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31/10/17
POLITICA AGRARIA
La POLITICA AGRARIA studia le politiche per il settore agricolo nel più ampio contesto della
Politica Economica.
2) MACROECONOMIA
Sono tutti quegli interventi che possono essere:
1. Interventi pubblici legati a TUTTO IL SETTORE (agricoltura):
-DIRETTI: ossia rivolti a singoli operatori senza differenza di comparto o territorio.
I più classici esempi riguardano: Credito agrario (che rappresenta una materia rilevante);
contatti agrari; cooperazione agricola ecc..
-INDIRETTI: ossia rivolti alle imprese agricole, al territorio e l’agro-ambiente. I più classici
esempi riguardano: ricerca e sviluppo in agricoltura, assistenza tecnica, sicurezza
alimentare e servizio repressioni frodi a tutela del consumatore.
2. Interventi di COMPARTO (branche produttive di un Settore);
-Organizzazione Comuni di Mercato (ocm) disciplinano produzione e scambio di determinati
prodotti agricoli nell’UE; C’è ne solo uno ormai per semplificare il tutto a livello burocratico e per
facilitare il sistema dei premi
-Piano Agrumi I e II (riconversione agrumicola);
-Estirpazione dei vigneti;
3. Interventi pubblici su PARTICOLARI TERRITORI che sono caratterizzati da divari economico-
sociali che finiscono per coinvolgere anche l’agricoltura.
I più classici esempi riguardano:
-Legislazione speciale per il Mezzogiorno;
-Legislazione nazionale sulla montagna;
-Legislazione regionale su parchi naturali e riserve (Sicilia)
4. Interventi pubblici su ALTRI RAMI DI ATTIVITÀ ECONOMICA CONNESSI o meno con
l’agricoltura che esistono a causa delle crescenti interdipendenze tra agricoltura e altri settori.
Codesti interventi si suddividono in:
-Interventi pubblici a carattere intersettoriale, i cui più classici esempi riguardano i Piani,
programmi di sistema o di filiera, ed infine interventi sui distretti produttivi ecc..;
-Interventi pubblici relativi ad altri rami d’attività economica e riflessi sull’agricoltura, i cui più
classici esempi riguardano le politiche strutturali per le PMI; le delibere CIPE sulla localizzazione
degli stabilimenti industriali ed infine concessione di autorizzazione amministrative all’apertura
di supermercati.
Lezione 6
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1)FUNZIONE SVOLTA
__FINI DI TIPO ESPLICATIVO hanno la funzione di spiegare o interpretare il comportamento dei
soggetti economici come unità singole o aggregate
__FINI DI TIPO OPERATIVO hanno la funzione di guidare o condizionare il comportamento dei
soggetti economici come unità singole o aggregate. Essi si dividono in:
-Fini Prescittivi sono interventi obbligatori e l’azione di condizionamento dell’intervento si
esercita imponendo vincoli e comportamento.
Esempi: divieti o vincoli di produzione (licenze per coltivazione del tabacco, quote
latte); set-aside obbligatorio (cioè sono dei soldi che vengono dati ai contadini per
non coltivare la terra perché obbligati dall’UE); divieti di impianto di vigneti;
-Fini Orientativi vogliono condizionare il comportamento degli individui e i fini non sono
obbligatori. Esempi: credito agrario agevolato; aiuti al consumo (olio d’olivo, burro);
aiuto per l’agricoltura biologica ecc..
4) PERIODO DI RIFERIMENTO
FINI DI BREVE/MEDIO TERMINE: interventi i cui risultati esplicano la loro efficacia in periodi di
tempo più o meno ristretti (1-2 anni). Hanno carattere specifico e sono limitati alle risorse
disponibili;
Esempi: Piena occupazione o sufficienti livelli di occupazione degli addetti;
Controllo del livello generale dei prezzi e del potere d’acquisto interno della moneta;
Eliminazione o riduzione di squilibri nella bilancia dei pagamenti;
Stabilizzazione del mercato e dei prezzi agricoli; Misure contro i disagi conseguenti a
calamità naturali;
Credito di soccorso; OCM e interventi nell’ambito dei PSR.
FINI DI LUNGO TERMINE si ricollegano ad interventi inerenti vari settori della vita del Paese e
possono produrre anche cambiamenti radicali in seno ad una comunità nazionale o
internazionale (orizzonte 8-10 anni ed oltre);
Esempi:
__Grandi obiettivi economico-sociali: Sicurezza nazionale – Conservazione paesaggio rurale
– Raggiungimento di livelli minimi di approvvigionamento alimentare – mantenimento o
accrescimento di scambi commerciali – Aumento del reddito nazione – Distribuzione del
reddito in termini personali, territoriali e settoriali.
__Misure che favoriscono la formazione superiore e le attività di ricerca scientifica:
Aumento del flusso di innovazioni verso l’agricoltura – Costituzione di osservatori, centri di
ricerca e sperimentazione
__Conservazione delle risorse naturali: Costituzione di Parchi e riserve – Forestazioni ecc..
Opere di bonifica ed irrigazione ecc..
DEFINIZIONE AGRICOLTURA
La definizione di agricoltura è univoca? NO, cambia in funzione del tipo di approccio disciplinare;
dello scopo dell’analisi e dei fini dell’azione politica ecc.
PRIMA DEFINIZIONE
Si definisce AGRICOLTURA la somma delle attività economiche o l’insieme dei prodotti ottenuti da
un complesso di attività economiche aventi sede nelle specifiche unità di produzione e fondate
sui processi biologici della vita vegetale o animale.
Lezione 6
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* COLTIVAZIONE DEL FONDO: sono escluse le attività senza terra (coltivazioni fuori suolo; gli
allevamenti intensivi da latte e da carne; la pesca e ittiocoltura ecc..).
*ATTIVITÀ CONNESSE: si distinguono:
- ATTIVITA’ CONNESSE ATIPICHE: non sono esplicitate e di per se non qualificano l’impresa
agraria, ma è la connessione con le attività agricole richiamate nel I comma (coltivazione del
fondo, silvicoltura e allevamento) che le fanno qualificare come agricole.
Esse sono organizzate e gestite nell’ambito delle stesse aziende dalle quali sono state
espulse per effetto dei processi di divisione e specializzazione del lavoro.
Si collocano a monte e/o a piano del processo produttivo agricolo (es. approvvigionamento
idrico e distribuzione acqua; lavorazioni terreno; difesa antiparassitaria; difesa antigelo; ecc.).
Se sono esterne all’unità di produzione agraria, il rapporto di connessione viene
riconosciuto a condizione che siano organizzate e gestite dagli stessi produttori associati
sotto qualsiasi forma giuridica (cooperativa, consorzi, ecc,) nell’interesse e per conto delle
aziende associate.
- ATTIVITA’ CONNESSE TIPICHE sono quelle esplicitate nella norma generale del CC
(trasformazione ed alienazione dei prodotti agricoli).
Si collocano a valle del processo produttivo (es: trasformazione del latte in derivati; uva in vino;
commercializzazione prodotti aziendali ecc.) e rientrano nell’esercizio normale dell’agricoltura.
