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MACROECONOMIA

Corso di economia politica 2

Prof Gabriele Cardullo (P-z)


Autore appunti: Ilaria Tranquillo

Macroeconomia P-Z 2011/2012– riassunto appunti – http://www.sharenotes.it – pagina 1


1. Concetti introduttivi

Il PIL  prodotto interno lordo


3 definizioni equivalenti
 Il Pil è la somma dei beni e servizi finali prodotti dall’economia di un Paese in un dato
periodo di tempo
 Il Pil è la somma del valore aggiunto prodotto dall’economia in un dato periodo di tempo
 Il Pil è la somma dei redditi (Y) prodotti in economia in un dato periodo di tempo.

Il Pil viene preso in esame considerando la sua variazione. Essa può essere

REALE NOMINALE
Si considera l’aumento di Pil dovuto alla sola Si considera la variazione globale del Pil, dovuta sia
quantità venduta calcolando i Pil dei periodi che alla quantità venduta che alle oscillazioni dei prezzi,
mettiamo a confronto facendo riferimento a un moltiplicando le quantità dei periodi esaminati per il
prezzo base fissato arbitrariamente. prezzo corrente di tale periodo.

Q anno n+1 * prezzo dato – Q anno n* prezzo dato Q anno n+1 * prezzo n+1 – Q anno n* prezzo n
Q anno n* prezzo dato Q anno n* prezzo n

Pil reale e nominale coincidono nell’anno base.


La determinazione del Pil reale però presenta una problematica: alcuni beni cambiano
radicalmente prezzo nel corso degli anni perchè è cambiato radicalmente il loro valore. Per
ovviare all’inconveniente bisognerebbe cambiare frequentemente l’anno base o fare una media
dei prezzi.

Quando il pil decresce da un trimestre all’altro si parla di fase recessiva. Se questa fase si protrae
per 2 trimestri di fila si considera il paese in recessione. Quando il Pil cresce da un trimestre all’altro
siamo in fase espansiva.

Il Pil ha dei limiti: infatti misura solo il valore dei beni oggetto di scambio. Non è un indicatore totale
del benessere della popolazione ma resta un valido strumento perchè considera variabili
semplicemente quantificabili senza entrare in merito di aspetti privati della vita delle persone.

TASSO DI DISOCCUPAZIONE
Indica la percentuale di disoccupati sul totale della forza lavoro.
forza lavoro = è una parte della popolazione attiva (in età da lavoro, in italia tra i 15 ai 64 anni),
formata da Occupati e Disoccupati

OCCUPATI DISOCCUPATI
Hanno un lavoro Sono coloro che al sondaggio a campione dell’istat hanno
così risposto:
 Hai lavorato almeno un ora la sett scorsa? No
 Hai cercato lavoro nell’ultimo mese? SI
 Se ti offrissero un lavoro saresti disposto a cominciare entro 2
settimane? SI

Definizione ristretta. Solo rispondendo così si è considerati


Tasso di disoccupazione = u = numero totale di disoccupati disoccupati
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Forza lavoro

Questo dato va preso in esame abbinandolo al Tasso di attività = Forza lavoro


Persone in età da lavoro

Tasso di inflazione = π
L’inflazione è l’incremento generalizzato dei prezzi. Come per il Pil non prendiamo in esame il
valore assoluto ma la sua variazione. Ci sono due metodi di calcolo:

DEFLATORE DEL PIL INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO


E’ il rapporto tra Pil nominale e Pil reale. Gli ispettori dell’istat verificano il prezzo di un
Si condidera la sua variazione nel calcolo determinato paniere di beni e serevizi e ne
dell’inflazione: osservano le variazioni da un anno all’altro.
Il tasso di inflazione si calcola facendo la media
Deflatore anno n+1 – deflatore anno n ponderata della variazione dei prezzi in relazione
Deflatore anno n alla percentuale di spresa delle famiglie in quel
bene.

I due risultati non sempre coincidono perchè il deflatore del Pil non riflette le variazioni di prezzo dei
prodotti importati che rientrano nel paniere, perchè essi non sono stati prodotti in italia quindi non
rientrano nel Pil. (Es. Benzina, i Pad).

L’inflazione rappresenta un problema perchè spesso ad un aumento generalizzato dei prezzi non
corrisponde un aumento del reddito percepito ( per molti redditi non c’è l’adeguamento
all’inflazione): Ciò comporta una diminuizione del Potere d’acquisto. Questa problematica può
presentarsi anche in caso di adeguamenti all’inflazione, se il sistema fiscale adotta criteri di
progressività: infatti l’adeguamento potrebbe essere solo formale in quanto un aumento di reddito
potrebbe far scattare lo scaglione di aliquota successivo ed essere assorbito quindi in buona parte
del fisco, determinando di fatto un calo del potere d’acquisto.

Fenomeno opposto all’inflazione è la deflazione: essa consiste in un decremento generalizzato dei


prezzi. E’ un fenomeno negativo perchè un consumatore che sa che i prezzi scenderanno perchè
c’è deflazione aspetterà ad acquistare i beni non di prima necessità; per il calo della domanda i
prezzi di tali beni effettivamente diminuiranno, confermando le aspettative dei consumatori che
attenderanno ulteriori ribassi. Questo circolo vizioso porta a un calo del Pil dovuto al crollo della
produzione e porta il paese in recessione.

BREVE, MEDIO E LUNGO PERIODO


Breve periodo: arco di qualche anno. Le variazioni di Produzione del periodo sono dovute
soprattutto a variazioni della Domanda.
medio periodo: arco di un decennio (5-10 anni). Le variazioni della Produzione sono
dovute soprattutto al lato dell’Offerta. In questo arco di tempo è possibile infatti variariare
lo stock di capitale investito e la capacità produttiva.
lungo periodo: arco di un secolo o più. Le variazioni della produzione sono causate da
variabili come il progresso tecnico, la capacità di innovazione, istruzione, tasso di
risparmio, governo, ecc.

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2. Modello di breve periodo: Il mercato dei beni

N.B. Nel breve periodo la Domanda determina la produzione

LA COMPOSIZIONE DEL PIL

PIL = + Consumo + Investimenti + Spesa -Importazioni + Esportazioni +/- Scorte


(C) (I) pubblica (G) (Im) (X)
Non tutto ciò
È la quantità Acquisto di Beni e servizi Consumi e Prodotti che veniene
di beni e beni nuovi acquistati investimenti italiani prodotto in un
servizi idonei a dallo stato. fatti dai venduti anno è
comprati dai garantire un cittadini all’estero venduto in
residenti di rendimento. Non rientrano italiani in quello stesso
un dato nella prodotti anno (scorte +)
categoria i esteri come
paese in un Es. Costruire Viceversa può
una casa. trasferimenti
dato l’i pad essere che
Comprare una (pensioni,
periodo. imposte, ecc). non tutto ciò
casa costruita che viene
negli anni 80 Vi rientrano gli
stipendi dei Il saldo di X – Im è detto venduto in un
non è un
investimento dipendenti saldo della bilancia dei anno è stato
pubblici. pagamenti. Se è positivo ho prodotto in
un avanzo commerciale (+) quell’anno
se è negativo un disavanzo (scorte -)
commerciale (-)

LA DOMANDA AGGREGATA = Z
Z è la domanda aggregata, ovvero la domanda totale di beni e servizi in un dato periodo di
tempo in un dato paese.

Per semplificare lo studio del modello ipotizziamo che Z = C + I + G e che


 Non ci sono scambi con l’estero (non consideriamo quindi X e Im), siamo in regime di
autarchia.
 In questa economia si produce un solo bene che può essere acquistato sia per consumo
sia come investimento (Es. Il bestiame: lo acquisto per mangiarlo  consumo; lo acquisto
per allevarlo e rivenderlo  investimento)
 Il prezzo del bene è costante, non varia
 Le scorte sono pari a 0

Le componenti della domanda aggregata

- Consumo
E’ funzione del reddito disponibile(Yd = Reddito totale – Trasferimenti).
C= C0 + C1*Yd

C0 e C1 sono due parametri con un importante significato economico:


 C0 è la quantità che un individuo consuma in ogni caso, anche se il suo reddito disponibile
fosse 0
 C1 è la propensione marginale al consumo: rapprsenta l’incremento di consumo a fronte
di una variazione incrementale minima del reddito disponibile (ad esempio 1€). Tanto è
maggiore tanto più il soggetto esaminato è propenso al consumo.
E’ un parametro compreso tra 0 e 1 (non consumo più di quanto ho).

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Consumo

C1 è la pendenza della retta:


sappiamo che è compresa tra 0
Co e 1 quindi la retta sarà più
appiattita verso x rispetto alla
bisettrice del quadrante.

Yd

- Investimento
Ipotizziamo sia una costante e che non dipenda da nulla solo per ora.

- Spesa pubblica (G)


Ipotizzeremo che G sia una costante per tutto il nostro corso di macroeconomia per due motivi:
 L’agente economico dietro G è lo Stato: il suo comportamento è ondivago, dipende
dall’orientamento politico di chi si trova all’esecutivo in un dato momento. Esistono
comunque modelli molto complessi che illustrano il comportamento della spesa pubblica
che non consideriamo nella nostra analisi perchè
 La spesa pubblica è una variabile esogena: i modelli studiano il variare del Pil al variare di
spesa pubblica e tributi. E’ la causa di ciò che i modelli da noi esaminati studiano, noi ci
concentriamo sugli effetti, quindi assumiamo la spesa pubblica come data.

Condizione di equilibrio è DOMANDA GLOBALE = OFFERTA GLOBALE


Y=Z Questa equazione è valida perchè non ci
sono scorte. In presenza di scorte
l’ugualianza non è verificata. Per questo non
le consideriamo nel nostro modello.

 Produzione = Domanda aggregata


Pil = Y  Y = Co + C1) (Y-T) + I + G equazione di equilibrio
perchè il pil è definibile  (1-C1)Y = Co – (C1)*T) + I + G
come la somma dei redditi
percepiti in un economia in  Y= 1 * [Co – (C1*T) + I + G]
un dato periodo di tempo
1-C1

Moltiplicatore: Componente autonoma della spesa:


è sempre un numero positivo sono tutte costanti. È > 0 perchè G- C1 * T è > 0: affermiamo ciò
> 1 perchè 0<C1<1. perchè tutti gli stati hanno una spesa pubblica G almeno uguale
alle imposte T (sono in pareggio o in disavanzo: l’italia è in deficit
del 3% del Pil); dato che le imposte sono moltiplicate per un
numero compreso tra 0 e 1 (C1) , ha senso affermare che la spesa
pubblica sia maggiore di C1 * T.

Interpretazione economica del Moltiplicatore:


cosa succede se varia una componente autonoma della spesa?

Supponendo che una componente autonoma, per esempio Co aumenti, ricaviamo che
Dato che Y= 1 * [Co – (C1*T) + I + G]  ∆ Y = Y’ – Y = ∆ Co * 1
1-C1 1-C1

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Economicamente vuol dire che a fronte di un aumento di una qualsiasi delle componenti
autonome della spesa, il reddito Y aumenterà di tale valore moltiplicato per il moltiplicatore.
Com’è possibile? UN AUMENTO DELLA DOMANDA HA EFFETTI ANCHE SUL LATO OFFERTA, scatena
una reazione a catena.
N.B.Ipotizziamo C1 = 0,5

Decido di Il negoziante Il negoziante spende in


consumare un euro guadagna 1 € in fiori 30,50 € anzichè 30
di più, e spendo 51 più perchè ha guadagnato
€ in un telefonino Consumerà C1*∆Y
un euro in più
anzichè 50  In più (0,5 * 1€ = 0,50 €) :
aumento Co dipende dalla sua
propensione al consumo.

Il fiorista spende dal Il fiorista guadagna 0,50


Il panettiere panettiere 5,25 € anzichè € in più
guadagna 0,25 € in 5 perchè ha Consumerà C1*∆Y
più guadagnato 0,50 € in più = 0,5 * 0,50 € = 0,25 € in più

Consumerà C1*∆Y
= 0,5 * 0,25 € = 0,125 €
in più

EFFETTO A CATENA POTENZIALMENTE INFINITO

Questi incrementi di reddito = 1 + C1 + C1* C1 + C1* C1*C1 + .... C1n è pari al moltiplicatore 1
1-C1
Ecco perchè all’aumentare di Co, il reddito aumenta di ∆ Co * 1
1-C1

Z = Y = C + I + G = (Co + C1*Yd) + I + G =Co + [C1*(Y-T)] + I + G =

Domanda aggregata = Z = Co + I + G – (C1*T) + C1* Y


Termine noto Coeff angolare *
variabile

Equilibrio quando Produzione = Domanda aggregata  Y= Z  punto di intersezione tra le due rette

Z
produzione
Domanda
aggregata D aggregata dopo
l’incremento di Co

D aggregata
E’
Si è quindi dimostrato
graficamente che ad un
Co’+ I + G –(C1*T) aumento di Co corrisponde un
più ampio aumento del PIL,
Incremento di E
precisamente dato dalla
Co
variazione di Co * il moltiplicatore
Co+ I + G –(C1*T)

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Y = produzione

Più è elevataIncremento
la propensione al consumo
di produzione C1, maggiore
dovuto all’incremento di Coèl’effetto del moltiplicatore,
la produzione quindi
di equilibrio aumenta in
maggiore
misuta maggiore è ∆Y
rispetto rispetto a
all’aumento di ∆Componente
Co autonoma.

Moltiplicatore & spesa pubblica: i limiti del modello


Analogamente a quanto dimostrato prendendo in esame Co, un aumento della Spesa pubblica G
o una diminuizione delle tasse T, hanno effetti analoghi sul Pil di un paese.
ìDati i benefici sul Pil osservati si può pensare che lo stato debba sempre incrementare la spesa
pubblica per aiutare la crescita del paese (attuare una politica economica espansiva).
 Tuttavia sorge un primo problema concreto: Dove reperire le risorse per incrementare G?
a) Si indebita  cresce il debito pubblico
b) Aumenta le tasse T  aumentando T e G dello stesso valore l’effetto
moltiplicatore si annulla e il Pil aumenta solo di ∆G
 Inoltre questo modello non vengono considerati i ritardi temporali: infatti un aumento della
spesa pubblica, ipotizziamo per la costruizione di un ponte, non si traduce immediatamente
in una crescita dei consumi di coloro che lavorano a tale opera e che quindi vedono il loro
reddito incrementato; infatti, soprattutto se l’incremento di reddito viene percepito come
un avvenimento una tantum, difficilmente il soggetto modificherà immediatamente il suo
consumo. Potrebbe decidere di risparmiare per il futuro e/o consumare il reddito percepito
in maniera dilazionata nel tempo. Quindi le decisioni di spesa incrementali legate al
moltiplicatore possono avvenire con ritardi temporali molto ampi che ne riducono l’effetto
suil Pil.
 Ultimo punto: il prezzo dei beni nel concreto non è costante ma oscilla secondo le variazioni
della domanda. Ad un aumento della domanda globale analogo a quello considerato nel
modello molto probabilmente corrisponderà un aumento del prezzo. Tale aumento può
disincentivare il consumo e spingere i soggetti a consumare sempre la stessa quantità e a
risparmiare il reddito aggiuntivo..

IL RISPARMIO (S)
Come visto analizzando il consumo le persone non consumano totalmente il loro reddito
disponibile.
C= Co + C1*Yd = 5 + (0,7 * 100) = 70  70 < 100  70 € consumo / 30€ risparmio
La parte di reddito non consumata è infatti destinata al risparmio
 S=Y–T–C
Considerando l’equazione di equilibrio di mercato Y = C + I + G
Y – C = S+ T  S+T = I + G
In equlibrio il risparmio è pari a
S=I+G–T

Dato che consideriamo come risparmio soltanto il denaro depositato in banca, possiamo dire che
tramite l’intermediazione delle banche questo denaro viene impiegato in due canali:
 Viene prestanto alle imprese finanziando Investimenti
 Viene prestato alla Stato per finanziare il debito pubblico (G-T > 0)

Dire S = I+ G-T è uguale a dire Y= C+I+G


Perchè?
S=Y –T – C = Y – T – Co +[ C1*(Y-T)] = - Co + (1- C1)(Y-T)  I+G-T

( 1 - C1)Y = Co + I + G – T(1- C1)  Y= 1 * [Co – C1*T + I + G]


1 –C1

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3.Il Mercato Della Moneta

RICCHEZZA  benessere monetario acquisito negli anni. E’ uno Stock che viene
incrementato dal Reddito (flusso). I soggetti scelgono come alloccarla.

Si sceglie tra

MONETA TITOLI

CIRCOLANTE (CI) DEPOSITI BANCARI Rientrano nella categoria tutti i prodotti


Cartamoneta: sono I depositi bancari sono finanziari che riconoscono un rendimento
banconote e monete considerati moneta come (interesse).
emesse dalla Banca il circolante perchè Sono meno liquidi: l’operazione di
Centrale consentono il prelievo disinvestimento è più complessa, meno
delle somme depositate immediata e onerosa (commissioni)
senza preavviso e
riconoscono un
rendimento irrilevante

Md = Domanda di moneta  quantità di ricchezza che i soggetti desiderano detenere in


cartamoneta e depositi bancari. Dipende:
 Positivamente dal Livello delle transazioni: Più compio transazioni più domando moneta
 Negativamente dal Tasso di interesse: più è elevato il tasso di interesse più sarà forte
l’incentivo a investire in titoli e domandare meno moneta. Viceversa se il tasso è basso
conviene detenere moneta perchè la liquidità è più comoda

Md = €Y * L(i)
€Y  è il reddito nominale. Tanto è maggiore il reddito nominale, tanto è maggiore la domanda di
moneta perchè sono maggiori le transazioni compiute. Si considera il reddito nominale e non il
reddito reale perchè il potere d’acquisto non è rilevante in questa analisi: in caso di aumento di
prezzi e salari anche se il potere d’acquisto resta inalterato perchè supponiamo raddoppino
entrambi, la quantità di moneta necessaria sarà doppia per acquistare la stessa quantità. Non
importa il potere d’acquisto serve più moneta.
L(i) è una funzione decrescente del tasso di interesse. Più è elevato il tasso di interesse, minore è
la quantità di moneta domandata.

Domanda a alternativi livelli di reddito

i All’aumentare del reddito nominale €Y la


curva si sposta in alto a destra. Al diminuire
si sposta verso l’origine.
A parità di tasso di interesse possiamo
osservare che se il reddito nominale
aumenta, aumenta la domanda di
iE moneta. Viceversa, se il reddito nominale
diminuisce, diminuisce la quantità di
moneta domandata.
Md’

Md = €Y * L(i)

Md’’

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Md

Ms = Offerta di moneta
Ipotizziamo che la domanda di moneta sia per ora solo domanda di circolante
La Banca Centrale produce e immette sul mercato circolante. Ipotizziamo che l’offerta sia
costante.  Ms = M

EQUILIBRIO Domanda - offerta


Il tasso di interesse può essere visto come
i Ms un prezzo perchè l’interesse è la somma a
cui io rinuncio se scelgo di detenere
Moneta anziche titoli.
E’ il costo opportunità di detener moneta.

i*
Md = €Y * L(i)

Osserviamo variazioni del reddito nominale: come varia il punto di equilibrio E?

IL REDDITO AUMENTA
Ms
Dato che M è costante, la quantità di equilibrio è
data. L’elemento che riequilibra il mercato è la
variazione del tasso di interesse.
I soggetti hanno un reddito maggiore, quindi
i** aumenta il loro livello delle transazioni e di
conseguenza la domanda di moneta al dato
tasso i*. Un aumento del tasso di interesse da i* a
i* Md’ = €Y’ * L(i) i** rende più appettibile detenere titoli:
l’aumento del tasso di interesse è una forza
uguale e contraria all’aumento di €Y che riporta
Md = €Y * L(i)
il mercato in equilibrio nonostante la quantità
offerta sia la stessa.

IL REDDITO DIMINUISCE
Ms
I soggetti hanno un reddito minore, quindi
diminuisce il loro livello delle transazioni e di
conseguenza la domanda di moneta al dato
tasso i*. Una diminuizione del tasso di interesse
da i* a i** rende meno appettibile detenere titoli
i* riequilibrando il mercato

i**

Md’ = €Y’ * L(i)

M
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Osserviamo variazioni dell’offerta M: come varia il punto di equilibrio E?

L’OFFERTA AUMENTA
C’è una maggiore quantità disponibile di
Ms moneta sul mercato. Per far si che venga
Ms’
assorbita dalla domanda occorre che il tasso di
interesse cali rendendo meno appettibili i titoli;
i* infatti occorre che vari almeno uno dei due
elementi della funzione di Md, e supponiamo il
reddito resti invariato.

i**

Md = €Y * L(i)

M M’

L’OFFERTA DIMINUISCE
C’è una minore quantità disponibile di moneta
sul mercato. Per far si che la domanda cali
occorre che il tasso di interesse si alzi rendendo
più appettibili i titoli.

I TITOLI
Consideriamo la tipologia di titolo più semplice (BOT). Sono certificati emessi dallo stato o da un
impresa che riconosco al detentore una certa somma alla data fissata. Il mercato determina il
prezzo d’acquisto all’emissione. La differenza tra queste due somme è il tasso di interesse.

i = somma a scadenza – prezzo a il titolo viene scambiato sul mercato (Pt) %


prezzo a il titolo viene scambiato sul mercato (Pt)

Tanto più basso è il prezzo del titolo, maggiore sarà l’interesse che questo riconosce al detentore.

I = 100 – Pt  Pt = 100 si esplicita la relazione inversa tra il prezzo del titolo e il tasso di
Pt (1+i) interesse. Più i è elevato, più Pt è minore.

La banca centale è l’organo incaricato dell’emissione di moneta. La Bce impiega la carta moneta
per acquistare titoli.
Quando la BCE incrementa l’offerta di moneta è equivalente dire
che la BCE acquista titoli: la BCE immette la cartamoneta in
circolazione acquistando titoli. Se la domanda di titoli sale (se la Bce
li acquista) sale il loro prezzo d’acquisto Pt, quindi il tasso di equilibrio i
scende.
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 operazione di mercato espansiva

La BCE riduce l’offerta di titoli vendendo titoli (in cambio di


cartamoneta). Se la domanda di titoli scende (se la Bce li vende)
scende il loro prezzo d’acquisto Pt, quindi il tasso di equilibrio i sale.
 operazione di mercato restrittiva

Consideriamo ora anche la presenza di depositi bancari


Una parte della moneta che le banche ricevono dai depositi viene investita in prestiti e titoli, che
assicurano alla banca un interesse. Ma non tutto il denaro può essere investito: esistono delle
riserve obbligatorie per fronteggiare i disallineamenti temporali delle scadenze, ovvero per far
fronte al fatto che i clienti possono ritirare i fondi depositati quando vogliono e non sono vincolati
a una scadenza, a differenza degli impieghi in titoli e prestiti che vincolano i fondi della banca per
un certo periodo; per poter fronteggiare i rimborsi occorre che le banche non investano per intero
tutti i fondi ricevuti. La percentuale di riserva obbligatoria è fissata per legge su indicazione della
BCE. E’ necessario siano obbligatorie, perchè le banche, mosse da interessi di profitto, saranno
spinte a detenere meno percentuale di riserva possibile perchè il denaro a riserva non riconosce
alcun rendimento. Le riserve vengono depositate in un c/c presso la BCE.

