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Il diritto e l’economia non sono mondi separati che non si incontreranno mai. Il diritto può orientare
l’economia, viceversa l’economia può orientare il diritto. Il mercato si presenta come luogo di
incontro e di interferenza tra la sfera giuridica e la sfera economica. La verità è che ogni tanto vi è
la parvenza dell’una e a volte dell’altra.
Diritto pubblico dell’economia: branca del diritto pubblico che studia norme, atti amministrativi e
decisioni giurisprudenziali relative all’economia, le regole che dicono come/quando/perché lo stato
può intervenire nell’economia
ESTERNALITA’ L’insieme degli effetti esterni (detti anche economie o diseconomie esterne) che
l’attività di un’unità economica (individuo, impresa, pubblica amministrazione) esercita, al di fuori
delle transazioni di mercato, sulla produzione o sul benessere di altre unità. Quando l’azione
dell’agente economico determina bene ci per altri, senza che il primo ne riceva un compenso, si
parla di esternalità positive per questi altri soggetti o per l’economia nel suo complesso; per es. il
bene cio che un apicoltore ricava dalla presenza di frutteti adiacenti e non di sua proprietà. Quando
invece l’azione intrapresa dall’agente economico provoca costi per altri, costi che esso non sostiene,
si parla di esternalità negative (diseconomie esterne); per es. il fumo emesso dalla ciminiera di una
fabbrica. Le esternalità possono essere prodotte o subite da imprese (produttori) o da individui
(consumatori). Come conseguenza di esternalità negative, l’attività privata (produzione/consumo)
cui è associata la diseconomia esterna è spinta a un livello superiore a quello socialmente ef ciente
(eccesso di produzione/consumo); in presenza di e. positive, invece, l’attività produttiva è spinta a
un livello inferiore (de cit di produzione/consumo). La presenza di e. determina pertanto una
divergenza fra aspetto privato e aspetto sociale dei costi e dei bene ci, fenomeno che è causa del
‘fallimento del mercato’, rendendo così impossibile a un sistema di concorrenza perfetta di
determinare spontaneamente la migliore allocazione delle risorse produttive e il massimo benessere
degli agenti economici. Per es., una fabbrica di prodotti chimici che con i suoi residui inquina l’aria
e le acque di un ume non considera tali danni tra i suoi costi, ma questi certamente rappresentano
costi per la collettività. In questo caso quindi i costi sociali sono maggiori di quelli privati. Così,
all’opposto, la costruzione di una ferrovia in un paese sottosviluppato, che colleghi la costa
all’interno, dà un vantaggio scarso all’impresa che l’ha costruita, ma realizza un bene cio elevato
per la collettività, incentivando la nascita di nuove imprese nelle zone interne.
BENI PUBBLICI Pur essendo utili per la collettività, alcuni beni e servizi ( detti beni pubblici )
non sono prodotti dalle imprese private sul mercato, perché non hanno tutte le caratteristiche dei
beni economici ( es. sanità, scuola, sicurezza, difesa, porti, strade, In particolar modo i beni pubblici
hanno le caratteristiche di non rivalità e non esclusione.
Non rivalità. L'uso del bene pubblico da una persona, non riduce l'uso del bene pubblico da parte di
un'altra persona ( es. ordine pubblico, difesa, ecc. ).
Non esclusione. Nessun individuo può essere escluso dal godimento del bene pubblico,
indipendentemente dal prezzo che dichiara di voler pagare.
Interventi pubblici diretti. Lo Stato entra in prima persona sul mercato con la produzione
di un'azienda pubblica per correggere le cause del fallimento di mercato.
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PNRR
È il documento che il governo italiano ha predisposto per illustrare come intende gestire i
fondi di Next generation Eu. Suddivide i settori di intervento in 6 missioni principali, tra cui
digitalizzazione, salute e transizione ecologica. Il documento, recentemente approvato
dalla commissione, descrive quali progetti l’Italia intende realizzare grazie ai fondi
comunitari. Il piano delinea inoltre come tali risorse saranno gestite e presenta anche un
calendario di riforme collegate nalizzate in parte all’attuazione del piano e in parte alla
modernizzazione del paese. Il piano è stata realizzato seguendo le linee guida emanate
dalla commissione europea e si articola su tre assi principali: digitalizzazione e
innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Il Pnrr raggruppa i progetti di
investimento in 16 componenti, a loro volta raggruppate in 6 missioni:
• Istruzione e ricerca;
• Coesione e inclusione;
• Salute.
