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Pil reale yt
È la somma dei prodotti tra quantità e PREZZI COSTANTI. Se esso
aumenta significa che aumenta la produzione, quindi il PIL reale
non è correlato all’aumento del prezzo. Viene scelto un ANNO
BASE e le quantità vengono moltiplicate per i prezzi di quell’anno.
Rappresenta la media ponderata di tutti i beni finali.
Variazione del pil
𝒀𝒕 − 𝒀𝒕−𝟏
𝒀𝒕−𝟏
Rappresenta il tasso di crescita del PIL.
Se il risultato è positivo si ha un’espansione;
se il risultato è negativo si ha una recessione;
tasso di inflazione
il tasso di inflazione è il tasso a cui il livello dei prezzi aumenta nel
tempo.
La deflazione è la riduzione del livello dei prezzi.
Per misurare il livello dei prezzi si utilizzano:
- Deflatore del PIL;
- Indice dei prezzi al consumo (IPC)
Questi due metodi hanno andamenti molto simili nel
tempo
CONSUMO ©
Il consumo dipende dal reddito disponibile (Y-T). la
relazione tra consumo e reddito disponibile è lineare (una
retta). Quando si disegna la retta del consumo, si deve
sempre disegnare la retta a 45°(bisettrice)
𝑪 = 𝑪𝟎 + 𝑪𝟏 𝒀𝑫
45°
C0 rappresenta il CONSUMO AUTONOMO, cioè il consumo
quando il reddito è pari a 0. Generalmente è positivo e dipende
anche dalle aspettative dei consumatori (che possono essere
ottimisti o pessimisti riguardo l’economia)
C1 rappresenta l’inclinazione, e rappresenta la propensione
marginale al consumo, cioè come aumenta il consumo se il reddito
aumenta di 1. 0<C1<1, questo perché:
- C1>0 perché se aumenta il reddito aumenta anche il
consumo;
- C1<1 perché se aumenta il reddito, aumenta il consumo ma
in modo meno che proporzionale, quindi una parte del
reddito viene risparmiata
INVESTIMENTO (I)
si basa su due variabili:
𝒀 = 𝑪𝟎 + 𝑪𝟏 𝒀 − 𝑪𝟏 𝑻 + 𝑰 + 𝑮
𝒀 − 𝑪𝟏 𝒀 = 𝑪𝟎 − 𝑪𝟏 𝑻 + 𝑰 + 𝑮
𝒀(𝟏 − 𝑪𝟏 ) = 𝑪𝟎 − 𝑪𝟏 𝑻 + 𝑰 + 𝑮
𝑪𝟎 − 𝑪𝟏 𝑻 + 𝑰 + 𝑮
𝒀=
𝟏 − 𝑪𝟏
Il numeratore (C0-C1T+I+G) è considerato SPESA AUTONOMA,
cioè la parte della domanda che non dipende dal reddito.
Solitamente è positiva.
𝟏
è chiamato MOLTIPLICATORE. Esso moltiplica l’effetto
𝟏−𝒄𝟏
della variazione della spesa autonoma. Esso è positivo e >1.
ZY ZZ (domanda di beni)
C0-C1T+I+G
(retta di produzione a 45°)
L’equilibrio è dato da PRODUZIONE=DOMANDA, è rappresentato
dal punto di intersezione.
La pendenza della retta è c1.
A sinistra del punto di intersezione la domanda è maggiore della
produzione.
A destra del punto di intersezione la produzione è maggiore della
domanda.
Se aumenta la domanda, aumenta anche la produzione e di
conseguenza anche il reddito. All’aumentare del reddito aumenta
ulteriormente la domanda e quindi di nuovo produzione e reddito,
e così via. Proprio per questo si può parlare di SERIE
𝟏
GEOMETRICA, che tende al limite
𝟏−𝑪𝟏
altro modo di pensare all’equilibrio nel mercato
dei beni (breve periodo):
risparmio=investimento
quando si parla di risparmio si deve far riferimento al RISPARMIO
PUBBLICO + RISPARMIO PRIVATO.
Il risparmio privato si indica con S e si calcola come reddito
disponibile – il consumo:
𝑺 = 𝒀𝒅 − 𝑪
Da qui possiamo scrivere:
𝑺= 𝒀−𝑻−𝑪
Il risparmio pubblico si indica con Y ed è uguale alle imposte – la
spesa pubblica.
𝒀=𝑻−𝑮
Se T>G allora si ha un avanzo di bilancio;
se T<G allora si ha un disavanzo di bilancio.
𝒀−𝑻 = 𝑪+𝑰+𝑮−𝑻
Sposto a sinistra il consumo:
𝒀−𝑻−𝑪 = 𝑰+𝑮−𝑻
Questo si può scrivere anche come
𝑺=𝑰+𝑮−𝑻
Se isoliamo l’investimento otteniamo
INVESTIMENTO=RISPARMIO, ottenendo così la curva IS:
𝑰 = 𝑺 + (𝑻 − 𝑮)
Partendo dall’equazione iniziale possiamo vedere il termine C
come la somma tra il consumo autonomo e la propensione al
risparmio per il reddito disponibile. Quindi:
𝑺 = 𝒀 − 𝑻 − 𝑪 = 𝒀 − 𝑻 − 𝑪𝟎 − 𝑪𝟏 (𝒀 − 𝑻)
Da qui: 𝑺 = −𝒄𝟎 + (𝟏 − 𝒄𝟏)(𝒀 − 𝑻)
Il termine 1-C1 è la PROPENSIONE MARGINALE AL RISPARMIO,
compresa tra 0 e 1. Indica che i consumatori risparmieranno una
parte del reddito disponibile. Il risparmio privato aumenta
all’aumentare del risparmio disponibile ma meno che
proporzionalmente.
L’investimento deve essere uguale al risparmio aggregato, e quindi
S+(T-G), e sostituendo s ottengo:
𝑰 = −𝒄𝟎 + (𝟏 − 𝒄𝟏 )(𝒀 − 𝑻) + (𝑻 − 𝑮)
Isolando Y ottengo la stessa equazione di prima:
𝟏
𝒀= (𝑪𝟎 + 𝑰 + 𝑮 − 𝒄𝟏𝑻)
(𝟏 − 𝒄𝟏 )
Comunque il governo può influenzare la domanda e l’offerta di
breve periodo, ma non può scegliere il livello di produzione. Infatti
ci sono delle osservazioni:
- Modificare la spesa pubblica non è semplice;
- L’investimento e le importazioni possono reagire in vari
modi, quindi non sono costanti;
- Le aspettative contano. Se i consumatori percepiscono in
modo permanente il taglio delle tasse, consumeranno di
più;
- Portare il livello di produzione desiderato dal governo può
creare molti problemi (ad esempio l’inflazione);
- Ridurre le imposte o aumentare la spesa pubblica potrebbe
creare un disavanzo di bilancio e un aumento del debito
pubblico.
GRAFICI RELATIVI AL MERCATO DEI BENI
1) RIDUZIONE DELL’INVESTIMENTO:
- La domanda si riduce;
- La spesa autonoma si riduce;
- La produzione si riduce più che proporzionalmente (per
effetto del moltiplicatore);
- L’inclinazione e il moltiplicatore restano invariati
ZZ
ZZ’
A’
C1
45°
Y’ y
A’ ZZ’
ZZ
Y Y’
3) AUMENTO DELLA PROPENSIONE AL CONSUMO (c1):
- La curva di domanda è più inclinata;
- La produzione aumenta;
- La spesa autonoma si riduce;
- Il moltiplicatore aumenta;
- L’intercetta è più bassa.
ZZ’
A’ ZZ
y Y’
ZZ
A ZZ’
A’
Y’ Y
Esercizi relativi al mercato dei beni:
quando ci viene chiesto di trovare il reddito di equilibrio (y) basta
ricordare che Y=Z, e Z= C+I+G.
Esempio:
1) In un’economia il mercato dei beni è rappresentato da:
C= 120+0.7(Y-T);
I=150;
T=30;
G=140;
Calcolare il livello di produzione in equilibrio.
Il moltiplicatore è 1/0.3=3.33
Se aumenta la spesa pubblica cosa succede al reddito? Il reddito
aumenta più che proporzionalmente per effetto del
moltiplicatore.
Esercizio 2:
supponete che un’economia sia rappresentata da:
C=200+0.3Yd;
T=300;
I=100;
G=800;
Calcolare il livello di equilibrio della produzione e rappresentare
graficamente. Cosa succede se aumenta il grado di fiducia dei
consumatori?
Se aumenta il grado di fiducia dei consumatori, aumenta c0, e
quindi il consumo autonomo
Z=C+I+G;
Y=Z;
Y=200+0.3(Y-300)+100+800;
Y=200+0.3Y-90+100+800;
Y-0.3Y=1010;
𝟏
𝒀= 𝟏𝟎𝟏𝟎 = 𝟏𝟒𝟒𝟐. 𝟖𝟓
𝟎. 𝟕
Moltiplicatore: 1/0.7=1.43
c1=0.3, cioè il coefficiente di Y ottenuto dal reddito disponibile (Y-
T), rappresenta l’inclinazione della retta
ZZ
0.3(incl.)
1010
la spesa autonoma si ottiene spostando tutti i termini di Y a
sinistra, si sommano le cifre del consumo (senza dipendere da Y),
spesa pubblica e investimento.
Esercizio 3:
supponete che un’economia sia formata da:
C= 200+0.3Yd;
T= 0.2Y (quindi le imposte sono endogene, dipendono dal
reddito);
I=100;
G=800;
Le imposte sono proporzionali al reddito. Calcolare il livello di
equilibrio della produzione.
Z=C+I+G e Y=Z
Y=200+0.3(Y-0.2Y)+100+800
Y=200+0.24Y+100+800
Y-0.24Y=1100
Y=1/0.76 x 1100= 1447.36
Moltiplicatore= 1/0.76=1.32
C1=0.24
Esercizi relativi al paradosso del risparmio:
esercizio 1:
un’economia è rappresentata da:
c=200+0.8Yd;
T=800;
I=150;
G=1600.
Quanto vale il risparmio privato S? quanto vale Y? Quanto vale il
consumo?
Moltiplicatore: 1/0.2=5
Y=C+I+G
Y=100+0.8(Y-800)+150+1600
Y=100+0.8Y-640+150+1600
Y-0.8Y=1210
Y=6050
Moltiplicatore: 1/0.2=5
C=100+0.8(6050-800)
C=100+4200=4300
S=-c0+(1-c1)(Y-T)
S=-100+(1-0.8)(6050-800)
S=-100+1050=950
Domanda di moneta
La moneta può essere usata nelle transazioni ma non paga
alcun interesse. Per decidere se detenere più titoli o più
moneta si deve far riferimento a:
- LIVELLO DELLE TRANSAZIONI, se ho intenzione di
effettuare più transazioni, ho bisogno di più moneta;
- TASSO DI INTERESSE OFFERTO DAI TITOLI, se il tasso
d’interesse è molto elevato, allora preferisco acquistare più
titoli.
𝑴𝒅 = €𝒀𝑳(𝒊)(−)
€Y= REDDITO NOMINALE;
L(i)= FUNZIONE DECRESCENTE DEL TASSO DI INTERESSE;
𝑴𝒅 = DOMANDA DI MONETA;
Il tasso di interesse ha un effetto negativo sulla domanda di
moneta: se il tasso d’interesse aumenta, la domanda di moneta
diminuisce (perché gli individui preferiscono acquistare titoli dato
che il tasso di interesse è aumentato).
La domanda di moneta aumenta proporzionalmente al reddito
nominale;
la domanda di moneta dipende negativamente dal tasso di
interesse;
′
𝑴𝒅
𝑀𝑑
Determinazione del tasso di interesse e offerta di
moneta (solo circolante):
il tasso di interesse è determinato dall’uguaglianza tra domanda e
offerta.
si fa riferimento all’offerta da parte delle banche. Ci sono 2 tipi di
moneta:
1) DEPOSITI DI CONTO CORRENTE (offerti dalle banche);
2) MONETA CIRCOLANTE (emessa dalle banche);
si suppone che offerta= domanda, e cioè
𝑴 𝒔 = 𝑴𝒅
E quindi sostituendo:
𝑴 = €𝒀𝑳(𝒊)(−)
𝑴𝒔
i’
ci possono essere OPERAZIONI DI MERCATO APERTO:
se la banca vuole aumentare la quantità di moneta, compra i titoli
pagandoli in contanti. Quindi la banca centrale aumenta l’offerta
di moneta, e di conseguenza aumenta anche il prezzo. Quindi il
tasso sui titoli scende. Questa è un’operazione di mercato
espansiva;
se la banca vuole diminuire la quantità di moneta, vende titoli
rimuovendo dalla circolazione la moneta che riceve. Quindi la
banca centrale riduce l’offerta di moneta e riduce anche il prezzo.
Quindi il tasso sui titoli aumenta. Questa è un’operazione di
mercato restrittiva.
Le ATTIVITA’ della banca centrale sono formate dai titoli che ha
nel portafoglio.
Le PASSIVITA’ sono formate dalle variazioni dello stock di moneta
presente nell’economia.
