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Politica Economica Marelli Signorelli capitoli da 1 a 6

Politica economica (Università degli Studi di Brescia)

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POLITICA ECONOMICA

Capitolo 1

La croce keynesiana

In questo modello esiste un solo mercato, il mercato dei beni. Il prodoto reale in equilibrio deve essere
uguale alla spesa aggregata. La spesa è cosituita da tre componeni: consumi, invesimeni e spesa
pubblica. Di quesi solo i consumi sono endogeni.

Y= Co+c1Y+I+G  Y=[1/(1-c1)](Co+I+G)

La spesa autonoma è collegata al reddito secondo il moliplicatore ed essendo la propensione marginale al


consumo minore di 1 (c1<1) il moliplicatore risulta superiore all’unità. Signiica ad esempio che un
aumento della spesa pubblica ha un efeto ampliicato sul reddito. L’equilibrio della keynesian crosso è
rappresentato da un graico in cui la reta a 45° che esce dall’origine garanisce che i valori in ascissa sono
uguali a quelli in ordinata. Nel punto d’equilibrio la spesa aggregata (C+I+G) è uguale alla produzione.

Il modello IS-LM

Viene considerato non solo l’equilibrio nel mercato dei beni ma anche in quello monetario. Gli invesimeni
non più considerai esogeni ma sono funzione inversa del tasso d’interesse.

IS: (C°+I°)/(1-c)+G/(1-c)-[d/(1-c)] i

Essa è:

-negaivamente inclinata

-la sua posizione dipende dal livello di G e dalle componeni autonome della domanda (C°+I°) per cui
qualunque variazione della spesa autonoma fa spostare orizzontalmente la IS

- è tanto più inclinata quanto più d e/o il moliplicatore 1/(1-c) sono piccoli

- caso keynesiano estremo di IS vericale quando d=0

LM: i= (e/f) Y – (1/f) M/P

Essa è:

-posiivamente inclinata

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-la sua posizione dipende da M/P per cui qualunque variazione dell’oferta nominale di moneta o del livello
generale dei prezzi la fa spostare orizzontalmente

-è tanto più inclinata quanto più è piccolo il rapporto (f/e)

-caso monetarista estremo di LM vericale quando f=0

Modello AD-AS

il modello IS-LM si complica aggiungendo l’equilibrio sul mercato del lavoro.

La curva della domanda aggregata subisce trasposizioni a causa di variazioni nella componente autonoma
della domanda oppure a seguito di poliiche monetarie e iscali, denominate appunto come poliiche di
controllo della domanda; queste trasposizioni sono verso l’esterno nel caso di poliiche espansive e verso
l’interno nel caso di poliiche restriive.

Per chiudere il modello con la determinazione endogena dei prezzi occorre considerare il lato dell’oferta.
Bisogna procedere aggiungendo l’analisi del mercato del lavoro. In esso vi è una contratazione (bilaterale o
colleiva) dei salari. Si parte dal presupposto che il salario reale risultante dalla contratazione salariale
deve essere compaibile con il salario reale derivante dalla issazione dei prezzi da parte delle imprese. Il
salario contratato dai lavoratori dipende dalle aspetaive sui prezzi, dallo stato del mercato sul lavoro
(minori richieste salariali con elevata u) e da fatori di rinforzo salariale z (sussidi di disoccupazione etc..).
quindi scrivendo W= Pe f(u,z) e ipoizzando che nel medio periodo le aspetaive siano realizzate, si oiene
l’equazione dei salari, rappresentata dalla wage-seing (WS), decrescente rispeto al tasso di
disoccupazione u: W/P = f(u,z)

Inoltre, supponendo che le imprese issino i prezzi secondo la regola del “mark-up pricing” ed indicando con
h il margine sui cosi dall’equazione: P= (1+h) W, si oiene l’equazione dei prezzi, rappresentata dalla PS,
indipendente da u: W/P = 1/(1+h)

Il tasso di disoccupazione naturale un è quindi dato dal punto di intersezione tra le curve WS e PS, ovvero
risolvendo per u l’equazione:

f(u,z) = 1/(1+h)

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L’equazione della curva AS si oiene invece sosituendo la WS nella PS. L’AS è inclinata posiivamente: un
aumento del reddito Y fa diminuire il tasso di disoccupazione che a sua volta fa aumentare P.

P=Pe (1+h) f(1-Y/L,z) tener conto della seguente catena di variazioni ↑Y ↑N ↓u ↑W ↑cosi ↑P. Pe igura
invece come fatore di spostamento: la AS si sposta tute le volte che ariano le aspetaive sul livello dei
prezzi.

A questo punto l’equilibrio macroeconomico è dato dall’intersezione tra la AD e la AS.

Aspetaive ed equilibrio di medio periodo

Bisogna disinguere tra :

- Equilibri di breve periodo quando i mercai son considerai in equilibrio ma non si trata di un
equilibrio pieno, ad esempio perché le aspetaive degli ageni non sono pienamente realizzate
- Equilibri di medio periodo, quando i processi di aggiustamento son portai a termine ed il sistema
economico aggiungo il suo equilibrio naturale
- Equilibri di lungo periodo, quando vengono considerai anche i fatori di crescita di lungo periodo.

Considerato che il passaggio dal breve al medio periodo implica una discussione sul ruolo delle aspetaive
approfondiamo questo conceto.

Nei modelli degli anni 50 si è cominciato ad utlizzare il conceto di aspetaiva adaiva, rappresentabile nel
seguente modo per quanto riguarda le aspetaive sul livello dei prezzi :

Pet-Pet-1 = α (Pt-1 – Pet-1)

Il signiicato è che i prezzi atesi nel periodo precedente vengono aggiustai nel periodo corrente per un
ammontare pari ad una frazione dell’errore commesso nel periodo precedente (errore pari alla diferenza
tra prezzi efeivi e prezzi atesi). Il parametro α è posiivo e minore dell’unità: esso rappresenta la
memoria degli ageni in questo procedimento di apprendimento dagli errori. Vi sono poi quelle
estrapolaive e quelle staiche che si otengono ponendo α=1 per cui i prezzi atesi coincidono con i prezzi
efeivi del periodo precedente.

Le aspetaive adaive dipendono solo dalla storia passata diversamente da quelle razionali che sono di
ipo forward-looking. A questo punto si può caraterizzare meglio la posizione di equilibrio di medio
periodo, che è lo stato di quiete raggiunto dal sistema dopo che i disturbi non sistemaici vengono eliminai.
È grazie alla revisione delle aspetaive che si veriica il passaggio dagli equilibri di breve a quelli di medio
periodo.

Per capire come avviene il passaggio dagli equilibri di breve a quelli di medio periodo supponiamo vi sia uno
shock monetario, che aumenta l’oferta di moneta. In IS-LM avremmo uno spostamento della LM verso

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l’esterno che equivale in AD-AS ad uno spostamento della AD verso destra, generando nel breve un reddito
maggiore di quello di partenza supposto uguale a Y n. poiché la AS iniziale era costruita sull’hp di prezzi atesi
pari a P e dopo lo shock essi sono salii i prezzi efeivi divergono da quelli atesi causando disequilibri per
moli ageni: ad esempio i lavoratori son ingannai poiché coninuano a percepire gli stessi salari monetari
anche se i prezzi son aumentai. Nel medio periodo quando le loro aspetaive son aggiustate la AS si sposta
in alto in quando si raggiunge il punto E’’ in corrispondenza di Y n.

La poliica monetaria espansiva non ha quindi alcun efeto sul reddito reale nel medio periodo.

Gli shock e le risposte di poliica economica

gli shock macroeconomici son disturbi o perturbazioni che alterano la posizione di equilibrio
macroeconomico, disinguibili in shock di domanda o di oferta.

Quelli da domanda son causai da variazioni:

- Della domanda aggregata autonoma: consumi e invesimeni autonomi, esportazioni nete


- Della domanda di moneta
- Delle poliiche macroeconomiche

Le loro conseguenze riguardo gli efei di breve periodo sul reddito reale e sui prezzi sono pro-
ciclici ossia si spostano nella stessa direzione della AD.

Gli shock da oferta comprendono mutameni:


- Nel livello dei salari monetari e nelle altre caraterisiche dell’oferta di lavoro
- Nei margini di proito
- Nella capacità produiva
- Nei prezzi e nella disponibilità degli altri fatori produivi
- Nell’eicienza produive e nella tecnologia
- Negli interveni di poliica economica sull’oferta, che includono sia misure speciiche di poliica
iscale, sia interveni di ipo struturale.

In presenza di perturbazioni dal lato dell’oferta, le consegueni variazioni del reddito reale e del
livello dei prezzi hanno segno opposto.

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Cause ed efei dei quatro principali ipi di shock nel modello AD-AS, con le manovre di poliica
economica:
- Shock posiivi sulla domanda aggregata come pure poliiche macroeconomiche espansive spostano
in alto la curva AD: aumentano i P e nel breve pure Y. Infai esse usate per uscire da recessioni
- Shock negaivi sulla domanda aggregata e poliiche restriive spostano in basso la AD:
diminuiscono i P e nel breve anche Y. Usate per tenere soto controllo l’inlazione anche al costo di
ridurre il prodoto
- Shock avversi sull’oferta aggregata, ad esempio petroliferi spostano verso l’interno la curva AS:
aumentano P e diminuisce Y (fenomeno della staglazione)
- Shock posiivi sull’oferta aggregata, ad esempio derivani dal progresso tecnico o da poliiche
struturali spostano verso l’esterno la AS: aumenta Y e diminuiscono P.