Secondo una relazione pubblicata dal centro studi del parlamento, il governo valuta
l’impatto del Pnrr sull’economia del nostro paese con una crescita dello 0,8%, portando il
tasso di crescita potenziale nell’anno nale del piano all’1,4%. Parallelamente ai progetti di
investimento, il Pnrr delinea anche le riforme che il governo intende adottare per
modernizzare il paese. Riforme che costituivano una conditio sine qua non per ottenere i
nanziamenti.
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A palazzo Chigi sarà invece creata una cabina di regia che avrà il compito di monitorare
l’avanzamento del piano, proporre l’eventuale attivazione dei poteri sostitutivi e le
modi che normative necessarie per l’attuazione del piano.
Dati
L’Italia è la principale bene ciaria di questo nuovo programma di nanziamento
comunitario con 191,5 miliardi di euro di fondi suddivisi tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e
prestiti (122,6 miliardi). A tali risorse si aggiungono poi circa 13 miliardi di euro di cui il
nostro paese bene cerà nell’ambito del programma Assistenza alla ripresa per la coesione
e i territori d’Europa (React-Eu). Il governo ha inoltre, con apposito decreto legge,
stanziato ulteriori 30,62 miliardi che serviranno a completare i progetti contenuti nel Pnrr.
La quota di risorse più ingente è assegnata per la realizzazione dei progetti inseriti nella
missione 2 (rivoluzione verde e transizione ecologica) del piano che riceverà poco meno di
60 miliardi di euro. Alla missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura)
sono assegnati circa 40,7 miliardi, mentre alla missione 4 (istruzione e ricerca) con quasi
31. Circa 25 miliardi saranno poi assegnati alle infrastrutture, quasi 20 per coesione e
inclusione e circa 15 in ne per la salute.
Come abbiamo detto inoltre, insieme agli investimenti nel Pnrr sono previste anche una
serie di riforme. In base alle informazioni fornite dal servizio studi di camera e senato
sappiamo che le misure legislative saranno complessivamente 53. Nove di queste
saranno adottate con decreto legge, 12 con legge delega, 1 con decreto legislativo e le
rimanenti con legge ordinaria. Da notare che 8 misure sono associate a provvedimenti
collegati alla manovra di nanza pubblica, cioè quell'insieme di interventi contenuti nella
legge di bilancio volti a modi care la legislazione vigente.
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PRICE CAP (fonte politicheeuropee.gov.it)
Metodo di regolazione dei prezzi dei servizi pubblici (➔ servizio pubblico) volto a vincolare
il tasso di crescita di un aggregato di prezzi o tari e. Il regolatore stabilisce il massimo
saggio a cui un insieme di prezzi è autorizzato a crescere per un certo numero di anni e
nel rispetto di questo vincolo aggregato l’impresa è libera di ssare i prezzi e le tari e che
desidera. L'espressione ha origine nell’ambito della regolazione dei prezzi dei servizi
pubblici introdotta in Gran Bretagna negli anni Ottanta, ma il price cap è utilizzato anche
in Italia nell’industria e nei servizi delle telecomunicazioni e nell’energia. Oggi l’Europa (...)
si trova con forniture incerte di gas russo e anche prezzi esorbitanti. La Commissione è al
lavoro su una proposta per introdurre un tetto al prezzo del gas Gli Stati Uniti sono
preoccupati del prezzo del petrolio, soprattutto, e quindi è in quel contesto che è venuto il
suggerimento da parte della Segretaria del Tesoro Yellen di avere un price cap al prezzo
del petrolio. Ma il price cap è la cosa che chiunque suggerisce di fare in questa
situazione. Nel caso dell’Europa, per il gas che viene attraverso i tubi non ci sono clienti
alternativi all’Europa nei confronti della Russia. Quindi l’Europa ha un potere di mercato
che deve esercitare, e lo può esercitare attraverso il price cap. Non lo esercita perché c’è
paura, da parte di alcuni, che a quel punto la Russia per rispondere tagli le forniture di gas
ancora di più.
