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POLITICA ECONOMICA
Capitolo 1
La croce keynesiana
In questo modello esiste un solo mercato, il mercato dei beni. Il prodoto reale in equilibrio deve essere
uguale alla spesa aggregata. La spesa è cosituita da tre componeni: consumi, invesimeni e spesa
pubblica. Di quesi solo i consumi sono endogeni.
Y= Co+c1Y+I+G Y=[1/(1-c1)](Co+I+G)
Il modello IS-LM
Viene considerato non solo l’equilibrio nel mercato dei beni ma anche in quello monetario. Gli invesimeni
non più considerai esogeni ma sono funzione inversa del tasso d’interesse.
IS: (C°+I°)/(1-c)+G/(1-c)-[d/(1-c)] i
Essa è:
-negaivamente inclinata
-la sua posizione dipende dal livello di G e dalle componeni autonome della domanda (C°+I°) per cui
qualunque variazione della spesa autonoma fa spostare orizzontalmente la IS
- è tanto più inclinata quanto più d e/o il moliplicatore 1/(1-c) sono piccoli
Essa è:
-posiivamente inclinata
-la sua posizione dipende da M/P per cui qualunque variazione dell’oferta nominale di moneta o del livello
generale dei prezzi la fa spostare orizzontalmente
Modello AD-AS
La curva della domanda aggregata subisce trasposizioni a causa di variazioni nella componente autonoma
della domanda oppure a seguito di poliiche monetarie e iscali, denominate appunto come poliiche di
controllo della domanda; queste trasposizioni sono verso l’esterno nel caso di poliiche espansive e verso
l’interno nel caso di poliiche restriive.
Per chiudere il modello con la determinazione endogena dei prezzi occorre considerare il lato dell’oferta.
Bisogna procedere aggiungendo l’analisi del mercato del lavoro. In esso vi è una contratazione (bilaterale o
colleiva) dei salari. Si parte dal presupposto che il salario reale risultante dalla contratazione salariale
deve essere compaibile con il salario reale derivante dalla issazione dei prezzi da parte delle imprese. Il
salario contratato dai lavoratori dipende dalle aspetaive sui prezzi, dallo stato del mercato sul lavoro
(minori richieste salariali con elevata u) e da fatori di rinforzo salariale z (sussidi di disoccupazione etc..).
quindi scrivendo W= Pe f(u,z) e ipoizzando che nel medio periodo le aspetaive siano realizzate, si oiene
l’equazione dei salari, rappresentata dalla wage-seing (WS), decrescente rispeto al tasso di
disoccupazione u: W/P = f(u,z)
Inoltre, supponendo che le imprese issino i prezzi secondo la regola del “mark-up pricing” ed indicando con
h il margine sui cosi dall’equazione: P= (1+h) W, si oiene l’equazione dei prezzi, rappresentata dalla PS,
indipendente da u: W/P = 1/(1+h)
Il tasso di disoccupazione naturale un è quindi dato dal punto di intersezione tra le curve WS e PS, ovvero
risolvendo per u l’equazione:
f(u,z) = 1/(1+h)
L’equazione della curva AS si oiene invece sosituendo la WS nella PS. L’AS è inclinata posiivamente: un
aumento del reddito Y fa diminuire il tasso di disoccupazione che a sua volta fa aumentare P.
P=Pe (1+h) f(1-Y/L,z) tener conto della seguente catena di variazioni ↑Y ↑N ↓u ↑W ↑cosi ↑P. Pe igura
invece come fatore di spostamento: la AS si sposta tute le volte che ariano le aspetaive sul livello dei
prezzi.
- Equilibri di breve periodo quando i mercai son considerai in equilibrio ma non si trata di un
equilibrio pieno, ad esempio perché le aspetaive degli ageni non sono pienamente realizzate
- Equilibri di medio periodo, quando i processi di aggiustamento son portai a termine ed il sistema
economico aggiungo il suo equilibrio naturale
- Equilibri di lungo periodo, quando vengono considerai anche i fatori di crescita di lungo periodo.
Considerato che il passaggio dal breve al medio periodo implica una discussione sul ruolo delle aspetaive
approfondiamo questo conceto.
Nei modelli degli anni 50 si è cominciato ad utlizzare il conceto di aspetaiva adaiva, rappresentabile nel
seguente modo per quanto riguarda le aspetaive sul livello dei prezzi :
Il signiicato è che i prezzi atesi nel periodo precedente vengono aggiustai nel periodo corrente per un
ammontare pari ad una frazione dell’errore commesso nel periodo precedente (errore pari alla diferenza
tra prezzi efeivi e prezzi atesi). Il parametro α è posiivo e minore dell’unità: esso rappresenta la
memoria degli ageni in questo procedimento di apprendimento dagli errori. Vi sono poi quelle
estrapolaive e quelle staiche che si otengono ponendo α=1 per cui i prezzi atesi coincidono con i prezzi
efeivi del periodo precedente.
Le aspetaive adaive dipendono solo dalla storia passata diversamente da quelle razionali che sono di
ipo forward-looking. A questo punto si può caraterizzare meglio la posizione di equilibrio di medio
periodo, che è lo stato di quiete raggiunto dal sistema dopo che i disturbi non sistemaici vengono eliminai.
È grazie alla revisione delle aspetaive che si veriica il passaggio dagli equilibri di breve a quelli di medio
periodo.
Per capire come avviene il passaggio dagli equilibri di breve a quelli di medio periodo supponiamo vi sia uno
shock monetario, che aumenta l’oferta di moneta. In IS-LM avremmo uno spostamento della LM verso
l’esterno che equivale in AD-AS ad uno spostamento della AD verso destra, generando nel breve un reddito
maggiore di quello di partenza supposto uguale a Y n. poiché la AS iniziale era costruita sull’hp di prezzi atesi
pari a P e dopo lo shock essi sono salii i prezzi efeivi divergono da quelli atesi causando disequilibri per
moli ageni: ad esempio i lavoratori son ingannai poiché coninuano a percepire gli stessi salari monetari
anche se i prezzi son aumentai. Nel medio periodo quando le loro aspetaive son aggiustate la AS si sposta
in alto in quando si raggiunge il punto E’’ in corrispondenza di Y n.
La poliica monetaria espansiva non ha quindi alcun efeto sul reddito reale nel medio periodo.
gli shock macroeconomici son disturbi o perturbazioni che alterano la posizione di equilibrio
macroeconomico, disinguibili in shock di domanda o di oferta.