Il ciclo economico dipende non solo dalle perturbazioni ma anche da:

- Natura degli shock


- Meccanismii di propagazione
- Reazione degli ageni economici
- Reazione dei policymaker

Esempio

Uno shock d’oferta fa spostare AS in AS’. Una prima risposta di policy è una poliica monetaria
accomodante che vuole evitare una contrazione del prodoto: essa sposta AD in AD’ e l’equilibrio va da A a
B con il reddito che permane a livello naturale e crescita nei prezzi.

Una poliica meno accomodante può lasciar immutata la AD e il reddito può ridursi temporaneamente al di
soto di quello naturale con un conseguente contenuto incremento nel livello dei prezzi.

Un terzo ipo consiste in una poliica ancora più atenta al livello dell’inlazione che punta a mantenere
inalterato il livello dei prezzi tramite una contrazione ancora maggiore della AD in AD’’ causando una
caduta ancora maggiore del prodoto.

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CAPITOLO 2

Obieivi e strumeni di PE

- Obieivi inali sono le macrovariabili che il policymaker intende modiicare o inluenzare; esempio
sono: Y, P, u, NX etc..
- Strumeni sono le macrovariabili che può diretamente manovrare al ine di inluenzare l’obieivo
inale; esempi: G, T, Tr

La principale classiicazione degli obieivi è:

- Obieivi issi: predeterminai dal policymaker anche nel loro valore numerico, richiedono la
manovra di strumeni appropriai
- Obieivi lessibili o oimi: sono derivai atraverso un procedimento di massimizzazione di una
funzione del benessere sociale
- Obieivi intermedi: stanno a metà strada tra strumento e obieivo inale e dovrebbero essere
abbastanza ben controllabili dal policymaker ma non lo sono pienamente come si veriica per gli
strumeni. Essi son uilizzai sopratuto nel campo della poliica monetaria e quelli tradizionali
sono: il livello medio dei tassi d’interesse e lo stock complessivo di moneta.

Classiicazione degli strumeni proposta da Tinbergen:

- Strumeni quanitaivi che si riferiscono a variazioni quanitaive delle variabili strumentali esisteni
- Strumeni qualitaivi riguardano l’introduzione di nuovi strumeni, modiiche nei processi
decisionali o atuaivi relaivi agli strumeni esisteni
- Poliiche di riforma, simili ai precedeni, che implicano però rilevani mutameni nelle regole di
funzionamento del sistema economico

Regola aurea di PE: volendo conseguire n obieivi e disponendo di m strumeni, condizione necessaria
perché un problema di PE abbia soluzione è che m>=n, ossia che il numero di strumeni sia uguale o
superiore a quello degli obieivi. Se gli strumeni fossero in numero superiore agli obieivi basterebbe non
usare uno o più strumeni.

Obieivi oimi e funzione di perdita

Gli obieivi oimi non son preissai nel loro valore numerico dal pm, ma son derivai atraverso la
massimizzazione di una funzione di benessere sociale.

Individuare obieivi oimi è paricolarmente importante in presenza di trade-ofs tra obieivi oppure di
disponibilità di un numero limitato di strumeni.

L’equilibrio cui perviene un sistema economico dipende da due elemeni essenziali:

- Preferenze del pm
- Vincoli a cui essi sono sotoposi

Il primo passo è vedere come si possono esprimere le preferenze del pm. Si preferisce quindi prendere le
mosse da una funzione di perdita, la cui minimizzazione corrisponde alla massimizzazione della funzione di
preferenza sociale. Questa funzione è scrita come segue:

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Min L = λy(yt-y^t)2+ λπ(πt- πt^)2

Il signiicato è che vengono minimizzate le deviazioni del reddito e dell’inlazione dai valori desiderai, dove
λ sono i pesi assegnai ai due obieivi. Se uno è maggiore dell’altro signiica che si atribuisce maggior
importanza alla stabilizzazione del reddito che non a quella dell’inlazione.

Soluzione dei problemi con obieivi oimi e preferenze del policymaker

Esempio della curva di Ph di breve periodo. Il problema di scelta di PE riguarda il trade-of tra inlazione e
disoccupazione. La funzione di perdita è scrita come:

L = λu (ut-u^t)+λπ(πt-π^t)2

Supponiamo che i valori desiderai siano 0; allora le curve d’indiferenza del policymaker son curve con le
segueni caraterisiche:

- Concave verso l’origine


- Quanto più spostate in alto tanto maggiore è la perdita
- Una perdita nulla è associata all’origine degli assi

L’equilibrio viene determinato nel punto in cui la più bassa curva d’indiferenza compaibile col vincolo è
tangente alla curva di Ph data. Il punto di tangenza è B, che quindi rappresenta il punto di oimo di breve
periodo.

L’inclinazione delle curve d’indiferenza è importante, infai:

- Curve poco inclinate sono associate a pm conservatori (hard-nosed) che atribuiscono un peso
maggiore alla stabilizzazione dell’inlaione rispeto a quella della disoccupazione
- Curve ripide designano pm accomodani (wet) che danno più importanza alla disoccupazione.

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CAPITOLO 3 TIPOLOGIA DELLE POLITICHE ECONOMICHE

I ini di PE e le principali poliiche

Secondo la triparizione di Musgrave, si riiene che la poliica economica abbia tre inalità principali:

- Allocare più eicientemente le risorse


- Stabilizzare il sistema macroeconomico
- Redistribuire il reddito e la ricchezza

Vi sono 3 categorie fondamentali di poliiche, che grosso modo rispecchiano questa triparizione:

- Poliiche economiche struturali, dete anche microeconomiche o poliiche d’oferta:


essenzialmente rivolte alle problemaiche dell’allocazione delle risorse, ma anche a quelle della
crescita economica nel lungo periodo. Esse mirano a obieivi di eicienza e sono dete poliiche
d’oferta in quanto riescono a far spostare l’AS. Esse corrispondono ad uno shock d’oferta posiivo
che fa spostare la curva verso l’esterno. Riescono a far diminuire la disoccupazione naturale e ad
accrescere il livello del prodoto potenziale o innalzare il tasso di grescita del prodoto di lungo
periodo gy.
Il ine è quindi realizzare un’allocazione più eiciente quando si presentano situazioni di market
failure.
Una riforma struturale consiste nel complesso intervento pubblico che comprende numerosi
strumeni quanitaivi e qualitaivi.
Classiicazione delle principali poliiche struturali:
 Poliiche che issano il quadro economico-isituzionale e le regole generali di funzionamento
dei mkt. Al primo posto vi sono le disposizioni della cosituzione e nelle norme generali
permaneni anche derivani dai tratai internazionali. Vi sono norme poi relaive a dirii di
proprietà, contrai, dirito societario, aività sindacai etc.. queste norme includono i
provvedimeni a difesa della libera concorrenza (autorità garante concorrenza in Italia,
anitrust in USA)
 Regolamentazione dell’iniziaiva privata, quando si vogliano vietare o contenere aività
nocive. Le azioni posson esser più o meno incisive quali:
 Norme e restrizioni amministraive: autorizzazioni, licenze, brevei..
 Forme pervasive di disciplina della concorrenza o dell’organizzazione dei mkt,
controlli su salari e prezzi
 Schemi di ipo programmatorio

 Interveni correivi nel caso di limitate market failure, atuai tramite incenivi e disincenivi
all’iniziaiva privata: monetari con imposte sussidi agevolazioni iscali; reali direi con commesse
pubbliche, sostegno alle esportazioni, protezionismo; reali indirei con aiui alla R&S, alla
formazione del capitale umano etc...
 Intervento pubblico direto nella produzione tramite:
 Imprese pubbliche in senso streto
 Imprese a partecipazione statale

Una poliica economica si deinisce intervenista quando il pm ricorre all’ampio ventaglio di


strumeni per determinare o modiicare l’allocazione delle risorse. Un’economia mista si
realizza quando tute e 4 le ipologie vengono adotate.

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- Poliiche economiche di stabilizzazione di breve periodo, dete anche macroeconomiche o di


controllo della domanda aggregata che agiscono sull’AD (si sposta verso l’esterno se espansive o
interno se restriive). Esse mirano a obieivi di stabilità macroeconomica. Esempio: stabilizzare il
livello del prodoto atorno al livello di pieno impiego, facilitare uscita da recessione o di fase ciclica
negaiva quando Y<Y*. Oltre al reddito un altro obieivo è la stabilita dei prezzi.
Le due principali sono:
poliica iscale: controlla la domanda aggregata e quindi il reddito Y atraverso
variazioni di G,T e del saldo D=G-T del bilancio pubblico. Essa inluenza anche il
livello dei prezzi.
Poliica monetaria: ha come obieivo primario la stabilità monetaria, ossia la
stailità del valore interno (controllo del livello dei prezzi) ed esterno (controllo del
tasso di cambio) della moneta nazionale. Un altro obieivo è la stabilizzazione del
reddito.

