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Equilibrio Walrasiano: abbiamo da un lato gli individui che devono compiere delle
scelte per massimizzare la loro utilità, dall’altro le imprese che effettuano anch’esse
scelte ottimali. E come per gli individui si parla di un piano di consumo Xi*
(domanda di merci ottimale) per le imprese possiamo identificare un piano di
produzione ottimale Y*.
imprese: ciascuna effettua una scelta ottimale utilizzando fattori produttivi, tra i
quali il lavoro, che fanno parte anche della scelta ottimale delle persone. Le persone
L’Ipotesi è che le imprese effettuino scelte ottimali ossia scelte di massimo profitto
che richiedono che i costi siano minimizzati. Le scelte ottimali devono quindi
rispettare 3 condizioni:
II. altra condizione di minimo costo è che il rapporto fra i prezzi dei fattori
produttivi lavoro e capitale sia pari al saggio marginale di sostituzione
tecnica, in questa condizione i costi sono minimizzati
3.
• All’interno del mercato ci sono solo due individui che si scambiano due sole merci,
ognuno può decidere di domandare o di offrire le due merci e ciascuno dei due
soggetti, immaginando che sia il meccanismo dei prezzi a permetterne lo scambio.
Quindi se io ho una dotazione iniziale dei due beni e voglio modificarle, non posso
consumare di più rispetto a quello che ho se non vendo qualcos’altro: se voglio
domandare una certa quantità aggiuntiva del bene X dovrò offrire una certa quantità
del bene Y. Scriviamo quindi il vincolo di bilancio del signor A che ha una certa
dotazione del bene X e una certa dotazione del bene Y.
La dotazione sarà quindi :
Il valore della domanda complessiva ossia quello che il soggetto vuole consumare
sarà dato da:
Z= PxX + PyY (prezzo del bene x per domanda di x + prezzo di y per domanda di y)
Il vincolo di bilancio è dato da valore della dotazione = valore della spesa w=Z
Sommando il valore della domanda delle due merci otterremo il valore dell’offerta +
il valore delle dotazioni ossia la legge di Walras.
Politica economica
1. Fattibilità: per ciascun individuo e per ciascun impresa prendo i loro piani di
consumo (per gli individui X e per le imprese Y). Se l’allocazione è fattibile deve
avvenire che quello che viene domandato per ciascuna merce H non può
superare ciò che è complessivamente
disponibile.
Concludendo:
Pareto Efficienza : non posso migliorare il benessere di A senza peggiorare quello di B
Il diagramma di Edgeworth
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Partendo da una situazione iniziale abbiamo detto, che è possibile fare meglio e
quindi arrivare ad un allocazione efficiente come quella indicata nel diagramma, e
partendo da un’allocazione inefficiente come la dotazione di partenza (alfa) è quindi
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Sintesi:
- Allocazioni efficienti in senso di Pareto —> lungo la curva dei contratti dove
SMSa=SMSb
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Per ciascuno dei due individui rappresentati nel diagramma si parte dalle merci che
nel grafico sono rappresentate da X1 e X2, così come nel diagramma ha una certa
dotazione del primo bene W1 e una dotazione del secondo bene W2, la dotazione
iniziale del nostro soggetto è esattamente il punto di intersezione dei due vincoli di
bilancio. Ricordiamo che si tratta di un’economia di puro scambio dove non viene
considerato il lavoro che fornisce il capitale, quindi le dotazioni sono tutto ciò che il
consumatore ha a disposizione e indipendentemente dai prezzi si può consumare;
nel momento in cui introduciamo i prezzi (ipotizziamo che siano quelli indicati dal
vincolo di bilancio) il consumatore si muoverà lungo il vincolo e quindi la scelta
ottima del nostro soggetto cambierà se cambiano i prezzi, quindi per ciascun valore
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Concludendo:
partendo da alfa il mercato continuerà a modificare i prezzi sulla base delle legge
della domanda e dell’offerta:
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2. Il secondo motivo per via del quale il secondo teorema dell’economia del
benessere è una scatola vuota è abbastanza semplice: lo stato dovrebbe
conoscere le preferenze degli individui e poi se ampliassimo la questione
incorporando la produzione e quindi spostandoci verso un mondo reale, lo stato
dovrebbe conoscere anche tutta la tecnologia di produzione, dovrebbe essere
onnisciente e questo è veramente difficile. Questo è stato peraltro il limite del
comunismo
• Perché è un tema importante dal quale partire nel momento in cui si discute di
intervento pubblico all’interno del sistema economico
definizione:
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Seconda definizione:
Qualora l’azione di un agente imponga alla società un costo sociale diverso dal
costo privato che l’agente sostiene per la messa in pratica dell’azione stessa, la
differenza fra costo sociale e costo privato è detta esternalità.
La
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Calcolare la tassa di PIgou non è facile, per farlo bisognerebbe riuscire a calcolare il
valore marginale del danno/beneficio e conseguentemente introdurre
un’imposta/sussidio in funzione di quel valore marginale.
Calcolare il valore marginale di un danno/beneficio non è affatto ovvio, pensiamo
alle esternalità ambientali come l’inquinamento del motorino che genera un danno,
secondo la tassa di pigou bisognerebbe pagare esattamente per il danno che si
provoca. il problema è la misurazione, quale dovrebbe essere il valore del danno
derivante dall’inquinamento? La tassa di PIgou quindi è una bellissima idea ma è
molto difficile poter misurare un beneficio/danno in modo preciso.
• Possono essere prodotte sia da famiglie che da imprese, allo stesso modo i
soggetti che subiscono le esternalità possono essere sia famiglie che
consumatori.