𝑴𝒅 = €𝒀𝑳(𝒊)(−)
se ipotizziamo che gli individui presentano una proporzione fissa
di circolante pari a c, allora la domanda di circolante è:
𝑪𝑰𝒅 = 𝒄𝑴𝒅
e una proporzione fissa di depositi, pari a (1-c), allora la domanda
di depositi è:
𝑫𝒅 = (𝟏 − 𝒄)𝑴𝒅
Se l’ammontare dei depositi aumenta, allora aumentano le riserve
che le banche devono tenere, quindi depositi e riserve sono
direttamente proporzionali:
𝑹 = 𝜽𝑫
Sostituendo:
𝑹 = 𝜽(𝟏 − 𝒄)𝑴𝒅
L’offerta aggregata di moneta NON COINCIDE con la quantità di
moneta emessa dalla banca centrale (in un’economia dove
operano le banche)
La moneta che si può usare per fare le transazioni può essere sia
depositi che circolante, e quindi M=CI+D
La moneta emessa dalla banca centrale viene chiamata BASE
MONETARIA e viene indicata con H, siccome può essere usata sia
come circolante che come riserva possiamo scrivere:
𝑯 = 𝑪𝑰 + 𝑹
DOMANDA DI MONETA DELLA BANCA CENTRALE
CIRCOLANTE+ RISERVE
La domanda di moneta delle banche è pari alla somma della
domanda di moneta di circolante e domanda di moneta delle
riserve:
𝑯𝒅 = 𝑪𝑰𝒅 + 𝑹𝒅
Sostituendo si ottiene:
𝑯𝒅 = 𝒄𝑴𝒅 + 𝜽(𝟏 − 𝒄)𝑴𝒅
Mettiamo in evidenza M:
𝑯𝒅 = [𝒄 + 𝜽(𝟏 − 𝒄)]𝑴𝒅
Sostituendo l’equazione della domanda di moneta si ottiene:
𝑯𝒅 = [𝒄 + 𝜽(𝟏 − 𝒄)]€𝒀𝑳(𝒊)
𝟏
€𝒀𝑳(𝒊) = [ ]𝑯
𝒄 + 𝜽(𝟏 − 𝒄)
C=circolante/moneta;
θ=riserve/depositi;
𝟏
rappresenta il moltiplicatore monetario. Il
𝒄+𝜽(𝟏−𝒄)
moltiplicatore è sempre >1. La presenza del moltiplicatore
implica che una variazione della moneta ha un effetto più
ampio sull’offerta di moneta in un’economia dove sono
presenti banche.
Quando c=1 (e quindi gli individui non hanno depositi), allora
mm=1
Quando c=0 (e quindi gli individui hanno solo depositi), allora
mm=1/θ.
Il moltiplicatore monetario può essere visto come il risultato di
una serie di acquisti di titoli, dove il primo acquisto viene fatto
dalla banca centrale, e gli atri dalle altre banche.
Se ad esempio gli individui hanno solo depositi, e quindi c=0 e
mm=1/θ.
Se θ=0.1 allora mm=10
Se la banca centrale acquista titoli per 100, paga al venditore 1 100
e crea 100 di base monetaria.
In un’economia senza banche la storia finisce qui. Se sono presenti
delle banche allora:
il venditore 1 deposita i 100€ nel suo conto corrente presso la
banca A, che a sua volta fa aumentare i depositi di 100.
La banca A tiene 10€ come riserva (ottenuti facendo 100 x 0.1), e
paga 90€ al venditore 2 per avere titoli.
Il venditore 2 deposita i 90€ presso la banca B, facendo aumentare
i depositi di 90.
La banca B tiene 9€ come riserva (ottenuti facendo 90 x 0.1), e
paga 81€ al venditore 3 per acquistare titoli e così via…
L’incremento finale è 100 x (0.9+𝟎. 𝟗𝟐 +〖𝟎. 𝟗〗^𝟑 … ) e la somma è
pari a 10
Domanda di moneta della banca centrale solo
depositi e niente circolante
L’offerta di moneta è controllata dalla banca centrale
La domanda di moneta della banca centrale è uguale alla domanda
degli individui di circolante + domanda di riserva delle banche.
Ipotizziamo che gli individui hanno solo DEPOSITI, quindi la
domanda di moneta degli individui coincide con la domanda di
depositi di conto corrente, quindi:
𝑴𝒅 = €𝒀𝑳(𝒊)(−)
Questa equazione dimostra che gli individui vogliono tenere più
depositi se il loro livello di transazioni è alto e se il tasso di
interesse è basso.
𝑯𝒅 = 𝜽𝑴𝒅 = 𝜽€𝒀𝑳(𝒊)
𝜽 è 𝒊𝒍 𝒄𝒐𝒆𝒇𝒇𝒊𝒄𝒊𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒊 𝒓𝒊𝒔𝒆𝒓𝒗𝒂, indica l’ammontare di riserve che le
banche devono avere per ogni euro di depositi di conto corrente.
Indica che la domanda di riserva deve essere proporzionale alla
domanda di depositi di conto corrente, che a sua volta dipende dal
reddito nominale e dal tasso di interesse.
Maggiori sono i depositi di conto corrente, maggiori sono le
riserve che le banche devono avere.
𝑯 = 𝑯𝒅
Riutilizzando l’equazione di prima:
𝑯 = €𝒀𝑳(𝒊)
Graficamente: 𝑯𝒔
𝐻𝑑
H
Il punto di intersezione indica l’equilibrio. Se aumenta il tasso di
interesse gli individui preferiscono avere più titoli che moneta.
Se aumenta l’offerta di moneta, si riduce il tasso di interesse.
I A
O B C
′
se aumenta l’offerta di moneta da 𝑴𝒔 a 𝑴𝒔 , il tasso di interesse si
riduce.
Al punto B (e anche al punto C) il tasso di interesse è zero, quindi
le persone sono indifferenti riguardo alla quantità di titoli e
moneta che vogliono tenere, quindi è probabile osservare un
aumento della quantità di riserve e depositi a tasso zero.
DOMANDA DI MONETA CON SOLO DEPOSITI E NIENTE
CIRCOLANTE
in questo caso 𝑴𝒅 = 𝑫𝒅 (per D si indicano i depositi)
la domanda di riserva è:
𝑹𝒅 = 𝜽𝑫
Ricordiamo che D è pari alla domanda di +moneta, quindi 𝑫𝒅 = 𝑴𝒅
La domanda di moneta è:
𝑯𝒅 = 𝑹𝒅 = 𝜽𝑴𝒅
Ricordando che 𝑴𝒅 = €𝒀𝑳(𝒊) sostituisco e ottengo:
𝑯𝒅 = 𝜽€𝒀𝑳(𝒊)
Esercizi sugli equilibri finanziari
Ipotizziamo un’economia di solo circolante, quindi H=M, inoltre
𝑴𝒅 = €𝒀(𝟏 − 𝒊);
y=600;
P=1.5;
M=800;
Quanto vale il tasso di interesse? Cosa accade al tasso di interesse
se il reddito nominale aumenta di 100? Cosa accade se l’offerta di
moneta aumenta di 50?
Se €Y aumenta di 100:
800=1000(1-i)
800=1000-1000i
1000i=200
I=0.2 quindi il tasso di interesse è del 20%
All’aumentare del reddito nominale il tasso di interesse aumenta.
Se M=850
850=900(1-i)
850=900-900i
900i=50
I=0.06 quindi il tasso di interesse è del 6%. Questo perché
all’aumentare dell’offerta si riduce il tasso di interesse.
Esercizio 2
Assumete che gli individui abbiano solo depositi e niente
circolante.
Il rapporto riserve/depositi θ= 0.3
La base monetaria H è 600 mln
Calcolare l’ammontare di riserva e l’ammontare di depositi.
R=600+100=700
𝑹
𝑫= e quindi D=700/0.3=2333.33
𝜽
Se la banca acquista titoli, l’ammontare di riserva aumenta perché
aumenta la moneta in circolazione.
𝑯𝒅 = [𝒄 + 𝜽(𝟏 − 𝒄)]𝑴𝒅
Sostituisco:
600=[0.6+0.1(1-0.6)]1400-9000i
600=[0.6+0.04]1400-9000i
600=896-5760i
i=0.051 quindi il tasso di interesse è del 5.1%
assumete che la banca venda titoli per 200, calcolare il nuovo tasso
di interesse:
se la banca vende titoli significa che l’offerta di moneta diminuisce,
perché la moneta in circolazione diminuisce.
Quindi H=400
Riparto dall’equazione dell’offerta di moneta, quindi:
400=[0.6+(0.1(1-0.6)]1400-9000i
400=896-5760i
I=0.086 quindi il tasso di interesse è dell’8.6%
Il tasso di interesse aumenta perché l’offerta di moneta
diminuisce.
Esercizio:
assumete che gli individui detengano sia circolante che depositi.
La domanda di moneta è:
𝑴𝒅 = 𝟏𝟏𝟎𝟎𝟎 − 𝟔𝟎𝟎𝟎𝟎𝒊
C=0.2
θ=0.2
H=2500
Calcolare il tasso di interesse
𝑯𝒅 = [𝒄 + 𝜽(𝟏 − 𝒄)]𝑴𝒅
Quindi:
2500=[0.2+0.2(1-0.2)]11000-60000i
2500=(0.2+0.16)11000-60000i
2500=3960-21600i
I=0.068 quindi il tasso di interesse è del 6.8%
𝟐𝟎𝟎 − 𝑷𝒕
𝒊=
𝑷𝒕
𝟐𝟎𝟎 − 𝟏𝟖𝟎
𝒊= = 𝟎. 𝟏𝟏
𝟏𝟖𝟎
Quindi siccome deve aumentare il tasso di interesse, la banca
centrale deve effettuare una politica economica restrittiva, quindi
deve vendere titoli per diminuire l’offerta di moneta.
Sostituisco il tasso di interesse nell’equazione della domanda di
moneta, e poi nell’offerta di moneta
H=[0.2+0.2(1-0.2)]1100-6600
H=(0.36)(4400)=1584
Esercizio
Si suppone che il mercato finanziario abbia:
H=800
θ= 0.2
c=0.1
𝑴𝒅 =1000(30-150i)
Si determini il tasso di interesse
H=[c+θ(1-c)]𝑴𝒅
800=[0.1+0.2(1-0.1)]1000(30-150i)
800=[0.1+0.18]30000-150000i
800=8400-42000i
42000i=7600 quindi i=0.18
𝟏
Moltiplicatore di moneta: 𝒎𝒎 = quindi
𝒄+𝜽(𝟏−𝒄)
mm=1/0.1+0.2(1-0.1)=1/0.28=3.57
modello is-lm
Finora abbiamo ipotizzato che l’investimento fosse costante, ma in
realtà esso dipende da 2 fattori:
1) LIVELLO DELLE VENDITE, se un’impresa vuole vendere in
misura maggiore, allora aumenterà la produzione e
acquisterà nuovi macchinari e impianti, quindi investirà;
2) TASSO DI INTERESSE, se ad esempio un’impresa volesse
acquistare un macchinario chiedendo un prestito alla banca,
maggiore è il tasso di interesse, minore sarà la convenienza a
indebitarsi per fare un nuovo investimento.
Per il momento si ignora la differenza tra tasso di interesse
reale e quello nominale e si ipotizza che tutte le imprese
prendano a prestito allo stesso tasso di interesse, cioè quello dei
titoli.
𝑰 = 𝑰(𝒀+ , 𝒊− )
𝒀 = 𝑪(𝒀 − 𝑻) + 𝑰(𝒀, 𝒊) + 𝑮
Questa equazione rappresenta la CURVA IS. Per rappresentarla
ricordiamo che il tasso di interesse i è sull’asse orizzontale e la
domanda dei beni Z è sull’asse verticale.
Se aumenta il tasso di interesse da i a i’, l’investimento e la
produzione si riducono, questo fa ridurre ulteriormente il
consumo e l’investimento per effetto del moltiplicatore. Quindi
la curva IS è inclinata negativamente.
i’ A’
i A
IS
Y’ Y
Ricordiamo che anche nel caso della curva della domanda dei beni
ZZ, all’aumentare del tasso di interesse si riduce la domanda e
quindi della produzione in equilibrio.
i IS
Y’ Y IS’
i
i mercati finanziari e la curva lm
quando si parla di mercati finanziari si deve far riferimento
all’equazione che eguaglia domanda di moneta e offerta di moneta:
𝑴 = €𝒀𝑳(𝒊)
M indica lo stock nominale di moneta;
€YL(i) indica la domanda di moneta, funzione del reddito
nominale e del tasso di interesse;
partendo dall’equazione del reddito nominale €𝒀 = 𝒀𝑷, posso
vedere il reddito reale come il rapporto tra reddito nominale e
prezzo p, e quindi:
𝑴
= 𝒀𝑳(𝒊)
𝑷
Questa è l’equazione che mostra l’uguaglianza tra OFFERTA
REALE DI MONETA e DOMANDA REALE DI MONETA.
Se il reddito reale aumenta, il tasso di interesse deve aumentare in
modo che l’offerta di moneta eguaglia la domanda di moneta. Se la
banca centrale lasciasse aumentare il tasso di interesse
all’aumentare del reddito, allora l’offerta aumenterebbe:
i’
i
y y’
i
modello is-lm in equilibrio
la curva IS deriva dal mercato dei beni. Ha equazione
Y=C(Y-T)+I(Y,i)+G. l’equilibrio nel mercato dei beni richiede che
un aumento del tasso di interesse provochi una riduzione della
produzione (e quindi del reddito)
La curva LM deriva dai mercati finanziari. Ha equazione i=𝒊̅.
A
LM
IS
Y
i A’ A
IS
IS’
Y’ Y
Politica monetaria
Anch’essa può essere restrittiva o espansiva:
- POLITICA MONETARIA RESTRITTIVA se la banca riduce
l’offerta di moneta, aumentando il tasso di interesse;
- POLITICA MONETARIA ESPANSIVA se la banca aumenta
l’offerta di moneta, riducendo il tasso di interesse.
Se ipotizziamo che il tasso di interesse si riduca, questo
provoca uno spostamento verso il basso della curva LM,
invece la curva IS non si sposta (perché non dipende dal tasso
di interesse)
Si ha un movimento dell’economia lungo la curva IS da A ad
A’
I A LM
i’ A’ LM’
IS
Y Y’
i A LM
i’ A’ LM’
IS’
IS
Y Y’
I policy-maker utilizzano un mix di politica economica perché:
- Politica monetaria e politica fiscale singolarmente
potrebbero non funzionare perfettamente. Questo perché
non è detto che riducendo le imposte si abbia sicuramente
un effetto positivo sul consumo. Così come una riduzione
del tasso di interesse potrebbe non avere effetti
sull’investimento;
- Un’espansione fiscale porta ad un aumento del disavanzo
di bilancio. Questo perché un aumento del debito pubblico
può essere molto rischioso, quindi è preferibile non
affidarsi solo alla politica fiscale;
- Un’espansione monetaria porta a una riduzione del tasso
di interesse, che se è molto basso non può fare molto. Se il
tasso di interesse è prossimo allo zero (zero lower bound),
allora è la politica fiscale che dovrà prendersi carico di
tutto il problema.
