La statistica economica ha il compito di descrivere gli stati e gli andamenti nel tempo e nello spazio
dei fenomeni economici. Per fare questo produce informazioni attraverso concetti, definizioni,
classificazioni e metodi da essa sviluppati.
Ma misurare un sistema economico vuol dire prima di tutto descriverlo attraverso un quadro
concettuale, cioè attraverso una teoria economica. Poichè esistono diverse teorie economiche,
esistono specifici strumenti di misurazione per ciascuna teoria. Lo sviluppo storico della statistica
economica, quindi, è strettamente legato all'evoluzione delle teorie economiche.
Lo SNA deriva concettualmente dalla teoria economica neoclassica, che tende a descrivere i
comportamenti dell'homo oeconomicus, cioè di un soggetto ideale psicologicamente più limitato
dell'homo sapiens.
Per misurare ad esempio la “salute” di un sistema economico, si misura il PIL, cioè il valore della
produzione complessiva di un paese in un anno. Il livello del PIL per ciascun abitante è la fotografia
del benessere del paese; la sua variazione netta (quindi depurata dall'inflazione) misura la crescita
economica (obiettivo principale di ogni politica economica).
Importanti sono anche i confronti dei risultati economici ottenuti da specifici settori di attività o
aree geografiche. O ancora: informazioni sui singoli operatori economici: famiglie e imprese. Ad
esempio: per definire i fattori di successo delle imprese, si richiede l'analisi storica dei risultati di
ciascuna impresa. Oppure: per determinare le fasce di “rischio povertà o disoccupazione” delle
famiglie, si richiede lo studio storico della formazione e del lavoro dei singoli occupati.
>> Sviluppo storico della domanda di statistica: dal 1945 alle crisi petrolifere <<
Sono questi i fattori che hanno accresciuto la domanda di statistica economica e la conseguente
elaborazione di schemi, concetti, metodi etc. per la misurazione dei fenomeni economici.
Dagli studi di Meade e Stone nascono le basi dello SNA (pubblicato nel '52).
Negli anni '60 aumenta l'intervento dello Stato nell'economia: interviene con decisioni di politica
economica per:
Negli anni '70 cresce ulteriormente la domanda di statistica economica a causa di:
> fine del sistema internazionale dei pagamenti e passaggio a un regime di libera fluttuazione delle
valute
> instabilità del sistema finanziario internazionale
> shock petrolifero del '73
> aumento generalizzato dell'inflazione
Tutto ciò aumentò non solo la produzione quantitativa di statistiche di natura monetaria e
finanziaria, ma anche la velocità con la quale dovevano essere elaborate, per sostenere decisioni di
politica economica e finanziaria sempre più frequenti e decisive (tassi di interesse, gestione della
spesa pubblica, movimenti di capitale, tassazione etc.).
Ulteriore incentivo alle statistiche internazionali fu dato dall'ingresso nel panorama economico dei
paesi in via di sviluppo.
Si affacciano le nuove teorie della new classical macroeconomics, degli approcci fondati sul real
business cycle e della supply side economic.
Si accresce quindi la domanda di statistiche economiche sul comportamento delle imprese e dei
mercati: lo studio delle dimensioni di impresa, delle strutture proprietarie, di fenomenio come
l'outsourcing.
Gli anni '90 vedono la nascita della information society, grazie alla rivoluzione informatica e alla
globalizzazione.
Abbiamo quindi:
Ciò ridimensiona l'importanza degli istituti di statistica nazionali. Si affacciano nuovi produttori di
statistiche. I clienti richiedono oltre alle statistiche ufficiali anche statistiche da parte degli stessi
operatori economici. Le stesse imprese rafforzano l'utilizzo di statistiche proprie.
In Europa sia la Commissione Europea che la Banca Centrale Europea richiedono statistiche sempre
più tempestive e dettagliate, anche a livello regionale, per il sostegno alle politiche regionali
(processo di trasformazione in senso federale dei diversi stati europei).
I policy makers, sia che abbiano un focus sovranazionale, sia che lo abbiano nazionale o
subnazionale.
I media, sia generalisti come la televisione, sia di approfondimento come i periodici settoriali.
Le imprese, grandi e piccole, con focus che vanno dagli sviluppi macroeconomici ai mercati locali.
Nel futuro aumenteranno le domande di statistica sul settore dei servizi e delle attività intangibili.