Vi è elevata simmetria tra le due poliiche dato che entrambe inluenzano sia il
livello del reddito sia quello dei prezzi. Tutavia mentre quella monetaria è solo di
stabilizzazione macroeconomica, quella iscale può esser vista come strumento:
 Delle poliiche di stabilizzazione macroeconomica con le variazioni di G e T
che fan spostare sia IS che AD
 Delle poliiche allocaive, quando agisce dal lato dell’oferta
 Delle poliiche redistribuive tramite la tassazione e i trasferimeni a
famiglie e imprese

- Poliiche redistribuive, volte a modiicare la distribuzione del reddito e della ricchezza che hanno
ine di equità e giusizia sociale. Possono essere giusiicate dall’esistenza di distribuzioni del
reddito e della ricchezza intollerabili o indesiderabili poiché molto inique.
Al ine di correggere una distribuzione iniqua vi è l’azione redistribuiva dello stato, che agisce
tramite la poliica iscale, e in paricolare con gli interveni connessi alla spesa per il Welfare State.
Esso nasce in Inghilterra col piano Beveridge nel 42 ed ha notevole difusione in tui i paesi nord-
europei. In precedenza gli economisi ritenevano opportuno limitare la propria atenzione e le
proprie analisi agli obieivi di stabilità e di eicienza. Sulla scia delle rivoluzione keynesiana si son
difuse opinioni circa l’esistenza di un trade-of tra equità ed eicienza prima negato. Questo
poiché un’economia che è messa nelle condizioni di operare in condizioni di piena o quasi
occupazione, evita non solo uno spreco di risorse nel breve periodo, ma anche l’ingiusizia di
precludere ad alcuni l’accesso all lavoro.
I campi d’intervento del welfare sono vari. Le inalità redistribuive possono riguardare:
 La lota alla povertà
 Stabilizzazione dei reddii individuali
 Riduzione delle inuguaglianze di reddito
 Miglioramento della distribuzione delle opportunità aumentando il grado di mobilità
sociale.

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Gli strumeni d’intervento comprendono: sussidi di prezzo, regolamentazione di quanità,


di qualità o di prezzo; produzione pubblica direta, imposte progressive, spesa pubblica,
trasferimeni di reddito.
Intervento pubblico in economia e rappori tra Stato e mercato

L’economia mista si riferisce a quei sistemi in cui, accanto a una componente di libero mercato cosituita di
imprese private di produzione, si è afermata in modo massiccio la presenza dell’operatore pubblico, anche
atraverso forme di intervento direto nella produzione: lo stato si faceva esso stesso imprenditore.

Nell’europa occidentale negli anni 60 e 70 troviamo due gruppi di paesi in cui l’intervento pubblico era
paricolarmente intenso:

- Nei paesi scandinavi, dove era rilevante l’azione redistribuiva dello stato ovvero dove il Welfare
era ampiamente difuso. Vi erano elevai valori di indicatori del peso del setore pubblico. Esempio:
G/Y, T/Y, dipendeni pubblici/occupazione totale.
- In Italia e meno intensamente in UK e Francia, dove era difuso il capitalismo di stato, con
nazionalizzazione di imprese di produzione di beni e servizi. Non solo vi eran numerose imprese
statali o pubbliche, ma anche formule originali come quella delle partecipazioni statali, molto
sviluppata in Italia: formula secondo cui molteplici imprese di svariai setore produivi eran
controllate anche a livello azionario da alcune grandi holding pubbliche.

Nei paesi in cui l’intervento pubblico era maggiore son stai pure adotai schemi di programmazione
economica che a seconda del grado si disinguevano in:

- Programmazione economica indicaiva dove l’azione pubblica può intervenire in modo vincolante
solo su invesimeni pubblici e può indirizzare quelli privai al conseguimento delle inalità generali
del piano tramite meccanismi di incenivazione
- piani coerciivi impiegai solo nelle economie pianiicate dal centro dove le imprese di produzione
eran quasi esclusivamente pubbliche e il piano sosituiva il mkt come meccanismo allocatore.

Dagli anni ’80 è iniziata però in moli paesi occidentali una contrazione dell’intervento pubblico in economia.
Le liberalizzazioni dei mercai son state accompagnate da interveni di deregulaion e di privaizzazione.
Queste trasformazioni eran dovute in primo luogo all’incapacità delle strategie più interveniste di far
fronte alle nuove patologie emersi dagli anni 70: in paricolare gli shock d’oferta, elevata inlazione,
diicoltà a tenere soto controllo il debito pubblico, fallimeni dello stato nell’intervento pubblico direto.
Un altro fatore furono i nuovi movimeni poliici grazie al successo delle nuove scuole economiche.

Il progressivo restringimento dell’intervento pubblico in economia si è arrestato dopo la crisi economico-


inanziaria del 2007-2009, secondo diversi osservatori in gran parte atribuibile alle eccessive liberalizzazioni
specie in campo inanziario. Si è cosi assisito a una parziale re-regulaion.

In deiniiva bisognerebbe arrivare ad un migliore equilibrio di lungo periodo in cui stato e mkt non siano
più in contrapposizione, ma lo stato coninui a svolgere un ruolo incisivo e a sostenere l’iniziaiva privata.

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CAPITOLO 4 LE POLITICHE ECONOMICHE KEYNESIANE

Scuola classica e neoclassica

La scuola classica si formò tra ine 700 e inizio 800. (Adam Smith, Ricardo, Malthus, Marx, Mill)

Il suo interesse era rivolto ai problemi della determinazione del valore sociale della ricchezza, della
formazione e distribuzione del sovrappiù, dell’accumulazione e dello sviluppo economico. Dal punto di vista
metodologico si prediligeva l’analisi degli aggregai o delle classi sociali.

Fu questo approccio organicista che venne perso nella scuola neoclassica, nella quale sopravvisse l’altro
conceto smithiano di equilibrio concorrenziale individualisico, come pure una ilosoia generale favorevole
al liberismo economico.

Dal punto di vista della PE, le indicazioni della scuola classica sono in genere favorevoli al libero mercato:
infai, il laissez-faire consente all’egoismo ed al tornaconto dei singoli individui, atraverso la loro
interazione sul mercato, di garanire il massimo benessere per l’intera colleività. In sostanza si sosiene
che l’agire delle forze di mercato è in grado di condurre al migliore risultato possibile.

La scuola neoclassica poneva invece i singoli ageni economici al centro delle proprie analisi: si parla
appunto di individualismo metodologico. Si orientava verso i temi prevalentemente microeconomici
dell’equilibrio degli ageni e dei mercai, della determinazione dei prezzi, allocazione risorse. I loro enunciai
possono essere sinteizzai nei due postulai base dell’equilibrio economico generale walrasiano:

- razionalità degli ageni (tale per cui imprese massimizzano proii, consumatori l’uilità etc)
- equilibrio di mercato di ipo concorrenziale ossia con assenza, nella posizione di equilibrio, di
eccessi di domanda e oferta. Questo postulato implica la piena lessibilità di tui i prezzi.

Trato comune tra scuola classica e neoclassica: la nota legge di Say, l’oferta crea la propria domanda,
essendo la produzione oferta sempre coincidente con i reddii distribuii e ipoizzando che quesi ulimi
vengano subito spesi interamente.

Nella dicotomia classica il sistema economico veniva suddiviso in due soto-sistemi: quello reale
rappresentato dallo schema di equilibrio generale walrasiano che conseniva di determinare le variabili reali
partendo dai principi primi(preferenze, tecnologia..) e quello monetario che determina le variabili nominali
(livello prezzi, reddito nominale, salari nominali): è evidente che l’oferta di moneta inluenza solo le
variabili nominali ma non quelle reali, ossia la moneta è neutrale.

La rivoluzione keynesiana

Nel 1936 viene pubblicata la famosa “Teoria Generale”. L’obieivo di Keynes era principalmente quello di
costruire una teoria che spiegasse la determinazione del reddito nazionale e del livello di disoccupazione,
piutosto che sofermarsi semplicemente sulle caraterisiche degli equilibri di mercato e sulla teoria del
valore, come nella tradizione classica pre-keynesiana.

Le innovazioni teoriche fondamentali apportata dalla teoria generale di Keynes possono essere sinteizzate
nei segueni puni:

1. il reddito non è sempre issato al livello di piena occupazione, per cui preoccupazione è
spiegare come e perché il reddito può aumentare e/o essere accresciuto, oppure perché si
vengono a determinare equilibri di sotoccupazione;

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2. tra le principali determinani del livello del reddito vi è la domanda aggregata e in


paricolare la domanda efeiva; eventuali carenze di quest’ulima possono generare
situazioni di disoccupazione, anche per l’esistenza di limitate informazioni, problemi di
coordinamento e d’incertezza;
3. tra le componeni della domanda aggregata è opportuno ricordare:
 i consumi, che pur essendo funzione del reddito disponibile corrente, l’ipotesi di
propensione marginale al consumo minore dell’unità consente la determinazione di
un livello stabile d’equilibrio del reddito
 gli invesimeni, tra le più importani variabili esogene a determinare il livello del
reddito; essi non sono connessi solo al tasso d’interesse ma dipendono anche dalle
aspetaive, risultando una componente instabile
4. la contratazione nel mercato del lavoro concerne anziché quelli reali i salari monetari , che
sono relaivamente rigidi o vischiosi nel breve periodo: ossia pur non essendo issi, non
sono neanche completamente lessibili, ma manifestano diicoltà nell’aggiustamento
5. la teoria della preferenza per la liquidità fa sì che la domanda di moneta viene a dipendere
anche dal tasso d’interesse
6. nel sistema keynesiano l’oferta di moneta può inluenzare non solo i prezzi ma anche il
reddito reale e quindi la dicotomia classica viene a cadere: è riiutata l’ipotesi di neutralità
della moneta.