Le loro conseguenze riguardo gli efei di breve periodo sul reddito reale e sui prezzi sono pro-
ciclici ossia si spostano nella stessa direzione della AD.
In presenza di perturbazioni dal lato dell’oferta, le consegueni variazioni del reddito reale e del
livello dei prezzi hanno segno opposto.
Cause ed efei dei quatro principali ipi di shock nel modello AD-AS, con le manovre di poliica
economica:
- Shock posiivi sulla domanda aggregata come pure poliiche macroeconomiche espansive spostano
in alto la curva AD: aumentano i P e nel breve pure Y. Infai esse usate per uscire da recessioni
- Shock negaivi sulla domanda aggregata e poliiche restriive spostano in basso la AD:
diminuiscono i P e nel breve anche Y. Usate per tenere soto controllo l’inlazione anche al costo di
ridurre il prodoto
- Shock avversi sull’oferta aggregata, ad esempio petroliferi spostano verso l’interno la curva AS:
aumentano P e diminuisce Y (fenomeno della staglazione)
- Shock posiivi sull’oferta aggregata, ad esempio derivani dal progresso tecnico o da poliiche
struturali spostano verso l’esterno la AS: aumenta Y e diminuiscono P.
Esempio
Uno shock d’oferta fa spostare AS in AS’. Una prima risposta di policy è una poliica monetaria
accomodante che vuole evitare una contrazione del prodoto: essa sposta AD in AD’ e l’equilibrio va da A a
B con il reddito che permane a livello naturale e crescita nei prezzi.
Una poliica meno accomodante può lasciar immutata la AD e il reddito può ridursi temporaneamente al di
soto di quello naturale con un conseguente contenuto incremento nel livello dei prezzi.
Un terzo ipo consiste in una poliica ancora più atenta al livello dell’inlazione che punta a mantenere
inalterato il livello dei prezzi tramite una contrazione ancora maggiore della AD in AD’’ causando una
caduta ancora maggiore del prodoto.
CAPITOLO 2
Obieivi e strumeni di PE
- Obieivi inali sono le macrovariabili che il policymaker intende modiicare o inluenzare; esempio
sono: Y, P, u, NX etc..
- Strumeni sono le macrovariabili che può diretamente manovrare al ine di inluenzare l’obieivo
inale; esempi: G, T, Tr
- Obieivi issi: predeterminai dal policymaker anche nel loro valore numerico, richiedono la
manovra di strumeni appropriai
- Obieivi lessibili o oimi: sono derivai atraverso un procedimento di massimizzazione di una
funzione del benessere sociale
- Obieivi intermedi: stanno a metà strada tra strumento e obieivo inale e dovrebbero essere
abbastanza ben controllabili dal policymaker ma non lo sono pienamente come si veriica per gli
strumeni. Essi son uilizzai sopratuto nel campo della poliica monetaria e quelli tradizionali
sono: il livello medio dei tassi d’interesse e lo stock complessivo di moneta.
- Strumeni quanitaivi che si riferiscono a variazioni quanitaive delle variabili strumentali esisteni
- Strumeni qualitaivi riguardano l’introduzione di nuovi strumeni, modiiche nei processi
decisionali o atuaivi relaivi agli strumeni esisteni
- Poliiche di riforma, simili ai precedeni, che implicano però rilevani mutameni nelle regole di
funzionamento del sistema economico
Regola aurea di PE: volendo conseguire n obieivi e disponendo di m strumeni, condizione necessaria
perché un problema di PE abbia soluzione è che m>=n, ossia che il numero di strumeni sia uguale o
superiore a quello degli obieivi. Se gli strumeni fossero in numero superiore agli obieivi basterebbe non
usare uno o più strumeni.
Gli obieivi oimi non son preissai nel loro valore numerico dal pm, ma son derivai atraverso la
massimizzazione di una funzione di benessere sociale.
Individuare obieivi oimi è paricolarmente importante in presenza di trade-ofs tra obieivi oppure di
disponibilità di un numero limitato di strumeni.
- Preferenze del pm
- Vincoli a cui essi sono sotoposi
Il primo passo è vedere come si possono esprimere le preferenze del pm. Si preferisce quindi prendere le
mosse da una funzione di perdita, la cui minimizzazione corrisponde alla massimizzazione della funzione di
preferenza sociale. Questa funzione è scrita come segue:
Il signiicato è che vengono minimizzate le deviazioni del reddito e dell’inlazione dai valori desiderai, dove
λ sono i pesi assegnai ai due obieivi. Se uno è maggiore dell’altro signiica che si atribuisce maggior
importanza alla stabilizzazione del reddito che non a quella dell’inlazione.
Esempio della curva di Ph di breve periodo. Il problema di scelta di PE riguarda il trade-of tra inlazione e
disoccupazione. La funzione di perdita è scrita come:
L = λu (ut-u^t)+λπ(πt-π^t)2
Supponiamo che i valori desiderai siano 0; allora le curve d’indiferenza del policymaker son curve con le
segueni caraterisiche:
L’equilibrio viene determinato nel punto in cui la più bassa curva d’indiferenza compaibile col vincolo è
tangente alla curva di Ph data. Il punto di tangenza è B, che quindi rappresenta il punto di oimo di breve
periodo.
- Curve poco inclinate sono associate a pm conservatori (hard-nosed) che atribuiscono un peso
maggiore alla stabilizzazione dell’inlaione rispeto a quella della disoccupazione
- Curve ripide designano pm accomodani (wet) che danno più importanza alla disoccupazione.
Secondo la triparizione di Musgrave, si riiene che la poliica economica abbia tre inalità principali:
Vi sono 3 categorie fondamentali di poliiche, che grosso modo rispecchiano questa triparizione:
Interveni correivi nel caso di limitate market failure, atuai tramite incenivi e disincenivi
all’iniziaiva privata: monetari con imposte sussidi agevolazioni iscali; reali direi con commesse
pubbliche, sostegno alle esportazioni, protezionismo; reali indirei con aiui alla R&S, alla
formazione del capitale umano etc...