Requisito di NORMALITÀ: è controverso (è riferito ad attività tradizionalmente agricole e/o
svolte dalla maggioranza degli agricoltori della zona).
Possono essere organizzate e gestite all’esterno dell’unità di produzione in nome e per
conto degli agricoltori associati (entro certi limiti! la cantina sociale può acquistare parte
dell’uva da trasformare sul mercato).
4. DEFINIZIONE DI
AGRICOLTURA UE
• Art. 38 e Allegato II Trattato Istitutivo CEE –
Riguarda i prodotti che si ottengono mediante
processi biologici della vita vegetale e animale
• Elastica nei confronti della sede (anche senza
terra)
• Rigida prodotti dell’Allegato II (agricoli o
trasformati purché compresi nell’elenco)
– Es. esclusi à Bergamotto, fichi, olive da tavola, cotone,
sommacco, carrubo, ecc.
• Attività connesse riconoscimento attraverso la
Politica delle Strutture e di Sviluppo Regionale oggi
politica di sviluppo rurale
Lezione 6
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SVILUPPO DI UN SETTORE
L’indice migliore usato è la PRODUTTIVITA’ DEL LAVORO, dato dal rapporto tra il Reddito Interno
del settore / Numero di addetti interni al settore
È utile per:
• Analisi storica dei processi di sviluppo e/o ristagno
• Studio delle disparità di redditi fra agricoltura e altri settori
• Studio delle differenziazioni territoriali
FONTI DI FINANZIAMENTO
Fonti proprie dell’imprenditore o comunque interne all’impresa
• Capitalizzazione del lavoro;
• Reimpiego del reddito netto positivo dell’imprenditore;
• Nuovi conferimenti di capitale da parte dell’imprenditore;
• Utilizzo dei fondi di ammortamento e/o delle indennità di liquidazione.
Fonti esterne
• CREDITO ORDINARIO;
• CREDITO SPECIFICO PER L’AGRICOLTURA (non agevolato; agevolato); L’agricoltore è sempre
stato legato a questo tipo di credito per i vantaggi che aveva (riceveva entrambe le forme)
• Contributi in conto capitale.
LE CAUSE DI MOBILITA’
• Sviluppo economico (al crescere del reddito pro capite diminuisce l’apporto dell’agricoltura al
sistema e si incrementa l’attrattività verso settori extra-agricoli);
• Presenza di economie esterne (concentrazione di servizi legati prevalentemente al terziario);
• Squilibrio di risorse tra determinati territori (forza lavoro, quantità di terra, di capitali ed
organizzazione).
Indice ettari/addetti agricoli se è basso tanto più elevata sarà la spinta alla
mobilità e viceversa;
•Specializzazione del lavoro e progresso tecnologico (causa di espulsione della forza lavoro);
• Squilibri tra redditi agricoli ed extra-agricoli (fattore di attrazione ed espulsione allo stesso
tempo);
• Calamità naturali e cambiamenti climatici (terremoto, eruzioni, alluvioni, ecc.);
• Crisi economica e finanziaria (espulsione territori svantaggiati);
• Orientamenti pubblici che intervengono su altri settori maggiormente
Lezione 6
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LE TIPOLOGIE DI MERCATO
Il MERCATO DEL LAVORO è un mercato complesso, che comprende:
- Un MERCATO REGOLAMENTATO, i quali sono tutti i rapporti di lavoro che sottostanno alla
normativa sulla contrattazione collettiva; sono indipendenti dal rapporto quantitativo tra
domanda ed offerta di lavoro; ed essi riflettono parzialmente la variabilità e le situazioni di
apertura e chiusura del mercato.
- Un MERCATO NON REGOLAMENTATO, i quali sono tutti i rapporti di lavoro che si formano
liberamente sul mercato; sono dipendenti dalla quantità di domanda ed offerta di lavoro
esistente sul mercato; ed hanno vario grado di apertura e chiusura del mercato.
Esso si suddivide in 2 categorie:
- Mercati Palesi (o speciali o liberi) che sono quelli che non operano in contrasto con la
legge;
- Mercati Occulti (o neri o sommersi) che spesso sono mercati illegittimi che non
garantiscono condizioni di sicurezza (es: offerta proveniente da lavoratori giovani, anziani o
extracomunitari ecc..) .
PRINCIPALI EFFETTI
• Nella contrattazione collettiva
– Il PREZZO ha una limitata variabilità (entro i limiti previsti dal contratto collettivo);
– Si forma una concorrenza bilaterale
– Il mercato è limitatamente imperfetto e con alto grado di chiusura
• Nel mercato privato
– Il PREZZO ha un ’alta variabilità
– Si forma una concorrenza bilaterale o concorrenza dal lato dell’offerta e oligopolio parziale dal
lato della domanda
– I soggetti di offerta di lavoro sono molteplici e possono provenire anche dalla popolazione
inattiva, dall’attività extragricola, dal lavoro autonomo
ISTITUZIONI E ORGANI UE
- PARLAMENTO EUROPEO rappresenta i cittadini ed è eletto direttamente da questi;
- CONSIGLIO DELL’UE rappresenta i singoli Stati membri;
- COMMISSIONE EUROPEA ha il compito di difendere gli interessi generali dell’Unione;
- CORTE DI GIUSTIZIA vigila sullo stato di diritto comunitario;
- CORTE DEI CONTI controlla il finanziamento delle attività dell’Unione.
ALTRI ORGANISMI
- COMITATO ECONOMICO E SOCIALE
EUROPEO rappresenta la società civile, i
datori di lavoro e i lavoratori;
- COMITATO DELLE REGIONI rappresenta
gli enti regionali e locali;
- BANCA EUROPEA per gli Investimenti finanzia i progetti d’investimento dell’UE e sostiene le
piccole e medie imprese attraverso il Fondo Europeo per gli Investimenti;
- BANCA CENTRALE EUROPEA responsabile della politica monetaria europea;
- MEDIATORE EUROPEO prende in esame i reclami inerenti a cattiva amministrazione da parte
delle istituzioni e degli organi dell’UE;
- GARANTE EUROPEO PER LA PROTEZIONE DEI DATI ha funzioni di salvaguardia della riservatezza
dei dati personali dei cittadini;
- UFFICIO DELLE PUBBLICAZIONI UFFICIALI DELLE COMUNITÀ EUROPEE pubblica informazioni in
merito all’UE;
- UFFICIO DI SELEZIONE DEL PERSONALE DELLE COMUNITÀ EUROPEE assume personale destinato
alle istituzioni e ad altri organismi dell’UE.
- SCUOLA EUROPEA DI AMMINISTRAZIONE ha il compito di offrire al personale dell’UE una
formazione in settori specifici.
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PAC
La Politica Agricola Comune comprende l’insieme delle regole e delle indicazioni che l’Unione
Europea ha voluto darsi, sin dalla sua nascita, per promuovere la centralità del settore agricolo,
garantendo uno sviluppo equo e solidale dei Paesi membri.
In particolare la PAC persegue i seguenti obiettivi: incrementare la produttività del comparto
agricolo, assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, stabilizzare i mercati,
garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi ragionevoli ai consumatori.
La PAC è una delle politiche comunitarie più importanti ed impegna notevolmente il bilancio
dell’Unione Europea (circa il 34%).