Ma quanto la statistica influisce effettivamente sul pubblico? Non molto. Anche nei paesi
anglosassoni, dove le statistiche sono più avanzate e credibili, e i cittadini sono più attenti a questi
dati, gran parte della popolazione resta all'oscuro della realtà, e le loro opinioni si basano ancora
sulla ideologia piuttosto che sui dati concreti.
Quindi nel futuro la statistica dovrà aumentare non solo la qualità dei dati, ma soprattutto il suo
potere di essere “percepita” dagli utilizzatori.
Capitolo 2: concetti, definizioni e classificazioni fondamentali
Questa attività comporta relazione tra soggetti diversi. Questi soggetti, con personalità fisica
(individui) o giuridica (imprese, enti etc.), che partecipano al processo economico, sono detti:
soggetti economici o operatori economici.
Si definisce sistema economico l'insieme dei soggetti di un certo territorio e delle modalità di
interazione tra loro e con soggetti di altri territori. Tra le modalità non contano solo i fattori fisici o
tecnologici (esempio abbondanza di certe risorse), ma anche i fattori culturali e istituzionali che
determinano il funzionamento. Abbiamo quindi sistemi economici aperti o chiusi all'iniziativa
economica, allo scambio; abbiamo sistemi economici con poche grandi imprese, e invece sistemi
economici con una miriade di piccole imprese.
> sovranazionale (stati sovrani che si legano in base ad un trattato, come l'UE)
> nazionale (coincidente con i confini amministrativi di uno Stato)
> regionale (coincidente con i confini amministrativi di un'area subnazionale)
> locale (delimitato per caratteristiche economiche, o sociali, o ambientali, come il “sistema locale
di lavoro” o i “distretti industriali”)
Si considera soggetto “residente” nel territorio quel soggetto che esercita operazioni economiche
rilevanti per un periodo di tempo prolungato (almeno un anno). In caso contrario il soggetto è
considerato “non residente”.
Lo SNA definisce le unità istituzionali come i centri elementari di decisione economica, con
autonomia decisionale e con contabilità completa.
> matrimonio
> parentela
> affinità
> adozione
> tutela
> vincoli affettivi.
Dette persone sono coabitanti ed hanno dimora abituale presso lo stesso comune, anche se non sono
iscritte alla anagrafe di quel comune.
La famiglia può essere formata da una sola persona.
L'assente temporaneo fa sempre parte della famiglia.
Il concetto di famiglia dal punto di vista statistico è quindi diverso da quello legislativo.
Le famiglie possono essere classificate in base al nucleo familiare. Il nucleo familiare è l'insieme
delle persone che formano una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio. Più specificatamente
all'interno del nucleo familiare si ricomprendono:
Una famiglia quindi può comprendere uno o più nuclei familiari, o addirittura nessuno (come nel
caso di famiglie unipersonali: esempio due fratelli orfani). Possono anche esistere nuclei con
membri isolati (esempio: due genitori più un figlio sposato ma separato legalmente dal coniuge).
Come classificare le famiglie che hanno più componenti e che di solito dal punto di vista economico
hanno tutti caratteristiche diverse? Di solito ci si riferisce alla persona di riferimento, ovverosia il
vecchio capo famiglia. Esso è “l'intestatario della scheda anagrafica rispetto al quale sono definite le
condizioni di parentela”.
Abbiamo visto che anche le famiglie possono produrre. Secondo lo SNA, oltre alle famiglie
consumatrici, abbiamo anche le famiglie produttrici. Sono imprese individuali o società semplici
di piccole dimensioni (meno di 5 addetti con prevalente appartenenza alla famiglia). In queste
famiglie è difficile distinguere l'attività di consumo dall'attività produttiva (pensiamo all'acquisto di
un'automobile: è per le necessità della famiglia o dell'impresa individuale?).
Ricordiamo che ci sono anche le ISPSF: istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie
(assistenza a persone disabili, attività di tipo ricreativo per l'infanzia etc.).
Le imprese si differenziano in base al settore di attività economica esercitata. Nel caso del settore
agricolo, però, distinguiamo dall'impresa l'azienda agricola, che ha come requisito fondamentale
quello di esercitare attività di produzione agraria, forestale o zootecnica. La differenza sta nel fatto
che per l'impresa la caratteristica principale per essere connotata come tale è la caratteristica
organizzativa di tipo professionale, indipendente dal settore di attività.