Intervento pubblico direto nella produzione tramite:
Imprese pubbliche in senso streto
Imprese a partecipazione statale
Vi è elevata simmetria tra le due poliiche dato che entrambe inluenzano sia il
livello del reddito sia quello dei prezzi. Tutavia mentre quella monetaria è solo di
stabilizzazione macroeconomica, quella iscale può esser vista come strumento:
Delle poliiche di stabilizzazione macroeconomica con le variazioni di G e T
che fan spostare sia IS che AD
Delle poliiche allocaive, quando agisce dal lato dell’oferta
Delle poliiche redistribuive tramite la tassazione e i trasferimeni a
famiglie e imprese
- Poliiche redistribuive, volte a modiicare la distribuzione del reddito e della ricchezza che hanno
ine di equità e giusizia sociale. Possono essere giusiicate dall’esistenza di distribuzioni del
reddito e della ricchezza intollerabili o indesiderabili poiché molto inique.
Al ine di correggere una distribuzione iniqua vi è l’azione redistribuiva dello stato, che agisce
tramite la poliica iscale, e in paricolare con gli interveni connessi alla spesa per il Welfare State.
Esso nasce in Inghilterra col piano Beveridge nel 42 ed ha notevole difusione in tui i paesi nord-
europei. In precedenza gli economisi ritenevano opportuno limitare la propria atenzione e le
proprie analisi agli obieivi di stabilità e di eicienza. Sulla scia delle rivoluzione keynesiana si son
difuse opinioni circa l’esistenza di un trade-of tra equità ed eicienza prima negato. Questo
poiché un’economia che è messa nelle condizioni di operare in condizioni di piena o quasi
occupazione, evita non solo uno spreco di risorse nel breve periodo, ma anche l’ingiusizia di
precludere ad alcuni l’accesso all lavoro.
I campi d’intervento del welfare sono vari. Le inalità redistribuive possono riguardare:
La lota alla povertà
Stabilizzazione dei reddii individuali
Riduzione delle inuguaglianze di reddito
Miglioramento della distribuzione delle opportunità aumentando il grado di mobilità
sociale.
L’economia mista si riferisce a quei sistemi in cui, accanto a una componente di libero mercato cosituita di
imprese private di produzione, si è afermata in modo massiccio la presenza dell’operatore pubblico, anche
atraverso forme di intervento direto nella produzione: lo stato si faceva esso stesso imprenditore.
Nell’europa occidentale negli anni 60 e 70 troviamo due gruppi di paesi in cui l’intervento pubblico era
paricolarmente intenso:
- Nei paesi scandinavi, dove era rilevante l’azione redistribuiva dello stato ovvero dove il Welfare
era ampiamente difuso. Vi erano elevai valori di indicatori del peso del setore pubblico. Esempio:
G/Y, T/Y, dipendeni pubblici/occupazione totale.
- In Italia e meno intensamente in UK e Francia, dove era difuso il capitalismo di stato, con
nazionalizzazione di imprese di produzione di beni e servizi. Non solo vi eran numerose imprese
statali o pubbliche, ma anche formule originali come quella delle partecipazioni statali, molto
sviluppata in Italia: formula secondo cui molteplici imprese di svariai setore produivi eran
controllate anche a livello azionario da alcune grandi holding pubbliche.
Nei paesi in cui l’intervento pubblico era maggiore son stai pure adotai schemi di programmazione
economica che a seconda del grado si disinguevano in:
- Programmazione economica indicaiva dove l’azione pubblica può intervenire in modo vincolante
solo su invesimeni pubblici e può indirizzare quelli privai al conseguimento delle inalità generali
del piano tramite meccanismi di incenivazione
- piani coerciivi impiegai solo nelle economie pianiicate dal centro dove le imprese di produzione
eran quasi esclusivamente pubbliche e il piano sosituiva il mkt come meccanismo allocatore.
Dagli anni ’80 è iniziata però in moli paesi occidentali una contrazione dell’intervento pubblico in economia.
Le liberalizzazioni dei mercai son state accompagnate da interveni di deregulaion e di privaizzazione.
Queste trasformazioni eran dovute in primo luogo all’incapacità delle strategie più interveniste di far
fronte alle nuove patologie emersi dagli anni 70: in paricolare gli shock d’oferta, elevata inlazione,
diicoltà a tenere soto controllo il debito pubblico, fallimeni dello stato nell’intervento pubblico direto.
Un altro fatore furono i nuovi movimeni poliici grazie al successo delle nuove scuole economiche.
In deiniiva bisognerebbe arrivare ad un migliore equilibrio di lungo periodo in cui stato e mkt non siano
più in contrapposizione, ma lo stato coninui a svolgere un ruolo incisivo e a sostenere l’iniziaiva privata.
La scuola classica si formò tra ine 700 e inizio 800. (Adam Smith, Ricardo, Malthus, Marx, Mill)
Il suo interesse era rivolto ai problemi della determinazione del valore sociale della ricchezza, della
formazione e distribuzione del sovrappiù, dell’accumulazione e dello sviluppo economico. Dal punto di vista
metodologico si prediligeva l’analisi degli aggregai o delle classi sociali.
Fu questo approccio organicista che venne perso nella scuola neoclassica, nella quale sopravvisse l’altro
conceto smithiano di equilibrio concorrenziale individualisico, come pure una ilosoia generale favorevole
al liberismo economico.
Dal punto di vista della PE, le indicazioni della scuola classica sono in genere favorevoli al libero mercato:
infai, il laissez-faire consente all’egoismo ed al tornaconto dei singoli individui, atraverso la loro
interazione sul mercato, di garanire il massimo benessere per l’intera colleività. In sostanza si sosiene
che l’agire delle forze di mercato è in grado di condurre al migliore risultato possibile.
La scuola neoclassica poneva invece i singoli ageni economici al centro delle proprie analisi: si parla
appunto di individualismo metodologico. Si orientava verso i temi prevalentemente microeconomici
dell’equilibrio degli ageni e dei mercai, della determinazione dei prezzi, allocazione risorse. I loro enunciai
possono essere sinteizzai nei due postulai base dell’equilibrio economico generale walrasiano:
- razionalità degli ageni (tale per cui imprese massimizzano proii, consumatori l’uilità etc)
- equilibrio di mercato di ipo concorrenziale ossia con assenza, nella posizione di equilibrio, di
eccessi di domanda e oferta. Questo postulato implica la piena lessibilità di tui i prezzi.