REGOLARE LE CRIPTOVALUTE
In più di un decennio il settore delle criptovalute è cresciuto in maniera esponenziale,
raggiungendo il suo maggiore piccolo a novembre 2021 per un giro d’affari di 2.900
miliardi di dollari. Il suo sviluppo, però, è sempre andato di pari passo con un vuoto
normativo che ha reso sempre più frequenti i rischi di truffe e illeciti. Il recente crollo dei
mercati di monete digitali ha fatto tornare i legislatori di Stati Uniti ed Europa sul tema,
tanto che il 30 giugno scorso Consiglio e Parlamento europeo hanno annunciato di aver
raggiunto un accordo sul Mica, Market in Crypto-Asset Act, un regolamento che intende
disciplinare i fornitori di servizi di criptovalute.
LA PROPOSTA DELLE ISTITUZIONI EUROPEE La normativa era stata presentata dalla
Commissione europea lo scorso 24 settembre 2020. L’accordo è stato raggiunto all’inizio
di quest’anno dopo tre mesi di negoziazioni, ma si tratta di un ok provvisorio che per
essere formalizzato deve essere oggetto di dibattito alle plenarie di Consiglio e
Parlamento. Il testo non è ancora stato pubblicato, quindi si parla di una proposta. Il Mica
dovrebbe comprendere una serie di misure da applicare alle criptoattività,
rappresentazioni digitali di valore utilizzate come mezzo di scambio o a scopo di
investimento, ma non a quelle che vengono de niti strumenti nanziari. In materia di
servizi nanziari, infatti, è già stato approvato il regolamento Ue 2022/858 (detto anche
regolamento Dlt, Distributed ledger technology), in vigore dal 22 giugno e applicabile negli
Stati dell’ue dal 23 marzo 2023. LA REGOLAMENTAZIONE IN ITALIA Gli obiettivi
dell’introduzione del regolamento Mica sono: dare la certezza del diritto all’interno di un
quadro giuridico ben de nito e consolidato, sostenere l’innovazione ma anche la
concorrenza leale, garantire ai consumatori e agli investitori tutela, integrità di mercato e
stabilità nanziaria. «Quando entrerà in vigore sarà un passo importante - spiega Mariano
Carozzi, presidente Young Platform (primo exchange italiano che permette l’acquisto e la
vendita di Bitcoin, Ethereum ed altre criptovalute in modo facile e veloce) -, permetterà al
consumatore di identi carsi con la controparte. Una traguardo potenzialmente raggiunto
che si va ad aggregare al registro che abbiamo già in vigore in Italia». Infatti, il 13 gennaio
2022 il ministero dell’Economia e della nanza ha istituito con un decreto il Registro delle
criptovalute, a cui si devono iscrivere i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta
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virtuale e di servizi di portafoglio digitale che operano o che intendano operare in Italia.
L’obbligo, cioè, vale sia per piattaforme di scambio sia per i provider che offrono servizi di
conservazione, trasferimento o gestione.
ALCUNI SOGGETTI IN DIFFICOLTÀ dei requisiti molto stringenti per i soggetti che
vogliono far parte del mercato delle criptovalute ed escludere chi non li ha. «La
deregolamentazione ha avvantaggiato lo sviluppo di illeciti - aggiunge Carozzi -, per
questo approvare il regolamento Mica è necessario. Ma gli operatori del settore sono
preoccupati perché alcuni potrebbero essere esclusi: per rendere ogni transazione
adeguata alla normativa e garantire un elevato livello di sicurezza c’è bisogno di
tecnologie e strumenti innovativi in grado di individuare quali angoli del mercato sono a
rischio. I soggetti più piccoli, così come le startup, è molto dif cile che dispongano delle
risorse economiche per procurarsele e per assumere personale competente a utilizzarle».
GOLDEN POWER
Il “Golden Power” (in italiano “potere d’oro”) è un istituto legislativo* di matrice britannica
introdotto nel nostro ordinamento con il d.l. 15 marzo 2012 n. 21 per conferire al Governo
la facoltà di porre condizioni o veti in caso di tentativi di acquisto “ostile” da parte di una
società estera di un’azienda italiana strategica o attiva in un settore ritenuto
fondamentale. Oggi, a causa della crisi nanziaria scatenata dall’epidemia di Covid-19,
molte imprese del nostro Paese potrebbero essere soggette a tentativi di “scalata” da
parte di realtà non italiane. Ad oggi, il nostro ordinamento prevede che il Governo possa
esercitare il Golden Power sulle aziende appartenenti ai seguenti settori:
- Difesa
- Sicurezza Nazionale
- Energia
- Trasporti
- Comunicazioni
• Alimentare
• Assicurativo
• Sanitario
• Finanziario.