Nell'ambito dello SNA, le imprese si classificano in base a numerosi caratteri. Dal punto di vista
societario, vengono raggruppate nel settore istituzionale delle società, comprendendo sia le imprese
organizzate in forma societaria, sia le quasi-società, come imprese indivuali e società semplici con
più di 5 addetti, e le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle imprese.
Distinguiamo due tipologie: società e quasi società non finanziarie o finanziarie. Entrambe hanno
la finalità di conseguire utili e accumulare attività. Le prime producono beni o servizi destinati alla
vendita. Le seconde svolgono attività di intermediazione finanziaria e di assicurazione.
Altra classificazione è quella relativa all'attività economica. Questa è rilevata in base ai beni o
servizi prodotti, ai fattori produttivi, alle tecnologie impiegate. La classificazione di riferimento è la
ISIC (International Statistical Industrial Classification), e la relativa europea è la NACE.
La classificazione italiana dell'Istat (ATECO 2002), pur essendo allineata alla NACE, comprende
anche un ulteriore livello (la categoria) per individuare attività particolarmente rilevanti in Italia.
Spesso l'impresa, in aggiunta all'attività principale, svolge anche attività secondarie. Queste sono
dette attività ausiliarie se sono finalizzate unicamente a produrre beni e servizi da impiegare
nell'attività principale.
Riguardo la localizzazione delle imprese, classifichiamo le imprese unilocalizzate (la cui attività si
svolge in un solo locale – lo stabilimento) e plurilocalizzate. Ma al giorno d'oggi
l'internazionalizzazione, le reti informatiche, la mobilità di capitali merci e lavoro hanno stravolto le
organizzazioni delle imprese. Pensiamo al fenomeno della delocalizzazione all'estero e alle
conseguenti nuove relazioni tra le imprese delocalizzate.
E' nata quindi la classificazione tra imprese singole e gruppi di imprese, cioè associazioni di unità
giuridicamente indipendenti le cui attività vengono controllate dall'influenza dominante di un
vertice in maniera diretta ed indiretta, cioè attraverso catene di imprese controllanti/controllate.
> impresa capogruppo (o controllante ultimo): che è al vertice della catena di controllo e non è a
sua volta controllata
> impresa controllante prossima: che esercita in linea gerarchica il controllo diretto su un altro
soggetto
> impresa controllata: impresa partecipata da un'impresa controllante per oltre il 50% dei diritti di
voto. Se la controllante è estera, anche la controllata è considerata estera, seppure residente nel
territorio nazionale.
Riguardo la forma giuridica, le diverse legislazioni tra paesi rendono i confronti difficili. In Italia
distinguiamo le:
Abbiamo ancora la classificazione per destinazione dei prodotti. A partire dal 2001 l'ISTAT
pubblica gli indici di produzione delle industrie in base ai raggruppamenti principali di industrie:
RPI. I raggruppamenti sono:
Se un'industria produce beni classificabili in più raggruppamenti, vige il criterio della prevalenza.
Altra classificazione è per intensità tecnologica dei prodotti/settori: quanta tecnologia è impiegata
nella produzione/nel settore, intesa sia come spese per ricerca e sviluppo, sia come investimenti in
tecnologia diretti sulla produzione. Abbiamo i seguenti raggruppamenti:
1) tecnologia alta
2) tecnologia medio-alta
3) tecnologia medio bassa
4) tecnologia bassa
> dimensione economica: superficie agricola utilizzata e forza lavoro impiegata (misurata non in
numero di addetti, ma di ULA – unità di lavoro agricolo, che considera gli apporti dei familiari del
conduttore: un ULA equivale alla quantità di lavoro di un anno di un impiegato a tempo pieno, o
quella equivalente prestata da un lavoratore a tempo parziale. Le soglie considerate sono: inferiore a
un ULA, tra 1 e 10 ULA, oltre 10 ULA).
> le unità istituzionali che producono beni e servizi non destinati alla vendità bensì a consumi
collettivi o individuali, e sono finanziate da versamenti obbligatori effettuati da unità di altri settori
(tasse)
> le unità istituzionali che hanno la funzione di redistribuire il reddito e la ricchezza
1) amministrazioni centrali, cioè gli organi amministrativi dello stato e gli enti centrali con
competenza su tutto il territorio nazionale
3) amministrazioni locali: enti pubblici cui competono parti locali del territorio economico
nazionale
Per classificare una unità istituzionale come appartenente al settore delle amministrazioni
pubbliche, si svolge un processo logico diviso in più fasi di analisi.