Trato comune tra scuola classica e neoclassica: la nota legge di Say, l’oferta crea la propria domanda,
essendo la produzione oferta sempre coincidente con i reddii distribuii e ipoizzando che quesi ulimi
vengano subito spesi interamente.
Nella dicotomia classica il sistema economico veniva suddiviso in due soto-sistemi: quello reale
rappresentato dallo schema di equilibrio generale walrasiano che conseniva di determinare le variabili reali
partendo dai principi primi(preferenze, tecnologia..) e quello monetario che determina le variabili nominali
(livello prezzi, reddito nominale, salari nominali): è evidente che l’oferta di moneta inluenza solo le
variabili nominali ma non quelle reali, ossia la moneta è neutrale.
La rivoluzione keynesiana
Nel 1936 viene pubblicata la famosa “Teoria Generale”. L’obieivo di Keynes era principalmente quello di
costruire una teoria che spiegasse la determinazione del reddito nazionale e del livello di disoccupazione,
piutosto che sofermarsi semplicemente sulle caraterisiche degli equilibri di mercato e sulla teoria del
valore, come nella tradizione classica pre-keynesiana.
Le innovazioni teoriche fondamentali apportata dalla teoria generale di Keynes possono essere sinteizzate
nei segueni puni:
1. il reddito non è sempre issato al livello di piena occupazione, per cui preoccupazione è
spiegare come e perché il reddito può aumentare e/o essere accresciuto, oppure perché si
vengono a determinare equilibri di sotoccupazione;
Nel sistema classico vale la legge di Say, per cui la domanda aggregata A è sempre determinata dall’oferta
per cui Ac=Y. Per determinare il reddito d’equilibrio bisogna riferirsi al reddito di piena occupazione (Y*) che
dipende esclusivamente dalle determinani dal lato dell’oferta: è la domanda che viene ad eguagliarsi ad
esso. Quindi sono le forze del libero mercato che consentono al sistema economico di permanere in una
situazione di piena occupazione.
Nel sistema keynesiano la domanda aggregata è rappresentata dalla reta A k. La sua posizione dipende dalla
domanda aggregata autonoma A^ (invesimeni issi, spesa pubblica, esportazioni) e la sua inclinazione
dipende dalle caraterisiche delle variabili endogene, in paricolare dalla propensione marginale al
consumo. Viene ribaltata del tuto la legge di Say: è il reddito oferto che si adegua alla domanda aggregata.
Il reddito d’equilibrio Y0 è determinato dall’intersezione tra la reta della domanda aggregata A k e la
semireta a 45°. In questo modello i prezzi sono considerai issi, quindi la convergenza verso l’equilibrio
avviene tramite aggiustameni di quanità, ossia dell’oferta verso il livello del reddito. Tutavia il reddito
cosi determinato dal lato della domanda, può essere diverso dal reddito di piena occupazione: in
paricolare può essere a qualunque livello al di soto come Y o<Y*. In efei Keynes ha cercato di dimostrare
che il livello di occupazione ( e di disoccupazione ) è determinato nel mercato dei beni e non in quello del
lavoro. Vi sono quindi equilibri di sotoccupazione in quanto vi è permanenza dello stato di non piena
uilizzazione delle risorse, a causa della carenza di forze in grado di condurre il sistema verso la piena
occupazione e questo rappresenta il problema cruciale della teoria generale.
L’opera di Keynes prese simolo dagli efei della grande depressione che colpì i paesi industrializzai dopo
la crisi del 29, con conseguente disoccupazione di massa. L’assenza di piena occupazione (presenza di
disoccupazione involontaria) e la distribuzione iniqua di reddito erano considerai da keynes i maggiori
fallimeni dell’economia di mercato.
Viene ora quindi fortemente sostenuto il possibile ruolo aivo della poliica economica (iscale e
monetaria) nel contribuire a determinare migliori condizioni in termini di domanda efeiva,
disoccupazione involontaria e aspetaive.
Indicatori reali:
Tra il 29 e il 33 il prodoto nazionale lordo si ridusse del 30,5%, i disoccupai passarono da 1.5 mln a 12 mln
e il numero degli occupai si contrasse di 8 mln. il crollo della domanda aggregata e della produzione si
accompagnò ad un forte calo della domanda di lavoro da parte delle imprese. Importante è anche il
fenomeno dei fallimeni bancari numerosi nel 31 e nel 33 (4 mila fallimeni su 20mila banche operani).
tra il 29 e il 33 il prodoto nazionale lordo a prezzi correni crollò di quasi il 50% e la delazione ridusse di
circa il 25% il livello dei prezzi al consumo. Nonostante gli incremeni di base monetaria, l’aggregato
monetario subì riduzioni ino al 33 per efeto della marcata riduzione del moliplicatore monetario
conseguente ai fallimeni bancari. È anche da notare come, in conseguenza della delazione si
determinarono tassi d’interesse reali posiivi nonostante i tassi d’interesse nominali molto bassi.
Vi sono molteplici interpretazioni sulle cause e caraterisiche della grande depressione. Sicuramente vi fu
un’adozione di poliiche economiche errate che consenirono il persistente crollo della domanda aggregata.
Primo ilone keynesiano: spiegazione di ipo reale che pone atenzione sul ruolo svolo dalla riduzione ed
instabilità della domanda per invesimeni e consumiconseguenza dell’aumento di incertezza sistemica.
Friedman (scuola monetarista) sosiene l’ipotesi monetaria e pone al centro dell’analisi l’andamento degli
aggregai monetari e la poliica monetaria restriiva adotata dalla Fed.
Bernanke (ilone neokeynesiano) pone atenzione sul ruolo della delazione inatesa nel determinare la
caduta della domanda aggregata, sopratuto degli invesimeni, in conseguenza della maggiore costosità e
del razionamento dei inanziameni esterni. Una sua ulteriore spiegazione è legata al fato che la grande
depressione interessò quasi contemporaneamente moli paesi in regime di tassi di cambio issi, impedendo
alle autorità di pe di uilizzare la poliica monetaria per la stabilizzazione interna.
Il modello della croce keynesiana pone 2 quesii fondamentali alla macroeconomia e uno alla poliica
economica:
3. cosa si può fare per uscire da questa situazione , ossia per colmare il gap rispeto al prodoto di
pieno impiego; ossia come spostare in alto la reta A k in A’k, ovvero che ipo di intervento di pe
applicare.