Graico dell’equilibrio keynesiano di sotoccupazione

Nel sistema classico vale la legge di Say, per cui la domanda aggregata A è sempre determinata dall’oferta
per cui Ac=Y. Per determinare il reddito d’equilibrio bisogna riferirsi al reddito di piena occupazione (Y*) che
dipende esclusivamente dalle determinani dal lato dell’oferta: è la domanda che viene ad eguagliarsi ad
esso. Quindi sono le forze del libero mercato che consentono al sistema economico di permanere in una
situazione di piena occupazione.

Nel sistema keynesiano la domanda aggregata è rappresentata dalla reta A k. La sua posizione dipende dalla
domanda aggregata autonoma A^ (invesimeni issi, spesa pubblica, esportazioni) e la sua inclinazione
dipende dalle caraterisiche delle variabili endogene, in paricolare dalla propensione marginale al
consumo. Viene ribaltata del tuto la legge di Say: è il reddito oferto che si adegua alla domanda aggregata.
Il reddito d’equilibrio Y0 è determinato dall’intersezione tra la reta della domanda aggregata A k e la
semireta a 45°. In questo modello i prezzi sono considerai issi, quindi la convergenza verso l’equilibrio
avviene tramite aggiustameni di quanità, ossia dell’oferta verso il livello del reddito. Tutavia il reddito
cosi determinato dal lato della domanda, può essere diverso dal reddito di piena occupazione: in

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paricolare può essere a qualunque livello al di soto come Y o<Y*. In efei Keynes ha cercato di dimostrare
che il livello di occupazione ( e di disoccupazione ) è determinato nel mercato dei beni e non in quello del
lavoro. Vi sono quindi equilibri di sotoccupazione in quanto vi è permanenza dello stato di non piena
uilizzazione delle risorse, a causa della carenza di forze in grado di condurre il sistema verso la piena
occupazione e questo rappresenta il problema cruciale della teoria generale.

La grande depressione e il pensiero keynesiano

L’opera di Keynes prese simolo dagli efei della grande depressione che colpì i paesi industrializzai dopo
la crisi del 29, con conseguente disoccupazione di massa. L’assenza di piena occupazione (presenza di
disoccupazione involontaria) e la distribuzione iniqua di reddito erano considerai da keynes i maggiori
fallimeni dell’economia di mercato.

Viene ora quindi fortemente sostenuto il possibile ruolo aivo della poliica economica (iscale e
monetaria) nel contribuire a determinare migliori condizioni in termini di domanda efeiva,
disoccupazione involontaria e aspetaive.

Indicatori reali:

Tra il 29 e il 33 il prodoto nazionale lordo si ridusse del 30,5%, i disoccupai passarono da 1.5 mln a 12 mln
e il numero degli occupai si contrasse di 8 mln.  il crollo della domanda aggregata e della produzione si
accompagnò ad un forte calo della domanda di lavoro da parte delle imprese. Importante è anche il
fenomeno dei fallimeni bancari numerosi nel 31 e nel 33 (4 mila fallimeni su 20mila banche operani).

Indicatori nominali e variabili monetarie e inanziarie:

tra il 29 e il 33 il prodoto nazionale lordo a prezzi correni crollò di quasi il 50% e la delazione ridusse di
circa il 25% il livello dei prezzi al consumo. Nonostante gli incremeni di base monetaria, l’aggregato
monetario subì riduzioni ino al 33 per efeto della marcata riduzione del moliplicatore monetario
conseguente ai fallimeni bancari. È anche da notare come, in conseguenza della delazione si
determinarono tassi d’interesse reali posiivi nonostante i tassi d’interesse nominali molto bassi.

Vi sono molteplici interpretazioni sulle cause e caraterisiche della grande depressione. Sicuramente vi fu
un’adozione di poliiche economiche errate che consenirono il persistente crollo della domanda aggregata.

Primo ilone keynesiano: spiegazione di ipo reale che pone atenzione sul ruolo svolo dalla riduzione ed
instabilità della domanda per invesimeni e consumiconseguenza dell’aumento di incertezza sistemica.

Friedman (scuola monetarista) sosiene l’ipotesi monetaria e pone al centro dell’analisi l’andamento degli
aggregai monetari e la poliica monetaria restriiva adotata dalla Fed.

Bernanke (ilone neokeynesiano) pone atenzione sul ruolo della delazione inatesa nel determinare la
caduta della domanda aggregata, sopratuto degli invesimeni, in conseguenza della maggiore costosità e
del razionamento dei inanziameni esterni. Una sua ulteriore spiegazione è legata al fato che la grande
depressione interessò quasi contemporaneamente moli paesi in regime di tassi di cambio issi, impedendo
alle autorità di pe di uilizzare la poliica monetaria per la stabilizzazione interna.

Implicazione della teoria keynesiana per la poliica economica

Il modello della croce keynesiana pone 2 quesii fondamentali alla macroeconomia e uno alla poliica
economica:

1. come si determina il reddito d’equilibrio che può essere a qualsiasi livello


2. quando e perché si determinano gli equilibri di sotoccupazione e in quest’evenienza, posto che
non ci siano forze endogene di riequilibrio

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3. cosa si può fare per uscire da questa situazione , ossia per colmare il gap rispeto al prodoto di
pieno impiego; ossia come spostare in alto la reta A k in A’k, ovvero che ipo di intervento di pe
applicare.
Riguardo quest’ulimo quesito una possibile soluzione di keynes è quella di provocare un aumento
di domanda autonoma, ovvero un’iniezione di spesa, ad esempio tramite un’espansione della spesa
pubblica, tale da indurre un incremento del reddito. È deinita poliica di controllo della domanda
aggregata.
Esempi di poliiche suggerite si riferiscono ad opere pubbliche, interveni su infrastruture ed
edilizia, altri ipi di invesimeni pubblici. Keynes è stato accusato di essere un sostenitore di una
spesa pubblica qualunque. In realtà egli era favorevole ad una poliica di deicit spending, ossia un
aumento di spesa pubblica che generasse disavanzi nel bilancio pubblico, in situazioni di recessione
o depressione, non come situazione normale; inoltre pensava ad un intervento correivo o di
sostegno, piutosto che sosituivo del libero mercato.

Caraterisiche delle poliiche economiche keynesiane

Per poliiche economiche keynesiane si intendono generalmente le poliiche discrezionali di breve


periodo, mirani a stabilizzare il sistema macroeconomico ed a facilitare la sua convergenza verso
l’equilibrio di piena occupazione.
Il punto di partenza sta nella constatazione che le economie di mercato sono normalmente
soggete, nel breve, a lutuazioni cicliche reali nel reddito e nell’occupazione.
L’altra importante constatazione è che le economie di mercato non sono sempre in grado di fornire
uno sbocco occupazionale a tute le persone capaci e desiderose di lavorare venendo a giacere in
uno stato di sotoccupazione. Il problema più grave è che quesi squilibri posson risultare anche
persisteni nel tempo.
Le poliiche di stabilizzazione devono essere atuta in primo luogo mediante poliiche di gesione
della domanda aggregata implicani la riduzione della varianza della domanda, al ine di contrastare
o smorzare le lutuazioni cicliche. La stabilizzazione dovrebbe avvenire atorno ad un trend di
reddito crescente nel tempo, anche per evitare l’accentuarsi di conlii tra obieivi di breve e di
lungo periodo di pe.
Nonostante questa duplice inalità fosse evidente a keynes, le analisi successive hanno enfaizzato il
problema della stabilizzazione del reddito atorno al livello di piena occupazione. Ben presto, anche
la stabilità monetaria ha cominciato ad essere incorporata nella funzione-obieivo del pm di moli
modelli keynesiani.
Se è pur vero che le pe keynesiane ipiche son di controllo della domanda aggregata, nessun
keynesiano ha negato l’uilità di interveni anche dal lato dell’oferta, ossia atraverso poliiche
struturali. Pertanto quando si parla di poliiche keynesiane l’aggeivo keynesiano può riferirsi a
tui e tre i ipi fondamentali di pe.
Tutavia la posizione tradizionale keynesiana consiste nel consenire un elevato grado di
discrezionalità alle autorità di pe. In tui i casi, va ribadito che non viene messo in discussione il
ruolo del mercato quale meccanismo allocatore delle risorse, ma si auspica una sua
amministrazione atraverso l’intervento pubblico.
Quanto agli speciici strumeni di controllo della domanda, nonostante non fosse mai stata messa
in dubbio l’importanza della poliica monetaria, si è ben presto cominciato a ideniicare la
posizione keynesiana come quella favorevole alla poliica iscale in quanto in un’economia di
profonda depressione, essa risulta essere l’unica eicace. Infai in situazioni di depressione, lo
stesso Keynes pensava ad una poliica di lavori pubblici, per risolvere i problemi dell’eccessiva
disoccupazione.