La PAC nasce con L’ARTICOLO 39 del Trattato di Roma (avvenuto nel 1957, Trattato che istituisce
la Comunità economica europea) e fin dai suoi inizi si prefissarono 4 obiettivi principali:
● Soddisfare gli agricoltori grazie al prezzo di intervento. Ovvero il prezzo minimo garantito per i
prodotti agricoli stabilito dalla Comunità Europea.
● Orientare le imprese agricole verso una maggiore capacità produttiva. Questo attraverso lo
sviluppo tecnologico e l’uso di migliori tecniche agronomiche.
● Stabilizzare i mercati
● Assicurare prezzi accessibili ai consumatori
Per raggiungere i primi due obiettivi prefissati dalla PAC, fu istituito il FEOGA, ovvero il Fondo
Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola. Il FEOGA viene istituito quindi, per garantire il
guadagno ai produttori di beni agricoli e orientarli a produrre maggiormente ciò che è richiesto
dal mercato. Questo meccanismo mostrò da subito difetti, venivano favorite sia le aziende più
efficienti, sia quelle meno efficienti, a scapito dell’ammodernamento e con gravi costi sopportati
dalla Comunità Europea. Questi fattori, uniti alla crisi mondiale alimentare e al cambiamento
climatico, portarono la riforma della PAC ad essere oggetto di dibattito all’interno del Parlamento
Europeo.
Tutti gli agricoltori beneficiari di pagamenti diretti sono soggetti al rispetto della condizionalità, al
fine di evitare riduzioni o esclusioni nell'erogazione dei contributi comunitari.
La PAC costa circa 0,30 cent al giorno per ogni cittadino europeo. L’agricoltura è l’unico settore
interamente finanziato a carico del bilancio europeo. Questa spesa è così grande in quanto le
spese europee sostituiscono quelle nazionali.
La spesa agricola è finanziata da due fondi:
- il FEAGA (Fondo europeo agricolo di garanzia) che finanzia esclusivamente le misure di
mercato, i pagamenti diretti e altre misure che ricadono nel I pilastro della PAC che si occupa di 2
temi:
- gli Interventi Di Mercato che riguardano la stabilizzazione dei redditi degli agricoltori
tramite la gestione dei mercati agricoli;
- i Pagamenti Diretti agli agricoltori;
- il FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) che finanzia esclusivamente le spese
per lo sviluppo rurale riguardante il II pilastro della PAC.
Oggi le priorità della PAC sono: qualità e sicurezza alimentare; tutela dell’ambiente e benessere
degli animali; la competitività dell’agricoltura europea e la salvaguardia delle comunità rurali.
PSR
Il PSR è un documento di programmazione redatto dalle Regioni, nell’ambiente del nuovo quadro
di riferimento a livello Europeo noto come “AGENDA 2000”.
Il PSR è il principale strumento di programmazione e finanziamento per gli interventi nel settore
agricolo, forestale e dello sviluppo rurale e opera sull’intero territorio regionali.
Le principali disposizioni riguardanti la politica di sviluppo rurale dell’UE per il periodo 2007-2013,
e le misure che possono essere prese dagli Stati membri e dalle regioni, sono stabilite nel
regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre.
Il regolamento afferma che la politica di sviluppo rurale per il periodo 2007-2013 sia incentrata sui
3 temi (“assi tematici”) seguenti:
- Potenziamento del settore agricolo e forestale;
- Salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio rurale;
- Miglioramento della competitività delle zone rurali.
Il Fondo Europeo Agricolo Per Lo Sviluppo Rurale (FEASR) è un fondo strutturale dell’UE relativo
al sostegno dello sviluppo rurale, istituito col Reg. 1698/2005 per sostituirsi ad una parte del
FEOGA. Questo fondo pone un accento particolare sul cosiddetto 2° pilastro della PAC.
Le 6 priorità (PRINCIPI) del PSR per il periodo 2014-2020 sono le seguenti:
1) Promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nei settori agricoli e forestali;
2) Rafforzare la competitività dell’agricoltura e la vitalità delle aziende;
3) Organizzazione delle catene alimentari e gestione del rischio;
4) Preservare e migliorare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura;
5) Promuovere l’uso efficiente delle risorse e sostenere la transizione verso un’economia a basse
emissioni di carbonio;
6) Sviluppo del potenziale occupazione e sviluppo rurale.
ISMEA
L’ISMEA è l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, ed è un ente pubblico economico
vigilato dal MIPAAF.
Fa parte del SISTAN (sistema statico nazionale) e del SIAN (sistema informativo agricolo
nazionale). Nell'ambito delle sue funzioni istituzionali l'ISMEA realizza servizi informativi,
assicurativi e finanziari e costituisce forme di garanzia creditizia e finanziaria per le imprese
agricole e le loro forme associate, al fine di favorire l'informazione e la trasparenza dei mercati,
agevolare il rapporto con il sistema bancario e assicurativo, favorire la competitività aziendale e
ridurre i rischi inerenti alle attività produttive e di mercato. L'ISMEA affianca le Regioni nelle
attività di riordino fondiario, attraverso la formazione e l'ampliamento della proprietà agricola, e
favorisce il ricambio generazionale in agricoltura in base ad uno specifico regime di aiuto
approvato dalla Commissione europea.
Lezione 6
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INEA
L’INEA è l’istituto Nazionale Di Economia Agraria ed è un ente pubblico di ricerca sottoposto alla
vigilanza del MIPAAF (Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali). E’ stato istituito
nel 1928 e fa parte del SISTN (sistema statico nazionale).
Gli ambiti di ricerca sono collegati all’ambiente, all’agricoltura e allo sviluppo rurale.
Svolge attività di promozione e diffusione della cultura ambientale, di censimento delle realtà
agricole italiane e inoltre attività di collegamento tra le istituzioni nazionali ed internazionali del
Paese.
FONTI STATISTICHE
L’informazione statistica serve per l’elaborazione delle scelte individuali e collettive. Serve agli
operatori economici, alle autorità e al pubblico. Offre dati sulla situazione economica,
demografica, sociale e ambientale.
La statistica analizza in termini quantitativi i fenomeni collettivi ossia i fenomeni il cui studio
richiede l’osservazione di un insieme di manifestazioni individuali.
Perché risponde ai principi di obiettività, trasparenza, rigore scientifico?
L’elaborazione delle statistiche della comunità presenta i caratteri dell’ imparzialità,
dell’affidabilità, dell’indipendenza scientifica, dell’efficienza economica e della riservatezza
statistica. Essa non comporta oneri eccessivi per gli operatori economici.
Gli attributi di qualità dell’informazione statistica ufficiale sono:
IMPARZIALITÀ ovvero le statistiche sono prodotte secondo un disegno oggettivo e scientifico non
condizionate da influenze politiche, adottando le metodologie concordate con gli organismi
internazionali;
AFFIDABILITÀ ovvero i risultati rispecchiano i fenomeni reali con maggior accuratezza possibile.
La scelta delle fonti, dei metodi e delle procedure risponde a criteri scientifici.
PERTINENZA ovvero quando le statistiche colmano un bisogno informativo pubblico
EFFICIENZA quando utilizzano nel modo migliore possibile le risorse disponibili.