Riguardo quest’ulimo quesito una possibile soluzione di keynes è quella di provocare un aumento
di domanda autonoma, ovvero un’iniezione di spesa, ad esempio tramite un’espansione della spesa
pubblica, tale da indurre un incremento del reddito. È deinita poliica di controllo della domanda
aggregata.
Esempi di poliiche suggerite si riferiscono ad opere pubbliche, interveni su infrastruture ed
edilizia, altri ipi di invesimeni pubblici. Keynes è stato accusato di essere un sostenitore di una
spesa pubblica qualunque. In realtà egli era favorevole ad una poliica di deicit spending, ossia un
aumento di spesa pubblica che generasse disavanzi nel bilancio pubblico, in situazioni di recessione
o depressione, non come situazione normale; inoltre pensava ad un intervento correivo o di
sostegno, piutosto che sosituivo del libero mercato.
Oltre ad essere stata accolta dal presidente americano Roosvelt, la poliica della spesa pubblica è
stata uilizzata sia nel periodo della ricostruzione postbellica sia negli anni 50 e 60 come arma
fondamentale della pe in numerosi paesi occidentali. La crescita della spesa pubblica si è veriicata
in quasi tui i compari, interessando le spese correni , quelle per invesimeni e i trasferimeni
sociali di reddito.
Ma la poliica iscale non agisce solamente dal lato delle uscite; essa può operare su entrambi i
froni: uscite e entrate, trasferimeni e tasse.
In paricolare quindi una poliica iscale espansiva può essere atuata sia tagliando le tasse sia
aumentando la spesa pubblica.
È vero che i keynesiani son a favore del deicit spending?
I primi keynesiani ammetevano che disavanzi nel bilancio pubblico possono esser accetai e
possono risultare beneici solamente nel breve periodo per uscire da una recessione. Nessun
keynesiano ha mai afermato che i disavanzi pubblici debbano essere sistemaici e cresceni nel
tempo(quesi ulimi son accetai solo al ine di inanziare invesimeni pubblici).
La riceta suggerita per una poliica ani-ciclica è quindi: disavanzi ampi in caso di recessione, avanzi
nelle fasi espansive. Con l’atenzione però che una regola iscale meno rigorosa, come quella spesso
conseguita in realtà di conseguire l’equilibrio di bilancio nelle fasi espansive e di ammetere il
deicit spending in quelle recessive, può condurre a una crescita coninua sia della spesa pubblica
sia del debito pubblico.
In deiniiva, se l’arma della spesa pubblica deve rispondere non solo alle inalità dello sviluppo,
dell’eiciente allocazione delle risorse e dell’equità, ma anche all’obieivo di stabilizzazione, allora
il livello della spesa dovrebbe essere lessibile non solo verso l’alto, ma anche verso il basso.
Le pe keynesiane raggiunsero le più vaste applicazioni negli anni 60; poi a causa di nuovi fenomeni
come gli shock d’oferta e la staglazione degli anni 70 e la difusione di nuove scuole e teorie, si
perse iducia nella capacità dello stato di stabilizzare l’economia con poliiche discrezionali.
Più recentemente la grande recessione del 2009 ha portato alla riscoperta di keynes.
macroeconomiche e di contabilità pubblica equilibrata, esse hanno condoto alla crescita del
setore pubblico e non alla formazione di persisteni disavanzi di ipo struturale.
L’espansione del setore pubblico è un fenomeno di lungo periodo e rilete tendenze
analizzate sulla base di speciiche teorie interpetaive:
1. legge di Wagner (1877), i beni e i servizi pubblici sono da considerare beni superiori,
caraterizzai da un’elasicità di domanda rispeto al reddito superiore all’unità
2. modello di Baumol (1967), concentra l’atenzione sulle determinani dal lato dell’oferta e si
soferma in paricolare sui diferenziali di produività, staici e dinamici, rispeto al setore
privato dell’economia, a sfavore del setore pubblico. Di conseguenza, anche con un’ipotesi
restriiva di costanza tra le produzione dei due setori, la minor crescita della produività
nel setore pubblico implica un crescente fabbisogno di lavoro e quindi un’espansione
relaiva della sua base occupazionale
3. displacement efect spiega l’espansione a sali della spesa pubblica. Dato un bilancio
pubblico in pareggio, gli incremeni di spesa pubblica trovano un limite nella massima
pressione iscale tollerabile in ogni periodo che può spostarsi in alto in modo disconinuo
per restare poi issata ai nuovi livelli raggiuni a causa di un processo di assuefazione.
4. Teoria del bilancio incrementale analoga alla precedente ma concentra l’atenzione sulla
crescita disconinua di singole componeni della spesa pubblica, che si rincorrono tra loro
dando origine a un’evoluzione più lineare dell’intero aggregato di G.
I governi tendono ad efetuare poliiche espansive poco prima delle elezioni, al ine di
simolare la crescita e ridurre la disoccupazione. Eletori poco lungimirani son portai a
rieleggere i governani non tenendo conto delle poliiche restriive che saranno necessarie
dopo le elezioni (poiché salirà inlazione). Modelli deinii opportunisici a cui si
contrappongono i modelli di parito, in cui il mix di inlazione e disoccupazione prescelta
dipende dal ipo di coalizione.
- Poiché è dal lato dell’oferta essa è disinta dall’analisi tradizionale dal lato della domanda
- Essa si concentra sugli efei di breve periodo e aferma che già in esso si veriicano efei
reali connessi all’intervento pubblico dal lato dell’oferta
- Alle ineicienze createsi in relazione al livello della spesa pubblica e agli interveni di
regolamentazione e che conducono il sistema verso un punto interno rispeto alla curva di
trasformazione iniziale.
- Alla riduzione nella disponibilità di risorse nel sistema, a causa degli efei disincenivani
della tassazione, con uno spostamento della curva di trasformazione verso l’interno.
Riguardo l’eccessiva tassazione, la SSE mostra che essa può essere controproducente per lo
stesso bilancio pubblico.
Infai Lafer aferma che al crescere dell’aliquota imposiiva (t) il geito iscale (T) prima
cresce, raggiunge un massimo e quindi inizia a decrescere poiché la base imponibile, Y(t) è
inversamente correlata a t (essendo 0<t<1):
T = t x Y(t)
I moivi per cui la base imponibile può essere inversamente correlata a t son diversi e
riguardano: gli efei disincenivani di un’eccessiva tassazione su lavoro, produzione e
aività private; l’incenivo ad un maggior uilizzo di lavoro nero ed economia sommersa.