Md = €Y * L(i) CId = C * Md  Domanda di circolante


 C è la parte di moneta che il soggetto sceglie di detenere sotto
forma di circolante
 Domanda rivolta alla Banca Centrale

Dd = (1-C) * Md  Domanda di depositi bancari


 soddisfatta dalle banche private
 una quota dei depositi viene destinata a
riserva, e viene depositata presso la Banca
Centrale  Rd = θ (1-C) * Md

Ne consegue che solo una parte della domanda di moneta viene rivolta alla Banca Centrale, e
che tutta l’offerta di moneta quindi non proviene dalla banca centrale

Hd  domanda rivolta alla Banca Centrale  circolante + riserve


CId + Rd = C*Md + [θ (1-C) * Md] =
Md* [θ (1-C) + C] = €Y*L(i) + [θ (1-C) + C]

Hd<Md perchè Hd non comprende tutti i depositi ma θ depositi (θ è un numero compreso tra 0 e
1), ovvero una parte dei depositi, ma non tutta.

Se ipotizziamo un economia in cui non ci sono depositi bancari, H d=Md perchè


Md = CI ; C=1 l’intera domanda è di circolante CI d, non ci sono depositi
Hd = [1 + 0* θ] * Md = Md
Invece se consideriamo i depositi bancari
Hd = [c + (1-c)* θ] * [€Y * L(i)]

Cosa succede se θ, ovvero il parametro che determina la parte di depositi da destinare a


riserva, aumenta?

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 AUMENTA Hd perchè la banca centrale impone al sistema creditizio privato di detenere una
parte maggiore di depositi in riserve, e tale parte verrà depositata presso i conti correnti della
Banca Centrale, aumentando la parte di M d da essa controllata.

FUNZIONE DI EQUILIBRIO NEL MERCATO MONETARIO

A differenza del caso precedente qui consideriamo la


Hs Hs’ quota di domanda controllata dalla Banca Centrale.

L’esistenza di banche private fa’ si che non tutta la


Domanda di moneta sia indirizzata alla banca centrale

Hd = CId + Rd  in equilibrio Hd = Hs = H
Rd = H- CId

Hd

Le manovre di politica economica della Banca Centrale non vengono fatte tanto introducendo
nuovo circolante ma agendo sulle riserve: la banca centrale acquista dalle banche private titoli e
accredita il corrispettivo nel loro conto di riserve. Incrementando le riserve, incrementa H d, quindi
aumenta Hs e si abbassa il tasso di interesse di equilibrio.

Cosa succede se c, ovvero il la parte di moneta che i soggetti desiderano detenere sotto
forma di circolante (CId), aumenta?

un aumento di c vuol dire che le persone domandano


sempre la stessa quantità di moneta Md ma ne desiderano
detenere una parte maggiore sottoforma di circolante,
quindi Hd’ è più elevata di Hd

ESEMPIO: Md = 400 θ=0,10


Hd’ Ma prima CId =100 Dd=300  Hd = 100 + θ*300 = 130
Dopo CId =200 Dd=200  Hd = 200 + θ*200 = 220

Hd

Siamo in equilibrio. Dato che in equilibrio Ms = Md


Hd = [c + (1-c)* θ] * [€Y * L(i)]  Hd = [c + (1-c)* θ] * Md  H = Md
[c + (1-c)* θ]

 Ms

H > H H è la base monetaria, ovvero la quantità di moneta controllata dalla


[c + (1-c)* θ] Banca Centrale

Se la banca centrale amplia la base monetaria di 1€ di quanto aumenta l’offerta totale di


moneta?
∆Ms = ∆H  EFFETTO MOLTIPLICATORE
[c + (1-c)* θ]

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Un incremento della base monetaria porta a un incremento dell’offerta totale di moneta superiore,
pari alla variazione di H moltiplicata per 1
[c + (1-c)* θ]

Spiegazione del significato economico del moltiplicatore


Supponiamo un economia in cui C=0, quindi tutto il denaro viene detenuto sotto forma di depositi
bancari. θ=0,10. Questa srmplificazione è necessaria per comprendere il modello.
dato che c=0  Ms= H/ θ = Md

La banca centrale amplia la base monetaria di 100€, comprando 100€ di titoli da tizio

Tizio depositerà in banca 100€


La banca
Investirà 100 *(1- θ)= 90 depositerà a riserva 100* θ =10
Comprando titoli da Caio

Caio riceve 90 € e li deposita in banca.


La banca

Investirà 90*(1- θ)= 81 depositerà a riserva 90* θ =9


Comprando titoli da Ciccio

Ciccio riceve 81 € e li deposita in banca.


La banca

Investirà 81*(1- θ)=72.90 depositerà a riserva 81* θ =8,1

Somma totale dei depositi = 100 + (1- θ)*100 +(1- θ)2*100 +(1- θ)3*100 + ... +(1- θ)n*100
=100 * 1 = 100 * 1
[1 - (1- θ)] θ

In questo esempio a fronte di un aumento della base monetaria di 100, l’offerta di moneta totale
è 100/0,1 =1000

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4.Il Modello IS-LM
E’ un modello che fornisce una descrizione del mercato dei beni e del mercato finanziario:
è uno schema che illustra la determinazione congiunta di produzione e tasso di interesse nel breve
periodo.

IL MERCATO DEI BENI E LA CURVA IS


Z= C+ I +G
Consideriamo gli Investimenti: sono investimenti gli acquisti di beni nuovi idonei a produrre un
rendimento futuro. Es. Un imprenditore acquista degli impianti.
I = ( Y ; i )  gli investimenti sono funzione del reddito e del tasso di interesse.
(+) (-) - dipendono positivamente dal reddito Y: all’aumentare del reddito aumentano
gli investimenti perchè un aumento del Pil incentiva gli investimenti.
- dipendono negativamente dal tasso di interesse i: diminuiscono all’aumentare del
tasso di interesse perchè per compiere investimenti gli imprenditori si indebitano;
maggiore è il tasso di interesse, maggiore è il costo del debito quindi meno
conviene indebitarsi.

Quindi Z = Co + C1(Y-T) + I(Y; i) + G (curva azzurra nel disegno)


In Equilibrio Y=Z.
z
L’ascissa coincide con l’ordinata, quindi il punto di
E equilibrio si trova sul punto di incontro tra la curva z e la
bisettrice del 1° e 3° quadrante.

La curva della domanda Z è meno inclinata della


bisettrice perchè non tutto l’eventuale incremento di
reddito ∆Y si traduce in un incremento di domanda ∆Z,
perchè parte di questo incremento viene destinato al
45°
risparmio e non al consumo.
Se così non fosse geometricamente non esisterebbe il punto di
Ye Y intersezione E.

Cosa succede al punto d’equilibrio se varia il tasso di interesse?


z

E’ Se a parità di altre condizioni diminuisce


diminuisce i
aumentano gli investimenti e quindi aumenta
Z.
Aumenta i Se, viceversa a parità di altre condizioni
aumenta, diminuiscono gli investimenti, quindi
E
diminuisce z, la domanda globale

E’’

i Questo grafico evidenzia la relazione inversa tra Y e i.


Y Se i sale il reddito di equilibrio scende, perchè cala la
domanda Z, e condizione di equilibrio è che Y=Z.
i**
La curva IS è il luogo geometrico dei punti di
equilibrio nel mercato dei beni per ogni valore del
i
tasso di interesse i.
i*
CURVA IS
N.B. Tutti i punti della curva sono punti di equlibrio.
 Y= Co + C1(Y-T)+ I(Y;i)+ G equazione IS
perchè in equilibrio Z=Y
Y

VARIAZIONI DELLA CURVA IS

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Aumenta G

G è uno dei 3 addendi della funzione di domanda


i
Z=C+I+G, quindi dell’equazione IS Y=C+I+G.
Se G aumenta la domanda Z aumenta di ∆G * il
moltiplicatore. Dato che siamo in equilibrio anche Y
Aumenta
aumenterà di tale valore.
G

A parità di tasso di interesse i, Ye


sarà quindi più elevato:
La curva IS si sposta verso destra.

 Stessa cosa per le altre componenti autonome


della domanda
Y

Diminuisce G
G è uno dei 3 addendi della funzione di domanda
i
Z=C+I+G, quindi dell’equazione IS Y=C+I+G.
Se G diminuisce la domanda Z diminuirà di ∆G * il
moltiplicatore. Dato che siamo in equilibrio anche Y
diminuirà di tale valore.
diminuisce
G A parità di tasso di interesse i, Ye
sarà quindi più basso:
La curva IS si sposta verso sinistra.

 La curva IS subisce lo stesso spostamento anche se aumentano le tasse T.


Infatti se aumentano le tasse diminuisce Yd, quindi diminuiscono i consumi.
A parità di interesse quindi i consumi saranno minori e così il Pil.

IL MERCATO DELLA MONETA E LA CURVA LM


N.B. Consideriamo un modello in cui non ci sono le banche private M d = Hd, c’è solo circolante.
Md =€Y*L(i)  Md= (Y reale*prezzo unico bene)*L(i) M= P*Y*L(i)  M = Y* L(i)
M d= M s P

M/P = offerta reale di moneta: quantità dell’unico bene acquistabile data la disponibilità monetaria

i M/P

ie’

ie
CURVA LM
Aumenta Y
ie’’
diminuisce Y

Y
La curva LM è il luogo geometrico dei punti di equilibrio nel mercato finanziario. Peralternativi livelli
di reddito individua il valore del tasso di interesse i di equilibrio.

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VARIAZIONI DELLA CURVA LM

Aumenta l’offerta di moneta Ms

Ms/P Ms’/P

i*

i**

M M’ Ye  non varia.

Aumenta l’offerta di moneta ma il reddito Y resta invariato: solo la riduzione del tasso di interesse
riequilibra il mercato, perchè incentiva i cittadini a domandare più moneta. Concretamente
accade che per aumentare M la Banca Centrale acquisti titoli: un aumento della domanda di
titoli causa un innalzamento del loro prezzo e di conseguenza una riduzione del tasso di interesse.
La curva LM si sposta verso il basso perchè per lo stesso reddito di equilibrio il tasso d’equilibrio è
minore.

Diminuisce l’offerta di moneta Ms

Ms’/P Ms/P

i**

i*

M’ M Ye  non varia.

Diminuisce l’offerta di moneta ma il reddito Y resta invariato: solo l’aumento del tasso di interesse
riequilibra il mercato, perchè incentiva i cittadini a domandare meno moneta e più titoli.
Concretamente accade che per diminuire M la Banca Centrale venda titoli: un aumento
del’offerta di titoli causa una diminuizione del loro prezzo e di conseguenza un aumento del tasso
di interesse di equilibrio.
La curva LM si sposta verso l’alto perchè per lo stesso reddito di equilibrio il tasso d’equilibrio è
maggiore.

Mettendo insieme le due curve si evidenzia l’unico punto di equilibrio tra il mercato dei beni e il
mercato finanziario di un’economia, ed è possibile studiare l’effetto di politiche economiche o
monetarie.

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IS  Y= C+ I + G  Y= Co + C1*(Y – T) + I(Y ; i ) + G
evidenzia il reddito d’equilibrio per alternativi livelli di
tasso di interesse. È decrescente perchè più elevato
sarà il tasso di interesse minori saranno gli investimenti,
quindi minore sarà Z e di conseguenza Y perchè in
equilibrio Y=Z.

E LM  M/P= Y * L(i)
i* evidenzia tasso di interesse d’equilibrio per alternativi
livelli di reddito. È crescente perchè più il reddito
aumenta più cresce la domanda di moneta: dato che
l’offerta di moneta è costante solo un aumento del
tasso di interesse riequilibra il mercato riportando
Md=Ms (diventa più appettibile detenere una quantità
maggiore di ricchezza di moneta in titoli).

YE

EFFETTI DELLE POLITICHE ECONOMICHE SUL MODELLO IS-LM

POLITICA ECONOMICA Che curva varia e perchè Come si comporta l’altra curva
Politica fiscale espansiva: IS LM
aumenta la spesa pubblica G Aumenta il reddito d’eq. Aumenta il tasso di interesse d’eq.

Aumenta G che è un addendo della * le persone sono più ricche:


domanda globale Z. Dato che in domandano più moneta ma Ms non
equilibrio Y=Z, Ye aumenterà. varia. U aumento del tasso di interesse
riequilibrerà il mercato rendendo più
i**
Is si sposta verso destra. appettibile detenere titoli.
*Per avere più moneta i cittadini
i* vendono i titoli che hanno: l’offerta
sale, il prezzo dei titoli scende e di
conseguenza i aumenta.
Ye ye’

Oppure diminuiscono le tasse T Aumenta il reddito di equilibrio


Le persone domandano più moneta
perchè aumenta Yd, quindi
perchè consumano di più
aumentano i consumi.
Politica fiscale restrittiva IS LM
diminuisce la spesa pubblica G Diminuisce il reddito d’eq. diminuisce il tasso di interesse d’eq.

Diminuisce G che è un addendo Il reddito di equilibrio è più basso.


della domanda globale Z. Dato che L’offerta di moneta però non varia: i
in equilibrio Y=Z, Ye diminuisce . soggetti domanderanno più titoli
perchè desideraranno detenere meno
i*
Is si sposta verso sinistra. ricchezza sotto forma di moneta dato
che sono più poveri: la domanda di
i** titoli sale il loro prezzo scende e i*
scende

Ye’ ye

Le persone sono meno incentivate a


Diminuisce il reddito di equilibrio
Oppure aumentano le tasse T consumare e domandano più titoli
perchè diminuisce Yd, quindi
diminuiscono i consumi.

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POLITICA ECONOMICA Che curva varia e perchè Come si comporta l’altra curva
Politica monetaria LM IS
espansiva: Diminuisce il tasso di interesse Aumenta il reddito d’eq.
aumenta l’offerta di moneta d’eq.
Un minore tasso di interesse incentiva
* le persone non vedono variare il loro gli Investimenti. Dato che gli
reddito ma l’offerta di moneta investimenti sono un addendo della
aumenta: il meccanismo che domanda globale, se aumentano
permette che la domanda di moneta aumenta il reddito d’equilibrio Ye.
i* Inoltre l’aumento di reddito incentiva
si allinei alla nuova offerta è una
diminuizione del tasso i di equilibrio ancora gli investimenti che dipendono
i** che rende meno appettibile anche positivamente da Y.
detenere titoli.
*Per ampliare l’offerta di moneta nel
Ye ye’ concreto la Banca Centrale acquista
titoli:l’incremento della domanda
provoca un aumento del prezzo dei
titoli quindi una diminuizione del tasso
di interesse..

Lm si sposta verso il basso

Politica monetaria restrittiva LM IS


diminuisce l’offerta di moneta diminuisce il tasso di interesse Diminuisce il reddito d’eq.
d’eq.
Un maggiore tasso di interesse
* le persone non vedono variare il loro disincentiva gli Investimenti. Dato che
reddito ma l’offerta di moneta gli investimenti sono un addendo della
diminuisce: il meccanismo che domanda globale, se diminuiscono,
permette che la domanda di moneta cala il reddito d’equilibrio Ye.
si allinei alla nuova offerta è un Inoltre la diminuizione di reddito
i** disincentiva ancora gli investimenti che
aumento del tasso i di equilibrio che
rende più appettibile detenere titoli. dipendono anche positivamente da Y.
i* *Per ridurre l’offerta di moneta nel
concreto la Banca Centrale vende
titoli: l’incremento dell’offerta
Ye’ ye provoca una diminuizione del prezzo
dei titoli quindi un aumento del tasso
di interesse..

Lm si sposta verso l’alto

Casi particolari.
 Supponiamo che I non dipenda dal tasso di interesse ma solo positivamente dal reddito:
quali sono gli effetti di una politica monetaria espansiva sul reddito Y?
La variazione dell’offerta di moneta non ha alcun effetto sulla produzione: il nuovo tasso
d’equilibrio è più basso ma non influenza gli investimenti, quindi non c’è nessuna variazione
di Z e di Y.
 Supponiamo che Md non dipenda da Y ma solo dal tasso di interesse: quali sono gli effetti di
una politica fiscale restrittiva (riduzione di G) sul tasso d’equilibrio i?
La variazione del reddito (diminuisce) non ha alcun effetto su i perchè la domanda di
moneta non varia, dato che non è influenzata dal reddito: non si rende necessario quindi
una variazione del tasso di interesse che riequlibri il mercato finanziario perchè esso è già in
equilibrio.

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5.Il Mercato aperto agli scambi con l’estero.

Concretamente tutte le economie intrattengono scambi con l’estero.


Y= C + I + G + X – Im + esportazioni – importazioni

RAPPORTO TRA ESPORTAZIONI E PIL


Non è indicatore della reale apertura al commercio estero perchè
 In linea di massima più un paese è piccolo più avranno peso nella sua economia i rapporti con
l’estero
 Le ragioni geografiche influenzano molto questo rapporto: ad esempio il Giappone risente della sua
posizione isolata.
Non è nemmeno indiacatore precisa della concorrenza internazionale portata dalla globalizzazione: è
possibile che le imprese nazionali riescano a mantenere la loro posizione sul mercato nonostante la
concorrenza internazionale abbassando i prezzi.

Per valutare il reale impatto della concorrenza internazionale bisogna distinguere tra
 Beni commerciabili: soggetti a concorrenza internazionale
 Beni non commerciabili: non soggetti a concorrenza internazione (es. Immobili)
E osservare la quota dei beni commerciabili sul totale dei beni dell’economia. In italia i beni
commerciabili son circa il 90%.

I consumatori scelgono quanto consumare in beni nazionali e quanto in beni esteri, osservando un
indicatore di convenienza

Tasso di cambio nominale (e)


Due definizioni:
 Prezzo di un unità della nostra valuta nazionale espresso in termini di valuta estera 
consideriamo questa definizione di solito
 Prezzo di un unità della valuta estera espresso in termini di valuta nazionale
Può
 apprezzarsi: l’euro vale di più rispetto alla moneta straniera
 deprezzarsi: l’euro vale meno rispetto alla valuta straniera

Il tasso di cambio nominale non è un indicatore sufficiente per compiere la scelta di consumo:
bisogna considerare anche il prezzo nei due paesi del bene in questione. Si usa il

 Tasso di cambio reale (ξ)  e*p tasso di cambio nominale x prezzo nazionale
P* prezzo in valuta straniera

Rappresenta il rapporto tra il prezzo del bene in Italia espresso in valuta straniera e il prezzo del
bene all’estero. Più è elevato questo rapporto, più conviene importare anzichè comprar in italia.
Se è pari a 1, la scelta è indifferente.

Può
 apprezzarsi: il bene nazionale vale di più rispetto allo stesso bene acquistato all’estero
 deprezzarsi: il bene nazionale vale di meno rispetto allo stesso bene acquistato all’estero

Il tasso di cambio, come tutti i prezzi è determinati da meccanismi di mercato, è influenzato dalle
oscillazioni di domanda e offerta.

Il tasso reale di cambio ξ può indicare in generale la convenienza dell’opportunità di importare se


si considera anzichè il prezzo di un singolo bene il tasso di inflazione dei due paesi calcolato col
deflatore del pil.

N.B Deflatore del pil = pil nominale anno n/pil reale anno n
Tasso di inflazione 2011 = deflatore 2011- deflatore 2010

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Tasso di cambio reale bilaterale (ξ)  e*p tasso di cambio nominale x deflatore it
P* deflatore altro paese

Tanto maggiore è ξ tanto maggiore sarà l’incentivo per i produttori italiani a importare dal paese
considerato. Viceversa per il paese considerato converrà meno importare dall’italia.
Può essere calcolato anche all’interno della zona euro, anche se i paesi hanno la stessa valuta: in
questo caso e sarè pari a 1, quindi il tasso di cambio bilaterale tra Italia e Francia per esempio sarà
il rapporto tra i due deflatori del Pil.

Tasso di cambio reale multilaretale  col resto del mondo


Si calcolano i tassi di cambio bilaterali dei paesi con cui l’Italia commercia e si sommano
considerando la loro importanza relativa.
ξ = (% scambi con il paese A * ξ it- paese A) + (% scambi con il paese B * ξ it- paese b)...

GLI SCAMBI CON L’ESTERO

Y = C + I + G + XESPORTAZIONI – IMIMPORTAZIONI
tre situazioni
 Y < C + I + G  X –IM < 0  DISAVANZO COMMERCIALE
(C + I + G) è maggiore di Y perchè tali voci comprendono anche beni esteri, che non rientrano nel pil
nazionale, e le importazioni sono maggiori delle esportazioni, ovvero della quota di prodotto
nazionale consumata, investita, spesa all’estero.
Ma come fa lo Stato a spendere più di quanto produce? Si indebita con l’estero.
 Y > C + I + G  X –IM > 0  AVANZO COMMERCIALE
(C + I + G) è minore del Pil totale perchè non tutto ciò che è prodotto viene consumato, investito e
speso: una parte viene esportata. Il saldo tra esportazioni e importazioni è positivo perchè si vende
all’estero più di quanto si consumi in beni esteri. Tale eccedenza accresce il Pil. Con tale avanzo
commerciale lo Stato concede prestiti ai paesi in disavanzo.
 Y = C + I + G  X –IM =0  PAREGGIO COMMERCIALE
Importazioni = esportazioni

La bilancia dei pagamenti è il documento che esprime nel dettaglio i rapporti di un paese con
l’estero in termini di importazioni, esportazioni, debiti e crediti.

Si divide in due parti:


 CONTO CORRENTE  transazioni di beni, servizi e redditi.
 Saldo X – Im
 X –IM > 0 avanzo commerciale (+)
 X –IM < 0 disavanzo commerciale (-)
 Trasferimenti netti
Rimesse degli immigrati italiani residenti all’estero alla famiglia in italia (+)
Rimesse degli immigrati residenti in italia verso il loro paese d’origine (-)
 Redditi netti da investimenti
Redditi percepiti da cittadini italiani che hanno partecipazioni in imprese estere (+)
Redditi percepiti da cittadini stranieri che hanno partecipazioni in imprese italiane (+)
 Saldi di conto capitale
Un cittadino italiano che viveva all’estero porta definitivamente in italia tutta la sua ricchezza (+)
Un cittadino straniero che viveva in italia porta definitivamente all’estero tutta la sua ricchezza (-)

OTTENGO UN SALDO
Positivo: afflusso di risorse Negativo: deflusso di risorse

 CONTO FINANZIARIO  debiti/crediti col Resto del Mondo


 Se il saldo del conto corrente è positivo: prestiti > debiti
 Se il saldo del conto corrente è negativo: prestiti < debiti

N.B. A logica i due saldi dovrebbero coincidere: non è così per discrepanze statistiche.

