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INTERVENTO PUBBLICO NELL’ECONOMIA (II)

ART 41 L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità
sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla
dignità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività
economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a ni sociali e
ambientali

ART 42 La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad


enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne
determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione
sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti
dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale. La legge
stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello
Stato sulle eredità.

ART 43 A ni di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire,


mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di
lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a
servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano
carattere di preminente interesse generale.

ART 47 La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina,


coordina e controlla l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla
proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto
investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

DISCIPLINA PUBBLICA DELL’ECONOMIA


Detta anche ingerenza pubblica/dirigismo nalismo

Il dirigismo (dal francese dirigisme) è una politica economica in cui il governo esercita
una forte in uenza sui settori produttivi, attraverso un sistema di incentivi che indirizzano
l'economia verso quello che viene riconosciuto come l'interesse pubblico o generale. Per
tale ragione, il dirigismo si distingue marcatamente da quelle forme di economia
piani cata, come i sistemi statali socialisti e collettivisti, a cui è stato spesso associato, in
cui lo Stato controlla direttamente i processi produttivi e distributivi. Esso infatti indica un
sistema essenzialmente capitalista in cui lo Stato partecipa in maniera attiva conservando
un ruolo prettamente coordinativo. Si può de nire in altre parole come una variante del
Capitalismo di Stato. In questo senso la politica economica di molti Stati, tra cui la
maggior parte di quelli occidentali, contiene un certo grado di dirigismo. Sono infatti
esempi di dirigismo i sussidi alla ricerca scienti ca e i programmi di spesa pubblica, come
le forniture militari, sanitarie, ecc.

GLI STRUMENTI DELL’INTERVENTO PUBBLICO


• Imprese pubbliche

• Concessioni e altre regolazioni « nalistiche»

• Sovvenzioni

• Programmazioni economiche Piani cazioni territoriali

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LO STATO PROGRAMMATORE: LE PROGRAMMAZIONI ECONOMICHE

Ogni azione razionalmente coordinata da parte dell'autorità pubblica per scopi di sviluppo
economico, consistente, essenzialmente, nell'elaborazione di una strategia di politica
economica globale e di lungo periodo. In questo processo, il ruolo dello Stato si
manifesta nell'e ettuare le scelte, nell'eliminare i con itti tra i diversi obiettivi ed optare
per un tipo di piani cazione più o meno estesa, più o meno autoritaria.

Nel nostro paese con la L. 362/88 è stato introdotto un importante strumento di


programmazione denominato DPEF (v.) che de nisce la manovra di nanza pubblica per il
periodo compreso nel bilancio pluriennale. L’evoluzione della programmazione può essere
sintetizzata in tre fasi: la prima va dall’istituzione della Repubblica italiana al 2009; la
seconda, molto breve, vede l’avvio della riforma del bilancio nel dicembre 2009 con
ricadute, nel 2010, sul ciclo dei documenti programmatici; la terza, da aprile 2011 ad
oggi, allinea gli strumenti e i documenti nazionali alle scadenze e alle regole dettate dal
Semestre europeo. La Costituzione del 1948 non ha prescritto un de nito modello di
economia ma ha previsto la tutela dei diritti ed individuato strumenti per lo sviluppo
economico sociale, con la garanzia delle libertà economiche limitata dal rispetto di utilità
sociale, dignità umana, utilità generale che il legislatore avrebbe riempito di contenuti. Lo
Stato garante dello sviluppo dei diritti sarebbe intervenuto anche con strumenti di
programmazione, indirizzando attività economia pubblica e privata verso nalità sociali.
L’evoluzione dell’ordinamento comunitario ha ridotto la possibilità di intervento
economico nazionale nella prospettiva della realizzazione di un mercato economico
europeo comune. Nei Paesi che hanno adottato l’euro come moneta unica la politica
monetaria si è trasferita dallo Stato alla Banca Centrale Europea, e con l’ulteriore sviluppo
dell’Eurozona si è ulteriormente ridotta anche la possibilità di sviluppo di politiche
economiche nazionali: con l’adozione del trattato sul Fiscal Compact si è, tra l’altro,
imposto agli ordinamenti costituzionali nazionali la regola dell’equilibrio di bilancio,
riducendosi ulteriormente lo spazio per una politica di intervento statale (soprattutto in
vigenza di una crisi economico- nanziaria senza precedenti) a limitati strumenti che non
possono, da soli, avere risultati signi cativi. Di fronte ad una politica monetaria europea
 incompleta  e ad una impossibilità di una signi cativa politica economica nazionale, ci si
domanda se non sarebbe meglio attribuire all’Unione la possibilità   di una sostanziale
politica economica comune.