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Vediamo l’esempio:
Immaginiamo che all’interno di un certo territorio esistano due tipi di soggetti divisi
tra di loro, quindi il territorio è diviso in due campi differenti, il campo a sinistra è
coltivato da anni e anni a e al suo interno opera un agricoltore mentre il campo a
destra è completamente incolto e non lo usa nessuno. Il soggetto del campo a
sinistra ogni anno riceve un beneficio dal suo lavoro pari a 100.000 dollari. In un
secondo tempo che chiameremo T1 (il precedente era T0) nel campo limitrofo arriva
un allevatore che ha ereditato la terra e si è trasferito li per utilizzare il suo campo e
per farlo ci mette delle mucche. Il problema è che le mucche rompono i confini e
vanno nel campo dell’agricoltore rovinandogli una parte del raccolto. l’agricoltore, in
questo nuovo contesto non è più in grado di ottenere un profitto pari a 100.000
dollari.
T0 profitto 100.000
T1 profitto 60.000
Il profitto si è ridotto perché le mandrie del vicino fanno disastri. È facile immaginare
che l’agricoltore si sia rivolto alle autorità lamentando il danno che gli è stato
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• Dall’altro l’intervento di Ronald Coase che invece difendeva il ruolo del libero
mercato: l’intervento pubblico può generare delle ingerenze indebite, un eccesso
di intervento e dunque è molto meglio lasciar fare al mercato. Per farlo basta
stabilire prezzi e mercati per le esternalità, stabilire con precisione diritti di
proprietà che siano ben definiti e scambiabili.
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L’ultimo aspetto da affrontare sono i beni comuni, o beni di proprietà collettiva, che
si trovano al confine tra esternalità e beni pubblici. Spesso nella letteratura si fa
riferimento al cosiddetto dilemma dei commons ossia il dilemma delle risorse di
proprietà comune/collettiva. Che cosa si intende per risorse di proprietà collettiva?
Si intende semplicemente ciò che spesso avviene nel mondo reale ossia che più
soggetti economici possano sfruttare simultaneamente una risorsa per la quale non
sono ben definiti i diritti di proprietà, Coase ci direbbe che c’è un problema cioè che
se i diritti di proprietà non sono ben stabiliti allora si perdono i termini di efficienza
economica.
Vediamo degli esempi di beni di proprietà collettiva:
• Se sfrutto troppo il mare succede che di pesci non ce ne sono più e quindi la mia
attività di pescatore provoca degli effetti negativi su altri soggetti
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Risorse per le quali non sono stabiliti con precisione i diritti di proprietà, risorse
che possono essere sfruttate simultaneamente da più soggetti, risorse che sono
parzialmente rinnovabili ma se soggette ad un eccesso di sfruttamento la loro
disponibilità si riduce a zero.
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Questa tabella riassume le due possibili strategie per le due imprese, i numeri sono
scritti per capire ma non sono paragonabili alla realtà dei pozzi di petrolio.
• Può succedere anche che una estragga velocemente e l’altra lentamente, nel
nostro esempio l’impresa A può estrarre velocemente ottenendo 140 mentre
l’impresa B estrae lentamente e ottiene poco. In questo caso la somma dei 2 non
è 200 ma è 190 che è maggiore di 180 che è quello che si può ottenere nel caso
in cui tutte e due estraggono velocemente la risorsa. Questa soluzione p una sorta
di via di mezzo.
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quello che si osserva è che l’equilibrio ha una caratteristica molto semplice e cioè
che la condizione di massimo profitto per un imprenditore che deve decidere quanti
pescherecci mettere sul mare dipende dalle aspettative che ha sul comportamento
degli altri partecipanti al gioco; in termini semplici se ci sono tanti pescherecci sul
mare e tante imprese tutte uguali tra di loro, l’unica possibile aspettativa che
ciascuno avrà nei confronti degli altri è che gli altri faranno le stesse cose che farà
lui perché gli altri sono identici all’impresa considerata. Il punto è che se si tiene
conto del fatto che gli altri si comporteranno ugualmente è possibile provare che
l’equilibrio ha queste caratteristiche:
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Quindi:
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- Sulle esternalità si può usare la tassa di Pigou dal materiale si vede anche come
calcolare la tassa di pigou: è data dalla differenza fra prodotto medio e prodotto
marginale e dipende anche dal numero di imprese presenti
Con bene pubblico si intende un bene per il quale non vale il principio di
esclusione.
Un bene pubblico è un bene per il quale non è possibile escludere nessuno dal
consumo perché non è possibile applicare un prezzo nei confronti della persona
che usufruisce del servizio in questione. Questo è l’aspetto principale, la possibilità
o meno di applicare un prezzo e di escludere dal consumo, a fronte del fatto che la
persona interessata non paghi il prezzo.
Accanto al principio di non esclusione dal consumo ne possiamo aggiungere un
secondo:
Si parla di bene pubblico ogni volta che questo ha anche una seconda
caratteristica e cioè: il mio consumo di quel bene non riduce le possibilità di
consumo di altri soggetti. Questa seconda caratteristica ha a che fare con la
possibilità di consumo simultaneo, la non rivalità nel consumo di una merce.
In linea di massima il principio di non esclusione, che caratterizza principalmente i
beni pubblici, unito al principio di non rivalità che è una seconda caratteristica
interessante, ci permette di andare entrare più nel dettaglio nella caratterizzazione
dei beni pubblici:
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NO ESCLUSIONE ESCLUSIONE
•
Ciò che conta in economia non è il fatto che i beni pubblici sono di proprietà dello
stato, cosa che invece interessa ai giuristi. Quello che conta è il fatto di soddisfare
un bisogno collettivo. Pubblico per l’economista non è solo un bene prodotto/di
proprietà dello stato o che viene consumato da tutti i cittadini. La definizione
economica di bene pubblico parte dal principio di non esclusione e tiene conto del
principio di non rivalità.