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5.Il Mercato aperto agli scambi con l’estero: parte 2

SCELTA TRA ATTIVITA’ FINANZIARIE NAZIONALI E ESTERE


Un soggetto può decidere di investire la sua ricchezza in titoli nazionali ottenendo 1€ ∙ (1+i)
o esteri ottenendo (1€ ∙ Eto) ∙ (1 + i*)
Eet+1
Per acquistare Ricevo un
titoli esteri interesse
cambio il mio
capitale in Devo ritrasformare il mio
valuta straniera a rendimento nella mia valuta,
un certo tasso usando però il tasso al tempo t+1
in cui ricevo l’interesse che può
non coincidere con Et

Condizione di arbitraggio tra i titoli nazionali ed esteri /


parità scoperta dei tassi di interesse
il rendimento dei titoli nazionali è uguale al rendimento dei titoli stranieri
1€ * (1+i) = (1€ ∙ Eto) ∙ (1 + i*)
Eet+1

Perchè? Ragionando per assurdo se esistessero titoli che assicurano un diverso rendimento, non
avrebbe senso l’esistenza sul mercato di quelli che rendono meno, perchè nessuno li
domanderebbe.
La parità si verifica solo a condizione che
 Ci sia perfetta informazione: i cittadini son perfettamente informati sui rendimenti
 Ci sia perfetta mobilità dei capitali: non ci sono difficoltà nello spostare i capitali
 Assenza di costi di transazione: le commissioni riducono il rendimento dei titoli stranieri

La parità scoperta non egualia i e i*, ma i rendimenti dei due titoli, considerando il tasso di cambio.
L’elemento incerto dell’equazione è Eet+1, ovvero il tasso di cambio atteso al tempo t+1.
Prendendo per vera la parità dei tassi di interesse possiamo desumere le aspettative di mercato al
tempo t circa il tasso di cambio al tempo futuro t+1.

Questa equazione può essere così approssimata quando i, i* Et e Eet+1 sono compresi tra 0 e 0,2:
i = i* - [(Eet+1 - Et)/ Et]

La parità scoperta del tasso di interesse c’è anche se i e i* non coincidono, come già accennato
sopra. Nello specifico, applicando l’ultima formula:
 i > i*  Eet+1 < Et : le persone si aspettano un deprezzamento dell’€ nei confronti della valuta
estera. Deprezzamento atteso.
Esempio. i = 5%, i*=2%
5% = 2% + [- (Eet+1 - Et)/ Et]  il rapporto deve essere un numero negativo perchè meno per
meno da più, quindi Et sarà maggiore di Eet+1
 i < i*  Eet+1 > Et : le persone si aspettano un apprezzamento dell’€ nei confronti della valuta
estera. Apprezzamento atteso.
Esempio. i = 5%, i*=6%
5% = 6% - [- (Eet+1 - Et)/ Et]  il rapprto deve essere un numero positivo perchè meno per più
da me, quindi Eet+1 sarà maggiore di Et
Possiamo concludere che la parità scoperta si verifica anche quando i e i* non coincidono. La
disparità tra i due tassi rispecchia le aspettative di mercato sul Rischio di cambio

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Come si spiega l’esistenza dello spread tra titoli dell’eurozona, in cui il rischio di cambio è
inestistente, data l’adozione della valuta unica?
Ci sono due tesi in risposta a questa domanda
 teoria radicale: il mercato si aspetta che al tempo t+1 non esisterà più una moneta unica
ma due monete tali che il tasso di cambio atteso tra le due verifichi l’equazione di parità
 teoria più conservativa: la parità scoperta considera il rischio di cambio ma non la
solvibilità. Eppure quest’ultimo elemento influenza sensibilmente i tassi di interesse. Con la
crisi del debito sovrano la solvibilità degli stati è stato un elemento molto considerato dai
mercati. Il differenziale tra i italiano e i* tedesco rappresenta la remunerazione aggiuntiva
che gli investitori vogliono per investire in titoli con un rischio maggiore di insolvenza.

LA DOMANDA DI BENI NAZIONALI E LA DOMANDA NAZIONALE DI BENI


Domanda
di beni = C+I+G + X - IM /ξ
nazionali
Domanda Esportazioni importazioni
nazionale di X ( Y* ; ξ ) IM ( Y ; ξ )
beni: + - + +
includono sia beni Dipendono positavamente Dipendono positavamente dal reddito e
nazionali che dal reddito estero e positivamente dal tasso di cambio reale. Se ξ
esteri domandati negativamente dal tasso aumenta i beni nazionali sono relativamente
dai cittadini di cambio reale. Se ξ più cari rispetto ai beni esteri, quindi gli italiani
italiani aumenta i beni nazionali domanderanno più beni esteri. Un
sono relativamente più cari apprezzamrnto reale aumenta le importazioni.
rispetto ai beni esteri, 1/ ξ è il valore dei beni stranieri in
quindi gli stranieri
domandano meno nostri
termini di beni nazionali.
Se ξ cresce, aumentano sia le importazioni sia il
beni. Un apprezzamrnto
denominatore: non possiamo ipotizzare a priori
reale riduce le
cosa succederà al rapporto se ξ aumenta.
esportazioni.
IM / ξ aumenta se IM aumentano in modo tale
da neutralizzare l’effetto dell’aumento del
denominatore, ovvero annullando l’effetto
che ogni bene estero vale meno

D = DOMANDA NAZIONALE DI BENI: C + I + G  tutto ciò che gli italiani domandano


AA = DOMANDA NAZIONALE DI BENI NAZIONALI: C + I + G – IM/ ξ  tutto ciò che gli italiani
domandano prodotto in italia. Rispetto alla retta D è più bassa perchè c’è un termine col – e ha
una pendenza diversa perchè le importazioni dipendono positivamente dal reddito: all’aumentare
di Y aumentano IM, quindi aumenta la distanza tra le due rette.
Z = DOMANDA DI BENI NAZIONALI: C + I + G + X – IM/ ξ  tutta la domanda di beni prodotti in Italia.
E’ parallela a AA ma più alta perchè c’è un termine col più.

F = punto in cui la domanda di beni


Z nazionali è ugiale alla domanda
F
nazionale di beni
 x – IM/ ξ = 0
AA
A destra di F  Z > D siamo in avanzo
commerciale

Avanzo Disavanzo A sinistra di F  Z < D siamo in


commerciale commerciale disavanzo commerciale

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A parità di altre condizioni più un paese è
ricco più è probabile sia in disavanzo
commerciale perchè le importazioni
X – IM/ξ dipendono positivamente dal reddito.

Saldo commerciale in
pareggio

EQUILIBRIO NEL MERCATO DEI BENI APERTO AGLI SCAMBI CON L’ESTERO
Z
Z
D D

F Z
E E Z
F

Disavanzo
Avanzo Disavanzo Avanzo
commerciale
commerciale commerciale commerciale
y y

Equilibrio in disavanzo commerciale Equilibrio in avanzo commerciale

F Z
E

Avanzo Disavanzo
commerciale commerciale
y

Equilibrio in pareggio commerciale

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Consideriamo il caso in cui F=E

Cosa succede se G aumenta?


Considerando un aumento della spesa pubblica possiamo
Z osservare come il punto di equilibrio E, che prima coincideva
col punto di pareggio F, si sposti alla destra di F, collocandosi
Z’ nell’area di disavanzo commerciale dove le importazioni sono
E’ maggiori delle esportazioni.
F Z
E Se G aumenta le persone sono più ricche, quindi
domanderanno sia più beni nazionali che più beni esteri, a
parità di tutte le altre condizioni: le importazioni infatti
dipendono positivamente dal reddito.
Avanzo
commerciale

y Un aumento della spesa pubblica determina quindi un


NX peggioramento dei conti con l’estero

+ Avanzo
Disavanzo
commerciale
commerciale

NX

Cosa succede se aumenta G all’estero, ovvero se aumenta Y*?


Considerando un aumento della spesa pubblica speculare
Z all’estero, osserviamo che più G* vuol dire un aumento di Y*.
Questa variazione determina lo spostamento della curva Z per
Z’ le maggiori esportazioni (dipendono positivamente da Y*) e lo
E’ spostamento della curva Nx perchè variano le esportazioni.
F Z
E Il nuovo punto di equilibrio si colloca a destra di F, ma a sinistra
del nuovo punto F’: un aumento di Y* non peggiora mai la
posizione del paese col Resto del Mondo.

Avanzo
commerciale
Esportare di più fa’ si che X sia maggiore di Im, e ciò migliora la
y mia posizione. L’incremento di Z dovuto all’aumento di Y*
NX provoca un aumento di Y, quindi anche delle importazioni Im,
perchè il paese si arricchisce e Im dipende positivamente dal
reddito: questo incremento di Im è sempre minore
+ dell’aumento di X però.

-
NX’

NX

Ecco perchè i paesi preferiscono aspettare che, in un periodo di recessione, l’estero incrementi la
spesa pubblica: ciò fa’ contemporaneamente aumentare il Pil migliorando i rapporti con l’estero
anzichè peggiorandoli.

Macroeconomia P-Z 2011/2012– riassunto appunti – http://www.sharenotes.it – pagina 24


 Coordinamento di politica economica: se ogni paese attende che siano gli altri a muoversi,
nessuno farà mai il primo passo sbloccando la situazione. Un coordinamento di politiche
permetterà ai paesi aderenti di beneficiare di un aumento di reddito senza subire un eccessivo
peggioramento dei rapporti con l’estero.
Limiti:
- assimetria delle situazioni: i paesi non soffrono tutti allo stesso modo; possono esserci paesi che
meno risentono della recessione e che quindi meno necessitano un intervento di politica
economica. Tali paesi saranno più restii a intervenire perchè hanno meno interessi in queste
politiche
- incentivo a non rispettare gli accordi: ci saranno sempre paesi incentivati a non rispettare gli
accordi, attendendo che gli altri si attivino prima di agire.

EFFETTI DI UN DEPREZZAMRNTO DEL TASSO DI CAMBIO REALE: effetto Marshall-Lerner

Nx = X (y*+ ; ξ - ) – IM (y+ ; ξ+) ξ=E∙P


ξ P*

Se il tasso di cambio ξ si deprezza i beni nazionali valgono meno in


termini di beni stranieri. Di conseguenza si verificano 3 effetti:
1. le esportazioni aumentano perchè i beni nazionali sono più
convenienti rispetto ai beni esteri.
2. le importazioni calano per lo stesso motivo
3. se ξ diminuisce IM/ ξ sarà maggiore perchè diminuisce il
denominatore

Marshall e Lerner hanno dimostrato che il 3° effetto è sempre


minore degli altri due. Quindi un deprezzamento reale incrementa le
esportazioni nette Nx.

Se ξ diminuisce Z aumenta perchè Nx aumenta.  un


deprezzamento reale ha un effetto identico all’aumento della
domanda estera.

Considerazioni dinamiche sulla condizione di Marshall-Lerner


Un deprezzamento reale comporta che i beni nazionali valgono relativamente meno rispetto ai
beni importati e viceversa. Le dinamiche temporali che portano al verificarsi della condizione di
Marshall Lerner si rappresentano nella curva J.

COMBINAZIONE DI POLITICHE FISCALI E DI CAMBIO

Analizziamo il caso di un paese non in recessione che vuole


Z’ migliorare il suo saldo commerciale(si trova in disavanzo) senza
attuare una politica fiscale espansiva perchè il suo Pil è già al
Z livello naturale (se aumenta cresce l’inflazione). La soluzione è
E
la combinazione tra un decremento di ξ e una riduzione della
spesa pubblica che neutralizzi l’effetto espansivo su Y
dell’aumento di ξ: il pil resta costante e la situazione con
l’estero migliora.
Ye
y 1. si deprezza ξ: la domanda si sposta da Z a Z’ e Nx si sposta
NX E’
a Nx’.
+ 2. si riduce la spesa pubblica riportando la domanda da Z’ a
Z: si torna al livello di pil ottimale Ye
- 3. per vedere il nuovo saldo commerciale si confronta
NX’
E l’ascissa di Ye con la nuova retta delle esportazione nette
NX Nx’: i conti con l’estero sono effettivamente migliorati.

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CONSIDERAZIONI SU RISPARMIO E ESPORTAZIONI NETTE

S= I + G-T + X- IM/ ξ

Cosa finanzia il Investimenti: Bilancio pubblico: Bilancia commerciale:


risparmio? degli se G> T lo stato si se X > IM/ ξ il paese ha una
imprenditori indebita per posizione creditoria nei confronti
del settore ottenere le risorse del resto del mondo
privato necessarie

Considerazioni:
Prendiamo in esame Grecia e Germania.
Risparmio della Grecia  -10 = 0 + 30 – 40
Risparmio della Germania  50 = 10 + 0 + 40
Non possiamo chiedere alla grecia di migliorare la sua posizione debitoria nei confronti del resto
del mondo senza peggiorare la posizione creditoria della Germania. Si potrebbe chiedere alla
Germania di importar di più dalla Grecia. Alcuni obiettano che è la grecia a dover diventare più
competitiva, non la germania a doversi muovere: ma diventare più competitivi non è immediato
occorrono riforme strutturali, tempo e risorse.
Osserviamo anche una concezione profondamente limitata che categorizza i creditori come
“buoni” e i debitori come “cattivi”: in realtà son due faccie della stessa medaglia.

IL MODELLO IS-LM in economia aperta

LM  M/P = Y*L(i)  non cambia


IS  Y= C(Y-t) + I (Y+; i - ) + G + X (Y*+; ξ - ) –[ IM (Y+; ξ + ) / ξ ]

Nx (Y*+ ; Y-; ξ-)  dipende negativamente da ξ per la


condizione di Marshall Lerner: se ξ sale Nx diminuisce e
viceversa.

Ipotesi semplificatrice: ipotizziamo P e P* costanti nel tempo, quindi ξ varia se varia E  ξ = E


 Nx (Y*+ ; Y+; E-)

Come si comporta la variabile E?


Per capirlo applichiamo la parità scoperta dei tassi di interesse

Parità scoperta dei tassi di interesse  (1+i)= (1 + i*) ∙ Et/Ee t+1

Supponiamo in questo momento i* aumenti, il rendimento dei titoli stranieri è maggiore. Nella pratica questo
squilibrio genererà 3 operazioni sul mercato. Le conseguenze di tali operazioni ripristineranno la parità
scoperta dei tassi di interesse. Precisamente avviene che:
1. coloro che hanno titoli nazionali li venderanno.
Conseguenze: i sale perchè l’offerta aumenta quindi Pt scende
2. Acquisteranno valuta straniera vendendo valuta nazionale per poter acquistare i titoli stranieri
Conseguenze: E si deprezza perchè aumenta la domanda di valuta straniera, quindi il suo prezzo
relativo; gli € varranno meno in termini di valuta straniera
3. Acquisteranno i titoli stranieri
Conseguenze: se la domanda di titoli sale, Pt sale quindi i* diminuisce

Supponiamo ora aumenti E, conviene di più acquistare titoli americani perchè con la stessa somma di € posso
acquistare più $ quindi più titoli americani. Nella pratica questo squilibrio genererà 3 operazioni sul mercato.
Le conseguenze di tali operazioni ripristineranno la parità scoperta dei tassi di interesse. Precisamente avviene
che:
1. coloro che hanno titoli nazionali li venderanno.
Conseguenze: i sale perchè l’offerta aumenta quindi Pt scende

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2. Acquisteranno valuta straniera vendendo valuta nazionale per poter acquistare i titoli stranieri
Conseguenze: E si deprezza perchè aumenta la domanda di valuta straniera, quindi il suo prezzo
relativo; gli € varranno meno in termini di valuta straniera
3. Acquisteranno i titoli stranieri
Conseguenze: se la domanda di titoli sale, Pt sale quindi i* diminuisce

Supponiamo ora aumenti Ee, il tasso di cambio atteso al tempo t+1. Sul mercato accade che:
1. coloro che hanno titoli esteri li venderanno per acquistare titoli italiani
Conseguenze: i* sale perchè l’offerta aumenta quindi Pt scende
2. Acquisteranno valuta italiana vendendo valuta estera
Conseguenze: E si apprezza
3. Acquisteranno i titoli italiani
Conseguenze: se la domanda di titoli sale, Pt sale quindi i diminuisce

Notiamo una relazione crescente tra i e E: tanto più la moneta si apprezza, tanto maggiore sarà
l’interesse dei miei titoli nazionali: se i aumenta i miei titoli diventano più appettibili.
i
Di conseguenza aumenta la domanda di valuta nazionale,
perchè i detentori di titoli stranieri desideranno detenere titoli
italiani e necessitano di valuta italiana per comprar i titoli.
Quindi l’euro si apprezza e E sale.
i = i*
Un incremento di i determina un apprezzamento di E

Se E =E e allora (1+i) = (1+i*) quindi i=i*, i tassi coincidono.

E = Ee E

 NX (Y*+ ; Y+; (1+ i /1+i*)∙Ee] )


Supponiamo che i* e Ee siano due costanti. Vale lo stesso ragionamento di prima: un aumento di E
provoca un aumento di domanda di titoli esteri ; per acquistarli si vendono titoli nazionali quindi i
aumenta(1). Per acquistar titoli esteri dovremmo acquistare valuta estera quindi E diminuirà (2).

Nx dipende negativamente da E perchè un apprezzamento di valuta determina una diminuizione


delle esportazioni e un aumento delle importazioni, dato che i beni esteri sono relativamente più
convenienti dei beni italiani. E e i sono legati da una relazione diretta: se i aumenta E aumenta: ciò
provoca una diminuizione di Nx.

Quindi possiamo dire che


IS  Y= C(Y-t) + I (Y+; i - ) + G + NX (Y*+ ; Y+; (1+ i /1+i*)∙Ee] )
Un incremento di i porta un incremento di E,
quindi Nx dipende negativamente da i

Possiamo ora disegnare il grafico

i
LM i

i equilibrio

IS

Y equilibrio E equilibrio
Y E

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1- politica fiscale espansiva: aumenta la spesa pubblica

i
LM i

i’ equilibrio
i equilibrio

IS’

IS

Ye Ye’ Ee E’e
Y E
Il tasso di cambio nominale aumenta perchè i
d’equilibrio è aumentato.
Is si sposta verso destra: a parità di i Ye sarà
più elevato perchè è aumentata la
domanda globale Z quindi il reddito di
Cosa succede a Is  i consumi aumentano. Non
equilibrio Y. Di conseguenza aumenta
possiamo stabilire l’andamento di I. G aumenta. Nx
anche ie perchè la domanda di moneta,
diminuisce perchè dipende negativamente da Y
che dipende positivamente da Y è
(che aumenta) e da i (aumenta) (aumenta E, un
aumentata: un aumento del tasso di
apprezzamento determina un calo di X e un
interesse riequilibra il mercato. Nel
aumento di Im)
concreto accade che i cittadini che
desiderano detenere più moneta vendono
Effetto finale: crescita di Y e peggioramento dei
i loro titoli. Un aumento dell’offerta di titoli
rapporti con l’estero.
causa una diminuizione di Pt quindi un
aumento di i.

1- politica fiscale monetaria restrittiva: diminuisce l’offerta di moneta


LM’

i
LM i

i’ equilibrio
i equilibrio

IS

Ye’ Ye Ee E’e
Y E

Lm si sposta verso l’alto: a parità di Y corrisponderà un maggiore tasso di interesse. La banca


centrale riduce l’offerta di moneta venendo titoli. L’offerta di titoli sale, Pt scende e i aumenta.
Ye diminuisce perchè diminuiscono gli investimenti, che dipendono negativamente dal tasso di
interesse. In economia aperta la diminuizione è amplificata dal fatto che l’aumento di i causa una
diminuizione di Nx perchè E si apprezza quindi le importazioni aumentano e le esportazioni

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diminuiscono (marshall- lerner). Precisamente Nx subisce due effetti opposti: oltre all’aumento di E
che produce gli effetti sopra elencati, bisogna considerare la diminuizione di Y che causa una
diminiuzione delle Importazioni. Tuttavia questo secondo effetto è sicuramente minore dell’effetto
che ha l’incremento di E sulle esportazioni  Nx peggiora.

Effetto finale: diminuizione di Y e peggioramento dei rapporti con l’estero.

Effetto finale: diminuizione di Y e peggioramento dei rapporti con l’estero.

Fino ad ora abbiamo considerato l’ipotesi di un tasso di cambio perfettamente flessibile: può
apprezzarsi e deprezzarsi liberamente per effetto delle forze di mercato.
Nel concreto le Banche Centrali di ogni paese non sono intenzionate a lasciare E libero di oscillare:
limitano le sue oscillazioni a una banda di valori o lo mantengono fisso. Questo perchè un tasso di
cambio eccessivamente flessibile causa incertezza. Un apprezzamento improvviso mette gli
esportatori in un improvvisa situazione di svantaggio determinata non da ragioni strutturali ma da
forze di mercato che li rendono meno competitivi. Viceversa un deprezzamento causerebbe un
rincaro sensibile dei beni importati peggiorando la situazione economica nazionale.
La BCE si impegna affinchè E non fluttui eccessivamente.
La Banca Centrale si impegna a mantenere E fisso se desidera dimostrare di essere forte e
credibile, eliminando il rischio di cambio.

Nota terminologica:
i tassi di cambio flessibili si apprezzano/deprezzano
i tassi di cambio fissi si rivalutano/svalutano

Come fanno le banche centrali a mantenere un tasso di cambio fisso?


Consideriamo la parità scoperta dei tassi di interesse.

1€ * (1+i) =(1 + i*) ∙ Eto  E costante  Eto = Eet+1


Eet+1
l’obiettivo è raggiungibile solo
se la banca centrale lo vuole e
se tutti gli operatori si
convincono che ciò sia possibile
e si aspettano che il tasso di
Molte volte in economia basta un aspettativa diffusa per far si che cambio al tempo t+1 sia pari al
L’oggetto di tale aspettativa si concretizzi nel futuro
tasso di cambio al tempo t

Nel modello IS – LM aggiungiamo l’equazione i = i* . Tale equazione vincola il tasso di interesse a


una variabile proveniente dall’estero.

i IS  Y= C(Y-t) + I (Y+; i - ) + G + NX (Y*+ ; Y+; (1+ i /1+i*)∙Ee] )


LM LM  M/P = Y * L(i)
i = i*

i = i* E i = i*

L’equilibrio si verifica nel punto E dove le 3 equazioni si


incontrano
IS

Y equilibrio
Y

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Come agisce la banca centrale per mantenere il tasso di cambio fisso a fronte di variazioni di
politica fiscale?

Quando la banca centrale si prefigge l’obiettivo di mantenere il tasso di cambio fisso non può
attuare liberamente le sue manovre di politica monetaria ma deve assecondare le politiche fiscali
del governo.

Politica fiscale espansiva: aumenta G


Il governo decide di aumentare la spesa pubblica: IS si
sposta a destra individuando un nuovo punto d’equilibrio
i LM con Ye più elevato e un tasso i’ più elevato di i = i*.
Dato che un aumento di i determina un apprezzamento
LM’ della valuta nazionale, occorre che la banca centrale
i’ neutralizzi l’aumento di i riportandolo pari a i*. Per far
E E’ questo deve aumentare l’offerta di moneta (dato che i
i = i*
aumenta perchè i cittadini vogliono più moneta ma
l’offerta resta invariata). Infatti i aumenta per l’incremento
IS’
di domanda di moneta. Se anche l’offerta di moneta
IS
aumenta di pari passo, il tasso i resta invariato.