Il problema è individuare il valore t* per cui T è massimo. Il punto di massimo era già stato
superato; vi sarebbe una convenienza a ridurre l’aliquota imposiiva, anche al ine di
incrementare il geito.
Gli efei disincenivani di un’eccessiva tassazione possono esser aggravai da un’eccessiva
regolamentazione, che irrigidisce l’aività economica nel libero mercato e frena iniziaiva
privata.
La conclusione di pe è di deregolamentare, diminuire il carico iscale e ridurre il peso del
setore pubblico. Ci sarebbero subito efei beneici e inoltre, aggiungendo l’hp di aspetaive
razionali, gli ageni potrebbero anicipare subito gli efei posiivi consegueni alla poliica
dell’oferta.
In realtà la SSE ha incontrato diicoltà operaive nella sua atuazione poiché si è trovata in
conlito con il monetarismo. Se all’inizio è risultata abbastanza faibile una poliica di
deregolamentazione, alla riduzione delle aliquote iscali ed alle agevolazioni iscali introdote
non ha fato seguito l’auspicato incremento del geito e della base imponibile; la pressione
iscale è risultata invariata. Tenuto poi conto della mancata limitazione indota della spesa
pubblica ciò ha comportato un aumento del disavanzo pubblico, con cresceni pressioni per
un suo inanziamento monetario.
Comunque, il mix tra poliica monetaria restriiva e poliica iscale espansiva causò un forte
rialzo dei tassi d’interesse (negli USA e nel mondo); l’ingente alusso di capitali consenì agli
USA di inanziare i “disavanzi gemelli”, ma fece di quel paese il maggiore debitore nel mondo.
Inoltre, la successiva espansione dell’economia USA negli anni ’80 può essere atribuita più ai
tradizionali efei (keynesiani) del taglio delle imposte, dal lato della domanda, che non a
quelli dal lato dell’oferta.
Dapprima negli USA, con riduzioni del carico iscale e deregulaion; poi in UK con l’aggiunta di
privaizzazione di imprese pubbliche; poi in Germania e in Francia; via via nei paesi europei
restani.
In Italia negli anni 90 ci furono privaizzazioni consisteni, quando fu in gran parte
smantellato il sistema delle partecipazioni statali.
Questa inversione di tendenza può essere fata risalire a mutameni nell’orientamento dei
governi e della pubblica opinione.
Le spiegazioni di quesi sono:
1. pressani problemi di inanziamento, anche considerando la crescente opposizione nei
confroni della crescente pressione iscale, in un contesto di vincoli cresceni al formarsi
di disavanzi pubblici. Gli andameni demograici hanno fato crescere molto ceri ipi di
spesa, come pensionisica e sanitariatendenze automaiche insostenibili con adozione
di progei di riforma
2. mutameni negli ateggiameni culturali, poliici, ideologici nell’orientamento
dell’opinione pubblica. Questo mutamento è sinteizzato dalla crescente richiesta di
meno stato e più mercato.
3. non va ignorato che le inalità del welfare state erano gia acquisite in numerosi paesi
Considerando gli anni della grande recessione e i successivi, si può rilevare una stabilità
nel rapporto tra entrate pubbliche e Pil e quindi anche nei paesi e negli anni di riduzione
del Pil si è determinato un andamento decrescente analogo delle entrate pubbliche.
Sembra quindi che si possa escludere che siano state adotate poliiche aive ( di
riduzione ) della tassazione a ini di stabilizzazione del ciclo economico.
Con la grande recessione sopratuto nel 2009 si manifestano efei derivani
dall’adozione di poliiche di intervento con aumento della spesa pubblica, con
considerevole salto nel penso percentuale della spesa pubblica sul pil.
Nel caso italiano G ha avuto un andamento coninuaivamente crescente per quasi
mezzo secolo, raddoppiando dal 51 al 93 (da 24% a 57,6%) per poi ridursi e inine
stabilizzarsi su valori intorno al 50% del Pil.
In Italia vi è inoltre una notevole incidenza della spesa per interessi sul debito pubblico.
Tale maggior peso del servizio del debito determina che, mentre la spesa pubblica totale
è leggermente superiore rispeto alla media europea, la spesa primaria-ossia al neto dei
pagameni per interessi- è al di soto di tale media. Le minori spese primarie assieme alla
maggiore pressione iscale sono i cosi che le generazioni atuali sopportano per i vizi e
gli errori dei decenni passai.
Inoltre in Italia vi è una rilevante incidenza del peso della spesa pensionisica.
Quindi al ine di raforzare la debole crescita economica in Italia si auspica una riduzione
della pressione iscale, in paricolare delle imposte sul lavoro. La riduzione delle imposte
sarebbe un’azione auspicabile, ma se si vogliono evitare conseguenze sui disavanzi e
sulla dinamica del debito occorre individuare un percorso di alleggerimento della spesa
pubblica, accompagnato dal reperimento di nuove foni di entrata e da una più eicace
lota ad evasione ed elusione iscale.
Come intervenire sulla spesa pubblica? È opportuno evitare di tagliare le spese più uili
per la crescita anche per non ostacolare la ripresa economica, o le spese sociali, che
sono funzionali ad una crescita socialmente sostenibile. Appare preferibile, ora che è
stata avviata la riforma pensionisica, porre atenzione ai livelli di eicienza delle varie
amministrazioni pubbliche, anche decentrate.
Disoccupazione
È una delle più gravi patologie. I suoi cosi sono vari e includono:
- Uno spreco di risorse e perdita di prodoto potenziale
- Efei negaivi sulla crescita di lungo periodo
- Cosi distribuivi a carico degli stessi disoccupai e delle loro famiglie
Prima disinzione:
Disoccupazione ciclica, che deriva da una produzione troppo bassa, come si veriica
nelle recessioni o in presenza di output gap; ipica disoccupazione involontaria
keynesiana
Disoccupazione naturale, che maniene in equilibrio il mercato del lavoro e
corrisponde al prodoto naturale (Yn)
Diverse poliiche devono essere uilizzate per contrastare un’elevata disoccupazione. Si può
afermare che:
Poliiche di stabilizzazione, sono necessarie per ridurre e possibilmente eliminare la
disoccupazione ciclica. Possono essere monetarie o iscali, essenziale è che siano
espansive, ossia che facciano spostare la AD verso l’esterno, facendo convergere Y t
verso Yn.