E' importantissimo stabilire se alcune unità produttive sono del settore “società” o “amministrazione
pubblica”. Pensiamo ad esempio all'erogazione dei fondi strutturali da parte dell'Unione Europea,
che è fatta in base ai redditi nazionali prodotti dai rispettivi paesi.
Focalizziamoci ora sulle operazioni economiche che vengono svolte dai soggetti economici, e che
quindi cambiano la loro posizione economica.
Lo SNA classifica queste operazioni sulla base delle motivazioni sottostanti, e crea dei gruppi
omogenei detti aggregati economici. Abbiamo:
> il consumo privato: le spese delle famiglie per il soddisfacimento dei bisogni personali
> l'investimento: spese effettuate per acquisire beni che servono a generare redditi futuri
> la produzione: cioè l'output produttivo di una unità economica
> etc.
Da notare che una singola operazione, come l'acquisto di una automobile, può essere classificata in
un modo o nell'altro in base a chi la fa e con quale scopo.
La distinzione maggiormente rilevante degli aggregati economici è quella tra variabili stock e
variabili flusso. Gli stock rappresentano i valori in un dato istante di attività reali o finanziarie. I
flussi rappresentano le modificazioni economiche positive o negative che si determinano in un certo
lasso di tempo.
La produzione è il flusso di beni e servizi realizzato da una unità istituzionale attraverso l'impiego
di fattori produttivi come il capitale e il lavoro.
Lo SNA definisce con precisione i confini della produzione. Questi confini variano nel tempo e
vengono estesi per comprendere fenomeni non inclusi in passato. Nel 1993 lo SNA includeva anche
i seguenti fenomeni:
> beni e servizi prodotti da una unità locale (stabilimento) per un'altra unità appartenente alla stessa
impresa o istituzione
> creazione e l'utilizzazione di originali letterali e artistici
> i miglioramenti ai monumenti derivanti da un processo produttivo anche antico
lo SNA prvede anche di comprendere i prodotti della cosiddetta economia sommersa. Attività
artigianali non dichiarate, prodotti di imprese non dichiarate, anche beni e servizi pagati su base
volontaria come contrabbando, sfruttamento della prostrituzione, produzione e commercio di
droghe. Non devono essere considerati gli illeciti che comportano pagamenti non volontari, come i
furti.
Per valutare la produzione possiamo usare i prezzi di mercato, cioè i prezzi di acquisto finale, che
comprendono i costi di trasporto, i margini commerciali e le imposte indirette (esempio IVA). Non
comprendono però i contributi sui prodotti, cioè i trasferimenti effettuati dalle amministgrazioni
pubbliche per tenere bassi i prezzi.
L'utilizzo dei fattori produttivi per la produzione ha un valore, che è raccolto nell'aggregato dei
consumi intermedi. I consumi intermedi non comprendono il deprezzamento del capitale fisso,
ovverosia l'ammortamento.
La differenza tra produzione a prezzi base e consumi intermedi dà il valore aggiunto a prezzi base.
Sommando tutti i valori aggiunti a prezzi base di unità produttive della stessa branca, si ottiene il
valore aggiunto della branca produttiva.
Discorso a parte va fatto per la branca dei servizi finanziari. Per i servizi di intermediazione
finanziaria spesso è difficile misurare i costi attraverso commissioni specifiche. Si usa quindi
misurarli in maniera indiretta, e si chiama SIFIM: servizio di intermediazione finanziaria
indirettamente misurato.
Considerando tutti i valori aggiunti delle singole branche, aggiungendo le imposte indirette sulla
produzione e sulle importazioni, abbiamo il prodotto interno lordo PIL.
Y+M=C+I+X
C, ovvero il consumo finale, è la spesa di beni e servizi per il soddisfacimento dei bisogni umani.
Abbiamo i consumi individuali, la cui spesa è delle famiglie, e i consumi collettivi, finanziati solo
dalle amministrazioni pubbliche. I consumi individuali sono finanziate anche dalle ISPSF e dalle
amministrazioni pubbliche, soprattutto per sanità, istruzione, previdenza e cultura.