Abbiamo visto cosa si intende per beni pubblici e ora possiamo classificarli anche
sulla base di altri elementi:
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• Saggio marginale di sostituzione = valore soggettivo per gli individui; quante unità
di bene x sono disposto a cedere per avere un’unità in più del bene y
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La base è l’eguaglianza dei valori soggettivi per i beni privati e in più l’eguaglianza
di tutti questi valori soggettivi con il valore oggettivo ossia il saggio di
trasformazione. Per dirla in un modo ancora più semplice potremmo dire che la
disponibilità a pagare per ciascuna merce da parte di tutti gli individui è uguale al
costo marginale di produzione della merce. Sono tutti modi per dire che l’equilibrio
e l’efficienza sono raggiunti simultaneamente nel caso dell’economia privata e nel
caso dei beni privati.
Per quanto riguarda i beni pubblici le cose sono un pò più complicate, partiamo da
un esempio semplice. La rappresentazione grafica che vedremo è dovuta a
Samuelson che spiega l’efficienza in materia di beni pubblici utilizzando quel
particolare grafico.
Nel grafico di Samuelson sono rappresentate una serie di curve, innanzitutto viene
rappresentata la funzione di trasformazione ossia la curva indicata in blu. Nel nostro
esempio immagineremo che l’economia sia fatta di due soli beni ossia un bene
privato che viene usato per produrre il bene pubblico. Se la produzione di bene
pubblico è zero, non si distruggono beni privati, non si spende reddito e man mano
che aumenta la produzione di bene pubblico, la disponibilità complessiva di bene
privato si riduce e si deve dedicare sempre più reddito, più moneta, più risorse alla
produzione di bene pubblico e siccome le risorse sono limitate ci sarà un livello
massimo di produzione di bene pubblico. Ci sono poi tutte le situazioni intermedie
nella curva blu che ci dicono come trasformare i beni privati in pubblici.
Nel nostro esempio abbiamo solo due individui A e B e vogliamo capire sotto quali
condizioni un’allocazione di beni privati e beni pubblici fra i due è un’allocazione
efficiente: quale assegnazione ai due individui di beni privati e beni pubblici è
efficiente in senso di Pareto. Sappiamo che un’allocazione efficiente è quella in cui
non possiamo aumentare il benessere di un soggetto senza peggiorare quello di un
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produzione del bene pubblico, quindi se ne produco meno può essere così
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Quindi ho
l’ottimalità
quando il saggio marginale di sostituzione per l’individuo B è uguale alla differenza
fra la pendenza della funzione di trasformazione ossia saggio marginale di
trasformazione e curva di indifferenza di B ossia saggio marginale di sostituzione.
Quando il saggio marginale di trasformazione, quanto bene privato devo rinunciare
per avere unità in più di bene pubblico, è uguale alla somma dei saggio di
sostituzione, ovvero alla somma delle disponibilità.
C’è una differenza profondissima tra beni pubblici e beni privati per i beni privati i
saggi marginali di sostituzione devono essere uguali tra di loro e uguali ai saggi di
trasformazione; se produco beni pubblici è la somma dei saggi marginali di
sostituzione che dev’essere uguale al saggio di trasformazione.
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Si può impostare il problema della ricerca delle condizioni per l’efficienza in materia
di beni pubblici, meglio nota come condizione di Bowel-Lindal-Samuelson.
Ricordiamo che attraverso il grafico di Samuelson abbiamo derivato la condizione
per l’efficienza in materia di beni pubblici: la somma dei saggi marginali di
sostituzione deve essere uguale al saggio di trasformazione, è chiaro che nel caso
in cui si guarda al bene privato come numerario, quindi come reddito o capacità di
spesa, quella stessa condizione può essere vista nel seguente modo, la somma
delle disponibilità marginali a pagare deve essere uguale al costo marginale di
produzione. Infatti i saggi marginali di sostituzione vanno intesi come disponibilità
marginale a pagare se il bene privato è numerario.
Dobbiamo ora capire se il mercato concorrenziale può raggiungere l’efficienza in
materia di allocazione delle risorse. Nel caso dei beni privati quando parliamo di
equilibrio ossia di domanda e offerta aggregate, l’equilibrio poteva essere
rappresentato graficamente sommando la domanda aggregata dato il prezzo,
quindi dato un prezzo la domanda aggregata risultava come una somma orizzontale
delle domande dei singoli individui. Se pensiamo ai beni pubblici cambia tutto,
pensiamo al numero di tribunali che esistono in Italia, questi n tribunali garantiscono
l’esercizio del potere giudiziario per tutti i cittadini e non si può sommare la
domanda di tribunale da parte di ogni individuo, si può invece sommare il valore
che gli individui assegnano alla quantità di tribunali. Dunque cosa succede parlando
di beni pubblici? Succede che non vanno sommate le quantità domandate da parte
dei singoli individui dato il prezzo che pagano, bisogna invece cercare la
disponibilità a pagare da parte dei diversi individui per il servizio collettivo che è
unico. Quello che si può fare è osservare il valore che ogni individuo assegna in
termini marginali al bene pubblico e questo valore si riduce all’aumentare della
quantità di bene pubblico. Pensiamo alle trasmissioni televisive, se ce ne fosse una
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Con questa lezione abbiamo concluso il tema dei beni pubblici, parleremo ora di
rischio e incertezza e parleremo poi di informazione e asimmetrie informative che
minano all’equilibrio che si realizza nei mercati concreti provocando l’inesistenza
stessa di un equilibrio.
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Eu sta per utilità attesa per un individuo che è collocato in una situazione rischiosa ovvero
una situazione in cui si possono misurare in modo oggettivo le probabilità degli eventi.