 Per mantenere E costante occorre che all’aumento di


Ye Ye’ G corrisponda un aumento dell’offerta di moneta tale da
Y
mantenere inalterato il tasso di interesse

Politica fiscale restrittiva: aumentano le tasse T


Il governo decide di aumentare le tasse: IS si sposta a
sinistra individuando un nuovo punto d’equilibrio con Ye
i minore e un tasso i’ più basso di i = i*.
LM’ Dato che una diminuizione di i determina un
LM deprezzamento della valuta nazionale, occorre che la
banca centrale neutralizzi la diminuizione di i riportandolo
E E’ pari a i*. Per far questo deve diminuire l’offerta di moneta
i = i*
(dato che i diminuisce perchè i cittadini vogliono meno
moneta ma l’offerta resta invariata). Infatti i diminuisce
i’ IS
per la diminuizione di domanda di moneta. Se anche
IS’
l’offerta di moneta diminuisce di pari passo, il tasso i resta
invariato. La politica monetaria restrittiva però peggiorerà
l’effetto recessivo su Ye (diminuisce di più).
Ye’ Ye Y
 Per mantenere E costante occorre che all’aumento di T
corrisponda una diminuizione dell’offerta di moneta tale
da mantenere inalterato il tasso di interesse
La banca centrale per ridurre l’offerta di moneta deve vendere titoli. Questa operazione è meno
immediata rispetto a una manovra di politica monetaria espansiva: infatti mentre per la seconda
manovra basta stampare nuova moneta, per vendere titoli occorre averli.
La banca centrale può sempre intervenire in caso di apprezzamento stampando nuova moneta.
Non è detto invece che possa intervenire di fronte a una tensione al deprezzamento perchè deve
vender titoli e non è detto che li abbia.

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5.Il Mercato del lavoro : determinazione dei prezzi e dei salari
u = TASSO DI DISOCCUPAZIONE = n totali di disoccupati (U)
forza lavoro (L)
occopati (N) + disoccupati (U)

I salari non sono determinati dal libero incontro tra domanda e offerta ma da contrattazione tra
lavoratori. Coesistono diversi tipi di contrattazione che concorrono a formare il salario
 Contrattazione aziendale: datore di lavoro e dipendenti si accordano sulle retribuzioni
 Contrattazione settoriale: le imprese operanti in un certo settore si accordano coi sindacati
prevalenti in quel settore stabilendo i salari per i dipendendenti del settore (contratto
nazionale)
 Contrattazione nazionale: fissa le condizioni di lavoro di tutti i dipendenti di ogni settore.
Esiste sempre associata alle altre due contrattazioni

Altri tipi di contrattazione sono


o Prendere o lasciare: il datore di lavoro decide tutto senza contrattazione. Il lavoratore può
accettare le condizioni o rinunciare all’impiego. Si adotta per manodopera poco
qualificata
o Contrattazione individuale: il datore di lavoro contratta singolarmente con lavore
concedendo lui condizioni pattuite. Si adotta per manodopera altamente qualificata.

Qualunque sia la combinazione di queste contrattazioni osserviamo due realtà empiriche


1) Il salario è sempre maggiore del salario di riserva
Il salario di riserva è un salario talmente esiguo che per il lavoratore, nella scelta tra lavorare
e tempo libero, trae la stessa utilità di entrambe le attività. Per convincere il lavoratore a
lavorare basterebbe offrirgli un salario leggermente superiore: invece tale margine è spesso
più ampio per i seguenti motivi;
 L’Influenza del potere negoziale del lavoratore: esso è tanto più elevato quanto è
più costoso per il datore di lavoro licenziare/fare a meno di un determinato
lavoratore (liquidazione + trovare un nuovo lavoratore idoneo). Il sovrappiù serve a
convincere il lavoratore a restare in azienda
 Teoria dei salari d’efficenza: più è elevato il salario maggiore sarà la produttività (il
salario più elevato incentiva a produrre di più)
2) C’è una relazione inversa tra salari e tasso di disoccupazione
 Periodo di recessione  elevato tasso di disoccupazione  meno potere
contrattuale per i lavoratori, maggiore facilità a rimpiazzare i lavoratori che se ne
vanno dopo una contrattazione sfumata  i lavoratori sono meno aggressivi 
salari medi più bassi
 Periodo di espansione  basso tasso di disoccupazione  più potere contrattuale
per i lavoratori, minore facilità a rimpiazzare i lavoratori che se ne vanno dopo una
contrattazione sfumata  i lavoratori sono più aggressivi  salari medi più alti

EQUAZIONE DI DETERMINAZIONE DEI SALARI (Wage Setting)

W = Pe(+) ∙ f(u(-) ; z(+))

Pe  tanto sono elevati i prezzi attesi tanto più saranno elevati i salari nominali. Tanto più si
aspettano un aumento di prezzi tanto maggiore sarà il salario nominale da loro domandato. Dato
che si decide ora per il futuro, tale previsione può essere sbagliata per difetto (si sono previsti Pe
minori dei prezzi effettivi) o per eccesso (si sono previsti Pe maggiori dei prezzi effettivi)

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u  relazione inversa tra tasso di disoccupazione e salari (v. Sopra)

z  sono tutte quelle variabili da cui dipende positivamente il salario. E’ una categoria
eterogenea. Esempi:
sussidio di disoccupazione: tanto più sono elevati, tanto più i lavoratori
saranno aggressivi nelle contrattazioni.
salario minimo garantito: retribuzione minima fissata per legge. Tanto è
elevata tanto più saranno elevati i salari. Evita lo sfruttamento del lavoratore
ma incentiva il sommerso. In Italia non c’è.

W/P
Relazione decrescente tra tasso di disoccupazione e salario

Ipotizziamo che Pe = P, non ci sono errori di previsione

Salario reale W/P = f (u; z)

ws

EQUAZIONE DI DETERMINAZIONE DEI PREZZI NEL MERCATO DEI BENI (price Setting)

Ipotizziamo che
 La produzione sia espressa dalla funzione Y = a * N(operatori che lavorano nell’impresa) e
che il coefficente a sia uguale a 1.
 Sappiamo da microeconomia che in concorrenza perfetta il prezzo è uguale al
costo marginale. Data la nostra funzione di produzione sarà pari al costo marginale
del lavoro (unico costo di produzione considerato). Sappiamo anche che in
concorrenza perfetta il salario è pari alla produttività marginale del lavoro
Quindi W= P

 Nella realtà non si verifica mai la situazione di concorrenza perfetta, le imprese


conseguono sempre un profitto unitario datto mark up (μ). Il prezzo fissato è sempre
maggiore del costo marginale di questo margine di profitto
Quindi P = W ∙ (1+ μ)

W/P

W/P PS PS  W/P = 1/(1+ μ)  determina il salario d’equilibrio

Un  tasso di disoccupazione naturale  è il tasso di


ws disoccupazione di medio periodo, quando non ci sono errori di
previsione perchè vale l’ipotesi P = Pe
Un u

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Osservazioni sugli effetti delle variazioni delle variabili esogene
Abbiamo un sistema a due equazioni e due incognite

WS  W/P = f (u; z)
WP  W/P = 1/(1+ μ)

Cosa succede se aumenta z?

W/P Supponiamo aumentino i sussidi di disoccupazione: ciò


determina uno spostamento di WS.
Osserviamo che in E’ il salario è lo stesso ma il tasso di
disoccupazione u è più elevato.
Il salario infatti è univocamente stabilito dal price setting, dagli
W/P E E’ PS imprenditori che stabiliscono il loro prezzo di vendita P,
considerando salario nominale e mark up. I lavoratori sono più
aggressivi nella contrattazione forti del maggiore sussidio di
Ws’ disoccupazione su cui possono contare se l’accordo sfumasse.
Tuttavia il salario è dato: solo un aumento del tasso di
ws disoccupazione annulla l’effetto dell’incremento di z
convincendo i lavoratori ad accettare il salario W/P dato
u u’ u

Cosa succede se aumenta il mark up?

L’aumento del markup è spesso causato da una normativa


W/P antitrust meno restrittiva che permette alle imprese di
accordarsi su un margine maggiore di guadagno a parità di
costi.
Conseguenza diretta di questa variazione è una diminuizione
del salario reale: il salario nominale W è lo stesso, ma l’aumento
E
W/P PS del prezzi (denominatore P) riduce il potere d’acquisto
espresso nel salario reale W/P.
I lavoratori non saranno disposti ad accettare questo
W/P’ E’ PS’ cambiamento, a meno che il tasso di disoccupazione non
aumenti, causando una riduzione del loro potere contrattuale.
ws Un aumento del tasso di disoccupazione quindi riequilibra il
mercato
u u’ u

ultima osservazione: Ym

mettendo insieme le due equazioni ottengo che


1/(1+ μ) = F(u; z)  trovo Un, il tasso di disoccupazione di medio periodo.

Partendo da qui posso definire Ym, il reddito d’equilibrio di medio periodo, assumendo come
esatte le previsioni sui prezzi attesi e la sua relazione con Un.

Dato che Un = 1 – (N(occupati)/L (forza lavoro)) e la funzione di produzione da noi considerata è N = Y


possiamo dire che

Un = 1 – (Yn/L (forza lavoro))  relazione inversa tra Y e tasso di disoccupazione u

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5.Il Modello AS – AD

Da un interpretazione delle vicende economiche sia nel breve che nel lungo termine

Curva AS (aggregate supply)

P = Pe ∙ (1+ μ) ∙f(u; z) (sistema tra equazione dei salari WS e equazione dei prezzi PS)

p
AS Ricaviamo la relazione tra P e Y considerando la
relazione tra u e Y: u= 1 –Y/L
P = Pe ∙ (1+ μ) ∙f(1- Y/L ; z)

Relazione crescente tra Y e P:


più grande è Y minore è u. Minore è u maggiore
saranno i salari nominali w, e quindi i prezzi

Y = output

Considerazioni:
 Più è elevato il Pil più i prezzi saranno elevati:
più grande è Y minore è u. Minore è u maggiore saranno i salari nominali w, e quindi i prezzi
 Più è elevato Pe più è elevato P:
tanto più è elevato il prezzo atteso, tanto più saranno elevati i salari fissati. Dato che P =
W∙(1+ μ) maggiori saranno i salari maggiori saranno i prezzi. A volte in economia basta che
un’ aspettativa sia condivisa perchè questa si realizzi, anche se le convinzioni alla base di
quest’ultima son sbagliate

Quando P = Pe si individua un particolare punto sull’AS

p
AS P = Pe  le previsioni sono corrette. È l’ipotesi usata
nell’analisi di medio periodo per individuare il tasso
naturale di disoccupazione. In tale punto Y = Y N
A
P= Pe A Tutti i prezzi superiori a Pe corrisponderà un reddito
Y maggiore di YN.. Quando sottovaluto i prezzi,
ottengo un output superiore a quello naturale di
medio periodo.

Quando P< Pe  Y < YN


YN Y = output

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COSA ACCADE QUANDO Pe AUMENTA?

AS’
p
AS L’aumento delle aspettative sui prezzi determina un
Pe’ = P’ B aumento dei prezzi P. A parità di ascissa, quando Pe è
più elevato anche P è più elevato.

Se le previsioni sui prezzi ipotizzano un Pe tale che


Pe’ > Pe si fisserà un salario più elevato, quindi i prezzi
Pe= P A saranno effettivamente più elevati.

Osseriviamo che la relazione Pe= P  YN vale per


qualsuasi valore Pe= P. Non importa che Pe= P =10 o
Pe= P = 50, individuerà sempre lo stesso reddito YN e lo
YN Y = output
stesso tasso di disoccupazione uN.
Tutti i punti di ascissa YN sono punti Pe= P

Curva AD (aggregate demand)

Usiamo IS-LM per la costruzione

i LM’
LM LM  M/P = Y * L(i)

LM’’ Ipotizziamo un’aumento di P  ha lo stesso effetto di


E’
una riduzione di M sull’offerta di moneta reale
E  LM si sposta e diventa LM’
E’’
Ipotizziamo una riduzione di P  ha lo stesso effetto di
IS un aumento di M sull’offerta di moneta reale
 LM si sposta e diventa LM’’

P Y = output
AD  Domanda aggregata
Evidenzia la relazione inversa tra prezzo e produzione:
 Se i prezzi aumentano, i aumenta: ciò
disincentiva gli Investimenti I, quindi Y sarà
minore
 Se i prezzi diminuiscono i diminuisce: ciò
incentiva I quindi Y sarà maggiore
AD

Y = output

AD  Y = Y(M/P; G; T)
Y è funzione di M/P; G; T
sistema is-lm con p e Y come incognite

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COSA ACCADE QUANDO G AUMENTA?

i LM
L’aumento di G causa uno spostamento di AD.
E’
G aumenta  IS si sposta: cambia il reddito
d’equilibrio. AD si sposta, per ogni valore di reddito la
E
produzione è maggiore

IS’
IS

P Y = output

E’

E AD’

AD

Y Y’ Y = output

COSA ACCADE QUANDO M AUMENTA?

i LM
L’aumento di M causa uno spostamento di AD.
LM’
M aumenta  i si riduce e cambia il reddito
d’equilibrio.
E
E’ AD si sposta, per ogni valore di reddito la produzione
IS’ è maggiore
IS

P Y = output
TUTTE LE POLITICHE CHE INCREMENTANO IL REDDITO Y
DETERMINANO UNO SPOSTAMENTO DI AD VERSO
DESTRA
E’

E AD’

AD

Y Y’ Y = output

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AD e AS nel medio periodo

p
AS
A = punto di equilibrio di BREVE periodo.
PA ≠ Pe, PA > Pe, il prezzo è superiore al prezzo atteso,
PA A
infatti YA > YN.
Pe = P
Il punto A è equlibrio solo di breve periodo perchè
AD nel medio periodo Pe = P.

YN YA Y = output

Nel punto A gli operatori che intervengono nelle contrattazioni salariali hanno sbagliato le
previsioni per difetto ipotizzando dei prezzi attesi minori dei prezzi che sono effettivamente verificati.
Preso atto dell’errore, riformuleranno le previsioni per l’anno dopo con un Pe maggiore.
Dato che Pe ∙(1+μ) ∙ f( 1- Y/L; z) se Pe aumenta (diventa Pe’) AS si sposta verso l’alto (da AS a AS’)

N.B. P = Pe quando AS incontra YN


AS’’
AS’
p Anche in AS’ PB è ancora maggiore delle
AS aspettative Pe’ elaborate dagli operatori.
E
Pe = P Gli operatori correggeranno ancora le loro
PB previsioni al rialzo fino a incontrare il punto in cui
PA A P = Pe: dopo più o meno numerosi aggiustamenti si
raggiunge l’equilibrio di medio periodo in cui
P = Pe

AD

YN YA Y = output

N.B. la distinzione tra breve e medio periodo non è strettamente temporale. Il medio periodo è tale
perchè si sono verificati i necessari aggiustamenti che annullano gli errori di previsione del breve
periodo. Si arriva alla previsione corretta per tentativi, e per fare ciò ci vuole tempo.

Perche una sottovalutazione dei prezzi attesi determina un livello di produzione superiore a Y N ?
questo errore di valutazione porta come effetto collaterale di un livello di produzione superiore a
quello naturale per due dinamiche che influenzano rispettivamente il lato della domanda (2) e il
lato dell’offerta (1). L’errore porta a fissare un salario minore rispetto a quanto sarebbe stato esatto:
1) Gli imprenditori hanno meno costi perchè i salari son più bassi, quindi possono incrementare
la produzione
2) I lavoratori prendono decisioni di consumo errate, consumano di più rispetto a quanto
consumerebbero se avessero indovinato le previsioni: la domanda è più alta.

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Caso opposto: SOPRAVALUTAZIONE DEL PREZZO ATTESO

p
AS
Pe = P

PA A

AD

YA YN Y = output

Nel punto A gli operatori che intervengono nelle contrattazioni salariali hanno sbagliato le
previsioni per difetto ipotizzando dei prezzi attesi superiori dei prezzi che sono effettivamente
verificati. Preso atto dell’errore, riformuleranno le previsioni per l’anno dopo con un Pe minore.
Dato che AS = Pe ∙(1 + μ) ∙f(u ; z) se Pe aumenta (diventa Pe’) AS si sposta verso il basso (da AS a AS’)

N.B. P = Pe quando AS incontra YN


AS
AS’
Anche in AS’ PB è ancora minore delle aspettative
Pe = P AS’’ Pe’ elaborate dagli operatori.

PA Gli operatori correggeranno ancora le loro


PB previsioni al ribasso fino a incontrare il punto in cui
PA E P = Pe: dopo più o meno numerosi aggiustamenti si
raggiunge l’equilibrio di medio periodo in cui
P = Pe.

AD

YA YN Y = output

Nel punto A gli operatori che intervengono nelle contrattazioni salariali hanno sbagliato le
previsioni per difetto ipotizzando dei prezzi attesi minori dei prezzi che sono effettivamente verificati.
Preso atto dell’errore, riformuleranno le previsioni per l’anno dopo con un P e maggiore.
Dato che AS = Pe ∙(1 + μ) ∙f(u ; z) se Pe aumenta (diventa Pe’) AS si sposta verso l’alto (da AS a AS’)

L’equlibrio di medio periodo si ottiene graficamente con successivi spostamenti di AS lungo AD fino
a che AS non interseca YN

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CASO SPECIFICO DI POLITICA ECONOMICA:
cosa succede se in un economia in cui Y = YM aumenta improvvisamente l’offerta di moneta M ?

AS’’
AS’
p E’ un aumento inaspettato della domanda di
AS moneta determina una riduzione di i: da ciò
consegue un aumento degli investimenti e quindi
di produzione.  AD si sposta verso destra.
A

AD’ Nel nuovo punto d’equilibrio A PA > Pe. I prezzi sono


PA Pe = P E aumentati perchè la produzione è aumentata, u
scende quindi aumenta il potere contrattuale dei
lavoratori i salari aumentano e i prezzi sono di
conseguenza più elevati. Siccome l’aumento è
AD stato improvviso le aspettative erano sbagliate.

YA = YN Y = output

Preso atto dell’errore, riformuleranno le previsioni per l’anno dopo con un Pe maggiore.
Dato che AS = Pe ∙(1 + μ) ∙f(u ; z) se Pe aumenta (diventa Pe’) AS si sposta verso l’alto (da AS a AS’).
Gli operatori correggeranno ancora le loro previsioni al rialzo fino a incontrare il punto in cui
P = Pe. La AS si sposterà lungo AD’ fino a incontrare YN

 il punto E’ ha lo stesso reddito di equilibrio ma un prezzo d’equilibrio più elevato: si parla di


neutralità della moneta nel medio periodo riferendosi al fatto che l’aumento di offerta di
moneta non determina un incremento di reddito di medio periodo

Questo è il motivo per cui non basta aumentare l’offerta di moneta per uscire dalla recessione: nel
medio termine tale aumento si tradurrà solo in un amento del livello dei prezzi, ma Y N non varierà.

Ci sono due diverse posizioni teoriche al riguardo:


 I keinesiani pongono l’accento sul fatto che c’è stato un aumento di Y per qualche anno,
per il tempo che gli aggiustamenti facciano il loro corso
 I monetaristi si focalizzano sul fatto che alla fine siamo tornati al livello di produzione iniziale
ma con prezzi più elevati.
Le valutazioni sulla convenienza o meno di questa manovra devono tenere conto della durata del
breve periodo: più dura il breve periodo, per più tempo beneficierò dell’aumento del pil dovuto
agli errori di previsione.

Macroeconomia P-Z 2011/2012– riassunto appunti – http://www.sharenotes.it – pagina 39


Considerando anche il modello is-lm

P AS’ 1) aumenta l’offerta di moneta:


E’ si spostano AD  Y = (M/P; G; T)
AS e LM  M/P = Y* L(i)
B osserviamo che ib è minore di ie: tale riduzione è minore
rispetto a quella osservata nelle nostre ipotesi perchè
1 AD’ l’aumento dei prezzi neutralizza parte dell’effetto
2 E dell’aumento di M e si sposta di meno
AD
LM 2) aumentano i prezzi attesi per l’anno successivo
i si spostano AS = Pe ∙(1+μ) ∙ f( 1- Y/L; z) aumrntano i
1 LM’ prezzi perchè aumentano i salari
e LM  M/P = Y* L(i) perchè l’incremento
ib B di prezzo riduce l’offerta reale di
2 IS moneta.

Si torna in equilibrio quando LM “torna a posto”

cosa succede se si riduce G (politica fiscale restrittiva) ?

Considerando anche il modello is-lm

P AS 1) si riduce G:
E si spostano AD  Y = (M/P; G; T)
AS’ e IS  Y = C + I + G
B B  meno produzione: la spesa pubblica è una delle
componenti della domanda aggregata
1 AD  prezzi più bassi: la riduzione del Pil determina un
2 E’ aumento del tasso di disoccupazione, quindi una
AD’ riduzione del salario e di conseguenza dei prezzi.
Noto che Pe > PB
LM
i
E LM’ 2) i prezzi attesi per l’anno successivo verranno
2
corretti al ribasso
ib B si spostano AS = Pe ∙(1+μ) ∙ f( 1- Y/L; z) diminuiscono i
prezzi perchè diminuiscono i salari
IS
E’ 1 e LM  M/P = Y* L(i) perchè la riduzione
IS’ dei prezzi aumenta l’offerta reale di
YM moneta.