- Queste due politiche hanno effetti diversi sulla
composizione della produzione. Cioè una riduzione delle
imposte agisce più sul consumo che sull’investimento. così
come una riduzione del tasso di interesse agisce di più
sull’investimento che sul consumo.
In realtà tutti questi aggiustamenti non avvengono
immediatamente perché ai consumatori serve tempo per
aggiustare il loro consumo (a causa della variazione del
reddito). Anche alle imprese serve tempo per aggiustare la
produzione, a causa della variazione delle vendite , e per
aggiustare la spesa, a causa della variazione del tasso di
inflazione.
Esercizio 2
Supponete che:
c=300+0.3(Y-T)
I=200+0.3Y-1300i
T=300
G=350
Calcolare il livello di produzione in equilibrio quando i=5%
(𝑷𝒆𝒕+𝟏 − 𝑷𝒕 )
𝝅𝒆𝒕+𝟏 =
𝑷𝒕
𝑷𝒆𝒕+𝟏
Da qui posso ottenere: 𝝅𝒆𝒕+𝟏 = −𝟏
𝑷𝒕
𝑷𝒆𝒕+𝟏
Sposto 1 dall’altro lato e ottengo: 𝟏 + 𝝅𝒆𝒕+𝟏 =
𝑷𝒕
𝟏 𝑷𝒕
Faccio l’inverso e ottengo: = .
𝟏+𝝅𝒆𝒕+𝟏 𝑷𝒆𝒕+𝟏
𝟏 + 𝒊𝒕
(𝟏 + 𝒓𝒕 ) =
𝟏 + 𝝅𝒆𝒕+𝟏
Quando il tasso di interesse nominale l’inflazione attesa non sono
molto elevati, meno del 10% all’anno, si può fare
un’approssimazione: 𝒓𝒕 ≈ 𝒊𝒕 − 𝝅𝒆𝒕+𝟏
Da qui si può dedurre che:
- Quando l’inflazione attesa è pari a 0, tasso nominale e tasso
reale sono uguali;
- Siccome l’inflazione attesa solitamente è positiva, allora il
tasso di interesse reale è inferiore
- Maggiore è l’inflazione attesa, minore è il tasso reale.
- In caso di deflazione l’inflazione attesa è negativa e
potrebbe non far raggiungere il tasso di interesse voluto.
Intermediari finanziari
Finora abbiamo considerato solo i finanziamenti diretti, cioè il
debitore prende a prestito direttamente dal creditore.
Ma solitamente i finanziamenti sono indiretti, e i prestiti
avvengono attraverso intermediari finanziari. Tra questi
intermediari sono comprese le banche, che prendono e danno a
prestito, richiedendo un tasso di interesse su prestiti.
Consideriamo il bilancio della banca:
ATTIVO PASSIVO
riserve capitale
prestiti depositi
titoli
𝑟̅ LM
IS
Y
Se aumenta l’avversione al rischio la curva IS si sposta verso
sinistra, perché si riduce l’investimento, la produzione e il
consumo in equilibrio.
r LM
IS’ IS
Y’
Se x aumenta, ad esempio perché gli investitori sono più avversi al
rischio, o perché la banca è fallita e gli investitori cominciano a
dubitare della solvibilità delle altre banche, allora la curva IS si
sposta verso sinistra.
Allora la politica fiscale potrebbe aumentare la spesa pubblica, o
ridurre le imposte, spostando la curva IS verso destra.
Ma tutto ciò può portare a un disavanzo di bilancio.
La soluzione è ridurre r, in modo da lasciare invariato r+x.
A’ A LM
r
A’’ LM’
r’
IS
Y’ Y’’ Y IS’
ESERcizi sul modello IS-LM ESTESO
Ipotizzate che il tasso di interesse nominale sia pari al 12% e le
aspettative siano pari a 0.
Qual è il valore dell’interesse reale?
Se 𝝅𝒆 =3% come varia il tasso di interesse reale e domanda di
moneta?
Qual è il tasso di interesse reale in equilibrio?
E se π=6%?
Esercizio 2:
se i=5%
𝝅𝒆 = 𝟑%
Qual è il tasso di interesse reale in equilibrio?
Se invece 𝝅𝒆 = 𝟏% qual è il tasso di interesse reale? E quello
nominale? E qual è l’effetto sull’investimento?
SALARI DI EFFICIENZA
A prescindere dalla forza contrattuale, le impese vogliono pagare
un salario maggiore rispetto a quello di riserva, perché vogliono
che i lavoratori siano produttivi. Sentirsi bene aiuta a lavorare
bene e ad aumentare la produttività.
Produttività ed efficienza sono collegate attraverso le teorie dei
salari di efficienza. Così come per le contrattazioni, i salari
dipendono da:
1) Natura del lavoro, le imprese pagheranno di più se il lavoro
richiede più capacità, il contrario se sono attività di routine;
2) Natura del mercato del lavoro, se il tasso di disoccupazione è
basso, è più facile che i lavoratori si dimettano perché è più
facile trovare una nuova occupazione. Un’impresa che vuole
evitare la disoccupazione aumenterà i salari. Una minore
disoccupazione richiede salari più elevati.
𝑾 = 𝑷𝒆 𝑭(𝒖− , 𝒛+ )
W= salario nominale aggregato
𝑷𝒆
= livello atteso dei prezzi. Il salario nominale dipende dal livello
atteso dei prezzi perché i lavoratori sono interessati ai SALARI
REALI (W/P) e non a quelli nominali. I lavoratori non sono
interessati a quanto denaro ricevono ma al salario che
percepiscono in base al prezzo dei beni che acquistano. Cosi come
le imprese sono interessate al prezzo della produzione venduta, e
non al salario nominale che pagano ai lavoratori. I salari
dipendono dal livello atteso dei prezzi, e non al prezzo effettivo,
perché i salari sono fissati in termini nominali, ed è fissato in
anticipo.
u= tasso di disoccupazione, dipende negativamente dal salario
perché maggiore è il tasso di disoccupazione minore saranno i
salari;
z= tutte le variabili che influenzano la determinazione dei salari, e
cioè sussidio di disoccupazione (cioè un trasferimento monetario
versato ai lavoratori che hanno perso il proprio posto. Maggiori
sussidi di disoccupazione aumentano il salario) salario minimo
(che fa aumentare non solo il salario minimo ma anche tutti gli
altri salari), livello di protezione dei lavoratori (una maggiore
protezione dello stato rende più costoso il licenziamento dei
lavoratori, facendo aumentare il potere contrattuale).
Y=AN
Y= produzione;
N= occupazione;
A= produttività;
questa forma indica che la produttività del lavoro è costante ed è
pari ad A, quindi indica i rendimenti costanti del lavoro. Se le
imprese raddoppiano il numero dei lavoratori, raddoppia anche la
quantità di produzione.
Nella realtà le imprese, oltre al lavoro utilizzano altri fattori
produttivi, come il capitale e materie prime.
Inoltre nella realtà il lavoro non è costante, ma varia nel tempo per
effetto del progresso tecnologico.
Nella nostra ipotesi A è costante e possiamo immaginare che A=1,
quindi la funzione di produzione è:
Y=N
Questo significa che il costo per realizzare un’unità in più è pari al
costo di impiego di un lavoratore in più, e quindi al costo del
salario. Quindi il costo marginale di produzione è uguale a W.
In caso di mercato di concorrenza perfetta P=W.
Nei mercati non perfettamente concorrenziali le imprese pongono
un prezzo superiore al costo marginale, e fissano i prezzi
attraverso questa equazione, chiamata EQUAZIONE DEI PREZZI:
P=(1+m)W
m= markup, cioè il ricarico dei prezzi. In caso di concorrenza
perfetta m=0;
nei mercati non perfettamente concorrenziali m è positivo e P è
maggiore di W di un fattore pari a (1+m).
𝑾 = 𝑷𝑭(𝒖, 𝒛)
Dividiamo entrambi i lati per P e otteniamo l’EQUAZIONE DEI
SALARI:
𝑾
= 𝑭(𝒖− , 𝒛+ )
𝑷
Questo significa che maggiore è il tasso di disoccupazione, minore
sarà il salario reale. Graficamente:
1/1+m PS
WS’
WS
𝑢𝑛 𝑢𝑛′
1/1+m A’ A
PS
WS’ WS
Cosa succede se si ha una legislazione antitrust più restrittiva?
Il markup si riduce;
la curva PS si sposta verso l’alto;
il salario reale in equilibrio aumenta;
il tasso naturale di disoccupazione si riduce;
1/1+m’ A’ PS’
1/1+m A PS
WS
u’ u
cosa succede se si ha una legislazione antitrust meno restrittiva?
il markup aumenta;
l’equazione dei prezzi PS si sposta verso il basso;
il salario reale in equilibrio diminuisce;
il tasso naturale di disoccupazione aumenta;
1/1+m A PS
1/1+m’ A’ PS’
WS
u u’
ESERCIZI SUL MERCATO DEL LAVORO
Si suppone che:
popolazione attiva= 40000000
fuori dalla forza lavoro= 22% della popolazione attiva;
occupati= 22000000;
calcolare forza lavoro, tasso di partecipazione, tasso di
disoccupazione.
Esercizio 2:
supponete che:
popolazione in età lavorativa=80000;
tasso di partecipazione=75%
disoccupati=15000;
calcolare forza lavoro, occupati, tasso di disoccupazione
in base ai dati che ho, posso calcolare il tasso di
partecipazione=L/POPOLAZIONE ATTIVA, quindi 0.75=L/80000
Facendo la formula inversa ottengo che L=0.75 x 80000=60000.
Se L=U+N allora N=L-U e cioè N=60000-15000=45000
Il tasso di disoccupazione è U/L, quindi 15000/60000=25%.
Esercizio 3:
considerate che:
popolazione attiva=350;
occupati=250;
disoccupati=50
calcolare forza lavoro, tasso di partecipazione, tasso di
disoccupazione e tasso di occupazione.
L=N+U, quindi L=250+50=300
Tasso di partecipazione: L/POPOLAZIONE ATTIVA: 300/350=0.85
quindi 85,7%
Tasso di disoccupazione: U/L: 50/300=0.166 quindi 16.7%
Tasso di occupazione: N/POPOLAZIONE ATTIVA:250/350=0.71
quindi 71.43%.
Esercizio 4:
nel 2018 la popolazione attiva era 2600000;
gli occupati erano 1800000;
i disoccupati erano 500000.
Calcolare forza lavoro, tasso di disoccupazione, tasso di
partecipazione e tasso di occupazione.
L=2300000-150000=2150000
Allora U= 15 x 2150000/10=322500
Tasso di disoccupazione= 322500/2150000=15%
Tasso di partecipazione= 2150000/2600000=82.7%
Numero occupati: L-U=2150000-322500=1827500
Tasso di occupazione= 1827500/2600000=7.1%
curva di phillips
questa curva indica come varia l’inflazione in base alla
disoccupazione. Ricordiamo che 𝑾 = 𝑷𝒆 𝑭(𝒖, 𝒛)
da qui possiamo scrivere che 𝑭(𝒖, 𝒛) = 𝟏 − 𝝈𝒖 + 𝒛
questa equazione dice che maggiore è il tasso di disoccupazione,
tanto minore sarà il salario.
Maggiore è z, tanto maggiore sarà il salario
𝝈 è l’ampiezza dell’effetto della disoccupazione sul salario.
Sostituendo F nell’equazione di W ottengo:
𝑾 = 𝑷𝒆 (𝟏 − 𝝈𝒖 + 𝒛)
il salario nominale è 𝑷 = (𝟏 + 𝒎)𝑾
Sostituendo l’equazione del salario nominale otteniamo:
𝑷 = 𝑷𝒆 (𝟏 + 𝒎)(𝟏 − 𝝈𝒖 + 𝒛)
Introducendo i pedici temporali al tempo t e dividendo entrambi i
lati per 𝑷𝒕−𝟏 ottengo:
𝑷𝒕 𝑷𝒆𝒕
=
𝑷𝒕−𝟏 𝑷𝒕−𝟏 (𝟏 + 𝒎)(𝟏 − 𝝈𝒖𝒕 + 𝒛)
Se al primo lato dell’equazione sommo e sottraggo per 𝑷𝒕−𝟏
𝑷𝒕 𝑷𝒕 +𝑷𝒕−𝟏 −𝑷𝒕−𝟏 𝑷𝒕−𝑷𝒕−𝟏
ottengo: = =1+ =1+π
𝑷𝒕−𝟏 𝑷𝒕−𝟏 𝑷𝒕−𝟏
Questo π deriva dal rapporto della sottrazione tra il prezzo P al
tempo t e il prezzo P al tempo t-1 diviso il prezzo al tempo t-1.
Si fa lo stesso ragionamento per il lato destro dell’equazione (cioè
𝑷𝒆𝒕
= 𝟏 + 𝝅𝒆
𝑷𝒕−𝟏
Sostituendo queste due uguaglianze trovate all’equazione
precedente otteniamo:
𝟏 + 𝝅𝒕 = (𝟏 + 𝝅𝒆𝒕 )(𝟏 + 𝒎)(𝟏 − 𝝈𝒖𝒕 + 𝒛)
Dividiamo entrambi i lati per (1+𝝅𝒆𝒕 )(1+m):
(𝟏 + 𝝅𝒕 )
= 𝟏 − 𝝈𝒖𝒕 + 𝒛
(𝟏 + 𝝅𝒆𝒕 )(𝟏 + 𝒎)
Il lato sinistro dell’equazione può essere semplificato in:
1+𝝅𝒕 − 𝝅𝒆𝒕 − 𝒎
𝒎+𝒛
𝒖𝒏 =
𝝈
Maggiore è il markup (m), o i fattori che influiscono sulla
determinazione dei salari (z), maggiore è il tasso naturale di
disoccupazione.