RISERVATEZZA, devono garantire la riservatezza del dato individuale
TRASPARENZA E ACCESSIBILITA’
La maggior parte delle statistiche è prodotta dal Sistema Statistico Nazionale SISTAN.
È una rete costituita da organismi pubblici, vale a dire un network pubblico che ha il compito di
raccogliere, elaborare, archiviare e diffondere l’informazione statistica.
ISTAT, INEA ecc… sono sono controllare dal SISTAN
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RISCHI IN AGRICOLTURA
Il RISCHIO è una componente intrinseca all’attività d’impresa.
L’imprenditore combina i fattori della produzione, compie delle scelte assumendo dei rischi.
In questo modo si crea l’impresa. Non c’è impresa senza rischio.
Non c’è alcun imprenditore che quando compie una scelta è sicuro delle conseguenze, senza
sapere dei rischi che può incorrere nella scelta.
Il rischio è in grado di generare un impatto sul risultato e profitto dell’impresa
La Capacità Imprenditoriale sta nel saper scegliere la combinazione dei fattori produttivi che
Permette di ottenere il risultato economicamente più efficiente.
Ma in agricoltura si sta all’aperto e quindi per quanto l’imprenditore possa prendere le migliori
scelte egli deve sottostare al carattere biologico della produzione che condiziona il risultato.
TIPOLOGIE DI RISCHIO
_RISCHIO DI PRODUZIONE: dipendere del carattere biologico, avversità meteoriche, infestazioni.
L’imprenditore non sa mai con certezza la qualità e la quantità della produzione
_RISCHIO DI MERCATO: incertezza nel collegamento tra imprenditore e mercato. La possibilità di
non trovare mercati adatti a prezzi attesi o non riuscire a reperire fattori produttivi a prezzi
convenienti (+ costi di produzione e stesso ricavo)
_RISCHIO FINANZIARIO: rischio di bancarotta per mancanza di risorse finanziarie per ripagare
debiti o anticipare spese
_RISCHIO ISTITUZIONALE: rischio che norme e regolamenti vadano incontro a cambiamenti
imprevisti dopo aver preso delle decisioni produttive e quindi si può andare incontro a minor
sostegno
_RISCHIO PERSONALE: legato alla capacità di competenze imprenditoriali o degli addetti. Non tutti
hanno le stesse capacità di formulare aspettative
Il rischio diventa sempre meno legato ad attività dell’impresa, ma finisce sempre più per essere
condizionato da fattori esterni all’impresa e su cui l’imprenditore non può agire.
ALTRE CONSIDERAZIONI
La Sicilia non ha aderito alle opportunità legate alla gestione del rischio, che però devono essere
prese in considerazione perchè:
- L’UE sta passando da un sostegno diretto del reddito ad un sostegno indiretto del reddito
che è collegato agli Strumenti Di Gestione del rischio.
- La richiesta di una maggiore liberalizzazione dei mercati agricoli: cioè ala globalizzazione
degli scambi, quindi di fatto se le imprese sono spinte ad abbracciare questa sfida di
mercato, avranno sempre più l’esigenza di doversi dotare di questi strumenti di
stabilizzazione del reddito, perché sul piano internazionale la competizione e più alta e
dura, rispetto al mercato locale.
- Quindi concorrenza in un mercato globalizzato
- Cambiamenti climatici
- I maggiori investimenti in capitali per conseguire economie di scala
- Di fatto non si attivano politiche di cessione del rischio a terzi (limitata adozione di
innovazione organizzativa): si protesta nella fase ex-post.
- Si registra un limitato coinvolgimento del territorio (problema comune di atre politiche-
manca un piano di comunicazione che coinvolga PA, tecnici e imprenditori)
Lezione 6
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POLIZZE ASSICURATIVE
A cosa servono? Servono a esternalizzare il rischio mediante sottoscrizione di un contratto
assicurativo, cioè a trasferire il rischio connesso al verificarsi di un eventuale evento, a dei
soggetti terzi
- Soggetti? Impresa che cede il rischio aziendale; Compagnia di assicurazione che si obbliga
a risarcire l’impresa assicurata in caso di danni derivanti da particolari sinistri. Questi
rapporti contrattuali sono sostenuti da un contributo che è di origine pubblica (condizione
essenziale).
- Condizioni? A fronte del trasferimento del rischio l’impresa agricola corrisponde alla
compagnia assicuratrice il premio assicurativo, a copertura del quale può ricevere il
contributo finanziario previsto nella PAC, dove all’interno di un documento vengono
specificate delle caratteristiche e le imprese assicurative che vogliono introdurre le
assicurazioni in agricoltura, devono poter rispettare quelle condizione previste all’interno
del Piano Assicurativo Nazionale; Il contributo pubblico non può eccedere il 65% del
premio assicurativo; I «Condifesa» contrattano le condizioni contrattuali per i propri
assicurati. Cioè la contrattazione non avviene in un dialogo tra privati, bensì vengono
istituzionalizzati dei soggetti che definiscono pacchetti assicurativi/formule contrattuali
che sono corrispondenti alle specifiche esigenze dell’impresa, del comparto produttivo e
del territorio. Questi soggetti sono i consorzi di difesa “condifesa”, che non sono altro che
forme associative di tipo parziale, perché si costituiscono tra produttori che hanno lo
stesso problema e desiderano di accedere senza problemi alle polizze ass. e quindi la
contrattazione sarà fatta dal consorzio, non più dal singolo produttore, per avere un
maggiore potere contrattuale nell’accordo da stipulare con i contratti assicurativi. Questo
da un vantaggio anche alle polizze perché possono contare sulla vendita di servizi
assicurativi di una certa importanza.
Le polizze assicurative sono lo strumento maggiormente preferito degli agricoltori.
TIPI DI FRANCHIGIA
È oggetto di particolare attenzione. Questa può essere
- FISSA: è quella espressa in % del valore assicurato: se il danno è inferiore alla franchigia
non si ottiene nessun finanziamento.
- SCALARE: tende a garantire ulteriormente l’agricoltore, ed è quella che varia in funzione
del danno registrato. Molto più appetibile, perché risponde in maniera migliore alle
richieste degli imprenditori agricoli.
Il livello di franchigia maggiore colpisce il danno più basso, la franchigia minore colpisce il danno
più alto.
ELEMENTI CONTRATTUALI
Oltre alla franchigia, unica o scalare vi sono altri elementi importanti:
- SCOPERTO: % di danno liquidabile che, in caso di sinistro, è a carico dell’assicurato che
non è una costante all’interno dei contratti assicurativi, e soprattutto tende ad assumere
valori che sono tendenzialmente variabili in trono al 20 % nel caso di calamità naturali. La
scopertura rappresenta un ulteriore elemento di aggravio per l’assicurato, perché
addizionato agli altri elementi (franchigia, limite d’indennizzo) la polizza diventa meno
appetibile.
- LIMITE D’INDENNIZZO: % in valore che la compagnia riconosce come valore massimo
dell’indennizzo. Cioè la compagni si tutela fissando un tetto massimo. Questo potrebbe
differire per la tipologia di evento, in funzione della probabilità che accadi, più questa è
bassa, maggiore sarà il tetto massimo.