Poliiche struturali, che agiscono dal lato dell’oferta, servono per ridurre la
disoccupazione naturale, frizionale o struturale.
Ciclo e crescita
Concei di prodoto
il prodoto naturale è il prodoto (Yn) a cui l’economia converge nel medio periodo
(Yn nel modello AD-AS);
il prodoto potenziale (Y* deto anche di pieno impiego) è la produzione massima
che l’economia può sostenere senza generare tensioni inlazionisiche (è calcolato
a parire dalla funzione di produzione); la disoccupazione corrispondente è quella
struturale (o naturale o «di pieno impiego»)
Il prodoto tendenziale è simato partendo dai dai annui sul prodoto reale,
applicando procedure staisico-econometriche per eliminare la componente
ciclica.
La diferenza tra prodoto efeivo al tempo t(Yt) e prodoto potenziale (Y*) è nota come
output gap. Una quesione delicata è come viene simato il prodoto potenziale: non può
essere misurato, dato che è il prodoto che si avrebbe quando tute le risorse produive sono
pienamente impiegate senza generare tensioni inlazionisiche.
Riguardo al lavoro non si assume un tasso di disoccupazione nullo ma un tasso ritenuto
normale per il medio periodo fornito da diversi organismi internazionali.
Data una funzione di produzione aggregata: Y = F(K,N) in cui il prodoto Y è otenuto con due
fatori produivi, il capitale K ed il lavoro N (ossia n. di lavoratori; in altre versioni, n. ore di
lavoro) dall’idenità: Y =N• (Y/N) risulta che il livello del prodoto Y dipende:
dall’ammontare di occupai(N),
dalla loro produività (Y/N), ovvero il prodoto medio per occupato.
La dinamica della produività è analizzata sopratuto nei modelli di crescita data una
funzione di produzione Cobb-Douglas: Y = A K αN(1-α) dove A rappresenta la tecnologia si
oiene:
gY= gA+ α gK+ (1-α) gN
dove gA è la variazione della produività totale dei fatori e misura del progresso tecnico
( residuo di Solow)
Non esiste necessariamente una relazione inversa stabile fra variazione dell'occupazione e
variazione della disoccupazione.
ut–ut-1= –θ(gyt–g*y)
il tasso di disoccupazione aumenta (u t>ut-1) o diminuisce (ut<ut-1) nel tempo a seconda che la
crescita del prodoto (g yt) ecceda o no un tasso di crescita normale (g* y). Quest’ulimo tasso è
la crescita minima necessaria per mantenere costante il tasso di disoccupazione. Esso
dipende da:
Crescita o riduzione della popolazione aiva
Crescita della produività del lavoro (generalmente posiiva grazie al progresso
tecnico)
A prescindere del valore del parametro theta, il tasso di disoccupazione aumenta non
solo quando la produzione non cresce, ma anche quando cresce ad un tasso basso,
inferiore a g*y. Comunque anche un tasso di crescita superiore pur avendo un impato
favorevole sulla disoccupazione esercita di solito un efeto meno che proporzionale
(θ<1) per 2 moivi:
L’aumento della produzione e della domanda di lavoro si rilete in parte
nell’assunzione di disoccupai e in parte nell’aumento della partecipazione al
lavoro (efeto opportunità)
A causa dei cosi di turnover spesso le imprese preferiscono tenere manodopera
in eccesso o ridurre l’orario di lavoro nei periodi di crisi; nelle fasi di ripresa
economica le imprese usano tale serbatoio di manodopera e ricorrono anche la
lavoro straordinario prima di aumentare l’occupazione, con efei più deboli sul
tasso di disoccupazione.
Questa legge era paricolarmente uile per calibrare opportunamente gli interveni di
pe dal lato della domanda.
Le poliiche aive per il lavoro sono quegli interveni pubblici, dal lato dell’oferta,
implementai nel mkt del lavoro che mirano ad accrescere l’occupabilità dei lavoratori e ad
incenivare la domanda di lavoro e a rendere più agevole l’incontro tra domanda e oferta di
lavoro. Queste poliiche favoriscono il job matching, riducendo u e v facendo traslare la curva
verso l’interno.
La disoccupazione struturale c’è quando le condizioni di squilibrio nel mkt del lavoro sono
persisteni, ad esempio a causa di profondi mutameni nella strutura produiva
dell’economia e di riallocazioni intersetoriali delle forze di lavoro.
Essa è simile a quella frizionale nel senso che non può essere afrontata con poliiche
espansive sulla domanda aggregata, ma allo stesso tempo richiede un intervento più
complesso del job matching.
Esempi di mutameni struturali sono:
- cambiamento struturale dell’economia ad esempio progressiva terziarizzazione
- progresso tecnico incessante causa della disoccupazione tecnologica
- efei della globalizzazione e mutameni nella specializzazione internazionale
- lussi migratori
- cambiameni demograici
- mutameni isituzionali
- modiiche nelle preferenze individuali spesso causate dall’evoluzione del contesto
socio-culturale
Eurosclerosi
Con il termine di eurosclerosi ci si riferiva all’eccessivo costo del lavoro ed a tute quelle rigidità,
preseni in Europa, che disincenivano l’assunzione di lavoratori ed una sostenuta crescita
economica. Tra le rigidità più citate vi sono:
- la troppa ita regolamentazione del mercato,
Modelli insider-outsider
Il mercato del lavoro è in sostanza segmentato tra due categorie di lavoratori:
- insider: lavoratori già occupai
- outsider: in cerca di occupazione
solo gli insider hanno qualche potere di contratazione dei salari, oltre che di controllo
sull’entrata nella fascia degli occupai; ciò può spiegare come mai una disoccupazione
massiccia può accompagnarsi ad una dinamica salariale contenuta. L’esclusione dei
disoccupai dal mercato primario è dovuta non solo al potere monopolisico degli insider,
ma anche dalla presenza di cosi di transazione.
La disoccupazione involontaria può derivare dal fato che il salario pagato dall’impresa
agli insider wi, pur essendo superiore a quello di equilibrio walrasiano w*, è minore della
somma tra salario di riserva w0 degli outsider e dei cosi di turnover co. Pertanto
l’impresa si comporta in modo razionale non assumendo nuovi lavoratori ad un salario
inferiore, poiché wi<w0+co. La disoccupazione è causata dal fato che wi>w*.