Se sostituisco quello che ho ottenuto nell’equazione iniziale avrò:
𝝅𝒕 = 𝝅𝒕 − 𝝈𝒖𝒕 + 𝝈𝒖𝒏
Metto in evidenza ed ottengo: 𝝅𝒕 = 𝝅𝒕−𝟏 − 𝝈(𝒖𝒕 − 𝒖𝒏 )
𝑵𝒏 = 𝒐𝒄𝒄𝒖𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒏𝒂𝒕𝒖𝒓𝒂𝒍𝒆
𝒀𝒏 = 𝒑𝒓𝒐𝒅𝒖𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝑷𝑶𝑻𝑬𝑵𝒁𝑰𝑨𝑳𝑬
Scrivendo la differenza tra produzione e produzione potenziale
ottengo:
𝒀 − 𝒀𝒏 = 𝑳((𝟏 − 𝒖) − (𝟏 − 𝒖𝒏 )) = −𝑳(𝒖 − 𝒖𝒏 )
𝒀 − 𝒀𝒏 = 𝑶𝑼𝑻𝑷𝑼𝑻 𝑮𝑨𝑷
Quando il tasso di disoccupazione è al suo livello naturale l’output
gap è pari a zero e la produzione è al suo livello potenziale.
Quando il tasso di disoccupazione è maggiore del livello naturale,
la produzione è inferiore del suo livello potenziale e l’output gap è
negativo.
Quando il tasso di disoccupazione è al di sotto del livello naturale e
l’output gap è positivo.
Sostituendo (𝒖 − 𝒖_𝒏) nell’equazione della curva di Phillips
ottengo:
𝜶
𝝅− 𝝅𝒆 = ( ) (𝒀 − 𝒀𝒏 )
𝑳
Inoltre si ipotizza che l’inflazione attesa sia pari a quella prefissata
dalla banca centrale, quindi scriviamo:
𝜶
̅ = ( ) (𝒀 − 𝒀 𝒏 )
𝝅−𝝅
𝑳
Ci sono 2 grafici, il primo rappresenta il modello IS-LM,
dimostrando che un minor tasso reale porta ad una produzione
maggiore. Il secondo rappresenta la curva PC, dimostrando che
una maggior produzione porta ad un’inflazione più elevata.
IS
tasso di interess r A LM
Y produzione
PC
𝜋𝑡 − 𝜋𝑡−1 A
Variazione del tasso
di inflazione 0 𝑌𝑛 Y
produzione Y
siccome Y è maggiore di Yn significa che la produzione è al di
sopra del suo livello potenziale. L’output gap è positivo, e quindi
l’inflazione è al di sopra dell’obiettivo. Proprio per questo è molto
probabile che la politica economica reagisca perché:
1) La banca deve cercare di mantenere l’inflazione vicina al
tasso obiettivo;
2) Se non reagisse le aspettative dell’inflazione non sarebbero
più stabili, e chi fissa i salari cambierà il modo in cui forma le
proprie aspettative. La banca deve cercare di evitare che
l’inflazione aumenti.
Per reagire la banca deve AUMENTARE IL TASSO REALE per
riportare la produzione al livello potenziale.
Ad esempio:
A’
𝑟 ′𝑛 LM’
rn A IS LM
Y
PC
𝜋𝑡 − 𝜋𝑡−1 A
A’
𝑌𝑛 Y
r A
0 LM
rn
IS
Y Y’ Yn
PC
0 Y’ Yn
𝜋𝑡 − 𝜋𝑡−1 A’
Inizialmente l’equilibrio è nel punto A. La banca dovrebbe
diminuire il tasso reale, facendo aumentare la produzione fino al
livello potenziale. Quindi da r ad rn, in modo che la produzione sia
quella potenziale Yn e l’inflazione sia stabile (perché l’intersezione
si trova con la retta dell’inflazione pari a 0).
Si può vedere che quando l’economia è in forte recessione, la
banca dovrebbe scegliere un tasso reale negativo per riportare la
produzione al livello potenziale.
Però sappiamo che è presente lo zero lower bound, e se questo
impedisce alla politica monetaria di riportare la produzione al
livello potenziale, questo porta ad una minor produzione e ad una
maggiore deflazione.
Se ad esempio la banca non può ridurre il tasso reale al di sotto di
r, c’è un ampio output gap e una deflazione. In questo modo gli
individui cominciano ad anticipare la deflazione cambiando il
modo di formare le proprie aspettative, e il tasso di interesse
aumenta(come avvenne durante la Grade Depressione).
Maggiore è la deflazione, maggiore è il tasso di interesse reale e
minore è l’output.
Consolidamento fiscale
Osserviamo il consolidamento fiscale nel breve e lungo periodo.
Ipotizziamo che l’economia si trovi al suo livello potenziale nel
punto A, con la produzione pari a Yn e tasso di policy pari a rn, e
con un’inflazione stabile.
Si suppone che il governo vuole aumentare le imposte, quindi la
curva IS si sposta verso sinistra, da IS a IS’. Quindi il nuovo
equilibrio è A’, cioè l’intersezione tra la curva LM e la curva IS’. In
questo punto la produzione si riduce, da Yn a Y’, e l’inflazione
comincia a diminuire. All’aumentare delle imposte e al diminuire
del reddito, allora consumo, produzione, investimento si
riducono. Questo riguarda il breve periodo.
Nel MEDIO PERIODO la banca centrale deve intervenire
riducendo il tasso di policy perché il livello di produzione è troppo
basso, e si vuole riportare al suo livello potenziale. Nel medio
periodo la produzione ritorna al livello potenziale Yn e il tasso di
interesse è ad un livello più basso r’n.
In questo nuovo equilibrio siccome il reddito è uguale, ma le
imposte sono aumentate, allora il consumo si riduce.
Inoltre la produzione è sempre uguale, ma con un tasso di
interesse minore e quindi L’investimento aumenta.
Quindi la riduzione del consumo è controbilanciata dall’aumento
dell’investimento.
A’ A
rn LM
r’n A’’ LM’
IS’ IS
Y’ Yn
0 A=A’’
Y’ Yn
𝜋𝑡 − 𝜋𝑡−1 A’
PS
1/1+m A
1/1+m’ A’ PS’
WS
A’’
r’n
rn AA’ LM
IS
Y’ Yn
PC
𝜋𝑡 − 𝜋𝑡−1 A’
0 A’’ A Yn
Y’n
1/1+m A WS
un u’n
quindi il lockdown provoca un aumento del tasso di
disoccupazione e una riduzione dell’occupazione.
Per quanto riguarda il modello IS-LM, la curva IS si sposta verso
sinistra, perché esso provoca un calo della domanda dato che ci
sono meno lavoratori, e anche un calo dell’offerta perché la
produzione diminuisce.
Anche nel medio periodo la produzione scende al nuovo livello.
A’ A
𝒓𝒏 LM
IS’ IS
𝒀′ 𝒏 𝒀𝒏
A’ A
𝑟𝑛 LM
𝑟′𝑛 LM’
𝑌𝑡 𝑌′𝑛 𝑌𝑛
Shock e meccanismi di propagazione
L’economia è costantemente colpita da shock, che possono essere
variazioni del consumo derivanti dalle diverse aspettative dei
consumatori, o variazione dell’investimento ecc. o cambiamenti
della politica economica (decisioni della banca di ridurre
l’inflazione, oc un nuovo programma di investimento ecc.).
Le fluttuazioni economiche derivano proprio da questi shock e dai
loro effetti che provocano alla produzione.
Spesso l’economia ritorna da sola all’equilibrio di medio periodo,
e quindi non è necessaria una risposta da parte della banca.
Se non è presente una reazione si adotta una politica monetaria o
fiscale adatta alla situazione.
Esercizi sul medio periodo
Assumete che la curva di Phillips sia
𝝅𝒕 = 𝝅𝒆𝒕 + 𝟎. 𝟑 − 𝟒𝒖𝒕 ;
𝝅𝒆𝒕 = (𝟏 − 𝜽)𝝅
̅ + 𝜽𝝅𝒕−𝟏
̅=𝟎
𝝅
Calcolare Un se θ=0.5 e se θ=1. Come varia?
Esercizio 2:
ponete che la curva di Phillips sia: 𝝅𝒕 − 𝝅𝒕−𝟏 = −𝟐. 𝟓(𝒖𝒕 − 𝒖𝒏 )
𝒖𝒕 = 𝟎. 𝟎𝟖
𝒖𝒏 = 𝟎. 𝟎𝟕
𝝅𝒕−𝟏 = 𝟎. 𝟎𝟓
Calcolare l’inflazione al tempo t, e determinare se essa è maggiore,
minore o uguale all’inflazione al tempo t-1.
Calcolare l’inflazione al tempo t quando Ut=0.09, 0.1, 0.11, 0.6,
0.5, 0.04, 0.03.
Esercizio 3
Assumete che la curva di Phillips sia:
𝝅𝒕 − 𝝅𝒕−𝟏 = −𝟐. 𝟓(𝒖𝒕 − 𝒖𝒏 )
𝒖𝒏 = 𝟎. 𝟎𝟖
𝝅𝒕−𝟏 = 𝟎. 𝟎𝟓
Assumete che i policy-maker mantengono Ut=6%, calcolare
𝝅𝒕 , 𝝅𝒕+𝟏 , 𝝅𝒕+𝟐
𝝅𝒕 − 𝟎. 𝟎𝟓 = −𝟐. 𝟓(𝟎. 𝟎𝟔 − 𝟎. 𝟎𝟖) = 𝟎. 𝟏
Per calcolare 𝝅𝒕+𝟏 l’equazione della curva di Phillips diventa:
𝝅𝒕+𝟏 − 𝝅𝒕 = −𝟐. 𝟓(𝒖𝒕 − 𝒖𝒏 )
Sostituisco: 𝝅𝒕+𝟏 − 𝟎. 𝟏 = −𝟐. 𝟓(𝟎. 𝟎𝟔 − 𝟎. 𝟎𝟖) = 𝟎. 𝟏𝟓
Per calcolare 𝝅𝒕+𝟐 l’equazione della curva di Phillips diventa:
𝝅𝒕+𝟐 − 𝝅𝒕+𝟏 = −𝟐. 𝟓(𝒖𝒕 − 𝒖𝒏 )
Sostituisco: 𝝅𝒕+𝟐 − 𝟎. 𝟏𝟓 = −𝟐. 𝟓(𝟎. 𝟎𝟔 − 𝟎. 𝟎𝟖) = 𝟎. 𝟐
Come possiamo vedere l’inflazione aumenta sempre di più.
Esercizio:
se 𝝅𝒕 = 𝝅𝒕−𝟏 + (𝒎 + 𝒛) − 𝜶𝒖𝒕 , considerate 2 paesi A e B, α=4 e
m=0.05.
si ipotizza che una maggior durata dei sussidi di disoccupazione
nel paese A rispetto al paese B sia tale che 𝒁𝑩 = 𝟎. 𝟎𝟔 e 𝒁𝑨 = 𝟎. 𝟏𝟖
Calcolare il tasso naturale di disoccupazione.
𝒎+𝒛
Ricordiamo che 𝒖𝒏 =
𝜶
𝟎.𝟎𝟓+𝟎.𝟎𝟔
Quindi nel paese B 𝒖𝒏 = = 𝟎. 𝟎𝟑
𝟒
𝟎.𝟎𝟓+𝟎.𝟏𝟖
Nel paese A 𝒖𝒏 = = 𝟎. 𝟎𝟔
𝟒
Prima del 1950 il prodotto pro capite era molto basso, e questo
dipende dalla qualità della vita. Dopo il 1950 i paesi ritardatari
sono cresciuti molto più velocemente rispetto ai Paesi che già
erano sviluppati (USA).
Infatti il prodotto pro capite degli USA è ancora molto alto, ma
la differenza tra il prodotto pro capite degli USA e quello
dell’Italia, Giappone, Francia ecc. è minore, quindi c’è stata una
convergenza tra i paesi ricchi.
Questo si può spiegare dal fatto che prima del 1950 in Europa il
prodotto pro capite era quasi nullo, perché la principale attività
era l’agricoltura, e senza nuove tecnologie.
L’economista inglese Malthus spiegò che l’aumento della
produzione porta ad una riduzione della mortalità, e quindi un
aumento della popolazione, fino a quando il prodotto pro capite
non torna al suo livello iniziale. Quindi l’Europa si trovava in
una trappola malthusiana, perché non riusciva a far aumentare
il prodotto pro capite.
Con la rivoluzione industriale, attraverso nuove scoperte, il
prodotto pro capite è aumentato molto.
Questa crescita però non ha coinvolto tutti i Paesi, ad esempio
l’Africa.
Y=F(K,N)
Y= produzione aggregata;
K= capitale;
N= lavoro;
F= funzione di produzione aggregata.
Ovviamente nella realtà i macchinari, impianti ecc hanno un
ruolo diverso rispetto ai lavoratori per produrre beni. Cosi
come i lavoratori non sono tutti uguali, c’è chi ha più abilità e
chi invece ha un’istruzione minore.
Inoltre la funzione di produzione dipende dallo STATO DELLA
TECNOLOGIA, maggiore è la tecnologia, maggiore sarà la
produzione, con lo stesso livello di K ed N.
Rendimenti in scala costanti e decrescenti
Rendimenti in scala costanti: all’aumentare di K e di N aumenta
anche la produzione:
xY=F(xK,xN)
F(K/N,1)’
B’
A’ F(K/N,1)
I=sY
s= TASSO DI RISPARMIO, compreso tra 0 e 1. Bisogna
ricordare che il tasso di risparmio non aumenta quando un
paese diventa più ricco, e che i paesi più ricchi non hanno un
tasso di risparmio maggiore degli altri paesi.