Distinguiamo ancora i consumi nazionali, effettuati in patria o all'estero da unità residenti nel
territorio nazionale, dai consumi interni, effettuati in patria da unità residenti o non residenti.
I consumi finali sono sempre valutati a prezzo di mercato. Li calcoliamo o in base alla funzione di
consumo (categorie omogenne come alimentari, bevande, servizi di trasporto etc.) o in base a
tipoliogia e durata del bene (beni durevoli, beni non durevoli).
Rientrano tra i consumi finali delle famiglie anche i fitti effettivi e i fitti imputati. I fitti imputati
sono i fitti stimati in termini statistici in base ai fitti effettivi ed attribuiti anche ai proprietari delle
case che in realtà non pagano alcun fitto.
I, ovveo gli investimenti, rappresentano il valore delle acquisizioni di attività non finanziarie
prodotte da un processo produttivo, che servono per produrre ulteriormente.
Distinguiamo gli investimenti fissi lordi, cioè beni materiali o immateriali impiegati in processi
produttivi per un periodo superiore all'anno. Possiamo classificarli per caratteristica del bene
(macchinari, attrezzature, beni immateriali etc.), o per caratteristica del proprietario utilizzatore
(famiglie, imprese, amministrazioni pubbliche).
Distinguiamo poi le scorte, che possoneo essere di materie prime, prodotti intermedi, prodotti in
corso di lavorazione, prodotti finiti. Le scorte hanno la funzione di rendere efficienze la produzione,
e sincronizzare le fluzzuazioni di domanda ed offerta. Il valore delle scorte ricompreso nella I è la
variazione delle scorte, cioè la differenza tra il valore dei beni destinati alle scorte e i valori dei beni
che sono usciti dalle scorte per entrare nel processo produttivo.
Distinguiamo infine gli acquisti netti di oggetti di valore, detti anche beni rifugio. Anche in questo
caso nella I si calcola la variazione nel periodo di riferimento.
Gli investimenti lordi determinano la crescita del capitale del sistema economico in questo modo: se
gli investimenti lordi di un periodo superano gli ammortamenti, cioè le spese per ripristinare il
valore del capitale a seguito del logorio della produzione, allora il capitale netto registra una
variazione positiva.
Investimenti lordi – ammortamenti danno gli investimenti netti. Sono questi che misurano
l'effettiva crescita economica di un paese. Ecco perché si calcola anche il PNN (prodotto nazionale
netto), che è il PNL (prodotto nazionale lordo) meno gli ammortamenti.
Riguardo importazioni ed esportazioni, esse sono sempre misurate free on board, cioè senza
considerare le spese di trasporto e assicurazione tra i paesi. Esportazioni meno importazioni danno
la domanda estera netta. La precedente equazione può essere scritta anche in questo modo:
Y = C + I + (X – M)
In questo caso si vede come la domanda estera netta influisce sul PIL.
>> 3.3: dal prodotto interno lordo al reddito nazionale <<
Il PIL rappresenta il reddito prodotto dal sistema nazionale. Ma questo reddito deve essere trasferito
dai produttori agli utilizzatori. Quindi il PIL deve remunerare i due fattori produttivi principali:
capitale e lavoro.
Il lavoro viene remunerato con retribuzioni ai singoli individui, ai quali si sommano gli oneri
sociali (contributi sociali obbligatori a fini sanitari, assicurativi, previdenziali) e gli accantonamenti
per il TFR (che sono una retribuzione differita nel tempo).
PIL – redditi da lavoro dipendente – imposte sulla produzione – importazioni + contributi alla
produzione = reddito lordo di gestione (la remunerazione del capitale, cioè degli imprenditori).
PNL = PIL + redditi netti da lavoro e capitale ricevuti dal resto del mondo
PNL = RNL, cioè il reddito delle unità residenti in patria per l'attività svolta sia in Italia che
all'estero
RNL – imposte e trasferimenti pagati al resto del mondo = reddito nazionale lordo disponibile
Il valore delle operazioni economiche è determinato moltiplicando la quantità dei beni coinvolta per
il loro prezzo unitario al momento della transazione. Questa valutazione è quindi a prezzi correnti.
Ma nel corso del tempo i prezzi variano, e quindi bisogna valutare attentamente se i valori si sono
mossi a causa delle quantità o a causa dei prezzi (a causa di entrambe le variazioni).