• Strumenti di governo dell’economia (atto amministrativo generale)

• Finalismo: indica obiettivi da raggiungere attraverso lo svolgimento dei processi


economici

• In Italia, esperienza di programmazione generale è stata in passato fallimentare (es.


Piano Saraceno e Piano Vanoni)

• Esperienza settoriale molto più di usa (servizi pubblici, distribuzione commerciale,


ambiente, ecc...): esistono ancora!

• Possono avere, in alcuni casi, caratteri di regolazione (Rangone, 2007)

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IL PIANO NAZIONALE PER L’ENERGIA E IL CLIMA

Il  Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030  è uno strumento
fondamentale che segna l’inizio di un importante cambiamento nella politica energetica e
ambientale del nostro Paese verso la decarbonizzazione. Il Piano si struttura in 5 linee
d’intervento,che si svilupperanno in maniera integrata:
dalla  decarbonizzazione  all’e cienza e sicurezza energetica, passando attraverso lo
sviluppo del  mercato interno dell’energia, della  ricerca, dell’innovazione  e
della  competitività. L’obiettivo è quello di realizzare una nuova politica energetica che
assicuri la piena sostenibilità ambientale, sociale ed economica del territorio nazionale e
accompagni tale transizione. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il testo
Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima,  predisposto con il Ministero
dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, che recepisce le novità contenute nel Decreto Legge sul Clima nonché quelle
sugli investimenti per il Green New Deal previste nella Legge di Bilancio 2020. Il PNIEC è
stato inviato alla Commissione europea in attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999,
completando così il percorso avviato nel dicembre 2018, nel corso del quale il Piano è
stato oggetto di un pro cuo confronto tra le istituzioni coinvolte, i cittadini e tutti gli
stakeholder. Con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima vengono stabiliti gli
obiettivi nazionali al 2030 sull’e cienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione
delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica,
interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità
sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne
il raggiungimento. “L’obiettivo dell’Italia - dichiara il Ministro dello Sviluppo Economico
Stefano Patuanelli - è quello di contribuire in maniera decisiva alla realizzazione di un
importante cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Unione europea,
attraverso l’individuazione di misure condivise che siano in grado di accompagnare anche
la transizione in atto nel mondo produttivo verso il Green New Deal”. L’attuazione del
Piano sarà assicurata dai decreti legislativi di recepimento delle direttive europee in
materia di e cienza energetica, di fonti rinnovabili e di mercati dell’elettricità e del gas,
che saranno emanati nel corso del 2020.

ROAD TO NEXT GENERATION EU

• 27 maggio 2020: Commissione UE propone uno strumento, il Next Generation EU, per
far fronte alla pandemia di Covid-19

• 21 luglio 2020: raggiunto accordo politico tra capi di Stato/Governo UE

• 10 dicembre 2020: Parlamento UE e Consiglio hanno raggiunto un accordo sul


pacchetto

• 18 dicembre 2020: accordo sul dispositivo di ripresa e resilienza

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NEXT GENERATION EU

È uno strumento temporaneo di ripresa e rilancio economico europeo volto a risanare le


perdite causate dalla pandemia. Si tratta di oltre 800 miliardi di euro che sono stati inseriti
all’interno del bilancio europeo 2021-2027 ed è destinato a tutti gli stati membri.

Il 21 luglio 2020, in risposta alla crisi sanitaria che tutti i paesi europei stavano
a rontando, il consiglio europeo delibera l’istituzione del Next generatio Eu (NgEu). A
seguito di questo si sono tenute varie discussioni per a nare lo strumento.