Supponiamo che esistano nella natura due situazioni alternative Piove (situazione A) non
piove (situazione B), e l’individuo otterrà un reddito differente a seconda di quello che è lo
stato della natura che si manifesta. Supponiamo che il reddito dell’individuo dipenda dal
fatto che piova o non piova. L’individuo ex ante non sa se ex post si osserverà il primo o il
secondo stato della natura e dunque non può parlare di utilità ma può parlare solo di utilità
attesa che è rappresentabile dalla media utilità se si manifesta il primo stato della natura
ponderato per la probabilitàc che si manifesti quello stato della natura, quindi Pa
rappresenta la probabilità che si manifesti il primo stato della natura e U(Ya) indica l’utilità
che si osserva nel contesto in cui si manifesta il primo stato della natura, inoltre il benessere
dipenderà anche dalla probabilità che si manifesti il secondo stato della natura Pb è quindi
il complemento a 1 di Pa (Pa+Pb=1 quando ci sono due soli stati della natura). Quindi
l’utilità attesa è la media presunta delle utilità che si osserveranno nei due diversi stati della
natura ponderate per la probabilità che accada l’evento corrispondente. Inoltre la funzione
di utilità attesa può essere descritta come una funzione convessa, i requisiti rilevanti per la
descrizione di questa funzione sono
• Che la derivata prima della funzione di utilità del reddito sia positiva
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Gli individui
possono
avere
diverse
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• Amanti del rischio: D’altra parte abbiamo dei soggetti amanti del rischio che devono avere
una funzione di utilità attesa con al concavità alla rovescia, quindi che virala dalla
funzione di Von neumann e mrogersten, ha quindi derivata seconda positive (anziché
negativa) e convessità verso l’alto. Quindi nella funzione dell’amante del rischio si viola la
condizione di Von Neumann e Morgersten sulla convessità della funzione di utilità
sottostante alla funzione di utilità attesa.
Com’è possibile che nella realtà si osservino persone avverse al rischio e persone favorevoli
nei confronti del rischio? Com’è possibile che ciascuno di noi, con pochissime eccezioni,
sia talvolta avversa al rischio e talaltra favorevole?
Il fatto è spiegabile anche sulla base delle dimensioni effettive del rischio:
• Piccoli rischi: si possono avere grandi fortune poco probabili come se si compra un
biglietto della lotteria italia dove se perdo ho perso il prezzo (molto contenuto) del
biglietto e se vinco mi cambia la vita.
• Grandi rischi: posso osservare grandi fortune ma anche grandi sfortune e quindi la prima
situazione rischiosa, ossia del piccolo rischio, è molto diversa dal rischio che mi si bruci la
casa o che mi rubino l’auto, e per questo ci assicuriamo contro questi rischi. Negli USA
non c’è il servizio nazionali obbligatorio come in Italia, c’è un obbligo di assicurazione ma
le persone sono assicurate a livello diverso nei confronti del rischio derivante da un
accadimento negativo. I grandi rischi possono quindi essere abbinati a grandi
sfortune/fortune. È chiaro che l’atteggiamento delle persone nei confronti della scelta di
assicurarsi o accettare scommesse dipende dall’entità di ciò che c’è in gioco, il rischio
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Il primo contributo sui temi relativi alle asimmetrie informative è dovuto al premio
nobel Akerlof. Il contributo di Akerlof è diventato famoso come “il mercato dei
limoni” che in gergo americano sta a significare il mercato delle auto, usate così
tanto da diventare dei limoni spremuti, la questione dell’asimmetria informativa è
intuitiva, vado a comprare un auto di seconda mano e mi chiedo : è buona o è un
limone spremuto?
L’articolo di Akerlof è del 1970 e venne pubblicato su una delle più importanti riviste
al mondo: “ Quarterly Journal of Economics”, quel lavoro evidenzia come
l’asimmetria informativa tra domanda e offerta può minare alla radice non solo il
raggiungimento dell’efficienza paretiana da parte dell’equilibrio concorrenziale, ma
può minare persino l’esistenza stessa dell’equilibrio attraverso quello che poi è
diventato noto come fenomeno della selezione avversa: “moneta cattiva che
scaccia dal mercato moneta buona” noto in passato come Legge di Gresham, non
è esattamente così nel caso del modello di Akerlof.
Vediamo l’esempio proposto da Akerlof: Consideriamo un mercato in cui esistono
due soli gruppi di individui (se vale per due vale anche per tanti):
1. Il primo gruppo è l’unico ad avere la proprietà di N auto che sono tutte auto
usate, non c’è produzione di auto nuove, sono tutte in mano agli individui del
primo gruppo
I termini del problema sono rappresentabili attraverso le preferenze dei due gruppi
di individui:
1. L’utilità degli individui relativi al primo gruppo è pari al reddito e dipende dalle
auto che hanno a disposizione quell’individuo che va da 1 a N auto, Xi è una
misura della qualità, la qutilità dipende dalla qualità dell’auto. Si misura l’utilità
che deriva da un auto in termini omologhi rispetto al reddito, quindi Xi sta ad
indicare la misura della qualità che viene giudicata in termini di euro che vale
quell’auto, come vedremo, ex ante o ex post. Se non ho la proprietà osservo la
qualità ex post se invece ce l’ho la osservo ex ante. Quindi l’utilità è pari al
reddito più il valore in euro che assegno alla qualità dell’auto sommando il
U1= M +∑ X
numero di auto che ho a disposizione.
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U2= M +∑
3/2
del 50% e quindi x3/2 (3/2=1,5).
è chiaro come in presenza di un’informazione simmetrica riguardo alle auto,
cioè se tutti avessero le stesse informazioni sulla qualità dell’auto, quindi se si
potesse verificare la qualità prima di comprare l’auto. Se gli individui del
secondo gruppo potessero verificare la qualità delle auto, allora siccome
assegnano alle stesse auto un valore che è del 50% superiore a quello che
viene assegnato alle stesse auto da parte dei loro proprietari che sono tutti del
primo gruppo, è ovvio che c’è una possibilità di scambio per tutte le auto, e cioè
gli individui del primo gruppo potrebbero spuntare un prezzo maggiore di Xi
semplicemente perché gli individui del secondo gruppo, osservata la qualità
dell’auto in questione, osservato il fatto che la qualità dell’auto in questione è Xi
sono disposti a pagare fino a 50% in più di quel valore, fino a 3/2 di Xi. Dunque
ciascun auto verrebbe scambiata sul mercato fra i due gruppi ad un prezzo
compreso fra Xi e 3/2Xi.