Per questo motivo in statistica molti aggregati sono calcolati prendendo un prezzo unico come
riferimento in tutto il periodo oggetto di analisi. Questa valutazione si chiama a prezzi costanti, e le
variazioni sono definite in termini reali, contrapponendole alle variazioni in termini nominali
calcolate sui valori a prezzi correnti.
Il rapporto tra aggregato economico espresso a prezzi costanti e aggregato economico espresso a
prezzi correnti è detto deflatore.
Il deflatore è un quoziente tra due termini di natura statistica riferiti ad uno stesso fenomeno,
misurato in tempi diversi. Tali quozienti vengono più generalmente definiti numeri indice.
I numeri indice possono essere calcolati con riferimento sia al tempo che allo spazio, ma
normalmente sono utilizzati per confronti di natura temporale. Il valore preso a riferimento, e quindi
posto al denominatore, si chiama base dell'indice.
I numeri indice possono essere semplici o complessi. I primi confrontano un singolo fenomeno
rispetto alla base, i secondi confrontano più fenomeni.
Abbiamo ancora i numeri indici a base fissa o a base mobile, dove i primi utilizzano come
riferimento al denominatore sempre la stessa quantità, mentre i secondi utilizzano un elemento
variabile nel tempo.
Le serie storiche sono influenzate da numerosi fattori. Le tre componenti fondamentali sono:
> il ciclo-trend (CT) che è la tendenza di fondo della serie. Il Trend è pluriennale, di lungo periodo,
mentre il ciclo, meno regolare, è un'oscillazione ripetuta nel medio periodo
> la stagionalità (S) determinata da fattori culturali, climatici, organizzativi, che determina dei
movimenti che si ripetono anno dopo anno
> le irregolarità (A) determinate da fenomeni transitori
Spesso le serie storiche sono sottoposte a metodi di scomposizione. Il più importante metodo è la
destagionalizzazione, che permette di depurare i fenomeni stagionali dall'andamento complessivo
dei valori.
Riguardo le risorse destinate alla statistica, non tutti i paesi sono uguali. Nei paesi anglosassoni e
nel Nord Europa gli investimenti nella statistica sono più elevati.
Anche da un punto di vista legislativo si riscontrano differenze tra paese e paese: in alcuni paesi è la
stessa costituzione a citare la statistica come bene pubblico. In altri le leggi statistiche sono più forti
gerarchicamente delle leggi ordinarie, mentre in altri la statistica è considerata solo come asservita
al potere esecutivo.
Dal punto di vista organizzativo, si nota che in alcuni paesi le autorità statistiche hanno autonomia
nel far partire indagini, mentre in altri ci vuole addirittura una legge. Ancora: in alcuni paesi i
sistemi statistici sono accentrati, in altri sono distribuiti sul territorio.
L'approccio iniziale degli istituti statistici era: un'esigenza informativa, una indagine. Ma dovendo
gestire molteplici fonti informative sempre più grandi ed evolute, è sorta l'esigenza di integrarle.
Grazie all'ICT, questo oggi è possibile attraverso la costituzione di un sistema informativo statistico
(SIS).
Dal punto di vista organizzativo, bisogna scegliere le aree di produzione delle informazioni
statistiche. Queste aree, a livello europeo, sono disciplinate dalla normativa europea e comprendono
regole sulle classificazioni delle attività economiche, sulle statistiche congiunturali, sulla contabilità
nazionale etc.
Sul piano tecnologico, l'architettura web è ormai dominante, con database relazionali e
Datawarehouse potenti.
La prima fase è l'acquisizione dei dati, direttamente o indirettamente attraverso accesso ad altre
banche dati. La seconda fase è il processamento dei dati che vengono referenziati da metadati. I dati
processati e validati vengono immagazzinati nel corporate data warehouse. A partire da questo,
attraverso indici e Business Intelligence, si possono effettuare le query anche on line.
*****
Il censimento generale della popolazione è l'attività statistica più nota e più importante. Il primo
censimento in Italia è stato effettuato nel 1861, anno dell'unità d'Italia. Di solito i censimenti si sono
susseguiti con cadenza decennale, tranne per due casi (1891 e 1941). A partire dal 1951 il
censimento delle popolazione fu arricchito con quello delle abitazioni.