Si sono susseguiti vari step:

• la rati ca della decisione sulle risorse proprie da parte degli stati membri;

• l’approvazione delle modalità di utilizzo dei vari fondi europei presenti nel NgEu;

• la presentazione entro il 30 aprile 2021 e l’approvazione, entro tre mesi da quella


data, dei piani nazionali di resistenza e resilienza dei paesi Ue.

Successivamente all’approvazione del Pnrr da parte della commissione, verrà versato a


ciascun paese il 70% di fondi nazionali entro il 2022. Il restante 30% sarà erogato entro il
2030 e sarà possibile spenderlo no al 2026. Nel caso in cui la prima quota di
nanziamenti non venga spesa entro la data stabilita, l’accesso ai fondi potrebbe essere
sospeso.

Attraverso il NgEu, la commissione europea si focalizza principalmente su 4 priorità:

• transizione ecologica: raggiungere la neutralità climatica e mettere in pratica


misure per la lotta al cambiamento;

• transizione digitale: aumentare le zone raggiunte da una buona connessione


internet e, dove possibile, da una connessione 5g, investire nella formazione delle
conoscenze digitali i cittadini;

• stabilità macroeconomica: investire nei giovani, creando opportunità di lavoro e di


educazione;

• equità: promuovere azioni e misure volte a contrastare ogni forma di odio e


promuovere iniziative per l’uguaglianza e tolleranza di genere e della comunità
Lgbtqi+.

Queste priorità si traducono poi nella diversa composizione dei fondi europei del NgEu e
nelle di erenti quote di spesa in base alla voce interessata.

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RECOVERY AND RESILIENCE FACILITY

Il fulcro di Next Generation EU è rappresentato senza alcun dubbio dal Dispositivo


europeo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility – RRF), che rende
disponibili 672,5 miliardi di euro di prestiti e sovvenzioni per sostenere le riforme e gli
investimenti e ettuati dagli Stati Membri. I piani di ripresa sono pensati per aiutare l’UE
ad uscire dalla crisi e per impiantare le basi per un’Europa più moderna e sostenibile. Il
Recovery and Resilience Facility è uno strumento “performance based”, innovativo ed
unico nel suo genere che fornisce un sostegno nanziario diretto agli Stati membri legato
al raggiungimento di risultati. I fondi vengono, infatti, erogati a fronte dell’attuazione, entro
il 2026, di riforme e investimenti concepiti per rispondere alle s de che gli Stati membri
devono a rontare. L’erogazione dei fondi del RRF è subordinata al soddisfacente
raggiungimento di milestone e target, concordati ex-ante.

PNRR

Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è il documento che il governo italiano ha


predisposto per illustrare alla commissione europea come il nostro paese intende
investire i fondi che arriveranno nell’ambito del programma Next generation Eu. Il
documento, recentemente approvato dalla commissione, descrive quali progetti l’Italia
intende realizzare grazie ai fondi comunitari. Il piano delinea inoltre come tali risorse
saranno gestite e presenta anche un calendario di riforme collegate nalizzate in parte
all’attuazione del piano e in parte alla modernizzazione del paese.Il piano è stata
realizzato seguendo le linee guida emanate dalla commissione europea e si articola su tre
assi principali: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Il
Pnrr raggruppa i progetti di investimento in 16 componenti, a loro volta raggruppate in 6
missioni:

•  Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;

•  Rivoluzione verde e transizione ecologica;

•  Infrastrutture per una mobilità sostenibile;

•   Istruzione e ricerca;

• Coesione e inclusione;

• Salute.

• Parallelamente ai progetti di investimento, il Pnrr delinea anche le riforme che il


governo intende adottare per modernizzare il paese. Riforme che costituivano una
conditio sine qua non per ottenere i nanziamenti.

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Il piano distingue 4 diverse tipologie di riforme:

• orizzontali o di contesto: misure d’interesse generale;

• abilitanti: interventi funzionali a garantire l’attuazione del piano;

• settoriali: riferite a singole missioni o comunque ad ambiti speci ci;

• concorrenti: non strettamente collegate con l’attuazione del piano ma comunque


necessarie per la modernizzazione del paese (come la riforma del sistema scale o
quella degli ammortizzatori sociali).