- COPERTURA O DECORRENZA: arco temporale durante il quale la polizza è valida.
somma degli introiti che l’agricoltore ricava dalla vendita della propria produzione sul
mercato, incluso qualsiasi tipo di sostegno pubblico e detratti i costi dei fattori di
produzione. Gli indennizzi versati agli agricoltori dal fondo di mutualizzazione compensano
in misura inferiore al 70% la perdita del reddito
PIANO ASSICURATIVO AGRICOLO NAZIONALE (PAAN)
Mipaaf
Altro strumento importante a livello nazionale è il PAAN, che definisce:
Produzioni vegetali
Strutture aziendali
Allevamenti zootecnici
Rischi
Garanzie assicurabili
Combinazioni di copertura assicurative per mancata resa
Contenuti obbligatori del contratto assicurativo
PACCHETTI ASSICURATIVI
Esistono per facilitare il ricorso a questo strumento, definendo Ex-Ante alcune tipologie di polizze.
Di fatto la compagnia assicurativa che opera nell’ambito dell’assicurazione in dell’agricoltura,
sviluppa dell proposte all’interno di pacchetti predefiniti, con lo scopo di semplificare, da un lato
la vita dell’imprenditore, e dall’altro per proporre soluzione alternative al problema della gestione
del rischio. I pacchetti qauli sono?
- Pacchetto A (ex polizza multirischio): Copertura di tutte le avversità accessorie, di
frequenza e catastrofali (copertura totale alle colture aziendali).
- B (polizza pluririschio): che combina l’offerta contrattuale coprendo almeno un’avversità
di frequenza e una catastrofale.
- C (polizza pluririschio): che copre tre avversità di frequenza + una o tutte le avversità
accessorie
- D (PAAN): Polizze assicurative che coprono l’insieme delle avversità catastrofali
Mentre le prime tre sono strettamente collegati al regolamento europeo, l’ultimo è più
strettamente legato ad un’esperienza di tipo nazionale.
LE AGGREGAZIONI D’IMPRESA
Il tema delle aggregazioni in agricoltura è importante perché, come abbiamo più volte detto,
questo tessuto produttivo è prevalentemente, da un lato composto da micro-piccolissime
imprese, e dall’altra parte da medio-grande imprese, ma il primo è il tessuto di gran lunga più
diffuso e questo pone una serie di problematiche che hanno da sempre caratterizzato l’agricoltura
e che l’hanno sempre posta ad un livello di attenzione differente dalle altre imprese da parte delle
istituzioni pubbliche, si sono sempre preoccupati di sostenere aiutare o di alleviare gli eventuali
problemi derivanti da questa peculiarità di questo tessuto produttivo.
Di fatto il tema dell’aggregazione è stato un problema sempre oggetto d’attenzione e in maniera
particolare, l’obbiettivo del intervento pubblico si è prevalentemente concentrato nella messa a
punto di strumenti che in qualche modo potessero favorire l’aggregazione. Storicamente in
alcuni territori questo è avvenuto con l’affermazione del movimento cooperativo. La verità
comunque è che, a parte alcune epoche storiche e a parte alcune peculiarità territoriali, di fatto il
movimento cooperativo è tendenzialmente fallito, allora sono stati messi a punto nuovi
strumenti per incentivare l’aggregazione, fino ad arrivare alle Organizzazioni dei Produttori. Si
sono così affinati i mezzi per favorire l’aggregazione, si sono messi a punto dei cosiddetti protocolli
linee guida per individuare i soggetti che potevano beneficiare di queste forme di aggregazione e
quindi favorire il loro collegamento con il mercato (favorire un aggregazione tramite la
disponibilità di risorse finanziare per stare insieme, per superare logiche divisorie, per trovare
obbiettivi comuni e per vere un maggiore potere contrattuale). Questa esigenza non è un esigenza
specifica dell’agricoltura ma ha influenzato la politica economica in generale. Ecco che così nasce
l’interesse, da parte dell’Europea, verso le piccole imprese. (risposte alle prime 3 domande delle
slide)
A cosa servono le collaborazioni tra imprese?
Certamente stare insieme, si porta alcuni vantaggi e alcuni svantaggi:
VANTAGGI:
- Incrementare il potere contrattuale: migliorare la capacità di volgere una qualsiasi
transizione a proprio favore. Perché più l’impresa è piccola mire è il potere contrattuale, e
quindi di competitività. La competitività è strettamente connessa al tema dell’economia di
scala.
- Crescita sul mercato: strettamente collegata al potere contrattuale.
SVANTAGGI:
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FORME COLLABORATIVE
AGGREGATI INFORMALI
Nascono sulla base di accordi tra soggetti che hanno una qualche relazione di tipo personale, di
fatto non siamo davanti a tipologie di rapporti in ambienti economici ben definiti, e però il fatto
che ci siano ancora accordi di questo tipo può richiamarsi come opportunità di cambiamento.
Non sono disciplinati dalla legge, ma semplicemente vi è un’impresa madre che tende a collegarsi
con altre imprese satelliti. Sussiste ovviamente quando si hanno reciproci vantaggi, legati a
rapporti tecnico- produttivi, personali e finanziari.
AGGREGATI FORMALI
Estremamente più diffusi, vi è un rapporto di tipo contrattuale, che fissa i contenuti dell’accordo
e ne predefinisce le azione, i vincoli e le responsabilita. Possono essere clasificati per:
1. Base Contrattuale (che definiscono obblighi e doveri delle imprese partecipanti):
- La durata dell’accordo che può avere carattere permanente se il rapporto è di lunga
durata, o carattere transitorio se il rapporto ha un termine assoluto al raggiungimento di
obbiettivi prestabiliti;
o Contratti di collaborazione, come consorzi e le associazioni in partecipazione;
o Contratti che determinano rapporti di dipendenza, come i contratti di dominio;
o Es. associazioni temporanee tra imprese (ATI), consorzi ecc.
2. Base Patrimoniale:
- Un’impresa acquista una quota più o meno cospicua del patrimonio di un’altra per avere
un controllo tale da partecipare alle assemblee ed esprimere la propria volontà: si
vengono a creare le Holding Company e i Trust.
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CONTRATTI DI RETE
Nel campo dell’agroalimentare, una
grande novità è data da i CONTRATTI DI
RETE, risultando favorita rispetto alle
metodiche tradizionali. Il contratto di rete
un accordo con il quale più imprenditori
si mettono insieme per raggiungere un
obbiettivo. Questa normativa non tanto
recente, ma recente si è aperta la porta
per il settore agroalimentare (2012). Alla
base della costituzione di un contratto di
rete vi è un intervento normativo che
risale al 2009: che definisce l’opportunità di istituire i contratti di rete.