Osserviamo che nel medio periodo Y = YM e che il livelloSidei


torna in equilibrio
prezzi quando LM
si è abbassato “torna a posto”
sostanzialmente
La LM si è abbassata fino ad incontrare IS’ nel punto Y M

Nel punto E’
 La produzione non cambia
 Il livello dei prezzi diminuisce
 Il tasso di interesse diminuisce
 Gli investimenti aumentano perchè dipendono negativamente dal tasso di interesse
Dato che YE = YE’ l’aumento degli investimenti è identico in valore assoluto alla riduzione di G

E’ vero che una riduzione della spesa pubblica è neutrale in termini quantitivi di Pil nel medio
periodo, ma la componenti del Pil sono cambiate: gli investimenti sono aumentati di quanto è
diminuita la spesa pubblica

Macroeconomia P-Z 2011/2012– riassunto appunti – http://www.sharenotes.it – pagina 40


Capitolo 1: L’economia di mercato
Introduzione al funzionamento del sistema del sistema dei prezzi
Il modello del flusso circolare
Il sistema economico è composto dalle famiglie e dalle imprese. Le famiglie possiedono lavoro, capitale
e terra. Le imprese usano queste risorse come input (chiamati anche fattori produttivi). Le famiglie
acquistano beni e servizi dalle imprese e ricevono un reddito in cambio delle risorse. Le famiglie e le
imprese s’incontrano nei mercati dei prodotti e nei mercati dei fattori. Il modello però riassume tutto ciò
che accade in un’economia di mercato perché:
1. non tiene conto delle transazioni che avvengono fra imprese ;
2. presuppone che le attività produttive si svolgano nel settore imprese ed alcune all’interno delle
famiglie;
3. non prende in considerazione il settore pubblico , le transazioni sono costituite da scambi ed un
sistema simile non può funzionare in mancanza di un’autorità che definisca e protegga i diritti di
proprietà.
Il modello del flusso circolare è uno strumento valido, è una semplificazione utile del mondo reale.
Il modello della domanda e dell’offerta
Dal modello del flusso circolare non è emerso il modo in cui vengono coordinate le attività delle
famiglie e delle imprese. Non è così scontato che le varie attività economiche risultino adeguatamente
coordinate. Il coordinamento si raggiunge in modo decentrato mediante i prezzi. Se c’è sovrabbondanza
di pane il prezzo scende, questo calo ha due effetti:
1. il pane è meno costoso, le famiglie ne comprano di più;
2. visto che il prezzo è sceso, ai fornai conviene diminuire la produzione di pane.
La quantità di pane che la gente desidera coincide con la quantità che i fornai sono disposti a produrre. Il
prezzo del pane ha coordinato le attività dei produttori e dei consumatori.
La domanda
Quali fattori influiscono sulle decisioni delle famiglie?
 prezzo: se aumenta, diminuisce la quantità domandata . Il concetto che prezzo e quantità
domandata sono legati da una relazione inversa è noto come legge della domanda;
 reddito: se in seguito ad un incremento di reddito la domanda aumenta, si è di fronte ad
un bene normale; se diminuisce ad un bene inferiore;
 prezzo dei beni collegati: pane e cracker sono succedanei, pane e burro complementari;
 gusti: preferenze dei consumatori.
Una scheda di domanda (o curva di domanda) indica la relazione tra il prezzo di mercato di un bene e la
quantità domandata di quel bene durante un certo periodo di tempo, a parità di altre condizioni .
All’aumento di prezzo dei cracker, verrà acquistata una quantità maggiore di pane. Un incremento del
prezzo dei cracker fa spostare verso destra ciascun punto della curva della domanda di pane.
La variazione che influisce sulla domanda di un bene determina uno spostamento della curva di
domanda verso destra. Una variazione del prezzo del bene determina uno spostamento lungo la curva
di domanda e provoca una variazione della quantità domandata.
L’offerta
La fanno le imprese. Quali fattori determinano la quantità di un bene che le imprese offrono?
 prezzo: se i prezzi aumentano, è conveniente per le imprese accrescere la produzione .
 prezzo degli input: se il prezzo degli input aumenta, in corrispondenza di ciascun prezzo sarà
remunerativo produrre una quantità minore di un bene.
 sistema di produzione: se viene introdotta qualche innovazione tecnologica l’offerta di pane
aumenterà.
La curva di offerta indica la relazione tra il prezzo di mercato e la quantità di un bene che i produttori
sono disposti a offrire durante un certo periodo di tempo. Quando un qualunque fattore che influisce
sull’offerta varia, la curva di offerta si sposta verso sinistra. Una variazione del prezzo del bene, invece,
determina uno spostamento lungo la curva di offerta.
L’equilibrio
E’ una situazione che perdura perché nessuno ha motivo di modificare il suo comportamento. Nel
modello della domanda e dell’offerta l’equilibrio è rappresentato dall’uguaglianza di quantità offerta e
quantità domandata in corrispondenza di un determinato prezzo.
La domanda e l’offerta di risorse
Riguarda il flusso di risorse produttive dalle famiglie alle imprese. La differenza è che in questo caso le
famiglie rappresentano l’offerta e le imprese la domanda.
La domanda e l’offerta di una risorsa: il modello della domanda e dell’offerta si può applicare anche alle
risorse produttive, come per esempio il lavoro. L’intersezione tra la curva di domanda e la curva di
offerta di panettieri determina il tasso salariale percepito da questi lavoratori e il numero di parametri
impiegati.

Vecchio e nuovo punto di equilibro al variare


dell’offerta sul prezzo e sulla quantità: se il
prezzo aumenta la curva dell’offerta si sposta
verso sinistra.
Le funzioni dei prezzi
1. i prezzi trasmettono informazioni;
2. i prezzi razionano le risorse;
3. i prezzi determinano i redditi.
Capitolo 2: Le scelte del consumatore
Premesse fondamentali
Le risorse sono limitate. Per capire il comportamento del consumatore sono necessari tre passaggi:
1. capire cosa desidera;
2. capire cosa può fare;
3. mettere insieme le preferenze del consumatore e i limiti.
Il bene è qualsiasi cosa che, quando viene consumata, migliora il livello di soddisfazione dell’individuo.
I gusti
Un’ipotesi poco realistica non è necessariamente una cattiva ipotesi. Immaginiamo di proporre una serie
di diverse combinazioni (panieri). La teoria economica delle scelte presuppone che le preferenze dei
consumatori soddisfino due condizioni (assiomi):
 Assioma 1 (di completezza): il consumatore, quando gli vengono proposti due panieri di beni
qualsiasi, è sempre in grado di dire quale dei due preferisce o se li considera equivalenti.
 Assioma 2 (di transitività): le preferenze del consumatore sono tali che, se il paniere x è
giudicato preferibile al paniere y e il paniere y preferibile al paniere z, si può concludere che x è
preferibile a z.
L’ipotesi di non sazietà
Una quantità maggiore verrà sempre preferita a una quantità minore, di più è meglio.
Costruzione di una curva d’indifferenza
La curva d’indifferenza è stata costruita
collegando diverse combinazioni dei due beni
che il consumatore giudica equivalenti. Il paniere
rappresentato da un punto al di sopra della curva
è preferibile rispetto a qualunque combinazione
appartenente alla curva.

Saggio marginale di sostituzione è l’opposto della pendenza di una curva d’indifferenza; indica il
rapporto al quale il consumatore è disposto a scambiare un bene con l’altro. Quello decrescente è la
progressiva diminuzione del saggio marginale di sostituzione man mano che ci si sposta dall’alto verso
il basso lungo una curva d’indifferenza.
Costruzione di una mappa d’indifferenza
E’ una serie completa di curve d’indifferenza. Le curve d’indifferenza non possono intersecarsi.
Altri tipi di curve d’indifferenza
Se si modificano i presupposti iniziali, anche l’andamento delle curve d’indifferenza può cambiare. Le
curve non devono essere necessariamente parallele, anche se le curve non possono intersecarsi, possono
avvicinarsi infinitamente senza toccarsi.
Perfetti sostituti
Sono i beni intercambiabili tra loro in un rapporto fisso. Sono caratterizzati da un saggio marginale di
sostituzione costante e le curve relative a loro sono linee rette.
Beni perfettamente complementari
Sono beni che devono essere consumati in proporzione fisse. La mappa relativa a loro è costituita da una
serie di curve ad angolo retto.
I “mali”
Quando uno dei prodotti tra cui ci si trova a scegliere è un “male”, come per esempio l’inquinamento,
l’ipotesi di non sazietà viene a cadere e le curve d’indifferenza sono crescenti. L’andamento di queste
curve d’indifferenza indica che, maggiore è l’inquinamento che l’individuo è costretto a consumare,
meno egli è disposto a tollerarne un aumento.
La teoria dell’utilità: l’assegnazione di valori numerici alle curve d’indifferenza
Il valore numerico associato a ciascun paniere di beni è la sua utilità totale. Una funzione di utilità è una
formula che indica l’utilità totale derivante da ciascuna combinazione.
Valori ordinali d’utilità: una funzione di utilità consente di associare a ogni curva d’indifferenza una
certa quantità di utilità. Le curve d’indifferenza che si trovano più in alto e più a destra rispetto
all’origine rappresentano livelli di utilità più elevati.
Una funzione di utilità che permette di ricavare curve d’indifferenza viene definita funzione di utilità
ordinale che consente di ordinare le varie combinazioni di beni in base alla loro utilità totale ma non di
misurare con esattezza la soddisfazione che ognuna di esse procura.
Utilità ordinale e utilità cardinale
Funzione di utilità cardinale è una funzione di utilità che permette di stabilire esattamente in che misura
certi panieri di beni sono preferibili rispetto ad altri.
I vincoli di bilancio
Il vincolo di bilancio di un consumatore indica le alternative tra cui questi può scegliere. Esso consente
di distinguere i panieri di beni ottenibili da quelli non ottenibili, dati i prezzi dei beni e il reddito del
consumatore. Quando il consumatore non fa il prezzo, viene detto price taker, (la quantità dei due beni
che egli acquista non influisce sul loro prezzo di mercato), il vincolo di bilancio è una linea retta.
Tuttavia abbiamo visto che nel mondo reale il vincolo di bilancio non è sempre rappresentato da una
retta. Bisogna invece chiedersi quali sono le possibilità tra cui il consumatore può scegliere e poi cercare
di dar loro una rappresentazione geometrica.
N.B.: Se il prezzo aumenta (o il reddito dimuisce), l’intercetta (di solito la retta) si avvicina all’origine,
se diminuisce si allontana.
L’equilibrio del consumatore