La gestione e l’attuazione del Pnrr in ne sono state de nite con uno speci co decreto
legge. Ogni soggetto coinvolto nel piano (inclusi i ministeri e le altre amministrazioni sia
centrali che locali) sarà chiamato ad attuare gli interventi e le riforme di propria
competenza. Al ministero dell’economia e delle nanze sarà istituita una struttura di
coordinamento per il monitoraggio e il controllo dell’attuazione oltre al contatto con la
commissione europea.

A palazzo Chigi sarà invece creata una cabina di regia che avrà il compito di monitorare
l’avanzamento del piano, proporre l’eventuale attivazione dei poteri sostitutivi e le
modi che normative necessarie per l’attuazione del piano.

L’IMPATTO DEL DIRITTO EUROPEO

• Nel 1957 nasce la Comunità Economica Europea→apertura dei mercati nazionali per
creare un «mercato comune» (detto in seguito «mercato unico» o «mercato interno»)

• Con il Trattato di Maastricht (1992), diventa Comunità europea

• ... con il Trattato di Lisbona (2007, entrato in vigore nel 2009), nasce l’Unione Europea
(UE)

• N.B.: Le norme UE si applicano direttamente negli ordinamenti nazionali (sentenza


CGUE, Van Gend en Loos, 1963) e prevalgono sulla normativa nazionale contrastante
(sentenza CGUE, Costa c. Enel, 1964)

N.B. Il diritto UE ha due tipologie di fonti normative:

Fonti primarie

Trattati (TUE e TFUE) – sono una «sorta» di Costituzione

Fonti secondarie (diritto derivato) (288 TFUE)

Regolamenti (generali e astratti, si applicano direttamente negli Stati Membri)

Direttive (stabiliscono obiettivi che devono essere perseguiti dagli SM – gli SM scelgono
come raggiungere questi obiettivi attraverso disposizioni nazionali)

Decisioni (vincolante solo per il destinatario – SM o impresa)

Sentenze Corte di Giustizia (CGUE)

Le fonti del diritto dell’U.E. sono di due diversi tipi: fonti primarie (o di diritto
convenzionale) e fonti secondarie (o di diritto derivato). Le fonti primarie consistono nei
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trattati istitutivi dell’U.E. e nelle loro successive modi cazioni e integrazioni. Secondo la
giurisprudenza della Corte di giustizia dell’U.E., le fonti primarie sono sovraordinate, da un
punto di vista gerarchico, alle fonti secondarie, dal momento che ne disciplinano la
formazione, le competenze e gli e etti giuridici. Dal punto di vista del diritto costituzionale
italiano, poi, le fonti primarie hanno una notevole capacità derogatoria del nostro sistema
costituzionale, trovando il proprio limite nei soli principi fondamentali dell’ordinamento
costituzionale e nei diritti inviolabili della persona umana, come a ermato dalla Corte
costituzionale.

IL MERCATO UNICO
Il mercato interno è un'area di prosperità e libertà che permette di avere accesso a beni,
servizi, opportunità lavorative e commerciali nonché alla diversità culturale. È necessario
un impegno costante per garantire l'ulteriore approfondimento del mercato unico, che
potrebbe produrre vantaggi signi cativi per i consumatori e le imprese dell'Unione. In
particolare, il mercato interno digitale dischiude nuove opportunità per rilanciare
l'economia (attraverso il commercio elettronico) riducendo nel contempo la burocrazia
(attraverso la pubblica amministrazione elettronica e la digitalizzazione dei servizi
pubblici). Nonostante i notevoli progressi compiuti verso la realizzazione di un mercato
unico (digitale), restano alcune s de da a rontare. Con la pandemia di COVID-19 sono
riapparsi alcuni ostacoli alle quattro libertà (libera circolazione delle merci, dei servizi, dei
capitali e delle persone). Il mercato comune instaurato dal trattato di Roma nel 1958
mirava a eliminare le barriere commerciali tra gli Stati membri al ne di accrescere la loro
prosperità economica e di contribuire a «un'unione sempre più stretta fra i popoli
europei». L'Atto unico europeo del 1986 ha integrato l'obiettivo della creazione del
mercato interno nel trattato che istituisce la Comunità economica europea (CEE),
de nendo tale mercato come «uno spazio senza frontiere interne nel quale è assicurata la
libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali».