All’aumentare della produzione aumenta anche il risparmio,
e quindi anche l’investimento.
Aggiungendo gli indici temporali:
𝑰𝒕 = 𝒔𝒀𝒕
DA INVESTIMENTO AD ACCUMULAZIONE DI CAPITALE
La prima differenza da fare è che:
l’investimento (così come produzione e risparmio) è un
FLUSSO, cioè sono definiti per unità di tempo;
il capitale (così come l’occupazione) è uno STOCK, cioè
variabili senza una dimensione temporale, sono definiti per
un certo momento nel tempo.
si ipotizza che lo stock di capitale sia all’inizio di ogni anno e
si deprezza per una quantità pari a δ, ciò significa che ogni
anno una proporzione pari a δ non può essere utilizzata.
Quindi la restante parte di capitale che può essere utilizzata è
(1-δ).
Lo stock di capitale è dato dallo stock di capitale che resta
intatto all’anno t che resta intatto fino all’anno t+1, più il
nuovo stock di capitale accumulato durante l’anno, cioè
l’investimento:
𝑲𝒕+𝟏 = (𝟏 − 𝜹)𝑲𝒕 + 𝑰𝒕
Si sostituisce l’equazione dell’investimento e si dividono
entrambi i lati per N:
𝑲𝒕+𝟏 𝑲𝒕 𝒀𝒕
(
= 𝟏−𝜹 ) +𝒔
𝑵 𝑵 𝑵
𝑲𝒕+𝟏 𝑲𝒕 𝑲𝒕 𝑲𝒕
− = 𝒔𝒇 ( ) − 𝜹
𝑵 𝑵 𝑵 𝑵
L’equazione indica che la variazione del capitale per
lavoratore è dato dalla sottrazione tra INVESTIMENTO PER
LAVORATORE e il DEPREZZAMENTO PER LAVORATORE.
Se l’investimento per lavoratore eccede il deprezzamento per
lavoratore, allora la variazione del capitale per lavoratore è
Graficamente:
Deprezzamento per lavoratore δKt/N
C
D
A K0/N K*/N
L’investimento per lavoratore ha lo stesso andamento della
produzione per lavoratore, ma è una curva più bassa di un
fattore s. per la legge dei rendimenti marginali decrescenti
l’investimento aumenta all’aumentare del capitale per
lavoratore, ma in misura meno che proporzionale man mano
che questo aumenta.
Il deprezzamento per lavoratore è una linea retta, aumenta in
misura proporzionale al capitale per lavoratore.
La variazione del capitale per lavoratore è data dalla differenza
tra investimento e deprezzamento per lavoratore.
In corrispondenza di K0/N la variazione del capitale per
lavoratore CD è data dalla distanza AC – distanza AD, CD=AC-
AD.
A sinistra di K*/N l’investimento eccede il deprezzamento e il
capitale per lavoratore aumenta.
A destra di K*/N il deprezzamento eccede l’investimento e il
capitale per lavoratore diminuisce.
Il punto di equilibrio è K*/N, dove
INVESTIMENTO=DEPREZZAMENTO e il prodotto per
lavoratore e capitale per lavoratore rimangono costanti.
Il punto in cui prodotto per lavoratore e capitale per lavoratore
sono costanti si chiama STATO STAZIONARIO:
𝑲∗ 𝑲∗
𝒔𝒇 ( )=𝜹
𝑵 𝑵
Il valore di stato stazionario del prodotto per lavoratore è dato
da:
𝒀∗ 𝑲∗
= 𝒇( )
𝑵 𝑵
TASSO di risparmio e produzione
- IL TASSO DI RISPARMIO NON HA ALCUN EFFETTO SUL
TASSO DI CRESCITA DI LUNGO PERIODO DEL
PRODOTTO PER LAVORATORE (che infatti è pari a 0).
Questo viene spiegato dal fatto che nel lungo periodo il tasso di
crescita della produzione è pari a 0, a prescindere dal tasso di
risparmio.
Questo perché per avere un tasso di crescita positivo, il capitale
per lavoratore dovrebbe aumentare molto più velocemente
rispetto al prodotto per lavoratore, e quindi l’economia
dovrebbe risparmiare una quantità sempre più grande di
produzione, fino a che anche risparmiando l’intera produzione
non basterebbe per accumulare capitale.
Nel lungo periodo capitale per lavoratore e prodotto per
lavoratore devono essere costanti.
- IL TASSO DI RISPARMIO DETERMINA IL LIVELLO DI
PRODOTTO PER LAVORATORE DI LUNGO PERIODO.
Tasso di risparmio maggiore maggiore livello di prodotto
per lavoratore di lungo periodo.
- UN AUMENTO DEL TASSO DI RISPARMIO PORTA AD
UNA CRESCITA DEL CAPITALE PER LAVORATORE PER
UN CERTO PERIODO DI TEMPO, MA NON PER SEMPRE.
Quindi un aumento del tasso di risparmio non influenza il
tasso di crescita del prodotto per lavoratore, ma provoca un
incremento del livello di prodotto per lavoratore per un
determinato periodo di tempo.
Se aumenta il tasso di risparmio, aumenta la produzione e
l’economia avrà un periodo di crescita positiva, che si
esaurirà appena si raggiunge lo stato stazionario. Ovviamente
questo non riguarda il progresso tecnologico.
Y1/N s1>s0
Y0/N s0<s1
In un’economia in cui è presente progresso tecnologico il tasso di
crescita della produzione è positivo anche nel lungo periodo.
In realtà il tasso di crescita è diverso dal tasso di risparmio, che
determina un livello maggiore del prodotto per lavoratore.
Un aumento del tasso di risparmio porta ad una crescita maggiore
rispetto allo stato stazionario, fino a quando l’economia troverà un
nuovo punto in equilibrio.
Graficamente si può osservare che il prodotto per lavoratore
cresce ad una costantemente seguendo una linea retta inclinata,
con inclinazione pari al tasso di crescita ga+gn B
S1>s0
B A
S0
A
t
0 sg 1
Se aumenta il tasso di risparmio inizialmente aumenta il consumo
e poi questo diminuisce.
Se s<sg un maggior tasso di risparmio porta ad un maggior livello
di capitale, prodotto e consumo per lavoratore.
Se s>sg un aumento del tasso di risparmio provoca un aumento di
capitale e prodotto per lavoratore, ma una riduzione del consumo.
Quando s=1 il consumo per lavoratore è pari a 0, e il capitale e
prodotto per lavoratore sono alti, la produzione è usata per
rimpiazzare il deprezzamento.
Se in un’economia lo stock di capitale ha un valore molto superiore
rispetto al livello di regola aurea, si ha una riduzione del consumo
non solo presente ma un aumento in futuro.
Il governo deve trovare un trade off tra queste due reazioni. Il
livello desiderato del capitale dipende dal peso che si da alle
generazioni attuali e quelle future.
𝑲 𝑲
Il prodotto per lavoratore si può scrivere anche come:𝒇 ( ) = √
𝑵 𝑵
𝑲𝒕+𝟏 𝑲𝒕 𝑲𝒕 𝑲𝒕
− = 𝒔√ − 𝜹
𝑵 𝑵 𝑵 𝑵
𝑲∗ 𝑲∗
𝒔√ =𝜹
𝑵 𝑵
Elevo al quadrato entrambi i termini e ottengo ☹𝒔^𝟐 𝑲^ ∗)/𝑵 =
𝜹^𝟐 〖(𝑲/𝑵)〗^𝟐
𝑲 𝒔 𝟐
Divido entrambi i lati per K/N e ottengo che =( )
𝑵 𝜹
𝒀∗ 𝑲∗ 𝒀∗ 𝒔 𝒔 𝟐
Ricordando che =√ quindi = √( ) =
𝑵 𝑵 𝑵 𝜹 𝜹
(𝑲〗𝟏
Diventa: 〖 ) − 𝟏 = [(𝟎. 𝟐)(√𝟏)] − [(𝟎. 𝟏)𝟏] quindi K1/N=1.1.
𝑵
Progresso tecnologico
Il progresso tecnologico comporta:
1) Maggiore produzione avendo la stessa quantità di capitale;
2) Maggiore qualità dei prodotti;
3) Realizzazione di nuovi prodotti;
4) Vasta scelta di prodotti disponibili, quindi i consumatori
hanno più possibilità di scelta.
Lo stato della tecnologia indica quanto prodotto si può ottenere dal
capitale e dal lavoro in un certo periodo di tempo. Lo stato della
tecnologia si indica con A, quindi:
𝒀 = 𝑭(𝑲, 𝑵, 𝑨)
Questo indica che la produzione dipende dal capitale, da
lavoro e dallo stato della tecnologia. Inoltre il progresso
tecnologico riduce la quantità di lavoratori che servirebbero
per ottenere una certa quantità di prodotto. Possiamo
scrivere anche:
𝒀 = 𝑭(𝑲, 𝑨𝑵)
Dove AN rappresenta il LAVORO EFFETTIVO, quindi la
produzione dipende dal capitale e dal lavoro effettivo.
Anche in questo caso sono presenti:
- rendimenti di scala costanti: dato uno stato della tecnologia,
se raddoppia il capitale e il lavoro, allora la produzione
raddoppia:
𝒙𝒀 = 𝑭(𝒙𝑲, 𝒙𝑨𝑵)
- Rendimenti di scala decrescenti: a parità di lavoro
effettivo, all’aumentare del capitale aumenta anche la
produzione ma in misura meno che proporzionale, quindi
ad un tasso decrescente. Stessa cosa a parità di capitale,
all’aumentare del lavoro effettivo aumenta anche la
produzione ma ad un tasso decrescente.
Per ottenere la relazione tra capitale e prodotto per unità di
lavoratore effettivo dividiamo tutti i termini per 1/AN:
𝒀 𝑲
= 𝑭( , 𝟏)
𝑨𝑵 𝑨𝑵
Quindi il prodotto per unità di lavoro effettivo è funzione del
capitale per lavoro effettivo.
Graficamente:
Y/AN
f(K/AN)
K/AN
K/AN*
𝑰 = (𝒈𝑨 + 𝒈𝑵 + 𝜹)𝑲
In termini di lavoro effettivo, divido tutto per AN e ottengo:
𝑰 (𝒈𝑨 + 𝒈𝑵 + 𝜹)𝑲
=
𝑨𝑵 𝑨𝑵
Questa è la retta che rappresenta l’investimento necessario ed ha
inclinazione pari a ga+gn+δ.
Raggiunto lo stato stazionario, in K/AN*, il prodotto per lavoro
effettivo e il capitale per lavoro effettivo restano costanti e hanno
un tasso di crescita pari a 0. Lo stato stazionario è chiamato anche
STATO DI CRESCITA BILANCIATA, perché produzione, capitale e
lavoro effettivo crescono in modo equilibrato.
Invece il capitale e la produzione crescono al tasso ga+gn, perché
se Y/AN è costante, allora Y deve crescere alo stesso tasso di AN,
cioè ga+gn, e stessa cosa K.
Se l’economia volesse effettuare una crescita maggiore rispetto al
tasso (ga+gn), allora il capitale dovrebbe crescere più velocemente
rispetto alla produzione, per la legge dei rendimenti marginali
decrescenti. Ma si arriverebbe ad un punto in cui anche
risparmiando tutto il capitale, non si riuscirebbe ad avere una
produzione maggiore. Quindi l’economia non può crescere per
sempre ad un tasso maggiore di (ga+gn).
Nello stato di crescita bilanciata i tassi di crescita sono i seguenti:
TASSO DI CRESCITA
Prodotto per lavoro effettivo 0
Capitale per lavoro effettivo 0
lavoro 𝒈𝑵
Capitale per lavoratore 𝒈𝑨
Prodotto per lavoratore 𝒈𝑨
Capitale 𝒈𝑨 + 𝒈𝑵
Produzione 𝒈𝑨 + 𝒈𝑵
s0f(K/AN)
(K/AN)0 (K/AN)1
Questo grafico dimostra che un aumento del tasso di risparmio fa
per lavoro effettivo per un periodo di tempo breve al di sopra dello
stato stazionario, fino a quando non raggiunge il suo nuovo stato
di crescita bilanciata. Ma non modifica il tasso di crescita, che
invece rimane sempre costante e pari a 0. Il tasso di crescita del
capitale e del prodotto resta costante e pari a (ga+gn).
B
B A
t
All’aumentare del tasso di risparmio l’economia si trova su un
livello più elevato, ma il tasso di crescita rimane costante.
𝒀 𝑲 𝟏 𝑲
=√ √ 𝟏=√
𝑵 𝑵 𝑵
𝒀 𝟑𝟎𝟎
Quando K=300 e N= 150, allora =√ = 𝟏. 𝟒𝟏
𝑵 𝟏𝟓𝟎
𝑲
Calcolare il prodotto per lavoratore quando il √ = 𝟒. 𝟓. 𝟔. 𝟕
𝑵
𝑲 𝒀
Quando √ = 𝟒 𝒂𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂 =𝟐
𝑵 𝑵
𝑲 𝒀
Quando √ = 𝟓 𝒂𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂 = 𝟐. 𝟐𝟒
𝑵 𝑵
𝑲 𝒀
Quando √ = 𝟔 𝒂𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂 = 𝟐. 𝟒𝟓
𝑵 𝑵
𝑲 𝒀
Quando √ = 𝟕 𝒂𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂 = 𝟐. 𝟔𝟓
𝑵 𝑵
∆𝒀 𝟐.𝟒𝟓−𝟐.𝟐𝟒
= 𝟏𝟎𝟎 = 𝟗. 𝟑𝟗%
𝑵 𝟐.𝟐𝟒
∆𝒀 𝟐. 𝟔𝟓 − 𝟐. 𝟒𝟓
= 𝟏𝟎𝟎 = 𝟖. 𝟏𝟔
𝑵 𝟐. 𝟒𝟓
Si nota ancora che i tassi sono decrescenti.