La mappa delle curve d’indifferenza indica ciò che


il consumatore desidera, il vincolo di bilancio ciò
che può ottenere. I panieri al di sopra della retta del
vincolo non sono ottenibili, quelli al di sotto
comportano una parte di reddito non utilizzata. La
formula del vincolo di cilancio è Y = Px*X + Py*Y
Soluzioni interne
La soluzione interna è un paniere, corrispondente a una situazione di equilibrio, che contiene una certa
quantità di tutti i beni.
La posizione di equilibrio del consumatore: quale paniere sceglierà il consumatore? Sceglierà il paniere
in corrispondenza del punto in cui la curva d’indifferenza è tangente al vincolo di bilancio, ottenendo la
massima soddisfazione possibile. Nel punto d’equilibrio le due pendenze coincidono MRSyx = Px / Py.
Il saggio marginale di sostituzione indica in che rapporto il consumatore è disposto a scambiare un bene
con l’altro; mentre la pendenza del vincolo di bilancio indica in che rapporto il consumatore può
scambiare un bene con l’altro (dati i prezzi di mercato). Affinché vi sia equilibrio questi due valori
devono coincidere.
L’equazione MRSxy = Px / Py è il confronto tra il saggio marginale di sostituzione e il rapporto fra i
prezzi dei beni (consente di stabilire se il comportamento di un consumatore è razionale). E’ possibile
che le scelte di consumatori diversi soddisfino tutte l’equazione anche se non danno come risultato lo
stesso paniere di equilibrio.
L’illusione monetaria e gli effetti dell’inflazione (leggere)
Per prendere decisioni razionali, l’elemento fondamentale di cui bisogna tener conto è il rapporto tra i
prezzi.
Se non si è in equilibrio, in corrispondenza del punto d’incontro tra il vincolo e la curva, il saggio
marginale di sostituzione non è uguale al rapporto tra i prezzi dei beni. Il mercato consente al
consumatore di ottenere 2 tacos in cambio di 1 hamburger, mentre egli è disposto a rinunciare a 1
hamburger in cambio di un solo taco. Ne consegue che il punto d’incontro non può essere un punto di
equilibrio perché il consumatore può accrescere la sua soddisfazione scegliendo un paniere diverso.
Se cambiano le preferenze, la combinazione di equilibrio dipende dalle preferenze dell’individuo,
indicate dalle sue curve d’indifferenza. Possono essere persone entrambe razionali ma con scelte molto
diverse.
Le decisioni razionali tengono conto del rapporto tra i prezzi e il reddito e non del loro valore assoluto.
Dal nostro modello risulta che, quando tutti i prezzi e i redditi aumentano o diminuiscono nella stessa
proporzione, il paniere di equilibrio rimane invariato.
L’Illusione monetaria è la teoria secondo cui le decisioni delle famiglie sarebbero determinate dai valori
assoluti dei prezzi e del reddito invece che dai valori relativi.
Per comprendere e prevedere il comportamento delle famiglie, è necessario tener conto dei valori
relativi dei prezzi e dei redditi e non di quelli assoluti.
Soluzioni d’angolo Il punto di equilibrio che coincide con il vertice dell’angolo formato dal
vincolo di bilancio e dall’asse verticale è una soluzione d’angolo, ciò
significa che il consumo di uno dei due beni è pari a zero e si ha una
disuguaglianza e non più un’uguaglianza tra il saggio e il rapporto de prezzi.
E’ il paniere di equilibrio non comprendente qualcuno dei beni tra cui il consumatore si trova a
scegliere, è caratterizzata da una disuguaglianza tra il saggio marginale di sostituzione e il rapporto tra i
prezzi dei beni.
L’unica “regola” sicura è la seguente: il paniere di equilibrio è quello che consente al consumatore di
raggiungere la curva d’indifferenza più esterna, pur rispettando il suo vincolo di bilancio.
Una conseguenza piuttosto frequente è che, se il paniere di equilibrio è una soluzione interna, in
corrispondenza di esso, il saggio marginale di sostituzione coincide con il rapporto tra i prezzi dei beni.
Definizione dell’equilibrio del consumatore mediante il concetto di utilità marginale
L’obiettivo del consumatore è quello di massimizzare il valore della propria funzione di utilità, dato il
proprio vincolo di bilancio, cioè massimo risultato con minimo sforzo.
Utilità marginale: la variazione dell’utilità totale conseguente al consumo di un’unità aggiuntiva di un
bene.
Il saggio marginale di sostituzione è pari al rapporto tra le utilità marginali : poiché i panieri
appartengono alla stessa curva d’indifferenza, la perdita di utilità che il consumatore subisce se gli
vengono tolti y tacos deve essere esattamente uguale all’utilità che guadagna ricevendo x hamburger.
L’equazione MRSyx = Mux / Muy dice che il saggio marginale di sostituzione coincide con il rapporto
tra le utilità marginali in qualsiasi punto della curva d’indifferenza.
L’equazione MRSyx = Px / Py dice che, se esiste una soluzione interna, nel punto di equilibrio si ha
MRSyx = Px / Py.
Confrontando le due equazioni scopriamo che nel punto di equilibrio si ha: MUx/MUy = Px/Py.
Quindi la teoria sul comportamento del consumatore non si fonda sul presupposto che sia possibile
quantificare con precisione l’utilità derivante dal consumo di un’ulteriore unità di un determinato bene.
Dividendo entrambi i membri dell’equazione MUx/MUy = Px/Py per Px e poi moltiplicandoli per MUy,
si trova che nel punto di equilibrio si ha: MUx / Px = MUy / Py. Quindi quest’ultima equazione dice
che: un paniere di beni assicura al consumatore la massima utilità totale solo se l’utilità marginale
dell’ultimo dollaro speso per l’acquisto di ciascun bene è la stessa.
Capitolo 3: Statica comparata e domanda
La statica comparata è un metodo che consiste nel mettere a confronto due situazioni di equilibrio.
Variazioni dei prezzi e del reddito
Variazioni di prezzo del bene in esame
Una variazione del prezzo di uno dei beni determina uno spostamento del vincolo di bilancio.
Quando i prezzi e/o il reddito variano, il paniere che assicura la massima utilità cambia, ma le
preferenze del consumatore rimangono le stesse.
Costruzione della curva di domanda individuale: una curva di domanda individuale indica come
cambia il comportamento di un consumatore che non fa il prezzo al variare del prezzo di un bene, a
parità di altre condizioni.
La curva prezzo–consumo è l’insieme
di panieri di equilibrio individuati
facendo variare il prezzo di un bene,
ceteris paribus, ed è l’opposto della
curva di Domanda.
In questo grafico è solo il prezzo del
bene rappresentato sull’asse X ad
aumentare modificando il vincolo di
bilancio.
Variazione dei prezzi di altri beni
L’effetto incrociato di prezzo è l’effetto che la variazione di prezzo di un bene ha sulla quantità
domandata di un altro bene.
I beni sostituti soddisfano bisogni simili. L’aumento di prezzo di un bene determina un incremento
della quantità domandata di un suo sostituto.
I beni complementari tendono a essere consumati insieme. L’aumento di prezzo di uno dei beni
provoca una diminuzione della quantità domandata del bene complementare.
Per i beni non correlati, l’aumento di prezzo di un bene non ha alcun effetto sulla quantità
domandata dell’altro.
Curve di domanda ed effetti incrociati di prezzo: abbiamo la variazione della scheda di domanda
che è uno spostamento dell’intera curva e una variazione della quantità domandata che invece è
lungo la curva. L’aumento di prezzo di un bene complementare la fa spostare verso sinistra, di un
bene sostituto verso destra.
Variazione del reddito
Bene normale: un bene il cui consumo cresce con l’aumentare del reddito.
Bene inferiore: un bene il cui consumo diminuisce con l’aumentare del reddito.
La curva reddito–consumo è
l’insieme dei panieri di equilibrio
individuati facendo variare il
reddito del consumatore.
In questo grafico è il reddito che
varia e modifica il vincolo di
bilancio per entrambi gli assi.
La curva di Engel esprime la
relazione tra il reddito e la quantità
Curve di domanda e variazioni del reddito: se sono beni normali, un aumento del reddito farà
consumata di un bene.
spostare verso destra la loro curva di domanda; se sono inferiori verso sinistra.
La domanda di mercato
E’ la rappresentazione grafica della relazione esistente tra il prezzo di un bene e la quantità che ne
viene domandata da tutti gli acquirenti presenti nel mercato.
Somma per orizzontale: operazione che consiste nel mettere insieme tutte le curve di domanda
individuali per ricavare la curva di domanda di mercato.
Applicazioni della statica comparata
Il Trasferimento in natura è una donazione sotto forma di un bene o di un servizio.
Si dice fungibile un bene che può essere liberamente scambiato con qualsiasi altro bene (il denaro).
Le offerte di beneficenza
Le donazioni benefiche comportano comunque una riduzione dei consumi personali. La curva di
domanda della beneficenza è decrescente.
L’elasticità
Più la domanda di un bene è elastica più si può fare a meno di quel bene, perché basta aumentare
anche di poco il suo prezzo per farne scende notevolmente le vendite.
e = -  x /  p * p / x.
Elasticità della domanda rispetto al prezzo
E’ l’opposto del rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata e la variazione
percentuale del prezzo  e = - %  x / %  p (“%” significa variazione percentuale).
Calcolo dell’elasticità:
L’elasticità non dipende dalle unità di misura impiegate; dati un prezzo p e la corrispondente
quantità domandata x avremo – x / x   p / p.
Le variazioni percentuali non dipendono dalle unità di misura, perché se la stessa unità di misura
compare sia al numeratore sia al denominatore si può cancellare. L’uso delle percentuali facilita i
confronti tra beni diversi.
L’elasticità in un dato punto della curva di domanda, definita elasticità puntuale della domanda, si
calcola moltiplicando l’inverso della pendenza in quel punto per il rapporto tra il prezzo (p) e la
quantità domandata (x). La sua funzione è = - 1 / s * p / x.
La variazione percentuale della quantità domandata si determinerà dividendo la differenza tra le due
quantità per la loro media, l’elasticità calcolata così è quella di arco della domanda = -x/xp/p.
Elasticità della domanda al prezzo e spesa totale
Spesa totale: somma complessiva di denaro per l’acquisto di un certo bene; si ottiene moltiplicando
il numero di unità acquistate per il prezzo unitario del bene (p * x).
In generale non sappiamo cosa accade alla spesa totale quando il prezzo di un bene aumenta.
Se l’elasticità della domanda al prezzo è inferiore a uno (e < 1) viene definita anelastica a quel
prezzo; se è maggiore di uno (e > 1) è elastica; se è uguale a 1 (e = 1) è elastica unitaria.
Fattori che determinano l’elasticità della domanda al prezzo
1. se il bene considerato ha validi sostituti, la sua domanda tenderà a essere più elastica;
2. l’elasticità della domanda dipende da quanto il bene incide sul reddito del consumatore;
3. l’elasticità dipende dall’intervallo di tempo considerato.
Elasticità della domanda al prezzo in alcuni casi particolari
Curva di domanda verticale: e = 0 cioè perfettamente anelastica ossia la quantità domandata non
cambia minimamente al variare del prezzo.
Curva di domanda orizzontale: perfettamente o infinitamente elastica viene così definita la domanda
di un bene, quando la sua elasticità al prezzo è pari a infinito. Questo tipo di domanda è
rappresentata da una retta orizzontale.
Curva di domanda con elasticità unitaria in ogni punto: in genere a un’elasticità costante non
corrisponde una pendenza costante. Quando l’elasticità della domanda è pari a uno in
corrispondenza di qualunque prezzo, la spesa totale rimane costante al variare del prezzo; in questo
caso la curva di domanda è un’iperbole.
Curva di domanda lineare: lungo una curva di domanda lineare, l’elasticità al prezzo è minore di
uno al di sotto del punto medio, maggiore di uno al di sopra del punto medio e uguale a uno nel
punto medio.
Elasticità incrociata della domanda
E’ il rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata di x e la variazione percentuale
del prezzo di y che l’ha provocata; indica in che misura due beni sono sostituti o complementari.
Elasticità della domanda al reddito
E’ il rapporto tra una variazione percentuale della quantità domandata e la variazione percentuale
del reddito da cui ha avuto origine.
Bene di lusso: un bene per il quale l’elasticità della domanda al reddito è maggiore di uno (e1 > 1).
Approccio analitico alla teoria delle scelte del consumatore
Utilità e utilità marginale
Si può definire utilità marginale la derivata parziale della funzione di utilità rispetto alla quantità di
quel bene. Indica come varia l’utilità totale del consumatore se la quantità del bene considerato
aumenta in misura infinitamente piccola mentre la quantità consumata degli altri beni rimane
costante, ovvero come varia l’utilità con una unità aggiuntiva del bene.
Il metodo di Lagrange per individuare la posizione di equilibrio del consumatore
1. scriviamo l’espressione di Lagrange, la funzione deve essere massimizzata più ^ volte il
vincolo;
2. ricaviamo le derivate parziali e le uguagliamo a zero;
3. il Sistema è costituito da 3 equazioni a 3 incognite, quindi risolviamo queste equazioni per
ricavarne i valori di x, y e ^; sono quelli corrispondenti al paniere che massimizza l’utilità
del consumatore.
Come si ricavano le funzioni di domanda
1. scriviamo l’espressione di Lagrange;
2. ricaviamo le due derivate parziali;
3. otteniamo le funzioni di domanda di x e di y.
Capitolo 5: La famiglia come fornitrice di risorse
Grafico dell’offerta di lavoro
È una scheda indicante la quantità di lavoro (le ore di lavoro
sono rappresentate sull’asse X) che tutti gli individui sono
disposti ad offrire in corrispondenza di ciascuna tasso
salariale (rappresentato sull’asse Y). All’aumentare del
reddito sino ad un certo punto si tende a lavorare di più poi
ci si senti più “sazi” e l’offerta di lavoro diminuisce.
L’offerta di capitale
Capitale fisico: le attività finanziarie che rendono possibile la produzione, come per esempio i
computer o gli stabilimenti.
Capitale finanziario: il denaro prestato alle aziende per acquistare o affittare il capitale fisico.
Le famiglie offrono alle imprese la quota del loro reddito, vale a dire i loro risparmi. E’ in realtà la
teoria dei risparmi.
Il modello del ciclo vitale
Un modello secondo il quale le decisioni individuali relative al consumo e al risparmio nel corso di
un determinato anno sono il risultato di un processo di pianificazione economica che prende in
considerazione l’intera esistenza dell’individuo.
Il vincolo di bilancio intertemporale
Nel modello del ciclo vitale esso rappresenta la relazione che intercorre tra livelli di consumo
relativi a periodi diversi e indica le diverse alternative tra cui l’individuo può scegliere.
Il paniere delle dotazioni è la combinazione di consumo presente e futuro che l’individuo ha a
disposizione se non effettua scambi col mercato; in un modello del ciclo vitale, il paniere che
l’individuo può consumare se non risparmia né prende a prestito denaro.
L’intercetta orizzontale indica il valore attuale delle dotazioni che è il livello massimo di consumo
corrente che si può raggiungere date le entrate disponibili.
La mappa d’indifferenza intertemporale
Il saggio marginale di preferenza intertemporale è il saggio marginale di sostituzione tra il consumo
in periodi diversi.
Convenzionalmente si suppone che gli individui siano “impazienti”, cioè che, a parità di altre
condizioni, tendano a preferire il consumo nel periodo presente piuttosto che nel futuro.
L’”impazienza “ è dimostrata dal fatto che il suo saggio marginale di preferenza intertemporale è
maggiore di uno.
L’equilibrio nel modello del ciclo vitale
Il paniere d’equilibrio è quello che consente di raggiungere il massimo livello di utilità, tenuto conto
del vincolo di bilancio.
Applicazione della statica comparata al modello del ciclo vitale
Il risparmio e i tassi d’interesse
Se scende il tasso d’interesse, la somma risparmiata dal soggetto diminuisce. A seconda delle
preferenze individuali, un calo del tasso d’interesse può provocare un aumento oppure una
diminuzione del risparmio. Nel caso di un individuo che inizialmente è un risparmiatore, se il tasso
d’interesse diminuisce si verificano i seguenti effetti:
1. effetto di sostituzione: fa aumentare il consumo presente e quindi fa diminuire il risparmio;
2. effetto di reddito: tende a ridurre il consumo presente e quindi fa aumentare il risparmio.
Se il tasso d’interesse diminuisce, il soggetto può fare una sola cosa per riuscire a raggiungere il suo
obiettivo: risparmiare di più. Viceversa, se il tasso d’interesse aumenta, l’individuo potrà ottenere il
suo scopo risparmiando una somma minore.
Per un mutuatario, anche l’effetto di reddito tende a far aumentare il consumo corrente.
Il tasso d’interesse diminuisce  l’individuo è un risparmiatore  l’effetto di reddito fa aumentare
il risparmio e l’effetto di sostituzione lo fa diminuire  il risparmio può aumentare (verso sinistra)
o diminuire (verso destra).
Il tasso d’interesse diminuisce  l’individuo è un mutuatario  l’effetto di reddito fa diminuire il
risparmio e l’effetto di sostituzione pure  il risparmio diminuisce (verso destra).
L’offerta di risparmio
La sua curva indica la quantità complessiva di risparmio che tutti gli individui sono disposti a
offrire in corrispondenza di ciascun tasso d’interesse.
La tassazione degli interessi
Quando gli interessi attivi sono tassati e quelli passivi non sono deducibili, il vincolo di bilancio
intertemporale è una linea spezzata il cui punto angoloso coincide con il paniere delle dotazioni.
Il risultato finale cambia a seconda che l’individuo considerato sia un mutuatario o un risparmiatore
e, se è un risparmiatore, a seconda che prevalga l’effetto di reddito o l’effetto di sostituzione.
Capitolo 6: Scelte in condizione di incertezza
L’intuizione fondamentale è che decidere in condizioni di incertezza equivale a scegliere tra beni
contigenti. Si ottengono risultati diversi a seconda che l’individuo considerato sia avverso al rischio,
amante del rischio o indifferente al rischio.
Capitolo 7: L’impresa e i suoi obiettivi
La teoria dell’impresa si basa sul presupposto che le imprese abbiano come obiettivo la
massimizzazione del loro profitto economico. Il profitto economico è dato dalla differenza tra i
ricavi e il costo economico totale.
L’impresa come venditrice: il volume di produzione che assicura il massimo profitto
La curva del ricavo totale rappresenta la somma complessiva che l’impresa ottiene grazie alla
vendita dei suoi prodotti.
La curva di domanda dell’impresa indica la quantità domandata del bene prodotto da una singola
impresa in corrispondenza di ciascun prezzo fissato dall’impresa stessa. Contiene tutte le
informazioni necessarie per ottenere la sua curva dei ricavi.
La curva dei ricavi indica la relazione tra il volume di produzione di un’impresa e i ricavi
corrispondenti (cioè la stessa cosa della domanda fatta coi ricavi).
La curva di costo totale
E’ una scheda che indica la relazione tra il volume di produzione di un’impresa e il costo totale
corrispondente. Per osservare l’andamento del costo totale dobbiamo ipotizzare che diversi elementi
rimangano costanti:
1. il prezzo dei fattori produttivi;
2. la tecnologia;
3. le caratteristiche del prodotto.
La massimizzazione dei profitti
Funzione di profitto: rappresentazione grafica algebrica della relazione tra il volume di produzione
di un’impresa e il suo profitto economico.
Per massimizzare i suoi profitti, un’impresa
dovrebbe espandere la sua produzione fino al
punto in cui la distanza verticale tra la curva
del ricavo totale e la curva di costo totale, al di
sotto di essa, è massima, cioè nel punto in cui
la differenza tra ricavi e costi è maggiore.
Il volume di produzione ottimale per un’impresa in attività
Cosa accadrebbe al profitto se l’impresa producesse un’unità in più?
Ricavo marginale: la variazione del ricavo conseguente alla vendita di un’unità aggiuntiva di
prodotto.
Costo marginale: la variazione del costo totale conseguente alla produzione di un’unità aggiuntiva.
Regola del profitto marginale: regola secondo cui bisogna
scegliere il volume di produzione in corrispondenza del
quale il ricavo marginale è uguale al costo marginale
(MR=MC). La retta discendente rappresenta il ricavo
marginale, il grafico il rapporto tra produzione e profitti.
La decisione di chiudere l’impresa
Gli input vengono destinati al loro migliore uso alternativo, il costo economico totale è pari a zero.
Se un’impresa ottiene un profitto economico pari a zero continua a produrre, perché non si fa
riferimento al mero profitto contabile.
Profitto medio (chiamato anche profitto unitario): profitto totale corrispondente a un certo volume
di produzione, diviso per il numero di unità prodotte.
Ricavo medio: il ricavo totale dell’impresa diviso per il numero di unità da questa prodotte.
Costo medio: il costo totale dell’impresa diviso per il numero di unità da questa prodotte.
Regola per la cessazione dell’attività: il ricavo medio dell’impresa è inferiore al suo costo medio.
Capitolo 8: Tecnologia e produzione
I diversi modi in cui l’impresa può combinare gli input per ottenere output rappresentano la sua
tecnologia. La tecnologia di un’impresa influisce molto sui suoi costi.
La tecnologia
La funzione di produzione
E’ una scheda indicante il massimo volume di produzione che un’impresa può ottenere con una
determinata combinazione di input.
Prodotto totale di L e K: la produzione totale massima che l’impresa può ottenere data la quantità
degli input che utilizza.
La funzione di utilità U (X, Y) indica l’utilità totale che si può ricavare dal consumo di X unità di
un bene e Y unità di un altro bene.
Gli isoquanti
SULLA curva dell’isoquanto sono indicate tutte
le combinazioni di due input che consentono di
ottenere lo stesso volume di produzione. Si può
tracciare un isoquanto per qualunque livello di
produzione. L’isoquanto corrispondente ad una
produzione di più beni si trova più in alto e più a
destra rispetto a quello di “base”, il contrario per una
produzione di meno beni; si tratta quindi di uno
spostamento DELL’isoquanto.
Mappa degli isoquanti: l’insieme di tutti gli isoquanti corrispondenti a una determinata funzione di
produzione.
(Cos’è il prodotto? Il concetto di funzione di produzione vale anche per i servizi e non solo per i
beni tangibili. Il settore terziario consuma ricchezza mentre l’industriale la produce. Per gli
economisti questa distinzione tra industrie “che consumano ricchezza” e industrie “che producono
ricchezza” è un’assurdità)
L’orizzonte di decisione
La funzione di produzione dice se, con un certa combinazione di input, è possibile ottenere un
determinato output.
Considerato un orizzonte di pianificazione, si dice fattore variabile un fattore produttivo di cui è
possibile modificare la quantità disponibile; si dice fattore fisso se non è possibile.
Maggiore è l’anticipo con cui un’impresa prende le sue decisioni, più numerose sono le sue
possibilità di scelta perché saranno di più i fattori variabili. Le opzioni disponibili sono meno
numerose nel breve periodo che nel lungo periodo.
Breve periodo: un intervallo di tempo entro il quale solo uno dei fattori utilizzati dall’impresa è
variabile mentre tutti gli altri sono fattori fissi. Qui la quantità di capitale a disposizione
dell’impresa è fissa, deve decidere quanti lavoratori assumere.
Lungo periodo: un intervallo di tempo sufficiente affinché tutti i fattori della produzione siano
variabili e nessuno sia fisso. Qui sia il lavoro sia i robot sono fattori variabili, per cui l’impresa può
scegliere tra tutte le combinazioni dei due input che le consentono di produrre la quantità desiderata.
Proprietà della funzione di produzione
Il prodotto marginale è la quantità addizionale di bene che l’impresa può produrre
utilizzando un’unità aggiuntiva di un fattore.
Rendimenti marginali crescenti
Una tecnologia è caratterizzata da rendimenti marginali crescenti se il prodotto marginale di un
fattore aumenta al crescere della quantità utilizzata di tale fattore.
La pendenza della curva del prodotto totale (ottenuta facendo variare la quantità di lavoro e
mantenendo costante la quantità di capitale) è uguale al prodotto marginale del lavoro.
Rendimenti marginali costanti
Una tecnologia è caratterizzata da rendimenti marginali costanti se il prodotto marginale di un
fattore rimane costante al crescere della quantità utilizzata di tale fattore.
Rendimenti marginali decrescenti
Una tecnologia è caratterizzata da rendimenti marginali decrescenti se il prodotto marginale di un
fattore diminuisce al crescere della quantità utilizzata di tale fattore.
Nonostante il prodotto marginale sia decrescente, il prodotto totale è crescente (aumenta meno che
proporzionalmente). Man mano che aumenta la quantità di lavoro impiegata, nel complesso la
produzione del bene (pomodori) che se il suo tasso di crescita progressivamente diminuisce.
Andamento variabile dei rendimenti marginali
Il prodotto totale aumenta, ma meno che proporzionalmente. Il prodotto marginale prima cresce, poi
è costante ed infine decresce.
Il saggio marginale di sostituzione tecnica indica in quale rapporto una data tecnologia consente
di sostituire un fattore produttivo con un altro, è pari all’opposto della pendenza dell’isoquanto; è
decrescente quando il tasso al quale un fattore può essere sostituito a un altro diminuisce
all’aumentare della quantità del primo fattore.
Le decisioni che l’impresa deve prendere nel breve periodo riguardano l’impiego di un unico fattore
produttivo: il fattore variabile.
La pendenza di una curva d’indifferenza indica in che rapporto una famiglia può scambiare un bene
con l’altro, mantenendo invariato il proprio livello di utilità. La pendenza di un isoquanto indica in
quale rapporto un’impresa può sostituire un input con un altro mantenendo invariato il proprio
volume di produzione.
Rapporto lavoro / capitale: questa sostituibilità ha un limite, non si può ridurre la quantità di terra
oltre un certo punto.
Due casi opposti di sostituibilità tra fattori produttivi
Primo caso: perfetti sostituti ossia due fattori per i quali il saggio marginale di sostituzione tecnica è
costante.
Tutti gli isoquanti sono rette parallele con pendenza pari; l’opposto della pendenza di un isoquanto
è il saggio marginale di sostituzione tecnica.
Secondo caso: fattori non sostituibili fra loro.
Hanno una proporzione fissa. Gli isoquanti sono curve ad angolo retto (come succedeva per i beni
complementari) quando è impossibile sostituire un fattore produttivo all’altro.
La relazione tra prodotto marginale e saggio marginale di sostituzione tecnica
Il prodotto marginale dice cosa accade alla produzione, man mano che l’impresa accresce la
quantità impiegata di un input e contemporaneamente mantiene invariata la quantità degli altri
input.
MPL = produzione di un lavoratore in più.
L = n° lavoratori in più.
MPK = produzione di un robot in meno.
K = n° di robot in meno.
Se ogni lavoratore aggiuntivo accresce la produzione in misura pari a MP L e l’impresa assume L
lavoratori in più, l’aumento del prodotto totale sarà pari a MPL * L.
Se l’impresa utilizza K robot in meno, la conseguente diminuzione del prodotto totale sarà pari a
MPK * K
- K / L è il saggio marginale di sostituzione tecnica; per cui l’equazione ci dice che MRTS =
MPL / MPK. Il saggio marginale di sostituzione tecnica tra due input è pari al rapporto tra i prodotti
marginali dei due input.
Rendimenti di scala
Il saggio marginale di sostituzione tecnica dice che cosa succede man mano che l’impresa
sostituisce un input con un altro, in modo da mantenere costante il volume di produzione. Quando
un’impresa varia la quantità utilizzata di tutti gli input nella stessa proporzione si dice che cambia la
sua scala di produzione.
Livello dei rendimenti di scala: il tasso al quale il volume di produzione aumenta quando l’impresa
accresce la quantità impiegata di tutti gli input nella stessa proporzione.
Rendimenti di scala crescenti
Una tecnologia è caratterizzata da rendimenti di scala crescenti se, aumentando la quantità utilizzata
di tutti i fattori della medesima proporzione, si ottiene un aumento più che proporzionale del
prodotto.
Rendimenti di scala decrescenti
Una tecnologia è caratterizzata da rendimenti di scala decrescenti se, aumentando la quantità
utilizzata di tutti i fattori della medesima proporzione, si ottiene un aumento meno che
proporzionale del prodotto.
Rendimenti di scala costanti
Una tecnologia è caratterizzata da rendimenti di scala costanti se, aumentando la quantità utilizzata
di tutti i fattori della medesima proporzione, si ottiene un aumento proporzionale del prodotto.
Rendimenti marginali e rendimenti di scala
La forma di una curva del prodotto marginale riflette le conseguenze della variazione della quantità
impiegata di un unico fattore produttivo mentre il livello dei rendimenti di scala indica gli effetti di
una variazione simultanea di tutti gli input nella stessa proporzione.
Capitolo 9: I costi
I costi nel breve periodo
Per individuare la combinazione di fattori ottimale e il costo corrispondente, l’impresa deve seguire
un procedimento che prevede due passaggi:
1. deve individuare la combinazione di fattori di costo minimo all’interno dell’insieme di
combinazioni ammissibili; dobbiamo fornire una definizione di costi che tenga conto del
tempo necessario per modificare la combinazione di fattori utilizzata.
2. calcolare il costo totale che deve sostenere; dobbiamo tener conto del costo opportunità dei
fattori.
Poiché nel breve periodo il capitale è un fattore fisso, per definizione esso non ha alcun uso
alternativo e il suo costo opportunità è pari a 0. E’ una spesa irredimibile (non si può farne a meno).
Costo economico totale di breve periodo: è la spesa minima (misurata in termini di costi
opportunità) necessaria a produrre una certa quantità di beni nel breve periodo. Viene indicato come
Csr (dove SR sta per short run = breve periodo).
Costo economico e costo variabile possono essere considerati sinonimi. I costi fissi di breve periodo
li definiamo spese irrecuperabili. I costi fissi venivano detratti dai costi totali, in modo da ottenere il
costo variabile di breve periodo. Questo costo è il costo totale.
Proprietà dei costi di breve periodo
La curva di costo di breve periodo è crescente.
Il costo marginale
Costo marginale di breve periodo (MC sr): è la variazione del costo totale di breve periodo
conseguente alla produzione di un’unità in più. Il costo marginale dipende dalle caratteristiche della
tecnologia. MCsr = (quantità aggiuntiva del fattore variabile necessaria per produrre un’unità in più)
* (costo marginale del fattore del fattore variabile).
MCsr = MFCL / MPL (prodotto marginale del lavoro).
Costo marginale del fattore (MFC): è la somma aggiuntiva di denaro che l’impresa deve spendere
per un determinato fattore della produzione quando utilizza un’unità in più di quel fattore.
Il costo marginale del fattore per un’impresa che non fa il prezzo
Quando un’impresa non fa il prezzo, nel mercato di un certo input, il costo marginale del fattore è
uguale al prezzo di mercato di quel fattore.
Il costo marginale di breve periodo per un’impresa che non fa il prezzo
Maggiore è il prodotto marginale del lavoro, più basso è il costo marginale di produzione.
Il costo medio di breve periodo è il costo totale di breve periodo diviso per il n° di unità prodotte.
La quantità media di lavoratori utilizzata per unità di prodotto diminuisce con l’aumentare del
volume di produzione. Quando la tecnologia utilizzata dall’impresa è caratterizzata da rendimenti
marginali decrescenti l’impresa deve impiegare maggiore lavoro per produrre più unità.

La relazione tra costo marginale e costo medio di breve periodo

Ogniqualvolta il costo marginale è inferiore al


costo medio, quest’ultimo diminuisce. Quando è
superiore aumenta. La curva del costo marginale
di breve periodo interseca la curva del costo
medio di breve nel suo punto minimo.
I costi nel lungo periodo
Nel lungo periodo tutti i fattori della produzione sono costi economici e l’impresa può sostituire un
input con un altro.
La combinazione di fattori che ha il costo opportunità più basso tra tutte quelle che possono essere
utilizzate per ottenere il volume di produzione desiderato si dice economicamente efficiente.
La linea di isocosto rappresenta tutte le combinazioni di input aventi lo stesso costo per l’impresa.
In valore assoluto, la pendenza della linea di isocosto è pari al rapporto tra i prezzi dei due fattori.
Mappa degli isocosti: è l’intera famiglia di linee di isocosto corrispondente a una coppia di prezzi
dei due fattori produttivi.
Generalizzazioni:
1) maggiore è la distanza dall’origine di una linea di isocosto, più elevata è la spesa;
2) per un’impresa che non fa il prezzo tutte le linee di isocosto hanno la medesima pendenza.
Quando il prezzo del lavoro varia, la linea di isocosto ruota intorno alla sua intercetta verticale, cioè
quella corrispondente al fattore il cui prezzo è rimasto costante.
La combinazione di fattori economicamente efficiente
Il punto di tangenza tra l’isoquanto e l’isocosto consente all’impresa di ottenere il volume di
produzione desiderato al minor costo possibile, essa è la combinazione di fattori di equilibrio. La
linea di isocosto assomiglia molto al vincolo di bilancio del consumatore; in effetti entrambe le rette
indicano le diverse combinazioni di due beni che si possono acquistare con una determinata somma
di denaro. Allo stesso modo, gli isoquanti sono molto simili alle curve d’indifferenza; entrambi i
tipi di curve, infatti, indicano quanto si può ricavare da una certa combinazione di beni.
Statica comparata
Questa teoria consente di individuare la combinazione di fattori che minimizza i costi, nell’ipotesi
che 4 elementi rimangano costanti:
1) i prezzi dei fattori produttivi;
2) la tecnologia utilizzata per la produzione;
3) le caratteristiche del prodotto e
4) il volume di produzione.
I prezzi dei fattori produttivi
L’isoquanto non subisce alcuna variazione quando il prezzo del lavoro cambia. La mappa degli
isocosti, invece, risente della variazione di prezzo di un fattore produttivo. Per ottenere un
determinato volume di produzione, l’impresa sostituisce il fattore il cui prezzo è aumentato con
l’altro. Il costo totale di lungo periodo deve necessariamente aumentare, in seguito a un incremento
di prezzo di uno dei fattori che l’impresa utilizza nella produzione.
La tecnologia
Innovazione tecnologica non influisce sui prezzi dei fattori produttivi e quindi la mappa degli
isocosti non subisce variazioni. L’isoquanto, invece, si sposta.
Le caratteristiche del prodotto
Supponiamo che decida di migliorare la qualità. Pur continuando a produrre lo stesso numero di
automobili, l’impresa dovrà impiegare più lavoratori e più macchinari. Ciò determina uno
spostamento verso l’esterno dell’isoquanto.
Il volume di produzione
Il sentiero di espansione è la curva che indica le combinazioni di input ottimali nel lungo periodo al
variare del volume di produzione.
Il sentiero di espansione rappresenta un aumento di
produzione riunendo le combinazioni di input di
minimo costo nel lungo periodo.
Sull’asse orizzontale è rappresentato il numero di
lavoratori di cui usufruisce la ditta ogni giorno, su
quello verticale il numero di robot.
Come si ricava la curva del costo totale di lungo periodo
Costo totale di lungo periodo (C LR): è la spesa totale minima (misurata in termini di opportunità)
necessaria per ottenere un determinato volume di produzione nel lungo periodo.
Proprietà dei costi di lungo periodo
Il costo marginale di lungo periodo
E’ la variazione del costo totale di lungo periodo conseguente alla produzione di un’unità in più.
Il costo medio di lungo periodo
E’ il rapporto tra il costo totale di lungo periodo e in n° di unità prodotte (ACLR).
Il costo medio di produzione ha un’importanza fondamentale per l’impresa quando questa si trova a
decidere se cessare o meno l’attività.
Economie di scala
Quando il costo medio di lungo periodo diminuisce con l’aumentare del volume di produzione.
Diseconomie di scala: il contrario.
I rendimenti di scala decrescenti mostrano diseconomie di scala
I rendimenti di scala crescenti mostrano economie di scala.
Con rendimenti di scala costanti, il costo medio di lungo periodo non cambia al variare della
quantità prodotta.
I costi di avviamento sono costi che devono essere sostenuti inizialmente dall’impresa,
indipendentemente da quello che sarà il volume di produzione.
Capitolo 10: L’impresa che non fa il prezzo
E’ un’impresa che decide come agire con la consapevolezza di non poter influire sui prezzi dei
prodotti che vende o dei fattori che acquista. Ci sono diverse ragioni per cui è opportuno esaminare
il comportamento delle imprese che non fanno il prezzo:
1. sono numerose;
2. può essere descritto mediante le sue curve di offerta e di domanda;
3. è particolarmente semplice.
L’offerta nei mercati dei prodotti
Dato un prezzo, quante tonnellate sarà disposta a offrire sul mercato?
Le due regole per la massimizzazione del profitto
1. Regola del prodotto marginale: se l’impresa decide di non cessare l’attività, allora
dovrebbe espandere la sua produzione fino al punto in cui il ricavo marginale coincide
con il costo marginale;
Regola del prodotto marginale per un’impresa che non fa il prezzo: dovrebbe espandere
la produzione fino a quando tale prezzo non risulta uguale al costo marginale.
2. Regola per la cessazione dell’attività : se il ricavo medio è inferiore al costo medio
dovrebbe cessare.
Regola per la cessazione dell’attività nel caso di un’impresa che non fa il prezzo: il
prezzo è inferiore al costo medio.
Può vendere la quantità che desidera del suo prodotto al prezzo fisso, si tratta di una curva di
domanda perfettamente elastica. Per un’impresa che non fa il prezzo, la curva del ricavo marginale,
la curva del ricavo medio e la curva di domanda coincidono. Il ricavo marginale di un’impresa che
non fa il prezzo è sempre uguale al prezzo di mercato.