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Oltre ad essere stata accolta dal presidente americano Roosvelt, la poliica della spesa pubblica è
stata uilizzata sia nel periodo della ricostruzione postbellica sia negli anni 50 e 60 come arma
fondamentale della pe in numerosi paesi occidentali. La crescita della spesa pubblica si è veriicata
in quasi tui i compari, interessando le spese correni , quelle per invesimeni e i trasferimeni
sociali di reddito.
Ma la poliica iscale non agisce solamente dal lato delle uscite; essa può operare su entrambi i
froni: uscite e entrate, trasferimeni e tasse.
In paricolare quindi una poliica iscale espansiva può essere atuata sia tagliando le tasse sia
aumentando la spesa pubblica.
È vero che i keynesiani son a favore del deicit spending?
I primi keynesiani ammetevano che disavanzi nel bilancio pubblico possono esser accetai e
possono risultare beneici solamente nel breve periodo per uscire da una recessione. Nessun
keynesiano ha mai afermato che i disavanzi pubblici debbano essere sistemaici e cresceni nel
tempo(quesi ulimi son accetai solo al ine di inanziare invesimeni pubblici).
La riceta suggerita per una poliica ani-ciclica è quindi: disavanzi ampi in caso di recessione, avanzi
nelle fasi espansive. Con l’atenzione però che una regola iscale meno rigorosa, come quella spesso
conseguita in realtà di conseguire l’equilibrio di bilancio nelle fasi espansive e di ammetere il
deicit spending in quelle recessive, può condurre a una crescita coninua sia della spesa pubblica
sia del debito pubblico.
In deiniiva, se l’arma della spesa pubblica deve rispondere non solo alle inalità dello sviluppo,
dell’eiciente allocazione delle risorse e dell’equità, ma anche all’obieivo di stabilizzazione, allora
il livello della spesa dovrebbe essere lessibile non solo verso l’alto, ma anche verso il basso.
Le pe keynesiane raggiunsero le più vaste applicazioni negli anni 60; poi a causa di nuovi fenomeni
come gli shock d’oferta e la staglazione degli anni 70 e la difusione di nuove scuole e teorie, si
perse iducia nella capacità dello stato di stabilizzare l’economia con poliiche discrezionali.
Più recentemente la grande recessione del 2009 ha portato alla riscoperta di keynes.

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CAPITOLO 5 L’INTERVENTO PUBBLICO IN ECONOMIA: TEORIE ED EVIDENZE EMPIRICHE

Fallimeni di mercato ed intervento pubblico

Situazioni speciiche di market failure:

1. imperfezioni ed incompletezze dei mercai


2. esternalità nella produzione o nel consumo, che implicano equilibri di mercato suboimali
3. rendimeni di scala cresceni
4. presenza di incertezza, informazione incompleta o comunque di elevai cosi di informazione o
di transazione
5. esistenza di beni pubblici puri caraterizzai dall’assenza di rivalità nel consumo e di non
escludibilità dai beneici. In questo campo si possono manifestare comportameni del ipo free
rider, ossia i consumatori possono essere tentai di trarre beneicio dal bene pubblico senza
sopportarne il costo

Le imperfezioni di mercato e la praica impossibiltà di raggiungere posizioni di irst best nelle


economie reali richiedono che il trade-of tra equità ed eicienza sia afrontato mediante
appropriai interveni pubblici.
Arrow pone il meccanismo allocaivo del mercato ancora in una posizione dominante:
l’intervento pubblico sosituivo è giusiicato solo dalle imperfezioni ed incompletezze dei
mercai.
Lo stato è il ipico decisore pubblico nei confroni dei citadini, oltre che come organismo
regolatore di ageni e mercai privai.
La regolamentazione pubblica della produzione potrebbe essere necessaria in certe evenienze
(limitazioni alla concorrenza, avversione al rischio, etc..). Si riiene comunque preferibile la
regolamentazione pubblica di imrese privata piutosto che la cosituzione di imprese pubbliche,
sia per evitare abusi di posizione dominante, sia perché le imprese private sono comunque
soggete al controllo degli azionisi.

Teorie sull’espansione secolare del setore pubblico


Il massimo sviluppo dell’intervento pubblico si è avuto a parire dal secondo dopoguerra,
quando alla tradizionale fornitura di beni pubblici si sono sovrapposte non solo le azioni di
stabilizzazione dell’economia di mercato, ma anche gli interveni nella produzione e quelli di
ipo redistribuivo.
Come già accennato in moli paesi occidentali si è sviluppato un sistema di economia mista, in
cui accanto al libero mercato si è sviluppata una massiccia presenza dell’operatore pubblico,
non solo quale regolatore dell’aività economica privata ma quale atore nella sfera produiva.
L’intervento pubblico direto si è concentrato sopratuto nei setori ritenui strategici,
ideniicai sulla base di legami intersetoriali, delle capacità innovaive, dei vincoli struturali…
La tendenziale crescita di lungo periodo della spesa pubblica è stata spiegata considerando il
difuso uilizzo di poliiche di ipo keynesiano, conducendo in ceri casi alla democrazia in
deicit. Ci si riferisce al fato che le poliiche keynesiane realizzate dal secondo dopoguerra
hanno privilegiato gli aspei redistribuivi, piutosto che quelli legai all’eicienza o alle stesse
inalità stabilizzatrici. Un tale risultato è dovuto all’impiego distorto di queste poliiche, in
quanto quando queste ulime son state atuate in un quadro di compaibilità

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macroeconomiche e di contabilità pubblica equilibrata, esse hanno condoto alla crescita del
setore pubblico e non alla formazione di persisteni disavanzi di ipo struturale.
L’espansione del setore pubblico è un fenomeno di lungo periodo e rilete tendenze
analizzate sulla base di speciiche teorie interpetaive:
1. legge di Wagner (1877), i beni e i servizi pubblici sono da considerare beni superiori,
caraterizzai da un’elasicità di domanda rispeto al reddito superiore all’unità
2. modello di Baumol (1967), concentra l’atenzione sulle determinani dal lato dell’oferta e si
soferma in paricolare sui diferenziali di produività, staici e dinamici, rispeto al setore
privato dell’economia, a sfavore del setore pubblico. Di conseguenza, anche con un’ipotesi
restriiva di costanza tra le produzione dei due setori, la minor crescita della produività
nel setore pubblico implica un crescente fabbisogno di lavoro e quindi un’espansione
relaiva della sua base occupazionale
3. displacement efect spiega l’espansione a sali della spesa pubblica. Dato un bilancio
pubblico in pareggio, gli incremeni di spesa pubblica trovano un limite nella massima
pressione iscale tollerabile in ogni periodo che può spostarsi in alto in modo disconinuo
per restare poi issata ai nuovi livelli raggiuni a causa di un processo di assuefazione.
4. Teoria del bilancio incrementale analoga alla precedente ma concentra l’atenzione sulla
crescita disconinua di singole componeni della spesa pubblica, che si rincorrono tra loro
dando origine a un’evoluzione più lineare dell’intero aggregato di G.

La scuola di Public Choice


Essa studia in paricolare le determinani della domanda e dell’oferta di trasferimeni.
Questa teoria si concentra sui meccanismi sotostani all’aività redistribuiva
dell’operatore pubblico (trasferimeni).
Circa la domanda, viene esaminato il ruolo non solo dello sviluppo economico, ma anche
dei mutameni isituzionali (ad esempio modiicazioni nei sistemi eletorali); quanto
all’oferta, l’assenza di foni d’oferta alternaive a quella governaiva è causa di potere
monopolisico e dell’insorgere di ineicienze.
Quindi la scuola di PC applicando la strumentazione microeconomica ai problemi delle
scelte sociali, analizza i processi decisionali e di gruppo nello svolgimento delle transazioni
non di mercato.
La fornitura di beni pubblici può essere analizzata all’interno di un mkt paricolare, in cui la
domanda aferisce ai citadini/eletori, organizzai in gruppi di interesse e l’oferta a gruppi
poliici e burocraici. Si veriica pertanto uno scambio tra beni pubblici, voi eletorali e
benessere dei burocrai. In questo sistema vi è quindi la tendenza per gli ageni privai a
formare coalizioni o gruppi di pressione organizzai (lobby) al ine di caturare i beneici più
elevai o minimizzare le perdite.
Le coalizioni più fori sono caraterizzate da un ridoto numero di membri con pochi
obieivi speciici.
Si riiene che i gruppi d’interesse riescano nel loro intento di ampliare la spesa pubblica
anche perché i cosi di quest’ulima sono sopportai da categorie eterogenee e non
organizzate e non sono sempre evideni, essendo in moli casi implicii o occuli.
La formazione di eccessivi disavanzi è dovuta all’illusione iscale tale per cui gli eletori
sovrasimano i beneici delle spese correni e sotosimano i cosi di imposte future o
inlazione.
Negli anni 80 si è difuso un nuovo dibaito sui government failure poiché gli stessi governi
tendono a sotovalutare gli efei di lungo periodo.

Teorie del ciclo economico poliico

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I governi tendono ad efetuare poliiche espansive poco prima delle elezioni, al ine di
simolare la crescita e ridurre la disoccupazione. Eletori poco lungimirani son portai a
rieleggere i governani non tenendo conto delle poliiche restriive che saranno necessarie
dopo le elezioni (poiché salirà inlazione). Modelli deinii opportunisici a cui si
contrappongono i modelli di parito, in cui il mix di inlazione e disoccupazione prescelta
dipende dal ipo di coalizione.

Supply-side economics (SSE)


Nata nello stesso decennio negli USA con l’intento di ataccare le dimensioni ritenute
eccessive del setore pubblico. Concentra l’atenzione sugli efei di breve periodo e dal
lato dell’oferta esercitai dall’operatore pubblico sul sistema economico.