Obiettivo dell’estensione dei poteri speciali è impedire a società estere di appro ttare del
periodo di crisi generato dal Coronavirus per acquistare a prezzi di saldo aziende tricolore
in forte dif coltà e fare così la propria scalata nel mercato.
Il Governo, però, non vuole tutelare solo le grandi aziende o i grandi gruppi industriali, ma
anche le migliaia di PMI che costituiscono la maggior parte del nostro tessuto produttivo e
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che, di conseguenza, sono ritenute strategiche e fondamentali al pari delle grandi
organizzazioni italiane. È su queste piccole realtà che dobbiamo infatti puntare per
rilanciare l’economia del nostro Paese una volta che l’emergenza Covid-19 sarà terminata.
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LA REGOLAZIONE DEL MERCATO
Il secondo tipo di intervento pubblico sul mercato quello della regolazione, che prende
come punto di partenza la spontaneit delle dinamiche del mercato e si sviluppa con
l’obiettivo di orientare il corso delle stesse senza alterarne la logica di funzionamento,
tramite l’introduzione di regole ad essa conformi ma non connaturate, in vista della cura di
un interesse generale. La regolazione non ha carattere “finalistico” e con essa le istituzioni
pubbliche non mirano a perseguire specifici obiettivi, orientando verso di essi l’attivit delle
imprese. La regolazione dunque un intervento attraverso cui le istituzioni pubbliche
operano sui processi economici in vista di finalit di interesse genera- le, ma avendo cura
di non alterare la spontaneit degli stessi. Essa riferita ad uno specifico mercato, definito
in base all’estensione geografica, alla tipologia dei beni scambiati o congiuntamente in
base a questi elementi, senza riferimento a limiti specifici di durata. affidata ad una
amministrazione dotata di indipendenza dal potere politico e dai soggetti regolati, alla
quale sono attributi soltanto, o comunque in maniera del tutto prevalente, compiti specifici
di regolazione (v. par. 2.2). Essa prevede forme di controllo non so- lo di tipo verticale,
affidate alle autorit di regolazione, ma anche di tipo orizzontale, affidate agli attori del
mercato in riferimento alla loro esigenza di tutela rispetto a violazioni delle regole di
funzionamento del mercato da par- te di altri attori o delle stesse istituzioni pubbliche.
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quella del suo mantenimento. Essa mira dunque alla salvaguardia della competizione
dinamica tra le imprese e viene affidata a forme di attuazione meramente tecnica, con
esclusione di ipotesi di bilanciamento con altri interessi pubblici rilevanti, che
eventualmente vengono considerati attraverso il confronto con altre autorit di
regolazione.
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miliardi di euro a partire dal 2021, a cui dovranno corrispondere gli altri investitori.
Transizione digitale e PNRR In questo contesto si inserisce il PNRR italiano, con il quale
il Governo ha deciso di impegnarsi con investimenti e misure parziali a favore della
neutralità climatica e la trasformazione green e digitale del settore impresa. L'obiettivo
principale di questo programma è accelerare la transizione verso un’economia verde e
circolare, climaticamente neutra e digitale, tale da rendere le imprese italiane più
sostenibili e competitive (per approfondire leggi questo articolo su Teknoring.com). Cosa
si intende per digitalizzazione della pubblica amministrazione? Un altro asset
importante del PNRR è la digitalizzazione della PA con l’obiettivo di velocizzare i processi
e di sviluppare un sistema di gestione digitalizzata della pubblica amministrazione. Grazie
all'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) il lavoro degli enti
sarebbe ottimizzato, offrendo agli utenti, sia privati cittadini, che imprese, servizi più rapidi
ma anche nuovi servizi. Transizione ecologica e digitale: quali i vantaggi? Secondo gli
ultimi rapporti dell'IEA (l’Agenzia Internazionale Energia), i mercati dell'ef cienza
energetica in più rapido sviluppo in Europa saranno Francia, Germania e Italia, con una
crescita di oltre il 15% all’anno. D’altronde, già nella maggior parte dell'Ue, si può
osservare un vero e proprio cambiamento di paradigma verso economie a basse emissioni
di carbonio e incentrate sull'utente, guidate da soluzioni digitali e essibili integrate, che