Curve di offerta di breve periodo


La curva di offerta di breve periodo dell’impresa che non fa
il prezzo coincide con l’asse verticale, per tutti i prezzi
inferiori al costo medio minimo di breve periodo, mentre
coincide con la sua curva del costo marginale di breve
periodo per tutto il tratto che giace al di sopra della curva
del costo medio. In corrispondenza di qualunque prezzo al
di sotto del valore minimo del costo medio l’offerta è nulla.
L’impresa può decidere di produrre anche se subirà perdite contabili nel breve periodo; continua a
produrre perché dovrebbe sostenere la spesa per i fattori fissi anche se cessasse l’attività e subirebbe
una perdita contabile ancora maggiore se smettesse di produrre.
Curve di offerta di lungo periodo
La curva di offerta di lungo periodo dell’impresa coincide con l’asse verticale in corrispondenza di
qualunque prezzo inferiore al costo medio minimo di lungo periodo mentre coincide con la curva
del costo marginale di lungo periodo per tutto il tratto che giace al di sopra della curva del costo
medio di lungo periodo.
Confronto tra le curve di offerta di breve e di lungo periodo dell’impresa
L’offerta di lungo periodo è più sensibile alle variazioni di prezzo (cioè è più elastica). Quando
un’impresa cessa l’attività nel lungo periodo, non solo smette di produrre ma smette anche di
possedere i fattori fissi fino ad allora utilizzati nella produzione.
Sembra che, prima della costruzione dello stabilimento, stabilisca di produrre una certa quantità e,
una volta che lo stabilimento è stato costruito, ne produca una diversa: infatti la prima decisione
tiene conto dei costi di lungo periodo e la seconda dei costi di breve periodo. E’ necessario
comprendere due punti:
1) il costo marginale di lungo periodo è uguale a quello di breve se la quantità di capitale
rimane fissa al livello di equilibrio di lungo periodo;
2) il costo medio di breve periodo è inferiore a quello di lungo periodo se la quantità del fattore
fisso rimane costante al livello di equilibrio di lungo periodo;
La domanda dei fattori
Un fattore produttivo ha valore perché consente di produrre un bene che a sua volta può essere
venduto e quindi generare un ricavo.
Domanda derivata: è la domanda di un input da parte di un’impresa perché dipende, o deriva, dalla
domanda del bene che l’impresa produce.
La domanda di fattori nel breve periodo
Poiché la quantità di capitale non può essere modificata nel breve periodo, l’unica decisione che
l’impresa deve prendere riguardo agli input è quanto lavoro utilizzare.
Prima l’impresa deve calcolare il costo e il beneficio marginale derivanti dall’impiego di un’unità in
più del fattore; poi deve metterli a confronto. Se il beneficio marginale è superiore al costo
marginale, all’impresa conviene utilizzare una quantità maggiore del fattore, finchè il beneficio
marginale coincide con il costo marginale.
Il beneficio marginale di un fattore
Ricavo marginale del prodotto: è l’aumento del ricavo conseguente alla vendita del prodotto
aggiuntivo ottenuto utilizzando un’unità in più di un fattore. Per calcolare quello di un fattore è
sufficiente moltiplicare il suo prodotto marginale per il ricavo marginale di un’unità di prodotto.
Ricavo marginale del prodotto per un’impresa che non fa il prezzo: dal momento che per
un’impresa che non fa il prezzo il ricavo marginale è costante e coincide con il prezzo di mercato
del suo prodotto, per questo tipo d’impresa il ricavo marginale del prodotto di un fattore è pari al
prodotto marginale del fattore moltiplicato per il prezzo di mercato.
La regola per l’utilizzo dei fattori e la regola del profitto marginale indicano all’impresa lo stesso
volume di produzione ottimale. Nel caso in cui l’impresa non faccia il prezzo, la curva della
domanda derivata di breve periodo, nel mercato del fattore variabile, coincide con la curva del
ricavo marginale del prodotto di quel fattore relativa alla stessa impresa.
La domanda di fattori nel lungo periodo
Si ha un effetto di scala quando il volume di produzione diminuisce e la quantità utilizzata di
almeno un fattore deve diminuire. L’effetto può essere positivo o negativo.
L’effetto di sostituzione tra fattori
Quando il prezzo di un input aumenta rispetto al prezzo dell’altro, l’impresa tende a sostituire
l’input diventato più costoso con l’input il cui prezzo relativo è diminuito (sempre che sia possibile
sostituire un fattore produttivo con l’altro).
La somma dell’effetto di scala e dell’effetto di sostituzione tra fattori insieme è sempre negativa.
Ciò significa che le curve che rappresentano la domanda derivata sono sempre decrescenti.
Le decisioni intertemporali e le scelte in condizioni di incertezza
Decisioni intertemporali riguardo alla produzione
La scelta del volume di produzione
Se il prezzo si riscuoterà tra 20 anni, mentre i costi si sostengono oggi, bisogna considerare il valore
attuale di entrambe le cifre.
Le risorse naturali non rinnovabili: il legname è rinnovabile, il petrolio e il gas naturale no.
Regola di Hotelling per l’estrazione di risorse: un produttore che non fa il prezzo venderà il suo
petrolio in entrambi i periodi se, e solo se, il prezzo di questa risorsa aumenterà in misura
esattamente pari al tasso d’interesse.
La scelta degli input
L’impresa dovrebbe attuare un progetto d’investimento solo se il suo valore attuale netto non è
minore di zero.
La curva di domanda di capitale: man mano che aumenta il tasso d’interesse, la quantità domandata
di capitale diminuisce. I disavanzi del bilancio pubblico fanno diminuire gli investimenti privati (il
cosiddetto effetto di spiazzamento).
L’incertezza
La scelta del volume di produzione
Massimizzare il profitto atteso. Un’impresa che non fa il prezzo dovrebbe espandere il suo volume
di produzione fino al punto in cui il prezzo atteso coincide con il costo marginale atteso.
Incertezza riguardo al prezzo: ad esempio, se vi fosse una probabilità pari a 1/3 che venga approvata
una legge la quale limita la deducibilità a fini fiscali degli interessi sui mutui ipotecari.
Incertezza riguardo ai costi: se il prezzo è maggiore del costo medio atteso, la compagnia
assicuratrice dovrà scegliere il volume di produzione in corrispondenza del quale il prezzo coincide
con il costo marginale atteso.
La scelta degli input
Le informazioni come input: possiamo pensare alle informazioni come a un ulteriore fattore della
produzione. Quando le informazioni non influiscono sul comportamento dell’impresa, non hanno
per essa alcun valore economico.
Capitolo 11: L’equilibrio nei mercati concorrenziali
Il modello della concorrenza perfetta
Ipotesi fondamentali
Vedi schema.
La struttura di mercato più idonea
Sono le condizioni economiche in cui operano gli acquirenti e i venditori di una certa industria. Gli
aspetti che caratterizzano una struttura di mercato sono numerosi: vedi schema.
L’equilibrio in un mercato concorrenziale
Considereremo il breve e il lungo periodo separatamente.
Il breve periodo
La quantità offerta complessivamente dalle imprese si ricava sommando orizzontalmente le curve di
offerta individuali di breve periodo.
La domanda di mercato
Per trovare la curva di domanda di mercato si sommano orizzontalmente le curve di domanda dei
singoli acquirenti.
L’equilibrio di mercato
Dato il prezzo corrente:
1) i compratori acquistano la quantità di prodotto che ritengono ottimale;
2) i venditori producono la quantità per loro ottimale;
3) i venditori sono disposti a produrre la quantità che i compratori desiderano acquistare e i
compratori sono disposti ad acquistare la quantità che i venditori decidono di produrre e
tutto ciò che gli interessa sapere è il prezzo di mercato.
Come s’individua la situazione di equilibrio concorrenziale nel mercato di un prodotto
Si costruiscono le curve di offerta  si sommano  si determinano il prezzo e la quantità di
equilibrio  per determinare la quantità prodotta da ciascuna impresa o da ciascuna famiglia.
Il lungo periodo
L’offerta di mercato
Se esiste libertà d’entrata, l’offerta di mercato di lungo periodo è illimitata per qualunque prezzo
superiore al valore minimo del costo medio di lungo periodo.
L’offerta di mercato è pari a zero in corrispondenza di qualsiasi prezzo inferiore al valore minimo
del costo medio di lungo periodo.
Complessivamente i produttori sono disposti a offrire qualunque quantità se il prezzo di mercato
coincide con il valore minimo del costo medio di lungo periodo.
Per un’industria a costi costanti, il costo medio di lungo periodo rimane invariato man mano che
aumenta il volume di produzione complessivo.
La domanda di mercato
L’unica differenza tra breve e lungo periodo risiede nel fatto che nel lungo periodo gli acquirenti
hanno maggiori possibilità di sostituire un bene con un altro. La domanda di mercato nel lungo
periodo è probabile che sia più elastica.
Il punto di vista del singolo venditore
Se il prezzo di mercato coincide con il valore minimo del costo medio di lungo periodo, un’impresa
massimizza il suo profitto producendo la quantità di equilibrio. Con questa combinazione prezzo–
quantità, l’impresa ottiene un profitto economico pari a zero; cosicché l’alternativa di produrre e
quella di uscire dal mercato sono sostanzialmente equivalenti. Il numero delle imprese dovrà essere
tale che l’offerta risulti pari alla domanda di mercato.
L’equilibrio di lungo è anche un equilibrio di breve
Se il prezzo di mercato è alto, i produttori otterranno profitti elevati e nuove imprese saranno
attirate verso l’industria.
I prezzi dei fattori sono dati per la singola impresa ma non per l’industria
E’ possibile che una curva di offerta di breve periodo sia crescente anche se i prezzi degli input
rimangono costanti. Viceversa, quando le imprese sono tutte uguali e i prezzi degli input rimangono
costanti, la curva di offerta di lungo periodo è piatta.
Industria a costi crescenti: è un’industria il cui costo medio di lungo periodo cresce all’aumentare
del volume di produzione complessivo.
Le imprese che operano in questa industria ottengono un profitto economico pari a zero perché man
mano che aumenta il volume di produzione dell’industria, aumentano anche i prezzi degli input.
Industria a costi decrescenti: è un’industria il cui costo medio di lungo periodo diminuisce
all’aumentare del volume di produzione complessivo.
Produttori eterogenei
Sono produttori dello stesso bene che sostengono costi di produzione diversi.
In un’analisi di breve periodo il prezzo di equilibrio è determinato dall’intersezione fra la curva di
domanda e la curva di offerta relative all’intera industria.
Analisi di lungo periodo
La curva di offerta di lungo periodo dell’industria all’inizio è crescente e poi diventa parallela
all’asse orizzontale, in corrispondenza del prezzo che coincide con il costo medio minimo di lungo
periodo di una miniera scadente.
L’equilibrio: il prezzo di equilibrio di lungo periodo è pari al valore minimo del costo medio di
lungo periodo di una miniera scadente.
“La rendita economica” o “profitto” o “sovrappiù del produttore”: è la differenza tra il prezzo che
egli effettivamente percepisce e quello minimo che richiederebbe per fornire il bene.
Se invece la curva di offerta è crescente perché le imprese operanti nell’industria determinano i
prezzi dei fattori che acquistano, il sovrappiù va ai venditori che forniscono loro quei fattori.
Applicazioni del modello concorrenziale
Gli effetti delle imprese
Imposta ad valorem: è un’imposta il cui ammontare dipende dal valore dei beni o servizi oggetto
della transazione.
Accisa: è un’imposta calcolata come somma fissa per unità del bene su cui grava.
Incidenza di diritto di un’imposta: il soggetto economico che è legalmente tenuto a versare
l’imposta.
Incidenza di fatto di un’imposta: la variazione nella distribuzione del reddito conseguente
all’introduzione dell’imposta (la paga il compratore).
Quella di fatto può essere totalmente diversa da quella di diritto e questa diversità è il risultato di un
processo che prende il nome di traslazione d’imposta (la paga il venditore originariamente).
L’introduzione di un’accisa a carico dei venditori fa si che, per i consumatori, la curva di offerta di
mercato si sposti verso l’alto in misura pari all’ammontare dell’imposta (es: l’IVA la paga il
consumatore finale e per questo l’imposta è traslata).

Dopo l’introduzione dell’imposta, il punto di equilibrio è quello


corrspondente all’intersezione fra la curva di domanda e la
curva di offerta effettiva, ovvero il prezzo aumenta.
Per i venditori, la curva di domanda di mercato dopo l’introduzione dell’imposta equivale a quella
precedente spostata verso il basso di una distanza pari all’ammontare dell’imposta.
In un mercato concorrenziale l’incidenza di fatto di un’accisa è la stessa, indipendentemente dalla
sua incidenza di diritto.
Elasticità e incidenza
Elasticità della domanda: quanto maggiore è l’elasticità della domanda, tanto minore è l’onere
fiscale che ricade sugli acquirenti.
Elasticità dell’offerta: è il rapporto tra la variazione percentuale della quantità offerta e la variazione
percentuale del prezzo. Maggiore è l’elasticità dell’offerta, minore è l’onere fiscale che ricade sui
venditori (La domanda del bene tassato diminuirà drasticamente a favore di prodotti simili).
I giovani e il salario minimo
Ai lavoratori, nella situazione di equilibrio concorrenziale, la legge sul salario minimo non procura
né danni né benefici.
Il modello concorrenziale indica che l’imposizione di un minimo salariale procura vantaggi ad
alcuni lavoratori ma, contemporaneamente, nuoce ad altri.
Chi paga per la previdenza sociale?
La distanza tra le due curve di domanda corrisponde alla differenza tra la somma pagata e la somma
percepita. La curva dell’offerta di lavoro è perfettamente anelastica per cui le due curve di offerta
coincidono.
L’elasticità della domanda e dell’offerta derivate servono a determinare gli effetti degli
investimenti pubblici.
L’elasticità della domanda del prodotto finale
L’effetto di scala sulla domanda di un fattore è tanto più marcato quanto maggiore è l’elasticità
della domanda del prodotto finale rispetto al prezzo. Se la domanda del prodotto finale fosse
perfettamente anelastica non si verificherebbe alcun effetto di scala sulla domanda derivata del
fattore (“cioè compro se so che posso rivendere”).
L’intervallo di tempo considerato
Più lungo è l’arco di tempo considerato, più forte sarà l’effetto di scala sulla domanda derivata.
Quando l’effetto di scala e l’effetto di sostituzione tra fattori si sommano, più lungo è l’intervallo di
tempo considerato maggiore sarà l’elasticità della domanda del fattore.
(L’incidenza del fattore sul costo totale di produzione: esempio:
L’effetto di scala è consistente per quanto riguarda la domanda derivata di carburante da parte delle
compagnie aeree ma è trascurabile per quanto riguarda la loro domanda derivata di posate di
plastica.)
Analisi normativa della concorrenza perfetta
Il sovrappiù totale come misura dell’efficienza
Il sovrappiù del consumatore è rappresentato dalla superficie al di
sotto della curva di domanda e al di sopra del prezzo di mercato. Il
sovrappiù del produttore corrisponde alla superficie al di sopra
della curva di offerta e al di sotto del prezzo di mercato.
Il sovrappiù totale è dato dalla somma dei due sovrappiù. In un mercato concorrenziale il sovrappiù
totale raggiunge il valore massimo in corrispondenza del volume di produzione di equilibrio.
Se non esistono altre combinazioni prezzo–quantità l’equilibrio concorrenziale è efficiente.
Il ruolo dei prezzi nel raggiungimento dell’efficienza
Dato un certo volume di produzione, una variazione di prezzo provoca semplicemente un
trasferimento di sovrappiù, e non un aumento o una diminuzione del sovrappiù totale.
Capitolo 12: Equilibrio economico generale ed economia del benessere
Analisi di equilibrio parziale: è lo studio dell’equilibrio in un singolo mercato isolato.
Analisi di equilibrio generale: è lo studio dell’equilibrio in tutti i mercati contemporaneamente.
L’analisi di equilibrio generale
Le curve di domanda e di offerta
Poiché la birra è un sostituto del vino, un incremento del prezzo della birra fa aumentare la
domanda di vino. Ci sono due punti fondamentali della teoria dell’equilibrio economico generale:
1. vi sono connessioni tra i mercati di due beni, se questi sono “collegati” (sostituti o
complementari) oppure se uno di essi è un input utilizzato per la produzione dell’altro;
2. e’ necessario pensare alle possibili ripercussioni ogni qual volta si verifica una variazione in
settori importanti dell’economia.
L’equilibrio generale in un’economia costituita da un singolo individuo
La produzione
Tutte le combinazioni di vino e tempo libero che consentono di ottenere lo stesso profitto, viene
definita linea di isoprofitto.
L’equilibrio
Se la combinazione di vino e tempo libero che massimizza il profitto non sarà uguale alla
combinazione dei due beni che massimizza l’utilità, i prezzi dovranno cambiare. Scegliendo il
paniere che coincide sia con la massimizzazione del profitto sia dell’utilità, Caino raggiunge il
miglior risultato possibile sia come produttore sia come consumatore.
L’equilibrio generale in un’economia di puro scambio
È un sistema economico in cui tutti i beni sono disponibili in quantità fissa, per cui l’unico
problema è quello di allocare questi beni tra i consumatori.
La scatola di Edgeworth
Qualsiasi punto di essa corrisponde a una determinata allocazione di beni tra due consumatori.
Curve d’indifferenze all’interno della scatola di Edgeworth: Caino (soggetto nell’angolo in basso a
sinistra) raggiunge livelli più alti di utilità man mano che si sposta verso l’alto e verso destra, Abele
(soggetto in alto verso destra) man mano che si sposta verso il basso e verso sinistra.
La combinazione di prezzi di equilibrio generale in un’economia di puro scambio ha bisogno che:
1. sia Caino sia Abele massimizzino l’utilità;
2. la quantità offerta coincida con la quantità domandata.
Nel mercato del vino si ha un eccesso di offerta perché sia Caino sia Abele vogliono vendere;
mentre nel mercato del pane si ha un eccesso di domanda perché entrambi vogliono acquistare. La
variazione del rapporto tra i prezzi dei due beni modificherà il vincolo di bilancio di Caino e Abele.
L’economia del benessere
Mira a stabilire quante situazioni economiche alternative siano desiderabili per la collettività.
Efficienza nel consumo
Viene così definita un’allocazione di beni disponibili in quantità fissa, se partendo da essa si può
migliorare la condizione di qualcuno solo peggiorando la condizione di altri.
Rappresentazione della scatola di Edgeworth:
Si può accrescere l’utilità di Caino senza ridurre
quella di Abele finché non si raggiunge la curva
d’indifferenza di Caino tangente alla curva
corrispondente a un livello di utilità inferiore.
Curva dei contratti: è il luogo di tutti i punti di
una scatola di Edgeworth corrispondenti ad
allocazioni efficienti nel consumo.
Affinché un’allocazione sia efficiente nel consumo, è necessario che il saggio marginale di
sostituzione tra i due beni sia uguale per tutti i consumatori. Ogni spostamento da un punto a un
altro della scatola di Edgeworth è come una “redistribuzione” di risorse tra i due individui ma è
altrettanto corretto interpretare questi spostamenti come “scambi”. Se una persona trae vantaggio da
uno scambio, ciò non significa che l’altra debba necessariamente rimetterci.
Efficienza nella produzione
E’ un’allocazione di input, se per aumentare la produzione di un bene non si può far altro che
ridurre la produzione di un altro bene.
La curva delle produzioni possibili
E’ una linea che indica la quantità massima di un bene che può essere prodotta, data la quantità
dell’altro bene. L’opposto della pendenza della curva delle produzioni possibili è il saggio
marginale di trasformazione.
Saggio marginale di trasformazione: è il tasso al quale un sistema economico può “trasformare” un
bene in un altro, variando l’allocazione degli input; è pari al rapporto tra i costi marginali.
Efficienza paretiana
Pareto efficiente: è un’allocazione di beni e di input, raggiunta la quale non è più possibile
aumentare il benessere di un individuo senza ridurre quello di un altro.
Efficienza nell’allocazione: è una ripartizione dei beni disponibili all’interno di un sistema
economico, se il saggio marginale di trasformazione tra due qualunque di questi beni è uguale al
valore del saggio marginale di sostituzione tra questi due beni comune a tutti i consumatori.
Solo quando il saggio marginale di sostituzione è uguale a quello di trasformazione, è impossibile
aumentare il benessere di qualcuno senza ridurre quello di qualcun altro.
Il numero delle allocazioni Pareto efficienti è infinito.
Frontiera delle utilità possibili: è una curva indicante l’utilità massima che un individuo può
ottenere, dato il livello di utilità di un altro individuo.
Miglioramento paretiano: è una redistribuzione di risorse che migliora la condizione di almeno una
persona senza peggiorare quella di nessun altro.
Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere
Se tanto i produttori quanto i consumatori non fanno il prezzo e per tutti i beni esiste un mercato,
l’allocazione di equilibrio delle risorse sarà Pareto efficiente.
La teoria dell’ottimo secondo
Se è impossibile ottenere l’allocazione ottimale in termini di efficienza, perché manca qualche
condizione, l’alternativa migliore (l’ottimo secondo) può richiedere l’introduzione di ulteriori
“cunei” tra il prezzo e il costo marginale di qualche bene.
In passato è stata introdotta un’imposta, che ora è impossibile eliminare, sui biglietti del cinema; se
l’imposta sulle videocassette venisse introdotta farebbe crescere la domanda di spettacoli
cinematografici.
Il primo teorema del benessere e l’analisi del sovrappiù totale
Se cambia la curva di domanda, cambia anche l’allocazione che massimizza il sovrappiù totale.
Il secondo teorema fondamentale dell’economia del benessere
Se tutte le curve d’indifferenza e tutti gli isoquanti sono convessi rispetto all’origine, per ogni
allocazione di risorse Pareto efficiente esistono un insieme di prezzi costituito da un prezzo per
ciascun bene commerciato, è detto anche vettore di prezzi, e una distribuzione delle dotazioni
iniziali che consentono di raggiungere tale allocazione.
L’economia del benessere quando entrano in gioco il tempo e l’incertezza
Allocazione delle risorse nel corso del tempo ed efficienza
Una caratteristica fondamentale del bene è quella di essere rinnovabile. Sebbene vi siano situazioni
in cui l’intervento dello Stato può accrescere l’efficienza intertemporale non c’è ragione di ritenere
che questa sia la regola.
L’economia del benessere e il mondo reale
I fallimenti di mercato
Potere di mercato
Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere vale solo se tutti i consumatori e i
produttori non fanno il prezzo. Quindi, se qualche individuo o qualche impresa è in grado di influire
sul prezzo, ne risulterà un’allocazione inefficiente delle risorse.
Assenza di mercati
La dimostrazione del primo teorema del benessere si basa sul presupposto che esista un mercato per
ogni singolo bene. Tuttavia nella realtà è possibile che per determinati beni non nasca un mercato
(esempio: assicurazioni  contro determinati eventi è impossibile assicurarsi).
Informazione asimmetrica: una delle parti coinvolte nella transazione possiede informazioni che
l’altra non possiede.
Un altro tipo di inefficienza che può derivare dalla mancanza di un mercato prende il nome di
esternalità. Si ha un’esternalità quando il comportamento di un individuo influisce sul benessere di
un altro e il danno o il beneficio che gli procura sfugge ai mercati esistenti.
I fallimenti del mercato e l’intervento pubblico
E’ possibile che in alcuni mercati non vi sia concorrenza e che per qualche bene non esista un
mercato. Il primo teorema del benessere consente solo di individuare le situazioni in cui l’intervento
pubblico potrebbe accrescere l’efficienza.
L’equità
Funzione del benessere sociale: è una funzione che indica in che modo il benessere della società
dipende dall’utilità degli individui che la compongono.
La pendenza delle curve d’indifferenza sociali indica l’importanza relativa che la società assegna
all’utilità di ciascun individuo.
Massimizzazione del benessere sociale: non è detto che qualunque allocazione di risorse Pareto
efficiente sia desiderabile dal punto di vista della collettività. Il punto sulla curva al di sotto di
quella Pareto efficiente non corrisponde a un’allocazione Pareto efficiente; tuttavia per la
collettività esso è preferibile al punto che, invece, rappresenta un’allocazione Pareto efficiente.
Anche quando il libero funzionamento del sistema economico porta ad un’allocazione Pareto
efficiente delle risorse, può essere necessario l’intervento pubblico per ottenere una distribuzione
“equa” del benessere.
Capitolo 13: Il monopolio
Il monopolista è un operatore economico con potere di mercato, ovvero consapevole del fatto che la
sua scelta della quantità da vendere o da acquistare influisce sul prezzo.
Il modello del monopolio
L’equilibrio
Qualunque impresa punti a massimizzare il profitto segue due regole:
1. La solita regola del profitto marginale : se l’impresa non cessa l’attività, deve espandere la
produzione fino al punto in cui il ricavo marginale coincide con il costo marginale;
2. per la cessazione dell’attività: se in corrispondenza di qualunque volume di produzione il
ricavo medio dell’impresa è inferiore al suo costo medio, essa dovrebbe cessare l’attività.
Per applicarle dobbiamo conoscere i costi e i ricavi del monopolista. La differenza tra concorrenza
perfetta e monopolio scaturisce quando si considerano i ricavi.
Il ricavo marginale per un’impresa monopolistica
Il ricavo medio di un monopolista è superiore al suo ricavo marginale.
Unità inframarginali: le unità di prodotto che l’impresa avrebbe potuto vendere al vecchio prezzo e
che invece deve vendere al prezzo corrente, più basso, che prevale nel mercato quando essa
aumenta il proprio volume di produzione.
La curva del ricavo marginale di un’impresa monopolistica giace al di sotto della curva di domanda
tranne quando il volume di produzione è pari a zero (+ vendo  - guadagno; + produco -
prezzo).
La pendenza della curva di domanda è uguale al rapporto tra la variazione del prezzo e la variazione
della quantità. La perdita sulle unità inframarginali è pari al numero di queste unità per la pendenza
della curva di domanda.
Meno elastica è la domanda, minore è il ricavo marginale del monopolista. Se la domanda è
infinitamente elastica, la perdita sulle unità inframarginali è nulla. Quando la domanda del suo
prodotto è elastica (e > 1), l’impresa può accrescere il ricavo totale abbassando il prezzo del
prodotto e vendendone una quantità maggiore. Se è maggiore di uno, (1 – 1/e) è positivo e quindi lo
è anche il ricavo marginale. Se invece la domanda è anelastica (e < 1), (1 – 1/e) è negativo e lo è
anche il ricavo marginale.
Applicazione delle regole per la massimizzazione del profitto
Per un monopolista il prezzo di equilibrio è superiore al costo marginale.
Si potrebbe pensare che un monopolista applichi il prezzo massimo
consentito dal mercato ma non è così perché il guadagno aggiuntivo
verrebbe più che annullato dal calo delle vendite.
Elasticità della domanda al prezzo e massimizzazione del profitto
Meno elastica è la domanda del prodotto, maggiore sarà la differenza tra il prezzo di equilibrio e il
costo marginale.
In corrispondenza del prezzo e del volume di produzione di equilibrio di un’impresa monopolistica
la domanda deve essere elastica (e > 1).
Il breve e il lungo periodo per il monopolista
Un’impresa monopolistica può ottenere un profitto economico positivo anche nel lungo periodo.
Confronto tra monopolio e concorrenza perfetta
Un monopolista proprietario di diversi stabilimenti produce una quantità minore rispetto a quella
che produrrebbero più imprese in concorrenza tra loro, nel caso si trovassero di fronte alla stessa
curva di domanda di mercato. Ciò è dovuto al fatto che il monopolista sa che, vendendo una
quantità maggiore, fa diminuire il prezzo delle unità che avrebbero venduto comunque.
Applicazioni della teoria del monopolio
Gli incentivi a introdurre innovazioni
Innovazione di prodotto: è un’idea che porta alla nascita di un nuovo bene o servizio (brevetto)
Innovazioni di processo è un’idea che consente di ridurre il costo di produzione di beni preesistenti.
Un monopolista è disposto a investire in una nuova tecnologia se questa gli consente di ridurre i
costi di produzione. Se gli impianti non hanno alcun impiego alternativo il costo marginale iniziale
può essere molto ridotto. La superficie tra la curva del costo marginale dell’impresa monopolistica
senza l’innovazione con quella con l’innovazione corrisponde alla somma massima che il
monopolista sarà disposto a spendere per ottenere l’innovazione. Se il costo dell’innovazione di
processo è inferiore alla superficie, l’impresa deciderà di investire nel progetto, altrimenti no.
Effetti delle imposte per un monopolista
Dal momento che può fissare qualunque prezzo, un monopolista è in grado di scaricare tutti i costi
sui consumatori.
Le accise
Per effetto dell’accisa, l’impresa produce una quantità minore e aumenta il prezzo unitario. Quando
un’impresa monopolistica è costretta a versare un’accisa, il suo profitto diminuisce, anche se
l’impresa decide di aumentare il prezzo come reazione all’imposta.
Le imposte a somma fissa
E’ un imposta il cui ammontare è fisso e non dipende dal comportamento del soggetto che è tenuto
a pagarla. Poiché un’imposta a somma fissa non dipende dalla quantità prodotta, essa non ha alcun
effetto sul costo marginale. Quindi, a patto che l’impresa monopolistica decida di rimanere in
attività, essa continuerà a produrre la stessa quantità. Mentre il costo marginale non risente
dell’introduzione dell’imposta, il costo medio aumenta.
La discriminazione di prezzo
Pratica che consiste nell’applicare prezzi diversi a diversi consumatori per lo stesso bene o servizio.
Condizioni necessarie per trarre vantaggio dalla discriminazione di prezzo
1. Il venditore deve essere un decisore del prezzo;
2. L’impresa deve essere in grado di classificare i consumatori in base alla loro disponibilità a
pagare;
3. I compratori non devono poter praticare l’arbitraggio che si verifica quando i consumatori ai
quali l’impresa pratica un prezzo ridotto riescono a rivendere i beni acquistati ad altri
consumatori che altrimenti li comprerebbero a un prezzo elevato.
La discriminazione di prezzo del primo ordine (o di prezzo perfetta)
La pratica che consiste nel vendere ogni unità prodotta a un prezzo che coincide esattamente con la
cifra massima che l’acquirente è disposto a pagare per quell’unità.
Per un’impresa che attua la discriminazione di prezzo perfetta, la curva del ricavo marginale (MR) e
la curva di domanda (D) coincidono.
Un monopolista che pratica la discriminazione di prezzo del primo ordine espande il suo volume di
produzione finché il prezzo dell’ultima unità venduta non coincide con il costo marginale.
La discriminazione di prezzo del terzo ordine
La pratica che consiste nell’individuare diverse categorie di consumatori di un certo bene e
nell’applicare loro prezzi diversi per questo bene.
Per un monopolista che pratica la discriminazione di prezzo, la curva complessiva del ricavo
marginale si ottiene sommando orizzontalmente le curve del ricavo marginale relative ai singoli
segmenti di mercato.
Analisi normativa del monopolio
L’efficienza
Il monopolio non produce risultati efficienti (anche perchè non utilizza al meglio gli input).
Analisi di equilibrio parziale
Perdite nette del monopolio: il sovrappiù totale che si perde per il fatto che il monopolista produce
una quantità inferiore a quella che massimizza il sovrappiù totale.
Interesse privato dell’impresa = variazione del sovrappiù del produttore.
Interesse sociale = variazione del sovrappiù del produttore + quello del consumatore.
Il sovrappiù del consumatore cresce con l’aumentare del volume di produzione.
Analisi di equilibrio generale
Se un produttore che punta a massimizzare il profitto è decisore del prezzo nel mercato del suo
prodotto, ma non fa il prezzo nei mercati degli input, sceglierà una combinazione di fattori
efficiente.
I suoi dirigenti sono liberi di perseguire obiettivi diversi dalla massimizzazione del profitto.
Efficienza nel consumo: se le altre imprese del sistema economico non fanno ricorso alla
discriminazione di prezzo, in corrispondenza della situazione di equilibrio di un monopolista che
non attua la discriminazione di prezzo i beni prodotti risulteranno allocati in modo efficiente tra i
consumatori.
Efficienza nell’allocazione: una condizione necessaria affinché vi sia efficienza economica è che il
rapporto tra i prezzi di qualunque coppia di beni coincida con il rapporto tra i loro costi marginali.
La concessione di brevetti
Perché gli Stati rilasciano brevetti, creando così ostacoli alla concorrenza? Se esiste la possibilità di
brevettare le invenzioni, l’incentivo per l’impresa a svolgere attività di ricerca e sviluppo è pari al
profitto monopolistico che potrebbe ottenere introducendo un’innovazione.
Monopolio naturale
Un’unica impresa è in grado di produrre la quantità domandata a un costo medio inferiore rispetto a
quello che dovrebbero sostenere più imprese produttrici.
L’erogazione di energia elettrica alle abitazioni è un esempio. Quando il costo medio continua a
diminuire con l’aumentare del volume di produzione, il modo più economico per produrre qualsiasi
quantità è quello di affidare la produzione a un’unica impresa.
Regolamentazione: è l’intervento massiccio dell’autorità pubblica nel funzionamento di un mercato.
L’impresa regolamentata agisce per il proprio tornaconto, ciò ha tre importanti conseguenze:
1. bisogna fare in modo che l’impresa regolamentata non subisca perdite;
2. un’impresa regolamentata trae vantaggio dalle informazioni riservate di cui dispone;
3. le regole imposte al monopolista possono avere effetti imprevisti.