In presenza di asimmetria di informazione, l’informazione non è disponibile ad
entrambi i gruppi di individui o meglio l’informazione è disponibile solo al primo
gruppo di individui ossia i proprietari dell’auto in vendita. Si deve quindi entrare
nel campo dell’ipotetico, delle aspettative sulla qualità dell’auto cioè dell’utilità
attesa. Quindi un acquirente deve formulare un’aspettativa, “Mu”, sulla qualità
dell’auto, il punto è che l’auto che gli viene proposta è nei fatti indistinguibile da
tutte le altre auto. Aggiungiamo allora altre ipotesi: la distribuzione di probabilità
della qualità sia nota a tutti, in aggiunta a tutto ciò quello che noi possiamo
immaginare per renderci le cose più semplici è che la qualità sia distribuita in
modo uniforme, indipendentemente dalla forma della distribuzione di qualità
supponiamo che il prezzo sia pari a “p”, e noi sappiamo com’è la struttura delle
funzioni di utilità del primo tipo i quali offriranno quelle auto che hanno una
qualità inferiore rispetto a p trattenendo tutte le altre auto alle quali assegnamo
un valore in termini di utilità che supera p, si offriranno quindi solo quelle auto
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μ/p≥1
D1=Y1/p se μ/p≥1
primo gruppo sarò pari a reddito/p
D1=0 se μ/p<1
La domanda quindi sarà zero ogni volta che la qualità attesa sarà minore del prezzo
Ripetiamo D1= tutto il reddito/ il prezzo (perché non esistono altri beni in quali
spendere soldi) .
Allo stesso modo visto che la funzione di utilità per il secondo gruppo è quella vista
U2= M +∑ 3/2 , la domanda degli individui del secondo gruppo sarà pari a
D2 =Y2/P se 3μ/2>p
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D2 =0 se 3μ/2 < p
Invece la domanda del secondo gruppo di individui sarà zero ogni volta in cui il
gioco non vale la candela, se la qualità attesa è inferiore rispetto a 2/3 del prezzo.
Dunque con p compreso fra u e 3μ/2 il primo gruppo di individui non domanda
D (p, μ) =0 se p>3μ/2
niente ma il secondo gruppo di individui si compra le auto.
Infine ogni volta in cui il prezzo supera i 3/2 di μ e quindi supera la qualità in misura
maggiore del 50% allora nemmeno il secondo gruppo di individui vorrà acquistare
le auto usate.
Si verifica quindi che per qualunque prezzo, la qualità media è p/2 perché verranno
offerte solo auto con qualità inferiore a p, le altre se le tengono i proprietari, e quindi
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- = Il mio reddito nel caso in cui l’auto mi venga rubata sarà pari al mio reddito
atteso dall’attività lavorativa normale se non si manifesta nessun evento negativo
e se non si paga un assicurazione
- D = il reddito si riduce ancora di più quando l’auto viene rubata, D sta per danno
e se il soggetto vuole ricomprare un auto identica a quella che aveva il prezzo
sarà pari al valore dell’auto, il danno subito è il valore dell’auto rubata. Il reddito si
riduce in misura pari al valore monetario del danno.
• Secondo addendo = utilità che si osserva nel caso in cui si manifesti l’evento
positivo. Spieghiamo:
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Condizione di ottimo:
Invertire
Y1 e Y2
nel
grafico !!
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Si può provare che nel caso in cui i mercati assicurativi siano concorrenziali -
caratteristica del mercato concorrenziale = le imprese osservano profitti nulli nel
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Nel grafico c’è rappresentata anche la funzione di utilità attesa, attraverso le curve
di indifferenze che sono rappresentate nello spazio Y1 e Y2 (vanno invertite rispetto
al grafico)
Nel grafico è rappresentato sia l’insieme dei contratti di concorrenza/ equi, il premio
di assicurazione è pari alla probabilità dell’accadimento dell’evento negativo e
dall’altra parte rappresento le curve di livello della funzione di utilità attesa, le curve
di indifferenza, che hanno una pendenza precisa. La funzione di utilità attesa ha una
pendenza che dipende anche dalla probabilità dell’accadimento degli eventi, quindi
se disegno nello spazio Y1 e Y2 la forma della funzione di utilità attesa non dipende
soltanto dalla funzione di utilità sottostante ma anche dalla probabilità degli eventi,
quindi se io prendo la funzione di utilità attesa e la rappresento nel grafico posso
rappresentarla attraverso un insieme di curve di indifferenza che hanno una
determinata pendenza. Possiamo dimostrare che l’utilità è massima quando si
soddisfa la condizione di ottimo e questo, ma quando avviene? Nel caso in cui i
mercati assicurativi siano concorrenziali, sappiamo che = p ( premio unitario di
assicurazione = probabilità delle evento negativo ) e quindi 1- =1-p e dunque nella
condizione di ottimo e p si semplificano. Quali caratteristiche ha la condizione di
ottimo? Ha una caratteristica secondo la quale l’utilità nel caso di accadimento
dell’evento positivo è uguale all’utilità nel caso di evento negativo, quindi nel caso in
cui i mercati assicurativi siano concorrenziali, la pendenza della funzione di utilità
attesa è identica alla curva dei contratti equi, quindi l’individuo si assicura
completamente e non si va a collocare a sinistra. Se il mercato non è perfettamente
concorrenziale il soggetto invece starà a sinistra perché la curva dei contratti
cambia pendenza è più inclinata, quindi se la curva dei contratti assicurativi non è la
curva dei contratti equi allora il soggetto sceglierà di assicurarsi solamente in modo
parziale. Quindi la sua curva di indifferenza sarà tangente alla curva dei contratti
assicurativi disponibili in un punto diverso dalla completa assicurazione contro
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Se i due gruppi di individui sono identici la pendenza della curva dei contratti equi,
dovrà essere diversa, gli individui a maggior rischio dovrebbero pagare un premio di
assicurazione maggiore rispetto al prezzo corretto per gli individui a rischio minore.