COME SI CREA IL MERCATO UNICO

• Quattro libertà dell’Unione Europea : libera circolazione delle merci, libera


circolazione dei capitali, libertà di stabilimento e libera prestazione dei servizi, libera
circolazione dei lavoratori

• Disciplina della concorrenza :La disciplina della concorrenza rappresenta il fattore


necessario per il consolidamento e lo sviluppo dell’economia di mercato, basata sul
pluralismo, sulla libert di accesso ai fattori di produzione e agli sbocchi di mercato,
sulla diversit dei prodotti o erti, sull’incremento della libert di scelta, sullo sviluppo
della qualit dei prodotti e sul meccanismo di auto controllo dei prezzi.

• Limitazione degli aiuti di Stato : Innalzata la soglia per la fruizione degli aiuti di Stato, il
limite generale per singola impresa sale da 800.000 euro a 1,8 milioni di euro. Lo
prevede il decreto Sostegni al ne di favorire le imprese nella concreta fruizione di tutte
le misure agevolative anti-Covid messe in campo con i decreti emergenziali. Le nuove
disposizioni sono state inserite nel decreto legge per adeguare la normativa italiana a
quella dell’UE che ha incrementato l’ammontare degli aiuti fruibili attraverso l’ultima
modi ca del Quadro temporaneo, prorogato al 31 dicembre 2021. Il provvedimento
rimanda, Inoltre, alle regole europee sulla disciplina delle basi di calcolo dei plafond per
i gruppi d’impresa.

• Liberalizzazione dei servizi pubblici a rete : Nei servizi a rete, il processo di


liberalizzazione del mercato unico europeo risultato particolarmente lungo e
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complicato, e in alcuni comparti ha richiesto alcuni decenni per essere veramente
completato. I servizi a rete sono quei servizi che necessitato di un’infrastruttura sica al
ne di poter e ettuare la distribuzione del servizio: i cavi elettrici, i binari del treno o il
doppino in rame del telefono sono esempi di infrastrutture a rete.l’infrastruttura
rappresenta un elevatissimo investimento iniziale, che si trasforma in un elevato costo
sso nella gestione ordinaria del servizio (e determina quindi buona parte dei costi
operativi del settore) e che rappresenta una barriera all’ingresso impossibile da superare
per le imprese che volessero entrare nel settore. Nei servizi a rete si veri ca la tipica
condizione del monopolio naturale individuato nei manuali di economia industriale: se si
obbligati a realizzare una nuova infrastruttura per vendere il servizio, non vi alcuna
convenienza economica ad entrare nel mercato, nessuna impresa entra e il monopolista
rimane tale. Per liberalizzare il mercato occorre che tutti i concorrenti siano posti sullo
stesso piano nei confronti dell’uso dell’infrastruttura: nessuno di essi la pu possedere
in via esclusiva e tutti hanno il diritto di accedere liberamente al suo utilizzo, pagando
ovviamente un prezzo di accesso, che deve essere per equo, commisurato al valore
degli investimenti e ettuati e alle spese di manutenzione necessarie al suo
mantenimento. Il problema di gestione del monopolio naturale in uenza quindi il
processo di liberalizzazione del settore, che deve essere e ettuato in pi fasi: dopo la
prima fase che riguarda la privatizzazione del monopolista pubblico, segue la seconda
fase che agisce sul controllo e la gestione dell’infrastruttura a rete. Generalmente, il
monopolista viene diviso in due societ , una che gestisce l’infrastruttura a rete e l’altra
che opera nella fase di produzione del servizio. Quest’ultima societ opera come uno
dei tanti imprenditori entrati sul mercato, grazie alla sua liberalizzazione: il mercato viene
aperto consentendo e favorendo in vari modi l’ingresso di nuove imprese e la vendita
del servizio a tutte le tipologie di consumatori. Per ottenere un adeguato numero di
imprese concorrenti, mediante la regolamentazione pubblica si incentivano nuove
imprese ad entrare nel mercato, magari con normative temporanee a favore dei nuovi
entrati e a scapito dell’ex-monopolista. Chi gestisce la rete riceve un a tto per il suo
uso, e cio per il transito del servizio lungo la rete stessa, e per la sua manutenzione, in
modo che sia mantenuto il livello tecnologico pi aggiornato. La regolamentazione del
settore legata alla fase di liberalizzazione viene pertanto svolta con intensit di erente
nelle due fasi della liera produttiva: la regolamentazione molto stretta nella gestione
dell’infrastruttura a rete, ove si ipotizza l’esistenza di un monopolista naturale, mentre
poco stringente nella fase della produzione del servizio e in quella della sua
commercializzazione e vendita. In questi ultimi due comparti della liera si assiste alla
presenza di un numero elevato di concorrenti, che producono e vendono il servizio in
condizioni di concorrenza.