Cos’è ? è un contratto tra imprenditori che perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e
collettivamente. Il vantaggio è che a differenza di quello che dicevamo prima, non c’è un dominio,
ecco perché il contratto di rete si è diffuso anche nell’agroalimentare. Quindi le imprese che
aderiscono al contratto di rete mantengono la loro autonomia, ma riescono anche a crescere
individualmente. Incrementano la capacità innovativa, quini la competitività sul mercato
attraverso la predisposizione di un programma comune. In questo programma vengono definite le
motivazione per il quale si costituisce la rete, e anche i passi che si seguiranno nella realizzazione
degli obbiettivi. Quindi, si obbligano sulla base del programma a collaborare, in forme, in ambiti
predeterminati attinenti all’esercizio dell’imprese, a scambiarsi informazioni o prestazioni di
natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ovvero ancora ad esercitare in comune
una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.
Il contratto può anche prevedere l’istituzione di un Fondo Patrimoniale Comune e la nomina di un
Organo Comune incaricato di gestire, in nome e per conto dei partecipanti, l’esecuzione del
contratto o di singole parti o fasi dello steso (coprire i costi per la potatura, la raccolta, ecc.).
Tutto quello che è disciplinato nel programma deve essere compiuto. Differisce dalle imprese
associative parziali per lo strumento legislativo, che è molto più flessibile.
ognuno tende ad arretrare (caso del fallimento storico delle aggregazione di imprenditori,
vedi OP). Allora tutti devono poter seguire la stessa finalità
- INTERDIPENDENZA nel senso che, nessuna impresa deve perdere la propria
autonomia, ma con il presupposto di stare insieme, con il risultato che deve servire a
crescere di dimensione, quindi economia di scala, e quindi economia di costo, che in
qualche modo favoriscono il raggiungimento dei mercati e guadagnare flessibilità
organizzativa e ambire a realizzare progetti con lo scopo di guadagnare in competitività
(tradotto in maggior potere contrattuale).
TIPOLOGIE DI RETE
Le reti condividono lo stesso fine, ma dal punto di vista del mezzo si differenziano in:
- Reti del sapere nascono con l’obbiettivo di condividere il “Know How” tra le imprese
partecipanti, per trarne vantaggio in termini i competitività. Questo si concretizza ad
esempio alla capacità d’investimento e magari avere nel territorio un importante centro di
ricerca.
- Reti del fare insieme cioè l’obbiettivo della rete può essere la realizzazione di un
comune investimento, in maniera tale che il costo non gravi unicamente su un soggetto,
ma per quota viene suddiviso per tutti i soggetti.
- Reti del fare quando tra i soggetti ci sono scambi di prestazioni, in agricoltura molto
diffuso, perché si verifica spesso che se l’indirizzo produttivo è monocolturale, per effetto
dello svolgimento del ciclo biologico, allora l’impresa non ha un calendario del lavoro
equamente distribuito nell’anno, e allora, di fatto, ci si mette in rete perché soggetti di
natura diverse possono creare occasioni e opportunità, in un momento nel quale l’azienda
ha la possibilità occupazionale da garantire in nu epoca precisa del ciclo colturale.
Motivazioni ad aggregarsi
– Dividere i costi;
– Accedere a finanziamenti e contributi a fondo perduto;
– Godere di agevolazioni fiscali;
– Partecipare alle gare per l’affidamento dei contratti pubblici;
– Impiegare il distacco del personale tra le imprese: l’interesse della parte distaccante sorge
automaticamente in forza dell’operare della rete;
– Assumere in regime di codatorialità il personale dipendente secondo le regole di ingaggio
stabilite nel contratto di rete. Praticamente non è più la singola azienda ad assumere il dipendente
ma l’intera associazione
CREDITO E ISMEA PER IL FINANZIAMENTO IN
AGRICOLTURA
Abbiamo iniziato l’argomento del credito e finanziamento in agricoltura analizzando quali erano e
quali sono oggi le fonti di finanziamento per l’agricoltura, definendo le fonti di finanziamento
distinte in fonti interne ed esterne, mentre il credito l’avevamo distinto in credito ordinario e
credito agevolato. Nella distinzione tra tipologie di credito abbiamo sviluppato una riflessione di
tipo storica, abbiamo detto come l’agricoltore è sempre stato interessato al credito agevolato, in
quanto in passato ne ha sempre goduto, conservando questa mentalità. Poi abbiamo analizzato il
mercato del credito e abbiamo visto che presenta caratteristiche peculiari, cioè oggi la forma di
una libera concorrenza dal lato della domanda, vi è una pluralità di soggetti che chiedono
risorse/accesso al credito. Ma questi diversi soggetti presentano caratteristiche tra loro
profondamente diverso, sia per caratteristiche tipiche dell’unità di produzione (dimensione,
modalità di organizzazione del lavoro, la dotazione di capitali fondiari e di scorta) e quindi
capacità imprenditoriali talmente diversi l’uno dall’altro, e poi anche indirizzi produttivi diversi il
che espone queste unità di produzione ad una condizione che non li agevola all’accesso al credito.
Poi dalla parte del mercato, questo assume la forma di un oligopolio, perché sono pochi, dal
punto di vista numerico, gli istituti di credito che sono disposti e che quindi hanno formalizzato
delle linee i credito rivolte all’agricoltore.
Questo è successo perché la RIFORMA DEL SISTEMA BANCARIO, che è stata una naturale
conseguenza di quello che è stato l’avvento della moneta unica con il trattato di Maastricht, che
ha introdotto delle importanti novità all’interno degli ordinamenti nazionali a livello di credito e in
materia di sistema bancario. Questo decreto legislativo, il 385 del 93 ha abolito gli Istituti Di
Credito Speciale, che erano legate all’agricoltura da tempo memorabile, e che quindi operavano
nel settore e avevano acquisito una grande specializzazione. Tra l’altro il tutto è stato fatto nella
speranza di creare condizioni di maggiori concorrenza tra gi istituti di credito ha di fatto
introdotto un principio, il principio della despecializazione che doveva liberalizzare il mercato,
offrendo ad possibilità anche ad altri istituti di credito. Ma di fatto il risultato previsto non si è
manifestato perché di fatto non tutti gli istituti di credito hanno colto questa opportunità e non
hanno utilizzato la procedura che era prevista dal punto di vista legislativo e quindi non tutti gli I.
di C. si sono convenzionati con l’assessorato della agricoltura e foreste di competenza a livello
regionale. Quindi di fatto è successo che, il legislatore voleva creare le condizioni per far diventare,
anche dal lato dell’offerta una libera concorrenza, ma in realtà, come abbiamo visto, il mercato è
rimasto imperfetto. Questa imperfezione è dovuta a delle asimmetrie informative, cioè non si ha
conoscenza di quelle che sono le caratteristiche dell’agricoltura, e non i ha conoscenza delle
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capacità dell’azienda agraria di fare fede agli impegni assunti nei confronti del sistema bancario.
Cioè non si può facilmente dimostrare questa fede da parte degli agricoltori. Questa carenza
d’informazioni è dettata dalle peculiarità dell’agricoltura e spesso dalla carenza di una
documentazione contabile con la quale si possa dimostrare in un arco temporale congruo, quali
sono stati i livelli di redditi prodotti dall’attività esercitata.
Il risultato è che le asimmetrie informative producono dei processi di razionamento del credito,
cioè ci sono aziende, a volte intere realtà, la quale l’accesso al credito viene precluso o
quest’accesso diventa particolarmente oneroso. L’agricoltura è penalizzata soprattutto laddove
non è in grado di dimostrare garanzie.