I salari d’eicienza
È in sostanza il livello dei salari in rapporto alla produività del lavoro. Salari elevai,
anche superiore al livello d’equilibrio walrasiano sono compaibili con un
comportamento massimizzante dell’impresa, in quanto essi inducendo unmaggiore
sforzo lavoraivo son correlai posiivamente coi livelli di produività. È cosi spiegata a
rigidità salariale e la disoccupazione risultante è involontaria.
Il fato che la produività del lavoro venga fata dipendere dal livello salariale è
giusiicato sulla base delle segueni argomentazioni:
- incenivai il morale dei lavoratori, il loro impegno e la loro moivazione al lavoro
- ridoi i cosi di turnover e addestramento
- maggiore capacità di atrazione dei lavoratori più qualiicai
- migliore eicienza lavoraiva dei dipendeni
- il miglioramento dell’eicienza è legato sia all’intensiicazione dello sforzo che alla
riduzione dell’assenteismo.
In deiniiva il salario è usato dall’impresa come meccanismo di selezione della
produività. La conseguenza di questa scelta è però che parte della forza lavora è lasciata
inoccupata in modo involtontario.
Isteresi
Queste ulime teorie sono uilizzate anche per fornire una spiegazione dell’isteresi della
disoccupazione.
Secondo questa teoria non esiste un valore di equilibrio per il tasso naturale di disoccupazione
che sia costante nel tempo, in quanto tale grandezza dipende anche dai valori passai del tasso
di disoccupazione efeivo, infai essa è anche deinita path-dependence. Così se una
recessione fa inizialmente aumentare la disoccupazione ciclica e questa permane per molto
tempo al di sopra del suo valore d’equilibrio, il tasso naturale comincia ad aumentare nel tempo.
3 gruppi principali di determinani dell’isteresi:
- efei duraturi sulla domanda di lavoro del calo degli invesimeni in capitale isso,
conseguente alla fase recessiva
- rigidità salariali causate dal comportamento degli insider
- relazione tra durata della disoccupazione e prob di trovare una nuova occupazione,
inluenzata sopratuto dall’impoverimento del capitale umano
Quesi meccanismi possono raforzarsi nel corso del tempodisoccupazione più persistente
È stata sotolineata un’asimmetria ciclica: mentre nel corso delle fasi recessive si accresce
rapidamente lo stock dei disoccupai, in quelle espansive esso si riduce meno facilmente: il
livello occupazionale rimane più o meno costante, anche a causa delle ristruturazioni
tecnologiche ed organizzaive di ipo labour-saving. La persistenza di una disoccupazione elevata
riscontrata in Europa trova in questa teoria un’altra spiegazione esauriente.
Le pe necessarie devono agire a due livelli:
- poliiche macroeconomiche espansive per evitare profonde e prolungate recessioni;
occorre contrastare gli aumeni della disoccupazione ciclica poiché una parte di essa
si tradurrà in maggiore disoccupazione struturale
- poliiche aive del lavoro e altre poliiche struturali, per evitare che la
disoccupazione diveni di lunga durate ed accrescere l’occupabilità dei disoccupai.
Clup
È il rapporto tra costo di lavoro e produività. Se indichiamo con C L il costo del lavoro complessivo
e con Q il prodoto possiamo chiamare clup il rapporto tra le due variabili, ossia il costo del lavoro
per unità di prodoto. Possiamo inoltre dividere numeratore e denominatore per N, otenendo:
clup = CL/Q = (CL/N)/(Q/N) = w/q
dove w è il salario lordo di ciascun lavoratore e q la sua produività, ossia il prodoto medio del
lavoro.
Quindi il clup è il salario inteso come costo del lavoro in rapporto alla produività. Esso scende
non solo quando diminuiscono i salari ma anche quando aumenta la produività del lavoro. Per
averlo decrescente basta che la produività aumeni di più rispeto ai salari. È un indicatore
semplice ma importante del grado di compeiività.
La crescita salariale dovrebbe trovare un limite nella crescita della produività del lavoro, non
solo per evitare di perdere compeiività ma anche per scongiurare conseguenze negaive sui
prezzi e sull’inlazione. In deiniiva, un paese che voglia mantenere o riguadagnare compeiività
deve seguire una o più delle segueni strade:
- comprimere la dinamica salariale, atuando quella che è stata chiamata svalutazione
interna questa strada però può condurre a condizioni di delazione, oltre a
danneggiare i consumi causando recessione o stagnazione
- contenere i cosi non salariali, a cominciare dal cuneo iscale e contribuivo
percorso auspicabile purchè gli equilibri dei coni pubblici lo permetano
- rilanciare la dinamica della produività soluzione preferibile da atuare atraverso
il progresso tecnico innovazione etc..
Superamento eurosclerosi
vi sono state riforme ed anche diferenziazioni nelle performance dei mercai del lavoro, per cui
non c’è più un unico “modello europeo”:
a)La realtà dell’UE non è afato omogenea ma varia da paese a paese, ad es. in relazione ai tassi di
occupazione o alla dinamica occupazionale in paesi come l’Italia è perino molto disomogenea
anche tra le diverse regioni(specie tra il Mezzogiorno e le altre aree); la performance del mercato
del lavoro nel nuovo secolo è stata migliore in Europa, almeno ino alla crisi ed alla Grande
Recessione; dopo questa, vi è forte diferenziazione tra paesi virtuosi (Germania) e paesi periferici.
b)Una completa lessibilità potrebbe sì far crescere i posi di lavoro, ma al costo di una più iniqua
distribuzione del reddito. Sopratuto dopo shock di notevole enità la transizione verso nuovi
equilibri potrebbe comportare aggiustameni lunghi e dolorosi (in assenza di adeguate rei di
protezione).
Negli ulimi trent’anni, una contrazione assoluta dei salari reali si è in efei veriicata tra i
lavoratori meno qualiicai degli Usa (almeno un terzo della popolazione ha visto un peggioramento
del proprio benessere). In Europa il “progresso tecnico distorto” (che causa un minor uilizzo dei
lavoratori unskilled ), la concorrenza dei paesi emergeni con basso costo del lavoro ed altri shock
d’oferta si sono rilessi meno sulla dinamica salariale(essendo i salari piutosto rigidi) e più sui tassi
di disoccupazione.