Se chiamiamo P1 la probabilità relativa al primo gruppo di individui e P2 la
probabilità relativa al secondo gruppo, le due pendenze, le due curve dei contratti
equi,
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Il punto Z sarebbe l’equilibrio ottimale per gli individui a minor rischio con un
insieme di contratti equi per loro ma abbiamo detto che non è possibile sperare i
due gruppi di individui facendo pagare premi di assicurazione diversi. Il punto W
sarebbe l’equilibrio per gli individui a maggior rischio se pagassero un premio di
assicurazione pari alla loro rischiosità. Quello che si può immaginare è trovare un
premio di assicurazione che sia una sorta di via di mezzo, che è pari alla media della
probabilità di accadimento dell’evento negativo per il primo gruppo e per il secondo
gruppo di individui, p/(1-p) descrive una curva dei contratti equi per la media degli
individui. In un contesto come quello appena rappresentato si può immaginare che:
- Gli individui a minor rischio invece, non potendo stare nel loro punto di equilibrio
equo Z, saranno chiamati a pagare un premio unitario che è maggiore del loro
grado di rischiosità. Gli individui a minor rischio comunque hanno la convenienza
ad assicurarsi spostandosi su Z’, non possono ottenere Z ma gli conviene
comunque assicurarsi almeno un pò spostandosi su Z’. Anche in questo caso
però l’equilibrio non è sostenibile perché succede che la moneta cattiva scaccia
quella buona, come nella legge di Greshiam.
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• Contratto per gli individui a minor rischio in cui si paga poco ma ci si può
assicurare poco
• Contratto in cui si paga molto ma ci si può assicurare in toto
In un contesto cosi si può separare gli individui come in questo grafico
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- Welfarismo: una situazione sociale può essere confrontata con un’altra sulla
base della misurazione dell’utilità
- Per i primi utilitaristi, come Jeremy Bentham, l’utilità può essere vista in modo
addittivo quindi le decisioni pubbliche vanno giudicate sulla base degli effetti che
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Quindi l’utilità complessiva, dipende dall’utilità dei singoli che a sua volta
dipende dal reddito dei singoli e dalla tassazione alla quale sono sottoposti.
quest’equazione
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Atkinson che si è occupato per anni di temi relativi al welfare ha proposto un indice
della distribuzione del reddito che viene calcolato partendo da una funzione sociale
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La forma è complicata perché c’è epsilon che va all’esponente dei redditi dei singoli
individui. La caratteristiche è che il benessere collettivo dipende da un solo
parametro ossia epsilon:
La teoria del contratto sociale si basa sul fatto che le società convengono di seguire
regole stabilite da un contratto, nei fatti esplicitamente o implicitamente siglato dai
cittadini. Il contratto sociale può essere qualcosa di molto particolare come “tutti
contro tutti” alla Hobbes o qualcosa di profondamente diverso come ipotizza Rawls
negli anni ’70.
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1. Primo principio di giustizia sancisce il diritto alle libertà individuali ovvero la più
ampia libertà per ciascuno compatibilmente con la libertà degli altri. A ciascun
individuo vanno garantite tutte le libertà fondamentali che sono garantite fino al
momento in cui non entrano in conflitto con le libertà degli altri.
2. Secondo principio di giustizia ammette la diseguaglianza economica e sociale
solo se a favore dei gruppi di individui più svantaggiati. La distribuzione del
reddito dovrebbe essere tale per cui si tutela il benessere dell’individuo più
povero, la soluzione non è necessariamente l’equidistribuzione. Questo principio
quindi ammette diseguaglianze economiche e sociali a condizione che queste
diseguaglianze alla fine avvantaggino chi è più svantaggiato. Se si tassano
troppo gli individui più ricchi poi non c’è nulla da distribuire agli altri, questa è la
ragione per la quale pensando al 2° teorema dell’economia del benessere
l’equidistribuzione non può essere raggiunta. Quindi un governo che voglia
perseguire un forte obiettivo di redistribuzione deve stare molto attento a non
generare una pressione fiscale troppo elevata.
I due principi di giustizia presentati seguono un ordinamento lessicografico: il
secondo principio non può essere applicato se non è stato applicato il primo.
la combinazione del criterio del maximin (massimalismo) con il lessicografico
(principi della giustizia da applicarsi in ordine) produce il criterio del leximin in base
al quale le scelte collettive vengono prese a partire dall’obiettivo di tutelare
l’interesse alla fine degli individui più poveri/svantaggiati. Secondo Rawls il velo
dell’ignoranza può essere utilizzato come marchingegno per derivare i principi della
giustizia a prescindere dalle idee di utilità e a prescindere dalla definizione di
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1. Innanzitutto c’è la regola dell’unanimità che non può che portare ad esiti
soddisfacenti, è la regola di Pareto per la quale nessuno rimarrà svantaggiato e
qualcuno ricaverà un vantaggio. Il problema è che questo metodo è difficilmente
applicabile, teoricamente la Costituzione per essere modificata dovrebbe
richiedere l’unanimità ma storicamente si sono viste modifiche che non sono
state fatte all’unanimità.
2. Spesso non si può seguire l’unanimità e si usa quindi la maggioranza semplice
che richiede semplicemente l’accordo del 50%+1 dei votanti. Anche se tutti
invochiamo spesso al regola della maggioranza ogni volta che c’è discordia,
questa regola ha dei grandi pregi ed è quella sulla quale si basa la democrazia,
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questo esempio
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Il teorema di Arrow afferma che non esiste nessuna regola di scelta collettiva che
sia razionale che rispetti il requisito di dominio non ristretto delle preferenze, che
rispetti la regola paretiana, che non sia dittatoriale e che infine non tenga conto
dell’intensità delle preferenze. Quindi un pessimo risultato, non c’è una regola di
scelta collettiva che tiene conto di quei requisiti minimali, In realtà nel mondo
concreto quei requisiti sono fin troppo stringenti, una similitudine nelle preferenze
esiste e in modo particolare più ci si allontana dal livello ottimale di scelta di un
individuo la soddisfazione si riduce. In un contesto come questo vince l’elettore
mediano che divide in due la distribuzione delle preferenze, non è un elettore medio,
la mediana potrebbe essere molto a sinistra o molto a destra nella distribuzione. Sia
in una democrazia diretta che in una democrazia rappresentativa per vincere le
elezioni il partito o la coalizione che le vinceranno ha bisogno di catturare fra le sue
fila almeno il 50%+1 o comunque quell’individuo che divide in due la distribuzione
delle preferenze quel “+1” mediano che in base alle proprie preferenze condiziona
sia il voto in una democrazia diretta, dove bisogna avere il voto di quell’individuo sia
le decisioni di una democrazia rappresentativa.