coinvolgono e rendono partecipe il consumatore nale. La transizione digitale migliora
l'esperienza del cliente e, più speci camente, facilita e rende possibile il risparmio
energetico attraverso programmi di ef cienza green più intelligenti. Inoltre:
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Si tratta quindi di un progetto ambizioso ma necessario, che coinvolge tutti i settori della
società e che richiede anche uno sforzo da parte dei cittadini, per questo è stato elaborato
un piano d’azione molto preciso e che individua quali sono gli sforzi da mettere in atto per
riuscire in questa transizione verde e fare in modo che nessuno resti indietro:
▪ investire in tecnologie rispettose dell'ambiente
▪ sostenere l'industria nell'innovazione
▪ cambiare la nostra mobilità, rendendo sia il trasporto pubblico che quello privato
più sostenibili
▪ decarbonizzare il settore energetico
▪ diminuire gli sprechi lavorando sull’efficientamento energetico degli edifici
▪ collaborare con i partner internazionali per migliorare gli standard ambientali
mondiali
L'UE fornirà inoltre sostegno finanziario e assistenza tecnica per aiutare i soggetti più
colpiti dal passaggio all'economia verde. Si tratta del cosiddetto meccanismo per una
transizione giusta, che contribuirà a mobilitare almeno 100 miliardi di euro per il periodo
2021-2027 nelle regioni interessate dal fenomeno.
Legge sui servizi digitali (fonte ec.europa.eu) Per la prima volta un insieme comune di
norme sugli obblighi e la responsabilità degli intermediari all'interno del mercato unico
aprirà nuove opportunità per quanto riguarda l'o erta di servizi digitali oltrefrontiera,
garantendo nel contempo un elevato livello di tutela a tutti gli utenti, indipendentemente
dal luogo in cui risiedono nell’UE. Le nuove norme sono proporzionate, promuovono
l'innovazione, la crescita e la competitività e facilitano l'espansione delle piattaforme più
piccole, delle PMI e delle start-up. Le responsabilità degli utenti, delle piattaforme e delle
autorità pubbliche sono riequilibrate in base ai valori europei, ponendo al centro i cittadini.
Le norme
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Quali fornitori sono interessati? La legge sui servizi
digitali contiene norme per i servizi di intermediazione
online, che milioni di europei utilizzano
quotidianamente. Gli obblighi dei diversi operatori
online corrispondono al loro ruolo, alle loro dimensioni
e al loro impatto sull'ecosistema digitale. Servizi di
intermediazione che offrono infrastrutture di rete:
fornitori di accesso a Internet, registrar di nomi di
dominio, tra cui:
LEGGE SUI MERCATI DIGITALI La legge sui mercati digitali stabilisce una serie di criteri
oggettivi e molto precisi per de nire le piattaforme online di grandi dimensioni che
esercitano una funzione di controllo dell'accesso, vale a dire di "gatekeeper". Ciò le
consente di focalizzarsi sui problemi posti dalle grandi piattaforme sistemiche.
• detengono una posizione economica forte, hanno un impatto signi cativo sul
mercato interno e operano in più paesi dell'UE
• occupano una forte posizione di intermediazione, nel senso che collegano un'ampia
base di utenti a un gran numero di imprese
• detengono (o stanno per detenere) una posizione solida e duratura sul mercato, vale
a dire stabile nel tempo. L'impresa deve cioè aver risposto ai due criteri di cui sopra
in ciascuno degli ultimi tre esercizi nanziari.
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•Gli utenti commerciali che dipendono dai gatekeeper per o rire i loro servizi nel
mercato unico potranno operare in un contesto più equo.
Le nuove norme stabiliscono degli obblighi e dei divieti che queste piattaforme dovranno
rispettare nelle loro attività quotidiane.
In Italia, il Decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze 30 aprile 2021, n. 100,
attuativo della delega prevista dal Decreto-Legge 30 aprile 2019, n. 34 (c.d. "Decreto
Crescita"), de nisce la "Disciplina del Comitato e della sperimentazione FinTech", cioè la
cosiddetta "sandbox regolamentare" di attività FinTech presso le autorità di vigilanza.
Obiettivi
Attraverso lo strumento della sandbox, si persegue l'obiettivo di sostenere la crescita e
l'evoluzione del mercato italiano grazie all'introduzione di modelli innovativi nel settore
bancario, nanziario e assicurativo garantendo, al contempo, adeguati livelli di tutela
dei consumatori e di concorrenza, preservando la stabilità nanziaria.