Il censimento fornisce informazioni sulla popolazione residente (cioè che dimora abitualmente nel
comune), presente (che hanno dimora all'atto del censimento nel comune ma possono avere dimora
abituale anche altrove), nonché informazioni sui nuclei familiari.
Questi dati servono sia per compilare ulteriori liste di indagini campionarie, sia per rappresentare
l'universo a cui riportare i risultati delle indagini campionarie.
Riguardo le attività produttive, il primo censimento in Italia risale al periodo napoleonico, quando
nel 1812 vennero censite tutte le attività manifatturiere.
Il censimento dell'industria e dei servizi fornisce dati relativi all'industria suddivisa in circa 800
settori di attività economica. Anche questi dati vengono utilizzati come base di partenza per
condurre le rilevazioni correnti, ma anche per definire le liste delle indagini campionarie, sia per il
riporto all'iniverso dei dati tratti da queste ultime.
Purtroppo, contrariamente al censimento sulla popolazione che viene aggiornato seppur con vari
errori dalle anagrafi comunali, la validità del censimento delle imprese si riduce più in fretta, non
essendoci un'anagrafe delle imprese ed essendo il tasso di nati-mortalità delle imprese molto più
volatile. Dal 1997, per ovviare a questo problema, è stato istituito l'ASIA, archivio statistico delle
imprese attive, aggiornato dall'Istat ogni anno. L'archivio è realizzato attraverso l'integrazione degli
archivi delle camere di commercio, Ministero Economia e Finanza, INAIL, INPS. Sono escluse
dall'archivio le unità che operano in agricoltura, sanità, istruzione e le organizzazioni no profit.
Popolazione residente in un comune: persone aventi la dimora abituale nel comune stesso (anche
chi temporaneamente dimora in altro luogo).
Popolazione presente in un comune: persone presenti nel comune alla data del censimento, aventi
la dimora abituale o nel comune stesso o anche in altro luogo.
Convivenza: insieme di persone senza vincolo di matrimonio, parentela etc. che conducono vita in
comune per motivi religiosi, di cura, di assistenza, militari, di pena o simili.
Abitazione: insieme di vani, o vano solo, destinato funzionalmente ad uso di alloggio, dotato di
ingresso indipendente.
Impresa: organizzazione di attività economica esercitata con carattere professionale ai fini della
produzione di beni o servizi destinabili alla vendita.
Istituzione pubblica: unità giuridico-economica che produce beni e servizi non destinati alla
vendita e/o ridistribuisce il reddito. Le risorse principali consistono da prelevamenti obbligatori da
famiglie, imprese etc, o da trasferimenti a fondo perduto da altre istituzioni.
Istituzione non profit: unità che produce beni e servizi destinabili o meno alla vendita e che non
distribuisce profitti ai soggetti istituenti.
*****
Terzo classico censimento generale è quello dell'agricoltura, silvicoltura e pesca. Il primo è stato
effettuato nel 1961.
Mentre il censimento dell'industria e servizi registra poche informazioni strutturali sulle singole
imprese (attività, localizzazione, occupazione), il censimento sull'agricoltura è molto approfondito
riguardo le caratteristiche economiche di ciascuna azienda agricola e fornisce una mappatura
dell'utilizzo agricolo del territorio nazionale.
Anche nel caso dell'agricoltura l'Istat ha creato un archivio delle aziende agricole, aggiornato
annualmente, integrando gli archivi del ministero delle Politiche agricole e forestali, del MEF, delle
camere di commercio ed altre.
Riguardo le amministrazioni pubbliche, l'ISTAT nel 1999 ha realizzato il primo archivio statistico
del settore, aggiornato annualmente, che contiene dati sulle circa 15.000 strutture organizzative
censite.
Quindi, come si vede, i censimenti decennali sono stati integrati con indagini annuali.
Nel censimento dell’industria e servizi sono censiti anche i distretti industriali. Questi sono entità
socio-territoriali dove persone e imprese si integrano reciprocamente.
Le imprese appartengono quasi sempre allo stesso settore industriali, e ciascuna impresa si
specializza in una fase di produzione. Le imprese sono numerose e piccole.
Per identificare i distretti, si parte dall’identificare i sistemi locali del lavoro (SLL), cioè unità
territoriali formate da comuni vicini sui quali si verificano spostamenti quotidiani per motivi di
lavoro.
