associazioni di categoria una raccomandazione a non porre in atto pratiche
anticoncorrenziali).
Limpresa pubblica ha svolto concretamente il ruolo di strumento di politica antimonopolistica in
numerose occasioni (ad esempio negli anni 50 e 60 lENI ridusse il potere delle grandi compagnie
petrolifere internazionali cd sette sorelle).
Nei decenni pi recenti il ruolo attivo dellimpresa pubblica si progressivamente affievolito e sono
aumentati i casi nei quali questimpresa ha assunto comportamenti di tipo collusivo (nei settori ad
oligopolio misto come quello del cemento o chimico) o di tipo imitativo delle imprese private con
comportamenti monopolistici (nei settori a prevalente o totale controllo pubblico, come la
telefonia o il settore energetico). La liberalizzazione e la privatizzazione non ha finora modificato in
modo sensibile tali comportamenti e in qualche caso li ha anche accentuati (es. in alcuni casi la
liberalizzazione forzata di certi settori ha comportato da un lato aumenti di costo (per la perdita di

economie di scala) e dallaltro la formazione di monopoli locali con conseguente effetto negativo
sui prezzi.
Le politiche in presenza di esternalit
La presenza di esternalit genera una disuguaglianza fra costo (o prodotto) privato e sociale, se si
tratta di esternalit di produzione o fra utilit marginale privata e sociale, nel caso di esternalit di
consumo. Simili divergenze provocano inefficienze che possono essere rimosse con l
interiorizzazione del costo o il vantaggio procurato da un operatore alla collettivit.
Le politiche pubbliche tendenti ad accrescere lefficienza allocativa in presenza di esternalit
comprendono:
1. La tassazione (sussidiazione) delle attivit da cui scaturiscono le diseconomie (economie) esterne
2. Lincentivazione volta ad eliminare le diseconomie esterne
3. Lintroduzione di diritti negoziabili alla creazione di diseconomie esterne
4. La regolamentazione
1. La tassazione
Se unattivit di produzione cerca diseconomie economie esterne, la differenza fra costo
marginale privato e costo marginale sociale pu essere rimossa con lintroduzione di unimposta
positiva negativa. Queste imposte sono dette pigouviane.
Cos aggiungendo al costo marginale privato (originario) unimposta pari al valore dellesternalit,
si otterrebbe un nuovo e pi elevato costo marginale privato, pari al costo marginale sociale, e si
indurrebbe limpresa a compiere le sue scelte in termini di questultima grandezza.
Se si tratta di imposte la cui quantit fissa per ogni quantit di prodotto, al costo marginale privato
CM dellimpresa i, che produce esternalit come sottoprodotto della sua produzione caratteristica,
andrebbe aggiunta limposta a; limpresa deciderebbe allora di produrre la quantit del bene che
costituisce loggetto della sua attivit caratteristica per la quale p=CM+a (p il prezzo della merce
in questione).
Invece con unimpresa in concorrenza perfetta che genera diseconomie esterne in misura di a*q per
ogni unit addizionale prodotta in assenza di intervento pubblico essa produrrebbe OA. Se
lesternalit venisse interiorizzata, facendo pagare limposta a*q per ogni unit prodotta, il costo
marginale privato comprensivo dellimposta sarebbe pari a quello sociale e la quantit prodotta si
ridurrebbe a OC.
Avviene il contrario in caso di sussidiazione.

2.

I sussidi per eliminare le diseconomie esterne

Limpresa produce OA mentre socialmente ottimale OC.