Analisi normativa della discriminazione di prezzo


La discriminazione di prezzo del primo ordine
Un monopolista che punta a massimizzare il suo profitto e pratica la discriminazione di prezzo
perfetta produce la quantità in corrispondenza della quale il sovrappiù totale raggiunge il valore
massimo.
La discriminazione di prezzo del terzo ordine
Se l’impresa vendeva il suo prodotto a entrambi i gruppi prima di fare ricorso alla discriminazione
di prezzo, per un gruppo il prezzo salirà e per l’altro diminuirà, quando essa comincerà a praticare
la discriminazione di prezzo del terzo ordine.
Nei casi in cui la produzione totale diminuisce la quantità prodotta è allocata in modo inefficiente
tra i consumatori ma è anche minore. Nei casi in cui il volume di produzione totale aumenta la
quantità prodotta è maggiore di quanto non fosse quando il prezzo era uguale per tutti.
Capitolo 14: Ancora sulle imprese che fanno il prezzo
I cartelli
Accordo tra imprese operanti nella stessa industria allo scopo di limitare il volume di produzione
complessivo e far salire il prezzo di mercato. Normalmente sono contro la legge antitrust.
Cartelli nei mercati dei prodotti
L’esito di cartello pieno
La combinazione prezzo–quantità prodotta che massimizza il profitto complessivo delle imprese
che fanno parte di un cartello.
Per ottenere i risultati sperati, un cartello deve riuscire a:
1. impedire che i suoi membri violino gli accordi e producano una quantità maggiore della
quota loro assegnata;
2. limitare l’ingresso di nuovi produttori nell’industria.
Violazione degli accordi di cartello
Il successo di un cartello può portare al suo scioglimento; infatti, quando un cartello riesce a far
salire il prezzo di mercato al di sopra del costo marginale le singole imprese che ne fanno parte sono
incentivate a violare gli accordi espandendo il loro volume di produzione.
Poiché per il singolo produttore il ricavo marginale è superiore al costo marginale egli è incentivato
a non rispettare gli accordi di cartello e a produrre una quantità maggiore della quota decisa.
L’ingresso di nuove imprese come ostacolo per il successo di un cartello
Se esistesse libertà d’entrata nell’industria, i profitti ottenuti dal cartello attirerebbero nuovi
produttori cosicché col tempo tali profitti si ridurrebbero a zero (come nella concorrenza perfetta).
L’equilibrio concorrenziale e l’esito di cartello pieno: il punto di equilibrio in condizioni di
concorrenza è quello corrispondente all’intersezione tra la curva del costo marginale dell’industria e
la curva di domanda dell’industria. Il profitto complessivo raggiunge il valore massimo quando
viene prodotta la quantità in corrispondenza della quale il ricavo marginale dell’industria coincide
con il costo marginale dell’industria.
I sindacati
I sindacati dei lavoratori sono un esempio molto importante di cartelli che nascono nei mercati dei
fattori. I lavoratori che non riescono a trovare un impiego sarebbero disposti a lavorare per meno;
come risultato il tasso salariale scenderebbe; agendo di comune accordo, i lavoratori possono
ottenere gli stessi risultati di un monopolista che fa il prezzo.
La politica antitrust
E’ l’insieme di norme aventi lo scopo di impedire alle imprese di sfruttare il loro potere di mercato.
Intervento sulla condotta: è un provvedimento dell’amministrazione pubblica volto a modificare un
comportamento dell’impresa allo scopo di rendere il mercato più concorrenziale. Intervento sulla
struttura: modifica la struttura di un’industria allo scopo di renderla più concorrenziale.
Fattori che determinano la struttura di un mercato
Bisogna capire le ragioni per cui la struttura di un mercato non è concorrenziale.
Economie di scala; barriere all’entrata; differenziazione dei prodotti.
Può essere troppo costoso, o addirittura impossibile, creare una struttura di mercato concorrenziale
in determinate industrie.
La concorrenza monopolistica
La possibilità di determinare il prezzo è dovuta al fatto che i beni prodotti dalle diverse imprese non
sono perfetti sostituti.
Ipotesi fondamentali su cui si basa il modello della concorrenza monopolistica
La struttura di mercato più idonea
Prodotti eterogenei (o differenziati): si dice che i prodotti offerti in un mercato sono eterogenei se,
agli occhi dei consumatori, i prodotti delle diverse imprese differiscono tra loro.
L’equilibrio
L’equilibrio di breve periodo
Il numero dei venditori rimane fisso. Un’impresa che opera in concorrenza monopolistica produce
la quantità in corrispondenza della quale il ricavo marginale coincide con il costo marginale.
L’analisi di breve periodo della concorrenza monopolistica è un argomento già affrontato; non
bisogna fare altro che trattare ogni impresa come un piccolo monopolista.
L’equilibrio di lungo periodo
L’ingresso di nuove imprese nel mercato riduce il profitto di ogni singola impresa.
Quando terminerà l’afflusso di imprese verso l’industria? Finché esiste qualche volume di
produzione in corrispondenza del quale il ricavo medio dell’impresa è superiore al suo costo medio,
l’impresa stessa potrà ottenere un profitto economico positivo.
Nel lungo periodo, la curva del ricavo medio e quella del costo medio non possono intersecarsi.
Nella situazione di equilibrio di lungo periodo ciascuna impresa dovrà produrre la quantità in
corrispondenza della quale il ricavo medio (il prezzo) risulta uguale al costo medio.
Analisi normativa della concorrenza monopolistica
Quando la tecnologia utilizzata per produrre un certo bene consente di realizzare economie di scala,
la varietà è costosa.
Il profitto di ogni singola impresa diminuisce man mano che nuovi produttori entrano nell’industria.
Nel lungo periodo si assisterà all’ingresso di nuove imprese o all’uscita di imprese dal mercato
finché ciascun produttore otterrà un profitto economico pari a zero.
Il cosiddetto teorema della capacità produttiva inutilizzata
E’ opinione abbastanza diffusa che il mercato offra varianti di molti prodotti. Tuttavia il cosiddetto
teorema della capacità produttiva inutilizzata non teneva conto di un aspetto cruciale: la varietà ha
un valore.
Valutazione dell’efficienza dell’equilibrio di mercato
Per capire se la varietà offerta dalla concorrenza monopolistica è insufficiente oppure eccessiva
dobbiamo confrontare il numero di imprese efficiente con il numero di imprese che effettivamente
operano nel mercato nella situazione di equilibrio di lungo periodo.
Il livello efficiente di varietà: il sovrappiù complessivo del consumatore aumenta man mano che
nuove imprese entrano nell’industria.
Il confronto: la situazione di equilibrio di lungo periodo di un mercato in cui esiste concorrenza
monopolistica può essere caratterizzata da un numero eccessivo oppure insufficiente di imprese, a
seconda dell’andamento dei costi e della domanda.
Il monopsonio
Al contrario del monopolio, vi è un unico compratore per tanti venditori.
L’equilibrio di un monopsonio
Regola per l’utilizzo dei fattori: massimizzare il profitto finché il suo ricavo marginale del prodotto
non risulta uguale al costo marginale del fattore.
Il costo marginale del fattore per un monopsonista
Le funzioni del costo totale e del costo marginale del fattore di un monopsonista: se il prezzo sale
con l’aumentare della quantità acquistata, il costo marginale del fattore deve essere superiore al
prezzo dell’unità marginale.
L’equilibrio
Un compratore che faccia il prezzo acquista una quantità minore rispetto a un compratore che non
lo faccia e che si trovi di fronte alla stessa curva di offerta e abbia la stessa curva del ricavo
marginale.
Analisi normativa del monopsonio
Efficienza
Analisi di equilibrio parziale: se il monopsonista è un venditore che non fa il prezzo nel mercato del
prodotto calcolerà il proprio ricavo marginale del prodotto moltiplicando il prezzo di mercato del
prodotto per il prodotto marginale dell’input.
Perdite nette del monopsonio: è la perdita di sovrappiù totale derivante dal fatto che un
monopsonista acquista una quantità di input inferiore a quella che massimizza il sovrappiù totale.
Analisi di equilibrio generale: data la sua scelta del volume di produzione, un monopsonista che
punti a massimizzare il profitto non utilizza una combinazione di input efficiente per la collettività.
Capitolo 15: L’oligopolio
I venditori si comportano in modo strategico:
 ciascun impresa cerca di prevedere il comportamento delle sue concorrenti;
 le imprese cooperano con accordi autosanzionanti;
 quando la strategia di ciascun impresa consiste nello scegliere il proprio volume di
produzione una volta per tutte, siamo di fronte a un oligopolio di Cournot;
 quando la strategia di ciascun impresa consiste nel fissare il prezzo siamo di fronte a un
oligopolio di Bertrand;
 se le imprese devono raggiungere un accordo tacito, invece che esplicito, è più difficile che
riescano a collaborare con successo.
Capitolo 15°
La teoria dei giochi non cooperativi fornisce una serie di strumenti che possono essere utilizzati per
analizzare l’oligopolio.
 l’equilibrio perfetto implica la condizione di equilibrio di Nash; in altre parole la strategia
di ciascun giocatore deve essere ottimale, per date strategie degli altri giocatori;
 l’equilibrio perfetto implica anche la condizione di credibilità, poiché esso richiede che per
ciascun giocatore sia conveniente adottare ciascuna azione implicata dalla strategia
prescelta.
Struttura Concorrenza Concorrenza perfetta Monopolio Monopsonio
di mercato monopolistica
a. Dimensioni I compratori sono I compratori sono numerosi e I compratori sono C’è un unico
e numero dei numerosi e nessuno di nessuno di essi ha dimensioni numerosi e nessuno compratore.
compratori essi ha dimensioni rilevanti, quindi non fanno il di essi ha dimensioni
rilevanti rispetto a prezzo. rilevanti rispetto a
quelle del mercato. quelle del mercato.
b. Dimensioni I venditori sono I venditori sono numerosi e C’è un unico I venditori
e numero dei numerosi e nessuno di nessuno di essi detiene una venditore. sono numerosi
venditori essi detiene una quota quota significativa di mercato, e nessuno di
significativa di non fanno il prezzo e non essi detiene
mercato. adottano comportamenti una quota
strategici. significativa di
mercato.
c. Grado di I prodotti offerti dai I prodotti offerti dai vari Il prodotto del I prodotti
sostituibilità vari venditori sono venditori sono omogenei monopolista non ha offerti dai vari
fra i prodotti omogenei. beni omogenei: beni validi sostituti. venditori sono
dei diversi perfettamente sostituibili, omogenei.
venditori caratterizzati da un saggio
marginale di sostituzione
costantemente pari a uno.
Sono considerati identici dai
consumatori.
d. Livello di Gli acquirenti possono Gli acquirenti sono a Gli acquirenti sono Gli acquirenti
informazione essere ben informati o conoscenza delle condizioni ben informati sulle sono a
dei compratori poco informati sulle offerte dai diversi venditori e varie opportunità conoscenza
sui prezzi e alternative disponibili. sulle diverse alternative che hanno a delle
sulle diverse disponibili. disposizione. condizioni
alternative offerte dai
disponibili diversi
venditori.
e. Facilità Non esistono barriere Non esistono barriere L’ingresso di nuove Possono
d’entrata nel all’entrata né di natura all’entrata né di natura legale imprese è esserci oppure
mercato legale né di natura né di natura tecnologica. completamente non esserci
tecnologica. bloccato da barriere barriere
di natura tecnologica all’entrata.
o legale.
Ipotesi Concorrenza Concorrenza perfetta Monopolio Monopsonio
fondamentali monopolistica
1. Possibilità dei I venditori fanno il I venditori non fanno il L’unico venditore I venditori non
venditori di prezzo. prezzo. fa il prezzo. fanno il
influire sul prezzo.
prezzo
2. Diffusione dei I venditori non I venditori non adottano Il venditore non I venditori non
comportamenti adottano comportamenti strategici: adotta adottano
strategici comportamenti significa che il venditore non comportamenti comportamenti
strategici. cerca di prevedere eventuali strategici. strategici.
reazioni da parte dei
concorrenti.
3. Facilità Il mercato è Il mercato è caratterizzato da L’accesso L’accesso al
d’accesso al caratterizzato da libertà d’entrata. all’industria è mercato può
mercato libertà d’entrata. completamente essere del tutto
bloccato, ovvero è libero o
impossibile che completamente
nuovi venditori bloccato.
riescano ad entrare
nel mercato ad un
costo ragionevole.
4. Possibilità dei I compratori non I compratori non fanno il I compratori non Gli acquirenti
compratori di fanno il prezzo. prezzo. fanno il prezzo. fanno il
influire sul prezzo.
prezzo

Appunti realizzati da Davide Benza e Francesco D’Auria

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