LE QUATTRO LIBERTÀ DEL DIRITTO UE

• LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI: La libera circolazione delle merci è garantita


attraverso l'eliminazione dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative e dal divieto di
adottare misure di e etto equivalente. I principi del riconoscimento reciproco,
l'eliminazione delle barriere siche e tecniche e la promozione della standardizzazione
sono ulteriori elementi introdotti per portare avanti il completamento del mercato
interno. L'adozione del nuovo quadro legislativo nel 2008 ha ra orzato la libera
circolazione delle merci, il sistema di vigilanza del mercato dell'UE e il marchio CE. La
pandemia di COVID-19 ha avuto tuttavia implicazioni negative per la libera circolazione
delle merci. Uno studio risalente all'inizio del 2021 illustra come l'e etto di future
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pandemie sulla libera circolazione delle merci possa essere attenuato dall'attuazione di
misure che ra orzino la resilienza del mercato interno.

• LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE: In una fase iniziale, la libera circolazione


delle merci era stata concepita nel quadro di un'unione doganale tra gli Stati membri
con l'abolizione dei dazi doganali, delle restrizioni quantitative agli scambi, delle misure
di e etto equivalente e con la ssazione di una tari a esterna comune dell'Unione. In
seguito l'accento è stato posto sull'eliminazione di tutti gli ostacoli restanti frapposti alla
libera circolazione delle merci al ne di realizzare il mercato interno.

• LIBERTÀ DI STABILIMENTO E LIBERA PRESTAZIONE DEI SERVIZI: La libertà di


stabilimento e la libera prestazione dei servizi garantiscono la mobilità delle imprese e
dei professionisti all'interno dell'UE. Le aspettative riguardanti la piena attuazione della
direttiva sui servizi sono elevate, dal momento che la prestazione (completamente)
libera dei servizi è di importanza fondamentale per il completamento del mercato
interno. Tuttavia, permangono ostacoli a tali libertà e la pandemia di COVID-19 ha
generato nuove s de. La risoluzione del Parlamento europeo sull'eliminazione delle
barriere non tari arie e non scali nel mercato unico, approvata in Aula nel febbraio
2022, illustra con quali modalità la ripresa economica dalla crisi della COVID-19 può
attenuare nel modo più e cace le ripercussioni negative sulla libertà di stabilimento e
sulla libera prestazione di servizi.

• LIBERA CIRCOLAZIONE DEI CAPITALI: La libera circolazione dei capitali è una delle
quattro libertà fondamentali del mercato unico dell'UE e, oltre a essere quella di più
recente introduzione, è anche la più ampia in virtù della sua peculiare dimensione extra
UE. La liberalizzazione dei ussi di capitale è progredita gradualmente. Le restrizioni ai
movimenti di capitali e ai pagamenti, sia tra Stati membri che con paesi terzi, sono
vietate dall'inizio del 2004 a seguito del trattato di Maastricht, sebbene possano
esistere eccezioni.