L’altra considerazione che abbiamo fatto in merito alla riforma della disciplina bancaria e
creditizia, riguardava, oltre la despecializzazione, la costituzione del Fondo Interbancario di
garanzia che doveva sostenere l’impresa, ma che non ha risorse in maniera sufficiente per
garantire tutte le operazioni, questo ha incrementato il clima di discrezionalità.
La trasformazione avvenuta all’interno della definizione normativa di agricoltura, e quindi
l’apertura a queste linee di credito verso le attività secondarie, ha prodotto come risultato un
innalzamento del livello di concorrenza nei confronti di quelle unità di produzione rivolte
esclusivamente all’attività primarie.
In fine l’altra caratteristica importante è l’avvento, quale fattore discriminante del credito, del
“tempo”: CREDITO A BREVE, MEDIO E LUNGO TERMINE. il credito breve termine è quello deve
finanziare le piccole somme (microcredito) e soprattutto le spese legate all’avvio dei processi
produttivi. Il credito a medio termine è rivolto all’effettuazione degli investimenti o per la
costituzione dei cosiddetti capitali di scorta. Quindi il fattore discriminante diventa, adesso il
tempo.
C’eravamo lasciati parlando delle evoluzioni che si erano verificate negli scenari complessivi.
Avevamo richiamato, i parametri di convergenza che di fatto imponendo un tetto al debito
pubblico hanno creato le premesse per far abbassare i tassi d’interesse e rendere più agevole
l’accesso al credito ordinario (strategie del legislatore).
(Tutto ciò è il riassunto della lezione finanziamento e credito negli appunti già vecchi.).
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Altra cosa importante è quella che il consorzio Fidi operando-acquisendo una grande
specializzazione nei rapporti nei confronti del settore primario costruisce, o fa riferimento a
competenze (agronomi), che garantiscono ulteriormente perché l’agronomo può fare attività di
accompagnamento e effettuare controlli e di verifica che le somme richieste siano effettivamente
indirizzate per la realizzazione di investimenti che possano poi produrre concretamente un
vantaggio per le unità di produzione che le hanno richieste.
L’accesso al credito è particolarmente importante per la micro impresa per il micro credito. La
microimpresa perché è quella che ha maggiormente difficoltà all’acceso al credito ordinario, allora
l’azienda ha bisogno di crearsi delle garanzie accessorie per poter avere un’opportunità di acceso
al credito. Un altro problema è il microcredito (a breve termine), che è la forma di credito che è
stato maggiormente penalizzata dall’evoluzione degli accordi internazionali e dall’avvento della
disciplina di divieto di aiuti di stato.
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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
In prospettive future le aziende saranno portate sempre più a confrontarsi con il mercato del
credito, allora è necessario che queste si dotino di strumenti e di risorse che possono favorire
questo processo di adattamento/modernizzazione, e per fare questo l’accesso al credito è
importante. Di fatto l’impresa singola viene esposta quando si presenta sul mercato internazionale
e così sarà spinta a fare rete ecc. allora non sempre le strategie alle quali assistiamo sembrano
ritagliate per il settore agricole, ma sono strategie comuni agli altri settore e che possono rivelarsi
non a vantaggio dell’agricoltura. Quindi di fatto l’ammodernamento dell’economia agricola
nazionale per potere dare piena attuazione a quelli che sono gli orientamenti delle politiche,
quindi l’agricoltura multifunzionale, competitiva e le politiche di sviluppo rurale, richiedono
l’accesso alle risorse. Ma abbiamo visto come le banche a volte rappresentano degli interlocutori
poco presenti in alcuni contesti poiché alcuni non hanno aderito alle linee di credito per
l’agricoltura. Allora sarebbe necessario una riqualificazione del credito agrario, e andrebbe
realizzata nella misura tale in cui è possibile tentare di contenere i costi. In prospettiva futura,
visto che dobbiamo andare verso il credito ordinario, allora noi ci impegnano a mettere a punto
professionalità che possono accompagnare l’imprese, ma poi di fatto queste dovendosi
confrontare con le strutture private (banche), hanno la necessità di trovare delle soluzioni che in
qualche misura rendono più facile l’accesso al credito ordinario.
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Buona parte del processo di riforma fondiario si è sviluppato nel tempo e si è concluso, quindi ha
una connotazione storica, dobbiamo sapere per grandi linee cosa è successo nel tempo.
Oggi ci sono nuovi problemi che riguardano la terra, tra cui l’accesso ad essa nella misura
opportuna perché si possa realizzare una dimensione economicamente sostenibile
nell’unità di produzione, la gestione di una terra che se abbandonata darebbe problematiche
con riferimento alla gestione del territorio (viviamo la fase storica del riconoscimento del
problema dei cambiamenti climatici), la sia messa a coltura e l’utilizzo razionale in chiave
sostenibile.
Prima il latifondismo era il modello più diffuso, poi si è voluto realizzare un’operazione di
esproprio e una suddivisione della terra con la sua attribuzione a una pluralità di soggetti
che ne traevano fonte di reddito e perazione. Questo è stato realizzato attraverso una serie
di strumenti che hanno permesso il riconoscimento del diritto di proprietà: ovvero non ci
può essere un’espropiazione di assegnazioni se non c’è un catasto in cui figura questa
operazione, non può esserci una fase di riassegnazione se non c’è la possibilità di riscatto da
parte di un soggetto che può detenere il suo titolo di possesso per un processo produttivo.
Soprattutto nel mezzogiorno d’Italia le masse contadine (ex-combattenti) che tornavano dalla
guerra, non trovando a casa buone opportunità per sostenersi, rivendicavano la loro
partecipazione al conflitto e a protestare per richiedere garanzie sul loro futuro. Ci furono
diversi movimenti di protesta e rivendicazione, in quanto essi manifestavano il diritto di
esistenza e quindi chiedevano di essere messi nella condizione di potersi sostenere e
volevano il diritto di accesso alla terra per poter autoprodurre il necessario per il loro
fabbisogno. Di fronte alla difficile situazione economica e alle scarse opportunità di
occupazioni alternative nei settori extragricoli, l’agricoltura rappresentò l’unica valida
possibilità di occupazione e di reddito.
LA RIFORMA AGRARIA
L’Italia era l’unico Paese occidentale ancora privo di una riforma, quindi iniziò una
contrapposizione tra soggetti favorevoli e contrari, ci furono posizioni divergenti tra chi non voleva
perdere il diritto al possesso di un pezzo di terra e chi aspirava ad essa.
Si arrivò così al DL 24/02/1948 che per la prima volta istituisce una casa per mutui 30ennali per i
coltivatori diretti per accelerare la formazione della piccola proprietà terriera, stimolando
rapporti diretti tra proprietari e contadini. Quindi poiché nessuno poteva acquisire la libera
contrattazione delle terre, si chiedeva che i soggetti potessero essere messi nella condizione
di appropriarsi di esse. Con questo Decreto, in 10 anni furono venduti 1.300.000 ha di terra,
in 15 anni 2 milioni a 600-700.000 agricoltori attraverso la concessione temporale agevolata
(dovevano quindi lavorare per poi riscattare la terra).