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Prendo tutti gli individui i e j, calcolo lo scarto e chiaramente lo calcolo due volte
perché se inverto i e j calcolo due volte lo stesso scarto con segno opposto, quindi
prendo la sommatoria di tutti gli scarti fra l’individuo i e j, li sommo, ne calcolo la
media, e rapporto questa media a reddito medio degli individui. L’esito è l’indice di
Gini che quindi è dato dal rapporto fra la media degli scarti e il reddito medio.
Quello che posso rappresentare per quello che riguarda la struttura della funzione
del reddito è un quadrato di larghezza 1 o 100% e di altezza 1 o 100%. Sull’asse
orizzontale troviamo la percentuale cumulata di famiglie dalla più povera alla più
ricca e su quello verticale la percentuale cumulata dei redditi detenuta da quella
percentuale di famiglie. Si ottiene una curva crescente che va da 0% famiglie che
detengono 0% reddito a 100% famiglie che detengono 100% di reddito. La
distribuzione dei ricchi e poveri viene descritta proprio dalla curva di Lorenz. Il 50%
delle famiglie non ha il 50% del reddito totale altrimenti non ci sarebbe
sperequazione che invece, ovviamente, esiste. Questa curva tende ad essere
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• Curva di Lorenz che si appiattisce verso i lati in basso a destra del quadrato:
indica una fortissima sperequazione. Quando eguaglia i lati in basso a destra
indica la massima sperequazione.
• Una curva che tende ad essere vicina alla diagonale del quadrato tende a
manifestare una maggior equità distributiva nella distribuzione del reddito. In
realtà la diagonale del quadrato sta a rappresentare la perfetta equidistribuzione.
La curva di Lorenz che abbiamo tracciato ci descrive la sperequazione nella
struttura delle distribuzione del reddito, però serve un indicatore più sintetico che è
l’indice di Gini. L’indice di Gini può essere calcolato in modo più semplice rispetto
alla formule complessa che abbiamo visto ( rapporto fra la media degli scarti e
reddito medio). Cosa indica la concentrazione nella distribuzione del reddito? La
distanza tra la curva di Lorenz e la diagonale del quadrato, questa distanza è
descritta in modo semplice dall’area che sta tra la diagonale del quadrato e la curva
di lorenz. Più l’area è piccola più la distribuzione del reddito è equa. Come posso,
quindi, calcolare un indicatore della distribuzione del reddito? Posso rapportare
l’area A al valore massimo che può raggiungere dato da tutto il triangolo dato da A
+ B. Si può provare che in effetti l’indice di Gini può essere calcolato proprio come
rapporto fra l’area A e la somma fra A e B, A/(A+B). La somma fra A + B è data da
A/(1/2) e quindi l’indice di Gini è dato da 2A.
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Per come è disegnato l’indice di Gini collegato alla seconda curva di Lorenz è un
indice di Gini “peggiore” nel senso che la seconda curva è complessivamente più
vicina ai due lati in basso a destra. Siamo sicuri che la curva L2 alla quale è
associato un indice di Gini più alto sia più sperequata rispetto alla curva L1? I più
poveri nella prima situazione stanno meglio perché la curva L1 è sotto alla curva L2,
possiamo dire che sebbene l’indice di Gini relativo alla distribuzione L2 sia più alto e
quindi apparentemente dovrebbe essere più sperequata la distribuzione L2, i poveri
stanno meglio nella distribuzione L1, secondo Rhodes (come avevamo visto)
dovremmo misura l’equità distributiva sulla base di chi sta peggio, e dunque l’indice
di Gini ci fornisce un’indicazione fortemente distorta. Questo ci fa dire che forse
dovremmo cercare un indice diverso per la misura della sperequazione nella
distribuzione del reddito, in realtà non esiste un indicatore oggettivo ai fini della
misurazione dell’equità distributiva. Qualunque indicatore sceglieremo è collegato
ad un giudizio di valore.
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Abbiamo visto una funzione sociale del benessere isoelastica ovvero ad elasticità di
sostituzione costante, ciò significa che è anonima perché non da peso ai soggetti e
per questo si parla di funzione del benessere anonima che tratta gli individui in
modo simmetrico. Con il contributo di Bergson e Samuelson abbiamo parlato di
funzione sociale del benessere isoelastica come qualcosa che può rappresentare le
preferenze dalla collettività e agli estremi di quella funzione sociale del benessere ci
stanno la funzione sociale del benessere alla Bentham e all’altro estremo alla Rawls.
Dovremmo scrivere le utilità al posto dei redditi per entrare nell’alveo stretto
all’interno del concetto di funzione sociale del benessere alla Samuelson, se usiamo
direttamente i redditi al posto delle utilità possiamo derivare a partire da questa
funzione sociale del benessere (disegnata nello spazio dei redditi al posto che delle
utilità) una batteria di indicatori relativi all’equità distributivi.
Per farlo cominciamo
rappresentando graficamente
Grafico dei
casi
intermedi
rispetto ai
due
estremi
Le curve di livello sono simmetriche rispetto alla bisettrice degli assi, trattano i due
individui allo stesso modo, la funzione isoelastica è
Dove il parametro epsilon sta ad indicare l’intento alla redistribuzione del reddito da
parte del policy maker.