- Poiché è dal lato dell’oferta essa è disinta dall’analisi tradizionale dal lato della domanda
- Essa si concentra sugli efei di breve periodo e aferma che già in esso si veriicano efei
reali connessi all’intervento pubblico dal lato dell’oferta

L’atenzione è posta sugli efei disincenivani sull’oferta aggregata derivani da


un’eccessiva presenza del setore pubblico. Il problema può essere rappresentato in forma
graica come segue.
Data una certa curva di trasformazione che rappresenta le possibilità produive di un
sistema economico e in presenza di trade-of tra produzione pubblica (g) e produzione
privata(q) un tentaivo del governo di aumentare la quota del setore pubblico (da A a B)
porta in realtà il sistema a un punto suboimale ( C ). Questo risultato è dovuto:

- Alle ineicienze createsi in relazione al livello della spesa pubblica e agli interveni di
regolamentazione e che conducono il sistema verso un punto interno rispeto alla curva di
trasformazione iniziale.
- Alla riduzione nella disponibilità di risorse nel sistema, a causa degli efei disincenivani
della tassazione, con uno spostamento della curva di trasformazione verso l’interno.

Graico sulla perdita di benessere dovuta al setore pubblico

Riguardo l’eccessiva tassazione, la SSE mostra che essa può essere controproducente per lo
stesso bilancio pubblico.
Infai Lafer aferma che al crescere dell’aliquota imposiiva (t) il geito iscale (T) prima
cresce, raggiunge un massimo e quindi inizia a decrescere poiché la base imponibile, Y(t) è
inversamente correlata a t (essendo 0<t<1):
T = t x Y(t)

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Graico della curva di Lafer

I moivi per cui la base imponibile può essere inversamente correlata a t son diversi e
riguardano: gli efei disincenivani di un’eccessiva tassazione su lavoro, produzione e
aività private; l’incenivo ad un maggior uilizzo di lavoro nero ed economia sommersa.
Il problema è individuare il valore t* per cui T è massimo. Il punto di massimo era già stato
superato; vi sarebbe una convenienza a ridurre l’aliquota imposiiva, anche al ine di
incrementare il geito.
Gli efei disincenivani di un’eccessiva tassazione possono esser aggravai da un’eccessiva
regolamentazione, che irrigidisce l’aività economica nel libero mercato e frena iniziaiva
privata.
La conclusione di pe è di deregolamentare, diminuire il carico iscale e ridurre il peso del
setore pubblico. Ci sarebbero subito efei beneici e inoltre, aggiungendo l’hp di aspetaive
razionali, gli ageni potrebbero anicipare subito gli efei posiivi consegueni alla poliica
dell’oferta.
In realtà la SSE ha incontrato diicoltà operaive nella sua atuazione poiché si è trovata in
conlito con il monetarismo. Se all’inizio è risultata abbastanza faibile una poliica di
deregolamentazione, alla riduzione delle aliquote iscali ed alle agevolazioni iscali introdote
non ha fato seguito l’auspicato incremento del geito e della base imponibile; la pressione
iscale è risultata invariata. Tenuto poi conto della mancata limitazione indota della spesa
pubblica ciò ha comportato un aumento del disavanzo pubblico, con cresceni pressioni per
un suo inanziamento monetario.
Comunque, il mix tra poliica monetaria restriiva e poliica iscale espansiva causò un forte
rialzo dei tassi d’interesse (negli USA e nel mondo); l’ingente alusso di capitali consenì agli
USA di inanziare i “disavanzi gemelli”, ma fece di quel paese il maggiore debitore nel mondo.
Inoltre, la successiva espansione dell’economia USA negli anni ’80 può essere atribuita più ai
tradizionali efei (keynesiani) del taglio delle imposte, dal lato della domanda, che non a
quelli dal lato dell’oferta.

Arresto dell’espansione del setore pubblico


Anni 80 portarono un’inversione di tendenza in tema di espansione della spesa pubblica e di
crescente ruolo dell’operatore pubblico in economia.

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Dapprima negli USA, con riduzioni del carico iscale e deregulaion; poi in UK con l’aggiunta di
privaizzazione di imprese pubbliche; poi in Germania e in Francia; via via nei paesi europei
restani.
In Italia negli anni 90 ci furono privaizzazioni consisteni, quando fu in gran parte
smantellato il sistema delle partecipazioni statali.
Questa inversione di tendenza può essere fata risalire a mutameni nell’orientamento dei
governi e della pubblica opinione.
Le spiegazioni di quesi sono:
1. pressani problemi di inanziamento, anche considerando la crescente opposizione nei
confroni della crescente pressione iscale, in un contesto di vincoli cresceni al formarsi
di disavanzi pubblici. Gli andameni demograici hanno fato crescere molto ceri ipi di
spesa, come pensionisica e sanitariatendenze automaiche insostenibili con adozione
di progei di riforma
2. mutameni negli ateggiameni culturali, poliici, ideologici nell’orientamento
dell’opinione pubblica. Questo mutamento è sinteizzato dalla crescente richiesta di
meno stato e più mercato.
3. non va ignorato che le inalità del welfare state erano gia acquisite in numerosi paesi

Riguardo al secondo punto si può osservare che questo mutamento si è rilesso ne ha


simolato cambiameni nelle scuole di pensiero economico: monetarismo poliico, stato
minimale di Nozick.
Riguardo al terzo punto in moli ritengono che il welfare state debba sopratuto tutelare
la fascia più povera della popolazione, ridimensionando l’obieivo di ridurre le
disuguaglianze di reddito per la generalità della popolazione. I mutameni demograici, gli
stringeni vincoli del bilancio hanno messo a repentaglio la sostenibilità del modello
universale di welfare, sospingendo verso un modello residuale in cui l’intervento
pubblico è limitato ai percetori di reddii bassi.

Inoltre la grande recessione ha determinato un’ulteriore inversione di tendenza, con una


risalita del peso dello stato nell’economia grazie a salvataggi e nazionalizzazioni di
banche, pacchei iscali di simolo, ammorizzatori sociali, ecc.
Tendenze ora di nuovo inverite a causa delle exit strategies e della crisi dei debii
sovrani. Permane però il dibaito tra i fautori delle poliiche di austerità ed i sostenitori
delle poliiche per la crescita. In ogni caso vi è la necessità di una più eicace
regolamentazione, a livello nazionale ed internazionale, compresi i mercai inanziari.

Il peso del setore pubblico: evoluzione e confroni


la presenza del setore pubblico e la sua evoluzione si possono cogliere sia considerando
l’inluenza esercitata sul setore privato dell’economia, sia atraverso indicatori
quanitaivi della sua aività quali il rapporto tra spesa pubblica e Pil G/Y o tra entrate
iscali e Pil T/Y.
Considerando l’andamento delle entrate pubbliche totali in % del Pil negli ulimi due
decenni emergono diferenze e tendenze:
 il peso delle entrate pubbliche nei paesi europei risulta persistentemente
maggiore rispeto a USA e Giappone (33,1% e 33,8% rispeto a 46,5% area euro)
 le diferenze all’interno dei paesi europei sono considerevolimaggiori
diformità nel lord europa, dove i paesi anglosassoni (35-39%) si contrappongono
a quelli scandinavi (superiore al 50%)
 Italia si colloca sopra la media euro (valori superiori al 45% del Pil)

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Considerando gli anni della grande recessione e i successivi, si può rilevare una stabilità
nel rapporto tra entrate pubbliche e Pil e quindi anche nei paesi e negli anni di riduzione
del Pil si è determinato un andamento decrescente analogo delle entrate pubbliche.
Sembra quindi che si possa escludere che siano state adotate poliiche aive ( di
riduzione ) della tassazione a ini di stabilizzazione del ciclo economico.
Con la grande recessione sopratuto nel 2009 si manifestano efei derivani
dall’adozione di poliiche di intervento con aumento della spesa pubblica, con
considerevole salto nel penso percentuale della spesa pubblica sul pil.
Nel caso italiano G ha avuto un andamento coninuaivamente crescente per quasi
mezzo secolo, raddoppiando dal 51 al 93 (da 24% a 57,6%) per poi ridursi e inine
stabilizzarsi su valori intorno al 50% del Pil.
In Italia vi è inoltre una notevole incidenza della spesa per interessi sul debito pubblico.
Tale maggior peso del servizio del debito determina che, mentre la spesa pubblica totale
è leggermente superiore rispeto alla media europea, la spesa primaria-ossia al neto dei
pagameni per interessi- è al di soto di tale media. Le minori spese primarie assieme alla
maggiore pressione iscale sono i cosi che le generazioni atuali sopportano per i vizi e
gli errori dei decenni passai.
Inoltre in Italia vi è una rilevante incidenza del peso della spesa pensionisica.
Quindi al ine di raforzare la debole crescita economica in Italia si auspica una riduzione
della pressione iscale, in paricolare delle imposte sul lavoro. La riduzione delle imposte
sarebbe un’azione auspicabile, ma se si vogliono evitare conseguenze sui disavanzi e
sulla dinamica del debito occorre individuare un percorso di alleggerimento della spesa
pubblica, accompagnato dal reperimento di nuove foni di entrata e da una più eicace
lota ad evasione ed elusione iscale.
Come intervenire sulla spesa pubblica? È opportuno evitare di tagliare le spese più uili
per la crescita anche per non ostacolare la ripresa economica, o le spese sociali, che
sono funzionali ad una crescita socialmente sostenibile. Appare preferibile, ora che è
stata avviata la riforma pensionisica, porre atenzione ai livelli di eicienza delle varie
amministrazioni pubbliche, anche decentrate.