*****
>> 2: LE STATISTICHE SU AZIENDE AGRICOLE, IMPRESE E ISTITUZIONI<<
Analizziamo ora le rilevazioni annuali (o pluriennali) sulle strutture produttive del paese.
Il settore agricolo è poco rilevante nell’economia (solo il 3% del PIL), ma è comunque percepito
come importante dalla collettività: la quantità e qualità dei prodotti, consumo e prezzi, la tutela del
territorio. Inoltre l’agricoltura si sta trasformando attraverso nuove attività, con la riscoperta cultura
rurale, della cultura agro-alimentare, agriturismo.
La domanda nazionale di statistica è quindi ampia e dettagliata. Ad essa si somma la domanda delle
istituzioni comunitarie che conducono i PAC (politica agricola comune) e necessitano di
monitoraggio dettagliato delle produzioni agricole.
Le informazioni delle aziende agricole provengono innanzitutto dal censimento agricolo e dalla
rilevazione sulla struttura e produzione delle aziende agricole (SPA). Questa rilevazione è
attualmente annuale, è condotta dall’ISTAT, è campionaria su circa 80.000 aziende e si svolge
intervistando direttamente i conduttori.
Altra rilevazione è quella sui risultati economici delle aziende agricole. E’ condotta dall’ISTAT e
dal’Istituto nazionale di economia agraria (INEA), ha periodicità annuale, è campionaria su circa
22.000 aziende mediante intervista diretta ai conduttori.
Altre rilevazioni annuali dell’ISTAT servono a misurare i risultati delle attività di coltivazione,
zootecnia e pesca. Citiamo la stima delle superfici e produzioni delle coltivazioni erbacee e
legnose, indagini “demografiche” sullo stock forestale e sui flussi di rimboschimento o
disboscamento, con censimento degli incendi, la consistenza degli allevamenti, l’andamento del
prodotto ittico.
L’ISTAT esegue due rilevazioni: la prima, campionaria, riguarda le imprese con 1-99 addetti
(rilevazione piccole e medie imprese – PMI); la seconda, totale, riguarda le imprese con oltre 100
addetti.
Per analizzare la distribuzione territoriale delle attività di impresa vengono rielaborati i dati delle
rilevazioni PI e SCI per “unità territoriale di attività economica omogenea”. Considerando
un’impresa e le sue variabili (conto economico, costo del personale, valore aggiunto etc.) prima si
assegnano le variabili ai settori di attività economica in cui essa opera, e poi i valori relativi si
assegnano alle regioni in cui l’impresa è presente con proprie unità territoriali.
L’indagine sulla Ricerca e Sviluppo Sperimentale, condotta ogni anno dall’Istat, rileva i dati sulle
imprese, istituzioni pubbliche (quindi anche università) e enti no profit che svolgono attività di
R&S. La definizione di attività di R&S proviene dal Manuale OCSE (Manuale di Frascati): un
complesso di lavori creativi sistematici per accrescere le conoscenze ed utilizzarle in nuove
applicazioni.
Distinguiamo:
1) Ricerca di base: conoscenze sui fondamenti dei fenomeni non finalizzate a specifica
applicazione
2) Ricerca applicata: conoscenze finalizzate ad una pratica e specifica applicazione
3) Sviluppo sperimentale: esperienza pratica per sviluppare materiali, prodotti e processi
produttivi
Non solo l’attività di R&S concorre alle innovazioni dei processi e dei prodotti. Anche l’acquisto di
beni strumentali ad alto contenuto tecnologico concorre allo scopo. Per questo l’Istat produce uan
rilevazione sulla innovazione nelle imprese italiane. E’ svolta su un campione di circa 15.500
imprese con almeno 10 addetti, ed è censuaria per le imprese con più di 250 addetti, e riguarda le
attività definite dall’OCSE (Manuale di Oslo) come “innovazioni tecnologiche, cioè tutti i prodotti e
i processi tecnologicamente nuovi introdotti nell’impresa, o i miglioramenti tecnologici apportati a
prodotti e processi tradizionali. Distinguiamo:
Altre rilevazioni sono: la domanda di personale, svolta dall’unione delle camere di commercio,
industria, artigianato etc., cioè le intenzioni delle imprese di assumere nei 12 mesi successivi
personale dipendente. La struttira e le attività delle imprese a controllo estero, con la quale l’Istat
compie un passo in avanti nella comprensione del fenomeno della “globalizzazione”.