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L’indice di Atkinson
È molto utile per giudicare l’intento redistribuivo dei governi. Basta vedere la
differenza tra gli indici di Gini dei vari paesi per rendersi conto di come i governi
abbiano intenti ridistribuivi diversi l’uno dall’altro. Se proviamo ad esplicitare i giudizi
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• Se epsilon tende a zero l’indice di Atkinson è zero come nella funzione del
benessere alla Bentham
• Se epsilon tende a ∞ la differenza tra Ym e Y* è massima. Quindi l’indice di
Atkinson aumenta
L’implicazione è che ogni giudizio sull’equità distributiva, quindi ogni scelta in
materia di distribuzione del reddito, non è mai una scelta neutrale che deriva da una
qualche oggettività che può essere giustificata a fronte di qualunque
argomentazione. Ogni giudizio sull’equità distributiva, in materia di tassazione
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- Parte della spesa è costituita da acquisti di merci prodotte nel resto del mondo ,
le importazioni
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I rapporti con il resto del mondo sono anche di tipo finanziario, i due piatti della
bilancia dei pagamenti sono costituiti da:
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1. Un trend crescente
2. Fluttuazioni anche di ampie dimensioni
Con ciclo economico si intende il susseguirsi di tali fluttuazioni che in sequenza
sono costituite da:
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Vediamo come si muovono altre grandezze economiche rispetto alle fluttuazioni del
prodotto interno lordo:
- Anche l’inflazione ha un andamento prociclico rispetto al PIL, non c’è dubbio che
il tasso di inflazione sia fortemente influenzato, quasi totalmente determinato dalla
politica monetaria posta in essere da parte della banca centrale, ma è un fatto
che nella recente storia d’Europa l’inflazione sia rimasta contenuta nonostante le
politiche espansive poste in essere dalla BCE In un contesto di stagnazione del
PIL
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All’interno dei sistemi economici moderni l’inflazione può essere calcolata seguendo
due approcci alternativi diametralmente opposti tra di loro:
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es.
In pratica fra il tempo 0 e il tempo 1 l’inflazione sarà del 4% mentre fra il tempo 1 e il
tempo 2 sarà il 5,77% = (1,1-1,04)/1,04
È chiaro che il valore dell’indice dei prezzi e dell’inflazione dipende dalla scelta del
paniere dei beni, nel caso dell’economia italiana si calcola:
• Pil nominale = somma del valore netto delle vendite in ciascuno dei due anni
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• PIL reale 2017 = quantità del 2017 per prezzi del 2016 = 2450
• Deflatore implicito è il rapporto tra PIL nominale e PIL reale 2760/2450 = tasso di
inflazione del 12,65%
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- Presidente
- Vicepresidente
- Altri 4 membri che svolgono i loro compiti a tempo pieno
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Con riferimento all’economia italiana negli ultimi anni i saldi del bilancio preventivo e
consuntivo sono stati sistematicamente negativi, considerando nel dettaglio il
disavanzo dei conti pubblici cioè la differenza fra le entrate e le uscite dello stato si
vede come il saldo negativo sia da molti anni sistematicamente dovuto al
pagamento degli interessi relativi al debito pubblico. Il pagamento degli interessi sul
debito pubblico nell’economia italiana corrisponde ad un valore di poco superiore al
4% del PIL. Poiché il disavanzo complessivo nei conti pubblici è inferiore rispetto al
3% previsto dagli accordi europei è possibile constatare come il saldo dei conti
dello stato al netto degli interessi sul debito sia positivo. L’economia italiana è
caratterizzata da vari anni da un avanzo primario, l’avanzo primario è la differenza
fra le entrate dello stato e le uscite al netto degli interessi sul debito. Tale avanzo
costituisce una misura sintetica della manovra di finanza pubblica, quanto maggiore
è tale valore tanto più è restrittiva la manovra. La dinamica del debito pubblico
dipende sia dal valore dell’avanzo o del disavanzo primario sia dall’onere del debito
pubblico, gli interessi pagati sui titoli in circolazione.
La storia recente del nostro paese manifesta parallelamente avanzi primari
sistematici e un debito pubblico che non si riduce.
2. Le partite finanziarie
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internazionali
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Nel breve periodo la fluttuazioni dei tassi di cambio sono influenzate dalla dinamica
dei tassi di interesse
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1. Da un lato la scuola che nasce dal pensiero Keynesiano (anni ’30) secondo la
quale lo stato deve intervenire con una politica monetaria nell’economia.
Ricordiamo che la sequenza Keynesiana è in linea di principio: nel momento in
cui si osserva un forte spostamento del PIL rispetto al reddito potenziale, nel
momento in cui si osserva un incremento significativo del tasso di
disoccupazione occorre reagire.
Si reagisce in primis con politiche monetaria espansive date da un incremento
della massa di moneta e una riduzione progressiva del tasso ufficiale di
interesse. Le politiche monetarie espansive potrebbero però non essere
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Nella storia ci sono state varie crisi e all’inizio del terzo millennio di crisi ce ne sono
state almeno 2 e ora siamo nel mezzo della terza che deriva proprio dal virus che
sta colpendo tutto il mondo:
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Osserviamo questa tabella per vedere quanto è variato il debito pubblico negli anni
della crisi e in quelli immediatamente successivi.
Nel 2011 alcuni grandi Hedge fund fecero delle short-selling ossia delle vendite allo
scoperto sul debito pubblico mettendo in ginocchio il nostro paese.
100
I titoli del debito pubblico in un determinato istante di tempo t saranno pari a quelli
che erano in circolazione nel passato incrementati del tasso di interesse che va
pagato sul debito pubblico pregresso. Immaginiamo che i conti di quest’anno senza
debito pubblico siano in pareggio, la massa dei tributi sia pari alla massa della
spesa dello stato al netto del debito pubblico, la differenza fr