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CAPITOLO 6 DISOCCUPAZIONE E MERCATO DEL LAVORO

Disoccupazione
È una delle più gravi patologie. I suoi cosi sono vari e includono:
- Uno spreco di risorse e perdita di prodoto potenziale
- Efei negaivi sulla crescita di lungo periodo
- Cosi distribuivi a carico degli stessi disoccupai e delle loro famiglie

Prima disinzione:
 Disoccupazione ciclica, che deriva da una produzione troppo bassa, come si veriica
nelle recessioni o in presenza di output gap; ipica disoccupazione involontaria
keynesiana
 Disoccupazione naturale, che maniene in equilibrio il mercato del lavoro e
corrisponde al prodoto naturale (Yn)

Diverse poliiche devono essere uilizzate per contrastare un’elevata disoccupazione. Si può
afermare che:
 Poliiche di stabilizzazione, sono necessarie per ridurre e possibilmente eliminare la
disoccupazione ciclica. Possono essere monetarie o iscali, essenziale è che siano
espansive, ossia che facciano spostare la AD verso l’esterno, facendo convergere Y t
verso Yn.
 Poliiche struturali, che agiscono dal lato dell’oferta, servono per ridurre la
disoccupazione naturale, frizionale o struturale.

Ciclo e crescita

Le fasi cicliche sono ideniicate da un prodoto maggiore di Yn (fase espansiva) o minore di Yn


(fase recessiva):
 Recessione: se variazione negaiva del pil per almeno due trimestri.
 Depressione: recessione prolungata o profonda (diminuzione del pil di almeno 1/10).

In un sistema in crescita, i cicli economici consistono in lutuazioni del prodoto atorno ad


un trend di crescita, tale per cui la produzione può crescere ad un tasso maggiore di quello
normale di lungo periodo (ad es. gy>g*y) oppure minore (gy<g*y)

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Concei di prodoto
 il prodoto naturale è il prodoto (Yn) a cui l’economia converge nel medio periodo
(Yn nel modello AD-AS);
 il prodoto potenziale (Y* deto anche di pieno impiego) è la produzione massima
che l’economia può sostenere senza generare tensioni inlazionisiche (è calcolato
a parire dalla funzione di produzione); la disoccupazione corrispondente è quella
struturale (o naturale o «di pieno impiego»)
 Il prodoto tendenziale è simato partendo dai dai annui sul prodoto reale,
applicando procedure staisico-econometriche per eliminare la componente
ciclica.

La diferenza tra prodoto efeivo al tempo t(Yt) e prodoto potenziale (Y*) è nota come
output gap. Una quesione delicata è come viene simato il prodoto potenziale: non può
essere misurato, dato che è il prodoto che si avrebbe quando tute le risorse produive sono
pienamente impiegate senza generare tensioni inlazionisiche.
Riguardo al lavoro non si assume un tasso di disoccupazione nullo ma un tasso ritenuto
normale per il medio periodo fornito da diversi organismi internazionali.

Data una funzione di produzione aggregata: Y = F(K,N) in cui il prodoto Y è otenuto con due
fatori produivi, il capitale K ed il lavoro N (ossia n. di lavoratori; in altre versioni, n. ore di
lavoro) dall’idenità: Y =N• (Y/N) risulta che il livello del prodoto Y dipende:
 dall’ammontare di occupai(N),
 dalla loro produività (Y/N), ovvero il prodoto medio per occupato.
La dinamica della produività è analizzata sopratuto nei modelli di crescita data una
funzione di produzione Cobb-Douglas: Y = A K αN(1-α) dove A rappresenta la tecnologia si
oiene:
gY= gA+ α gK+ (1-α) gN
dove gA è la variazione della produività totale dei fatori e misura del progresso tecnico
( residuo di Solow)

Indicatori del mercato del lavoro


Posto che: FL = OCC + DIS
Il tasso di disoccupazione è dato da: TD = DIS / FL
Il tasso di occupazione da: TO = OCC / POP15-64
dove OCC sono gli occupai, FL le forze di lavoro, P15-64 è la popolazione in età
lavoraiva.
Tra i tre tassi (TO, TD, TP) intercorrono le segueni relazioni:

od anche, dopo semplici passaggi:

Non esiste necessariamente una relazione inversa stabile fra variazione dell'occupazione e
variazione della disoccupazione.

La legge di Okun: il legame tra disoccupazione e reddito


La legge di Okun evidenzia una relazione suicientemente stabile tra aumento del prodoto e
diminuzione della disoccupazione. Una possibile rappresentazione di questa legge è fornita
dalla seguente equazione:

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ut–ut-1= –θ(gyt–g*y)
il tasso di disoccupazione aumenta (u t>ut-1) o diminuisce (ut<ut-1) nel tempo a seconda che la
crescita del prodoto (g yt) ecceda o no un tasso di crescita normale (g* y). Quest’ulimo tasso è
la crescita minima necessaria per mantenere costante il tasso di disoccupazione. Esso
dipende da:
 Crescita o riduzione della popolazione aiva
 Crescita della produività del lavoro (generalmente posiiva grazie al progresso
tecnico)
A prescindere del valore del parametro theta, il tasso di disoccupazione aumenta non
solo quando la produzione non cresce, ma anche quando cresce ad un tasso basso,
inferiore a g*y. Comunque anche un tasso di crescita superiore pur avendo un impato
favorevole sulla disoccupazione esercita di solito un efeto meno che proporzionale
(θ<1) per 2 moivi:
 L’aumento della produzione e della domanda di lavoro si rilete in parte
nell’assunzione di disoccupai e in parte nell’aumento della partecipazione al
lavoro (efeto opportunità)
 A causa dei cosi di turnover spesso le imprese preferiscono tenere manodopera
in eccesso o ridurre l’orario di lavoro nei periodi di crisi; nelle fasi di ripresa
economica le imprese usano tale serbatoio di manodopera e ricorrono anche la
lavoro straordinario prima di aumentare l’occupazione, con efei più deboli sul
tasso di disoccupazione.
Questa legge era paricolarmente uile per calibrare opportunamente gli interveni di
pe dal lato della domanda.

Disoccupazione frizionale e struturale


La disoccupazione che non dipende dalle lutuazioni del ciclo economico è quella naturale.
Simili sono i concei empirici di disoccupazione frizionale e struturale.
 La disoccupazione frizionale è connessa ai tempi isiologici di occupazione:
o Dei nuovi entrani nel mercato del lavoro
o Dei lavoratori temporaneamente disoccupai perché impegnai nella ricerca di un nuovo
lavoro
A causa dei processi di aggiustamento nel mercato del lavoro essa coesiste spesso con la
presenza di posi vacani presso le imprese, ossia di una domanda di lavoro non soddisfata.
In un mondo ideale, la presenza contemporanea di disoccupai e di posi vacani non avrebbe
senso. Tutavia, eterogeneità dei lavoratori, segmentazioni del mercato del lavoro,
imperfezioni di mercato, cosi d’aggiustamento e transizione e altre rigidità fanno sì che i due
fenomeni tendano a coesistere.
Beveridge deinisce la piena occupazione come quella situazione in cui la disoccupazione è
inferiore ai posi vacani. La curva di Beveridge mete in relazione il tasso di posi vacani (v)
con il tasso di disoccupazione (u). essa ha le segueni proprietà:
- Vi è relazione inversa tra le due variabili: quando la situazione ciclica migliora
diminuisce u e aumenta v; viceversa quando entra in recessione
- La curva si sposta in presenza di shock d’oferta: una minore occupabilità dei
lavoratori trasla la curva in alto, comportando un peggioramento del “matching of
jobs”
- La disoccupazione da domanda si può disinguere da quella frizionale (u=v)

Le poliiche aive per il lavoro sono quegli interveni pubblici, dal lato dell’oferta,
implementai nel mkt del lavoro che mirano ad accrescere l’occupabilità dei lavoratori e ad

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incenivare la domanda di lavoro e a rendere più agevole l’incontro tra domanda e oferta di
lavoro. Queste poliiche favoriscono il job matching, riducendo u e v facendo traslare la curva
verso l’interno.

 La disoccupazione struturale c’è quando le condizioni di squilibrio nel mkt del lavoro sono
persisteni, ad esempio a causa di profondi mutameni nella strutura produiva
dell’economia e di riallocazioni intersetoriali delle forze di lavoro.
Essa è simile a quella frizionale nel senso che non può essere afrontata con poliiche
espansive sulla domanda aggregata, ma allo stesso tempo richiede un intervento più
complesso del job matching.
Esempi di mutameni struturali sono:
- cambiamento struturale dell’economia ad esempio progressiva terziarizzazione
- progresso tecnico incessante causa della disoccupazione tecnologica
- efei della globalizzazione e mutameni nella specializzazione internazionale
- lussi migratori
- cambiameni demograici
- mutameni isituzionali
- modiiche nelle preferenze individuali spesso causate dall’evoluzione del contesto
socio-culturale

è evidente che per contrastare la disoccupazione struturale bisogna uilizzare un insieme


complesso di poliiche struturali che non si limitano alle poliiche del lavoro ma includono:
- poliiche industriali
- poliiche commerciali
- migratorie
- regionali
- per l’istruzione
- socio-assistenziali

Eurosclerosi
Con il termine di eurosclerosi ci si riferiva all’eccessivo costo del lavoro ed a tute quelle rigidità,
preseni in Europa, che disincenivano l’assunzione di lavoratori ed una sostenuta crescita
economica. Tra le rigidità più citate vi sono:
- la troppa ita regolamentazione del mercato,

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- le norme a tutela dei lavoratori (incluso il divieto di licenziamento ossia l’


employment protecion legislaion ),
- le poliiche del lavoro di ipo assistenziale,
- un ruolo eccessivo riservato ai sindacai ed alla contratazione colleiva,
- la pervasiva regolamentazione e
- gli ostacoli all'iniziaiva privata.
Il costo del lavoro riguarda non solo il livello dei salari ma anche il peso delle imposte (il
cd. cuneo iscale e contribuivo).
Queste rigidità spiegherebbero l’andamento diferenziato del mercato del lavoro
europeo a parire dagli anni ‘80, rispeto ad es. a quello americano. Infai ino ai primi
anni ’80, il tasso di disoccupazione era più basso nei paesi dell’UE; da allora e sopratuto
dopo la recessione dei primi anni ’90, la “forbice” si è allargata a sfavore dell’UE. La
recessione del 2009 aveva portato i tassi di disoccupazione su livelli simili nelle due aree,
ma negli Usa sono ridiscesi ed invece nell’UE sono persisteni.