LA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA

Una nuova Costituzione europea deve quindi designare una nuova Unione. La priorità
oggi, chiaramente, è quella di risolvere il lack di competenze dell’Unione Europea in
materia di a) salute e b) questioni nanziarie. In secondo luogo, una nuova Costituzione
europea dovrebbe mirare alla sempli cazione delle Istituzioni. Uno dei grandi
problemi dell’UE è che i cittadini non conoscono tutto quello che l’Unione fa per loro, non
possono comprenderne le funzioni, né il complesso riparto di competenze. Come si fa ad
avere un Consiglio dell’Unione Europea, che è diverso dal Consiglio Europeo, ed entrambi
che non devono assolutamente essere confusi col Consiglio d’Europa? Dal momento in
cui vi è un Parlamento Europeo a tutela degli interessi dei cittadini; una Commissione
Europea chiamata ad agire nell’interesse esclusivo dell’Unione; è mai possibile che gli
interessi nazionali debbano essere rappresentati dal Consiglio dell’Unione Europea, dal
Consiglio Europeo e dagli Eurogruppi? Sono davvero necessari tutti questi attori, o
costituiscono semplicemente un rallentamento nella realizzazione di politiche comuni,
proprio a causa di questa disparità strutturale? E ancora, a proposito di sempli cazione,
bisognerebbe ripensare con urgenza alla procedura di adozione di un atto legislativo
europeo. Per citare il professor Giuseppe Tesauro, il processo decisionale europeo,
infatti, non è una “corsa ad ostacoli”, ma piuttosto “una passeggiata ad ostacoli”, vista la
sua lentezza e arzigogolo. Sarebbe, poi, ormai ora di eliminare i resti
dell’intergovernamentalismo in seno all’UE, e sostituire la votazione all’unanimità e il veto,
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con il metodo comunitario e la votazione a maggioranza degli Stati, in ogni settore di
politica dell’UE.

LO STATO REGOLATORE: GLI STRUMENTI DELL’INTERVENTO PUBBLICO

• Autorizzazioni/licenze/autorizzazioni generali

• Principio del mutuo riconoscimento e controllo di origine: In materia di scambi


commerciali, controllo che viene e ettuato mediante il certi cato di origine. In materia di
attività nanziarie l’espressione indica il principio introdotto nel 1985 dalla Commissione
CEE a erente alle modalità tecniche di svolgimento del processo di integrazione dei
mercati nanziari dei dodici paesi comunitari, previsto entro il 1992. Tale principio,
combinato con lo strumento del mutuo riconoscimento, stabilisce che ciascuna
istituzione nanziaria insediata in uno Stato membro della CEE può operare in tutto il
mercato europeo secondo l’ordinamento e sotto il controllo dell’autorità di vigilanza del
paese d’origine. Costituisce una reale innovazione rispetto all’approccio metodologico
originario, imperniato sull’armonizzazione globale delle singole normative nazionali in
materia nanziaria. La nuova opzione metodologica ha conferito un ritmo spedito all’iter
di attuazione del mercato unico dei servizi nanziari, eliminando i ritardi e le di coltà
operative riportabili alla necessità, prima avvertita, di pervenire alla creazione di un
corpo organico di norme comunitarie.

• Piani senza restrizioni quantitative/territoriali: La de nizione di restrizione


quantitativa è poco problematica, sono difatti le misure aventi il carattere di proibire
totalmente o parzialmente l'importazione, l'esportazione o il transito dei prodotti

• Ri-regolazione degli obblighi di servizio pubblico: Il sistema degli obblighi di servizio


pubblico (associati talvolta alla stipulazione di omonimi contratti) ha trovato
storicamente una delle sue prime sperimentazioni pratiche, come è noto, nell’ambito dei
tentativi (alcuni riusciti, altri meno) di introdurre regimi di liberalizzazione nell’a bito dei
servizi di trasporto. È indispensabile in via preliminare ricordare che il settore dei
trasporti non costituisce, per il diritto europeo, una categoria unitaria: esso è, al
contrario, suddivisibile in due sottogruppi, cui si applicano principi e disposizioni
tendenzialmente diversi cati. Consolidando previsioni assai risalenti nel tempo, l’art. 58
del TFUE stabilisce che la libera circolazione dei servizi nell’ambito dei trasporti per
ferrovia, su strada e per vie navigabili è regolata non dalle norme g nerali in tema di
libertà economiche fondamentali, bensì dalle apposite disposizioni dettate in proposito
dagli artt. 90 e ss. dello stesso TFUE  [3]. L’art. 90 del TFUE parla, a sua volta, di
una  «politica comune dei trasporti», attribuendo alle istituzioni europee poteri essibili
per (fra le altre cose) regolare l’accesso «di vettori non residenti ai trasporti nazionali in
uno Stato membro»: l’apertura dei mercati interni, sempre con riferimento ai servizi di
trasporto terrestri o per vie navigabili, dunque, dipende esclusivamente da scelte
puntuali del legislatore sovranazionale.