Contestualmente agli espropri fu attivato il percorso della bonifica, l’intervento dell’uomo con
opere di miglioramento fondiario di tipo comprensoriale per realizzare una maggior
accessibilità alla terra attraverso acqua di irrigazione, sistemazioni idraulico agrarie,
bonifiche dei terreni, ecc.
IL CATASTO
Lo strumento di supporto per lo svolgimento di questa riforma fondiaria fu il catasto, un registro in
cui vi è raccolta tutta l’utilizzazione del suolo e una distinzione di esso per qualità e classe di
coltura. Il catasto registra l’attribuzione di una specifica particella territoriale a un soggetto
che ne dimostra il titolo di possesso; ogni categoria ha una politica di reddito comunitario e
agrario su cui si calcola in maniera indiretta l’imposta.
Il catasto serve a trovare i soggetti possessori di terre che non sono utilizzate, o che sono state
abbandonate poiché i possessori sono morti, poi l’Agenzia del territorio verifica lo stato di
abbandono e le sequestra, infine le terre vengono cedute all’ISMEA e messe a disposizione.
Oggi c’è un interesse al fatto che la terra non si abbandoni: si mira a renderla disponibile con
formule quali ad esempio il comodato d’uso per creare opportunità per chi altrimenti non
avrebbe fondo. C’è una moltitudine di enti caritatevoli che annualmente ricevono una
moltitudine di beni immobiliari, ma cosa se ne fanno? E’ una rendita, ma è anche un costo,
quindi le svendono.
Quindi il catasto:
Agevola il trasferimento dei diritti di proprietà sulla terra (e degli eventuali vincoli) e
l’ascesa dei coltivatori alla gestione delle aziende che vi si organizzano;
Garantisce la sicurezza del diritto di proprietà, incentivando l’esecuzione delle opere di
miglioramento sulla terra;
Facilita il ricorso al credito nel settore agricolo e/o in altri settori produttivi, poiché le
banche possono trovare nella terra una base certa per le necessarie garanzie.
Consente una precisa individuazione nello spazio dell’ubicazione e dei confini della terra
in potere della ditta proprietari.
Dispone per ciascuna ditta una classificazione delle qualità e classi di coltura e della
relativa superficie: da queste classificazione discende l’imponibile di reddito dominicale e
agrario, che è il reddito patrimoniale; chi non coltiva la terra paga un’imposizione fiscale
che si costruisce in base al reddito dominicale e agrario ( le famose tariffe d’estimo).
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LE UNITA’ FONDIARE
Le unità fondiarie oggette di assegnazione furono i PODERI, le QUOTE e i LOTTI.
La differenza tra i tre riguarda gli aspetti territoriali, la dimensione degli appezzamenti, gli
indirizzi produttivi e la dotazione in capitale fondiario.
Il Podere era terra senza miglioramento, mentre la Quota prevedeva terra comprensiva di
investimenti fondiari (ad esempio dotazione di un pozzo) e quindi il valore fondiario era più
alto. I Lotti sono senza trasformazione.
PODERI
Agli assegnatari vennero consegnate terre trasformate a cura degli enti di riforma, con
investimenti fondiari diretti a consentirne la messa a coltura e/o una migliore valorizzazione
(sistemazione dei terreni, case, stalle, opere di viabilità e, eventualmente piantagioni
arboree ed opere irrigue);
Il costo della trasformazione venne caricato agli assegnatari stessi nella misura dei 2/3 ed al netto
del contributo statale, entro i limiti della sopportabilità finanziaria;
La dimensione media è di 10ha con minimi di 2 ha (indirizzi ortofrutticoli) e massimi 40 ha (agro-
silvo-pastoriali). Erano molto utilizzate (meno del 40%)
QUOTE
Si trattò in generale di appezzamenti (trasformati o meno, sempre a cura degli enti) assegnati ai
contadini. ad integrazione di altri appezzamenti da loro stessi detenuti a vario titolo;
Le dimensioni erano di 1-4 ha ed erano le più assegnatae (40% o più)
LOTTI
Si trattò di appezzamenti ripartiti dagli enti di riforma appena acquisiti senza operarvi alcuna
trasformazione o quasi, ma con l'obbligo degli assegnatari di effettuare i miglioramenti
occorrenti; Per questo erano le meo assegnate con un delle dimensioni tra 3 e 6 ha
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Tra gli assegnatari ci furono 750 mila Apiranti ma quelli che ottennero i fondi furono 113 mila in
Italia.
CARATTERISTICHE ASSEGNATARI
_In relazione alla qualifica (titolo) posseduta: risultò che ad accedere all'assegnazione delle terre
furono per il 50% braccianti o salariati, per il 43% piccoli affittuari, coloni e mezzadri (in
massima parte già insediati sulle terre assegnate) e per il residuo 7% piccoli proprietari
contadini;
_In relazione alle loro condizioni economiche: trattandosi, nella maggior parte dei casi, di soggetti
nullatenenti che non disponevano di risorse proprie, durante la fase di trasformazione gli
enti di riforma dovettero utilizzarli nell'esecuzione delle opere, assicurando loro la
remunerazione salariale delle relative prestazioni;
_Riguardo alla provenienza, gli assegnatari risiedevano nello stesso comune in cui ricadeva la
terra assegnata nell'85% dei casi e nel 10% in comuni limitrofi;
_Pur non escludendo la presenza di lavoratori singoli, la stragrande un maggioranza degli
assegnatari (oltre il 95 %) erano lavoratori capofamiglia, che non possedevano
appezzamenti di terreno se non in misura insufficiente per sé medesimi e le loro famiglie.
I problemi di accesso alla terra di sono esauriti con i tempi moderni o si sono limitati alle
iniziative legislative di riforma fondiaria e agraria?
No. Infatti la terra è sinonimo di reddito: redistribuire più equamente la terra, migliorandone al
tempo stesso la produttività favorisce una più equa distribuzione del reddito. Di fatto accade
che ci ha la possibilità di entrare in possesso della terra ha una possibilità in più per poter
realizzare una fonte di reddito, in quanto gli investimenti sulla terra sono destinati a
diventare produttivi. Ecco che diventa importante attenzionare quest’aspetto.
Storicamente si è assistito a una forte competizione della terra tra usi produttivi a fini alimentari
e non: in una prima fase storica la coltivazione della terra era legata a usi residenziali, cioè
abbiamo sottratto la terra a condizione naturale per metterla in coltura per raggiungere
livelli di sicurezza alimentare, poi si è assistito a una fase di espansione demografica e di
sviluppo di metropoli, ,poi le metropoli si sono dotate di infrastrutture a supporto della vita
moderna. Quindi abbiamo continuamente sottratto terra,anche nella fase della
competizione per l’edilizia accessoria ( si pensi alle case in villeggiatura).
Oggi un tema che ci affascina tanto è quello delle agroenergie: pensando di riscattare la nostra
dipendenza da risorse energetiche di natura fossile, pensiamo di mettere a punto tecnologia
che consenta di realizzare il prodotto di alcune biomasse vegetali, ecc. per finalità
energetiche. Paradossalmente domani potremo trovare più conveniente usare la terra per
una coltivazione no food,.
Lezione 6
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