Modelli insider-outsider
Il mercato del lavoro è in sostanza segmentato tra due categorie di lavoratori:
- insider: lavoratori già occupai
- outsider: in cerca di occupazione
solo gli insider hanno qualche potere di contratazione dei salari, oltre che di controllo
sull’entrata nella fascia degli occupai; ciò può spiegare come mai una disoccupazione
massiccia può accompagnarsi ad una dinamica salariale contenuta. L’esclusione dei
disoccupai dal mercato primario è dovuta non solo al potere monopolisico degli insider,
ma anche dalla presenza di cosi di transazione.
La disoccupazione involontaria può derivare dal fato che il salario pagato dall’impresa
agli insider wi, pur essendo superiore a quello di equilibrio walrasiano w*, è minore della
somma tra salario di riserva w0 degli outsider e dei cosi di turnover co. Pertanto
l’impresa si comporta in modo razionale non assumendo nuovi lavoratori ad un salario
inferiore, poiché wi<w0+co. La disoccupazione è causata dal fato che wi>w*.

I salari d’eicienza
È in sostanza il livello dei salari in rapporto alla produività del lavoro. Salari elevai,
anche superiore al livello d’equilibrio walrasiano sono compaibili con un
comportamento massimizzante dell’impresa, in quanto essi inducendo unmaggiore
sforzo lavoraivo son correlai posiivamente coi livelli di produività. È cosi spiegata a
rigidità salariale e la disoccupazione risultante è involontaria.
Il fato che la produività del lavoro venga fata dipendere dal livello salariale è
giusiicato sulla base delle segueni argomentazioni:
- incenivai il morale dei lavoratori, il loro impegno e la loro moivazione al lavoro
- ridoi i cosi di turnover e addestramento
- maggiore capacità di atrazione dei lavoratori più qualiicai
- migliore eicienza lavoraiva dei dipendeni
- il miglioramento dell’eicienza è legato sia all’intensiicazione dello sforzo che alla
riduzione dell’assenteismo.
In deiniiva il salario è usato dall’impresa come meccanismo di selezione della
produività. La conseguenza di questa scelta è però che parte della forza lavora è lasciata
inoccupata in modo involtontario.

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Isteresi
Queste ulime teorie sono uilizzate anche per fornire una spiegazione dell’isteresi della
disoccupazione.
Secondo questa teoria non esiste un valore di equilibrio per il tasso naturale di disoccupazione
che sia costante nel tempo, in quanto tale grandezza dipende anche dai valori passai del tasso
di disoccupazione efeivo, infai essa è anche deinita path-dependence. Così se una
recessione fa inizialmente aumentare la disoccupazione ciclica e questa permane per molto
tempo al di sopra del suo valore d’equilibrio, il tasso naturale comincia ad aumentare nel tempo.
3 gruppi principali di determinani dell’isteresi:
- efei duraturi sulla domanda di lavoro del calo degli invesimeni in capitale isso,
conseguente alla fase recessiva
- rigidità salariali causate dal comportamento degli insider
- relazione tra durata della disoccupazione e prob di trovare una nuova occupazione,
inluenzata sopratuto dall’impoverimento del capitale umano
Quesi meccanismi possono raforzarsi nel corso del tempodisoccupazione più persistente
È stata sotolineata un’asimmetria ciclica: mentre nel corso delle fasi recessive si accresce
rapidamente lo stock dei disoccupai, in quelle espansive esso si riduce meno facilmente: il
livello occupazionale rimane più o meno costante, anche a causa delle ristruturazioni
tecnologiche ed organizzaive di ipo labour-saving. La persistenza di una disoccupazione elevata
riscontrata in Europa trova in questa teoria un’altra spiegazione esauriente.
Le pe necessarie devono agire a due livelli:
- poliiche macroeconomiche espansive per evitare profonde e prolungate recessioni;
occorre contrastare gli aumeni della disoccupazione ciclica poiché una parte di essa
si tradurrà in maggiore disoccupazione struturale
- poliiche aive del lavoro e altre poliiche struturali, per evitare che la
disoccupazione diveni di lunga durate ed accrescere l’occupabilità dei disoccupai.

Clup
È il rapporto tra costo di lavoro e produività. Se indichiamo con C L il costo del lavoro complessivo
e con Q il prodoto possiamo chiamare clup il rapporto tra le due variabili, ossia il costo del lavoro
per unità di prodoto. Possiamo inoltre dividere numeratore e denominatore per N, otenendo:
clup = CL/Q = (CL/N)/(Q/N) = w/q
dove w è il salario lordo di ciascun lavoratore e q la sua produività, ossia il prodoto medio del
lavoro.
Quindi il clup è il salario inteso come costo del lavoro in rapporto alla produività. Esso scende
non solo quando diminuiscono i salari ma anche quando aumenta la produività del lavoro. Per
averlo decrescente basta che la produività aumeni di più rispeto ai salari. È un indicatore
semplice ma importante del grado di compeiività.
La crescita salariale dovrebbe trovare un limite nella crescita della produività del lavoro, non
solo per evitare di perdere compeiività ma anche per scongiurare conseguenze negaive sui
prezzi e sull’inlazione. In deiniiva, un paese che voglia mantenere o riguadagnare compeiività
deve seguire una o più delle segueni strade:
- comprimere la dinamica salariale, atuando quella che è stata chiamata svalutazione
interna questa strada però può condurre a condizioni di delazione, oltre a
danneggiare i consumi causando recessione o stagnazione
- contenere i cosi non salariali, a cominciare dal cuneo iscale e contribuivo
percorso auspicabile purchè gli equilibri dei coni pubblici lo permetano
- rilanciare la dinamica della produività  soluzione preferibile da atuare atraverso
il progresso tecnico innovazione etc..

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Superamento eurosclerosi
vi sono state riforme ed anche diferenziazioni nelle performance dei mercai del lavoro, per cui
non c’è più un unico “modello europeo”:
a)La realtà dell’UE non è afato omogenea ma varia da paese a paese, ad es. in relazione ai tassi di
occupazione o alla dinamica occupazionale in paesi come l’Italia è perino molto disomogenea
anche tra le diverse regioni(specie tra il Mezzogiorno e le altre aree); la performance del mercato
del lavoro nel nuovo secolo è stata migliore in Europa, almeno ino alla crisi ed alla Grande
Recessione; dopo questa, vi è forte diferenziazione tra paesi virtuosi (Germania) e paesi periferici.
b)Una completa lessibilità potrebbe sì far crescere i posi di lavoro, ma al costo di una più iniqua
distribuzione del reddito. Sopratuto dopo shock di notevole enità la transizione verso nuovi
equilibri potrebbe comportare aggiustameni lunghi e dolorosi (in assenza di adeguate rei di
protezione).
Negli ulimi trent’anni, una contrazione assoluta dei salari reali si è in efei veriicata tra i
lavoratori meno qualiicai degli Usa (almeno un terzo della popolazione ha visto un peggioramento
del proprio benessere). In Europa il “progresso tecnico distorto” (che causa un minor uilizzo dei
lavoratori unskilled ), la concorrenza dei paesi emergeni con basso costo del lavoro ed altri shock
d’oferta si sono rilessi meno sulla dinamica salariale(essendo i salari piutosto rigidi) e più sui tassi
di disoccupazione.

Nuovi modelli isituzionali


Oggi in Europa possiamo rintracciare alcuni modelli isituzionali di riferimento:
1.i paesi anglosassoni, che seguono gli approcci neoliberisi (come negli Usa) e presentano una
elevata lessibilità del lavoro (anche in uscita);
2.i paesi scandinavi (con l’aggiunta dell’Olanda), in cui i lavoratori sono garanii sopratuto
atraverso il welfare state e tramite il modello della lexicurity;
3.l’Europa coninentale, caraterizzata da industrie altamente eicieni, da un sistema d’istruzione
di ipo “duale”, da un ruolo ancora importante per le pari sociali (sopratuto in Germania);
4.l’Europa mediterranea, con elevate tutele del lavoro per alcuni insider, alta protezione dei
lavoratori nel mercato primario ( welfare di ipo famigliare), recente lessibilità in entrata (contrai
a termine) e un sistema educaivo sequenziale, ecc.
5.I nuovi membri dell’Europa centro-orientale: economie dinamiche (che realizzano il catching-up),
discreta lessibilità del lavoro, sistemi di welfare in fase di sviluppo.

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