Esercizio 2
𝒀 𝑲
Assumiamo che = √ e δ=0.02. calcolare il livello di stato
𝑵 𝑵
stazionario per K/N e Y/N.
𝑲 𝑲𝟐
Elevo tutto al quadrato per eliminare la radice: 𝒔 =𝜹
𝑵 𝑵
𝑲 𝑺 𝒀 𝒔
Quindi = (〖 )〗𝟐 e questo indica che =
𝑵 𝜹 𝑵 𝜹
𝑲 𝟎.𝟒 𝟐 𝒀 𝟎.𝟒
Se s=0.4 e δ=0.02 allora =( ) = 𝟒𝟎𝟎 e = = 𝟐𝟎
𝑵 𝟎.𝟎𝟐 𝑵 𝟎.𝟎𝟐
𝑲 𝟎.𝟓 𝟐 𝒀 𝟎.𝟓
Se s=0.5 e δ=0.02 allora = ( ) = 𝟔𝟐𝟓 e = = 𝟐𝟓
𝑵 𝟎.𝟎𝟐 𝑵 𝟎.𝟎𝟐
𝑲 𝟎.𝟔 𝟐 𝒀 𝟎.𝟔
Se s=0.6 e δ=0.02 allora =( ) = 𝟗𝟎𝟎 e = = 𝟑𝟎
𝑵 𝟎.𝟎𝟐 𝑵 𝟎.𝟎𝟐
𝑲 𝟎.𝟖 𝟐 𝒀 𝟎.𝟖
Se s=0.8 e δ=0.02 allora = ( ) = 𝟏𝟔𝟎𝟎 e = = 𝟒𝟎
𝑵 𝟎.𝟎𝟐 𝑵 𝟎.𝟎𝟐
𝒀 𝑲
il paese B ha un prodotto per lavoratore pari a = 𝟐𝟎√ con s=0.2 e
𝑵 𝑵
δ=0.15
calcolare il livello di stato stazionario.
𝑲 𝑲
Quindi per il paese A: 𝟎. 𝟒 (𝟏𝟎√ ) = 𝟎. 𝟏𝟓 ;
𝑵 𝑵
𝑲 𝑲 𝑲𝟐
Per il paese B faccio la stessa cosa: 𝟎. 𝟐 (𝟐𝟎√ ) = 𝟎. 𝟏𝟓 → 𝟒 =
𝑵 𝑵 𝑵
𝑲𝟐 𝑲 𝟏𝟔
𝟎. 𝟏𝟓 → = = 𝟕𝟏𝟏. 𝟏𝟏
𝑵 𝑵 𝟎.𝟎𝟐𝟐𝟓
𝒀
Mi trovo il prodotto per lavoratore = 𝟐𝟎√𝟕𝟏𝟏. 𝟏𝟏 = 𝟓𝟑𝟑. 𝟑𝟑
𝑵
𝑲 𝑲
Il livello di stato stazionario si trova quando 𝒔𝒇 ( ) = 𝜹
𝑵 𝑵
𝑲 𝑲 𝑲 𝑲𝟐 𝑲
Stato stazionario: 𝟎. 𝟒 (𝟐𝟎√ =) 𝟎. 𝟎𝟖 −→ 𝟔𝟒 = 𝟎. 𝟎𝟖𝟐 − −→ =
𝑵 𝑵 𝑵 𝑵 𝑵
𝟔𝟒
= 𝟏𝟎𝟎𝟎
𝟎.𝟎𝟖𝟐
𝒀
K/N=1000 quindi = 𝟐𝟎√𝟏𝟎𝟎𝟎 = 𝟐𝟎𝟎
𝑵
PAESE B
𝒀 𝑲
Prodotto per lavoratore: = 𝟒𝟎√
𝑵 𝑵
𝑲
𝟐𝟎√ = 𝟒𝟎𝟎𝟎
𝑵
𝑲
Inoltre sappiamo che 𝟐𝟎√ = 𝟐𝟎𝟎
𝑵
𝑲 𝟒𝟎𝟎𝟎 𝟐
Quindi = ( ) = 𝟒𝟎𝟎𝟎𝟎 in modo che Y/N=4000.
𝑵 𝟐𝟎𝟎
Di quanto aumenta s?
Ricordiamo la condizione dello stato stazionario: sf(K/N)=δ K/N
Ora l’incognita è s: 𝒔(𝟒𝟎𝟎𝟎) = 𝟎. 𝟎𝟖 (𝟒𝟎𝟎𝟎𝟎) = 𝟎. 𝟖.
Esercizio:
si ipotizza che 𝒀 = √𝑲√𝑨𝑵, δ=0.02, 𝒈𝑵 = 𝟎. 𝟎𝟑, 𝒈𝑨 = 𝟎. 𝟎𝟐 s=0.3
determinare il livello di stato stazionario in AN e i tassi di crescita
di Y,K,AN.
𝑲 𝑲
Quindi: 𝟎. 𝟑√ = (𝟎. 𝟎𝟐 + 𝟎. 𝟎𝟑 + 𝟎. 𝟎𝟐) ( )
𝑨𝑵 𝑨𝑵
𝟎.𝟑𝟐 𝑲 𝑲𝟐
Elevo tutto al quadrato per eliminare la radice: = 𝟎. 𝟎𝟕𝟐 −
𝑨𝑵 𝑨𝑵
𝑲 𝟎.𝟑 𝟐
−→ =( ) = 𝟏𝟖. 𝟑𝟕
𝑨𝑵 𝟎.𝟎𝟕
𝒀
K/AN=18.37, quindi = √𝟏𝟖. 𝟑𝟕 = 𝟒. 𝟐𝟖𝟔.Il tasso di crescita di Y e K
𝑨𝑵
è ga+gn=0.05.
Disavanzo di bilancio
Nel breve periodo un’espansione fiscale porta ad un aumento della
produzione.
Nel medio periodo abbiamo visto che non ha effetto sulla
produzione, ma nella composizione della spesa.
Nel lungo periodo abbiamo visto che un minor disavanzo di
bilancio e un minor tasso di risparmio fanno diminuire
l’accumulazione di capitale.
Rapporto debito/pil
Spesso si considera il rapporto debito/Pil, perché le risorse a cui
il governo può attingere per pagare il debito dipendono dal Pil, e
aumentano se il Pil aumenta. Se vogliamo osservare il rapporto
debito/Pil bisogna dividere tutto per la produzione reale Y.
𝑩𝒕 𝑩𝒕−𝟏 𝑮𝒕 −𝑻𝒕
Quindi otteniamo: = (𝟏 + 𝒓) +
𝒀𝒕 𝒀𝒕 𝒀𝒕
A questo punto posso moltiplicare e dividere Bt-1/Yt per Yt-1:
𝑩𝒕 𝑩𝒕−𝟏 𝒀𝒕−𝟏 𝑮𝒕 − 𝑻𝒕
= (𝟏 + 𝒓) +
𝒀𝒕 𝒀𝒕 𝒀𝒕−𝟏 𝒀𝒕
𝑩𝒕 𝑩𝒕−𝟏 𝒀𝒕−𝟏 𝑮𝒕 −𝑻𝒕
Questo si può scrivere anche: = (𝟏 + 𝒓) +
𝒀𝒕 𝒀𝒕−𝟏 𝒀𝒕 𝒀𝒕
𝟏 𝒀𝒕−𝟏
Facendo l’inverso ottengo: = e sostituisco
𝟏+𝒈 𝒀𝒕
nell’equazione:
𝑩𝒕 𝑩𝒕−𝟏 𝟏 𝑮𝒕 − 𝑻𝒕
= (𝟏 + 𝒓) +
𝒀𝒕 𝒀𝒕−𝟏 𝟏 + 𝒈 𝒀𝒕
𝑩𝒕 𝟏 + 𝒓 𝑩𝒕−𝟏 𝑮𝒕 − 𝑻𝒕
= +
𝒀𝒕 𝟏 + 𝒈 𝒀𝒕−𝟏 𝒀𝒕
𝟏+𝒓
𝒂𝒑𝒑𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊𝒎𝒂𝒕𝒊𝒗𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 = 𝟏+𝒓−𝒈
𝟏+𝒈
Sostituisco:
𝑩𝒕 𝑩𝒕−𝟏 𝑮𝒕 − 𝑻𝒕
= 𝟏+𝒓−𝒈 +
𝒀𝒕 𝒀𝒕−𝟏 𝒀𝒕
Moltiplico prima per 1 e poi per (r-g):
𝑩𝒕 𝑩𝒕−𝟏 𝑩𝒕−𝟏 𝑮𝒕 − 𝑻𝒕
= + (𝒓 − 𝒈) +
𝒀𝒕 𝒀𝒕−𝟏 𝒀𝒕−𝟏 𝒀𝒕
𝑩𝒕 𝑩𝒕−𝟏 𝑩𝒕−𝟏 𝑮𝒕 − 𝑻𝒕
− (
= 𝒓−𝒈 ) +
𝒀𝒕 𝒀𝒕−𝟏 𝒀𝒕−𝟏 𝒀𝒕
Questo indica che la variazione del rapporto debito/Pil è data
dalla somma di:
- Differenza tra tasso di interesse reale e tasso di crescita
moltiplicato per il rapporto debito/Pil alla fine dell’anno t-
1;
- Rapporto tra il disavanzo primario e Pil.
Se g>r il governo è debitore sia se si ha un disavanzo di
bilancio (G>T),sia se si ha un avanzo di bilancio (T>G)
Se g<r e G>T, il debito aumenta sempre di più. L’unica
soluzione è un avanzo di bilancio, in modo che il debito
diminuisca.
L’aumento del rapporto debito/Pil è maggiore se:
- Il tasso di interesse reale è maggiore;
- Tasso di crescita della produzione è minore
- Il rapporto tra il disavanzo primario e Pil è maggiore;
- Il livello iniziale del rapporto debito/Pil è maggiore.
contro.
PRO: un minor livello del debito riduce le imposte e rende più
credibile il consolidamento fiscale, favorendo la crescita
economica.
CONTRO: il default provoca dei costi. Ad esempio se il default
è applicato alle banche, queste potrebbero fallire. Se è
applicato alle pensioni, i pensionati soffrono. Se è applicato
agli stranieri, si avrà una reputazione negativa
internazionale.
Proprio per questo i governi adottano poco il default.
Finanziamento monetario
Il finanziamento monetario indica una maggiore moneta.
Questo accade perché i governi vendono dei titoli
forzatamente alla banca centrale, che acquistandoli emette
moneta.
In questo caso la nuova moneta non dipende dalle decisioni
della banca centrale, ma da disavanzo pubblico, per questo si
parla di dominanza fiscale.
Si indica con H l’ammontare di moneta
∆𝑯 = 𝒄𝒓𝒆𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒂 𝒎𝒐𝒏𝒆𝒕𝒂
𝑷 = 𝒑𝒓𝒆𝒛𝒛𝒊
∆𝑯
𝒔𝒊𝒈𝒏𝒐𝒓𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 =
𝑷
il termine signoraggio indica i guadagni derivanti
dall’emissione delle banconote.
Moltiplico e divido per H/H:
∆𝑯 ∆𝑯 𝑯
=
𝑷 𝑷 𝑯
∆𝑯 ∆𝑯 𝑯
𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒔𝒊 𝒑𝒖ò 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒆 =
𝑷 𝑯 𝑷
∆𝑯
= 𝒔𝒕𝒐𝒄𝒌 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒐𝒏𝒆𝒕𝒂 𝒏𝒐𝒎𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆
𝑯
𝑯
= 𝒔𝒂𝒍𝒅𝒊 𝒎𝒐𝒏𝒆𝒕𝒂𝒓𝒊 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒊
𝑷
Dividiamo entrambi i lati dell’equazione per il Pil, Y:
𝒅𝒊𝒔𝒂𝒗𝒂𝒏𝒛𝒐 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒐𝒓𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 ∆𝑯
= =
𝒀 𝒀 𝑯
𝑯[𝑷]
𝒀
Bt=(1+r)Bt-1+Gt-Tt
Bt=(1+0.02)0+300-200=100
Consideriamo che il debito nell’anno t+1=0. Quanto valgono
le imposte?
Ricordiamo la formula Bt+1=(1+r)Bt+Gt-Tt+1
Sostituisco: 0=(1+0.02)100+300-Tt+1
Tt+1=402
Esercizio 3:
consideriamo
Bt-1=0
Gt-1=300
Tt=200
Tt+1=300
R=0.02
Il debito nell’anno 3 è pari a 0, quanto valgono le imposte?
Bt+1=(1+r)Bt+Gt+1-Tt+1
Bt+1=(1+0.02)100+300-300=102
𝑩𝒕 𝑩𝒕−𝟏 𝑩𝒕−𝟏 𝑮𝒕 − 𝑻𝒕
− = (𝒓 − 𝒈) +
𝒀 𝒀 𝒀𝒕−𝟏 𝒀
Ci serve sapere quanto vale Yt:
partiamo dall’equazione di g
𝒀𝒕 − 𝒀𝒕 − 𝟏 𝒀𝒕
𝒈= = −𝟏
𝒀𝒕 − 𝟏 𝒀𝒕 − 𝟏
𝒀𝒕 = (𝟏 + 𝒈)𝒀𝒕 − 𝟏 = (𝟏 + 𝟎. 𝟎𝟓)𝟐𝟎𝟎𝟎 = 𝟐𝟏𝟎𝟎
𝑬𝒆𝒕+𝟏 − 𝑬𝒕
𝒊𝒕 = 𝒊𝒕 ∗ − ( )
𝑬𝒕
𝒕𝒂𝒔𝒔𝒐 𝒅𝒊 𝒂𝒑𝒑𝒓𝒆𝒛𝒛𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒐𝒏𝒆𝒕𝒂 𝒏𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆
(𝒐 𝒅𝒆𝒑𝒓𝒆𝒛𝒛𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒐𝒏𝒆𝒕𝒂 𝒆𝒔𝒕𝒆𝒓𝒂)
Il tasso di interesse è pari al tasso di interesse estero meno il
tasso di apprezzamento della moneta nazionale.