E possibile far produrre la quantit socialmente ottimale concedendo un sussidio per la mancata
produzione DE per ogni unit prodotta in meno dallimpresa. Pertanto il CM di produzione per
limpresa si accresce di DE per ogni quantit prodotta. Infatti se limpresa continuasse a produrre
OA il costo sarebbe = AB costo effettivo di produzione + DE che il sussidio che limpresa perde
perch continua a produrre la quantit precedente, invece di ridurla.
La curva del costo marginale privato CMP in presenza di un sussidio fisso DE per la riduzione
della quantit prodotta.
Nel b/p allimpresa conviene collocarsi in D e produrre OC
Nel l/p il livello della diseconomia esterna pu essere maggiore a causa dell entrata di nuove
imprese e laumento della quantit prodotta.
N.B lincentivo alla riduzione della produzione diverso dalluso di impianti e materiali capaci di
ridurre la diseconomia esterna. quando un impresa utilizza tecniche produttive meno inquinanti
grazie allausilio di un sussidio si ridurranno le diseconomie esterne per la produzione risulter
sempre eccessiva di quella socialmente desiderabile (CM sociale = prezzo) perch limpresa si
vedr ridurre i costi di produzione per effetto del sussidio.
3. I diritti negoziabili alla creazione di diseconomie
Questa soluzione stata introdotta nel corso degli anni Ottanta in relazione ai problemi di
inquinamento e prevede che si predetermini il livello della diseconomie esterna ottimale (OC) e
che siano assegnati, attraverso vendite allasta, diritti o permessi a inquinare fino al limite indicato.
Ogni impresa potr partecipare allasta e avr convenienza a pagare un prezzo max pari al valore
del diritto, che il valore dellinquinamento corrispondente alla quantit prodotta OC (pari a DE).
La curva del costo marginale dellimpresa si innalza di DE ed assicurata la produzione di OC da
parte di ogni impresa.
Un effetto della creazione dei diritti ad inquinare pu essere quello di incentivare le innovazioni
tecnologiche tendenti a ridurre le diseconomie esterne in quanto la creazione di questultime risulta
onerosa. La negoziazione ha migliori effetti sul livello dellinquinamento in quanto esso viene
prefissato (ovvero viene prefissata la quantit da produrre poi il mercato fisser il prezzo) mentre
nel caso della tassazione le imprese hanno invece libert sulla scelta delle quantit da produrre.
Vantaggio comune ai diritti negoziali e alla tassazione non ai sussidi quello di rappresentare una
fonte di entrata per lente pubblico.
(figura sopra)

4. La regolamentazione
Una soluzione alternativa allintroduzione di imposte sarebbe data dalla regolamentazione, con la
quale si impone uno standard di produzione massima di diseconomie esterne o minima di economie
esterne.
I vantaggi della regolamentazione possono essere diversi da quelli delle imposte. Sono molto
diversi sul piano statico se si tende cio a eliminare le diseconomie esterne e ad accrescere
lefficienza i risultati sono uguali solo nel caso in cui si posseggano le stesse informazioni e i
costi di amministrazione siano uguali.
Nella realt per le informazioni sono sempre incomplete e dati e valutazioni inesatte portano a
politiche inefficaci. Regolamentazione e diritti a inquinare sembrano perci preferibili alle imposte
e ai sussidi a non inquinare se vi certezza sulle reazioni delle imprese. E inoltre, i costi di
amministrazione sono sempre pi bassi nel caso della regolamentazione.
Un vantaggio delle imposte e dellemissione dei diritti che le imprese saranno incentivate a ridurre
linquinamento per abbattere i costi relativi alle imposte o allacquisto del diritto mentre nel caso
della regolamentazione essa verte solo su coloro che non rispettano gli standard previsti.
Per le imprese la regolamentazione meno onerosa dellimposta in quanto questultima colpisce
anche coloro che adottino materiali e dispositivi poco inquinanti. Se poi invece dellimposta o della
vendita di diritti alla creazione di diseconomie esterne, venissero introdotti sussidi per la mancata
produzione o sussidi per ladozione di dispositivi o accorgimenti antinquinamento , il costo per
limpresa sarebbe ancora pi ridotto.
Nel nostro paese si fatto largamente uso della regolamentazione ai fini della tutela dellambiente.
Sono peraltro in uso anche varie forme di incentivi per abbattere linquinamento.
Il Protocollo di Kyoto un trattato adottato dalla comunit internazionale nel 1997 ed entrato in
vigore nel 2005. L'obiettivo quello di rallentare il riscaldamento globale, prevedendo un sistema
di diritti negoziabili allinquinamento per il contenimento delle emissioni inquinanti. Prende il
nome dalla localit giapponese, Kyoto, dove si tenuto questo storico incontro.
Il problema della protezione dei beni pubblici globali di particolare rilievo; esso richiede il
coordinamento internazionale delle politiche dei vari paesi e istituzioni adeguate che possano
essere dello stesso genere di quelli operanti a livello nazionale.
Il finanziamento e la produzione dei beni pubblici
Il problema della fornitura di un bene pubblico triplice e concerne:
a) La determinazione del livello del bene pubblico socialmente efficiente
I metodi utilizzati ricorrono
- a dati di mercato (es. aria pulita e spese per viaggi in cui si respiri aria meno inquinata): si
acquisiscono informazioni indirette sulla disponibilit a pagare concretamente manifestata
dagli individui per godere del bene in questione o dei suoi sostituti molto stretti
- a dati non di mercato, tramite interviste ed esperimenti; ovviamente questi metodi non sono
dotati di precisione scientifica ma possono essere ragionevolmente approssimative
dellesigenza di scegliere il livello ottimale del bene pubblico.
b) Il suo finanziamento
I privati sono restii a finanziare un bene pubblico optando per un comportamento da free-rider
(tendono a scroccare il bene pubblico eventualmente finanziato da altri)
c) La produzione effettiva del bene in questione
Che potrebbe anche essere ad opera di privati magari perch pi efficiente

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