SUPTECH, REGTECH
RegTech e SupTech sono tradizionalmente considerati come segmenti dell’assai più noto
fenomeno denominato FinTech (Financial Technology) che mira ad integrare la tecnologia alla
nanza. Il FinTech ha conosciuto una crescita esponenziale dopo la crisi del 2008 spinta da fattori
come l’avanzamento tecnologico e la costante domanda dei consumatori per servizi più
accessibili in termini di costo e semplicità d’uso. Il FinTech è un fenomeno variegato che
comprende al suo interno imprese con diversi modelli di business e prodotti o erti tra cui
pagamenti, crowdfunding, assicurazioni ed investimenti. I fruitori di questi prodotti sono istituzioni
nanziarie, imprese e soprattutto consumatori che più di ogni altro hanno bene ciato del
cambiamento apportato dalle imprese FinTech.
Cos’è il RegTech Il termine RegTech deriva dall’unione delle parole Regulatory Technology e sta
ad indicare l’uso di soluzioni tecnologiche per l’implementazione di requisiti normativi imposti ad
un soggetto. Secondo la FCA (autorità di regolamentazione nanziaria inglese), il RegTech può
facilitare la compliance alla normativa applicabile in modo più e cace ed e ciente rispetto alle
ordinarie capacità. Questo è reso possibile ricorrendo ai cosiddetti Big Data, insieme all’uso di
applicazioni di apprendimento automatico (Machine Learning) ed intelligenza arti ciale (AI) per
l’automazione di speci ci compiti. I bene ci apportati alle banche sono molteplici e non limitati ad
un’ottica di risparmio di spesa. Il RegTech può essere usato anche come strategia di acquisizione
e mantenimento della clientela. Un esempio signi cativo è dato dalle attività di veri ca della
clientela (KYC e AML) che, se automatizzate, consentirebbero una velocizzazione del processo di
onboarding dei clienti. Altro esempio è legato alla protezione della privacy e rispetto del GDPR. La
necessità delle banche di acquisire una moltitudine di dati sensibili dai propri clienti le rende
particolarmente soggette allo scrutinio delle autorità garanti della privacy e alla cattiva pubblicità
dovuta ad eventuali infrazioni. Ne è una dimostrazione il provvedimento sanzionatorio adottato dal
Garante per la protezione dei dati personali nei confronti di UniCredit S.p.A. del 10 giugno del
2020. Il SupTech o Supervisory Technology viene spesso ricompreso all’interno del RegTech, pur
dovendosi riconoscere una sua autonomia in ragione dei diversi obiettivi che si intendono
perseguire con questo strumento. Per SupTech si intende l’uso da parte delle autorità nanziarie
di strumenti avanzati di raccolta e analisi di dati, consentiti da tecnologie innovative” Lo sviluppo
in-house di applicazioni SupTech o la stretta collaborazione con imprese esterne per l’adozione di
tali applicativi ha come scopo quello di migliorare l’e cienza e l’e cacia dell’attività di vigilanza.
L’uso della tecnologia da parte delle autorità di vigilanza non è una novità. Le spinte per una
maggiore integrazione del SupTech per la supervisione degli operatori del mercato bancario e
nanziario sono però rese sempre più necessarie da un aumento della regolamentazione, dalle
nuove s de poste dal FinTech e dall’insu cienza delle risorse destinate alla supervisione. La
contestuale presenza di questi elementi di complessità rende più di cile garantire un’elevata
e cienza mediante l’uso delle tecniche tradizionali proprio per la mole di informazioni ricevute dai
soggetti controllati.Per questo motivo anche le autorità di vigilanza stanno adottando nuove
tecniche basate sull’utilizzo Machine Learning ed AI. L’intento è quello di aumentare l’uso degli
applicativi SupTech per ridurre il lavoro condotto manualmente (con l’impiego per compiti via via
più complessi), ed il reimpiego del personale in ambiti più sensibili. Questo processo di riforma sta
interessando anche il nostro paese con la Banca d’Italia che ha già avviato la sperimentazione di
strumenti SupTech per l’attività di vigilanza. Il cambiamento in atto permetterà alle autorità
preposte alla regolamentazione e supervisione di non rincorrere l’avanzamento tecnologico, bensì
correre di pari passo con questo.
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