Se il tasso di cambio nominale estero è uguale al tasso di
cambio nominale, allora il tasso di interesse è pari a quello
estero.
ESERCIZI SUL TASSO DI CAMBIO
Ipotizziamo un tasso di cambio E:$/1€ lunedì=1.4
Tasso di cambio E:$/1€ venerdì= 1.2
Cosa accade al prezzo della valuta estera in termini di valuta
nazionale?
Esercizio 2
Si ipotizza un tasso di cambio nominale 1/E=€/1-$=0.8 una
settimana fa.
A quanto è pari il tasso di cambio nominale corrente E=$/1€
quando:
- L’€ si apprezza del 5% durante l’ultima settimana;
- L’€ si apprezza del 15% durante l’ultima settimana
- L’€ si deprezza del 5%
- L€ si deprezza del 15%
E= 1/0.8=1.25
Per vedere cosa accade durante l’ultima settimana bisogna
sommare il tasso di cambio della settimana scorsa con
l’apprezzamento della settimana attuale. Invece in caso di
deprezzamento si deve sottrarre.
Quando si apprezza del 5%: E=1.25+(0.05x1.25)=1.31
Quando si apprezza del 15%: E=1.25+(0.15x1.25)=1.44
Quando si deprezza de 5%: E=1.25-(0.05x1.25)=1.18
Quando si deprezza del 15% E=1.25-(0.15x1.25)=1.06
Quando il tasso di cambio si apprezza aumenta il valore, quindi
conviene la valuta estera.
Quando il tasso di cambio si deprezza diminuisce il valore, quindi
conviene la valuta nazionale.
Esercizio 3
Si considerano due anni 2017 e 2018
E P P*
2017 1.70 1.70 1.40
2018 1.90 2.00 1.45
Calcolare il tasso di cambio reale nel 2017 e nel 2018.
𝑬𝑷 𝟏.𝟕𝟎𝒙𝟏.𝟕𝟎
2017: 𝜺 = = = 𝟐. 𝟎𝟔
𝑷∗ 𝟏.𝟒𝟎
𝑬𝑷 𝟏.𝟗𝟎𝒙𝟐.𝟎𝟎
2018: 𝜺 = = = 𝟐. 𝟔𝟐
𝑷∗ 𝟏.𝟒𝟓
La variazione è dell’11.76%
𝜺𝟐𝟎𝟏𝟖−𝜺𝟐𝟎𝟏𝟕 𝟐.𝟔𝟐−𝟐.𝟎𝟔
La variazione del tasso di cambio reale è = = 𝟎. 𝟐𝟕
𝜺𝟐𝟎𝟏𝟕 𝟐.𝟎𝟔
Esercizio 4
Ipotizziamo che
i=3%
i*=7%
ipotizziamo prima un tasso di apprezzamento della moneta
nazionale del 5%, poi deprezzamento del 2% e poi apprezzamento
del 4%.
Quando conviene detenere moneta nazionale? E quando quella
estera?
𝑬𝒕+𝟏 −𝑬𝒕
Ricordiamo che 𝒊𝒕 = 𝒊𝒕 ∗ −
𝑬𝒕
𝑬𝒆𝒕+𝟏 − 𝑬𝒕 𝟏. 𝟑𝟓 − 𝟏. 𝟐
𝒊𝒕 = 𝒊𝒕 ∗ − ( ) = 𝟎. 𝟏𝟓 − ( ) = 𝟎. 𝟎𝟐𝟓
𝑬𝒕 𝟏. 𝟐
Se Et+1=1.05 si ha un apprezzamento o deprezzamento?
Si ha un deprezzamento perché diminuisce il tasso di cambio reale,
quindi conviene la moneta nazionale
A quanto ammonta i tasso di deprezzamento?
𝑬𝒆𝒕+𝟏 − 𝑬𝒕 𝟏. 𝟎𝟓 − 𝟏. 𝟐
= = −𝟎. 𝟏𝟐𝟓
𝑬𝒕 𝟏. 𝟐
Si ha un deprezzamento del 12.5%
E quanto vale il tasso di interesse? It=0.15- (1.05-1.2/1.2)=0.275.
Esempio prova d’esame 1° parte
𝟏
𝒀 𝑲
1) Si ipotizza che nel paese OMEGA = 𝟕 (〖 )〗𝟐 , s=0.3, δ=0.2
𝑵 𝑵
𝟏
𝒀 𝑲
Nel paese DELTA = 𝟒 (〖 )〗 , s=0.4, δ=0.2
𝟐
𝑵 𝑵
a) Calcolare il livello di stato stazionario del prodotto per
lavoratore in entrambi i paesi;
b) Calcolare di quanto dovrebbe variare il tasso di risparmio
nel paese DELTA per raggiungere lo stesso livello di
prodotto per lavoratore di OMEGA.
𝑲 𝑲
Per il paese DELTA 𝟎. 𝟒(𝟒√ = 𝟎. 𝟐
𝑵 𝑵
𝑲
Elevo tutto al quadrato per eliminare la radice: 𝟐. 𝟓𝟔 =
𝑵
𝑲𝟐
𝟎. 𝟎𝟒
𝑵
𝑲 𝟐.𝟓𝟔 𝒀
Quindi = = 𝟔𝟒 𝒆 = 𝟒√𝟔𝟒 = 𝟑𝟐
𝑵 𝟎.𝟎𝟒 𝑵
a) Ricordiamo che
WS: W/P= F(u,z)
PS: W/P= 1/1+m
A PS
1/1+m
WS
Un
A’ LM’
I*
i A LM
IS
A’ A
0 Yn
i A
𝑀𝑑
Il moltiplicatore è mm=1/c+θ(1-c)=1, perché c=1
b) Nel caso di soli depositi l’equilibrio è M=H
H=R=ΘD
Quindi sostituendo H=Θd
H=θM
H=θ€YL(i)
𝐻𝑠
i A
Hd
AA
Yb
NX
Avanzo commerciale
Disavanzo commerciale
Yb
NX
La distanza tra AA e ZZ rappresenta le esportazioni. Questa
distanza è costante perché le esportazioni non dipendono dal
reddito interno, ma da quello estero.
se aumenta la produzione nazionale aumentano le importazioni e
le esportazioni restano invariate.
Le esportazioni nette sono X-IM/ε e all’aumentare della
produzione queste diminuiscono (perché aumentano le
importazioni)
nel punto di intersezione tra la domanda di beni nazionali e
domanda nazionale di beni le esportazioni nette sono pari a 0.
Per livelli di produzione più bassi di Yb le esportazioni sono
maggiori delle importazioni quindi NX>0 e si ha un avanzo di
bilancio. ∀𝒀 < 𝒀𝒃 → 𝑵𝑿 > 𝟎
Per livelli di produzione maggiori di Yb le esportazioni sono
minori delle importazioni quindi NX<0 e si ha un disavanzo di
bilancio. ∀𝒀 > 𝒀𝒃 → 𝑵𝑿 < 𝟎
ZZ
45°
Disavanzo commerciale
Aumento della domanda interna
Ipotizziamo che il governo voglia far aumentare la domanda
interna attraverso l’aumento della spesa pubblica G, facendo
spostare la curva di domanda da ZZ a ZZ’:
ZZ’
A ZZ
45°
Y Y’
A ZZ
45°
Ytb
NX’
IL nuovo equilibrio è in A’ NX
Se aumenta Y*:
- La produzione aumenta, quindi anche la domanda, che si
sposta verso l’alto
- Aumentano le esportazioni nette, la curva si sposta verso
l’alto
- Il saldo della bilancia commerciale è positivo.
L’aumento della produzione estera fa aumentare la domanda
nazionale. Si ha un miglioramento della bilancia
commerciale.
La produzione estera non influenza direttamente ne il
consumo, ne l‘investimento e ne la spesa pubblica. Quindi la
domanda nazionale dei beni non varia.
Ma all’aumentare della produzione estera aumenta la
domanda di beni nazionali, quindi la ZZ si sposta verso l’alto
e si ha un miglioramento della bilancia commerciale.
Ricorda:
- Un aumento della domanda nazionale provoca un
incremento della produzione nazionale, ma un disavanzo
commerciale (peggioramento del saldo).
- Un aumento della domanda estera provoca un incremento
della produzione nazionale, e un avanzo commerciale
(miglioramento del saldo).
Bisogna sapere però che i governi generalmente aspettano
prima di modificare la domanda interna, per evitare di creare
peggioramenti del saldo commerciale, e quindi per evitare
debiti verso il resto del mondo.
Deprezzamento sulla produzione e sulle
esportazioni nette
Per mostrare l’apprezzamento o il deprezzamento si deve
𝑬𝑷
partire dall’equazione del tasso di cambio reale 𝜺 =
𝑷∗
45°
Y Y’
NX’
NX
𝟏+𝒊𝒕
Da qui possiamo scrivere che 𝑬𝒕 = 𝑬𝒆𝒕+𝟏
𝟏+𝒊𝒕 ∗
i* A
̅𝐸̅̅𝑒̅
Esempio:
titoli italiani: 2% annui
titoli giapponesi: 2% annui
Et= 100
Et+1= 100
La parità dei tassi di interesse è: (1+0.02)=(1+0.02) 100/100
Si ipotizza che il tasso di cambio fra un anno atteso è 110, allora il
tasso di cambio attuale è:
Et= 1.02/1.02 x 110=110
Il tasso di cambio è aumentato, quindi l’€ si è apprezzato.
Quindi Y=8+1.33=9.33
IM=0.2 x 9.33=1.87
∆NX=∆X-∆IM/ε
∆NX=0-(-1.6+1.87)=-0.26
Esercizio:
considerate un paese aperto agli scambi dove esiste solo il mercato
dei beni. Gli abitanti importano risorse energetiche la cui
domanda è infinitamente rigida rispetto al prezzo. Supponete che
l’azione è descritta da:
C= 100+0.3(1-0.4)Y
I= 10+0.1Y
G=50
X=100
E=1
P=1
P*=1
IM=50+0.1Y
Determinare la produzione in equilibrio e il saldo della bilancia
commerciale
Per calcolare la produzione dobbiamo prima calcolare il tasso di
cambio reale:
𝑷
𝜺= 𝑬=𝟏
𝑷∗
Ricordiamo che Y=C+I+G-IM/ε+X
Quindi Y=100+0.18Y+10+0.1Y+50+100-50-0.1Y
0.82Y=210
Y=256.10
Il saldo della bilancia commerciale si determina attraverso le
esportazioni nette, NX=X-IM/ε
NX=100-(50+10 x 256.10)=24.39 siccome è positivo si ha un
avanzo di bilancio.
Che effetti avrebbe il raddoppio del livello dei prezzi esteri sulla
produzione di equilibrio?
𝟏
Cambia il tasso di cambio reale: 𝜺 = 𝟏 = 𝟎. 𝟓
𝟐
A LM
i
IS
E
L’equilibrio nei mercati finanziari è nel punto A, cioè l’intersezione
tra la curva IS e la curva LM.
La curva LM è orizzontale perché il tasso di interesse è scelto dalla
banca centrale.
A’ i’ A’
LM’
A i A
LM
IS
Y’ Y E E’
Un maggior tasso di interesse e un apprezzamento riducono la
domanda e la produzione.
A A’ LM i A
IS’
IS E
La banca centrale potrebbe reagire all’aumento della spesa
pubblica utilizzando un mix di politica. Quando, ad esempio, la
produzione si trova al suo livello potenziale, quindi si vuole evitare
l’inflazione.
La banca reagisce all’aumento della spesa aumentando il tasso di
interesse, apprezzando il tasso di cambio e facendo ritornare la
produzione al suo livello iniziale.
A’’ A’’
A’ LM’ A
A LM
IS
Y1 Y3 Y2 E E’
Il governo risponde alla politica fiscale espansiva con una politica
monetaria restrittiva, per ridurre l’inflazione. Il tasso di cambio si
apprezza e la produzione diminuisce rispetto al nuovo equilibrio.
Il nuovo equilibrio è Y3.
Il consumo e la spesa pubblica aumentano;
l’effetto sull’investimento è ambiguo: esso aumenta dato che
aumenta G e quindi la produzione, diminuisce perché aumenta i
le esportazioni nette diminuiscono perché aumentano sia la
produzione nazionale che il tasso di cambio. Si ha un disavanzo di
bilancio.
Bisogna ricordare però che il modello di Mundell- Fleming deve
far riferimento allo zero lower bound.
Tassi di cambio fissi
Finora abbiamo visto che il governo può modificare i tassi di
cambio per migliorare il saldo della bilancia commerciale. Con il
tasso di cambi fissi questa cosa non si può fare.
Esistono dei paesi che presentano tassi di cambio rigidamente fissi
mantenendo il tasso a parità tra il valore nominale della valuta
nazionale e di quella estera.
Se c’è un aumento del tasso di cambio si ha una RIVALUTAZIONE
(nei tassi di cambio flessibili si parla di apprezzamento)
Se c’è una riduzione del tasso di cambio si ha una SVALUTAZIONE
(nei tassi di cambio flessibili si parla di deprezzamento).
Tra i tassi di cambio flessibili e quelli rigidamente fissi esistono
tassi di cambio intermedi:
- PARITA’ MOBILE rispetto al dollaro USA. Questo viene
utilizzato dai paesi che hanno un’inflazione più alta
rispetto a quella degli stati uniti. Se questi adottassero tassi
di cambio rigidamente fissi all’aumento dei prezzi, ci
sarebbe un continuo apprezzamento che porterebbe a non
rendere più competitivi i beni nazionali.
- PARITA’ CENTRALE utilizzata dallo SME (sistema
monetario europeo) dove il tasso di cambio può assumere
dei valori compresi all’interno di una banda di oscillazioni.