• Trasparenza e informazioni: Quando si parla di "trasparenza delle operazioni e dei


servizi bancari e nanziari" si intende un insieme di regole volte ad assicurare ai clienti
un'informazione corretta, chiara ed esauriente che agevoli la comprensione delle
caratteristiche, dei rischi e dei costi dei prodotti nanziari o erti e ne consenta la facile
confrontabilità con altre o erte. Le disposizioni di trasparenza si applicano all'acquisto
di prodotti bancari e nanziari tradizionali (ad es. conti correnti e altre forme di deposito,
nanziamenti, strumenti di pagamento) e in ogni fase del rapporto tra intermediario e
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cliente: la fase precontrattuale, quella
cioè che precede la sottoscrizione del
c o n t r a t t o (documento sui diritti
del cliente e foglio informativo, di usione
di indicatori sintetici di costo, prevenzione
del contenzioso attraverso presidi
organizzativi), la fase di stipula del contratto (documento di sintesi, forma dei contratti) e
quella post-contrattuale, ossia la relazione tra intermediari e clienti (documentazione
periodica, gestione del contenzioso).Le regole si a ancano a quelle previste da altri
comparti dell'ordinamento in materia di trasparenza e correttezza dei comportamenti
nei confronti della clientela, quali, ad esempio, quelle relative all'o erta di servizi di
investimento, disciplinata dal Testo Unico della Finanza (TUF), o di prodotti assicurativi
o alle previsioni contenute nel Codice del Consumo.

• Incentivi economici se non alterano la concorrenza:.L’aiuto compatibile col mercato


(o non aiuto) esamina il nanziamento assolutamente compatibile (è il caso di un
trasferimento di risorse pubbliche per gli aiuti a carattere sociale concessi ai singoli
consumatori o gli aiuti destinati a ovviare alle calamità o eventi eccezionali di cui all’art.
107, paragrafo 2, del TFUE). L’aiuto generale (o non settoriale) indica che l’incentivo è
concesso ad un’impresa mediante interventi non riconducibili nella categoria degli aiuti
di Stato (come nella fattispecie degli aiuti scali concessi alla generalità delle imprese).

Regolazione condizionale

• Serve a correggere eventuali fallimenti di mercato

• Pre gurazione di alcuni criteri di comportamento

• «La regolazione è retta dal principio «if... what», caratterizzata da prescrizioni non
direttive ma ipotetiche, dal veri carsi delle quali le norme o la regolazione stessa fa
discendere conseguenze che sono predeterminate» (Cassese, 2002)

• Se si veri ca la condizione X, succede Y



In particolare, la regolazione c.d. condizionale consiste in una vigilanza sul rispetto
delle disposizioni legislative, per cui l'apparato di controllo si limita a veri care che gli
operatori del settore non vìoli- no un certo equilibrio degli interessi

RULEMAKING E ADJUDICATION

Rulemaking (atti di regolazione)

▪ Pongono «regole del gioco» ex ante



▪Atti amministrativi generali (ossia rivolti a una pluralità indeterminata di destinatari – es.
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ffi
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operatori del settore telefonica, venditori energia elettrica ecc.) Es.: determinazione tari e
del gas

▪Partecipazione, consultazione, contraddittorio, difesa, motivazione, AIR

Adjudication (atti puntuali)

▪ Decisioni puntuali (ossia rivolti a un solo operatore economico) ▪Es. Sanzioni



▪ Partecipazione, contraddittorio, difesa, motivazione

In che direzione va il diritto pubblico dell’economia oggi?

▪Un ritorno agli strumenti «tradizionali»? ( nalismo; esigenze sociali; pandemia di


Covid-19, con itto in Ucraina)

▪Nuove tecnologie (intelligenza arti ciale, big data, robotica)

▪ Sostenibilità (crisi climatica, tutela dell’ambiente, rivoluzione verde)

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