Ma queste variazioni devono essere accettate da tutti i
paesi aderenti all’accordo.
Politica monetaria
Si ipotizza che un paese decida un valore preciso del tasso di
cambio, 𝑬̅ , questo paese deve far si che il tasso di cambio
prescelto prevalga sul mercato dei cambi.
Innanzitutto si deve soddisfare la condizione di parità dei
(𝟏+𝒊𝒕∗) 𝑬𝒕
tassi di interesse: 𝟏 + 𝒊𝒕 =
𝑬𝒆𝒕+𝟏
̅ e se
Se viene posto il tasso di cambio come fisso allora 𝑬𝒕 = 𝑬
credono che anche il tasso di cambio futuro resta uguale,
allora 𝒊 = 𝒊 ∗
Quindi si deduce che:
se il tasso di cambio è fisso e di perfetta mobilità di capitali, il
tasso di interesse interno deve essere uguale a quello estero.
IN UN SISTEMA DI TASSI DI CAMBIO FISSI LA BANCA
RINUNCIA ALLA POLITICA MONETARIA. Questo perché i=i*
quindi non si può modificare il tasso di interesse.
Politica fiscale
Se viene utilizzata una politica fiscale espansiva, mentre nel
regime di tassi di cambio flessibili la banca poteva reagire
aumentando il tasso di interesse, nel regime dei tassi di
cambio fissi la banca non può reagire modificando il tasso di
cambio. Si deducono quindi tre cose:
1) Adottando tassi di cambio fissi, la banca deve far
riferimento anche al tasso di interesse estero. Quindi non è
più libera di controllare i proprio tasso di interesse
2) Fissando il tasso di cambio si rinuncia alla correzione degli
squilibri commerciali e al controllo del livello di
produzione aggregata.
3) La politica fiscale nel breve periodo può solo aiutare ad
uscire da una forte recessione, ma se è presente un forte
disavanzo non si può adottare la politica monetaria.
Esercizi modello IS-LM
Nel modello IS-LM in economia aperta un aumento del tasso di
interesse domestico provoca una riduzione dell’investimento e:
a) Apprezzamento del tasso di cambio
b) Deprezzamento del tasso di cambio
c) Nessun effetto sulla produzione
Nel modello IS-LM in economia aperta un aumento delle imposte
provoca:
a) Apprezzamento del tasso di cambio quando la banca
centrale lascia invariato il tasso di interesse
b) Deprezzamento del tasso di cambio quando la banca
centrale riduce il tasso di interesse
c) Non ha effetti sul tasso di cambio
Nel modello IS-LM in economia aperta una politica fiscale
restrittiva, assumendo che la banca centrale non reagisca, cosa
succede?
a) Il consumo e le esportazioni nette aumentano
b) L’investimento e le esportazioni nette diminuiscono
c) Il consumo diminuisce e le esportazioni nette aumentano
Nel modello IS-LM in economia aperta una politica monetaria
espansiva comporta:
a) Apprezzamento del tasso di cambio e riduzione delle
esportazioni
b) Non ha effetti sul tasso di cambio
c) Deprezzamento del tasso di cambio e aumento delle
esportazioni
Nel modello IS-LM in economia aperta una politica monetaria
restrittiva stimola:
a) Le importazioni perché il tasso di cambio si apprezza
b) Le esportazioni perché il tasso di cambio si deprezza
c) Le importazioni perché aumenta il reddito nazionale
Una politica fiscale restrittiva e una politica monetaria espansiva
provocano:
a) Apprezzamento del tasso di cambio ed effetto ambiguo sulla
produzione
b) Riduzione della produzione ed effetto ambiguo sul tasso di
cambio
c) Deprezzamento del tasso di cambio ed effetto ambiguo sulla
produzione.
Una politica monetaria espansiva
a) Fa aumentare la produzione attraverso una riduzione di i
b) Fa aumentare la produzione attraverso l’aumento della
spesa nazionale
c) Entrambe (perché aumenta C,I,Y,i)
In regime di tassi di cambio fissi la politica fiscale
a) È particolarmente efficace perché non viene
controbilanciata dalla politica monetaria
b) È assolutamente inefficace perché controbilanciata dalla
politica monetaria
c) Ha gli stessi effetti che in un regime di tassi flessibili dove la
banca è libera di agire
In regime di tassi di cambi fissi la banca centrale
a) Può utilizzare liberamente la politica monetaria
b) Perde il controllo della politica monetaria perché il tasso di
interesse interno deve essere uguale a quello estero
c) Fissa il tasso di cambio desiderato e mantiene il controllo del
tasso di interesse.
Il medio periodo
Si ricorda che nel breve periodo nel caso di tassi di cambio
flessibili, un paese che aveva bisogno di un deprezzamento
poteva realizzarlo attraverso una riduzione del tasso di
interesse, in modo che diminuiva il tasso di cambio.
Nel caso di tassi di cambio fissi il tasso di cambio era fisso e
non si poteva reagire utilizzando una politica monetaria
espansiva.
Nel medio periodo non c’è la differenza tra tasso di cambio
fisso e tasso di cambio variabile perché sono i prezzi a
variare.
Ricordiamo l’equazione del tasso di cambio reale:
𝑬𝑷
𝜺=
𝑷∗
Il tasso di cambio reale si può aggiustare:
- Attraverso una variazione del tasso di cambio nominale.
Questa cosa ovviamente è possibile solo nel caso di regimi
di tasso di cambio flessibili.
- Attraverso una variazione dei prezzi nazionali P rispetto ai
prezzi esteri P*. nel medio periodo questa variazione può
essere effettuata sia in regimi di tasso di cambio fissi che in
quelli flessibili.
Un bene nazionale può essere più conveniente rispetto a un
bene estero se:
1) Diminuisce il prezzo italiano rispetto a quello estero.
2) Aumenta il prezzo estero del bene estero
3) Diminuisce il tasso di cambio nominale.
Esercizio:
ipotizzate di essere nel 2016 e che valga la condizione di
parità dei tassi di interesse. Il tasso di cambio atteso E2017 è
1.23.
tasso di interesse pari al 4% nella propria nazione, 6% negli
USA. Calcolare il tasso di cambio corrente e la variazione
percentuale attesa.
Esercizio:
supponete che il tasso di cambio tra dollaro e peso messicano
sia fisso e che gli investitori del mercato finanziario ad un
certo punto si aspettano una svalutazione del peso. In
particolare assumete che credano che vi sia una probabilità
del 50% di una svalutazione del peso del 10% entro l’anno
prossimo e una probabilità del 50% che non ci sia alcuna
svalutazione. i
tDi quanto deve aumentare la banca centrale messicana i tassi
di interesse per mantenere la parità dei tassi di interesse?
Esercizi:
supponete di ricevere €100000 ogni anno per 2 anni a partire
dall’anno prossimo.
a) Calcolare il valore attuale di questa sequenza di pagamenti
quando il tasso di interesse costante è: 0%, 4%, 8%.
b) Come varia il valore attuale al cambiare del tasso di
interesse?
Esercizio:
supponete di vincere alla lotteria e di scegliere 3 diverse azioni:
a) Ricevere 100000€ tra 1 anno
b) Ricevere 100000€ tra 2 anni
c) Ricevere 100000€ tra 3 anni
Calcolare il valore attuale di ciascun pagamento
Come varrà il valore attuale se lo stesso pagamento si verifica
più tardi?
𝟏𝟎𝟎𝟎𝟎𝟎
Dopo 1 anno: 𝑽𝒕 = = 𝟗𝟎𝟗𝟎𝟗 è il valore attuale maggiore
𝟏+𝟎.𝟏
𝟏𝟎𝟎𝟎𝟎𝟎
Dopo 2 anni: 𝑽𝒕 = (〖𝟏+𝟎.𝟏)〗𝟐 = 𝟖𝟐𝟔𝟒𝟒
𝟏𝟎𝟎𝟎𝟎𝟎
Dopo 3 anni: 𝑽𝒕 = (〖𝟏+𝟎.𝟏)〗𝟑 = 𝟕𝟓𝟏𝟑𝟏
Sostituisco X= 1/1+r:
𝟏
𝑽𝑨 = 𝑪
𝟏 𝒏
𝟏− ( )
(𝟏 + 𝒓) ( 𝟏+𝒓 )
𝟏
𝟏−
𝟏+𝒓
𝒇𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐 𝒊𝒍 𝒎𝒊𝒏𝒊𝒎𝒐 𝒄𝒐𝒎𝒖𝒏𝒆 𝒎𝒖𝒍𝒕𝒊𝒑𝒍𝒐:
(𝟏 + 〖𝒓)〗𝒏 − 𝟏
𝟏 (𝟏 + 𝒓)𝒏
𝑽𝑨 = 𝑪 ( )
𝟏+𝒓 𝟏+𝒓−𝟏
𝟏+𝒓
𝟏 (𝟏 + 〖𝒓)〗𝒏 − 𝟏 𝟏 + 𝒓
𝑽𝑨 = 𝑪 ( )
𝟏+𝒓 (𝟏 + 〖𝒓)〗𝒏 𝒓
𝟏
𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒐 𝒊𝒍 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒐 𝒕𝒆𝒓𝒎𝒊𝒏𝒆 𝒕𝒓𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒆𝒏𝒕𝒆𝒔𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝟏 − 𝒆 𝒐𝒕𝒕𝒆𝒏𝒈𝒐:
(𝟏 + 〖𝒓)〗𝒏
𝟏 𝟏
𝑪 (𝟏 − 𝒏 )
(𝟏 + 〖𝒓)〗 𝒓
𝑽𝑨 =
𝟏 𝟏
𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊 𝑽𝑨 = 𝑪 ( − )
𝒓 (𝟏 + 〖𝒓)〗𝒏
Valore attuale di una perpetuity
La perpetuity sono pagamenti costanti che durano all’infinito.
𝑪
Si vuole dimostrare che 𝑽𝑨 =
𝒓
𝟏 𝟏
𝑽𝑨 = 𝑪 ( )
𝟏+𝒓 𝟏+𝒓−𝟏
𝟏+𝒓
𝟏 𝟏+𝒓 𝑪
𝑽𝑨 = 𝑪 ( )=
𝟏+𝒓 𝒓 𝒓
𝟏
= 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒊𝒕à 𝒅𝒊 𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒊 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒂𝒄𝒒𝒖𝒊𝒔𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒔𝒆 𝒔𝒊 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒔𝒕𝒆 𝟏€
𝑸𝒕
𝑫𝒆𝒕+𝟏 = 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒅𝒆𝒏𝒅𝒐 𝒂𝒕𝒕𝒆𝒔𝒐 𝒍′ 𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒔𝒖𝒄𝒄𝒆𝒔𝒔𝒊𝒗𝒐
𝑸𝒆𝒕+𝟏 = 𝒑𝒓𝒆𝒛𝒛𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍′ 𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆
Questo significa che si acquista un’azione oggi, si riceve un
dividendo l’anno prossimo e dopo si rivende.
LM
lm’
LM
IS’
IS
All’aumentare della produzione i prezzi aumenteranno, e aumenta
la probabilità di ricevere dividendi più alti in futuro.
Se la produzione è vicina al livello potenziale, allora la banca
reagisce all’espansione fiscale aumentando il tasso di interesse, in
modo che la produzione resta al livello potenziale (livello iniziale),
aumenta il tasso di interesse e il prezzo si riduce.
ESERCIZI SUI PREZZI, RENDIMENTI E AZIONI:
1) Il valore presente scontato atteso di 1€ l’anno prossimo è:
a) It
b) 1+it
c) 1/1+it
Esercizio:
considerate titoli annuali e biennali che promettono un pagamento
di 1000€ alla scadenza e supponete che i1t=10% e i1t+1=8%.
Assumete che x=0
qual è il prezzo del titolo annuale oggi?
Pt= 1000/ 1+0.1= 909.09€
Qual è il prezzo di un titolo biennale oggi?
P2t=1000/ (1+0.08)(1+0.1)= 841.75
Qual è il prezzo atteso del titolo biennale tra un anno?
P1t+1= 1000/1+0.08=925.9€
Esercizio:
supponete che il tasso di interesse a un anno sia 6% e che x=0. Per
ognuno dei seguenti valori del tasso a un anno che i mercati si
aspettano per il prossimo anno calcolate il tasso corrente a 2 anni
e dite qual è la forma della curva dei rendimenti: 8%, 5%, 6%
come cambierebbe il tasso di interesse se x=2%
i2t= ½ (1+it)(1+it+1)
i2t= ½ (1+6%)(1+8%)= 7% la curva è crescente perché il tasso di
interesse a due anni è maggiore del tasso di interesse a un anno.
Quando i1t+1= 5% :
i2t= ½ (1+6%)(1+5%)=5.5% la curva è decrescente perché il tasso di
interesse a due anni è minore del tasso di interesse a 1 anno
quando i1t+1= 6%
i2t=1/2 (1+6%)(1+6%)= 6% la curva è piatta (sono uguali i tassi di
interesse)
se x=2% e it=6%:
se i1t+1=8% allora i2t= ½ (2%+8%+6%)= 8%, la curva è crescente
se i1t+1=5% allora i2t= ½(2%+6%+5%)= 6.5% la curva è crescente
se i1t+1=6% allora i2t= ½ (2%+6%+6%)= 7% la curva è crescente.
Esercizio:
supponete che in un dato paese nell’anno t un titolo triennali paghi
100€ alla scadenza. Un titolo garantisce un tasso di interesse pari
al 5% nel primo anno t. sono attesi un tasso di interesse a breve del
7% per il secondo anno e del 9% per il terzo anno.
Assumete che il premio per il rischio sia pari a 0.
a) Calcolare il rendimento alla scadenza e il prezzo del titolo
nell’anno t
b) Supponete che ora il paese sia in recessione, quindi il governo
aumenta G. i mercati non si aspettavano una simile manovra.
In borsa il prezzo delle azioni aumenta o diminuisce?